UCID Letter n°2 /2009

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2/2009 LETTER Fare impresa, ovvero investire sulla persona EDITORIALE La grande crisi e il futuro della globalizzazione CRISI FINANZIARIA INTERNAZIONALE Fondamenti morali per una nuova economia DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA I valori etici come presupposto del mercato ETICA E IMPRESA

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L E T T E R

Fare impresa,ovvero investire sulla persona

EDITORIALE

La grande crisie il futuro della globalizzazione

CRISI FINANZIARIAINTERNAZIONALE

Fondamenti moraliper una nuova economia

DOTTRINA SOCIALEDELLA CHIESA

I valori eticicome presupposto del mercato

ETICAE IMPRESA

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Periodico quadrimestrale dell’UCIDUnione Cristiana Imprenditori Dirigenti

Anno XII, 2/2009

Autorizzazionedel Tribunale di RomaN. 437/05 del 4/8/2005

L E T T E R

UCID, Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, èun’Associazione privata, nata nel 1947, che impe-gna i propri Soci alla realizzazione del Bene Comu-ne mediante comportamenti coerenti con lo spiritoevangelico e con gli indirizzi della Dottrina Socile del-la Chiesa Cattolica.Con questo impegno l’UCID pone al servizio dellacomunità civile le esperienze e le conoscenze che de-rivano ai propri Soci dalle loro attività imprendito-riali e professionali.I fondamentali princípi etici ispiratori e di riferimen-to che l’UCID ha adottato e che propone a tutti i pro-pri soci sono:• la centralità della persona, accolta e valorizza-ta nella sua globalità;• l’equilibrato utilizzo dei beni del Creato, nelpieno rispetto dell’ambiente, sia per le presenti cheper le future generazioni;• il sano e corretto esercizio dell’impresa e del-la professione come obbligo verso la società e co-me opportunità per moltiplicare i talenti ricevuti abeneficio di tutti;• la conoscenza e la diffusione del Vange-lo,applicando le indicazioni ideali e pratiche della Dot-trina Sociale della Chiesa;• un’efficace ed equa collaborazione fra i soggettidell’impresa, promuovendo la solidarietà e svilup-pando la sussidiarietà.Da queste linee ideali e di impegno deriva una or-ganizzazione composta, a livello nazionale, di circa4.000 soci. UCID Nazionale è articolata a livello ter-ritoriale in 17Gruppi Regionali e 83 Sezioni Provincialie Diocesane. L’UCID Nazionale fa parte dell’UNIA-PAC,“International Christian Union of Business Exe-cutives”.

U C I D

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Periodico quadrimestrale dell’UCIDUnione Cristiana Imprenditori Dirigenti

Direttore ResponsabileGiovanni Locatelli

RedazioneSegreteria UCID Nazionale

Via della Conciliazione 15 - 00193 RomaTel. 06 86323058 - fax 06 86399535e.mail: [email protected]

site web: www.ucid.it

Anno XII 2/2009

Autorizzazionedel Tribunale di RomaN. 437/05 del 4/8/2005

Sped. in Abbon. Postale - D.L. 353/2003(conv. in l. 27/02/2004 n° 46)art. 1, comma 2, DCB Padova

Progetto graficoEditing

Impaginazione graficaGermano Bertin

TipografiaNuovaGrafotecnica,Via L.daVinci 835020 Casalserugo - PadovaTel.049 643195 - Fax 049 8740592site web: www.grafotecnica.it

ATTIVITA’ 2/2009UCID LETTER

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EDITORIALE

Fare impresa, ovvero investire sulla persona 5

PARTE PRIMA: TEMI GENERALI

I valori etici come presupposto del mercatodi Antonio Marzano 15

Crisi dei mercati e sussidiarietàdi Mons. Giampaolo Crepaldi 17

La dottrina sociale della Chiesa.Fondamenti morali per una nuova economiadi Padre Bonifacio Honings 21

La grande crisie il futuro della globalizzazionedi Giovanni Scanagatta 29

PARTE SECONDA: APPROFONDIMENTI

La carta dei confidiper fronteggiare la crisi del creditodel Riccardo Pedrizzi 33

Uno Stato “assicuratore di ultima istanza”di Giovanni Scanagatta 34

L’emergenza educativadi Gianfranco Vanzini 37La motivazione ad essere socio UCIDdi Alberto Berger 38

Il dollaro resta sovrano?di Emilio Iaboni 40

Progetto “Passo avanti”di Ruggero Cristallo 42

Il Ruanda: un Paese da valorizzaredi Luca Bianchi 45

Algeria: il percorso verso lo sviluppodi Napoiga Mokondji 54

PARTE TERZA: RECENSIONI a cura di Silvia Paoluzzi

• L’enciclica ”Caritas in Veritate” 65• All’insegna dell’etica verso

l’impresa condivisa, di Lucio Marcotullio 69• La responsabilità sociale dell’impresa come

fenomeno emergente, di Stefano Zamagni 70

PARTE QUARTA

Attività Nazionale UCID 73Attività Internazionale UCID 74

SOMMARIO

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EDITORIALE

La costruzionedel Bene Comune spetta,

con responsabilità,a tutti gli uominidi buona volontàe alle loro libereaggregazioni,

mettendo in sinergiadue grandi valori

della Dottrina Socialedella Chiesa per lo

sviluppo umano integrale:la solidarietà

e la sussidiarietà

ATTIVITA’

FARE IMPRESA,OVVERO INVESTIRE

SULLA PERSONA

La crisi che stiamovivendo impone unaprofonda riflessionesui fondamenti delmodello di sviluppo.Al centro deve essercisempre la persona,con i suoivalori di libertà,responsabilità,dignità, creatività

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Apriamo questo numero di UCID Letter con alcune rifles-sioni sulla prima enciclica sociale di Benedetto XVI: “Ca-ritas in Veritate”. L’enciclica, pubblicata il 29 giugno

scorso, alla chiusura dell’anno paolino, si caratterizza per il suoalto valore teologico (dimensione verticale) e per gli insegna-menti rivolti all’uomo che cammina e opera su questa terra as-sieme agli altri uomini (dimensione orizzontale) ma con lo sguar-do rivolto verso Dio.Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non sa nemmeno chi

sia. La dimensione teologica dell’enciclica sullo sviluppo uma-no integrale è sottolineata dal riferimento, nel titolo, alla virtú teo-logale della carità e alla verità che consente all’uomo che la cer-ca di essere libero.L’enciclica di Benedetto XVI conferma, in primo luogo, l’im-

postazione di fondo della Dottrina Sociale della Chiesa e ripro-pone, in secondo luogo, in modo forte, le idee in campo socialesu cui il Santo Padre ha sempre insistito prima di salire al sogliopontificio.La conferma è che la Dottrina Sociale della Chiesa non ha mo-

delli economici da proporre, ma si preoccupa che le costruzionidegli uomini siano rispettose della persona umana, fatta a imma-gine e somiglianza di Dio, con i suoi valori di libertà, responsa-bilità, dignità, creatività.Il secondo punto è un pensiero sempre professato da Papa Rat-

zinger e riguarda il rifiuto della contrapposizione tra Stato e mer-cato come modelli unici e alternativi per lo sviluppo dei popolinella costruzione del Bene Comune.La costruzione del Bene Comune spetta, con responsabilità, a

tutti gli uomini di buona volontà e alle loro libere aggregazioni,mettendo in sinergia due grandi valori della Dottrina Sociale del-la Chiesa per lo sviluppo umano integrale: la solidarietà e la sus-sidiarietà.La crisi che stiamo vivendo impone, secondo l’enciclica, una

profonda riflessione sui fondamenti del modello di sviluppo deipopoli nel quadro dell’economia globale.Costante è il riferimento al valore profetico del messaggio del-

la Populorum progressio di Paolo VI del 1967: «lo sviluppo è ilnuovo nome della pace».Anche questa crisi fa capire, come sempre è avvenuto nella lun-

ga storia dell’uomo, che i fondamenti dello sviluppo duraturonon possono essere solo economici, ma nel contempo culturali,etici e morali.In questo senso, appaiono profetiche le parole pronunciate dal

Cardinale Ratzinger in una conferenza del 1985: «Anche le ener-gie spirituali sono un fattore economico: le regole delmercato fun-zionano solo se esiste un consenso morale di fondo che le sostie-ne».

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Per creareun giusto ordineeconomico in cuiè l’ordine delle cosea dover esseresubordinatoall’ordine delle persone,occorre «lavorareal rinnovamentodella mentalitàe intraprendereprofondi mutamentidella società»

EDITORIALE

ATTIVITA’

L’elemento unificante delle comunità non è pertanto il merca-to, che risulta essere solo il mezzo che consente l’incontro fra per-sone ma “la carità nella verità”, in quanto dono ricevuto da tuttiche unifica e abbatte barriere e confini.È questo il grande insegnamento dell’enciclica sociale di Be-

nedetto XVI che occorre tradurre in scelte concrete a livello mon-diale, puntando su un nuovomodello di sviluppo i cui fondamentivadano oltre lo Stato e il mercato.La maggiore forza a servizio dello sviluppo, secondo Benedet-

to XI, è un umanesimo cristiano che ravvivi la carità e si facciaguidare dalla verità, accogliendo l’una e l’altra come dono per-manente di Dio.La sezione di questo numero della Rivista dedicata ai temi ge-

nerali si apre con la relazione del Presidente del Consiglio Na-zionale dell’Economia e del Lavoro, Prof. AntonioMarzano, pre-sentata in occasione dell’assemblea generale dell’UCID il 20 giu-gno scorso a Firenze.Essa introduce al “leading theme” di questo numero: la stretta

e necessaria connessione tra il mercato e i valori etici.L’impresa è certamente chiamata a produrre profitto, ma la lo-

gica del profitto non può essere fine a sé stessa; è necessario chevalori etici condivisi ne costituiscano il substrato, facendo sí chei soggetti che vi operano riacquistino fiducia nel mercato.Senza tali presupposti, cioè senza fiducia, la grave crisi econo-

mico-finanziaria che stiamo vivendo continuerà a perdurare pro-ducendo danni incalcolabili.Di qui il suggerimento di una “politica per la fiducia”, assieme

alle altre politiche economiche che conosciamo.Mons. Crepaldi, nell’ articolo successivo, afferma che l’economia

non può salvarsi da sé, né appare sufficiente un intervento delloStato per risollevarne le sorti. Per questo è necessario l’incontrotra la luce della fede cristiana e l’operato della ragione.La Chiesa ha fatto e può fare molto sul piano pratico attraver-

so il primario esercizio delle opere di carità.Padre Bonifacio Honings mostra, nel suo contributo, la sinto-

nia tra il piano di risanamento proposto da Lyndon La Rouche,politico e attivista statunitense, da tempo annunciatore di un ine-vitabile collasso dell’economia mondiale, e i princípi che trovia-mo nelle encicliche sociali della Chiesa, a partire dallaRerum no-varum del 1891.Per creare un giusto ordine economico in cui è l’ordine delle

cose a dover essere subordinato all’ordine delle persone, occorre«lavorare al rinnovamento della mentalità e intraprendere profon-di mutamenti della società».Segue il contributo di Giovanni Scanagatta sulla grande crisi

che stiamo vivendo e il futuro della globalizzazione. La crisi at-tuale, a differenza di quella del 1929, non ha avuto origine dal

L’elemento unificantedelle comunitànon è il mercato,che risulta esseresolo il mezzo checonsente l’incontrofra persone ma“la carità nella verità”,in quantodono ricevutoda tutti che unificae abbattebarriere e confini

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Emergenza scuola:una corretta formazionedegli alunni rappresentauna risorsa per il futuro.

Per rinnovaredal profondo la scuolaè necessaria un’azionecongiunta di genitori

e insegnantiper aiutare i giovaniad affrontare il futuro

ATTIVITA’EDITORIALE

È necessariaun’operazione

di ripulitura del mercatoper riportare

in equilibrio il valoredelle passività

con quello delle attività.Per superare la crisiabbiamo bisogno

di piú Europa e di dareun’anima alla

costruzione europea,come ci hanno insegnato

i padri fondatoriAdenauer,

De Gasperi, Schuman

settore reale dell’economia ma da quello finanziario.Secondo Scanagatta, la teoria schumpteriana della “distruzio-

ne creatrice” appare utile per superare la crisi dei giorni nostri.Secondo tale teoria, le imprese vecchie e in crisi devono poter fal-lire per lasciare spazio a quelle nuove, per un diverso modello disviluppo.È necessaria un’operazione di ripulitura del mercato per ripor-

tare in equilibrio il valore delle passività con quello delle attività.Per conseguire tale risultato occorre un intenso lavoro e unamag-

giore unità a livello europeo, le cui istituzioni devono impegnar-si congiuntamente in un programma di ricostruzione e di svilup-po.Per superare la crisi abbiamo bisogno di piú Europa e di dare

un’anima alla costruzione europea, come ci hanno insegnato i pa-dri fondatori Adenauer, De Gasperi, Schuman, di fede cristiana.Ricca di numerosi contributi è la sezione degli approfondi-

menti, aperta dagli articoli di Pedrizzi e di Scanagatta.Tali contributi sono tratti dal libretto preparato in occasione del-

la seconda giornata Wojtyla che si è tenuta a Latina nel mese dimaggio scorso.Il tema è quello della penalizzazione delle nostre piccole e me-

die imprese, in relazione all’accordo di Basilea 2 che prevede nuo-vi metodi di valutazione del merito del credito attraverso il ra-ting. Attualmente, le piccole emedie imprese, le famiglie e ilMez-zogiorno stanno soffrendo un forte razionamento del credito daparte delle banche.Per superare tale fenomeno, che colpisce la parte piú sana del-

la nostra economia, Pedrizzi suggerisce di puntare sullo stru-mento dei confidi.In linea con tale pensiero, Scanagatta sostiene che il Fondo

Centrale di Garanzia delMinistero dello Sviluppo Economico rap-presenti un ottimo strumento per potenziare l’attività dei confidiche operano sul territorio.Segue lo stimolante intervento di Vanzini su uno dei temi cru-

ciali per lo sviluppo futuro del nostro Paese: l’emergenza scuola.Una corretta formazione degli alunni rappresenta una risorsa

per il futuro. È quanto si sta cercando di fare con le attuali rifor-me, riducendo gli sprechi e valorizzando al massimo l’istruzionedalla prima infanzia fino agli studi universitari.Per rinnovare dal profondo la scuola è necessaria un’azione con-

giunta di genitori e insegnanti per aiutare i giovani ad affrontareil futuro.Alberto Berger tratta un tema che ci riguarda da vicino.Perché scegliere di essere socio UCID e condividere le idee e

le linee di pensiero della nostra associazione? La risposta ci vie-ne fornita dal panorama economico di crisi che stiamo vivendo.Per essere buoni imprenditori e dirigenti non è sufficiente crea-

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L’UCID proponeun modello in cuila gestione efficientedell’impresa,sul piano economico,si coniuga con i valoricristiani, al finedi creareil Bene Comunee quindi la giustizia.L’UCID non si limitaa creare modelliimprenditoriali astratti,ma proponeil suo impegno direttoe concreto attraversole “buone pratiche”

re profitto, occorre una costante riflessione sulle motivazioni mo-rali che sorreggono l’attività imprenditoriale.L’UCID propone un modello in cui la gestione efficiente del-

l’impresa, sul piano economico, si coniuga con i valori cristiani,al fine di creare il Bene Comune e quindi la giustizia.L’UCID non si limita però a creare modelli imprenditoriali

astratti, ma propone il suo impegno diretto e concreto attraversole “buone pratiche” che sono state presentate nelle giornateWojty-la e nelle giornate Siri.In questa cornice valoriale dell’UCID acquista particolare si-

gnificato il progetto “Passo Avanti”, coordinato da Ruggiero Cri-stallo, Presidente del gruppo UCID Puglia.Nell’ambito di tale progetto, gli studenti di tre istituti superio-

ri pugliesi hanno analizzato i bilanci di alcune aziende del setto-re tessile-abbigliamento-calzature per comprenderne i criteri digestione e i possibili margini di miglioramento.L’iniziativa pugliese conferma l’impegno dell’UCID nel fon-

damentale settore della formazione dei giovani per il futuro delnostro Paese.Viene offerto in seguito un puntuale intervento di Emilio Iabo-

ni, Presidente della Sezione UCID di Frosinone, sulla sovranitàdel dollaro e sulla proposta cinese di rivitalizzazione dei dirittispeciali di prelievo come mezzo intermediario degli scambi in-ternazionali e riserva di valore.Una proposta, secondo Iaboni, ricca di significato per gli attuali

problemi del sistema monetario internazionale nell’èra della glo-balizzazione, ma inattuabile sul piano pratico.Allo stato attuale, infatti, il dollaro è destinato a mantenere la

sua sovranità, per il piú facile impiego in ogni genere di transa-zione, almeno fino a quando un soggetto (ad esempio il FMI) ini-zi ad agire come market-maker sia per le transazioni private cheper quelle pubbliche, sostenendo il mercato in una prima fase.In chiusura della sezione della Rivista riguardante gli ap-

profondimenti proponiamo due articoli che ci offrono, da diver-se angolazioni, uno spaccato della situazione di due importantiPaesi africani: Ruanda e Algeria.Il Ruanda è uno dei Paesi piú poveri al mondo, ancora profon-

damente segnato dal genocidio del 1994 e fortemente dipenden-te dagli aiuti internazionali. Luca Bianchi descrive la situazionedel Ruanda “da vicino” in quanto inserito nell’ambito di un pro-getto della FAO avente come obiettivo principale l’aumento del-le entrate e gli standard di vita dei piccoli proprietari terrieri del-le zone rurali, puntando a un sistema di produzione agricola piúefficiente, a un maggiore accesso al mercato e a un aumento del-le attività a piú alto valore aggiunto.Differente è la situazione dell’Algeria descritta da Napoiga

Mokondji. Pur in presenza di un elevato debito estero, dai dati ri-

ATTIVITA’

Il Ruanda, inseritonell’ambito di unprogetto della FAOavente come obiettivoprincipale l’aumentodelle entrate egli standard di vitadei piccoli proprietariterrieri delle zone rurali,punta a un sistemadi produzione agricolapiú efficiente, a unmaggiore accessoal mercato e a unaumento delle attivitàa piú altovalore aggiunto

EDITORIALE

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guardanti la scolarizzazione, la sanità, l’occupazione e altre va-riabili, emerge il quadro di un Paese in via di sviluppo che sta la-sciando alle spalle una situazione di notevole povertà, grazie a in-vestimenti mirati soprattutto nel settore delle microimprese conil sostegno del microcredito.La terza parte della Rivista riguarda le recensioni e contiene in

apertura una sintesi della recente enciclica Caritas in Veritate diBenedetto XVI di cui abbiamo parlato nell’apertura dell’edito-riale e alla quale rinviamo.Seguono le recensioni di due contributi sul tema della respon-

sabilità sociale dell’impresa.Il Prof. Lucio Marcotullio ci presenta una visione “dall’inter-

no” della responsabilità sociale dell’impresa attraverso le “buo-ne pratiche” della Brioni Roman Style di Penne (Pescara), doveabbiamo realizzato la prima giornata Wojtyla, che opera nel set-tore dell’abbigliamento.Nella stessa direzione si muove il contributo del Prof. Stefano

Zamagni. La responsabilità sociale dell’impresa si pone comenorma di comportamento per valorizzare la sua dimensione eticache vede nei dipendenti la risorsa strategica per uno sviluppo so-lido e duraturo nel lungo periodo.Il tema della dimensione etica dell’impresa viene affrontato an-

che da Franco Nava, Presidente della Sezione UCID di Milano,nel suo contributo che figura nel volume “Etica anticrisi” (a cu-ra di IvanRizzi, edito da FondazioneBancaEuropea, gennaio 2009).Il titolo dell’intervento di Nava mira direttamente al cuore del

problema. La dignità della persona umana costituisce il presup-posto dell’equilibrio di impresa. Quando i valori morali sono labussola dell’agire umano, essi assicurano un’“anima” al sistemaeconomico e alla sua sostenibilità nel lungo periodo.In chiusura ritroviamo la sezione relativa alle attività naziona-

li UCID (Rapporti con la CEI, con la Presidenza nazionale del-l’Azione Cattolica, con la Consulta Nazionale delle Aggregazio-ni Laicali, la partecipazione alla settimana teologica del Movi-mento Ecclesiale di Impegno Culturale, le iniziative dei singoligruppi regionali e delle sezioni ) e internazionali dell’UCID (in-tensa attività di relazione con UNIAPAC International e UNIA-PAC Europe).

Gli amici della Presidenza nazionale

L’Algeria, pur inpresenza di un elevatodebito estero, dai dati

riguardantila scolarizzazione,

la sanità, l’occupazionee altre variabili,

emerge il quadro di unPaese in via di sviluppoche sta lasciando allespalle una situazionedi notevole povertà,grazie a investimentimirati soprattuttonel settore dellemicroimpresecon il sostegnodel microcredito

ATTIVITA’

La dignità della personaumana costituisceil presupposto

dell’equilibrio di impresa.Quando i valori morali

sono la bussola dell’agireumano, essi assicuranoun’“anima” al sistemaeconomico e alla sua

sostenibilitànel lungo periodo

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THE INTEGRALHUMAN

DEVELOPMENT

The crisis imposesa deep reflectionon the patternsof the development.It cares that themen’s constructionsis respectful of thehuman person,with his values offreedom, creativity,responsibility, dignity

ATTIVITA’

The constructionof the common goodis a task of everyoneof good will andof the human freeassociations,bringing togethertwo great valuesof the Church’s SocialDoctrine for the integralhuman development:solidarityand subsidiarity

Weopen this number of UCID Letter with some reflec-tions on the first Benedict XVI’s social encyclical:“Caritas in Veritate”.

The encyclical, published the last 29 of June, at the close ofPauline year, is characterized by its high theological value (ver-tical dimension) and the teachings directed to the man, whowalks and works on this land together with the other men (hori-zontal dimension), but with his eyes turned towards God.Without God, man doesn’t know where to go and not even

know who he is.The theological dimension of the encyclical about the integral

human development is underlined by the reference in the title, tothe theological virtue of charity and the truth, which allows theman, who look for it, to be free.The Benedict XVI’s encyclical at first confirms the background

of the Church’s Social Doctrine and secondly again, so strong,the ideas in the social field on which the Holy Father has alwaysinsisted before ascending to papal.The confirmation is that the Social Doctrine of the Church doe-

sn’t have economic models to propose, but it cares that the men’sconstructions is respectful of the human person, made in the ima-ge and likeness of God, with his values of freedom, responsibi-lity, dignity, creativity.The second point is a thought always professed by Pope Rat-

zinger and concerns the refusal of the opposition between Stateand market as unique and alternative models for the people’s de-velopment in the construction of the common good.The construction of the common good is a task of everyone of

good will and of the human free associations, bringing togethertwo great values of the Church’s Social Doctrine for the integralhuman development: solidarity and subsidiarity.The crisis we are experiencing imposes, according to the ency-

clical, a deep reflection on the patterns of the people’s develop-ment in the context of the global economy.It’s constant the reference to the prophetic message of “Popu-

lorum Progressio” by Paul VI in 1967: «development is the newname for peace».Also this crisis, as always happened in the long history of man,

suggests that the foundations of sustainable development cannotbe only economic, but at the same time cultural, ethical and mo-ral.In this sense, the Cardinal Ratzinger’s words, said in a lectu-

re in 1985, appear prophetic: «The spiritual energies are an eco-nomic factor too: the market rules work only if there is a moralbackground that supports them».The unifying element of the community isn’t therefore the

market, which is only the instrument that allows people to meet,

EDITORIAL

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but “the charity in truth” as a gift received by everybody, thatunifies and overcomes barriers and borders.It’s that one, the great teaching of the Benedict XVI’s social

encyclical that has to be translated into the concrete choices inthe world, focusing on a new development model which will gobeyond the state and the market.The major force at the service of development, according to

Benedict XVI, is a Christian humanism that revives the charityand is driven by the truth, accepting both of them as a perma-nent God’s gift.The section of this magazine number, devoted to the general

themes, opens with the report of the President of the NationalCouncil for Economy and Labour, Prof. Antonio Marzano, pre-sented at the UCIDGeneral Meeting of the last 20 of June in Flo-rence.It introduces the leading theme of this issue: the close and ne-

cessary connection between the market and the ethical values.The company certainly has the task of producing profit, but the

logic of profit cannot be the only one, we need that the sharedethical values constitute its substrate ensuring that people whowork there regain confidence in the market.Without those conditions, i.e. without trust, the severe econo-

mic and financial crisis, we are experiencing, will continue pro-ducing incalculable damage.Hence the suggestion of a “trust policy”, with the other eco-

nomic policies that we know.Monsignor Crepaldi, in next article, says that the economy can-

not survive by itself, neither seems enough the State’s interven-tion to improve its fortunes.This requires a meeting between the light of the Christian faith

and the work of reason. The Church has done and can do verymuch, in practice, through the exercise of the primary use of cha-rity.Father Boniface Honings shows in his contribution, the har-

mony between the recovery plan proposed by Lyndon Rouch,U.S.A. political and activist long announcer of an inevitable col-lapse of the global economy, and the principles that we find inthe Church’s social encyclicals, starting from Rerum Novarumof 1891.To create a just economic order in which the order of things

must be subordinate to the people’s one, we have to «work onthe renovation of the mentality and take profound changes in thesociety».It follows theGiovanni Scanagatta’s contribution about the great

crisis that we are living and the future of globalization.The current crisis, unlike that of 1929, didn’t originate from

the real sector of the economy but from the financial one.

The unifying elementof the communityisn’t therefore

the market, whichis only the instrumentthat allows people

to meet, but“the charity in truth”

as a gift receivedby everybody,that unifies and

overcomes barriersand borders

ATTIVITA’

To create a justeconomic order

in which the orderof things must besubordinate to the

people’s one,we have to «work on

the renovationof the mentality

and take profoundchanges in the society»

EDITORIAL

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We need a cleaning upof the market to restorethe balance of the valueof liabilitieswith that of activities.To overcome the crisiswe need more Europe,and to give a soul toEuropean construction,as we have learnedby the founding fathersAdenauer,De Gasperi, Schuman,of Christian faith

According to Scanagatta, the Schumpter’s theory of “creativedestruction“ is useful to overcome the crisis of nowadays.According to this theory, the old firms and the ones in crisis

have to fail to make room to the new ones for a different modelof development.We need a cleaning up of the market to restore the balance of

the value of liabilities with that of activities.To reach this result it’s necessary a hard work and a greater

unity in Europe, whose institutions have to jointly engage in aprogram of reconstruction and development.To overcome the crisis we need more Europe, and to give a soul

to European construction, as we have learned by the foundingfathers Adenauer, De Gasperi, Schuman, of christian faith.The deepening section is full of contributions and it’s open by

the Pedrizzi and Scanagatta’s articles.These contributions are taken from the booklet prepared in the

occasion of the “second Wojtyla’s daies” that were held in La-tina in the last May.The issue is the penalization of our small and medium enter-

prises, in relation with the agreement of Basil 2, which providesnew ways of assessing the merits of the credit through the rating.Currently, small andmedium businesses, the families and the Southare suffering a rationing of credit by the banks.To overcome this phenomenon, which affects the healthier part

of our economy, Pedrizzi suggests to focus on the instrument ofoverdrafts.According to this thinking, Scanagatta claims that the Central

Guarantee Fund of the Ministry of Economic Development is agreat way to enhance the activity of overdrafts operating on theterritory.Following the stimulating Vanzini’s article about one of the key

issues for the future development of our Country: the school-emer-gency. A proper training of the students is a resource for the fu-ture. It’s what you're trying to do with the current reforms, re-ducing the wastes and evaluating, to the maximum, the educa-tion from the early childhood until the university.To renew the school from its core it’s necessary a joint action

between parents and teachers to help young people to face thefuture.Alberto Berger deal with a theme that concerns us closely.Why choose to be a UCID member and share the ideas and the

lines of thought of our association?The answer comes from the economic scenario of crisis we are

experiencing.To be good entrepreneurs and managers it’s not enough to

create profit, we need a constant reflection on the moral reasonsthat support entrepreneurial activity.

ATTIVITA’

The school-emergency.A proper training of thestudents is a resourcefor the future. It’s whatyou’re trying to do withthe current reforms,reducing the wastesand evaluating, to themaximum, the educationfrom the early childhooduntil the university.To renew the schoolfrom its core it’snecessary a joint actionbetween parents andteachers to help youngpeople to face the future

EDITORIAL

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UCID is proposing a model where the efficient management ofthe firm, on the economic side, is combined with Christian va-lues in order to create the common good and therefore justice.UCID is not limited to create abstract entrepreneurial models,but suggests its direct and concrete commitment through the “be-st practices” that have been presented during the Wojtyla andSiri’s days.In this frame of the UCID values, acquires special significan-

ce the project “Passo Avanti”, led by Ruggiero Cristallo, Presi-dent of the UCID group of Puglia.Under this project, students of three colleges of Puglia have

analyzed the budgets of some companies in the textile-clothing-footwear sector to understand the criteria for the managementand possible room for improvement.This activity confirms the commitment of the Puglia UCID in

the key area of youth-training of for the future of our Country.After, we can find a specific intervention by Emilio Iaboni,

President of the UCID Section of Frosinone, about the soverei-gnty of the dollar and the Chinese proposal for the revitalizationof special drawing rights as a tool for the international trade andthe store of value.A proposal, according to Iaboni, rich in meaning for the cur-

rent problems of the international monetary system in the era ofglobalization, but unworkable in practice.At present, the dollar is intended to maintain its sovereignty,

for easier use in all types of transactions, as long as a subject(e.g. the IMF) begins to act as a market-maker both for the pri-vate and public transactions by supporting the market as a firststep.At the end of the magazine section regarding the deepening we

propose two articles that offer us, from different angles, a visionof two important African countries: Rwanda and Algeria.Rwanda is one of the poorest countries in the world, still dee-

ply marked by the genocide of 1994 and heavily dependent oninternational aid.Luca Bianchi describes the situation in Rwanda “closely” be-

cause he’s included in a project of the FAO which has the mainobjective of increasing revenue and living standards of small lan-downers in rural areas, focusing on a production system farmingmore efficient, a greater market access and an increase of theactivities with higher added value.Different is the situation in Algeria described by Napoiga

Mokondji.Nevertheless there is present a high foreign debt, from the da-

ta on schooling, health, employment and other variables, thepicture that emerges is the one of a country in the developing thatis leaving behind a situation of great poverty through targeted

UCID is proposinga model where the

efficient managementof the firm, on theeconomic side,

is combined withChristian valuesin order to create

the common good andtherefore justice.

UCID is not limitedto create abstract

entrepreneurial models,but suggests its direct

and concretecommitment throughthe “best practices”

ATTIVITA’

Luca Bianchi describesthe situation in Rwanda

“closely” becausehe’s included in

a project of the FAOwhich has the main

objective of increasingrevenue and livingstandards of smalllandowners in ruralareas, focusing ona production system

farming more efficient,a greater market access

and an increaseof the activities withhigher added value

EDITORIAL

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In Algeria there ispresent a high foreigndebt, from the dataon schooling, health,employment and othervariables, the picturethat emerges is the oneof a country in thedeveloping thatis leaving behinda situation of greatpoverty through targetedinvestments especiallyin the field ofmicro-enterpriseswith the supportof microcredit

investments especially in the field of micro-enterprises with thesupport of microcredit.The third part of the magazine, concerning the reviews, pre-

sents opening a summary of the Benedict XVI’s recent encycli-cal Caritas in Veritate of which we talked at the beginning of theeditorial and that we see.Following the reviews of two contributions on the topic of the

corporate social responsibility.Prof. Lucio Marcotullio presents a vision “from the inside” of

the corporate social responsibility through the “best practices”of the Brioni Roman Style set in Penne (Pescara),working in thefield of clothing, where we have realized the first Wojtyla days.In the same direction moves the contribution of Prof. Stefano

Zamagni.Corporate social responsibility is the rule of conduct to enhan-

ce the ethical dimension in which the employees are seen as astrategic resource for a robust and durable development in thelong term.The theme of the ethical dimension is also addressed by Fran-

co Nava, President of the UCID section of Milan, in his contri-bution that appears in the book “Etica anticrisi” (edited by IvanRizzi, published by the European Bank Foundation, January2009).The title of the Nava’ intervention aims directly at the core of

the problem.The dignity of the human person is the assumption of the firm’s

equilibrium.Whenmoral values are the compass of the human conduct, they

provide a “soul” to the economic system and to its sustainabi-lity in the long term.In closing, we find the section related to the UCID national

activities (Relationship with the CEI, the National President ofCatholic Action, the National Council of the of Lay Aggregations,the participation to the week of theological Ecclesial Movementfor Cultural Engagement, the initiatives of individual regionalgroups and sections) and the UCID international activities(deepcooperation with UNIAPAC International and UNIAPAC Euro-pe).

Friends of the National Presidency

ATTIVITA’EDITORIAL

The dignityof the human personis the assumption of thefirm’s equilibrium.When moral valuesare the compassof the human conduct,they provide a “soul”to the economic systemand to its sustainabilityin the long term

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finiti. Noi siamo qui a dimo-strazione del contrario.Criticare e analizzare con

saggezza significa innanzitut-to riconoscere i meriti del mer-cato, e poi indagarne i limiti.Ho già fatto qualche cenno a

riguardo. Ma soprattutto desi-dero ricordare a noi tutti chel’affermazione dell’economiadi mercato deriva dalla crisi diun sistema politico di suddi-tanza: nel quale, cioè, le con-dizioni di arricchimento o dipovertà dipendevano dalle de-cisioni del potere concentratonelle aristocrazie di pochi.Il destino dei singoli dipen-

deva dai benefici, dagli appog-gi, dagli appannaggi concessisecondo metodi clientelistici.L’economia del mercato na-

sce come aspirazione a un si-stema meritocratico che pre-mia chi rischia, lavora, produ-ce e sanziona gli altri. Politi-camente, spesso si associa alprincipio dell’eguaglianza deipunti di partenza.

I VALORI ETICICOME PRESUPPOSTO

DEL MERCATO

L’azienda deveperseguire il profitto,ma attraversocomportamenti etici.Senza tali presuppostie in assenza di valoricondivisi si perdefiducia nel mercato

TEMI GENERALI

PARTE PRIMA

di Antonio MarzanoPresidente del CNEL (*)

Marzano trae spunto dall’attuale crisi dei mercati per inda-garne i limiti, proporre correttivi, senza mancare di riconoscere i meritidell’economia di mercato. L’azienda è chiamata a perseguire il profitto,ma attraverso il compimento di comportamenti etici, nel rispetto delleregole morali ben esplicate dalla Dottrina Sociale della Chiesa.Senza tali presupposti e in assenza di valori condivisi si perde fiducianel mercato ed esso è destinato a rimanere in stato di crisi.

Marzano, starts from the markets crisis to investigate itslimits, to propose corrective actions but also recognizing the merits ofthe market economy. The firm is called to pursue profit, but throughthe completion of ethical behaviour, respecting the moral rules, well-expressed by the Church’s Social Doctrine. Without these assumptions,and in the absence of shared values we lose the confidence in themarket and it will remain in a state of crisis.

Il progresso economico e ilprogresso sociale non sisvolgono lungo linee conti-

nue nel tempo. Si tratta di pro-cessi che conoscono pause, ral-lentamenti, e anche crisi. Que-ste discontinuità del progressosono anche occasioni di rifles-sione sui fattori che le hanno de-terminate, o gli errori cui por-re rimedio.In questo senso, il progresso

consiste in un apprendimentoattivo, “learning by doing”. Esempre in questo senso, si puòdire che forse, non tutti i malivengono per nuocere.Una crisi grave è in atto, e la

riflessione è in corso.Prevalgono le posizioni cri-

tiche verso il mercato.Sono comprensibili, ma van-

no esaminate con prudenza epossibilmente con senso dellastoria.Per decenni, l’economia di

mercato ha dato sviluppo e oc-cupazione in una misura senzaprecedenti, anche a grandi Pae-si che l’hanno assunta di re-cente.Per decenni, l’alternativa

estrema, l’economia collettivi-sta, ha dato povertà e delusio-ni.La critica piú giustificata,

credo, vada rivolta a quellescuole economico-politiche chehanno sostenuto che il merca-to non ha bisogno né di rego-le, né di interventi, perché siauto-corregge: aggiungendoche questa tesi fosse scientifi-camente provata e quindi in-confutabile.O a coloro che han-no sostenuto che il ciclo, o ad-dirittura la Storia, fossero ormai

ETICA E IMPRESA

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dannosa in quanto ostacolo al-l’iniziativa individuale.Ma la questione non si esau-

risce nel tema delle regola-mentazioni giuridiche.Il tema di fondo è quello del-

le regole morali, dei compor-tamenti etici.E qui bisogna dire che la ri-

flessione degli economisti è damolto tempo in atto.Mi riferisco con ciò alle teo-

rie che pongono la fiducia, lareputazione, il rigore dei com-portamenti alla base dello“scambio”, che è l’atto crucia-le nell’economia di mercato.Dietro la domanda di beni

c’è la fiducia dei consumatorinei confronti del produttore, edietro l’offerta c’è una richie-sta di fiducia. E ciò non solo sulmercato dei beni: anche su quel-lo finanziario e creditizio, ladomanda di credito è doman-da di fiducia e cosí dietro l’of-ferta.Senza fiducia, non ci può es-

sere mercato.Ed esso entra in crisi quan-

do la fiducia è tradita.Allora, i valori etici sono for-

se il presupposto stesso delmer-cato. E lo è un grado soddisfa-cente di coesione sociale, sen-za la quale i meccanismi orga-nizzativi dell’impresa e dellastessa società si trasformano inmeccanismi di conflitto.Nella misura in cui il meri-

to, la fiducia, la coesione sonoinseparabili dall’economia dimercato, allora lo sono i valo-ri etici.Perciò il problema va oltre

la necessità di regolamentazionigiuridiche, della cui necessità

ETICA E IMPRESAPARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ATTIVITA’

Difficile, converremo tutti,realizzare un sistema di per sébasato sul principio etico, al-ternativo all’arbitrio del pote-re.Sopravvivono le caste, i pri-

vilegi ereditali, le corporazio-ni, le lobbies occulte. Ma sonola negazione del mercato.Poi, è evidente, che ilmercato

non può tutto.Con la Rerum Novarum e la

QuadragesimoAnno sappiamoche il profitto è indicatore delbuon andamento di un’aziendama non può essere l’unico pa-rametro. E viva attesa suscita innoi tutti l’annuncio dell’Enci-clica di Benedetto XVI.

Ricordiamo che AdamSmith, il primo teorizzatore delmercato non scrisse solo la“Ricchezza delle Nazioni”, maanche la “Teoria dei sentimen-ti morali”, cioè, trattò del bi-sogno materiale, ma anche del“bisogno di civiltà”.La necessità delwelfare, cioè

di politiche che accompagninocoloro che nella gara restanoindietro, o gli ineguali alla par-tenza, è proposta dagli stessieconomisti del mercato.Gli ineguali sono anche co-

loro che subiscono il possessoaltrui di informazioni determi-nanti - la asimmetria informa-tica - o che subiscono infor-mazioni scorrette - l’azzardomorale - o il potere dei mono-poli.Sono questi limiti delmercato

o della condizione umana?C’è da chiedersi, cioè, se ta-

li ingiustizie non si manifeste-rebbero anche in un ordina-mento economico di tipo sta-talista, forse, con una minoreprotezione, all’“oportet ut scan-dala eveniant”, e aimeccanismia ciò predisposti come una del-le reazioni tipiche del mercato,agli arricchimenti senza meri-to (o peggio)?Le regole, per prevenire e pu-

nire le devianze sono certa-mente indispensabili.Qui, l’arte della politica è sa-

per distinguere le regole ne-cessarie utili alla società e allepersone che ne fanno parte, daquelle che conferiscono pote-re di natura burocratica senzabenefici sociali: una regola-mentazione di questo tipo nonsarebbe solo ingiustificata, ma

Senza fiducia, non cipuò essere mercato.Dietro la domandadi beni c’è la fiduciadei consumatorinei confrontidel produttore, e dietrol’offerta c’è unarichiesta di fiducia.E ciò non solosul mercato dei beni:anche su quellofinanziario e creditizio,la domanda di creditoè domanda di fiducia ecosí dietro l’offerta

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non si discute. Senza valori con-divisi sappiamo che le normepossono restare eluse.E dall’altra parte, quanto piú

sentiti sono i valori etici, tantomeno si sentirebbe la necessitàdi interventi di regolamenta-zioni.La libertà si distingue dal-

l’anarchia proprio perché è re-sponsabilità verso i princípi eti-ci della cultura che connota esostanzia la società cui appar-teniamo.Vi è una domanda crescente

di responsabilità cui corri-sponde un’offerta a sua voltacrescente.Il volontariato, l’impresa so-

ciale (la cui legge istitutiva por-ta anche il mio nome), i codi-ci di autoregolamentazione, ibilanci sociali delle imprese, lasensibilità verso gli stakehol-ders e non solo verso gli sha-reholders sono sintomi di que-sta sensibilità nuova.L’introduzione della “paten-

te etica” cui si impegnano glistudenti di Harvard è un’ini-ziativa densa di significato.Il bisogno di civiltà cresce

nelle nostre società. Facciamoin modo che continui a cresce-re e a diffondersi soprattuttonelle nuove generazioni.

(*) Intervento del Presidente Marza-no in occasione dell’Assemblea UCID del20 giugno 2009 a Firenze.

CRISIDEI MERCATI

E SUSSIDIARIETÀ

La finanza deveessere sussidiariadell’economia realee non viceversa.L’economia non puòsalvarsi da sola:serve anche la lucedella fede cristiana

TEMI GENERALI

CRISI ECONOMICAE MERCATO

PARTE PRIMA

di Mons. Giampaolo CrepaldiArcivescovo di Trieste

Nonv’è dubbio che que-sta crisi finanziaria edeconomica ci interpel-

la in profondità e mentre ci fasentire piú vulnerabili, solleci-ta anche la nostra responsabi-lità. Tutti sentiamo che è mol-to piú che una crisi economicae che richiede un cambiamen-to di rottaI cambiamenti di rotta com-

portano però sempre ben piúdelle semplici politiche econo-miche. Anche il Santo PadreBenedetto XVI si è lasciato in-terrogare dalla crisi economi-ca, su cui è intervenuto spesso.Da ultimo lo ha fatto nel col-

loquio con i sacerdoti romaniil giorno del primo giovedí diquaresima: «Noi dobbiamo de-nunciare questa idolatria chesta contro il vero Dio e la fal-sificazione di Dio con un altrodio, “mammona”. Dobbiamofarlo con coraggio ma anchecon concretezza. Perché i gran-di moralismi non aiutano senon sono sostanziali con co-

L’attuale crisi dei mercati è scaturita in gran parte dallanegazione del principio di sussidiarietà. E’ la finanza a dover essere

sussidiaria dell’economia reale e non viceversa. Mons. Crepaldi auspicain tal senso l’incontro della luce della fede cristiana con l’operatodella ragione. L’economia non può salvarsi da sola e in questo ambitola Chiesa ha fatto e può fare ancora molto sul piano pratico operativoattraverso il primario esercizio delle opere di carità.

The current market crisis especially has arisen from thenegation of the principle of subsidiarity. The finance should be sub-

sidiary of the real economy and not vice versa. Monsignor Crepaldi ho-pes the meeting of the light of Christian faith with the reason. The eco-nomy cannot survive by itself and, in this context, the Church has doneand can do much, on a practical and operational level, through theperformance of the primary works of charity.

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L’economianon si salva da sé,come hanno pensatoper molto tempoi sostenitoridella “mano invisibile”però non può esserenemmeno salvatadalla politica,come sostengono oggii fautori di un nuovointerventismo statale

proprio campo,ma anche la pu-rifica e la rende capace di ri-spondere meglio ai propri im-pegni.Cosí è anche per questa cri-

si economica: le scienze eco-nomiche o politiche fanno laloro parte, che è però insuffi-ciente, come ben prova il fattoche non sono riuscite a preve-dere nulla della crisi attuale.Centinaia di centri di ricerca,

deputati esclusivamente allostudio dei trend finanziari edeconomici non sono stati in gra-do di fornirci una terapia pre-ventiva, sicché il mondo inte-ro ora si trova a dover rincor-rere una crisi che ha colto tut-ti di sorpresa.Evidentemente, «c’è bisogno

anche di un’altra luce che nuo-vamente ci illumini sulla natu-ra dell’economia e a cosa essaserva». Questo però a sua vol-ta richiede che a essere illumi-nata sia prima di tutto la natu-ra della persona e il senso eti-co e religioso, e non solo tec-nico, del suo agire.Benedetto XVI, in un altro

dei suoi interventi sulla crisiche ha fattomolto scalpore, sta-va inaugurando il Sinodo sul-la Parola di Dio, ha detto chesolo la Parola di Dio rimane ineterno mentre tutte le altre ric-chezze passano come dimostrala crisi finanziaria in atto.Non si era trattato di retori-

ca religiosa. La crisi dimostrache l’economia non sa regger-si da sola, senza essere soste-nuta da un sistema valoriale diriferimento che la trascenda,ossia che non sia a sua volta so-lo economico.

E quando questo viene me-no, l’economia non è in grado,da sola, di ricostruirlo. L’eco-nomia non si salva da sé, comehanno pensato per molto tem-po i sostenitori della “mano in-visibile” però non può esserenemmeno salvata dalla politi-ca, come sostengono oggi i fau-tori di un nuovo interventismostatale. Ma su ciò avremo mo-do di tornare.

La crisi ci interpella.

Èda vedersi quindi come unaoccasione, ma occorre soffer-marsi attentamente sul signifi-cato di tale termine.Molti, spe-cialmente i sostenitori della de-crescita e del dopo sviluppo,considerano addirittura benve-nuta questa crisi economica inquanto ci obbligherebbe a ri-vedere molti nostri comporta-menti eccessivamente impron-tati alla crescita, ossia alla pro-duzione e al consumo e non al-la sobrietà e alla salvaguardiadelle risorse.Poiché essi condannano la

crescita in quanto tale vedononella crisi la sconfitta del mo-dello della crescita e l’occa-sione per invertire la rotta ver-so la decrescita. Non è in que-sto senso che io considero la cri-si un ”occasione”.Non nego che la crisi apra

anche interessanti spazi per ra-zionalizzare i nostri comporta-menti economici, come in se-guito dirò, ma non mi sento diplaudire a una crisi che mettein ginocchio lavoratori e fami-glie e impedisce dei seri aiutiai Paesi poveri. Una specie dicinismo ideologico può farci

noscenze della realtà».Proprio per questo egli si è

dato un ulteriore tempo per esa-minare la crisi economica pri-ma di licenziare la sua nuovaenciclica sociale per non faredel moralismo non sostanziatoda conoscenze della realtà.La dottrina sociale della

Chiesa non è un moralismo,non è una serie di desideri eti-ci o di edificanti aspettativeproiettati sulla realtà sociale oeconomica. Essa è l’incontrodella luce della fede cristianacon l’operato della ragione, co-me dice Benedetto XVI nellaDeus Caritas est. La fede ac-cetta quanto la ragione dice nel

ATTIVITA’PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

CRISI ECONOMICAE MERCATO

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La crisi ci obbligaa pensare e

a riprogettare,a darci nuove regole,a trovare nuove formedi impegno, a puntare

sulle esperienze positive,a rigettare

quelle negative.La crisi è occasionedi discernimento

e di nuova progettualità

pensare che è meglio che il si-stema crolli perché sarebbe es-so l’origine vera di tutti i ma-li. La dottrina sociale dellaChiesa sa che esistono le “strut-ture di peccato” e dinamichesociali che talvolta sembranoimporsi alle persone, ma noncrede che esista il “sistema”impersonale e meccanico, inquanto la storia rimane nellemani dell’uomo.Non ci deve guidare quindi

un pessimismo antropologico,ma un realismo della speranza.Tuttavia anch’io ritengo che lacrisi sia un’occasione, non perpuntare alla decrescita, ma perriappropriarsi responsabilmen-te della crescita.La crisi ci obbliga a pensare

e a riprogettare, a darci nuoveregole e a trovare nuove formedi impegno a puntare sulle espe-rienze positive e a rigettarequelle negative. La crisi è oc-casione di discernimento e dinuova progettualità.In questa chiave fiduciosa

piuttosto che rassegnata pensoche essa veramente possa essereun’ opportunità se solo noi vo-gliamo che lo sia. E in questaoccasione un ruolo di fonda-mentale importanza ha da svol-gere la dottrina sociale dellaChiesa. Una chiave di letturamolto illuminantemi viene for-nita dal principio di sussidia-rietà.A ben vedere, la crisi finan-

ziaria è nata proprio dalla ne-gazione di questo principio. Lafinanza dovrebbe essere sussi-diaria all’economia reale e nonviceversa. Le banche e le bor-se dovrebbero essere sussidia-

rie al sistema produttivo e nonviceversa. I mutui casa do-vrebbero essere sussidiari allefamiglie e non viceversa. Leregole e i controlli dovrebberoessere sussidiari a garantire tut-to questo e non funzionali a tut-to questo.Come si vede non è stato ri-

spettato il principio di sussi-diarietà, a livello delle causestesse della crisi. Anche nellerisposte alla crisi, però non sirispetta sempre il principio disussidiarietà. Gli interventi de-gli Stati nel capitale delle gran-di banche o delle grandi im-prese può essere dettato da ra-gioni di urgenza.Rimane comunque preferi-

bile, in linea teorica, fornireaiuti indiretti piuttosto che di-retti. In ogni caso gli aiuti datiin forma diretta dovrebberochiaramente prevedere il ca-rattere di supplenza e di tem-poraneità e non costituire unanuova stabile presenza delloStato nell’ economia.La crisi, allora, è occasione

per ripensare i fondamentalidella finanza, al fine di render-la nuovamente funzionale allaproduzione, come il PontificioConsiglio della Giustizia e del-la Pace ha affermato nella No-ta in vista della Conferenza diDoha sul finanziamento allosviluppo di dicembre 2008.Permettetemi un’ulteriore os-

servazione che mi offre la pos-sibilità di una riflessione suquanto la Chiesa sta facendodavanti alla crisi.Il quadro universale è di una

Chiesa molto impegnata nellacarità, anche nella nostra Italia

le diocesi hanno dato vita a di-verse iniziative per l’aiuto allefamiglie in difficoltà. La stes-sa Conferenza Episcopale Ita-liana, dopo che numerose dio-cesi si erano mosse autonoma-mente, ha fatto proprio il dise-gno complessivo costituendoun fondo di garanzia per piccoliprestiti.In genere ci si appoggia alla

Caritas oppure si cerca d mo-bilitaremaggiormente le realtàistituzionali: enti locali e ban-che prima di tutto.Si tratta di iniziative merite-

voli del nostro plauso, espres-sione di quella carità espres-sione diretta delle strutture ec-

PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ATTIVITA’ CRISI ECONOMICAE MERCATO

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Il cristianesimo non puòessere solo assistenzae aiuto caritatevole.La carità infattinon elimina la giustiziaanzi la rende possibile.Ben vengano allora,le risposte dei cristianialla crisi che non sianorinuncia a pensarein proprio,a progettare in proprio,a organizzare in proprio

no accontentati di dare diretta-mente da mangiare agli affa-mati e da bere agli assetati, mahanno messo in piedi imprese,società dimutuo soccorso, coo-perative di consumo, attivitàproduttive che creano posti dilavoro.Chiamiamola una carità indi-

retta, o estensione sociale dellacarità. Non possiamo pensareche compito nostro sia solo diattivare laCaritasmentre al re-sto dovrebbe pensare lo Stato,il sistema bancario, gli enti lo-cali, le politiche governative ec-cetera. Se pensassimo cosí, vor-rebbe dire aver perso l’idea diuna presenza pubblica del cri-stianesimodentro l’economia elapolitica reale e lo avremmogiàridotto a strumento per lenire leferite una volta che queste sonostate fatte.Ma il cristianesimo ha anche

l’energia per produrre idee chefacciano funzionare l’economiain modo da evitare che le feritesi producano. Anche questa èuna formadi emarginazione: ri-durre il cristianesimo ad assi-stenza diretta ai bisognosi e pri-varlo di un ruolo incisivo sullestrutture organizzative, sui pro-cessi decisionali dell’economiae della finanza.Tornando alla ragione e alla

luce della fede, di cui parlava-mo all’inizio, il cristianesimoha la pretesa di essere neces-sario alla ragione, non perchéesso la privi della sua autono-mia, anzi, con la propria lucedi verità il cristianesimo poneanche alla ragione il problemadella sua verità, le permette diriappropriarsi pienamente di sé

stessa. Ciò vale anche per la fi-nanza e per l’economia allequali la fede cristiana non to-glie niente di quanto è legitti-mamente loro proprio, ma leaiuta ad essere pienamente séstesse.Il cristianesimo non può es-

sere solo assistenza e aiuto ca-ritatevole. La carità infatti nonelimina la giustizia anzi la ren-de possibile. Ben vengano al-lora, le risposte dei cristiani al-la crisi che non siano rinunciaa pensare in proprio, a proget-tare in proprio, ad organizzarein proprio.In conclusione di questomio

intervento vorrei riprendere al-cuni passi della Quadragesimoanno, enciclica scritta da PioXI nel 1931, in piena depres-sione seguita alla crisi del set-tembre 1929. È sorprendentecome questa enciclica, a lungoritenuta ormai datata, mostriinvece oggi una nuova giovi-nezza. Non dobbiamomai con-segnare troppo frettolosamen-te al passato quanto affermanole encicliche sociali.Pio XI diceva che si era al-

lora costituita una «dispoticapadronanza dell’economia inmano di pochi e questi soven-te neppure proprietari ma solodepositari e amministratori delcapitale, di cui essi però di-spongono a loro grado e piaci-mento» (n. 105).Chiaro il riferimento alla nuo-

va classe dei manager. Questoha distrutto il mercato, secon-do Pio XI, e «ad esso è suben-trata l’egemonia economica,l’internazionalismo bancario oimperialismo internazionale del

clesiali che giustamente, comeafferma laDeus caritas est, nonverrà mai meno anche in unaipotetica società perfetta.Se però si limitasse l’azione

della Chiesa a queste forme dicarità diretta, non si darebbe ra-gione del messaggio della dot-trina sociale dellaChiesa e si at-tuerebbeuna lettura riduttivadel-la stessa Deus caritas est. Nonpossiamo infatti dimenticare1’obbligo, non solo di esercita-re queste forme di aiuto direttoa chi è nel bisogno,maanche al-tre forme che passano attraver-so la creazione di “opere”.Da sempre, nei momenti di

difficoltà, i cristiani non si so-

ATTIVITA’PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

CRISI ECONOMICAE MERCATO

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denaro per cui la patria è dovesi staBene” (n. 109). Chiari, quii riferimenti allo strapotere del-la finanza e alla sua completamancanza di responsabilità. Se-condo Pio XI si era arrivati aquesto per tre motivi.Il primo, attualissimo anche

per noi, è la bramosia dei faci-li guadagni sicché costoro, «conla sfrenata speculazione fannosalire e abbassare i prezzi se-condo il capriccio e l’aviditàloro» (n. 132).Il secondo, anche questomol-

to attuale per noi, è la colpa deilegislatori: «Le disposizionigiuridiche ordinate a favorire lacooperazione dei capitali, men-tre dividono la responsabilitàe restringono il rischio del ne-goziare, hanno dato ansa allapiú biasimevole licenza e sot-to la coperta difesa di una so-cietà che chiamano anonima sicommettono le peggiori ingiu-stizie e frodi» (n. 132).Il terzo, relativo alla dimen-

sione culturale della crisi: «...ne nacque una scienza econo-mica separata dalle legge mo-rale; e per conseguenza allepassioni umane si lasciò libe-ro il freno. Quindi avvenne chein molto maggior numero diprima furono quelli che non sidiedero piú pensiero di altroche di accrescere ad ogni costola loro fortuna» (n. 133).Una lettura in profondità que-

sta di Pio XI e, fatta la tara peri legami con il suo momentostorico, molto istruttiva ancheper noi. Come si vede la dot-trina sociale della Chiesa nonha soluzioni da proporrema haancora molto da dire.

FONDAMENTIMORALI PER UNA

NUOVA ECONOMIA

Il piano di La Roucheper un risanamentoeconomico basatosui fondamentimorali espressidalla dottrinasociale della Chiesa

di Padre Bonifacio Honings (*)ex Decano di Teologia Morale,Pontificia Università Lateranense

Damolti anni LyndonLaRouche, non solo haannunciato il collasso

globale del sistema economico,ma, allo stesso tempo, ha indi-cato,molto saggiamente, la pos-sibilità di una soluzione glo-bale.È davvero un peccato che

egli, per molti anni, sia statocome un profeta che gridavanel deserto. La realtà delle co-se a livello finanziario va sem-pre piú nella direzione che ave-va indicato nella sua visionedei segni dei tempi. Da quan-do i Clintoniani hanno conqui-stato gran parte della futurasquadra di governo del Presi-denteObama, ci sonomotivi diottimismo.LaRouche è, in un certo sen-

so, parte di quella squadra, peri legami con essa e in partico-lare per la credibilità di cui co-mincia a godere per la corret-tezza della sua previsione sul

DOTTRINA SOCIALEDELLA CHIESA

Lyndon La Rouche, da tempo annunciatore di un inevitabile col-lasso dell’economia mondiale, propone un piano di riforma e rinnovamentoper uscire dalla crisi basato su una intensa cooperazione tra Stati Uniti,Cina, Russia e India al fine di riorganizzare il sistema economico. Il pianodi La Rouche risulta particolarmente interessante poichè la dimensione eco-nomico-finanziaria, si interseca con un programma di risanamento basatosugli stessi fondamenti morali espressi dalla dottrina sociale della Chiesa,al fine di creare un giusto ordine economico e una configurazione socialepiù umana completamente focalizzata sullo sviluppo integrale di tuttigli esseri umani.

Lyndon la Rouche, from a long time announcer of an inevitablecollapse of the global economy, proposes a plan of reform and renewal toovercome the crisis, based on an intensive cooperation between UnitedStates, China, Russia and India in order to reorganize the economic system.The La Rouche’s plan, is particularly interesting because the economic andfinancial dimension, intersects with a rehabilitation program based on thesame moral foundations expressed by the Church’s social doctrine, in orderto create a just economic order and a more human social configuration,completely focused on the development of all the human beings.

TEMI GENERALI

PARTE PRIMA

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Nella dinamicadella propria fede, in cuilo Spirito Santo riempiel’intera terra con la suaguida, la Chiesa devefarsi portavocedelle richieste edei desideri dellapopolazione, per coglierei veri segni della presenzadi Dio e dei suoi piani.La fede indirizza lo spiritoverso le soluzioniche corrispondonoalla dignità dell’umanità

cembre 2008, a Nuova Delhi,La Rouche ha sottolineato chela soluzione alla disintegrazio-ne finanziaria globale, iniziatanel luglio del 2007, è dar vitaa un’alleanza tra Quattro Po-tenze per sottoporre il sistemamondiale a una riorganizza-zione fallimentare, poiché nonc’è sufficiente denaro o ric-chezza per ripagare i trilioni didollari di titoli derivati tossici.Perciò, la misura piú urgen-

te è sottrarre l’economia mon-diale a questa bolla dei deriva-ti finanziari. Il futuro del mon-do dipenderà da come il mon-do guarderà per prima cosa al-l’Asia, dove si trova la que-stione piú grande, la crisi piúgrave. In India il 63% della po-polazione vive in estrema po-vertà; in Cina e in altri Paesiasiatici rileviamo situazioni si-mili.Si prospetta l’esplosione di

crisi sociale. Perciò, a menoche non si trovi una prospetti-va di sviluppo efficace per l’A-sia, non avremo molta speran-za per il resto del mondo. Per-ciò è molto importante che gliStati Uniti, che sono la chiavedella soluzione a motivo dellaloro Costituzione, si uniscanoalle principali nazioni euro-asiatiche: Russia, Cina e In-dia(1).Prima di passare al mio in-

tervento sui fondamenti mora-li del piano di La Rouche, se-condo la dottrina sociale dellaChiesa, voglio rendere chiari imotivi del mio interessamentoalla questione, in qualità di teo-logo morale.Prima di tutto, perché una

conoscenza approfondita e so-luzioni appropriate a questioniconcernenti i diversi campi del-l’economia, della politica, del-la vita sociale, della scienza,della filosofia e della religionesono importanti.Nella sua enciclica Fides et

Ratio (Fede e Ragione), Gio-vanni Paolo II si appella ai fi-losofi affinché «abbiano il co-raggio di recuperare, sulla sciadi una tradizione filosofica pe-rennemente valida, le dimen-sioni di autentica saggezza e diverità, anche metafisica, delpensiero filosofico»(2).Nella dinamica della propria

fede, in cui lo Spirito Santoriempie l’intera terra con la suaguida, la Chiesa deve farsi por-tavoce delle richieste e dei de-sideri della popolazione, percogliere i veri segni della pre-senza di Dio e dei suoi piani.Dopo tutto la fede, non solo

illumina ogni cosa con lucenuova, ma illustra anche la sal-vezza di Dio con speciale ri-guardo alla pienezza della vo-cazione umana.In questo modo la fede indi-

rizza lo spirito verso le soluzioniche corrispondono alla dignitàdell’umanità. Ecco perché en-trambe le due ali della Fede edella Ragione sono, non soloutili, ma anche necessarie perla dottrina sociale della Chie-sa. Il piano di La Rouche con-tiene un’ala di questa dottrinasociale, e perciò conviene in-dagare sui fondamentimorali ditale piano.Inoltre, ed è il mio secondo

motivo, le cause della crisimon-diale prevista da La Rouche e,

piú grande crollo finanziariodella storia moderna, che è orain corso. Riassumerò breve-mente il suo piano.

Il piano di La Rouche

La principale misura a livel-lo internazionale è di stabilireuna cooperazione tra Stati Uni-ti, Russia, Cina e India. QuestiPaesi devono lanciare insiemeuna generale riforma del siste-ma monetario e finanziario in-ternazionale, poiché, senza que-sto tipo di riforma, non c’è pos-sibilità di evitare quelli che di-venterebbero dei “nuovi seco-li bui”.Nel suo discorso del 5 di-

ATTIVITA’PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

DOTTRINA SOCIALEDELLA CHIESA

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ATTIVITA’PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

buzione della ricchezza. Si la-sciavano i lavoratori al loro de-stino, completamente impotentidi fronte ai loro spietati datoridi lavoro e all’avida competi-zione incontrollata. In moltiPaesi era proibito ai lavoratoridi organizzarsi, cosí che l’au-torità del forte potesse regnaresuprema.Tale stato di cose non solo de-

vasta l’ordine economico, maha come inevitabile conse-guenza, che i lavoratori saran-no sempre piú insoddisfatti e re-sisteranno apertamente.La corrente del “socialismo

scientifico” diKarlMarx si pre-senta come una soluzione ba-

rale sociale, il fondamentomo-rale del piano di La Rouche stanella lettura dei segni dei tem-pi e nelle corrispondenti solu-zioni proposte dalla dottrinasociale della Chiesa. Comin-cerò con i segni dei tempi e lesoluzioni proposte nellaRerumNovarum di Leone XIII del 15maggio 1891.

1) LA RERUM NOVARUM

L’enciclica di LeoneXIIIRe-rumNovarum divenne la primaMagna Charta dell’impegnodella Chiesa per l’ordine so-ciale in costruzione. Un buonsunto di questa prima letterapapale richiede di spendere al-cune parole sul contesto stori-co in cui papa Leone XIII vis-se e che lo ha motivato a scri-vere quel documento.Era un periodo di oscurità,

di radicali rivoluzioni in àmbi-to economico e politico. La fi-losofia materialistica del libe-ralismo sembrava onnipotente.Grazie ai progressi tecnici sibeneficiava di una espansionesenza precedenti della produ-zione.La nozione piú comune in

economia era che è tutto ungioco di necessarie forze dellanatura e che non c’è alcun col-legamento tra legge morale edeconomica. In economia si de-ve esclusivamente cercare ilproprio vantaggio, attraverso ilquale le reciproche posizionidegli individui in àmbito eco-nomico sono specificate solodalla suprema legge della li-bertà. Tuttavia questa libertàautomatica del mercato nonconduceva a una giusta distri-

soprattutto, le soluzioni da luiproposte, riguardano la dignitàdi tutta l’Umanità, corrispon-dono alla giusta lettura e allagiusta interpretazione dei se-gni dei tempi a livello econo-mico e politico mondiale.Sui segni dei tempi, Paolo

VI e i 2.000 Padri del ConcilioVaticano II, dichiararono nel1965: «Il popolo di Dio credeche a guidarlo sia lo Spirito delSignore che riempie il mondointero. Mosso da questa fede,esso cerca di discernere neglieventi, nei bisogni e nelle aspi-razioni che condivide con altriuomini del nostro tempo, quel-li che possono essere i segnidella presenza o del disegno diDio. La fede getta nuova lucesu tutte le cose e fa conoscerein pieno l’ideale cheDio ha sta-bilito per l’uomo, guidando co-sí la mente verso soluzioni chesono pienamente umane. Per-ciò, per portare avanti il suocompito, la Chiesa ha la re-sponsabilità di leggere nei se-gni dei tempi e di interpretarlialla luce del Vangelo. In un lin-guaggio intellegibile a tutte legenerazioni, dovrebbe esserecapace di rispondere alle do-mande sempre ricorrenti chegli uomini pongono sul signi-ficato della vita presente e diquella futura e su come l’una ècorrelata all’altra. Dobbiamoessere consci e comprendere leaspirazioni, i desideri, e glispesso drammatici avvenimentidel mondo in cui viviamo»(3).Secondo questa autentica di-

chiarazione del Vaticano II, ilmiglior modo di illustrare, co-me insegnante di teologia mo-

I Padri del ConcilioVaticano II, dichiararononel 1965: «Il popolo diDio crede che a guidarlosia lo Spirito del Signoreche riempie il mondo

intero. Mosso da questafede, esso cerca di

discernere negli eventi,nei bisogni e nelle

aspirazioni che condividecon altri uominidel nostro tempo,

quelli che possono esserei segni della presenzao del disegno di Dio

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DOTTRINA SOCIALEDELLA CHIESA PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ATTIVITA’

sata sul collettivismo, la com-proprietà di tutti i mezzi di pro-duzione. Il rimedio appare peg-giore della malattia. In questatriste e drammatica situazionedel mondo dei lavoratori il Pa-pa elabora sistematicamente ladottrina sociale della Chiesa.All’inizio Leone XIII forni-

sce alcune ragioni del perché lasoluzione proposta dal sociali-smo svantaggi i lavoratori. Laprincipale ragione è il rifiutodella proprietà privata.Naturalmente Dio ha dato la

Terra a tutta l’umanità perchéne usasse e ne godesse, ma ciònon implica il rifiuto della pro-prietà privata, al contrario mo-

versario di questa enciclica, il14maggio 1961; egli dice ai la-voratori cattolici: «[...] questaenciclica non parla di una ma-teria di normale oggetto papa-le, per esempio incoraggiarealla religiosità e alla devozio-ne cristiana, ma parla teoreti-camente e praticamente del la-voro di tutti, che mette l’ener-gia umana, braccia testa e cuo-re, corpo e anima a serviziodella vita e dello sviluppo del-l’intero mondo»(4).Questa risposta prova che le

fondamenta etiche della solu-zione riguardante le questionidei segni dei tempi dellaRerumNovarum, sono anche la basedel piano di La Rouche, dalmomento che questo è basatosui diritti naturali di ogni esse-re umano creato a immagine diDio. Questo argomento antro-pologico, come prova delle fon-damentamorali del piano di LaRouche, è ancor piú accentua-ta nella lettera enciclica di Pa-pa Pio XI.

2) LA DOTTRINA SOCIALENELLA QUADRAGESIMUS ANNUS

Pio XI, il Papa dell’AzioneCattolica e dell’apostolato deilaici, dichiarò che la sua enci-clica, quaranta anni dopo l’ap-parizione della Rerum Nova-rum, si basava sul rinnovamentodell’ordine sociale e sul suocompimento in consistenza conl’insegnamento del Vangelo.Per seguire la successiva co-

struzione dell’ordine econo-mico sociale e politico, la no-stra attenzione va ai grandi cam-biamenti che hanno avuto luo-go sin dall’epoca dellaMagna

stra una comprensione piúprofonda della natura umana.È nelle abilità intellettuali

dell’uomo scegliere le cose cheegli trova piú utili per la curadelle proprie necessità, e nonsolo per il qui e l’oggi, ma an-che per il futuro. Pertanto l’uo-mo non ha diritto solo ad ave-re i frutti della terra, ma anchela terra stessa.Dopo essersi riferito a diver-

si testi dell’Antico eNuovoTe-stamento, Leone XIII scrive:«In generale il ricco e il dato-re di lavoro devono ricordareche né le leggi divine, né quel-le umane permettono di sfrut-tare a proprio vantaggio i bi-sognosi e gli sfortunati e di fa-re profitti dall’impotenza deglialtri».Un testo dell’Antico Testa-

mento conferma molto forte-mente la fondazione etica diquesta soluzione basata sulleali della ragione e della fede:«Non desiderare la moglie al-trui, né la sua casa, né la sua ter-ra, né la sua serva, né il suobue, né il suo asino, né alcun-ché appartenga a lui». (Dt 5,21).L’intera umanità può perciò,non solo concludere che al-l’interno della legge naturalesi possono trovare le fonda-menta della distribuzione di tut-ti i beni, ma può essere d’ac-cordo che leggi civili, che de-rivano la propria forza dallalegge naturale confermino i di-ritti naturali e li proteggano an-che infliggendo delle punizio-ni.Ecco un importante discorso

di PapaGiovanni XXIII, in oc-casione del settantesimo anni-

È nelle abilitàintellettuali dell’uomoscegliere le coseche egli trova piú utiliper la cura delle proprienecessità, e non soloper il qui e l’oggi,ma anche per il futuro.Pertanto l’uomonon ha diritto soload avere i fruttidella terra,ma anche la terra stessa

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ATTIVITA’PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

cora piú importante, con parti-colare attenzione ai problemi alivello mondiale.«Benché dunque la santa

Chiesa abbia innanzi tutto ilcompito di santificare le ani-me e di renderle partecipi deibeni di ordine soprannaturale,essa è tuttavia sollecita delleesigenze del vivere quotidianodegli uomini, non solo quantoal sostentamento e alle condi-zioni di vita, ma anche quantoalla prosperità e alla civiltà neisuoi molteplici aspetti e se-condo le varie epoche»(5).Caratteristica della lettera en-

ciclica di PapaRoncalli è la suaattenzione all’ordine socio-eco-

continuare a basarsi sul capitalee sul lavoro, ma solo a condi-zione che si crei un sistema or-dinato, organizzato da un com-mercio regolato, come prescri-ve la giustizia sociale. In altreparole, da una parte c’è bisognodi una reazione ai cambiamen-ti da parte del socialismo, dal-l’altra, maggiore giustizia so-ciale è richiesta al capitalismo.La dottrina sociale della

Chiesa sottolinea esplicita-mente la visione cristiana: «Unavera cooperazione unita versol’unico Bene Comune è possi-bile solamente quando tutti igruppi dell’intera società sonoprofondamente consci del fat-to che tutti sonomembri di unagrande famiglia, che tutti sonofigli dello stesso Padre Cele-ste, che essi sono tutti insiemeun solo corpo in Cristo secon-do le parole dell’Apostolo: “cisonomoltemembra, ma un so-lo corpo” (1 Cor 12,20), cosíche quando un membro soffre,tutte le altre membra soffronocon essa (Rom 12,35)».Nel piano di La Rouche co-

me soluzione all’esplosione del-la crisi sociale ed economica,abbiamo le stesse fondamentamorali, in quanto, a meno chenon abbiamo una prospettivadi efficiente sviluppo per l’A-sia, non abbiamo molta spe-ranza per il mondo in genera-le.

3) LA DOTTRINA SOCIALENELLA MATER ET MAGISTRA

Nella dottrina sociale di Pa-paGiovanni XXIII questo fon-damento etico è presente in spe-cial modo, ma, e questo è an-

Charta di Leone XIII. Comeappaiono le cose quaranta an-ni dopo?Il sistema capitalistico ha

completamente saturato le re-lazioni sociali ed economichedi coloro che sono ai margini.Costoro prendono parte ai suoivantaggi, ma soprattutto ai suoisvantaggi e carenze.Pio XI pone speciale atten-

zione all’accumulazione di ca-pitale che creava una concen-trazione di potere illimitato euna dispotica predominanzanelle mani di pochi. Questaconglomerazione di capitale epotere causava una lotta per ilpredominio, che non teneva inalcun conto la morale. Il siste-ma capitalistico si è trasfor-mato in una sorta di dittaturaeconomica.Piú avanti vedremo che il fon-

damento morale della soluzio-ne data dalla dottrina socialedella Chiesa è ancora il fonda-mento morale del piano di LaRouche.Per aggirare sia l’individua-

lismo che il comunismo, è as-solutamente necessario un one-sto e corretto giudizio sull’in-dividuo e sul carattere socialedel capitale e del lavoro. I rap-porti reciproci, sostenuti dal-l’amore cristiano per il prossi-mo, devono essere organizzatisecondo le leggi di una giusti-zia stringente.La libera concorrenza e spe-

cialmente il settore economicodevono essere effettivamentesottomesse all’autorità stataledal momento che questa ri-sponde al Bene Comune.Il sistema economico può

La dottrina socialedella Chiesa sottolinea

esplicitamente:«Una vera cooperazioneunita verso l’unico Bene

Comune è possibilesolamente quando

tutti i gruppi dell’interasocietà sono

profondamente conscidel fatto che tutti sonomembri di una grandefamiglia, che tutti sono

figli dello stesso Padre ...un solo corpo in Cristo

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L’insegnamento socialedella Chiesadeve, piú che mai,avere a cuoreun giusto ordineeconomico e unaconfigurazione socialepiú umana,completamentefocalizzatasullo sviluppo integraledi tutti gli esseri umani

e a livello internazionale, in ri-ferimento ai Paesi con diversogrado di sviluppo sociale edeconomico».Qual è dunque la soluzione

offerta dalla dottrina socialedella Chiesa a questa richiestadi maggiore giustizia econo-mica ed equità sociale in tuttoil mondo?Diverse linee guida tendono

verso un graduale e armoniososviluppo in economia. I conta-dini stessi hanno bisogno dicoltivare, la maggior parte del-la loro prosperità, usando l’a-vanzamento della scienza, del-la meccanica, della chimica edella biologia.Una forte richiesta è la soli-

darietà e la mutua cooperazio-ne cosí che i contadini possa-no essere equiparati al settoreindustriale.A questo punto Papa Ron-

calli sottolineava che il piú gran-de problema dei tempi moder-ni èmolto probabilmente quel-lo delle relazioni tra Paesi eco-nomicamente sviluppati e Pae-si in via di sviluppo; i primi so-no ricchi, i secondi soffronoscarsità.«La solidarietà che lega tut-

ti gli esseri umani e li fa mem-bri di un’unica famiglia impo-ne alle comunità politiche, chedispongono di mezzi di sussi-stenza a esuberanza, il doveredi non restare indifferenti difronte alle comunità politichei cui membri si dibattono nel-le difficoltà dell’indigenza, del-la miseria e della fame, e nongodono dei diritti elementaridella persona»(6).Il fondamento morale se-

condo la dottrina sociale dellaChiesa è sempre piú evidente:abbiamo bisogno di una piúgrande e piú efficace solida-rietà mondiale.In un discorso del 3 maggio

1960, Giovanni XXIII disse:«Noi tutti insieme abbiamo laresponsabilità delle popolazio-ni meno sviluppate».L’insegnamento sociale del-

la Chiesa deve, piú che mai,avere a cuore un giusto ordineeconomico e una configura-zione sociale piú umana, com-pletamente focalizzata sullosviluppo integrale di tutti gliesseri umani.Dopo il ConcilioVaticano II,

la Chiesa si rende conto, ancorpiú chiaramente e profonda-mente, di ciò che chiede il Van-gelo di Gesú Cristo: aiutare inogni dimensione l’integrale svi-luppo di tutti. Io penso, senzaesagerazione, che il piano diLa Rouche denoti una solida-rietàmondiale dagli stessi fon-damenti morali.

4) LA DOTTRINA SOCIALENELLA POPULORUM PROGRESSIO

La fondazione di una parti-colare responsabilità comuneera una delle principali preoc-cupazioni di Papa PaoloVI nel-la sua enciclicaPopulorumPro-gressio.Montini insegna, con grande

cura e profonda preoccupazio-ne, che, in questo vitale puntodi svolta nella storia, è crucia-le agire nella solidarietà conentrambe le ali della fede e del-la ragione. Chiunque conoscail piano di La Rouche per que-sto punto di svolta della storia,

nomico nella sua completezzae per tutte le persone. Vengo-nomenzionati alcuni problemimondiali: primo fra tutti il pro-blema agricolo.È una delle piú pressanti que-

stioni di giustizia riparare il bi-lancio economico e sociale tradue aree della società umana,quella industriale e quella agri-cola. «Lo sviluppo storico cimostra sempre piú chiaramen-te che debba essere raggiuntoun adempimento delle doman-de di giustizia e equità, non so-lo tra lavoratori e industriali,ma anche tra diversi territorieconomici e tra zone piú fortie piú deboli dello stesso Paese

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Lo sviluppo integraledi tutti, richiedela liberazione

dall’ingiustizia e dallapovertà, dalla miseria,

dalle malattie edall’ignoranza.L’intera umanitàha diritto a una

piú larga porzionedelle ricchezze della

civiltà, cosa che includeil diritto alle loroqualità umane

e la realizzazionedel loro pieno sviluppo

sa anche come il fondamentomorale dell’ordine globale so-cio-economico della Populo-rum Progressio è anche il fon-damentomorale del suo piano.La dimensione globale è, sia

perMontini che per LaRouche,il punto centrale delle questio-ni sociali ed economiche. Perentrambi lo sviluppo integraledi tutti, richiede la liberazionedall’ingiustizia e dalla povertà,dalla miseria, dalle malattie edall’ignoranza.L’intera umanità ha diritto a

una piú larga porzione dellericchezze della civiltà, cosa cheinclude il diritto alle loro qua-lità umane e la loro continuarealizzazione del loro pieno svi-luppo. PapaMontini pone l’at-tenzione, come dato di base,allo sviluppo completo di ogniuomo, di tutto l’uomo e di tut-ti gli uomini.Dalmomento che ogni uomo

è membro della società, il suosviluppo è un obiettivo condi-viso. Erede delle precedenti ge-nerazioni, la popolazione delnostro tempo ha il dovere dimostrare, a livello globale, unasolidarietà degna dell’uomo, laquale, anche se i progetti di svi-luppo richiedono tecnici in nu-mero ogni giorno crescente, habisogno di persone pensanti an-cor piú sagge e intelligenti.Piú chemai abbiamobisogno

di persone che ricerchino unnuovo umanesimo in cui ognu-no sia capace, da solo e tutti in-sieme, di passare da condizio-ni di vita meno umane a piúumane. Ogni programma vol-to all’aumento della produzio-ne deve contemporaneamente

aiutare la persona umana.In ogni modo, lo sviluppo

deve procedere in maniera ar-monica, facendo sí che l’equi-librio cruciale sia mantenuto.Anche qui le due ali della fe-

de e della ragione devono pre-venire l’ambiguità dello svi-luppo, armonizzando la desti-nazione universale dei beni edella proprietà personale; anchela tentazione della violenza de-ve essere disarmata.L’attuale situazione va af-

frontata con grande energia, losviluppo integrale richiede scel-te coraggiose che implicano unrinnovamento fondamentale.In questomodo la ragione ri-

sponderà alle aspettative dellagente e la fede garantirà la par-tecipazione dello Spirito San-to giacché è «il fermento evan-gelico che ha suscitato e susci-ta nel cuore umano un’esigen-za incoercibile di dignità»(7).

CONCLUSIONI

Giungendo in conclusione al-la specifica ragione per la qua-le la dottrina sociale della Chie-sa è il fondamento morale delpiano di La Rouche, occorrenotare come, a dispetto di lo-devoli sforzi, le condizioni del-l’umanità sono notevolmentepeggiorate a livello mondiale.La responsabilità di questo peg-gioramento ricade in specialmodo su coloro che detengonoil potere economico e politico.Inoltre bisogna denunciare

l’esistenza di meccanismi eco-nomici, finanziari e sociali che,anche se gestiti da persone,spesso funzionano quasi auto-maticamente, accentuando in

questo modo la situazione diricchezza per alcuni e di po-vertà per gli altri.NellaPopulorumProgressio,

Paolo VI previde già che sottoquesto sistema sarebbe au-mentata la ricchezza dei ricchie sarebbe rimasta la povertà deipoveri. Una prova di questa pre-visione è stata l’apparizione delcosiddetto Quarto Mondo.Nel suo pensiero La Rouche

previde il piú grande crash fi-nanziario della storia moder-na. La sua soluzione per evita-re quella che diventerebbe una“nuova epoca buia”, è la for-mazione di una alleanza tra lequattro potenze suddette per

PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ATTIVITA’ DOTTRINA SOCIALEDELLA CHIESA

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PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ATTIVITA’

sottoporre il sistema mondialea riorganizzazione fallimenta-re.Per sottolineare il fonda-

mento etico della dottrina di LaRouche, da parte della dottri-na sociale della Chiesa, citoquello che Giovanni Paolo II,venti anni dopo la PopulorumProgressio, ha dichiarato nellasua enciclica Sollicitudo ReiSocialis.Alla domanda sul perché ab-

bia acquisito una dimensioneglobale, Wojtyla risponde:«perché l’esigenza di giustiziapuò essere soddisfatta solo suquesto stesso piano. Disatten-dere tale esigenza potrebbe fa-

ta sociale, è e deve essere prin-cipio, soggetto e fine di tutte leistituzioni sociali. Poiché la vi-ta sociale non è qualcosa diesterno all’uomo, l’uomo cre-sce in tutte le sue capacità epuò rispondere alla sua voca-zione attraverso i rapporti congli altri, la reciprocità dei ser-vizi e il dialogo con i fratel-li»(10).Nella sua soluzione, LaRou-

che pone particolare attenzio-ne all’interdipendenza tra lapersona e la società.Ma c’è an-cora piú attenzione, e questo èmolto importante, ai semprepiú stretti vincoli dell’interdi-pendenza umana, e alla lorodiffusione in tutto il mondo.Infatti dall’interdipendenza

sempre piú stretta ed estesasi almondo intero deriva che il Be-ne Comune - cioè l’insieme diquelle condizioni della vita so-ciale che permettono tanto aigruppi, quanto ai singoli mem-bri di raggiungere la propriaperfezione piú pienamente epiú speditamente - oggi viep-piú diventa universale, inve-stendo diritti e doveri che ri-guardano l’intero genere uma-no. Pertanto ogni gruppo devetener conto dei bisogni e dellelegittime aspirazioni degli altrigruppi, anzi del Bene Comunedell’intera famiglia umana.L’ordine sociale pertanto e il

suo progresso debbono semprelasciar prevalere il bene dellepersone, poiché l’ordine dellecose deve essere subordinatoall’ordine delle persone e nonl’inverso, secondo quanto sug-gerisce il Signore stesso quan-do dice che il sabato è fatto per

vorire l’insorgere di una tenta-zione di risposta violenta daparte delle vittime dell’ingiu-stizia, come avviene all’origi-ne di molte guerre…».Al contrario, in un mondo

diverso, dominato dalla solle-citudine per il BeneComune ditutta l’umanità, ossia dallapreoccupazione per lo «svi-luppo spirituale e umano di tut-ti», anziché dalla ricerca delprofitto particolare, la pace sa-rebbe possibile come frutto diuna «giustizia piú perfetta tragli uomini»(8).Perciò sono convinto che la

dottrina di La Rouche sia la ri-sposta, a livello mondiale, alladomanda di giustizia e trovi ilsuo fondamento etico già nel-la dottrina sociale della RerumNovarum cosí come GiovanniPaolo II dichiara nella Cente-simus Annus: «La commemo-razione della Rerum Novarumnon sarebbe adeguata, se nonguardasse pure alla situazionedi oggi.Già nel suo contenuto il Do-

cumento si presta a una taleconsiderazione, perché il qua-dro storico e le previsioni ivi de-lineate si rivelano, alla luce diquanto è accaduto in seguito,sorprendentemente esatte»(9).Secondo la dottrina sociale

della Chiesa il fondamentomo-rale denota in special modo:«Dal carattere sociale dell’uo-mo appare evidente come il per-fezionamento della personaumana e lo sviluppo della stes-sa società siano tra loro inter-dipendenti. Infatti, la personaumana, che di natura sua ha as-solutamente bisogno d’una vi-

In un mondo diverso,dominato dallasollecitudineper il Bene Comunedi tutta l’umanità, ossiadalla preoccupazioneper lo «sviluppo spiritualee umano di tutti»,anziché dalla ricercadel profitto particolare,la pace sarebbe possibilecome frutto di una«giustizia piú perfettatra gli uomini»

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Il mondo economico-finanziario dopo aver affrontato la gran-de crisi del 1929 si trova ora a fronteggiare una nuova crisi, profonda-mente diversa da quella passata, in quanto scaturita, non dal settorereale dell’economia ma da quello finanziario. Per uscire dalla crisi oc-corre tenere presente la teoria Schumpteriana, secondo la quale è ne-cessario ”ripulire il mercato” utilizzando lo strumento delle procedureconcorsuali per determinare il fallimento delle “bad banks” al fine di ri-portare in equilibrio il valore delle passività con quello delle attività.

The economic-financial world having faced the great crisis of1929, is now facing a new crisis, profoundly different from the past, asit resulted, not from the real sector of the economy but from the finan-cial one. To overcome the crisis we have to keep in mind the Shumpe-ter’s theory, which is necessary to "clean up the market" using the toolof the selection procedures for determining the failure of "bad banks",in order to restore the balance between the value of liabilities with theone of the activities.

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l’uomo e non l’uomo per il sa-bato (Mt 2, 27).Quell’ordine è da sviluppa-

re sempre piú, deve avere perbase la verità, realizzarsi nellagiustizia, essere vivificato dal-l’amore, deve trovare un equi-librio sempre piú umano nellalibertà.Per raggiungere tale scopo

bisogna “lavorare al rinnova-mento della mentalità e intra-prendere profondi mutamentidella società»(11).

(*) Riportiamo il testo dell'interven-to alla Conferenza Internazionale del-lo Schiller Institute, a Rüsselsheim, 21-22 febbraio 2009, di Padre BonifacioHonings, teologo, ex Decano di Teo-logiaMorale della Pontificia UniversitàLateranense. La traduzione italiana èa cura di Aureliano Ferri.

1) “LaRoucheBriefs IndianLea-ders on New Credit System”, EIR,26 Dicembre 2008, Vol. 35, n. 50,pp. 28-33.2) Giovanni paolo II, EnciclicaFide et Ratio, 14 settembre 1998.3) Costituzione Pastorale sullaChiesa nel MondoModerno,Gau-dium et Spes.4) OsservatoreRomano, 14mag-gio 19615) Mater et Magistra, 2.6) Mater et Magistra, 144.7) Populorum Progressio, 32.8) Sollicitudo Rei Socialis, 10.9) Gaudium et spes, 25.10) Gaudium et spes, 25.11) Gaudium et spes, 26.

LA GRANDE CRISIE IL FUTURO DELLA

GLOBALIZZAZIONE

Per uscire dalla crisiè necessario“ripulire il mercato”con le procedureconcorsuali,per eliminarele “bad banks”

di Giovanni ScanagattaSegretario Generale UCID

Un grande economistaaustriaco, J. A. Schum-peter, sosteneva che una

delle forze fondamentali checonsentono al capitalismo dipassare da periodi aurei a pe-riodi di grandi crisi senza esseredistrutto è il fatto che le im-prese possono fallire, dandoorigine alla famosa “distruzio-ne creatrice”.Molti economisti sono d’ac-

cordo con questa interpreta-zione e ritengono che una del-le cause principali per cui i si-stemi collettivistici sono cadu-ti è perché le imprese non po-tevano fallire.Si tratta di un grande inse-

gnamento da tenere presenteper fare uscire il sistema eco-nomico e finanziario mondia-le dalla profonda crisi in cui èprecipitato.Occorre innanzi tutto pre-

mettere che la natura della cri-si che stiamo vivendo è profon-damente diversa da quella del1929.

TEMI GENERALI

PARTE PRIMA CRISI FINANZIARIAINTERNAZIONALE

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Il sistema si puòrigenerare e ripartireper un nuovo svilupposolo facendo funzionarecorrettamente gli istitutidelle procedureconcorsuali (pensiamo alconcordato preventivocon cessione dei beni),riportando in equilibrioil valore delle passivitàcon quello delle attività

Essendo diversa la natura del-le due crisi, gli strumenti peruscirne non possono essere glistessi.Ciò premesso, il sistema si

può rigenerare e ripartire per unnuovo sviluppo solo facendofunzionare correttamente gliistituti delle procedure concor-suali (pensiamo al concordatopreventivo con cessione dei be-ni), riportando in equilibrio ilvalore delle passività con quel-lo delle attività.

LE FASI DELLA CRISIE I PROVVEDIMENTI ADOTTATI

PER FRONTEGGIARLA

Riassumiamo i passaggi del-la crisi e i provvedimenti pre-si:a) la crisi prende avvio nel-

l’estate del 2007 con i mutuisubprime; le banche america-ne hanno concesso volumienormi di finanziamento allefamiglie per l’acquisto dell’a-bitazione senza sufficienti ga-ranzie, in vista di grandi profittiattuali e attesi connessi alla con-tinua ascesa dei prezzi delle ca-se, in presenza di tassi di inte-resse bassi e decrescenti per lapolitica di moneta a buon mer-cato; un uso quindi sempre piúpericoloso della leva finanzia-ria data dalla seguente relazio-ne: Roe = Roi + (Roi - i) Lev;doveRoe rappresenta il rendi-mento del patrimonio investi-to; Roi il rendimento dell’in-vestimento; i il tasso di inte-resse pagato sul debito; Lev laleva finanziaria come rapportotra mezzi patrimoniali propri eindebitamento. Un esempio:dato un Roi del 10%, un tasso

di interesse del 5% e una levapari a 5, il Roe diventa pari al35%,ma sale addirittura al 60%con una leva finanziaria pari adieci. Le banche che concedo-no i mutui non li tengono neipropri bilanci ma li cartolariz-zano, cedendoli a società vei-colo che a loro volta emettonoobbligazioni come fonte di fi-nanziamento. Tali obbligazio-ni vengono vendute in tutto ilmondo. Il loro rimborso è na-turalmente legato al regolarepagamento delle rate deimutui,comprensive di capitali e inte-ressi, da parte delle famiglieche li hanno ottenuti.b) Il rialzo dei tassi di in-

teresse nel 2008 da parte dellaFederal Riserve degli Stati Uni-ti aggrava fortemente la situa-zione perchémette in difficoltàmolte famiglie americane (mi-lioni), beneficiarie dei mutuisubprime; il mercato delle ca-se viene dominato dalle vendi-te necessarie per i realizzi, conun’inversione dei prezzi checominciano una forte discesa;i valori subiscono una falcidiae mettono in crisi tutto il siste-ma per l’incontrollabile svi-luppo dell’effetto contagio checoinvolge tutta la catena.c) Per fronteggiare la cri-

si la Federal Reserve cominciaa iniettare nel sistema grandiquantità di moneta e abbassaprogressivamente i tassi di in-teresse; si tratta in sostanza diuna rincorsa, di cui non si co-nosce la fine, tra la creazionedimoneta esogena (BancaCen-trale) e quella di moneta endo-gena e di mezzi finanziari tos-sici (innovazione finanziaria),

Quella del 1929 è stata unacrisi nata nel settore reale del-l’economia che ha poi deter-minato il crollo delle borse, percause che alcuni economisti(vedi Keynes) hanno attribuitoal sottoconsumo e altri al so-vrainvestimento (vedi Hayek).La crisi dell’inizio del terzo

millennio è invece partita dalsettore finanziario, estrema-mente piú complesso di quel-lo tra le due guerre mondiali intermini di operatori, mercati estrumenti finanziari (innova-zione finanziaria) e fortemen-te accelerato dalla presenza del-le tecnologie dell’informazio-ne e della comunicazione.

ATTIVITA’PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

CRISI FINANZIARIAINTERNAZIONALE

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UCID Letter • 2/2009

Questa crisi ècompletamente diversada quella del 1929.

Occorrono altri approccie altri strumenti.

Bisogna prima risistemareil settore finanziario,

da dove è partita la crisi,ripulendo il mercato.

Quello che occorre fareprima di tutto è separare

le mele buonedalle mele marce,

creando delle bad bankse facendole poi fallire

di cui non si conosce l’entità,da parte del sistema finanzia-rio; si tenga inoltre presenteche tutto questo meccanismoartificioso di trasferimento delrischio a livello globale, gra-zie alla potentissima pervasi-vità delle tecnologie del-l’informazione e della comu-nicazione, ha origini per oltrel’85% in due soli centri finan-ziari: Wall Street e la City diLondra. Gran parte del mecca-nismo si fonda sui fondamen-ti, fallaci in tempo di crisi, del-la teoria del portafoglio, per cuidividere il portafoglio in dueattività rischiose è meno ri-schioso rispetto alla detenzio-ne di un portafoglio con un’u-nica attività, ciò nell’ipotesi diuna correlazione inversa tra irendimenti delle due attività ri-schiose.d) La moneta esogena

(moneta creata dalla banca cen-trale) non può continuare a rin-correre la moneta endogenacreata dalle banche e dagli in-termediari finanziari attraversoi derivati che raggiungono l’in-credibile cifra di 12,5 volte ilreddito mondiale. La base mo-netaria della Banca della Ri-serva Federale degli Stati Uni-ti, pari a circa 800 miliardi didollari prima della crisi, dap-prima raddoppia e poi vienemoltiplicata per tre.Per quanto riguarda l’Italia,

i provvedimenti finora presi ri-guardano il decreto legge anti-crisi n.185 del 29 novembre2008, convertito in legge N.2/2009 con modifiche, gli in-terventi per gli ammortizzato-ri sociali e il Decreto Legge In-

centivi in corso di conversione.Ecco una breve selezione:1) social card per le fami-

glie con redditi bassi;2) interventi a favore dei

mutui ipotecari a tassi di inte-resse variabili; accollo da par-te dello Stato della parte di ra-ta che eccede il costo del 4%annuo di interesse;3) interventi a favore del-

le banche con la possibilità disottoscrizione di obbligazionisottoscritte dal Tesoro con trevincoli: firma di un protocollod’intesa con il Tesoro con im-pegni di erogazione del credi-to e tassi adatti alle piccole emedie imprese e alle famiglie;adozione di un Codice Etico;istituzione di Osservatori pres-so le Prefetture per il monito-raggio dei nuovi crediti con-cessi alle piccole e medie im-prese e alle famiglie;4) rifinanziamento del

FondoCentrale di Garanzia perle piccole e medie imprese eper le imprese artigiane fino aun massimo di 450 milioni dieuro, di cui il 30% a favore deiconfidi;5) incentivi fiscali per il

rientro in Italia di ricercatoriche lavorano all’estero;6) crediti d’imposta per le

spese di ricerca e sviluppo;7) ammortizzatori sociali.

UNA SOLUZIONE ETERODOSSAPER LA CRISI

Le politiche economiche, fi-nora messe in campo dai variPaesi per fronteggiare la crisi,sono eminentemente di stampokeynesiano di sostegno alla do-manda.

Si tratta di politiche che simuovono sulla stessa linea diquelle prese per il superamen-to della crisi del 1929.Come si è detto all’inizio,

questa crisi è completamentediversa da quella del 1929 e oc-corrono pertanto altri approc-ci e altri strumenti. Bisogna pri-ma risistemare il settore finan-ziario, da dove è partita la cri-si, ripulendo il mercato.Quello che occorre fare pri-

ma di tutto è separare le melebuone dallemelemarce, crean-do delle bad banks e facendo-le poi fallire.Si tratta, in sostanza, di ap-

plicare il principio schumpte-

PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ATTIVITA’ CRISI FINANZIARIAINTERNAZIONALE

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La crisi attualeha creato una fortediscontinuità conil passato per cuiil mondo che abbiamodavanti sarà del tuttodiverso da quelloa cui ci siamo abituati.Nel nuovo scenariopotrebbe aumentarel’integrazione economicae sociale tra grandi areeche condividono nellasostanza cultura, storia,religione, dotazione e costidei fattori di produzione

b) lo smobilizzo da partedelle banche degli asset tossi-ci consente alle banche stessedi riprendere l’erogazione dinuovi crediti, interrompendo ilrazionamento che colpisce so-prattutto, come nel caso dell’I-talia, le piccole e medie im-prese, le famiglie e il Mezzo-giorno; tale azione può essererafforzata con un’iniezione dicapitale pubblico nelle banchesenza assumere il controllo delcapitale delle banche stessec) i Tesori degli Stati ce-

dono a una bad bank gli assettossici acquistati; la bad bankcede a sua volta al mercato, aiprezzi che in esso si formeran-no, gli asset tossici. Terminatal’operazione, la bad bank vie-ne liquidata con il passaggiodelle disponibilità realizzate sulmercato ai Tesori che hannocondotto l’operazione di ripu-litura.

CONCLUSIONI

Si ritiene che la crisi attualesia tale da creare una forte di-scontinuità con il passato percui il mondo che abbiamo da-vanti sarà completamente di-verso da quello a cui ci siamoabituati.Nel nuovo scenario potrebbe

aumentare l’integrazione eco-nomica e sociale tra grandi areeche condividono nella sostan-za cultura, storia, religione, do-tazione e costi dei fattori dellaproduzione, sistemi del welfa-re e cosí via.Quindi un’accelerazione del-

l’integrazione tra grandi areeeconomiche le cui differenzeal loro interno siano meno for-

ti di quelle sperimentate con laglobalizzazione.Continueranno naturalmente

a esistere relazioni importantitra grandi aree economichemondiali, piú omogenee al lo-ro interno, secondo quanto cihanno fatto vedere i processidi globalizzazione, ma conmaggiore gradualità.È possibile in questo modo

affrontare meglio la secondagrande sfida a cui si trova difronte l’umanità all’inizio delterzo millennio, indicata dalCompendio della Dottrina So-ciale della Chiesa pubblicatonel 2004 dal Pontificio Consi-glio della Giustizia e della Pa-ce.Cosí si legge nelCompendio

a pag. 8: «Una seconda sfida èposta dalla comprensione e dal-la gestione del pluralismo del-le differenze a tutti i livelli: dipensiero, di opzionemorale, dicultura, di adesione religiosa, difilosofia dello sviluppo umanoe sociale».In questa visione, grande de-

ve essere il ruolo dell’EuropaUnita perché per superare lacrisi occorre molta più Europadi quanto possiamo vedere og-gi, a partire da quella politica.Il nostro futuro deve ritorna-

re, com’è giusto che sia nellemani degli uomini giusti, comeè avvenuto all’indomani dellaseconda guerra mondiale gra-zie ai Padri Fondatori Cristia-ni che hanno dato un forte con-tenuto morale alla ricostruzio-ne e allo sviluppo.

riano che consente al sistemacapitalistico di sopravvivere inmezzo alle tempeste e di rina-scere, grazie alla volontà di ri-pulire il mercato, quanto è ne-cessario, attraverso gli istitutidelle procedure concorsuali.Ciò significa, in sostanza, ri-

portare in equilibrio il valoredelle passività con quello del-le attività.In termini concreti, i passag-

gi da realizzare dovrebbero es-sere i seguenti:a) i Tesori degli Stati ac-

quistano gli asset tossici dallebanche, diciamo al 50% del lo-ro valore nominale, e li paganocon titoli del debito pubblico;

ATTIVITA’PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

CRISI FINANZIARIAINTERNAZIONALE

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La forma giuridica del con-sorzio o della cooperativa, in-fatti, è funzionale all’obiettivodi riunire per un determinatoscopo imprenditori e coopera-tive, al fine di fornire una ri-sposta “solidaristica” alle con-dizioni di mercato dei capitalidifficili soprattutto per le im-prese diminori dimensioni pro-prio quando le crisi congiun-turali ne affievoliscono le ca-pacità finanziarie.L’attività di garanzia collet-

tiva dei fidi si concretizza nel-la presentazione di garanzie dicarattere mutualistico in favo-re delle imprese consorziate osocie operanti nei diversi set-tori economici, quali artigia-nato, commercio, agricolturaal fine di favorirne e il finan-ziamento da parte delle ban-che.I rilevanti cambiamenti del-

lo scenario economico-finan-ziario, l’ampliamento dei mer-cati, la necessità di soddisfarein maniera piú flessibile i bi-

LA CARTADEI CONFIDI

Lo strumento deiconfidi, che si basasulla prestazione digaranzie di caratteremutualisticoalle piccole e medieimprese, servea favorireil credito bancario

APPROFONDIMENTI

PARTE SECONDA

di Riccardo PedrizziPresidente Sezione UCID di Latina

CRISI DEL CREDITO

La definizione dell’ac-cordo di Basilea2 fu ac-compagnata in Italia,

come in altri Paesi, da un vi-vace dibattito, incentrato suipossibili rischi legati all’in-troduzione dei nuovi requisi-ti patrimoniali minimi dellebanche.Occorre riconoscere oggi, in

piena crisi finanziaria, che lepreoccupazioni che animaro-no quel dibattito, erano tutt’al-tro che infondate, soprattuttoper le imprese di minori di-mensioni che avrebbero potu-to trovare una maggiore diffi-coltà nell’accesso al credito evedersi applicato un aumentodel costo dello stesso.Inoltre in Basilea 2 si intra-

vedevano già ulteriori proble-mi a causa del cosiddetto ef-fetto “prociclicità”, ossia il ri-schio che nelle fasi di reces-sione il peggioramento dei ra-ting delle imprese portasse a unrazionamento del credito e, diconseguenza, a un ulteriorepeggioramento della congiun-tura economica.Cosa che puntualmente sta

accadendo in questo periodo.Diventa perciò strategico il

sostegno delle nostre PMI at-traverso quello strumento che,anche negli ultimi provvedi-menti governativi è stato nonsolo utilizzatoma anche raffor-zato: i consorzi di garanzia deifidi rappresentano un esempiorilevante della capacità auto-or-ganizzativa e solidaristica diun settore strategico dell’eco-nomia italiana come quello del-le piccole emedie imprese e ar-tigiane.

Come previsto, in seguito all’accordo di Basilea 2, le impresedi minori dimensioni stanno trovando maggiore difficoltà nell’accessoal credito bancario. Come porre rimedio a tale fenomeno? SecondoPedrizzi, occorre puntare sullo strumento dei confidi che si basa sullaprestazione di garanzie di carattere mutualistico alle piccole e medieimprese per favorirne il finanziamento da parte delle banche.

As expected, following the Basel 2 agreement , the smallerfirms are finding greater difficulty in accessing bank credit. How toremedy this problem? According to Pedrizzi, you must focus on theinstrument of overdrafts that is based on the performance of a mutualassurance for small and medium enterprises to facilitate the financingby the banks.

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Il Fondo Centrale di garanzia per le piccole e medie impresesi configura come un ottimo strumento per risolvere le difficoltà diaccesso al credito da parte delle piccole e medie imprese, penalizzatedall’impianto di Basilea 2. Esso interviene come garante di tali impresenei rapporti con banche e intermediari finanziari. In particolare si riscon-tra un forte incremento delle operazioni di microcredito a favore dellanascita di microimprese, soprattutto nelle Regioni del Mezzogiorno,in relazione anche alle maggiori percentuali di intervento del Fondo.

The Central Guarantee Fund for small and medium enter-prises is an excellent tool for solving the difficult access to credit bysmall and medium enterprises penalized by the agreement of Basil2. It acts as the guarantor of such businesses, in dealing with banksand financial intermediaries. In particular, there is a sharp increasein microcredit operations in favour of the creation of small enterpri-ses, especially in regions of Southern Italy, also in relation to themajor percentage of the Fund’s intervention .

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sogni finanziari delle piccole emedie imprese, hanno eviden-ziato la necessità di moderniz-zare anche il sistema com-plessivo dei confidi e altresí didelineare puntualmente il qua-dro giuridico di riferimento delsettore.Alcuni dati e riferimenti al si-

stema delle piccole e medieimprese possono dare il giustorilievo al fattore strategico delfinanziamento esterno delleaziende: la componente del de-bito bancario continua a co-prire oltre i tre quarti del fab-bisogno, né si può dire supe-rata l’intensità della tradizio-nale correlazione inversa tradipendenza dal credito banca-rio e dimensione d’impresa: lepiccole sono le piú esposte al-le scelte del sistema bancario.Per questo il legislatore ita-

liano varò, anche per iniziati-va di chi scrive, una “leggequadro” dei Confidi (legge n.326 del 24.11.2003), che co-stituisce per tali organismiun’importante opportunità dimodifica e di rafforzamentostrutturale, organizzativo e ope-rativo.

UNO STATO

“ASSICURATOREDI ULTIMA ISTANZA”

Il Fondo Centraledi garanzia per lepiccole e medieimprese si configuracome un ottimostrumento perl’accesso al credito

di Giovanni ScanagattaSegretario Generale UCID

Sul piano generale, l’im-pianto del Basilea 2 pe-nalizza il nuovo: la na-

scita di nuove imprese che co-stituiscono la base di un nuo-vo sviluppo basato su un di-verso modello di specializza-zione piú competitivo.Le nuove imprese non han-

no storia né bilanci e dovreb-bero essere valutate sulla basedella validità dei loro pro-grammi sul piano tecnologico,produttivo e di mercato e del-la redditività futura. L’impian-to del Basilea 2 poggia invecesu valutazioni eminentementefinanziarie basate sui bilancipassati.La fissazione di regole rigi-

de e automatiche per la valuta-zione del merito del credito ir-rigidisce il sistema e depoten-zia le capacità soggettive di va-lutazione, indispensabili so-prattutto nei momenti di fortiaggiustamenti strutturali del si-

APPROFONDIMENTI

PARTE SECONDAIMPRESA, CREDITOE MEZZOGIORNO

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Il Fondo di garanzia,la cui finalitàistituzionale è

il miglioramentodell’accesso al creditodelle piccole e medieimprese, rappresentaun valido strumentodi politica industrialee di incentivazionedello sviluppo del

tessuto imprenditoriale

stema economico. Il raziona-mento del credito e la selezio-ne avversa per le nuove impre-se potrebbero per questo esse-re estesi.Qui c’è largo spazio per in-

terventi di politica economicae, in particolare, di politica perl’impresa come sta avvenendocon lo strumento a favore delcapitale di rischio del Ministe-ro dello Sviluppo Economico afavore degli investimenti tec-nologici di imprese di nuova odi recente costituzione.Lo strumento principe è rap-

presentato dal Fondo Centraledi garanzia per le piccole eme-die imprese, per compensaregli effetti negativi di Basilea 2sull’accesso al credito delle pic-cole imprese.Fondamentale è l’operatività

del Fondo nel sostegno alla dif-fusione del capitale di rischioe alla nascita di nuove impre-se, rispondendo alle nuove esi-genze di Basilea 2 in termini dimaggiore capitalizzazione delnostro sistema industriale.Il Fondo di garanzia per le

piccole e medie imprese, ope-rativo dal dicembre 1999, è unostrumento che ha suscitato econtinua a suscitare un cre-scente interesse sia da parte del-le imprese sia da parte di ban-che e confidi, soprattutto alla lu-ce dell’entrata in vigore dellenuove procedure di Basilea 2.Il Fondo interviene a favore

di operazioni finanziarie (fi-nanziamenti, prestiti parteci-pativi e partecipazioni al capi-tale di rischio) concesse allepiccole emedie imprese da ban-che, intermediari finanziari di

cui all’art. 107 del Testo Uni-co Bancario e SFIS (SocietàFinanziaria per l’Innovazione elo Sviluppo).È inoltre prevista la contro-

garanzia del Fondo a favoredelle garanzie prestate dai Con-fidi e dai fondi di garanzia dicui all’art. 106 del Testo Uni-co bancario.Una rapida analisi sulle sue

caratteristiche e potenzialitàpuò risultare utile per com-prendere le ragioni per le qua-li il Fondo di garanzia, la cui fi-nalità istituzionale è il miglio-ramento dell’accesso al credi-to delle piccole e medie im-prese, rappresenta un validostrumento di politica industrialee di incentivazione dello svi-luppo del tessuto imprendito-riale:• le procedure per la ri-

chiesta sono piuttosto snelle;l’iter istruttorio è relativamen-te semplice ed è previsto untermine massimo di due mesiper l’ammissione alla garan-zia.• Qualunque operazione

finanziaria, purché finalizzataall’attività di impresa, può ac-cedere all’intervento del Fon-do, con evidenti effetti in ter-mini di diversificazione dei pro-dotti finanziari destinati alleimprese e di programmazionedegli investimenti.• Il Fondo interviene sia

secondo le regole e lemodalitànotificate e autorizzate dallaCommissione Europea, sia co-me nel caso di operazioni fi-nanziarie a breve termine o difinanziamenti a medio-lungotermine a fronte di investimenti

già avviati o di liquidità o diconsolidamento di passività abreve nell’àmbito del regime“de minimis” di cui al Regola-mento CE n. 69/2001. In en-trambi i casi, l’intensità age-volativa, in termini di Equiva-lente Sovvenzione Lordo, ri-mane sempre piuttosto conte-nuta (i livelli massimi raggiuntinon superano il 2% dell’inve-stimento a fronte del quale èconcessa l’operazione finan-ziaria garantita e tale valore,anche in termini assoluti, è bas-so).• La garanzia del Fondo

è cumulabile sia sulla stessaoperazione, entro determinati li-

PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

ATTIVITA’ IMPRESA, CREDITOE MEZZOGIORNO

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La distribuzionegeografica degli importigarantiti vede il primoposto del Nord conil 53% del totale,seguito dal Sud conil 33% e il Centrocon il 14%.Gli importi garantitiin base ai settoridi attività economicaindicano il primo postodell’industria conil 64%, seguita dalcommercio con il 25%e dai servizi con l’11%

cita, incondizionata e irrevo-cabile e, soprattutto, a “primorischio”. Da ciò discende che,in caso di inadempienza, i sog-getti richiedenti potranno riva-lersi sul Fondo di garanzia pergli importi garantiti dallo stes-so, anziché continuare a perse-guire l’impresa debitrice (ilFondo di garanzia, nell’effet-tuare il pagamento, acquisirà ildiritto di rivalersi sull’impresainadempiente per le somme daesso pagate). Ciò è molto im-portante per l’esposizione del-le banche, trattandosi di unagaranzia pubblica, con coeffi-ciente di ponderazione pari a ze-ro. Ciò si traduce in un conse-guente sensibile miglioramen-to delle condizioni di accessoalle fonti di finanziamento e inuna sensibile riduzione dei tas-si di interesse a carico delle im-prese.Alla fine del 2006, sono qua-

si 30 mila le operazioni am-messe alla garanzia del Fondo,per un totale di importi accol-ti pari a oltre 6 miliardi di eu-ro e di importi garantiti di ol-tre 3 miliardi di euro.La distribuzione geografica

degli importi garantiti vede ilprimo posto del Nord con il53% del totale, seguito dal Sudcon il 33% e il Centro con il14%.Gli importi garantiti in base

ai settori di attività economicaindicano il primo posto del-l’industria con il 64%, seguitadal commercio con il 25% edai servizi con l’11%.La distribuzione degli im-

porti garantiti per tipologie dioperazioni colloca al primo po-

sto la controgaranzia con il60%, seguita dalla garanzia di-retta con il 39% e dalla coga-ranzia con l’1%. Gli importigarantiti per operazioni a me-dio e lungo termine incidonoper il 77%del totale e quelli peroperazioni a breve termine peril 23%.Degne di nota sono infine le

operazioni del Fondo a favoredelle operazioni di microcre-dito, con riferimento sia alleimprese esistenti che a alle nuo-ve imprese.Si stanno sviluppando inmo-

do interessante le operazioni dimicrocredito a favore della na-scita di microimprese, soprat-tutto nelle Regioni del Mezzo-giorno, in relazione anche allemaggiori percentuali di inter-vento del Fondo.L’avvio di nuove attività so-

stenute dal microcredito nelleregioni del Mezzogiorno, so-prattutto da parte dei giovani,costituisce un fenomeno inte-ressante per frenare la fuga del-le energie migliori, condizionifondamentale per un solido svi-luppo dell’area nel lungo pe-riodo.È diffusa la valutazione che

l’entrata in vigore del nuovoaccordo di Basilea creerà pro-blemi per l’accesso al creditoa circa il 60% delle impreseitaliane, soprattutto di piccoledimensioni e di quelle operan-ti nel Mezzogiorno.

miti, con altre garanzie pub-bliche, sia sullo stesso investi-mento, con altri regimi di aiu-to (nel limite dell’intensità age-volativa massima fissata dal-l’Unione Europea). Ne derivache il ricorso alla garanzia delFondo nulla osta a che l’im-presa o l’investimento benefi-cino di ulteriori agevolazioni.• La Legge Finanziaria

2005 ha previsto che, con de-creto di natura non regolamen-tare del Ministro delle AttivitàProduttive, la garanzia del Fon-do venga adeguata alle nuoveregole di “Basilea 2”. Pertantola garanzia rilasciata dal Fon-do è attualmente diretta, espli-

ATTIVITA’PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

IMPRESA, CREDITOE MEZZOGIORNO

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la. «La scuola deve ritrovare ilsenso della sua missione che èquello di formare i giovani percostruire il futuro della nazio-ne» ha detto la Gelmini in unaintervista.Con queste premesse la Mi-

nistra ha iniziato la sua operacostruttrice: educazione civi-ca, (c’era, chissà perché era sta-ta tolta?); pagella con voti nu-merici, piú chiara comprensi-bile e responsabilizzante pertutti: alunni, insegnanti, geni-tori; voto di condotta; maestrounico piú insegnante di ingle-se e di educazione fisica; ri-lancio della formazione pro-fessionale.In estrema sintesi: responsa-

bilità, autorevolezza, studio, fa-tica, risultati, merito; sono pa-role che avevano perso signifi-cato, oggi lo stanno ritrovando.Giuseppe de Rita - Fondato-

re del Censis - sul “Corrieredella sera” del 10 settembre2009 definiva la scuola una:“Scuola senz’anima”, conside-

L’EMERGENZAEDUCATIVA

Occorre cheinsegnanti egenitori operinocongiuntamenteper aiutare i giovaniad affrontareal meglio il futurofamiliaree professionale

APPROFONDIMENTI

MONDO SCUOLAPARTE SECONDA

di Gianfranco VanziniPresidente SezioneUCID di Rimini

La scuola ha bisogno di essere rinnovata dal profondo perritrovare il senso vero della sua esistenza: formare i ragazzi per il futuro.È quanto sta facendo il Ministro Gelmini con il suo programma dicambiamento che parte dalla scuola materna e arriva all’università.Occorre che insegnanti e genitori operino congiuntamente per aiutarei giovani ad affrontare al meglio il futuro familiare e professionale.

The school needs to be renewed from its core to find the truemeaning of its existence: to train the children for the future.The Minister Gelmini is doing that, with her program of change thatstarts from the kindergarten and arrive to the university. It is importantthat teachers and parents work together to help the youths to face besttheir family and professional future.

Eraora che dopo tantiMi-nistri “rivoluzionari”,dove ognuno voleva

“passare alla storia” per la suariforma sia arrivato un Mini-stro (anzi una giovane Ministra:Mariastella Gelmini) che mol-to piú umilmente, ma in mododeciso e sollecito, si pone ilproblema, non di rivoluziona-re la scuola, ma semplicemen-te di renderla, da subito, piú ef-ficiente, piú cosciente del pro-prio dovere di educare, piúpreoccupata soprattutto per ilbenessere e l’educazione deglialunni.Non ha fatto grandi procla-

mi, ha reso pubblici alcuni da-ti che già tutti conoscevamo, opensavamo di conoscere, chedimostrano come la scuola pur-troppo sia, oggi, fonte di alticosti e di scarsa produttività.Oltre il 95% dei fondi di-

sponibili spesi solo per gli in-segnanti: troppi, pagati male,demotivati, piú unamole inde-finita di precari. 5.500 corsi dilaurea, alcuni dei quali con unsolo iscritto. 170.000 insegna-menti diversi.La scuola elementare diven-

tata poco piú che una agenziadi collocamento per maestri eun parcheggio a orario indefi-nito per gli alunni e le fami-glie.Finalmente si cambia!Non si fa la rivoluzione, si fa

della buona e urgente “manu-tenzione”, come dice spesso ilMinistro Gelmini, il cui pro-gramma non è né riformista,come si usa dire oggi, né uni-versale; ma dimostra buon sen-so pratico applicato alla scuo-

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rando il grave malessere dellanostra scuola e auspicando chesi cominci proprio dalla scuo-la elementare, incentrata sulmaestro unico, per ricostruirele fondamenta idonee a regge-re il sistema. I sindacati, i cen-tri sociali, una parte degli stu-denti e degli insegnanti hannomanifestato contro i provvedi-menti presi, spesso a causa del-la disinformazione.L’appello del Ministro Gel-

mini è chiaro: «Oggi serve unosforzo comune per migliorarela qualità della nostra scuola,scendere in piazza non giova alPaese, né agli studenti né agliinsegnanti».A questo appello ha risposto

positivamente il Presidente del-la Repubblica Napolitano cheil 29 settembre 2009 al Quiri-nale ha dichiarato: «Per avereun’Italia migliore abbiamo bi-sogno di una scuola migliore.Le condizioni del nostro siste-ma scolastico richiedono scel-te coraggiose di rinnovamento;non sono sostenibili posizionidi pura difesa dell’esistente».Se questo è vero la cosa mi-

gliore che politici, sindacalisti,insegnanti, genitori, studentipossono fare è smettere di fa-re demagogia e di difendereposizioni di comodo.Cerchiamo insieme, dicendo

tutti e sempre la “verità” e nonle “bugie”, di lavorare concor-di perché la nostra scuola, tut-ta, dallamaterna all’università,sia veramente al servizio deigiovani per aiutarli a maturaree ad affrontare il futuro nel mi-gliore dei modi.

LA MOTIVAZIONEAD ESSERE

SOCIO UCID

L’UCID si proponedi coniugarela gestionedell’impresacon i valori cristianial fine di creareil Bene Comune

di Alberto BergerPresidente SezioneUCID di Bolzano (*)

La Sapienza, affermaMons. Mattiazzo (Ve-scovo di Padova), è la

luce della nostra esistenza, maessenziale è anche la Parola diDio.La Chiesa ha bisogno di noi

e della nostra testimonianza delpensiero e dell’agire Cristiano:testimonianza comunitaria, vo-cazione e missione di laici cri-stiani l’impresa tocca uno deivalori fondamentali della so-cietà e cioè il mondo del lavo-ro. L’impresa come ideale stru-mento per la costruzione delBene Comune nella giustizia.Le nostre radici cristiane, so-

no la linfa profonda nella so-cietà. Se manca questa linfaperdiamo “l’Umano”. Ma c’èla necessità di un’accurata for-mazione permanente.Nella preghiera delPadreNo-

stro, ci rivolgiamo al Signorechiedendogli: “liberaci dalma-le”.Tuttavia, la professionalità,

la scienza, la cultura non sono

APPROFONDIMENTI

PARTE SECONDAVALORI CRISTIANIE IMPRESA

L’esercizio delle responsabilità imprenditoriali edirigenziali esige, oltre ad uno sforzo continuo di aggiornamentospecifico, una costante riflessione sulle motivazioni morali chedevono guidare le scelte personali di chi è investito di tali compiti.L’UCID si propone tale finalità coniugandola gestione dell’impresacon i valori cristiani al fine di creare il Bene Comune.

The pursuit of entrepreneurial and managerialresponsibility requires, in addition to a continuous effort, a specificupdating, a constant reflection on the moral justifications thatmust guide the personal choices of those who are involvedin these tasks. UCID follows that aim, combining managementwith Christian values in order to create the common good.

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Il nostro secolo habisogno non di maestri,

ma di testimoni.Testimonianza personale,non frutto di un racconto,ma dimensione di comesi è visti per il proprio

modo di essere.Testimonianza chenon è quindi, soloracconto di quantosi è vissuto, ma

di percezione sulla scenanella quale tuttisiamo presenti

sufficienti per liberarci dal ma-le. È la dimensione spiritualeche ci dona la forza per liberarcida esso.La Dottrina Sociale della

Chiesa è una via per la corret-ta formazione e l’UCID perse-gue tale linea di pensiero.L’UCID ha il compito della

“testimonianza” medianteun’aggregazione chemostra nelvivo le scelte. Non solo testi-monianza individuale, ma a li-vello sociale.Ogni cristiano è chiamato a

santificarsi nella vita. Dobbia-mo essere esemplari cristianinel mondo del lavoro e del-l’impresa.L’UCID ha la responsabilità

dell’evangelizzazione, non so-lo dell’annuncio di idee,ma re-sponsabilità di essere testimo-nianza viva e concreta.Siamo chiamati anche a da-

re un aiuto alla Chiesa, in unruolo attivo e propositivo dellaicato.Il nostro secolo ha bisogno

non di maestri, ma di testimo-ni. Testimonianza personale,non frutto di un racconto, madimensione di come si è vistiper il proprio modo di essere.Testimonianza che non è

quindi, solo racconto di quan-to si è vissuto, ma di percezio-ne sulla scena nella quale tuttisiamo presenti.Perché si sta insieme in una

realtà associativa come l’U-CID?È una sfida! Come impren-

ditore cattolico si riesce a ren-dere compatibili la dimensionedell’imprenditore con i valoritestimoniati da cattolico.

È un continuo monitoraggioe verifica di questo confrontotra i valori dell’impresa e delproprio credo.La Dottrina Sociale della

Chiesa ha sciolto il nodo tra ilruolo del profitto e il ruolo divolano dello sviluppo econo-mico-sociale.Un impegno come livello di

responsabilità al di là del purorispetto delle norme, ma op-portunità di creare ricchezza,lavoro, oltre all’opportunità dicontribuire con le tasse pagatealle esigenze della società.La globalizzazione crea la

necessità di riscoprire e testi-moniare i valori e di testimo-niare le proprie radici cristianee l’identità territoriale al fine dicreare il Bene Comune ancheattraverso l’esperienza della sti-ma verso il prossimo.

(*) Sintesi della riunione plenariaUCID Veneto, tenutasi a Padova il 30maggio 09.

La globalizzazionecrea la necessità

di riscopriree testimoniare i valori

e di testimoniarele proprie radici

cristiane e l’identitàterritoriale al fine di

creare il Bene Comuneanche attraverso

l’esperienza della stimaverso il prossimo

PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

ATTIVITA’ VALORI CRISTIANIE IMPRESA

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di Emilio IaboniPresidente SezioneUCIDdi Frosinone

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IL DOLLARORESTA SOVRANO?

Allo stato attualeil dollaro è destinatoa rimanere sovrano,per il piú facileimpiego in ognigenere di operazioni

larsi di squilibri insostenibili,fino a un inevitabile disastro.Gli eventi recenti hanno messoin luce questo problema e il go-vernatore Zhou dunque fa Be-ne a invocare un sistema diver-so.Gli scettici però non credono

che i DSP possano mai riuscirea rimpiazzare il dollaro comeprincipale valuta di riserva a li-vellomondiale, per la sempliceragione che non sono una valu-ta. Sono un’unità di conto com-posita usata dal FMI per eroga-re valuta ai suoi membri.Questi prestiti possono esse-

re convertiti in dollari e in altrevalute presso il Fondo e posso-no essere usati in transazioni traPaesimembri dell’FMI.Manonpossono essere usati nelle altretransazioni effettuate dalleBan-che centrali e dai Governi. Nonpossono essere usati per inter-venire sui mercati valutari o inaltre transazioni conoperatori dìmercato. Questo significa che iDSP non rappresentano un’u-nità attraente per le riserve deiGoverni nazionali.È una situazione che non sarà

facile damodificare.Nonostantele traversie e le tribolazioni del-l’economia americana, i titoliin dollari rimangono la formadiriserva dominante per via del-l’ampiezza e della liquidità sen-za eguali dei mercati Usa. LeBanche centrali possono com-prare e vendere titoli in dollarisenza alterare questi mercati.C’è anche un elemento di co-

modità: i dollari sono largamenteusati anche in numerose altretransazioni. Il risultato è chenemmeno l’euro finora è riu-

PARTE SECONDA

APPROFONDIMENTI

Zhou Xiaochuan, il gover-natoredellaBancapopola-re cinese, ha fatto scalpore

primadell’ultimoverticedelG20con le sue dichiarazioni sulla ne-cessità che i diritti speciali di pre-lievo (DSP) del FondoMonetarioInternazionale(FMI)sostituiscanoil dollaro come valuta di riservamondiale.Le sue riflessioni hanno su-

scitato reazioni contrastati. Isimpatizzanti hanno ricono-sciuto le contraddizioni di unsistema in cui viene usata a li-vello internazionale una valutanazionale.Le Banche centrali, com-

prensibilmente cercano di in-crementare le proprie riservemanmano che le loro economiecrescono. Ma se quelle riserveassumono prevalentemente laforma di dollari, l’incrementodella domanda di dollari con-sente agliStatiUniti di finanziareil loro deficit con l’estero a co-sti artificialmente bassi. Questoa sua volta favorisce l’accumu-

VALUTAINTERNAZIONALE

Risulta possibile mettere in atto la proposta del governatore dellaBanca Popolare Cinese che prevede la sostituzione del dollaro, comevaluta di riserva mondiale, con i diritti speciali di prelievo del Fondomonetario internazionale? Allo stato attuale il dollaro è destinato arimanere sovrano, per il piú facile impiego in ogni genere di operazioni,almeno fino a quando un soggetto (lo stesso FMI) inizi ad agire comemarket-maker sia per le transazioni private che per quelle pubbliche,sovvenzionando il mercato in una prima fase.

It appears possible to implement the proposal of the Governor ofthe Popular Bank of China that involves the exchange of the dollar asworld reserve currency, with the SDR of the IMF? At present, the dollaris destined to remain sovereign, for easier use in all types of transac-tions, as long as a subject(the same IMF) begins to act as a market-maker for both private and public transaction, by subsidizing themarket as a first step.

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Perché i DSPdiventino una verae propria valutainternazionale,il FMI dovrebbe

diventare qualcosadi piú simile a una

Banca centrale globalee a un prestatoreinternazionale

di ultima istanza

scito a contendere seriamenteal dollaro il primato di valuta diriserva dominante.Tanto piú difficile sarebbeper

i DSP realizzare una simile im-presa. Difficile, però, non si-gnifica impossibile. Se la Cinaintendeveramente elevare iDSPallo status di valuta di riserva,dovrebbe creare un mercato li-quido in titoli DSP. Potrebbeemettere titoli di Stato denomi-nati inDSP.Ancorameglio: po-trebbe incoraggiare altri Paesidel G 20 a fare altrettanto.Ci sarebbe un prezzo da pa-

gare, perché chi investe in que-sti titoli inizialmente chiederàun rendimentomaggiore per viadella novità.Ma niente è gratis.Quel prezzo rappresenterebbeun investimento inun sistema in-ternazionale piú stabile. Natu-ralmente, un tentativo di creareun mercato di titoli denominatiin DSP è già stato fatto in pas-sato.Nei lontani anni Settanta ci

fu qualche banca commercialeche emise passività denomina-te in DSP e qualche grandeazienda che emise obbligazio-ni denominate in DSP. Ma fu-rono tentativi che rimasero let-tera morta. Ora, per annullarequesto vantaggio, serve qual-cuno che agisca come market-maker sia per le transazioni pri-vate che per quelle pubbliche, eche sovvenzioni il mercato inuna prima fase. Questo qualcu-no ovviamente deve essere ilFondoMonetario Internaziona-le (FMI). Il Fondo potrebbe co-minciare comprando e venden-do titoliDSPda tutti e a tutti, pri-vati e pubblici, con scarti dena-

ro-lettera ridotti, competitivi ri-spetto al dollaro.Il dollaro originariamente ac-

quisí lo status di valuta interna-zionale negli anni Venti, quan-do la Federal Reserve, appenaistituita, cominciò a comprare evendere accettazioni in dollari,sostenendo il mercato e ren-dendolo piú liquido.Se la comunità internaziona-

le volesse seriamente portareavanti il progetto deiDSP comevaluta internazionale, dovrebbemettere il FMI nelle condizionidi fare altrettanto.Anche in que-sto caso ci sarebbe un costo.Il FMI userebbe risorse reali

per sovvenzionare ilmercato fi-no a quando imarket-makerpri-vati non lo giudicheranno suf-ficientemente interessante dagarantire quei servizi a costicomparabili. Gli azionisti delfondo dovrebbero accettare disostenere questi costi.Ma anchein questo caso cos’altro rappre-sentano questi costi se non uninvestimento in un sistemamo-netario globale piú stabile?Per trasformare i DSP in

un’autentica valuta internazio-nale bisogna superare anche al-tri ostacoli. Il FMI dovrebbeavere la facoltà di emettereDSPsupplementari in periodi di ca-renza, come quando la Fed hafornito swap in dollari per assi-curare una liquidità adeguatanella seconda metà del 2008.Al momento, devono essere

d’accordo i Paesi che detengo-no l’85% del potere di voto nelFMI per poter emettere DSP, equesta nonè certo una ricetta perla liquidità. Sarebbe necessario,inoltre, dare piú potere decisio-

nale alla dirigenza del Fondosull’emissione di DSP, propriocome la Fed può decidere di of-frire swap valutari.Perché i DSP diventino una

vera e propria valuta interna-zionale, in altre parole, il FMIdovrebbe diventare qualcosa dipiú simile a una Banca centra-le globale e a un prestatore in-ternazionale di ultima istanza.Prima della crisi, idee simili

sarebbero state liquidate senzapensarci su due volte. Ancheadesso, non si tradurranno inrealtà dall’oggi al domani. Masono queste le implicazioni rea-li delle osservazioni del gover-natore Zhou.

PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

ATTIVITA’ VALUTA INTERNAZIONALE

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Il progetto “Passo Avanti”, coordinato da Ruggiero Cristallo,rappresenta un’ottima fusione tra il mondo della scuola e quellodelle imprese. Gli studenti di tre istituti pugliesi hanno analizzatoi bilanci di alcune aziende operanti nel settore (Tessile-Abbigliamento-Calzature - T.A.C.) per comprenderne i criteri di gestione e i possibilimargini di miglioramento.

The “Passo Avanti” project, coordinated by Ruggiero Cristallo,is a fusion between the school and the enterprises. The studentsof three schools from Puglia, have analyzed the budgets of somecompanies operating in the sector (Textile-Clothing-Shoes) tounderstand the criteria for the management and the possible roomsfor their improvement.

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OTTIMA FUSIONETRA MONDO DELLA

SCUOLA E IMPRESA

Studenti di tre istitutipugliesi hannoanalizzato i bilancidi alcune aziendedel settore T.A.C.per comprendernecriteri di gestionee vie di miglioramento

Settore T.A.C. (Tessile-Abbi-gliamento-Calzature) di Andriae Barletta alla prova del ratingdi Basilea 2”.

Diversi gli stakeholders delprogetto:1) UCID (Unione Cristia-

na Imprenditori Dirigenti)Gruppo Regionale Pugliese;2) Comune di Barletta;3) ITCS “E. Carafa” di

Andria;4) ITCS “M. Cassandro”

di Barletta;5) IPSSCTSP “N. Garro-

ne” di Barletta;6) Ordine Dottori Com-

mercialisti ed Esperti Contabi-li di Trani;7) Associazione Profes-

sionale Consulenti di Direzio-ne (APCO);8) Gruppo Banca CARI-

GE, Filiale di Barletta;9) CedamConsulting, che

ha messo a disposizione deglistudenti i propri Tools Dire-zionali.Il Progetto in questione, coor-

dinato dal Presidente UCIDGruppo Puglia, Ruggiero Cri-stallo e dagli insegnanti: Prof.Cosimo Sgamma del “Cara-fa”, Prof. Alfonso Abbatan-tuono del “Cassandro” e Prof.Spiridione Dipaola del “Gar-rone”, rappresenta un’occasio-ne unica nel suo genere per im-parare a conoscere la realtà pro-duttiva locale, il suo tessuto so-cio-economico, la sua storia, lestrategie di intervento, i puntidi forza e di debolezza, le levedi intervento utili a radicarne lapresenza sulmercato, l’uso del-le piú moderne tecniche ma-

PARTE SECONDA

APPROFONDIMENTI

Si parla e si scrive spessodel rapporto tra scuola emondo del lavoro, di al-

ternanza scuola-lavoro, dellanecessità di una formazione inlinea con le richieste del mer-cato del lavoro.

L’UCID GRUPPO PUGLIASCENDE IN CAMPO CON

GLI STUDENTI DEGLI ISTITUTITECNICI COMMERCIALI

ABarletta per il quarto annoconsecutivo è stata attuata consuccesso una sperimentazioneche introduce gli alunni in pro-cinto di conseguire un diplo-ma, nei problemi di gestioneaziendale.Si chiama “Passo Avanti” la

ricerca effettuata dagli alunnidel quinto anno degli Istituti:› I.T.C.S. “M.Cassandro”,Barletta Progetto Sirio

› I.T.C.S. “E.Carafa”,Andria Progetto Sirio

› IPSSCTSP “N.Garrone”,Barletta,

e che ha avuto come tema “Il

PROGETTO:“PASSOAVANTI”

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UCID Letter • 2/2009

Il Progetto “Passo Avanti”rappresenta

un validissimo esempio,di integrazione

delle realtà del territorio,di formazione attentacostruita sulle esigenzedi una particolare realtàaziendale, indirizzata

a una ben precisa fasciadi individui e incentrata

su priorità e valoriradicati sul territorio

nageriali. Non possiamo cheapprovare e lodare questa ini-ziativa degli studenti e di chi liha guidati, in quanto il loro la-voro rientra a pieno merito traquelle iniziative che creano va-lore, arricchendo le competen-ze degli alunni e diffondendoinformazioni utili all’ambien-te circostante.Questo documento, conse-

gnato dagli studenti al mondodelle imprese e delle profes-sioni, quasi come un testimo-ne, lega tutti gli stakeholder inuna staffetta virtuale che li spin-ge a continuare la corsa, a por-si nuove domande e nuovi tra-guardi, ad accendere un seriodibattito sull’apparato produt-tivo territoriale.Il mutamento è la caratteri-

stica piú vistosa degli anni chestiamo vivendo; rapido e im-prevedibile crea continui sfa-samenti tra i problemi che ci af-fliggono e i mezzi di cui l’in-dividuo dispone per risolverli.La scuola non è esente da ta-

li trasformazioni e cerca di rea-gire come può o come sa fare,ma da sola non potrà mai mi-gliorarsi di molto.Coloro che lavorano in azien-

da da anni e i giovani che ne so-no entrati da poco, constatanocontinuamente quanto è gran-de il divario tra la preparazio-ne che la scuola ha dato loro ele conoscenze che il mondo dellavoro e delle professioni ri-chiedono. Questo spinge i piúad auspicare una formazionesistematica, ricorrente e con-creta. In linea con tutto ciò, ilProgetto “Passo Avanti” rap-presenta un validissimo esem-

pio, di integrazione delle realtàdel territorio, di formazione at-tenta costruita sulle esigenzedi una particolare realtà azien-dale, indirizzata a una ben pre-cisa fascia di individui e in-centrata su priorità e valori ra-dicati sul territorio.In questo Progetto la lungi-

miranza del Presidente Rug-giero Cristallo merita un pienoconsenso per essere riuscito afar acquisire agli studenti laconsapevolezza dell’operare daprotagonisti, del non essere so-lo spettatori, del capire e vive-re i problemi del mondo ester-no alla loro scuola.Ci auguriamo che tale ini-

ziativa, possa rivestire un ca-rattere di continuità, dando luo-go alla collaborazione tra le or-ganizzazioni presenti nellarealtà locale, sapientementecoinvolte nel Progetto, in quan-to è solo dalla cooperazione traScuola-Imprese-Professioni,che potrebbe nascere l’impul-so giusto, per una visione ra-gionevolmente ottimista del fu-turo.Questi tre ambienti diversi

possono essere il vero motoredell’innovazione, ciascuno diessi porta in dono un bagagliodi esperienza ed energia per af-frontare un viaggio insieme.Non dimentichiamo che i viag-gi sono processi di trasforma-zione. “Passo Avanti” sembratutto questo, un lievito che fa-cendo crescere il “sapere” del-la Scuola, il “saper fare” delleImprese, il “sapere cosa fare”delle Professioni, ci aiuta aidentificare, con creatività emetodo il “sapere cosa bisogna

fare”. I nostri imprenditori stan-no aspettando soluzioni, il “si-stema T.A.C.” del nostro terri-torio è in ritardo per cause pro-venienti sia dall’interno chedall’esterno delle loro stesseaziende. Alcune di esse stannoaffrontando il “passaggio ge-nerazionale” e i vari continua-tori non sempre sono all’altez-za dei compiti che li attendo-no. Un problema, questo, nonsolo specifico di Andria o Bar-letta.

PROGETTO “PASSO AVANTI”

PremessaLa ricerca realizzata dagli

studenti obbedisce alle neces-

PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

PROGETTO“PASSOAVANTI”

ATTIVITA’

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Le domande a cuivorremmo dareuna risposta, con questaricerca, sono le seguenti:- le nostre aziende creanoo distruggono valore?- cosa intendono i nostriimprenditori per valore:l’utile netto d’esercizio?il cash flow? il valorecomplessivo dell’azienda?- come sono posizionatele stesse aziende, sullamatrice rischio/solvibilità,alla luce di Basilea 2?

partenenti al settore prescelto,contribuirebbe a chiarire su qua-li leve ciascun imprenditore po-trebbe agire per guidare la pro-pria azienda, fuori dalmare pie-no di pericoli in cui adesso stanavigando.Erosione dei margini, calo

del fatturato, alto costo del la-voro, ecc…ecc…, sono soloquesti i problemi delle nostreaziende? Oppure ci sono delleinefficienze operative, dovute ascarsa cultura manageriale?L’analisi dei bilanci dell’ in-

tero settore, potrebbe sicura-mente essere d’aiuto a tanti:· alle stesse aziende, in quan-

to potrebbero fare benchmarkcon i valori di riferimento ot-tenuti dalla ricerca;· alle loro associazioni di ca-

tegoria, per poter gridare inmo-do appropriato e cercare di ot-tenere in àmbito politico, un ri-spetto delle regole da parte deinuovi competitor subentrantiin questo mercato;· ai consulenti, per poterme-

glio valutare i valori risultantidai bilanci aziendali delle azien-de loro assistite;· alle banche, perché po-

trebbero ampliare l’indagineconoscitiva di un settore in cuiciascuna di esse ha enormi in-teressi in gioco;· agli Istituti Scolastici, co-

me realtà incubatrici del pro-getto e testimoni di un modonuovo di fare scuola;· gli stessi studenti, che per

la prima volta, potrebbero es-sere gli artefici di un progettoad alto valore aggiunto, da con-segnare tramite il loro Istitutoalla collettività.

C’è tanto da esserne fieri, im-maginatevi cosa potrebbe si-gnificare per ciascuno di que-sti ragazzi, realizzare una ri-cerca, firmarla insieme con icompagni di classe e conse-gnarla alle forze sociali e im-prenditoriali della propria cittàe del territorio circostante.Sicuramente per loro, que-

sto progetto, coniuga nel mi-gliore dei modi, la teoria con lapratica, la scuola con il mondodel lavoro.La loro partecipazione, in

qualità di protagonisti e non disemplici comparse, garantiràun ritorno elevato in termini dicompetenze tecnico-professio-nali.Le domande a cui vorrem-

mo dare una risposta, con que-sta ricerca, sono le seguenti:- le nostre aziende creano o

distruggono valore?- cosa intendono i nostri im-

prenditori per valore: l’utilenetto d’esercizio? il cash flow?il valore complessivo dell’a-zienda?- come sono posizionate le

stesse aziende, sullamatrice ri-schio/solvibilità, alla luce deinuovi parametri di Basilea2?A queste domande abbiamo

cercato di dare una risposta,con il lavoro dei ragazzi delProgetto Sirio, coordinati alConsulente di Direzione Rug-giero Cristallo, membro del-l’APCO, Associazione Nazio-nale dei Consulenti di Dire-zione eOrganizzazione, nonchéamministratore della Cedamsrl, azienda di riferimento sulterritorio in àmbitoConsulting& Management Tools.

sità di sviluppare un piú ampiobagaglio di conoscenze del tes-suto produttivo della nostracittà.Dall’analisi dei bilanci delle

aziende in questione, si inten-de rilevare lo scenario in rapi-da evoluzione di quel settore eil, piú o meno lento, cambia-mento che gli stessi imprendi-tori stanno cercando di gestire.Verranno esaminati i bilanci

degli ultimi tre esercizi per cia-scuna azienda, al fine di unamigliore interpretazione degliindicatori chiave relativi allagestione.La determinazione dello sta-

to di salute delle aziende ap-

ATTIVITA’PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

PROGETTO“PASSOAVANTI”

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Questa iniziativa metterà adisposizione di tutte le forzeeconomiche, culturali e politi-co-amministrative, una chiavedi lettura diversa da quella tra-dizionale, con la quale effet-tuare una piú calibrata politicadegli investimenti nel settore.Cercheremo con questa ri-

cerca di indirizzare gli im-prenditori interessati:� ad approcciare diversa-

mente le decisioni aziendali;� a cercare nuove formedi

sostegno piú opportune per fi-nanziare le imprese;� e magari a innalzare la

propria cultura manageriale;Il tutto finalizzato a perse-

guire obiettivi strategici conorizzonti temporali a medio-lungo termine.Per fare tutto ciò, dobbiamo

non soltanto leggere dei numeriesposti nei bilanci, ma dobbia-mo essere capaci di leggerci lagestione che è stata effettuata,se è stata buona o cattiva e so-prattutto se la possiamo mi-gliorare.Questa è la vera scommessa

di questo progetto e franca-mente pensiamo di averla vin-ta.

Ricerca effettuatadagli studenti degli Istituti:

I.T.C.S. “M. Cassandro” di BarlettaIPSSCTSP“N.Garrone” di Barletta

I.T.C.S. “E. Carafa” di AndriaCoordinatore Ruggiero CristalloPresidente GruppoUCID di Puglia

UN PAESEDA VALORIZZARE

In Ruanda vige una“democrazia armata”.Occorre ripartiredall’economiaper valorizzare le suerisorse e generarebenefici socialied economicidi lungo periodo

RUANDA

di Luca BianchiComponenteGruppo di LavoroInternazionalizzazione responsabile

IlRuanda è situato nella par-te centrale dell’Africa e con-fina con gran parte dei pae-

si chiamati “dei grandi laghi”(lago Vittoria, Tanganica, Ki-vu ecc.).Isolato, lontano dal mare e

dai principali porti e rotte com-merciali, ha un territorio pre-valentemente montuoso conuna altezza media che si aggi-ra attorno ai millecinquecentometri sopra il livello del mare.La sua geografia, il suo iso-

lamento e la struttura sociale nefanno un paese per certi aspet-ti atipico, rispetto al comples-so e vasto panorama continen-tale.Al contrario delle popola-

zioni degli altri stati africaniche sono pluritribali, in Ruan-da vive una sola comunità, il po-polo dei banyaruanda.Questo popolo che condivi-

de tradizioni, lingua e cultura,è sempre stato tradizionalmen-te diviso in tre caste.La casta dei tutsi, identifica-

Toccare con mano lo stato di estrema povertà del Ruanda econtribuire personalmente,all’interno di un progetto della FAO, al suosviluppo, è quanto ha fatto Luca Bianchi, riportando la sua esperienzain questo articolo. In un Paese che porta ancora le indelebili cicatrici delgenocidio del 1994, in cui vige un regime di “democrazia armata” occorreripartire dall’economia per consentire al Ruanda di valorizzare le suerisorse al fine di generare Benefici economico-sociali nel lungo periodo.

Seeing at first-hand the state of extreme poverty in Rwandaand contributing personally, in a FAO’s project, for its development,is what Luca Bianchi has done , telling his experience in this article.In a country that still bears the indelible scars of the 1994 genocide,in which is present a system of "army democracy" it should berestarted by the economy in order to allow to Rwanda to exploit itsresources to generate economic and social Benefits in the long term.

APPROFONDIMENTI

PARTE SECONDA

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PRINCIPALI DATI STATISTICIForma di Governo: RepubblicaSuperficie: 26.338 KmqCoordinate: 1°- 3° latitudine sudMorfologia: Territorio prevalente-

mente montuoso con un al-titudine media di 1.700 m.sl.m

Densità: 340 ab./KmqPopolazione: 9 milioni circa

Gruppi etnici: Hutu 80%,Tutsi 19%, Twa 1%

Lingua: kinyarunada, francese,inglese

bili con gli antichi possidenti dimandrie di bestiame, che rap-presentano circa il diciannoveper cento della popolazione; lacasta degli hutu, tradizional-mente agricoltori, numerica-mente i piú importanti (circal’ottanta per cento), e infine lacasta dei twa (uno per cento).Questo sistema di caste, si-

mile per certi versi a quello in-diano, che alcuni fanno risali-re al quindicesimo secolo, pre-sentava almeno fino alla finedegli anni Cinquanta, una seriedi caratteristichemolto simili alfeudalesimo europeo.Unmonarca detto “Mwami”

governava sul Paese, attornia-to da un gruppo di aristocrati-ci e dalla schiera della nobiltàgentilizia che formavano la ca-sta dominante dei tutsi.Tuttavia piú che come etnia,

la minoranza dei tutsi si è sem-pre presentata come una castadi potere, e in effetti non soloc’era comunanza di lingua, direligione e di cultura, ma gliscambi sociali con gli hutu (ma-trimoni, alleanze locali, ecc.)erano possibili e nonostante leapparenze fisionomiche diffe-renziate e difficili anch’esse dadeterminare con esattezza, unacerta osmosi sociale era ri-scontrabile tra le due popola-zioni.Questo sistema sociale e po-

litico è sopravvissuto pressochéimmutato fino alla secondametà del ventesimo secolo.Alla fine degli anni Cin-

quanta anche il Ruanda è toc-cato dalle rivendicazioni d’in-dipendenza che scuotono il con-tinente africano.

L’elite dei tutsi si fa portavocedelle istanze di libertà, indi-pendenza e autodeterminazio-ne che già altri Stati africaniavevano affermato e afferme-ranno negli anni successivi.A questo punto il Belgio de-

cide di cambiare la politica se-guita fino a quel momento eappoggiare cosí i diritti “de-mocratici” della maggioranzahutu in funzione anti-tutsi.Una serie di misure legisla-

tive attuate dalla potenza colo-nizzatrice favoriscono l’asce-sa del Partito per la promozio-ne del popolo hutu.Per l’elite tutsi la democra-

zia, intesa come principio dimaggioranza, rappresenta unpericolo che rimette in discus-sione la sua leadership politi-ca e quindi i diritti e i privile-gi.Per gli hutu, invece, la de-

mocrazia rappresenta l’affer-mazione dei diritti negati allamaggioranza e la fine della do-minazione tutsi.È in questo clima di scontro,

astio e rivendicazioni, che ilBelgio organizza un referen-dum accuratamente orientato afavore della repubblica controla monarchia.La vittoria del fronte repub-

blicanomette fine al potere deitutsi.Tra il 1957 e il 1961, inizia-

no le prime uccisioni e fughedal Paese.Piu di diecimila tutsi vengo-

no trucidati e diciassettemilaprendono la via dell’esilio ver-so i Paesi confinanti: Uganda,Burundi, Tanzania e Repubbli-ca Democratica del Congo.

ECONOMIAPIL: 2,5 miliardi di dollari (2006)Distribuzione del PIL:

40% agricoltura23% industria37% servizi

Redditomedio pro capite annuo:270 dollari

Indice di Sviluppo umano:161° posto su un totaledi 177 Paesi

Popolazione sotto la sogliadi povertà: 60%Aspettativa di vita: 40 anni

ATTIVITA’PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTIRUANDA

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La minoranza dei tutsisi è sempre presentata

come una casta di potere,anche se c’era comunanzadi lingua, di religione edi cultura, ma gli scambisociali con gli hutu (ma-trimoni, alleanze locali,ecc.) erano possibili e

nonostante le apparenzefisionomiche differenziate

e difficili, una certaosmosi sociale erariscontrabile trale due popolazioni

Quando nel 1962, il Ruandaottiene l’indipendenza, è la ca-sta degli hutu a detenere il po-tere e a formare il governo.I primi anni dell’indipen-

denza del Ruanda sono segna-ti cosí dalla supremazia politi-ca degli hutu.Il primo presidente Kayban-

da, sostenuto dal Belgio, vienedeposto nel luglio del 1973 dalgeneraleHabyarimana, uomodifiducia della Francia.L’alleanza tra la Francia e il

regime di Kigali è complessa etorbida. Simanifesta in appoggipolitici e diplomatici, conni-venze affaristico-finanziarie,addestramento dell’esercito re-golare e delle milizie parami-litari, rifornimento di materia-le bellico, anche a pochi mesidall’inizio del genocidio deitutsi.Questa finta stabilità politi-

ca, sostenuta da Parigi e fondatasulla repressione dei tutsi e deipartiti hutumoderati, ignora ilproblema dei profughi tutsisparsi in tutti i Paesi vicini, so-prattutto in Uganda.Quando nel 1991, l’FPR

(Fronte patriottico ruandese)formato in Uganda dai profu-ghi tutsi, tenta un’azione di for-za, con l’appoggio dell’Ugan-da, il tentativo viene respintodalle forze governative appog-giate da una coalizione franco-zairese.Altri attacchi nel 1993, con-

vincono il governo ruandese afirmare gli accordi con le for-ze ribelli dell’Fpr, in Tanzaniaad Arusha.Questi accordi prevedevano,

oltre al cessate il fuoco, la con-

divisione delle cariche politichee militari tra i ribelli e i gover-nativi, il ritiro delle truppe fran-cesi dalle zone di combatti-mento, il ritorno dei profughiin patria e un’inchiesta indi-pendente contro gli autori deimassacri.

IL GENOCIDIO

Il 6 aprile del 1994, l’aereoche riportava a Kigali il presi-dente Habyarimana, di ritornodalla città di Arusha, venne ab-battuto e con esso anche le spe-ranze di comporre in manierapacifica un contrasto che or-mai durava da troppo tempo eche aveva portato alla morte ditanti abitanti.Fu l’inizio del genocidio, in

poco piú di tre mesi, circa unmilione di persone, prevalen-temente tutsi, ma anche hutumoderati furono uccisi.Il Ruanda viene abbandona-

to a sé stesso.Le forze Onu presenti nel

Paese si ritirano.Gli Stati Uniti, ancora sotto

l’influenza del fallimento del-l’operazione Restore Hope inSomalia, non intervengono.An-che la Francia decide di nonintervenire.Quando tre mesi dopo l’ini-

zio del genocidio l’Fpr assumeil potere, il Ruanda è un Paesedistrutto sul piano umano ema-teriale, con un milione di mor-ti e due milioni di rifugiati al-l’estero.A quattordici anni da questa

immane tragedia, molti dei re-sponsabili dei massacri sonoall’estero e beneficiano di unafitta rete di protezioni.

Il tribunale penale per ilRuanda, con sede adArusha inTanzania, incaricato di giudi-care i pianificatori del genoci-dio procede a rilento.Il governo istituisce tribuna-

li popolari per rendere giusti-zia e avviare processi locali diriconciliazione.Secondo questa formula, che

rispecchia per certi aspetti laCommissione Verità e Ricon-ciliazione istituita in Sud Afri-ca daNelsonMandela, per giu-dicare e reintegrare nella so-cietà i responsabili dei criminidell’apartheid, la persona ac-cusata dovrebbe confessarepubblicamente i propri crimi-

PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

ATTIVITA’RUANDA

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Il Ruanda è uno dei Paesipiú poveri del mondo.Occupa il 161° postonell’indicedi sviluppo umano suun totale di 177 Paesi.Il prodotto interno lordoè stato nel 2006 di 2,5miliardi di dollari,mentre il reddito procapite è stato di 270dollari l’anno, rispettoa una media africana emondiale rispettivamentedi 1.105 e7.310 dollari l’anno

to. Le strade, soprattutto nellacapitale, sono sempre pulite etenute in ordine. Non si avver-te la sensazione di insicurezzae la sera si può tranquillamen-te circolare da soli.Molti definiscono la situa-

zione attuale una “democraziaarmata”.La presenza della polizia e

dell’esercito sia in città, dovetutti gli incroci sono sorveglia-ti da poliziotti, sia in campagnaè molto forte. Il potere è sal-damente nelle mani di un solouomo: Paul Kagame, capo del-lo Stato e dell’esercito.Il presidente, rieletto nel 2003

con una maggioranza elevatis-sima, fa abilmente leva sull’i-dentità tutsi e sulla terribile ere-dità del genocidio per affer-mare un potere senza contrap-pesi democratici.Il forte sostegno internazio-

nale, che arriva nel Paese, sot-to forma di investimenti stata-li e privati, e l’influenza degliStati Uniti hanno ridato vita aprogetti a livello regionale.Male conseguenze sono gravi perla pace nei vicini Paesi confi-nanti, soprattutto nel Congo-Zaire.

L’ECONOMIA

Il Ruanda è uno dei Paesi piúpoveri del mondo.Occupa il 161° posto nel-

l’indice di sviluppo umano suun totale di 177 Paesi.Il prodotto interno lordo è

stato nel 2006 di 2,5miliardi didollari, mentre il reddito procapite è stato di 270 dollaril’anno, rispetto a una mediaafricana e mondiale rispettiva-

mente di 1.105 e 7.310 dollaril’anno (Fonte: International Mo-netary Fund,World EconomicOu-tlook Database, October 2007).L’economia del Paese è ba-

sata prevalentemente sull’agri-coltura, che rappresenta circa ilquaranta percento del prodot-to interno lordo e quasi il no-vanta percento delle entrate de-rivanti dall’esportazione.L’industria che contribuisce

al PIL con un 23% è dominatadalla produzione e trasforma-zione di merci importate per ilconsumo interno.Le imprese piú grandi pro-

ducono birra, bevande analco-liche, sigarette, strumenti da la-voro, sapone, cemento, tessu-ti, ecc.Infine i servizi contribuisco-

no al PIL con un 37%.Il totale delle esportazioni,

rappresentate soprattutto da te,caffè e pellame e dirette prin-cipalmente verso la Cina(10,2%), la Germania (9,6%),gli Stai Uniti (4,6%), ammon-tava nel 2006 a 135 milioni didollari, mentre le importazio-ni, rappresentate soprattutto dabeni alimentari, macchinari edequipaggiamenti, acciaio, pro-dotti del petrolio, cemento emateriali da costruzione, pro-venienti soprattutto da Kenya(19,7%), Germania (7,8%),Uganda (6,9%), Belgio (5%),ammontava a 390 milioni didollari.La bilancia dei pagamenti in

negativo, rimane ancora oggifortemente dipendente dagliaiuti internazionali.La popolazione, circa nove

milioni di abitanti, vive per il

ni, chiedere perdono e riceve-re dalla comunità una punizio-ne esemplare e la possibilità diuna riconciliazione.Visitando il Paese, si ha l’im-

pressione che il popolo sia an-cora segnato dalla paura a dal-la diffidenza.Parlare di politica e ancor piú

della tragedia avvenuta, è dif-ficile se non impossibile.La memoria del genocidio è

ancora molto presente e senti-ta, e le lacerazioni che ha crea-to hanno bisogno dimolto tem-po per ricomporsi.La situazione vista dall’in-

terno del Paese sembra tran-quilla, tutto è ordinato e puli-

ATTIVITA’PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTIRUANDA

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La pressione sulterritorio per l’utilizzodelle terre coltivabiliè sempre piú alta.Il novanta percentodella popolazione

vive in zone rurali el’ottanta percentodelle terre arabili

è coltivato;lo sfruttamento

del suolo ha ormairaggiunto livellipreoccupanti

sessanta per cento al di sottodella soglia di povertà.La pressione sul territorio per

l’utilizzo delle terre coltivabi-li è sempre piú alta. Il novantapercento della popolazione vi-ve in zone rurali e l’ottanta per-cento delle terre arabili è col-tivato; lo sfruttamento del suo-lo ha ormai raggiunto livelli dipreoccupazione. Inoltre la di-pendenza da prodotti ad altorendimento quali il tè e il caffè,principali prodotti a essereesportati, ha ulteriormente ri-dotto la disponibilità di terraper la produzione di cibo.Questi aspetti, insieme a un

livello di scolarizzazione tra ipiú bassi dell’Africa Sub-Saha-riana, sia dal punto di vistaquantitativo che qualitativo,l’assenza di materie prime eminerali di alto valore e i pro-blemi politici legati alla guer-ra e al genocidio del 1994, so-no ancora oggi riconosciuti fat-tori estremamente critici per lacrescita e lo sviluppo del Pae-se.Il governo è impegnato atti-

vamente in iniziative interna-zionali rivolte a promuovereuno sviluppo sostenibile e asconfiggere la povertà.La strategia di riduzione del-

la povertà inRuanda vede al pri-mo posto tra gli obiettivi daraggiungere nei prossimi annilo sviluppo rurale e in partico-lare la trasformazione e la mo-dernizzazione del settore agri-colo.Gli obiettivi di sviluppo del

settore agricolo sottoscritti a li-vello continentale nel Pro-gramma per lo Sviluppo del-

l’Agricoltura Africana (PD-DAA), all’interno del quadrodel NEPAD (Nuovo Partena-riato per lo Sviluppo dell’A-frica), sono riaffermati nei pro-grammi nazionali per la ridu-zione della povertà e lo svi-luppo del settore agricolo.Si tratta del Ruanda Vision

2020 e del Piano Strategico perla trasformazione dell’agricol-tura (PSTA).

LA MIA ESPERIENZA IN RUANDA

Il progetto FAO “Improve-ment of Food Security in cross-border districts of Burundi,Rwanda and Uganda, in sup-port of the modernization ofagriculture under the NEPADframework”, all’interno del qua-le ho svolto il mio tirocinio, hacome obiettivo principale l’au-mento delle entrate e gli stan-dard di vita dei piccoli pro-prietari terrieri delle zone rurali.Tale obiettivo dovrà essere

raggiunto puntando a un siste-ma di produzione agricola piúefficiente, a un maggiore ac-cesso almercato e a un aumentodelle attività a piú alto valoreaggiunto.Tutto ciò dovrebbe essere as-

sicurato attraverso:- un’espansione dei merca-

ti e un rafforzamento delle op-portunità per le comunità rura-li di accedere al mercato;- una intensificazione della

produzione e un miglioramen-to della qualità dei prodotti in-dividuati durante l’analisi difattibilità;- un maggiore impegno in

tutte quelle attività che vengo-no realizzate successivamente

alla raccolta del prodotto e chehanno un piú alto valore ag-giunto (i.e. packaging, trasfor-mazione del prodotto, ecc.).Per raggiungere gli obiettivi

indicati, una grande attenzionedovrà essere posta a un defini-to numero di aree riguardanti ilrafforzamento istituzionale el’organizzazione degli agricol-tori, l’accesso alle informazio-ni riguardanti ilmercato, la pro-duzione e le tecnologie, lo svi-luppo delle capacità umane.Per raggiungere questi obiet-

tivi si utilizzeranno, FarmerField School e metodi Farmerto Farmer per creare gruppi diagricoltori e associazioni.

PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

ATTIVITA’RUANDA

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Il nuovo orientamentogovernativo spinge versola modernizzazione,l’orientamento al mercato,la costruzione dellecapacità di organizzazionee pianificazione dellecomunità agricole edi tutti i soggetti coinvoltinella catena del valore:contadini, organizzazionidi comunità, raccoglitori,trasportatori,intermediari, ecc.

basso livello di tecnologia euna bassissima produttività.La dimensione di queste

strutture agricole, che non per-mette un’economia di scala e laposizione di isolamento delPaese, aumentano le difficoltàdi accesso ai mercati interna-zionali. Inoltre il livello di co-noscenza degli agricoltori ri-guardo le capacità gestionali èmolto debole.In particolare è assente un li-

vello di conoscenza economi-ca tale che i costi di produzio-ne e la profittabilità delle atti-vità agricole, possano esserericonosciuti individualmentesenza l’aiuto di una figura tec-nica qualificata.In questo modo gli ostacoli

che si frappongono allo svi-luppo del settore agricolo pos-sono essere raggruppati in trecategorie principali:1) ostacoli riguardanti il

sistema di produzione, che in-cludono la gestione delle ac-que e le capacità di coltivazio-ne;2) ostacoli riguardanti le

capacità di organizzazione egestione sia per la commercia-lizzazione dei prodotti, che peril loro stoccaggio;3) ostacoli di carattere fi-

nanziario, riguardanti il rispar-mio e l’accesso al credito.Gli ostacoli riguardanti il si-

stema di produzione, in parti-colare discendono da:- un limitato uso dell’irriga-

zione, nonostante la disponibi-lità di acqua sia spesso abbon-dante;- la mancanza di sistemi di

gestione agricola, quali la col-

tivazione a rotazione, l’uso dibuone sementi, metodi per con-servare la fertilità del suolo;- il degrado delle risorse na-

turali, dovuto da un lato dal-l’alta pressione demografica edall’altro dall’uso di pratiche etecnologie agricole inappro-priate;- la bassa produttività, do-

vuta alla limitata conoscenzadelle pratiche agricole, alla in-disponibilità di appropriati fer-tilizzanti e sementi, alla man-canza di mezzi di coltivazioneappropriati.

IL NUOVO INDIRIZZO

DATO AL PROGETTO

Seguendo il nuovo indirizzogovernativo riguardante lamo-dernizzazione dell’agricoltura,il Progetto in questione subisceun leggero cambiamento di rot-ta. La costituzione di FarmerField Schools, nelle quali inse-gnare alle comunità agricolecome coltivare la terra, comegestire le acque, il processosuccessivo al raccolto e la com-mercializzazione dei prodotti,non sarà piú l’obiettivo a cuiguardare, bensí bisognerà por-re l’accento piú sullo sviluppoe sul rafforzamento di quelloche è comunemente definito ilprocesso del Value Chain Ap-proach. Vale a dire la moder-nizzazione, l’orientamento almercato, la costruzione dellecapacità di organizzazione epianificazione delle comunitàagricole e di tutti i soggetti coin-volti nella catena del valore:contadini, organizzazioni di co-munità, raccoglitori, trasporta-tori, intermediari, ecc.

Il progetto cosí strutturato sipropone di generare beneficieconomici e sociali nel lungoperiodo, contribuendo al mi-glioramento della sicurezza ali-mentare e alla riduzione dellapovertà nei distretti rurali, at-traverso un aumento della pro-duzione, del valore aggiuntodei prodotti, dell’ aumento del-le opportunità di commercio edi scambio sia a livello nazio-nale che regionale.Nei distretti beneficiari del

progetto l’agricoltura è carat-terizzata dalla presenza di pic-cole strutture agricole a carat-tere familiare, con coltivazio-ni molto diversificate, con un

ATTIVITA’PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTIRUANDA

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L’obiettivo generaledel Progetto, dopo

la sua revisione, vuoleessere quello di

migliorare la sicurezzaalimentare e la

sussistenza delle piccoleaziende agricole

attraverso una migliorecommercializzazionedei prodotti e una

maggiore diversificazionedelle imprese agricole

L’obiettivo generale del Pro-getto cosí rivisto, sarà quello dimigliorare la sicurezza ali-mentare e la sussistenza dellepiccole aziende agricole attra-verso una migliore commer-cializzazione dei prodotti e unamaggiore diversificazione del-le imprese agricole. L’obietti-vo specifico invece, quello disupportare le produzioni deibeni piú orientati al mercato,sviluppandone e rafforzandonel’intera catena del valore.Le attività attraverso le qua-

li verranno raggiunti gli obiet-tivi sopra indicati dovranno por-re l’attenzione a:- l’identificazione e la stima

delle opportunità attuali e po-tenziali delmercato (a livello lo-cale, nazionale e regionale) siaper i prodotti agricoli che perquelli dell’allevamento nellearee individuate dal progetto;- l’identificazione e la stima

dei beni piú adatti al mercato;- l’identificazione degli at-

tori coinvolti (produttori, for-nitori di materie prime, racco-glitori, trasportatori, trasfor-matori agricoli, intermediari,fornitori di servizi tecnici e fi-nanziari necessari affinché siinstaurino legami e collabora-zioni) e la valutazione dei loropunti di forza e di debolezza;- la segmentazione e lamap-

patura delle opportunità delmercato attuali e future, dei be-ni e degli attori.

IL MIO COMPITO

ALL’INTERNO DEL PROGETTO

All’interno del suddetto Pro-getto, il mio compito è statoquello di studiare e analizzare

l’attività di una piccola coope-rativa di donne del Comune diByumba, già individuata comebeneficiaria del Progetto nel di-stretto di Gicumbi, ponendoparticolare attenzione all’indi-viduazione dei problemi checolpiscono la cooperativa e nel-lo specifico gli impediscono diavviare un impianto di trasfor-mazione di frutta, proponendodelle soluzioni adeguate e re-digendo un progetto di inter-vento.Il primo passo del mio inter-

vento è stato quello di analiz-zare e ricercare i problemi cheimpediscono lo sviluppo dellacoltura del frutto della passio-ne nell’area indicata.Dall’analisi del contesto, è

risultato evidente come l’inte-ra filiera del maracuja nel di-stretto di Gicumbi sia scarsa-mente sviluppata per tre moti-vi principali:- scarsaproduzionedei frutti;- un’inefficiente commer-

cializzazione dei frutti;- inefficiente trasformazio-

ne dei frutti;In particolare proprio que-

st’ultimo motivo, quello lega-to all’inefficiente trasforma-zione dei frutti, è l’aspetto sulquale mi sono concentrato.La cooperativa APBES

ISHIMWE, oggetto del miostudio, è proprietaria di un im-pianto di trasformazione di frut-ta nel Comune di Byumba, chese funzionante potrebbe esse-re in grado di raccogliere par-te della produzione di mara-cuja del distretto di Gicumbiper avviarlo poi alla trasfor-mazione e successiva com-

mercializzazione sotto formadi succo concentrato.

STRATEGIA E OBIETTIVIDELL’INTERVENTO

La strategia di intervento cheho scelto per migliorare, svi-luppare e divulgare la colturadel maracuja e tutta la sua fi-liera nel distretto di Gicumbi,è quella di puntare sul miglio-ramento del processo di tra-sformazione agro-alimentaredel maracuja da parte del pro-getto APBES ISHIMWE, de-tenuto appunto dalla coopera-tiva oggetto del mio studio.L’associazione responsabile

dello sviluppo dell’intera filie-

PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

ATTIVITA’RUANDA

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Da un lato bisogneràfornire una maggiorecapacità di analisidella profittabilitàdell’impresa,del mercato edella concorrenza;dall’altro occorre agiresu un incrementodel personale qualificatonella gestionedell’azienda

La strategia di azione è con-centrata su:1) una maggiore capacità

di trasformazione dei frutti insucchi. Questo risultato vieneraggiunto agendo su unmigliorfunzionamento della fabbrica,sia attraverso un incrementodel personale qualificato in gra-do di far funzionare corretta-mente la fabbrica; si agisce suquesto aspetto fornendo unamaggiore offerta formativa sul-le tecniche di funzionamentodei macchinari, attraverso unincremento e unmaggiore ade-guamento dei macchinari uti-lizzati per produrre il succo.2) Un maggiore em-

powerment della cooperativanella gestione di un impresa ditrasformazione agro-alimenta-re. Questo risultato viene rag-giunto operando contempora-neamente su piú livelli.Da un lato bisognerà fornire

una maggiore capacità di ana-lisi della profittabilità dell’im-presa, del mercato e della con-correnza; dall’altro occorre agi-re su un incremento del perso-nale qualificato nella gestionedell’azienda. Entrambe questeattività si possono raggiunge-re attraverso una maggiore of-ferta formativa sulle tecniche digestione di una azienda. Infinebisogna agire su un ultimoaspetto riguardante una mag-giore autonomia finanziaria del-la cooperativa.

ATTIVITÀ E TEMPISTICADELL’INTERVENTO

Per realizzare il progetto co-me appena descritto, ho ipotiz-zato un impegno di 6 mesi, che

attraverso lapartecipazionedi unconsulente, in grado di fornireuno studio adeguato sullo statodeimacchinari, un corso di for-mazione sul loro utilizzo eugualmente un training sullagestione di un’impresa di tra-sformazione agro-alimentare,possa raggiungere gli obiettivisopra descritti. Ma ecco nellospecifico le attività e la tempi-stica degli interventi che riten-go debbano essere effettuati.

COMPLETAMENTO EADEGUAMENTO DEI MACCHINARI

Attraverso lo studio e la rac-colta dei dati riguardanti le inef-ficienze e inadeguatezze deimacchinari presenti nell’im-pianto, si deve provvedere apianificare un’attività di com-pletamento e adeguamento del-la fabbrica, affinché si possaprocedere alla trasformazionedella frutta in succhi.Conseguentemente si potrà

passare all’istituzione di unagara d’appalto per l’acquistodi quanto necessario. Al vinci-tore della gara d’appalto sarà ri-chiesto di fornire in un arcotemporale di tre settimane,quanto stabilito dall’analisi pre-cedentemente redatta.

RICERCA, ASSUNZIONEE SUCCESSIVA FORMAZIONE

DI UN DIRETTORE DI FABBRICA

E DI UN CONTABILE

In concomitanza con la for-nitura dei pezzi richiesti si do-vrà procedere alla ricerca, as-sunzione e successiva forma-zione di un direttore di fabbri-ca e di un contabile.Dall’analisi di contesto ri-

ra del maracuja, è proprietariadell’unica fabbrica di trasfor-mazione di frutta nel distrettodi Gicumbi. Pertanto la strate-gia che propongo è quella diagire sulla capacità di que-st’ultima di aumentare la quan-tità di trasformazione dei frut-ti in succhi.In questomodo la fabbrica di-

venterà un vero e proprio vo-lano per lo sviluppo e il mi-glioramento dell’intera filieradel maracuja, con evidenti ri-percussioni su tutti gli attoricoinvolti nella catena del valo-re, dai produttori, ai raccogli-tori, ai trasportatori, fino agli in-termediari.

ATTIVITA’PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTIRUANDA

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L’attività di formazionedegli individui assunti,verterà su aspetti chiave

della gestionedi un’azienda, quali:

a) l’analisi del mercatoe della concorrenza;b) la comprensione

e la redazionedi un “business plan”;

c) l’analisi dellaprofittabilitàdi un’impresa

sulta infatti che l’unità di tra-sformazione sia sprovvista dipersonale qualificato in gradodi gestirla con un impegno fulltime. Tale attività di ricerca e as-sunzione deve essere rivoltaverso quegli individui che pre-sentino un’esperienza nel set-tore della trasformazione del-la frutta, che possano assicura-re una presenza e un impegnocontinui, senza ricorrere peròall’assunzione di figure estre-mamente qualificate che rap-presenterebbero un rischio di al-ti costi e un impegno limitatonel tempo.L’attività di formazione de-

gli individui assunti, verterà suaspetti chiave della gestione diun’azienda quali: a) l’analisidel mercato e della concorren-za; b) la comprensione e la re-dazione di un Business plan;c) l’analisi della profittabilità diun’impresa.

FORMAZIONE DI TECNICIPER LA GESTIONE E

IL FUNZIONAMENTO

DEI MACCHINARI

Al termine di questa attività,si procederà alla formazione ditecnici per la gestione e il fun-zionamento deimacchinari. LacooperativaAPBES ISHIMWEsarà coinvolta nel processo diricerca e selezione dei tecnici,avendo già precedentementeutilizzato dellamanodopera nonqualificata per la produzionedi succo di maracuja a livelloartigianale.

ASSEGNAZIONEDI UN FONDO ROTATIVO

Infine è prevista l’assegna-

zione di un fondo rotativo conil quale la cooperativa, re-sponsabile dell’impianto, po-trà accedere a un prestito ero-gato da un banca o da un isti-tuto di credito presso il qualeverrà depositato il fondo e conil quale si potranno finanzia-re tutte quelle attività neces-sarie allo start up dell’impre-sa.

LOGICA DELL’INTERVENTO

Le attività cosí previste sonovolte alla realizzazione di un in-tervento integrato che consen-tirà alla cooperativa proprietariadell’impianto una migliore ge-stione e un miglior utilizzo del-la fabbrica attraverso il poten-ziamento delle capacità mana-geriali e della comprensione delmercato.Inoltre, in caso di successo

dell’intervento qui descritto, lapresenza di un impianto di tra-sformazione della frutta nel di-stretto diGicumbi rappresenteràuno sbocco per buona parte del-la produzione di maracuja pro-muovendo di conseguenza losviluppo dell’intera filiera epartecipando cosí a quel pro-cesso di sviluppo del settoreagricolo sottoscritto nei pro-grammi PSTA (Piano Strategi-co per la trasformazione del-l’agricoltura) e PDDAA (Pro-gramma per lo sviluppo del-l’agricoltura africana) dal go-verno del Ruanda e di miglio-ramento della sicurezza ali-mentare indicato nel progettoFAO GTFS/RAF/391/ITA,creando positive ripercussionisu un territorio piú ampio diquello individuato.

Le attività previste sonovolte alla realizzazione

di un interventointegrato che consentirà

alla cooperativaproprietaria

dell’impianto unamigliore gestione eun miglior utilizzo

della fabbrica attraversoil potenziamento dellecapacità managerialie della comprensione

del mercato

PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

ATTIVITA’RUANDA

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Completa, dettagliata e molto ben documentata la scheda su unodei Paesi africani di maggiori dimensioni, l’Algeria, predisposta, per UCIDLetter, da Napoiga Mokondji. L’immagine che ne traiamo da questa lettura,districandoci fra una moltitudine di tabelle e percentuali, è quella di un Pae-se giovane, che si sta lasciando alle spalle una realtà di sottosviluppo in-vestendo molto sull’istruzione e sulla sanità pubblica. Sul piano economicoemerge un rispetto dell’ambiente e delle forme di economia tradizionale,con investimenti incentrati sull’economia rurale e sulle infrastrutture di co-municazione. Interessante un rilevante utilizzo del microcredito e il sostegnoalla microimpresa. Certo il debito estero rimane alto, ma gli introiti prove-nienti dalla vendita del gas naturale, in verità più finalizzato all’esportazioneche all’uso interno, contribuiscono a ridurne sensibilmente l’entità.

Complete, detailed and very well documented the report about oneof the larger African Countries, Algeria, prepared for UCID Letter by NapoigaMokondji. The image that will draw from this reading, extricating from a mul-titude of charts and percentages, is that of a young country, that is leavingbehind a reality of under-development investing heavily on education and pu-blic health. On the economic side, it shows a respect for the environment andthe traditional forms of economy, with investment focusing on rural economyand on the infrastructure of communication. It’s interesting a significant useof microcredit and microenterprise support. Certainly the external debt re-mains high, but the revenue from the sale of natural gas, more finalized tothe export than to the internal use, helping to significantly reduce its size.

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IL PERCORSOVERSO

LO SVILUPPO

Un Paese giovane,che si sta lasciandoalle spalle una realtàdi sottosviluppoinvestendo moltosull’istruzione esulla sanità pubblica

le (wattani o darija), il berbe-ro (tamazight), il francese, lahausa, il zingaro e il tadak-sahak, le sue altre lingue.La sua valuta è il Dinaro Al-

gerino, convertibile al tasso dicambio medio ponderato nel2006 di 72,6466 DA contro 1Dollaro US, e di 91,2231 DAcontro 1 Euro.Il Paese è il primo produtto-

re africano di gas naturale e ilterzo produttore di petrolio, conuna riserva stimata di 4.500mi-liardi di m3 di gas, e 10 miliar-di di barili di petrolio.Nel settore dell’agricoltura,

le principali colture sono il fru-mento (16% delle terre colti-vate) e orzo (13%).Secondo dati del 2005 il Pae-

se ha una superficie boschiva di4,1 milioni ettari e un tassod’imboschimento di 11%per ilNord di Paese.Nel quadro della protezione

della diversità biologica, oltreagli spazi protetti del Sud (ilparco nazionale d’Ahaggar con450.000 km2, e di Tassili con80.000 km2) esistono a Nord 8parchi nazionali (195.362 etta-ri), 4 riserve naturali (37.599 et-tari), 4 riserve di caccia (42.200ettari) e 3 centri cinegetici.Il Paese è membro di piú or-

ganizzazioni internazionali,africane e regionali di cui leprincipali sono l’ONU, l’U-nioneAfricana, la LegaAraba,l’Organization of PetroleumExporting Countries, l’Orga-nizzazione della ConferenzaIslamica, la World Trade Or-ganization.La sua capitale Algeri costi-

tuisce il primo portomarittimo

PARTE SECONDA

APPROFONDIMENTI

di Napoiga Mokondji (1)

Fiancheggiata a Nord per1.200 km dalMarMedi-terraneo, a Est dalla Tu-

nisia e la Libia, a Sud-est dalNiger, a Sud-ovest dal Mali ela Mauritania, e ad Ovest dalMarocco, la Repubblica Alge-rina Democratica e Popolare èil secondo Paese dell’Africaper superficie, di 2.381.741km², di cui 4/5 sono occupatidal Sahara, con una popola-zione stimata nel 2006 di33.481.000 abitanti.Gli Arabi rappresentano

l’82,6% dell’insieme della po-polazione, e i Berberi il 17,4%.Inmateria di religione, i mu-

sulmani sunniti rappresentano,con il 99,5%, la quasi totalitàdella popolazione.L’arabo classico è la sua lin-

gua ufficiale; l’arabo dialetta-

ALGERIA

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UCID Letter • 2/2009

del Paese, Oran, seconda città,si trova sulla parte Ovest dellasua costa, vicino alla frontieracon ilMarocco, sulla quale so-no presenti poli commerciali eportuari importanti.AEst, in prossimità della Tu-

nisia, troviamoConstantine, lacapitale di una regione agrico-la, industriale eAnnaba, un im-portante centro economico ecommerciale.L’Algeria offre una suddivi-

sione amministrativa di 48 wi-laya o dipartimenti, e 1541 co-muni.Con un tasso urbanistico che

è passato dal 30% nel 1966 al60,5% nel 2002, l’Algeria pre-senta trenta agglomerati di piùdi 100.000 abitanti, dall’ulti-mo censimento di 1998, loca-lizzati principalmente nel Norddi Paese. La densità della po-polazione nel 2006 è di 14,05abitanti per km².La popolazione algerina è re-

lativamente giovane, con untasso d’incremento naturale an-nuo di 1,78% nel 2006, contro1,63%nel 2004 e 3%nel 1983.Nel 2005, con una popola-

zione stimata 32,9 milioni abi-tanti, i bambini di età inferio-re ai 15 anni rappresentano cir-ca il 30%della popolazione to-tale. Le donne rappresentano49,4% della popolazione tota-le, contro il 50,6% degli uomi-ni.La ripartizione geografica

della popolazione, nelle gran-di regioni, presenta uno squili-brio preoccupante.Nella parte litorale del Pae-

se, che copremeno del 2% del-la superficie, risiede circa il

40% degli abitanti.Globalmente, circa il 91%

della popolazione vive su me-no del 13% di territorio, es-senzialmente sulla parte co-stiera limitata al Nord del Pae-se.La questione della povertà è

diventatamolto importante nel-la società algerina, in seguito al-la sopravenuta crisi del crollodei prezzi d’idrocarburi nel1986, alle riforme di ordinestrutturale del 1989, 1991 e1994, volute dal FMI.Riforme che hanno portato

all’abbandono del sistema digestione economica e sociale di

PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

ATTIVITA’

(Tabella 1)

Suddivisione amministrativa dell’Algeria

Situazione geografica 48Wilaya (Dipartimenti)

NORD

EST

OVEST

SUD

Algeri; Bejaia; Tizi Ouzou; Boumerdes; Bouira;Medea Ain; Defla; Bordj Bou Arriredj Blida; Ti-paza; Djelfa

Constantine; Annaba; Jijel; Setif; Skikda; Mila;Guelma; ElTarf; SoukAhras;Oum El Bouagh;Bat-na; Tebessa; Khenchela; M’Sila

Tlemcen;Sidi BelAbbes;Oran;AinTemouchen;Tia-ret; Saida; Mascara; Tissemsilt; Chlef; Mostaga-nem; Relizane

Bechar;Ouargla; El Bayadh;Naama;Ghardaia; La-ghouat; Bistra; El Oued; Adrar; Tamanrasset; Illi-zi; Tindouf

(Tabella 2)

Composizione della popolazione algerina nel 2005

Indicatori Maschili Femminili Totali Tasso (%)

0 - 14 anni15 - 59 anni60 anni e +

TotaleTasso (%)

4.857.00010.616.0001.152.000

16.625.0050,6

4.652.00010.398.0001.235.000

16.285.0049,4

9.509.00021.014.0002.387.000

32.910.00100,00

28, 963,97,2

100,00-

ALGERIA

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UCID Letter • 2/2009

le. La crisi di 1986 ha eviden-ziato, in effetti, la fortissimadipendenza dell’economia al-gerina da fattori esogeni, la suainefficacia e le sue disfunzio-ni.La crescita dell’economia al-

gerina è, inmodo fondamenta-le, veicolata dall’esportazioned’idrocarburi. In effetti, il set-tore idrocarburi costituisce il95% dell’entrate esterne, 60%dell’entrate di bilancio e 36%del Prodotto Interno Lordo.Essenzialmente, dunque, i

guadagni della produttività eco-nomica dipendono dai prezzidi questi idrocarburi, che per-mettono imiglioramenti del li-vello di sviluppo umano.Nel 2005, il valore dell’Indice

dello Sviluppo Umano (ISU)stabilito dalla Relazione mon-diale sullo sviluppo umano del2007/2008 è di 0,733, classifi-cando il Paese al 104° posto su177 Paesi, tra El Salvador e ilVietnam.Il peggioramento della po-

vertà spinse le autorità pubbli-

che ad attuare dei piani di lot-ta, decisi nel 1992, per conte-nere gli impatti sociali del pro-cesso di adeguamento struttu-rale dell’economia, degli anniNovanta.Questi piani sono stati tra-

sformati, dal 2001, in un inter-

vento piú ampio da parte delloStato per arginare i fenomeni dipovertà e d’esclusione delle po-polazioni indebolite a causadell’apertura, all’esterno, del-l’economia e del suo nuovomo-do di regolazione determinatodall’orientamento liberale.Composto per il 57,4% dal

settore dell’industria, il 32,3%dai servizi e il 10,3% dall’a-gricoltura, il PIL ha conosciu-to una progressione notevolesituandosi ai 135 miliardi didollari US nel 2007, contro 84miliardi di dollari US nel 2004.Cosí, il Prodotto Interno Lor-

do per abitante, che era di 1.623dollari US nel 1999 è passatoal 3.968 dollari US nel 2007.Una progressione generata inmodo precipuo dall’aumentocostante dei prezzi del petrolionel corso di questi ultimi anni.La crescita economica non

dovuta agli idrocarburi giunge6,5% nel 2007 contro 5,5% nel2006.Il Paese dispone di riserve

monetarie che hanno raggiun-to 90 miliardi dollari US nel2007 contro 32 miliardi dolla-ri US nel 2003.Le autorità politiche hanno

stipulato, dal 1999, accordi in-ternazionali volti ad “allegge-rire” il debito pubblico.È cosí che l’Algeria ha fir-

mato degli accordi con la Fran-cia, l’Italia e la Spagna per lariconversione di una parte delsuo debito in investimenti.Nell’intento dimettere fine in

modo radicale a questo pesan-te fardello, il Paese ha decisodi rimborsare anticipatamenteparte del suo debito nei con-

tipo guidato in favore di un si-stema ad orientamento libera-

ATTIVITA’PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

(Tabella 3)

Evoluzione del PIL totale e del PIL per abitante

Indicatori

PIL (miliardi di dollari US)PIL per abit. (migliaia

di dollari US)

1999

-1623

2000

54,2-

2003

65,91890

2004

842625

2005

1023116

2006

1203487

2007

1353968

(Tabella 4)Composizione di PIL(stima 2004)

AGRICOLTURASERVIZIINDUSTRIA

10,30%32,30%57,40

La crescitadell’economia algerinaè, in modo fondamentale,veicolata dall’esportazioned’idrocarburi. Il settoreidrocarburi costituisceil 95% dell’entrateesterne, 60% dell’entratedi bilancio e 36% delProdotto Interno Lordo.Essenzialmente, dunque,i guadagni dellaproduttività economicadipendono dai prezzidi questi idrocarburi

ALGERIA

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UCID Letter • 2/2009

fronti dei Paesi esteri.Al termine di tutti questi rim-

borsi, il suo debito esterno èpassato da 28 miliardi di dol-lari US nel 1999 al 4,6 miliar-di di dollari US nel 2006. Que-sto debito rappresenta, alla fi-ne del 2006, il 4% del PIL el’8,6% delle esportazioni con-tro il 34,3%di PIL e 89,7%del-le esportazioni nel 2003.Il Paese ha fatto dei progres-

si notevoli nell’allungamentodella durata della vita: la spe-ranza di vita alla nascita è au-mentata, passando da 67,3 an-ni nel 1995 al 72,5 anni nel-l’anno 2000 per giungere al75,7 anni nel 2006.Il miglioramento significati-

vo del settore sanitario è es-senzialmente dovuto ai pro-gressi nella protezione della sa-lute della mamma e del bam-bino, alla scomparsa della po-liomielite, alla riduzione mol-to importante della difterite,della pertosse, del morbillo, edella alta mortalità legata alleinfezioni respiratorie acute, al-le malattie diarroiche e alla tu-bercolosi.Il Paese presenta una coper-

tura vaccinatoria superiore al90% dei bambini di età di me-no di un anno.A questi progressi si è giun-

ti tramite l’intervento stataleche si è assunto l’onere finan-ziario della ristrutturazione delsettore sanitario: estensione del-la copertura sociale dall’assi-curazione sanitaria; gratuità del-le attività di prevenzione e di cu-re per le malattie trasmissibilie quasi gratuità dell’ospedaliz-zazione nei servizi pubblici; at-

tuazione di tariffe di riferimentoper il rimborso dei medicinali;promozione dei medicinali ge-nerici; adozione di un appara-to assistenziale per coloro chesoffrono di malattie croniche ele persone anziane.Lo stato nutrizionale della

popolazione è caratterizzato dauna tendenza allo sovrappeso,in particolare del sesso fem-minile. Questa situazione sispiega con l’evoluzione dellediete alimentari, dello svilup-po della ristorazione fuori ca-sa, e sopratutto del consumoeccessivo di zucchero e di oliodi grasso, che si ripercuotonoin modo negativo sulla salutedella popolazione.In materia di sanità dell’in-

fanzia, tra il 1990 e il 2006, iltasso della mortalità infantile(meno di un anno) è diminuitodi circa il 20%, passando dal46,8‰ al 26,9‰.Tale diminuzione proviene

essenzialmente della flessionedellamortalità postnatale (tra 01e 12mesi). Tra il 1990 e il 2005,

la riduzione di tasso di morta-lità infantile-giovanile è dimi-nuito del 13,31% .Molti interventi sono stati

previsti nel corso degli anniNovanta per le donne in gravi-

danza, fra cui l’assistenza pre-natale, durante e postnatale.

È cosí che si è contributo aridurre il tasso di mortalità almomento del parto, che è pas-sato da 210 su 100.000 nasci-te nel 1990 a 117,4 su 100.000nascite nel 1999.

PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

ATTIVITA’

(Tabella 5)Evoluzione di tassi di mortalità infantile (TMI),infantile-giovanile (TMG) e materna (TMM)

Indicatori (%)

TMITMGTMM

1990

46,848,6210

1999

--

117,4

2000

36,643,0

-

2002

31,2--

2004

30,435,5199,5

2005

30,435,2996,8

2006

26,9-

92,6

Il Paese ha fattodei progressi notevolinell’allungamento

della durata della vita:la speranza di vita

alla nascitaè aumentata,

passando da 67,3 anninel 1995 al 72,5 anni

nell’anno 2000per giungere

al 75,7 anni nel 2006

ALGERIA

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Con una popolazionestimata di 33.481.000abitanti a metàdell’anno 2006,l’Algeria presenta ancheuno sviluppo notevolea livello del suo sistemaeducativo, nelle suestrutture, nelle sueinfrastrutture e negliaddetti al settore.Il Paese ha praticamenterealizzato i suoi obiettiviin materiadi scolarizzazioneprimaria

ro ultima gravidanza del 79%,e che il 92% aveva Beneficia-to di un parto assistito.I decessi della madre al mo-

mento del parto costituisconoda soli il 10% dell’insieme deidecessi delle donne di età dai15 ai 49 anni, con grandi di-suguaglianze regionali.Le wilaya del Sud sono le

piú toccate.Il tasso di natalità, superiore

al 35% nel corso della primametà dei anni 1980, è diminui-to a meno del 20% all’iniziodell’anno 1999 prima di risali-re al 21% nel 2005.In materia di lotta contro

HIV/AIDS diverse inchiestehanno rilevato che l’Algeria èun Paese di limitati casi diHIV/AIDS.Su 70 donatori di sangue tra

il 1994 e 1996, 7 si sono rive-lati sieropositivi; il tasso d’in-cidenza è dunque di 0,009%. Iltasso di HIV nel 1998 dei do-natori di sangue è pari allo0,014%. Un’inchiesta realiz-zata nel 1996 sul 8.000 donneincinte non ha rivelato nessu-no caso di sieropositività.Al 31 dicembre 2003, si re-

gistrano 614 casi di AIDS con-clamata e 1455 casi di siero-positività.Sui 1.455 casi di sieropositi-

vità, il 30% è di sesso femmi-nile.Lo scaglione di età piú col-

pita dalla malattia è quella di20-49 anni con l’80% dei casi.Si rivelano il 3,5% dei casi

pediatrici nello scaglione di etàdi 0-14 anni.Secondo le stime dell’U-

NAIDS e dell’OMS, il tasso

d’incidenza sierologica del-l’infezione al HIV dagli adul-ti sarebbe di 0,1%. I risultatiglobali delle inchieste di aller-ta-sierosorveglianza realizzatenel 2000 sulle 5 città piú im-portanti dimostrano che l’infe-zione daHIV è strettamente le-gata al fenomeno della prosti-tuzione.Durante gli ultimi anni, per

merito dell’aumento della cre-scita economica, la condizionedi povertà estrema è diminuitadrasticamente in Algeria.Utilizzando il limite di 1 dol-

laro USA al giorno, a parità dipotere d’acquisto, la propor-zione delle persone che vivonoin povertà estrema è passatadal 1,9% nel 1988 allo 0,8%nel 2000.L’incidenza della povertà ge-

nerale col limite di 2 dollari USper giorno è stimata al 12,1%nel 2000, prima di arrivare al6,8% nel 2004.La soglia di povertà alimen-

tare è passata dal 3,6%nel 1988al 1,6% nel 2004.Riguardo al reddito naziona-

le lordo per abitante, esso è pas-sato dai 4.280 dollari US nel1990 ai 5.060 dollari US nel2000 per stabilirsi a 6.900 dol-lari US nel 2006.Con una popolazione stima-

ta di 33.481.000 abitanti ametàdell’anno 2006, l’Algeria pre-senta anche uno sviluppo no-tevole a livello del suo sistemaeducativo, nelle sue strutture,nelle sue infrastrutture e negliaddetti al settore.Il Paese ha praticamente rea-

lizzato i suoi obiettivi in mate-ria di scolarizzazione primaria.

L’inchiesta dell’Istituto Na-zionale di Sanità Pubblica (IN-SP) del 1999 ha permesso dievidenziare un certo numero diproblemi di ordine organizza-tivo inmerito allemorti da par-to.Le principali ragioni men-

zionate sono: l’assenza di per-sonale qualificato (94,6%) el’assenza dimezzi adeguati peril funzionamento della sala ope-ratoria (16,8%).L’inchiesta End Decade

Goals (EDG) del 2000 ha rile-vato una percentuale di donneincinte che avevanoBeneficia-to di almeno una consultazio-ne prenatale nel corso della lo-

ATTIVITA’PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTIALGERIA

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UCID Letter • 2/2009

Nel 2004 il numeroglobale degli alunnitirocinanti e studenti

nell’insieme del sistemaeducativo si innalza circaa 9 milioni di persone,rappresentando piú

del 27% dellapopolazione totale.Ad oggi il corpoinsegnante è

di 375.000 unità

Per l’anno 2006, il tasso net-to di scolarizzazione ha rag-giunto 97,7% con il 99% deiragazzi, e il 94% delle ragaz-ze.Nel 2004 il 95,3% delle ra-

gazze e il 96,8% dei ragazzihanno completato la loro istru-zione obbligatoria.Nel corso del medesimo pe-

riodo si rileva che il 94,1% de-gli uomini e il 86,1%delle don-ne di 15-25 anni sono alfabe-tizzati.Il tasso d’alfabetizzazione

nella fascia di età 15-25 anni èpassato dal 87% nel 1998 al94,6% nel 2005.Il tasso d’alfabetizzazione in

ambiente rurale è passato dal48,5% nel 1998 al 72,6% nel2005.La proporzione delle donne

alfabetizzate è passata dal54,30% nel 1998 al 68% nel2005; quella degli uomini dal75,50% al 84,50% nei medesi-mi periodi.Gli scolarizzati effettivi so-

no passati dai 2,1 milioni nel1990 ai 7,9 milioni nel 2003nei settori dell’istruzione pri-maria, media inferiore emediasuperiore, con una percentua-le annua media del 4,3%.In termini d’infrastrutture,

nel medesimo periodo, il nu-mero degli edifici scolastici èpassato da 7.058 a 21.921.Circa il personale insegnan-

te, il numero èmoltiplicato per8,9 tra il 1970 e il 2004, atte-standosi attorno ai 340.000 in-segnanti (di cui 46,7% sono disesso femminile).Nel 2004 il numero globale

degli alunni tirocinanti e stu-

denti nell’insieme del sistemaeducativo si innalza circa a 9milioni di persone, rappresen-tando piú del 27% della popo-lazione totale.Ad oggi il corpo insegnante

è rappresentato da 375.000unità.Il finanziamento di sistema è

essenzialmente coperto dalloStato che vi ha dedicato il18,4% delle sue spese di bi-lancio e il 5,8% del suo PIL.Il numero d’infrastrutture del-

l’istruzione universitaria è qua-si quintuplicato in dieci anniper giungere a 27 università,13 centri universitari, 12 scuo-le e istituti nazionali, 4 scuolenazionali superiori e 4 edificiannessi collegati alle univer-sità nel 2004.Nel 2005, l’analfabetismo

tocca il 23,7% della popola-zione di 15 anni e piú, controil 34,5% nel 1998.Secondo l’inchiesta INSP-

TAHINA(2) del 2005, il 37%dei capi dei nuclei familiari dietà superiore ai 35 anni sonoanalfabeti; il 31% non hanno

che il livello primario e il 4%il livello di istruzione universi-taria; il 54% delle mogli dei

PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

ATTIVITA’

(Tabella 6)Ripartizione dei disoccupati secondo il sessoe il livello dell’istruzione nel 2008

Indicatori Maschile Femminile Totale nazionale

Senza istruzione 23.000 2,6 1.000 0,3 24.000 2,1

Istruzione Primaria 151.000 17,4 12.000 4,0 163.000 14Media infer. 439.000 50,6 64.000 21,3 503.000 43Media sup. 164.000 18,9 83.000 27,6 247.000 21,1Università 91.000 10,5 141.000 46,8 232.000 19,8

Totale 868.000 100,0 301.000 100,0 1.169.000 100,0

Disoccupazione totale (%) 74,25 - 25,75 - 11,30 -

ALGERIA

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UCID Letter • 2/2009

La popolazionedisoccupata nel 2008 èin modo maggioritariomaschile, con il 74,25%.Il numero delle donneè infatti di 301.000,con il 25,75% del totaledei disoccupati.L’abbassamento deltasso di disoccupazioneall’11,3% nel 2008,dal 15,3% nel 2005, edal 25% del 1998,testimonia il miglioramentodel ritmo di creazionedegli impieghi

capi di nuclei familiari sonoanalfabete e il 24% sono di li-vello primario.Cosí, circa l’80% delle mo-

gli hanno un mediocre livellod’istruzione.Le dispersioni scolastiche co-

stituiscono il primo fattore chealimenta l’analfabetismo. L’in-terruzione della scolarizzazio-ne ha toccato il 31,8% degli in-dividui di età fra i 6 e i 24 an-ni, il 23,9% hanno lasciato lascuola nel corso dell’istruzio-ne primaria e media inferiore,e il 54,5% nella media supe-riore; le cause risiedono nel-l’abbandono volontario dellascuola (33,58%), l’esclusione(10,95%), la lontananza(10,22%), la decisione paren-tale nell’interruzione della sco-larità (21,17%), sopratutto neidue primi cicli.Il rendimento del sistema

educativo figura tra i fattori cheinfluenzano le pressioni sul-

l’impiego. Con piú di 500.000dispersioni scolastiche per an-no, il sistema educativo ali-menta prematuramente il mer-cato del lavoro.È sui minori di 20 anni che

il tasso di disoccupazione(34,3%) è piú alto; tasso che èancora maggiore per i ragazzi(34,7%) maggiormente tocca-ti dal fenomeno dell’abbando-no scolastico. Le deboli perfor-mance del sistema educativoagiscono sull’età d’ingressonella vita attiva della popola-zione: pressappoco lametà de-gli occupati hanno cominciatoa lavorare prima dei 20 anni.Ancora, gli studi universita-

ri non sembrano piú costituireuna protezione contro la di-soccupazione.I dati dell’Ufficio Nazionale

delle Statistiche (UNS), dimo-strano infatti che il tasso di di-soccupazione aumenta con illivello dell’istruzione; il qualetasso, per il 2008, è del 2,1%per le persone senza istruzione,e del 19,8%per quelli con istru-zione di livello superiore.La popolazione disoccupata

nel 2008 è in modo maggiori-tario maschile, con il 74,25%.Il numero delle donne è in-

fatti di 301.000, con il 25,75%del totale dei disoccupati.L’abbassamento del tasso di

disoccupazione all’11,3% nel2008, dal 15,3% nel 2005, edal 25% del 1998, testimoniadel miglioramento del ritmo dicreazione degli impieghi.La popolazione occupata è

passata da 5,7milioni nel 1997a piú di 9 milioni nel 2008. Ilritmo di creazione dei posti di

ATTIVITA’PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTIALGERIA

(Tabella 7)Ripartizione della popolazione occupatasecondo il settore d’attività nel 2008indicatori

AGRICOLTURA 1.252.000 13,7INDUSTRIA 1.141.000 12,5EDILIZIA e LAVORI PUBBLICI (ELP) 1.575.000 17,2NEGOZIO/SERVIZI/AMMINISTRAZIONE 5.178.000 56,6POPOLAZIONE OCCUPATA 9.146.000 100,0

(Tabella 8)Occupazione delle donne e degli uominisecondo il setore d’impiego (2005)indicatori Donne Uomini

Pubblico Privato Totale Pubblico Provato Totale

Effettivi 643.000 531.000 1.174.000 2.321.000 4.594.000 6.915.000Tasso (%) 54,8 45,2 100,0 33,6 66,4 100,0

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UCID Letter • 2/2009

Nel 2005, la popolazioneattiva femminile si è

innalzata di 1,2 milionedi persone, con un

incremento medio annuodel 2,5% dal 2001.

Su 1,2 milioni di donneoccupate, il 73%

si trovano in zona urbanae il 27% in zona rurale,

evidenziando cosíun’opportunità d’impiego

piú alta nelle cittàche nelle campagne

lavoro passa dai 2,2% inmediaannua sul 1997-2001, ai 6,6%per il periodo 2001-2005, cor-rispondendo alla creazione di1,8 milioni di posti di lavoro.La struttura del lavoro se-

condo il settore d’attività haevidenziato la preponderanzadel settore «negozio, ammini-strazione pubblica e altri ser-vizi» che impiega al quarto se-mestre del 2008, piú dellametàdell’insieme della popolazio-ne occupata, con il 56,6% con-tro il 49,3% del 2005.Il comparto ELP arriva in se-

conda posizione con il 17,2%del totale degli occupati. La ter-za e quarta posizione sono oc-cupati dall’agricoltura e dal-l’industria che registrano ri-spettivamente il 13,7% e il12,5% dell’impiego totale. Ilsettore dei servizi, assorbendoil 56,6% della popolazione oc-cupata, evidenzia la terziariz-zazione dell’impiego a scapitodell’impiego produttivo.Nel corso del periodo 2001-

2005, la forte espansione del-l’impiego è totalmente genera-ta dal settore privato con circa2,5 milioni di posti lavoro, dicui solo 0,4 provenienti dall’a-gricoltura.Circa il 60% della popola-

zione occupata risiede in zonaurbana.Nel 2005, la popolazione at-

tiva femminile si è innalzata di1,2 milione di persone, con unincremento medio annuo del2,5% dal 2001.Su 1,2 milioni di donne oc-

cupate, il 73% si trovano in zo-na urbana e il 27% in zona ru-rale, evidenziando cosí un’op-

portunità d’impiego piú altanelle città che nelle campagne.Le donne sono occupate es-

senzialmente in impieghi per-manenti: 51% contro il 38,2%degli uomini. Le donne eserci-tano piú nel settore pubblico(54,8%) che nel privato.Il settore della sanità e quel-

lo dell’educazione costituisco-no da soli circa l’80% del to-tale.Lo studio Living Standard

Measurement Survey (LSMS)del 2005 rivela che il 68% deinuclei familiari hanno sotto-scritto un prestito, il 46,43%tra loro dedicano tali sommealle spese correnti in conside-razione dell’inconsistenza deiloro redditi; pressappoco unterzo (31,6%) dei nuclei fami-liari algerini sono indebitati perle spese correnti.La distribuzione dei redditi

privilegia l’ambiente urbano(57,12%) rispetto all’ambien-te rurale (42,88%) nel quale iredditi provengono, al di fuoridei lavoratori autonomi agri-coli, dai trasferimenti regolari(60,26%) e occasionali; cosache permette di capire bene laprecarietà dell’impiego nel-l’ambiente rurale.All’incirca il 92% dei reddi-

ti vanno agli uomini, e sola-mente l’8% alle donne.La disuguaglianza piú forte

in queste distribuzioni tocca iredditi dei lavoratori autonomiagricoli con un tasso del97,04%.Secondo i risultati dell’in-

chiesta MICS del 2006, il98,6% dei nuclei familiari uti-lizzano l’elettricità comemez-

zo d’illuminazione.In zona urbana, questo tasso

d’allacciamento è del 99,4%; inzona rurale è del 97,6%.Il tasso d’allacciamento del-

le abitazioni alla rete di gas na-turale è stimato al 38,4% a li-vello nazionale. Delle disu-guaglianze significative sonoosservate secondo l’ambiented’abitazione: il 60,7% in zonaurbana e solamente il 7,7% inzona rurale.Il 59,8% dei nuclei familia-

ri utilizzano il gas in bombolaper la cottura: 38,7% per l’am-biente urbano, e 89,1% perquello rurale.È residuale l’utilizzo dei

PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

ATTIVITA’ALGERIA

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UCID Letter • 2/2009

Il Paese fa progressiin materia di lotta controla povertà nell’ambitodi diversi piani attuatidagli anni Novanta.Il Piano di Sostegnoal Rilancio Economico(PSRE) si prefigge treobbiettivi essenziali:la lotta controla povertà; la creazionedegli impieghi,l’equilibrio regionalee la rivitalizzazionedello spazio algerino

miliari sono raccordati alla re-te di acqua potabile.Il Paese fa i suoi progressi in

materia di lotta contro la povertànell’ambito di diversi piani at-tuati dagli anni Novanta.Il Piano di Sostegno al Ri-

lancio Economico (PSRE) siprefigge tre obbiettivi essen-ziali: la lotta contro la povertà;la creazione degli impieghi, l’e-quilibrio regionale e la rivita-lizzazione dello spazio algeri-no.Al suo attivo: 4.300.000 di

persone hanno visto un nettomiglioramento della loro con-dizione negli agglomerati ur-bani e rurali; 3.900.000 hannobeneficiato dell’utilizzo di ac-qua potabile; 2.500.000 hannoottenuto il raccordo alla rete dirisanamento e 1.900.000 il rac-cordo alla rete di gas ed elet-tricità; 1.700.000 hanno bene-ficiato dello sviluppo delle strut-ture sanitarie; 2.100.000 hannomigliorato la loro scolarizza-zione.Il Piano Nazionale di Svi-

luppo Agricolo e Rurale (PN-SAR) mira particolarmente alconsolidamento ed alla sicu-rezza alimentare del Paese, etiene in considerazione ancheil ripristino degli equilibri eco-logici e il miglioramento dellecondizioni di vita delle popo-lazioni rurali.I suoi apporti alle fasce piú

deboli del mondo rurale sonorilevanti: installazione di 5.260km di linee elettriche; in meri-to alla voce dell’apertura dellestrade e delle piste, il bilancioregistrato è stimato in 23.471km.

Oltre ai questi piani, sonostati attivati i Dispositivi degliImpieghi d’Attesa (DIA) e iDi-spositivi di Creazione d’Attività(DCA).I DIA includono, fra gli al-

tri, i Lavori d’Utilità Pubblicadi Alta Intensità di Manodo-pera (LUPAIM). Si tratta di unprogramma concepito con l’as-sistenza della Banca Mondia-le e in sostegno alla rete socia-le. È iniziato nel 1997 sotto for-ma d’esperimento pilota.La sua attuazione e la sua ge-

stione sono affidate all’Agen-zia di Sviluppo Sociale.Tocca la realizzazione dei

progetti di piccola dimensionenei campi delle strade, di risa-namento d’infrastrutture, del-l’agricoltura, delle foreste e del-la piccola idraulica.Figurano anche nei DIA, i

Contratti di Pre-impiego (CPI)che sono un programma desti-nato a promuovere l’inseri-mento professionale dei giova-ni diplomati all’università chesi affacciano per la prima vol-ta al mondo del lavoro. Questoprogramma, messo in atto nel1998, si fa carico per un anno,potendo essere prorogato di seimesi al massimo, della retri-buzione dei diplomati recluta-ti dai datori di lavoro pubblicio privati.Questa retribuzione è fissata

a 87,69(3) euro al mese per iquadri, con l’80% di SalarioNazionale Minimo Garantito(SNMG).In questo àmbito figurano an-

che le Attività d’Interesse Ge-nerale (AIG) che sono un pro-gramma indirizzato verso le fa-

combustibili solidi (carbonella)per la cottura: 1,2% dell’insie-me dei nuclei familiari.L’85,1% della popolazione

ha accesso a una sorgente diacqua depurata: l’87,9% in zo-na urbana, e l’81,6% in zona ru-rale.L’accesso alle sorgenti di ac-

qua depurata è nettamenteme-no presente nelle regioni sud eovest. D’altra parte, il 92,7%della popolazione ha accessoalle installazioni di risanamen-tomigliorate. Ancora il 73,3%della popolazione è raccorda-to alla rete delle acque di sca-rico, il 17,2% a una fossa bio-logica, l’83,3% dei nuclei fa-

ATTIVITA’PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTIALGERIA

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La creazionedi microimpreseè un dispositivoamministrato

dall’Agenzia Nazionaledi Sostegno all’Impiegodei Giovani (ANSIG).Dedicato ai giovanidisoccupati in etàtra 19 e 35 anni,

consiste nel fornireun certo numerodi facilitazionia investire

miglie che non dispongono dinessun reddito, e per le qualiun’indennità di 32,88 euro èassegnata mensilmente dal2001.In cambio, uno dei membri

della famiglia deve partecipa-re ai lavori che toccano la ma-nutenzione delle attrezzature edel patrimonio pubblico, cosícome il ripristino dell’ambien-te nel quale vivono le famiglieassistite.Infine, ci sono gli Impieghi

Salariati d’Iniziativa Locale(ISIL).Operativo dal 1990, questo

dispositivo mira a realizzareuna creazione massiva degliimpieghi, sopratutto in favoredei giovani che fanno doman-da di lavoro, e che potranno co-sí beneficiare di uno primo in-serimento professionale. La re-tribuzione è di 27,40 euro perbeneficiario, donata in contro-partita di una attività a tempopieno negli organismi che so-no sotto la responsabilità dellecollettività locali.A livello dei DCA, troviamo

anche il microcredito e la mi-croimpresa.Ilmicrocredito algerino è am-

ministrato dall’Agenzia Na-zionale della Gestione di Mi-crocredito (ANGEM).Consistenell’organizzare l’accesso alcredito per i piccoli progetti diun valore tra 548,10 euro e4.384,85 euro. Un’agevolazio-ne del tasso d’interesse è ac-cordata al beneficiario; egli sifa carico di 2 punti di tasso d’in-teresse commerciale, mentre ildifferenziale rimane a caricodello Stato.

Il dispositivo è sostenuto inparticolare dall’attuazione diuna rete estesa delle strutturedell’ANGEM nel 2005.Questo ha già permesso la

creazione di 6.500 impieghi neidiversi settori d’attività (agri-coltura, industria, ELP, servizi,artigianato) di cui il 72% sonoper il sesso femminile.La creazione dimicroimpre-

se è un dispositivo ammini-strato dall’Agenzia Nazionaledi Sostegno all’Impiego deiGiovani (ANSIG).Fa parte di un percorso di

creazione d’attività e d’impie-ghi sostenibili. Dedicato ai gio-vani disoccupati in età tra 19 e35 anni, consiste nel fornire uncerto numero di facilitazioni ainvestire: agevolazione nel tas-so d’interesse bancario, credi-to senza interesse, creazionedei fondi di garanzia, accom-pagnamento del giovane inve-stitore, concessione di agevo-lazioni fiscali e parafiscali.Il valore dei progetti soste-

nibili dal dispositivo non devesuperare 109.621,35 euro.Il giovane beneficiario deve

partecipare attraverso un con-ferimento personale tra il 5 e il10% del costo di progetto.Dall’avvio nel 1997, fino al-

la fine di 2007, piú di 118.000progetti, con un potenziale dicreazione di 330.000 impieghidiretti, sono passati all’esamedell’ANSIG: il 34% tra lorosono stati considerati finanzia-bili, e 27,5% realizzati.Il coinvolgimento delle ban-

che si attua con l’interventodelle autorità pubbliche.Infine, esiste la Cassa Na-

zionale dell’AssicurazioneDi-soccupazione (CNAD), creatanel 2004, che è destinata ai di-soccupati di età tra 35 e 50 an-ni. La sua organizzazione nonè diversa dagli altri Dispositi-vi di Creazione d’Attività(DCA).Per concludere, l’apertura

dell’Algeria all’investimentostraniero è stabilita dall’ordi-nanza n° 01-03 del 20/8/2001relativa allo sviluppo dell’in-vestimento, modificata e com-pletata dall’ordinanza n° 06-08 del 15/7/2006.La gestione della promozio-

ne dell’investimento è com-piuta dall’Agenzia Nazionale

PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

ATTIVITA’ALGERIA

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Il giovane beneficiariodeve partecipareattraverso unconferimento personaletra il 5 e il 10%del costo di progetto.Dall’avvio nel 1997,fino alla fine di 2007,piú di 118.000 progetti,con un potenzialedi creazione di 330.000impieghi diretti, sonopassati all’esamedell’ANSIG

l’uguaglianza di trattamentonei confronti degli investitorinazionali e stranieri.

1) Numerose fonti sono state uti-lizzate per compilare questa sche-da, tra lequali leprincipali sono: l’In-chiesta Algerina sulla Sanità dellaMamma e del Bambino (IASMB)del 1992; l’Inchiesta Panaraba sul-l’Infanzia (PAPCHILD) del 1992;i dati delMinisterodellaSanità, del-la Popolazione e della RiformaOspedaliera (MSPRO) del 1995-2004; i dati del Censimento Gene-rale della Popolazione e dell’Inse-diamento (CGPI) del 1998; le In-chiestedell’IstitutoNazionalediSa-nità Pubblica (INSP) del 1999 e2005; l’inchiestaEndDecadeGoals(EDG) del 2000; l’Inchiesta Alge-rina sullaSanità dellaFamiglia (IA-SF) del 2002; la Relazione Nazio-nale sui Obiettivi del millennio perlo Sviluppo di luglio 2005; lo stu-dio Living Standard MeasurementSurvey (LSMS) del 2005; il Bilan-cio Comune del Paese Algeria, delsettembre 2005 fornito dal Sistemadelle Nazioni Unite; la RelazioneNazionale sullo Sviluppo, Algeria2006; i risultati della 3a inchiestaMultiple IndicatorsClustersSurvey(MICS3) 2006 dell’Ufficio Nazio-nale delle Statistiche (UNS); la Re-lazione preliminare di luglio 2007sul controllo della situazione deibambini e delle donne, dell’UfficioNazionaledelleStatistiche edelMi-nistero della Sanità, della Popola-zione e della Riforma Ospedaliera;i dati del 2007 del Consiglio Na-zionale Economico e Sociale(CNES); i diversi dati macroeco-nomici dell’Ufficio Nazionale del-

le Statistiche del 2007-2008; la Re-lazione sullo Sviluppo Umano2007/2008delProgrammadelleNa-zioniUniteper loSviluppo (PNUS);le Statistiche Sanitarie Mondiali2008dell’OrganizzazioneMondia-le della Sanità (OMS).3) INSP ha realizzato in giugno2005, un’inchiesta nazionale sullasanità nell’ambito generale di unprogetto di ricerca denominatoTAHINA, sulla transizione epide-miologica e il suo impatto sulla sa-nità nei paesi nord africani.3) Nella conversione delle som-me di Dinario Algerino in Euro, èutilizzato un tasso di cambiomedioponderatodi2006,ossia1Eurocon-tro 91,2231 Dinari Algerini.

di Sviluppo dell’Investimento(ANSI) che ha come principa-li obiettivi lo sviluppo e l’assi-stenza degli investimenti na-zionali e stranieri.QuestaAgenzia partecipa al-

la facilitazione del completa-mento delle formalità ammini-strative relative alla creazioned’imprese permerito degli spor-telli unici decentralizzati sta-biliti nelle principali wilaya diPaese, raggruppando i rappre-sentanti delle diverse ammini-strazioni interessate all’inve-stimento.Inoltre, il codice algerino de-

gli investimenti, di natura libe-rista, consacra i princípi del-

ATTIVITA’PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTIALGERIA

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tefice sul contenuto di questaenciclica paolina ne mette in-nanzitutto in risalto come es-sa trovi innanzitutto diretta ispi-razione dalle tematiche delConcilio Vaticano II.Egli poi ascrive al suo pre-

decessore il merito di avereenunciato che il principio chela Chiesa tutta è tesa a pro-muovere lo sviluppo integraledell’uomo, ma nell’alveo del-la Tradizione della fede apo-stolica.Paolo VI comprese anche

molto chiaramente come laquestione sociale fosse diven-tata mondiale e affrontò per-tanto con fermezza importan-ti questioni etiche, senza ce-dere alle debolezze culturalidel suo tempo.

LETTERA ENCICLICA“CARITAS IN VERITATE”

di Benedetto XVI

La genesi, e le radici, di que-sta enciclica papale affondanoprofondamente nella dottrina,ma, soprattutto nel magisterosociale della Chiesa, a partiredalla Populorum progressiopubblicata dal papa Paolo VInel marzo del 1967 della qua-le, in particolare, Papa Bene-detto XVI si pone come conti-nuatore, adeguando le illumi-nate intuizioni del suo prede-cessore alla mutata situazionedell’economia mondiale.La caritas costituisce il te-

ma portante dell’enciclica, maappare altresí fondamentale cheil suo “svolgimento” avvenga,piú che “alla luce”, “nella lu-ce” dei fondamentali princípidella Fede. Vorrei qui ripor-tarne integralmente lo straor-dinario incipit: «La carità nel-la verità, di cui Gesú Cristo s’èfatto testimone con la sua vitaterrena e, soprattutto, con lasua morte e risurrezione, è laprincipale forza propulsiva peril vero sviluppo di ogni perso-na e dell’umanità intera».Papa Benedetto enuncia im-

mediatamente i tre pilastri sucui si poggia il suo ultimo la-voro: la “Carità” è vero mo-tore che fornisce l’energia pergiungere al giusto e ordinatosviluppo dei popoli, ma solo acondizione che si sviluppi nel-la “Verità” da non ricercare ,ovviamente, in teorie socialie/o economiche destinate al-l’obsolescenza e all’oblio, ma

risiedente in “Gesú Cristo”,nella testimonianza della suamorte e Resurrezione.Dalla lettura dell’enciclica

si può notare subito che essa simuove sí nel solco della tradi-zione ma con propria origina-lità.Nella “Lettera agli Efesini”,

Paolo infatti dice che si deve fa-re la “verità nella carità” .Il Papa invece inverte i ter-

mini: ci ricorda che l’amoredel prossimo è autentico amo-re quando lo rispetta nel suo es-sere, ma soprattutto quando losi sviluppa all’interno del pro-getto divino. L’enciclica si sud-divide in sei Capitoli ognunoveramente ricco di innumere-voli spunti. Se ne da qui una ri-spettosa ma necessaria sintesi.

CAPITOLO PRIMO:IL MESSAGGIO DELLA

“POPULORUN PROGRESSIO”

L’analisi effettuata dal Pon-

RECENSIONIPARTE TERZA

La Caritas in Veritate si pone, da un lato nel solco della tradizioneaperto dalla Populorum Progressio e dall’altro presenta degli spunti

di grande innovazione. Varie sono le tematiche affrontate, ma apparecome centrale il concetto di sviluppo da intendersi in tutti i suoi aspetti:umano, economico, sociale, familiare, ambientale e tecnologico.Nell’affrontare le problematiche dei nostri tempi, fra cui la crisi economica,occorre appellarsi a quella che rappresenta la maggiore forza a serviziodello sviluppo: un umanesimo cristiano che ravvivi la carità e si facciaguidare dalla verità, accogliendo l'una e l'altra come dono permanente diDio.

Caritas in Veritate arises, on one hand, following the tradition initia-ted by Populorum Progressio and on the other one presents ideas of greatinnovation. Various issues are addressed, but appears as central the con-cept of development to be considered in all its aspects: human, economic,social, familial, environmental and technological. In facing the nowadaysproblems, including the economic crisis, we must appeal to what is thegreatest force at the service of the development: a Christian humanismthat revives the charity and that is driven by the truth, accepting both as aGod’s permanent gifts.

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Benedetto XVI coglie l’op-portunità, ricordando l’altra in-tuizione paolina, in notevoleanticipo sui tempi, del grandepericolo di affidare l’intero pro-cesso dello sviluppo alla solatecnica, di completare il suopensiero affermando che, siaassolutizzare ideologicamenteil progresso tecnico, sia va-gheggiare l’utopia di un’uma-nità tornata all’originario sta-to di natura sono due modi op-posti per separare il progressodalla sua valutazione morale.Vengono ricordati altri due

documenti di Paolo VI moltoimportanti per delineare il sen-so pienamente umano dello svi-luppo proposto dalla Chiesa,la Humanae Vitae e la Evan-gelii Nuntiandi, non stretta-mente connessi con la dottri-na sociale, ma inerenti allo svi-luppo umano integrale sul pia-no naturale, risposta a una vo-cazione di Dio creatore.La realizzazione di un’au-

tentica fraternità è la prospetti-va aperta dallaPopulorumPro-gressio: per lo sviluppo dei po-poli è necessario che ora si agi-sca con coraggio e senza indu-gio. Questa urgenza è dettataanche dalla carità nella verità.È la carità di Cristo che ci spin-ge: “Caritas Christi urget nos”

CAPITOLO SECONDO:LO SVILUPPO UMANO

NEL NOSTRO TEMPO

Il mondo che Paolo VI ave-

va davanti a sé era molto me-no integrato di quello odierno.Per questo motivo la Popu-

lorumProgressio assegnava uncompito centrale, anche se nonesclusivo, ai “poteri pubblici”:oggi sembra piú realistica unarinnovata valutazione del lororuolo e del loro potere, con unapartecipazione piú sentita allares publica da parte dei citta-dini.Numerosi aspetti preoccu-

pano il Pontefice, che ne rile-va soprattutto l’interconnes-sione. Il profitto è utile ma semal prodotto e senza il BeneComune come fine ultimo, ri-schia di distruggere ricchezzae creare povertà.Ancora, il tema del rispetto

per la vita ritorna sul proble-ma dell’insicurezza alimenta-re esigendo un’equa riformaagraria nei Paesi in via di svi-luppo che non può in alcunmo-do essere disgiunto dalle que-stioni relative allo sviluppo deipopoli.Riaffermando con forza che

solo Dio è il vero garante delvero sviluppo dell’uomo, Be-nedetto XVI denuncia il peri-colo legato alla diffusa nega-zione del diritto alla libertà re-ligiosa, che si estrinseca siacon il terrorismo fondamenta-lista sia con la promozione pro-grammata dell'indifferenza re-ligiosa o dell'ateismo pratico.Parimenti condannate sono le

politiche contrarie al tema delrispetto per la vita, che non puòin alcun modo essere disgiun-to dalle questioni relative allosviluppo dei popoli.In questa linea, il tema del-

lo sviluppo umano integraleassume una portata ancora piúcomplessa La novità principa-le è stata l’esplosione dell’in-terdipendenza planetaria, or-mai comunemente nota comeglobalizzazione.Paolo VI l’aveva parzial-

mente prevista, ma i termini el’impetuosità con cui essa si èevoluta sono sorprendentiTuttavia, senza la guida del-

la carità nella verità, questaspinta planetaria può concor-rere a creare rischi di dannisconosciuti finora e di nuove di-visioni nella famiglia umana.

CAPITOLO TERZO:FRATERNITÀ, SVILUPPOE SOCIETÀ CIVILE

Il Papa intende qui proporciil suo insegnamento su una di-versa dinamica del funziona-mento del mercato e della lo-gica di impresa.È forse il capitolo piú ricco

di spunti originali.Innanzitutto egli trae le sue

premesse ancora una volta dal-la fede e, piú precisamente,dalla sua natura di dono di Dioall’uomo: «La carità nella ve-rità pone l’uomo davanti allastupefacente esperienza del do-no. L’essere umano è fatto peril dono, che ne esprime ed at-tua la dimensione di trascen-denza..”L’elemento unificante delle

comunità non è pertanto ilmercato, che risulta essere so-lo mezzo che consente l’in-contro fra persone ma, «la ca-rità nella verità», in quantodono ricevuto da tutti, è uni-ficante abbattendo barriere e

ATTIVITA’PARTE TERZARECENSIONI

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promuovere forme di finanza“etica” con particolare atten-zione alla “microfinanza”, sen-za però condannare le impre-se “tradizionali”, purché di-mostrino la loro disponibilitàa concepire il profitto comeuno strumento per raggiunge-re finalità di umanizzazionedel mercato.Serve la mobilitazione fatti-

va di tutti i soggetti della societàcivile: in particolare agli orga-nismi internazionali il Papachiede poi la trasparenza nel-l’utilizzo dei fondi ricevuti el’impegno a ridurre i loro ap-parati burocratici e destinaremaggiore risorse allo sviluppo.L’enciclica affronta anche il

delicato problema ambientale.Anche qui, secondo l’ottica

cristiana, la natura e le sue ri-sorse sono un dono del Crea-tore ed espressione del suoamore per l’umanità e cometale vanno utilizzate evitandosia atteggiamenti di sfrutta-mento selvaggio che di neo-panteismo.Ancora il principio della so-

lidarietà e della responsabilitàglobale deve guidarci nell’uti-lizzo e nella ripartizione dellerisorse energetiche con l’aiutodella natura stessa, dono di Dioai suoi figli.

CAPITOLO QUINTO:LA COLLABORAZIONE

DELLA FAMIGLIA UMANA

Con la considerazione che

confini. Ma il mercato, da so-lo, non riesce a produrre quel-la coesione sociale di cui pureha bisogno per ben funziona-re.All’interno della sfera eco-

nomica, il mercato, non è néeticamente neutrale né di suanatura disumana e antisociale.Essa appartiene all’attività

dell’uomo e, proprio perchéumana, deve essere strutturatae istituzionalizzata eticamente.Benedetto XVI non perse-

gue palingenesi nei rapportiumani né mercantili, ovvia-mente non proponibili in quan-to utopiche, propone invece diinserire anche nei rapporti mer-cantili il principio di gratuità ela logica del dono come espres-sione della fraternità.Auspica infatti che nel mer-

cato si aprano spazi per attivitàeconomiche realizzate da sog-getti che liberamente scelga-no di informare il proprio agi-re a princípi diversi da quellidel puro profitto, senza per ciòstesso rinunciare a produrre va-lore economico.I danni provocati dall’eco-

nomia globalizzata, la non ca-pacità dei governi di porvi ri-medio, nemmeno a posteriori,dimostrano che i canoni dellagiustizia devono essere rispet-tati sin dall’inizio, mentre sisvolge il processo economico,e non già dopo o lateralmente.Anche l’economia globaliz-

zata dimostra di aver bisognodella logica del dono senzacontropartita.Carità nella verità, in questo

caso, significa che bisogna da-re forma e organizzazione a

quelle iniziative economicheche, pur senza negare il profitto,intendono andare oltre la logi-ca del profitto fine a sé stesso.Anche sulla delocalizzazio-

ne delle imprese non viene for-nito un giudizio deterministi-co: quando essa comporta in-vestimenti e formazione, puòfare del bene alle popolazionidel Paese che la ospita. Cosí co-me la globalizzazione: il suocriterio etico fondamentale èdato dall’unità della famigliaumana e dal suo sviluppo nelBene. «La globalizzazione, apriori, non è né buona né cat-tiva. Sarà ciò che le personene faranno».

CAPITOLO QUARTO: SVILUPPODEI POPOLI, DIRITTI E DOVERI,AMBIENTE

Abbiamo, subito, un forteappello alla solidarietà univer-sale intesa soprattutto comedovere, ricordando che spessol’esasperazione dei diritti sfo-cia nella dimenticanza dei do-veri.Lo sviluppo dei popoli è di-

retta funzione della crescita de-mografica e il Papa rinnova lasua preoccupazione per unapolitica di controllo delle na-scite esclusivamente finalizza-ta a fini edonistici.Mette inoltre in guarda sul-

la denatalità e i rischi ad essaconnessi, in particolare controil rischio di impoverimento direlazioni sociali, e la scarsa ga-ranzia di forme efficaci di so-lidarietà connesse al prolifera-re di famiglie di ridottissime di-mensioni.Di nuovo un forte impulso a

PARTE TERZA RECENSIONI

ATTIVITA’

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lo sviluppo dei popoli dipen-de soprattutto dal riconosci-mento di essere una sola fami-glia, si apre il capitolo, signi-ficativo fin dal titolo.Oggi l’umanità ha necessità

di passare da un alto grado diinterazione a una collabora-zione in vera comunione, nelsegno della solidarietà sullabase dei fondamentali valoridella giustizia e della pace.Ancora nella rilevazione cri-

stiana troviamo un modello:nel rapporto tra le Persone del-la Trinità nell’unica Sostanzadivina in quanto le tre divinePersone sono relazionalità pu-ra.Un avvertimento contro l’in-

differentismo religioso: chiesercita il potere politico dovràoperare un discernimento ba-sandosi sul criterio della caritàe della verità.A tale proposito viene riaf-

fermata la assoluta necessità,per perseguire un vero svilup-po, che le verità della fedeinformino di sé anche la vitapubblicaI programmi di aiuto devo-

no assumere in misura sempremaggiore le caratteristiche diprogrammi integrati e parteci-pati dal basso.La cooperazione allo svi-

luppo non deve riguardare lasola dimensione economica;essa deve diventare una gran-de occasione di incontro cul-turale e umano.

Qui il papa coglie l’occasio-ne per condannare tutte le for-me di colonialismo intellet-tuale in particolare i compor-tamenti immorali e perversi le-gati al turismo sessuale e lecolpevoli complicità dei go-verni ed operatori turistici.In merito poi allo sviluppo

umano e all’incontro dei popolitipico di questa epoca, alta echiara si leva la voce del Pon-tefice sul fenomeno delle mi-grazioni. Ne va riportato inte-gralmente il passo: «tali lavo-ratori non possono essere con-siderati come una merce o unamera forza lavoro. Non devo-no, quindi, essere trattati comequalsiasi altro fattore di pro-duzione. Ogni migrante è unapersona umana che, in quantotale, possiede diritti fonda-mentali inalienabili che vannorispettati da tutti e in ogni si-tuazione».Infine necessità che le orga-

nizzazioni sindacali debbanosí rafforzarsi per meglio assi-curare ai lavoratori condizionidi vita piú dignitose, ma an-che che rivolgano le loro at-tenzioni ai soggetti meno tute-lati ed in particolare ai lavora-tori dei Paesi in via di svilup-po, dove i diritti sociali ven-gono spesso violati.

CAPITOLO SESTO:LO SVILUPPO DEI POPOLI

E LA TECNICA

Occorre che l’uomo, abba-gliato dai “prodigi” della tec-nologia, rinunci alla pretesaprometeica, rientri in sé stes-so per riconoscere le fonda-mentali norme della leggemo-

rale naturale che Dio ha in-scritto nel suo cuore.La tecnica, pertanto, si inse-

risce nel mandato di “coltiva-re e custodire la terra” (cfr Gn2,15), che Dio ha affidato al-l’uomo.La tecnica, nei suoi continui

sviluppi, deve recuperare il sen-so vero della libertà, che nonconsiste nell’ebbrezza di unatotale autonomia, ma nella ri-sposta all’appello dell’essere.Esplicito poi il riferimento al-

la bioetica, con la consapevo-lezza che si è di fronte a un bi-vio decisivo: quella della ra-gione aperta alla trascendenzao quella della ragione chiusanell’immanenza.Connessa con lo sviluppo

tecnologico è l’accresciuta per-vasività dei mezzi di comuni-cazione sociale.Bisogna che essi siano al ser-

vizio della promozione delladignità delle persone e dei po-poli, siano espressamente ani-mati dalla carità e siano postial servizio della verità, del Be-ne e della fraternità naturale esoprannaturale.

CONCLUSIONE

Le conclusioni ci riportanoladdove si era iniziato: alla “lu-ce” dei princípi fondamentalidella Fede. Senza Dio l’uomonon sa dove andare e non rie-sce nemmeno a comprenderechi egli sia.Al contrario, la chiusura

ideologica a Dio e l’ateismodell’indifferenza, che dimenti-cano il Creatore e rischiano didimenticare anche i valori uma-ni, si presentano oggi tra i mag-

ATTIVITA’PARTE TERZARECENSIONI

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giori ostacoli allo sviluppo.Lamaggiore forza a servizio

dello sviluppo è quindi un uma-nesimo cristiano che ravvivi lacarità e si faccia guidare dallaverità, accogliendo l’una e l’al-tra come dono permanente diDio.Lo sviluppo ha bisogno di

cristiani mossi dalla consape-volezza che l’amore pieno diverità, “Caritas in veritate”,non è da noi prodotto ma civiene donato« Il mondo, la vita, la mor-

te, il presente, il futuro: tutto èvostro! Ma voi siete di Cristoe Cristo è di Dio» (1 Cor 3,22-23).

a cura di Silvia PaoluzziCollaboratrice UCID Letter

zio vero dell’equità e della con-divisione delle sorti dell’im-presa e dei suoi stakeholders,quella compatibilità tra RSI ecompetitività che spesso, aidubbiosi, sembra solo accade-mia.Il segreto è stato quello di

mettere al centro della culturaaziendale l’uomo, la sua crea-tività in un contesto familiaree territoriale di crescita socia-le e culturale.Non è però pensabile che ciò

possa realizzarsi solo all’inter-no di un’azienda, inmodo avul-so dallo scenario esterno che in-cide sicuramente con la sua tur-bolenza (globalizzazione, cri-si energetica, fenomeni migra-tori, ecc.) ma, dall’altro, può edeve caratterizzarsi soprattuttoper le “azioni positive” che de-vono essere compiute dalle al-tre componenti la società (so-ciali, politiche e istituzionali)essendo ormai improrogabileridare priorità alla preparazio-ne, alla capacità, ai meriti.Sul piano interno va supera-

ta la logica del bipolarismomu-ro contro-muro,mentre, sul pia-no internazionale, dovranno es-sere individuatemediazioni per

RECENSIONI

ALL’INSEGNADELL’ETICAVERSOL’IMPRESA CONDIVISA

di Lucio MarcotullioAmministratore delegato Brioni spa,Penne, 31 maggio 2008

L’attenzione dell’interventodel Cav. del Lavoro LucioMar-cotullio è rivolta precipuamen-te alla responsabilità socialedell’impresa (RSI).Un tema centrale che si po-

ne come il punto di arrivo di unlungo percorso che inizia dal-la metà dell’Ottocento nel rap-porto impresa-società, al prin-cipio con semplici temi legatialla filantropia, e che ha oggiil suo punto di arrivo in una lo-gica di altro, e alto, respiro incui le componenti interne edesterne all’impresa partecipano,condividendone responsabil-mente i problemi con intentiaffatto riconducibili non solo aun interesse immediato.L’intervento è tanto piú pre-

zioso, in quanto il dott. Mar-cotullio parte dalla sua espe-rienza diretta diAmministratoredelegato della Brioni spa (Pen-ne, Pescara) azienda nella qua-le si è realizzato, nell’eserci-

Lucio Marcotullio ci offre nel suo contributo una visione dellaRSI “dall’interno” in quanto amministratore delegato della Brioni spa.Nella conduzione di un’impresa occorre coniugare la ricerca del profittocon i principi morali al fine di realizzare, tramite il concorso di imprendi-tori e istituzioni politiche, un progresso etico-cultulare.

Lucio Marcotullio, offers, in his contribution , a vision of CSR”from the inside, , as CEO of Brioni spa. In the conduction of an enter-prise should be combined the pursuit of profit with the moral principlesin order to achieve, through the help of entrepreneurs and political in-stitutions, an ethical-cultural progress.

PARTE TERZA

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contemperare e armonizzarel’equilibrata crescita della so-cietà guardandosi bene dal se-parare l’economia dalla mora-le.Puntando l’occhio sui “din-

torni di casa” il dott. Marco-tullio nota con dolore che le at-tività mafiose stanno spazzan-do via l’economia legale acuen-do il fenomeno della fuga dicervelli e risorse.Una nota parzialmente posi-

tiva viene invece da un legge-ro recupero di fatturato per ilsettore tessile (+ 3%). Positivoanche il maggior interesse del-l’Unione Europea, dalla qualesi auspicano interventi a tuteladei diritti di proprietà intellet-tuale anche a favore delle pic-cole e media imprese.Un ringraziamento va anche

al Magnifico Rettore prof. DiOrio, presidente del Comitatodi Coordinamento Regionaledelle Università Abruzzesi, peri suoi interventi a favore delleinnovazioni e degli strumenti at-ti a sviluppare crescita e com-petitività. A tale proposito in-teressante l’esperienza “For-moda” orientata a superare ledifficoltà di contatto con le im-prese.In conclusione un auspicio

ad un progresso etico-cultura-le attraverso il recupero di virtúe norme di vita, che portino al-la riconquista della verità e alriconoscimento di capacità,me-riti e conoscenze.

a cura di Silvia PaoluzziCollaboratrice UCID Letter

la corporate philantropy, cheprevede la “restituzione”di unaparte del profitto in fondo a unprocesso di massimizzazionedello stesso che può essere diqualsiasi natura. Un passo in-termedio è costruito dal sorge-re della filantropia sociale cheha come scopo quello di assi-stere lemaestranze e le loro fa-miglie lungo il corso della lo-ro vita, questo in genere attra-verso lo strumento giuridicodelle Fondazioni. L’evoluzionesuccessiva ci porta all’ImpresaSocialmente Responsabile.Tre gli obiettivi principali che

essa persegue:• un’organizzazione post-

tayloristica del lavoro;• il democratic stakeholding;• il coinvolgimento attivo

dell’impresa nello sviluppo del

LA RESPONSABILITÀ SOCIALEDELL’IMPRESACOMEFENOMENOEMERGENTE

di Stefano ZamagniProfessore ordinario di EconomiaPolitica, Università di BolognaTre i punti fondamentali:1) l’oggetto della respon-

sabilità sociale dell’impresa;2) RSI e competitività so-

no obiettivi tra loro compatibi-li;ma l’esercizio dellaRSI è unapratica economicamente so-stenibile?3) Indagine sulle piú dif-

fuse critiche che vengono ri-volte alla RSI.

1) L’OGGETTODELLA RESPONSABILITÀ SOCIALE

DELL’IMPRESA

La RSI non va confusa con

Una vera e propria “lectio magistralis” quella tenuta dalProf. Stefano Zamagni sul tema principe della RSI. Benissimo organiz-zata nell’esposizione, chiara e argomentata nei contenuti, capace an-che di entusiasmare sul piano emozionale per gli accenti di convintapartecipazione che emergono anche dal testo scritto. Non si scopreoggi che l’impresa sorge come impegno organizzato nei confronti del-la comunità. Però, nel corso degli ultimi due secoli, è andata mutandol’interpretazione del concetto di responsabilità sociale. Oggi, la RSI, èuna norma sociale di comportamento che esprime l’esigenza, oltre chel’opportunità, di valorizzare la dimensione etica dell’impresa, coniu-gandone la competitività con l’applicazione di valori morali a beneficiodei membri dell’azienda e dei consumatori.

A real "lectio magistralis" that given by Prof. Stefano Za-magni on the very important theme of CSR. Very well organized theexhibition, clear and reasoned in its contents, also capable of inspiringfor the emotional accents of convinced participation, that emerge alsofrom the written text. We don’t find, nowadays, that the companystands as organized commitment to the community. However, overthe past two centuries, has been changing the interpretation of theconcept of social responsibility. Today, CSR is a social norm of beha-viour that expresses the need, as well as the opportunity, to highlightthe ethical dimension of the enterprise, combining competitiveness th-rough the application of moral values for the Benefit of the firm-mem-bers and the consumers.

PARTE TERZARECENSIONI

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mostreremo anche la conve-nienza economica e ne garan-tiremo, in ultima analisi, la pra-ticabilità.Due argomenti forti vengo-

no esposti.Il primo è che la RSI con-

sente all’impresa di far circo-lare, nel massimo grado possi-bile, la conoscenza tacita (tacitknowledge) che completa, nonsi contrappone, alla codifiedknowledge che è quella che puòessere veicolata, e quindi tra-smessa da persona a persona oda reparto a reparto, amezzo dicodici ovvero protocolli.La conoscenza tacita, invece,

è quella che alberga nellamen-te delle singole persone e chenon può essere trasmessa ad al-tri se non con il loro delibera-to consenso.È dimostrato che il successo

nella moderna impresa post-taylorista dipende assai piú dal-la sua capacità di estrarre co-noscenza tacita da tutti i suoicollaboratori che non dalla suaabilità di veicolare la cono-scenza codificata.Ancora una volta per “com-

prare” la conoscenza tacita nonsono sufficienti gli incentivieconomici. Infatti, uno schemadi incentivo nasconde sempreuna relazione di potere.Con la “persuasione” che ciò

corrisponde al suo proprio be-ne il lavoratore può essere na-turalmente indotto amettere incircolo il suo patrimonio di co-

suo territorio di riferimento.

Un’organizzazione post-tay-loristica del lavoro

Laddove nell’impresa Tay-loristica il coordinamento erarealizzato dalla gerarchia, oraoccorre affidarsi all’interdi-pendenza: il comportamento diciascun membro dell’organiz-zazione dipende anche dallesue aspettative circa le inten-zioni e il comportamento ef-fettivo degli altri.Il meccanismo degli incenti-

vi, per assicurarsi la lealtà e lacollaborazione del dipendente,alla lunga si mostra contropro-ducente in quanto si ha il pa-radosso che, se questi è paga-to per essere onesto e leale sullavoro, si ottiene l’effetto dierodere, nel tempo, la forza del-le motivazioni intrinseche de-gli agenti.Le imprese socialmente re-

sponsabili sono quelle che piúefficacemente riescono a uti-lizzare, a proprio vantaggio, ilmeccanismo della persuasionenei confronti di tutti coloro checon essa intrattengono rappor-ti che devono essere impronta-ti a canoni di equità: il dipen-dente che è persuaso di esseretrattato equamente tenderà acomportarsi con diligenza.

Il democratic stakeholding

L’idea di base è quella di con-sentire a tutti coloro che in-trattengono rapporti con l’im-presa, la possibilità reale di par-tecipare, in qualche modo e inqualche forma, al processo de-cisionale.Si tratta di passare dallo

stakeholder management allastakeholder democracy, unmo-dello di governance in cui so-no gli stessi portatori di interessiche, in quanto partners del-l’impresa, condividono dirittie doveri. La difficoltà piú seriain questo campo riguarda lemodalità di rappresentanza diplatee molto vaste, basti pen-sare, a esempio all’insieme deiclienti di una grande azienda

Il coinvolgimento attivo del-l’impresa nello sviluppo delsuo territorio di riferimento

Se il territorio non è in gra-do di assicurare adeguati livel-li di istruzione, servizi sanita-ri in linea con gli sviluppi del-le tecnologie bio-medicali, for-me assistenziali innovative perla famiglia, ecc, l’impresa por-terà delle conseguenze danno-se nel perseguire i propri obiet-tivi. L’impresa socialmente re-sponsabile non può pensare didisinteressarsi a problemi delgenere, ritenendo che alla so-luzione di questi debba prov-vedere l’ente pubblico.

2) RESPONSABILITÀ SOCIALEE COMPETITIVITÀ

Il secondo macro punto del-la trattazione del prof. Zamagniaffronta sicuramente quello che,soprattutto per un imprendito-re, è il cuore del problema.È certo che porre in pratica

la RSI, comporta un innalza-mento dei costi: solo se si rie-sce a mostrare che le pratichedi RSI generano vantaggi, siapure non immediati, tali dacompensare e superare i costiche esse comportano, ne di-

PARTE TERZA RECENSIONI

ATTIVITA’

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noscenze.Ovviamente politicheaziendali contrarie alla dignitàdei lavoratori (ad esempio eser-cizio dimobbing) o politiche diRSI enunciatemanon realizzate(basti pensare al caso Tyssen-Krupp) neutralizzano sul na-scere qualsiasi ipotesi di scam-bio di tacit knowledge.Ma v’è un secondo cogente

argomento a difesa della tesiper cui laRSI è una strategia so-stenibile per l’impresa che de-cide di porla in pratica: la re-sponsabilità sociale del consu-matore.Si sta ormai affermando il

superamento del modello delconsumatore come ricettorepassivo delle proposte d’ac-quisto che va cedendo il passoal consumatore critico, o eti-co, che intende contribuire a“costruire” l’offerta di quei be-ni (paradigmatico il caso dellaNike travolta dallo scandalo dellavorominorile e sottopagato inIndia). Numerose ricerche di-mostrano che fino all’80% deiconsumatori europei si dichia-ra propenso a favorire lo svi-luppo di imprese impegnate se-riamente sul fronte della RSIIl boom dei fondi etici e del-

la cosiddetta finanza etica perun verso, e la crescita inaspet-tata del commercio equo e so-lidale confermano appieno que-sti dati statistici.Se l’obiettivo da perseguire

è quello di come giungere a unordine sociale piú avanzato sot-

to il profilo della democrazia edella libertà, allora il consumonon può non configurarsi comefattore di civilizzazione, evol-vendo verso forme cultural-mente sempre piú ricche: laRSIrappresenta una delle forme piúavanzate di innovazione.

3) INDAGINE SULLE PIÚDIFFUSE CRITICHE CHE

VENGONO RIVOLTE ALLA RSI

Dopo aver esaustivamente di-mostrato la necessità etica e an-che la convenienza economicadelle politiche di RSI si passa,dovremmo dire per amore dichiarezza e oggettività a illu-strare,ma confutandole, le prin-cipali posizioni critiche sul-l’argomento. La principale cri-tica afferma che la RSI è unaoperazione dimera cosmesi perdare alle imprese la mascheradel volto umano, un paraventoper consentire a imprese senzascrupolimorali di eliminare dalmercato i propri rivali o di ri-durne la forza competitiva.La seconda è legata alla pri-

ma e si poggia sulla paura chei grandi gruppi, investendo quo-te per loro anche marginali,possano “comperarsi” la repu-tazione ritenuta necessaria,mar-ginalizzando quindi le impre-se piú piccole e meno visibilial grande pubblico salvomutarestrategia quando il contestocompetitivo diventasse parti-colarmente severo. Ma in unmercato evoluto come quelloattuale queste sarebbero solostrategie diversive che avreb-bero sicuramente vita breve.Al management dell’impre-

sa “tradizionale” nessuno chie-

derà mai di dare conto del va-lore espressivo da essa genera-to, ilmanager dell’impresa so-cialmente responsabile potràdare evidenza del valore ag-giunto sociale che la sua azio-ne genera.Perché la RSI produce non

solamente un valore strumen-tale,ma anche un valore espres-sivo che è certamente misura-bile, sia pure in modo diffe-rente da quello con cui si mi-sura il valore strumentale del-l’impresa questo perché vi so-no agenti che hanno preferen-ze etiche - agenti cioè che at-tribuiscono valore al fatto chel’impresa pratichi la RSI indi-pendentemente dal vantaggiomateriale che a essi può deri-varne. La cifra dell’etica dellavirtú, infatti, è nella capacitàdi risolvere, superandola, lacontrapposizione tra interesseproprio e interesse per l’altro,tra egoismo e altruismo.Bella la conclusione con la

frase di G. Chesterton: «Tuttala differenza tra costruzione ecreazione è esattamente que-sta: una cosa costruita si puòamare solo dopo che è stata co-struita; ma una cosa creata siama prima di farla esistere».In tale preciso senso, l’im-

prenditore civile è un creatore,a differenza dell’imprenditorenon civile che è un mero co-struttore.

a cura di Silvia PaoluzziCollaboratrice UCID Letter

ATTIVITA’PARTE TERZARECENSIONI

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le Giornate Siri”, nonché l’illustrazionedelle attività del nuovo“Centro Siri”perla valutazione economica e sociale del-le imprese eticamente responsabili nellungoperiodo.Alla sessionededicata al-le “buone pratiche” hanno partecipa-to Luigino Bruni dell’Università di Mi-lano-Bicocca eVito D’Ambrosio,Procu-ratore Aggiunto di Cassazione). Al ter-minedelle relazioni,è seguitoun intensodibattito a cui hanno partecipato mol-ti soci del Movimento.

INIZIATIVEDEI GRUPPI REGIONALIE DELLE SEZIONI

Tra le iniziative a cui ha partecipato l’U-CID Nazionale attraverso il suo Segre-tario,si ricordaquella organizzata agiu-gno scorso dal GruppoRegionaleUCIDdel Lazio con un incontro molto stimo-lante con ilVice PresidentedellaCameradei Deputati, On. Maurizio Lupi.Il tema dell’incontro ha riguardato ilruolo delle istituzioni per la moderniz-zazione del nostro Paese e quindi la ne-cessità di profonde riforme istituziona-li. Si è toccato anche il delicato argo-mento del federalismo e dei valori del-la solidarietà e della sussidiarietà per lasalvaguardia della coesione economicae sociale dell’Italia.Al termine dell’incontro, il Vice Presi-dente Lupi hamanifestato l’interesse dicollaborare con la nostra associazionecon stimoli e proposte riguardanti so-prattutto le istituzioni del nostro Paesee il ruolodelle impreseper unnuovomo-dello di sviluppo equo e solidale.Si ricorda infine la collaborazione del-

RAPPORTICONLACONFERENZAEPISCOPALE ITALIANA

È proseguita la partecipazione dell’U-CID nazionale alle varie attività dellaConferenza Episcopale Italiana,soprat-tutto con riferimento agli incontri, aiConvegni, ai seminari e alle consultedell’UfficioNazionale per i Problemi So-ciali e il Lavoro.In particolare, il Segretario Generale,Giovanni Scanagatta, ha partecipato amaggio 2009 a un Seminario organiz-zato a Roma dall’Ufficio Nazionale peril Problemi Sociali e il Lavoro sul temadella salvaguardiadel creato.Le relazionidi base sono state tenute dal Prof.Gian-ni Manzone della Pontificia UniversitàLateranense e dal Prof. Stefano Zama-gni. È seguito un intenso dibattito a cuihanno partecipato i vari rappresentan-ti deimovimenti e delle associazioni lai-cali,soprattutto in relazioneallapropostadel Prof. Zamagni riguardante l’istitu-zionedell’OrganizzazioneMondiale del-l’Ambiente (OMA).

RAPPORTI CONLA PRESIDENZA NAZIONALEDELL’AZIONE CATTOLICA

L’UCID nazionale ha partecipato,assie-meadaltrimovimenti e associazioni,al-la preparazione del sussidio alla lettu-ra del Vangelo e della Dottrina Socialedella Chiesa promosso dall’AzioneCat-tolica Italiana per l’anno liturgico2009/2010.L’UCID ha curato il commento ai braniassegnati del Vangelo per il tempo for-te e per il tempo ordinario dell’anno li-turgico,conopportuni collegamenti e at-tualizzazioni alle encicliche sociali del-la Chiesa, a partire dalla “Rerum No-varum” del 1891 di Leone XIII.Sono statepredisposte anchedelle sche-

de sulle grandi testimonianze di im-prenditori cristiani canonizzati, comenel caso di Giuseppe Tovini. Nell’ambi-to dei rapporti dell’UCIDNazionale conl’AzioneCattolica Italiana, si segnala lapartecipazione al Convegno organiz-zato a giugno scorso dalla FondazioneBachelet sul temadei giovani nell’attualesocietà, a cui ha partecipato il Segreta-rio del Movimento Nazionale GiovaniUCID, Dott. Pierluigi Sassi.

RAPPORTI CONLA CONSULTA NAZIONALEDELLEAGGREGAZIONI LAICALI(CNAL)

Con il rinnovo degli organi della CNALe la nomina da parte della CEI dei suoiquattro rappresentanti nel nuovo Con-siglio Direttivo, l’UCID è entrato a fareparte,attraverso il suo Segretario,di ta-le organodirettivo.È statonominatoan-che il nuovo Segretario della Consultae a novembre prossimo si terrà pressola CEI l’assemblea nazionale di questoorganismo che ha il compito fonda-mentale di fare rete nell’ambito del va-riegatomondodeimovimenti e delle as-sociazioni laicali.

PARTECIPAZIONEALLASETTIMANATEOLOGICADEL MOVIMENTO ECCLESIALEDI IMPEGNOCULTURALE(M.E.I.C.)

Il Segretario Generale ha partecipato il31 luglio scorso alla settimana teologi-ca organizzata dal Movimento sul te-ma “Etica Lavoro Economia”.L’intervento di Scanagatta ha riguarda-to la presentazione delle “buone prati-che imprenditoriali dell’UCID” attra-verso le “Giornate itineranti Wojtyla e

ATTIVITÀNAZIONALE

UCID

PARTE QUARTA

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PARTE QUARTA

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l’UCID Nazionale con la Sezione UCIDdi Roma, riguardo a un progetto sullanuova imprenditorialità in campo so-ciale.Come è noto, il “Social Business” èuno dei grandi settori di sviluppo delfuturo, come ha sottolineato incisiva-mente il Premio Nobel M.Yunus.Gli imprenditori cristiani hanno grandispazi operativi in un campo in cui oc-corre coniugare i princípi dell’efficien-za economica con la solidarietà e l’at-tenzione alla persona, con i suoi valo-ri di libertà, responsabilità, dignità ecreatività. In tale ambito, il settore del-l’assistenza agli anziani riveste un ruo-lo di fondamentale importanza.Il Gruppodi Lavoro sul“Social Business”della SezioneUCIDdi Roma,coordinatodal Dott. Andrea Gumina, ha per que-sto organizzato un incontro con spe-cialisti del settore che si è tenuto a Ro-ma il 17 luglio scorso.Il nostro Presidente Nazionale, Prof.Ferro, ha illustrato l’esperienza dell’O-pera Immacolata Concezione (OIC)On-lus che opera dal 1958 nel settore del-l’assistenza agli anziani.In un Paese in cui l’età media continuaad aumentare e supera già gli ot-tant’anni, la longevità va considerata,secondo il Presidente Ferro, non comeun peso ma come una risorsa, con uncontributo fondamentale alla creazio-ne di nuova ricchezza e al rafforza-mento della solidarietà intergenera-zionale.L’OIC opera nel Veneto con una deci-na di centri che rappresentano l’eccel-lenza nel settore dell’assistenza aglianziani e rappresenta un modello pertutte le realtà del nostro Paese che de-ve investire molto in futuro secondoprincipi di efficienza economica, soli-darietà e sussidiarietà. L’OIC accoglieattualmente circa 2.200persone conol-tre 1.000 operatori.

grave crisi che stiamo vivendo, inne-scata dai mercati finanziari e dallegrandi banche internazionali.Tale cri-si, secondo l’UCID, ha le sue radicinel riduzionismo economico e nel re-lativismo etico che caratterizza la no-stra epoca, con una spasmodica ricercadel profitto nel campo della finanzanel brevissimo periodo invece che nelsettore reale dell’economia, in un’ot-tica di lungo periodo.La “svolta” con la nuova Presidenzaamericana conferma la validità dellavalutazione della crisi da parte dellanostra associazione.In tal senso, appaiono significative al-cune riflessioni di economia ed eticadel Presidente Obama: «Negli annirecenti, innovatori finanziari, cercan-do nuovi margini di mercato, hannoprodotto una enorme quantità di nuo-vi e complessi strumenti finanziari.Ma questi schemi erano costruiti sul-la sabbia … Siamo chiamati a rico-noscere che il libero mercato è la for-za generatrice piú potente della no-stra prosperità - ma non è la licenzadi ignorare le conseguenze delle no-stre azioni».Una prima versione del documentodell’UCID sul Rapporto per il Con-gresso mondiale di Città del Messicoè stata presentata e discussa al Boarddi UNIAPAC Europe che si è tenuto aMilano nel mese di febbraio del 2008,in occasione del Convegno organiz-zato dalla Sezione UCIDmilanese sul-la responsabilità degli imprenditoricristiani per il futuro dell’Europa.A questo riguardo, si ricorda che gliAtti di tale Convegno sono stati pub-blicati in versione italiana e in versioneinglese nel primo numero della nuo-va Collana avviata dall’UCID nazionalepresso la Libreria Editrice Vaticana,intitolata “Imprenditori cristiani per ilBene Comune”.

ATTIVITÀINTERNAZIONALIDELL’UCID

Le attività internazionali dell’UCID so-no proseguite, in questo periodo, so-prattutto con riferimento alla nostrapartecipazione alle varie attività del-l’UNIAPAC.Il nostro delegato per i rapporti conl’UNIAPAC, Dott. Giovanni FacchiniMartini, ha partecipato a tutte le ini-ziative che vanno dalle periodiche riu-nioni del Board di UNIAPAC Europealle altre attività di UNIAPAC Inter-national, soprattutto con riferimentoai Congressi mondiali.Riguardo all’ultimo Congresso mon-diale dell’UNIAPAC, previsto a mag-gio scorso a Città del Messico sul te-ma fondamentale della responsabilitàsociale dell’impresa, si ricorda che es-so è stato rimandato a fine settem-bre/inizio ottobre per motivi di carat-tere sanitario, sempre nella capitalemessicana.Sul documento di base dell’UNIAPACInternational, riguardante la respon-sabilità sociale dell’impresa, si è svol-ta un’intensa discussione a cui ha par-tecipato attivamente la nostra asso-ciazione, in rapporto dialettico conUNIAPAC Europe.L’UCID ha a tal fine prodotto un do-cumento in inglese sulla responsabi-lità sociale dell’impresa alla luce del-la Dottrina Sociale della Chiesa, conuna serie di distinguo soprattutto conriferimento alla filosofia della “busi-ness ethic” di matrice anglosassone.La posizione dell’UCID fa riferimentoanche alla natura e alla cause della

ATTIVITÀINTERNAZIONALEUCID

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Le Sezioni Provinciali e Diocesane

17 Gruppi Regionali83 Sezioni Provinciali e Diocesane4.000 Soci

Gruppo Regionale LombardoGruppo Interregionale Piemonte e Valle d’AostaGruppo Regionale LigureGruppo Regionale VenetoGruppo Regionale Trentino Alto AdigeGruppo Regionale Friuli Venezia GiuliaGruppo Regionale Emiliano RomagnoloGruppo Regionale ToscanoGruppo Regionale UmbroGruppo Regionale del LazioGruppo Regionale MarchigianoGruppo Regionale CampanoGruppo Regionale BasilicataGruppo Regionale Abruzzo MoliseGruppo Regionale PugliaGruppo Regionale CalabroGruppo Regionale Siciliano

I Gruppi Regionali

UCID 2009

Altamura -Gravina - Acquaviva

AnconaAscoli Piceno -San Benedetto

ArezzoAstiBellunoBergamoBiellaBolognaBolzanoBresciaBrescia - ManerbioBrescia -Valle CamonicaBusto Arsizio -Valle OlonaAlto Milanese

CaltanissettaCasale MonferratoCatanzaroCivitavecchiaComoConversanoMonopoliCosenzaCremonaCuneoFermoFerraraFidenza

FirenzeForlí-CesenaFrosinoneGenovaGorizia-MonfalconeLa SpeziaLatinaLodiLuccaMacerataMantovaMateraMessinaMilanoModenaMonzaNapoliNovaraPadovaPalermoParmaPaviaPesaroPiacenzaPordenonePotenzaRavennaReggio CalabriaReggio Emilia

RiminiRomaRovigoSanMarinoSavonaSondrioTeramoThiene San GaetanoTigullio Golfo ParadisoTivoliTolmezzoTorinoTrani-BarlettaTrentoTreviglioTrevisoTriesteUdineUgentoValdarno InferioreVareseVenezia - MestreVercelliVeronaVibo ValenziaVicenzaVigevanoViterbo

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TAR. ASSOCIAZIONI SENZA FINI DI LUCRO: POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZ. IN ABBON. POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 2, DCB PADOVA

Unione Cristiana Imprenditori DirigentiPresidenza Nazionale - Via della Conciliazione 15 - 00193 RomaTel 06 86323058 - fax 06 86399535 - e.mail: [email protected]