UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

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Gaza senza tregua Israele non si ferma più Il dovere di difendere la vita degli innocenti abitanti di Gaza deve essere mantenuto anche adesso. Israele ha il dovere di controllare che la forza applicata non travalichi il limite della reazione utile e legittima David Grossman, «Haaretz» 30 dicembre La Livni a Sarkozy: non c’è nessuna emergenza umanitaria. Intanto continuano i raid e i morti sono più di 400. Ucciso un leader di Hamas. Il relatore Onu: atrocità contro i civili. p ALLE PAGINE 11-13 ECO2000 scarl (BO) Tel. 051/509787 www.eco2000.it e-mail: [email protected] UNA AZIENDA CHE VALE Gestione Servizi ambientali UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE RICOMINCIAMO p ALLE PAGINE 4-8 L’appello di Napolitano La crisi è l’occasione per cambiare gli aspetti più ingiusti della società 1 Gennaio 2009 Venerdì 2 www.unita.it Anno 86 n. 1

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L’appello di Napolitano La crisi è l’occasione per cambiare gli aspetti più ingiusti della società

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Gaza senza treguaIsraelenon si fermapiù

Il dovere di difendere la vita degli innocenti abitanti di Gaza deve essere mantenutoanche adesso. Israele ha il dovere di controllare che la forza applicata non travalichiil limite della reazione utile e legittima David Grossman, «Haaretz» 30 dicembre

La Livni a Sarkozy: non c’è nessuna emergenza umanitaria. Intanto continuano i raid e i mortisono più di 400. Ucciso un leader di Hamas. Il relatore Onu: atrocità contro i civili.p ALLE PAGINE 11-13

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UNA AZIENDA CHE VALE

Gestione Servizi ambientali

UNA GRANDE AZIENDA,UNA RISPOSTA GLOBALE

RICOMINCIAMO

p ALLE PAGINE 4-8

L’appello di NapolitanoLa crisi è l’occasioneper cambiare gli aspettipiù ingiusti della società

1€ Gennaio 2009Venerdì 2 www.unita.it

Anno 86 n. 1

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PAG. 19 ITALIA

Vigilanza: il ricco bonus di Villari

PAG. 46-47 SPORT

Alex Bellini: il mio record nell’Oceano

Roma, stuprata dopo il veglione

Paroledi verità

GIOVANNI MARIABELLU

Dunque agli italiani piacciono ancora lecose semplici: le «parole di verità», ha dettoil Capo dello Stato nel suo discorso di fineanno. L’abbiamo seguito in tanti, in tredicimilioni: le cose semplici, e le parole di verità,non fanno calare l'audience. Ce n'è bisogno.Specialmente all'inizio di questo 2009 ches'annuncia molto difficile. Non a caso il presi-dente ha pronunciato ben tredici volte laparola «crisi», mentre mai ha parlato di«ottimismo». Eppure, stando ai primi son-daggi di opinione, il suo discorso ha avutol’effetto di rassicurare, di infondere fiducia.Uno dei passaggi più apprezzati è statoquello sulle funzioni del Capo dello Statocome garante della Costituzione e dell’unitànazionale. Le cose semplici, sembra di capi-re, nel nostro paese non sono affatto ovvie.

Infatti è faticoso tornarci. Perché non sitratta solo di rinnovare la nostra economiama, assieme a essa, certi «stili di vita diffusi,poco sensibili a valori di sobrietà e lungimi-ranza». Si tratta di utilizzare la crisi comeun’opportunità. Non solo far ripartire lamacchina in panne. Bisogna imparare aguidarla con più prudenza, senza lasciare aterra nessuno.

Mentre Giorgio Napolitano parlava, moltidi noi hanno sentito l'eco remota di undiscorso di tanti anni fa. Ci è venuto facileperché di recente, a proposito della questio-ne morale, eravamo andati a rileggere Enri-

co Berlinguer. E così oggi, assieme al raccon-to di Marcella Ciarnelli sull'intervento delCapo dello Stato, abbiamo pensato di ripro-porre, con Bruno Miserendino, una sintesi diquel che Berlinguer disse nel lontanissimogennaio del 1977, in un altro momentograve per l'economia del paese: «Austerità -disse - significa rigore, efficienza, serietà.Significa giustizia». E ancora: «Nelle societàdecadenti imperano l'ingiustizia e lo scialo,nelle società in ascesa vanno assieme lagiustizia e la parsimonia». Si trattava, ancheallora, non solo di rinnovare l'economia mala visione del mondo. Non ne fummo capa-ci: quel discorso sull’austerità cadde nelvuoto e così, benché le giovani generazionidi allora avessero da poco finito di gridareche l’immaginazione doveva andare alpotere, non riuscimmo a guardare un po’più lontano.

In questo primo numero del 2009 ci abbia-mo provato, anche troppo, dirà qualcuno.L'inchiesta di Bianca De Giovanni, PietroGreco e Cristiana Pulcinelli è dedicata acome saranno l'Italia, e il mondo, nel 2050.È la data che, da tempo, viene convenzio-nalmente utilizzata in tutte le ricerche chetentano di tracciare gli scenari futuri incampo economico, sociale e ambientale. Ilfatto è che lo scoccare del 2009 l’ha in uncerto senso "avvicinata" alla nostra capacitàdi misurare il tempo. Da ieri, al 2050 manca-no gli stessi anni che ci separano dal 1968.E la generazione dei ragazzi di allora, cheoggi governa il mondo, già dispone di tuttigli elementi per decidere che razza di mon-do lascerà ai ragazzi di oggi. A leggere idiversi possibili scenari - alcuni dei qualisono inquietanti - si comprende l'urgenzadelle «parole di verità» e delle cose sempli-ci. Tornare a un diverso stile di vita è sem-pre meno una scelta, sempre più una ne-cessità.

PAG. 31 ECONOMIA

Filo rosso

La letteratura made in Italindia

[email protected]

Air France entra in Alitaliacome primo azionista

PAG. 25 ESTERI

Oggi nel giornale

L’Italia che verrà nel 2050arida e più disperata di oggi

Dieci anni famoriva Gozzinil’uomo che cambiò il carcere

Gazprom blocca le forniture a Kiev

Diario

PAG. 22-23 NERO SU BIANCO

PAG. 38-39 CULTURE

www.unita.it

PAG. 27-30 DOSSIER

PAG. 16-17 ITALIA

2VENERDÌ2 GENNAIO2009

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GIANCARLO CASTELLI

Attrice

Vladimir Luxuria

Zorro

[email protected]

Marco Travaglio

Staino

Il Capodannodel capogruppo

PARLANDODI...Il capodannodel premierin Sardegna

5 risposte da

1. Liberazione sessualeÈ una lotta contro tutte le oppressioni. Ri-guarda diversi campi, come, ad esempio, illavoro. Se, per dirnne una, un ferroviere haun convivente omosessuale a quest'ultimonon vengono riconosciuti gli stessi diritti difamiglia come gli altri.

2. L’omofobiaÈ una cultura che abbiamo ereditato tutti.Nessuno può esserne esente se non dopoaver preso coscienza della libertà individua-le e sessuale che è uguale per tutti.

3. Diritto sociale o civileLeduequestioni confinano.Nonsipuòaccet-tare che, ad esempio, un operaio comunistamentre si batte per i diritti del lavoro sia poiintollerante verso i gay. L'operaio, in quel ca-so, va rieducato. (ride, ndr.).

4. Da Lenin a StalinLenin è stato il primo leader europeo a depe-nalizzare l'omosessualità. Anzi, ancora pri-ma,Napoleone. È stato Stalin, invece, a dareil via alle repressioni contro i gay.

5. RapinerosMi batterò, come sempre, per il diritto al la-voro e alla dignità per le trans. Non di chi fale rapine ("rapineros", in gergo). Sono atteg-giamenti da condannare anche se spesso av-vengono in un contesto difficile in cui si ètrans,migrante e prostituta e si pensa di nonavere più nulla da perdere.

Sono giorni convulsi per l’on. Maurizio Ga-sparri, inopinatamente capogruppo del Pdl.Entusiasta all’idea che forse «rubano anche a

sinistra» (a destra è scontato), eccitatissimo dallaprospettivadi poter fare lamorale aDiPietro, l’acu-to statista ha annullato tutti gli impegni di fine an-no e ha trascorso le sante feste esternando al ritmodi due dichiarazioni al minuto e polverizzando ilrecord del ministro-kiwi Rotondi (nelle fisiologi-chepause idrauliche lo rimpiazzavaCapezzone, al-tromaratoneta degno diminzione). Cotanto accal-darsi va capito: Gasparri è quello che nel ’95 volevaDi Pietro leader del Polo al posto di Berlusconi e lofaceva sapere con gli stessi toni orgasmici con cuioggi lo dipinge peggio di Provenzano: «Per noi diAn–urlacchiava, pensandodi fargli un complimen-

to -ToninoèmegliodelDuce!».Oradeve fardimen-ticare quegli sbracciamenti, e appare in ogni tg perlanciare improbabili «sfide» a Di Pietro e dire che«le dimissioni di suo figlio dimostrano che è colpe-vole», ma «non bastano» perché «ci vuole ben al-tro». La garrota, comeminimo. Pare che, vedendo-lo così agitato all’inseguimento dell’ennesima tele-camera, un passante gli abbia domandato: «ScusiGasparri, ma se Di Pietro jr. deve dimettersi peruna raccomandazione, che dovrebbe fare lei cheguida un gruppo parlamentare con decine di pre-giudicati e imputati, persino per mafia?». Gasparriè entrato in confusione: «Di Pietro èmeglio del Du-ce!». Gli infermieri, che lo tallonano con discrezio-ne, l’hanno subito trasportato a Palazzo Grazioli,dov’è stato a lungo sedato. Il decorso è regolare.❖

Quest’anno Berlusconi ha optato per la sobrietà. Nella villafaraonica in Sardegna non ha acceso il vulcano nel giardino masi è limitato a 25 minuti di fuochi d’artificio per i suoi ospiti.

3VENERDÌ

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Lo hanno vissuto come un amicosaggio che ti viene a trovare fino acasa per condividere i problemi efarti gli auguri, i tredici milioni diitaliani che, prima del cenone e deibotti, hanno ascoltato le parole delPresidente della Repubblica. Augu-ri, dunque, per un nuovo anno che,si spera siamigliore, di quello appe-naandatoviaeche resterànei ricor-di di tutti come uno dei peggiori. InItalia, nel mondo. E ad una partetormentata del mondo, quel MedioOriente che non riesce a trovare lapace, Giorgio Napolitano ha rivoltoil suo primo pensiero confermandocheèdoveredi tutti lavorareper riu-scire nella difficile impresa.Non è stato un discorso lungo.

Novecartellepermettere ineviden-za, senza inutili giri di parole, «conil linguaggio della verità», i proble-mi che dal primo giorno del nuovoannogli italiani si ritrovano tutti da-vanti. Un futuro denso di incogniteche Giorgio Napolitano, ricordan-do il pensiero diRoosevelt al tempodellagrandecrisi, invitaadaffronta-re «con coraggio e lungimiranza».Per «fare della crisi una occasione»per liberarci dei problemi che datempo ci portiamo dietro a comin-ciare«dall’assettodellenostre istitu-zioni, dalmodo di essere della pub-blica amministrazione, dalmodo dioperare dell’amministrazione della

Foto Ansa

Sugli immigratiDiritti «A voi che mi ascoltate, a tutti gli italiani, a tut-ti coloro che venendo da lontano operano in Italia nelrispetto delle regole e meritano il pieno rispetto dei lorodiritti, un augurio più che mai caloroso e forte»

La frase di RooseveltPaura «L’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è lapaura stessa, quel timore senza nome, irragionevole,ingiustificato che paralizza gli sforzi necessari perconvertire una ritirata in avanzata».

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano mentre si prepara a leggere nel suo studio il messaggio di fine anno

[email protected]

p Dal presidente un discorso di fine anno in cui si fa carico delle angosce del Paese

p Ma anche un incitamento: «Partiamo da qui per creare un’Italia più giusta»

Primo Piano

«La crisi può diventare un’occa-sione per fare dell’Italia un Pa-ese più giusto e migliore». Nelsaluto di fine anno il Presiden-te della Repubblica chiede unrinnovato slancio a governo,Parlamento e parti sociali.

ROMA

www.unita.it

Napolitano accanto agli italiani«La cosa peggiore è avere paura»

MARCELLA CIARNELLI

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giustizia».La crisi per costruireun’Ita-lia più giusta in cui venga rinnovata«la nostra economia e con essa anchestili di vita diffusi, poco sensibili a va-lori di sobrietà e lungimiranza».Questo è stato uno dei passaggi

più gradito da quanti hanno ascolta-to le parole di Giorgio Napolitano.Ma hanno colpito anche i cenni allafunzionedell’Europachesi staconfer-mando «più chemai un punto di rife-rimento essenziale», una garanzia distabilità. E il presidente non ha man-cato di sottolineare con orgoglio diaver concorso «con tenacia e coeren-

za a costruirla». E, infine, il richiamoalla Costituzione per ricordare quel èla funzione che è chiamato a svolge-re. «Unire gli italiani, tenendosi fuoridallacompetizione tra leoppostepar-ti politiche, rappresentando col mas-simo scrupolo d’imparzialità e indi-pendenza, i valori in cuipossono rico-noscersi tutti i cittadini» a comincia-re da quello «dell’unità nazionale», e

poi quelli di «uguaglianza dei diritti,della solidarietà in tutte le necessarieforme ed espressioni, del rispetto deiruoli e delle garanzie che regolano lavita delle istituzioni». Una garanziadi sicurezza, una figurradi riferimen-to, al di sopra di ogni partigianeria.La crisi e le difficoltà di quanti si

trovano ad affrontarla con le taschesempre più vuote, con il terrore diperdere il lavoro o di non riuscire atrovarlo, con la solitudine che troppospesso accompagna l’ultima partedell’esistenza e il domani pieno di in-cognite per quelli che sono ancorabambini, hanno segnato l’intero di-scorso in cui è più volte risuonato ilmonito a farne un’occasione ancheper «ridurre le sempre più acute di-sparità». «Sono troppe le persone e lefamiglie che stanno male, e bisognaevitare che l’anno prossimo siano an-cora di più o stiano ancora peggio».In particolare in quel Mezzogiorno,che al presidente sta tanto a cuore,«chenonha fatto i passi avanti neces-sari e rischiadi esserepiùdi altrepar-ti del Paese colpito dalla crisi se nonvi sidedica l’impegnochehodi recen-te sollecitato». Italiani indifficoltà co-me «le famiglie numerose o, comun-queche fannoaffidamento suunsoloreddito, sulle quali pesa la difficoltàper le donne di trovare un lavoro, echenonhannoabbastanzaper soddi-sfare i bisogni fondamentali, e quelliche ne soffrono di più sono i bambi-ni».Napolitano ha invitato ad una rin-

novata solidarietà, come quella chequesto Paese fu capace di esprimerenegli anni dell’immediato dopoguer-ra e poi del terrorismo. Gli italiani daquesta esperienza potrebbero uscir-ne migliori. Sull’economia pesa «uningente debito pubblico accumulatonel passato e nessuno può dimenti-carsene». Lo sforzo per sostenere leimprese va portato avanti. Ma biso-gna anche impegnarsi per assicurareun futuro migliore a quanti vivononella precarietà. L’occupazione ditroppi lavoratori «che almassimopo-trannocontare sulla cassa integrazio-ne». Troppi precari vedono come unincubo la fine dei loro contratti. Dun-que le forze politiche «devono uscireda una logica di scontro sempre piùsterile». Un momento così criticochiamaadunnecessario sforzodi cor-responsabilità «maggioranza e oppo-sizione in Parlamento» anche pergiungere «alle riforme che già sonoall’ordinedel giornoechevannocon-divise».❖

Il sontuoso arazzo di Lille cheper tradizioneha fattoda sfon-do a tutti i discorsi di fine annodel Presidente della Repubbli-ca è rimasto al suo posto. Ad

essere spostata è stata la scrivania,nel posto dove di solito c’è il lungotavolo da lavoro dove il Capo delloStato riunisce i suoi consiglieri, svol-ge le quotidiane incombenze, firmai documenti, le leggi. Un’ambienta-zione più sobria della precedente,come impongono i tempi duri cheviviamo, che ha portato nelle casedegli italiani un’immaginepiù fami-liare e meno austera. Le finestre,sullo sfondo subito dietro al tavolocon le tendebiancheraccolte, lascia-no intravedere i giardini del Quiri-nale illuminati per l’occasione. Nel-la nuova location non sono stati sa-crificati però alcuni punti saldi nel-lavitadelpresidente.Unacopiaori-ginale della Costituzione alla suadestra, alcuni libri dei padri costi-tuenti. La foto di Altiero Spinelli, ilpadre del federalismo europeo, cuiNapolitano reseomaggioaVentote-ne subito dopo la sua elezione. E

quella dei due nipotini.Abito scuro, la giacca con il pri-

mo bottone sbottonato, cravattarossa, gli indispensabili occhiali.Giorgio Napolitano ha impiegiato14minuti per leggere lenove,den-se cartelle del suo discorso. Piùbreve dei due precedenti di uno edi quattro minuti. Il primo durò18minuti. Per due volte si è inter-rotto per bere un po’ d’acqua. Haletto poco scegliendo di guardarenegliocchi, attraverso la telecame-ra, gli italiani a cui ha detto di vo-lersi rivolgere «con il linguaggiodella verità». Con il movimentodellemani segnae sottolinea ipas-saggi più forti.Tredici milioni gli ascoltatori

del discorso del presidente. Sotto-titolato e tradotto per le minoran-ze linguistiche. Non tutte le emit-tenti hanno rilevatorid’ascolto co-me l’Auditel che valeperRai eMe-diaset e da quest’anno anche SkyTg24, Rtl e altre. E da aggiungerec’è ilmilione e oltre delle emitten-ti regionali e dei siti web. E, nono-stante il numero assoluto deglispettatori fosseminore, un’identi-ca percentuale si è sintonizzata suNapolitano. Lo share è stato cosìdel 65,47 per cento, pari a quellodello scorsoanno,a riprovadell’in-teresseper ilmessaggiodell’inqui-lino del Quirinale.❖

[email protected]

MediorientePace «Si è riaccesa in Medioriente una tragica spiraledi violenza e di guerra. Una spirale che va fermata. Sentoche questo è il nostro primo dovere: riaprire la stradadella pace in una regione così tormentata»

NAPOLI

CIFRE DA..

Il messaggiotelevisivo

Le curiosità

Il Presidente della Repubblicada ieri è nel capoluogo dellaCampania per una visita privatadi quattro giorni. Era già stato aNapoli alcune settimane fa.

Addio all’arazzo di LilleSullo sfondoi giardini delQuirinaleIl Capo dello Stato per il discorso del 31 dicembreaccentua l’atmosfera familiare. Sulla scrivaniala Costituzione, le foto di Altiero Spinelli e dei nipoti

La parola chiave: «Crisi»Ben 13 volte nel messaggio

La parola che il Capo dello Statoha pronunciato più volte nel cor-

so del suo intervento televisivo è sta-ta «crisi». I 13 milioni di telespettatoriche hanno visto e ascoltato il tradizio-nale messaggio di fine hanno sentitoquesta parola 13 volte associata a di-versi aggettivi (finanziaria, pesante..).Nel suo intervento Napolitano non hapotuto non utilizzare, come tutti i suoipredecessori, anche la parola «anno»che, nel suo intervento, si è sentita 8volte (ben 12 se si considera “gli anni”al plurale). Proseguendo nell’analisidel linguaggio adottato il 31 dicembredal Presidente, si trova al terzo posto(5 volte) la parola «Paese» seguita da«democrazia» e «sistema democrati-co».

C

IL CASO Maramotti

13 milioni gli italiani che hannovisto e sentito il messaggio

del Presidente della Repubblica65,47% lo share di

ascoltodurante l’intervento a reti unificate

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Dire la verità sulla crisi e usarlaperrendere l’Italia più forte, più giu-sta, più sobria. Il leit motiv del di-scorso di fine anno del presidentedella repubblica è piaciuto a tutti,e non solo per quel rispetto forma-le e talvolta ipocrita che si deve al-lamassimaautoritàdello stato.Na-politanoèandatodrittoai nodi delpaese,haparlatodellepauredi chi

lavora e di chi è precario, ma haricordatoagli italiani cheunagran-de nazione può sempre riprender-si se resta unita e se sfrutta le diffi-coltà per cambiare. Qualcuno haletto un’analogia coi discorsi diObama, che ha vinto le elezioniconvincendo gli americani su unaparola d’ordine simile: la crisi ègrande,maneusciamosolosepos-siamo trasformarla in un’occasio-nedi cambiamento,nonper torna-re a come eravamo. E qualcuno haricordato anche il famoso discorsosull’austerità di Enrico Berlinguer.Quello apprezzato e vituperato,talvolta irriso, ma che resta un ca-

posaldo della riflessione della sini-stra: «L’austerità come occasione dicambiamento». Ancora attuale a ri-leggerlo. C’era un progetto impor-tante dietro quelle parole, c’era unachiamata a raccolta di tutta l’intelli-ghenzia progressista del paese,c’era una sfida rivolta non solo allaDestra, all’economia malata dellarendita,ma soprattutto ai conserva-torismi e ai riflessi condizionati ditanta sinistra, aquella logicadel tan-to peggio tanto meglio che moltidanni ha fatto nel corso degli anni.Berlinguer, protagonista con la Dcdi Moro di quella difficile stagionedella solidarietà nazionale, parlavadi sacrifici necessari, ma utili se po-tevano consentire all’Italia di usciredaunacongiunturaeconomicadiffi-cilissimaconunaltromodellodi svi-luppo, con più giustizia sociale:«Per noi - diceva - l’austerità signifi-ca rigore, efficienza, serietà, signifi-ca giustizia». Era un appello all’uni-tà del paese, in nome di un cambia-mentopossibile. E in questo assai si-mileall’ispirazionediObama,quan-do reclama un’America più giusta.Invece, allora, a destra c’eranoquel-li chevolevano i sacrifici (ovviamen-tequelli degli altri)perchècosì si su-perava la crisi e tutto tornava comeprima, e c’erano quelli che, a sini-stra, non volevano sentir parlare disacrifici perchè questo avrebbe solodato unamano ai gruppi dominantiche erano in difficoltà. E c’eranoquelli che il discorso lo bocciaronopoliticamente, (Craxi per primo)perchè quella stagione della solida-rietà nazionale, la vedevano come ilfumo agli occhi. Berlinguer lo sape-va e lo disse: per i conservatori l’au-steritàè «unmero strumentodi poli-tica economica per consentire il ri-pristino di vecchi meccanismi eco-

Enrico Berlinguer in un comizio a Genova nel marzo 1974

[email protected]

LA POLITICA DELL’AUSTERITÀ co-me fu chiamata in quel periodo, fu l’og-getto del celebre convegno organizza-to dal Pci al Teatro Eliseo di Roma nelgennaio del 1977. Furono chiamati a di-scutere intellettuali comunisti e di altriorientamenti, e il convegno ebbeun’ecostraordinariaancheperlaporta-ta del messaggio conclusivo.

«...L’esigenza di metterci a lavorareintorno a un progetto di trasformazio-ne della società...nasce dalla consape-volezza che occorre dare un senso euno scopo a quella politica di austerità

che è una scelta obbligata e duratura echeallostessotempoèunacondizionedi salvezza per i popoli dell’occidente,mainmodoparticolareperilpopoloita-liano...

per noi l’austerità è il mezzo per por-re le basi del superamento di un siste-ma che è entrato in una crisi strutturalee di fondo, non congiunturale, di quelsistema i cui caratteri distintivi sono lospreco e lo sperpero, l’esaltazione del-l’individualismopiùsfrenato,delconsu-mismo più dissennato...

...si potrebbe osservare che comespesso, nelle società decadenti, sonoandati, vanno insieme e imperano le in-giustizie e lo scialo, così nelle società inascesa vanno insieme la giustizia e laparsimonia...

Il discorso del presidente

ROMA

p Nel 1977 il discorso del leader del Pci sull’austerità, come occasione per cambiare l’Italia

p Ma l’appello non ebbe vita facile. E sui sacrifici «utili» ci fu il dissenso di una parte della sinistra

Trent’anni fala «lezione»del segretario Pci

Il segretario del Pcilanciava a loro il nuovoprogetto

Guardare in faccia la crisi masenza paura, perchè ne puòuscire un’Italia più giusta e piùforte. Il messaggio di Napolita-no convince e gli osservatorisottolineano le analogie conObama e il Berlinguer del 1977.

BRUNO MISERENDINO

IL CONVEGNO

Primo Piano

Parole agli intellettuali

Dalle crisi si escecambiandoQuando lodisseBerlinguer

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Page 7: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

nomici e sociali», per la sinistradeveessere ilmezzoper superareunsiste-mabasato «suspreco, sperpero,esal-tazione di particolarismi, consumi-smo dissennato...».Napolitanoquel discorso lo cono-

sce molto bene perchè fu lui, conTortorellaeAsorRosaealtri aprepa-rare il convegno degli intellettualidell’Eliseo, nel lontano 1977, che fuconcluso da Berlinguer. Gli scenaripolitici ed economicimondiali sonocosì diversi da allora, e così diversi iruoli istituzionali, che è impossibilelegarli. È l’ispirazione di fondo, unacrisi come occasione per unire ecambiare inmeglio, che ritorna. Ep-pure, a rileggere quel discorso del-l’Eliseo, si capisce come di fronte aunadifficoltà le forze politiche e an-chequelleeconomiche tendonoadi-vidersi nello stesso modo di allora.Berlusconi del discorso di Napolita-no può apprezzare solo il richiamoall’ottimismo, che è da sempre unsuo cavallo di battaglia. Ma c’è unabella differenza, dicono al Pd, tral’ottimismo evocato dal capo dellostato e l’appello del premier a spen-dere anche quando i soldi non ci so-no. E anche tra le forze economichela lettura della crisi non è così omo-genea: i più lungimiranti, non sologli economisti, sono convinti che ilcataclisma avrà ripercussioni seriesul modo di fare impresa e finanza,ma c’è chi pensa che in fondo bastafar passare il brutto momento. Nonci vorrà molto per capire chi ha rac-colto il richiamo. Nel frattempo fasempre bene rileggersi quel che dis-se Berlinguer. ❖

Lotta alle povertà e solida-rietà globale. Un impe-gnoconcreto,nonpiù rin-viabile. E soprattutto chenonguardi semplicemen-

te all’emergenza, chenon sia un inu-tile «rattoppo»,ma che abbia l’ambi-zione di agire in profondità per defi-nire «un nuovo ordinemondiale chesiadegnodell’uomo».Questaè la sfi-da lanciata ieri da papa BenedettoXVI in occasione della 42a GiornataMondiale della pace. Di fronte alle«nubi» della grave crisi economicache con i suoi effetti devastanti am-plificati dalla globalizazione «offu-scano il 2009», il Papa chiede diguardareal futuro,di cogliere l’occa-sionedellacrisi per ripensare le rego-le che governano ilmercato globale.Non ha dubbi: quello attuale va cor-retto in «modoconcertato e lungimi-rante». «Lo esigono - spiega - più an-cora che le difficoltà finanziarie im-mediate, lo stato di salute ecologicadelpianetae, soprattutto, la crisi cul-turale emorale, i cui sintomida tem-po sono evidenti in ogni parte delmondo».Vi è una «povertà iniquadacombattere», quella che «opprimetanti uomini e donne e minaccia lapacedi tutti». La ricetta? «Riscoprirela sobrietà e la solidarietà, quali valo-ri evangelici eal tempostessouniver-sali». «Non si può combattere effica-cemente la miseria - spiega - se nonsi cerca di "fare uguaglianza", ridu-cendo il dislivello tra chi spreca il su-perfluo e chi manca persino del ne-cessario». E ciò comporta scelte digiustizia e di sobrietà, che - aggiun-ge - «sonoperaltroobbligatedall’esi-genza di amministrare saggiamentele limitate risorse della terra». Que-sto è stato il monito che ieri il Papadalla basilica di san Pietro e, dopo,all’Angelus ha rivolto ai responsabilidellenazioni edegli organismi inter-nazionali, ma anche ai «semplici cit-

tadini». «C’è una povertà, un’indi-genza - ha scandito - che Dio nonvuolee chevacombattuta.Unapo-vertà che impedisce alle persone ealle famiglie di vivere secondo lalorodignità;unapovertà cheoffen-de la giustizia e l’uguaglianza eche, come tale, minaccia la convi-venza pacifica». Parla chiaro Bene-dettoXVI.Denunciaanche l’escala-tion di violenza a Gaza, visto che«anche l’odio e la sfiducia sono for-me di povertà». Invita a mettere ipoveri «al primo posto», a pratica-re «la solidarietà globale», concer-tando «le potenzialità del mercatocon quelle della società civile». IlPapa richiama tutti alle proprie re-sponsabilità e al rispetto degli im-pegni presi e mette sotto accusa èl’ininterrotta corsa agli armamen-ti, ancora più scandalosa «di frontealle malattie, alla morte infantile ealla crisi alimentare».Cambiarepa-gina, quindi, avendo come riferi-mento «valori positivi» comequellidi apertura all’altro, di solidarietàedi sobrietà di vita che san France-sco ha indicato al mondo. Su que-sti temi la sintonia del Papa con ilpresidente della Repubblica, Gior-

gio Napolitano è totale. BenedettoXVIprimadell’Angelus lo ringraziaper gli auguri di inizio anno. Non èun atto formale. Napolitano ha in-viato al pontefice un messaggioper il suodocumentoper laGiorna-ta Mondiale della Pace. Sui temidella lottaallapovertà,delladefini-zione di un nuovo modello di svi-luppo, dell’impegno per la pace apartire dal Medio Oriente e da Ga-za l’accordo è completo. ❖

ROBERTO MONTEFORTE

www.quirinale.it

[email protected]À DEL VATICANO

PREMIO ITACA

PER LEGGERE IL MESSAGGIO

Sant’Egidio

I LINK

Plauso bipartisan per il discor-so di fine anno del Capo dello Stato,ma restano le distanze tra maggio-ranza e opposizione. Tra i primi achiamare il Quirinale per esprimereapprezzamento, Silvio Berlusconi,leader di quel centrodestra che nel2006 non votò l’elezione di GiorgioNapolitanoalColle. Ed èproprio sul-l’«antiberlusconismo»delPdche insi-ste il portavoce di Fi Daniele Capez-zoneper indicare la causadell’assen-zadi coesione, con il capogruppodelPdl al Senato Maurizio Gasparri chedice di sperare che ilmessaggio di fi-ne anno «smuova la sinistra arrocca-ta su posizioni di sterile nostalgi-smo». In realtà è più che altro Anto-nioDi Pietro, di rimando, prima a in-timarealPdl di «non strumentalizza-re» le parole di Napolitano all’unicoscopo di «farsi gli affari propri», poiad ammonire: «Silvio Berlusconinon può andare al Quirinale».

Si tiene fuori da queste polemicheil Pd, che pone invece l’accento sulruolo del Parlamento. Dice WalterVeltroni: «Nel rispettodelladistinzio-nedei ruoli traopposizioneemaggio-ranza, lavoreremo in Parlamento al-la ricercadellenecessarie convergen-ze per affrontare i problemi reali,avendoacuore innanzitutto l’interes-se del Paese». Per il leader del Pd «ilrilievo dato nel discorso di fine annodal capodelloStato alla gravità dellacrisi economicaealle sueconseguen-ze sociali èmolto importante,davan-ti a sottovalutazioni e a nascondi-menti da altri operati». L’invito a ri-formecondivisevieneaccoltoconen-tusiasmo dal presidente della Came-ra Gianfranco Fini - per il quale «leriforme strutturali, di cui il Paese haestremobisogno, richiedonoun’azio-ne di ampio respiro» - e da quello delSenato Renato Schifani, che chiede«uno sforzo comune di tutte le forzepolitiche». La parte del messaggio diNapolitano dedicato a famiglie e la-voratori in difficoltà è stato partico-larmente apprezzato dal segretariodella Cgil Guglielmo Epifani. E fontivaticane hanno espresso l’apprezza-mentodiPapaBenedettoXVI, chehaseguito il discorso in televisione.❖

PPARLANDODI...Di Pietro

Il premio Itaca per il giornali-smo promosso dall’associazio-ne universitaria calabreseUlixes sarà conferito domaniall’inviato dell’Unità EnricoFierro.

Ieri mattina decine di migliaia di per-sone hanno raggiunto piazza san Pie-tro aRoma per l’Angelus del Papa. Era-no i partecipanti alla marcia per la pa-ce organizzata con il motto «Pacemin Terris» dalla comunità di sant’Egi-dio. Analoghe iniziative si sono tenu-te in altre 70 città d’Italia tra cui Geno-va,con la partecipazione delpresiden-te della Cei cardinale Bagnasco, a Mila-no con il cardinale Tettamanzi e a Na-poli con il cardinale Sepe. Nella nottedel 31 dicembre marce e veglie per lapace e contro le povertà sono state or-ganizzate in tutta Italia dalla Cei con laCaritas e Pax Christi. L’iniziativa «na-zionale» si è tenuta a Palermo.

«Pacem in Terris»: marceper la pace in tutta Italia

L’appello viene accoltocon entusiasmoda Fini e Schifani

«Noi dell'Italia dei Valori affermiamo che Berlusconi non può andare al Quirinale». Èquestoloslogandelleaderdell'ItaliadeiValori,AntonioDiPietro,chelancialaprimacampa-gna del 2009. «Scriviamoe telefoniamo a tutti quelli checonosciamo - aggiunge Di Pietro -dobbiamo convincere i nostri amici a condividere questa nostra battaglia».

Il Papa invocaunnuovomodellodi sviluppoBenedetto XVI ha celebrato nella basilica di San Pietrola giornata per la pace. Ha condannato le ingiustizieche minacciano la convivenza pacifica. Messaggio dal Colle

La Chiesa

Plauso alQuirinaleVeltroni: «LeCameresono la sede percercare convergenze»

Riforme condivise

7VENERDÌ

2 GENNAIO2009

Page 8: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

Foto Ap

Ecco ampi stralci del di-scorso di fine anno delPresidente

Nel rivolgervi questoaugurio, non ignoro la

forte preoccupazione che ci acco-muna nel guardare all'anno che staper iniziare. Un anno che si prean-nuncia più difficile, e che ci impe-gna a prove più ardue, rispetto alleesperienze vissute da molto tempoa questa parte.

Dobbiamo guardare in faccia aipericoli cui è esposta la società ita-liana, senza sottovalutarne la gravi-tà: ma senza lasciarcene impaurire.

L'unicacosadi cuiaverpauraè lapau-ra stessa. Vorrei in sostanza parlarequesta sera convoi il linguaggiodellaverità, che non induce al pessimismoma sollecita a reagire con coraggio elungimiranza.

Sono convinto che possiamo limi-tare le conseguenzeeconomichee so-ciali della crisi mondiale per l'Italia, ecreare anzi le premesse di un miglio-re futuro, se facciamo leva sui puntidi forza e sulle più vive energie di cuidisponiamo. A condizione che nonesitiamo ad affrontare decisamentele debolezzedel nostro sistema, le in-sufficienze e i problemi che ci portia-

mo dietro da troppo tempo. Faccia-mo della crisi un'occasione per libe-rarcene, guardando innanzitutto all'assettodellenostre istituzioni, almo-do di essere della pubblica ammini-strazione,almododioperaredell'am-ministrazione della giustizia.

C'è ragione di essere seriamentepreoccupati per l'occupazione, per lecondizioni di chi lavora e di chi cercalavoro, e per le famiglie più bisogno-se.Ec'èdaessernepreoccupati in spe-cial modo guardando al Mezzogior-no, che non ha fatto i passi avanti ne-cessari e rischia di essere più di altreparti del paese colpito dalla crisi, senon vi si dedica l'impegno che ho direcente sollecitato con forza.

L'occupazione in Italia è, da diver-si anni, cresciuta. Ma ora è a rischio.Mi sento perciò vicino ai lavoratoriche temono per la sorte delle loroaziende e che potranno tutt'al piùcontare sulla Cassa Integrazione, co-sì comeai giovani precari che vedonocon allarme avvicinarsi la scadenzadei loro contratti, temendo di restareprivi di ogni tutela. Parti sociali, go-verno e Parlamento dovranno farsicarico di questa drammatica urgen-za, conmisureefficaci, ispirateaequi-tà e solidarietà.

Mi sento, egualmente, vicino allefamiglie, specie a quelle numerose, oche comunque fanno affidamento suunsolo reddito, sullequali pesa ladif-

ficoltà per le donnedi trovare lavoro,e che non hanno abbastanza per sod-disfarebisogni fondamentali : e quel-li che ne soffrono di più sono i bambi-ni.

Hanno fatto scalpore nei giorniscorsi le statistiche ufficiali sulla po-vertà in Italia: ed è parola che esitia-mo a pronunciare, è realtà non sem-plice da definire e da misurare. Sonocomunque troppe le persone e le fa-miglie chestannomale, ebisognaevi-tare che l'anno prossimo siano anco-ra di più o stiano ancora peggio.

Dalla crisi deve, e può, uscire un'Italia più giusta. Facciamo della crisiun'occasione per impegnarci a ridur-re le sempre più acutedisparità che si

sonodeterminate nei redditi e nellecondizioni di vita; per riformare unsistemadi protezione sociale squili-brato e carente; per elevare, a favo-re dei figli delle famiglie più mode-ste, le possibilità di istruzione findaiprimianni edi ascesanella scalasociale.

Facciamo della crisi l'occasioneper rinnovare la nostra economia, einsieme con essa anche stili di vitadiffusi, poco sensibili a valori di so-brietà e lungimiranza.

Facciamo della crisi un'occasio-ne perché l'Italia cresca come socie-tàbasata sulla conoscenza, sullapie-na valorizzazione del nostro patri-monio culturale e del nostro capita-le umano.

Non spetta a me indicare qualidecisioni vadanoprese invia imme-diata.

L'Italia è condizionata nelle suescelte dal peso dell'ingente debitopubblico accumulato nel passato, enessunopuòdimenticarsenenell'af-frontare qualsiasi problema.

Dobbiamoconsiderare la crisi co-me grande prova e occasione peraprire al paese nuoveprospettive disviluppo, ristabilendo trasparenzae rigore nell'uso del danaro pubbli-co.

Il mondo in cui viviamo è uno, ecome tale va governato. Per l'Italia,la prova più alta - in cui si riassumo-no tutte le altre - è quella della no-stra capacità di unire le forze, di ri-trovarequel sensodiuncomunede-stinoequello slanciodi coesionena-zionale che in altri momenti crucia-li della nostra storia abbiamo sapu-to esprimere.

Dobbiamo riuscirci anche ora, apartiredall'anno caricodi incogniteche ci attende. Ed è una prova nonsolo per le forze politiche, anche seè essenziale che queste escano dauna logicadi scontro semprepiù ste-rile. Esse possono guadagnare fidu-cia solo mostrandosi aperte all'esi-genza di un impegno comune, edesprimendounnuovocostume, ispi-ratodavveroe soloall'interessepub-blico. ❖

Famiglie

La paura

Il presidente mentre pronuncia il suo discorso

Sono comunquetroppe quelle famiglieche stanno male

Dobbiamo guardare infaccia i problemi senzafarci impaurire

Il discorso del presidente

Le forze politichedevono uscire dallalogica dello scontro

Mi sento vicino a lorosoprattutto a quelli finitiin Cig

La politica

Lavoratori

Ora facciamodella crisiun’occasioneper liberarceneOccupazione: parti sociali, governo e Parlamentodovranno farsi carico di questa drammatica urgenza

Primo Piano

ILDOCUMENTO

8VENERDÌ2 GENNAIO2009

Page 9: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

Adelante siemprebuon2009Unità

HO RICOMINCIATO CON L’UNITA

Cara direttora, ho ripreso a compra-re l'Unità da poche settimane, mipiacciono le copertine, i temi propo-sti, ma soprattutto mi convince l'im-pegno sui temi degll'emarginazio-ne, dei Rom, dei senza casa, dei pre-cari. Sono soddisfatto e leggo volen-tieri fatti che in altri giornali sonotrattati nelle brevi o nei trafiletti.Cara direttora hai conquistato unnuovo lettore.....a spese di Repubbli-ca. CiaoClaudio Caldarelli

IL FILO ROSSO

Tanti auguri anche a te carissima di-rettore. Complimenti per la primapagina di oggi che è bellissima e si-gnificativa. Complimenti per il filorosso di tutti i giorni, che a me servead introdurmi alla lettura. Tante gra-zie a tutti per il vostro lavoro e tantiauguri per un 2009 migliore.Michele Strada

ANCH'IO VOGLIO UN SALUTO PRIVATO.

Leggo l'Unità dal l968. L'ho diffusa eoggi cerco di regalarla agli amici perinvogliarli a leggerla. Da quando ilgiornale è diretto da Lei, lo leggo an-che più volentieri perchémi sembranuovo ma anche nella tradizione diriservata compostezza ed educazio-ne. Berlinguer diceva di sé: sono unconservatore rivoluzionario. Ancheil giornale è un po’ così Spero di po-terla conoscere un giorno di perso-na. Al mio paese, Moltrasio, sul lagodi Como, è venuto nostro ospite peruna sera Nicola Cacace ed è statauna gioia averlo con noi; era moltotempo che desideravo incontrarlo,essendo un suo grande estimatore.Chissà che non si possa fare altret-tanto con Lei. la ringrazio per il Suolavoro. Con affettoFranco Gerosa

AUGURI UNITÀ

Gentile signora, non sono mai statoun assiduo lettore dell'Unità, lo ac-quistavo di tanto in tanto perché ri-tenevo e ritengo necessario leggere

più quotidiani se si vuol essere me-glio informati.... Ho acquistato il pri-mo numero dell'Unità quando Lei neè diventata la responsabile, e da allo-ra , sono altri quotidiani che acquistodi tantoin tanto.. La ritengo una perso-na, una giornalista eccezionalmentein gamba, molto preoccupata per lagrave situazione sociale...,i poveri au-mentano nella totale idifferenza deipolitici...Anche io sento il bisogno di un salutoprivato e per questo Le auguro un feli-ce anno nuovo insieme alla sua fami-glia; altri auguri sono per la redazionee diffusione del giornale.....Scetta Gaetano, classe 1932

IL MIO GIORNALE

Complimenti per il giornale,e' fattomolto bene.ottimo il filo rosso.Augu-ro un felice 2009,e tanti successi a Leie famiglia e all'Unita.Un lettore, Maurizio Pezzetti

TEMPI DURI

Degli analisti non mi fiderei, qualcheanno fa quelli della banca per cui lavo-ravo mi passarono un report con i tito-li da consigliare ai clienti, in testa, logiuro, c'erano Parmalat e Lehman! I

tempi comunque si annunciano duri,ce lo dice il senso comune e l'istintodegi italiani chedisobbedendo al mini-napoleone che abbiamo come presi-dente del consiglio cominciano a pen-sare che è il caso di conservare qual-che risparmio senza sperperarlo incazzate inutili. Mi auguro che l'Unitàcontinui anche nel 2009 l'eccellentelavorodi informazione e di critica poli-tica indispensabile in questi anni diffi-cili. Auguri!Ezio Fornesi

UN BRINDISI DAL MARE

Gentile Concita, l'ho stimata fin daisuoi esordi e adesso, che leggo il quo-tidiano cheLei dirige, aggiungo lecon-gratulazioni. Mi piace come tratta gliargomenti che stanno a cuore a tantepersone come me, che vorrebbero di-mostrarsi ottimiste e che, avendo i pie-di per terra e sapendo "far di conto"non ci riescono. Ma l'anno bisesto staper finire e insieme ai miei cari brinde-rò, sulla riva del mare, anche a Lei.SiceramenteElena

HO 17 ANNI

Grazie Direttrice per gli auguri!!

Io la seguo sempre, ho 17 anni e xme portare in classe l'Unità non è fa-cile, poi vado anche a scuola a Viter-bo!!)ma io non demordo! Grazie xkèogni mattina comincio la giornatasorridendo al giornalaio!! La stimotantissimo.Gioia

PER FORTUNA C’È L’UNITÀ

Cara Unità ti considero la mia più ca-ra amica. Credimi quando ti dicoche ho la nausea alla sola vista deipolitici. Siano essi di destra o di sini-stra. Tutti belli, buoni. Paladini o vitti-me della giustizia e del giustiziali-smo. Tutti che predicano bene e raz-zolano male. Chi candida indagati “aragion veduta”. Chi se ne frega echiude l’uno e pure l’altro occhio.Chi abbassa il capo. Chi osserva lacarota mentre il bastone lo ha giàpreso in quel posto. Mia cara Unità,sono stanco. Mi dispiace ammetter-lo, ma ho perduto la fiducia. Ammet-tiamolo: siamo un popolo che ha bi-sogno di un padrone, che non ap-prezza la libertà. Ritorniamo alle ur-ne per l’ultima volta, ma dovremoandarci tutti. Come nel referendumdel 1946 non dovremo far altro chescegliere tra la Repubblica e la Mo-narchia. Il monarca, è inutile dirlo, loconosciamo tutti.Claudio Passanante

UNA VOCE LIBERA

L’anno appena finito non è stato ungrande anno per la sinistra italiana.E non è stato un grande anno perquegli italiani che ancora riescono anon farsi abbindolare dalle chiac-chiere e dagli spot del grande illusio-nista della politica. Spero nel nuovoanno. Vorrei però ringraziare Conci-ta De Gregorio per averci dato unbellissimo giornale: autonomo, con-creto, una voce “libera”; l’unica checi rimane insieme al TG3.Cosetta Degli Esposti

ADELANTE

Auguri a voi tutti, dal direttore all’ul-timo collaboratore. Adelante siem-pre!

GLIAUGURIDEI LETTORI

9VENERDÌ

2 GENNAIO2009

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Page 11: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

«Non c’è bisogno di una treguaumanitaria perché a Gaza non c’èuna crisi umanitaria». Israele gelal’Europa.A farlo, daParigi, è lami-nistradegliEsteri delloStatoebrai-co, Tzipi Livni. Niente tregua.«PiomboFuso» va avanti. Bombeemorte. Razzi e terrore. A Gaza enel Sud d’Israele il nuovo anno hainizio sotto il segno della guerra.Guerra totale. Uno dei principalileader di Hamas è rimasto uccisoin un raid lanciato ieri da Israele,nel sesto giorno dell’offensiva nel-la Striscia di Gaza, che ha causatooltre 400 morti e quasi 2.000 feri-ti.UnportavocediTsahalhapreci-sato che gli incessanti raid aereiisraeliani hanno colpito circa unatrentina di obiettivi di Hamas nel-le ultime ventiquattro ore. Bombee politica. Mentre a Gaza si conti-nuaamorire, equasinovecentomi-la israeliani vivono sotto l’incubodei razziQassameGad, i vertici po-litici dello Stato ebraico lancianomessaggialla comunità internazio-nale.

BOMBE E DIPLOMAZIAIsraele non vuole una «guerra lun-ga», assicura da Gerusalemme ilpremier Ehud Olmert. Da Parigi,laministra degli Esteri (e leader diKadima), Tzipi Livni afferma deci-sa al termine dell’incontro conSarkozyall’Eliseo: il governo israe-lianodeciderà «quando sarà ilmo-mento» di cessare le sue operazio-ni militari nella striscia di Gaza.Nelle sue operazioni Israele «di-stingue la guerra contro il terrori-smo, contro Hamas, dalla popola-zionecivile.Così facendo,noiman-teniamo la situazione umanitaria

aGazaesattamente comedeveesse-re», sottolinea la ministra.Il presidente della Commissione

Esteri del parlamento israeliano,Tzahi Hanegbi, avverte che una de-cisione sulla prospettata offensivadi terra nella Striscia di Gaza è «im-minente». «Ci siamo ormai - affer-ma alla rete televisiva Canale 10 - ilmondonon fapressioni sudi noi, ca-piscecheabbiamo ildirittodibatter-ci per difendere le nostre case». Inattesa della possibile offensiva, lun-go la frontiera con la Striscia di Ga-za sono ammassate unità blindate edel genio, oltre che reparti speciali

della fanteria.

AUMENTANO LE VITTIMETre razzi sparati conmicidialepreci-sionedauncacciabombardiere isra-elianocontrounappartamentoa Ja-baliyahannoposto fineoggialla car-riera terrena di Nizam Rayan, unodei leader politici emilitari di puntadi Hamas nella Striscia di Gaza. Unquarto d’ora prima del raid, secon-do fonti locali e standoalla rete tele-visiva israeliana Canale 10, Rayanera stato avvertito conuna telefona-ta di Israele che stava per esserebombardato.Ma lui - cheeraunode-

gli ideatori della tattica degli «scu-diumani»dapredisporreper impe-dire bombardamenti israeliani -ha preferito restare fino in fondo,con le persone a lui più care.Fra lemacerie della sua palazzi-

nadi quattropiani, nel campopro-fughidi Jabalya, sonostati recupe-rati dieci cadaveri fra cui il suo,quello di unamoglie e quelli di trefigli. La morte di Rayan è un durocolpoperHamas, concordanoana-listi israeliani epalestinesi.Un son-daggio d’opinione pubblicato dalquotidiano Haaretz ha conferma-to che l’ operazione «Piombo Fu-so»ha il consensodellamaggioran-za degli israeliani, il 52%; per unatregua sono il 20%e il 19%per un'offensiva terrestreoltreaquellaae-

rea in corso.Hamas,dal canto suo,ha smentito di aver accettato unaproposta di tregua dell’Ue, ha pro-messo che Israele pagherà a caroprezzo l’uccisione di Rayan e haproclamato per oggi la giornatadellacolleraneiTerritori. Sul terre-noper tutta la giornata si sono sus-seguiti intensi raid aerei su Gazasoprattutto contro palazzi gover-nativi e le abitazioni di esponentidiHamas, con almeno dodici ucci-si secondo stime della sanità pale-stinese. A Beersheva, Ashdod,Ashkelon, Sderot e negli altri cen-tri abitati in Israele situati nellearee minacciate dai razzi le sirened’allarme sono suonate con fre-quenza e diverse località sono sta-te colpite. AAshdodè stato centra-to da un razzo uno palazzo di ottopiani; non ha causato vittime madanni ingenti. ❖

Foto di Eric Gaillard/Reuters

www.un.org/unrwaIL SITO DELL’AGENZIA ONU PER I RIFUGIATI

Le armi non si fermano. Israelenon apre all’Europa. Sesto gior-no di bombardamenti aerei aGaza. In un raid viene uccisoNizam Rayan, uno dei leader diHamas. Novecentomila israelia-ni sotto la minaccia dei razzi.

[email protected]

Manifestanti protestano davanti alla residenza di Olmert contro l’offensiva a Gaza

IL LINK

p Livni a Parigi La ministra degli Esteri israeliana: nella Striscia non c’è crisi umanitaria

p Raid aerei Colpito il parlamento, ucciso un leader di Hamas. In sei giorni oltre 400 morti

Tsahal completai preparativi perl’intervento terrestre

Guerra totale

Israele non ferma l’offensiva«AGaza la treguanon serve»

UMBERTO DE GIOVANNANGELI

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2 GENNAIO2009

Page 12: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

Per Israele è un uomo diparte, un «ospite indesi-derato», pregiudizial-mente ostile allo Statoebraico. Comunque, una

personalità scomoda. Ma RichardFalk -ebreoamericano,Relatore spe-ciale delle Nazioni Unite per i Dirittiumani nei Territori, professore eme-rito di Diritto internazionale all'Uni-versità di Princeton e membro delForo di New York - rigetta con forzaquesta etichetta: «Non c’è inme - di-ce - alcuna ostilità preconcetta versoIsraele.Mi limitoadevidenziare i fat-ti, e questo non è certo un atteggia-mento pregiudizialmente ostile. È larealtà dei fatti, purtroppo, a inchio-dare le autorità, politiche e militari,israeliane alle loro pesanti, e docu-mentabili, responsabilità». Sono ifatti, secondo il professor Falk, a «in-chiodare» oggi Israele. Il relatoreOnu denuncia senza mezzi terminile «scioccanti atrocità» commesseda Israele nell’offensiva contro laStriscia di Gaza.Professor Falk, su cosa base questagravissima denuncia?«Sul fatto che Israele impiega armimoderne contro una popolazioneinerme che già sopportava da mesiun durissimo embargo».L’embargo. Israele sostiene che si ètrattato di una via obbligata, per quan-to dolorosa, per porre fine al lancio deirazzi contro le città del Sud dello Statoebraico.«Usarearmimodernecontrounapo-polazione inerme, attuare una puni-zionecollettiva comeè l'embargo im-posto a Gaza, tutto ciò non si confi-gura come legittima difesa. E nem-meno come uso sproporzionato del-la forza. È ben altro. È una politicamolto simile a un crimine control’umanità che, come tale, dovrebbeessere sanzionato dalla Corte pena-

UMBERTO DE [email protected]

Intervista a Richard Falk

Foto di Jim Hollander/Ansa-Epa Foto di Mohammed Saber/Ansa-Epa

Il relatore speciale dell’Onu sui diritti umani nei Territori:«È un crimine usare armi moderne contro la popolazione inerme»

Violenza inMedio OrientePrimo Piano

Allarme aereo Smada Ban Hayun con i figli e i vicini si ripara in una condotta idrica a Nitzan per sfuggire ai bombardamenti

Dopo l’attacco Si cerca tra le macerie

«Rappresaglia israelianaingiustificataAtrocità contro i civili»

12VENERDÌ2 GENNAIO2009

Page 13: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

le internazionale di fronte alla qualedovrebbero comparire i responsabilidi questo crimine.Così comenonde-vono sussistere atteggiamenti pre-giudiziali verso Israele, non devenemmeno sussistere un atteggia-mentoopposto: quellodiunaassolu-zione pregiudiziale. Il blocco di Ga-zanonassolvealcuna funzione legit-tima da parte di Israele. Le autoritàisraeliane ripetono che sia stato im-posto come rappresaglia per il lan-cio di razzi di Hamas e della Jihadislamica contro Sderot e le altre cittàdel Sud d'Israele…».Il lancio di questi razzi, professor Falk,è indiscutibile...«Nessuno lo mette in dubbio. L’ille-galità di lanciare questi razzi è indi-scutibile, ma non giustifica in alcunmodo l’indiscriminata rappresagliaisraeliana contro la popolazione diGaza».Israele prosegue l’offensiva militarecontro la Striscia.«Gaza è ridotta a una città-cratere.

Israele afferma di essere in guerraconHamasenoncon lapopolazionepalestinese. Ma a Gaza è l’intera po-polazione palestinese ad essere ber-saglio delle bombe israeliane. Stia-mo parlando di esseri umani, non dinumeri. Di fronte a questa tragedia,la comunità internazionale deve ac-crescere le sue pressioni su Israeleperché ponga fine agli attacchi. De-ve essere fatto peruna ragioneetica,

prim’ancora che politica. Perché aGaza, lo ripeto con lamorte nel cuo-re, è in atto un massacro che nonpuòesseregiustificatonéminimizza-to. Sulla Striscia, in sei giorni di raidaerei, Israele ha sganciato oltre 120tonnellate di bombe; almeno il 25%di coloro che sono stati uccisi a Gazaeranocivili, e traquesti donneebam-bini. Ed è una stima in difetto, desti-nata a crescere. Mentre noi stiamoparlando altri civili stanno moren-do…Comesi fa a sostenere senza ar-rossire dalla vergogna che siamo difronte ad operazioni "selettive"?».Professor Falk, per le sue denunce, Leiviene considerato, non solo dentroIsraele, come un «ebreo che odia sestesso», se non addirittura un antise-mita.«Queste accusemi feriscono profon-damente. A questi attacchi contro lamia credibilità ribatto sottolineandochenonmi sentomai antiamericanoquando critico la politica estera delgovernoamericano. È una tattica in-cresciosa utilizzata damolti sionisti,quella di equiparare ogni critica alloStato di Israele o alla sua politica al-l’antisemitismo. Secondo me, que-sto atteggiamento è profondamenteantidemocratico, e minaccia di tra-sformare il "cittadino" in un "suddi-to". Credo che la misura di un buonsenso della cittadinanza sia la co-scienza, non l’obbedienza. Per tuttequeste ragioni, non ho rimpianti.Non potrei fare altro».❖

Non hanno mai creduto che la pacepossa essere un matrimonio d’amo-re. Semmaid’interesse.Hannocom-battuto per il loro Paese. In divisa. Epoi con i loro scritti.Hanno sostenu-to il diritto-dovere d’Israele a difen-dersi, ma non hanno mai credutoche Israele, il loro amatoPaese, pos-sa conquistare un futurodi normali-tà con la forza delle armi. ParlanoDavid Grossman; Abraham BetYehoshua; Amos Oz, i più grandiscrittori israeliani contemporanei.Coscienza critica di un Paese che,giustamente, fa vanto della sua de-mocrazia e pluralità di voci. È cosìanche nei giorni di guerra a Gaza.Arrivare al più presto al cessa-

te-il-fuoco per poi sedersi subito altavolonegoziale: è il filo conduttoredelle considerazioni dei tre scritto-ri. «Tutti dobbiamoadattarci all’evi-denza della profonda divisione esi-stente all'interno del campo palesti-nese e prendere atto che oggi convi-vono due Palestine: una nella Stri-scia di Gaza e l’altra in Cisgiorda-nia», rilevaOz. «Gaza - rifletteOz - èstata sequestrata da una banda diestremisti islamici (Hamas, ndr)chesimuovonosulla falsarigadei ta-

lebani. LaCisgiordaniaècontrolla-ta dall’Autorità palestinese, che sièdimostratapragmaticaemodera-ta... Se dunque è indispensabileche il governo israeliano faccia delsuomeglio per stipulare immedia-tamente il cessate il fuoco con Ha-mas a Gaza, resta anche priorita-ria la ripresa dei negoziati di pacecon l’Anp in Cisgiordania».Yehoshua, dal canto suo, rimar-

ca che «l’operazione dello Statoebraico era necessaria, ma ancheperché c’è ora bisogno che si con-cluda in fretta». Proprio in quantoi residenti di Gaza sono nostri vici-ni di casa, sostiene lo scrittore,«dobbiamo essere proporzionatiin questa operazione e cercare diraggiungerealpiùprestouncessa-te-il-fuoco»e, conclude«dinorma-lizzare i nostri rapporti». Gros-sman, dal canto suo, rileva cheIsraele, dopo aver inferto il colpoiniziale a Hamas nella Striscia diGaza, dovrebbe ora cessare il fuo-coper48oreperdare aiPaesi inte-ressati il tempo di mediare tra leparti in conflitto al fine di consoli-dare il cessate-il-fuoco. «Faremmobenea fermarci - afferma loscritto-re - e a rivolgerci ai capi di Hamasdicendo loro: Intendiamo cessareil fuoco unilateralmente e total-menteper leprossime48oree, an-che se continuerete a sparare con-tro Israele, noi non reagiremo enon riprenderemo le ostilità...».Una tregua - conclude Grossman-potrebbe inoltre offrire ad Hamas«una via d’uscita onorevole dallatrappola in cui si è cacciato».❖

«Vanno condannatima la risposta armataè sproporzionata»

L’offensiva

I lanci di razzi

Foto di Mohammed Salem/Reuters

«Quella imposta aipalestinesi è unapunizione collettiva»

«In pochi giornisganciate 120tonnellate di bombe»

Foto di Mohammed Saber/Ansa-Epa

P

L’embargo

«È ridotta a un cratereI Grandidevono muoversi»

Grossman, Yehoshua,OzI tre scrittori israeliania favore dello stop ai raidLa risposta ai razzi Qassam eralegittima. Ma ora è necessario ilcessate il fuoco. A sostenerlo so-no i tre più grandi scrittori israe-liani. Un Paese in trincea s’inter-roga sull’uso della forza. Oz: ri-lanciare il negoziato con l’Anp.

PARLANDODI...TayyipErdogan

Spezzare la «spirale di violenza» che si è innescata tra Hamas e lo Stato di Israele eristabilirealpiùprestounatregua.Restaquestol’obiettivodelpremierturcoimpegnatoneltentativo di una mediazione diplomatica. Ieri è partito alla volta di Sharm el Sheikh percolloqui con il presidente egiziano Hosni Mubarak.

La città palestinese

Una ragazzina tra le rovine della casa del leader di Hamas Nizar Rayan ucciso ieri In fuga tra il fumo dopo le bombe cadute nel campo di Jabalya

U.D.G.

13VENERDÌ

2 GENNAIO2009

Page 14: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

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Page 15: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

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EFABRIZIOACCAREZZÒLATESTADI BABU

Babu è crepato nel sonno. In silenzio.Scossodal freddoedalle scariche feca-li che accompagnano la morte. 43 an-ni, nepalese, amante del vino a buon

mercato. «Ubriacone senza fissa dimora». Con-dannatoa spengersi illuminatodai festoninata-lizi. Fra le note classiche del Teatro Carlo Felicee le liriche echeggianti dalla Mostra su De An-dré.Genova si è soffermataa rifletterci su.Diecisecondi.Durante le feste si vadi fretta, fra ceno-ne e danze e pranzi per Capodanno. Di Babuche vuoi che gli interessi. Non a caso, più cheuna morte sembra un'esecuzione. Firmata incalce dai cittadini che lamentavano la presenzadei barboni sotto le volte del salotto buono. In-ducendo le autorità di sguarnirli di coperte ecartoni.Così che si togliessero alla vista. Non insudi-

ciassero il colpo d'occhio. La povertà fa schifo.Puzza, sporca, deprezzagli immobili, dequalifi-ca il quartiere. Babu si è attaccato al cartone divino. Rannicchiato dentro un'ombra. Dato lespalle ai lustrini e ai presepi. S'è lasciato andare

al sonnocheportavia tutto. La riflessione sulpro-prio fallimento di uomo e di padre. Ha sentito ibrividi scuotergli le ossa. La bava salirgli dallostomaco. Le lacrime cristallizzate sulle guance.Porta le ginocchia al petto, chiude i gomiti attor-noalla faccia.DalCarloFelice irradiano i lamentidei violini, il tintinnare dell'arpa. La chitarra diDe André musica i saloni della Mostra sull'altrolato della via, un lato pulito e illuminato bene.Babu non trattiene l'orina. Le gambe sono fil diferro, il ventre rattrappisce inunghigno.Accantogli si accoccola Fabrizio. Fumauna paglia, il ciuf-fo sugli occhi a velare la Mostra. Posa la manosulla testadi Babu.Che si rilassa e soffia un sospi-ro.Per un momento Genova spegne paillettes e

falpalà.L’orchestra tace. Lagentealmuseodiven-tadi pietra. Babu s’allontananella notte. Toglie ildisturbo nel chiacchiericcio torbido che ritornapadrone. Nei distinguo ufficiali calati sul palco-scenicodella suamessa almuro.Mollandogli or-meggi a quegli altri. I fratelli che lo piangono e loricordano. Accusano sommessi gli ipocriti che

hanno staccato la spina.Nell’attesadi altro geloediun’altramorte. Scesadal cieloa fare lo spor-co lavoro che tanto fa comodo alle anime pigre.

Babu io l’ho conosciuto nelle strade e nellepiazze di tutti i giorni. L’ho scorto sdraiato sullapanchina del parco. E disteso nell’androne del-le stazioni ferroviarie,oppureappoggiatoalmu-ro con inmano le bustedel supermercato. Babuti racconta ched’un tratto la vita è cambiata.Hapresounastradatutta sua.Partoritadaundivor-zio, un licenziamento, un dolore straziante,una difficoltà dello spirito. Le cose cambiano dicolpo, perdi il baricentro ti ritrovi per strada amendicare attenzione. Babu non è un caso deldestino. Appartiene a noi tutti. E’ uno di fami-glia. Che si guadagna uno sguardo quando, al-lungato sulmarciapiede, intralcia il passodisin-volto incanalato sui binari quotidiani.L'urlo travolse il solel'aria divenne strettacristalli di parolel'ultima bestemmia detta

FOGLIETTONEClaudio Camarca

Il clochard morto di freddo davanti al Teatro Carlo Felice di Genova ti racconta che la vitapuò cambiare di colpo, perdi il baricentro e ti ritrovi per strada a mendicare attenzione

Disegno di Gianluca Maruotti (Tecnica: matita e digitale)

15VENERDÌ

2 GENNAIO2009

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Foto Omniroma

Violentata dal branco. Forse daquattro, cinque persone. Lividi esquarci sul collo, sul volto, sullegambe. Sangue. Nel cuore dellanotte di Capodanno, nella perife-ria tra Roma e Fiumicino: tutt’at-torno campagna, una caserma, uncentro commerciale mastodonti-co, le luci dellepistedell’aereopor-to in lontananza. È successo ieri auna ragazza romana di venticin-que anni. Soccorsa all’alba, conse-gnataall’autobulanzadel118,por-tata di corsa all’ospedale San Ca-millo, sirene spiegate,mentre l’an-no nuovo albeggiava. Con lei, pa-re, due donne: una dottoressa eun’ispettricedipolizia.Codicegial-lo al pronto soccorso, poi la degen-

za nel reparto di Ostetricia e Gine-cologia. Nessun pericolo di vita,hanno assicurato dalla direzionesanitaria dell’ospedale. Ma paura,angoscia, confusione. Tutt’attor-no lemammecon il pancione, i pa-pà agitati, i nonni con il cambiodei pannolini, le scritte festose suimuri col pennarello. «Oggi final-mente è nata Gaia, mia nipote»;«Benvenuto Francesco. Ti abbia-mo aspettato tanto. Mamma e pa-pà».All’ingresso, sulle scale, ovun-que: lagioiaobbligatoriadel repar-to maternità contro un orrore pie-trificante che lascia sgomenti.

È cominciato così il 2009 di Ro-

ma. Con la vita sfregiata di una ra-gazza che, insiemea30mila giovaniqualsiasi - in molti arrivati dal restod’Italia - aveva sceltodi iniziare l’an-noal ritmodellamusica elettronica.Nella notte tra mercoledì e giovedì,per gli amanti del genere, non c’eraun evento qualsiasi, ma un Festivalinternazionaleattesodamesi eorga-nizzatonelminimodettaglio: 28 trai dj e i musicisti più quotati del girotecno europeo, suddivisi in quattropadiglioni tematici. Quinta edizio-nedell’evento. Inuna location inedi-ta, però, e teoricamente, ideale: laNuova Fiera di Roma, astronave dipadiglionipiantati inmezzoal nien-te. Ilmassimoper chi vuole solo bal-lare al ritmo agitato dei colpi veloci,sotto le casse, senza pensare a nien-te. Il massimo anche per chi inter-preta un evento così come qualcosadi diverso da una serata in discote-ca.Per chinel buio,negli spazi isola-ti, nel rumoreassordante, sinascon-deper coprireun reatoe colpire sen-za essere fermato. «Avevamo orga-nizzato tutto nel minimo dettaglio»- ha spiegato Federico Amati di Ro-ma For Music, l’associazione che haorganizzato l’evento, patrocinatodal Comune di Roma. «Mai comequest’anno, avevamocurato l’aspet-todella prevenzione: 500adetti allasicurezza,200agentidelle forzedel-l’ordine, tra polizia e carabinieri, 17pattugliedi vigili urbani, unospeda-le da campo, ambulanze, personaledell’Agenzia Tossicodipendenze».

Gli organizzatori hanno esclusocategoricamente che lo stupro pos-sa essere avvenuto in uno dei quat-tro padiglioni: «All’interno aveva-moun’illuminazione curata nel det-taglio, agenti in borghese. Escludonellamanierapiùassolutacheunre-atocosì violentopossaessere succes-so sotto gli occhi di tutti. Ho saputoanche che la ragazza si è presentataalle 6.30 in stato confusionale agliaddetti alla vigilanza che si trovava-no all’ingresso della Fiera. Certo,nei prati circostanti tutto può esseresuccesso». I soccorsi sono stati im-mediati. «È stata la vigilanza a chia-marci» - hanno spiegato dall’ufficioRoma i Fori imperiali dopo il concerto di Capodanno

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p La ragazza è stata aggredita nei pressi della Fiera alla fine del Festival della musica techno

p Gli organizzatori: «La sicurezza dei concerti era stata garantita». Forse 4 gli aggressori

Italia

«Era sotto shock, avevalividi ed escoriazioni,perdeva sangue»

Festa finita in tragedia alle por-te di Roma, per una giovanedonna vittima di uno stupro digruppo durante un rave tech-no. Ancora ricoverata, non è inpericolo di vita. Il Comune sa-rà parte civile al processo.

PAOLA NATALICCHIO

www.unita.it

I soccorritori del 118

Roma, violentatadal brancoCapodannodi terrore

16VENERDÌ2 GENNAIO2009

Page 17: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

stampa del 118. «Alcune personehanno accompagnato da noi la ra-gazza, brutalizzata da escoriazionied ecchimosi e con copiose perditedi sangue dalla zona genitale. L’ab-biamomedicata e abbiamo avvisatosubito la squadramobile».Le indagi-ni sono incorso.Ladinamicache tra-pela, ancora da accertare, è quelladello strupro di gruppo. Tutt’attor-no si è ballato fino alle 8. Lo spetta-colo è continuato, insomma, senzache nessuno - o quasi - nei padiglio-

ni, se ne accorgesse. Giulia, 28 anni,dice di averlo saputo dal Tg. «Sonostata a quella stessa festa. Ho balla-to fino all’ultimo, era già giorno. Lavoce dello stupro non è girata. È ve-ro, c’erano leperquisizioniall’ingres-so e l’illuminazione era discreta.Maerapur sempreunarave.Conannes-si e connessi».

Intanto in serataèarrivata lanoti-zia che il Comune si costituirà partecivile nel processo contro gli aggres-sori. «Esprimo tutta lamia solidarie-tàallagiovaneaggreditaquestanot-te. Questo gesto non deve rimanereimpunito» - hadetto il sindacoGian-ni Alemanno. ❖

Il sequestro è avvenuto verso le duedi notte di giovedì. A quell’ora Fila-delfia, piccolo centro collinare inprovinciadiViboValentia, eradeser-ta.CristianGalati, 24anni,un impie-go come cameriere, è stato preleva-todadueuomini. Lohanno caricatoa forza in auto, trasportato 14 chilo-metri più a nord, a Curinga paese inprovincia di Catanzaro, legato (for-se a un albero), picchiato a sanguee, infine, dato alle fiamme. Cristiansi è salvato soloperché i suoi aggres-sori non si sono fermati a vederlobruciare completamente. Se ne so-noandati senzaaccorgersi che il fuo-co, a un certo punto, si è arrestato inmaniera spontanea e il rogo si èspento. Ad accorgersi di Cristian èstato un agricoltore verso le novedelmattino, attirato dai suoi lamen-ti. Il giovane adesso lotta tra la vita elamorte in un letto di un centro spe-cializzato di Bari, dove è stato tra-sportatoconunelicottero, conustio-ni di terzo grado su tutto il corpo eun trauma cranico. Le sue condizio-ni sonogravissimeed imedici parla-nodipericolo imminentedivita. Pri-ma di essere sedato, Cristian avreb-be però dato indicazioni ai Carabi-nieri di Girifalco che per primo han-noraccolto la sua testimonianza.Se-condo quanto riferito dal giovane,gli aggressori erano due uomini di

Filadelfia.Secondo le forzedell’ordi-nenon si trattava volevanoucciderela loro vittima. Il padre del ragazzo,che tre anni fa ha perso ancheun se-condo figlio, vittima della luparabianca, ha fornito un possibile sce-nario, raccontando che a Filadelfiac’è qualcuno che accusa il figlio diavergli incendiato l’auto.Quelladel-la vendetta, comunque, è solo unadelle ipotesi al vaglio dei carabinieriche, intanto, avrebbero ristretto leindagini ad una cerchia di nomi.Nessun provvedimento giudiziario,comunque, è stato ancora preso.

Comeancoranonhaunnomel’as-sassino di Nicola Sarpa, 24 anni,che abitava ai Quartieri spagnoli diNapoli e che è statouccisonella not-te di Capodannodaun proiettile va-gante.Nicola si era affacciato al bal-

conedi casaper richiamare il fratelli-no che giocavanell’andronedi casa.Un colpo di pistola lo ha raggiuntotra l’occhio destro e la tempia. Nico-la è caduto sulle ginocchia. La ma-dre, Velia, 44 anni, ha sentito unadetonazione ed ha pensato che sifosse abbassato per schivare il col-po, poi ha visto il sangue che gliinondava la faccia. Per i soccorsi si èdovuta attendere un’ambulanza,perché la notte dell’ultimo dell’an-no tutti portanovia le autodaiQuar-tieri spagnoli per timore dei botti edel lancio di oggetti. Nicola è statoportato a braccia per 50 metri, finoall’ambulanza ma è morto prima diarrivare in ospedale.❖

BOTTI

Ucciso a coltellate poco do-po la mezzanotte di capodanno,per pochi spiccioli. Mario Girati,75 anni, di professione tabaccaio,è stato trovatomorto dalla figlia edalla moglie alle quattro di nottedentro il suonegozio siSant’Ange-lo Lodigiano (in provincia di Lo-di), immerso in una pozza di san-gue.

Le due donne, spaventate pernon averlo visto rientrare a casa,eranoandatea cercarlo.Dalle pri-mericostruzioneeffettuatedai ca-rabinieri di Sant’Angelo e di Lodi,risulta cheMarioGirati è stato uc-cisoconotto coltellate,dopoesse-re stato malmenato.

L’uomo, che da qualche annoaveva ceduto l’attività alla figlia,l’aveva però sostituita durante lanotte di Capodanno. Dopo averchiuso la tabaccheria, era rimastodentroa fumarequalche sigarettadavanti alla televisione, con la sa-

racinesca sollevata a metà, comefacevaabitualmentequando lavo-rava.

Il rapinatore (o rapinatori),sempre secondo la ricostruzionedei carabinieri, si sarebbe intro-dotto all’improvviso nella tabac-cheria, probabilmente appenascoccata la mezzanotte, sorpren-dendoGirati. Prima lebotte (il ca-davere dell’uomo presenta diver-seecchimosial volto),poi le coltel-late, forseper bloccare il tentativodi reazionedel tabaccaio. In cassaperò il ladro (edassassino)ha tro-vato soltanto pochi euro, fruttodel magro incasso della serata,perché i valori bollati della riven-dita erano già stati ritirati e porta-ti a casa dalla figlia di Girati,

I carabinieri durante la giorna-tadi ierihannosentito tutti i possi-bili testimoni, persone che abita-no in zona, e pare stiano stringen-do il cerchio attorno ad uno deibalordi della zona. già noto alleforze dell’ordine. Il fatto però nonè stato confermato ufficialmente.L’assassino potrebbe aver agitosotto l’effetto di una qualche so-stanza stupefacente.❖

ERA CONOSCIUTA aCasertalara-gazza madre albanese, di 22 anni, orasotto la vigilanza della polizia, trovatasotto un cavalcavia nella periferia di Ro-macon la figlia morta,natada non più di24 ore. La ragazza, come avrebbero ac-certatogli investigatori,daqualche gior-no era arrivata nella capitale. Per chiari-re i motivi del suo allontanamento dallacittà campana, in particolare da un uo-mo,gli investigatoristanno lavorandoincollaborazioneconipoliziottidi Caserta.

La ragazza, a quanto si è appreso, eragià conosciuta alle forze dell'ordine. Gliagentistannoanchevagliandoseladon-na, che era stata ricoverata nell'ospeda-le Pertini, abbia partorito in un nosoco-mio oppure in un'abitazione. Sarà l'au-topsia ad accertare se la bambina siamorta prima o dopo il parto.

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Nel 37˚ Anniversario dellascomparsa di

GAETANO RIGHI

Già Presidente Civ & Civ loricordano il fratello Lodovico,

Giovanna e la nipote Simonetta.

Modena, 2 gennaio 2009

La Cgil Campania partecipacommossa al dolore dei familiari

per la scomparsa di

LINA TAMBURRINO

giornalista militante e per moltianni cronista sindacale de l’Unità.

Cgil Campania.

Napoli, 1 gennaio 2009

NeonatamortaGuardata a vistala giovanemadre

La barbara usanza di fine annooltre al morto di cui parliamoqui a fianco ha lasciato sul cam-po quattrocento feriti un po’ intutto il Paese. Gli appelli finiti ina-scoltati.

P

ViboValentia, rapitolegato e dato alle fiammeGiovane in fin di vitaIn Calabria un 24enne è stato pic-chiato e bruciato. Ora lotta tra lavita e la morte a Bari con ustionidi terzo grado. A Napoli un altro24enne ha perso la vita per unapallottola esplosa durante i fe-steggiamenti di Capodanno.

ROMA

Ucciso a 24 anni sulterrazzo di casada proiettile vagante

IL CASO

Mario Girati aveva 75anni. Il cadavere è statotrovato dalla figlia

PARLANDODI...Indigenza

Sonomortiunodietrol'altroadistanzadisettimanesenzachenessunosenerendes-se conto. Nel degradato quartiere messinese di Camaro, sono stati trovati i cadaveri deidue fratelli Giovanni e Francesco Di Giovanni, di 60 e 66 anni in putrefazione mentre l'altrofratello di 68 anni, Melo, non sembrava accorgersi di nulla.

GIUSEPPE VITTORI

Napoli

Otto coltellateTabaccaiouccisonel Lodigiano

Omicidio

17VENERDÌ

2 GENNAIO2009

Page 18: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

Foto Ansa-Epa

Ogni anno sono decine gli italianiche per farsi curare da un medicoitalianodevono andare fino a Bar-cellona. All’Hospital Clinic, dipar-timentodi clinica toracica il cui di-rettore è, appunto, il viaregginoPaoloMacchiarini.Autore (lo scor-so giugno) del primo trapianto ditrachea «anti-rigetto» mai esegui-to mondo. Una complicata opera-zione di biochirurgia che conqui-stò le prime pagine dei giornali ditutto ilmondo (la paziente era co-lombiana) e fece scoprire la storiadi questo «cervello» italiano emi-grato.

Adesso però per farsi curare daluibasteràandareaFirenze.LaRe-gioneToscana, tramite l’assessorealla salute Enrico Rossi, ha decisodi stanziare 500mila euro per farnascere a Firenze un laboratorioclinico per le patologie toracicheche sarà guidato proprio dal pro-fessore Macchiarini. «Ho dato lamia disponibilità a aiutare la miaregione in un progetto che nel suogenere è unico almondo.C’è stataunapoliticachehaascoltatoe scel-to. Magari fossero tutti così».

La sua famiglia,moglie e due fi-gli vive aViareggio,ma lui, laurea-toe specializzato inchirurgia tora-cica all’Università di Pisa, è da an-ni che lavora all’estero. Dal 1991,quando capì che senza le «spintegiuste», leporte in Italia rimaneva-no chiuse.

Voleva restare nel mondo acca-demico, continuare la ricerca, maal concorso gli fecero capire cheerameglio senonpresentavanep-pure ladomanda, tanto i posti era-no già stati assegnati. «Andò pro-

prio così - racconta Macchiarini -del resto quella non era, e purtrop-po non è, una pratica inusuale nelnostro Paese.Ma io sono andato viaperché volevo imparare a operare ediventare un bravo chirurgo».

Usa, Inghilterra, Francia,Germa-nia e infine Spagna. Per il mondo èdiventatoun«bravochirurgo».L’Ita-lia l’ha scoperto quando se ne eragià andato. «Da noi - spiega Mac-chiarini - la possibilità di sviluppodei giovani è ristretta rispetto a altriPaesi.All’estero quandoci sonogio-vani che hanno possibilità di diven-tare eccellenze nei loro campi ven-gonostimolati, premiati e soprattut-to gli danno la possibilità di farsi va-lere. In Italia invece i giovani vengo-no disillusi».

Quelloche servirebbeall’Italia, ri-tiene il professore, sarebbe «elimi-nareeperlomenoridurre i poteri as-soluti che i sistemi accademici han-

no» e arrivare così a un sistema divalutazioni basato «sul merito enon sulla partitocrazia universita-ria». A BarcellonaMacchiarini ogni4annideve superareunesame: «Mivalutano per quello che ho prodot-to sia a livello clinico che scientifi-co».

Paolo Macchiarini al Barcelona Teaching Hospital con la paziente colombiana, Claudia Castillo, alla quale ha trapiantato la trachea

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Addio a Hofmann: anti nazistainformatore della Resistenza

È morto a Roma a 96 anni PaulHofmann, un militare austriaco

anti-nazista che nel 1944 a Roma fornìalla Resistenza informazioni sulla stra-ge delle Fosse Ardeatine. Nato a Vien-na, Hofmann era stato arruolato nell'esercito tedesco e mandato a Roma;dalquartier generale dei nazisti all'Ho-tel Excelsior passò alla Resistenza in-formazioni sulla deportazione degliebrei nell'ottobre 1943 e sulla stragedelle Ardeatine nel marzo 1944, scri-ve il New York Times, col quale Hof-man collaborò per mezzo secolo.

p Paolo Macchiarini viareggino, è diventato famoso a Barcellona per il trapianto anti rigetto

p La Regione Toscana ha stanziato 500mila euro per il laboratorio sulle patologie toraciche

Viaggio al contrario del chirur-go viareggino PaoloMacchiari-ni: divenuto noto a Barcellonacon un trapianto alla trachea«antirigetto» il chirurgo tornaa Firenze grazie a uno stanzia-mento della Regione Toscana.

FIRENZE

1991: dagli Usa allaSpagna «per diventareun bravo chirurgo»

Italia

«Cervelli» controcorrenteIl chirurgo tornato a Firenze

VLADIMIRO FRULLETTI

Il caso

L’addio all’Italia

18VENERDÌ2 GENNAIO2009

Page 19: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

SAVERIO [email protected]

www.ctsnet.org/home/pmacchiarini

Per Rossi, che su Macchiariniha fatto un fortissimo pressing, sitrattadiuna importante scommes-sa: «non è un semplice “rientro” -dice l’assessore - anche perché ilprofessore rimarrà a operare e afare ricerca anche Barcellona. Maè qualcosa di più di un cervelloche torna in Italia. Infatti costruire-moun laboratorio aperto aprofes-sionistidi altri paesi,maanche ita-liani alla cui guida c’è appunto ungrandemedico comeMacchiarini.Mischieremo competenze e eccel-lenze. È un modello che ripetere-mo perché vuol dire collegare lasanità toscanaallepuntepiùavan-zate della sanità mondiale e vice-versa».

All’ospedale per bambiniMeyer di Firenze, ad esempio, ilprofessore dell’Harvard Universi-ty Kevin Ban sta mettendo in pie-di, caso finoraunico in Italia, il pri-mo centro traumatologico pedia-trico. Per la prima volta grazie aisuoi corsi ci sonopediatri che si so-no potuti specializzare nell’attivi-tàdi emergenza-urgenzaperbam-bini.

«Se i cervellimigliori simescola-no e si confrontano ne guadagna-no i cittadini. L’aspetto singolarecasomai è che lo faccia la Toscanaenontutto ilPaese.Oramai lasani-tà è internazionale ed è normale

che la Toscana abbia questi colle-gamenti. E in verità anche dal-l’estero vengono qui per studiarele nostre eccellenze».

Del resto lo stesso famoso tra-piantodi trachea fattodaMacchia-rini aveva visto la collaborazionedei ricercatori delle Università diMilano e Padova. E la sua forma-zione, riconosce lo stesso chirurgoviareggino, si deve alla scuola ita-liana.

Il che significa che fino al mo-mento in cui il giovane si laurea esi specializza l’Italianonhada invi-diare nulla a nessuno. I problemi,riconosce Macchierini, comincia-no dopo: «Il livello di formazioneda noi è ottimo. Solo che, quandosono finiti gli studi, devono esserepremiate le persone più capaci, leeccellenze. Quelle che forse cam-bierebbero il sistema. Ecco è lì cheiniziano i problemi». ❖

Duemila euro netti in più al mese,che si sommano al già ricco stipen-dio di senatore, l’auto blu con auti-sta, 9mila euro al mese per i collabo-ratori, 25mila euro all’anno di bud-get per le consulenze. Non c’è solol’improvvisa notorietà a tenere Ric-cardo Villari inchiodato alla poltro-na di presidente della Commissionedi Vigilanza Rai, ma anche un cospi-cuo bonus economico. Poca cosa, sipotrebbe obiettare, visto il tenore divitadimoltoelevatodel senatorecac-ciato dal Pd dopo essere stato votatodal centrodestraallaguidadellaVigi-lanza. Eppure c’è anche questo: il20% in più in busta paga e la possibi-lità di dotarsi di una segreteria com-postadaquattropersone.Senza con-tare l’elegante ufficio di rappresen-tanzaaSanMacuto,dove il presiden-te gode di tre stanze più una toilettea uso personale.

Quanto durerà? Fosse per Villarifino a fine legislatura. Ma è difficileche possa farcela. Il 13 gennaio lagiunta per il Regolamento del Sena-todovrebbepronunciarsi sullapossi-bilitàdiuna revocadiVillaridamem-brodellaVigilanzaedunquedapresi-dente, per via del suo passaggio algruppomisto chealtera laproporzio-nalità della commissione: infatti ilPd si ritrova con un commissario inmeno e il gruppo misto con un rap-presentante che non era stato previ-sto. Un’ipotesi, la revoca, ventilatadaRenato Schifani primadi Natale epoi ribadita esplicitamente da Gian-franco Fini.

La giunta si è già riunita il 22 di-cembre,affidando lapraticaal relato-reGabrieleBoscettodelPdl.Diprece-denti ve ne sono in un senso e nell’al-tro: negli anni Novanta TommasoStaiti diCuddia eDiegoMasi perseroil loropostonelle commissioniparla-mentari dopo aver lasciato, rispetti-vamente, il Msi e Rinnovamento Ita-liano. Ma Francesco Storace, nel2007, conservò il suo posto in Vigi-lanza anche dopo lo strappo con Ane la nascita della Destra. Così comeGavinoAngius, nella scorsa legislatu-

ra, conservò il posto di vicepresiden-te del Senato nonostante la sua nonadesione al Pd. Casi diversi, ma nes-suno di questi suscitò il clamore del-la vicenda Villari, e mai furono coin-volti così direttamente i presidentidelle Camere. Soprattutto, mai lafunzionalità stessadiunacommissio-ne era stata messa a rischio dal cam-bio di casacca del presidente. In que-sto caso, invece, la Vigilanza, dopoche il Pdhadecisodinonparteciparepiùai lavori, rischiadinonpoterpro-cedere al rinnovo dei vertici Rai sca-duti da mesi.

Nel caso in cui la revoca di Villarifosse impraticabile, come sostiene ilcostituzionalista Paolo Tesauro, unadelle strade possibili sarebbe la nonpartecipazione ai lavori da parte diPdl e Lega. Ma è difficile che i verticidei gruppiPdl scarichinocosì il presi-dente scelto e votato da loro. E infat-ti Gaetano Quagliariello, numeroduedei senatori Pdl, continua ad au-spicare «il coinvolgimento di Villarinella soluzionedel caso».Come?Tro-vando un nuovo nome a lui graditoper la presidenza e superando l’ac-cordo Veltroni-Letta su Sergio Zavo-li.Maè assai improbabile cheVeltro-ni, e anche Gianni Letta, possano fa-re marcia indietro su un nome comequello di Zavoli. Dunque la partitaparedestinata a risolversi inpuntadiregolamento.❖

PER SAPERNE DI PIÙ

Tornaafardiscuterelapropostadiistituire i “Didore”, acronimo per sintetiz-zare l'iniziativa di legge per il riconosci-mento delle coppie di fatto lanciata daiministri Rotondi e Brunetta. E poi scrittanerosubiancodaStefanodeLuca,depu-tato della Dca che ad ottobre depositò iltesto alla Camera. Ma se il Pd è disponibi-le adiscutere, la maggioranzaèdivisa trafavorevoli (hanno firmato 80 parlamen-tari) e contrari. Dice il capogruppo dei se-natoridelPdlMaurizioGasparri:«Ilcasoèchiuso perché i Didore non saranno maimessi all'ordine del giorno». Pronti a di-scutere la proposta sono invece alcuniparlamentari del Pd, come ad esempioPaola Concia che però invita la politica afare chiarezza: «Tutti sanno che i Didoresonocosadiversadal matrimonio.La po-litica esca fuori dal furore ideologico».

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IL LINK

Pd disponibilea discutere i «Didore»Maggioranza divisa

AndreaCamilleri

P

Villari, bonusVigilanzaDall’auto blu allo stipendioIl presidente se la godeDuemila euro netti in più al me-se, un ufficio di tre stanze, 9milaeuro al mese per i collaboratorie 25mila all’anno per i consulen-ti: tra i motivi che tengono Ric-cardo Villari inchiodato alla Vigi-lanza c’è anche il portafoglio.

ROMA

All’ospedale pediatricoMeyer un laboratoriointernazionale

Camilleri, ha sentito Bush: «Ilmiopiùgranderimpiantoè il fallimen-to dell'intelligence sull'Iraq.Moltisi sono giocati la reputazione di-cendo che le armi di distruzionedi massa erano un valido motivoper rimuovere Saddam»? Oltrequattromila soldati Usa sono giàmorti, quaranta, cinquanta mila -ma la cifra esattanonviene rivela-ta - i feriti, emolti di essimutilati,centinaiadimigliaia le vittime ira-chene. E ai nostri sfegatati tifosidella guerra in casa altrui, nonscappa neanche una lacrimuccia?

Bush prima aveva affermatodi aver commesso l'erroredi dichiarare finita la guer-ra mentre stava per comin-

ciare. Ora afferma di avere sbaglia-to, credendo ai dati falsi dei servizisegreti sulle armi di Saddam, capodi uno «stato canaglia». Già: la suaera una «guerra santa», ispirata daDio, in nome del Bene contro il Ma-le. Ma i servizi Usa erano agli ordinidi Satana? Ragazzi, in che mani sia-mo stati! Ricordate i giorni di terro-re chequesto signore, che oggi si fin-ge credulone, fece passare agli ame-ricani e al mondo? Ricordate l'incu-bo antrace? Se uno, senza accorger-sene, lasciava cadere un pizzico dibicarbonato, venivano sgombratigrattacieli dacentopiani.Nonpassa-va giorno che non fossero arrestatiinnocui arabi scambiati per terrori-sti; accadde anche in Italia. Molti idiritti civili abrogati, e il Paese sim-bolodella libertàdiventò il Paesedel-la libertà condizionata. Da ridere acrepapelle, se non fosse stata imma-ne tragedia, indelebile vergogna. Latragedia non solo dei 4000 america-ni caduti, ma direi, soprattutto, del-le centinaiadimigliaiadi vittime ira-chene. Vergogna per la degradazio-ne dell'essere umano con la tortura,praticata ad AbuGraib, a Guantana-mo, altrove. Piccolo Cesare ha pro-clamatoBushunodeipiùgrandipre-sidenti Usa, altro che lacrimucce.

Lo ChefConsiglia

UNIONI CIVILI

PARLANDO DI:politici elook

Franco Frattini, replicando a Lina Sotis che sul Corriere aveva ironizzato sui suoi look trop-po “vacanzieri”, chiama in causa Barack Obama: «Le sue immagini in shorts e maglietta sportivaalleHawaii,nellestessedrammaticheoredellacrisiaGaza,nonhannosuscitatoalcunacuriosità».Poi ammette: «La mia intervista in tuta da sci forse non è stata appropriata e rispettosa».

ANDREA CARUGATI

L’assessore

C’è Guantanamo. Ma PiccoloCesare ha proclamato Bushtra i più grandi della storia

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2 GENNAIO2009

Page 20: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

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Page 21: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

Foto Ansa

ZOOM

ROMA Come vuole la tradizione anche quest’annonon sono mancati i temerari che si tuffano nel Tevere persalutare l’inizio del nuovo anno. Ad aprire i tuffi un giova-ne polacco, Yuri Zdanowicz, poi è toccato all’algerino Sa-

mir Bishara. Al terzo e quarto posto due italiani esperti:Marco Fois, 41 anni, ex bagnino e Giuseppe Palmulli, 57anni, anche lui ex bagnino a Ostia. I tuffi sono iniziati ieriintorno a mezzogiorno da ponte Cavour.

Incidenti stradaliIl Tutor dimezzalamortalità

Con il «tutor» lungo le auto-strade si sono ridotti del 50 percentro gli incidenti mortali.

Sono i dati registrati dal diparti-mento di Pubblica Sicurezza sul-l’uso continuativo del «Safety Tu-tor», lo speciale rilevatoredella ve-locità media tra due tratti. Il chedimostra che il Tutor funziona.

Sui tratti in cui il sistemaè rima-sto attivo per più di un anno, è sta-ta registrata complessivamenteuna riduzione del 50% del tasso dimortalità,del 20%del tassod'inci-dentalità e del 27% del tasso di in-cidentalità con feriti.

Un uso sistematico e costantedel sistema per circa 189.000 ore,articolato su un totale di oltre1.714 km di autostrada, ha con-sentito di accertare nel 2008, finoal 30novembre, 483.793violazio-ni dei limiti di velocità.❖

Italia

Quattro tuffi nel Tevere per salutare il 2009

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2 GENNAIO2009

Page 22: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

Foto di Elio Colavolpe/Emblema

MarioGozziniL’uomo che aprìai detenutila porta alla speranza

Nero su Biancowww.unita.it

Dieci anni fa moriva l’intellettuale e senatore del Pci, fautore dell’omonima legge cheriformava il sistema penitenziario prevedendo misure alternative al carcere e possibilitàdi inserimento sociale per i condannati. Una «svolta» che molti però hanno attaccato

22VENERDÌ2 GENNAIO2009

Page 23: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

In Italia esistono 205 istituti penitenziariche accolgono 57.870 detenuti in

28.820 celle. Il sistema è pensato per ospitarecirca 43 mila persone, quindi si è in sovraffolla-mento, nonostante siano trascorsi appenadue anni e mezzo dal provvedimento di indul-to (estate 2006) che dimezzò le presenze nel-le carceri. Del totale, 11.527 sono ammessi adun regime di pena alternativo. Questi dati so-nodi Radio Carcere.it, sito specializzato nell’in-formazione sugli istituti di pena e sui temi del-la giustizia. Denuncia anche la non conformi-tà con le leggi in vigore dell’80% delle celle(sono regolari appena 4.763) e degli spazi peri colloqui. Fra i detenuti, 19.996 sono stranieri(al 10 novembre dell’anno appena concluso),11 mila sono tossicodipendenti.

Quando entro in alber-go e ho l’imprudenzadi tirar fuori la tesseradel Senato invece del-la carta d’identità delComune, capita chel’albergatore, letto ilnome, mi chieda se

per caso non sia proprio «quello della leg-ge» e, alla mia risposta rassegnatamente af-fermativa, mi squadri con occhio diffidente(e io tema, per un istante, d’esser cacciatocome persona indesiderabile)». Così MarioGozzini, di cui oggi cade il decimo anniver-sario della morte, raccontava le conseguen-ze personali della sua identificazione con lalegge che ne porta il nome. Identificazioneriduttiva,per un intellettualedi grande rilie-vonelmondocattolico fiorentino, legatone-gli anni ’50 e ’60 a Giorgio La Pira ed Erne-sto Balducci, e anche in ragione di questo –poi – eletto senatore per quattro legislaturecome indipendente nelle liste del Pci. Ma aquesta identificazione Mario Gozzini, «pernulla “pentito”» di quanto aveva fatto per ilsistema penitenziario, non si sottrasse mai,ribadendo punto per punto le sue ragioniogni volta in cui le circostanze lo richiesero,dal giorno successivo all’approvazione del-la fatidica legge, fino agli ultimi anni dellasua vita. Stiamo anche noi, dunque, a que-staobbligata identificazione, certi dinon fa-re un torto alla sua memoria.

Nella vulgata giornalisticaenelle chiac-chieredabar –e nel sensocomunepiù torvo- la «legge Gozzini» è tutto ciò che rendeinefficiente il nostro sistema penale, non as-sicurando lacertezzadella penaeassicuran-do, anzi, l’opposto: l’impunità per i delin-quenti. Questo, ancora oggi, sostiene da unpulpito istituzionalenon irrilevante, addirit-tura un avvocato - un «uomo di legge»! - co-me il presidente della Commissione giusti-zia del Senato, Filippo Berselli, autore di undisegnodi leggedichiaratamente«anti-Goz-zini». Invece, la legge Gozzini non solo è as-sai efficace (come spiegheremo più avanti),ma non è altro che – né più né meno – l’inve-ramento dei principi costituzionali in mate-ria di esecuzione della pena: «Le pene nonpossono consistere in trattamenti contrarial senso di umanità e devono tendere allarieducazionedel condannato»,edunquede-vonoprevedere istituti,misure ealternativeal carcere, idonei a facilitare il reinserimen-to sociale dei condannati stessi.

Ci aveva provato la legge di riforma peni-tenziaria, nel 1975, ad adeguare il nostrosistema penitenziario alla Costituzione e aiprincipi di un moderno stato di diritto, maalle resistenze culturali si aggiunsero gli an-ni bui del terrorismo e delle «leggi d’emer-genza». Furono anni di carceri speciali e dirivolte,di violenzeedi lutti:noncerto il con-

testo adatto a una riforma tanto ambiziosa,che venne – invece – pezzo a pezzo steriliz-zata, quando non cancellata. E proprio dal-le carceri speciali partì Mario Gozzini, e dal-la necessità di un loro superamento. Per poiarrivare, tra molte sollecitazioni (non ulti-me, quelle dell’allora Ministro della giusti-zia, MinoMartinazzoli), a una leggeche ria-priva la porta alla speranza: la possibilità diunanuovavita,dopo ildelittoe lapena, l’op-portunità di una riconciliazione, la fiducianella riduzione della recidiva.

Da allora, nulla è stato più come prima. Ilcarcere è cambiato, profondamente. La leg-ge Gozzini è stata un punto di non ritorno.Intanto: la riduzione della violenza. Ende-mica, in carcere, fino ad allora. Tra custodie custoditi. Tra detenuti e detenuti. Nonmancherà, negli anni a seguire, la violenzain carcere. Non può mancare. La stessa co-strizione fisicadel reclusonegli spazi ristret-ti della detenzione è una violenza. Una vio-lenza che sembra legittimare agli occhi deipiù inconsapevoli altre formedi sopraffazio-ne, minute o eclatanti che siano. Ma la vio-lenza endemica, quella delle rivolte e dellepunizioni corporali, no: le une scomparse,le altre, come giusto, perseguite legalmente(certo, oggi più di ieri), anche se comunqueadottate occasionalmente e sempre possibi-li. E poi, l’efficacia. Come lo stolto che conti-nua a guardare il dito, invece della luna, lachiacchiera da bar, e da salotto televisivo,continua a scambiare per «incerta» la pena«flessibile», che invece prevede procedure,passaggi, valutazioniminuziosamente scan-dite dalla legge, e che non dà mai luogo aimpunità: ma a forme via via più attenuatedi controlloedi punizione, finoalla comple-ta libertà che, in Italia, non si ha mai primadella «riabilitazione», per la quale devonopassare almeno tre anni dalla fine della pe-na. Altro che incertezza!

Invece, la pena flessibile, la progressionenel trattamento sanzionatorio, i permessi, illavoro all’esterno, la semilibertà, l’affida-mento in prova al servizio sociale, la libera-zione condizionale hanno prodotto dei verieproprimiracoli perquella chevienedefini-ta «sicurezza pubblica». Se la percentualedei beneficiari delle alternative alla deten-zione che commettono nuovi delitti duran-te l’esecuzione della pena si aggira intornoallo 0,30%, la recidiva nei cinque anni suc-cessivi alla fine della pena scende drastica-mente da circa il 68% tra coloro che sconta-no l’intera pena in carcere al 19% tra coloroche usufruiscono di alternative alla deten-zione.Per capirci:nel carcere, primadell’ap-provazionedella leggeGozzini, era elevatis-sima la percentuale didetenuti chenon ave-vano«nullada perdere»eper i quali la reclu-sione restava non solo l’unico orizzonte im-manente,maanche il solopossibile e imma-ginabile. E quella definitorietà, quel conno-tato ultimo e finale della permanenza in ga-lera, rappresentava tutto lo spazio mentaleconcesso al recluso: una sorta di ingressosenza ritorno, anche quando la pena dascontare non era eccessivamente elevata.Uncarcere senzavied’uscita, dunque,e sen-

za scampo, nel quale precipitare come inuna spirale implacabile o in una botola buiache portava ad altre botole, ad altre cadute,adaltri abissi. Lapena dascontare facilmen-te si raddoppiava e triplicava, dal momentoche sembrava non esservi – in ragione dellecondizioni pesantissime della detenzione –alcuna possibilità di sottrarsi ad essa e alcu-na possibilità di, come dire, «evasione lega-le»: senonattendere la conclusionedelperi-odo di reclusione e dei gravami e dei residuiedellepene aggiuntive che, quasi fatalmen-te, si portava appresso. Con la legge Gozzinisi avvia una controtendenza: alla pena rigi-daeparalizzante, che inchioda il condanna-to al suo delitto e che ignora intenzional-mente il suopossibile percorsodi emancipa-zione fino a negarlo, si sostituisce almenoin parte la sanzione flessibile, che tiene con-to dei mutamenti intercorsi nella personali-tà del detenuto ed è capace di incentivarli.Inaltreparole, alla pena si offre scampo. Unqualche scampo.

Nonostante tutti gli attacchi, tutte le limi-tazioni e le marce indietro che si sono susse-guite negli ultimi vent’anni, avremmo potu-to sperare in qualcosa di meglio? In risultatimaggiormente positivi? Sì, certo. Ma solocon una maggiore determinazione e unapiù ampia collaborazione tra tutti i soggettiinteressati e, soprattutto, conunpiù rilevan-te investimento di risorse e di energie nellealternative e nelle pene esterne al carcere.In nome della sicurezza, e in nome di una –per quanto gracile – speranza.❖

ROMA

STEFANO ANASTASIA

LUIGI MANCONIROMA

FRASE DI...MARIOGOZZINI

Radio CarcereSono 15mila i detenuti in piùrispetto alla capienza

F«Le pene non possono consistere in trattamenticontrari al senso di umanitàe devono tendere alla rieducazione del condannato»

Mario Gozzini

23VENERDÌ

2 GENNAIO2009

Page 24: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

Foto di Erik de Castro/Reuters

La«Zonaverde»diBaghdad, il quar-tiere fortificato in cui sono collocatii principali uffici governativi e lemaggiori ambasciate straniere, èpassata ieri sotto l’autorità delle for-ze di sicurezza locali. Sino alla mez-zanotte del 31 dicembre erano gliamericani a dirigere le operazioni.Da ieri operano agli ordini del co-mando iracheno, e nei punti chiavehanno cominciato a subentrare lorogli uomini della «Brigata Baghdad»,uno dei reparti d’élite del nuovoesercito.La sostituzioneavverràgra-dualmente. Come ha spiegato il co-lonnello Steven Ferrari, le truppestatunitensida lui comandate conti-nueranno ad addestrare gli irachenied a cogestire i posti di blocco «finoal momento in cui loro sarannopronti per farsene carico del tutto. A

quel punto noi ci ritireremo».Il governo diNuri al-Malikiha da-

toamplissimorisalto all’evento,pro-clamando un giorno di festa, perché«questo è il giorno che attendevamotanto, la sovranità nazionale è stataripristinata», ha detto il premier.«Un anno fa -ha aggiunto Maliki nelcorso di una cerimonia- chiunquepensasse che un giorno come que-sto potesse avverarsi, sarebbe statopreso per un sognatore. Oggi il so-gno è diventato realtà». Parole pro-nunciatenelPalazzodellaRepubbli-ca, il suntuosoedificio inmarmosul-le rive del Tigri, che un giorno Sad-dam usava come residenza presi-denziale, e che nel 2003 fu requisitodagli americani. Prima vi sistemò ipropriuffici il governatorePaul Bre-mer, poiqui fu installata l’ambascia-ta di Washington. Ora sarà il gover-no di Baghdad a decidere che farne.

Il cambio della guardia nella Zo-na verde è l’aspetto più evidente, ol-tre che simbolicamente significati-vo, del nuovo corso inaugurato il 15dicembre scorso a Baghdad con la

firma del patto bilaterale fra Bush eMaliki. Allora se ne parlò poco, per-ché l’attenzione generale fu inevita-bilmente attratta dalla clamorosaprotesta di un giornalista iracheno,che durante la conferenza stampacongiunta dei due statisti, scagliò leproprie scarpe contro il capo dellaCasa Bianca, mancando di poco ilbersaglio.

Quel patto, che era già stato ap-provato alcune settimane prima daiParlamenti dei due Paesi, prevedeche i soldati americani restino inIraq ancora per tre anni, non più pe-rò sotto mandato Onu, ma per auto-rizzazione del governo locale. Entrola fine del 2011, stando agli accordi,l’ultimo militare a stelle e strisce do-vrà avere abbandonato il suolo ira-cheno.

Particolarmente importante è larevoca già in atto del potere specia-le di cui hanno sinora usufruito leforze statunitensi, quello di arresta-reedetenereaproprio arbitriocitta-dini iracheni sospettati di attività il-legali e di complicità con i ribelli an-tigovernativi. Potranno continuarea farlo ora solo se avranno un man-dato delle autorità giudiziarie ira-chene. Concretamente questo signi-ficachequindicimilapersone attual-mente custodite nei campi di prigio-nia Usa dovranno essere rilasciate,amenoche lamagistraturanon con-fermi le accuse nei loro confronti.

Il contingente Usa ammonta at-tualmente a 140000 unità. La Zonaverde di Baghdad ne ospita un deci-mo, circa quattordicimila.Questi ul-timi verranno richiamati gradual-mente e già prima della fine del2009 si ridurranno della metà. Ol-treagli americaniedagli iracheni so-no attive nella Zona verde alcunemilizie private peruviane e ugande-si. Resteranno sul posto sino a set-tembre, poi dovranno fare i bagagli.

Solodueanni fanessunoazzarda-

va ipotesi sui tempi e le dimensionidiunaeventuale riduzionedellapre-senza militare statunitense. Il 2006ed il 2007 hanno anzi registratoun’impennata della violenza. Le co-se sono cambiate soprattutto grazieai negoziati con alcune milizie sun-nite che sono passate dalla parte go-vernativa, lasciando isolate le ban-Un soldato Usa saluta con un guanto di gomma gonfiato e appeso sull’elmetto

[email protected]

p Addio controllo Usa Il premier Maliki: finalmente ripristinata la sovranità nazionale

p Festa anche a Bassora Bandiera irachena sull’aeroporto, gli inglesi cedono il controllo

Mondo

Via tutti i soldatiamericanientro la fine del 2011

Anno nuovo, Iraq nuovo. Alme-no in parte. Almeno per quantoriguarda la superprotetta «Zonaverde» di Baghdad, il cui con-trollo è passato ieri sotto l’auto-rità delle forze di sicurezza loca-li.

GABRIEL BERTINETTO

Sceso da 16232 a 5379il numero dei civiliuccisi fra 2007 e 2008

www.unita.it

Tre anni per andarsene

BaghdadLa zona verdetornaagli iracheni

Violenza in calo

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Page 25: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

de integraliste legate ad Al Qaeda. Ilraffronto fra il numerodei civili ucci-si in attentati o scontri armati nel2007 e nel 2008 è indicativo: da16232 si è scesi a 5379.

Parallelamente alle celebrazioniper il passaggiodi consegne fraame-ricani ed iracheni a Baghdad,un’analoga cerimonia si è svolta aBassora, seconda città del Paese.Qui a cedere il comando sono stati ibritannici. Per loro i tempi di ritor-no in patria sono molto più stretti.Nell’arco di sette mesi partirannotutti i 4100soldati di suaMaestà an-cora presenti nel Sud dell’Iraq. «Lasituazione della sicurezza a Bassoraè buona e migliora rapidamente»,ha affermato il comandante britan-nico generale Andy Salmon, men-tre all’aeroporto di Bassora venivaissatoalpostodellabandiera delRe-gno Unito il drappo nazionale ira-cheno. ❖

Chiusi i rubinetti. Da ieri mattinaMosca ha sospeso la fornitura di gasall’Ucraina, come aveva annuncia-to inassenzadiunaccordo sulpaga-mento del combustibile già erogatoe sui prezzi delle consegne a venire.Un copione già visto nel 2006, chesi ripete con una qualche teatralitàallo scoccare dell’anno nuovo, inpieno inverno, con l’Europa di nuo-vo di fronte alla minaccia di vedereridotti i suoi approvvigionamenti:un quinto del gas europeo arrivadalla Russia attraverso i gasdotticheattraversano l’Ucraina. LaUe al-larmataha immediatamente richia-

mato Mosca e Kiev al rispetto deicontratti di fornitura. «Tutti gli im-pegni sul transito e la consegna delgasdevono essere onorati», hadettoieri il vicepremier ceco AlexandrVondra, a nome dell’Unione euro-pea di cui la Repubblica ceca ha ap-pena assunto la presidenza di turno.

Kiev assicura che non toccherà ilgas russo diretto in Europa, il gover-no ucraino sostiene di avere stocksufficienti per i prossimi due mesi.Ma l’azienda di stato Naftogaz hagià avvertito che deve stornare gior-nalmente 21 milioni di metri cubi digas solo per garantire l’efficienzadel flusso del gasdotto. Mosca, perevitare conseguenze negative agliimportatori europei, sostiene diaveraumentato il volumedi esporta-zioni dirette nei paesi Ue da 300 a326 milioni di metri cubi al giorno.Di fatto però non c’è alcun modo diimpedire all’Ucraina di stornare asuo vantaggio il gas che transita sulsuo territorio.

La disputa è di vecchia data e risa-

le alla rivoluzione arancione e alledichiarate ambizioni atlantiste diKiev. A far data da allora il giganteenergeticorussoGazpromhacam-biato la sua politica dei prezzi neiconfronti dell’Ucraina: non piùgas a tariffe di favore, non più 50dollari per mille metri cubi ma,questaeraallora la richiestadiMo-sca, 230. L’accordo venne trovatosui 95 dollari, poi aumentati finoai179,5 nel 2008. Per il 2009 Gaz-prom chiede 250 dollari per millemetri cubi, oltre al pagamento de-gli arretrati, arrivati a 2,5 miliardidi dollari.

Il presidente ucraino Yu-shenko, dopo aver minacciato neigiorni scorsi di confiscare il gas di-retto in Europa, ieri ha detto chel’accordo con Mosca è questioni digiorni: al più tardi il 7 gennaio.Kiev è disposta a pagare fino a235

dollari per mille metri cubi di gas,mavuoleche Moscaconceda qual-cosa di più per il transito del com-bustibile sul territorioucraino. Yu-shenko, rimproverato dallaUe, se-condo l’agenzia russa Interfaxavrebbescritto una letteraalpresi-dente della commissione europeaBarroso, chiedendone l’interven-to per trovare una soluzione alladisputa con Mosca.

L’Unione Europea per il mo-mento invita i contendenti a conti-nuare i negoziati. Al momentonon ci sono emergenze, perché ladomanda è in calo e le riserve so-no buone - come ha confermatoper l’Italia il ministro ClaudioScajola. Ma non è questione da ti-rare per le lunghe. Anche la CasaBianca ha auspicato il rispristinodelle fornitura ed una soluzione«trasparente». Gazprom, da partesua, non ha difficoltà a trattare,ma accusa l’Ucraina di non volereunaccordo.Per trovarlo,bastereb-be pagare. ❖

www.gazprom.comhttp://iraq.usembassy.gov/

IL PREZZO

IL SITO DELL’AMBASCIATA USA IN IRAQ

[email protected]

IL SITO DEL GIGANTE RUSSO

L’area

IL LINK

Mosca chiude le forniture di gasall’Ucraina che non paga le bol-lette e contesta le tariffe di Gaz-prom. Kiev assicura che non toc-cherà il gas destinato all’Euro-pa, ma già lo fa. La Ue richiamaentrambi a rispettare i patti.

IL LINK

p Morosità Kiev ha bollette arretrate per 2,5 miliardi di dollari

p Lettera alla Ue Il presidente Yushenko chiede l’intervento europeo

Foto di Gleb Garanich/Reuters

Gazprom rilancia: dato cheKiev ha rifiutato di pagare250 dollari per mille metri cu-bi, l’azienda torna alla prece-dente proposta: 418 dollari,quanto pagano i Paesi Ue.

P

Estesa per circa 10 chilometri quadra-ti e costruita su un lato sulle spondedel Tigri, la «Zona verde» di Baghdad,ufficialmente denominata «Zona in-ternazionale», è stata creata nel 2003dalle forze americane, che la scelserocome sede del loro quartier generalesubito dopo la caduta del regime diSaddam.

Il suo perimetro è stato gradual-mente fortificato con enormi blocchidi cemento, torrette e filo spinato. L’in-gresso è consentito soltanto attraver-so sei check-point, inizialmente custo-diti da soldati Usa. Interdetta finora al-la stragrande maggioranza degli ira-cheni, ospita numerose ambasciateoccidentali, i palazzi governativi del-l’Iraq post-Saddam, gli uffici e le resi-denze delle alte cariche politiche loca-li.

L’area è stata più volte obiettivo dilanci di mortai e razzi, mentre nell’ot-tobre 2004 due attacchi suicidi han-no colpito il mercato interno e il localecaffè. Tre anni dopo, il bar del Parla-mento fu scosso dall’esplosione di unordigno nella quale rimase ucciso undeputato.

Il quartiere originariamente ospita-va il palazzo presidenziale, residenzadell’ex rais che nel 2003 è diventatola sede degli uffici del governatoreUsa Paul Bremer e, quindi, dell’amba-sciata americana.

Un perimetro fortificatoper governo e ambasciate

MARINA MASTROLUCA

PARLANDODI...Detenuti aGuantanamo

La Gran Bretagna è pronta a dare una mano a Barack Obama e ad aiutare gli Usa achiudere Guantanamo accettando di dare asilo ad alcuni dei suoi ex detenuti. Secondo ilTimes, il governo di Londra appoggerebbe la richiesta del ministrodegli Esteri portogheseai partner europei di concedere asilo agli ex detenuti.

Mosca chiude il gasall’UcrainaLaUepreoccupata«Rispettate i patti»

Rubinetti chiusi Da Mosca niente gas per l’Ucraina

25VENERDÌ

2 GENNAIO2009

Page 26: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

Internazionale

NEW YORK Bill e Hillary Clinton hanno festeggiatol’arrivodel nuovo anno a Times Square, affollata da alme-no un milione di persone scese in strada nel gelo di NewYorkper aspettare il 2009. Allo scoccare della mezzanot-

te, i Clinton si sono esibiti in un lungo abbraccio pubblicoe successivo ballo sulle note di «New York New York»,lasciandosi alle spalle le fatiche ingrate delle primarie de-mocratiche vinte dall’«avversario» Obama.

Rogonel nightStrage a Bangkok60morti

ZOOM

BANGKOK Almeno 60 perso-ne sono morte in un noto localenotturno di Bangkok a causa di unincendio scoppiato durante la fe-sta di capodanno. Tra gli oltre 200feriti ci sono una trentina di turisti

stranieri provenienti da Francia,Svizzera, Giappone e Australia.NelClubSatika c’eranopiùdimil-

le giovani che stavano festeggiandol’inizio del nuovo anno quando, po-co dopo la mezzanotte, si sono svi-luppate le fiamme. Ad innescare ilrogo potrebbe essere stato lo scop-piodiunpetardoall’internodel loca-le. Alcuni testimoni hanno riferitoinvece che il fuoco si è sviluppatoper un corto circuito.Lametàdei cadaveri, tra cui nove

completamentecarbonizzati, è an-cora da identificare. Nel locale so-no morte 53 persone - la maggiorparte intossicate dal fumo, molteancheperché schiacciate dalla fol-la in preda al panico -mentre altrisette giovani sono deceduti pocodopo il ricovero in ospedale. Il ni-ght, frequentato dall’elite di Ban-gkok,eraprivodiuscitedi sicurez-za e le finestre dei piani superiorierano state chiuse condelle sbarredi ferro.❖

Il 14 dicembre, a quasi due an-ni esatti dalla morte di SaparmuratNiyazov, il più eccentrico tirannocentrasiatico, il Turkmenistan è tor-nato alle urne per eleggere il parla-mento. Se nel 2004 i turkmeni pote-vano scegliere tra 51 nomi per i 50seggi di un parlamento destituito diogni potere, questa volta a conten-dersi i 125 posti della nuova assem-blea sono stati più di 280 candidati.Tutti fedelissimi del presidente Gur-bangulyBerdimuhammedov,chepe-rò - in base alle riforme approvate loscorsosettembre–dovrebbero torna-readavereunminimopotere legisla-tivo e politico. Di pluralismo non c’èstata traccia. Tutti i partecipanti era-no iscritti nelledueuniche formazio-ni legalmente riconosciute (il movi-mento Revival e il partito del presi-dente), dibattiti non ce ne sono statie l’opposizione, in gran parte in esi-lioo in carcere, ha ignorato il voto. Inattesadellapubblicazionedei risulta-ti gli osservatori della Confederazio-nedegli stati indipendentihannogiu-dicato le elezioni «libere e corrette»,seguendo il solito canovaccio secon-do cui i russi non contestano mai laregolarità del voto nei Paesi dell’exblocco sovietico non ostili a Mosca.Neanche dall’Europa sono arrivatecritiche. In attesa di capire se il Turk-menistan parteciperà al progetto delgasdottoNabucco, chedovrebbecol-legare i giacimentidelpaeseall’Euro-pa, ancheBruxelles è rimasta a guar-dare. ❖

TurkmenistanDietro le urnela farsadella democrazia

Mondo

ANDREA PIPINO

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Bill e Hillary, un saluto al 2009 tra la folla di Times Square

26VENERDÌ2 GENNAIO2009

Page 27: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

Mondo 2050DOSSIER

Il 2050 è la data cui fanno riferimento tutte le ricerche sulle trasformazioni sociali, ambientali edeconomiche. Molti scenari diversi, che dipendono dalle scelte di oggi, alcune certezze su un annosolo apparentemente lontano: il tempo che manca per arrivarci è lo stesso che ci separa dal 1968

UN FUTUROVICINISSIMO

Il 2050 è l’anno di riferimento di tutte le in-dagini sul futuro prossimo. È la data sceltaconvenzionalmenteper immaginare laTer-ra, e l’Italia, deinostrinipoti.Gli scenari ipo-

tizzati sonomolteplici. La «forbice», comesi usadire, è larga. E dipende, per buona parte, danoi. Per esempio dal fatto che per quella datasiamoriusciti a ridurredell’80per cento leemis-sioni di gas serra.

C’è una ragione precisa per parlare del 2050proprio all’inizio del 2009. Risiede nel fatto che

l’unicomodo che abbiamo permisurare il tempofuturo è la nostra percezione del tempo passato.È, cioè, la nostra esperienza del trascorrere deltempo. Lo scoccare del 2009 ci dà un termine diconfrontosuggestivoe, apensarci, impressionan-te. Al 2050 manca «appena» lo stesso tempo checi separa da uno degli anni più celebrati del seco-lo passato, il 1968: quarantuno anni.

Visto così, il 2050 èmolto più vicino. Ecco unospunto di riflessione per i potenti contempora-nei. Gli uomini che, in quell’anno fatidico, occu-

peranno il loro posto, sono i ragazzi di oggi. E,dunque, sono gli spettatori, i testimoni, di scel-te i cui effetti dovranno governare. O subire.

Sono tanti gli scenari possibili. Ma esistonoanche elementi certi. Non sappiamo di quanticentimetri si sarà innalzato il mare. Sappiamo,però, che l’Italia sarà un paesemultietnico, conun gran numero di anziani, e più povero. Sap-piamo che solo lo studio e la ricerca potrannoconsentirci di far fronte a questa situazione.Sappiamo abbastanza per non aver scuse.❖

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Page 28: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

Se l’Italia resta così com’è - con lostesso tassodi occupazione,gra-do di formazione, innovazione,inclusione degli immigrati - in-somma, se non cambia nulla,nel2050saràcertamentepiùpo-vera.Gli economisti stimanocir-ca il 20% in meno di ricchezza

pro capite. Il motivo è semplice: popolazionesemprepiùvecchia,globalizzazioneormaiavan-zata che colpisce i settori tradizionali (e arretra-ti) dell’economia nostrana. «Certo, si può deci-dere di lavorare meno, produrre in modo anti-quato, e guadagnare meno. Nulla di grave. Senon fosse che non siamo un sistema chiuso. Cisono gli altri che nel frattempo corrono». In al-tre parole: si rischia la marginalizzazione. Nelsuoufficiodi PalazzoKoch IgnazioVisco, vicedi-rettore generale di Bankitalia, illustra la sua fo-tografia dell’Italia tra 40 anni. Grafici, formule,analisi demografiche. La prospettiva è nera. Ilpaese è su un piano inclinato all’indietro.

CREARE RICCHEZZA Disinnescare la retromarcianon è un mistero: più giovani (magari stranie-ri), più persone in attività, tecnologia più avan-zata.Sembra facile,maper riuscircidevonomet-tersi a posto diverse pedine. Tutte contempora-neamente. Stando alle stime gli immigrati ci fa-ranno recuperare il 2%del Pil. E si arriva a -18%rispettoaoggi.Unamigliore scolarizzazionedel-le generazioni più anziane migliora di un altro4%: e siamo a -14%. Ancora: far entrare nelmondo del lavoro più donne e più ultra 65enniconsente di recuperare ancora ricchezza, ma siresta sempre a -11%. Il ritardo è dimezzato, masiamo ancora al segno meno. L’unica vera cartavincente si chiama capitale umano. Solo grazieauna formazione di alto livello si potrà ottenereun sistema produttivo avanzato ed una efficien-zacomplessiva checonsentirannodi crearenuo-va ricchezza. Ma la Gelmini lo sa? I giovani losanno di certo. Hanno urlato nelle piazze: «Noila crisi non la paghiamo». Sanno che hanno giàunconto salatodapagare rispettoai lorogenito-

ri e ancheai loro coetanei di altri Paesi. Sanno cheil loro2050 saràmolto diverso dai «faboulous Fif-ties», gli anni ‘50 del ‘900. Non che allora l’Italiafosse più ricca: anzi, c’era la fame nera. «ANapolic’erano i bambini scalzi per strada», ricorda Vi-sco. Ma le prospettive erano assai diverse. Nel1950 l’Italia era piena di giovani e bambini, conpoche pretese: energie fresche a costi bassi. I vec-chi erano stati falcidiati dalla guerra. Già oggimoltoècambiatodaallora:un italiano su5hapiùdi 65 anni. Nel 2050 si arriverà a uno su tre(33%). Senza il contributo degli stranieri che nelfrattempo arriveranno spinti da una poderosapressione demografica (l’Istat ha già rivisto piùvolte al rialzo le stime), il rapporto sarebbe statodue su tre.Ancorapiùallarman-ti i dati sui rapporti intergenera-zionali. Nel 2050 ci saranno inItalia tre anziani ogni 5 personepotenzialmente attive. Lapopo-lazione tra i15e i65anniperde-rà tra tre e otto milioni di unità.Gli anziani raddoppieranno:passerannodagli attuali 10,8milioni a20,3milio-ni. Oggi dieci persone lavorano anche per altretre più vecchie. Nel 2050 le stesse dieci personedovranno lavorare per altre sei. Se si confrontanopoi gli ultra65enni con iminori di 14anni (ambe-due i gruppi sono inattivi), lo squilibrio è ancoramaggiore: 142 anziani ogni 100 minorenni. Perfar funzionareuna società così occorre che lavori-no più donne e più anziani. Ma questi obiettiviimpongono la creazione di attività qualificate e diuna forte rete di servizi.

GLI STRANIERI.Per questo gli immigrati saranno es-senziali. Che alla Lega piaccia o no. Il loro arrivocontrasterà l’invecchiamento, ma non riuscirà aeliminarlo (per quello servirebbe un milione diarrivi l’annodaoggi al 2050). I flussi saranno inar-restabili: tra 40 anni la società italiana sarà piùmultietnica di quanto non sia oggi l’America Il30%delle persone al di sotto dei 15 anni e circa il37%diquelle tra i 15 e i 54anni sarànato all’este-roo in Italiadagenitori immigrati.NegliStatiUni-ti di oggi imigranti in quelle fasce d’età non supe-rano il 25%.Quanto al lavoro, da tutte le elabora-zioni degli economisti risulta chiaro che i nuoviarrivati andrannoadoccupareposti che rimango-

no liberi. Solo molto marginalmente toglierannolavoro agli autoctoni. Inoltre risulta una strettacorrelazione tra presenza straniera e lavoro fem-minile. Anche qui, si coprono i bisogni di welfareinsoddisfatti dal servizio pubblico. Per questo ilcontributo in termini di Pil prodotto nel 2050 sipuò considerare anche superiore aquel 2%calco-lato solo sul loro lavoro.

LA CONOSCENZA.Se il flussomigratorio è garantitodalla semplicepressionedemografica, percostrui-re il nuovo capitale umano l’Italia davanti ha uncammino lungo e complesso. Le prime lacune dacoprire riguardano proprio l’istruzione offerta ainuovi arrivati. Il Paese non può certo permettersi

di lasciarli ai margini. Eppuretutte le ricerche concordano suun punto: gli stranieri a scuolarestano indietro. C’è un divariodi promossi che supera il 14%tra le due categorie, a cui si de-ve aggiungere il dato sull’ab-bandono scolastico. Nel 2007 il

12%dei ragazzi tra i 15 e i 17 anni con un genito-re straniero ha abbandonato la scuola senza con-seguire un diploma, una quota quasi doppia ri-spetto ai figli degli italiani. Il ritardo del Paese èancoramaggiore se si considera il numero di lau-reati che l’Italia riesce ad attrarre. «Nel 2005 soloundecimodegli stranieri conalmeno25anni resi-denti in Italia è in possesso di una laurea - spiegaVisco - contro unamedia europea di circa il 30%;in Germania e nel Regno Unito la quota sale acirca il40%.Addirittura inGranBretagna i laurea-ti stranieri sono di più di quelli inglesi». Ma per-ché l’Italia «non conviene» per un laureato? «Laverità è che la laurea non conviene neanche agliitaliani - concludeVisco -Da noi un patrimonio distudinoncorrispondeautomaticamenteaun red-dito maggiore». L’investimento in istruzione èmolto più redditizio in altri Paesi europei. Tant’èche i cervelli scappano. Ma perché accade tuttoquesto? Anche qui c’è una risposta «econometri-ca». «È la teoria del mercato dei bidoni - spiegaVisco - I laureati poco preparati sono troppi. Leaziende, per non prendere i “bidoni”, li paganopoco». Se ne esce solo con una istruzione miglio-re. Ma su questo capitolo i prossimi 40 anni sonoancora tutti da scrivere. ❖

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Nel 2050 ci saranno inItalia tre anziani ognicinque personepotenzialmente attive

Mondo 2050

ROMA

BIANCA DI GIOVANNI

Sempre meno giovani

Le stime degli economisti non sono rosee. Se l’Italia resta così com’è, il futuro avrà segno negativo.Bisogna cambiare in fretta, dunque. Intanto coinvolgendo gli immigrati che ci faranno guadagnareil 2% in più. Così come la scolarizzazione diffusa. Ma la vera sfida è investire sul «capitale umano»

DOSSIER

Un Paese inclinatoche rischia di rotolare

28VENERDÌ2 GENNAIO2009

Page 29: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

L’ente per le nuovetecnologie e l’ambiente

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Il sito della banca centralee del suo ufficio studi

www.enea.it

ROMA

www.bancaditalia.itIl sito dell’Enea

I cambiamenti climatici si traducono anche in un dannoeconomico. Meno turisti nel Sud Europa vuol dire perderemilioni di euro e atterrare le economie locali

CRISTIANA PULCINELLI

Le ricerche di Bankitalia

Mediterraneo nell’afa:la siccità è a un passoAl sud aumenteranno le temperature, al nord invece si ridurrannole risorse idriche e sull’arco alpino ci sarà meno neve. Insomma,l’Italia sarà un territorio arido. A meno che non si corra subito ai ripari

Quasi tutte le regioni dell’Europa saran-no colpite negativamente dagli impat-ti dei cambiamenti climatici. Il rappor-todell’IntergovernmentalPanelonCli-

mate Change (Ipcc) pubblicato nel 2007 non la-scia adito a dubbi. Anche l’Italia avrà la sua parte.Che cosa ci aspetta alla metà del secolo?Dipende da che cosa faremo nel frattempo. Lo

scenario peggiore è naturalmente quello che siavrà se le emissioni di anidride carbonica conti-nueranno a crescere.Le variazioni più significative riguarderanno le

temperature e le precipitazioni. «Si prevede chele temperature aumentino sul Mediterraneo inmaniera sensibile, più sulla terra che sul mare –spiega Antonio Navarra, direttore del Centro Eu-ro-Mediterraneo per i cambiamenti climatici(Cmcc) – questo vuol dire ad esempio che nel2050 l’estate tipica in Italia sarà come quella del2003. In inverno invece le precipitazioni diminui-

ranno di un 15-20% rispetto ad oggi. Le due cosemesse insieme,ovveromenoprecipitazioni e tem-perature più alte, faranno sì che sul nostro paeseci sarà sempre meno neve». Se al sud quindi au-menta il rischio siccità, al nord diminuisce la di-sponibilità di risorse idriche. Insomma, un’Italiapiù secca e arida è quella che ci attende. D’altraparte c’è anche il rischio di un aumento del livellodel mare. «Dal ’93 ad oggi – prosegue Navarra -c’è stato un aumento di 2 millimetri all’anno. Secontinuerà questa crescita, tra 50 anni il nostromare sarà più alto di 10 centimetri». Potrebbesembrarepoco,mabisognaconsiderare che in Ita-lia ci sono molti luoghi dove la situazione è giàcriticaper l’erosionee l’abbassamentodelle coste.

Secondo uno studio della Nasa, assumendoun innalzamento delMediterraneo tra i 20 e i 30centimetri al 2100, sarebberoa rischiodi inonda-zione4.500 kmquadrati di aree costiere e pianu-re.Ricercatoridell’Enea,nel2007hannodisegna-to unamappapiù dettagliata delle aree italiane arischio: nel Nord soprattutto l’alto Adriatico; alCentro, il medio Adriatico e alcune zone del me-

dio Tirreno (in particolare la Versilia e la zonalaziale a sud di Roma); al Sud, saranno colpitiparticolarmente il Golfo diManfredonia e quel-lo di Taranto; in Sardegna, soprattutto Orista-no, Cagliari, Orosei; in Sicilia la costa di Cata-nia.

I cambiamenti climatici si traducono in undanno economico. Innanzitutto per il turismo.Un rapporto dell’Unione europea ricorda checirca 100 milioni di persone ogni anno trascor-rono levacanzenelSudEuropa,perungirod'af-fari di circa130miliardidi euro. «Le conseguen-ze socioeconomiche in Italia si sentirannomag-giormente sull’arco alpino – spiega Sergio Ca-stellari, focal point dell’Ipcc per l’Italia – senzaneve il turismo invernale è destinato a contrar-si». Uno studio del Cmcc e della FondazioneMattei ha calcolato che la spesa turistica alpinasubiràunacontrazionedel 10,2%nel 2030.An-che l’innalzamentodel livellodelmarecompor-terà un danno. Stime sull’entità complessivadelle perdite non esistono, tuttavia sono statifatti degli studi su situazioni particolari. Adesempio, leattività commerciali del centro stori-co veneziano oggi subiscono danni dovuti adallagamento compresi tra 2,2 e 5 milioni di eu-ro all’anno.

Infine, il problema immigrazione. Un rap-porto dell’Unione europea ipotizza che nel2050 saranno 200 milioni le persone costrettead emigrare dai paesi più poveri verso il norddelmondo permotivi legati ai cambiamenti cli-matici. Bisogna però ricordare che gli scenaripotrebbero essere meno catastrofici se il mon-do decidesse di tagliare drasticamente le emis-sioni di gas serra.Magari dell’80%entro il 2050come in Europa propongono Germania e GranBretagna. ❖

Una veduta del lago della Duchessa, vicino a Rieti, completamente in secca dopo un periodo di siccità

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Page 30: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

Ègiàaccaduto. L'isoladiLohacha-ra è il primo pezzo di terra almondo che è stato evacuato acausa del cambiamento del cli-maglobale.Gli abitanti sonoan-dativiada tempo.Ma,anchevo-lendo, non potrebbero più tor-nare. I ricercatori dell'universi-

tà Jadavpur di Calcutta, studiando le immaginida satellite delle Sundarbans - l'arcipelago dallecento isole edalle forestedimangrovia al confinetra India e Bangladesh che l'Unesco ha eletto apatrimoniodell'umanità - hannoappuratounan-

no fa che il pezzo di terra è stato completamentesommerso e non ce la fa più a emergere dalle ac-que lì dove il Gange e il Brahmaputra confluiscononel Golfo del Bengala.

Lohachar a non è la prima iso-laa scomparirepergli effetti pro-dotti dai cambiamenti climatici.In realtà già nove anni fa era sta-to documentato il caso di un'iso-ladell'arcipelagodiKiribati som-mersa dalle onde del Pacifico a causa dell'innalza-mento del livello delle acque dell'oceano.Ma l'iso-la era disabitata. Lohachara non sarà certo l'ultimaisola a essere abbandonata dai suoi abitanti. Dalmesedimarzo2002 il primoministrodiTuvalu stacercando una nuova patria per i 12.000 cittadini

dalla sua isola/stato minacciata dalle acque delPacifico.Hachiesto asiloall'Australia,mahaotte-nutoun rifiuto. Sta trattandocon laNuovaZelan-da. Ha fretta. Perché ritiene che da qui al 2030Tuvaludiventerà inabitabile.E il nuovopresiden-te delle Maldive, il noto arcipelago dell'OceanoIndianocostituitodaquasi1.200 isole - l'80%del-le quali hanno un'altezzamassima inferiore a unmetro e tutte un altezza massima inferiore a 2metri - ha dichiarato che una parte dei proventidel turismo verrà accantonata per mettere su ungruzzolo e acquistare una nuova patria per i suoi311.000 abitanti. L'isola è una «nazione in via diestinzione», come sosteneva giànel 1987 il presi-dente Maumoon Abdul Gayoom. Quattro isolesu cinque hanno già sperimentato devastantiinondazioni - incluso lo tsunami del dicembre2004.Edentro il 2050diverrannodel tutto inabi-tabili. Le piccole isole sono le vittime designatedel previsto aumento della temperatura mediadel pianeta e del conseguente innalzamento dellivellodeimari. Lepiùpiatte rischianodi scompa-rire, se davvero il livello degli oceani aumenteràancora di qualche decina di decimetri, come so-stengono gli scienziati dell'IPCC, che per contodelle Nazioni Unite seguono i cambiamenti delclima.

Sono vittime consapevoli. Da tempo una qua-rantina di «Small Island Developing State» (SI-DS), di isole/stati in via di sviluppo, si sono orga-nizzati e cercanodi allertare ilmondo sui pericolidei cambiamenti climatici. Occorre sia prevenirequesti cambiamenti sia adattarsi a questi cambia-menti. «First Island», sostengono: per prima leisole. Perché le isoleperprimapagheranno (stan-nogiàpagando) le conseguenzedell'inasprimen-to dell'effetto serra. Le SIDS hanno organizzatouna prima conferenza specifica sulle loro condi-zioni nel 1994, alla Barbados. E poi un'altra, nel2005,nell'isoladiMauritius. Lepiùa rischio sonoleMaldive, lo statopiùpiattodelmondo, e leCar-teret, nei pressi di Papua Nuova Guinea (altezzamedia di 1,2metri sul livello delmare). La stessaTuvalu, che ha un'altezzamassima di 5metri sullivelloattualedelmare.Maanchegli altri 31atol-li non ancora sommersi di Kiribati difficilmentesaranno abitabili dopo il 2050. La minaccia nonriguarda solo le isole dell'Indopacifico. In alcuneisoledell'Alaska gli abitanti si stannogià spostan-do dalla costa verso l'interno.

Ma in realtà i profughi prossimi venturi dallepiccole isole/stato non sono che l'avanguardia diun esercito di rifugiati ambientali che si annun-

cia molto più grande. Nel1995 a dover abbandonare,momentaneamente, le loro iso-le Bhola, al largo delle costedel Bangladesh, furono500.000persone.Magli esper-ti sostengono cheentro il 2030a subire lamedesima sorte po-

trebbero essere solo in Bangladesh 30 milioni dipersone. Persone che non abitano su isole, malungo le coste.Cittadini chenonhannoné il pote-re di imporre una politica globale di prevenzio-ne, né i mezzi per attuare una politica locale diadattamento.❖

L’isola di Lohachara è ilprimo pezzo di terra almondo evacuato a causadel cambio del clima

Mondo 2050

ROMA

PIETRO GRECO

L’evacuazione

Se il livello degli oceani aumenterà, come prevedonogli scienziati, interi arcipelaghi scompariranno sommersi dalle acqueE c’è già chi cerca una nuova patria per «traslochi di massa»

DOSSIER

Da Tuvalu alleMaldivele isole-paradisoa rischio estinzione

Una veduta di Kandolhudhoo, un’isola delle Maldive, subito dopo lo tsunami che nel 2004 investì l’Oceano Indiano

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Page 31: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

AdunpassodaAir France. La nuo-va Alitalia, che aprirà i battenti ilprossimomartedì13gennaio, sem-braormaiaver scelto il suopartnerstrategico che saràconogniproba-bilità la Air France-Klm. Il vettorefranco-olandese dovrebbe investi-re 250-300 milioni per il 25% delcapitale, divenendo in questo mo-do il maggior singolo azionista.L'accordo è sostanzialmente rag-giunto, anche semancano da defi-nire ancora gli ultimi dettagli rela-tivi alla governance. L'ufficializza-zione dovrebbe arrivare attorno al10 gennaio.La nuova proprietà però al mo-

mento smentisce che l’accordo siacosa fatta. Ninni Carbonelli D'An-gelo, l'imprenditorenapoletanore-centementeentratonell’azionaria-to conun investimentodi35milio-ni di euro, ha confermato «l’esi-stenza di contatti in corso, ma sitrattadi contatti cheancoranonso-no stati definiti. Le trattative sonoin uno stato che possiamo definireavanzatomaancoranonèstato fir-mato niente, non c'è nulla di uffi-ciale». Da parte francese si ribadi-sce lo stesso concetto: «Continuia-mo a lavorare sul progetto di alle-anza».Ieri intanto sono stati firmati i

termini finali dell’accordo tra ApHolding e Cai per il passaggio diproprietà a quest'ultima di AirOne,AirOneCityLiner, EAS(Euro-peanAviaService) eAirOneTech-nic. Il Gruppo Toto reinvestirà 60milioni di euro in Cai, che ha inol-tre sottoscritto l'accordo in base alquale una società del gruppo Totofornirà alla nuova compagnia di

bandiera gli aeromobili a medio elungo raggio. Si tratta di ulteriori 81Airbus, oltre agli attuali in flotta AirOne, di cui 57 sono A320 e 24 Air-bus a lungo raggio (tra cui anche inuovissimiAirbusA350), con la for-mula del lease operativo.Nel secondo semestre 2008, la

quotadimercatonazionale raggiun-ta da Air One è di circa il 50%, conquasi8milionidipasseggeri traspor-tati nei primi undici mesi del 2008,

grazie a 58 aeromobili . Il networkcongiunto delle due compagnie di-verrà operativo dal 13 gennaio.Le scelte operate dalla nuova

compagniadi bandiera comportanounridimensionamento, almenonel-l’immediato, di Malpensa. Sparitele promesse elettorali di Berlusconie gli impegni dei nuovi soci. FilippoPenati, presidentedellaProvinciadiMilano, ieri ha voluto ricordare co-me «questo piano Alitalia ha ucciso

Malpensanel silenzio generale delmondo economico, finanziario eimprenditoriale. Non più di die-ci-undici mesi fa il gotha della fi-nanza e dell'economa milanese,daDianaBraccoaEmmaMarcega-glia, da Assolombarda a Banca In-tesa, dalla Camera di CommerciofinoaMarcoTronchetti Provera, sierano spesi più volte in opposizio-ne al governo Prodi contro l'ipote-si di ridimensionamento di Mal-pensa. Ora hanno tradito il nordabbandonando al suo triste desti-noMalpensa, in cambio, permoltidi loro, di unabenpiù interessantepartecipazione in Cai. Hanno cosìdimostrato, ancora una volta, cheil grande capitale se ne frega delleesigenzedei territori e delle comu-nità e va dove trova maggior inte-resse».❖

Foto Lapresse

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Al via Roberto Colaninno e Rocco Sabelli sono alla guida della nuova Alitalia

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PER LE NOTIZIE SUI VOLI

Economia

È ormai cosa fatta l’accordo trala nuova Alitalia ed il vettorefranco-olandese Air Fran-ce-Klm. Il socio straniero inve-stirà 250-300 milioni per il 25%del capitale. Flippo Penati atta-ca: «Dimenticata Malpensa».

I LINK

p Ingressi La compagnia francese avrà il 25% del capitale, investendo circa 300 milioni

p Malpensa L’accusa di Penati: il piano Cai uccide lo scalo nel silenzio generale

GIUSEPPE CARUSO

www.unita.it

Air France entra inAlitaliasarà ilmaggior azionista

31VENERDÌ

2 GENNAIO2009

Page 32: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

Senza famiglia e senza una bellafetta di dipendenti.La mutazione della Pininfarina,

il passaggio dalle auto sportive aquelle elettriche, sarà pesante nonsolo dal punto di vista della pro-prietà. A poche ore dalla scadenza,l’atteso accordo con le banche tito-lari di un credito nei confronti del-la società di circa 600 milioni or-mai divenuto insostenibile, è statosiglato lamattina del 31 dicembre.Un accordo complesso, da attuarein due fasi, e comunque entrol’estateprossima,mache in sostan-za prevede uno sconto da 250 mi-lioni di euro, scommettendo sulprogettodell’autoelettricaconBol-lorè, e comunque in cambio del-l’uscita della famiglia, chemanter-ràunaquota simbolica,dal control-lo della società.Per i 1700 dipendenti distribuiti

nei quattro stabilimenti del grup-posi profilanodueanni senza lavo-ro.GiorgioAiraudo, segretario tori-

nese della Fiom è ancora più espli-cito: «Conquestepremessedue ter-zi degli operai rischiano di esseredi troppo».L’intesa raggiunta in extremis

poggia su tre capitoli: uno societa-rio,uno finanziario euno industria-le. Sul versante societario la hol-ding di famiglia Pincar si impegnaavendere entromarzo le sue quote

diPininfarina,pari al50,6%del capi-tale. Le azioni della Pincar finirannoinpegnoalle banchecheassumeran-no di fatto, ma non formalmente, ilcontrollo del gruppo torinese. La fa-miglia rimarrà titolare di una quotaresidua pari a circa il 4% possedutaattraverso altre due società. Spette-rà all'eventuale acquirente definirele modalità dell'aumento di capita-le, già deliberato a suo tempo per100 milioni, finalizzato all'ingressodei nuovi soci, (esteri e nazionali)ma travolto dagli eventi successivi.Chi raccoglierà il testimone dalla

famiglia? E’ presto per dirlo. I riflet-tori sono puntati sul finanziere bre-tone Vincent Bolloré e sul magnateindiano Ratan Tata. Ma secondoGiorgio Airaudo l’ipotesi di un com-pratore straniero non è senza rischi.«Sonostati trovati capitani coraggio-

Foto ANSA

Prospettive sempre nere per laBertone, ma almeno un chiarimento cir-ca le ipotesi di vendita giunto nei giorniscorsi grazie ad una sentenza del tribu-nalediTorino,chehainfattiapertolapro-ceduradiamministrazione straordinariaanche per la Bertone spa consentendodi fatto l’ipotesi della vendita in bloccodell’azienda e quindi dei macchinari, chefanno capo alle Carrozzerie, dei terreniindustriali e del marchio che fanno inve-ce capo alla holding.

Spetterà ora al ministro delle attivitàproduttive Claudio Scajola nominare i

commissari, certamente gli stessi delleCarrozzerie,valeadireStefanoAmbrosi-ni, Vincenzo Nicastro e Giuseppe Perlo. Ilcomplesso aziendale sarà quindi messoall’asta, già forse a febbraio, a meno chenon si presenti prima un’offerta privata.

Nel frattempo il tribunale si dovràesprimere anche sull’opposizione pre-sentata da Lilli Bertone, l’erede del grup-po industriale. Nel decreto del presiden-tedel tribunale Francesco Donato, si leg-ge a proposito della Bertone spa di un«irreversibile stato di dissesto, che necontraddistinguedatempola situazionepatrimoniale ed economico-finanzia-ria». «Un insolvenza – è scritto ancoranel provvedimento - che si presenta intermini ancor più chiari di quella di Car-rozzeria Bertone».

Il tribunale«riunisce» Bertoneper la vendita

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Per i 1700 dipendentisi profilanodue anni senza lavoro

Una svolta per uno dei marchipiù celebri dell’industria italia-na, la Pininfarina, fondata qua-si ottanta anni fa. Lascia la fa-miglia. Complesso accordocon le banche e sconto sul debi-to di 250 milioni di euro.

TORINO

Pininfarina Futuro a rischio per i lavoratori della storica carrozzeria torinese

p Finale di partita La dinastia dei carrozzieri perde il controllo, finirà in mano alle banche

p Il futuro Si prospetta un periodo di incertezze, forse arriverà lo straniero (Bollorè o Tata)

IL CASO

Economia

Occupazione

Pininfarina, fuori la famigliaI lavoratori rischiano il posto

EUGENIO GIUDICE

32VENERDÌ2 GENNAIO2009

Page 33: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

si per aziende con mercati protetticome Cai e Telecom - osserva il sin-dacalista - sarebbe ora che qualcheimprenditore italiano si misurasseanche con la concorrenza».Sulpianofinanziario spicca innan-

zitutto la cessione di una fetta delcredito delle banche, pari a 180 mi-lioni, alla stessa Pincar per la cifrasimbolica di un euro. Successiva-mente alla faseuno, che si conclude-ràamarzo, lebanchehanno lapossi-bilità di acquistare e di tenere in pe-gno, attraverso una newco, i marchiPininfarina, per 70 milioni di euro.Complessivamente quindi il debitodella azienda torinese scenderà da600acirca350milioni. Che sarannorestituiti tra il 2013e il 2015. Equi sientranel terzo capitolo, quello indu-striale. La Pininfarina manderà adesaurimento le attuali commesseAl-fa e Ford, il cui stop è previsto nel2011. E non cercherà altre commes-senell'autoper concentrarsi comple-tamente nel nuovo progetto in jointventure con Bolloré. Si tratterà diun’autoda35milaeuroequindi, tut-to sommato di nicchia, da produrrein serie a partire dal 2011. «Sarebbe

importante - osserva ancora Airau-do -che lapiattaformaper l’autoelet-trica possa essere utilizzata ancheper altri clienti. Il governo, che difronte all’attivismo degli altri paesiha saputo soltanto contrapporre fi-nora l’annuncio di qualche vertice,potrebbe cominciare a occuparsiconcretamente di automobili. Unesempio?Favorendo il rinnovodelleflotte di automobili pubbliche». Ver-ranno invece cedute, entroquest’an-no le attività francesi di engineeringcollegate a Matra.Comunque vada, siamo ad una

svolta per l’auto italiana e per unodei suoi marchi più prestigiosi: po-trebbe aprirsi un capitolo di innova-zione e di grandi prospettive, men-tre si chiude la vicenda industrialedella famiglia del fondatore, Batti-sta Farina, detto Pinin, che diede vi-ta alle carrozzerie nel 1930, nonnodi Andrea tragicamente scomparsonell’agosto scorso.❖

Il drastico calo del costo del dena-rodovrebbe essereunodei pochis-simi riflessi positivi della crisi eco-nomica e finanziaria in atti. Mal’utilizzo del condizionale è d’ob-bligo, almeno prendendo in consi-derazione l’allarmedelle principa-li associazioni a tutela del consu-matore nel nostro paese.«Con l'Euribor a 3 mesi sceso al

2,89%,aiminimidalmesedimag-

gio del 2006, anche le rate deimu-tuia tassovariabiledevonoscende-re ulteriormente»: a sottolinearlosono Adusbef e Federconsumato-ri, precisando che con la diminu-zione del tasso di 2,21 punti per-centuali da ottobre, le rate «devo-no recuperare in discesa 135-145

euroalmese, relativamente amutuimedi di 100-150 mila Euro per unperiodo di 10-15 anni».Ipre3sidentidelledueassociazio-

ni, Elio Lannutti eRosario Trefiletti,sottolineano inunanota come«al dilà della polemica per cui la discesadell'Euribor è stata lentissima e lospread suimutui sempre troppo ele-vato, facendo così guadagnare lebanchepermiliardidi euro, oggi vo-gliamoavvertire che i3milioni edu-ecentomila mutui a tasso variabilecontratti dalle famiglie italiane, eche hanno subito aumenti per circa220 Euro al mese, devono ulterior-mente scendere».Per Adusbef e Federconsumatori

si tratta quindi di fare «i necessariraffronti con il proprio mutuo», edin ogni caso «questo aggiustamentonon deve essere richiesto alla pro-pria banca, ma deve essere applica-to automaticamente come doverecontrattuale.Qualora questo non avvenga, le

due associazioni auspicano una for-te rivendicazione dei propri dirittidi fronte agli istituti di credito inte-ressati, «inaugurando il nuovoannocon la richiesta alle banche di mag-giore rispetto nei vostri confronti».Un tema, quello dei mutui, che si

annuncia fra i più caldi di un 2009chesi annunciaeconomicamente in-certissimo. In particolare, il creditoimmobiliare dovrebbe essere sog-getto ad importanti oscillazioni, lestesseche sonogià inattoOltreocea-

no. Negli Stati Uniti, infatti, i tassisu mutui a 30 anni sono scesi perla nona settimana consecutiva, at-testandosi al 5,15% rispetto al5,14% della settimana preceden-te. A renderlo noto è stata un'inda-ginecondottadaFreddieMac, nel-la quale si specifica che l'attuale li-vello dei tassi è il più basso dal1971.❖

www.pininfarina.it

IL SINDACATO

p L’allarme espresso dalle associazioni a tutela dei consumatori

pRitardi delle banche nell’adeguare le rate al minor costo del denaro

PER LA STORIA DELL’AZIENDA

Gli inglesi restano contrari all'in-troduzione dell'Euro: secondo un son-daggio di Bbc radio, il 71% non vuoleabbandonare la sterlina mentre solo il23% - quasi uno su quattro - è a favoredi questa ipotesi.

Ildibattitosusterlinaoeurosièriac-ceso dopo che la moneta britannica èletteralmenteprecipitata,raggiungen-do la parità con la divisa unica euro-pea. Ma il 69% degli inglesi ritiene chenon ci sarebbe differenza, sotto que-stopuntodi vista,segli inglesi adottas-serolamoneta europea.Soloil 15%sièammorbidito e sarebbe più disponibi-le.

Da ieri, intanto, anche la Slovacchiasi è aggiunta ai Paesi europei che usa-no l’euro come valuta.

La sterlina crollama gli inglesinon vogliono l’euro

[email protected]

IL LINK

Airaudo (Fiom): «Sarebbe orache il governo, dopo tanti an-nunci, cominciasse a occuparsiconcretamente di automobili,ad esempio rinnovando la flottapubblica».

Oltreoceano i tassiimmobiliari sono aiminimi dal 1971

P

Il calo del costo del denaronon sempre si riflette con ladovuta velocità sulle rate deimutui: lo denunciano Adusbefe Federconsumatori con l’invi-to a rivendicare i propri dirittipresso le banche.

MILANO

Non fermarsi mai al primo ne-gozioepreferirequelli di fiducia,evi-tare i capi di abbigliamento che nonpossono essere provati e diffidaredei maxi-sconti. Sono solo alcunedelle raccomandazioni che le asso-ciazionidei consumatori stanno ripe-tendo ai cittadini in vista dell'avviodei saldi invernali 2009. La stagione

è infatti ai blocchi di partenza: oggitocca a Napoli, Potenza e Trieste,mentre le ultime e partire, il 10 gen-naio, sarannoAostaeL'Aquila. I con-sumatori concordano nel prevedereancoraunperiodo«gelido»per i con-sumi.E seaumenteranno i consuma-tori ingiroper saldi, diminuirà tutta-via la spesa delle famiglie. ❖

IL SONDAGGIO

Negli Usa discesa forte

PARLANDODI...auto solare

La Toyota sta sviluppando un'auto alimentata esclusivamente ad enegia solare, comearma segreta per rispondere alla crisi. Lo rivela il giornale Nikkei precisando però che civorranno anni prima che il veicolo possa sbarcare sul mercato. Si tratta di un'auto elettricacon le batterie che si ricaricano grazie a dei pannelli solari posti sugli edifici.

«I tassi deimutui scendonoma sono ancora troppo alti»

MARCO VENTIMIGLIA

Previsioni: consumi freddie occhio alle fregature

33VENERDÌ

2 GENNAIO2009

Page 34: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

Cara Unità

LUCA LAPI

Dialoghi

Morire beneQuale deve essere l’atteggiamento distintivo del Cristiano in merito altema della malattia terminale? Quello che io chiederei per me è un’ago-nia naturale senza l’impiego di mezzi artificiali o di droghe. Pensereiall’agonia di Gesù che, sulla Croce, volle soffrire in piena coscienza finoalla morte.

RISPOSTA Hopensatoduevolte,nellamiavita, allapossibilità con-creta di morire. Quelle che mi hanno salvato, in tutti e due i casi, sonostate la chirurgia straordinaria di oggi, le tecniche di rianimazione e dinutrizione parenterale. Non sono religioso ma ho avuto un’educazionereligiosa e dipende da questa, credo, l’esame di coscienza in cuimi sonoimpegnato in quei momenti. Pensando che forse era giunta davvero lamia ora ma provando dolore soprattutto per quelli che lasciavo: per lepersone sicuramente care a me, in quei momenti, molto più della miavita, nel momento in cui pensavo che sarei mancato loro in un tempochenoneraancora quello giusto, per loro eperme.Quello chemai avreipotuto immaginare come possibile prima di tutto per loro, tuttavia, ilpensiero che più mi avrebbe fatto male in quel momento, era l’idea dilasciare lorouncorpoche,perunoscherzo crudeledeldestino, sopravvi-vesse alla persona che ero stato. L’unico desiderio essendo perme, allo-ra, quello di poter lasciare loro il ricordo di uno che li saluta con dolcez-za e pazienza. Chiedendo di vivere solo nel loro ricordo.

Do

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ury

Luigi Cancrini

COSETTA DEGLI ESPOSTI

Il mio aiuto per Cristinel

Cara Unità,desidero testimoniare la mia solida-rietà a Cristinel Verbuncu per la mor-te accidentale della moglie Dorina edel figlio Cristinel di tre anni e mez-zo.Vi prego di fargli pervenire questamodestissima somma che allego al-la lettera (100 euro).Questa mattina (28 dicembre) nonsono andata a messa e ho letto sul-l’Unità l’atroce disgrazia capitata al-la sua famiglia. Mi auguro che altri

lettori facciano la medesima cosa, maper me che sono abbonata all’Unitàho trovato importante vedere pubbli-cata la notizia. Buon anno.

MARCO LOMBARDI

Dibattito pubblico e ruolodei media

Nel conflitto arabo-israeliano un ruo-lo centrale lo riveste il dibattito pubbli-co e ciò fa dell'asimmetria informati-va e dei format interpretativi di reda-zioni e gruppi editoriali, un handicapdeterminante nella faticosa marciaverso una sua risoluzione pacifica.

L’odio fra arabi e israeliani non nasceda singole ondate di “piombo fuso”,ma da un sistema di soprusi che ognigiorno rende ancor più difficile viverecon dignità in Palestina. In Israele esi-ste certo un’élite di intellettuali corag-giosamente mobilitata per il dialogo,cosìcome un’ampia fetta della sua po-polazione è per motivi etnici vicina al-la causa palestinese; ma se la prima,in quanto élite, ha più visibilità verso iceti colti dei paesi stranieri che sul po-polo, la seconda, complice il lancio dirazzi a corta gittata verso le terre diconfine da essa abitate, accetta oggistremata anche una soluzione violen-ta, purché immediata. La natura vio-lenta di Hamas d'altra parta potrà es-sere battuta solo promuovendo la cu-riosità e l'autonomia innanzitutto in-tellettuale (emotiva e cognitiva) di sin-golo individuo che ne rimanga oggiavviluppato. Non sarà, ne è, una logi-ca speculare di propaganda e lotta ar-mata ad avere la meglio.

FELICE FIERRO

Buon anno a mio nipoteche avrà 20 anni nel 2027

Mi affaccio sull’Italia, lancio uno sguar-do sull’anno appena trascorso: nonriesco a vedere niente di buono. Oggistaremo tutti a tavola per festeggiareil primo giorno dell’anno, con i solitiauguri, con le solite speranze. Tra dinoi ci sarà anche mio nipote, due anniappena compiuti. Sarà a lui che an-dranno tutte le nostre attenzioni, saràsu di lui che si poggerà il maggior nu-mero di sguardi. Se si pensa al futuroè inevitabile non pensare soprattuttoalla sua vita.Oggi a tavola nella mia testa ci sarà ilsolito dilemma: ma come bisognaeducare il piccolo? Se lancio lo sguar-do ancora più in là, se lo allungo anco-ra di qualche anno verso il passato, il

risultato non cambia. Il messaggioche ritorna sembra incoraggiare tut-to ciò che cozza con la buona educa-zione, che contrasta con quello chenella morale collettiva viene definito“per bene”. Perché possa farsi stradanella vita, cosa debbo augurargli? Didiventare una brava persona o un de-linquente? Per il momento gli auguro,come a tutti del resto, un felice 2009.

LUCA BRUGNATTI

Ho visto «Il giardino deilimoni»: vedere per capire

Sono stato al cinema l’ultimo giornodell’anno e per una casualità ho assi-stito alla proiezione del film «Il giardi-no dei limoni», bellissimo, da vedereanche per comprendere, per chi nonla conoscesse, la causa di un popoloabbandonato. Uscendo nessuno puòaffermare di essere la stessa persona.

VINCENZO ORTOLINA

Berlusconi al Quirinale? Nograzie

Cara Unità,il Presidente della Repubblica (sullacui elezione diretta nutro non pocheperplessità incarna, tra l’altro, l’ideadell’unità nazionale. Andrebbe perciòscelto tra figure, oltre chedavvero emi-nenti, non passibili di creare forti divi-sioni nel paese. Nel dibattito in corsosull’argomento, mi aspetterei allorache l’illustre congrega degli opinionistisedicenti moderatidel Corriere (i Pane-bianco, i Galli della Loggia, gli Ostelli-no, i Battista), sempre pronti a far lamorale agli esponenti della sinistra, an-che se affermano di disprezzare i mo-ralisti, avviassero sin d’ora, con un po’di coraggio, una campagna finalizzataa scongiurare l’ipotesi che Berlusconi -detestato come mai nessun altro per-

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Forumwww.unita.it34

VENERDÌ2 GENNAIO2009

Page 35: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

PROFESSORE DI SCIENZA POLITICA

IL MESSAGGIOE LA COSTITUZIONE Carlo

PietrobelliGianfranco Pasquino

NAPOLITANOE I TREVESTITIDEL PRESIDENTE

PierGiorgioGawronsky

sonaggio politico da metà degli italia-ni, nonostante il suo sforzo quotidianodi autobeatificazione e gli osanna deisuoi adulatori - salga al Quirinale. Nonm’illudo, perché considerando che, sela nostra sopra citata intellighentia fos-se stata sempre coerente, l’anomaliaberlusconiana che la stessa, di tanto intanto, pur denuncia, non sarebbe, pro-babilmente, mai sorta.

RUDI TOSELLI

Il pupazzo del Consiglio

Cara Unità,innanzitutto auguro un 2009 a voi e atutti i lettori.Oggi qui a Modena ci siamo svegliaticon un bellissimo manto bianco chepotrebbe auspicare un primo giornodi un anno puro (non ci credo ma èromantico). Non essendoci quotidia-ni in edicola mi sono tuffato on line emi sono imbattuto in una intervista alCavaliere, ho iniziato a leggerla e manmano che andavo avanti guardavofuori e mi sembrava che il manto bian-co diventasse grigio, ho continuato eil manto nevoso diventava nero,quando sono giunto ai ragionamentisulle sanzioni europee ho chiuso il pc,ho vestito mio figlio e siamo usciti afare il “pupazzo di neve”... restando intema.

VIVIANA VIVARELLI

Anno che viene, ipocrisiache resta

Ogni anno vorremmo che il primogiorno segnasse il passaggio ad unmondo migliore, ma centinaia di mi-granti continuano ad approdare sullenostre spiagge incalzati dal terroredella fame e della guerra e non c’è Le-ga disumana che possa fermarli: anzi,le condizioni del terzo Mondo sonocosì peggiorate che il flusso dei dispe-rati non fa che aumentare, e le guerreinvece di diminuire come sarebbe giu-sto si incrudeliscono, e i diritti umaniinvece di essere confermati vengononegati, e il discrimine tra troppo ricchie troppo poveri aumenta iniquamen-te. E quando ai nostri occhi sfila que-sta vergogna e chi regge le sorti dellospirito fa fervorini vacui e si guardabene dal rimboccarsi le maniche, di-speriamo per un momento sul desti-no del mondo, mentre la tv ci mostracome una donna può acconciarsi i ca-pelli per il veglione o quanti lustrinipuò mettersi sull’abito per sembrarepiù bella e la stupidità del mondo ciappare allora, più della fame, dell’in-giustizia, della sopraffazione e dellaguerra, il male più doloroso dell’uo-mo, il divoramento di ogni coscienza.

Caro Segretario del Pd,

datocheperdiversi anni lenostre lette-rine a Babbo Natale e alla Befana sonorimastedeluse, quest’annoabbiamodeci-so di scrivere a Te.

Siamo due esperti dei problemi del sottosviluppo,ai quali abbiamo dedicato gran parte della nostra vi-ta. Siamo rimasti affascinati dalla gioia e dall’entusia-smodi popoli lontani. In questo inizio del 2009,men-tre alcune regioni delmondo (Cina, India), hanno av-viato un processo di crescita, in altre aree i problemisono ancora gravissimi. Il 41 percento della popola-zione africana sopravvive con meno di un dollaro algiorno. In Sierra Leone il 30%dei bambinimuore pri-ma di raggiungere i cinque anni di vita; in Botswanasi vive in media soltanto 35 anni, a causa dell'AIDS.

Secondo noi, grazie alle opportunità offerte dalleeconomie dimercato, i problemi della povertà globa-le sarebbero facilmente risolvibili: il problemaè la vo-lontà politica di organizzarsi.

In questo senso, laCooperazione allo Sviluppononè solo gestione dell’emergenza umanitaria o della po-vertà estrema. È soprattutto strategia ed azioni perfavorire lo sviluppo equilibrato del mondo, in modosostenibile e coerente. È quindi anche cura dei nostriinteressi, grazie a politiche eque e sostenibili.

Ma in questo noi italiani soffriamo da tempo per ilmalfunzionamento della nostra Cooperazione alloSviluppo: finanziamenti minimi, strutture precarie -orientate alla gestione caso per caso più che ad unastrategia coerente -, competenze scarse e spesso umi-liate. E nessuna produzione di cultura politica per losviluppo: l’Italia non è quasi mai in gradi di proporreuna filosofia némisure concrete su temi centrali qualicommercio e investimenti, mutamenti climatici edambientali, scienza e tecnologie, migrazioni, politi-che sanitarie, diritto all'acqua, ecc.

ServirebbeunaAgenzia per loSviluppoautonoma,a proprietà mista, con un management di qualità, ingrado di (1) promuovere politiche economiche coe-renti nei “tavoli interministeriali” del nostro governo;(2) rafforzare e valorizzare le sinergie fra esperti, as-sociazioni, enti locali, governo, imprese, università;(3) mobilitare e coordinare la generosità degli italia-ni.

Questa è la riforma promessa e sempre dimentica-ta dai leader di sinistra del passato (Prodi compreso).Ma noi vogliamo credere in Te. Per dare unamano ainostri fratelli poveri non serve “andare in Africa”: sa-rebbepiùutilemettere le coseapostoquidanoi.QuelcheTi chiediamoquest’annodunqueè,quandovince-rai le elezioni, di impegnarti davvero per realizzareunamoderna riformadella Cooperazione allo Svilup-po, assieme alle alte competenze del settore ansiosedi contribuire a risolvere questi problemi.❖

IL NOSTROPAESEE IL RESTODELMONDO

LETTERA A VELTRONI

La tiratura del 31 dicembre 2008 è stata di 121.296 copie

Igiuristi italiani si sono affannati per trovare unagiusta definizione del ruolo del Presidente dellaRepubblica italiana. Deve essere un arbitro fra leforze politiche e, data la loro non brillantissimanatura, deve spingersi a rappresentare i cittadini

quando le loro esigenze vengono trascurate e le loropreferenzedisattese?Deve, comunquee sempre, esse-re il guardianodellaCostituzione, inparticolare quan-do con alcuni spettacolari annunci se ne prospettanoriforme particolaristiche, pasticciate e pericolose co-me il federalismo, gli interventi contro la magistratu-ra, il presidenzialismo? Deve essere un vero e propriopredicatore dei valori della Costituzione, ma anchedel sensodello stare insiemeediunminimodi collabo-razione corresponsabile fra governo e opposizione?

Nel suomessaggio presidenziale, GiorgioNapolita-no ha declinato con chiarezza e al meglio un po’ tuttiquesti ruoli. Poiché la crisi economica internazionaleè grave e, nonostante le illusorie affermazioni in con-trario del capo del governo, destinata a durare, il noninutile, come temette il predecessore Luigi Einaudi,“predicatore” invita a considerare la crisi come un’oc-casionepervivere eagire inmanierapiù sobria eauste-ra, ma anche per cambiare, al limite per riformare leistituzioni (Pubblica Amministrazione compresa). Unruolo centrale rimane attribuito al Parlamento chede-ve essere valorizzato nel suo compito di giudizio e diproposta, enonmortificatoovvero, come fa lamaggio-ranzagovernativa, “bypassato”. Il “guardiano”provve-derà, naturalmente, affinché le riforme, che vannocondivise, siano rispettose dei valori di libertà, egua-glianza dei diritti e solidarietà e che, altrettanto natu-ralmente, quelle riforme non entrino in conflitto conl’unità nazionale. Costituzionalmente, infatti, il Presi-dente è il rappresentante dell’unità nazionale e nonintende in nessun modo derogarvi. Al contrario, di-chiaraesplicitamente che continueràad ispirarsi ai va-lori costituzionali, sottolineandone l’essenza ideale emorale, e che lo farà con “imparzialità e indipenden-za”.

Dunque, il Presidente ha deciso di accogliere nellasua interpretazione enella sua azione tutt’e tre le defi-nizioni che i giuristi hanno prospettato. Sarà, volta avolta, arbitro, guardiano, predicatore, e ha già datomostradi saperlo fare.Tuttavia, l’annonuovosi prean-nuncia istituzionalmente e costituzionalmente al-quanto complicato, in particolare se il costumedei po-litici non sarà ispirato all’interesse pubblico. Probabil-mente, il Presidente dovrà intervenire inmaniera, perquanto riservata esercitando la famosamoral suasion,più incisiva, soprattutto se verrà sfidato dal presiden-zialismo che, per quanto indefinito, colpisce al cuorela forma di governo disegnata dalla Costituzione del-l’Italia repubblicana. E, allora, caro Presidente, moltiauguri.❖

35VENERDÌ

2 GENNAIO2009

Page 36: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

PANEBIANCO, IL GARANTISTA INTERMITTENTE

ORA D’ARIA

Forum

NAPOLITANO SECONDO IL TG2Danoncredere: il Tg 2apre conmes-saggio del Papa, seguono servizi suGaza e solo dopo dieci minuti accen-na al messaggio di Napolitano.ANTONIO

I MISTERI DEL MUTUOL’Euroriborscendema la ratadelmu-tuo no. Come mai nonostante tantapubblicità.WERTER

GARIBALDI DIXITUnpensieroancoraattualediGiusep-pe Garibaldi: «Il dispotismo suolecorrompere una metà della Nazioneper avvilire e incatenare l’altra».GIOVANNI RUGGIERI, REGGIO EMILIA

MORTI SUL LAVORO: FACCIAMOQUALCOSA. ALMENO NEL 2009Il 2008 è stato un altro anno dimortisul lavoro: 1050 sono una mattanzainaccettabile x una «repubblica fon-data sul lavoro». Il 2009dovrà esserel’annodella sicurezzadove tutti ci im-pegnamonei fatti enon solonellepa-role x spezzare questo incivile filorosso di sangue.CLAUDIO GANDOLFI, BOLOGNA

L’INSERTO DELL’ANNO / 1

Complimenti x l’inserto personaggidell’anno e per la doppia pagina del-le lacrime.EDOARDO

L’INSERTO DEL’ANNO / 2Splendido l’inserto: commovente,ricco, profondo. L’ho letto d’un fiatoe questo fine annomi paremeno gri-gio.Grazie!RB

LA VOCE DELL’UNITÀAuguri a chi fa e a chi legge questobel giornale! In questo mondo sem-pre più difficile e in questo paese inmanodiunpifferaiomagico, almenouna voce di speranza!GIORGIO, VERONA

GELMINI, SCIVOLONE MAGISTRALESi può sentir dire dal ministro del-l’Istruzione, Mariastella Gelmini,che il liceodelle scienzeumane sosti-tuisce la scuola magistrale? Questascuola non esiste più da dieci anni,come l’istituto magistrale (da leiignorato). Eppure questo è quanto èstato detto in italia il 30 dicembre2008 durante la conferenza stampadi fine anno senza che nessunoabbiatrovato nulla da obiettare.MIRELLA ARCAMONE

Marco Travaglio

HTTP://FACEBOOKMANIA.NET

Non solo mania

Il 2008èstato sicuramente l’an-nodell’esplosione in Italiadella Face-book mania. Affinché non resti unamaniavacua, il blog italianononuffi-cialedi Facebookproponediutilizza-re il social networkancheperveicola-re contenuti. Per questo ha propostoa tutti gli iscritti come immagine diprofilo per Capodanno la foto di unabbraccio di pace tra un israeliano eunpalestinese. «Soloungesto,unau-gurio di speranza».

NOTECOLOGICHE.BLOGSPOT

Progetto Verde

Con l’anno nuovo http://note-cologiche.blogspot.com/, il blog del«progetto Green di Radio F2» dà ini-zio adun “utile”meccanismodi feed-back con i lettori del blog per“migliorare le ricerche”.Analizzandole ricerche che vengono fatte, adesempio, i blogger si sono accorti chesempre più spesso una delle chiavi diricerca è: «Dove buttare i rifiuti spe-ciali a Napoli».Attraverso il nuovo e più avanzato

meccanismo si inizierà a differenzia-re anche le aree del blog dedicate ai

vari rifiuti per dare risposte più perti-nenti. Per differenziaremeglio i rifiu-ti stessi, invece, si attendono miglio-ramenti di feedback dai responsabiliistituzionali.

MG-STAMPA-ALCOLICI.BLOGSPOT

Cin

http://mg-stampa-alcolici.blo-gspot.comfa la rassegna stampaquo-tidiana su vino, birra e altri alcolici. Ilpuntodivistadelblogèquellodi limi-tare l'uso ma soprattutto la pubblici-tà agli alcolici. Così proponedi racco-glierepiùmailpossibili contro l'inizia-tiva del Comune di Milano di vende-re birra per finanziare la campagnaantialcool. Prosit

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Il professor Angelo Panebianco risponde sulCorriere all’«Ora d’aria» di lunedì accusando-mi di aver «estrapolato» una frase da un suo

articolodel23gennaio1993perordireun«imbro-glio» ai suoi danni, facendopassare per giustiziali-sta un garantista antemarcia come lui. Storie. Inquell’articolo, appena40giorni dopo ilprimoavvi-so di garanzia recapitato da Mani Pulite a BettinoCraxi,Panebianco invitava i socialisti a «estinguer-si» in quanto «precipitati, per questioni di tangen-ti, in un tunnel che li ha portati alla bancarotta». Iltutto sullabasediqualcheavvisodigaranzia aCra-xi ealtri dirigenti del Psi.Martelli era ancora inton-so, e così i leader del resto del pentapartito, chesarebbero finiti di lì apoconei guaiper lamaxitan-gente Enimont. Già allora Panebianco ricordavache«rubavano»puregli altri, «tuttavia labancarot-ta politica e morale del Psi è un fatto». Un fattobasato suavvisi di garanzia, cioè sulla versionedeipm e degli imprenditori che confessavano di averpagato tangenti. Tutti sapevano che le accuse era-

noautentiche, tant’è che la lineadifensivadiCraxiera «abbiamo rubato tutti». All’epoca Panebiancoragionava bene, prendeva atto dei “fatti” cheemergevanodalle accuse dei pmene traeva le do-vute conseguenze politico-morali (oggi raccontache quei meravigliosi partiti furono eliminati daipm “politicizzati”). Esattamente quel che conti-nuo a fare io, in compagnia di molti colleghi, bensapendodistinguereun teoremaaccusatorio tuttoda provare dai “fatti” che emergono oggi dalle va-rie inchieste, spesso basate su elementi ancor piùsolidi degli avvisi di garanzia edelle confessioni diimprenditori: le paroledegli stessi protagonisti in-tercettati. Solo cheora, anziché trovare Panebian-coalmio fianco, lo scopro colditinoalzatoadaccu-sarmi di non tenere le tesi difensive «nello stessorispetto e nella stessa considerazione (anzi di più,tenuto contodella presunzione di non colpevolez-za) riservati agli argomentidell’accusa».Vorrei sa-pere quando mai - Panebianco, se non vuol com-mettere “imbrogli” ai miei danni, dovrebbe citarequalche mia frase in tal senso - ho teorizzato chegli argomenti dell’accusa valgono in assoluto piùdiquelli delladifesa.Non l’homai scrittonépensa-to. Seperòun imputato confessaun reato, sponta-neamenteaverbaleo inconsapevolmente inun’in-

tercettazione, non è un teorema: è un fatto, a pre-scindere dal sacro principio per cui nessuno è giu-ridicamente colpevole fino a condanna definitiva.Del resto nel 2003, quando ragionava ancora, Pa-nebiancoapplicòquesta impostazionee invitòPre-viti a lasciare il Parlamento ben prima della con-danna, semplicemente perché aveva dichiarato intribunale di aver evaso le tasse.Ora dà lezioni di garantismo in nome del-

l’“Occidente liberale” a chi continua a ragionarecome lui in passato. Proprio lui che, nel 2006, giu-stificò il sequestro di Abu Omar e le altre“rendition”dellaCia, con torture incorporate, irri-dendoa chi ritiene che «la legalità, i diritti umani elo stato di diritto debbano sempre avere la prece-denza su tutto». Definì «feticcio» lo Stato di dirit-to, perchè «dalla guerra non ci si può difendereconmezzi legali ordinari». E propose di legalizza-re quella «zonagrigia a cavallo tra legalità e illega-lità, ove gli operatori della sicurezza possano agi-re per sventare leminaccepiù gravi».Cosa ci siadi“liberale” e “garantista” inquelle agghiaccianti pa-role,non riescoacomprenderlo.Dunquemi scuse-rà se, inattesadiorientarminelle infiniteevoluzio-ni del suo garantismo intermittente, continuo ascegliermi altri maestri.❖

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36VENERDÌ2 GENNAIO2009

Page 37: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

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L ’ U N I C O P R O D U T T O R E I N P R O V I N C I A D I C U N E O

_ SEZIONALI RESIDENZIALI_ SEZIONALI INDUSTRIALI_ PORTE AD IMPACCHETTAMENTO RAPIDO

E AD AVVOLGIMENTO_ PORTE A LIBRO

Page 38: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

Gregory David Rober-ts inShantaramdice-va che «ogni personaalmondoènata in In-dia in almeno unadelle sue vite prece-

denti».LailaWadjaeGabriellaKuru-villa l’India invece la vivono ora, cel’hannodentroda sempreece la rac-contano con garbo e ironia nei lorotesti. Due scrittrici di razza, con per-corsi, stili, partenze opposte, macon incomune l’urgenzadidescrive-re i due paesi, l’India e l’Italia, chefanno parte del loro essere.Laila Wadja è nata a Bombay da

genitori indiani di origine persiana.Arrivata in Italia quasi per caso a 20anni con il suo sari e il suo spaesa-mento, ora ci vive.Ha scelto una cit-tà di frontiera per farlo: Trieste, cheinnerva ogni giorno di sè. GabriellaKuruvilla, invece, è nata a Milanoda padre indiano, del Kerala, e unamamma italiana sessanttotina. Ol-tre a scrivere e anche una fine pittri-ce. Quando pensa all’India, che haconosciuto solo attraverso qualcheviaggio e gli echi del mondo pater-no, la definisce come «la terra deldesiderio, il paese della mancanza»per aggiungere subitodopo che «so-lo dalla mancanza può nascere lacreazione». Invece per Laila l’India«è quella della tolleranza,ma anchequella chehaavuto la forzanon-vio-lentadidire ciao ciaoai colonizzato-ri. È il paese che sa piegarsi, senzaspezzarsi».

L’INDIA E L’ITALIA

Un paese stimolo per entrambe, unpaese che ha vissuto alla fine del2008 la tragedia del terrorismo cheha traumatizzato entrambe. «Miasorella lavora vicino al Taj Mahal,per fortuna non le è successo nien-te» dice Laila con un tremore nellavoce. L’India però è sempre raccon-tata da Laila e Gabriella attraversola sua relazione con la loro Italia.Numerosi i testi in circolazione del-le autrici, dall’ormai libro cult Peco-re Nere (Laterza) che le ha viste pro-tagoniste insieme, ora si possonotrovare comeultimeuscite, il teneroromanzodi LailaAmiche per la Pelle(e/o) e la raccolta agrodolce di rac-conti di Gabriella È la vita, dolcezza(Baldini Castoldi Dalai). Scrivonoda una vita le due indiane d’Italia (oitaliane d’India fate voi). «Io ho co-minciato alle elementari», sorrideKuruvilla, «ho frequentatounascuo-la sperimentale:nonci insegnavanola grammatica ma ci chiedevano discrivere delle storie. Fin dall’iniziohoavutounapprocciomoltosponta-neo con la scrittura. Inoltre sono fi-

ROMANZIMADE INITALINDIA

L’antologia«Pecore nere», l’antologiapubblicatada Laterza un pa-io di anni fa, raccoglieva, ol-tre ai racconti di GabriellaKuruvilla e Laila Wadja, an-che i testi di Igiaba Scego(l’autrice di origine somalache firma il pezzo in pagina)e di Ingy Mubiayi.

La prima generazione difiglie di immigrati, nata ocresciuta in Italia, racconta,dunque, la propria identitàdivisa, a cavallo tra il nuovoe la tradizione, una identitàobliqua, preziosa, su misu-ra.

Quattro voci, otto storie,molte culture. L’incrocio deimondi e delle esperienze,tra integrazione e diversità,accoglienza e rifiuto. Tranoi e loro. La raccolta è statacurata da Flavia Capitani eEmanuele Coen.

Otto storietanti mondi

INCONTRIFRACULTURE

Scritture migranti Il nostro paese e i suoiparadossi raccontati da due «italiane d’India»:

Gabriella Kuruvilla e Laila Wadja

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Culture

Una giovane sposa indiana mostra le sue mani decorate

IGIABA SCEGO

IL NOSTROVENERDì38VENERDÌ2 GENNAIO2009

Page 39: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

www.myspace.com/gabriellakuruvillawww.gabriellakuruvilla.it

LA FABBRICADEI LIBRI

[email protected]

glia di una giornalista, abitavo inmezzo ai libri di cui era tappezzatala sala emiaddormentavo sentendoil rumore delle dita di mia madreche battevano sui tasti della vecchiamacchina da scrivere: queste perme erano le fiabe della buonanot-te». Anche Laila ha cominciato ascuola comenellamigliore tradizio-ne. «Nel giornaletto scolastico c’èun pezzo di quando avevo sei anni.In italiano però scrivo da poco, dal2004. Prima ero troppo titubante,nonmi sentivo abbastanza padronadella lingua.Ancheadessomi rendocontodi averedeglihandicap lingui-stici, ma gli sfrutto per creare unostile meticcio, piegando l’italianocon la forza dei monsoni».

LA SCRITTURA

Si scrive per combattere la solitudi-ne, l’ignoranza, il quotidiano cheschiaccia i sogni. Le parole disegna-no la complessità del vivere e i mi-granti (soprattutto loro) descrittidallaKuruvillaedallaWadjanonso-no gli esseri stereotipati dei mediamainstream,masonocome leperso-ne che si incrociano per strada ognigiorno: ricche di sfaccettature edemozioni. E lo stesso si può dire del-la Milano e della Trieste che fannoda sfondo alle storie delle autrici.Trieste per la Wadja è come unbuon vino «ha tante chiavi di lettu-ra. Ma bisogna essere degli intendi-tori per apprezzareunprodottononomologato. All’inizio non la capivo,non sapevo cheunvinoaspropoi la-scia il palato pulito. Trieste ha sem-pre avuto una vocazione alla multi-cultura. Sono gli stranieri ad avercontribuitomassicciamenteallapro-sperità di questa città nel passato,spero che questo aspetto vincente

del suo passato possa servire daesempio al presente italiano».«Milano cerco di fotografarla per

com’è, senza ritoccarla - sottolineainvece la Kuruvilla - La racconto at-traversando i vari ambiti sociali-eco-nomici-culturali: passando dai pa-lazzi della periferia agli attici delcentro, dai locali glamour ai centrisociali». Il presenteperò,non solodiMilanoeTrieste,preoccupaGabriel-la e Laila: «La gente è smarrita» so-stengono. Le cause la crisi economi-ca e la ben più grave crisi culturale.Lailahaquasiuna ricettaper sopr-

ravvivere a questo clima di paurache ci stanno imponendo. «Prove-nendodauna famigliamulticultura-le - spiega - vivendo in un paese plu-

rale come l’India, ho sempre dovutomediare culture, lingue, tradizioni.Èunacondizionechemiha resocon-fusa da giovane, più forte da adulta.La diversità di vedute rende una so-cietàpiùcompetitiva,non la indebo-lisce. Questo è messaggio che cercodi farpassare. Poi io scrivo soprattut-to per dialogare con gli altri. Comediceva il personaggio di Troisi nelfilm Il Postino (dopo aver «rubato»una poesia a Neruda spacciandolaper propria): «La poesia non è di chilo scrive, è di chi gli serve». Credoche si possa estendere alla scrittura.I testi scritti da migranti o dai lorofigli possono forse forniredegli stru-menti all’Italia».Eanchemoltodiletto, visto il con-

senso che accompagna le due autri-ci. Ma di cosa parlano i loro ultimilavori?

I ROMANZI

Nel romanzo È la vita, dolcezza Ga-briella Kuruvilla popola le pagine di

neri e neri a metà che lottano peraffermare la propria unicitá in unmondo che vuole caniballizarli e ri-portarli nel limbo di una ovvietà in-sostenibile.Mentre inAmiche per lapelle, si intrecciano in una brumosaTrieste, le vite di quattro donne(una indiana, un’albanese, una bo-sniaca, una cinese). La Kuruvilla cipresenta un micromondo che con-tiene donne tradite, bambine delu-se, adolescenti in crisi, uomini eva-nescenti e una lingua che colpiscecon la durezza della consapevolez-za: «Facciomolto caso al ritmodellanarrazione, mi ispiro al rap e al reg-gae:unamusicache racconta la real-tà con una forma che si sintonizzasui battiti del cuore». Per Laila inve-ce c’è una ricerca frenetica verso«una linguaasciutta, semplice epro-prio per questo virtuosa. Una linguacon una vena ironica e autoironica,ma con un sottofondo di tristezza.Allo stadio attuale la mia lingua èpiù riflessivo....starò invecchian-do?».Nel futuro altre storie.Un roman-

zo sul precariato affettivoe lavorati-vo per la Kuruvilla e una India delledonne per la Wadja e una sorpresa,dice, che riguarda l’Italia. Sicura-mentene leggeremodellebelle.Ma-de in Italindia, naturalmente.�

2009: DALLASHOAH

A SULTANA

Maria SerenaPalieri

FRASE DI...VandanaShiva

Nata a Bombay da genitori per-siani, Laila Wadja vive da tanti anni inItalia, a Trieste. Oltre ad aver scrittodei racconti per l’antologia edita daLaterza nel 2006, «Pecore nere», hapubblicato due romanzi nel 2007:«Mondo pentola» (Iannone) e «Ami-che per la pelle» (e/o). Quest’ultimo li-bro racconta di una casa in via Unga-retti, nel centro storico di Trieste, unastrada immaginaria «dimenticata siadalsole sia dal Comune». La casa è abi-tata da quattro famiglie di immigrati,cinesi, indiani, bosniaci, albanesi. Il ro-manzo parla di quattro straniere alleprese con l'apprendimento della cul-tura e della lingua italiana.

LINK

Cosa ci riserverà il 2009in fatto di narrativa?L’ultimo «scandalo»del 2008, segnalava IlRiformista il 30 dicem-

bre, è stato quello di Herman Ro-senblat, scampato a Buchenwald,di cui negli Usa Berkley Books an-nunciavaAngel at the fence, presun-ta vera storia del suo amore con ladonna che l’avrebbe salvato dal la-ger passandogli pane e mele dauna rete. Falso: quel pane e quellemelenon «potevano» entrare così aBuchenwald, dicono gli storici. Be-rkley Books ritira il libro. Certo, il2009 si annuncia come un anno incui la Shoah fiction, e non fiction,continua a essere un filone produt-tivo: complice laGiornatadellaMe-moria, in uno stesso giorno, il 16gennaio, escono per Frassinelli IldiariodiHélèneBerr, postuma testi-monianza di una vittima di BergenBelsen, per Sperling & Kupfer Gliebrei dello zoo di Varsavia di DianeAckerman, per FaziAzarel di un’al-tra vittima di Bergen Belsen, Ka-roly Pap, per Mondadori Canto delpopolo yiddish ammazzato di ItzakKatzenelson. E, siccome tutto que-sto è diventato un genere, ormai èdifficile capire se questa produzio-ne aiuti amantenere viva lamemo-riadellaShoahoppure la banalizzi.Però vogliamo salutare l’anno

nuovo annunciando l’uscita di unaltro libro. Che sembra custodirel’immagine del mondo più lontanopossibiledagli orrori, unmondoco-me piacerebbe a tutte le persone dibuona volontà: si tratta del Sognodi Sultana, in libreria questo meseper Donzelli. Autrice, nel 1905, labengalese Begum Rokheya Hossa-im. Che immaginò una Terra che,governata dalle donne, diventavaun giardino d’ogni bellezza. Doveuna mongolfiera cattura-acqua eunamacchinacattura-energia sola-re riducevano al minimo la faticamanuale. Dove il fiore all’occhielloerano i luoghi in cui i sapienti si for-mavano e dialogavano, le universi-tà... Bel sogno, vero?�

Gabriella

Laila

Wadja e l’integrazionenella città di Trieste

Kuruvilla tra architetturae giornalismo

Nata a Milano il 26 febbraio1969, da padre indiano e madre italia-na, nel 1995 Gabriella Kuruvilla siè lau-reata in architettura e nel 2000 è di-ventata giornalista professionista.Nel maggio del 2001 ha pubblicato,con lo pseudonimo di Viola Chandra,il romanzo «Media chiara e noccioli-ne» edito da DeriveApprodi, mentre èdel 2005 l’antologia «Pecore nere»(Laterza), contenente due suoi rac-conti, «Ruben» e «India», che trattanoil tema della doppia identità per gli im-migrati di seconda generazione. È del2008, invece, il romanzo «È la vita dol-cezza» (Baldini Castoldi Dalai), storiedi vite comuni che ti sorpendonoquando meno te lo aspetti.

«Ho sempre avutoun approccio spontaneocon la scrittura»

«Scrivo i miei librisoprattutto perdialogare con gli altri»

FSe le donne avessero la possibilità di influire sui centri dipotere, credo che sarebbe meno pressante il predominio delprofitto sull’organizzazione sociale umana.

Chi è

39VENERDÌ

2 GENNAIO2009

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SARA ANTONELLIROMA

Il premio Nobel Toni Morrison durante una conferenza in America

TONIMORRISONLE ORIGINISELVAGGE

Laschiavitù nell’America primordiale«A Mercy» il nuovo romanzo

della Nobel pubblicato negli Usa

Con A Mercy, ToniMorrison, già vinci-trice del Pulitzer nel1988edelNobel nel1993, torna a rac-contare la schiavitù.

Non la fase crepuscolare, comenell’inarrivabileAmatissima, ben-sì quella delle origini, quando gliStati Uniti non esistevano ancorae l’America erauna distesa selvag-giae scarsamentepopolatadaipo-chi nativi sopravvissuti, dai colonieuropei e dagli africani schiavi.In queste lidi primordiali, nel-

l’anno del Signore 1690, sulla so-gliadiun romanzosuddiviso inca-pitoli che alternano le voci di piùnarratori, i lettori troveranno adaccoglierli proprio una schiava,Florens, qui colta nella trepidante

eccitazione di un viaggio. Finita ot-toanniprimanellemani compassio-nevoli («a mercy») di Jacob Vaark,unmercante della Virginia, Florenssta attraversando i territori scono-sciuti del Nord America sia per ten-tare il salvataggio in extremis dellefortune del padrone sia per seguire,come gli altri personaggi di questoNuovo Mondo morrisoniano, un’il-lusione.Florens, infatti, non si limita

avanzare,ma, come Jacob nel capi-tolo seguente, spostandosi, rivangail passato, lo intreccia al presente eprova a inventarsi un futuro.

RE-IMMAGINARSI

A Mercy, inbreve, ritraeFlorensnel-l’atto di compiere quel processo dire-invenzionedel séchehannocom-piuto, stanno compiendo o stannoper compiere i protagonisti di tantestorie«americane»: passareal setac-cio lapropriavita, cancellaregli epi-sodi dolorosi, e quindi re-immagi-narsi e rinascere. Succede a tutti.Siaagli uomini liberi siaauna schia-va giovane e innamorata della pas-sione.E poi a Rebekka Vaark, una don-

na che, per rifuggire un destino in-gabbiato dai dogmi di una religioneferoce e senza amore, attraversa ilmare; a Lina, una serva scampata acosti altissimi allo sterminio dellaproprianazione indiana; allamiste-riosa Sorrow; ai due schiavi a con-tratto; e infine al fabbro, allagirova-ga famiglia D’Ortega, alle diversecomunità religiose in guerra tra lo-ro.Ciò nonostante, più che nei brevi

tratti caratteriali, onegli scarni e ful-minanti dialoghi, o nel camaleonti-co e capriccioso flusso di coscienzache come un velo dipinto avvolge,sfumandoli, i pensieridei vari perso-naggi, Morrison dispiega la brillan-tezza della sua prosa soprattuttonelle accuratedescrizioni paesaggi-stichedell’America; comeasuggeri-re che in A Mercy il primo dono delcielo («amercy») non va identifica-to nella reazione di Jacob all’appel-lo della madre di Florens - modula-ta suun’offerta chea suavolta rivisi-ta, ma in chiave misericordiosa, lascena di apertura di un classico del-la letteratura Usa, La capanna dellozio Tom - quanto nella generositàdella natura americana che si offreimpudicamente a tutti i nuovi arri-vati, inebriandoli.

TOCCARE E VEDERE

Raffigurato con una vivacità checonsente ai lettori di annusare, toc-care, vedere, e accompagnato daun senso di stupore, di attesa e dimisterochenonscivolamainell’ole-ografismo, il paesaggioprimordialeamericanocheMorrisondescrive in

CultureIL NOSTROVENERDì40

VENERDÌ2 GENNAIO2009

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questepagineacquisisce istantanea-mente la forza e il carattere di unpersonaggio,diventaqualcosadi vi-vo, capace di agire, di operare cam-biamenti.È come se quella fonte di energia

propulsiva che nelle favole anticheconfluivanel personaggiodelmagoqui prendesse le forme di un oriz-zonte dinamico, di una quinta gire-vole e palpitante su cui srotolare laparabola di Jacob, un uomo di saniprincipi che viene lasciato alla mer-cé («a mercy») di una natura che èlussureggiante solo perché è innan-zi tutto lussuriosa. Unuomo irretitodalla promessa di ricchezze pecca-minose tanto quanto i decori ser-pentini intarsiati sul cancello dellamagione che ricaverà da proventidegli abominevoli investimenti alleBarbados, e che invece di fargli toc-care il cielo con un dito finirannoper spingerloprecipitosamentever-so l’inferno.

LE COSE

All’inizio del romanzo, poco primadi concedere la grazia («a mercy»)dacuiorigina la suastoriadidanna-zione, Jacob aveva avuto un’intui-zione potenzialmente rivoluziona-ria.Osservando i possedimenti in

Maryland di un nobile portoghese

corrotto, Jacob aveva concluso cheaseparareunmercantedaunaristo-cratico «non è il carattere degli uo-mini, né il loro lignaggio, bensì lecose». Peccato che scorrendo le pa-gine di A Mercy l’unico rimedio cuiegli ricorrerà per smascherare taleartificiosa gerarchia non sia la de-nuncia, né una coraggiosa anticipa-zione del progetto di uguaglianzademocraticaenunciatodallaDichia-razione di indipendenza degli StatiUniti d’America (per altro anchequesta un testo bugiardo, visto checonsapevolmente trascura di men-zionare la schiavitù dei neri), bensìunacorsa svilente chemiraadaccu-mularecose («la roba»)perpoi rina-scerequaleesemplareoriginaledel-la costituenda nuova aristocraziaamericana.Jacob si doterà di un appropriato

castello americano, lo popolerà diservi e vassalli e, naturalmente, viaggiungerà una schiava da sotto-mettere seppure amorevolmente,misericordiosamente. Solo allora,solo dopo l’incontro con Florens, lastoriadi Jacobedegli StatiUniti («amercy»?) potrà avere inizio.�

STEFANO [email protected]

Tra i suoi capolavoriil terribile «Amatissima»

Con un timbro che volge in forza edeterminazione una malinconiagraffiante, nel suo recente quartocd, Tchamantchè («equilibrio»), lacantantemalianaRokiaTraoré inca-stona ritmi complessi su chitarra,strumentielettrici e tradizionali con-fermandosi una delle più dotatefolksinger dell'Africa nera occiden-tale. Ha assorbito e introiettatoblues, jazz alla Billie Holiday (rileg-ge commossa The Man I Love), vivetra Bamako e Parigi perché il princi-pale mercato per un africano restal'Europa,ha34anni, dell'etnia bam-bara, lingua che usa in prevalenzaper cantare la condizione femmini-le, la sua terra, l'amore, un esordiosu cd nel '97 con Mouneissa.Tempo fa ha detto che la sua non èpop music. Cosa intende?«Amosentirepopmusic, noncantar-la.Non solo per gli arrangiamenti. Ilpop è suono anche brillante, facile,lo si ascolta senza pensare, a voltene ho bisogno, ma ora non è la miamusica, non voglio suonare il popdell'Africa occidentale».Lei è stata paragonata a una grandecantante del Mali come Oumou San-garé. Quali riferimenti musicali ha?«Diversamente da Oumou SangaréodaSalifKeitanonhoavuto l'oppor-tunità di crescere con la musica tra-dizionale. Ho imparato da autodi-datta sia lamusica africana sia quel-la occidentale grazie a mio padre.Lui suonava jazz e componeva perunaband aBamako, quandonacquidovette scegliere tra il lavoro diplo-matico e la musica e smise. Tra lemie influenze indichereimoltemusi-che: dal mio continente Salif Keita,Fela Kuti, Alpha Blondy, poi il reg-gaediBobMarley, il jazz classicoco-me Billie Holiday, Ella Fitzgerald,Louis Armstrong o Miles Davis, ilrock tipo Rolling Stones, Dire Strai-ts, Eagles, il rock francese…»Dove vive?«Ho lasciato il Mali a quattro anni

dietro agli spostamenti di mio pa-dre diplomatico, ora vivo tra dueculture, tra Bamako e Parigi».In Italia molti non vogliono immigra-ti.«Lagentepensache iosiaun'ideali-sta,manoncredopossibiledimen-ticare cheun tempo il genereuma-no colonizzò il resto del mondopartendo dall'Africa. Gli esseriumani si muovono e cercano sem-prequalcosa.Comesipuò sostene-re che nessuno può entrare in unpaese perché esistono le frontie-re?Chi soffre di più è chi resta per-ché non può spostarsi. D'altro can-to lasciare il continentepergli afri-cani non è la soluzione, non tuttipotranno andarsene, anche seavremmo risorse naturali per di-stribuire in modo più giusto la ric-chezza… Ma non c'è alcun bilan-ciamento tra l'Europa - colonizza-trice per secoli - e un'Africa indi-pendentedamenodi 50 anni e po-vera. I leader europei su questi te-

mi non sono affatto chiari e - lo di-ce la demografia - l'Europa avràbi-sogno di aiuto. Solo quando l'Afri-ca sarà un continente sviluppatogli africani non saranno visti comepoveri chevengonoquiaprenderequalcosa».Tanti, non sappiamo quante miglia-ia, muoiono nei barconi nel Mediter-raneo per raggiungere l’Europa.«Sono dei martiri, ma nessuno neparla, nemmeno in Africa. Ci sonofamiglie che pensano per anni cheun giorno riceveranno notizie dailoro cari, credono che non abbia-no i soldi per telefonare, non im-maginano nemmeno che possanogiacere in fondo al mare. I corpinonsi trovanoenessunovuole ren-dersene conto».�

P

«Troppi muoiono inmare ma neanche inAfrica se ne parla»Toni Morrison esordisce nel

1970 con il romanzo «L’occhio più az-zurro». Gli altri suoi libri (in Italia tra-dotti da Frassinelli) sono «Sula»(1973), «Canto di Salomone» (1977),«L’isola delle illusioni» (1981), «Amatis-sima» (1987), «Jazz» (1992), «Giochi albuio» (1992), «Paradiso» (1999) e«Amore» (2003). «A Mercy» è uscitonegli Stati Uniti alla fine del 2008. Nel1981 Toni Morrison diventa membrodell'Accademia americana delle arti edelle lettere. Nell’88 riceve il Pulitzerper «Amatissima» e nel 93 il premioNobelper la Letteratura. Violenza, raz-zismo, schiavitù, discriminazione, rap-porti tra generi, sono gli argomentiche ritornano in tutti i suoi romanzi,vicende sanguinarie, terrificanti, maanche tenere, che vogliono ridare vo-ce agli afro-americani, farli uscire dalsilenzio e raccontare la loro storia.

Un’afroamericanadonna dall’orgoglio nero

Toni Morrison (pseudonimo diChloe Anthony Wofford) è nata a Lo-rain il 18 febbraio 1931 da una famiglianera della classe operaia originariadell’Alabama. Compie gli studi umani-sticia Howard University ed all’univer-sità di Cornell, ai quali farà seguitouna carriera accademica all’universi-tà del sud del Texas, presso HowardUniversity e in seguito, nel 1989 ottie-ne una cattedra all’università di Prin-ceton. Lavora nel frattempo come re-dattore presso una prestigiosa rivistaletteraria, collabora come critico lette-rario e tiene numerose conferenzepubbliche che trattano della culturaafroamericana ottenendo presto laspecializzazione in letteratura afroa-mericana. Vicina al Partito Democrati-co, ha sostenuto Barack Obama alleelezioni presidenziali.

Schiava e mercanteSolo dal loro incontronascerà la Storia

PARLANDODI...VincentFord

Vincent Ford, l’autore della famosissima canzone cantata da Bob Marley, «No Woman,No Cry», è morto in Giamaica a 68 anni. La canzone comparve nell’album del 1974 «NattyDread» e l’autore fu ispirato dalle condizioni del ghetto di Trench Town, dove, come Marley,visseneglianni ’60.FordscrissealtretrecanzoniperMarleynell’album«RastamanVibration».

Martiri migranti

La biografia Rokia Traoré«Canto l’Africae il suo riscatto»L’artista del Mali ha inciso un toccante cd: «Tchamantch黫Io sono l’incrocio di tante musiche: africana, jazz, rock...»

Anno del Signore 1690

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2 GENNAIO2009

Page 42: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

EDIMBURGO

LORENZO BUCCELLA

Per le strade di Edimburgo l’«Hogmanay» saluta il passaggio dell’anno

WHISKYSCOZZESE

ON THEROCK

Edimburgo saluta l’anno nuovo confiaccolate, birra, danze celtiche

e show bollywoodiani

Sarà laperditadell’aristo-craziadella sterlina, pla-nata di colpo ai livellidell’euro,oppure l’allen-tamento storico di queilacci separatisti che per

secoli l’hanno resa una terra a par-te, fatto sta che la Scozia all’euforiafestaiola per il nuovo anno questavoltaabbinaun’incertezzaeconomi-ca che sembra deviarle il passo con-sueto. Come forse testimonianoquelle due anziane dal caschettobiondo che al brindisi di mezzanot-

te ti rincorrono per farti bere dal lo-ro porta-whiskey d’argento, ai bor-di delle cancellate che rinchiudonoil corridoio principale dello «streetparty» di Edimburgo, visto che, peril caroprezzidi ogni singolo concer-to, sono molte le persone asserra-gliate ai suoi margini. Rimasti fuo-ri, tanti scozzesi, facce indiane,giapponesi e qualche italiano, unitinel ritrovo di un capodanno che aqueste latitudini non può disanco-rarsi dalla tradizione. Per renderse-ne conto, basta prendere una tor-cia, lanciarsi in marcia battendo iltempo sulle cornamuse e poi è unniente farsi inghiottire da unamas-sadi ventimilapersoneperuna fiac-colata che, sotto la guida del LordProvost, il sindaco,diventaunaster-minata colata di luci nei saliscendidella old town su su fino alla collinadi Calton Hill.

IL SAN SILVESTRO GAELICO

Là dove il climax fa convergere tut-to in unmastodontico rogo, il leonein fiamme che tre sere fa, di fronteadadolescenti praticamentenudeepintedibirraper scongiurare l’incle-menza del freddo, ha dato l’incipitalle baldorie di «Hogmanay», il sanSilvestro gaelico, che potrebbe vo-ler dire «primo mattino» oppure«nuovo nato», di preciso non si sa.Lascito spettacolare di antiche leg-gende vichinghe, quassù, i festeg-giamentiper l’ultimodell’annosi di-stendonoperbenquattrogiorni lun-go un’industria di eventi, piazzataal collo di quella roccia vulcanica sucui svetta uno dei più famosi castel-li del mondo. Dalle chitarre di Pao-loNutini, il ragazzotto italo-scozze-se pupillo dei Coldplay, all’under-ground ipnotico di un gruppo coolcome iGrooveArmada,unfungheg-giare di palchi ed esibizioni quasi amostrare una rinnovata scottishway alle contemporaneità da mon-do globale: all’ostinata e amorosaconservazione delle proprie tradi-zioni si aggancia l’altrettantoostina-ta ricerca del nuovo e dell’altro. Eallora può succedere che, in un cie-lo trapuntato da tartan, arpe e giriindiavolati di violini in un mulinel-lo di danze celtiche, s’inserisca lagioiosità ammiccante di uno showindiano stile Bollywood. Quasi a ri-cordare cheda queste parti l’ospita-lità non è mai cosa secondaria, ri-flesso storico di una terra nata dal-l’incrocio di popoli migranti e orapronta ad affrontare gli incerti tuffidel prossimo futuro. Non a caso, albattesimodi fuocodell’inizio, ha fat-todacontraltare, per i più temerari,lo scivolo d’acqua del finale con ilsalto inmaredelprimogennaionel-legelide spiaggedelGolfo, carneva-lesca parata per lavarsi in compa-gnia i postumi della sbornia. �

Concerti, birra a fiumi, il rockdi Paolo Nutini, tradizioni scoz-zesi e migliaia di persone damezzo mondo per strada: è l’«Hogmanay», antico lascito persalutare il passaggio dell’annocon un rogo mastodontico.

CultureIL NOSTROVENERDÌ42

VENERDÌ2 GENNAIO2009

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Madagascar 2 Come Dio comandaThe Strangers

NELLESALE

Provincia fangosa

Ancoranelle sale, ilsecondoincontrotra Salvatores e lo scrittore Ammaniti(dopo Io non ho paura). Ma questa se-conda volta è di tutt’altra natura, «speri-mentale»e fangosa, fin troppo espressi-va. Ma Salvatores guarda sempre avan-ti, e questo ci piace. ˘

Come Dio Comanda

Regia di Gabriele Salvatores

Con Elio Germano, FilippoTimi, Alvaro Caleca

Italia 2008

01 Distribution

***

I quattro dello Zoo

Il «quartetto cetra» dello zoo newyor-chese (Alex il leone ballerino, Melman lagiraffa ipocondriaca,Marty lazebralogor-roica e Gloria l’ippopotamo funky), conti-nua la sua avventura in Africa, di ritorno aCentral Park, tra sfide ballerine e la più cla-morosa protesta sindacale scimmiesca.

Madagascar 2

Regia: Eric Darnell,Tom McGrath

Anno: Usa, 2008

Distribuzione: Universal Pictu-res

***

La casa del terrore

Opera prima, un thriller dalle tinte forti(con sfondamenti nell’horror) che prendeun’attrice con Liv Tyler (non usa a questeparti) e la tende in un arcobaleno di situa-zioni e prove, con crescendo di terrore. Latrama è sempre quella, si parte da una ca-sa… così vuole il genere.

The Strangers

Regia di Bryan Bertino

Con Liv Tyler, Scott Speedman,Gemma Ward

Usa 2008

Universal

***

Nel linguaggio comu-ne, in alcune partid’Italia, siusa il termi-ne «aggiuntina»quando, non paghidelmenu di un pran-

zo prelibato, si porta in tavola quelpo’di piùedi stuzzicanteper comple-tare il pasto. Ecco, ci viene in mentequesto calar dialettale per descriverei due film da oggi in programmazio-ne, Davanti agli occhi e The Stran-gers: sono dal punto di vista distribu-tivo, e cinematografico, delle «ag-giuntine».Sfiziosi,madel tutto super-flui, visto che il pranzo di natale delcinema in Italia è stato abbondante.Alla faccia della crisi, o meglio, gra-ziealla crisi, gli incassi natalizidi que-st’anno sono sensibilmente più alti diquelli dell’anno scorso. E sì, perché -se il periodonatalizio è considerato ilpiù appetitoso per incassi - quello diquest’anno lo è statoancor di più.Chiha dovuto rinunciare a due giorni inmontagna, o a un regalo più costoso,potrebbe confortarsi con un buonfilm al cinema, o anche due: Natale aRio e Madagascar, comeminimo. Edè in odore di saldi anticipati che vie-ne proposto Davanti agli occhi.

Si tratta di una storia sospesa, ametà tra cielo e terra, tra presente epassato, tra ricordo e rimozione. At-taccata alla bolla di questa «via dimezzo», c’è una donna adulta (UmaThurman), sposata con una figliaadolescente e una casa borghese inuna cittadina americana piccola e

tranquilla. Una vita perfetta,ma so-loesteriormente,perchédentro l’in-conscio e la psiche di questa donnasi muove un mondo legato al ricor-do di quando da ragazza è stata te-stimone dell’omicidio della sua mi-gliore amica, uccisa da una sventa-gliatadimitra sparatadauncompa-gno di classe, reo di una strage col-lettiva in un giorno di scuola. Ledue ragazze asserragliate nei bagnilo vedono entrare, dopo aver senti-to innumerevoli esplosioni e urla.L’occhio pazzo del compagno lescruta, e le costringe a ungioco cru-dele: solo una delle due sarebbemorta, ma quale?

UN FINALE A SORPRESA

Rivedendo Diane adulta si direbbeche è stata uccisa la sua amicaMau-reen…ma ricordiamoci che il cine-maè l’artedell’illusioneedellamen-zogna.Ora, al di là delmeccanismonarrativo (nonmoltooriginale) chesi sblocca in finali imprevedibili e aldi làdelmodellodi raccontocheve-de due attrici (Evan RachelWood eUmaThurman) interpretare lo stes-so personaggio (da ragazza la pri-ma e da adulta la seconda), quelche proprio non funziona è l’essen-za stessa del film: l’atmosfera di so-spensione, ricercata e mai trovata.Un’altra cosa ci ricordaDavanti agliocchi, che buone attrici non fannodasoleun film,né lo salvano. Il regi-sta Perelman (che viene - e si vede -dalla pubblicità e che ha svoltato alcinema con un film nominato agliOscar, La casa di sabbia e nebbiaconBenKingsleye JenniferConnel-ly) non sa che farsene di Uma, im-mergendola in una finta atmosferatrasognata, con punte da incubo.Certo il doppiaggio in italianoanco-raunavolta peggiora il tutto. Eque-sto è un effetto chiaro della crisi: sirisparmia sul doppiaggio a scapitodel film.�

DARIO ZONTA

Cinema

UNA VITAPERFETTAO È TUTTOFINZIONE?

Esce nelle sale «Davanti agli occhi»film mediocre che neanche

Uma Thurman riesce a far decollare

Dario Zonta

IL NOSTROVENERDì

Davanti agli occhi

Regia di Vadim Perelman

Con Uma Thurman, Evan Rachel Wood

Usa 2007

Distribuzione Mediafilm

**

La protagonista Uma Thurman in una scena di «Davanti agli occhi»

43VENERDÌ

2 GENNAIO2009

Page 44: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

FRONTE DEL VIDEO

FENICE, COCCARDE CONTRO I TAGLIConcerto di Capodanno ieri dallaFenicediVeneziaconcoccardeepa-role contro i tagli del Fus. Il diretto-re d’orchestra George Pretre, il so-vrintendente Vianello e le mae-stranze avevano un nastro di stoffaviolacomesimbolodiprotesta, i sin-dacati hanno letto una loro nota al-l’inizio della diretta su Raiuno.IL LOUVRE PRODUCE FILMDopo essere stato il set del Codiceda Vinci e di molte altre pellicole, ilLouvre per la prima volta co-produ-ceun film,Visages, commediamusi-cale ispirata alla figura di Salomè,del regista di Taiwan TsaiMing-liang, un omaggio a Truffaut.Nel cast LeeKang-sheng, Jean-Pier-reLeaud,FannyArdant, LaetitiaCa-sta, Jeanne Moreau. Il museo stan-zia il 20% del budget, 775 mila eu-ro (la metà come spese interne), eintende produrre anche fiction, do-cumentari e film sperimentali.INDIANA JONES: QUANTI ERRORI!Indiana Jones e il regno del teschiodi cristallo è il blockbuster del 2008con più errori: gli spettatori, in unaclassifica pubblicata dalDaily Mail,ne hanno contati ben 63; dallaHar-ley Davidson progettata dopo il2000 quando l’azione si svolge nel1957 alla bandiera americana conun numero sbagliato di stelle fino achiamareBelize il Paese cheall’epo-ca si chiamava British Honduras.

Foto di Ciro Fusco/Ansa

OGGI

2 gennaio1935

Flemington, New Jersey.Giornod’iniziodelprocessodel se-colo. Alla sbarra, accusato di aver

rapitoeucciso il piccoloCharlesLin-dberg jr., figlio di «aquila solitaria,BrunoHauptmann, falegnametede-sco, immigrato clandestinoedexde-tenuto. In un clima rovente, tra bi-vacchi di curiosi e frotte di reporter,va in scena il caso «baby Lindberg»,storia del kidnapping più famosod’America finito in tragedia.Di fron-te a una nazione commossa per ilsuo eroe ferito e assetata di giusti-zia, l’Fbi stringerà il cerchio attorno

a Hauptmann, schiacciato da nu-merosi indizi, ma dichiaratosi in-nocente, fino al punto di rifiutarela commutazione in ergastolo del-la pena capitale. Dopo un mese diudienze, una difesa sui generis eundici ore di camera di consiglio,la giuria, con verdetto unanime,manderà alla sedia elettrica il pre-sunto infanticida. Sulla cui colpe-volezza nonmancano, ancor oggi,ombre.�

Oggi

L’ANNODELLE SCUSEEDI GALILEO

IN PIAZZA Tanti i Capodanno dei musicisti italiani in piazza. Da Jovanottia Genova a Gianna Nannini davanti a 200mila persone al Colosseo, il più irrive-rente è stato Daniele Silvestri in piazza Plebiscito a Napoli: all’asta del microfo-no aveva una sagoma di Berlusconi (a sinistra nella foto) mentre fa le corna.

[email protected]

NORD bel tempo al Nord, a par-te qualche innocuo addensamentoCENTRO instabile sulla Sarde-gna con piogge e rovesci sparsi. Tem-po in peggioramento altroveSUD instabile conpiogge e rove-sci sparsi

Maria Novella Oppo

In pillole

NORD cieli sereni o poco nuvo-losi altroveCENTRO instabile con pioggesparseSUD cieli grigi con piogge e ro-vesci sparsi

Il Tempo

NORD sereno o poco nuvolosoCENTRO poco nuvolosoSUD molto nuvoloso su tutte leregioni

ZOOM

Il pregevole tg scientifico intitola-to a Leonardo ci ha informato ieriche il 2009 è l’anno dell’astrono-

mia, inmemoriadiquel sommoastro-nomo che fu costretto, tramiteun’istruttiva visita alle macchine del-la tortura, adabiurare laverità.Quel-la verità che poteva vedere coi suoiocchi attraverso l’osservazione dellanatura.Ma sono cose vecchie di 4 se-coli, anche se soltanto ieri la Chiesahapensatodi chiedere scusaperquel-la violenza incancellabile. Perciò, inquesto 2009 dedicato a Galileo, spe-

riamo che chi deve chiedere scusanonaspetti centinaiadi annio centi-naia di migliaia di morti (come hafatto Bush), prima di farlo. E poi,delle scuse chi se ne frega. L’impor-tante è poter vivere (e anche mori-re) con dignità, senza subire, comedice Amleto, «la lentezza della leg-ge, la prepotenza dei potenti e i cal-ci in faccia che il merito paziente ri-ceve dai mediocri». Parole in cui ilpassato è tutto presente, mentre ilfuturo è Berlusconi a reti unificate,con Calderoli che grugnisce.�

Silvestri live con la sagoma di Silvio

Giovanna Gabrielli

Domani

Dopodomani

Culture44VENERDÌ2 GENNAIO2009

Page 45: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

Zappingwww.unita.it

06.45 Unomattina. Attualità. Conducono Michele Cucuzza,Eleonora Daniele.All’interno: 07.00Tg 1; 07.30 Tg 1L.I.S.; 08.00 Tg 1;08.20 Tg 1 Le idee;09.00 Tg 1; 09.30Tg 1 Flash;

10.00 Verdetto Finale

11.00 Occhio alla spesa.Rubrica. ConduceAlessandro Di Pietro. All’interno: 11.30 Tg 1;

12.00 La prova delcuoco. Gioco

13.30 Telegiornale

14.00 Tg 1 Economia

14.10 Festa italiana

16.25 Aspettando Ballando con lestelle. Varietà

17.00 Tg 1

17.15 Asso di cuori. Film Tv commedia(USA, 2008). Con Dean Cain,Anna Maria DeLuise. Regia di David Mackay

18.50 L’Eredità. Quiz. ConduceCarlo Conti. Regiadi Maurizio Pagnussat

19.20 Mr. Magorium e labottega delle meraviglie. Filmcommedia

21.00 Pathfinder - La leggenda del guerriero vichingo. Film avventura (USA,2006). Con KarlUrban, Moon Bloodgood. Regiadi Marcus Nispel

22.50 Conciati per lefeste. Film comm.

19.10 Pazzo di te. Filmcommedia (USA,2000)

21.00 Una parola per unsogno. Film drammatico (USA,2006). Con AngelaBassett, Keke Palmer. Regia di Doug Atchison

23.00 Lezioni di cioccolato. Filmcommedia (Italia,2007). Con LucaArgentero

17.55 Il socio. Film thriller(USA, 1993)

21.00 Grease Brillantina. Filmmusicale (USA,1978). Con JohnTravolta, OliviaNewton-John.Regia di RandalKleiser

23.00 Quattro minuti.Film drammatico(Germania, 2006).Con Monica Bleibtreu

19.02 Happy Lucky Bikkuriman

19.30 Zatchbell!19.55 Polli Kung Fu20.20 Face Academy20.22 Titeuf20.50 Chowder scuola

di cucina21.15 Ed, Edd & Eddy.

Cartoni animati21.50 George della

giungla. Cartonianimati

22.15 Zatchbell!. Cartonianimati

17.00 Lavori sporchi Documentario

18.00 American Chopper. Documentario

19.00 Come è fatto. Documentario

20.00 Top Gear. Documentario

21.00 London Garage.Documentario. “LaJet 1 per Jools Hol-land”. 1ª parte

22.00 American Chopper. Doc.

16.35 Rotazione musicale. Musicale

19.00 All News19.05 Playlist. Musicale.

“Negrita”. ConduceValeria Bilello

20.00 Inbox. Musicale21.00 Street voice.

Musicale22.00 Best of. Musicale23.30 Mono. Rubrica.

“Africa Unite”00.30 The Club.

Musicale

16.05 Into the Music17.05 Into the Music18.05 Mtv Ultrasound18.30 Sonohra Live @

Mtv Day 0819.05 Mtv The Most.20.05 MTV 10 of the best.

Musicale21.00 Randy Jackson

presents: America’s BestDance Crew. Musicale

22.30 South Park. Cartonianimati

Private practice

Rai 1 Rai 2 Rai 3 Rete 4 Canale 5 Italia 1 La 7

Sky Cinema 1

Sky Cinema 3

Sky Cinema Mania

CartoonNetwork

DiscoveryChannel

AllMusic

MTV

21.05 RAI 2

CON KATE WALSH

La grande storia

21.10 RAI 3

A CURA DI LUIGI BIZZARRI

C.S.I. Miami

21.10 ITALIA 1

CON DAVID CARUSO

Fargo

23.10 LA 7

CON FRANCES MCDORMAND

SERA

20.00 Telegiornale

20.30 Affari tuoi. Gioco.Conduce Max Giusti. Regia di Stefano Vicario

21.10 Principe azzurrocercasi. Film commedia (USA,2004). Con AnneHathaway, CallumBlue. Regia di GarryMarshall

23.15 Tg 1

23.20 Tv7. Attualità

07.00 Cartoon Flakes

09.15 TGR Montagne.

09.45 Un mondo a colori.

10.00 Tg 2 Notizie

All’interno: —.— Tg2 Costume e so-cietà; —.— Tg 2 Medicina 33; —.—Tg 2 Nonsolosoldi;—.— Tg 2 Cinematinée;

11.00 Ragazzi c’è Voyager - Feste di Natale. Rubrica

11.30 4 bassotti per 1 danese. Film commedia (USA,1965)

13.00 Tg 2 Giorno

13.30 Tg 2 Costume e società. Rubrica

13.50 Tg 2 Sì, viaggiare

14.00 Scalo 76 - Cargo

14.45 Italia allo specchio

16.15 Ricomincio da qui

17.20 Julia - Sulle stradedella felicità. Teleromanzo

18.05 Tg 2 Flash L.I.S.

18.10 Rai Tg Sport. News

18.30 Tg 2

19.00 X Factor - I casting.Real Tv

19.35 Squadra specialeCobra 11. Telefilm.“Caduta libera

SERA

20.25 Estrazioni delLotto. Gioco

20.30 Tg 2 20.30

21.05 Private Practice.Telefilm. “Quel maledetto pomeriggio”. Con Kate Walsh,Audra McDonald

21.50 Desperate Housewives. Telefilm. Con TeriHatcher

23.25 Tg 2

08.15 La storia siamonoi. Rubrica

09.15 Verba volant

09.20 Cominciamo benePrima. Rubrica

09.55 Cominciamo bene.Rubrica. “Speciale”.Conducono Fabrizio Frizzi, ElsaDi Gati

12.00 Tg 3

—.— Rai Sport Notizie

12.25 KilimangiaroAlbum. Documentario

12.45 Le storie - Diarioitaliano. Attualità

13.05 Terra nostra. Telenovela

14.00 Tg Regione

14.20 Tg 3

14.50 TGR Leonardo

15.00 TGR Neapolis

15.10 Tg 3 Flash LIS

15.15 Trebisonda. Rubrica. Con Danilo Bertazzi

17.00 Cose dell’altro Geo.Gioco. Conduce Sveva Sagramola

17.50 Geo & Geo. Rubrica. ConduceSveva Sagramola.

19.00 Tg 3

19.30 Tg Regione

SERA

20.00 Blob. Attualità

20.10 Agrodolce. Teleromanzo

20.35 Un posto al sole.Teleromanzo. Con Alberto Rossi,Marina Tagliaferri

21.05 Tg 3

21.10 La Grande Storia.Documenti. “CasaWindsor”. A cura di Luigi Bizzarri

23.10 Tg 3

07.30 Quincy. Telefilm

08.30 Hunter. Telefilm

09.35 Febbre d’amore.Soap Opera

10.30 Bianca. Telenovela

11.30 Tg 4 - Telegiornale

11.40 My Life. SoapOpera

12.40 Un detective incorsia. Telefilm

13.30 Tg 4 - Telegiornale

14.00 Sessione pomeridiana: il tribunale di Forum.Rubrica. ConduceRita Dalla Chiesa

15.00 Wolff - Un poli-ziotto a Berlino. Telefilm

15.55 Sentieri. SoapOpera

16.10 Lo sport preferitodall’uomo. Filmcommedia (USA,1964). Con RockHudson

18.40 Tempesta d’amore.Soap Opera. Con Henriette Richter-Röhl, Gregory B. Waldis

18.55 Tg 4 - Telegiornale

19.35 Tempesta d’amore.Soap Opera. Con Henriette Richter-Röhl, Gregory B. Waldis

SERA

20.20 Walker Texas Ranger. Telefilm

21.10 Tempesta d’amore.Soap Opera. Con Henriette Richter-Röhl, Gregory B. Waldis

23.20 I bellissimi di Rete4. Rubrica

23.25 Malice - Il sospetto.Film thriller (USA,1993). Con Alec Baldwin, Nicole Kidman. Regia di Harold Becker

06.00 Tg 5 Prima pagina.

08.00 Tg 5 Mattina

08.40 Finalmente soli.Situation Comedy

09.10 Il tesoro dei tem-plari. Film Tv avventura (Danimarca, 2006)

11.00 Forum. Rubrica. “Ilmeglio”. ConduceRita Dalla Chiesa

13.00 Tg 5

13.40 Belli dentro. Situation Comedy

14.10 La fabbrica del Natale. Film Tvcommedia (Canada, 2006).Con Monica Keena,Tobias Mehler.Regia di Ron Oliver.

16.15 Amici. Real Tv

17.00 Tg5 minuti

17.05 Il desiderio di Eve.Film Tv commedia(Canada/USA,2004). Con ElisaDonovan, Sebastian Spence.Regia di TimothyBond.

18.50 Chi vuol essere milionario?. Quiz.“Edizione straordinaria”. Conduce GerryScotti. Regia diGiancarlo Giovalli

SERA

20.00 Tg 5

20.30 Striscia la notiziaLa voce della supplenza. Tg Satirico

21.10 In questo mondodi ladri. Film commedia (Italia,2004). Con CarloBuccirosso, LeoGullotta. Regia di Carlo Vanzina.

23.15 Domani è un’altratruffa. Film Tv commedia

08.50 La leggenda di Till,il re e l’uovo d’oro.Film Tv animazione(Germania, 2003)

10.35 Il maestro cambiafaccia. Film commedia(USA, 2003). Con Dana Carvey

12.25 Studio Aperto

13.05 Studio Sport. News

15.05 Paso Adelante. Telefilm. “La casa del terrore”. Con Monica Cruz,Edu del Prado

15.55 Zack & Cody alGrand Hotel. Situation Comedy.“I Grizzly scout”.Con Dylan Sprouse, ColeSprouse

18.30 Studio Aperto

19.05 Don Luca c’è. Situation Comedy.“L’esorcista”. Con Luca Laurenti,Gioele Dix

19.35 Medici miei. Situation Comedy.“Una situazioneesplosiva”. Con Giobbe Covatta, Enzo Iacchetti

SERA

20.05 Camera Café Ristretto

20.15 Camera Café. Situation Comedy.

20.30 La ruota della fortuna. Gioco. Con Enrico Papi

21.10 CSI: Miami. Telefilm. “Inchiodato”, “Demoni urbani”.Con David Caruso,Emily Procter

23.05 Standoff. Telefilm

06.00 Tg La7

07.30 Omnibus - Live

08.00 Omnibus - Rewind

09.25 Punto Tg

09.30 Due minuti unlibro. Rubrica

09.40 Il tocco di un angelo. Telefilm

10.50 Matlock. Telefilm

11.50 Senti chi viaggia.Rubrica

12.30 Tg La7

12.55 Sport 7. News

13.00 Cuore e batticuore.Telefilm. “TwoHarts Are BetterThan One”

14.00 Cammina, non correre. Film (USA,1966). Con CaryGrant. Regia di Charles Walters

16.05 MacGyver. Telefilm.“La zingara di Bu-dapest”. Con Richard DeanAnderson

17.05 1855: la primagrande rapina altreno. Film (USA,1978). Con SeanConnery. Regia di Michael Crichton

19.05 Stargate SG-1. Telefilm. “Eroi” (1ªparte). Con RichardDean Anderson

SERA

20.00 Tg La7

20.30 Le interviste barbariche. Talkshow. ConduceDaria Bignardi

21.10 Atlantide - Storie di uomini e di mondi. Documentario.Conduce FrancescaMazzalai

23.10 Fargo. Film (USA,1996). Con FrancesMcDormand. Regiadi Joel Coen

45VENERDÌ

2 GENNAIO2009

Page 46: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

Foto di Gino Nalini

Ha visto fulmini e meteoriti, parlatoda solo, perso 15 chili. Acqua desali-nizzataepesci essiccati al sole.Unan-no di solitudine lungo come un seco-lo, rischiando la pelle aggrappato adue remi. La sua barca, tanto piccolada sembrare di carta, non navigavainunavascadabagno.OceanoPacifi-co, ecco.Novemilamigliadaattraver-sare per scoprire una dimensionenuova.AlessandroBellini ha trent’an-ni, occhi azzurri cresciuti ad Aprica e

rapidinello scendereavallecon lavo-glia di osservare oltre. Cameriere,netturbino, poi cambio di scena. Nel2005 aveva già cavalcato l’Atlantico.DaGenova a Fortaleza. Una follia ac-compagnata anche all’epoca da fa-me, rischi e paure.

Un uomo L’impresa in cui ha spesol’intero 2008 invece, si pone a strettocontatto con l’inclassificabile. Da Li-ma a Sydney in solitaria, 245 giorni

nel nulla, nuotando tra tempeste e si-lenzi. Si è fermato a 65miglia dal tra-guardo, a due soli giorni da fotografie telecamere pronti a mostrare almondo che faccia avesse un moder-no incosciente. «Il più bell’insuccessodellamiaesistenza.Conun trionfoca-nonico, certi particolarimi sarebberosfuggiti. Sidney era solo un puntod’arrivo. Dovevo darmelo, altrimentiavrei potuto remare per il resto dellamiavitamaseavessi toccato l’Austra-

Volley ORE 16.00 SKY SPORT 2

Basket ORE 18.00 SKY SPORT 3

Rugby ORE 23.00 SKY SPORT 3

Il volto ieratico e finalmente rilassato di Alex Bellini, giunto a Sydney a fine dicembre. Le braccia al cielo: la fatica e i lunghi mesi in mare ora sono solo un ricordo

[email protected]

p L’intervista Solo e in barca a remi attraverso il Pacifico per 245 giorni, come nessuno mai

pCon un desalinizzatore e pochi strumenti, il trentenne di Aprica ha percorso 9.000 miglia

SPORT IN TV

Sport

È tornato a casa. Dopo oltre9.000 miglia percorse nell’Oce-ano Pacifico, a difendersi dasolitudini e pericoli di ogni na-tura. Alessandro Bellini, 30en-ne di Aprica, vuole riposare. Alfuturo penserà con calma.

ROMA

www.unita.it

Alex, l’oceanoe gli squali:«Nonce l’hofatta e ho vinto»

MALCOM PAGANI

46VENERDÌ2 GENNAIO2009

Page 47: UNA GRANDE AZIENDA, UNA RISPOSTA GLOBALE

lia, probabilmente, non avrei trovatoilmio limite. Sono sulla strada giustaper diventare un uomo migliore. Piùmaturo. Torno a casa con la consape-volezza di essere un ragazzo moltocomune. Pieno di dubbi, paure, insi-curezze e con le certezze limitate, co-me chiunque. Qualche anno fa, unepilogo simile mi avrebbe intristito.Oggi sono sereno. Non è poco». Hachiesto aiuto, stremato da piaghe,confusione e da quattro ribaltamentiche hanno capovolto il cielo e fattotemereper la sua stessa incolumità. Èvivo Alex. La metafisica di oggi haqualcosa di concreto. Una macchinada guidare, la moglie Francesca alsuo fianco. «La meravigliosa sensa-zione di stendersi sul divano e nonpensareaniente.Oravoglio solo ripo-sare. C’è un tempo per ogni cosa, an-che per i sogni». È in Italia da pochigiorni, felice. «Alcune lezioni non siimparano immediatamente. Primadi apprenderle, bisogna sbatterci latesta. Mi sono reso conto di quantol’essere umanopossa pocodi fronte auna natura ostile. L’epilogo mi haschiarito le idee. Desideravo arrivarea Sydney con le braccia alzate al cie-lo, credevo di meritarmelo, inveceproprio quando pensavo di avercelafatta, a 60 miglia dall’arrivo, il maremiha spiegatochenonsi èmaiarriva-ti finchè non si è giunti davvero».

Il viaggioQualcuno ha derubricatoi dieci mesi di Bellini come un falli-mento. Una bella tela cui è mancatal’ultima decisiva pennellata. «Mi di-spiace riscontrare che l’opinionepub-blica consideri successo solo la con-quista. Chi vince la medaglia d’oro.Chi arriva primo. E gli altri? L’argen-to? Il bronzo? Non hanno sudato efaticato anche loro? Un percorso hasenso per ogni singolo centimetro eperchè ti fa conoscere meglio te stes-

so.Unviaggio ti fa perderema ti dà lapossibilità di ritrovarti». Riprenderàil filo dell’impossibile a breve.Adessoè il momento del ricordo. «Ho passa-to momenti difficili, crisi psicologi-che dalle quali mi sono risollevatocon esercizi di rilassamento ed auto-controllo. A sorreggermi è stata lamotivazione. In certi casi, fa la diffe-renza». Il 20 ottobre, è andato a unpasso dalla morte. Imbarcazione ri-baltataeacqua finoal collo.Gliogget-ti intornosommersidalleonde, smar-riti come l’orientamento e la fiducia.«Ribaltarsi all’improvviso è un incu-bo. Sembra che ti prendano la testa ela scuotano». Un uomo e il suo spec-chio che non riflette più niente. «Erocol portellone aperto, con l’acquadentro la cabina e solo un pentolinoper liberarla, dovevo decidere se sal-vare il satellitareo il cibo, inquei fran-genti scatta l’istinto. Il primo pensie-ro è andato a Francesca. Ho credutofosse finita emi sentivo in colpa». Poila furia si è placata e Alex ha fatto lacontascoprendosipiù ricco. «Hosem-pre perso qualcosa che al momentoritenevo fondamentale.Poi snebbian-domi,mi sono reso conto che il fiumescorre lo stesso e che l’essenziale èsempre meno di quanto non siamoabituati a ritenere.È illuminante.Pos-soaccettaredi accettarequesta filoso-fiao farmi cullaredalle comodità.Ba-sta sapere che c’è un’alternativa».

Bennato e gli squali Durante lelunghe ore alle prese con l’immobili-tà forzata e col decubito, cantandoBennato o cercando la convinzionetra i ventitrè chili di libri caricati abor-do (ShackletoneScott e le spedizioniin Antardide di inizio XX secolo, i te-mi preferiti) Bellini ha incontratosquali e balene vestiti da sentinelle.Nello spazio blu, pochi esseri umani.«I primi li ho avvistati il 4 luglio, a

cinque mesi dalla partenza. A pochichilometri navigava una barca. Hoprovatoa contattare gli occupanti colmio povero francese». Risposte som-marie. «Non erano interessati allamia presenza. Pensavano a un dipor-tista. Mi hanno chiesto,”qual’è il pro-blema, dove sei, non vediamo il tuoalbero. “Nonhoalbero,nonhomoto-ri, non ho vele” ho risposto. Allora sisono mossi. Ero un fenomeno da ba-raccone, si erano incuriositi». Dallanave al giocattolo, hanno trovato unlinguaggio comune. «Si sono avvici-nati, abbiamo parlato, ho dato loroalcune foto. Istanti di puro diverti-

mento. Leggi lo stupore e l’incredu-lità. Le domande bloccate sui volti:“Da dove vieni? Dove vai e soprat-tutto come ci arriverai?”». Tra radilampi di umanità e eternità agre,Bellini non ha sofferto troppo delladistanza dalle cose reali. «Per moltiaspetti, l’attesa di mia moglie è sta-ta più difficile della mia parentesi.Lei è saggia e sa tenere i piedi perterra. “Qualunque cosa succeda, èquanto di meglio possa accadere inqueldatomomento”dice.Ha ragio-ne.Nonho sempre vinto, ho ricevu-to delusioni alle quali non ho trova-to risposte. Certi colpi servono. An-che i passaggi cupi, sono da benedi-re». Confessa l’umanissima vogliadi dormire per giorni, come facevanel Pacifico, a remi finalmente ab-bandonati, quando la luce del soleiniziava a cadere. «Al tramonto en-travo in cabina, mi gettavo sul sac-co apelo, cercavodi organizzare unbilancio della giornata. Ero in pace.“Hai fatto tutto quello che potevi”mi ripetevo. A volte le giornate era-

no frustrantimabastavauna sfuma-tura inalto,dal rossoal bluper cam-biare di segno a tutto il contorno.Avvicinarsi alla natura richiede ri-spetto. Anche per se stessi». Dopoaver passato un labile periodo diambeintamento australiano, Belli-ni sta tornando alla normalità. «Lagente che mi incontra pensa chedebba rinascere da traumi terribili.È tutto molto più semplice. Mi sen-to come l’acqua che prende la for-ma del contenitore che la ingloba».

Il mare dentro L’Oceano ha la-sciato tracce profonde. Per decrit-tarle servirà pazienza. «A volte seiforte e il giorno dopo ti scopri in gi-nocchio.Vivo così. Inbilico.Cercan-dodinon lamentarmi.Nondiversa-mente da chi ha scelto la banca o latranquillità. Giudicare gli altri sa-rebbeeccessivo».Nell’attesa, per la-sciare un’impronta tangibile, Alex eFrancesca aiutano gli altri. I soldidegli sponsor verso lidi malfermi.Per costruire, almeno, l’indispensa-bile. «Ho legato il nostro progettoall’Amref. Sono felice di poter darequalcosa a persone che che muoio-no per una dissenteria. In nordUganda, dove la guerra civile durada oltre un ventennio, succede.Con pochi euro, i bambini possonoeffettuare l’intero ciclo di vaccina-zioni». E guardare quella barba fol-ta, certi che dietro, c’è un uomo.❖

Dopo il sostegnodella società edel proprio allenatore Rafa Benitez,il calciatoredelLiverpoolStevenGer-rardha ricevuto ieri anche quello deipropri tifosi, calorosi nel salutarlo afine allenamento. Giorni diversi tra-scorre inveceMarcusMcGee, il 34en-ne dj vittima della presunta aggres-sione, le cui foto spiccavano ieri sututti i giornali inglesimentredalla ca-sa di Churchtown, in giubbotto navye cappellino sportivo a nascondere ipunti in testa, saliva in macchina in-sieme alla compagna Gina Lord e al-le due figlie. Il gruppetto è andato afare shopping, senza rilasciare alcuncommento.Ciarlieri invece i vicini dicasa di Mc Gee, al “Daily Star”, han-no raccontato che Marcus vivrebbenel terroredipossibili ritorsioni.Tifo-so delManchester Utd,McGee si statutelando. Ieri alcuni operai hannospostato la recinzione del giardino eper piantare alcuni alberi davanti al-le finestre.❖

Parlavapoco, ciondolava la te-staper completare le frasi, e sorride-va il giusto, per via della“finestrella” fra gli incisivi che lo ini-biva. È morto mercoledì Carlo Car-nevali, ct delle nazionali italiane diSpada, ucciso daunmalore duranteuna vacanza in Trentino.Ternano,aveva52annienell’ulti-

moavevaprofessionalmente raccol-to ilmassimo, con l’orodiMatteoTa-gliariolalleOlimpiadidi Pechinoe ilbronzo “a squadre”. Era commissa-rio tecnicodal2002,aveva ricostrui-to la squadra dell’arma di più anticouso ed era ovviamente confermatoper il prossimo quadrienno olimpi-co.Schivo,ottimoorganizzatore, ca-risma silenzioso, lasciava agli altrigli onori. Per questo colpì, per uma-nità, una frase che disse, passandodavanti ai giornalisti, pochi attimi iltrionfo di Tagliariol, in finale sul ta-lentuoso e superbo france Jeannet:«Bene, non amiamo i francesi, citrattano come fratelli minori». Unastoccata e via. «Se ne va un grandeuomo», lo saluta il presidente fede-rale Giorgio Scarso.❖

Sorpresa conclusiva

P

«Mi sento come gli altricon le mie paure piùforti delle certezze»

CasoGerrardIl dj ferito orateme ritorsionidai tifosi dei Reds

«Mi sono ribaltato conla barca. Ho creduto dimorire davvero»

PARLANDODI...Juan SebaVeròn

Havintolui.LapiccolastregacheammaliòRoma,primaditrasmigrarelontanoefareinfine ritorno a casa. Juan Sebastian Veròn, tocco veloce e cervello fino, artista in campo,comefusuopadre,èilnuovopalloned’orosudamericano.Maradonavorrebbericonvocar-lo, il Corinthias desidererebbe affiancarlo a Ronaldo. Il tempo si è fermato a La Plata. M. P.

La consapevolezza

Lamortedel ct Carnevali:portò Tagliariolall’oro olimpico

Alla fine, dopo la delusione, è arrivatala gioia. Essersi fermato a 60 migliadalla costaaustraliana, non ha impedi-to ad Alex Bellini di vedersi riconosciu-to un primato. Per L'Ocean Rowers So-ciety International, l'ente che racco-glie questo genere di record, l'impre-sa di Bellini è valida. Alex è così l'otta-vo rematore del mondo ad aver attra-versato in solitario il Pacifico. Ha egua-gliato il primato del primo record-man, l’inglese Peter Bird che nel 1983rimase in acqua 294 giorni. L'italianoè anche entrato nella classifica dellaremata più lunga. Con la precedentetraversata dell’Atlantico: 540 giorni.

Alla fine è giunto il trionfo:col timbro Ocean Society

I momenti difficili

47VENERDÌ

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VOCID’AUTORE

AFGHANISTAN

Il peggiore annodella Nato: 270 vittime

SCRITTORE

CarloLucarelli

FOTOGALLERY

Chiaroscuro: tutto il 2008scatto dopo scatto

DELITTIAL

TELEFONO

www.unita.it

Nei romanzi gialli di unavolta c’era spessoun’operatrice del cen-tralino che ascoltava

per caso due voci sconosciute pia-nificare un omicidio al telefono.Oppurequalcuno che facevacola-zione in un bar quando un altrosconosciuto raccontava all’appa-recchio a gettone accanto a lui diaver commesso un omicidio.

Ora, siccome la realtà supera lafantasia e lo sappiamo, a volte co-se simili accadono sul serio. Co-me per quei due infermieri inglesiche vanno a casa di un tale che haavuto un infarto e decidono dinon soccorrerlo perché è un inva-lido talmente malandato che èmeglio lasciarlo morire. Solo chenel correre con l’ambulanza unodei due lasciato il cellulare acce-so, così in ospedale hanno sentitotutto e appena tornano li arresta-no.

Due riflessioni, allora. La pri-ma è che, appunto, la realtà supe-ra la fantasia.Nessunodinoi scrit-tori di gialli, neanche il più cinicoebieco, sarebberiuscito ad imma-ginare una cosa orribile comequei due assassini in camice chedecidono della vita e della mortedi un paziente a seconda della lo-ro simpatia sociale.

La seconda è che il caso si è ri-solto grazie all’ascolto del delitto.Che quando avviene così, comenei gialli, si chiama caso, destinoo provvidenza, ma che quandoviene disposto da una Procura eattuato dalle Forze dell’Ordine sichiama intercettazione.

Ascoltare i delitti non è unabrutta cosa, anzi. E non è neppureun’alternativa all’indagine tradi-zionale, è indagine tradizionale,lo facevano anche Hercule Poirote il tenente Colombo, perché ègiustoe funziona,gli assassini, co-sì, si scoprono e finiscono dentro.

Il loro uso politico e giornalisti-co è un’altra cosa, ma tutto que-sto, col delitto da ascoltare, nonc’entra.❖

www.unita.itVenerdì 2 Gennaio 2009