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I sedicesima-spedizione

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Isedicesima-spedizione

Scuola elementare statale “Italo Calvino”via Liguria, 11

Cologno Monzese (Milano)

Classe Quarta Binsegnanti Maurizia Carnevale Nadia Ponci

Anno scolastico 2001-2002

Questo titolo appartiene alla collana collegata al progetto “La scuola come casa editrice” condotto da anni nella scuola “Italo Calvino”.

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Autori

Marco AlaimoRoberto Armetta

Elio BrunettoFrancesca Burghart Meyer

Francesca CannoneAndrea Carella Matteo Chinosi

Michele D’ErricoMaria Teresa Deligio Alessandro Di Terlizzi

Stefano GalofaroNicola Grasso

Gonzalo GutierrezDolaji HeninLuca Lemma

Marica LimongelliMarina MirabellaManuel PecorellaNicholas PenzoMichael RussoElisa ScalviniLaura SessaDiana SullkaAhmed Tarek

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Venerdì 13 gennaio 2035 abbiamo ricevuto un incarico importante: dovremo verificare se ci sono altre forme di vita nel nostro Sistema Solare.Siamo una squadra di 24 astronauti, famosi perché abbiamo già eseguito 15 spedizioni spaziali. Ci prepariamo per il lungo viaggio. La tuta megaspaziale servirà per difenderci dal caldo e dal freddo, avrà una camera respiratoria e un casco col vetro a raggi infrarossi per vedere al buio; è fotosensibile per proteggerci dalla luce troppo intensa, al suo interno un computer ci darà tutte le informazioni necessarie. Le scorte di viveri speciali dovranno durare per un anno intero, il tempo necessario per portare a termine la nostra missione.

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6 febbraio 2035 è il grande giorno.La partenza è il momento più emozionante. Una folla entusiasta è venuta ad assistere. Improvvisamente nell’astronave si sente una voce: - Inizia il conto alla rovescia: meno dieci, nove , otto, sette. - Alt - dice Nicola - c’è qualcosa che non va nelcomputer di bordo. Subito i tecnici cercano di capire dove è il problema, che abbastanza velocemente viene risolto.Il conto alla rovescia riprende e dopo pochi secondi veniamo spediti nello spazio.

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Siamo in orbita intorno alla Terra, oramai la forzadi gravità è scomparsa: galleggiamo nella navicella. La Terra dall’alto è una grande sfera blu a chiazze bianche; il Polo Sud e il Polo Nord sono ghiacciati; le nuvole in movimento coprono e scopronoi continenti, tante forme marroni e verdi, piccole e grandi. Quasi tutti cerchiamo con nostalgia il nostro paese: Italia, Egitto, Perù, Uruguay, Austria.Cominciamo ad allontanarci dalla Terra perraggiungere la Luna.

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La Luna per metà è grigia perché è in ombra, e per metà è splendente perché illuminata dal Sole.L’astronave si prepara ad “allunare”, si appoggia piano piano sul nostro satellite e subito si alza un polverone grigio. Abbiamo l’impressione di essere inghiottiti dalla Luna e un forte brivido percorre tutti noi. Alessandro e Gonzalo, i capi lunatici, emozionati indossano la tuta e scendono dalla navicella. La Luna ha delle colline brulle e dei crateri profondi, laghi, fiumi e mari sono senz’acqua. In un cratere lontano dalla navicella all’improvviso Alessandro e Gonzalo scorgono con grande sorpresa strani animali che sembrano polipi verde scuro con delle macchie blu, al posto della testa hanno dei caschi con occhi sporgenti divisi da un buco, forse la bocca; hanno otto tentacoli con cui si spostano.

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Gli astrolunatici li osservano, li esaminanoe scoprono che quei polipi sono gli unici straniabitanti della Luna, mai visti dalla Terra perché vivono esclusivamente all’interno dei crateri. Gli astronauti comunicano a fatica, poi soddisfatti risalgono sulla navicella salutando i polipetti;accendiamo i motori ipergalattici e partiamoper Venere.

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Venere è un deserto di lava che nasconde pianure e montagne, dove manca ossigeno e si soffoca di caldo.“Avveneriamo” su questo pianeta. Diana e Ahmed, gli esperti venusiani, indossano la tuta e iniziano la loro esplorazione. A nord incontrano degli esseri mostruosi: hanno quattro zampe rosse, sei braccia nere allungabili e due teste, una rossa e una nera, per poterosservare sia davanti che dietro. Diana e Ahmed riescono a comunicare con loro per mezzo di un apparecchio speciale dotato di tre bottoni: il primo serve per parlare, il secondo per ascoltare e il terzo per capire di che razza sono. Gli alieni si mostrano subito amici. Per ricordo Diana e Ahmed lasciano loro l’apparecchio speciale. Riprendiamo il viaggio.

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Dall’oblò vediamo che Mercurio è tutto di fuoco e ci domandiamo se riusciremo a scendere e a resistere a quel calore. Elio e Roberto, gli specialisti mercuriani, sono titubanti e non hanno ancora deciso chi deve scendere per primo. Elio, dimostrando grande coraggio, scende le scale e appoggia i piedi sul magma denso ed incandescente, poi scende anche Roberto. Perlustrano la zona e all’improv-viso una testa triangolare spunta da dietro un masso incandescente. Subito inizia a saltellare, forse perchè è contento di vederci o forse per sfuggire al calore bollente. È così buffo che Elio e Roberto scoppiano in una risata.

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Mercurino non parla, ma con le sue nove mani gesticola vorticosamente. Roberto si accorge che due mani sono ferite perciò con la tintura lavica lo medica con cura. Mercurino emette una vibrazione di dolore, poi a modo suo lo ringrazia. Ripartiamo e facciamo rotta verso il Sole, la stella più calda del Sistema Solare.

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Man mano che ci avviciniamo la luce emanata dal Sole diventa sempre più accecante; la nostra tuta megaspaziale ci protegge dal calore cocente. Attiviamo tutte le protezioni per la nostra astronave, in particolare lo scudo antincendio che ci permette di “assolare” sulla Stella. Marina e Dolaji, per non camminare sul fuoco, salgono sulla moto ventoletta, alimentata dai razzi antigravità e fanno lo slalom fra le mille eruzioni che le circondano. Stupefatte più che intimorite, ammirano lo spettacolo dei fuochi d’artificio, tutto appare loro arancione. Improvvisamente compaiono fantasmi di fuoco che nel giro di un minuto si carbonizzano, Marina e Dolaji non fanno neppure in tempo a comunicare. Quando risalgono sull’astronave, riprendiamo il viaggioper Marte.

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Oramai sono già passati due mesi, ma il viaggio sarà ancora molto lungo perché dovremo oltrepassare tre orbite. Ne approfittiamo per rilassarci un po’: Manuel, il cuoco di bordo, distribuisce lasagne al fornoliofilizzate, Matteo e Maria Teresa raccontanobarzellette e si divertono a fare imitazioni; Luca, Alessandro e Nicola, gli instancabili astrotecnicicontrollano tutti i sistemi di sicurezza; Elisa coglie l’occasione per festeggiare il suo compleanno e Andrea come regalo addobba la navicella di festoni.

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Marte si presenta a noi come una palla rossa. Man mano che ci avviciniamo vediamo delle spaccature, dei canyon, dei vulcani spenti e delle montagne molto più alte rispetto a quelle sulla Terra. “Ammartiamo” in modo brusco rischiando di ribaltarci perché un piede meccanico si è appoggiato sull’orlo di un cratere. Non senza difficoltà riusciamo a riequilibrare la navicella. Michael e Andrea, studiosi di cose marziane, cominciano ad esplorare il pianeta rosso ricoperto di molta vegetazione rossa, lontano un fiume di sabbia rossa scorre velocemente, sopra di loro il cielo rosso è limpido.Dopo ore di esplorazione vedono tre basi, sembrano navicelle spaziali, in realtà sono le abitazioni marziane. Dalla terza base escono tre ammassi cicciottelli rossicci che cambiano forma continuamente a seconda della necessità: fuoriesce

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una protuberanza in basso quando devono zampettare, dal petto quando devono gesticolare, in alto quando devono comunicare. Michael inizia a parlare, ma quello strano uovo non capisce niente e fa solo misteriosi gesti. Andrea intuisce il significato e cerca di rispondere gesticolando allo stesso modo. Così viene a sapere che su Marte si vive bene, a lungo e tutti i marziani sono felici. Andrea ha la tentazione di rimanere su Marte, ma Michael lo costringe a tornare sulla navicella.Accesi i motori, si riparte per attraversare la fascia degli asteroidi.

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Piccole e grandi meteore sembrano venirci addosso, ci sfiorano a velocità impressionante- Speriamo di non morire - dice Nicholas preoccu-pato e proprio in quell’istante un piccolo asteroide sfonda uno dei nostri motori. L’astronave beccheggia, sussulta e rallenta.Gli astrotecnici ordinano subito l’atterraggio di emergenza per riparare il motore danneggiato. Riusciamo faticosamente a scendere sull’asteroide madre, dove l’astronave occupa quasi la metà di tutta la sua superficie.Nicola e Nicholas scendono con le gambe ancora tremanti. Un silenzio inquietante e un buio profondo li avvolgono, poi improvvisamente sentono delle voci, vedono delle cose fosforescenti che si avvici-nano sempre più, finché ad un passo da loro si ren-dono conto che si tratta di “kataki”, gli alieni fatti di

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ferro liquido. Questi esseri riescono a comunicare in tutte le lingue. Quando Nicola e Nicholas li sentono parlare in italiano, rimangono a bocca aperta e ogni paura scompare. Spiegano il loro problema e un “kataki” immediatamente offre un pezzo del suo corpo per sostituire le parti di metallo danneggiate. In un battibaleno la nostra astronave torna come nuova. Gli esperti di asteroidi ringraziano e salutano i “kataki”; poi ripartiamo.

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Ci aspetta Giove, il pianeta più grande del Sistema Solare. Mentre ci avviciniamo, ci accorgiamo che è circondato da un’atmosfera di nuvole e gas; il pianeta appare di colore giallastro con una enorme macchia rossa e lunghe strisce bianche. “Aggioviamo” dolcemente, ma ciò nonostante sprofondiamo nel suolo gassoso. Il pianeta è freddo e nebbioso, turbini di gas ci avvolgono e rischiamo di rimanere soffocati. Stefano e Matteo, i più profondi conoscitori di Giove, fanno molta fatica a camminare perché il pianeta ha una forza di gravità incredibile, così gli astronauti non possono allontanarsi molto dalla base. Decidono di tornare sulla navicella, ma ecco che vedono delle ombre avvicinarsi rotolando.Hanno una forma sferica tutta viola a chiazze nere con due antenne lunghissime che riescono a percepire altre forme di vita e distinguere se si tratta di amici

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o nemici. Le antenne roteano alla presenza di esseri viventi, cambiano colore ed emettono ad intermittenza un suono prima grave e poi acuto, quando ci sono nemici.I giovesiani captano che i terrestri sono loro amici e vogliono conoscerli: con le antenne li sfiorano,leggono i loro nomi e i loro pensieri; Stefano e Matteo per la prima volta comunicano usando solo la mente. Scoprono così che i giovesiani hanno regalato loro questa eccezionale capacità.Strabiliati li ringraziano telepaticamente e con grande sforzo rientrano nella navicella trasferendo questo grande potere anche a tutti gli altri. Facciamo rotta su Saturno.

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Da lontano Saturno ci appare come una sfera giallo ocra con un grosso anello marrone intorno. Attraversando l’anello ci accorgiamo che è fatto di pezzi di ghiaccio di diverse dimensioni.“Assaturniamo” spegnendo i motori e lasciandoci tirare dalla forza di gravità. Laura ed Elisa, le esperte saturnali, si preparano per scendere. La superficie del pianeta sembra essere ricoperta da piastrelle di ghiaccio e cristallo. Infatti appena Laura poggia il piede fa un grande ruzzolone. Mentre Elisa la aiuta a rialzarsi, all’orizzonte spuntano delle figure richiamate dalle vibrazioni del ghiaccio. Le creature le raggiungono scivolando ad una velocità strabiliante. I saturnesi sono bianchi e pelosi con ventose molto grandi ai piedi che si arrotolano quando devono spostarsi rapidamente. Per comunicare con loro Laura ed Elisa

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sperimentano il metodo dei giovesiani: la telepatia-funziona a meraviglia! Entrano subito in sintonia tanto che i saturnesi insegnano alle giovani astronaute il ballo del ghiaccio, una loro antica danza popolare. Dopo piroette e passi incrociati arriva il momento dei saluti: abbracciando calorosamente i nuovi amici, con occhi lucidi riprendiamo la navigazione nello spazio siderale alla volta di Urano.

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Man mano che ci avviciniamo, ci appare una sfera verde circondata da un anello. La navicella si appresta a “uraniare”. Il pilota automatico compie una manovra sbagliata: la navicella si inclina paurosamente tra le urla terrorizzate della nostra squadra. Gli astrotecnici per fare da contrappeso si buttano dalla parte opposta e col loro peso raddrizzano l’astronave. Tutto questo trambusto rimbomba nello spazio e attira sotto l’astronave gli uranoidi. Quando Marica e Manuel, gli astrouranici, aprono lo sportello si trovano davanti degli esseri verdi, gommosi, molli e viscidi, che quando rimbalzano si deformano. Nonostante il loro aspetto impressionante, si dimostrano socievoli e ospitali. Marica e Manuel non riescono a parlare con loro, però capiscono che sono invitati a visitare il loro

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pianeta. Gli uranoidi si trasformano in mezzi di trasporto sui quali salgono gli astrouranici e a balzel-loni li inoltrano nella foresta formata da alberi dieci volte più alti dei baobab. Nella selva ogni albero ospita nel proprio tronco diverse famiglie di uranoidi, esseri viventi gelatinosi che si moltiplicano solo quando c’è pericolo. Tali esseri nascono nel Grande Fiume, un corso di gel che avvolge tutto il pianeta. A furia di ballonzolare Marica e Manuel sono colpiti dal “mal d’alieno” i cui sintomi sono nausea, singhiozzo e stato confusionale. Gli alieni capiscono che i terrestri non stanno bene e strisciando li accompagnano alla nostra capsula spaziale. Un po’ storditi Marica e Manuel salutano e chiudono la navicella.

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Prima di ripartire li rimette in forza il nostro medico di bordo: Andrea fa loro ingurgitare le “Aliene Pastie”, una medicina schifosa ma dall’effetto sbalorditivo. Accendiamo i nostri motori e li spariamo al massimo nella direzione di Nettuno.

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Da lontano la nostra meta è una sfera di colore blu intenso. Zigzaghiamo divertendoci tra gli otto satelliti di Nettuno e infine iniziamo le procedure per “annettunare”. Il computer di bordo registra i dati del pianeta e ci comunica che fuori ci aspetta un freddo travolgente. Michele e Maria Teresa, i capi nettuniani, si preparano per avventurarsi nei misteri dei ghiacci. Davanti a loro si stende un panorama montuoso di un bianco accecante. Continue bufere tormentano il pianeta, vortici di ghiaccio risucchiano e devastano il suolo, valanghe assassine si schiantano contro i ghiacci e i vulcani intasati dal gelo borbottano inattivi. Maria Teresa di fronte a tutto ciò rimane raggelata. Michele cerca di rassicurarla quando, ad un tratto, entrambi vengono mitragliati con proiettili di

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grandine. Le tute proteggono i due che se la danno a gambe per rifugiarsi nella navicella.Guardando dagli oblò coi raggi infrarossi cerchiamo di individuare i nemici.Perfettamente mimetizzati vediamo gli alieni che ci hanno circondati. Cubi di ghiaccio armati fino ai denti da archi che sparano cristalli di neve ci minacciano. Terrorizzati e inquieti scappiamo a rotta di collo per la nostra missione su Plutone, il pianeta ai limiti del Sistema Solare.

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Riflessi azzurri e cristallini ci anticipano che anche questo pianeta è stretto dalla morsa del ghiaccio.“Applutoniamo”, Luca e Marco, competenti plutonici, affrontano un vento che li fa barcollare, ma sono molto allegri perché sanno che su Plutone, grazie alle correnti d’aria e alla scarsa forza di gravità, si possono fare salti chilometrici. Spassandosela perlustrano in men che non si dica le vicinanze. A un certo punto sentono tremare il ghiaccio sotto di loro: hanno disturbato i plutoniani che vivono nel sottosuolo per proteggersi dal freddo.Bolle gassose che emanano bagliori colorati circondano Luca e Marco, li ipnotizzano immobilizzandoli e li imprigionano nel sottosuolo per farli loro schiavi.Sulla navicella ci accorgiamo con preoccupazione che Luca e Marco sono scomparsi nel nulla.

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Il comandante ordina a Franci 1 e a Franci 2 di andare a vedere cosa sta succedendo. Le coraggiose astronaute indossano la tuta antiattacco e vanno alla ricerca di indizi. Franci 1 trova prima le impronte di Marco, poi quelle di Luca. Insieme le seguono e Franci 2 trova il passaggio segreto che porta alla grotta dove sono tenuti prigionieri Marco e Luca.Gli alieni circondano le astronaute e lanciano i bagliori colorati che la tuta antiattacco riflette su di loro, così l’ipnosi ricade sulle stesse bolle gassose. I prigionieri si risvegliano e insieme alle compagne scappano in fretta e furia sull’astronave che, con i motori accesi, è già pronta per tornare sulla Terra dopo otto lunghi mesi.

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Spicchiamo il volo nello spazio.Nel buio siderale alcuni pianeti brillano, altri sono spenti, sembra che ci salutino, rivediamo gli asteroidi, i corpi celesti, tutto è bellissimo quando improvvisamente un puntino si avvicina e compare una strana navicella. “Navicelliamo”, apriamo lo sportello ed entriamo... sentiamo strani battiti e vediamo tanti ragnetti ciechi ma con una bocca piena di denti che ci vogliono mangiare. Spaventati non ci resta che scappare, le avventure non sono ancora terminate.Rivediamo Nettuno... ma non rallentiamo perché l’esperienza su questo pianeta non è stata certo positiva; Urano... e qualcuno ha un nuovo attacco di “mal d’alieno”, Saturno... Laura ed Elisa ci supplicano di fermarci un attimo per imparare ancora qualche passo del ballo del ghiaccio; Giove... ancora

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una volta ringraziamo i nostri amici per la straordinaria dote che ci hanno regalato; salutiamo nuovamente i kataki, poi Andrea vorrebbe fermarsi su Marte ancora per un po’ di tempo e Roberto insiste per controllare le ferite di Mercurino a cui aveva promesso di portarlo con sé sulla Terra. Concediamo loro queste ultime avventure, poi, sempre più emozionati, impostiamo il computer per la fase di avvicinamento alla Terra. Ci accorgiamo di essere entrati nell’atmosfera perché non riusciamo più a galleggiare e accendiamo i retro-razzi per l’atterraggio.

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È il 13 gennaio 2036. Siamo tutti ansiosi. Atterrati, apriamo lo sportello, in fila scendiamo dalla scaletta e una folla ci accoglie come dei miti dello spazio. Il direttore della base ci dona una medaglia che conserveremo come ricordo, su cui si legge: “La scienza ha compiuto grandi progressi grazie al coraggio di 24 eroi”. I nostri familiari sono molto orgogliosi di noi. Centinaia di giornalisti ci assalgono per avere l’esclusiva della prima intervista, anche se, grazie alle immagini trasmesse con la web cam ventiquattro ore su ventiquattro, avevano già tutte le informazioni riguardanti la missione; alle mille domande Marina taglia corto e risponde che tutti potranno acquistare prossimamente il nostro libro su cui saranno scrupolosamente registrate avventure,

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notizie scientifiche ed emozioni di ciascuno di noi. Finalmente possiamo ritornare a casa a goderci un po’ di riposo.E Mercurino? Purtroppo dopo essersi ammalato sulla Terra abbiamo dovuto riaccompagnarlo sul suo pianeta, su cui ogni tanto andiamo a passare qualche fine settimana.

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