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IL MATRIMONIO INTERIORE TRA MASCHILE E FEMMINILE

Uomini e donne: istruzioni per l’uso

di Francesco de Falco

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“L’eterno femminino ci trae verso l’alto” Faust, Goethe

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Introduzione

Sei una donna che ha difficoltà a comprendere il mondo maschile? Vivi dei dolorosi conflitti con gli uomini della tua vita? Sei un uomo che non riesce proprio a “capire” le donne? Quando ti relazioni con loro hai la netta sensazione di non essere compreso da queste misteriose entità che sembrano provenire da un altro pianeta? Questo ti infastidisce e, nello stesso tempo, ti addolora? Ho scritto questo breve libro proprio per raccontare perché si creano spesso queste incomprensioni tra uomini e donne e, soprattutto, come possiamo iniziare a trascenderle in una superiore armonia. In cosa esso si differenzia dalla pletora di manuali sulle differenze e sui conflitti tra uomini e donne che sono stati descritti da così tanti psicologi, soprattutto americani? Questo libro è unico perché osserva questo panorama psicologico, così ampio e colmo di variabili, dall’alto di un punto di vista più esoterico e profondo del consueto. In questo modo, potremo comprendere il quadro generale dei nostri conflitti interiori tra il maschile e il femminile molto più completamente. È unico perché adopera le conoscenze pratiche che giungono da tradizioni millenarie, rimaste nascoste agli occhi dei più, applicandole però alle situazioni del nostro mondo quotidiano occidentale. Per questo motivo, per comprendere ciò che accade nel nostro mondo interiore, useremo il metodo esoterico, che consiste nell’andare dall’universale al particolare. Illumineremo gradualmente la via che ci conduce dall’iniziale caos a una superiore armonia con noi stessi e con le persone appartenenti al sesso opposto. Da dove posso partire per descrivere il quadro generale della millenaria incomprensione tra le due metà del cielo? Forse, da un matrimonio molto diverso da quelli cui abbiamo spesso assistito in chiesa o in comune; una magica unione raccontata più e più volte nel corso dei secoli, in molti testi di differenti tradizioni. Da molti secoli, prima all’interno del movimento ermetico, poi tra i Rosacroce, s’insiste a descrivere un enigmatico evento, quasi mai ben compreso: quello delle nozze alchemiche nei cieli tra maschile e femminile, con la conseguente nascita del divino androgino. Il significato più elevato di questo risultato evolutivo si sperimenta quando avviene la completa fusione tra personalità e Anima, tra sé inferiore e Sé superiore, le due autentiche anime gemelle. Grazie a questo evento la personalità diviene pienamente infusa della luce dell’Anima, realizzandosi completamente come suo docile strumento, senza più resistenze o lati ombra da trasformare. L’amore fisico, sessuale, dunque, in un certo senso, è un riflesso inferiore del rapporto manifestato tra il Sé superiore e la personalità: egli la eleva nella luce del giorno affinché l’essere umano si unisca completamente alla divinità immanente in lui. È lo sposalizio celeste consumato nei piani di esistenza dell’Anima; è il sesso visto come simbolo del dualismo interiore, che è trasceso e composto in unità, all’interno della coscienza e non solo sul piano fisico, per mezzo dell’unione tra uomo e donna.

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Qui però non tratteremo di questa mistica esperienza, ma piuttosto di un passaggio evolutivo più prossimo a noi; di un evento che è un riflesso inferiore di questa, su una voluta più bassa della spirale evolutiva. Esso è il riequilibrio tra il principio maschile e quello femminile all’interno della nostra personalità. Questi due principi esistono, variamente mescolati, in ogni cosa che vediamo intorno a noi; non esiste pressoché nulla che sia interamente maschile o femminile. Che cosa intendo? Per rispondere è necessario che facciamo un passo indietro per osservare questo soggetto da una prospettiva più ampia ed elevata. Quali sono, per prima cosa, le caratteristiche maschili e femminili che si manifestano in tutta la creazione? Facciamo qualche esempio: Femminile: yin, ricettività, morbidezza, cedevolezza, vuoto, vagina, sensibilità, madre, Materia, gentilezza, passività, vittima… Maschile: yang, assertività, durezza, rigidità, pieno, pene, padre, Spirito, aggressività, carnefice… Potrei andare avanti pagine a elencare le caratteristiche di ciò che è maschile e di ciò che è femminile, ma preferisco lasciare questo utile esercizio a ogni lettore. In che modo? Semplicemente iniziando a osservare con attenzione, non solo a vedere distrattamente, la realtà intorno a noi, accorgendosi come l’intreccio di questi opposti costituisca la differenza di potenziale che dà vita a ogni entità e a ogni attività intorno a noi. Uno dei modi migliori per scoprire questo equilibrio dinamico è quello di studiare i rapporti tra uomini e donne. Noi viviamo esistenze in corpi maschili e femminili, alternandoli nelle diverse incarnazioni, per meglio equilibrare i principi maschile e femminile in noi. La nostra epoca di vorticosi cambiamenti sta, per di più, portando a un nuovo equilibrio tra questi due principi e tra uomini e donne. Che cosa sta accadendo? Da un punto di vista astrologico abbiamo vissuto, negli anni 2004 e 2012, un duplice Transito di Venere, che avviene ogni 130 anni. Come gli astrologi più accorti ci hanno illustrato molte volte, l’astrologia non determina rigidamente la nostra vita; piuttosto ci segnala come, in determinati momenti, periodi o persino ere, subiamo l’influsso di particolari energie e potenziali invece che di altri. Nel periodo attuale, la Terra e i suoi abitanti, uomini e donne, sono disequilibrati, sbilanciati verso un’energia maschile, di eccessiva aggressività. Questa finestra temporale di otto anni, dal 2004 al 2012, ci ha offerto un soffio di energia femminile, dal pianeta più tradizionalmente legato alla ricettività e sensibilità amorevole, Venere. È come se una nuova canzone, molto flebile, ci avesse descritto, attraverso la sua dolce melodia, un nuovo equilibrio, che ci conduce gradualmente fuori dalla sgradevole cacofonia dell’aggressività. Per usufruire a pieno di quest’energia, per ascoltare veramente questo sublime canto, dobbiamo avere un ricevitore ben sintonizzato su queste frequenze.

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Se l’umanità non sintonizza la propria radio (i propri corpi emotivi e mentali) in maniera appropriata, la canzone esisterà ugualmente, ma si perderà nel vuoto, inascoltata, senza un risultato percepibile. In altre parole, affinché un dono porti i suoi massimi benefici, è necessaria la disponibilità non solo di chi lo offre, ma anche di chi lo riceve. Già in passato, ogni 130 anni, vi sono stati altri Transiti di Venere, ma senza risultati apprezzabili. Spetta alla nostra coscienza umana di cogliere queste finestre di opportunità quando, periodicamente, si presentano. Quanto è importante che, come umanità, integriamo in noi il principio femminile portato dai venti del cosmo? Moltissimo, perché più faremo resistenza a questa richiesta di cambiamento proveniente da Venere e dal nostro pianeta Terra, più soffriremo e faremo soffrire chi ci è vicino. Vi sono persone che impazziscono con questo nuovo potenziale, tendono ad attaccare ciò che confusamente percepiscono come “femminile” intorno a loro, nel maldestro tentativo di soffocare e negare il principio femminile in loro. Quanti uomini feriscono o uccidono, nella nostra civile Europa, le donne con cui cercano di creare un rapporto? Quanti omosessuali vengono aggrediti, con i fatti o verbalmente, da maschi che si sentono minacciati nella loro virilità da ciò che percepiscono come un’invasione del principio femminile? Quante donne, nel mondo del lavoro, annullano la propria femminilità, nel tentativo di essere più maschili degli uomini, perché ritengono che questo sia loro richiesto dalla società? Che dire poi del rapporto d’amore tra madri e figli? Quante madri, in preda a un’aggressività, maschile nel senso più deteriore del termine, fanno del male ai loro figli indifesi? Quante uccidono un figlio indesiderato o maltrattano una figlia di pochi mesi? Quante lo fanno perché i figli impediscono loro di realizzare il loro desiderio “maschile” di auto-realizzazione? Tutto questo non rivela forse l’esistenza di grandi paure, insicurezze e disequilibri in noi? Queste forme di psicosi individuali si riflettono, ingigantite, anche nell’ambito di governi e religioni di stampo eccessivamente maschile, aggressivo, misogino. Fonti esoteriche ci comunicano che, grazie ai nuovi potenziali energetici, i governi e le religioni troppo maschili non saranno in grado di sopravvivere: dovranno perire o subire una trasformazione. Ma, aggiungo io, come i Giapponesi al termine della seconda guerra mondiale, venderanno cara la pelle! Sentendo una nuova vibrazione che essi percepiscono come ostile, diverranno ancora più aggressivi nel tentativo di soffocarla sul nascere. Aspettiamoci che la Chiesa cattolica, l’Islam, i governi che tentano di tenere le donne fuori dai centri del potere, si possano irrigidire ancora di più prima di essere costretti a cambiare, per la pressione evolutiva cui tutto il pianeta è sottoposto. Che cosa possiamo fare in questa situazione? Come contribuire a un riequilibrio il più possibile sereno e pacifico tra questi due eterni principi? Come possiamo dissolvere i conflitti che viviamo quotidianamente tra uomini e donne in ambito personale e professionale?

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Innanzi tutto, focalizzandoci non su come gli altri (musulmani, asiatici, australiani) dovrebbero cambiare, ma piuttosto su come possiamo riequilibrarci noi, come individui, come italiani, come europei, come occidentali. Gli altri dovranno percorrere il loro sentiero, noi abbiamo la responsabilità di evolvere il nostro.

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Come maschile e femminile NON si armonizzano

Prima di scoprire come possiamo armonizzare tra loro questi due principi, osserviamo gli errori che noi esseri umani, collettivamente e individualmente, abbiamo fatto nel maldestro tentativo di risolvere questo contrasto interiore. Così, per una volta, potremo imparare dalla storia, invece di continuare a ripeterla indefinitamente. Per prima cosa, vi sono già stati periodi della storia in cui il principio femminile ha fatto sentire maggiormente la sua voce? Certo e, nonostante la furia distruttiva maschile, ne sono rimaste diverse testimonianze archeologiche e mitologiche. Due libri che le hanno raccolte e illustrate molto chiaramente sono La Dea bianca di Robert Graves e Il linguaggio della Dea di Marija Gimbutas. Entrambi gli autori illustrano come, fino al 1500 a.C., esistessero numerose culture matriarcali che adoravano, in varie forme, un’unica Dea, una Grande Madre dai mille volti. In realtà, la storia dell’umanità è molto più lunga di quanto ipotizziamo e non inizia certo con l’antico Egitto e i Sumeri intorno al 6000 a.C. Catastrofi che si sono presentate ciclicamente hanno distrutto i resti di numerose civiltà precedenti. L’ultima di esse, in base a prove geologiche e archeologiche, potrebbe essersi verificata intorno al 10.000 a.C. Essa potrebbe aver ispirato numerosi racconti mitologici sul Diluvio, tra cui quello della Genesi. È molto probabile che, in queste antiche civiltà antidiluviane, sia esistita un’alternanza di istituzioni patriarcali e matriarcali, di sensibilità maschili e femminili, di cui abbiamo perso memoria. Questa Dea dai mille volti, in epoca storica, dal 5000 a.C. in poi, ha assunto numerose identità. Alcune di esse sono tramandate da Apuleio, iniziato ai Misteri Eleusini, nella sua opera L’Asino d’oro. Qui, nel libro XI, la Dea appare a Lucio (il protagonista del racconto), che l’ha invocata sotto i tre nomi di Cerere, Venere e Proserpina, e si identifica così: “Io sono colei che è la madre naturale di tutte le cose, signora e reggitrice di tutti gli elementi, la progenie iniziale dei mondi, il culmine dei poteri divini, regina di tutti coloro che popolano gli inferi, prima di quelli che affollano il cielo, unica manifestazione sotto una sola forma di tutti gli dei e le dee. Il mio nome, la mia divinità sono adorati ovunque nel mondo, in diversi modi, con svariate usanze e con molti epiteti… Madre degli dei, Minerva, Venere, Diana, Proserpina, Cerere, Giunone, Bellona, Ecate, Ramnusia; e principalmente le due stirpi degli Etiopi e degli Egiziani, che eccellono in ogni tipo di dottrina antica, mi chiamano con il mio vero nome, Iside Regina”. Come possiamo identificare questa dea? Ella è l’eterna rappresentante di quel principio femminile che completa e integra quello maschile. La Dea appare, scompare e risorge dalle sue ceneri come la Fenice, portando i suoi doni nelle diverse ere dell’umanità, regali che possono essere accettati con gratitudine, o rifiutati con violenza e paura, secondo la sensibilità delle diverse civiltà che li ricevono. Quali sono questi doni energetici?

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Una sana sensualità e una sessualità libera, tra compagni paritetici, che va a dissolvere la rigidità normativa delle civiltà maschili; un’attenzione maggiore alla Madre Terra e al modo in cui ci rapportiamo con lei; una tenera sensibilità interiore, una ricettività all’arte, alla poesia, alla magia naturale dell’esistenza che ci conduce in territori inesplorati e inesplorabili per la retorica e per l’abilità compositiva della poesia apollinea. La Grande Dea è, infatti, amica e compagna del dio Dioniso, colui che si abbandona all’estasi dei sensi e della natura, non di Apollo, più vicino alla ragione e all’ordine. La Dea ci offre anche una medicina femminile, legata ai riti della natura, a ciò che il mondo maschile collega alla stregoneria, ma che si potrebbe chiamare magia naturale. La Terra per la Dea è una grande madre con cui possiamo fonderci completamente, non un terreno di conquista. Questi elementi culturali non potevano essere facilmente accettati dalla, sempre più dominante, cultura maschile. Potevano solo essere normalizzati, inglobati, in un certo senso digeriti da quest’ultima. Nel mondo greco, da cui la cultura occidentale in gran parte discende, queste componenti sono state combattute, sconfitte e poi fagocitate. Come annota lo storico Giorgio Galli in un suo illuminante libro-intervista, “esiste un conflitto fondamentale, probabilmente all’origine dei conflitti sociali fino ai giorni nostri, che non è stato oggetto, in quanto tale, di attenzione da parte degli storici, come se fosse un fenomeno sociale secondario, ed è il conflitto maschile-femminile (La Svastica e le Streghe, p. 143). Nella storia occidentale, tra i primi esempi di questa cultura troviamo i culti delle sacerdotesse della Grande Madre, i fenomeni delle Baccanti e delle Amazzoni nella Grecia presocratica. Il culto di Dioniso manifestato dalle Baccanti può essere considerato una manifestazione religiosa, artistica, politica dei movimenti femminili alternativi alla cultura dominante. Le Amazzoni, donne guerriere dell’Asia Minore, rappresentavano una fortissima ribellione alla dominazione maschile, poiché eliminavano i figli maschi. Purtroppo ciò le conduceva a imitare l’aggressività maschile, a emularla, e a volte a superarla, giacché pare amputassero il seno destro alle figlie femmine, in modo che potessero tirare meglio con l’arco. Il lato ombra di queste culture era, infatti, quello di diventare una banale imitazione di quelle maschili cui si opponevano, anziché rappresentare un modello realmente diverso, basato sui principi di sensibilità, tolleranza, gentilezza. Alla misoginia sostituivano l’odio per gli uomini, un po’ come i neri americani, in alcuni momenti, per reazione al razzismo dei bianchi, hanno messo in atto un analogo razzismo al contrario. In questo modo noi esseri umani creiamo dei legami karmici negativi tra razze diverse e tra uomini e donne che, per essere dissolti, possono aver bisogno di secoli. Un altro culto molto importante nella Grecia preclassica che ritroveremo, trasfigurato, in epoche più vicine alla nostra, è quello di Diana cacciatrice. Un culto notturno, costituito da donne guerriere, sapienti, da sacerdotesse, portatrici di una cultura autenticamente alternativa a quella solare, maschile, apollinea. Quando vi fu, in Grecia, la grande svolta in senso maschile? Secondo il professor Galli potrebbe essere avvenuta tra il IX e l’VIII secolo a.C. In quell’era lontana, nella mitologia greca l’elemento femminile fu definitivamente identificato con il Male (caos, violenza, perversione), un po’ come nell’interpretazione tradizionale del “peccato” di Eva nel giardino dell’Eden. Pandora, che scoperchia il vaso

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rovesciando il male e il caos sul mondo, divenne il naturale contraltare di Eva. Le Gorgoni, le Arpie, le Sirene, le Erinni diventarono altrettanti mostri, oppure ingannatrici furie infernali. I culti di Dioniso e di Diana furono addomesticati e integrati nel Pantheon della religione maschile, in modo da essere depurati da qualunque carica rivoluzionaria ed eversiva. La scrittura e il teatro vennero utilizzati dagli uomini come strumenti di marketing primitivo per imporre questa versione “maschilizzata” dei miti a tutti, dagli aristocratici, al popolo, agli schiavi, alle donne stesse. Nello stesso tempo avvenne una sterzata politica prima verso regimi dittatoriali (i tiranni), poi più democratici, che però esclusero dai diritti politici gli schiavi e le donne. Lo scontro uomo-donna scomparve così dalla storia ufficiale e restò solo, come sbiadito ricordo, in quelle leggende maschili da cui emergono figure malvage di donne che tentano invano di portare scompiglio nel “giusto” ordine maschile. Ma non è con la rimozione e la repressione che i conflitti possono essere risolti. Tutto ciò che neghiamo torna poi a perseguitarci, come un rimorso che assale all’improvviso la nostra cattiva coscienza, fino a quando il conflitto stesso non è trasceso a un livello di consapevolezza più elevato. E così l’elemento femminile spesso, ma non sempre, rappresentato dalle donne, tornò a far sentire la sua voce sgradita nel corso dei secoli. Lo stesso Gesù, a basarci sui vangeli, attribuì grande importanza alle donne in generale e a Maria Maddalena in particolare. Lasciando da parte la questione insolubile e, detto tra noi, senza la minima importanza, se ella fosse stata o meno la sua compagna di vita, Maria Maddalena ricopriva un ruolo importantissimo nella prima comunità cristiana. Nel vangelo di Giovanni è lei che arriva per prima alla tomba di Gesù, non Pietro, Giovanni o qualche altro discepolo maschio. E noi sappiamo che tutte le narrazioni “storiche” dei vangeli contengono aspetti simbolici: qui la maggior vicinanza fisica indica una superiore prossimità spirituale, una coscienza più elevata. In altri vangeli, per esempio quelli di Filippo e di Maria Maddalena, lei è descritta, in vita e in morte di Gesù, come la più autentica depositaria del messaggio del Cristo, che istruisce e educa i discepoli maschi, nonostante le rozze e ignoranti proteste del solito Pietro, il gretto maschilista della compagnia. Purtroppo, proprio dall’ottuso bigottismo di Pietro, almeno in senso simbolico, ha origine la concezione del principio femminile della Chiesa di Roma. Maria Maddalena fu degradata a prostituta e relegata a figura marginale del cristianesimo. I movimenti gnostici, che rappresentavano, in un certo senso, una fusione della religione cristiana e dell’intelletto greco, apprezzavano invece moltissimo il principio femminile, la figura di Maria Maddalena e le donne in generale. Anche per questo furono perseguitati come eretici dalla Chiesa, a partire dal Concilio di Nicea del 325 d.C. Prima del Concilio, infatti, tutte le interpretazioni del messaggio di Cristo (e ve ne erano numerosissime) erano considerate pressoché paritetiche; dopo, una di esse, quella scelta da alcuni vescovi, dall’Imperatore Costantino e dal suo ufficio marketing, divenne l’ortodossia, difesa dagli scritti dei teologi (quando andava bene) e dalla forza delle armi (quando andava male). Dopo il Concilio, le donne furono definitivamente allontanate da un ruolo attivo nella gestione del sacro.

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Ancora nel 2010, un vescovo italiano ha posto sullo stesso piano, quali crimini contro Dio, la pedofilia e… il sacerdozio femminile (e mi astengo da qualsiasi battuta sul perché allora nella Chiesa la pedofilia debba essere così tanto praticata e il sacerdozio femminile no). Durante il Medioevo, come spiega Giorgio Galli, i mezzi per annullare l’influsso della donna e con essa il principio femminile, sono stati sostanzialmente tre: “la rigidissima regolazione giuridica del matrimonio, il monopolio del libro e della scrittura, i costumi e i comportamenti collegati al cosiddetto amore cortese” (La Svastica e le Streghe, p. 143). Queste culture alternative continuarono però ad affacciarsi all’orizzonte storico sotto vari aspetti: in forme di religiosità popolare e magica di tradizione precristiana o anche nelle figure legate alla magia nei cicli cavallereschi arturiani. Per esempio, Viviana (la dama del lago), fata Morgana, mago Merlino, sono tutte figure legate al principio femminile, terrestre e lunare. Come, dirà qualcuno, anche Merlino, che è un uomo? Certamente, poiché, come abbiamo visto, i principi maschile e femminile sono inestricabilmente mescolati in ciascuno di noi, maschi o femmine che siamo. Le Amazzoni portarono con sé molti elementi maschili nonostante, o forse proprio a causa, del loro odio per gli uomini. Merlino, maschio, nella leggenda fu portatore di caratteristiche psicologiche, ricettive e intuitive, antitetiche a quelle del guerriero. Viviana, discendente di Diana, dea della caccia e dei boschi, alleva Lancillotto, gli insegna le arti femminili e il controllo del mondo astrale attraverso i sogni; in questo modo, lo integra e lo rende un essere umano completo. Rende Lancillotto un individuo androgino, in cui coesistono, perfettamente fusi, elementi maschili e femminili, all’interno del corpo fisico di un uomo. Morgana, la fata, è espressione dell’amore terreno e sensuale e della fusione con il mondo della natura e della Terra. In un certo senso, ben rappresenta il modello della strega che sarà crudelmente cacciata e uccisa dalla Chiesa maschilista e dai misogini Stati europei. Cos’accadde, infatti, in Europa nel XIII secolo? La dura reazione della Chiesa contro tutte le culture alternative. Nei due secoli precedenti si erano sviluppati: - Il movimento dei cavalieri templari che riprendeva la saggezza dell’ebraismo esoterico e della Cabala, con cui erano entrati in contatto esplorando la Terrasanta e scavando sotto le rovine del tempio di Salomone. - I movimenti gnostici e/o catari che spesso valutavano in modo molto positivo la cultura femminile. - Il francescanesimo, costantemente in bilico tra ortodossia cattolica ed eresia. - Un culto magico-femminile legato alla figura pagana di Diana cacciatrice lunare e maga (il movimento delle beghine e delle streghe). La reazione della Chiesa si concretizzò nella creazione dell’Inquisizione, che si scatenò prontamente contro le eresie e le streghe, spesso con l’appoggio degli stati monarchici (vedi l’alleanza con Filippo il Bello, re di Francia, per l’eliminazione fisica dei Templari). Il mistero che la storiografia ufficiale non è mai riuscita a illuminare compiutamente, e che ha preferito ignorare, è quello della repressione delle streghe che è continuata ben oltre il Medioevo e che ha conosciuto la sua massima virulenza tra il XVI e il XVII secolo, in piena età moderna. Uno dei pochi storici che si sono impegnati seriamente a svelare questo arcano è stato, ancora una volta, Giorgio Galli, sottolineando come dietro la caccia alle streghe vi siano

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cause complesse in cui scienza, magia, religione, politica e, aggiungo io, psicologia del profondo, si fondono con esiti esplosivi. Fino al XVI secolo, non vi è, innanzi tutto, una netta separazione tra scienza e magia. Pico della Mirandola, Marsilio Ficino, Tycho Brahe, Keplero, Newton, si occupano di ermetismo, alchimia, astrologia come di matematica, chimica e fisica. I vertici ecclesiastici, percependo un grande pericolo dietro questo genere di conoscenza onnicomprensiva e non dogmatica, si adoperarono a cambiare questa visione del mondo, per loro potenzialmente rivoluzionaria. Decisero di distruggere questo pensiero ribelle attaccando l’anello più debole della catena, quello magico, permeato da istanze egualitarie, di sessualità libera, di richieste femminili di uguaglianza tra i sessi. La Chiesa adottò ancora una volta il principio egocentrico che afferma che “il nemico del mio nemico è mio amico” e si alleò in questa crociata con gli Stati monarchici maschili e autoritari. All’inizio furono perseguitati e minacciati in vario modo quegli scienziati che indagavano gli aspetti dell’universo più occulti e misteriosi. In questo modo s’istituì una separazione tra una scienza buona e utile, che portava alla creazione di nuove tecnologie civili e soprattutto militari, e una scienza cattiva e demoniaca che tendeva a destabilizzare l’ordine costituito. Destabilizzarlo in quali modi? Per mezzo di teorie che sostenevano che il Sole, e non la Terra, si trovava al centro dell’universo conosciuto; attraverso studi alchimistici provenienti da culture non cristiane; tramite la magia naturale che utilizzava, a fini di guarigione, le energie eteriche e astrali. Questo però non è sufficiente a rispondere ad alcune domande cruciali poste da Galli in La Svastica e le Streghe, a p. 160: “Perché le pratiche stregonesche, tollerate nei secoli bui, vengono combattute non con mezzi culturali, ma con lo sterminio fisico in secoli più avanzati, cioè dal XVI al XVII? Perché la caccia alle streghe mobilita trasversalmente gli intelletti migliori, laici ed ecclesiastici, della cultura del Cinque-Seicento? Perché protestanti e cattolici, in feroce conflitto su tutto, si ritrovano uniti solo nel massacrare streghe e fattucchiere?”. La risposta, suggerisce Galli, è che la stregoneria europea è stata molto di più che un insieme di credenze magiche. Era un movimento in espansione portatore di una cultura alternativa proveniente dall’inconscio collettivo femminile, repressa per secoli e secoli, e riemergente durante una crisi importante che condusse alla nascita di una nuova era, quella della cosiddetta Civiltà Occidentale moderna, dagli Stati Uniti all’Europa tutta. In altre parole, questo movimento era una minaccia per la cultura, l’ideologia, le strutture politiche e sociali che si andavano formando in quel periodo storico. Proprio per questo, la Chiesa e gli Stati maschili si trovarono a fare fronte comune per la sopravvivenza di un ordine che avevano tanto faticato a erigere. Si trattò, ahimè, dell’ennesima, seppur temporanea, vittoria del principio maschile su quello femminile. Il pensiero spirituale, magico e misterico, fu nascosto nell’oscurità. Politica, scienza, religione si consolidarono ancor più come ambiti esclusivamente maschili. Il principio femminile comunque non morì, restò semplicemente addormentato come la principessa delle fiabe, nascosto appena sotto la superficie della storia moderna.

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Si è risvegliato, per l’ennesima volta, con il 1968, grazie ai movimenti femministi. Gli slogan “io sono mia” e “tremate, tremate, le streghe son tornate” stabilivano un collegamento forte con le antiche Amazzoni e con le streghe del XVI secolo. Attenzione però! Anche le femministe sono a volte cadute nella trappola di cercare di sostituirsi agli uomini seguendone gli stessi principi e metodi. Le femministe a volte sono diventate donne manager o politiche troppo simili, nei comportamenti e nelle nevrosi, ai loro colleghi maschi. Hanno a volte raggiunto il loro obiettivo immediato, la gestione del potere, ma al prezzo di far vincere ancora una volta il principio maschile, rinnegando il loro principio femminile, rappresentato dalla Dea Bianca. Perché ho scritto questa carrellata storica? Perché adesso siamo di fronte a un cambiamento di ere e a una trasformazione psicologica molto più grandi di quelli che portarono alla nascita della nostra civiltà occidentale. Durante questo passaggio dall’Era dei Pesci a quella dell’Acquario tornano a farsi prepotentemente sentire le frequenze del principio femminile, nel tentativo di riequilibrare il nostro maschile in eccesso. Ora abbiamo l’occasione di apprendere dai nostri errori passati e accettare questo dono fatto di sensibilità e ricettività, anziché ritrarcene terrorizzati come abbiamo fatto in passato. Ora che abbiamo visto il grande quadro collettivo, osserviamo un errore che individualmente abbiamo spesso compiuto nel tentativo di armonizzare maschile e femminile in noi. Esso potrebbe essere chiamato…

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L’annebbiamento delle anime gemelle

Esiste una leggenda che, nel tempo, è divenuta un luogo comune: quella che tutti noi, uomini e donne, siamo come delle mezze mele che, per essere completate, devono trovare l’altra metà della mela, unica e insostituibile. In altre parole, un partner di vita tra i milioni possibili, che divenga per noi l’anima gemella, che magicamente ci conduca dall’incompiutezza all’integrità. Questa mitologia possiede un fondo esoterico di verità solo se, al posto di un partner umano, poniamo la nostra Anima: ci sentiremo davvero completi quando realizzeremo pienamente la fusione con il nostro Sé superiore, la nostra Anima gemella con la lettera maiuscola. Nella versione più comune costituisce invece un annebbiamento emotivo che pone una barriera di incomprensione tra noi e la realtà. Tra i nostri possibili compagni/compagne di vita non esiste una sola anima gemella, esistono piuttosto molte anime compatibili, con cui possiamo fare insieme dei tratti di strada sul sentiero della nostra evoluzione. Quanta strada? Dipende. A volte può trattarsi di pochi mesi, altre volte di anni, in certi casi tutta una vita. Psicanalisti specializzati in terapie di regressione al passato ritengono che, a volte, possano esistere casi di entità che si rincontrano in più incarnazioni e possano trascorrere addirittura più vite insieme. A volte si può trattare di fantasie create dalla mente e dal corpo emotivo dei pazienti; in qualche caso questi racconti possono essere veritieri… Ma non è questo il punto. Il punto è che, indipendentemente da quanto tempo noi passiamo con un’altra persona (un mese, una vita o più vite), lo facciamo per svolgere insieme delle tematiche karmiche comuni, positive o negative, piacevoli o spiacevoli; non perché costituiamo un’unità indissolubile, separata dagli altri esseri umani, che per i secoli dei secoli deve evolvere come un unico essere. Possiamo svolgere un compito evolutivo comune per un certo tempo (come fondare una scuola o una corrente scientifica o una nuova religione) oppure dobbiamo risolvere dei blocchi karmici comuni insieme e condividere quindi le stesse lezioni per un bel po’ di tempo. Non siamo due entità elette da Dio o da noi stesse che sono “destinate” a passare, romanticamente, l’eternità insieme. La letteratura prima, il cinema poi e, da buoni ultimi, gli psicanalisti specializzati in regressioni ad altre incarnazioni, vere o presunte, hanno creato involontariamente grandi illusioni per quanto riguarda questo argomento. Smettiamo dunque di cercar di colmare il vuoto che sentiamo nei nostri cuori grazie a un’anima gemella esterna a noi e impariamo a diventare uomini e donne autonomamente completi, che hanno integrato in sé il principio maschile e quello femminile, che hanno iniziato a percepire un contatto con la propria Anima, col proprio Sé. Solo in questo modo diverremo dei partner migliori per le diverse anime compatibili che potremo trovare nella nostra esistenza.

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Il rapporto uomo-donna è stato infatti creato per favorire, nel lavoro a specchio l’uno con l’altra, la fusione interiore tra maschile e femminile che ogni essere umano è chiamato a realizzare all’interno del proprio universo interiore. I vari aspetti di questo rapporto sono tutti, nel senso ampio del termine, delle forme di unione sessuale. Questa unione può realizzarsi a livello fisico (denso ed eterico), a livello emozionale (nei sentimenti reciproci che ci fondono), a livello mentale (grazie a un progetto di vita comune), a livello di Anima (nello sviluppo spirituale comune). Queste unioni sessuali a vari livelli sono tutte importanti e possono essere realizzate simultaneamente all’interno di una stessa relazione uomo-donna, oppure possiamo farne esperienza nel corso di differenti partnership, tra entità diverse e in tempi successivi, in modo da esplorare i diversi aspetti di ciò che, a volte impropriamente, chiamiamo amore. I mille volti dell’amore, dell’unione uomo-donna, conducono tutti a una crescita nella capacità di relazionarsi con l’altro e con quella parte di noi, maschile o femminile, che chiede di essere riequilibrata. Non sentiamoci mai sbagliati se stiamo sperimentando solo alcuni aspetti di questa unione e non altri. Avremo delusioni, momenti in cui vorremo e dovremo stare da soli, alternati ad altri in cui ritorneremo a confrontarci con un partner. Anche questo crea un ritmo fisiologico, come nelle maree dell’oceano. È un ritmo che ci condurrà gradualmente a un nuovo equilibrio con noi stessi, un equilibrio tra maschile e femminile, tra dare e ricevere, tra compagnia e solitudine, tra estroversione e introversione, per un’armonizzazione degli opposti che potremo sviluppare molto più compiutamente e velocemente insieme, nel confronto tra diversi sentire, tra diverse sensibilità, tra diversi modi di pensare, tra diversi percorsi di anime. Vivremo contrasti, litigi, attimi inebrianti di condivisione, comprensione e unione, alternati a periodi di conflitti e incomprensioni. Non abbiamone paura, viviamoli completamente e fino in fondo. Non vi sono modalità giuste e sbagliate, modi giusti e sbagliati di stare insieme. La convivenza e il matrimonio sono appropriati per qualcuno, il vivere sotto tetti diversi per altri. Alcuni sentiranno la necessità di vedersi ogni giorno e di fare tutto insieme, altri quella di stabilire un ritmo più ampio e libero nella propria storia comune. Per qualcuno una coppia senza figli è incompleta, per altri avere figli corrisponde a vivere in gabbia e comporta un impegno troppo gravoso da sostenere. Per qualcuno il sesso tradizionale e frequente è indispensabile, per altri sono più importanti i sentimenti, la complicità, un progetto di vita comune, un itinerario animico da condividere. Per qualcuno la routine è sinonimo di piacevole stabilità, per altri di noia soffocante. In diverse esistenze vivremo esigenze e itinerari diversi. Tutte queste fasi vanno riconosciute, accettate serenamente e percorse, senza sentirsi sbagliati perché “non siamo come gli altri”. Queste fasi ci condurranno progressivamente oltre le continue oscillazioni dei nostri pendoli fisici, emozionali e mentali, verso un centro interiore in cui, improvvisamente e insieme gradualmente, vivremo l’iniziazione a un nuovo mondo interiore di armonia, raggiunta anche attraverso il caos delle nostre molteplici, variegate, caleidoscopiche relazioni uomo-donna. Non stanchiamoci: andiamo avanti, nonostante i momentanei scoraggiamenti.

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Le unioni tra maschio e femmina sono possibili, come lo è l’unione tra personalità e Anima. Anzi, più che possibili, sono inevitabili. L’unica variabile da considerare è il tempo. Ma il tempo è un nostro alleato, non un nostro nemico, all’interno dei mondi del divenire. Attraverso il tempo, per mezzo delle esperienze e degli errori, impareremo, grazie alla felicità e alla sofferenza, sorelle indissolubili al nostro livello evolutivo, ad armonizzarci compiutamente insieme. Tutto molto bello e poetico; ma come possiamo favorire questo processo trasformativo, velocizzandolo consapevolmente grazie alla pratica quotidiana? Scopriamolo insieme nei prossimi paragrafi.

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L’inizio dell’autentico matrimonio alchemico

La prima cosa da fare è rallentare, fisicamente, emozionalmente e mentalmente, in modo che l’agitazione, la nostra ansia da prestazione, tipicamente maschile (anche se siamo donne), lasci il posto a una ricettività interiore più femminile. Nella pace interiore, che abbiamo così creato nel nostro cuore e nella nostra mente, pronunciamo queste parole: “Io sono un essere divino, in cui maschile e femminile stanno trovando un nuovo, meraviglioso equilibrio. Mostrami, Anima mia, ciò che è importante che riequilibri dentro di me…” Imparando a essere silenziosi e a percepire la nostra sacralità permettiamo alle risposte di fluire, in modo libero e intuitivo. Teniamo a portata di mano carta e penna e scriviamo ciò che sentiamo in questo preciso momento. In secondo luogo, se siamo uomini, perché non scriviamo un elenco di tutto ciò che detestiamo nelle donne e che riteniamo tipicamente femminile? C’è poi qualcosa di tipicamente maschile che non ci piace nelle persone intorno a noi? Se invece siamo donne, perché non facciamo lo stesso con ciò che è insopportabilmente maschile o fastidiosamente femminile che gli altri manifestano nei nostri confronti? Poiché la realtà esterna è lo specchio del nostro mondo interiore, è molto probabile che ciò che non sopportiamo negli altri sia un riflesso di quelle qualità femminili e maschili, che esistono dentro di noi, e che non abbiamo mai accettato. L’energia del Transito di Venere ci chiede di riconoscerle, accettarle, di decidere di sviluppare i loro lati luce dentro di noi. Infine, ci incoraggia ad agire, per concretizzare nel mondo fisico la nostra decisione. Solo così i nuclei di psicologica oscurità, che si manifestano nel quotidiano come conflitti uomo-donna, non avveleneranno più la nostra vita, perché saranno stati trasmutati nella luce dell’Anima. E se, nonostante tutto, il vostro foglio di carta si ostinasse a restare vuoto? Allora vuol dire semplicemente che il vostro corpo emotivo non vuol vedere cosa si nasconde dietro il fastidio che provate per gli uomini o per le donne. Come dite? Noi non sentiamo alcun fastidio? I conflitti li hanno quelli intorno a noi, ma non noi? Poco credibile, ma voglio darvi un aiutino (come si dice all’interno dei quiz televisivi). Esso giunge da Internet; ha la forma di un testo, probabilmente scritto da uomini, che descrive il tipico modo di parlare femminile in varie circostanze. S’intitola Le dieci parole più usate dalle donne: “ BENE: questa è una parola che usano le donne per terminare una discussione quando hanno ragione e tu devi stare zitto. 5 MINUTI: se la donna si sta vestendo, significa mezz’ora. 5 minuti è solo 5 minuti nel caso ti abbia dato 5 minuti per guardare la partita o giocare alla playstation prima di uscire o di fare qualsiasi altra cosa insieme.

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NIENTE: la calma prima della tempesta. Vuol dire qualcosa… e dovreste stare bene all’erta. Discussioni che cominciano con niente normalmente finiscono in BENE (vedi punto 1). FAI PURE: è una sfida, non un permesso. Non lo fare. SOSPIRONE: è come una parola, si tratta di un’affermazione non verbale spesso fraintesa dagli uomini. Un sospirone significa che lei pensa che tu sia un idiota e si chiede perché sta perdendo il suo tempo lì davanti a te a discutere di NIENTE (vedi punto 3). OK: questa è una delle parole più pericolose che una donna può dire a un uomo. Significa che ha bisogno di pensare a lungo prima di decidere come e quando fartela pagare. GRAZIE: una donna ti ringrazia; non fare domande e non svenire; vuole solo ringraziarti (a meno che non dica ‘grazie mille’ che il più delle volte può essere puro sarcasmo e non ti sta ringraziando). COME VUOI: è il modo della donna per dire: vai a quel paese!!! NON TI PREOCCUPARE, FACCIO IO: un’altra affermazione pericolosa; significa che una donna ha chiesto a un uomo di fare qualcosa svariate volte, ma adesso lo sta facendo lei. Questo porterà l’uomo a chiedere: Cosa c’è che non va? Per la risposta fai riferimento al punto 3. CHI È?: questa è solo una semplice domanda… ricorda però che ogni volta che una donna ti chiede ‘chi è’ in realtà ti vorrebbe chiedere: ‘CHI È QUELLA PUTTANA E COSA VUOLE DA TE??? Occhio a come rispondi…” E gli uomini? Come adoperano le parole? In apparenza qui le cose si fanno più semplici. Quando un uomo dice: “Bene”, vuol dire bene. Quando dice: “Ho fame”, vuol dire ho fame. “Non ti preoccupare, faccio io” significa, incredibilmente, “non ti preoccupare, faccio io”. E così via, in un uso letterale del linguaggio quasi infantile. Vi è probabilmente un solo ambito dell’esistenza in cui l’uomo ha imparato, più o meno rozzamente, a utilizzare un linguaggio metaforico. Quale? Rispondiamo facendo qualche esempio. Quando un uomo dice a una donna: “Che bel vestito (o scarpe, o borsa) che hai”, vuol dire “voglio fare sesso con te”. Mi piacerebbe portarti a cena da…= voglio fare sesso con te. Andiamo insieme a Firenze nel weekend? = voglio fare sesso con te. Hai già visto quel film con Brad Pitt? = voglio fare sesso con te. Ti ho portato una rosa = voglio fare sesso con te. Unica variante: L’uomo porta un mazzo di rose a sua moglie dopo tanto tempo che non lo fa = ha fatto sesso con un’altra e adesso si sente in colpa. Cominciate a riconoscere qualcosa di fastidiosamente maschile e femminile in questi modus operandi? Non ancora? Allora dovete fare penitenza e leggere un paio di libri profondamente esoterici (scherzo) sul rapporto uomo-donna. Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere di John Gray oppure Perché le donne non sanno leggere le cartine e gli uomini non chiedono mai la strada? di Barbara e Allan Pease (che ha il grande vantaggio di essere stato scritto a quattro mani da un uomo e da una donna).

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Questi, e tutti gli altri libri sullo stesso tema, hanno il grosso limite di procedere per grandi generalizzazioni. Non descrivono la psicologia spicciola di tutti gli uomini e di tutte le donne, ma piuttosto ciò che è statisticamente più comune tra essi. Questo conduce a delle grandi inesattezze, soprattutto oggi, in un momento storico in cui troviamo sempre più uomini con caratteristiche (anche) femminili e donne con qualità (anche) maschili. Ve lo scrive un uomo che non sa leggere le cartine e che si ferma molto spesso a domandare la strada… Paradossalmente, il limite di questi libri diventa un pregio per noi che vogliamo sapere non come sono fatti uomini e donne, ma piuttosto quali sono le caratteristiche maschili e femminili, che possono apparire, variamente mescolate, sia negli uomini, sia nelle donne. Usate quindi questi libri per fare un elenco di ciò di “tipicamente femminile” e di “tipicamente maschile” che non sopportate, sia che siate uomini, sia che siate donne. Come esempio, vi offro il mio elenco: La manipolazione. Tutti i modi femminili che le persone possono usare per ottenere qualcosa da te senza chiederlo direttamente, ma adoperandoti, senza che tu te ne accorga, come un mezzo per ottenere un fine. Questo fine può andare da una cena fuori, a un piacere, a un appoggio economico… al buttare fuori la spazzatura. Il metodo femminile non consiste nel dire, “porti fuori la spazzatura?” ma piuttosto, “bisognerebbe (impersonale) buttare fuori la spazzatura”. Perché questo m’infastidisce? Perché percepisco in me la tendenza a lasciarmi manipolare nel maldestro tentativo di ricevere amore attraverso la disponibilità offerta. Una mancanza di fermezza (carenza di maschile) combinata a un desiderio di essere amato e accettato accontentando chi mi è vicino. Si tratta di un aspetto ombra del principio femminile che è in me, che ha bisogno di essere riconosciuto e onorato. È importante che io riconosca questo desiderio di essere apprezzato e lo soddisfi in modo consapevole, senza elemosinare amore attraverso una servile disponibilità. Lo “spaccare il capello in quattro”, tipicamente femminile in tutte le discussioni che riguardano i sentimenti. Il voler analizzare una relazione amichevole o sentimentale sotto ogni punto di vista, sviscerandone tutti gli aspetti emotivi possibili e immaginabili. Questo fastidio nasconde in me la paura, tipicamente maschile, di sentire profondamente i miei sentimenti, il mio intimo universo emotivo. Mi sento più sicuro nel nascondere in una caverna tutto ciò che riguarda sentimenti, sensibilità, tenerezza, in modo da non sentirmi disturbato, a livello conscio, da emozioni imbarazzanti. Ci sono stati periodi della mia vita, quelli in cui avevo tentato disperatamente di rimuovere il sentimento dalla mia vita, in cui sarei stato capace di parlare di qualunque argomento, dalla fisica quantistica al cinema di Stanley Kubrick, per svelare il meno possibile dei miei desideri, delle mie speranze, dei miei sentimenti, della mia vita interiore. L’aggressività, qualità tipicamente maschile. Questa parodia della fermezza, dell’assertività, della decisione, urtava con la mia menzogna personale (vedi il cap.3 di La Via per Shamballa) che affermava la mia presunta debolezza. Percependomi debole e indifeso, mi sentivo vulnerabile all’aggressività altrui (di uomini e donne). Questa insofferenza ha iniziato a dissolversi solo quando ho cominciato a sviluppare

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consapevolmente in me le qualità maschili di fermezza e decisione. Solo così ho cominciato a diminuire anche la mia tendenza a ferire, a mia volta, gli altri per mezzo della mia lingua tagliente; solo così ho iniziato a comprendere la paura che si cela dietro l’aggressività altrui, a non subirla più come prima.

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Una Terapia cinematografica

Un modo divertente per imparare a riequilibrare il maschile e il femminile dentro di noi è quello di iniziare a osservare determinati film con uno sguardo diverso e più consapevole. Volete assistere alla trasmutazione alchemica di un uomo con un maschile troppo accentuato che impara a riconoscere il femminile? Allora guardate Gran Torino, di e con Clint Eastwood. Quale uomo, nell’immaginario collettivo, è più virile di lui? Pistolero, poliziotto, giustiziere, marine… Anche in questo caso il protagonista del film è così: un reduce delle guerre americane nel sud-est asiatico, ottantenne, che giudica costantemente tutti (parenti, amici, vicini) secondo i propri, rigidissimi, canoni morali. Caso strano (e poi dicono che il karma non esiste) si trova ad avere come vicini di casa dei Hmong, persone appartenenti alla stessa etnia di chi aveva combattuto in guerra. Come generalmente accade in questo tipo di film, il protagonista dapprima non li sopporta, poi inizia ad apprezzarli, pur mantenendo una patina di scontrosità, tanto per darsi un tono e non apparire come uno che si cala le brache davanti al nemico, di fronte al diverso. Durante il film, molti personaggi lo mettono di fronte al suo limite, al suo “anello invalicabile”, si direbbe in esoterismo: egli è sempre vissuto nell’aggressività, nel giudizio, nella scelta tra l’uccidere e l’essere ucciso; non si è mai gioiosamente arreso alla vita, al lato dolce, sensibile, ricettivo, femminile dell’esistenza. Perfino uno stupido oroscopo per donnette lo avverte, del tutto inascoltato: si troverà ad aprirsi a nuove conoscenze, a un’inedita visione dell’esistenza, dovrà fare delle scelte di vita, e tutto finirà non in un climax drammatico (come un’esplosione o un virile scontro a fuoco), ma con un anticlimax (un diminuendo, come un sospiro, una resa davanti a un valore più elevato). Nel frattempo, come in ogni buon film americano, gli eventi precipitano. Tre teppisti perseguitano i nuovi amici Hmong del protagonista. Egli risponde come ha sempre fatto: se mi colpisci con un pugno, io ti vengo a cercare con una pistola. Quando pensi, percepisci e agisci come hai sempre fatto, otterrai gli stessi risultati. In questo caso, un’escalation di violenza e morte. L’unica soluzione può venire, secondo la legge dell’Evoluzione a spirale, nel passare su una voluta superiore della spirale stessa. Ciò non significa rinunciare alle giuste qualità maschili di coraggio, decisione, assertività, che permettono di affermare i propri diritti. Significa integrarle con un’intuizione, una comprensione profonda dell’esistenza, tipica del principio femminile. In che modo il protagonista compirà questo balzo quantico di consapevolezza? Come integrerà maschile e femminile? Come si arrenderà finalmente alla vita? Lo saprete vedendo Gran Torino e interpretandolo alla luce dell’Anima. Un ultimo dettaglio: l’attore-regista Clint Eastwood quando girò questo film aveva almeno ottanta anni. Non ne sarebbe stato capace quando, a cinquant’anni, girava i film dell’ispettore Callaghan, il giustiziere implacabile. Anch’egli, come il protagonista della sua pellicola, è stato in prima persona il cambiamento che desiderava vedere nel mondo. Non esiste un’età in cui vivere le nozze alchemiche tra il proprio maschile e il proprio

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femminile, e un’altra in cui ciò diviene impossibile. Questa fusione può avvenire gradualmente o grazie a un’illuminazione improvvisa, a trenta come a novant’anni. L’importante non è quando o come avviene, ma che avvenga. Lo stesso miracolo può accadere, specularmente, anche in una donna che ha vissuto uno squilibrio a favore del principio femminile. Esiste un piccolo, delicato, un po’ naif, film italiano, Pane e Tulipani, che narra proprio questa vicenda. In esso scopriamo una donna che ha annullato se stessa nell’accettazione del servizio alla propria famiglia, al marito e ai figli. Forse da piccolina giocava con le bambole e immaginava di essere una barbie o una principessa addormentata nell’attesa, femminile e ricettiva, che un principe azzurro la risvegliasse a nuova vita. Una vita in cui lei si sarebbe dedicata (annullata?) ad accudire lui e i figli meravigliosi che avrebbero avuto insieme. Nella realtà, il principe non è poi così azzurro e nemmeno tanto regale, e i figli le portano via, giorno dopo giorno, energie e voglia di vivere. Dopo alcuni anni di matrimonio sente, dapprima confusamente, poi in modo sempre più lucido, di non aver realizzato compiutamente se stessa, ma di essersi semplicemente lasciata vivere, sacrificando troppe aspirazioni, troppi sogni, troppi desideri. Ha vissuto quasi esclusivamente il lato femminile dell’esistenza, senza realizzare la propria energia maschile, che la spingeva verso una sana auto-affermazione, verso la realizzazione dei propri potenziali, delle proprie aspirazioni a esistere, ad avere, a proclamare: “Io sono, Io ho diritto di realizzare me stessa”. La svolta evolutiva avviene quando lei si lascia dimenticare dai familiari nell’autogrill di un’autostrada. Ella è talmente trasparente, talmente inesistente quale individualità, al di là dei ruoli di moglie e di madre, che i suoi compagni di viaggio non possono fare altro che dimenticarla. Inizia così a girare l’Italia. Allora si chiede, per la prima volta: che cosa io ho voglia di fare? Quali sono i miei desideri? Qual è la vita che io desidero? Tra viaggi, scoperte e incontri comincia a ritrovare se stessa. Solo scoprendo, per la prima volta nella vita, chi è realmente, qual è la frequenza energetica che la caratterizza, potrà trovare un uomo che le corrisponda, che possieda una vibrazione interiore compatibile con la sua. Non vi piacciono troppo i film italiani? Provate allora a vedere Alice in Wonderland, di Tim Burton. Non lasciatevi distrarre dalla fantasia visionaria del regista e dalla diabolica bravura di Johnny Depp nel ruolo del Cappellaio Matto, una delle più belle interpretazioni della sua carriera (si consiglia di ascoltarlo in inglese, il doppiaggio non rende). Il nucleo della narrazione è: Alice è cresciuta, ha circa diciotto anni, e ha abbandonato la percezione del suo mondo interiore. Non è più libera di raggiungere il Paese delle Meraviglie e neppure di prendere contatto con le proprie aspirazioni. È ricettiva, ma non sa cosa vuole. Possiede semplicemente l’inquietante sensazione di non volere ciò che la società le pone davanti: un buon partito, un matrimonio convenzionale e una famiglia tradizionale. Allora fugge, inseguendo ancora una volta il Bianconiglio all’interno del Paese delle Meraviglie ma, al suo interno, i suoi vecchi amici non la riconoscono più.

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Il Brucaliffo afferma che “non è quasi per nulla lei”. Ciò che le manca per tornare a essere completa è la sua “moltezza”, la sua assertività maschile. Dovrà riconquistarla all’interno di un percorso iniziatico che la condurrà a integrare i diversi aspetti della sua personalità e a incontrare il proprio Guardiano della Soglia, nelle vesti del Jabberwocky (Cinciarampa, nella brutta traduzione italiana). Al termine del film saprà chi è, cosa vuole dall’esistenza, e inizierà a realizzarlo concretamente. Avvertenza: nel visionare il film prestate una grande attenzione ai dialoghi tra Alice e il Brucaliffo, sono di cruciale importanza. Naturalmente gli esempi possono essere ribaltati ed esistono indubbiamente uomini troppo femminili e donne eccessivamente maschili che avranno la necessità di riequilibrare in modo opposto la propria vibrazione. In tutti i casi, viviamo la visione di questi film come un vero e proprio rituale interiore per la nostra trasformazione. Soltanto in questo modo questa esperienza filmica diventerà un viaggio interiore profondamente terapeutico per noi. Sentiamo come i loro protagonisti stanno raccontando, per analogia, le nostre vite; adoperiamo le loro esperienze per scoprire in quali modi possiamo cambiare, riequilibrando le nostre esistenze; iniziamo a percepire le vibrazioni di questi due principi entro di noi, sia che siamo maschi o femmine, omosessuali o eterosessuali. Grazie a questa prima esplorazione di noi stessi, probabilmente sentiamo già che qualcosa si sta armonizzando in noi; percepiamo una vibrazione diversa che emana dal nostro intimo. È una condizione necessaria affinché viviamo il cambiamento, ma non è sufficiente. Che cosa manca? Portare fuori di noi questa nuova vibrazione, nelle parole che usiamo, nel tono della voce, nella postura del corpo: in tutta la nostra comunicazione con l’altra metà del cielo, il sesso opposto. In che modo? Scopriamolo nel prossimo capitolo, che porta questo titolo stravagante:

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Sentire per triangoli

Diversi anni fa, quando leggevo per la prima volta i testi esoterici del Maestro Tibetano,

mi imbattei nella stravagante affermazione secondo cui il discepolo di verità pensa per

triangoli.

La mia benevola reazione fu del tipo: “Sì, vabbè! Ecco un’altra di quelle frasi senza senso

che trovo così spesso in queste pagine.”

Come spesso mi accadeva in quel periodo, nel tempo mi trovai a cambiare completamente

idea.

Infatti, di lì a poco, prima in meditazione e poi anche durante il normale stato di veglia,

iniziai a immaginare dei triangoli nelle più diverse circostanze della vita, ma soprattutto

quando mi trovavo di fronte a un conflitto emotivo o intellettuale.

Che cosa significa?

Facciamo un passo indietro e ricordiamo che la nostra mente è lineare e dualistica.

Questo significa che ragioniamo per opposti, spesso inconciliabili, e che riusciamo a

cogliere e, ahimè, a identificarci con un solo punto di vista per volta (ovviamente il

nostro).

Questa identificazione ci porta a voler “avere ragione”, a cercare con tutte le nostre forze

di difendere il nostro punto di vista che si è ormai cristallizzato in una convinzione.

Avrete spesso sentito parlare, durante qualche corso di comunicazione/psicologia, di

quelle convinzioni limitanti che ostacolano il nostro cambiamento evolutivo e di altre

convinzioni, quelle positive, che lo favoriscono.

In un certo senso però tutte le nostre convinzioni sono limitanti e ci rallentano nel nostro

percorso perché ci mantengono fissi in un punto.

Sotto questo profilo, i Maestri non hanno convinzioni, ma solo punti di vista; sono fluidi

come l’acqua, non fermi e immobili come il granito. Comprendono che solo grazie al

moltiplicarsi dei punti di vista si può giungere a una comprensione più ricca e completa,

multidimensionale, della realtà che ci circonda.

Come possiamo quindi trasformare una convinzione in un punto di vista?

Innanzitutto smettendola per una buona volta di voler avere ragione, una delle tendenze

della mia personalità che mi ha procurato in passato le più grandi sofferenze.

Il tentare di avere ragione a proposito di un argomento qualunque (dalla guerra del Golfo

al decidere col proprio partner dove andare in vacanza) è il sintomo di una pericolosa

malattia mentale: l’identificazione del proprio valore di essere umano con la validità delle

proprie opinioni, generalmente legate a dei preconcetti individuali, familiari, religiosi o

patriottici.

Questo è forse il maggior blocco a qualunque cambiamento evolutivo.

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Infatti, perché mai una persona che “ha ragione” dovrebbe voler cambiare? Che cambino

gli altri piuttosto (che hanno sicuramente torto, visto che la pensano in modo diverso da

me).

Soltanto quando mi sono finalmente accorto di avere torto su qualcosa è iniziata in me una

spinta verso il cambiamento, un cambiamento che può coinvolgere solo l’area da me

riconosciuta come sbagliata/erronea.

Più mi accorgo di aver torto in tanti altri ambiti della mia vita, più il cambiamento potrà

operare a 360° e diventare totalizzante nella mia esistenza.

Allora, la domanda che tutti noi dovremmo porci è:

In quali ambiti della mia vita ho torto?

Abbiamo un infinito spazio di manovra:

Idee politiche, religiose, economiche, sociali.

Convinzioni su come “dovrebbe” essere costituita una famiglia.

I rapporti uomo-donna.

Come mi “dovrei” comportare con amici, colleghi, parenti, conoscenti e come loro

“dovrebbero” comportarsi con me.

Il tipo di divertimenti “giusti” e “sbagliati”.

Esiste una vita dopo la morte? Esiste qualcosa oltre il mondo materiale?

...

Per rendermi conto di avere torto su qualcosa devo però prima avere chiaro qual è il mio

pensiero/punto di vista su quell’argomento e il motivo per cui ce l’ho.

Vi sembra una cosa tanto automatica? Non ne sarei così convinto.

Uno degli insegnamenti più importanti che abbiamo ricevuto in India, alla Oneness

University, è stato quello di “ascoltare” ogni volta che abbiamo un diverbio, una relazione

difficile con il nostro prossimo (il nostro partner, un nostro amico, e così via).

Inizialmente pensavamo: si tratta di avere un maggiore ascolto, un ascolto attivo,

empatico, del punto di vista dell’altro...

Invece no, le nostre guide indiane stavano parlando dell’autentico ascolto del nostro punto

di vista.

Come mai? Perché, in realtà, molto spesso non abbiamo idea del motivo per cui

difendiamo una serie di codici di condotta o un sistema di pensiero. È invece vitale che ne

diventiamo consapevoli tramite un profondo, interiore ascolto di noi stessi.

Facciamo un esempio che ci riconduca al rapporto tra uomo e donna?

In una relazione uomo-donna posso far arrabbiare la mia compagna arrivando sempre in

ritardo agli appuntamenti. Lei si infuria per quella che interpreta come una mancanza di

rispetto e io mi irrito per quella che ritengo essere una sua inutile pignoleria e una

mancanza di flessibilità.

Ma, se applico un maggiore “ascolto” di me stesso, non potrei invece percepire che quella

rabbia apparentemente esagerata che nasce dentro di me proviene dal mio bambino

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interiore, che si sente riportato indietro nel tempo a quando mia mamma mi rimproverava

per analoghe mancanze, facendomi sentire sbagliato? Forse, per rivalsa, mi trasformavo in

un bambino ribelle ed enfatizzavo proprio i comportamenti che le davano fastidio.

Ora replico, con mia moglie, un comportamento che non ha più ragione di esistere

semplicemente perché, a livello di corpo emotivo, mi sento ancora imbrigliato da emozioni

infantili che mi impediscono di vivere un’esistenza da adulto libero e consapevole.

Adesso, e solo adesso, che ho ascoltato veramente me stesso posso ascoltare, comprendere,

sentire profondamente il punto di vista di lei.

Forse la mia compagna non è infuriata per una mancanza di rispetto, ma perché si sente

messa all’ultimo posto nella mia vita, dopo il lavoro e gli impegni con gli amici; forse i

miei ritardi la fanno sentire poco amata, di scarso valore ai miei occhi, come si sentiva

poco considerata dal suo papà che non aveva mai tempo per lei a causa dei suoi impegni

di lavoro o perché era troppo stanco nei momenti in cui lei aveva bisogno di affetto.

Solo quando io o lei abbiamo cominciato a fare questo lavoro di ascolto mentale ed

emozionale sulle convinzioni di entrambi possiamo cominciare a fare esperienza di un

punto di vista superiore, che comprenda e nello stesso tempo trascenda le due posizioni

apparentemente inconciliabili.

In questo modo vi sarete forse accorti che abbiamo immaginato un triangolo psicologico in

cui, nei vertici alla base, troviamo i due punti di vista iniziali e nel vertice in alto

scopriamo il superamento del problema.

Questa è l’illustrazione in forma geometrica del processo tramite il quale, prima a livello

mentale ed emotivo, poi nella vita fisica, riusciamo davvero a trascendere un conflitto tra

uomo e donna.

Non per mezzo di un banale compromesso, di una via di mezzo insoddisfacente tra i due

punti di vista, che equivale più o meno a una tregua armata, ma grazie al passaggio a un

livello di pensiero superiore in cui il problema non è più esistente.

Questa è la fondamentale importanza del pensiero creativo che procede per triangoli.

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Quanto è importante sperimentare nella nostra coscienza, a livello emotivo e mentale,

entrambi i punti di vista di un qualunque conflitto che desideriamo superare?

È indispensabile, poiché solo vivendo entrambi gli aspetti di una qualunque dualità

possiamo poi trascenderla, compiendo un balzo nella nostra evoluzione.

Solo avendo sperimentato sia il ruolo di vittima, sia quello di carnefice, sia il rifiutare, sia

l’essere rifiutati, sia il tradire, sia l’essere traditi, possiamo poi vivere realmente il vertice

superiore di questi triangoli, sperimentare cioè nuove relazioni umane senza gelosia,

attaccamento, nella reciproca libertà.

Lo stesso principio vale sia per il rapporto tra marito e moglie, sia per quello tra amici

stretti, sia per quello strano legame che si forma tra maestro e discepolo, o più

modernamente, tra insegnante e studente.

In generale, tutte queste relazioni fortemente emozionali iniziano con l’ammirazione

acritica per qualcuno (che nel caso di un uomo e una donna prende il nome di

innamoramento).

La mia fidanzata è meravigliosa, bella, generosa, intelligente; che fortuna incredibile

averla incontrata; lei è la mia anima gemella, non ci lasceremo mai...

Il mio compagno è intelligente, forte e gentile insieme. È così disponibile nei miei

confronti, è sempre pronto ad ascoltare ciò che mi accade nel corso della giornata.

Organizza spesso cene romantiche e mi propone continuamente viaggi per condividere

tempo ed esperienze in luoghi esotici. Mi sembra impossibile di aver incontrato finalmente

la mia anima gemella, ma è proprio così…

Frasi di questo tenore indicano tutte che ci troviamo nel vertice in basso a sinistra del

triangolo.

Ma prima o poi, un giorno o l’altro, ci sembra di ridestarci da un sogno, il velo cade dai

nostri occhi e, per gradi o improvvisamente, ci troviamo nel vertice in basso a destra, che

potremmo chiamare del “giudizio impietoso”.

Che cos’è accaduto?

Il mio uomo, riflette lei, si è trasformato da un cavaliere su un cavallo bianco in un

guerriero da telecomando sul divano. Sembra che consideri molto di più l’opinione dei

suoi amici rispetto alla mia. Ho scoperto persino che, quando parlo, tiene

automaticamente nella sua memoria solo l’ultima frase che ho detto, in modo da passarla

liscia quando gli chiedo: “Che cosa ho detto?”, per vedere se mi ascolta. Tutto ciò che dico

scorre via dal suo cervello senza lasciare traccia. Come ho fatto a sbagliarmi così tanto su

di lui?

E la nostra fidanzata? Magari quell’essere divino si è trasformato in una moglie, una

strana entità solo marginalmente preferibile a una suocera, che ritiene che abbiamo

migliaia di doveri da compiere e non ci lascia liberi di esprimere la nostra meravigliosa

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vita interiore (ammesso che esista). Quale strano miscuglio di attrazione fisica e

annebbiamento emotivo aveva offuscato la nostra vista?

Presi da questo furore (auto)distruttivo non ci rendiamo conto che siamo semplicemente

intrappolati in un punto di vista altrettanto falso, parziale e settario del precedente e che la

rabbia che proviamo è in realtà indirizzata verso noi stessi, frustrati come siamo dalla

sensazione di aver sprecato tempo, soldi, energia insieme a persone che “non ci

meritavano”.

Ma è proprio così?

Se, dopo un certo tempo, cominciamo a guardarci dall’esterno, dal punto di vista di un

osservatore distaccato, ci possiamo rendere conto che ognuna di queste relazioni ci ha

insegnato molto, soprattutto su noi stessi.

Queste persone non ci hanno forse aiutato a comprendere il nostro desiderio di trovare

un’anima gemella, che dissolva la solitudine interiore in cui ci dibattiamo?

Non ci hanno forse aiutato a guarire, speriamo una volta per tutte, dalla malattia dello

spirito che consiste nel proiettare fuori di noi la responsabilità della nostra felicità e

infelicità?

Forse allora possiamo finalmente ringraziare noi stessi e loro per esserci aiutati

reciprocamente a comprendere alcuni aspetti delle nostre personalità che si trovavano

ancora avvolti dall’ombra dell’inconsapevolezza, parti oscure che ora possiamo guarire

semplicemente portandole alla luce e osservandole serenamente.

Quando riusciamo a percepire questo, abbiamo fatto, senza nemmeno accorgerci, un balzo

istantaneo di consapevolezza nel vertice superiore del triangolo, quello della

“comprensione amorevole”.

Non viviamo più nello spirito critico che ci costringe a creare barriere e a perdere tempo

prezioso che può essere invece dedicato alla crescita reciproca. Cominciamo a capire la

differenza tra esso e l’analisi pratica e distaccata della vita, delle circostanze e delle

persone dal punto di vista della guarigione delle relazioni.

Finalmente possiamo avere il coraggio e la serenità di vedere i nostri partner di vita (e la

nostra stessa personalità) come realmente sono e possiamo osservarli tramite la

comprensione amorevole, quella preziosa qualità che ci mostra ognuno nella verità, con i

suoi difetti, le sue virtù, le meschinità e la sua grandezza, continuando ad amarlo come

prima e anche di più.

Solo adesso si può parlare di quell’amore che nasce dalla consapevolezza del cuore,

mentre in precedenza si trattava solo di un affettuoso e ingannevole attaccamento del

corpo emotivo.

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Ed ecco il nuovo triangolo che abbiamo sognato, poi immaginato e infine creato in noi:

Prendiamoci del tempo per visualizzarlo, per immaginarlo e per sentire profondamente questo triangolo riguardante il conflitto uomo-donna dentro di noi. Questa visualizzazione potrà aiutarci, nei momenti in cui ci scontriamo con un aspetto della personalità del nostro partner, a immaginare un punto di vista più elevato, in cui quello specifico conflitto viene dissolto grazie alla nostra consapevolezza superiore. Troppo semplice? Forse perché si tratta della semplice profondità della nostra anima che ci accompagna al di là delle complicazioni litigiose e inconcludenti della nostra mente inferiore (a volte ribattezzata “ufficio complicazione affari semplici”). Senza accorgerci, applicando questo esercizio psicologico ai nostri rapporti uomo-donna, siamo giunti a un primo contatto con la nostra anima, la grande semplificatrice e conciliatrice di conflitti nella nostra vita. Quello che stiamo iniziando a fare potrà aprire, in futuro, una via nuova ai rapporti tra uomini e donne. Per questo incoraggio tutti noi e me stesso per primo: continuiamo a sognare e a immaginare triangoli psicologici poiché ogni pensiero nuovo, ogni sogno di pace, ogni sentimento sereno contano per la creazione di un mondo di rapporti gioiosi tra uomini e donne e la conciliazione tra il sentire femminile e quello maschile. Sentiamo ora in modo più profondo i principi femminile e maschile dentro di noi? Riscontriamo come fossero presenti anche prima di leggere questo libro, ma in una forma meno consapevole, più confusa? Percepiamo come questi impulsi, apparentemente in contrasto tra loro, stiano iniziando una danza interiore di avvicinamento, che prelude alla loro futura fusione? Questo lento processo alchemico ci condurrà, nel tempo, alla compiuta armonia, al riconoscimento del Tao interiore, che unisce e trascende i due opposti, Yin e Yang. Per favorire questa trasmutazione ancora embrionale possiamo compiere ora, a conclusione di questo libro, una sorta di cerimonia interiore:

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Le nozze alchemiche tra il Rosso e il Blu

Il rosso e il blu sono due colori che apparentemente non hanno nulla a che fare l’uno con l’altro… esattamente come i principi maschile e femminile. Per di più il rosso è a volte visto come un colore che porta con sé una certa negatività, dato che è spesso collegato ai desideri e alle passioni inferiori. Qui però vogliamo parlare di un rosso e di un blu che non hanno molto a che vedere con il rosso e il blu che osserviamo tutti i giorni intorno a noi. Che cosa intendo dire con queste enigmatiche parole? Semplicemente che tutti noi, attraverso gli occhi fisici, vediamo solo una limitatissima gamma di frequenze, quelle della cosiddetta luce visibile, cui assegniamo i nomi dei sette colori dell’arcobaleno (con tutte le loro sfumature intermedie). Se riflettiamo che per l’esoterismo, e ormai anche per la scienza occidentale, colore, frequenza e suono sono termini analoghi, possiamo iniziare a cogliere la chiave di questo enigma. Nel mondo dei suoni, le sette note tornano, ciclicamente, di ottava in ottava, su frequenze sempre più elevate. Si tratta sempre di do, re, mi, fa, sol, la, si, ma su piani più elevati. Il sol cantato da un soprano non è lo stesso sol emesso da un basso. Lo stesso accade con i colori, ognuno dei quali rappresenta una specifica frequenza luminosa. I colori che noi apprezziamo sul piano fisico denso si palesano in modo crudo e aspro già rispetto a quelli che potremmo apprezzare, se li vedessimo, sul piano fisico eterico. Il rosso del piano fisico denso non è lo stesso rosso del piano eterico, che è un po’ come una sua controparte sulla voluta superiore di una spirale. Qui comprendiamo come i colori dei chakra, che si trovano nel piano eterico, non sono i colori che noi sperimentiamo, se non per analogia. Attribuire il rosso al primo chakra, l’arancione al secondo, e così via, è solo un modo simbolico e approssimativo per descrivere la loro vibrazione sempre più elevata man mano che saliamo dal primo al settimo. Quando poi passiamo dal piano eterico a quello astrale i colori si elevano ancora. “Perfino la più delicata sfumatura colta dall’occhio fisico è rozza e stridente se paragonata a quella del piano emotivo; giunti in contatto con la materia più sottile degli altri livelli, la bellezza, la dolcezza e la squisita qualità delle varie tinte aumentano a ogni transizione. Quando si perviene al colore ultimo e sintetico, la bellezza trascende ogni possibile concezione” (Lettere sulla Meditazione Occulta, p. 203). Tutta questa introduzione a cosa serve? Innanzi tutto a fornire un quadro più completo della realtà di vibrazione in cui viviamo. In secondo luogo, a spiegare che nella meditazione che compiremo ora, il rosso e il blu non corrispondono necessariamente ai due colori che noi tutti conosciamo. In meditazione ci abbandoneremo all’eterna danza di queste due essenze che attendono pazientemente di essere riconciliate all’interno della nostra coscienza, per iniziare a creare in noi una nuova entità, il divino androgino, che le unisca, le sposi e le trascenda. E ora iniziamo…

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Scendiamo insieme nel punto più profondo del nostro essere (il cuore o un altro punto in cui percepiamo di risiedere). Qui ci permettiamo di sentire un disagio interiore che spesso abbiamo nascosto a noi stessi… Un conflitto tra due colori interiori… il rosso e il blu. Qui e adesso, attraverso il nostro occhio interiore, scorgiamo, per la prima volta, un rosso e un blu completamente nuovi… diversi. Li osserviamo e immaginiamo la loro brillantezza… la loro radiosità… morbidezza e durezza. Li sentiamo profondamente dentro di noi perché di noi fanno parte… della dualità che sperimentiamo ogni giorno tra maschile e femminile. In quali aspetti della nostra vita il rosso e il blu sono in contrasto tra loro? Chiediamocelo silenziosamente e immaginiamo la risposta dentro di noi: nei rapporti col partner? Sul lavoro? In famiglia? Con gli amici? Con noi stessi? Quando siamo troppo aggressivi o troppo passivi? Permettiamoci di sentirlo con tutto noi stessi, senza giudizio o sensi di colpa… Ora, quando ci sentiamo pronti, percepiamo l’inizio di una trasformazione: Immaginiamo che il rosso e il blu, prima distanti tra loro, si stiano avvicinando… dapprima con un po’ di timore, poi con affetto, con il desiderio di fondersi insieme, con amore… È il momento magico in cui la danza rituale di corteggiamento si corona con loro nozze, nella trasmutazione dal conflitto all’armonia… Li osserviamo che s’intrecciano tra di loro in disegni, forme geometriche, in ghirlande di fiori rossi e blu… arazzi fatti di raggi di luce che si curvano creando arabeschi multicolori. Multicolori? Sì, perché queste due frequenze, insieme, danno vita a nuovi colori che non abbiamo mai visto prima… radiosi… brillanti… colori di guarigione… Immaginiamo con gioia queste nuove vibrazioni nella nostra vita… Ora il rosso e il blu si sposano in un simbolo che rappresenta il divino androgino in noi… un cristallo… un fiore… una forma geometrica… di un nuovo colore che non è né rosso, né blu… È il nostro colore, la nostra unicità, la nostra firma energetica. Immaginiamolo… sentiamolo mentre ci illumina, ci offre pace, unione e amore… E in questo amore riposiamo fino a quando lo desideriamo. E quando riapriamo gli occhi, osserviamo un nuovo mondo in armonia tra donne e uomini che noi stiamo contribuendo a creare.

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INDICE

Introduzione 5 Come maschile e femminile NON si armonizzano 9 L’annebbiamento delle anime gemelle 15 L’inizio dell’autentico matrimonio alchemico 18 Una terapia cinematografica 22 Sentire per triangoli 25 Le nozze alchemiche tra il Rosso e il Blu 31