UCID Letter n°2/2005

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Al centro l’uomo, la sua dignità e la costruzione del bene comune 2/2005 LETTER EDITORIALE Può esistere un’etica democratica? ETICA E DEMOCRAZIA Professionalità e solidarietà nell’economia di mercato SOLIDARIETÀ Per una nuova responsabilità degli imprenditori APPELLO UCID

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UCID Letter n°2/2005

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Al centro l’uomo, la sua dignità e la costruzione del bene comune

2/2005

L E T T E R

EDITORIALE

Può esistere un’etica democratica?

ETICA E DEMOCRAZIA

Professionalità e solidarietà nell’economia di mercato

SOLIDARIETÀ

Per una nuova responsabilità degli imprenditori

APPELLO UCID

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Periodico quadrimestrale dell’UCIDUnione Cristiana Imprenditori Dirigenti

Anno VIII, 2/2005

Autorizzazione del Tribunale di Roma

N. 437/05 del 4/8/2005

L E T T E R

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2/2005 • UCID Letter

ATTIVITA’

Periodico quadrimestrale dell’UCIDUnione Cristiana Imprenditori Dirigenti

Direttore ResponsabileGiovanni Locatelli

RedazioneSegreteria UCID Nazionale

Via Di Trasone 56/58 - 00199 RomaTel. 06 86323058 - fax 06 86399535

e.mail: [email protected] web: www.ucid.it

Anno VIII, 2/2005

Autorizzazione del Tribunale di Roma

N. 437/05 del 4/8/2005

Sped. in Abbon. Postale - D.L. 353/2003(conv. in l. 27/02/2004 n° 46)art. 1, comma 2, DCB Padova

TipografiaNuova Grafotecnica,Via L. da Vinci 8

35020 Casalserugo - PadovaTel.049 643195 - Fax 049 8740592

site web: www.grafotecnica.it

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Parte Prima

Saluto del Card. Antonelli 5

Editoriale 6

Parte Seconda

Appello dell’UCID per

una nuova responsabilità degli imprenditori 10

Fare impresa significa produrre valori 13

Professionalità, competenza

e solidarietà nell’economia di mercato 17

L’impresa sociale.

Nuovi strumenti finanziari 23

Può esistere un’etica democratica? 28

Responsabilità etica dell’impresa 31

Parte Terza

Attività internazionale e nazionale 36

Attività Gruppi regionali e Sezioni 37

SOMMARIO

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SALUTO delCARD. ANTONELLI

ATTIVITA’

Al Cardinale Michele Giordano

succede, come Assistente Nazionale

dell’UCID, il Cardinale

Ennio Antonelli, Arcivescovo di Firenze

CON GIOIA

A SERVIZIO

DELLA VOSTRA

FORMAZIONE

CRISTIANA

Cari lettori di UCID LETTER,

sono lieto di prendere contatto con voi dopo la mia re-

cente nomina ad Assistente Nazionale. Saluto tutti con

vivo affetto nel Signore Gesù Cristo.

In una stagione come l’attuale, in cui molti piú che a pro-

durre nuova ricchezza pensano a conservare quella acquisita o

a consumarla, il nostro Paese ha grande bisogno di imprendito-

ri onesti, competenti e coraggiosi, capaci di operare con creati-

vità e tenacia nel quadro della solidarietà e del bene comune a

livello nazionale e internazionale. In una cultura, pesantemente

segnata dall’individualismo e dal relativismo etico, è piú che mai

necessaria la testimonianza di imprenditori e dirigenti che sap-

piano unire l’efficienza produttiva e il rigore morale.

Seguire Gesú Cristo con fede convinta e appassionata, vivendo

come suoi fratelli, amici e collaboratori, ci dà motivazioni, orien-

tamenti ed energie per operare a vantaggio nostro e degli altri.

Da parte mia, compatibilmente con gli impegni che ho come

Pastore della Chiesa Fiorentina, mi metto con gioia a servizio

della vostra formazione cristiana, sulla scia di quanto ha già fat-

to il mio predecessore, il Cardinale Michele Giordano, che rin-

grazio e saluto con profonda amicizia.

Il Signore benedica l’UCID e ne guidi il cammino con il Suo

Spirito di sapienza e di amore.

† Ennio Card. Antonelli

Arcivescovo di Firenze

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I FONDAMENTI

ETICI CHE CI

FANNO METTERE

AL CENTRO

L’UOMO, LA SUA DIGNITÀ

E LA SUA CAPACITÀ

DI COSTRUIRE

IL BENE COMUNE

ATTIVITA’EDITORIALE

L’etica cristiana affonda le proprie radici nel trascendente rapporto dell’uomo con Dio, del quale è immagine e somiglianza. È la fede la prima delle virtú teologali che deve guidare i passi dell’uomo su questa terra in vista della vita nuova

Avevamo iniziato gli altri numeri con un editoriale che qua-lificasse una particolare motivazione del nostro essereUCID. Questa volta … è l’intera UCID LETTER ad es-

sere editoriale, per la ricchezza di riferimenti, appelli, analisi e ri-flessioni contenute. Queste note introduttive hanno, pertanto, ilsolo scopo di esserne chiave di lettura.

Si inizia con il messaggio di S. E. il Cardinale Ennio Antonel-li, nominato dalla Conferenza Episcopale Italiana Consulente Ec-clesiastico Nazionale. Egli succede al Cardinale Michele Gior-dano - al quale rinnoviamo l’espressione della nostra ricono-scenza, avendoci assicurato il Suo impegno ad accompagnare ilcammino dell’UCID.

Ma ora entriamo nel tema del nostro dovere, nel tema cioè diciò che dobbiamo fare e di come dobbiamo farlo: questo inten-diamo per “etica civile” (tema proposto per il 2006) e per “eticacristiana”. La Chiesa ci stimola in questo “sapere ed agire”.

* * *

In un intervento del Segretario Generale della CEI, Mons. Be-tori, apparso su “Avvenire“ in occasione della festività dell’As-sunta, si afferma che «Non c’è vero progresso senza precisi rife-rimenti antropologici, e quindi etici. E su questi la fede avrà sem-pre una testimonianza preziosa, insuperabile da rendere. Per il be-nessere di tutti».

Sono i fondamenti etici della nostra professione di imprendi-tori e dirigenti che ci devono costantemente fare da guida, ponendoal centro l’uomo, la sua dignità e la sua capacità di costruire ilbene comune

L’etica cristiana, la nostra etica, nel rispetto delle altre etiche,affonda le proprie radici nel trascendente rapporto dell’uomo conDio, del quale è immagine e somiglianza. È pertanto la fede, laprima delle virtú teologali, che deve guidare i nostri passi nel dif-ficile cammino dell’uomo su questa terra in vista della vita nuo-va che ci attende. L’etica cristiana diventa Dottrina Sociale dellaChiesa nell’interpretazione della storia dell’uomo e nella guidadei suoi comportamenti, nel mondo concreto delle alterne vicen-de dell’economia e della società.

Invero, la grande rivoluzione del cristianesimo, che ha messoin crisi il mondo antico greco-romano, sta in due punti fondamentali:tutti gli uomini sono uguali davanti a Dio, sono suoi figli e, quin-di, fratelli e, pertanto, non può esistere la distinzione tra liberi eschiavi, presente, invece, nelle società antiche. Ciò ha comporta-to una rivoluzione anche sul piano economico e sociale, perchéha posto le condizioni per un sistema di soggetti economici libe-ri, in grado di valorizzare il proprio lavoro esprimendo delle do-mande sul mercato.

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Il mercato poteva pertanto generare potenzialità molto maggioririspetto allo stato di schiavitú esistente nel mondo antico, con unadimensione immensamente piú grande in grado di porre le pre-messe per produzioni su larga scala basate sull’economia d’im-presa. Sul piano storico, proprio perché Dio vuole che sia l’uo-mo liberamente ad esprimersi, la traduzione di questi princípinella realtà è stata ed è lunga e faticosa: secolo dopo secolo sifanno delle conquiste. Spetta ai cristiani, ora come allora, esser-ne driver.

Il secondo punto fondamentale riguarda un problema molto di-scusso nel mondo dei primi cristiani. La nuova novella dovevarimanere prerogativa esclusiva degli ebrei come erano i primi se-guaci di Cristo, oppure doveva diffondersi in tutto il mondo tra ipagani? Sappiamo bene che la grande mente di Paolo di Tarso (1)e l’azione evangelizzatrice ispirata dagli Apostoli hanno fatto pre-valere la seconda visione, con una diffusione in tutto il mondo delcristianesimo («andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo atutte le genti»). Tutto questo ha determinato una dimensione ecu-menica del cristianesimo, che ha portato naturalmente con sé unavisione ecumenica dello sviluppo economico e sociale, sulla ba-se dei princípi della solidarietà tra i popoli e della diffusione delbene comune a livello universale.

La globalizzazione, pertanto, viene vista dalla Dottrina Socia-le della Chiesa, e in particolare dalla Centesimus Annus di Gio-vanni Paolo II, non come una minaccia, ma come una grande op-portunità per diffondere il bene comune a livello universale. Perquesto i Paesi ricchi non devono arroccarsi nella difesa delle po-sizioni acquisite, ma rimanere aperti anche a profonde modifichedella divisione internazionale del lavoro che coinvolga i Paesi po-veri nei processi di sviluppo.

Il vero progresso deve avere fondamenti antropologici ed eti-ci, altrimenti continueremo ad assistere alle gravi deviazioni a cuiabbiamo assistito negli ultimi anni con gli scandali d’impresa sianazionali che internazionali. Sono le conseguenze del “riduzio-nismo economico” , purtroppo oggi molto diffuso, che mina alleradici l’amore per il bene comune.

Va pertanto portata avanti la responsabilità etica dell’impresa,coscienti del fatto che il valore economico delle aziende social-mente responsabili è nel lungo periodo superiore a quelle che vo-gliono fare profitti immediati con tutti i mezzi. È il patrimonio direputazione che l’impresa socialmente responsabile si costruiscenel lungo periodo che le consente di distinguersi sul mercato dal-le altre imprese, con livelli superiori di domanda e di crescita perla creazione di maggiore valore per gli stakeholder.

Il secondo messaggio che lancia il Segretario Generale della CEIriguarda la necessità da parte dei cristiani di uscire dai propri re-cinti, ponendosi in discussione senza paura con una maggiore ten-

EDITORIALE

ATTIVITA’

La responsabilità eticadell’impresa

va portata avanti coscienti del fatto

che il valore economicodelle aziende

socialmente responsabili è nel lungo periodo

superiore a quello delle aziende che

perseguono il profitto ad ogni costo

e con ogni mezzo

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sione allo sviluppo rispetto alla difesa delle posizioni e degli in-teressi acquisiti.

Lo sviluppo è la rottura degli equilibri esistenti e per essere per-seguito occorre coraggio, che non deve mancare all’imprendito-re cristiano che ha fede, speranza e carità. Questo atteggiamentoalla conservazione delle posizioni acquisite è attualmente moltodiffuso in Europa e in particolare nel nostro Paese, che si carat-terizza per un elevatissimo rapporto tra ricchezza accumulata ereddito. Forti sono le spinte in questa situazione alla conserva-zione della ricchezza acquisita rispetto alla creazione di nuova ric-chezza e di nuovo sviluppo per il bene comune, vivendo una po-sizione da rentiers.

Il modo in cui è stata realizzata e gestita la moneta comune eu-ropea non ha, purtroppo, dato sostegno alla tensione allo svilup-po, avendo privilegiato, nella scelta dei livelli dei tassi di cam-bio, la ricchezza accumulata rispetto alla creazione di nuova ric-chezza in futuro. L’idea cosí importante sul piano storico di dar-si una moneta unica per l’unificazione dell’Europa è stata svilitasul piano della concreta realizzazione, per una visione eccessi-vamente illuministica del mondo che è madre del relativismo eti-co.

Quel relativismo etico che mina la convivenza civile alle radi-ci, come ci ricorda il nostro Santo Padre Benedetto XVI.

* * *

Sono questi i princípi da cui parte l’Appello dei tre ultimi pre-sidenti UCID “per una nuova responsabilità degli imprenditori”:il dovere di fare offerta per creare risorse in grado di consentireuna piú equa destinazione dei beni e di promuovere opportunitàdi lavoro e di occupazione.

Sono queste le idee che troviamo nello stimolante intervento diAverna. Sulla stessa lunghezza d’onda è il contributo di Iaboniche si sofferma in particolare sull’etica del profitto d’impresa.

Sul piano della diagnosi e delle terapie si pone la riflessione diAmicarella, analizzando le conseguenze dell’elevato rapporto inItalia tra ricchezza accumulata (reale e finanziaria) e reddito, eproponendo funzioni nuove per gli intermediari finanziari ban-cari e non bancari e, soprattutto, per gli investitori istituzionalinel sostenere la nascita di nuove imprese per un diverso e piú ele-vato sviluppo economico e sociale.

Segue l’intervento di Giulio De Rita che, dal suo libro Eticademocratica, sottolinea la necessità della futura convivenza di eti-che di diversa ispirazione, accanto a quella cristiana. Il tema ri-chiama una delle tre grandi sfide dell’umanità nel terzo millen-nio, indicate nel Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa:il governo delle differenze a livello mondiale sul piano delle cul-

ATTIVITA’EDITORIALE

I cristiani sono chiamati a uscire dai propri recinti, disposti a mettersi in discussionesenza paura ead assumersi coerenti, anche se impegnative, responsabilità sociali,non a difendere posizioni o interessi acquisiti

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ture, delle religioni, della storia, delle tradizioni.Chiude questa parte l’intervento di Giovanni Scanagatta sulla

responsabilità etica dell’impresa, (tema trattato a Salerno in oc-casione dell’inaugurazione della nuova sezione UCID) e sui be-nefici di tale approccio. L’evidenza empirica sulle differenze cherisultano nel caso italiano tra imprese industriali che hanno inve-stito di piú nella sostenibilità sociale e ambientale e quelle chehanno investito di meno, mostra che le prime si distinguono ri-spetto alle seconde per un maggior dinamismo organizzativo, peruna piú elevata propensione alla cooperazione con altre imprese,per una maggiore attenzione alla qualità dei prodotti e dei pro-cessi produttivi, per maggiori investimenti in attività di ricerca esviluppo, per una maggiore apertura sull’estero, per una piú ele-vata crescita della produttività del lavoro, per una maggiore red-ditività operativa.

Questa ricca rassegna di contributi precede le note sulle attivitàUCID nei vari contesti internazionali, nazionali, regionali e set-toriali. Cosí anche questa LETTER ribadisce le linee del nostroessere UCID all’insegna del “sapere e agire”.

La Presidenza Nazionale

1) Come noto, Paolo di Tarso e Barnaba, nativo di Ci-pro, sono stati i grandi Apostoli delle genti per la diffu-sione del Cristianesimo presso gli ebrei e il mondo gre-co-romano. Il capitolo XIII degli Atti degli Apostoli par-la della visita, intorno al 40 d. C., di Paolo assieme a Bar-naba a Paphos (Cipro). A Paphos esistono una chiesettae i resti di una grande Basilica bizantina a sette navate,dove è possibile vedere la colonna dove probabilmentel’apostolo è stato fustigato dagli ebrei. Nella Seconda Let-tera ai Corinti Paolo parla, infatti, di essere stato fustiga-to cinque volte dagli ebrei e tre volte dai romani. Paolonon parla direttamente di Paphos ma la suddetta ipotesiè sufficiente-mente fondata.

EDITORIALE

ATTIVITA’

Chiesa Cattolica di Paphos, Agia Kyriaky, Cipro: in primo pianola colonna di S. Paolo

Il mosaico della Basilicabizantina di Paphos (Cipro), con laraffigurazionedell’Alfa e dell’Omega(Chiesa della colonna di S. Paolo)

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APPELLO

DELL’UCID

PER UNA NUOVA

RESPONSABILITÀ

DEGLI

IMPRENDITORI

ATTIVITA’APPELLO UCID

Se vogliamo sentirci ed essere capiti come classe dirigentedel sistema, dobbiamo dimostrare di saper movimentare le risorse e rigiocarci i talenti a vantaggio, oltre che della nostrastessa identità, dell’intera collettività e di un piú alto significato di vita

In un’epoca in cui il processo di globalizzazione rende semprepiú intense le turbolenze economiche e sociali, con crescentisquilibri di potere e di giustizia sociale, gli imprenditori che

vivono da cristiani avvertono piú fortemente la responsabilità diintrodurre nell’economia di mercato quelle correzioni e indirizziche consentano piena coerenza con i valori fondamentali della pro-pria identità religiosa.

Questa responsabilità richiede di interpretare il perseguimentodella competitività e della redditività - indispensabili a un’impresache si confronta con il mercato globale - nel rispetto dei princípidel primato della persona, della piú ampia partecipazione allo svi-luppo, dell’equità della destinazione dei beni, a livello locale, set-toriale e universale.

Si tratta di un impegno non certamente agevole, perché signi-fica assumere posizioni e comportamenti anche contro le ten-denze e le mode prevalenti, in particolare in questo momento, incui, spesso, il criterio principale, se non esclusivo, di valutazio-ne dell’attività imprenditoriale e manageriale, è il profitto co-munque conseguito e realizzato in tempi brevi e con cadenze rav-vicinate, in dispregio di ogni visione progettuale di medio lungoperiodo, e, soprattutto, in contrasto aperto con i valori che a noistanno a cuore.

Si tratta di un impegno che ha i termini di una sfida a tutto cam-po, poiché comporta, per noi imprenditori, di allargare spazi e con-tenuti dell’attività produttiva, dando significato e dignità di con-cretezza alle pratiche di ricerca dei necessari supporti finanziari.

In particolare, l’imprenditore che vive la sua fede cristiana sen-te piú evidente la necessità di sperimentare e dimostrare l’appli-cabilità di vie diverse che offrano criteri di valutazione dell’im-presa piú equilibrati e articolati rispetto a quello, esclusivo, delmassimo e del piú rapido incremento di valore per gli azionisti; iprocessi di generazione del profitto e le scelte relative alla sua uti-lizzazione vanno ripensate in modo originale e creativo, andan-do ben oltre quelle forme di auto-referenzialità etica e di mece-natismo d’immagine, nelle quali sembra esaurirsi l’appagamen-to dell’impegno sociale dell’imprenditore.

Nessuno, ovviamente, vuole negare la generosità e la sensibi-lità che animano molte iniziative di solidarietà e d’impegno civi-le, ma la responsabilità imprenditoriale non può esaurirsi entrol’orizzonte di esse.

Al contrario, l’etica dell’imprenditore si misura sull’anima delsuo lavoro, sul “core” dei suoi interessi, sul suo rapporto conl’impresa e sul suo contributo alla collettività all’interno degli at-tuali difficili processi di sviluppo, in una visione che esclude laconcezione dell’attività imprenditoriale come saga personale disuccesso sociale ed economico, quale spesso purtroppo si verifi-ca nel nostro ambiente.

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Dovere etico dell’imprenditore è reinvestire e rischiare la pro-pria ricchezza in iniziative di nuova imprenditorialità, naturali-ter piú complesse e adulte di quelle portate avanti nei decenni pre-cedenti, evitando la duplice tentazione di “scalare il centro del po-tere” e di occupare spazi che lo fanno piú operatore della finan-za e del terziario protetto, che vero e proprio protagonista del-l’intraprendere.

E, parimenti, dovere dell’imprenditore è impiegare le risorseculturali, tecnologiche, organizzative, monetarie a sua disposizioneper creare risorse nuove e nuove opportunità di crescita aperte al-la valorizzazione di tutte le categorie di “operatori”: non solo iprimi della competizione, ma anche i secondi, i terzi, i quarti …gli “ultimi”, in sostanza il nostro prossimo.

È dal lato dell’offerta - riprogettando il nostro impegno, rico-niugando abilità e competenze, recuperando motivazioni - che sia-mo chiamati a portare la nostra testimonianza di coerenza con inostri valori.

Come UCID abbiamo sempre cercato di difendere e di valo-rizzare anche i “primi” della scala sociale, spesso non capiti dalnostro ambiente, cosí affezionato agli “ultimi”. Questo ci dà il di-ritto di dire che oggi gli imprenditori devono essere i primi a guar-dare al futuro, non per accrescere il loro patrimonio personale,ma per produrre nuove occasioni d’innovazione complessiva nelsistema, che sono anche occasioni di lavoro e di occupazione.

Anzi, quest’impegno nell’innovazione, nello sviluppo e nellesue ricadute sociali definisce la differenza tra chi è imprenditoree chi ha come obiettivo quello di accrescere la sua ricchezza.

Ed è a una società di ricchi, a una comunità dei “cinque talen-ti” che invece di investire cerca nicchie di sicurezza, come se ditalenti ne avesse uno solo, che noi imprenditori cristiani ritenia-mo doveroso rivolgere l’appello alla responsabilità di continua-re a “fare impresa”.

Anziché “fare domanda” d’incentivi, di protezione, di dazi, dipolitiche pubbliche nei tanti settori di movimento - compito pro-prio delle organizzazioni di rappresentanza - noi dobbiamo sfor-zarci di “fare offerta”.

Sia quell’offerta “dall’alto”, che negli anni Cinquanta e Sessantaavviò il benessere e lo sviluppo dell’Italia (l’offerta dell’utilita-ria, del ciclomotore, dell’elettrodomestico, delle fibre tessili, del-la televisione) sia quell’offerta “dal basso”, su cui si è attuata lamoltiplicazione imprenditoriale e l’industrializzazione di massadegli anni Settanta e Ottanta (l’offerta di una crescente persona-lizzata qualità nell’abbigliamento, nelle calzature, nell’arreda-mento, nelle dotazioni domestiche, lí dove il sistema si radicavae sviluppava nelle proprie radici artigiane) sia, ancora, quell’of-ferta “orizzontale” degli anni Novanta di razionalizzazione e diammodernamento per rimanere nei circuiti economici mondiali.

APPELLO UCID

ATTIVITA’

Dovere etico dell’imprenditore

è reinvestire e rischiarela propria ricchezza

in iniziative di nuova imprenditorialità,

evitando la duplice tentazione di “scalare

il centro del potere” e di occupare spazi che

li fanno piú operatori della finanza

e del terziario protetto

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Se vogliamo legittimare i nostri valori imprenditoriali, dobbiamo ridarci una cultura dell’offerta, riprendendo a rischiare, a fare impresa, a stare sul mercato, a esprimere innovazione, a creare economia reale e non finanziaria, a collegare lo sviluppodell’impresa con lo sviluppo del sistema

Sta ora in una nuova offerta- che non si limiti agli stereotipi im-posti da altri: dai telefoni cellulari, ai servizi telematici, all’in-trattenimento - la possibilità del rilancio del mercato italiano, maanche della trasposizione dei nostri atteggiamenti di consumo piúconsapevoli in altri contesti culturali ed economici.

Se vogliamo legittimare i nostri valori imprenditoriali, dobbia-mo ridarci una cultura dell’offerta, riprendendo a rischiare, a fa-re impresa, a stare sul mercato, a esprimere innovazione, a crea-re economia reale e non finanziaria, a collegare lo sviluppo del-l’impresa con lo sviluppo del sistema.

Sono questi, tra l’altro, i fondamenti indispensabili a una nuo-va costruzione del Bene Comune.

Se vogliamo sentirci ed essere capiti come classe dirigente delsistema, dobbiamo dimostrare di saper movimentare le risorse erigiocarci i talenti a vantaggio, oltre che della nostra stessa iden-tità, dell’intera collettività e di un piú alto significato di vita. Per-ché anche cosí si allargano gli spazi laici di libertà e si vive conentusiasmo l’appartenenza cristiana.

Giuseppe De Rita, Presidente Nazionale UCID dal 1993 al 1996Francesco Merloni, Presidente Nazionale UCID dal 1997 al 2003

Angelo Ferro, Presidente Nazionale UCID dal 2004

Roma, 29 settembre 2005

ATTIVITA’APPELLO UCID

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FARE IMPRESA

SIGNIFICA

PRODURRE VALORI

È necessario chematuri una nuovacoscienza collettiva,per un’economia efficiente maprofondamenteumana

le due teorie abbia prevalso al-la fine non c’è alcun dubbio.

Tuttavia, proprio negli anniNovanta, dopo la caduta delmuro di Berlino e la disfattaeconomico-politica del comu-nismo, hanno preso maggior vi-gore le teorie che, pur ammet-tendo pienamente la proprietàprivata e il profitto d’impresa,hanno riscoperto il legame traeconomia ed etica, tra le legit-time aspirazioni del singolo e leesigenze della collettività.

DI CHI È L’IMPRESA?

Forse il massimo fautore diqueste teorie è il premio Nobelindiano Amartya Sen: per lui

ETICA, IMPRESAED ECONOMIA

ATTIVITA’

di Francesco Averna

Si è svolto a Palermo il 19aprile scorso il terzo incontropreparatorio per il Sud del Con-vegno Nazionale Giovani sul te-ma della “testimonianza dei va-lori”. I precedenti due incontripreparatori si sono tenuti a Bre-scia per il Nord il 9 febbraio2005 sul tema della “formazio-ne dei valori” e a Loreto per ilCentro il 19 marzo 2005 sul te-ma della “trasmissione dei va-lori”.

L’incontro di Palermo, coor-dinato con entusiasmo ed effi-cacia dal Presidente del GruppoRegionale Siciliano, Dott. Ales-sandro Scelfo, ha visto i quali-ficati interventi del Presidentedell’UCID Nazionale, Prof. An-gelo Ferro, del Presidente dellaFederazione Industriali della Si-cilia, Dott. Giuseppe Costanzo,del Vice Presidente di Confin-dustria, Dott. Ettore Artioli e delCav. Del Lav. Francesco Aver-na.

Ha chiuso l’incontro il Cav.Del Lav. Dott. Giuseppe Gioiacon stimolanti considerazionisull’etica come scienza dei va-lori, che si applica all’azionedell’imprenditore che si ispiraai valori cristiani per creare svi-luppo per il bene comune.

È seguita una vivace tavola ro-tonda dedicata ai giovani UCID,coordinata dal Dott. Gianni Lo-catelli. Ad essa hanno partecipatol’Ing. Filippo Ciuffi, la Dott.ssaAntonella Freno, il Dott. Alber-to Carpinetti, il Dott. Andrea Al-berghina, il Dott. Carmine In-fante e il Dott. Valentino Di Leo.

Pubblichiamo qui l’interven-to del Dott. Averna, ricco di ana-lisi nella prospettiva storica e diindicazioni per uno sviluppo fon-dato sulla giustizia e sulla soli-darietà per il bene comune.

Sono veramente lieto di in-tervenire a questo Con-vegno UCID e ringrazio

il Presidente Angelo Ferro el’amico Alessandro Scelfo peravermi invitato. Per moltissimianni è stata teorizzata la totaleseparatezza e indifferenza del-l’attività d’impresa rispetto aiproblemi etici. Ricordo solo ilcelebre teorema di Adam Smithdella fine del Settecento: «Nonè dalla benevolenza del ma-cellaio o del fornaio che ciaspettiamo il nostro cibo, madal loro interesse personale.Non ci rivolgiamo alla loroumanità ma al loro egoismo».

In altre parole, secondo il pri-mo teorico del capitalismo,l’imprenditore per sua naturatende a massimizzare il pro-prio profitto e si disinteressa diogni altro problema, sociale,culturale, etico. Sono, poi, lecondizioni del mercato e dellaconcorrenza che rendono com-patibile l’interesse del singolocon quello della collettività.

Il primo a contestare radi-calmente questa teoria fu Car-lo Marx, che verso la metà del-l’Ottocento sostenne che i ca-pitalisti avrebbero sfruttato iproletari fino a impoverirli.L’unico rimedio per questi ul-timi era allora di impossessar-si, anche con la violenza, di tut-ti i mezzi di produzione, crean-do un’economia collettivizza-ta in mano allo Stato.

Queste due teorie economi-che hanno dato origine alle duepiú grandi correnti di pensieropolitico-sociale dell’Ottocen-to e del Novecento: il liberali-smo e il comunismo. Quale del-

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L’impresa non è soltanto dell’imprenditore o dei suoi lavoratori, ma è un bene sociale, e la sua buona gestioneè un interesse dell’intera società

Tuttavia c’era qualcuno chequesti limiti li aveva visti mol-ti anni prima. Sentite cosa scri-veva nel lontano 1892 PapaLeone XIII nell’enciclica Re-rum novarum, pietra miliaredella dottrina sociale della Chie-sa: «È obbligo dei padroni nonimporre all’operaio lavori spro-porzionati alle sue forze o malconfacenti con l’età o il sesso.… principale tra i loro doveriè dare a ciascuno la giusta mer-cede … Si ricordino i capita-listi che le leggi umane nonpermettono di opprimere perl’utile proprio i bisognosi e ditrafficare sulla miseria del pros-simo».

“PALESTRA DI DEMOCRAZIA”

Un altro momento importantedella dottrina economico-so-ciale cattolica sono gli scritti didon Luigi Sturzo, il prete sici-liano che fondò il Partito Po-polare e contribuí in modo de-cisivo al riavvicinamento deicattolici alla vita politica e so-ciale del Paese. Sturzo è una fi-gura di straordinario rilievo, amio avviso non sufficiente-mente conosciuta e studiata.

Per lui l’impresa è una “pa-lestra di democrazia” in cui sipossono sviluppare i valori fon-danti delle società democrati-che: la libera iniziativa, la re-sponsabilità del singolo, il ri-conoscimento del merito, lacultura del rischio.

Ditemi se queste parole, scrit-te nel 1958, non sono incredi-bilmente attuali: «Sono con-vinto che se all’operaio, anchestatale, si toglie il senso del ri-schio, anche quello di poter es-

sere licenziato, si fa un male.Si toglie un incentivo che edu-ca, dà coscienza della coope-razione dell’operaio agli inte-ressi dell’impresa e lo spinge alavorare meglio».

E ancora: «… il rischio con-tribuisce al benessere sia spiri-tuale che materiale, alla spe-culazione intellettiva e al su-peramento degli ostacoli. Og-gi, invece, si pensa in altro mo-do, a uno Stato paternalista, chesi occupa di tutti, provvede atutto, creando cosí una mac-china mastodontica».

Ma colui che ha rinnovato ilpensiero cattolico su questi te-mi e lo ha reso attuale alle com-plesse problematiche di questiultimi anni è il nostro com-pianto Pontefice Giovanni Pao-lo II. Nella sua splendida enci-clica Centesimus annus egli hariconosciuto il ruolo fonda-mentale dell’imprenditore inquanto organizzatore dei fatto-ri produttivi e la legittimità delprofitto come indicatore delbuon funzionamento dell’im-presa. Inoltre, ha compreso per-fettamente le opportunità datedalle nuove tecnologie, che pos-sono affrancare l’uomo dai la-vori piú ripetitivi o rischiosi ene possono esaltare le capacitàdi ideazione e di innovazione.

Tuttavia il Papa in quel do-cumento ha pure messo in guar-dia contro una società dei con-sumi che troppo spesso tende,in modo opposto ma specula-re rispetto al marxismo, sol-tanto al soddisfacimento dei bi-sogni materiali. Sentite le sueparole: «L’alienazione è un fat-to reale anche nelle società oc-

l’impresa non è soltanto del-l’imprenditore o dei suoi lavo-ratori, ma è un bene sociale, ela sua buona gestione è un in-teresse dell’intera società.

A mio avviso, non è affattoun caso che queste teorie sia-no fiorite proprio negli annisuccessivi alla fine dell’ideo-logia comunista: conclusa lacontrapposizione ideologica, ilpensiero economico ha comin-ciato a guardare con maggioreattenzione ai limiti del capita-lismo, alle sue evidenti stortu-re, alla necessità di trovare deicorrettivi a uno sviluppo basa-to soltanto sull’interesse egoi-stico del singolo.

ATTIVITA’ETICA, IMPRESA ED ECONOMIA

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Gli imprenditori cristiani

devono ispirarsi a un’immagine

integrale dell’uomo, che rispetti tutte

le dimensioni del suo essere

e subordini quelle materiali

e istintive a quelle interiori e spirituali

cidentali. Essa si verifica nelconsumo, quando l’uomo è im-plicato in una rete di false e su-perficiali soddisfazioni, anzi-ché essere aiutato a fare l’au-tentica e concreta esperienzadella sua personalità».

Come si esce da questa spi-rale di alienazione? GiovanniPaolo è chiarissimo: «… è ne-cessario lasciarsi guidare daun’immagine integrale del-l’uomo, che rispetti tutte le di-mensioni del suo essere e su-bordini quelle materiali e istin-tive a quelle interiori e spiri-tuali».

L’UOMO INTEGRALE

Ecco, dunque, qual è il valo-re piú alto al quale gli impren-ditori cristiani devono ispirar-si. È l’uomo «nella sua dimen-sione integrale»: vale a dire ma-teriale, sociale, spirituale. Perraggiungere questo nuovo uma-nesimo dobbiamo avere il co-raggio di rifiutare tutte le strut-ture e i meccanismi che stru-mentalizzano l’uomo e lo ren-dono schiavo alla stregua diuna macchina.

Ma del pari vanno combattutianche quei metodi cosiddettiassistenzialistici, che in nomedi un ipocrita pietismo non sipreoccupano affatto di valo-rizzare la creatività dell’uomo,la sua spinta naturale verso ilprogresso, la sua responsabi-lità. Gli imprenditori sensibiliai valori cristiani devono ope-rare affinché la giusta spintaall’efficienza non porti all’in-giustizia sociale, e affinché laricerca scientifica sia messa alservizio dell’uomo e non si tra-

sformi in un cinico strumentoper nuovi egoismi (p. es. bioe-tica). Una particolare attenzio-ne pone agli imprenditori il fe-nomeno della globalizzazione.Essa, che a mio avviso di persé non è negativa, tuttavia, seaffidata solo al libero gioco delmercato, tende ad accrescerele disuguaglianze tra Paesi ric-chi e Paesi poveri e rischia diallontanare l’obiettivo dellacentralità dell’uomo.

È necessario, pertanto, chegli imprenditori, e in particolaregli imprenditori cristiani, si im-pegnino a rafforzare quegli or-ganismi internazionali che sta-biliscono le regole dell’econo-mia mondiale (WTO, Bancamondiale, World Economic Fo-rum) affinché si pongano le ba-si per una collaborazione su ba-si paritarie tra Paesi sviluppa-ti e Paesei in via di sviluppo, peruna crescita piú equa di tutta l’e-conomia mondiale e per la ri-duzione della povertà. (p.es. re-gole sul lavoro, sull’ambiente,sull’energia, ecc.).

UNA TESTIMONIANZA

Ora vorrei brevemente darviuna testimonianza concreta diquali valori io e la mia famigliaabbiamo cercato di portareavanti nel nostro lavoro di im-prenditori che dura da 150 an-ni.

Innanzitutto, l’unità della fa-miglia. Per cinque generazio-ni siamo riusciti a rimanere uni-ti e a impegnarci tutti per losviluppo dell’impresa. Certo,talvolta, qualcuno di noi ha do-vuto subordinare le proprie con-vinzioni a quelle degli altri, ma

credo che alla fine la compat-tezza della famiglia sia stata unelemento fondamentale del no-stro successo.

In secondo luogo, abbiamosempre privilegiato le neces-sità dell’impresa rispetto a quel-le personali. L’esempio piú ri-levante di questo principio èche da sempre il profitto dellenostre aziende viene reinvesti-to per lo sviluppo. Non avremomai yacht da nababbi - cosache del resto francamente nonci interessa - ma questa regolaci ha consentito di moderniz-zare gli impianti, di innovare iprodotti, di avere una forte pre-senza internazionale e, infine,

ETICA, IMPRESAED ECONOMIA

ATTIVITA’

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A cosa vale costruire imperi se essi, come nel racconto evangelico, sono fondati sulla sabbia, la sabbia della disonestà, dell’ingiustizia, dell’avidità?

Questo aspetto a volte ci haprovocato delle vere e propriecrisi di coscienza. Vi raccontol’esempio piú drammatico, cheho vissuto in primissima per-sona alcuni anni fa, dopo averacquisito la Pernigotti, un’a-zienda dolciaria che si trovavain una gravissima crisi.

Fu predisposto un piano di ri-strutturazione che prevedeva,tra le altre cose, anche una for-te riduzione del personale. Iotrascorsi alcuni giorni in un di-lemma etico estremamente se-rio. Tuttavia, alla fine l’argo-mento che mi convinse fu que-sto: senza quell’intervento inpochi mesi l’azienda sarebbescomparsa e, quindi, tutti i la-voratori avrebbero perduto illavoro. Invece, grazie anche aquell’operazione, siamo riuscitia salvare 200 posti di lavoro.

La scelta dei lavoratori da li-cenziare venne fatta dialogan-do con il sindacato e privile-giando la situazione familiaree la possibilità di ottenere unnuovo lavoro.

Io esaminai personalmentetutti questi dossier e ricordoche uno in particolare mi colpí.Era quello di una giovane don-na rimasta vedova pochi mesiprima, in attesa di un figlio econ un mutuo da pagare. Posiil veto su quel licenziamento edevo dirvi che non me ne sonomai pentito. Quella signora siè rivelata un’ottima collabora-trice, e anche una persona gra-ta per quella decisione che hareso la sua vita un po’ menodifficile.

L’ultimo valore al quale ab-biamo sempre fatto grande at-

tenzione è l’onestà della ge-stione. Questo significa, in-nanzitutto, correttezza nei rap-porti con i lavoratori. Nessunopuò dire che in tutta la nostrastoria abbiamo mai assuntoqualcuno in modo irregolare.Ricordo che, in Italia, circa unposto di lavoro su quattro è innero, e questo dato cresce a cir-ca uno su tre nelle regioni delSud. Ebbene, personalmenteconsidero il lavoro nero mo-ralmente indegno, perché nonrispetta affatto la dignità del la-voratore, e da Vicepresidente diConfindustria ho contribuito arealizzare la prima legge con-tro questo fenomeno. Ma one-stà della gestione significa an-che correttezza nei rapporti coni clienti e con i fornitori. E si-gnifica, infine, trasparenza neirapporti amministrativi, fisca-li, previdenziali.

FONDATI SULLA “ROCCIA”

Non posso fare a meno dipensare alle vicende, cui ab-biamo assistito in questi mesi,di grandi gruppi industriali fi-niti nella polvere, con gravepregiudizio per tutti coloro cheavevano riposto fiducia in lo-ro (dipendenti, fornitori, ri-sparmiatori, ecc.).

Mi chiedo: a cosa vale co-struire imperi se essi, come nelracconto evangelico, sono fon-dati sulla sabbia, la sabbia del-la disonestà, dell’ingiustizia,dell’avidità? La nostra impre-sa, forse, non diventerà mai co-sí grande, ma essa è fondatasulla roccia, la roccia di princí-pi come onestà, senso del do-vere, rispetto per l’uomo.

di acquisire altre due aziende.Il “clima” che si respira nel-

la nostra impresa è fatto di rap-porti umani cordiali e anche af-fettuosi. Certo la crescita di-mensionale rende questo aspet-to piú difficile che in passato (ilGruppo Averna oggi disponedi tre aziende, fattura 150 mi-lioni di euro e ha circa 700 col-laboratori, considerando sia idipendenti diretti che i colla-boratori esterni). Ma il nostrosforzo continuo è quello di farsí che questa attenzione per lenecessità, le aspirazioni, le dif-ficoltà delle persone vengamantenuta in tutta la nostra or-ganizzazione.

ATTIVITA’ETICA, IMPRESA ED ECONOMIA

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Cari amici, noi imprenditorisiamo chiamati a un grandecompito: quello di contribuireall’azione creatrice di Dio.

Gesú Cristo medesimo ci hachiamati a questo compito e lasua parabola dei talenti nel van-gelo di Matteo è estremamen-te chiara. Quindi, non sotter-riamo i nostri talenti ma utiliz-ziamoli con generosità, lungi-miranza, responsabilità.

Lasciatemi concludere que-sto mio intervento con le paro-le che il Santo Padre GiovanniPaolo II pronunciò nel nostrostabilimento, davanti a duemi-la imprenditori e lavoratori, du-rante la sua memorabile visitain Sicilia del 1993: «È neces-sario che maturi una nuova co-scienza collettiva, atta a far con-vergere imprenditori e lavora-tori in un unico impegno perun’economia efficiente eprofondamente umana! Lagrande sfida da raccogliere èquella di una nuova cultura dellavoro, che sottragga il vostroterritorio a quei rapporti di “di-pendenza” che hanno reso ilSud d’Italia piú oggetto chesoggetto del proprio sviluppo.… Cari giovani, abbiate il co-raggio dell’iniziativa in ognicampo della vita economica esociale … La vostra creativitàpotrà trovare alimento in unaspiritualità del lavoro che fac-cia sentire ogni uomo creato“ad immagine di Dio”, chia-mato ad assomigliare al suocreatore nel dominare la terracon intelligenza e amore».

Francesco AvernaCavaliere del Lavoro

PROFESSIONALITÀ,COMPETENZA

E SOLIDARIETÀ

NELL’ECONOMIA

DI MERCATO

L’impresa deve sviluppare“conoscenza” e capacità di “fare rete”

che una economia nella qualelo sviluppo non produce un au-mento della solidarietà socialeè destinata prima o poi o a in-contrare tensioni e ostacoli chepossono divenire anche moltogravi e che possono compro-mettere la prosecuzione dellosviluppo stesso. Quando par-liamo di solidarietà dobbiamofar riferimento a una conce-zione della giustizia economi-ca. Nell’indeterminatezza suicriteri che definiscono l’egua-litarismo è sempre stata la fon-te degli equivoci sulle conce-zioni della giustizia in econo-mia. Uguaglianza rispetto allesituazioni finali, uguaglianza

EFFICIENZA E SOLIDARIETÀ

ATTIVITA’

di Emilio Iaboni

Nell’economia di mer-cato l’efficienza è de-finita come una situa-

zione nella quale, in un certo si-stema economico, non si puòmigliorare la posizione di qual-cuno senza che peggiori la po-sizione di qualche altro. L’ef-ficienza produttiva, in cui ilprodotto ottenibile dall’impie-go delle risorse disponibili èmassimizzato, è un aspetto diquesto piú generale concetto diefficienza.

Questo concetto di efficien-za, per quanto utile e impor-tante, è tuttavia riduttivo quan-do si limita a una visione sta-tica dell’economia. Se ci si col-loca in un’ottica di sviluppoeconomico, l’efficienza può es-se-re agevolmente vista non incontrasto con la solidarietà. Losviluppo economico significa,infatti, un aumento di efficien-za perché implica un potenzia-le miglioramento delle posi-zioni di tutti i membri della so-cietà.

QUALE SVILUPPO

ECONOMICO?

Ma lo sviluppo economicoha anche una dimensione qua-litativa che si manifesta sia nel-la qualità dei beni e dei servi-zi prodotti, sia nelle modalitàcon cui avviene il processo diproduzione: sotto questo pro-filo, lo sviluppo economico puòaumentare il grado di solidarietànella società, anche se questorisultato non è una conseguen-za automatica, ma dipende dal-le caratteristiche dello svilup-po stesso.

Si potrebbe anche osservare

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cioè dei risultati, o uguaglian-za rispetto alle opportunità ini-ziali e nelle procedure di par-tecipazione attiva e responsa-bile alla vita economica dellacomunità? Nelle discussioni sulsignificato della giustizia eco-nomica acquistano oggi semprepiú credito le posizioni che pun-tano su una visione che non siconcentra tanto sull’ugua-glianza delle situazioni finali,quanto sull’uguaglianza delleopportunità iniziali. Si tratta difare in modo che tutti possanovedere riconosciute le loro po-tenzialità di partecipazione, incondizioni di uguale opportu-nità, all’attività economica. Fat-

torno all’obiettivo della diffu-sione dello sviluppo, anche aipopoli e ai Paesi meno avanzati.

L’attuale situazione dell’e-conomia internazionale è ca-ratterizzata da una sempre mag-giore interdipendenza tra le eco-nomie dei singoli Paesi e altempo stesso da un accentuatosviluppo delle forze di merca-to, testimoniato anche da unprogressivo ridursi del ruolodei meccanismi di regolazioneeconomica internazionale.

Nell’interdipendenza, gli ef-fetti del comportamento diognuno, e di ogni nazione, sitrasmettono sugli altri e gli ef-fetti del comportamento deglialtri si trasmettono sul proprio;nonostante la consapevolezza diquesto fatto, ogni nazione sicomporta secondo i propri spe-cifici interessi e obiettivi. L’in-terdipendenza può produrre ladiffusione dello sviluppo, mapuò produrre anche una ac-centuazione degli squilibri euna riduzione dello sviluppo.

INTEGRAZIONE

INTERNAZIONALE

Per garantire la diffusione in-ternazionale dello sviluppo eco-nomico, dall’interdipendenzaoccorre passare alla integra-zione internazionale, cioè a unasituazione in cui le varie na-zioni si comportano in modocoordinato. In piú, occorre an-che garantire un passo succes-sivo, ossia la realizzazione diuna mutua e comune coopera-zione in cui le nazioni accetta-no di riconoscersi come ugua-li nelle potenzialità di parteci-pazione responsabile allo svi-

tori come l’istruzione, la cul-tura, un minimo di dotazioniiniziali di beni primari, l’ac-cesso al capitale, all’informa-zione e la valorizzazione dellequalità umane divengono, sot-to questo aspetto, non solo con-dizioni per ottenere l’efficien-za, ma anche criteri di giusti-zia sociale.

GIUSTIZIA SOCIALE

È PARTECIPAZIONE

La giustizia distributiva nonè, quindi, tanto espressa dallauguale distribuzione dei beniprodotti, quanto piuttosto dal-la uguale ed effettiva possibi-lità per tutti di partecipare re-sponsabilmente al processo disviluppo economico.

Mi pare opportuno richia-mare la Centesimus Annus (33)quando denuncia che «oggimolti uomini, forse la maggio-ranza, non dispongono di stru-menti che consentono di en-trare in modo effettivo e uma-namente degno all’interno diun sistema di impresa, nel qua-le il lavoro occupa una posi-zione davvero centrale. Essinon hanno la possibilità di ac-quisire le conoscenze di base,che permettono di esprimere laloro creatività e di svilupparele loro potenzialità, né di entrarenella rete di conoscenze e in-tercomunicazioni, che consen-tirebbe di vedere apprezzate eutilizzate le loro qualità». Inquesta prospettiva, se prendia-mo in considerazione i proble-mi dell’economia internazio-nale, possiamo dire che l’inte-grazione tra efficienza econo-mica e solidarietà avviene in-

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La giustizia distributivanon è garantita solo dalla uguale distribuzione dei beni prodotti, quanto dalla uguale ed effettiva possibilità per tutti di partecipare responsabilmente al processo di sviluppo economico

ATTIVITA’EFFICIENZA E SOLIDARIETÀ

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Nel determinare uno sviluppo sostenibile

ha un ruolo centrale il concetto di efficienza

intergenerazionale: esso richiede che il benessere delle

generazioni presenti non si ottenga

a scapito di quello delle generazioni future

luppo. L’obiettivo della soli-darietà nell’economia interna-zionale diventa, allora, quellao di mettere i vari popoli e levarie nazioni nella condizionedi poter partecipare al proces-so di sviluppo e di potersi in-serire con ruoli attivi nel pro-cesso di scambio internaziona-le. Del resto la realtà delle na-zioni di nuova industrializza-zione sta a testimoniare che iPaesi che hanno raggiunto ri-sultati migliori sulla strada del-lo sviluppo, sono quelli chehanno saputo inserirsi nel cir-cuito delle interrelazioni com-merciali, economiche e finan-ziarie internazionali, mentrenon sono andati molto lontanoi Paesi che hanno pensato dipoter impostare le condizioniper il decollo del loro sviluppoall’ombra della protezione com-merciale.

Questa è una visione alquantodiversa della solidarietà inter-nazionale, rispetto a quella ba-sata su una concezione preva-lentemente redistributiva e as-sistenziale del rapporto tra Pae-si sviluppati e Paesi in via di svi-luppo. A ben guardare, questesituazioni di povertà sonoespressioni spesso macrosco-piche di una inefficienza nel-impiego delle risorse mondia-li, perché la loro esistenza nonsi spiega, date le enormi po-tenzialità economiche e tecno-logiche di cui il mondo con-temporaneo è riuscito a dotar-si. Con questo non si vuole ne-gare l’importanza di un soste-gno, nel breve periodo, nellesituazioni piú drammatiche dipovertà. Un altro obiettivo del-

lo sviluppo internazionale è la“sostenibilità” dello sviluppo.

SVILUPPO SOSTENIBILE

Questo concetto richiede chevengano esplicitamente prese inconsiderazione le opportunitàche si lasciano aperte alle ge-nerazioni future; richiede cioèche lo sviluppo si preoccupi dinon distruggere le basi stessedella propria continuazione eche, quindi, esso si attui pre-stando particolare attenzione aivincoli naturali di rigenerazio-ne delle risorse naturali e del-l’ambiente.

Nel determinare uno svilup-po sostenibile, ha un ruolo cen-trale il concetto di efficienzaintergenerazionale: tale tipo diefficienza richiede che il be-nessere delle generazioni pre-senti non possa essere aumen-tato se ciò va a scapito del be-nessere delle generazioni futu-re. D’altra parte uno svilupposostenibile è necessariamenteanche uno sviluppo efficiente,perché deve utilizzare al mas-simo tutte le potenzialità dellatecnologia per risparmiare nel-l’uso delle risorse naturali eambientali scarse. Le respon-sabilità delle nazioni e delleforze imprenditoriali per favo-rire una evoluzione positivadell’economia mondiale, nel-l’ottica della mutua e comunecooperazione, sono in questomomento molto grandi.

ETICA D’IMPRESA

Oggi l’etica dell’impresa èdivenuta una vera e propria di-sciplina. Nella teoria econo-mica tradizionale il problema

era stato eliminato alla radice:vi si ipotizzava una concezio-ne molto astratta della concor-renza, nella quale il comporta-mento delle singole impresenon “conta” di fatto perché nonpuò influenzare da solo il mer-cato. Di fronte al mercato in-ternazionale le imprese di pic-cola dimensione non si trova-no lontano da questo modelloteorico. Ma le imprese piúgrandi, e non necessariamentesoltanto le imprese multina-zionali, sono dotate di un po-tere di mercato. Il contesto con-correnziale nel quale si inseri-scono è allora diverso da quel-lo ipotizzato dalla teoria tradi-

EFFICIENZA E SOLIDARIETÀ

ATTIVITA’

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L’impresa può svolgere il ruolo di diffusore di una cultura dello sviluppo,basata sulla produzionedell’iniziativa e della partecipazioneresponsabile. Questo richiede una precisa motivazioneda parte dell’impresa

prese che sono in grado di in-fluenzare con il loro compor-tamento non solo il mercato mapiú in generale la realtà eco-nomica, sociale, a volte ancheculturale, nella quale operano.

Se si condivide quanto si è so-pra sostenuto sull’obiettivo del-la diffusione internazionale del-lo sviluppo economico, comecapace di saldare assieme va-lori di efficienza e valori di so-lidarietà, si vede che in questoobiettivo noi troviamo la fon-te di una serie di indicazionimorali che possono essere pro-poste all'impresa. Questo valenon solo per le grandi impresemultinazionali, ma anche perimprese di medie dimensioni,che per varie ragioni, possonoavere rapporti economici in-ternazionali a livello produtti-vo oltre che nello scambio.

È normale, ad esempio, cheimprese di economie piú avan-zate trovino conveniente de-centrare parti del processo pro-duttivo in economie in via disviluppo. Spesso questa sceltaviene criticata sia rispetto al-l’economia del Paese al qualel’impresa appartiene, sia ri-spetto alle economie dei Paesiospitanti. In realtà, la criticanon è fondata in astratto, inquanto la mobilità delle sceltedell’impresa è un dato essen-ziale del sistema del libero mer-cato. Si può, invece, chiedereall’impresa un comportamentoche, pur non contravvenendoalla scelta di convenienza eco-nomica che l’abbia eventual-mente indotta a sfruttare deivantaggi di costo nelle sue scel-te localizzative, renda la sua

attività in armonia con i prin-cípi della diffusione dello svi-luppo.

VERSO UNA NUOVA CULTURA

DELLO SVILUPPO

Spesso questo comporta-mento richiede una minima at-tenzione ai valori che si possonopromuovere: questa attenzio-ne farà scoprire notevoli po-tenzialità nel far discendere, daobiettivi di efficienza, dei ri-sultati che si possono apprez-zare, anche in termini di soli-darietà. Ecco allora che al-l’impresa si chiederà di essereanche centro per la qualifica-zione di professionalità e di po-tenziale nuova imprenditorialitàlocale. In tal modo l’impresapuò svolgere il ruolo di diffu-sore di una cultura dello svi-luppo, basata sulla produzionedell’iniziativa e nella parteci-pazione responsabile. È evi-dente come per tutto questo sirichieda una ben precisa moti-vazione da parte dell’impresa.

Non si tratta, infatti, di unaconseguenza automatica delladiffusione internazionale delleattività delle imprese. Senzaquesta motivazione morale leimprese possono veramente fi-nire solo per limitarsi a sfrut-tare vantaggi comparati di lo-calizzazione e per contribuirea una emarginazione che vacontro i valori di solidarietà.

Mi piace ricordare anche, aquesto proposito, un passaggiodella Centesimus Annus dove(36) leggiamo che «anche lascelta di investire in un luogopiuttosto che in un altro, in unsettore produttivo piuttosto che

zionale dell’impresa: è un con-testo di interdipendenza stra-tegica nel quale le imprese so-no in grado, con il loro com-portamento, di rendere menoefficaci le regole del mercato.

Non basta piú dire che l’im-presa, come del resto ogni agen-te economico, può disinteres-sarsi delle conseguenze del pro-prio comportamento perché lafinalizzazione sociale di talecomportamento, quale che es-so sia, verrebbe automatica-mente assicurata dal mercato.

In questa situazione è legit-timo richiedere un “supple-mento” di motivazioni etichenei comportamenti delle im-

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L’etica dei comportamenti economici e l’etica delle

istituzioni economiche,sono necessarie e

complementari: sonostrumenti per consentire

l’evoluzione dell’economiainternazionale orientata

all’affermazione dei valori della solidarietà

tra tutti gli uomini

in un altro, è sempre una scel-ta morale e culturale». All’im-presa si chiede in altri terminidi porsi in una situazione di“responsabilità sociale” neiconfronti della comunità ospi-tante e di valorizzare questa di-mensione di responsabilità so-ciale cosí come farebbe con lacomunità del proprio Paese diprovenienza. Anche in questocaso possiamo vedere come so-lidarietà ed efficienza non so-no in contrasto. Alla lunga, in-fatti, si crea anche un insiemedi economie esterne per altreimprese e si perpetua lo stessovantaggio comparato che hapromosso la localizzazione ini-ziale: se, infatti, la comunitàdel Paese ospitante sente la pre-senza delle imprese straniere,magari nella prospettiva di ini-ziative imprenditoriali comu-ni con le forze locali, comequalcosa di non estraneo al pro-prio progetto di sviluppo, èchiaro che l’atteggiamento dicollaborazione verso il sistemaimprenditoriale del Paese dalquale le imprese provengonotenderà a rafforzarsi.

Quanto alle obiezioni chespesso si sentono fare riguardoal fatto che il decentramento diattività nazionali produttive ver-so altri Paesi andrebbe a scapitodella utilizzazione delle risor-se locali, in particolare del la-voro, credo che questa obie-zione sia prima di tutto non fon-data sul piano della teoria eco-nomica. Basta ricordare i van-taggi sociali della specializza-zione produttiva che, mini-mizzando i costi, riduce glisprechi nell’impiego delle ri-

sorse e consente di aumentarela produzione internazionale eil benessere di tutte le nazioniche partecipano al processo dispecializzazione.

Inoltre bisogna tener contodella maggiore mobilità po-tenziale delle risorse e dellestesse imprese, che esiste nel-le economie piú sviluppate. Mal’obiezione è discutibile anchesulla base di considerazioni disolidarietà, quando si riconoscache la mobilità delle imprese edei capitali è un veicolo essen-ziale per la promozione delle ri-sorse tecnologiche e umane chesono alla base della possibilitàdi avviare un meccanismo disviluppo in aree meno avanza-te.

EFFICIENZA ED EQUITÀ

Il problema di un codice dicomportamento che il singolooperatore economico dovrebbeseguire, non può piú essere af-frontato senza un sistema di re-gole che garantiscano la con-correnza, la trasparenza, l’ac-cessibilità all’informazione.Che lo sviluppo dei mercatipossa avvenire in queste con-dizioni diventa non solo un re-quisito di efficienza, ma anchedi equità. La risposta piú sag-gia che possiamo dare è chel’etica dei comportamenti eco-nomici e l’etica delle istituzio-ni economiche sono entrambenecessarie e complementari:regole e comportamenti ispira-ti a un obiettivo di diffusionedello sviluppo sono strumentiper consentire una evoluzionedell’economia internazionale,lungo la strada di una economia

di mercato orientata in ultimaanalisi all’affermazione dei va-lori della solidarietà tra tutti gliuomini.

I professionisti sono gli uo-mini su cui l’attuale secolo pun-terà per ottenere i propri suc-cessi e il possibile cambiamentoepocale. Di qui a vent’anni latipica grande azienda avrà me-no della metà dei livelli di ma-nagement della sua equivalen-te di oggi, e non piú di un ter-zo di manager:

a) l’organizzazione in po-sizione migliore sarà quella ba-sata sulla conoscenza, compo-sta in gran parte di specialistiche dirigono e disciplinano il

EFFICIENZA E SOLIDARIETÀ

ATTIVITA’

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L’azienda del XXI secolo avràmolti professionisti e pochi manager. Ma la leadership non riguarda soltanto la filosofia personale del leader, ma anche la sua forza e il suo coraggio nel battersi per ciò in cui crede

sarà piú l’informazione cometale ma la conoscenza.

Macchine intelligenti fun-zioneranno da filtri di merca-to, analizzeranno tendenze, fa-ranno progetti, simuleranno si-stemi, saggeranno ipotesi. For-niranno continuamente i risul-tati agli specialisti dell’azien-da, suggeriranno linee d’azio-ne, verificheranno l’adesionead esse e motiveranno i consi-gli dati.

L’organizzazione basata sul-la conoscenza, valendosi di unfunzionamento da pari a pari,con pochissimi livelli di ma-nagement, richiederà molti spe-cialisti, ciascuno esperto nelproprio àmbito di competenza,piú numerosi che nell’organiz-zazione gerarchica odierna. Inquesto modo la struttura orga-nizzativa risulta molto piatta, glispecialisti lavorano in sincro-nia e in sinergia, i dirigenti re-sponsabili e gli specialisti so-no collegati in rete in temporeale, le attività che essi svol-gono richiedono una quantitàimpressionante di know-how edi informazioni.

UNA NUOVA LEADERSHIP

La leadership che questo ti-po di organizzazione richiedeè fatta di idee e di know-how,non di scala gerarchica. L’a-zienda del XXI secolo avràmolti professionisti e pochi ma-nager, simile a un’orchestracon molti virtuosi ma con un so-lo direttore. Un’orchestra nonha vicedirettori e sottovicedi-rettori nel modo in cui sonostrutturate le organizzazioni in-dustriali e finanziarie di oggi.

Tuttavia deve avere un primoviolino, professionista insigneche si distingue dagli altri pro-fessionisti per essere un vir-tuoso, non un manager.

In un’organizzazione finan-ziaria, per esempio, uno di que-sti “virtuosi” sarà il consulen-te finanziario (investmentbanker). Come gli altri profes-sionisti, dovrà sempre piú ba-sarsi sulla leadership e sul con-vincimento piuttosto che sul-l’autorità formale o sul potereassoluto.

La leadership non riguardasoltanto la filosofia personaledel leader, ma anche la sua for-za e il coraggio nel battersi perciò in cui crede. Questa dovràessere la sua linea di condottaa prescindere da pressioni po-litiche, schermendosi da residuefossilizzate scale d’autorità,proiettandosi al di là di amici-zie che diventino camicie diforza, scartando obblighi e mi-nacce irrazionali.

Con il diffondersi di un am-biente competitivo, lo specia-lista dovrà sempre piú usare ilmiglior discernimento, verifi-cando che sia davvero il mi-gliore. Uno di questi problemiè la capacità di pensare in ter-mini chiari, scevri da costri-zioni e ambiguità. I pochi chela possiedono si distinguonodalla massa.

Pensare significa meditareed ha a che fare con la naturadell’ordine e del disordine de-gli eventi. Quest’attività inol-tre si concentra sul rapportodella coscienza verso le nostreosservazioni e si serve del con-tributo che proviene dal nostro

proprio rendimento;b) dominerà una struttura

da pari a pari a base informa-tica, che garantisca una costanteinformazione da parte dei col-leghi, dei clienti, e da operazionie sedi operative lontane.

In questa struttura basata sul-la conoscenza, le reti, i com-puter e l’intelligenza artificia-le, nelle loro molteplici rami-ficazioni ed espressioni, sa-ranno la forza strumentale ca-pace di affinare l’intelligenzaaziendale. Cosí come negli ul-timi quindici anni si è passatidai dati grezzi a una intensainformatizzazione, nei prossi-mi decenni il punto nodale non

ATTIVITA’EFFICIENZA E SOLIDARIETÀ

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know-how e dalla nostra espe-rienza per assistere le decisio-ni che prendiamo. Il professio-nista usa tutti gli elementi inmaniera ordinata, ma nel pren-dere decisioni e impegni usasoprattutto il suo giudizio per-sonale senza compromessi coni princípi.

Il professionista usa la previ-sione per anticipare ciò che av-verrà e l’intuito per andare a fon-do nel particolare. L’Italia devecambiare il proprio modello disviluppo, perché ormai siamogiunti alla fine di un ciclo.

La posizione dell’Italia sulcommercio mondiale è cam-biata. Sono cresciuti i Paesi coni quali noi non abbiamo rap-porti commerciali. In dieci an-ni la nostra perfomance espor-tativa è crollata del 40 per cen-to. Stiamo facendo alcune ri-flessioni sulla nostra crescen-te incapacità ad esportare, maci sono tanti altri fattori da esa-minare per il concreto svilup-po delle innovazioni tecnolo-giche sulla base delle analisi diprofessionalità, competenza esolidarietà, sinteticamente in-nanzi esaminate. Il D.L. n. 35del 14.03.2005 pubblicato sul-la G.U. n. 62 del 16.03.2005sulla competitività, per favori-re la crescita del sistema pro-duttivo, è una buona opportu-nità per lo sviluppo delle im-prese nel nostro Paese e perrafforzare l’innovazione, la pro-duttività dei distretti e dei set-tori produttivi.

Emilio Prof. IaboniPresidente Sezione UCID

di Frosinone

L’IMPRESA

SOCIALE.NUOVI STRUMENTI

FINANZIARI

Un “Fondo di investimento sociale” potrebbe essere lo strumentofinanziario innovativo

di questo eccesso di liquidità.Gli investimenti si stanno,

quindi, rivolgendo a nuove areedi attività: si pensi, in partico-lare, a tutte le aziende di utili-ties e di infrastrutture, attivitàritenute sino a poco tempo fadi sola competenza del settorepubblico e che oggi sono statein parte privatizzate, diventan-do dei veri mercati. La cre-scente liquidità e la conseguentecrescita della domanda di in-vestimenti stanno, inoltre,aprendo nuove aree di merca-to, sia pure di nicchia, che so-no emblematiche di questotrend: mercato dell’arte, mer-cato del collezionismo, merca-

FINANZA SOCIALEATTIVITA’

Negli ultimi cin-quant’anni vi è stata nelmondo una grandissi-

ma crescita della ricchezza pri-vata. Tale crescita - che non haprecedenti - è avvenuta essen-zialmente nel mondo svilup-pato, ma sta ora allargandosianche a quello in via di svi-luppo, e in Asia in particolare.Tale ricchezza costituisce difatto un’immensa area di “ri-sparmio”.

Alcuni numeri riassumonoin maniera evidente il fenome-no: a) nei Paesi sviluppati laricchezza disponibile dei privatisupera 4 volte il PNL; b) neiPaesi asiatici in via di svilup-po essa è ormai pari ad 1 vol-ta il PNL; c) tale ricchezza è,inoltre, fortemente concentra-ta in poche centinaia di milio-ni di persone: secondo uno stu-dio di Merryll Linch, solo 7milioni di individui nel mondoposseggono circa il 25% del-l’intera liquidità, pari a una vol-ta il PNL mondiale.

Tale liquidità non è stata maicosí elevata (oltre ventimiladollari pro-capite) né cosí dif-fusa. Anche gli economisti ten-dono a concordare che nelmondo non vi sia scarsezza dicapitali, e che anzi si dovreb-be parlare di eccesso di liqui-dità; tale analisi è in parte con-fermata dalla realtà, in cui si as-siste alla spasmodica ricerca dinuove forme di investimento ealla crescente difficoltà di ac-cettare ritorni modesti. Il con-tinuo susseguirsi di bolle spe-culative (azionarie, immobi-liari e di investimento in Paesiemergenti) è la dimostrazione

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La sfida che si pone è quella di attrarre anche una piccola partedella liquidità privata,per investirla in progetti sociali e in interventi a sostegno delle fasce deboli dell’umanità

sce deboli dell’umanità.Il loro sviluppo costituisce,

economicamente e socialmen-te, un vantaggio per l’intera so-cietà: finanziare strutturalmenteattività economicamente so-stenibili che si rivolgano a que-ste fasce non è piú un’utopiaeconomica. Vediamo perchél’attuale contesto sociale edeconomico può favorire que-sto tipo di progettualità che sipuò definire “finanza per l’im-presa sociale”.

Come è noto, i budgets degliStati sono in crisi a causa diuna molteplicità di fattori, tra iquali: a) invecchiamento dellapopolazione, con conseguentiricadute negative sui vecchi si-stemi redistributivi e di previ-denza; b) eccesso di welfaregeneralizzato (cioè gratuito an-che per chi non ne ha bisogno)e tendenza all’assistenzialismo;c) inefficienza nell’utilizzo enella redistribuzione delle ri-sorse; d) disaffezione dei citta-dini nei confronti dello Stato;e) richiesta generalizzata di ri-duzione delle tasse, legata acrescenti forme di individuali-smo e alla sfiducia nel Pubbli-co; f) grandi aree di evasionefiscale; g) mutamento dei bi-sogni sociali, che diventanosempre piú complessi e diffe-renziati e a cui la rigida strut-tura statale fa sempre piú fati-ca a dare risposte.

NON PROFIT E FILANTROPIA

Questi fattori stanno in-fluenzando l’attuale crisi delwelfare pubblico, che è di tipoeconomico, progettuale e di le-gittimazione.

Come detto, la dimensionedella ricchezza privata com-porta una grande responsabi-lità per chi la detiene: i privatipossono e devono contribuiread affrontare la crisi del welfa-re. Ma, almeno fino ad oggi, lasocietà civile ha partecipato al-la risoluzione dei bisogni del-le fasce sociali piú deboli at-traverso due modalità princi-pali: il settore non profit, cheopera direttamente, e la filan-tropia, che opera in modo in-diretto, sostenendo le organiz-zazioni non profit.

Il settore non profit nasce sto-ricamente come forma orga-nizzata di volontariato a soste-gno dei bisogni sociali e sani-tari irrisolti. Dopo l’ultima guer-ra mondiale, esso si è forte-mente sviluppato in tutto ilmondo occidentale, evolven-dosi verso nuove modalità or-ganizzative: molte associazio-ni di volontariato si sono, infatti,trasformate in organizzazioniprofessionali che offrono ser-vizi e assistenza come out-sour-cing del settore pubblico.

La maggior parte delle orga-nizzazioni non profit impiega-no oggi personale remunerato,finanziandosi prevalentemen-te attraverso contratti pubblici,in misura inferiore attraverso ilpagamento del servizio da par-te degli utenti e solo marginal-mente grazie a donazioni pri-vate. Il settore ha nella sua for-te dipendenza dalle risorse pub-bliche tanto il suo punto di for-za quanto il suo limite.

La filantropia, nelle sue va-rie forme, è, invece, la moda-lità prevalente con cui finora si

to dei prodotti alimentari di fa-scia alta (vino di qualità).

Un’altra caratteristica di que-sta nuova situazione è il cre-scente distacco tra valore e red-dito: i mercati dell’arte, del col-lezionismo, ecc. non genera-no, infatti, alcun reddito, masono legati al solo “valore” delbene. L’utilizzo di questa ric-chezza privata oggi può esse-re un elemento essenziale perpensare uno sviluppo futuroequilibrato dell’umanità.

La sfida che si pone è quel-la di attrarre anche una picco-la parte di questa liquidità perinvestirla in progetti sociali e ininterventi a sostegno delle fa-

ATTIVITA’FINANZA SOCIALE

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Per promuovere un nuovo concetto

di “impresa sociale”, vi è l’esigenza:a) di maggiori

capitali privati, b) di maggiori innovazioni e

c) di maggiore imprenditorialità

e competenze professionali

è realizzata la responsabilitàsociale della ricchezza. Essa èin crescita in tutto il mondo: ilmondo anglosassone - che staesportando il suo modello eco-nomico - sta anche esportandola propria concezione filantro-pica: negli Stati Uniti la filan-tropia ha ormai una lunga tra-dizione, basata in parte su unastorica diffidenza nel ruolo del-lo Stato e in parte su una mag-gior responsabilizzazione in-dividuale. Purtroppo, è neces-sario prendere coscienza delfatto che la filantropia rimarrà(almeno numericamente) unaforma marginale di finanzia-mento del settore non profit.

A tal proposito, un elementosottovalutato riguarda l’insuf-ficiente efficacia delle dona-zioni. La maggior parte delledonazioni sono, sia negli StatiUniti che in Europa, retail, ecioè il risultato di operazioni dipromozione e marketing sulgrande pubblico. Queste dona-zioni non hanno alcuna capa-cità di influenza e di controllosulle organizzazioni finanziate.

La filantropia istituzionalepossiede maggiormente questacapacità, ma negli Stati Uniti siè da qualche anno aperto unampio dibattito sull’effettivacapacità delle fondazioni di in-fluenzare positivamente e dicontrollare l’efficacia finaledelle organizzazioni non profit.

La crisi (finanziaria e di idee)del settore pubblico, i limiti delnon profit e quelli della filan-tropia, da tempo stanno spin-gendo il dibattito e la ricercaverso l’individuazione di nuo-ve modalità di intervento che -

senza disperdere gli aspetti po-sitivi degli attuali operatori -possono contribuire a colmarele attuali carenze.

Per promuovere un nuovoconcetto di “impresa sociale”,vi è l’esigenza di questi tre fat-tori, che si alimentano in se-quenza: a) maggiori capitali pri-vati; b) maggiori innovazioni,per sperimentare soluzioni nuo-ve e piú adatte a rispondere al-le complesse condizioni ester-ne e ai bisogni sociali emer-genti; c) maggiore imprendito-rialità e competenze professio-nali per rendere l’intervento so-ciale piú efficace.

L’IMPRESA SOCIALE

I meccanismi di mercato sisono dimostrati, almeno fino-ra, il migliore strumento peravviare questa catena positiva.Vi è, pertanto, la necessità di in-nescare tali meccanismi anchenell’intervento sociale, dandomaggiore impulso allo svilup-po delle imprese sociali.

Ma cosa è un’impresa socia-le? Al concetto di impresa so-ciale vengono oggi attribuiti si-gnificati e contenuti diversi: siva da una definizione molto re-strittiva - che fa coincidere leimprese sociali con le sole or-ganizzazioni non profit - ad unaestremamente allargata, checonsidera imprese sociali tuttequelle aziende che rispettanocriteri di sostenibilità e di re-sponsabilità sociale. È, pertan-to, difficile dare una definizio-ne univoca ed esaustiva di im-presa sociale.

Il filo conduttore che uniscele diverse definizioni ed espe-

rienze è, tuttavia, chiarissimo:sono imprese sociali tutte quel-le aziende che sanno coniuga-re valore economico e obietti-vo sociale, utilizzando gli ele-menti positivi del mondo pro-fit per raggiungere finalità chenon si limitano alla remunera-zione del capitale.

È evidente che per permetterela nascita e/o lo sviluppo ar-monioso delle imprese socialiin questo nuovo contesto so-cio-economico, servono capi-tali di rischio e finanziamentidi lungo termine assimilabili alcapitale. Solo questi strumen-ti possono permettere di af-frontare e risolvere i problemi,

FINANZA SOCIALE

ATTIVITA’

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Per permettere la nascita e/o lo svilup-po di imprese sociali occorre a) rafforzare la struttura patrimonialedelle organizzazioni; b) consentire l’accesso anche di capitali del settore pubblico edelle fondazioni; c) imprenditorialità di spessore culturale eprofessionale

ship di capitali appare l’unicomodo per obbligare le orga-nizzazioni non profit a un ap-proccio disciplinato, profes-sionale, efficace e che si con-fronti con sincerità con i risul-tati ottenuti; c) attrarre all’in-terno delle organizzazioni l’im-prenditorialità necessaria a svi-luppare e gestire nuove solu-zioni. I capitali e l’imprendito-rialità potranno cosí attrarrenuove risorse economiche, cul-turali e professionali che con-tribuiranno a far uscire il set-tore non profit dal suo “ghetto”.

L’obiettivo non è, dunque, ladominazione del profit sul nonprofit, ma la costruzione di or-ganizzazioni sociali piú forti,che possiedano al loro internocompetenze e visioni diversema complementari e che rie-scano a individuare soluzioniefficaci sia sul piano economi-co che su quello sociale.

Per raggiungere questo obiet-tivo, occorrono capitali pazientie responsabili. Il loro apportopotrà essere il punto di svoltaper migliorare l’offerta socia-le da una parte e per creare va-lore economico dall’altra. Lasfida è, quindi, quella di attrarrecapitali di lungo termine e nonsolo orientati al profitto, cheportino professionalità da uni-re alle competenze del non pro-fit, creando cosí nuovi profili disinergie progettuali.

Questo ruolo è stato svolto inpassato proprio dal settore pub-blico: si è già sottolineato co-me public utilities e infrastrut-ture, una volta promosse solodal pubblico, siano oggi di-ventate un’area del libero mer-

cato. Oggi la crisi del pubbli-co e la ricchezza dei privati po-ne in capo a questi ultimi lanuova sfida di collaborare allapromozione dell’interesse col-lettivo. Non vi sono tra l’altromotivi per pensare che i mec-canismi del passato non conti-nuino a riprodursi: la scom-messa di unire all’interesse col-lettivo la creazione di un valo-re economico non pare, secon-do noi, priva di fondamento.

È evidente la difficoltà con-cettuale di una proposta di que-sto tipo, anche perché investetemi delicati che giungono atoccare le politiche pubbliche,tuttavia, è importante sottoli-neare che ci troviamo di fron-te a un’opportunità unica.

PRONTI A CAMBIARE

La coscienza che gli attualimodelli di intervento socialesiano in crisi e debbano, quin-di, essere ripensati è, peraltro,molto diffusa: una buona par-te degli attori in gioco è pron-ta a lavorare per i cambiamen-ti necessari. In particolare:

1) gli utenti sono consci,come dimostrano diverse ri-cerche, che le loro esigenze so-no difformi dall’offerta attuale.

2) Il settore pubblico - co-me abbiamo visto - è in fortecrisi. In particolare, gli enti lo-cali, che sono i finanziatori e glierogatori della maggior partedei servizi socio-sanitari e as-sistenziali, si trovano oggi stret-ti fra restrizioni di spesa, inca-pacità di riformulare i servizi etimore di avviare nuove politi-che pubbliche. Questa situa-zione li sta rendendo quasi di-

non solo finanziari, fin qui de-lineati. In particolare, tali nuo-vi strumenti otterrebbero di: a)rafforzare la struttura patrimo-niale delle organizzazioni, inmodo che esse possano inve-stire in nuovi progetti e nellecompetenze necessarie per rea-lizzarli; b) consentire alle or-ganizzazioni finanziate di di-ventare partner anche di capi-tali del settore pubblico e del-le fondazioni: solo con una co-partecipazione di capitali si pos-sono convincere tali organiz-zazioni a sperimentare l’inno-vazione e a dar loro continuitàin caso di successo; nello stes-so tempo, creare una partner-

ATTIVITA’FINANZA SOCIALE

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Si evidenzia l’opportunità

di creare un nuovo mercato delle imprese so-

ciali e di introdurre pa-rallelamente uno

strumento finanziario in-novativo a sostegno di ta-

li imprese, che potrebbe essere

configurato in un “fondo di investimento sociale”

sperati e, quindi, necessaria-mente disponibili al nuovo. Fi-nora gli enti pubblici sono sta-ti avvicinati dai privati (profite non profit) alla ricerca di ri-sorse economiche, contratti econvenzioni; poco esplorata,invece, è stata la strada dellepartnership tra pubblico e pri-vato, in cui i soggetti privati sipongono sullo stesso piano del-l’ente pubblico nella co-pro-gettazione e nella co-gestionedegli interventi. Sembra che glienti pubblici siano oggi prontia intraprendere questa secondavia: prova ne è il caso del-l’ANCI (Associazione dei Co-muni Italiani) che sta studian-do la possibilità normativa epratica di avviare nuove formedi partnership tra pubblico eprivato, anche al di fuori delleattuali normative del settore, inmodo da avviare soluzioni spe-rimentali e modelli di inter-vento maggiormente efficaci.

3) Il settore non profit -Molti leader del settore, ma an-che tanti operatori di base, han-no ormai compreso i limiti del-l’attuale modello e soffrono ladipendenza totale dal settorepubblico. Una parte del setto-re è, quindi, pronta ad avviarenuove esperienze e sinergie consoggetti esterni, nella consa-pevolezza che il non profit nonha il monopolio dell’etica e chesolo la sua apertura/contami-nazione con altre professiona-lità e metodologie può con-sentirgli di crescere in manie-ra significativa sia quantitati-vamente che qualitativamente.

4) Infine, si sta diffonden-do una nuova imprenditorialità

sociale: i temi sociali e quellidella convivenza civile attrag-gono sempre piú interesse. Cre-sce la consapevolezza che dainuovi modelli di welfare di-penderà in gran parte il benes-sere ovvero il disagio delle fu-ture generazioni; ma cresce an-che la sensazione che questi te-mi non siano affrontati con lerisorse necessarie, né dal pun-to di vista economico né daquello professionale.

Questa consapevolezza at-trae tanti giovani (vedasi l’e-splosione dei master di non pro-fit) e anche molti professioni-sti maturi, che ritengono im-portante e doveroso dedicareuna parte del loro tempo - emagari l’ultima parte della lo-ro vita professionale - a un’at-tività sociale. Tuttavia queste di-sponibilità fanno fatica a trovarespazi perché mancano struttu-re professionali che accolganoquesti intenti, offrendo ai gio-vani formazione, spazio im-prenditoriale e sbocchi profes-sionali di lungo termine e allepersone piú mature la possibi-lità di utilizzare al meglio lecompetenze e l’esperienza pro-fessionale accumulata.

Le considerazioni appenaesposte indicano con chiarez-za l’opportunità di creare unnuovo mercato delle impresesociali e di introdurre paralle-lamente uno strumento finan-ziario innovativo a sostegno ditali imprese. È vero che si trat-ta di promuovere un’idea pio-nieristica (quasi di creare unnuovo mercato), ma è anchevero che questo processo puòessere fatto gradualmente. Que-

sto strumento finanziario in-novativo a nostro avviso può es-sere configurato in un “fondodi investimento sociale”.

Insieme a Luciano Balbo,uno dei pionieri del privateequity in Italia oggi dedito adattività filantropiche tramiteFondazione Oltre, stiamo stu-diando il progetto e indivi-duando modelli di business pos-sibili: riteniamo che la rispostasulla fattibilità sia positiva eche vi siano molti elementi perdimostrarlo.

Pierluigi Amicarella Coordinatore Giovani

Gruppo Lombardo

FINANZA SOCIALE

ATTIVITA’

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PUÒ ESISTERE

UN’ETICA

DEMOCRATICA?

Non è accademicoporsi una similedomanda in un’epoca di pluralismo etico

Èaccettabile una demo-cratizzazione dell’etica?È la domanda che, in oc-

casione della presentazione dellibro da me curato, intitolatoEtica Democratica, abbiamoposto al Prof. Imbriani, a Mons.Lanza e al Dott. Scanagatta inun Convegno tenuto all’UCIDil 21 febbraio scorso.

La domanda non è solo ac-cademica, ma anzi riguarda unaquestione non da poco della ri-flessione etica: in un’epoca dipluralismo etico, davanti al nu-mero crescente di riferimentietici e al moltiplicarsi dei mes-saggi etici sempre piú numerosie, quindi, non necessariamen-te in contrasto ma semplice-mente diversi: diverse sono lescale di priorità, i piani del ra-gionamento, a volte solo le sfu-mature.

Le etiche moderne cioè sonosimili in molti aspetti, salvodifferenziarsi, poi, su qualcheparticolare, a volte secondarioa volte essenziale.

Un primo punto fermo lo hafornito Mons. Lanza: se par-liamo di valori fondamentali, lademocrazia non c’entra nulla,la verità è una anche quandonessuno la riconosce; compitodel cristiano è promuovere eannunciare senza esitazione laverità, senza lasciarsi condi-zionare dall’opinione corren-te, guai se mettessimo ai voti ivalori fondamentali dell’esi-stenza e della coesistenza uma-na o la loro gerarchia.

In questo senso certamentenon possiamo parlare di de-mocratizzazione dell’etica; mal’etica ha anche una funzione

pedagogica, oltre cioè a elabo-rare i valori a cui le decisionidevono poi ispirarsi, deve an-che saper suscitare un’intimaadesione a tali valori.

Da un punto di vista cristia-no questo secondo aspetto è ad-dirittura preminente: la salvez-za degli uomini, di ogni singo-lo uomo è prioritaria rispetto altrionfo della giustizia nel mon-do, per quanto le due cose in ul-tima analisi coincidano.

COLLANTE SOCIALE

Se abbiamo fiducia nel ge-nere umano e nello Spirito chesoffia dove vuole, dobbiamocredere che questo sforzo pe-dagogico non è solo magistra-le, ma anche maieutico, crede-re cioè che sia possibile rin-tracciare nelle tante etiche, nel-le tante verità, il legame con laVerità e lavorare per rafforza-re questo legame.

L’etica democratica è, quin-di, accettabile, secondo Im-briani nella misura in cui sisforza di rintracciare i legamiche tengono unita la società ecosí facendo li rafforza.

Questo processo lungo, pa-ziente e che richiede anche unabuona dose di umiltà, può ri-velarsi una via d’uscita dallatragedia dell’etica moderna ecioè dal soggettivismo/indivi-dualismo.

Nel nostro tempo, infatti, ilgiudizio su ciò che è giusto eciò che è sbagliato è, nella stra-grande maggioranza dei casi,affidato all’individuo, alla sua“coscienza” individuale e que-sto avviene a tutti i livelli: nel-la vita professionale come in

La Sezione UCID di Roma,presieduta dal Dott. GiancarloAbete, ha organizzato lo scorso21 febbraio 2005 la presenta-zione del volume “Etica demo-cratica. Dieci anni di etica edeconomia a Nemetria”, curatodal Dott. Giulio De Rita.

Alla tavola rotonda hanno par-tecipato il Prof. Cesare Imbria-ni, Direttore del Dipartimentodi Economia dell’Università “LaSapienza” di Roma, il Prof. Ser-gio Lanza, Presidente di Fineti-ca e Docente di Teologia Pasto-rale alla Pontificia UniversitàLateranense, il Dott. GiovanniScanagatta, Segretario Genera-le dell’UCID.

ATTIVITA’ETICA E DEMOCRAZIA

di Giulio De Rita

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L’etica democraticaè un’etica dal basso,

che realizza la sua funzione

di collante sociale inquattro modi …

quella familiare o sessuale, neicomportamenti sociali fino algiudizio sulla guerra preventi-va.

Le riflessioni etiche attuali,anche quando hanno la prete-sa di essere “forti”, finisconoper rafforzare l’individualismo:ascoltando un dibattito su qual-siasi argomento etico, trovere-mo sempre chi afferma che ilbene si trova da una parte e chiafferma che invece si trova dal-l’altra.

Ogni giudizio finisce per es-sere ondivago e legato alle cir-costanze: i torti hanno le lororagioni e le ragioni hanno i lo-ro torti; questo meccanismo fi-nisce poi per riprodursi tale equale a livello “interiore” e l’in-dividuo trova sempre buone ra-gioni per giustificare qualsiasisuo comportamento.

In queste sabbie mobili, un’e-tica che voglia ancora distin-guere tra bene e male corre con-tinuamente il rischio di rima-nere impantanata, di limitarsicioè ad offrire qualche ragionein piú ad uno schieramento equalche motivo in piú d’attac-co all’altro schieramento.

Dal soggettivismo si esce nontanto con i distinguo, quantocon la ricerca di unione. L’eti-ca, aldilà delle parole, può rea-lizzare la sua funzione di col-lante sociale quando io so chechi mi sta intorno, chi lavoracon me, crede nelle stesse co-se in cui credo io, orienta il suocomportamento in modo ana-logo al mio e, quindi, posso fi-darmi, scatta cosí la fiducia, lavoglia di far bene e la solida-rietà umana.

L’etica democratica è un ten-tativo per cercare queste unio-ni, molteplici, parziali e ancheun po’ instabili, perché ormainon è piú il tempo di etiche dimassa, ma in grado di fornire,come ci ha detto il Prof. Im-briani, una zattera ai milioni dinaufraghi delle ideologie che sitrovano a dover affrontare dasoli un oceano di scelte e di de-cisioni.

IL METODO:ETICA DAL BASSO

L’etica democratica è un’e-tica dal basso, è in definitiva piùun metodo che altro, metodoche può essere sintetizzato inquattro punti:

1) Il punto di partenza è ilconfronto con la realtà, cosícom’è e non come si vorrebbeche fosse, perché l’etica de-mocratica non si pone la que-stione su «cosa sia bene in sé,ma che cosa sia bene nella vi-ta cosí come è, per noi che vi-viamo … La questione del be-ne si pone e si decide in ognisituazione determinata eppureincompiuta, unica eppure tran-seunte della nostra vita, in ognicomplesso di rapporti viventiche ci uniscono ad uomini …ossia nella nostra vita storica»,per usare le parole di Bonhoef-fer.

Le risposte dell’etica agli in-terrogativi posti dalle rapidetrasformazioni sociali alloranon possono essere solo di ti-po limitativo: «fin qui è possi-bile spingersi, oltre no»: è in-vece necessario cercare di com-prendere le trasformazioni, ca-

… primo: nel confronto con la realtà risponde

agli interrogativi posti dalle rapide

trasformazioni socialinon solo in modo

limitativo, ma cercando, invece,

di comprendere le cause che hanno

innescato quelle stesse trasformazioni …

ETICAE DEMOCRAZIA

ATTIVITA’

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… secondo, ricercando i valori già presenti, attivi e vitali nella società, evidenziandone le ricadute e i vantaggi in termini di bene comune e di valore sociale; …

pire da cosa sono determinate,da quali forze sono sostenute,quali radici e quali finalità han-no, per tentare, poi, di dare almutamento una direzione chesia conseguente alle forze po-sitive che l’hanno suscitato,evitando che, sotto il fuoco in-crociato delle opinioni con-trapposte, la vitalità sociale per-da il suo slancio e finisca perripiegarsi su sé stessa.

2) L’etica democratica noninventa nulla, ma ricerca i va-lori già presenti, attivi e vitalinella società, ne evidenzia le ri-cadute e i vantaggi in terminidi bene comune e di valore so-ciale, cosí facendo li rafforza,li diffonde e ne attiva di nuo-vi, in un circolo virtuoso in cuile “risorse morali” aumentanocon l’uso, mentre si esaurisco-no se non sono usate; proba-bilmente, anche per questo l’e-tica ha un peso sempre mag-giore in economia, perché, pro-ducendo valore sociale, au-menta il clima di fiducia di cuil’economia ha bisogno per svi-lupparsi.

3) L’etica democratica èperò anche sistematizzazione.Essa, cioè, non deve rinuncia-re a un’enunciazione com-prensibile e sistematica dei va-lori e del senso condiviso cheha rintracciato nelle sue ricer-che, anche se si tratta di un sen-so meno totalizzante e di valo-ri meno assoluti di quelli chenormalmente vengono trattatidall’etica.

Sono valori non assoluti, co-me la riaggregazione, l’inno-

vazione o il vigore, che forseperò proprio per questo sonopiú facilmente declinabili incomportamenti concreti.

4) Ed è questo il quarto eultimo compito dell’etica de-mocratica: declinare, esplicita-re, quasi sbriciolare i valori incomportamenti reali, in sceltee atteggiamenti concreti, in va-lori quotidiani, in attenzioni ditutti i giorni, in sfide che cicoinvolgono tutti, in compor-tamenti tangibili, riconoscibilie verificabili.

Con la differenza, però, chela verifica non avviene su unpiano “morale” di adesione omeno a un dettame, bensí sulpiano dell’efficacia sociale. Laverifica dovrà cioè stabilire segli obiettivi di progresso so-ciale a cui si puntava sono sta-ti raggiunti o se invece sarà ne-cessario rivedere i comporta-menti.

CONCLUSIONI

Credo che l’etica economicarientri perfettamente in questotipo di ragionamento, prima ditutto perché per definizione èun’etica del fare, è orientatacioè a realizzare cose concretepiú che a interrogarsi sui con-cetti di bene e di male.

L’economia ha un disperatobisogno di far circolare piú fi-ducia e spirito di collaborazio-ne.

Infine, chi si occupa di eco-nomia è abituato a ragionare intermini di valutazione oggetti-va dei risultati.

Giulio De Rita

… terzo, tentando di sistematizzare i valori e il senso condiviso che ha rintracciato nelle sue ricerche;

… quarto, declinando,esplicitando, quasi sbriciolando i valori in comportamentireali, tangibili, riconoscibili, verificabili e in sfide che coinvolgono tutti

ATTIVITA’ETICA E DEMOCRAZIA

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NUOVA

SEZIONE UCID A SALERNO

Il 29 giugno 2005 è stata pre-sentata a Salerno, nel Salone de-gli stemmi del Palazzo Arcive-scovile, l’UCID (Unione Cri-stiana Imprenditori Dirigenti)per l’apertura di una nuova Se-zione nella città e nella Provin-cia.

L’incontro, presieduto da S. E.Mons. Gerardo Pierro, Arcive-scovo di Salerno, ha avuto pertema “La responsabilità eticadell’Impresa”.

L’incontro è stato coordinatodal Dott. Antonio Bottiglieri, Di-rigente della RAI e promotoredell’iniziativa, e ha visto gli in-terventi del Presidente Nazio-nale dell’UCID, Prof. AngeloFerro, del Presidente del Grup-po Regionale Campano, Dott.Aurelio Fedele, del SegretarioGenerale Dott. Giovanni Sca-nagatta e del Consulente Eccle-siastico della Sezione di Saler-no, Don Alfonso D’Alessio.

Sono seguiti qualificati inter-venti di rappresentanti della Con-findustria locale, della Cameradi Commercio e del mondo fem-minile, molto rappresentato nelcorso dell’incontro.

Sua Eccellenza Mons. Ge-rardo Pierro ha svolto le con-clusioni, sottolineando con for-za l’importanza della nascita diuna nuova Sezione UCID a Sa-lerno, per una imprenditoria ispi-rata ai valori cristiani della so-lidarietà e dello sviluppo per ilbene comune.

RESPONSABILITÀ

ETICA

DELL’IMPRESA

Le imprese che investono di piú in sostenibilità socialee ambientale sonomaggiormente ricercate dal mercato

sponsabilità etica dell’impre-sa?

L’etica è la scienza dei valo-ri. Ma, come afferma Max Fa-ber, il mondo dei valori non èunico ma diversificato. A noidell’UCID interessa natural-mente l’etica cristiana, il cuifondamento sta nella Rivela-zione e nella Dottrina Socialedella Chiesa (DSC), ora dispo-nibile nell’utilissimo Compen-dio curato dal Pontificio Con-siglio Giustizia e Pace.

Crediamo, tuttavia, che il no-stro atteggiamento debba esse-re di grande apertura e di dia-logo verso le altre etiche chepresentano fondamenti diversi.

ETICA E IMPRESA

ATTIVITA’

Stiamo vivendo un’epocadi forte “riduzionismoeconomico” in cui si è af-

fievolito l’amore per il benecomune universale. Si avvertesempre piú la mancanza di in-quadramento dei fenomeni eco-nomici nella visione piú gene-rale della centralità dell’uomoe dei suoi valori.

Parafrasando un passo evan-gelico, dobbiamo ricordare chel’uomo non è fatto per l’eco-nomia, ma l’economia per l’uo-mo. Certamente i Padri dellaChiesa e gli Scolastici dall’al-to Medioevo al nostro Rina-scimento vantavano, rispettoalle attuali tendenze, una mag-giore ricchezza di contorniumani che costituiscono in de-finitiva i problemi essenzialidella storia.

Il Santo Padre Benedetto XVIcon sollecitudine pastorale ci ri-chiama costantemente contro ipericoli del relativismo etico,che permea la nostra società al-l’inizio del terzo millennio.

Il tema scelto per questo in-contro di ripresa dell’attivitàdell’UCID nella città e nellaprovincia di Salerno è partico-larmente significativo perchéci richiama alla “responsabi-lità etica dell’impresa”. La re-sponsabilità etica dell’impresaviene prima di quella sociale dicui oggi tanto si parla in modoforse eccessivo, come avvieneper tutte le mode, perché ri-chiama in campo i fondamen-ti rispetto ai fenomeni contin-genti (Fides et ratio, GiovanniPaolo II).

Ma quali sono i fondamentidell’etica e, quindi, della re-

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Il profitto è un fondamentale misuratore dell’efficienza dell’impresa e mezzo formidabile per l’accumulazione e lo sviluppo, ma non può essere l’unico ed esclusivo obiettivo

E sappiamo bene quanto puòcambiare il mondo in cui vi-viamo. Basta pensare agli ulti-mi cento anni: dalla questionesociale della seconda metà del-l’Ottocento (conflitto capita-le/lavoro) da cui nasce la Re-rum Novarum del 1891, ai to-talitarismi e all’intervento del-lo Stato in economia (nascitadel concetto di sussidiarietà)dei primi del Novecento, da cuitrae origine la QuadragesimoAnno del 1931, alla globaliz-zazione, alla caduta dei regimicomunisti e allo sviluppo per ilbene comune su base universaleda cui nasce la Centesimus An-nus del 1991.

LA RESPONSABILITÀ SOCIALE

FATTORE DI SVILUPPO

Partiamo da un’affermazio-ne generale riguardante il ri-fiuto della dicotomia tra eticaed economia, dell’indipenden-za tra valori etici e processi disviluppo economico e sociale.

Il profitto è un fondamenta-le misuratore dell’efficienzadell’impresa e mezzo formida-bile per l’accumulazione e losviluppo, ma non può esserel’unico ed esclusivo obiettivo.

Una visione incentrata uni-camente sul profitto può con-durre alla distruzione dei valo-re e dei fondamenti stessi del-la società. Noi non crediamocome Friedman che «la teoriadelle responsabilità sociali siauna dottrina sostanzialmentesovversiva e che poche ten-denze potrebbero minare le ba-si fondamentali di una societàlibera, quanto la possibilità chele direzioni aziendali assuma-

no responsabilità sociali chenon siano quelle di procurareutili sempre maggiori ai propriazionisti» (1).

Questa visione del mondo,incentrata esclusivamente suivalori materiali e sul soddisfa-cimento dei bisogni fisici del-l’uomo, negando la sua di-mensione metafisica, come ve-diamo, sta procurando moltidanni alla società e i piú colpi-ti sono i giovani. Dobbiamo,pertanto, opporci, come già det-to all’inizio, alla tendenza inatto del “riduzionismo econo-mico”.

Questa visione di piú lungoperiodo che si fa responsabil-mente carico dei rapporti tragenerazioni implica una valu-tazione diversa, rispetto a Fried-man, delle relazioni tra la dot-trina della responsabilità so-ciale dell’impresa e quella del-la crescita e dello sviluppo eco-nomico.

Non si tratta di un rapportodi tipo negativo ma positivo,perché il credere e praticare laresponsabilità sociale dell’im-presa è funzionale alla cresci-ta economica nel lungo perio-do. La responsabilità socialedell’impresa diventa in questomodo un fattore di crescita so-ciale ed umana (2).

Come ci ha insegnato il gran-de economista austriacoSchumpeter (3) in una famosaopera sullo sviluppo economi-co del 1911, il progresso scien-tifico e tecnico è il motore del-lo sviluppo economico. Essorappresenta l’espressione altadell’intelligenza dell’uomo cheè stato creato a immagine e so-

È la seconda grande sfida, a cuisi trova di fronte l’umanità nelnuovo millennio, indicata dalCompendio: la comprensionee la gestione del pluralismo edelle differenze di cultura, di re-ligione, di tradizioni.

La DSC non ha modelli eco-nomici da proporre, ma sipreoccupa che le costruzioniumane siano rispettose del-l’uomo, dei suoi valori di ve-rità e di libertà, di dignità.

La DSC ha una duplice di-mensione: trascendente nel rap-porto di Dio con l’uomo fattoa sua immagine e somiglianza;evolutiva in quanto etica ap-plicata alla società che cambia.

ATTIVITA’ETICA E IMPRESA

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2/2005 • UCID Letter

L’impresa che persegue

obiettivi di sostenibilità

sociale e ambientale può avere certamente - nel lungo periodo - un valore superiore

all’impresa che, invece, non li persegue

miglianza di Dio. La responsabilità del rapporto

intergenerazionale coinvolgein pieno il mondo di chi fa im-presa e quello dei giovani cheinvestono nella loro cultura enella loro preparazione per unfuturo migliore. È il famoso in-vestimento in capitale umanoche è necessario per coniuga-re positivamente le enormi pos-sibilità offerte dal progressoscientifico e tecnico con lo svi-luppo economico e sociale.

È per questo che nel pro-gramma della nuova Presiden-za dell’UCID, iniziata nella pri-mavera dello scorso anno, ab-biamo inserito come tema prio-ritario l’attenzione ai giovaninel rapporto con gli imprendi-tori, i dirigenti e i professioni-sti della nostra associazione chehanno alle spalle un’esperien-za ispirata ai valori cristiani e,in particolare, a quelli dellaDottrina Sociale della Chiesa.

Questo impegno ha trovatoconclusione nel Convegno Na-zionale Giovani realizzato aRoma a settembre e che ha pre-sentato i risultati dei tre incon-tri preparatori che abbiamo rea-lizzato in primavera a Bresciaper il Nord, a Loreto per il Cen-tro e a Palermo per il Sud, ri-spettivamente sulla “forma-zione dei valori”, sulla “tra-smissione dei valori”, sulla “te-stimonianza dei valori”.

IL VALORE ECONOMICO

DELLA RESPONSABILITÀ

SOCIALE D’IMPRESA

È utile, infine, svolgere al-cune considerazioni riguardantiil valore economico dell’im-

presa socialmente responsabi-le.

L’impresa che persegueobiettivi di sostenibilità socia-le e ambientale può avere nellungo periodo un valore supe-riore all’impresa che non li per-segue?

Il problema deve essere af-frontato non in termini di me-ra distribuzione del valore ag-giunto creato dall’impresa a unnumero di portatori d’interes-si piú ampio rispetto a quellodei soli azionisti (visione diFriedman), ma in termini dicreazione di ulteriore valoreconseguente al perseguimentodi un obiettivo comune di be-nessere da parte di tutti glistakeholder nel lungo periodo.

Ricordando, per un momen-to, il teorema di Modigliani-Miller, è come se il persegui-mento nel lungo periodo diobiettivi di sostenibilità socia-le e ambientale da parte del-l’impresa determinasse un ef-fetto-leva capace di innalzarneil valore.

Come è noto, secondo il teo-rema di Modigliani-Miller, lastruttura finanziaria dell’im-presa influenza positivamenteil suo valore, quando la diffe-renza positiva tra ritorno sulcapitale investito e costo delcapitale viene moltiplicata dalvalore superiore a uno della le-va finanziaria (rapporto tra ca-pitale di debito e capitale pro-prio). La redditività comples-siva dell’impresa supera in que-sto modo la redditività opera-tiva.

L’impresa distrugge, invece,valore, quando il ritorno sul ca-

pitale investito è inferiore alcosto del capitale e si tenta disfruttare ugualmente la leva fi-nanziaria attraverso un ecces-so di indebitamento.

Questo è il caso delle gravicrisi aziendali che abbiamo avu-to nel nostro Paese e che han-no determinato pesanti perditeper i risparmiatori. La leva fi-nanziaria, a seconda del modoin cui viene usata, può quindidare risultati sia positivi chenegativi.

Secondo il teorema di Mo-digliani-Miller, il valore del-l’impresa non dipende dalla suastruttura finanziaria solo nelcaso in cui vi sia perfetto equi-

ETICA E IMPRESA

ATTIVITA’

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Le imprese con alta propensioneagli investimenti in sostenibilità sociale eambientale presentano,tra le altre cose, una piú spiccata attitudine a cooperarecon altre imprese, unamaggiore propensioneall’innovazione di prodotto, al controllodi qualità e alle attività di ricerca e sviluppo

italiana, non possiamo dire an-cora nulla circa i nessi causalidi lungo periodo tra il perse-guimento degli obiettivi dellasostenibilità sociale e ambien-tale da parte dell’impresa e lacreazione di maggiore valore dadistribuire agli stakeholder.

Possiamo solo confrontaresul piano statistico le caratteri-stiche delle imprese che inve-stono molto nel campo dellasostenibilità sociale e ambien-tale e quelle che investono po-co o nulla.

Da una recente ricerca (4) ri-sulta che, confrontando duecampioni di imprese manifat-turiere con alta e bassa pro-pensione a investire nella qua-lità e nel rispetto dell’ambien-te, appaiono differenze stati-sticamente significative (analisiLogit).

In particolare, le imprese conalta propensione agli investi-menti in sostenibilità sociale eambientale presentano: a) unamaggiore tensione alla cresci-ta esterna attraverso acquisi-zioni; b) piú elevati investi-menti in tecnologie dell’infor-mazione e della comunicazio-ne; c) una piú spiccata attitudinea cooperare con altre impreseattraverso i consorzi; d) unamaggiore propensione all’in-novazione di prodotto e al con-trollo di qualità; e) una quotasuperiore di occupati nelle at-tività di ricerca e sviluppo; f)una redditività operativa supe-riore; g) una maggiore pro-pensione all’esportazione; h)una crescita della produttivitàdel lavoro superiore a quelladelle imprese con bassa pro-

pensione agli investimenti insostenibilità sociale e ambien-tale.

I risultati dell’analisi stati-stica ci consentono in definiti-va di dire che le imprese che in-vestono di piú in sostenibilitàsociale e ambientale sono di-verse da quelle che investonopoco o nulla.

Queste diversità positive con-sentono l’accumulazione di unpatrimonio di reputazione e difiducia delle imprese social-mente responsabili, che si tra-duce nel lungo periodo in unamaggiore domanda da parte delmercato, che è in grado di di-stinguere e di selezionare leproprie scelte.

Ciò dovrebbe portare nel lun-go periodo a una maggiore crea-zione di valore rispetto al casodi imprese non socialmente re-sponsabili, che consente di re-munerare adeguatamente nonsolo gli azionisti, ma anche tut-ti gli altri portatori di interessi(stakeholder) che hanno con-tribuito al superiore risultato.

Giovanni ScanagattaSegretario Generale UCID

1) Sul piano teorico, questa vi-sione si colloca nella funzione fon-damentale attribuita alla borsa e aimercati finanziari nel sostegno aiprocessi di accumulazione e svi-luppo dell’economia. Vi sarebbe,infatti, una relazione tra le quotazionidi borsa e gli utili correnti delle im-prese quotate da una parte, il rapportotra dividendi e utili correnti delleimprese, l’interesse reale e il tassodi crescita attesa dell’economia, al

librio tra rendimento del capi-tale investito e costo del capi-tale.

In definitiva, ricorrendo alteorema di Modigliani-Miller,possiamo concludere che la RSIpuò determinare un valore del-l’impresa nel lungo periodo su-periore a quello corrisponden-te all’esclusivo perseguimentodel profitto per gli azionisti,come indicato da Friedman. Lacreazione di maggiore valorerende sostenibile nel lungo pe-riodo la sua distribuzione tratutti gli stakeholder secondo lavisione della RSI.

Sul piano empirico, almenoper quanto riguarda la realtà

ATTIVITA’ETICA E IMPRESA

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netto della sua variabilità, dall’altra.Al crescere del rapporto tra quota-zioni di borsa e utili correnti, a pa-rità di quota dei dividendi sugli uti-li e di interesse reale, aumenta il tas-so di crescita attesa dell’economia.E ciò perché l’attesa di profitti cre-scenti delle imprese fa aumentare lequotazioni di borsa, dato il livellodei profitti correnti. I profitti attesidelle imprese costituiscono unaproxy del tasso atteso di crescita del-l’economia che sale all’aumentaredel rapporto tra prezzi delle azionie profitti correnti. Il limite di que-sta teoria sta nelle aspettative di unacrescita dei profitti delle impreseche va molto al di là della crescitaeffettiva, generando i noti fenome-ni delle bolle speculative. Va da séche chi controlla l’impresa può ave-re interesse a fornire informazionial mercato che alimentino questaaspettativa di profitti crescenti perattirare maggiori risorse attraversola borsa. Il problema della fondatezzadi queste informazioni, che il pub-blico dei risparmiatori non è in gra-do di controllare (asimmetria infor-mativa), riporta sul campo il com-portamento etico dell’impresa neisuoi rapporti con i soggetti che so-no portatori di interessi nei confrontidell’azienda (stakeholder). La te-matica del finanziamento dell’im-presa si pone in modo diverso quan-do le risorse vengono raccolte nondirettamente sui mercati finanziari,ma indirettamente attraverso gli in-termediari finanziari. Questo siste-ma è più tipico delle imprese euro-pee rispetto a quelle anglosassoni.In questo caso le informazioni perla valutazione del merito del credi-to delle imprese vengono raccoltedagli intermediari finanziari a cui irisparmiatori affidano le proprie ri-

sorse. Il problema del comporta-mento etico può riguardare anche lebanche, come si è visto nei casi dicrisi aziendali che abbiamo speri-mentato nel nostro Paese. L’asim-metria informativa gioca a favore de-gli intermediari finanziari attraver-so uno spostamento dei rischi daipropri bilanci a quelli dei rispar-miatori. 2) Si vedano in questo senso gli“Atti del Convegno Rotary Inter-national Distretto 2060 Italia” su“Responsabilità d’impresa e co-scienza sociale”che si è tenuto a Pa-dova il 26 Febbraio 2004 e, in par-ticolare, gli interventi di Angelo Fer-ro, Giorgio Pagliarani e Giampao-lo Chiarotto. Il Prof. Ferro ha sot-tolineato l’importanza della diffusacoscienza sociale come fattore dicoesione dell’impresa con il terri-torio e Pagliarani e Chiarotto si so-no soffermati sulla possibilità e suldovere di coniugare le tre dimensionidella crescita: economica, sociale,ambientale. Luca Valli nel suo in-tervento ha indicato la coesione so-ciale come possibile fattore di com-petitività dell’Europa. Si tratta diuna chiave di lettura che economi-sti italiani, che hanno studiato i si-stemi di sviluppo locale (pensiamoal noto fenomeno dei distretti indu-striali), hanno utilizzato eviden-ziando come sviluppo economico,realtà sociale e territoriale abbianocostituito fattori che per lungo tem-po si sono compenetrati e recipro-camente alimentati. Sul piano del-l’analisi economica, sullo sfondo diquesti interventi, emerge la notacontrapposizione tra teoria della cre-scita e teoria dello sviluppo econo-mico e la necessità di arrivare ad unaloro integrazione. Si tratta, a benvedere, di elaborare una teoria del-

lo sviluppo sostenibile sul pianoeconomico, sociale ed umano. 3) J. A. Schumpeter, Teoria del-lo sviluppo economico, Etas Rilet-ture, Milano 2002.4) G. Scanagatta, Progresso tec-nico e sviluppo economico: il ruo-lo delle tecnologie dell’informazio-ne e della comunicazione. Il caso ita-liano, Linf@ Educational, Febbraio2004.

ETICA E IMPRESA

ATTIVITA’

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1 / UNIAPAC

Lisbona, 24 - 27 maggio 2006L’organizzazione mondiale delleUCID nazionali si sta impegnan-do per il Convegno di Lisbona dal24 al 27 maggio 2006. Lo ricor-diamo per … appuntarlo sull’a-genda !

2 / UNIAPAC EUROPA

In una riunione a Parigi dei rap-presentanti delle UCID europee,si è, tra l’altro, deciso di scam-biarci i documenti di lavoro su al-cuni temi rilevanti. Da parte nostraabbiamo inviato tradotti in ingle-se “Il lavoro come dono” e “L’ap-proccio ucidino alla responsabi-lità sociale dell’impresa”.

3 / UCID NAZIONALE

Incontro con ilCardinale Ennio Antonelli

Il 20 luglio scorso il Comitato diPresidenza dell’UCID ha incon-trato il nuovo Consulente Eccle-siastico, Cardinale Ennio Anto-nelli, nominato dal Consiglio Per-manente della CEI. All’incontro abbiamo invitato i re-sponsabili del Gruppo Regionaledella Toscana. Il Presidente Ferro ha illustrato alCardinale le linee programmatichedell’Unione, soffermandosi in mo-do particolare sul “Progetto Gio-vani” e sul Convegno Nazionaleche è previsto a Roma agli inizi delnuovo anno con udienza del San-to Padre.Il Presidente ha, poi, presentato lenuove iniziative editoriali (Rivista“Etica per le professioni” e nuo-va UCID LETTER), i gruppi di lavororiguardanti il microcredito, la re-sponsabilità sociale dell’impresa,il lavoro come dono, la realizza-

zione di un nuovo modello orga-nizzativo dell’UCID, grazie allegrandi potenzialità offerte dalletecnologie dell’informazione e del-la comunicazione (Nuovo sito In-ternet e portale multimediale in-terattivo e-learning). È stato concordato con il CardinaleAntonelli un nuovo Consiglio Di-rettivo per il 20 ottobre prossimoa Roma. Il Cardinale sarà presen-te al Consiglio e presiederà primauna riunione di coordinamentocon tutti i consulenti ecclesiasticidei gruppi e delle sezioni. Si trat-ta di un’iniziativa le cui basi era-no state poste con il CardinaleGiordano. In occasione del Consiglio Diret-tivo, saranno consegnate tre bor-se di studio a tre studenti parti-colarmente meritevoli del CollegioUniversitario Don Nicola Mazzadi Roma, dove ha sede la nostraPresidenza Nazionale, intitolate atre figure ucidine che hanno ono-rato con la loro testimonianza cri-stiana di vita la nostra Unione: Al-berto Falck, Ruggero Menato, Vit-torio Vaccari.

ATTIVITA’ATTIVITÀ INTERNAZIONALEE NAZIONALE

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2/2005 • UCID Letter

Responsabile della struttura RAI -Vaticano, sul tema “Da Papa aPapa”, anche a seguito della re-cente pubblicazione del libro del-lo stesso De Carli: “Permette Emi-nenza?”, che raccoglie una seriedi interviste a Cardinali del SacroCollegio, dei diversi Continenti;Relatori, il Dott. De Carli e il Prof.Giorgio Rumi (autore della prefa-zione del libro stesso)• 25 maggio 2005 - “Il bene, ilbello e la risorsa della moda”. Re-latori Santo Versace e Mario Bo-selli, Presidente della Camera Na-zionale della Moda Italiana• 8 giugno 2005 - Primo in-contro con il nuovo Consulente Ec-clesiastico della Sezione, Mons.Franco Buzzi; Santa Messa con-celebrata da Mons. GianfrancoRavasi e successiva conoscenzadiretta presso una retrostante am-pia sala della Pinacoteca Ambro-siana.

SEZIONE DI MONZA

Segnaliamo un’iniziativa di gran-de significato sul piano morale esul piano della testimonianza deivalori in cui crediamo: la Sezionedi Monza ha deciso di donare alLaboratorio di Biologia Molecola-re e Genetica Umana dell’Univer-sità Cattolica del Sacro Cuore, Mi-lano, un microscopio a fluore-scenza per studi e ricerche. Si tratta di uno strumento impor-tante che consentirà ai ricercato-ri biomedici diagnosi di rilevante in-

GRUPPO REGIONALELOMBARDO

SEZIONE DI BUSTO ARSIZIO -VALLE OLONA - ALTO MILANESE

• 11 maggio 2005 - Incontroperiodico/conferenza su “EugenioCorti, il compito dello scrittore”.• 14 giugno 2006 - Incontro pe-riodico/conferenza su “Svolte so-ciali dal dopoguerra ad oggi”.

SEZIONE DI COMO

• 10 - 11 maggio 2005 - Gitapellegrinaggio a Roma, Città delVaticano, con la partecipazione diPadre Marko Ivan Rupnik S.J.• 17 maggio 2005 - Riunioneconviviale con la partecipazione delDott. Roberto Colaninno, Presi-dente della Omnia Holding S.p.A.di Mantova.• 21 maggio 2005 - Ritiro spi-rituale presso la “Domus Mariae”di Camnago Volta: la meditazio-ne è stata dettata da Mons. IsidoroMalinverno.• 4 giugno 2005 - Pellegrinag-gio al Santuario Diocesano di Ti-rano.• 20 giugno 2005 - Serata del-la Sezione con il Prof. Antonio Fal-lico, Presidente di Zao Banca In-tesa di Mosca, Cons. Segr. Gen.Comunità Economica Euroasiati-ca e dell’Associazione “Gimj-Uni-vempresa”. Tema della sua rela-zione: “Russia, tensioni geopoli-

tiche e sviluppo sociale ed eco-nomico”.• 28 agosto - 3 settembre 2005- La Sezione ha organizzato unpellegrinaggio/viaggio in Spagna.

SEZIONE DI CREMONA

• 3 giugno 2005 - Don EnricoTrevisi, Rettore e Docente di Teo-logia Morale al Seminario Vesco-vile, ha parlato sul relativismo chenon riconosce “nulla di definitivo”,e che ha avuto tragiche conse-guenze nel XX secolo, “in nomedel consenso”. “In Cristo - ha con-cluso - è la risposta alla nostalgiadi verità”.

SEZIONE DI MANTOVA

• 10 giugno 2005 - Incontro sultema: “La crisi (aziendale) comeopportunità di sviluppo”. Una me-ditazione cristiana su un aspettodella vita aziendale. Sono inter-venuti il Dott: Giuseppe Vigorelli(Presidente Banca Commercio In-dustria - BPU e Presidente Asso-ciazione degli Studi di Banca eBorsa) e Mons. Piva, Vice PresideUniversità di Teologia ecumenicadi Venezia e Consulente Ecclesia-stico della Sezione.

SEZIONE DI MILANO

• 18 maggio 2005 - Incontrocon il Dott. Giuseppe De Carli,

ATTIVITÀGRUPPI REGIONALI

E SEZIONI

ATTIVITA’

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E SEZIONI

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teresse per le malattie dell’uomo,con fondamentali ricadute nel cam-po della prevenzione e della cura. Esso consentirà altresí di formaregiovani ricercatori biomedici conelevata professionalità nell’areadella citodiagnostica sperimenta-le e clinica.

SEZIONE DI NOVARA

• 27 maggio 2005 - Ernesto Oli-vero, Fondatore del Serming, haparlato sugli incontri e sull’attivitàsvolta a favore del prossimo.

SEZIONE DI VARESE

• 10 giugno 2005 - “L’UmileApologeta contro il Dissacratoredi successo”: il duello a distanzaha avuto luogo presso la sede del-l’Istituto De Filippi, dove la Sezio-ne ha invitato il giornalista e scrit-tore Rino Camilleri a scoprire co-sa ci sia di vero nel “Codice da Vin-ci”. Prima dell’incontro, si è tenutal’Assemblea della Sezione con re-lazione del Presidente Taborelli,l’approvazione del rendiconto eco-nomico-patrimoniale 2004, l’ele-zione del Direttivo per il bienno2005-2007. Il Consiglio ha con-fermato Presidente il Dott. Am-brogio Taborelli, Vice Presidenti ilComm. Luigi Orrigoni e il Dott. Ro-mano Moroni, Tesoriere il Dott.Angelo Monti, Segretario il Rag.Giampaolo Miglierini.

GRUPPO INTERREGIONALEPIEMONTE VALLE D’AOSTA

• 7 maggio 2005 - Convegnoregionale in occasione dei trent’an-ni di presenza UCID a Vercelli, or-ganizzato dalla Sezione (PresidenteLuciano Bosso). Dopo il saluto del-l’Arcivescovo Mons. Enrico Mas-seroni e delle autorità, il Prof. An-gelo Ferro, Presidente NazionaleUCID, ha parlato su “La promo-zione della persona nell’econo-mia globale”. Sono intervenuti,oltre all’Arcivescovo, il Presidentedella Provincia di Vercelli, un As-sessore del Comune di Vercelli,rappresentanti dell’Unione Indu-striali di Vercelli, delle ACLI, delConsiglio della Pastorale Sociale edel Lavoro e delle altre SezioniUCID del Piemonte.

SEZIONE DI ASTI

• 27 giugno 2005 - Mons. Gu-glielmo Visconti ha commentato“L’Enciclica Centesimus Annus”,avvio per un rinnovato impegnosociale. Nel corso della serata è stata pre-sentata la “Fondazione Centesi-mus Annus Pro Pontifice” a curadel Socio Renato Goria. La serata si è inserita in un pro-gramma di aggiornamento sulletematiche affrontate dalla Dottri-na Sociale della Chiesa, propostoai soci e alle persone interessateal Magistero Ecclesiale.

SEZIONE DI BIELLA

• 7 giugno 2005 - “Valori uni-versali e relativismo: una dicotomiada superare con le ali della ragio-ne e della fede”. Tavola rotonda sul testo “Senzaradici” di Marcello Pera e JosephRatzinger. Ha introdotto i lavori Maurizio Rus-so; la presentazione è stata cura-ta da Padre Edoardo Cerrato. Hamoderato la tavola rotonda Pier-francesco Gasparetto. Hanno par-tecipato Alberto Brocca, AndreaDagostino, Giorgio Falcetto, Gian-carlo Macchetto e Alberto Pierini.• 22 giugno 2005 - In collabo-razione con l’Associazione bielle-se di Bioetica: “La crisi del bielle-se: come uscirne nel rispetto deivalori etici”.

SEZIONE DI TORINO

• 2 maggio 2005 - SezioneUCID di Torino, in collaborazionecon il Gruppo Giovani UCID, ilCentro Studi San Tommaso Mo-ro e l’ATLEC, ha organizzato unincontro su “Beni culturali e svi-luppo: il nuovo ruolo sociale del-l’arte”..• 7 giugno 2005 - Presso la se-de della Sezione, una serata diapprofondimento su: “Legge 40e referendum: informati per farela scelta giusta”. Sono intervenuti: Paola Boccar-do, medico di base e collaboratricedel Comitato “Scienza & Vita”.

GRUPPO GIOVANI• 17 maggio 2005 - Incontro-salotto su “Imperatori: Napoleo-

ATTIVITA’ATTIVITÀ GRUPPI REGIONALI

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E SEZIONI

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ne IT: ricadute ed ‘effetto leva’ sulterritorio”; il Dott. Vito Germi-narlo, Dirigente e Analista Finan-ziario Livolsi & Partners su: “Lemultiutilities come strumento dicrescita e aggregazione”; Mons.Pompeo Piva, Pontificia Univer-sità Antonianum di Venezia e Con-sulente Ecclesiastico della Sezionedi Mantova, che ha parlato su: “Ilvalore della competenza”.

GRUPPO INTERREGIONALE VENETO TRENTINO

• FRAMMENTI DI LUCE (Recen-sione ) - Recentemente l’UCID hascoperto tra i suoi Consulenti Ec-clesiastici anche un poeta. È don Giuseppe Magrin, cono-sciuto da molti Ucidini, special-mente nel Triveneto, come con-sulente regionale e anche a livel-lo nazionale, in quanto da annipartecipa agli incontri di Consi-glio e di Presidenza. Nel maggio 2005 ha pubblicatoun volumetto dal titolo: “Fram-menti di Luce”, con Introduzionedi Pompeo Centanni e disegni delnoto pittore Dionisio Gardini, papàdell’On. Elisabetta Gardini.Molte poesie toccano tempi e sta-gioni dell’uomo, altre ancora ilcammino verso l’Assoluto, cam-mino che l’imprenditore, il liberoprofessionista, il direttore d’a-zienda presi da un vortice di pro-getti potrebbero essere tentati dimettere in secondo piano.

ne imprenditore e Giulio Einaudieditore”. Relatore Dott. Ernesto Ferrero, Di-rettore Salone del Libro di Torino. • 17 giugno 2005 - “L’assun-zione del personale con i nuovicontratti: la Legge Biagi”. Ne hanno parlato il Dott. Cam-panella e il Dott. Sinis dell’Unio-ne Industriale di Torino.• 3 luglio 2005 - Festa d’esta-te 2005.

GRUPPO REGIONALE LIGURE

• 3 maggio 2005 - Meditazio-ne mensile condotta da Mons.Gaetano Canepa su: “Il messag-gio cristiano nella realizzazionedella Chiesa”.• 7 giugno 2005 - Meditazionemensile condotta da Mons. Gae-tano Canepa su: “Libertà e fede”.

GIOVANI GRUPPO LIGURE

• 10 giugno 2005 - Il Comita-to giovanile del Gruppo GiovaniLigure, con il coordinatore delGruppo Dott. Domenico Sarda-no, ha curato un’iniziativa di orien-tamento su: “L’imprenditore cri-stiano e la crisi economica nella so-cietà globalizzata: la realtà geno-vese e ligure”. È intervenuto S.Em.za il Card. Tarcisio Bertone(Cardinale Arcivescovo di Geno-va). Hanno partecipato MarioMauro Europarlamentare di For-za Italia; Davide Viziano (Vice Pre-sidente UCID Liguria); GiovanniCortesi (Amministratore Delega-to Ente Bacini) e Stefano Terma-nini del Gruppo Giovani.

• 28 maggio 2005 - Incontrocon la Sezione UCID de La Spe-zia. Visita con guida della zonaarcheologica e del Museo Ar-cheologico Nazionale di Luni.

SEZIONE DI LA SPEZIA

• 14 maggio 2005 - Visita gui-data al Museo del Vino e alla Ca-sa Vinicola “Cantine Lunae” delviticoltore Paolo Bosoni di Orto-novo.

SEZIONE DI SAVONA

• 23 aprile 2005 - Convegno sultema: “La crisi come opportu-nità”.Scopo dell’incontro è stato quel-lo di offrire una visione della crisidi Savona “da fuori” mutuandole esperienze di altri e analizzan-do la loro applicabilità al contestosavonese, al fine di proporre espe-rienze alternative o un modellodecisionale e progettuale diverso. Sono intervenuti: il Prof. AngeloFerro, Presidente NazionaleU.C.I.D.; Mons. Domenico Calca-gno Vescovo di Savona - Noli; ilProf. Amedeo Amato dell’Uni-versità di Genova e Savona, trat-tando il tema: “Analisi del conte-sto economico: il nanismo di-mensionale, cause e possibili in-terventi”; l’Ing. Enrico Castanini,A. D. Datasiel S.p.A. su: “Le azio-ni delle società strumentali pub-bliche nel settore dell'innovazio-

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Alcune altre toccano i nostri pro-blemi socio-economico-politici.Lo scrittore Pompeo Centannicommenta cosí questa raccolta dipoesie: «La semplicità del lin-guaggio, volutamente antierme-tico, la rigorosità metrica, lo stilearmonioso, fatto di rime, di pau-se, di silenzi, che valgono piú dimille discorsi sono frutto d’unarara maestria». E continua: «Sono stato colpitodalla genuinità dell’ispirazione,dalla sapienza del suo poetare,dall’abilità di maestro intarsiatoredi sillabe, di suoni, di accenti». È un poetare anomalo per il gior-no d’oggi; e vi percepiamo den-tro un qualcosa di «congeniale aibisogni dell’intelligenza prima chedel cuore»; e forse aprirà la stra-da a modi nuovi di concepire e difare poesia, rispetto all’ormai ma-nieristico ermetismo, che pure l’al-ta cultura incomincia a non gra-dire. La genuinità semplice e la sem-plicità genuina stanno ridiven-tando un’esigenza, dopo anni di“sofisticatismo” gratuito.La Poesia di don Magrin è ricca dimessaggi umani e religiosi imme-diatamente intuibili. «Oggetto del suo poetare è l’uo-mo con le sue contraddizioni, lesue tensioni, i suoi voli sublimi, isuoi inevitabili tonfi», anche quan-do inserisce come sfondo il mon-do degli animali. Alcune poesie come: “Sopra ilSahara”, “La corsa folle”, “La vec-chia”, “Passasti come una visio-

ne”, “Montegalda” (il paese na-tio), “Colomba” e “Svizzera” (ledue mucche che, col loro latte eil vitellino, hanno mantenuto unafamiglia di 15 figli) palpitano d’u-na tenerezza quasi romantica.Altre come: “Perché non sono na-to cagnolino”, “Il poeta e la mo-sca”, “Non guardarmi bambino”,“La ruota del mulino”, “I pulcini”,“Poveri insetti”, sono di una at-tualità straordinaria; altre ancoracome: “Eri corolla”, “O Cristo inCroce”, “E mi risveglio in Te, o Tri-nità”, “La vita è uno spartito sen-za note” sono di una potenzaconcettuale e una sensibilità reli-giosa rare. Il commento di chi le sta già leg-gendo? Semplicissimo: «Ne ven-gano altre di poesie come questee siano tanti i lettori che le assi-milino e, a macchia d’olio, nediffondano stile e messaggi». Le pubblicazioni poetiche di soli-to non conquistano il pubblico. Per “Frammenti di luce” non ècosí. Molti Ucidini hanno immediata-mente voluto e commentato il vo-lumetto e lo stanno diffondendotra gli amici. Segno d’una risposta a esigenzeprofonde dell’uomo. È già stato scritto: «Ci auguriamovivamente che questa raccolta diversi non rimanga un’esperienzaisolata, un fiore nel deserto».Il volumetto si trova nelle miglio-ri librerie ma per gli Ucidini che lorichiedessero via e-mail o telefo-no, possiamo inviarne copie noi di-

rettamente.Per i messaggi e per i valori checomunica, per la sua bella vestetipografica, il volumetto si prestaottimamente come “regalo” perricorrenze significative o comestrenna natalizia. Anche questa è un’idea origina-le. Gli amici non mancherannod’esservi grati (Elledici - Velar Edi-trice, euro 6,50).

SEZIONE DI BOLZANO

• 6 giugno 2005 - Si è riunito aBolzano, il Gruppo Interregiona-le dell’UCID con la presenza delPresidente Nazionale Prof. Ange-lo Ferro. l’iniziativa è stata promossa per so-stenere il progetto di rinascita del-la Sezione di Bolzano che, attra-verso i primi incontri, proposti daAlberto Berger, cerca di definire lapropria identità e missione nelcontesto provinciale. Il Vescovo di Bolzano, WhilhelmEgger, ha rivolto una particolareattenzione e la benedizione del Si-gnore all’iniziativa e ha conferitol’incarico di Consulente Ecclesia-stico a Don Michele Tomasi, cheseguirà, in futuro, nello stesso ruo-lo anche le ACLI. Il messaggio che l’UCID desideradare in questo particolare mo-mento a Bolzano è di «serenità edimpegno cristiano concreto di tut-ti gli operatori con responsabilitàe vede quindi come attivi porta-voce gli imprenditori, i dirigenti egli esercenti arti e professioni, sen-za distinzione di lingua». Il tema era: “La risorsa umana nel-l’impresa, vista secondo la Dottri-na Sociale della Chiesa”.

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- «circospezione, vista comecapacità di valutare le circostanzeche concorrono a costruire la si-tuazione nella quale va effettua-ta l'azione …». La prudenza, ancora: - «è regnativa, cioè capacità diordinare ogni cosa al massimo be-ne della società …»; - «è politica, in quanto portail cittadino ad obbedire, eseguendole indicazioni dell'autorità …»; - «non compromettere mai lapropria dignità di persona».

SEZIONE DI PADOVA

• 1 maggio 2005 - “50° dellafesta di San Giuseppe Operaio”.Basilica di S. Giustina.• 13 maggio 2005 - Conferen-za sul tema: “Il credito e il futurodelle PMI”. Relatore Dott. Samuele Sorato (Vi-ce Direttore Generale della Ban-ca Popolare di Vicenza).

SEZIONE DI TREVISO

• 25 giugno 2005 - Convegnosul tema “Uomo o profitto? Lacentralità della persona nell’eco-nomia globale”. Sono intervenuti, oltre al Presi-dente Nazionale UCID, il Prof. An-gelo Ferro; il Vescovo di TrevisoMons. Andrea Mazzoccato, che hatrattato il tema :“Linee guida del-la Dottrina Sociale della Chiea al-la luce del recente Compendio”;

La risorsa umana è al centro. L’uo-mo stesso nel momento in cui la-vora. Principio di priorità del lavororispetto al capitale. Il lavoro dà il“la” a tutta l’attività. Il capitale umano in forma quasiimpropria, che ha un senso profon-do, quando si prende coscienzache non esiste un capitale uma-no, come concetto uniforme. L’impresa è una comunità di uo-mini e il profitto è un indicatoreimportante, ma non è l’unico fi-ne. La messa in rete: l’impresa vive ecresce in un tessuto sociale. La persona umana non è vita co-me un mezzo, ma come un fine,ma nulla vi è di male, se si orga-nizza un modo di vivere insieme,con un fine.• 8 luglio 2005 - Messa in Duo-mo di Bolzano (ore 9,00), con suc-cessivo incontro in canonica delDuomo. La messa è stata concelebrata daPadre Oliver Heck e da don Mi-chele Tomasi e trasmessa via ra-dio. Don Michele ha letto una picco-la introduzione alla Messa, in lin-gua italiana, con accenni anche intedesco, nella quale spiegava ilmotivo della nostra presenza allafunzione. La messa, con la nostrapartecipazione, è stata un bel se-gnale alla città di Bolzano. Don Michele si è richiamato alleletture e al Vangelo della messa:agnelli in mezzo ai lupi, candidi co-me colombe, prudenti come ser-penti. Semplicità e prudenza! Don Michele ha quindi distribui-to una copia di alcuni testi da pag.288-289 del nuovo compendiodella Dottrina Sociale della Chie-sa, dove si possono ritrovare trat-

tati gli stessi temi. Paragrafo 547: «Il fedele laico de-ve agire secondo le esigenze det-tate dalla prudenza …».Paragrafo 548: «La prudenza ren-de capaci di prendere decisionicoerenti, con realismo e senso diresponsabilità, nei confronti delleconseguenze delle proprie azioni». Tre momenti della prudenza : chia-rifica la situazione, la valuta, ispi-ra la decisione e dà l'impulso al-l'azione.Paragrafo 549: «La comunioneecclesiale, già presente e operan-te nell’azione della singola perso-na, trova una sua specifica espres-sione nell’operare associato deifedeli laici, ossia nell’azione soli-dale da essi svolta, nel partecipa-re responsabilmente alla vita e al-la missione della Chiesa».Paragrafo 550: « … impegno divita nell’agire in modo obiettivo,per volgere ogni situazione al ser-vizio del bene, vincendo le tenta-zioni di intemperanza, ingiustizia,viltà …».La prudenza: itinerario formativoper acquisire le qualità di: - «memoria … sulle esperien-ze passate»; - «docilità, per trarre vantaggiodall'esperienza altrui (autenticoamore per la verità)»; - «solerzia, per affrontare gliimprevisti, agendo in modo obiet-tivo»; - «previdenza, intesa come ca-pacità di valutare l’efficacia di uncomportamento, in vista del con-seguimento del fine morale …»;

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il Presidente della Fondazione Cas-samarca, Sergio Bellato, già capodi Unindustria Treviso. Le considerazioni conclusive sonostate tratte da Mons. GiuseppeZenti, Vescovo di Vittorio Veneto.

SEZIONE DI VERONA

• Maggio 2005 - Formazionedei soci nell’ambito della gestio-ne del credito d’impresa. Primo convegno dal titolo: “Il po-lo finanziario: a servizio di qualeimpresa?”. Il convegno si è postocome obiettivo la discussione ine-rente la costituzione del polo fi-nanziario a Verona legato allo svi-luppo del territorio e alle reali esi-genze dell’impresa, il tutto visto se-condo l’idea cattolica del rappor-to impresa-economia-finanza, at-traverso le considerazioni dellaDottrina Sociale della Chiesa.

SEZIONE DI VICENZA

• 2 maggio 2005 - Incontro conil Prof. Antonio Zulato, Docente,studioso, specialista in istituzionie tecniche di tutela dei diritti uma-ni, che ha introdotto il tema “Edu-cazione all’alterità”.• 12 maggio 2005 - Serata sultema in discussione sul documentoche la Consulta Diocesana delleAggregazioni Laicali ha elabora-to sul referendum sulla procrea-zione assistita, in accordo con il Ve-scovo di Vicenza.

• 30 maggio 2005 - Incontrosu: “Il bene comune è ancora al-la base della nostra democrazia?”.Relatore il Sen. Prof. Tiziano Treu,già Ministro del Lavoro e Docen-te di Diritto del Lavoro.• 27 giugno 2005 - Incontrocon la partecipazione del Dott.Daniele Marini, Direttore della Fon-dazione Nord-Est, che ha affron-tato il tema “Situazione e pro-spettive della società e dell’eco-nomia del Nord-Est”.

GRUPPO REGIONALE EMILIANO ROMAGNOLO

SEZIONE DI FIDENZA

• 24 maggio 2005 - Convegnosu: “Le terme di Salsomaggiore.Futuro di una città termale”. Maggiore informazione agli uten-ti e ai medici sulle qualità curati-ve delle acque e dei fanghi di Sal-somaggiore. Necessità di coglie-re l’occasione della grande diffu-sione dei Centri Benessere.• 18 giugno 2005 - Condivisio-ne con UCID di Cremona di unmomento di preghiera, di rifles-sione e scambio di amicizia. Meditazione con il Vescovo di Fi-denza, Mons. Maurizio Galli, sul-l’Eucaristia in occasione dell’an-no Eucaristico. Esperienza stimo-lante a proseguire con riunionicongiunte con le vicine Sezioni diParma e Piacenza.• 19 giugno 2005 - Importan-

te convegno con il Prof. GiorgioVaracca, direttore Sanitario delleTerme di Salsomaggiore, che haillustrato la situazione del terma-lismo locale in rapporto con larealtà regionale e nazionale. Il tema dell’incontro è stato: “Sal-somaggiore: una città e le terme,risorsa antica e moderna”.• 22 luglio 2005 - Incontro conil Vescovo: “Coesione soci e vici-nanza alla Chiesa”. Necessità per illuminazione delDuomo sia interna (da mettere anorma) sia esterna.• 29 luglio 2005 - Incontro conil Vescovo: “Favorire l’inserimen-to degli immigrati”. Tante azien-de locali assumono immigrati, re-golarizzano le posizioni e li aiuta-no a cercare casa. Caritas locale in prima linea per gliaiuti e l’assistenza. È intervenutoil Sindaco della città, Rag. Giu-seppe Cerri (socio UCID).

SEZIONE DI REGGIO EMILIA

• 6 giugno 2005 - Incontro suitemi del Referendum: “Difendi lavita”. Relatore Dott. Carlo Cara-pezzi Pres. Comitato “Scienza e Vi-ta” di Reggio Emilia.• 19 luglio 2005 - Incontro con-viviale con S. Messa celebrata daS. E. Mons. Luciano Monari (Ve-scovo di Piaceza - Pres. C.E.I.).

GRUPPO REGIONALE DEL LAZIO

SEZIONE DI ROMA

• 23 maggio 2005 - Convegno

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progetto denominato “Le Vallidel Sapere” che entra nella suafase attuativa, dopo quattro annidedicati alle fasi di progettazionee sviluppo, pubblicizzate nell’am-bito di quattro importanti conve-gni e nell’elaborazione di un “pro-getto pilota”».• 22 Luglio 2005 - Si è svolta,nell’Aula Magna dell’ “Universitàdegli Studi di Basilicata”, l’As-semblea Costituente della onlusdenominata “Le Valli del Sa-pere”. Tra i fondatori, oltre a nu-merosi soci delle tre sezioni del-l’UCID BASILICATA e ad esponentidella “società civile”, particolar-mente significativa è stata la par-tecipazione di Mons. Agostino Su-perbo, Presidente della Confe-renza Episcopale di Basilicata.L’iter costituente si è, poi, ufficial-mente chiuso lo scorso 13 Set-tembre, con la “ratifica notarile”.Ovviamente, il progetto, visto an-che il profilo di ampio respiro, èaperto a tutti coloro i quali pos-sano avere piacere di contribuireallo sviluppo di “percorsi di fron-tiera”. Si ricorda che l’obiettivo strategi-co di tutta l’iniziativa si concretiz-za nel progettare e costruire sistemirelazionali globali, essenzialmen-te nel cyberspazio, finalizzati a farcrescere insieme gruppi impren-ditoriali e micro-unità di ricerca,geograficamente anche molto di-stanti tra loro. Sarà cosí possibilecreare nuove occasioni di lavoro,mettendo in collegamento, me-diante Internet, ricercatori che vi-

in collaborazione con l’Associa-zione Ex alunni del Collegio Mas-similiano Massimo dal tema: “Acinque mesi dallo Tsunami: emer-genza e solidarietà” l’impegnodel M.A.G.I.S. Onlus. Sono intervenuti: Boris Biancheri,Presidente ANSA; Nicolò Lipari,Presidente Comitato ScientificoFIVOL; Padre Massimo Nevola S.J.Compagnia di Gesù; Marco Petrini,Presidente M.A.G.I.S. Onlus. Ha in-trodotto i lavori Domenico Bosi,Vice Presidente Associazione ExAlunni Collegio Massimiliano Mas-simo.• 1 giugno 2005 - Convegno“Le cellule staminali e la legge40/04: principali interrogativi eprospettive d’impegno”. Relato-ri: Olimpia Tarzia (Segretaria Ge-nerale Movimento per la Vita Ita-liano); Carlo Federico Perno (Pre-sidente Comitato Regionale Scien-za e Vita). • 4 luglio 2005 - Consiglio Di-rettivo della Sezione.

GRUPPO REGIONALE CAMPANO

SEZIONE DI NAPOLI

• 2 maggio 2005 - La SezioneUCID di Napoli, insieme alla Fon-dazione “Centesimus Annus proPontifice”, ha partecipato alla ce-lebrazione della Messa in suffra-gio di Papa Giovanni Paolo II ce-lebrata da Mons. Dovere, che hatenuto un’omelia di approfondi-mento della Dottrina Sociale del-la Chiesa del defunto Pontefice. • 12 maggio 2005 - La Sezioneha organizzato una cena conviviale

di beneficenza in sostegno dellepopolazioni dello Sri Lanka colpi-te dal maremoto. Ospite della se-rata è stato Mons. Vincenzo DeGregorio (abate della Real Cappelladi San Gennaro) che ha introdot-to il tema “Vegliate dunque per-ché non sapete né il giorno nél’ora (Mt. 25,13) - Affidarsi a Dionella caducità della vita”. Il rica-vato della serata è stato devolutoal M.A.G.I.S - Movimento ed Azio-ne dei Gesuiti italiani per lo svi-luppo - che sta realizzando un pro-getto di sostegno alle popolazio-ni dello Sri Lanka colpite dal ma-remoto.

GRUPPO REGIONALE BASILICATA

• 5 aprile 2005 - Si è riunito aMatera il Consiglio Direttivo Re-gionale presso la Sede Sociale del-la Ditta Maffei, a margine della riu-nione del Consiglio Direttivo diSezione, per discutere sul temadel Microcredito, quale opportu-nità per sostenere il lavoro giova-nile, nell’ambito del ProgrammaNazionale promosso dall’ONU.L’incontro è stato aperto dal Pre-sidente Regionale Tommaso Sor-rentino e ha visto come relatore ilConsigliere Nazionale Ing. FilippoCiuffi. Qui di seguito si riporta ilsunto di quanto è emerso sul te-ma: «Promuovere e far sviluppa-re alleanze tra economie”. È lanuova frontiera dell’ innovativo

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vono in aree “marginalizzate” (ocon problemi di sviluppo), congruppi imprenditoriali, in ambitointernazionale. Potrà nascere,quindi, una serie di “Micro-Im-prese della Conoscenza”, orga-nizzate secondo aggregazioni de-finite “Valli del Sapere ”, veri epropri Distretti della Conoscenza,aperti ad alleanze con altre Eco-nomie, per fare sistema, con laconsapevolezza di essere tutt’in-sieme “concreatori”, costante-mente animati da tensione crea-trice.• 24 maggio 2005 - Alcuni rap-presentanti delle Sezioni UCID diBasilicata e Puglia hanno parteci-pato, nell’ambito del CongressoEucaristico Nazionale di Bari, alseminario: “Un’economia a mi-sura della persona umana” mo-derato dal Dott. Domenico DelleFoglie, Vice Direttore di Avveniree con relatori il Prof. Stefano Za-magni dell’Università di Bologna,il Prof. Giovanni Girone, Rettoredell’Università di Bari, e la Dott.ssaCristina Bonetti, dei Giovani Im-prenditori della Confindustria.

SEZIONE DI MATERA

• 13 Novembre 2004 - Sul te-ma “Costituzione e Riforme isti-tuzionali” si è svolto un appas-sionato incontro, promosso dallaSezione di Matera, unitamente alSerra Club, riprendendo uno deitemi della recente Settimana So-ciale dei cattolici di Bologna.

Relatore di eccezione è stato il se-natore a vita Emilio Colombo, unodei “Costituenti” del ‘46. Egli ha difeso, con testimonianzedi Dossetti e La Pira, il testo origi-nario della Costituzione Italiana,criticando i tentativi di riforma chesi stanno attuando e che vanno ascalfire anche la prima parte deiprincípi fondamentali e mettendoviceversa in evidenza come la Co-stituzione degli USA resti ancoravalida dopo ben oltre due secoli. L’oratore ha evidenziato in parti-colare il rischio che un tipo di rifor-ma, non abbastanza condiviso,realizzi una forma di egemonia dialcune regioni su altre, condizio-nando la spesa in settori nevral-gici della società, come la sanità,l'istruzione superiore e la stessa po-litica sociale. Ha auspicato, infine, la nascita dicomitati in difesa della Costitu-zione. In apertura dei lavori, dopo unariflessione del Consulente eccle-siastico Mons. Franco Conese sulrecupero dei valori cristiani nellasocietà civile, il Presidente dellaSezione, Francesco Porcari, ha co-municato alla folta assemblea ladesignazione, a Presidente ono-rario della stessa Sezione, del Dott.Franco Padula, già imprenditorenel settore della produzione del-la pasta e piú volte Sindaco dellacittà. • 11 dicembre 2004 - Si è riu-nito il Consiglio Direttivo della se-zione materana presso la sedesociale dell’azienda Sudelettra, in

Matera, per discutere sui seguentiargomenti: a) presentazione dell'aziendaSudelettra, a cura del titolare, so-cio UCID, Lorenzo Marsilio; b) sintesi delle proposte emer-se nel Convegno di Santa Mariadi Leuca del 28 Novembre; c) incontro di riflessione sul Na-tale per i soci della Sezione; d) situazione organizzativa. • 22 dicembre 2004 - Nell’ap-prossimarsi del Santo Natale, èstato organizzato un incontro diriflessione e spiritualità per ri-spondere pienamente ai doveri dicristiani impegnati nel lavoro quo-tidiano. Ha guidato la meditazione il Con-sulente ecclesiastico di SezioneMons. Franco Conese.Ha fatto seguito la S.Messa cele-brata dall’Arcivescovo di Matera-Irsina S.E. Mons. Salvatore Ligo-rio.• 10 febbraio 2005 - Si sonosvolti i lavori del Consiglio diret-tivo della Sezione di Matera perdiscutere sui seguenti argomen-ti: a) pensiero religioso di Mons.Conese; b) programma di lavoro per il2005; c) collaborazione con la Societàfilosofica italiana; d) situazione soci.• 16 marzo 2005 - La Sezionematerana dell’UCID e il locale Ser-ra Club, in vista della Santa Pasqua,hanno organizzato un incontro incui Padre Donato Cauzzo, camil-liano di Roma, ha tenuto una ri-flessione sul tema “In camminoverso la Pasqua”. Ha introdotto la riflessione il cap-pellano Mons. Franco Conese e ha

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Durante l’incontro il Consigliere na-zionale ing. Filippo Ciuffi ha rie-vocato la figura del compiantoDon Mario Operti. La manifestazione si è conclusa conun momento conviviale conclusi-vo che ha allietato tutti i conve-nuti. • 15 febbraio 2005 - Si sonosvolti i lavori del Consiglio Diret-tivo della Sezione di Potenza perdiscutere sui seguenti argomen-ti: a) programmazione attività; b) quote associative;c) varie ed eventuali.

SEZIONE DI UGENTO

• 28 Novembre 2004 - La Se-zione di Ugento, in collaborazio-ne con il Gruppo Regionale di Ba-silicata, dando continuità alle ri-flessioni avviate in precedenti ma-nifestazioni e nel quadro delle at-tività correlate all’anno interna-zionale del Microcredito, procla-mato dall’ONU per il 2005, haorganizzato un interessante con-vegno sul tema: “Le sfide per lafunzione sociale del Credito perNuovi Orizzonti di finanza condi-visa”. Il Convegno si è svolto a Santa Ma-ria di Leuca (Lecce) presieduto daS. E. Mons. Vito De Grisantis, Ve-scovo di Ugento.Ha partecipato l’assessore dellaRegione Puglia Dott. Rocco Pale-se. Hanno svolto le relazioni: il prof.

celebrato la S. Messa S. E. Mons.S. Ligorio, Arcivescovo di Matera-Irsina.• 5 aprile 2005 - Si è riunito ilConsiglio Direttivo della Sezionematerana presso la sede della Con-cessionaria FIAT della Ditta Maf-fei s.n.c. in Matera, per discuteresui seguenti argomenti: a) pensiero spirituale di Mons.Conese; b) presentazione dell’AziendaMaffei, da parte del Socio MariaTeresa De Ruggieri; c) presentazione di una propo-sta di costituzione di Banca (Eti-ca) in forma cooperativa da par-te del Socio Marsilio; d) programmazione di un in-contro sul tema: “Compendio del-la Dottrina Sociale della Chiesa”.• 28 aprile 2005 - Si sono svol-ti i lavori del Consiglio Direttivo del-la Sezione di Matera per discute-re sui seguenti argomenti: a) lettura e approvazione dellarelazione e del bilancio 2004; b) assemblea dei soci per l’ap-provazione del bilancio 2004; c) programmazione di iniziativeper il periodo maggio - giugno.• 21 maggio 2005 - La Sezio-ne, il Serra Club e l’AIART di Ma-tera hanno organizzato un in-contro sul tema: “La Dottrina So-ciale della Chiesa nel Magistero diGiovanni Paolo II”. Ha relazionato Don Sabino Pa-lumbieri, Ordinario di Antropolo-gia della Pontificia Università Sa-lesiana di Roma. Le riflessioni di Padre Palumbierisono state molto apprezzate daitanti soci dell’UCID, del Serra Clube dell’AIART e da moltissimi espo-nenti dell’associazionismo catto-lico materano.

SEZIONE DI POTENZA

• 15 Novembre 2004 - Si sonosvolti i lavori del Consiglio Diret-tivo della Sezione di Potenza, di-scutendo sui seguenti argomen-ti: a) organizzazione-incontro conDon Paolo Tarchi e cena convivia-le; b) diffusione News; c) partecipazione Incontro UCIDregionale; d) varie ed eventuali. • 15 Dicembre 2004 - La Se-zione di Potenza ha organizzatoun convegno nella Sala riunioniConfcoperative sul tema: “Eticaimprenditiorale e impegno cri-stiano - La responsabilità socialedell’impresa alla luce della Dottri-na sociale della Chiesa”. Dopo il saluto del presidente di Se-zione Massimo De Rosa, il presi-dente del Gruppo Regionale diBasilicata Tommaso Sorrentino haintrodotto i lavori passando la pa-rola ai relatori Filomena Pugliese,Direttore della Confcooperativedi Basilicata, e a Don Paolo Tarchi,Direttore Ufficio Nazionale della Pa-storale Sociale e del Lavoro dellaCEI. Le conclusioni sono state affida-te all’arcivescovo di Potenza, S. E.mons. Agostino Superbo, il qua-le ha messo in evidenza l’urgen-za di attivarsi e smuovere perso-ne, politici e istituzioni, al fine diimprimere una svolta profondaalle problematiche sociali ed eco-nomiche della Basilicata.

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Angelo Ferro, Presidente Nazionaledell’UCID, sul tema: “I contenutivaloriali della Microfinanza per lacostruzione del Bene Comune”;l’ing. Filippo Ciuffi, Componentedel Comitato Nazionale del Mi-crocredito, sul tema: “Dalle fron-tiere della Finanza etica ai nuoviorizzonti della Finanza condivisa:l'occasione dell'Anno internazio-nale del Microcredito”; l’ing. En-zo Torresi, Presidente di “Euro-fund Partners”, in teleconferenzasul tema: “Testimionianza di unpioniere del Seed Capital: come fargermogliare il seme di un’idea em-brionale e trasformarlo in un’in-trapresa”; il dott. Giovanni Ac-quati, Presidente “M.A.G. 2 Fi-nance”, sul tema: “La nascita del-la M.A.G. SUD: un compagno diviaggio per lo sviluppo della mi-croimpresa”.Moltissimi sono stati i presenti,provenienti dai territori pugliese elucano e dalle regioni vicine. Era presente una folta rappre-sentanza delle istituzioni locali, inparticolare di sindaci dei comunidel Salento. Sono emerse in maniera eviden-te le difficoltà dell’accesso al cre-dito e quindi l’esclusione di fattodelle microimprese.È emerso con forza la necessità ditrovare percorsi innovativi cheaprano le strade a finanziamentialternativi al credito bancario, fa-cendo entrare in campo, anche inItalia, nuovi attori, che si aggiun-gano e si armonizzino con gli at-tori tradizionali.

Una soluzione potrebbe essere ladiffusione dei timidi passi già fat-ti nel campo delle microimpresee soprattutto la progettazione dialtri circuiti, piú efficaci, per svi-luppare una microimprenditoria-lità diffusa. In tal senso è significativa l’espe-rienza delle M.A.G., Mutue di au-togestione presenti nel Nord Ita-lia, che potrebbero estendersi sututto il territorio nazionale e inparticolare con la realizzazionedella prima M.A.G. SUD. Molti sono stati gli interventi deipresenti che hanno apprezzato l’i-niziativa dell'incontro e hanno ac-colto i suggerimenti emersi nel di-battito che si è sviluppato.Ha chiuso i lavori il nuovo Presi-dente del Gruppo Regionale diBasilicata Tommaso Sorrentino, ilquale ha ringraziato i responsabi-li della Sezione di Ugento per losforzo organizzativo, i relatori, gliospiti e soprattutto gli intervenu-ti che hanno reso piú ricca la ma-nifestazione. • 11 marzo 2005 - La Sezionedi Ugento ha convocato il Consi-glio Direttivo per discutere sui se-guenti argomenti: a) iniziative dopo il congressodi Santa Maria di Leuca; b) partecipazione al CongressoEucaristico Nazionale del 24 mag-gio 2005 a Bari, sul tema: “Sen-za la domenica non possiamo vi-vere”; c) varie ed eventuali.• 13 maggio 2005 - Si è riuni-to il Consiglio Direttivo della Se-

zione di Ugento per discutere suiseguenti argomenti: a) partecipazione al CongressoEucaristico di Bari; b) concorso di Idee per NuovaImprenditoria; c) Statuto Progetto Solco; d) varie ed eventuali.

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PARTE

IL NUOVO

SITO/PORTALE

DELL’UCID

WWW.UCID.ITATTIVITA’

Un’occasioneimportante

per un nuovo modello

di comunicazione interna dell’Ucid

Dopo alcuni mesi di lavoro e grazie allo spirito di collabo-razione tra i Gruppi e le Sezioni e l’Ucid nazionale parteil nostro nuovo sito/portale. Si tratta di uno strumento im-

portante per un nuovo modello organizzativo e relazionale del-l’Ucid. Dopo la costruzione è fondamentale ora gestirlo insiemeper trarre il massimo di vantaggio dalle enormi potenzialità of-ferte dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

Dovremo cogliere la nuova opportunità del portale per una co-municazione tra tutti i soci ucidini veramente interattiva e ispira-ta ai valori della co-noscenza dei nostrivalori cristiani in cuicrediamo, per una te-stimonianza autenti-ca nel mondo in cuisiamo chiamati adoperare. L’offerta distrumenti formativicostituisce pertantol’obiettivo principaledel portale multime-diale interattivo e-learning, in linea conlo spirito dell’appelloper una nuova re-sponsabilità degli im-prenditori lanciato direcente sui principaliorgani di stampa na-zionali, a firma degliultimi tre Presidentidell’Ucid, De Rita,Merloni e Ferro.

Il nuovo sito costituisce anche un’occasione importante per unnuovo modello di comunicazione interna dell’Ucid, con un mag-giore equilibrio tra la comunicazione di tipo gerarchico e quelladi tipo diretto con tutti i soci.

Infatti, le tecnologie dell’informazione e della comunicazioneconsentono una vera e propria rivoluzione dei modelli organiz-zativi e relazionali delle imprese e di ogni altro tipo di associa-zione come l’Ucid con due conseguenze fondamentali:

a) da rapporti di tipo gerarchico in cui prevalgono le man-sioni e la limitata responsabilità del singolo a rapporti di tipoorizzontale in cui viene esaltata la responsabilità del singolo e lerelazioni con gli altri soggetti per il raggiungimento di determi-nati obiettivi; ognuno deve moltiplicare i talenti ricevuti creandovalore per il bene comune.

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b) Le transazioni possono aumentare in modo esponenziale ab-battendo i costi e creando vantaggi comparati del modello orga-nizzativo a rete rispetto a quello gerarchico. Per fare un esempio,il modello di tipo gerarchico applicato alla nostra unione di cir-ca 4 mila soci necessita di 4 mila transazioni, mentre il modelloorganizzativo a rete si può sviluppare su quasi 1,6 milioni di tran-sazioni con gli stessi tempi ma con un numero di persone raggiunteimmensamente elevato e con costi unitari bassissimi, grazie allatecnologia.

È questa la cornice che fa da sfondo al nostro nuovo sito inter-net e al portale multimediale interattivo e-learning. Occorre unforte impegno di responsabilità da parte di ciascun socio per crea-re il modello organizzativo a rete della nuova Ucid.

Come già detto, il nuovo sito internet nasce dalla stretta colla-borazione tra l’Ucid nazionale e i Gruppi Regionali e le Sezioniche sono i veri responsabili di tutte le informazioni e degli ag-giornamenti.

Nel nuovo sito internet sono stati inseriti 5 videoclip multime-diali riguardanti:

1) le linee programmatiche della nuova Presidenza Ucid peril periodo 2004-2007, a cura del Presidente Angelo Ferro;

2) obiettivi e attività del Gruppo Giovani, a cura del Vice Pre-sidente Alberto Carpinetti;

3) obiettivi e attività del Gruppo di Lavoro “Il lavoro comedono”, a cura di Alessandro Crespi;

4) obiettivi e attività del Gruppo di Lavoro sulla responsabi-lità sociale dell’impresa, a cura di Piergiorgio Marino;

5) obiettivi e attività del Gruppo di Lavoro sul microcredito,a cura di Filippo Ciuffi.

Il portale multimediale interattivo e-learning costituisce la par-te nuova a sostegno di una formazione continua di tutti i soci percrescere insieme nella responsabilità dello sviluppo per il benecomune. Il funzionamento avverrà in forma sia sincrona che asin-crona con una struttura che comprende:

a) le domande piú frequenti (faq) e le relative risposte; b) forum di discussione su temi prescelti; c) sondaggi per rilevare le opinioni dei soci su temi prescelti.Il successo del sito/portale a beneficio di tutti esige un impe-

gno comune per crescere insieme in spirito di umiltà e di libertà. Tale impegno richiede di: 1) dedicare un congruo periodo di tempo ogni giorno alla let-

tura e alle risposte della posta elettronica dell’Ucid; 2) dedicare un congruo periodo di tempo ogni giorno alla vi-

sita del sito Internet dell’Ucid.Giovanni Scanagatta

Guiscardo LupiLuca Ferrarese

ATTIVITA’WWW.UCID.IT

Il portale multimediale interattivo e-learning costituisce la parte nuova a sostegno di una formazione continua di tutti i soci per crescere insiemenella responsabilità dello sviluppo per il bene comune

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ATTIVITA’

CID, Unione Cristiana Imprenditori e Dirigen-ti, è un’Associazione privata, nata nel 1947, cheimpegna i propri Soci alla realizzazione del Be-ne Comune mediante comportamenti coerenticon lo spirito evangelico e con gli indirizzi del-la Dottrina Socile della Chiesa Cattolica.

on questo impegno l’UCID pone al servizio del-la comunità civile le esperienze e le cono-scenze che derivano ai propri Soci dalle loroattività imprenditoriali e professionali.

fondamentali princípi etici ispiratori e di rife-rimento che l’UCID ha adottato e che propo-ne a tutti i propri soci sono:

• la centralità della persona, accoltae valorizzata nella sua globalità;• l’equilibrato utilizzo dei beni delCreato, nel pieno rispetto dell’ambien-te, sia per le presenti che per le futuregenerazioni;• il sano e corretto esercizio dell’im-presa e della professione come obbligoverso la società e come opportunità permoltiplicare i talenti ricevuti a benefi-cio di tutti;• la conoscenza e la diffusione delVangelo,applicando le indicazioni idea-li e pratiche della Dottrina Sociale del-la Chiesa;• un’efficace ed equa collaborazionefra i soggetti dell’impresa, promuoven-do la solidarietà e sviluppando la sussi-diarietà.

a queste linee ideali e di impegno deriva una or-ganizzazione composta, a livello nazionale, di cir-ca 4.000 soci. UCID Nazionale è articolata a li-vello territoriale in 15 Gruppi Regionali e 77 Se-zioni Provinciali e Diocesane. L’UCID Nazionalefa parte dell’UNIAPAC, “International Chri-stian Union of Business Executives”.

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ATTIVITA’

AlessandriaAnconaArezzo Ascoli Piceno-San BenedettoAstiBellunoBergamoBiellaBolognaBolzanoBresciaBrescia-ManerbioBrescia -Valle CamonicaBusto Arsizio-Valle OlonaAlto MilaneseCaltanissettaCatanzaroCivitavecchiaComoCosenzaCremaCremonaFermoFerrara

FidenzaFirenzeForlí-CesenaFrosinoneGenovaGorizia-MonfalconeImperiaLa SpeziaLatinaLeccoLodiMacerataMantovaMateraMilanoModenaMonzaNapoliNovaraPadovaParmaPaviaPesaroPiacenzaPordenonePotenzaReggio Calabria

Reggio EmiliaRiminiRomaRovigoSalernoSavonaSondrioTeramoTerniTigullioTivoliTolmezzoTorinoTrentoTerviglioTrevisoTriesteUdineUgentoVareseVenezia-MestreVercelliVeronaVibo ValenziaVicenzaVigevanoViterboVittorio Veneto Rep. S. Marino

Le Sezioni Provinciali e Diocesane

16 Gruppi Regionali85 Sezioni Provinciali e Diocesane4.000 Soci

Gruppo Regionale LombardoGruppo Interregionale Piemonte e Valle d’AostaGruppo Regionale LigureGruppo Regionale Trentino Alto AdigeGruppo Regionale VenetoGruppo Regionale Friuli Venezia Giulia Gruppo Regionale Emilano RomagnoloGruppo Regionale ToscanoGruppo Regionale MarchigianoGruppo Regionale UmbroGruppo Regionale LazioGruppo Regionale CampanoGruppo Interregionale Abruzzo MoliseGruppo Regionale BasilicataGruppo Regionale CalabroGruppo Regionale Siciliano

I Gruppi Regionali

UCID 2005

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TAR. ASSOCIAZIONI SENZA FINI DI LUCRO: POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZ. IN ABBON. POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 2, DCB PADOVA

Unione Cristiana Imprenditori DirigentiPredisenza Nazionale - Via Di Trasone 56/58, 00199 Roma

Tel 06 86323058 - fax 06 86399535 - e.mail: [email protected]