Tracce d'eternità nr.5

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Tracce d’eternità Rivista elettronica di Storia Antica, Archeologia, Mitologia, Esoterismo ed Ufologia Riservata agli utenti del portale Tracce d’eternità Numero 5 (Novembre 2009) IL PILOTA COSMONAUTA PAVEL POPOVICH E GLI UFO di Paul Stonehill e Philip Mantle INTERVISTA A LLOYD PYE di Gianluca Rampini IL POPOLO CELESTE di Michele Proclamato IL MANOSCRITTO VOYNICH: UN LIBRO MISTERIOSO O UNA “BEFFA IMPERIALE”? di Simonetta Santandrea LE FIRME DI QUESTO NUMERO Paul Stonehill Philip Mantle Malcolm Robinson Agustìn Valverde Massimo Bonasorte Roberto La Paglia Enrico Baccarini Michele Proclamato Monica Caron Ines Curzio Noemi Stefani Antonella Beccaria Isabella Dalla Vecchia David Lombardi Gianluca Schirru Davide Amore Gianluca Rampini Simone Barcelli Simonetta Santandrea Alateus Questa rivista telematica, in formato pdf, non è una testata giornalistica, infatti non ha alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62/2001. Viene fornita in download gratuito solamente agli utenti registrati del portale e una copia è inviata agli autori e ai collaboratori. Per leventuale utilizzo di testi e immagini è necessario contattare i rispettivi autori. BAALBEK, EREDITA’ MEGALITICA DI UN POPOLO SENZA NOME di Massimo Bonasorte RAPA NUI, IL MISTERO CONTINUA di Simone Barcelli Copyright © 2004–2009 the Brooklyn Museum www.brooklynmuseum.org

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Il numero 5 (novembre 2009) della rivista elettronica "Tracce d'eternità"

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Tracce d’eternitàRivista elettronica di Storia Antica, Archeologia, Mitologia, Esoterismo ed Ufologia

Riservata agli utenti del portale Tracce d’eternitàNumero 5 (Novembre 2009)

IL PILOTA COSMONAUTAPAVEL POPOVICH E GLI UFO

di Paul Stonehill e Philip Mantle

INTERVISTA ALLOYD PYE

di Gianluca Rampini

IL POPOLO CELESTEdi Michele Proclamato

IL MANOSCRITTOVOYNICH:UN LIBRO

MISTERIOSOO UNA “BEFFAIMPERIALE”?

di Simonetta Santandrea

LE FIRMEDI QUESTO NUMERO

Paul StonehillPhilip Mantle

Malcolm RobinsonAgustìn Valverde

Massimo BonasorteRoberto La PagliaEnrico Baccarini

Michele ProclamatoMonica Caron

Ines CurzioNoemi Stefani

Antonella BeccariaIsabella Dalla Vecchia

David LombardiGianluca Schirru

Davide AmoreGianluca Rampini

Simone BarcelliSimonetta Santandrea

Alateus

Questa rivista telematica, in formato pdf,non è una testata giornalistica, infatti non haalcuna periodicità. Non può pertantoconsiderarsi un prodotto editoriale, ai sensidella legge n. 62/2001. Viene fornita indownload gratuito solamente agli utentiregistrati del portale e una copia è inviataagli autori e ai collaboratori. Per l’eventualeutilizzo di testi e immagini è necessariocontattare i rispettivi autori.

BAALBEK, EREDITA’MEGALITICA DI UN POPOLO

SENZA NOMEdi Massimo Bonasorte

RAPA NUI, ILMISTEROCONTINUAdi Simone Barcelli

Copyright © 2004–2009 the Brooklyn Museumwww.brooklynmuseum.org

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Note a margine pag.2

A menteaperta

Gianluca Rampini Per quanto io sia decisamenterefrattario alle consuetudini,come spiegherò in seguito,non posso e non voglioesimermi dal ringraziareSimone per avermi affidato laredazione di Note aMargine ma sopratutto peravermi sin dall'iniziocoinvolto in questo magnificoprogetto che è Tracced'eternità. Quando micontattò per questo motivonon poteva certo saperequanto l'idea di una rivistadigitale che trattasse di questiargomenti fosse in sintoniacon le mie corde più profondee primordiali.Non è un'affermazioneesagerata né di circostanzaperché già agli albori dellediffusione della rete,interessandomi già allora diqueste questioni, mi dilettavonella creazione di un piccolarivista, elettronica, che allorachiamai “Dreamland”.Pur non essendo un sogno inquanto tale essa è finita in uncassetto e ne conservo leprove di stampa come unareliquia, in onore di questa hovoluto gettare un ponte sulfiume del tempo collegandoquei momenti con l'oggichiamando la mia rubrica in

Tracce proprio“Dreamland”.Come ho accennato all'iniziosono refrattario alleconsuetudini, mi è indigestoqualsiasi tentativo dipredeterminare il fluire dellaconoscenza lungo legenerazioni e questa miaindisposizione si rispecchiaorgogliosamentenell'indipendenza che questarivista ha saputo mantenere eintende mantenere per ilfuturo, anche se questo puòrappresentare un problema inun contesto di studi come ilnostro in cui la “tradizione”riveste un ruolo cosìimportante.E' da molto tempo che siconfondono le tradizioni conil contenuto delle tradizionistesse, è da molto tempo chesi difende il diritto ditradurre, di portare avanti, leantiche conoscenze piuttostoche le conoscenze stesse.Quindi si può azzardare adire che la tradizione è inquesto senso di ostacolo alladiffusione della conoscenza.Il tramandare è divenuto unaffare esclusivo e la suacontinuità non ne garantisceda sola la correttezza.Non esiste un modo miglioredi un altro per accedere alla

Gianluca Rampini ha 35anni ed è un ricercatoreindipendente che si occupa,in special modo, di ufologiae abductions.In rete collabora conUfomachine, Ufoonline,Paleoseti e altri sititematici.

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conoscenza, esiste solamentela volontà di farlo.Per godere della bellezza diun quadro non serve esserepittori, per gioire delle paroledi una poesia non serveessere poeti, per ambire allacomprensione del mondo incui viviamo non serve essereiniziati.Quando l'arte, la politica, lareligione o l'informazionedivengono troppo complesseda essere comprese non è perla mancanza degli strumenticorretti che abbiamo adisposizione ma per l'ottusainvoluzione in cui esse si sonocontratte, non serve quindicercare nuovi strumenti maaver più pazienza ed unamente più aperta.Una mente aperta, ma prontaa scavalcare i limiti delcomune, è ciò che servenell'affrontare tutti gliargomenti che trattiamo.In questo numero, forse piùche in altri, noterete come ilnostro sguardo si è rivolto alpassato. Ad un passato chenasconde ed alle volterestituisce segreti inaspettati.Un passato che ècompletamente diverso daquello che ci è stato insegnatoe forse diverso da quello cheriusciamo a mala pena adimmaginare.Vi sono tracce macroscopichedi questa distonia, come iltempio Megalitico diBaalbek o le misteriosevestigia dell'Isola diPasqua, indizi celati nelleforeste sudamericane, aSaqqara o nel DNA dei restinon umani dello Starchild.Ma quanto la nostra storia ela nostra realtà sia complessalo si può percepire

analizzando ogni epoca edogni epoca ha le propriemanifestazioni.Il meraviglioso “Zodiaco diDendera” e i codici che gliegizi celavano nelle loroopere, l'enigmatico“Manoscritto Vojnich”, inbilico tra l'alchimia e lasofisticazione, il genio diEdgar Allan Poe, le tombemegalitiche della nostraSardegna ed i manoscritti diQumran.In vari momenti del nostropassato inoltre la nostraesperienza si èincrociata con quella di altrepopolazioni, li abbiamochiamati “Popolo delleStelle”, altri li chiamanoalieni, alcuni li vedono negliUfo.Fuori dal tempo è invece lanostra ricerca della giustechiave per interpretare ilcreato, sia esso scolpito neicodici alchemici di Rennesle Chateau onell'immortalità dell'anima,nell'anello mancante onella perfezione non casualedel DNA.Tutto questo ed altro ancora,come direbbeun'annunciatrice d'altritempi, è ciò di cui trattiamoin questo numero, il quintonumero, perché in effetti iltempo è volato e siamo di giàal quinto numero.Molto se lo consideriamodall'inizio, solamente il primopasso se lo guardiamo con leaspettative per il futuro.La nostra speranza è che tuttoquesto mantenga il massimorapporto tra fruibilità equalità dei contenuti, in uncontesto di continuorinnovamento ed apertura

verso chi legge, chi scrive ochi vuol provare a farlo.Vi lascio alla lettura facendoun unico riferimentoall'attualità. Se le voci che sirincorrono in internet fosserovere quando ci ritroveremonel prossimo numero Obamaavrà rivelato di essere aconoscenza della presenza diextraterrestri sul nostropianeta... e gli asinivoleranno.

[email protected]

ANTEPRIMA

E’ fresco di stampa“Tracce d’eternità” -Un incredibile viaggioai confini della Storia,tra le rovine di alcunidei più misteriosi sitiarcheologici (169pagine, ISBN9788887295665,prezzo Euro: 14,80Ed. Il Cerchio dellaLunawww.cerchiodellaluna.it),volume d’esordio diSimone Barcelli,webmaster del portale.E’ disponibile nellelibrerie specializzate,in quelle on line odirettamente pressol’Editore.

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ContenutiNOTE A MARGINE

Gianluca RampiniA mente aperta

pag.2

CARTA STRACCIA

Simone BarcelliLa ricerca indipendente…

pag.6

FRESCHI DI PORTALE

Gianluca RampiniSimonetta Santandrea

Simone Barcellipag.9

LE INTERVISTEDI GIANLUCA RAMPINI

Gianluca RampiniLloyd Pye

pag.11

ARCHEOLOGIA DICONFINE

Massimo BonasorteBaalbek, eredità megaliticadi un popolo senza nome

pag.19

Simone Barcelli e AgustìnValverde

Rapa Nui, il misterocontinua

pag.24

Simone BarcelliIntervista a Yuri Leveratto

pag.29

EGITTOLOGIA

Enrico BaccariniDa Atlantide a Saqqara

pag.32

UFOLOGIA

Roberto La PagliaUfo: una possibile realtà

pag.37

Paul Stonehill e PhilipMantle

Il pilota cosmonauta PavelPopovich e gli ufo

pag.47

DOCUMENTI

Monica CaronI Codici di Nut e lo Zodiaco

di Denderahpag.40

Davide S. AmoreIl ruolo dei Sabei nel KalÂm

islamicopag.104

URBIS HISTORIA

Simonetta SantandreaIl manoscritto Voynich: unlibro misterioso o una “beffa

imperiale”?pag.56

LIBRARSI

Simonetta SantandreaIl libro “muto”

pag.61

LO SPAZIODELL’OTTAVA

Michele ProclamatoIl Popolo Celeste

pag.64

XAARAN

Antonella BeccarlaPoe, Marie Roget e MaryCecilia Rogers: i misteriosi

confini tra finzione letteraria erealtà

pag.73

LIFE AFTER LIFE

Noemi StefaniUna vita dopo l’altra

pag.75

CONFESSO, HOVIAGGIATO

Noemi StefaniCartagine

pag.77

ALTRE VERITA’

AlateusI Manoscritti di Qumran e il

Papiro Magdalenpag.80

ESOTERICA

David LombardiRENNES LE CHATEAU ELA PORTA ALCHEMICATra Santo Graal e Pietra

Filosofalepag.83

GLI ANELLI MANCANTI

Ines CurzioLe abilità telepatiche del

DNApag.85

DREAMLAND

Malcolm RobinsonLe fotografie dimenticate

dell’Ufo in Scoziapag.87

COLLABORAZIONI

OOPART.itGianluca Schirru

Ardi, l’anello mancante trauomo e scimpanzé

pag.95

Luoghi MisteriosiIsabella Dalla VecchiaLe Tombe dei Giganti in

Sardegnapag.98

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Tracce d’eternitàRivista elettronica di Storia Antica, Archeologia, Mitologia, Esoterismo ed Ufologia

Riservata agli utenti del portale Tracce d’eternità

Numero 5 (Novembre 2009)

Portalesimonebarcelli.org

REDAZIONE

Simonetta Santandrea [email protected] Rampini [email protected] Barcelli [email protected]

TraduzioniSabrina Pasqualetto [email protected] Florio [email protected] Nicolosi [email protected]

COLLABORATORI ED AUTORI

Dall’esteroChristopher Dunn [email protected] Seabrook [email protected] Roldàn Sànchez [email protected]é Antonio Roldàn [email protected] Leveratto [email protected]ìn Valverde [email protected] Mantle [email protected] Stonehill [email protected] Robinson [email protected]

Dall’ItaliaAntonella Beccaria [email protected] Barcelli [email protected] Di Stasi [email protected] [email protected] Baccarini [email protected] Rampini [email protected] Santandrea [email protected]

Sergio Coppola [email protected] Crasto [email protected]

Maurizio Giudice [email protected] Panizza [email protected] Triolo http://blog.libero.it/AngoloprivatoNoemi Stefani [email protected] Curzio [email protected] Sabiu [email protected] Pietroselli [email protected] Margutta urgiddi.wordpress.comRoberto La Paglia [email protected] Dalla Vecchia www.luoghimisteriosi.itAlessia Maineri [email protected] Proclamato [email protected] [email protected] Caron [email protected] Lombardi [email protected] Bonasorte [email protected]

Davide Amore [email protected]

Questa rivista telematica, in formato pdf, non è una testatagiornalistica, infatti non ha alcuna periodicità. Non puòpertanto considerarsi un prodotto editoriale, ai sensi dellalegge n. 62/2001.Viene fornita in download gratuito solamente agli utentiregistrati del portale e una copia è inviata agli autori e aicollaboratori.Per l’eventuale utilizzo di testi e immagini è necessariocontattare i rispettivi autori.

This electronic magazine, in pdf format, is not a newspaper, ithas no periodicity. It can not be considered an editorial,under Law No. 62/2001. Is provided in a free download only for registered users ofthe portal and a copy is sent to the authors and collaborators.For the possible use of texts and images please contact therespective authors.

I primi 4 numeri di “Tracce d'eternità” sono ancora disponibili, in download gratuito, sul portale simonebarcelli.org

e-book David Sabiu

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Carta straccia pag.6

La ricercaindipendente…

Simone Barcelli Sempre più spesso,soprattutto in rete, ci siimbatte in coloro che sidefiniscono “ricercatoriindipendenti” (io, adesempio, sono uno di questi).La definizione, di per séambigua, immagino possasignificare solamente chequesta ricerca è“indipendente” per una seriedi motivi: si è privi di titoliaccademici e si è quindiesclusi, ragionevolmente, daquell’élite; si vuolesottolineare con forza chequel che si dice e si scriveesce dai canoni comuni e,non ultimo, che si è svincolatida ogni tipo di pressioneproveniente dall’esterno,insomma ci sentiamo tuttiliberi pensatori.Or dunque, mentre storagionando su quale debbaessere la dizione giusta perme poiché questa comincia astarmi stretta (potreipropormi come “sognatorecon i piedi per terra”), andròa disquisire sullaproblematica perché è tempoche qualcuno lo faccia.Premesso che la ricerca di cuisi parla è quella rivolta,genericamente e nonpotrebbe essere altrimenti, aimisteri dell’uomo e che ilpubblico a cui ci si rivolge

può essere, assurdo ma vero,molto vasto ma anche dinicchia, a seconda del mezzodi comunicazione utilizzato,c’è innanzitutto un esame dicoscienza a cui noi ricercatoridobbiamo necessariamentesottostare: al di là dellapassione che ci muove (chenon si può davvero mettere indiscussione) occorrecomprendere che cosa cianima e qual è lo scopo che ciprefiggiamo.Lasciando da parte i nobilisentimenti, perché oggirisultano, purtroppo, mercerara (e forse la ricercaandrebbe indirizzata inquesto senso…), ritengo che,agli occhi di chi ci osserva eche legge quel che scriviamo,non ne veniamo fuori moltobene.

Il libro nel cassetto

Ognuno di noi ha un libro nelcassetto e ritiene che siaun’opera d’arte a cui il mondo

Simone Barcelli ha 45anni ed è un ricercatoreindipendente di StoriaAntica, Mitologia eArcheologia di confine.In rete collabora con Storiain Network, Tuttostoria,Edicolaweb, Acam, Esonet,OOPArt.it, Paleoseti eArcheoMedia, sui cuiportali sono pubblicati isuoi studi tematici.

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non può assolutamenterinunciare.Quel che scriviamo ci apparebello e sensato, in un dialogointeriore a senso unico chevolutamente instauriamo connoi stessi.Peccato che, alla prova deifatti, quando cioè chiediamoil parere a chi ne sa più di noidi queste cose (intendo leCase Editrici) il responso ècatastrofico e ci accorgiamoche, in fondo a malincuore,qualcosa di sbagliato cidev’essere se il nostromanoscritto non èesattamente il capolavoro chepensavamo.Ecco, allora, che si insinua inmaniera naturale quello chepotremmo definire “senso delcomplotto”, che ci fa dire chesiamo geni incompresi e chetutti ci stanno mettendo ibastoni tra le ruote.Il passo successivo è la lottacontro il sistema per cercaredi scardinarlo.Ma questo sistema che dauna parte ci rifiuta, dall’altraci viene comunque incontro(perché ci conosce bene) conuna soluzione semplice edoriginale: la pubblicazione apagamento del nostroprezioso manoscritto, praticaormai assai in voga da partedi quelle case editrici (leminuscolo sono dovute) che,riconoscendo i nostri altimeriti, chiedono solamenteun piccolo contributo perdare alle stampe le nostreidee.Poi, non ha una grandeimportanza se siamoobbligati ad acquistare l’80%di copie del nostro libro edobbiamo sbatterci a più nonposso per cercare di vendereil rimanente.Qualcuno si rivolgeaddirittura alla tipografiasotto casa e fa tutto da sé.Beninteso, non ci sarebbe

niente di male in questapratica se l’obiettivo fossequello di far girare(regalandolo) il nostro libroad amici e parenti invece cheavere la presunzione divendere un prodotto,probabilmente scadente, perricavarne denaro.Ma sappiamo che la rete èormai una seconda mammaper noi ed ecco che citrasformiamo editori di noistessi, pubblicizziamo ilnostro lavoro sul blog e sulsito personale, per poipassare ai network.Siccome sono a conoscenzache molti di voi hannoseguito questo tragicopercorso (non faccio nomi,non è elegante), vi dico abrutto muso che, se è questala ragione che muove lavostra “ricerca indipendente”e se intendete portarlaavanti, in questo modo,anche nei prossimi anni, nonabbiamo assolutamentebisogno di voi.Quel poco di buono che cipuò essere nelle vostre idee siperde miseramente in questomarasma.E il giudizio dei posteri saràsevero nei vostri confronti, èfuori dubbio.Quindi, se quel libro è ancoranel cassetto, lasciatecelomarcire e dedicatevi allaRicerca (stavolta con lamaiuscola).

www.tuttovolume.net

Copia e incolla

E’ invalsa anche un’altratriste abitudine, dettata daitempi in cui viviamo e inparte direttamente ispiratadall’avvento dei wordprocessor.Mi riferisco al cosiddetto“Copia e incolla”: un pezzo diqua, un pezzo di là, qualchesensata parola per cercare di“legare” il testo (è l’unicafatica a cui vi sottoponete,oramai) e il gioco è fatto.Grazie alle parole e alle ideealtrui, che impunemente fatevostre, vi dedicate alla“ricerca” (ora con laminuscola), magari nellasperanza che qualcuno,sempre tramite web, siaccorga finalmente di voi,proponendovi, se non lastesura di altri articoli delgenere, magari anche lapubblicazione del libro nelcassetto (forse anche quelloscritto alla stessa maniera).Molti di voi, ricercatoriindipendenti dei miei stivali,siete caduti in questatrappola, senza neancherendervi conto.Anche per voi non c’è spazio:certo qualcuno, prima o poi,si accorgerà della vostra“ricerca”, di quel che statefacendo ma non vorrei esserenei vostri panni quandoverrete finalmentesmascherati.Anche qui non faccio nomima a chi sa di aver fatto quelche ha fatto dico solamente:Vergogna!

Come smascherarli

A questo punto qualcuno divoi si chiederà comericonoscere questi lestofantied evitarli.Ebbene, qualchesuggerimento c’è.

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Diffidare di tutti, perprincipio, è un buon sistema.Poi, sarà sufficiente fare unasemplice ricerca, oggifacilitata con qualsiasimotore di ricerca, percomprendere con chiabbiamo a che fare.E’ un bel passatempo, un po’da investigatori, ma viassicuro che quandoarriverete al dunque,smascherando l’asseritoricercatore, avrete di cheessere soddisfatti e,soprattutto, non cadretenell’inganno che vi ha teso.Eviterete di buttare il vostrodenaro e non perderetetempo a leggere le nefandezzeche vi propina.Questi personaggi, ormai inrete ce ne sono tanti, passanoil proprio tempo (ma nonlavorano?) a farsipropaganda.Se prima un blog o un sito erala maniera più semplice percomunicare il nulla, oral’ultima trovata è quella dicreare gruppi a tema suFacebook.Non tarderete ad accorgervidella loro arroganza e dicome sia facile che siscompongano, dall’inizialetolleranza di cui andavanofieri, appena fate presenteche non la pensate propriocome loro.Passare agli insulti, perquesta infida gente, sarà poimolto semplice.Non cadete nella trappola enon scendete a quel livello:non si può discutere con lorsignori quindi l’arma dautilizzare sarà evitarli, nellasperanza che si accorgano,prima o poi, che non contanonulla.Questo suggerimento èrivolto in special modo a chinon è abbastanza esperto inmateria ma anche agli altri:non perdete il vostro prezioso

tempo con questi loschifiguri, non ne vale la pena.Passate oltre perché il vostrodisinteresse sarà la lorocondanna perenne, quelloche in fondo si meritano.

Partire dall’umiltà

Qualcuno di voi, spero, sichiederà ora come dovrebbecomportarsi un ricercatoreindipendente per essereconsiderato serio in questoambiente.L’umiltà è sicuramente ladote che deve emergere,prima delle altre: occorre, inbuona sostanza, avere ilcoraggio di mettersi in giocoma anche di fare marciaindietro, ammettere i proprierrori, aprirsi al dialogo,accettare le critiche,percorrere strade diverse sela ricerca lo richiede.Ed essere cauti, anchenell’esporre teorie ed ipotesi.Perché se le “prove” non cisono bisogna parlare di“indizi” e regolarsi diconseguenza.Se non si procede in questamaniera, chi legge verràinevitabilmente condottofuori strada.La certezza è degli stolti e inquell’ambito va ristretta: allettore non vanno quindipropinate falsità, inesattezze,aggiustamenti risibili perchénon se lo meritaassolutamente.La pacatezza nella disanimadegli argomenti andrà a paripasso con una preparazionemultidisciplinare che, seppurnata fuori dall’ambienteaccademico, deve trasparirein maniera forte e in qualsiasimomento.Poter disquisire su unatematica significa avere unbagaglio culturale notevole,decenni di studio, migliaia di

letture (comprese quelle“ortodosse”).Non è da tutti ma un buonricercatore deve avere questoobiettivo da perseguire, bensapendo che non loraggiungerà mai.Infine, se si ha la pretesa didivulgare, occorre ancheconoscere la lingua italiana ela sua grammatica e,credetemi, non è cosìsemplice come potrebbeapparire.L’invito da rivolgere a tutti iricercatori indipendenti, inconclusione, è quello difermarsi solo un attimo perfare mente locale, guardarsiin maniera introspettiva echiedersi, con franchezza, sevale la pena continuare suquesto percorso cosìaccidentato e analizzare qualidanni il proprio operatorischia di arrecareall’ambiente, già di per séoltremodo diviso in fazioni eda sempre tacciato dipressapochismo.Se siamo consapevoli diquesto, coerenti con lo spiritoche ci anima (chepossibilmente dovrebbeessere sganciato damotivazioni esclusivamenteeconomiche), potremmoanche nutrire la speranzache, in un prossimo futuro, sipossa costruire qualcosa diutile per le generazioni cheverranno.Ma se abbiamo anchesolamente un dubbio cheattenaglia la nostra mente, sele nostre azioni, cioè,sembrano animate da scopiche esulano e si discostano inmaniera palese da questi saniprincipi, allora è megliotirarsi indietro.Ne va della buonareputazione di tutti gli altri.

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Freschi di portale pag.9

Gianluca Rampini

La notte brasiliana degliUfo

Copertina della rivista brasilianadiretta da Gevaerd

Tra i file secretati da parte delGoverno Brasiliano e rilasciatidi recente , concernente lacasistica degli anni 80, vi èanche quello dedicato ad unodei più clamorosi episodiufologici brasiliani. La notte del19 maggio 1986 21 oggettisferici del diametro di circa 100metri ciascuno sorvolarono icieli del Brasile mandando intilt i più grandi aereoporti dellanazione.Questo rilascio di documentisugli Ufo è l’ultimo di una serieche ha coperto i decenni daicinquanta agli anni settanta.Molte altre nazioni stannoseguendo questo trend che peròin molti casi appare più similead uno specchietto per leallodole che ad una realeapertura nei confronti delfenomeno. E’ già statosmascherato ad esempio che idocumenti prodotti dal governorusso sugli Uso (Unidentified

submerged object) fossero falsie fuorvianti, come rivelato aLavinia Pallotta (direttore diXtimes ) dal ricercatore dimadre lingua russa PaulStonehill. Ecco quanto riportatosul Blog della ricercatrice:“Da anni ho l’onore e il piaceredi corrispondere con uno deiricercatori più preparati incampo ufologico che io conosca,soprattutto per quanto riguardala casistica dell’ex UnioneSovietica. Paul Stonehill,originario dell’URSS edemigrato negli Stati Uniti dal1973 si è sempre dimostrato uncollaboratore coraggioso,onesto, affidabile. In seguitoalla notizia del rilascio di USOfiles da parte della Marinarussa, ho voluto chiedere a luiun parere. Ero, lo ammetto,incuriosita da questo apparentesegno di apertura, ma, allostesso tempo, dubbiosa sulladisponibilità della Russia diPutin.”

Ciò dimostra abbastanzachiaramente che non ci si possafidare troppo delle rivelazionifatte dai governi in temaufologico.Tornando alla questionebrasiliana bisogna invecesottolineare che nel casospecifico i dati forniti dalleautorità, per una volta,confermano e circostanziano unevento già noto al pubblico. La

notte di quel 19 maggio infattile 21 sfere del diametro di circa100 metri furono avvistate damoltissime persone oltre che,come detto, aver condizionatol’attività di alcuni aereporti.Alcuni jet militari furono fattidecollare in tutta fretta perintercettare gli oggetti nonidentificati. Nelle ore seguentiall’evento i piloti ed i lorocomandanti parlaronopubblicamente senza problemidell’accaduto, persino ilMinistro dell’AereonauticaMilitare dell’epoca, OctavioMoreira dichiarò alla TV che,considerati i riscontri aria-ariae aria-radar prodotti dai piloti,entro un mese dall’accadutosarebbero stati resi pubblici irisultati delle indagini ariguardo. In realtà, comesuccede in questi casi, all’epocanon se ne seppe più niente.Quasi trent’anni dopo invece,tra i numerosi files rilasciati dalgoverno brasiliano, è riemersoquesto caso, rimasto comunquenella memoria dei brasiliani peril clamore che aveva destato.Proprio mentre scrivevamoquesto post andava in onda lospeciale sugli Ufo dellatrasmissione Mistero, su Italia1.Uno degli argomenti è stato ilrilascio da parte del governobritannico dei suoi files sugliUfo. Tra questi, la giornalistache sfogliava gli archivi, hascovato quello relativoall’espisodo di Rendelshanforest, da noi e da molti definitola Roswell britannica. Anche inquesto caso si è quindi trovatauna conferma documentale adun fatto di clamorosa rilevanza,testimoniato da militariprotagonisti dell’episodio.

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Quindi in una mole didocumenti di scarsa importanzasi celano anche dettagli moltoimportanti. I segnali chevengono da questa tendenza deigoverni sono contraddittori. Cisono bugie e depistaggi, unsovraccarico di informazioni ela conseguente confusione maanche informazioni attendibili eimprevedibilmente utili allacausa ufologica.E’ anche interessante notarecome questi governi che stannoaprendo i propri archivi lostiano facendo quasi nellostesso momento, quasi lofacessero di comune accordo,quasi la regia dietro a tutto ciòfosse sovranazionale, dettaglioche getta una luce più sinistrasugli scenari futuri e connessiad una possibile ammissionedella presenza aliena sullaTerra.

ΨSimone Barcelli

Gli animali si curano dasoli ingerendo le foglie di

piante velenose

E’ quanto asserisce MichaelHuffman, professore dietologia del “Primate ResearchInstitute” dell’Università diKyoto, Giappone, che potremoascoltare tra qualche giornoal Festival della Scienza diGenova.

Una conferma a quanto sipensava da tempo, cioè dellacapacità di molte specie delmondo animale di poterindividuare correttamentequelle piante in grado di curarepatologie diverse.Beninteso, il luminare è ancheconvinto che le modalità diassunzione siano giunte percaso, senza che gli animali se nerendessero conto e ognunopensa per sé perché nonsembrano comunque in gradodi curare i propri simili.Parliamo di quelle piante chehanno un sapore amaro perchécontengono sostanze tossiche:ebbene, dal risultato degliesperimenti effettuati su gorillae scimpanzé, si è evidenziatoche i primati, dopo aver ingeritoper sbaglio le foglie di questepiante e averne trattogiovamento, non avrebberotardato ad associarle comecurative.Anche questo è un processoevolutivo che caratterizza chivuole sopravvivere.Huffman, che studia da decennila materia, ha riscontrato cheanche gli insetti, soprattuttoalcune larve, istintivamenteingeriscono piante velenosecome antiparassitario. Non è fuori luogo ipotizzare cheanche gli ominidi, che hannocalpestato questo pianeta primadi noi, con l’osservazione deiprimati abbiano appresoquest’arte per poi affinarla:d’altronde, anche alcuniracconti mitologici, come quellitramandati dai Navajo, neparlano esplicitamente econferme incoraggiantiarrivano pure dalletestimonianze di tribù indigene.

Ψ

Simonetta Santandrea

Francia, scoperte improntedi dinosauro gigantesche,hanno 150 mln di anni

Trovate vicino a Plagne,sull’altopiano di Jura, nell’areaorientale del paese al confinecon la Svizzera, forse sono lepiù grandi al mondo .Sarebbero appartenute adanimali lunghi almeno 25 metrie del peso di 30 tonnellate.

Risalgono all’era del Giurassicosuperiore, ossia a 150 milioni dianni fa e sarebbero le piùgrandi al mondo le impronte didinosauro scoperte in Franciada un gruppo di ricercatori.L’eccezionale ritrovamento,riferisce la Bbc, è avvenutovicino a Plagne, sull’altopianodi Jura, nell’area orientale delpaese al confine con la Svizzera.Le orme, oltre un metro emezzo di larghezza, sarebberoappartenute ad animaligiganteschi, lunghi almeno 25metri e del peso di 30tonnellate. “Le tracce di questiesemplari si estendono perdecine, anche per centinaia dimetri”, ha riferito il CentroNazionale per la RicercaScientifica. E sono stateconservate all’interno di unostrato di calcare. Quando isauropodi vivevano lì, quellazona, secondo quanto hannospiegato gli esperti, si trovavanelle vicinanze di un mare caldoe poco profondo.

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Le interviste di Gianluca Rampini pag.11

Lloyd Pye© Gianluca Rampini

Lloyd Pye esibisce il teschio dello Starchild

Gianluca Rampini Nelle nostra ricerca ditestimonianze aliene sul nostropianeta non potevamo nonoccuparci del famosoStarchild, un teschio chepresenta anomalie somatiche egenetiche che lasciano supporreun'origine non umana.Dopo esser passato in diversemani, il teschio è stato affidato aLloyd Pye in virtù delle sue

ricerche sulle origini dell'essereumano.Nel 1999 lo stesso Lloyd ha datovita al progetto volto allo studiodi questo reperto unico nel suogenere.Alcuni risultati sono già statiottenuti, altri sono in via dielaborazione.Questo caso è particolarmenteimportante perché, a differenzadi molti altri, è basato su un

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elemento fisico, tangibile,analizzabile.Caratteristiche tanto care allascienza ufficiale che però siesime persino dal prendere inconsiderazione la questione,producendo commenti e ipotesispesso campati per aria.Lloyd Pye, a prescinderedall'opinione che si possa avereriguardo al teschio, ha investitola propria carriera, la propriavita, consapevole dei rischi maassolutamente convinto che nevalga la pena.L'unico che ci rimetterà lafaccia, nel caso le analisisbugiardassero un giorno la suatesi, è solamente lui, come èvero che se queste invecesostanzieranno le sue ipotesi sidovrà rendergli merito di avercivisto giusto.Ma se le analisi lo premierannole conseguenze saranno benaltre: avremo finalmente laprova che in un passato non

troppo lontano la Terra è statavisitata da esseri provenienti da“altrove”.Prenderanno corpo le ipotesisugli interventi genetici diquesti visitatori sui nostriantenati e sarà quindi semprepiù difficile negare che anche algiorno d'oggi una cosa delgenere stia avvenendo.Ci teniamo ad aggiungere che,nonostante i suoi numerosiimpegni, Lloyd si è dimostratomolto disponibile ed hadimostrato di essere unapersone gentile ed educata.Discorrendo con lui abbiamopercepito la passione che lopervade, il genuino entusiasmoper una scopertapotenzialmente storica.Non vogliamo esprimereun'opinione in merito alla suaricerca, preferiamo che sia chilegge a farsene una o arivalutare quella che già

possiede, essendo il caso giàmolto conosciuto.

Grazie per la tua pazienza,sappiamo che viaggi moltoe parli di questa ricercaovunque vai, quindiapprezziamo molto il fattoche tu ne voglia parlarenuovamente. Sappiamo già del teschiodello Starchild ritrovatonegli anni ’30, com’éiniziata questa storia?

Una ragazza ha trovato ilteschio in un tunnell di unaminiera in Messico verso il1930.Ha deciso di prendere il teschioe portarselo a casa a El Paso, inTexas, dove l’ha tenuto per ilresto della sua vita.Logicamente pensava che fosseun tipo di deformità umanaconosciuta.

Lo Starchild, un teschio umano ed una ipotesi grafica del suo aspetto

Come è iniziato questoprogetto ed il teschio com’èdiventato lo Starchild?

La ragazza che ha trovato ilteschio è morta di vecchiaiaall’inizio degli anni ’90.Entro il 1998 il teschio eradiventato di proprietà di Ray eMelanie Young di El Paso.Melanie era un’infermieraneonatale.Aveva capito immediatamenteche il teschio non somigliava anessuna deformità umana cheaveva visto prima.Era troppo leggero, le partierano troppo differenti ed eratroppo simmetrico.Sentiva che poteva esserefacilmente il teschio di unprototipo di un alieno “grigio”.

Se abbiamo capito bene ciòche dice, che la formaanomala del teschio nondipende da una deformità,da cosa lo si deduce?

Due ragioni.La prima: un numero discienziati esperti e accreditati(tra cui il dottor Ted Robinson)hanno ricercato le informazioniconosciute riguardanti questosoggetto nella letteraturascientifica e non hanno trovatoprove di deformità conosciutesomiglianti allo starchild.Secondo: la fisiologia dellostarchild non ci dà neanche uncorollario per un umanonormale, in altre parole non c’ènemmeno una singola parte delteschio dello starchild uguale auna parte corrispondente a unumano normale.Sono come mele e arance,completamente differenti.Se ci fosse una deformitàalcune parti sarebberodifferenti dal normale, ma nontutte.

E’ stato possibile fare il testdel DNA?Quali sono stati i risultati?

Il primo test del DNA è statofatto verso la fine del 1999, mail laboratorio non eraattrezzato per occuparsi di un“DNA antico”, che era piùvecchio di 50 anni.Nel 2003 e’ stato fatto unsecondo test, una cosaaffascinante perché il risultatofinale provava che la madredoveva essere umana ma ilpadre decisamente non erainteramente umano.Sfortunatamente, nel 2003 nonpotemmo provare quantofossero distanti il padre (o lostarchild) dagli esseri umaninormali.Adesso però, dal 2006, graziealla società 454 Life Science, èpossibile ottenere nuovirisultati, saremo in grado dideterminare con granprecisione esattamente quantofossero distanti lo starchild esuo padre dalla (nostra)normalità.Non sappiamo ancora quanto ilDNA dello starchild siadifferente da quello umano.Questo e’ ciò che le tecniche direcupero della 454 Life Scienceci aiuteranno a stabilire.Questa è la ragione per cuidobbiamo spendere tutti questisoldi per la ricerca.Il genoma completo dellostarchild sarà ritrovato, tutti i3 miliardi di coppie!E questo ci permetterà disapere con gran precisioneesattamente in cosa lo starchildsi differenzia da un essereumano normale. Ora sappiamo che loscimpanzé è differente al 3% e ilgorilla al 5%.Sospetto che lo starchild possaessere in quella gamma didifferenza, e possibilmente oltreil 5% del gorilla.Non è possibile che lo starchildpossa avere differenzefisiologiche così grandi (25maggiori e numerose minori)senza che tutti quei

cambiamenti vengano mostratinelle coppie di genomi.Forse alcune centinaia dimilioni saranno cambiate (ilgorilla ne ha circa 150 milionidifferenti).Comunque molti sonodifferenti, però sarà reso inmodo lampante anche agliscienziati dalla mentalità piùchiusa, che il teschio dellostarchild non è simile a quelloumano.

Il confronto genetico

Siamo un po’ dubbiosiriguardo ai metodiconvenzionali di datazionecome il Carbonio 14: comesiete arrivati al risultato dei900 anni?Non potrebbe essere piùvecchio?

Nonostante i dubbi sulladatazione del Carbonio 14,entro certi parametri (sotto i10.000 anni) normalmente èalquanto accurata.Ma per essere certi in questocaso molto speciale, abbiamomandato due campioni di ossadifferenti a laboratori differentiin tempi diversi, e nonostantequesto i risultati sono statiidentici: 900 anni +/- 40 anni.Questa e’una sincronicitàincredibile nella datazione e cifa credere che i risultati sianoaccurati. Il teschio dello Starchild èstato trovato con un altroteschio femminile umano.

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Sono state trovate dellecorrelazioni tra i dueteschi?

No, non abbiamo trovatonessuna correlazione genetica.Per molti anni abbiamo credutoche fosse la madre perché haseppellito lo starchild, vi si èstesa accanto e si è suicidata.Questo sembrava un atto damadre.Ma nel 2003 i test del DNAhanno confermato che, anche sela madre dello Starchild eraumana, non era quella (donna)trovata accanto (allo starchild)nel tunnell abbandonato datanto tempo in Messico.

Sa se ci sono teschi similinel mondo?

Non sono ancora stati scopertiteschi come quello delloStarchild.E’ unico.Comunque ci sono alcuni teschiinusuali chiamati “coneheads”(teste a cono) rinvenutiprevalentemente in Perù.I visi sono molto simili a quelliumani ma i cervelli sono ildoppio del volume di uncervello umano normale.Nessuna usanza dellafasciatura della testa può fareallargare un cervello umanooltre la grandezza normale di1400 centimetri cubici divolume anziché i 2800 - 3000cc tipici delle teste a cono.

La deformità potrebbeessere indotta come nelleculture dell’Americacentrale o come facevanogli Egiziani?

No, è assolutamenteimpossibile.

Tutte le tecniche dellafasciatura e quelle deformantischiacciano le ossa ancoramorbide del bambino fino algrado di appiattimento delmeccanismo della fasciatura.

La testa dello Starchild è moltoappiattita nella parteposteriore, ma loschiacciamento è perfettamentenormale, con tutte leconvoluzioni naturali intatte.Questo significa che i geni delloStarchild hanno indicato chedoveva crescere in questamaniera insolita, ciò vuol direche i geni dello starchild nonpossono essere interamenteumani.

Tutte le anomalie eranocompatibili con una vitanormale?Era in buona salute?

Per quanto possiamo stabilirelo Starchild era in buona salutefino al giorno della sua morte.Certamente le ossa del cranioerano ben formate eestremamente resistenti, i dentimostravano un logoramentoconsiderevole, e tutte le suturecraniali erano sane al momentodella morte.

Una delle tante anomalie anatomiche

E’ facile immaginare comela scienza tradizionale nonappoggi le sue conclusioni.Quali sono le obiezioniprincipali?

La scienza fa obiezioni perché(gli scienziati) sanno che laprova conclusiva dell’esistenzadi vita non umana 900 anni farivoluzionerebbe tutto ciò chedicono di sapere e cheinsegnano sulle origini umanea questo punto della storia.Questa scoperta li faràsembrare sciocchi come gliscienziati di 300 anni faquando insistevano (sul fattoche) la terra era il centrodell’universo.I tempi cambiano, ma gli egointellettuali fragili noncambiano.

Lei cosa risponde?

Io rispondo alle obiezioniscientifiche sfidandoli aleggere il mio nuovo libro(e-book scaricabiledal sito) sullo starchildintitolato “Nozioniindispensabili sul teschio dellostarchild”.In questo libro connetto tutti ifatti e posso garantire per loro,creando una serie diragionamenti logici chepossono essere digeriti inun’ora.Chiunque non possa trovareun’ora per considerare unacosa potenzialmente storicacome lo Starchild non è degnodi essere chiamato “scienziato”,giusto?

State ancora studiandoquesto caso o avete già fattotutto il possibile?

Lo studio va ancora avantiperché dobbiamo ancoraottenere i risultati del test finaledel DNA, quello che usa latecnologia delle 454 LifeScience.Questo test può provare senzaombra di dubbio scientifico chelo Starchild è decisamente unibrido umano-alieno, questa èla ragione per cui coloro chenon vogliono che questainformazione venga alloscoperto stanno cercando dirallentarmi, ma non possonofermarmi, siamo andati troppoavanti, ma possono rallentarmie ce la stanno facendo.E’ per questo che ho bisognodell’aiuto di molti altri cheleggano il mio e-book ecapiscano i fatti del caso, chepoi mi aiutino a trovare unosponsor dalle “tasche profonde”che investa nei test geneticicostosi e nel filmare quello che

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bisogna fare per verificare cheogni passaggio del processo (diricerca) sia stato svoltocorrettamente.(I test e i film costeranno$500,000 U.S.) Possiamo tornare sulsoggetto del DNA: lei siaspetta una conferma nelDNA per tutte quelleanomalie.Lei dice che solo un alienopuò avere quellecaratteristiche e che questoe’ evidente nel DNA.Ma perché non potrebbeessere, per esempio, unaltro tipo di essere umanoo un altro tipo di primatesconosciuto?Questo è così importante(magari sono solo io chenon sto capendo): perchéproprio alieno?

In questo momento la scienzaha alcune categorie di esseri.Ci sono gli umani, gliscimpanzé e i gorilla.Presto ci sarà ancheNeanderthal, quandoannunceranno le scoperte sulsuo genoma.Quindi tra poco ce ne sarannoquattro.Quando aggiungeremo loStarchild ce ne saranno cinque.Quindi, se il genoma diNeanderthal sarà più vicinoagli umani che agli scimpanzé,e se lo Starchild finirà traNeanderthal e gli umani intermini di differenze, checonclusione ne trarremo?Gli scienziati sosterranno chequesto ne farà una specie diumano “strano” visto che lafascia sarà stretta, ladifferenza sarà poca... diciamo,

per esempio, solo nella gammadel 1%.Ora considera la possibilità cheNeanderthal sia più vicino alloscimpanzé che agli umani(come sospetto che sia).Che succederà se lo Starchildrientrerà tra gli umani eNeanderthal?Come lo chiameranno?Presumiamo il caso in cui siaoltre l’1%, possibilmenteavvicinandosi più al 2%.E’ ancora possibile che loStarchild sia un tipo di umano“strano”?No, non e’ possibile.Diventa abbastanza diverso peressere considerato unacategoria a se stesso.Ma che cosa?Cosa potrebbe essere?

Dove si colloca lo Starchild?

Adesso consideriamo ciò che èpiù probabile, che lo Starchildfinisca dove prima erano gliscimpanzé e i gorilla, oltre il3%.Se finisce lì, nessuno puòprovare a suggerire che è untipo di umano “strano”obizzarro.Saranno obbligati ad accettareche è qualcosa di cosìcompletamente differente chenon può essere consideratoumano.Ma potrà ancora essereconsiderato terrestre?Che tipo di creatura umanasconosciuta poteva vivere 900anni fa, un’epoca in cui gliesseri “strani” che sembravanoabbastanza umani eranoevidenti e memorabili?Perché, diciamocelo, sarebbedovuta esistere almeno unapiccola popolazione di essericome loro per poter produrre loStarchild.Giusto?Ma il risultato finale èsemplicemente questo: non c’èNIENTE nello Starchild chepossa essere pari a un essereumano.

E il suo DNA lo dimostrerà.Certamente all’inizio la scienzafarà resistenza all’idea diaccettarlo come un alieno.Non avranno altra scelta checercare di difendere le vecchiecredenze.Ma la NOSTRA versione saràcompletamente energizzata, eriusciremo a uscire dall’ombrae a dire la verità e la gente ciascolterà e sarà capace didecidere su cosa ha sensologico. Inoltre, produrremo undocumentario spettacolaresullo Starchild e quel film saràla dichiarazione/il rapporto(ufficiale) sullo Starchild per 2o 3 anni, presenteràun’argomentazione convincenteche NOI abbiamo ragione, chela risposta sugli alieni è quellache ha più senso logico.Sennò si entra nel campo degliominidi (bigfoot, lo yeti, ecc.)che per la scienza è un maletanto grande quanto un alieno,perché anche gli ominidielimineranno la possibilità chegli umani si siano sviluppatisulla terra.

QUESTO è ciò che gli scienziativogliono evitare, qualsiasi cosache metta in dubbio l’idea chegli uomini si siano evoluti dallescimmie.QUESTO è ciò che lo Starchildgli toglierà, ed è anche ciò chegli ominidi gli toglieranno.Non possono permettersinessuno di questi due risultati.Quindi che ci rimane?Bene, in realtà solo le dicerie sucoloro che vivono SOTTO ilsuolo terrestre, in complessisotterranei molto vasti che sonostati lì per un’eternità.L’editore di Nexus, DuncanRoads, crede a questa teoria.Io no, logicamente sonoconvinto che lo Starchild fosse un ibrido con un alieno(proveniente da) oltre la terra(extra-terrestre), ma ci sonocoloro che offriranno lapossibilità che gli alieni vivanosotto al suolo terrestre.Quindi... qual è la differenza?Cosa serve per esserequalificato come alieno?

Vivere sotto al suolo terrestre ovivere in un luogo oltre laterra?Per me, in qualsiasi caso, sei unalieno.Giusto?Quindi questa è lapresupposizione su cui mibaso... è un ibrido umano-alieno, dove il termine alieno èdefinito come “non umano”.Di certo si cavillerà sulladefinizione una volta cheproveremo che lo Starchild ècosì lontano dagli umani danon lasciare altra possibilitàche quella di essere un qualchetipo di alieno.Io non lo credo.

Arriverà il momento in cui lascienza dovrà solo tacere suquesto soggetto, affrontare illoro imbarazzo come uomini edonne e iniziare a cercare tuttele informazioni possibili sulloStarchild.

Grazie ancora per il tempo(che ci ha dedicato), allafine se non è un essereumano deformato, cosapensa che sia?

Prima pensavo fosse un teschiodi un alieno grigio puro ma, daquando è stato fatto il test delDNA nel 2003, credo che sia unibrido umano-alieno.

Sfortunatamente, come ho giàdetto, non l’ho potuto provareai livelli massimi che la scienzarichiede.Ma il nuovo test della 454 LifeScience può farlo, quindi stoaspettando pazientemente chelo sponsor dalle “tascheprofonde” appaia nella miavita, così potrò iniziare i test eportare la storia a nuoviorizzonti.Un prospetto affascinante, none’ vero?

[email protected]

www.starchildproject.com

I nostri sondaggi

Nel mese di ottobre abbiamo proposto, sulportale, alcuni sondaggi. Ringraziamo chi haaderito e diamo quindi conto delle risultanze.

1) Ti piace la rivista elettronica?41 voti (28 molto, 11 abbastanza, 2 poco).

2) Nel prossimo numero della rivista elettronicavorresti più…27 voti (11 rubriche, 9 studi tematici, 4interviste, 3 report conferenze).

3) Quali sono le tematiche che preferisci?37 voti (12 ufologia, 8 archeologia di confine,7 mente e paranormale, 5 esoterismo, 3mitologia, 2 storia antica).

4) Che tipo di informazione preferisci tra quelleche ti offre questo portale?30 voti (17 approfondimenti, 10 notizied’attualità, 2 conferenze, 1 recensioni librarie,0 edicola).

In considerazione dei risultati, abbiamoprovveduto a reimpostare il contenuto del portale,eliminando i servizi di aggiornamento edicola econferenze che, a quanto pare, non incontrano ilvostro favore. Stesso discorso per i contenuti dellarivista elettronica: daremo meno spazio allamitologia e alla storia antica, tematiche menovotate rispetto alle altre.

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Archeologia di confine pag.19

Baalbek, ereditàmegalitica di un popolo

senza nome© Massimo Bonasorte

Copyright © 2004–2009 the Brooklyn Museumwww.brooklynmuseum.org

Massimo Bonasorte Il complesso megalitico diBaalbek, in Libano, fu realizzatocon l’ausilio di strumentazionitecnologiche?Furono davvero i romani aporre in opera il Trilithion o,invece, continuarono a costruiresu una struttura preesistenterealizzata da una sconosciutaciviltà?Tra ipotesi, prove archeologichee leggende facciamo il puntodegli studi.Le rovine di Baalbek si trovanoa circa 90 km da Beirut, Libano,nella valle della Beqa’a, ai piedidelle montagne dell’Antilibano

in una valle in cui si originanol’Oronte, a nord, e il Litani, chescorre da sud a ovest.Il sito godeva, soprattutto inepoca romana, di grandeimportanza tanto che venivaconsiderato una delle meravigliedel mondo.Ma cosa rende così specialequesto luogo?Ebbene tralasciando per unmomento le implicazioni diordine religioso, ciò che rendestraordinario questo complessomonumentale è la presenza dinumerosi megaliti, inseriti nellastruttura del tempio di Giove.

Massimo Bonasorte, laureato inLettere con una tesi in Epigrafiasemitica nel corso degli anni haapprofondito lo studio delmondo antico, tra archeologia,storia, antropologia elinguistica. Ha collaborato conriviste di geopolitica comeDossier Intelligence e Cronos econ prestigiose testate di settorecome Archeo e Medioevo.Attualmente è direttore dellarivista "I Misteri di Hera" ecaporedattore della rivista"Hera".

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La maestosità del tempio eratale, che gli imperatori romaniarrivarono a percorrere fino a2.500 chilometri perconsultarne l’oracolo e goderedei suoi vaticini.Il sito di Baalbek pone moltiinterrogativi e gli studiosi sonodivisi tra coloro che consideranol’intero complesso come unprodotto delle maestranzeromane, coloro che, invece,ritengono che il podio su cuipoggia il tempio di Giove sia diorigine fenicia, e infine coloroche lo considerano ancora piùantico, forse appartenente allacosiddetta civiltà megalitica dicui si ritrovano le tracce sparsein tutto il mondo, dall’Egitto alMesoamerica.Qualunque sia l’indirizzod’indagine in tutti e tre i casirimane insoluta la spiegazionedi come sia stato possibiletrasportate i megaliti dalla cavafino all’acropoli, sebbene iltragitto non sia molto lungo.Le asperità del terreno e il pesodei blocchi complicavano moltoil trasporto, come fu possibile,quindi, mettere in sede glienormi blocchi in maniera cosìperfetta che tra loro non si puòinfilare neanche la lama di uncoltello?In epoca moderna uno dei primiricercatori che se ne occupò, nel1851, fu il francese LouisFelicien de Saulcy, che inseguito condurrà i primi scaviarcheologici sistematici aGerusalemme, il quale visitandoil sito si convinse che le rovinepotevano appartenere a untempio pre-romano, ipotesi cheraccolse nel libro intitolato“Viaggio intorno al Mar Morto”,pubblicato nel 1854.Alla metà del XIX sec.l’archeologo francese ErnstRenan, condusse le propriericerche nel sito: egli affermòche quando giunse a Baalbeknon incontrò elementisufficienti in grado di

convincerlo che il sito fossestato realizzato per ospitare untempio pre-romano, e neipotizzò invece un’originefenicia.Attualmente si ritiene che ilpodio su cui poggia il tempio diGiove sia stato costruito dairomani nello stesso periododella base del tempio, ma èdavvero questa la verità?

La prima cosa che stupisce,visitando questo colossalecomplesso architettonico è lasua estensione e la suamonumentalità, infatti, i tremegaliti che compongono ilcosiddetto Trilithion ovvero le“tre pietre”, sono alti come unacostruzione di cinque piani.Le pietre furono tagliate etrasportate da una cava nonmolto distante, dove in unmomento successivo, furitrovato un quarto monolite, lacosiddetta Hajar el Gouble,Pietra del Sud, oppure Hajar elHibla, o pietra della partoriente,ancora imprigionata nella cava epronta per essere separata.Le sue dimensioni sono enormi:21 metri di lunghezza, 10 dialtezza e uno spessore di 5 m, ilpeso stimato è di circa 1.200tonnellate e si ritiene che vennelasciata in situ in seguito a unerrato calcolo delle dimensioni.

Leggende e archeologia

Nel complesso religioso di epocaromana esistono altri duetempli dedicati ciascuno a unadivinità, in modo da realizzarela triade divina, Giove, Venere eMercurio.

Dei tre è il tempio di Giove il piùenigmatico.Tutta la sua imponentestruttura, infatti, è costituita dablocchi di pietra tra i più pesantiche si possono incontrare almondo.Nel muro di sud-est esiste unafila di 9 blocchi di granito doveciascuno ha un peso di 300tonnellate, con una dimensionedi 10 metri di larghezza per 4 dialtezza e 3 di profondità.Nel lato opposto esiste un fila di6 blocchi aventi le medesimecaratteristiche, che fanno dabase ai tre giganteschi blocchidel Trilithion.Le tradizioni locali che risalgonofino al Medioevo, specificanoche il complesso fu costruitodurante il regno di re Salomone,sulla base del confronto tra iblocchi megalitici e quelli chepresumibilmente furonoimpiegati per la costruzione delTempio di Salomone.Le fonti arabe, infatti, come AlIdrisi, viaggiatore e geografoarabo vissuto tra il 1099 e il1166, affermano proprio che “ilGrande, (tempio) dallastrabiliante apparenza fucostruito al tempo di reSalomone”.Della stessa convinzione eraanche Beniamino di Tudela, (ca.1160) viaggiatore ebreo, che nelSefer massa’ot, visitandoBaalbek scrisse: “Questa è lacittà che è menzionata nellescritture come Baalath, neipressi del Libano, che Salomonecostruì per la figlia delFaraone. Il complesso fucostruito con pietre dalledimensioni enormi”.Una versione che si ritrovaanche nel testo biblico di Re, IX,17 e 2 Cron. 8,6, in cui èmenzionato il nome del reSalomone in connessione conun sito che potrebbe essereidentificato con l’anticaBaalbek, leggiamo, infatti:“Salomone riedificò Ghezer, Bet

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Horon inferiore, Baalath,Tamàr, nel deserto del paese[…]”.Esiste, dunque, una relazionetra Baalbek e Baalath?Alcuni ricercatori sono moltodiffidenti in questaidentificazione ed esitano aconsiderare valida l’equazioneBaalath-Baalbek, negando ognirelazione tra Salomone e lerovine, soprattutto perché severamente il re avesse costruitouna simile opera così imponentestupisce che non vengaassolutamente menzionatanell’Antico Testamento.Questa attribuzione a Salomonesi è perpetrata anche nell’800con Robert Wood, autore di Theruins of Palmira and Baalbek,un’importante monografiadedicata a queste misterioserovine, il quale affermò: “Gliabitanti del luogo, musulmani,ebrei e cristiani sono tutticonvinti che Salomone costruìsia Palmira sia Baalbek”.

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Nei testi dei musulmani, deicristiani maroniti e dei cristianiortodossi, quindi, non viene maimenzionata l’attribuzione airomani della costruzione delsito, ma raccontano che il primoinsediamento di Baalbek fucostruito prima del diluviouniversale dallo stesso Caino,figlio di Adamo, che Yahwebandì dalla “terra di Nod”, peraver ucciso il fratello Abele.Una versione confermata anchedal patriarca maronita Estfan

Doweini, il quale riferisce che“La tradizione ci dice che lafortezza di Baalbek è lacostruzione più antica delmondo.Caino la costruì nell’anno 133della creazione, durante unacrisi di demenza feroce.Le diede il nome di suo figlioEnoch e la popolò con i gigantiche erano stati puniti daldiluvio per la loro iniquità”.Secondo le sacre scritture lacittadella cadde in rovina altempo del diluvio e fusuccessivamente ricostruita daigiganti sotto il comando diNimrod, il grande cacciatore, ere del paese di Sennar (Genesi10, 32).Altre leggende narrano cheNimrod ribellandosi al suo diocostruì la torre di Babele.Infine, Al-Qazwini Zakariya ibnMuhammad, nella suaCosmografia, narra che Baalbekera connesso a Balkis, laleggendaria regina di Saba e aSalomone.I musulmani riferiscono,inoltre, che il complesso fucostruito dai Djinn, geni, o numitutelari agli ordini di Salomone(cfr. n° 26 pag. 27) per laleggenda dell’anello di reSalomone).Il mistero che avvolge lacostruzione di Baalbek ha, però,solleticato anche le fervidefantasie di alcuni ricercatori,come un certo David Urquhart,il quale era dell’opinione che icostruttori impiegarono deimastodonti, elefanti estinti, amo' di gru per spostare glienormi blocchi1.

Le fonti classiche

Dopo il periodo di regno diSalomone, i fenici si stanziarononella zona, divenendo i signori

1 Alan Alford, Il mistero della Genesidelle Antiche Civiltà, Newton &Compton, 2000.

incontrastati della Siria, escelsero Baalbek per stabilire iltempio di Baal, dio del Sole.Poco si conosce di questi anni.Nell’XI sec. a.C. le armate assiredi Tiglatpileser I giunsero sullacosta del Mediterraneo, maleggendo gli annali assiri, il sitodi Baalbek non è maimenzionato tra le città fenicie,dunque, possiamo dedurne chealmeno in quel periodo, il sitonon godeva di molta importanzapolitica o commerciale, forse erasolamente un piccolo centroreligioso.Probabilmente, il tempio eradedicato alla triade Baal, Astartee Mercurio.Durante il periodo tolemaico,tra il 323 e il 198 a.C., il sito diBaalbek fu identificato dai grecicon il nome di Heliopoli, la cittàdel Sole, assumendo lo stessotoponimo della più celebre cittàdel Basso Egitto.A partire dal 27 a.C. la zonapassò sotto il dominio romano,e l’imperatore Augusto decise dicostruire il tempio Giove, il diodel Cielo, la più importantedelle divinità per i romani, comeper i greci era Zeus.E’ probabile che tale sceltarispondesse alla volontà dirimpiazzare l’antica divinitàpreesistente, il semitico Baal,che possedeva caratteristiche incomune con Zeus-Giove.Il toponimo di Baalbek, comemolti studiosi affermano, ha ilsignificato di Signore dellaBeqa’a, oppure Signore dellaCittà, a secondadell’interpretazione.Nei testi arabi spesso èidentificata con Baal bikra, oBaal del bue o dell’agnello,seguendo l’etimologia popolareche associa il valore semanticoal culto che veniva seguito neltempio.In epoca romana, l’oracolo diBaalbek era molto veneratotanto che l’imperatore Traiano,alla vigilia della guerra con i

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parti, nel 115 scrisse ai sacerdotidi Baalbek per ottenere unvaticinio.Anche durante il IV sec.Macrobio nei suoi Saturnalidichiarò che “il tempio diBaalbek è il più famoso deglioracoli”.Il tempio romano, comeabbiamo già detto, fu costruitosopra un podio preesistentecostituito da enormi blocchi.Gli archeologi suggeriscono cheproprio tale piattaforma dipietra faccia parte di unastruttura non finita,appartenente a un tempio acielo aperto, costruito daisacerdoti seleucidi al di sopra diun tell, una collina artificiale,dell’Età del Bronzo.Alla metà del secondo secolocirca, fu aggiunto il cosiddettotempio di Bacco, o Mercurio.In direzione sud al di fuori dellagrande corte, sorge il tempio piùpiccolo dedicato a Venere.In accordo con le teorie piùaccreditate dalla comunitàarcheologica, la storia diBaalbek risaleapprossimativamente a 5.000anni fa.Gli scavi archeologici sembranoconfermare tale ipotesi, infatti,durante i lavori di scavoeffettuati nelle vicinanze dellagrande corte del tempio diGiove, sono venute alla lucetracce di insediamenti databiliall’Età del Bronzo Medio (1900-1600 a.C.), costruito su unlivello di frequentazione piùantico che risale al 2900-2300a.C.

Tecnologie impossibili

Il mistero di Baalbek risiedesoprattutto nei suoi megaliti,non si conoscono, infatti, imetodi impiegati per mettere inopera i blocchi, posizionati auna considerevole altezza daterra, 6 metri, e abilmenteinseriti nella struttura deltempio.Prima che Roma conquistasse ilsito e costruisse l’imponentetempio di Giove, e molto primache i fenici vi stabilissero la sededel tempio dedicato al dio Baal,a Baalbek, esisteva già una vastacostruzione formata da blocchimegalitici, forse il lascito di unaciviltà megalitica di cui se nesono perse ormai le tracce.Il Tempio di Giove era davveroimponente, le sue colonne eranoalte fino a 32 metri, con unalarghezza pari a circa 4 metri.Purtroppo, solamente 6 diqueste splendide colonne hannoresistito ai secoli.Incredibile è l’imponenza deiblocchi su cui poggia il tempio,che stando alle stime deiricercatori, attualmente nessunmacchinario sarebbe in grado dimettere in opera.Su tale argomento è statochiesto a Bob MacGrain,direttore tecnico della BaldwinsIndustrial Services, una dellepiù importanti industrie inglesi,di provare a spostare con ipropri macchinari la Pietra delSole.Ebbene, si pensò di utilizzareuna gru, la Gottwald ak912, ingrado di lavorare con pesi fino1.200 tonnellate.Il macchinario, però, risultòinutile al momento deltrasporto, in quanto tali gru nonpossono muoversi durante ilcarico di un tale peso, dunque,sarebbe stata necessaria unamacchina dotata di cingoli.E’ evidente quanto siadifficoltoso realizzare oggi una

simile opera, e certamente dipiù con l’impiego distrumentazioni nontecnologiche.La spiegazione risulta moltoardua da individuare.Alcuni ricercatori, però, hannosottolineato che non esisterebbealcun mistero a Baalbek, inquanto gli enormi blocchisarebbero stati trasportatiutilizzando dei rulli di legno, sucui sarebbero scivolati imegaliti, in un secondomomento sarebbero stati messiin opera con l’ausilio diterrapieni.Purtroppo, questa spiegazionerimane controversa se pensiamoche per realizzare un similetrasporto, ammettendo che irulli non si sgretolino sotto ilpeso, occorrerebbero circa40.000 uomini per muovere unsolo monolite.Quindi, il quesito: in che modo,furono poste in sede le enormipietre, e chi ne fu l’artefice?L’attribuzione ai romani èvalida per la costruzione deltempio di Giove, ma per qualemotivo avrebbero dovutotagliare e spostare tali megaliti,impiegando uno sforzostraordinario di uomini e dimezzi per spostarli, quandoavrebbero potuto tagliare iblocchi in dimensioni minori?In più, una piccola imperfezioneverticale nel monolite avrebbepotuto causare più dannistrutturali di un’imperfezionedistribuita su più blocchi dipietra. Dunque?A tale proposito nel 1980, lostudioso francese FriederichRagette, nel suo lavorointitolato Baalbek, suggerì chel’impiego dei blocchi monoliticirispondeva a una tradizionecananea, secondo la quale i podidovevano consistere al massimodi tre livelli di pietre, e visto chequesto podio era alto 12 metri,significava utilizzare

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necessariamente i monoliti.Ipotesi molto discutibile.In più sempre Ragette,suggerisce che i romanitagliarono nella cava i blocchicon piccozze di metallo e conl’impiego di una sorta dimacchinario da estrazione ingrado di lasciare su moltiblocchi segni di incisionicircolari larghi fino a 4 metri diraggio.

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Un enigma nell’enigma, inquanto oltre a dover spiegare inche modo i romani riuscirono atrasportare i blocchi affiora ilquesito di che genere dimacchinario si trattava in gradodi lasciare segni circolari sullapietra?Forse una sega circolare?Sulle modalità del trasporto deiblocchi sovente vengonochiamate in causa leraffigurazioni presenti sui rilievimesopotamici ed egizi, chesecondo alcuni ricercatorispiegherebbero in che modofurono spostati i megaliti.Purtroppo dobbiamo osservareche tale spiegazione non sembrasufficiente, in quanto sebbene irilievi mostrino tale tipo ditrasporto, raffigurano blocchisingoli aventi un peso stimatoall’incirca di 100 tonnellate,ovvero un decimo del peso dellepietre del Trilithion.Maggiori perplessità sorgono,inoltre, cercando di spiegare in

che modo i romani riuscirono amanovrare i monoliti.Ragette suggerì per la messa inopera l’impiego di scavi eterrapieni, dove le rampe diterra compattata costruite su unpiano inclinato che saliva finoalla cima del muro servivanoper far salire i blocchi, cheerano tirati da gruppi di operaidisposti dall’altro lato del muro.Si suppone che tale metodo siastato impiegato per larealizzazione del sito megaliticodi Stonehenge.Per consolidare l’ipotesiromana, Ragette menziona ilmatematico e ingegnere grecoErone di Alessandria, vissuto sisuppone tra il III e il I sec. a.C.celebre per le sue macchineidrauliche.Nei suoi testi compaiono ancheindicazioni per l’utilizzo disistemi basati su leve per ilsollevamento e la messa inopera di enormi blocchi.Purtroppo, però, l’unicaversione di questo trattato chepossediamo è una traduzionearaba, realizzata intorno all’860d.C., da un abitante di Baalbekchiamato Costa ibn Luka, chesecondo Regettetestimonierebbe una continuitàdelle conoscenze tramandatenegli anni.E’ tutto così semplice?

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I romani riuscirono atrasportare a Roma gli obelischicome quello proveniente dalTempio del Sole a Heliopoli inEgitto, ora posto a Piazza del

Popolo, 235 tonnellate, oppurequello di Piazza di Montecitorio,230 t, che sebbene testimoninola capacità di trasportate grandimonoliti, le loro dimensioni,sono assolutamente minoririspetto a quelle di Baalbek, enon sembrano determinanti perspiegare in che modo ilTrilithion fu messo in opera.In conclusione, possiamocertamente evidenziare che ilsito di Baalbek rappresenta permolti aspetti un vero e proprioenigma architettonico eculturale, in quanto nulla siconosce dei suoi costruttori.Inoltre, il mistero si complicaanalizzando la superficie dellaGrande Corte.Lo strato superiore, infatti,presenta un livello di pietravetrificata, un fenomeno cheforse fu provocatodall’esposizione a unasconosciuta fonte di calore, odall’impiego di trapani o seghecircolari che impiegavo il calore.Purtroppo, tra le molteinterpretazioni propostenessuna sembra spiegare inmaniera esaustiva né lemodalità, né gli strumentiimpiegati e tanto meno gliautori di questa monumentalestruttura megalitica.

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Archeologia di confine pag.24

Rapa Nui, il misterocontinua© Simone Barcelli e Agustìn Valverde

Simone Barcellitesto

Agustìn Valverdefotografie

La notizia, recentissima, è lascoperta, sull’Isola di Pasqua(nella zona est, ad Ana TePahu), di un reticolo di cavernelungo sei chilometri, ad opera diuna squadra multidisciplinareche ha visto all’opera, negliultimi anni, soprattutto gliarcheologi dell’Università delCile e gli speleologi dellaSocietà Antxia Alfonso Bilbao.

La spedizione scientifica haispezionato 45 caverne laviche,una delle quali è la più grandefinora individuata sull'isola (etra le più estese del mondo),svelando una complessa rete digrotte collegate tra loro dainnumerevoli cunicoli.Alcune di queste cavitàsotterranee avrebbero permessopure l’accumulo di acqua

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piovana, fino a formare deilaghetti.Notevoli i reperti archeologicirinvenuti, tra cui parti diutensili destinati all’usocomune nonché interessantipetroglifi, alcuni dei qualiraffigurano il viso stilizzato deldio Makemake.Considerando anche lapresenza di una trentina discheletri umani, pare certo chequesti anfratti siano stati usaticome rifugio da alcuni nativi, acavallo del XVI secolo dellanostra era, per sottrarsi allelotte fratricide dei diversi clan.Si è quindi ridestato l’interesse,se mai ce ne fosse stato bisogno,su questo lembo di terra,appena 180 kmq, posto nel belmezzo dell’Oceano Pacifico.

Desolante visione

L’ammiraglio Jacob Roggeveenci mise piede nel 1722 e glidiede il nome della festivitàcristiana poiché attraccòproprio alla vigilia di quelgiorno ma gli indigeni l’avevanosempre chiamata Rapa Nui.Una cinquantina di anni dopo ilnaturalista Reinhold Forsterdescrisse l’isola come devastatadalle eruzioni vulcaniche e conla vegetazione quasi inesistente.All’epoca gli indigeni vivevanoancora all’età della pietra ederano distribuiti in due distintecomunità, una più numerosaformata da gente di piccolastatura e scuri di pelle, l’altracon una carnagione più chiaraed una statura più alta.

L’aspetto desolante di Rapa Nuici introduce, inevitabilmente,agli altri misteri che da semprealeggiano sull’isola e di cui valela pena occuparsi.

I legni parlanti

Il rinvenimento di 21 tavolettedi legno con alcune incisioni,oggi custodite in musei ocollezioni private, ha permessodi fare un po’ di luce sulmisterioso passato di Rapa Nui.La scrittura ricorda i geroglificidell’America precolombiana edè in sostanza identica a quelladella valle dell’Indo, perintenderci ad alcuni segni checompaiono sugli antichi sigillirinvenuti a Mohenjo Daro.Ma le affinità anche con lascrittura cinese sonoimpressionanti.Solamente nel 1955l’antropologo tedesco ThomasBarthel, dopo aver studiato perqualche tempo i cosiddetti‘legni parlanti’, fu in grado,anche grazie agli appunti stilatianni prima dal vescovo di TahitiJaussen, di identificare circa120 elementi base, la cuicombinazione dava luogo a1500 segni diversi: si convinseche facessero parte di unsistema di segni pittografici peresprimere idee ed oggetticoncreti, tanto da rendereimpossibile qualsiasitraduzione.Le tavolette sembranocontenere preghiere paganenella lingua sacerdotale rongo-rongo, in cui si cita il Rangitea,

un’isola della Polinesia dallaquale sarebbero giunti sparutigruppi d’indigeni verso il 1200.Nel 1996 Steven Fisher rivelò diaver decifrato buona parte delletavolette e, secondo questolinguista, ci troveremmo difronte a scritti sacri chedescrivono la creazione delmondo attraverso una serie dimiti a carattere prettamenteerotico.Le conclusioni, purapprezzabili, risultanocomunque tuttora lacunose e lapiena comprensione deirongorongo resta tutta daverificare.

Le teste di pietra

Dalle poche testimonianzelocali sappiamo che i Moaifurono costruiti, dal XIII secoloin poi, presumibilmente perdivinizzare un antenato.Le analisi al radiocarboniohanno datato le teste di pietraapprossimativamente al 400d.C. ma tale esame è riferitoesclusivamente a materialiorganici rinvenuti nei pressidelle sculture.L’utilizzo di un materiale fragilecome il tufo farebbe propendereper una datazione più recente,in simbiosi con le tradizioniisolane, altrimenti l’azioneerosiva dell’oceano ci avrebbeconsegnato dei megaliti inpessime condizioni.Lo stesso ragionamento vale perscartare datazioni più remotepoiché l’innalzamento delleacque, causato dallo

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scioglimento dei ghiacci allafine dell’ultima era glaciale,avrebbe sommerso molte diqueste teste di pietra, di cuiavremmo dovuto trovare tracciasui fondali.Rimane emblematico il fattoche molte teste siano staterovesciate e che la costruzionedi altre risulti improvvisamentesospesa: tra le plausibilispiegazioni anche unsovvertimento delle credenzereligiose con la soppressionedell’antico culto.E’ certo che la disposizionedelle statue a volte ricorda iviali di pietra della Bretagna e ilcerchio magico di Stonehenge.Somiglianze notevoli siriscontrano, per il taglio e lasistemazione delle pietrepasquensi, anche con un murorinvenuto a Ollantaytambo eper i copricapo e le faccescolpite che assomigliano adanaloghe messe in luce ad Aija,sempre in Perù.Gli studiosi insistono nelritenere un’evoluzioneindipendente di queste culturema la prima architetturadell’isola, sorta attorno al 300d.C. ci ricorda quella dellacultura preincaica diTiahuanaco, con le statue dimedia grandezza e la presenzadi osservatori solari, senzadimenticare che il copricapo adoppio strato è simile a quellodella statua di Pachacamac.Circa 8 secoli dopo, appare ilclassico Moai, appoggiato supiattaforme denominate ‘ahus’,costruite spesso con pietrericavate dall’abbattimento degliosservatori.Una terza e ultima fase èassociata al culto del dio-uccello, rappresentato dapiccole sculture di legno opietra. Le teste, cheriproducono in manieraossessiva lo stesso modello,lungo la costa sono più antichepoiché mostrano l’erosione del

tempo mentre quelle all’internosono per lo più intatte, tanto dafar pensare ad una realizzazionepiù recente; furono ricavatedalla pietra vulcanica e lalavorazione avveniva all’internodi una cava predisposta in uncratere estinto.In tutto ne furono costruite 300mentre altre 400 sonoincompiute e giacenti a RanoRaraku: trasportate, anche adistanze considerevoli, lungo lecoste con l’eccezione dellaporzione a Nord-Est, furonoissate su piattaforme di pietra,con le spalle rivolte all’oceano elo sguardo a fissare l’interno.Impressionante la loro altezza,dai 4 ai 10 metri, non da menoil peso di ognuna, che raggiungele 30 tonnellate e oltre. Icostruttori, tanto percomplicarsi ulteriormente lavita, issarono sulle teste i“punkao”, dei cappucci di pietrada 10 tonnellate, realizzate conuna roccia rossiccia provenienteda un cratere diverso, quello diPuna Pao: questi originaricopricapi oggi non sono piùvisibili sulle statue.Il compianto Thor Heyerdhal,che spese tempo e denaro percapirci qualcosa, era del parereche il trasporto avvenisse conl’utilizzo di cavi fatti di rafia ealtre fibre vegetali abbinati arulli di legno: una volta adestinazione le statue venivanoissate mediante piani inclinaticostruiti con pietre e sabbia.L’esploratore nel 1955 riuscì areplicare un piccolo Moai alto 4metri e pesante 10 tonnellate, in18 giorni, con l’aiuto di unadozzina di nativi, usando comestrumenti solamente tronchi epietre.E' pur vero che, in teoria, gliscultori delle teste di pietra nonavrebbero potuto far uso ditronchi poiché laconformazione del luogo, conun sottile strato di terra chericopre le rocce vulcaniche, non

consente il sostentamento aglialberi, ma non possiamonemmeno escludere, per quantosia un’ipotesi remota, che illegno provenisse da qualcheisola raggiungibile con i mezzidi navigazione dell’epoca.Alcuni ricercatori, studiando ipollini depositati dallavegetazione nei tre laghidell’isola, hanno ipotizzato che,diversi secoli fa, Rapa Nui fosseben diversa da oggi, suggerendola presenza della palma del Cile;sarebbe stato l’eccessivosfruttamento dei campi, l’usoindiscriminato del legno delleforeste (per il trasposto dellestatue e per la costruzione dellecanoe), i numerosi incendiappiccati durante le guerrelocali e, non ultimo, l’azione delratto della Polinesia (chenutrendosi delle noci impedì lariproduzione della palma delcocco) ad averne distruttol’equilibrio ecologico.

L’ombelico del mondo

Circa la fondazione dell’isola, ilmito narra del capo tribù HotuMatùa, che giunse a Rapa Nuida Marae Renga, luogo nonmeglio precisato, conl’intenzione di salvare lui edaltri sopravvissuti dallarepentina distruzione dellaterra di Hiva, sommersa dalleacque.

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Alla sua morte l’isola restòappannaggio dei figli, chedettero origine ad otto tribùstanziate sulla costa.Gli indigeni hanno sempreconsiderato la loro terra “Te-Pito-te-Henua”, ovvero“frammento della terra” o“ombelico del mondo”, perchéritenevano che fosse quel pocoche restava sul nostro pianetadopo il diluvio universale macol tempo la definizione piùcomune divenne Rapa Nui, “lagrande isola”.Oggi si ritiene che questa genteprovenisse dalle isole Marchesianche se c’è chi propende perl’America meridionale, per laCina e per l’India.Stando ai confusi ricordi degliisolani, a Rapa Nui abitavanodue differenti razze, cuiabbiamo fatto cenno, e sul finiredel XVII secolo la razzasottoposta si ribellò,massacrando gli avversari eabbattendo molti dei Moai.Le due razze dell’isola, cosìcome ci dice la tradizione,appartenevano ad etnie diverse,in ogni caso provenienti, conogni probabilità, da altre isole oarcipelaghi dell’OceanoPacifico.Ancora più sconcertante è ilcolore bianco della pelle e labarba degli originari abitantidell’isola, che implica originietniche geograficamente moltodistanti.I costruttori dei Moai erano icosiddetti “Uomini dai LunghiOrecchi”, che furono poisconfitti dagli “Uomini dai CortiOrecchi”.Gli indigeni raccontano che i leteste si muovevano grazie al“mana” del mitico capo Tuu-ko-ihu, che faceva letteralmentecamminare le statue: è descrittacome una forza magica cheesercitava il suo poteredall’interno stesso delle statue,apparentemente senzainterventi fisici dall’esterno.

Negli anni ’70 del secolo scorsol’etnologo Francis Mazièreaccertò che questa tradizioneera diffusa anche nelle altreisole della Polinesia mentreHans Nevermann, dal cantosuo, si convinse che gli antichiritenevano che tutto quel che sitrovava in terra dovesse avereun corrispettivo in un’altradimensione e che la forza del“mana” era in qualche modotrasmessa all’oggetto.Una volta posizionate, le statuepotevano mantenere questopotere misterioso grazie al“punkao” e agli occhi chevenivano scolpiti al termine deltrasporto, aprendo due cavitàorbitali in cui venivanoposizionati coralli bianchimentre l’iride veniva disegnatacon una pietra calcarea rossa.In tal maniera le statuesorvegliavano i ventidell’Antartide, trasmettendo ilproprio potere ad una enormepietra vulcanica rossa checostituiva il limite del triangolodelle isole del Pacifico.La zona dell’Oceano a suddell’Isola di Pasqua è uno deidodici punti della terra in cui siproducono perturbazionielettromagnetiche chedeterminano inspiegabilifenomeni.

L’uomo uccello

Sull’isola è stata accertata lapresenza di culti assai antichi.Tanto per cominciare quello deldio creatore Makemake, lostesso immortalato su alcunipetroglifi rinvenuti all’internodelle caverne scovate di recente,che s’incarnava negli uccellimarini e a cui era dedicata lacerimonia degli uomini-uccello,che traeva origine dalla vicinaisola Motu Nui.Questa divinità, giunta da moltolontano, avrebbe portato laciviltà sull’isola per poiripartire.Le incisioni sulla rocciaraffigurano l’uomo-uccello chesorregge un uovo, a perennericordo di un tempo in cui gliuomini si sfidavano tra loro perraccoglierne il primo, depostosu un isolotto prospiciente.

Quelle strane statuine

Tempo addietro sono staterinvenute, all’interno di cavernee grotte d’origine vulcanicacome quelle oggi individuate,anche una serie di pietrescolpite e delle statuette dilegno “toromuru”.Sono opere stilizzate, dal corpomagro con le costole benpronunciate, alcune bicefali,altre più realistiche.Sul cranio delle statuine èfissata, con alcuni chiodi, unaciocca di capelli umani.Non sono da meno altri pezzi dipietra vulcanica cherappresentano teste dalle

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lunghe orecchie o strani animalicon teste umane.Le statuine sono il vero misterodi Rapa Nui, anche se all’inizioerano considerate una qualcherappresentazione di scheletri,allegorie della morte o defuntida venerare.Uno studio medico basatosull’analisi delle ghiandoleendocrine, le cui caratteristichesono desumibilidall’osservazione delle statuine,ha portato all’ipotesi che esserappresentino esseri viventi,anche se nel mondo non neconosciamo con simili fattezze.L’impressione è che questiuomini si sottoponessero aduna rigida disciplina per cercaredi assomigliare ad insetti o aduccelli, per quanto sia difficileda credere.

Un grande cimitero…

La presenza dei passaggisotterranei può far ventilarel’esistenza di un sistema dicomunicazione destinato acollegare le isole di unoscomparso arcipelago, un po’come per le Hawaii.

Alcuni studiosi, tra quelli piùarditi, ventilano l’ipotesi che,milioni d’anni fa, c'era un vastocontinente nell’Oceano Pacifico,Lemuria, e l’isola di Pasqua neavrebbe fatto parte.Anche un altro continentescomparso, Gondwana, chesarebbe nato dalle ceneri diLemuria, chiama in causa RapaNui.Certamente, qui ci perdiamonelle leggende e non abbiamoelementi sufficienti persuffragare tali ipotesi.Resta il fatto che gli ossaririsalenti a tempi immemorabilipossono infine suggerire perl’isola una funzione di immensocimitero ad uso delle terrecircostanti, se non un vero eproprio luogo di culto deputatoa cerimonie prettamentefunebri, forse anche consacrifici umani.La presenza delle teste di pietranon farebbe che confermaretale ricostruzione.

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ΨUNA NUOVA RIVISTA ON LINE

I nostri complimenti per la rivista on line del CENTROUFOLOGICO TARANTO, centroufologicotaranto.wordpress.comgiunta con questo mese al secondo numero.Riteniamo che questa strada rappresenti il futuro dell’informazione,come già sta avvenendo negli Stati Uniti, ad esempio con la miticaAtlantis Rising. In bocca al lupo (più siamo, meglio è).

Ecco il link per sfogliare come un vero e proprio giornale ed ingrandire larivista del Centro Ufologico Tarantohttp://it.calameo.com/read/0000944439102cccbf1e2

Per richiedere la rivista in versione Pdf basta inviare una email [email protected]

Per contattare gli articolisti del Centro Ufologico Taranto

Vincenzo Puletto [email protected] De Comite [email protected] Palese [email protected] Pavone [email protected]

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Archeologia di confine pag.29

Intervista aYuri Leveratto

© Simone Barcelli

Simone Barcelli Qualche mese fa Yuri Leveratto,nel nr. 109 di Hera, ci avevaragguagliato sulla misteriosacultura Guane, una popolazioneprecolombiana dalla pellebianca, che forse parlava unalingua sconosciuta e le cuiorigini, al pari di altre, sonotuttora oggetto di acceso

dibattito. Nel frattempo, Yuri harivolto le sue attenzioni altrove,compiendo incredibiliesplorazioni. Per tale motivoabbiamo contattato l’ecletticogenovese che vive in Colombia,per saperne di più.Yuri, qua in Italia tiseguiamo grazie ai preziosi

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aggiornamenti inseriti conregolarità sulle pagine deltuo sito www.yurileveratto.comLa tua figura, per certiversi, ci ricorda quella deiprimi avventurieri, quandoancora l’archeologia nonpoteva definirsi tale, innetto contrasto con quelladi molti studiosi di oggi,abituati a fare “ricerca”standosene comodamenteseduti. Non pensi di essereun po’ fuori dal tempo?Cosa ti spinge,essenzialmente, adintraprendere questespedizioni ai confini delmondo?

Qui in Sud America c’è ancoramolto da scoprire. I territorisono vastissimi e spessoinesplorati (da un punto divista archeologico). Sono sicuroche la vera Storia del NuovoMondo debba essere ancorascritta: non si sa con certezzaquando fu edificata Tiwanacu eneppure quando e comeesattamente fu costruitaSacsayhuaman. Le zone“vergini” sono tante e tutteinteressanti, bisogna soloandare a scoprirle, sempre conil rispetto verso le popolazioninative e verso animali eambiente. A mio parere, solocon l’esperienza sul campo, siriesce ad avvicinarsi allaverità, o quantomeno ad aprirenuove strade che possano poiessere approfondite da studiosispecializzati. Come sostennel’archeologo J.C. Tello, credoche l’origine delle cultureandine debba essere ricercataanche in Amazzonia, d’altrondele conclusioni di Betty Meggerse Michael Heckenberger hannoprovato che la ceramica piùantica d’America viene propriodall’Amazzonia e risale a circa3000 anni prima di Cristo.

Tra le tue spedizioninotevoli, troppo spessopassate sotto silenzio,penso di non sbagliareindicando quelle nellagiungla del Madre de Dios,con le piramidi diPantiacolla, e nella valledi Quiaca, con i petroglifidi un’antica civiltà pre-incaica. Vorrei che tu neparlassi, brevemente, ailettori di Tracce d’eternità.

Le piramidi di Pantiacolla sonoluoghi mitici, sui quali si èfantasticato molto, forsetroppo. Si è detto di tutto,persino che furono costruitedagli Atlantidei. Il mioapproccio è possibilistico,ovvero non scarto alcunaipotesi ma le considero tutte,analizzandole senza farmiprendere dall’entusiasmo. Ilviaggio fino alla cima di unapiramide (la cumbre delcondor, come l’abbiamobattezzata), è servito per fareluce su un mito che si eraformato fin dal 1975, quandofurono fotografate da unsatellite degli Stati Uniti. Horiscontrato, almeno per quellache ho scalato, che è una stranaformazione naturale, infatti,sotto una cappa vegetale dicirca 40 cm vi è un nucleo disabbia dura ma friabile. Nellazona non vi è alcun segno dipresenza umana arcaica néevidenze archeologiche comepietre lavorate o resti d’edifici.Nel fiume Inchipato (a circa ungiorno di cammino dalle

piramidi), abbiamo trovatoalcuni petroglifi di culturaamazzonica, ma nessun segnoche si possa ricondurre alleciviltà andine o anti-diluviane.Per quanto riguarda i petroglifidi Quiaca, a mio parere moltoimportanti ma purtroppo nonvalorizzati, si può dire che sonosegni riconducibili a cultureamazzoniche. In particolare visono due “volti”, molto simili aquelli di Pusharo (petroglifisituati all’interno della zonaintangibile, cioè chiusa, delparco nazionale del Manu, 8chilometri in linea d’aria dallepiramidi di Pantiacolla). Hoformulato l’ipotesi che fu lastessa cultura amazzonica, chealcuni ricercatori chiamanoMojos, ad averle intagliatenella roccia proprio per“marcare il territorio”, comesimbolo del loro lungo viaggioverso la sierra.

Sulla via del ritorno dallaspedizione alle piramidi, tisei imbattuto in unostraordinario animale,una via di mezzo tra rettilee uccello…

In realtà era un hoazin (in Perúviene chiamato chancho,proprio come si denomina ilmaiale, perchè quello stranouccello emana un odoresgradevole). E’ molto arcaico,nel senso che per certi versi èuno dei più antichi uccelliattualmente esistenti. E’ l’unicouccello “ruminante”, ovverovomita e quindi ringurgita ilcibo che mangia e questo è ilmotivo dell’odore sgradevole,inoltre ha degli strani artiglinelle ali con i quali siarrampica negli alberi. Nelparco del Manu vi sono moltifossili viventi, come armadilli,formichieri, bradipi,tartarughe arcaiche, che peròsono riusciti a sopravvivere

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alla pressione dei più modernigiaguari, orsi, condor e arpie.

Per i petroglifi di Quiacahai avanzato l’ipotesi chegli autori possano esseregli stessi che incisero lefacce di Pusharo, a ben 300km di distanza. Dunque,genti della forestaamazzonica che, in unlontano passato, sispostarono perraggiungere le pianure.Stavano forse fuggendo daqualcosa o qualcuno?

Non credo, a mio parerel’Amazzonia subito dopo la finedel diluvio, ovvero la finedell’era glaciale (11500 annifa), aveva un clima non cosìumido e i nativi potevanomuoversi più facilmente diadesso in quanto la vegetazionenon era così folta e intricata.Penso che viaggiarono verso lasierra per intercambiareprodotti, come coca,ayahuasca, oro e piumed’uccello, con altri per loroinediti: quinua, quihuicha(cereali), maca (potentenutriente usato ancora oggi) ecamelidi andini. Alcuni di lorosi fermarono nell’altipianoandino: è comprovato che gliUros del lago Titicaca parlanoArawak, cioè una linguaamazzonica.

Sei un’anima indocile equesto l’abbiamocompreso. Scommetto che

hai già programmatoun’ulteriore esplorazione…

Si, in effetti stiamo preparandouna spedizione in grande stilenella zona protetta del Manu,per l’agosto del 2010. Dico“stiamo” perchè siamo ungruppo di 5 persone (dueitaliani, un archeologostatunitense e due peruviani),tutti interessati alla possibilitàdi trovare altri resti d’anticheculture (amazzoniche o andine)in una delle zone più remote einaccessibili del Sud America, ilparco nazionale del Manu,appunto.

www.lulu.com

"1542 I primi navigatoridei Rio delle Amazzoni" è iltitolo del tuo ultimo libro,già disponibile sululu.com, che esce adistanza ravvicinata daquello dell’anno scorso,“La ricerca dell’El Dorado”(Infinito Edizioni): èevidente un filo conduttoreche ti conduce da temposulle tracce di uno dei mitipiù affascinanti. Stai forsecercando la cittàsotterranea di Paititi?

Nel libro “1542 I priminavigatori dei Rio delleAmazzoni” ho voluto narrare legesta del primo europeo chepercorse il grande fiume,

Francisco de Orellana, e hotentato di far luce sullaleggenda delle Amazzoni, che amio parere era veritiera.Inoltre, nella seconda parte hodescritto il mio viaggio lungo ilcorso del Rio delle Amazzoni,tentando di capire e analizzarele condizioni di vita dei popoliamazzonici purtroppominacciati da una persistentecorsa al cosiddetto “progresso”.Sono infatti all’ordine delgiorno le deforestazioni e leminacce all’ecosistemaambientale. Per quantoriguarda il Paititi non nego diessere affascinato dallapossibilitá di fare luce su unodei più grandi misteri di tutti itempi. Che sia esistito comeluogo dove gli Incas nascoserooro e antiche conoscenze èquasi una certezza: anche lascoperta dell’archeologo MarioPolia lo conferma. Il punto èdove fu costruito e soprattuttoquando e da chi fusaccheggiato. Non è affattocerto però che il luogo dove sinascondono le rovine del Paititisi trovi nella zona del parconazionale del Manu. Alcuniricercatori peruviani, chebasarono le loro ricerche sualcuni testi scritti dopo laconquista spagnola, pensanoche il Paititi debba esseresituato più a sud-est rispetto alManu, nella valle del Rio HuariHuari (la cui fonte è proprio ilRio Quiaca e chesuccessivamente viene achiamarsi Rio Iñabari). In ognicaso la possibilità di trovareresti d’antiche culture, sianoesse amazzoniche o andine èmolto interessante, sia per fareluce sulla vera storia del NuovoMondo, ma anche pervalorizzare zone meraviglioseche potrebbero presto esseredistrutte dalla cieca avanzata“civilizzatrice” della nostraepoca.

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Egittologia pag.32

Da Atlantidea Saqqara

© Enrico Baccarini

Enrico Baccarini Prima di iniziare il nostroviaggio all'interno degli enigmistorici che sembrano ancorasovrastare l'antico Egitto e moltidei suoi più antichi monumentiè bene fare un piccolo passoindietro cercando di rileggerealcuni documenti storici perosservare come questo popolopotesse essere diventatol’involontario depositario diconoscenze perdute tramandatenel tempo attraverso la castasacerdotale egizia.Fra tutti i popoli del pianetaesistono tradizioni concordantiche manifestano il ricordo di unmisterioso continentesommerso.Dal sud America all’Egitto pergiungere fino all’India e alGiappone un filo conduttorecomune indica come alla finedell’ultima glaciazione un vero eproprio diluvio sommerse, inmodo discontinuo, molte terreemerse del nostro pianetaportando verosimilmente alladistruzione di una civiltàprogredita che aveva creato ipropri insediamenti lungo lelinee costiere delle antiche terre.Le notizie più complete di cuidisponiamo sul continente ogginoto con il nome di Atlantide civengono fornite da Platone(Atene 428-27, 348-47 a.C.) chela descrisse in due dei suoi piùfamosi dialoghi, il "Timeo" e il"Crizia".

Il filosofo greco basa la suadescrizione di Atlantide suquelli che, secondo lui, erano idocumenti scritti conservati daisacerdoti egizi di Sais e i dipintisulle colonne del tempio.Ecco dunque riportato dal testodel Timeo il dialogo che illegislatore ateniese Solone (638558 a.C.), un antenato diPlatone, ebbe proprio con isacerdoti Sais:

"Molte grandi operepertanto della città vostra(Atene) qui si ammirano, maa tutte una ne va di sopraper grandezza e per valore;perocché dice lo scritto diuna immensa potenza cui lavostra città pose termine, laquale violentemente avevainvaso insieme l'Europatutta e l'Asia, venendo fuoridal mare atlantico”.

Il Timeo, costituisce la piùantica traccia pervenutaci diquesta antica civiltà.La discussione prende spuntoda un incontro occorso traSocrate, Timeo, Ermocrate eCrizia che, viene detto, ebbeluogo nel 421 a.C. ad Atene.Il fatto che Platone sia stato ilprimo a parlare di Atlantide, hadato alla storia molto credito.Platone è il padre della filosofiaoccidentale; il suo pensiero èalla base della nostra civiltà ed èper questo che la storia di

Enrico Baccarini è giornalistapubblicista, scrittore e laurendoin Psicologia Sperimentale.Alterna i suoi studi universitarialla profonda passione per imisteri del tempo e dell'uomointeressandosi attivamente diUfologia, di Enigmi Storici, diMisteri del Passato e deglienigmi della Mente.Da tali interessi è nato il portaleche ha voluto appunto chiamareENIGMA.

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Atlantide è più accettabile,perché è arrivata a noi tramite isuoi scritti e non quelli diqualcun altro.Platone scrisse di Atlantide solonegli ultimi anni della sua vita,ma la storia l'aveva ascoltata ingioventù, durante una cena, unresoconto che se veritiero eglideve aver in qualche modo uditodi nascosto.Il Convivio, ospitato dallo zio diPlatone, era una tradizionaleoccasione di incontro del tempo,in cui facoltosi e colti uominigreci si incontravano,mangiavano, bevevano,discutevano.Il grande maestro di Platone,Socrate era sempre presente, eforse il giovane discepolo siinserì di soppiatto tra iconvitati, approfittando del suomentore e ascoltò quello che gliuomini stavano dicendo.Il dialogo prende le mosse da unaltro dialogo, avvenuto il giornoprecedente, riguardante lanatura dello Stato ideale, e parladi come Solone, durante un suoviaggio in Egitto, venne aconoscenza di una guerracombattuta molto tempo primatra gli antenati degli attualiateniesi e, appunto, gliatlantidei, abitanti di unagrande isola-continente situataoltre lo stretto di Gibilterra.Secondo i sacerdoti egiziani cheriferirono la storia a Solone,Atlantide sarebbe stata unamonarchia molto potente e contendenze espansioniste, chegovernava, oltre al continenteomonimo, anche una vastaparte dei territori africani edeuropei fino all'Egitto eall'Italia.Le sue mire vennero fermateappunto nel corso della guerracon Atene, dopo la quale siverificò un immenso cataclismache distrusse l'esercito ateniesee fece inabissare in un sologiorno il continente in mare.La storia viene ripresa più in

dettaglio nel Crizia, il dialogosuccessivo, dove si collocatemporalmente a novemila anniprima di Solone la guerra e sidescrive più in dettaglioAtlantide, la sua immensapotenza e ricchezza e la storiadelle sue origini.Qui si specifica l'origine divinadella monarchia che reggeval'isola, essendo questa divisa indieci zone ciascuna retta da unfiglio di Poseidone e dai lorodiscendenti.Inizialmente questigovernarono avvedutamente,ma poi a causa della forzataconvivenza tra i mortali la lorosaggezza venne meno fino aquando Poseidone decise dirimediare alla situazione.Il dialogo attualmente in nostropossesso si interrompe proprioin questo punto, probabilmenteperché Platone non lo completò.La veridicità del racconto diPlatone venne negata dal suoallievo Aristotele, ma altrinell'antichità lo accettaronocome un fatto storico, dando difatto inizio a un dibattito checontinua tuttora.Sostanzialmente le prime novitàoltre ai dialoghi platoniciiniziarono a comparire nellaprima metà del XVI secolo,quando si cominciò a parlare diun'origine atlantidea delleciviltà americane appenascoperte.Nel XIX secolo poi, l'abatefiammingo Charles Brasseurtentò una traduzione di uno deipochi codici Maya sopravvissutialla distruzione a opera deicolonizzatori spagnoli.Ne venne fuori la sorprendentedescrizione di un grandecataclisma molto simile nelperiodo e nello svolgimento aquello raccontato da Platone neisuoi dialoghi.Per inciso, Brasseur indica conMu il nome di questocontinente, sostenendo che si

tratti della denominazioneMaya per Atlantide.Attraverso successive modifichesi giunse all'interpretazione diJames Churchward, nella primametà del Novecento, che collocòMu nell'Oceano Pacifico eimmaginò Atlantide come unasua colonia.Successivamente le due vennerointerpretate come civiltàdistinte.Analizzando le argomentazioniproposte sorgonoindubbiamente diversedomande e problemi.Prima di tutto non è impossibileche Platone abbia inventato ilracconto di Atlantide a scopoillustrativo, riferendolononostante tutto come vero.Questa tecnica narrativa è usatadal filosofo greco in altreoccasioni nei suoi dialoghi, eviene esplicitamente teorizzata egiustificata per raggiungere loscopo dell'autore.Questo però nongiustificherebbe assolutamentecome altri popoli in altricontinenti, ad esempio gliAztechi con il loro continentescomparso di Aztlan, citinoelementi e leggende talmentesimili da far credere realmentead un mito dispersosi a seguitodi un immane cataclisma invarie parti del globo.

Saqqara

Da questi antefatti, secondonumerosi studiosi moderni,sarebbe derivata una parte nonmarginale della misteriosasapienza egizia tantoaffascinante quanto ancoraignota in molti suoi frangentialla nostra tecnologica civiltà.Imhotep, detentore delleantiche conoscenze, nonavrebbe fatto altro cheriprendere l'antica sapienzatramandata da questo popoloscomparso per riapplicarla

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all'interno della stessa civiltàegizia.La sua figura, in quantorappresentante della castasacerdotale egiziana, avrebbeassommato l’antico al modernoe costituendo la ‘memoria’ degliantichi popoli scomparsi alprogresso incessante che ilregno egiziano aveva dimostratonei suoi pochi secoli di vita.A questo si aggiunge il fatto chesotto le sabbie e i desertiegiziani sono ancora sepoltimigliaia resti testimoni dellasapienza del nostro passato.Gli egittologi riconoscono che lasola zona di Saqqara è stataesplorata unicamente per il10%, sebbene siano stateportate alla luce 16 piramidi ecirca 6.000 tombe.I grandi centri cerimoniali ches’innalzano sulle rive del Nilosono i templi tolemaici chesegnarono il tramonto di questaciviltà.Sono, invece, pochi i restidell’Antico Regno portati allaluce, e l’inizio dell’epocafaraonica costituisce ancora unenigma storico.Alla mastaba (sepolturatradizionale), si aggiungero viavia altre sezioni, sino ad arrivarealla forma piramidale a gradoniideata dal grande Imhotep per ilfaraone Horo Necerierkhet, piùnoto come Zoser durante la IIIDinastia. Solamente 36 anni piùtardi il faraone Snefruaggiungerà a questo tipo dipiramide i blocchi dirivestimento, ottenendo così laprima piramide a facciate lisce.Su queste fondamenta, suofiglio Cheope avrebbe costruitola Grande Piramide.La sua forma è il risultato deicambiamenti apportati aldisegno della struttura, cheall'inizio consistette in unamastaba quadrata, forse dalsoffitto piatto, di 63 m di latoper 9 di altezza.

Partendo da questo progetto,Imhotep trasformò la mastabanel primo di quattro gradoni diuna piramide.In seguito si procedetteall'ultimo ampliamento,realizzato ai lati nord e ovest,aggiungendo altri due gradoni,con cui si ottenne la formadefinitiva a sei corpi.I lati della base misuranorispettivamente 121 per 109 m.La piramide a gradoni è alta58,8 m, anche se in origine nemisurava 60.Nella parte sotterranea si trovaun grande pozzo di 28 m diprofondità e circa 7 di ampiezza,che sbocca nella camerafuneraria del re, i cui muri sonocostituiti da grandi blocchi digranito.Da qui parte un labirinto dicorridoi trasversali checonducono agli appartamentifunerari del re, i qualiriproducono le stanze nellaresidenza reale di Menfi.Quattro di queste sale sonodecorate con lastre incastratenella parete, leggermenteconvesse, di faïence blu; le loroporte sono adornate con ilprotocollo faraonicodi Zoser econ steli che raffiguranol'immagine del re mentrecelebra la cerimonia dell'Heb-Sed.Sotto queste stanze, si trovanoundici gallerie orizzontaliutilizzate come tombe per imembri della famiglia reale eanche come magazzini; quifurono rinvenuti i resti di unagiovane di 18 anni, vissutadiverse generazioni prima diZoser, secondo quanto hannorivelato recenti ricerche.Il tempio funerario, situato anord della piramide a gradoni eunito al primo di questi, è quasitotalmente distrutto.Vi si accedeva attraverso unaporta aperta nel muro orientaledel recinto.

All'interno del tempio uncorridoio intricato sboccava indue cortili, uno dei qualipermetteva l'accesso a uncorridoio che univa il tempioalla piramide.Come i due cortili, le altrestanze della costruzione sonodoppie, e rappresentanoprobabilmente l'Alto e il BassoEgitto.

Dal grande cortilecerimoniale al maestro

architetto

Tutte le costruzioni realizzate daImhotep, architetto di Zoser,possedettero un precisosignificato cerimoniale; il ka delfaraone, quella che noioccidentali moderniidentificheremo con l’anima,doveva continuare adadempiere gli obblighi avutisulla terra per l'eternità.A nord-est della piramide agradoni si trova il serdab, unapiccola camera di pietra, dovevenne rinvenuta una statua delre a grandezza naturale eattraverso la quale solo due foripraticati nel muropermettevano alla statua dicomunicare con il mondoesterno e il Duat2.

2 Il duat era l’aldilà egiziano,considerato inizialmente come unaregione vera dislocata nel cielo e solosuccessivamente, con la codificazionedel mito di Osiride, detto Signore delladuat, riposizionato in una localitàposta sulla terra. Secondo questadottrina era un’essenza vitale, dinatura divina ed immortale, chechiamarono Ka, ad essere estratta dalcorpo del Faraone ed inviata nel Duatceleste, ossia la regione della nostraprovenienza, dove, unendosi alla forzavivificatrice del Ba, tornava a vivere.Tale spirito celeste, nel tempo, tornavasulla terra per ricongiungersi al corpodel re imbalsamato che si sarebbesvegliato per sempre e sarebbe vissutocon poteri divini, ossia, semplicementecon i poteri che ci conferiscono lascienza e la tecnologia e che nonhanno, perciò, nulla di divino.”

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Il viaggio nel Duatcorrispondeva al percorso che ilsole compiva nella 12 orenotturne.I rischi di questo viaggio noncomportavano eccezioni disorta: anche il Sole correva ilrischio essere divorato daApopi.Il sorgere del nuovo sole eraqualcosa di più di un miracolo.Apopi ed il Duat erano, insostanza, l’equivalente delDiluvio biblico.Robert Bauval ritiene che talestruttura prospiciente lapiramide di Zoser assolvesse adun compito più ‘pratico’ nonchéreligioso, cioè costituire unasorta di osservatorio stellareante-litteram per puntare eidentificare determinate stellenella volta stellata e legateprofondamente con la religioneegiziana.Tale struttura assolvevainsomma le stesse funzioni chesarebbero andare a rivestiresuccessivamente i condottidefiniti di ‘aerazione’ presentinelle tre piramidi di Giza e solorecentemente identificati come‘puntatori’ stellari ante-litteramverso la costezione di Orione edel Drago.Sempre a nord-est dellapiramide a gradoni vi sono laCasa del Sud e quella del Nord,edifici decorati con colonne.Ognuna delle case si puòidentificare con la pianta tipicadi ciascuna regione: il papiroper il Nord e una piantasconosciuta, ma che potrebbeessere il giaggiolo o il lotodell'Alto Egitto, per il Sud.Nel muro sud del recintofunerario, dopo un pozzo di 7 mdi ampiezza e 28 di profondità,si trova la "tomba del sud",comprendente una camerasepolcrale, dove forse furonocollocati i vasi canopi.Tra la tomba del sud e lapiramide a gradoni, al lato estdel cortile, sorgono le cappelle

dell'Heb-Sed, che furonorestaurate, come il resto delcomplesso, dall'architetto Jean-Philippe Lauer; si tratta dicostruzioni simulate, senzaspazio interno, per avrebbepermesso al ka del faraone dicelebrare eternamente lacerimonia del giubileo reale.In questo modo, il ka avrebberinnovato il proprio potere,come aveva fatto il sovranonella vita terrena.L’elemento che forse più di tuttirichiama però da millenni lacuriosità e il fascino di milionidi uomini sono le piramidi,simbolo immanente eimperituro di un antico potere edi un popolo che hanno lasciatodietro al proprio camminoancora molti enigmi.Cercare di comprendere ilpopolo egiziano e i manufattiche ancora si ergono atestimonianza della loro storiaimplica necessariamente unpassaggio obbligato versocoloro, o colui, che fu evocato aeterno maestro della Sacra arte,della segreta conoscenzadetenuta dalla casta sacerdotaleegiziana, l’architetto Imhotep.Secondo il Kore Kosmou, untrattato del primo secoloappartenente al corpus degliScritti Ermetici, la grande deaIside rese noto al figlio Horusche Thoth, dio della saggezza emago delle parole, conosciutodai greci con il nome di Ermes,aveva rivelato «… i grandimisteri dei cieli», scrivendoli inlibri sacri e nascondendoli in unluogo segreto dell’Egitto perchéun giorno potessero esserescoperti «… da coloro che nesono pienamente degni».

Non è giusto figliomio, che io lasciincompiuto questocompendio; devisapere che cosa hadetto Ermes (Thoth)quando ha depositato

i libri. Così haparlato: «Voi, testisacri, scritti dalle miemani mortali, unticon l’unguentodell’indistruttibilitàda Lui che regnasopra tutti, possiaterimanere occultati ecelati nei secoli datutti gli uomini chepercorreranno in tuttii sensi le pianure diquesto paese (l’Egitto)fino al tempo in cui icieli gravati dall’etàfaranno nascereuomini degni di voi».Dopo aver espressoquesta preghiera sulproprio lavoro Thothfu ricevuto nella sededei luoghi imperituri(ossia morì e salì alcielo).

In altre parti del Kore Kosmouviene evidenziato come taliconoscenze costituissero isegreti più profondi di Osiride.A tal proposito si deve ricordarecome gli antichi faraoni e i lorodignitari più importanti nelleproprie sepolture, fossero solitiraffigurare sulle pareti delsepolcro non solo scene di vitama anche veri e propri testicerimoniali e sacri.Tale fatto non fu sempre unaconsuetudine ma certamenteper un personaggio dellacaratura di Imhotep, la cuimemoria lo avrebbe trasformatonei secoli in divinità, nonpotremmo che aspettarci unsepolcro istoriato.Non potremmo escludere cheforse l’antica leggendariguardante i testi perduti deldio Thoth, ovvero dei segreticustoditi dal leggendarioarchitetto del faraone Djoser,potessero essere stati custoditiassieme a lui nel suo eternoriposo.

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Gli antichi documenti3 ciconfermano che nell’antichità ilsuo sepolcro era noto, ma la sualocazione fu dimenticata neisecoli e ancora oggi costituisceuno dei più importanti insolutidell’egittologia moderna.L’ubicazione della tombasembra comunque, fuori di ognidubbio,essere proprio aSaqqara, nelle vicinanze diquella piramide a gradoni che lorese ancor più immortale neltempo.Il Professor Karol Mysliwiec, inuna lettera data 24 ottobre19964, a seguito di alcunisondaggi effettuati proprio nellapiana di Sakkara, si era dettosicuro che la tombadell’Architetto reale si trovasseproprio in questa zona, sepoltadalla sabbia e dal tempo nonchédimenticata dagli annali e dallastoria.Imhotep oltre ad aver rivestitoun ruolo fondamentalenell’evoluzione culturale ereligiosa dell’antico regnoegiziano ha, nel tempo,acquisito un ruolo altrettantounico presso tutti queiricercatori, definiti ‘eretici’, chericercano gli antichi misteri delpopolo egizio.Studiosi come Graham Hancocko Robert Bauval vedono talepersonaggio come il depositarioo il continuatore di antichetradizioni appartenute a uncontinente scomparso etramandate attraverso larigidissima casta sacerdotaleegiziana.

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3 The Harper's Lay, ca. 2000 BCE -Song from the Tomb of King Intef, c.2000 BCE, Donald Mackenzie,Egyptian Myth and Legend, pp.246f,[1907].http://www.reshafim.org.il/ad/egypt/texts/harpers_lay.htm4

http://xoomer.alice.it/francescoraf/hesyra/cached/Mysliwiec1996.htm

L’ULTIMO LIBRO DIENRICO BACCARINI

Editoriale Olimpia, 2006,Euro 15,00. www.edolimpia.it

Tutti sanno che esiste una Firenze mondialmentericonosciuta come capitale della cultura e dell’arte.Non tutti sanno però che c’è anche una Firenze occultae misteriosa.La città dello studiolo di Francesco I de’ Medici e deisuoi esperimenti alchemici, della Massoneriamedievale e degli spiriti delSalone dei Cinquecento, del tetro Savonarola e delCanto de’ Bischeri.E ancora dei misteri cifrati nei dipinti e nei manoscritti,delle torture atroci e infernali del Bargello, di Dante edegli esoterici Fedeli d’Amore, delle disavventure diCecco D’Ascoli e di quelle di Pico della Mirandola, delleconfraternite e degli eretici.Un itinerario misterioso dove ogni via, ogni casa, ogniandrone, mostra ironico al turista la sua ombra e glinasconde geloso il suosignificato.Un viaggio che da Firenze mano a mano si svolge,per gironi danteschi, lungo tutta la Toscana: SanGalgano e la sua leggenda, lo sfuggente fiumeDiana e la Chimera, le visioni e i visionari, Lazzaretti e ifantasmi vaganti a Montaperti, i labirinti etruschi el’enigmatica città di Luni.Fatti, paure e sensazioni che impregnano di sé la terra egli uomini. Foschie o vaghe nebbie che salgono lentealla memoria da questa terra arcana e misteriosa.

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Ufologia pag.37

Ufo: una possibilerealtà

© Roberto La Paglia

Roberto La Paglia Tentare di stabilire conesattezza cosa siano gliUfo è stato, e continua adessere, il cruccio dimoltissimi ricercatori, e nonsolo.Provando a confrontare ildettaglio delletestimonianze al fine diverificarne l’attendibilità,spesso ci si ritrova adammettere quella chepotrebbe essere definita “larealtà dell’impossibile”; seinfatti sarebbe logico, e inalcuni casi anche dovuto,nutrire dubbi su testimonioccasionali, dobbiamoammettere che molti deiresoconti redatti daastronomi, astronauti escienziati non possonoessere attribuiti a fervidefantasie o voglie diprotagonismo.Si tratta di testimonianzerilasciate da uomini abituatiad osservare, a vivere instretto contatto con imisteri dell’universo e leleggi della fisica, sonoquindi racconti di uominiche conoscono il propriolavoro e che non avrebberomotivo di esprimersi in uncerto modo se non coscientidi trovarsi di fronte adeventi che vanno oltre leloro stesse conoscenze.

Si tratterebbe quindi dioggetti fisici, solidi, cheinteragiscono nella nostradimensione lasciandospesso evidenti einesplicabili segni del loropassaggio; un veivolo chesfonda l’asfalto sul qualeatterra, un Ufo che lasciatracce corrispondenti a pesidi circa trenta tonnellate;non si tratta certo difantasie, le illusioni ottichenon lasciano tracce fisiche,soprattutto di questogenere.Nel luglio del 1972, aWashington, un Ufo venneraggiunto da una raffica dimitra; i proiettiliprodussero il classicorumore metallico derivantedall’urto, il colore argenteodel veivolo passò nellafrazione di qualche secondoal rosso brillante e unframmento si staccòcadendo al suolo.Le analisi condotte sulframmento da WilbertSmith, dei servizi Canadesi,rilevarono unacomposizione di ortosilicatodi magnesio, ovveromigliaia di sfere da quindicimicron; nessuna illusionema una solida e possibilerealtà, forse nuova per ilnostro mondo ma di sicuro

Roberto La Paglia, oltre adessere giornalista freelance, èscrittore e ricercatore. Mentefervida, alimentata da unintenso ed inesauribile desideriodi ricerca, attraverso le sueopere, accompagna i lettori inun viaggio verso l'ignoto,guidandoli nei meandri piùnascosti delle dottrine occulteed esoteriche. Uno dei suoiultimi libri è “ArcheologiaAliena” (Ed. Cerchio della Luna,2008).

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così antica da vantaretecnologie per noiassolutamente futuristiche.

Le prove fisiche diquesta impossibilerealtà sono molteplici: il14 dicembre del 1954, aCampinas, in Brasile, unUfo in evidente difficoltàlascia sfuggire un filo diliquido argenteo; anche inquesto caso gli esamirisultati inaspettati, 90% distagno e 10% di sostanzenon identificate, oltre cheuna assenza di ferro e diantimonio cherappresentano le impuritànormali nello stagno diorigine terrestre.Nel 1957 un Ufo esplodesopra la baia di Ubatuba,nei pressi di Rio de Janeiro;Luisa Barbosa dellaboratorio di produzionemineraria brasilianoesamina prontamente i restiraccolti nell’acqua da alcunitestimoni, i risultatiriveleranno del magnesioallo stato puro.Questi resoconti, e moltialtri ancora, parlano di fattiche si integranoperfettamente con il regnodella materia, malgradol’osservazione visiva spessonon coincida o siaframmentaria, come nelcaso della descrizione difenomeni nebulosi che peròcon le nuvole vere e propriehanno poco da spartire.Basti pensare al fenomenoosservato nel 1952 negliUSA e nel 1954 in Francia:una manifestazionenebulosa di vastedimensioni, di formaallungata, luminoso lanotte, verticale in posizionedi arresto, inclinato in

movimento, che sembraemettere o assorbire uno opiù oggetti a forma di disco.Rileggendo questetestimonianze è difficile nonpensare alla famosa colonnadi nubi che guidava gliEbrei mentre lasciavanol’Egitto e durante il lorolungo cammino nel deserto.Questa diversità diosservazioni evidenzia unaseconda difficoltàriscontrata nello studiodelle testimonianze, cioè ladiversità delle formevalutate a seconda delpunto di vistadell’osservatore.Una vecchia rivista francesepubblicò un “decalogo” inmerito che, malgrado ormaidatato, risulta esserecomunque ancora validoper un primo approcciotestimoniale; in base aquanto riportato lepeculiarità intrinseche di unUfo dovrebbero, bene omale, corrispondere alleseguenti caratteristiche:

• Forma di due dischiuniti per i bordi• In rotazione lenta seil volo è stazionario,considerevolmente veloceun attimo prima del decollo• Congegno luminososormontato spesso da unasorta di cupola• Luminoso congradazioni che vanno versoil rosso arancio; laluminosità è debole quandoil veivolo si muove adagio,mentre aumentavelocemente quando simuove.• In volo stazionariol’Ufo oscillaalternativamente da unaparte all’altra, con un

movimento molto simile aquello di una foglia morta.Lo stesso accade quando sitrova in discesa verticale.• Gli Ufo non fendonol’aria come farebbe unnormale aereo; nonpresentano quindi al ventoil loro profilo piùaerodinamico. In realtà siinclinano in direzione delsenso di marcia, visto ancheche la cupola è semprerivolta in questa direzione

Così come esistonoprove concrete dellamaterialità degli Ufo, aqueste è possibile ancheaggiungere una vastacasistica di “effetticollaterali” che possonoessere spiegati soltanto se lacausa è estranea a qualsiasiforma di interazione umanaconosciuta.Gli organismi umani eanimali sono, ad esempio,estremamente sensibili aquesti contatti; gli uominiche si sono trovati espostialle luci emanate da un Ufohanno spesso lamentatocasi di bruciatureestremamente gravi, moltosimili a quelle cheprodurrebbe una lampadaad acetilene.Soprattutto le luci di coloreblu, ricordate da moltitestimoni, risultano moltonocive, producendo casi diparalisi parziale checomunque sparisconoabbastanza in fretta,lasciando come strascicouna invincibile tendenza adaddormentarsi che invecedura parecchi mesi.Gli animali inveceintuiscono più rapidamentedell’uomo l’eventualepresenza di un Ufo; nel caso

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di avvistamento registrato aExeter i cani vennero coltida vere e proprie crisi dipazzia, mentre i cavalliscalciavano e siimpennavano parecchiminuti prima che accadessel’evento.Altre situazioni “rivelatrici”sono poi gli scompensitermici e magnetici: nel1954 uno Starfire decollatodalla base di Griffiss, (NewYork), si avvicinò ad unoggetto dalle dimensionienormi, immobile vicino aduna nuvola;improvvisamente il reattoredell’aereo entrò in panne, lacabina di pilotaggio divenneun inferno di calore e gliaviatori dovetteroabbandonare il veivolo.

Sempre nel 1954, a Rovigo,un Ufo atterrò per pochiminuti; durante i pochiminuti di sosta sei pioppiche si trovavano viciniall’oggetto vennerocompletamente calcinati,mentre a decollo avvenutorimase sul terreno uncratere dal diametro di circasei metri, come se la terrafosse stata sollevata in altoda un aspiratore gigantesco.Anche in questo casoparlare di allucinazionicollettive è abbastanzadifficile, sarebbe forsemeglio prendere atto chequalcosa di fisico si muoveda tempo sopra di noi,qualcosa di materialmentetangibile, capace di

interagire con il nostropianeta e con i suoi abitanti.A volte accettaredeterminate realtà non èfacile, comporterebbe lanecessità di sovvertiremolte di quelle leggi cherendono tranquillo e serenoil nostro quotidiano, ma allostesso modo, a volte, larealtà stessa può rivelarsi lapiù appassionante fantasiache sia mai stata realizzata.

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Approfondimenti:

Jacques Pottier Gli Ufo e laguerra dei mondi

RobertoLa Paglia

Misterisconosciutid’Italia

www.cerchiodellaluna.it

Misteri sconosciuti d’Italia si pone comevera e propria guida oltre che per il turistadell’insolito, anche per il ricercatoresempre a caccia di nuovi enigmi.Dopo l’esperienza divulgativa diArcheologia Aliena, Roberto la Pagliacontinua a mantenere viva l’attenzione suquei misteri poco conosciuti, ma non perquesto altrettanto importanti e degni diattenzione da parte dei ricercatori.Inizia così un lungo e affascinante viaggioche tocca tutta Italia, un percorso che nonmancherà di stupire il lettore, magarisorpreso nell’apprendere che uno dei tantimisteri descritti si trova proprio nel suopaese, nella sua città.Dalla Porta Alchemica alle case infestate,dalla Pesatura delle Anime al Museodell’Oltretomba, l’autore ci accompagneràattraverso notizie, curiosità e fatti storiciche non sempre hanno trovato spazio nellebibliografie ufficiali, rimanendo spessoconfinati nelle tradizioni orali.

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Documenti pag.40

I Codici di Nute lo Zodiaco di

Denderah© Monica Caron

Monica Caron Il mio lavoro si basa sulleosservazioni e intuizioni chemi vennero studiando idipinti della Dea Nut e delloZodiaco di Denderah.Le mie sono solo idee e perquesto devono essereverificate per attestare laloro veridicità ed il lorovalore scientifico, ma, secome credo, il risultato siaaffermativo, ci troveremmodavanti ad una scoperta adir poco eccezionale.

Ora vi spiegherò per gradi iparticolari.La Dea Nut era laraffigurazione della voltaceleste, veniva anchechiamata la Mucca Sacra,Hathor.Generò Iside, che gli Egizisolevano anche chiamareSothis o Sirio, che comesappiamo è la stella“dell’arco”.Nel dipinto Nut crea unArco, e genera Iside.

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Anche la Mucca crea con lequattro zampe un arco.Nella parte superiore, cioèsul corpo della Dea, sivedono cinque sfere rosse.Ce ne sono anche altre due,di cui la più importante èquella che rappresenta ildisco alato, che possiamoidentificare con la divinitàIside-Sothis.Questa sfera, nasce dalventre della Dea e tramonta(entra) dalla testa, “nasce adEst e tramonta a Ovest”.Sirio-Sothis scompariva “nelDuat”, o mondo sotterraneo,e quindi non era più visibilenel cielo notturno per unperiodo di 70 giorni.Dopo questo periodo sirendeva di nuovo visibile.Per questo amatissima, lasua comparsa non segnavasoltanto l’inizio dell’anno,ma annunciava anchel’imminenzadell’inondazione del Nilo.Si riteneva che in questoperiodo Sothis fosse morta eche quindi si stessepurificando.Solo dopo la sua ricomparsasi festeggiava la rinascita.In totale le sfere sono sette.Questo particolare potrebbevoler far notare esottolineare questo periodo.È stato scoperto che la tribùdei Dogon nello stato del

Mali, si tramandava questaantica conoscenza.Il sistema di Sirio ècomposto da Sirio A-B-C.Sirio A è la stella principale,Iside.Sirio B, detta Digitaria, lapossiamo associare adOsiride.Orbita attorno a Sirio,perpendicolare al suoorizzonte.È la più piccola ma anche lapiù pesante.Impiega un periodo orbitaledi 50 anni.Sirio C, detta anche Emmeya, Sole delle Donne oPiccolo Sole, Sorgofemmina, è quattro volte piùgrande di Digitaria, maanche più leggera.Emette raggi e ruota attornoad A per un periodo di 50anni.Ha un suo satellite che leruota attorno, detto Stelladelle Donne, Capraio oGuida delle Capre, Guida delSorgo, e viene disegnatacome una croce (Gesùveniva raffigurato come unpesce e.. non era un pastoredi pecore? Uno dei Nommo,si dice, morì crocifissoall’albero Kilena, e venneresuscitato).La tribù dei Bozo nel Mali,che è affine ai Dogon,descrive Sirio B come la“stella dell’occhio e gli Egizi,come sappiamo,rappresentavano Osirideanche come un occhio.Iside nei cieli era la stellaSept, in quanto tale eraritenuta la compagna diOsiride.L’anima di lui dimoravanella stella Sahù, cioèOrione di cui fa parte il

sistema della costellazionedel Cane Maggiore.

La sfera davanti alla testa,appare anche di fronte allapunta che ricorda la prua diun’imbarcazione.Si vede chiaramente il tagliotrasversale, proprio per darela parvenza di una barca.Come si vede, ci sono 5omini con i remi, di cuiquello centrale si distingueper il copricapo.Gli antichi templi egizi eranoorientati sul sorgere dellastella Canopo, che dava ilnome ad un’antica cittàegiziana, il cui nome derivadal comandante della flottaMenelao.Veniva identificato comel’uomo che stava al “remo digoverno della naveprincipale della flotta”.Entrambi i rematori hannoin mano un remo, ma vistoche i remi sono 5, chi hafatto il dipinto ha pensatobene di mettere a fianco 10tacche per rendere evidenteil numero 50.Questo numero corrispondeal numero dei rematoridell’imbarcazione celeste,che ricorda la miticaimbarcazione con a capoGiasone e i 50 Argonauti, lanave degli Annunaki oaddirittura Enki, che nelmito sumerico comparesempre nella sua dimora in

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fondo all’Abzu, o Abisso diacqua dolce.

Fu proprio Enki ad avvisaree consigliare al proto-Noèdei sumeri, dell’imminentecatastrofe che incombevasull’umanità, e a farcostruire un’arca, prima deldiluvio.Nelle pagine storiche, ilproto-Noè libera dall’arcadegli uccelli, per far si chevadano in cerca di terraasciutta, proprio come fece ilNoè ebraico (e il miticoGiasone, affinché trovasserola via attraverso le RupiErranti).Il Dio Enki veniva associatoa Oannes, il misterioso pesceumano, creatura anfibia,detto anche il Signore delleOnde.L’unico disegno originaledegli scavi di Kouyunjik – inIraq – tuttora conservato alBritish Museum,rappresenta una scultura delDio che regge una cestamisteriosa.Anche l’uccello del dipintosembra portare a tracollo lastessa cesta.

La foto non è troppo chiarama il particolare è piùvisibile dall’originale.

Anche nella tradizioneDogon abbiamo degli esserianfibi, metà uomo metàpesce.Il Dio dell’universo Amma,inviò questi esseri sullaTerra: i Nommo, detti“Patroni dell’Acqua”, i“Consiglieri” o gli“Istruttori”.

La sede dei Nommo ènell’acqua. Ciò corrispondealla tradizione babilonese, incui il dio Ea, come ilsumerico Enki, viveva inacqua e veniva a volteassociato a Oannes.Scesero sulla Terra su diun’arca, che approdò a nord-est del paese, l’Egitto, nellaarida terra della Volpe.A nord le Pleiadi, a estVenere, a ovest la Stellacon la Grande Coda, asud Orione.Ne uscirono dei“quadrupedi” che latrascinarono fino ad una

cavità, poi la cavità si riempìd’acqua.Essi descrivono anche ilsuono dell’atterraggio.“Mentre scendeva, la paroladel Nommo uscì dalla sua“bocca”.“L’arca era rosso fuoco equando atterrò divennebianca.In cielo era apparsa unastella luminosissima, chescomparve quando i Nommose ne andarono”.Secondo la leggenda iNommo ritorneranno: cisarà una loro “risurrezione”,e in cielo apparirà una stelladetta ie pelu tol,rappresentata come“l’occhio del Nommorisorto”.Interessanti questesimilitudini nella tradizionedel Dio Osiride.

Nella figura sopra c’è undisegno Dogon perrappresentare lo sfiatatoio,del sistema respiratorio delNommo.Non ricorda “l’occhio” o “labocca” di questo Dio?Sempre vicino alla testa diNut, c’è un occhio con ilremo, forse per indicare irematori, o visto che l’occhiorappresenta anche Osiride,volevano sottolineare che luigovernava la barca?Era un Nommo?

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Infatti nel dipinto sotto c’èOsiride con le tre Dee vicine.

Nell’antico Egittol’imbarcazione di Siriotrasportava tre dee, che sonoIside-Sothis (chiamataanche Anukis) che navigavanel vascello insieme a Satis eNefti.I Dogon dicono che "ilperiodo di tempo dell'orbitaè calcolato doppio, cioè 100anni, perchè i Sigui sicelebrano in coppia di'gemelli', per insistere sulprincipio base dellagemellanza".Le due Dee nel dipinto siassomigliano.La cerimonia del Sigui, a cuisi allude, simboleggia ilritrovamento delmondo e si celebra ogni60 anni.

La “scala che porta fino alcielo”, la Scala Celeste, nelriquadro in alto, comeriportato nei testi sacri delDuat, il faraone dovevaraggiungerla “nella Casa deiDue”, entrare nell’Amen-Ta,

la terra di Seker, il LuogoNascosto, e con la voceottenere il permesso dientrare.“La Bocca della Terra siapre per te.. la PortaOrientale del cielo è apertaper te”.Notate Osiride nel mezzo deldipinto.Sopra la testa c’è una boccaaperta. Dove si trova la scalaci sono “due”vascelli, laCasa dei Due.Una era la barca diurnam’ndt, l’altra, la barcanotturna msktt , trainata dasciacalli sulle sabbie delmondo sotterraneo.Gli sciacalli sono sotto,davanti ai 6 omini che fannol’imposizione delle mani.

L’omino ci indica la stella.Questi girati al contrario chefanno l’imposizione dellemani, sono moltoimportanti.Nella sesta ora o sezionedel Duat, l’imbarcazione diOsiride è ora dotata dipoteri magici.. e viaggia

dove non vi è corrente… néalcuno che lo trascini.Tempo fa con degli amicifacemmo un esperimento.Uno di noi, dal peso di 95kg,si sedette su di una sedia.In quattro affiancati a lui,con le mani unite e le prime3 dita distese, provammo asollevarlo.Due dal davanti sotto leginocchia, gli altri due sottole ascelle.Impossibile!Si sollevò si e no 25, 30 cmdalla sedia.A quel punto iniziòl’esperimento vero eproprio.Mettemmo le mani sullatesta del nostro amicoseduto, senza toccarla e,andando in senso antiorario,ci intervallammo con lemani di ognuno di noi, fino asovrapporle entrambe eformare sopra la sua testa,una torre.Ci concentrammo col nostrochakra 6, o terzo occhio, perqualche minuto su di lui.Provammo a risollevarlo: senon ci fossimo dati un frenoavrebbe sicuramente persol’equilibrio e sarebbe cadutoper terra.Lo avevamo sollevato diquasi un metro!Mi accorsi chiaramente delladifferenza di peso, sembravadiminuito di 50kg.Questo esperimento vi invitoa provarlo, è moltodivertente e poi la dice lungasui nostri campimorfogenetici o dell’energiadel punto zero.Quindi se come penso ègiusto, gli “Egizi”conoscevano bene l’usodell’imposizione delle mani,nella levitazione

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antigravitazionale, persollevare i grandi massigranitici delle piramidi o perspostarsi con le loroimbarcazioni, lungo le lineegeodetiche della terra.Nella mitologia sumericatroviamo Nibiru, il pianetadegli Anunnaki, che secondola storia riportataci, starebberitornando verso la Terra,come ha sempre fatto nelpassato.Negli ultimi decenni si èipotizzata, attraverso unmodello matematico,l'esistenza di un corpoceleste oltre il Sole che conla sua enorme molegravitazionale influirebbesull'orbita delle cometepassanti per l'estremaperiferia del sistema solare.Denominato pianeta X,presenta una massa tre voltesuperiore a quella di Gioveed un'orbita contraria aquella degli altri pianeti.Ma perché credono chequesto misterioso astrocorrisponda a Nibiru?Proprio per il dato appenariferito: la storia ci parla delpianeta degli Dei come di unenorme corpo celeste conorbita contraria rispettoai nostri (gli omini sonogirati al contrario).Gli studiosi ipotizzano che,se anche non fosse unpianeta, Nibiru comunquepotrebbe essere una nanabruna: una stella piùpiccola del Sole, incapace diemettere luce e collassata suse stessa dopo aver esauritol' energia contenuta nelproprio nucleo.Nibiru, viene rappresentatocome un disco alato e lesfere dipinte sul corpo della

dea Nut sono rosse: sarà unacoincidenza?I Sumeri ci svelano cheavrebbe una perfetta orbitaellittica che lo farebbeentrare ed uscire dal nostrosistema solare ogni 3.600anni.Può quindi venireconsiderato appartenente alnostro sistema solare,sebbene risulti invisibile perlungo tempo.Orbiterebbe tra due soli, ilnostro ed uno esterno che necostituirebbero i perigei..Sirio?Ora invertiamo il dipinto dimezzo giro in sensoantiorario..

Sulla destra ci sono 36tacche, che per semplificarechiamerò codici.Non sembrano una scala apioli?Fino qui può non dir nulla.Ma se osserviamoattentamente, vicino a questicodici c’è una decorazioneornamentale che diventa diestrema importanza.Questo disegno ricorda lacolorazione della pelle delserpente corallo.Rossa-bianca-nera-bianca-rossa-bianca-nera-bianca…ecc.Gli Egizi tenevano in grandeconsiderazione questoanimale.Se si fa girare velocementeuna ruota o le eliche

dell’elicottero, ad un tratto sivede come se la ruota girassenel verso opposto.Perché dico questo?Guardando con attenzione i36 codici, “casualmente”, vene sono 6, come il numerodegli omini al contrario, checoincidono con 6 tacche(bianca-nera-bianca), delladecorazione affiancata.A questo punto non vi vienein mente niente?Con 6 codici esatti, sipossono trovare lecoordinate spaziali su di unasfera o nello spazio vuoto.Ma bisognerebbe avere deipunti di riferimento.Ora ci arrivo.

Attraverso un cancellosorvegliato a vista, il faraonepassa nella settima sezione:qui tanto le divinità quantol’ambiente circostanteperdono i loro aspettisotterranei e cominciano adassumere caratteristichecelesti.Il faraone incontra il dioHeru-her-khent, dalla testadi falco, il cui nomegeroglifico comprendevaanche il simbolo della scala eportava sulla testal’emblema del Disco Celeste.Egli aveva il compito di farein modo che gli “dei-stelle ele dee-costellazioniandassero per la loro strada”

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(seguissero le proprieorbite).Nel Libro dei Morti, la ScalaCeleste veniva ancheraffigurata con il segnodell’Ankh e arrivavasimbolicamente fino alDisco Celeste nei cieli.Se osserviamo il primocodice, quello principale,notiamo che ha inciso sopracome primo simbolo Ankh,che significa vita.

Nello Zodiaco di Denderahtroviamo 8 divinità maschilicon la testa difalco, e 4 femminili.In tutto sono 12.Sicuramente volevano farcipensare al cielo.Poi è così evidente, neldisegno si vedonochiaramente le costellazioni.Queste divinità sorreggono ilGrande Disco Celeste.

Nella prima foto, c’è unasfera bianca con 8 ominiseduti dentro.I 50 grandi Dei sumerici, gliAnnunaki, sono sempreseduti, analogamente irematori sacri, gli Argonautisono raffigurati a sederementre vogano.Secondo i Dogon le figuredivine che fondarono laprima città egizia erano 8.La Togunà, la Casa dellaParola ha il tetto sorretto da8 colonne.Quindi se possiamo pensareche questa sfera indichil’arrivo degli Dei sul nostropianeta, questo potrebbeessere il punto di partenzaper i nostri calcoli e ciindicherebbero anche la

direzione antioraria daseguire.Il primo codice al latodestro è molto lungo.Se con i 36 codici creiamoun cerchio, questo verrebbea toccare il suo opposto, il18, che dividerebbe in 2 ilnostro “emisfero”.Nel dipinto dello zodiaco cisono 2 segni bianchi chefiniscono a punta, forse perindicarci proprio dovecoincidono questi 2 codici edarci i punti di riferimentoprincipali.

Anche questi 2 simbolicoincidono e quello dellatavoletta sumera ha sottoinciso una sfera. Forse è solouna coincidenza.Nel dipinto dove si trovanoOsiride e le Dee, come si

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vede, si possono contare 19omini sopra e 18 sotto.Gli Egizi costruivano ireticoli fondandoli su 19quadrati, perché sapevanoquale ruolo svolge in tutte lequestioni riguardanti tempoe spazio.Invertendo i numeri sidovrebbe trovare il rapporto18/19 che deriva daltracciato geometricoconsistente nel formare unpentagono inscrivendolo inun cerchio.Pentagono e pentagrammasono in rapporto stretto conil Phi e la Sezione Aurea.Quindi bisognerà svilupparei calcoli con questi 6 codicitenendo in considerazionelo sviluppo con la SezioneAurea, così da confermarel’effettiva esistenza deldecimo pianeta Nibiru edella sua rotta o trovare laprova che gli antichi Egizi,Sumeri, Babilonesi, e latribu dei Dogon, avessero lastessa conoscenza sull’esattacollocazione del pianetaSirio B.Bisognerà tenere anche inconsiderazione la posizionedelle costellazioni neldipinto di Denderah pertrovare l’effettivo periodoche rispecchia il dipinto.

Da qui in poi io non sono ingrado di fare da sola, avròbisogno dell’aiuto di studiosidi astronomia e ricercatoriche, per puro spirito diconoscenza e curiositàintellettuale, abbianovolontà e capacità diproseguire con lo sviluppodelle mie idee.Tempo fa feci un sognomolto significativo che nonsto a raccontarvi tutto.In sintesi vedevo una cartinache diventava una sfera.Qualcuno mi mostrava 8punti. So che i 2 principalirappresentano il Nord e ilSud.Mi fanno vedere come licollegano e da questoschema appare il dorso di uncavallo.Ho trovato un riferimentonel libro di Robert Temple,Il Mistero di Sirio, (primaedizione del 1998), pag. 232:“…in un’altra impresa diErcole…l’eroe andò in cercadella cintura di Ippolito….Rileviamo che Ippolitosignifica, “liberare icavalli”….La parola hippopede, chesignifica “pastoie di cavallo”,viene usata in modopeculiare, in senso cosmico.Scott e Liddell riferisconoche fu l’astronomoEudosso… ad usarla perdefinire la curva descritta daun pianeta.”

Questo di seguito è unoschema sintetizzato delloZodiaco.Abbiamo i 360° suddivisi in12 parti da 30°: partendo dalsegno bianco nella partealta, dove c’è il cerchio, siinizia a posizionare il primocodice, così via fino altrentaseiesimo.Quelli evidenziati, cioè il6,13,20,25,27,32, sono quelliche bisognerà tenere inconsiderazione per i nostricalcoli.Potrete tener conto dellasezione aurea per losvolgimento dei calcoli ditrigonometria sferica, peròdi questo non sono sicura èda provare visto ilsuggerimento nel dipinto; ionon ho proprio la più pallidaidea di come procedere,anche perché a me mancanogli studi.

Spero di potervi essere statautile per quel poco che hosuggerito.Fatemi sapere qualcosa,anche se pensate di nonpoter concludere niente.

[email protected]

NoteTutta la mia ricerca si è basatasullo studio di ricercatori come R.Temple, Z.Sitchin, J.A.West, GHancock, Bouval ecc. che con illoro lavoro, mi hanno aiutato atrovate i riferimenti per le mieintuizioni.

Ufologia pag.47

Il pilota cosmonautaPavel Popovich

e gli UFO© Paul Stonehill e Philip Mantle

Paul Stonehill e Philip Mantle

Il 30 Settembre 2009, PavelRomanovich Popovich èscomparso all’età di 79 anni, inCrimea, Ucraina, in seguito adun ictus.Fu il primo cosmonauta ucrainonella storia, sempre orgogliosodel suo retaggio, e amò sempreprofondamente la sua terranatia.Per due volte nella sua vita fuinsignito del premio Eroedell’Unione Sovietica, la più altaonorificenza ottenibile nellavecchia URSS, premiatopersonalmente ocollettivamente per atti eroicinel suo servizio per lo Stato eper la società sovietica.Ricevette molti altririconoscimenti.Il generale maggioredell’Aviazione, il pilota-cosmonauta P. Popovich,insieme a Vladimir Ajaja, fu al

tempo stesso un rappresentantedel MUFON in Russia.Pavel Popovich era moltorispettato da tutti quelli che loconoscevano. Era descrittocome una persona, gentile,gradevole e rispettabile, semprepronto ad aiutare gli altri. Avevainoltre uno spiccato sensodell’umorismo.La sua vita si intrecciò con lacontroversia tematica dellaricerca ufologica in UnioneSovietica dopo il 1978 e (dopo lacaduta del regime comunista edell’Unione create dopo larivoluzione bolscevica) inRussia.Il padre di Pavel era un poverocontadino, in seguito unfuochista, e lavorò per tutta lasua vita in una fabbrica dilavorazione dello zucchero.Il ragazzo, che patì durecondizioni di carestianell’Ucraina negli anni ’30, e gliorrori dell’occupazione nazistadiversi anni dopo, non avevaprobabilmente mai immaginatoche avrebbe finito per pilotarenavette spaziali; né che unpiccolo pianeta gli sarebbe statointitolato.Ma guardando alla sua vita,appare chiaro che il cielo lo hapraticamente chiamato a sé.Popovich nacque nella regionedi Kiev il 5 Ottobre 1929.Era un ragazzo forte e robusto,ma durante la carestia del 1933in Ucraina soffrì di rachitismo.Sopravvisse.

Philip Mantle is aninternational UFO researcher,lecturer and broadcaster. He isthe former Director ofInvestigations for the British UFOresearch Association andcurrently lives in West Yorkshire,England. He can be contacted onemail [email protected]

Paul Stonehill is originallyfrom the Ukraine but he nowresides in the USA. Aninternational author, lecturer &broadcaster he can be contactedvia e-mail [email protected]

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Nel 1941 la sua città, Uzin, fuoccupata dalle truppe tedesche.Pavel imparò il tedescodall’ufficiale nazistaaquartierato in casa Popovich:l’ufficiale lo colpiva sulle manicon una cintura quando Pavelnon rispondeva in Tedesco.Il ragazzo si vendicavatagliandogli le gommedell’automobile e sabotandogranate.Ma imparò il tedesco, e questolo aiutò in seguito, quando siiscrisse al college.All’età di 20 anni si laureò iningegneria edile e ricevetteanche un brevetto di pilota dauna scuola privata amatoriale.Popovich proseguì la suaistruzione in un istitutoaeronautico.Al momento del suo diploma,nel 1954, Popovich si unì allaSoviet Air Force; nel 1960 fuingaggiato in un team dicosmonauti sovietici.Pavel Popovich si sottopose adun addestramento completo divolo spaziale a bordo dellanavicella “Vostok”.Popovich era il cosmonauta“numero quattro” nella storiadel volo spaziale umano.I tre antesignani, Gagarin, Titove Nikolayev erano giàscomparsi.Yuri Gagarin e Pavel Popovichvissero sotto l’occupazionenazista, e questo avrebbe potutorenderli indegni dell’onore diessere cosmonauti sovietici (ildestino di chi ebbe la sventuradi vivere in territori occupati eramolto triste; molti venivanomarchiati come traditori, espediti ai GULAG)…Il KGB impiegava molti mesiper studiare le biografie diognuno dei futuri cosmonauti;ma qualcuno deve aver avuto ilcoraggio di guardare oltre ilfatto che i due giovani fosserovissuti sotto il giogo nazistadurante l’infanzia, e fu loro

consentito di proseguirel’addestramento.

Il modulo di lancio del Vostok

Compì il suo primo volospaziale a bordo della navetta“Vostok 4” nell’agosto del 1962.In seguito, Pavel Popovich fuaddestrato per un volo spazialesotto l’egida del programma diricerca Soviet Moon.Ma dopo che il programma fuchiuso, Popovich fu sottopostoall’addestramento per i voli abordo delle navette “Soyuz”.Come risultato, volò nellospazio una seconda volta comepilota capo della navetta“Soyuz-14” nel luglio del 1974.Poche persone sapevano chequesto era un volo speciale: eraparte del programma sovieticoper l’uso militare dellatecnologia di esplorazionespaziale, ovvero il loroprogramma Guerre Stellari.Il nome in codice di Popovich era Berkut-1 (Aquila d’oro).Dopo aver attraccato con lastazione orbitale Salyut 3(questo era un nome in codiceper la stazione da battagliasegreta Almaz-2), Popovich e ilsuo ingegnere, il colonnelloArtyukhin, avevano condottooperazioni di intelligencemilitare.Avevano potenti attrezzatureottiche e all’infrarosso, 14speciali macchine fotografiche,e perfino un cannone da 30

mm. Uno di questi obiettivi eradi catturare la stazioneAmerican Skylab con treastronauti a bordo. Un altro progetto vedevaentrambi testare nuovi modulialimentari per i voli spaziali (adentrambi piaceva il nuovo cibo).Gli americani avevano unsoprannome per Popovich:l’Aggressore.I cosmonauti avevano spedito iloro rapporti alla Terra inspeciali capsule, creando così ilprimo dispaccio remoto dallospazio.Ma il programma fusuccessivamente chiuso.Popovich continuò la suaformazione, e tra il 1980 e il1989 ricoprì il ruolo di vice-capodel Centro di Addestramentoper Cosmonauti “Y. Gagarin”.In seguito, nel 1993, fupromosso al rango di GeneraleMaggiore in riservadell’Aviazione.

Presidentedell’associazione ufo

Nel 1990, fu fondata la primaorganizzazione pubblicaufficiale di ricerca sugli UFO.Il nome eraSOYUZUFOTSENTR, ovvero laAll-Union UfologicalAssociation.Il suo responsabile era V. Ajaja,un ex ufficiale di marina, dibordo su sottomarini, e uninfinitamente pazientericercatore indipendente UFO econferenziere.Il suo presidente, PavelPopovich, dichiarò chiaramentein interviste che diresse la All-Union UFO Association surichiesta esplicita dei suoi amici,ricercatori UFO.Non si considerava un espertonel campo dell’ufologia.Ma era determinantenell’aiutare coloro checercavano di fare ricerca in talsenso, benché in maniera

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indipendente, o come parte delprogramma segreto sovietico.La sua autorità e reputazionenella vecchia URSS favorì moltogli sforzi di Ajaja a mantenere lasua organizzazione a galla e ingrado di sopravvivere nellaburrascosa e turbolenta realtàdella Russia del dopo-1991.

Popovich e il Setka: unprogramma segreto

sovietico di ricerca sugliufo

Una brusca intensificazionedell’attività UFO nel 1977-1978(specialmente il CasoPetrozavodsk) costrinserodiversi dipartimenti all’internodell’Accademia delle Scienzedell’URSS ad intraprendere unprogramma di ricerca suifenomeni atmosferici anomali.Il nome in codice per questoprogramma era SETKA-AN(Akademii Nauk Set’--Academyof Sciences Net, or AS-NET). Il Ministro della Difesasovietico intraprese unprogramma simile, denominatoSETKA-MO (MinisterstvaOboroni Set’). Stando a quanto si dice, fu laCommissione Militare-Industriale ad ordinare questaricerca.Questa potente Commissionedecise di creare due centri diricerca UFO, uno all’Accademiadelle Scienze URSS, l’altra al

Ministero della Difesadell’URSS.Entrambi i centri cooperavanonella ricerca e si scambiavanoinformazioni.Ma non ne siamocompletamente certi; ci sonostate notizie dalla Russia cheYuri Andropov, il direttoregenerale del KGB dal 1967 al1982, e Segretario Generale delPartito Comunista dell’UnioneSovietica dal 1982 al 1984, eraparecchio interessato alfenomeno UFO (precisamentein uno dei casi investigati dairicercatori del SETKA).Aveva abbastanza potere peravviare la creazione delprogramma segreto.Così, alla fine del 1978, laricerca sui fenomeni anomalidell’Accademia delle ScienzeURSS divenne l’argomento diuno specifico programma diricerca designato come SETKA-AN.Le sue funzioni erano ripartitetra molti dipartimenti, ed uncerto numero di istituti diricerca sovietici dell’Accademiadelle Scienze URSS ricevetteroincarichi di ricerca su diversiaspetti del tema dei fenomenianomali.Il primo atto del SETKA-AN fula definizione ufficiale di“fenomeni atmosferici anomali”per descrivere il termineproibito “UFO”.Le catene censorie sul temaUFO furono rimosse nel 1989.I compiti ben definiti delSETKA ebbero un impattoincredibilmente efficace.La “Commissione Accademica”fece del suo meglio perdimostrare che non c’eranoUFO, ma soltanto errorinell’osservazione dei lancimissilistici, o al limite, fulminiglobulari.Il SETKA-AN fungeva daefficace copertura, sviandol’attenzione dai lavori delMinistero della Difesa, il cui

SETKA-MO pare essere statopiù rigoroso nelle sueinvestigazioni che non il gruppoaccademico.Nonostante la disinvoltura delSETKA ci furono occasioni incui i “fenomeni anomali”condussero a lanci nonautorizzati di missili, e in altreoccasioni, l’apparizione di UFOdurante esercitazioni militariimplicò disfunzioni negliequipaggiamenti el’interruzione dellecomunicazioni radio.Nel 1981, il programma diricerca SETKA fu rinominatoGALAKTIKA, e nel 1986 il nomefu modificato in GORIZONTMO e AN.Dopo la fine del programma(subito dopo il colpo di Statofallito comunista, anti-Gorbaciov del 1991, sebbene ilcolonnello Kolchin, un notoricercatore UFO russo,menzionasse l’anno 1990), ungruppo di esperti rimase nelDipartimento di Fisica Generalee Astronomia dell’Accademiadelle Scienze URSS doveanalizzarono i rapporti in arrivofino al 1996.Le argomentazioni scientifichesulla natura degli UFO eranol’ultima delle preoccupazionidella ricerca militare; alcontrario, essa si interessavaparticolarmente all’ipotesi degliUFO come manifestazioni diciviltà aliene.Più di tutto, il loro interesseverteva sull’impatto delfenomeno UFO sulla tecnologiamilitare e sulle truppe; questoimpatto potrebbe essereimprevedibile.Volevano decisamente saperecome usare le caratteristichedegli UFO per le proprienecessità militari.Nel 1984 Vsevolod Troitsky,corrispondente dell’Accademiadelle Scienze URSS, istituì unacommissione per studiare ifenomeni anomali.

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Precedentemente, nel 1982,aveva pubblicato un articolo(Volume 10, sulla rivista Naukai religiya o Science andreligion), dove descrivevacomplessi fenomeni anomali(nell’atmosfera, idrosfera espazio) che erano stati osservatie verificati, ma non spiegati, eche necessitavano di ulterioriricerche, per il bene dellascienza e della società umana.Ci sono due opinioni circal’origine e gli scopi dellecommissioni.Secondo un accreditatoricercatore russo, YuriStroganov, lo Stato sovieticotentò di promuovere il rango deisuoi informatori attraverso lacreazione delle cosiddette“commissioni per i fenomenianomali”.Le commissioni, secondoStroganov, si dimostrarono unaltro sforzo efficace nel carpireinformazioni da diversi stratidella popolazione.Per via dei precedenti tentatividi copertura contro il fenomenoUFO da parte dell’Accademiadelle Scienze, i testimoni ocularinon erano particolarmenteentusiasti all’idea di contattare

rappresentanti di una qualsiasiorganizzazione di Stato.Le neonate “commissioni per ifenomeni anomali” erano vistecome organizzazioni di “azioneindipendente”, in ogni caso, eciò contribuì a formare un certoclima di fiducia.La gente le credevaindipendenti, quando in realtàqueste commissioni erano a lorovolta coperture per nascondereun forte interesse da parte delgoverno a raccogliereinformazioni e ricerche riguardogli UFO.Stroganov collegò questecommissioni al SETKA-MO.Le commissioni comparironoper la prima volta cinque anniprima della rimozione del

segreto sulle informazioni UFOnell’URSS, e durante la loroesistenza, tutte le informazioniraccolte vennero, stando ai loromembri, registrate e raccolteall’interno di computer.Non fu mai spiegato che fineabbiano fatto in seguito questidati.Il vice-direttore dellaCommissione dominante per iFenomeni Anomali non era altriche il rinomato cosmonautasovietico Pavel RomanovichPopovich. Secondo Stroganov,Popovich fece una dichiarazionesorprendentemente improbabilealla prima conferenza della All-Union Ufological Association, dicui era Presidente.Popovich dichiarò ai convenutidi essere un uomo con scarsecompetenze nel campodell’ufologia.Inoltre affermò che il suo ruolosarebbe stato di semplicecuscinetto tra l’Associazione e loStato.Comunque, Popovich agì inaccordo con le sue parole.Era un uomo umile che avevaaiutato molta gente; e, comeaveva dichiarato nelle sueinterviste, non un esperto diufologia.Secondo Popovich, la maggiorparte delle informazioni suifenomeni anomaly veniva daimilitary e dai piloti, genteequilibrata e fidata.Tra i rapporti ce n’erano moltisenza senso, ma altri eranomolto importanti storicamente.I dati sugli UFO iniziarono adessere raccolti dai tempi della IIGuerra Mondiale.Durante la Battaglia di Kursk,gli aviatori sovietici e i testimonia terra osservarono misteriosioggetti in cielo.I piloti dell’Aviazionestatunitense avevano incontratoun oggetto dalla forma di sigaroche emetteva raggi accecantiintorno a sé, costringendo ipiloti a catapultarsi fuori,

abbandonando gli aerei.Popovich rivelò questo il 10aprile del 2009, in un’intervistaal portale web ucrainoDonbassUA.L’episodio di Kursk è descrittoin dettaglio in Mysterious Sky:Soviet UFO Phenomenon.Un altro punto di vista è quellodi Mikhail Gershtein, ilprincipale ricercatore russosugli UFO.Egli scrisse nei suoi libri (comeTayni prishel’tsev I NLO, 2006,S. Pietroburgo, Russia) che nelfebbraio del 1984, per decisionedel VSNTO (All-Union Councilof Scientific TechnicalSocieties), fu creata unaCommissione Centrale per iFenomeni Anomali (agendonell’ambito del ComitatoVSNTO per i problemiambientali). Il direttore era ilMembro Corrispondentedell’Accademia delle ScienzeURSS, V. Troitsky, e i suoiassistenti erano MembriCorrispondenti della stessaAccademia, N. Zheltukhin, G.Pisarenko dell’AccademiaUcraina delle Scienze, e ilGenerale Maggioredell’Aviazione, il pilota -cosmonauta P. Popovich. -C’erano altre personalità dispicco (A. Mordvin-Shodro, unufologo sovietico e un ufficialemilitare; gli scienziati I.Lisevich, N. Petrovich, L.Gindilis e E. Ermilov; avevanocontribuito alla ricerca sugliUFO nell’Unione Sovietica, inun modo o nell’altro).I giornali sovietici Trud,Sovetskaya Rossiya, Izvestiya,e SotsisalisticheskayaIndustriya pubblicaronoinformazioni sullaCommissione, ed interviste coni suoi capi.I compiti e gli obiettivi furonodichiarati, e l’indirizzo cuispedire segnalazioni e altromateriale fu pubblicato

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(101000, Moscow, Post Office,POB 764).Secondo Gershtein, laCommissione era nata perchéchi era al comando della ricercaaccademica del programmaSETKA fondamentalmente siliberò dei veri entusiasti dellaricerca UFO.Restarono soltanto gli artistidella copertura insieme aglispecialisti militari provenientida istituti militari segreti.Gli entusiasti dell’ufologiaandavano controllati, e dovevaesser loro permesso di lavoraresolo su progetti assegnati, e nondoveva essere consentita alcunafuga di notizie.Il programma GALAKTIKA,come un potente aspirapolvere,aspirò tonnellate diinformazioni, ma nulla trapelòmai.Né gli ufologi non militari, néquelli militari ricevettero maialcuna spiegazione coerente.Perfino quando un fenomenoinsolito avrebbe potuto esserespiegato come un lanciomissilistico, la risposta non eramai diretta, perché in queglianni tutto era coperto dasegreto militare.I demistificatori del SETKA-ANavevano ragione nel dichiarareche la maggior parte degliavvistamenti UFO potevanoessere facilmente spiegatidall’attività tecnologica umana,e che non più del 10% eranoautenticamente “nonidentificati”, ma avevanodecisamente torto nel dichiarareche tutti gli altri oggettiosservati (facenti parte di quel10%) non potevano ricondursiad oggetti concreti ma a qualchealtro fenomeno.Sbagliavano anche nel dire chesebbene non conosciamo cosaeffettivamente solchi il cielosopra le nostre teste, qualunquecosa sia non è certamente diorigine extraterrestre.

Inoltre questi demistificatorigettavano costantementediscredito su tutti gli ufologiamatoriali, vale a dire iricercatori “non ufficiali”,indipendenti che iniziarono adunirsi sotto l’egida di famoseriviste e società tecnico-scientifiche di quegli anni.Ma questi entusiastidell’ufologia non siscoraggiarono, e iniziarono adevitare l’Accademia delleScienze, preferendo avvicinaredirettamente i coordinatorimilitari del programmaGALAKTIKA-MO.L’iniziativa di creare laCommissione fu appoggiata dairicercatori militari, stanchi delleattività infruttuose deidemistificatori accademici.Ovviamente la Commissionedoveva includere anche quelliche avevano lavorato alMinistero della Difesa (Tenente-Generale G. S. Legasov eTenente-Generale V. P.Balashov).Ecco quindi come laCommissione nacque.E Pavel Popovich giocò un ruoloin tutto ciò, sebbene a causadella segretezza e del suogiuramento, non abbia mairivelato tutto ciò che sapeva.Per quanto riguarda “vereanomalie” fu Popovich a rivelareai giornalisti alcuni esempi.Il 29 maggio 1984, il giornaleTrud pubblicò un articolo di V.Vostrukhin dal titolo Chto zheeto bilo? Popovich aveva dettoall’autore di un caso avvenuto il27 marzo 1983 a Gorky(investigato dalla sezione diGorky della Commissione).Era un oggetto che transitònell’area dell’aeroporto dellacittà.I radar dell’aeroportosegnalarono l’oggetto ma nonriuscirono a identificarlo.L’altitudine dell’oggetto nonandava oltre un chilometro, e la

velocità era circa di 180-200km/h.Il testimone (il Controllore diVolo A. Shushkin) che avevaosservato l’oggetto disse cheaveva più o meno le dimensionidella fusoliera di un aereo IL-14.Ma non c’erano ali.Era un “sigaro”.Il colore era grigio chiaro,metallico, e si spostavalentamente nel cielo.Il fenomeno durò circa 40minuti.Alla distanza di 30 o 40chilometri in direzione nord-estdall’aeroporto i radar lo persero.Ma Shushkin in seguito corressePavel Popovich e disse chel’UFO in realtà apparve sullacittà il 28 marzo 1983, volandoad un’altitudine di 400-600metri, e scomparve 10 secondidopo essere stato avvistato.Un altro, per certi versi piùdrammatico, episodio avvennenel gennaio del 1978, e fusegnalato sul giornaleSotsialisticheskaya Industriya il 6 agosto 1984 (nell’articoloZagadki nebesnikh yavleniy diI. Mosin).Popovich aveva detto all’autoreche durante il volo dello YAK-40 sull’area tra i dueinsediamenti Medveahye eNadim, l’equipaggio notòqualcosa di rotondo; un corpoestraneo molto luminoso che siavvicinava rapidamente, e pocodopo comparve proprio difronte all’aereo.Di minuto in minuto ledimensioni dell’oggettocrescevano.Quando l’impatto sembravaormai imminente, l’oggetto siimpennò verso l’alto proprio difronte al muso dell’aereo, noncausando alcun danno.

I files ufo del KGB

Il 24 ottobre 1991 una cartella didocumenti (soprannominata laCartella Blu) fu inviata all’ex-

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cosmonauta sovietico PavelPopovich, l’allora Presidentedella All-Union UfologicalAssociation in Russia.Popovich sollecitò il KGB adivulgare l’informazione.Fu il Secondo ComitatoDirettivo del KGB (Contro-intelligence), o piuttosto ilDecimo Dipartimento interno alComitato (Controllo delleattrezzature di difesa), aricevere informazioni sugli UFOda un certo numero di fonti,compresi gli informatori.Questi dati (124 pagine di testostampato) contenevano copie disegnalazioni UFO inviate alKGB.Una lettera diaccompagnamento fu scritta dalVice-direttore del Comitato perla Sicurezza di Stato dell’URSS,N. A. Sham.I dati consistevano insegnalazioni scritte a mano,testimonianze, e note degliinformatori del KGB, schizzi etestimonianze oculari di UFO.Questa collaborazione tra iricercatori UFO e il KGB nonaveva precedenti e rappresentòuna pietra miliare nella ricercaUFO dell’Unione Sovietica epossibilmente mondiale.La lettera di accompagnamento,allegata al pacco, recitava così:“Comitato della Sicurezza diStato URSS, 24.10.91, num. rif.1953/III, al compagnoPopovichCaro Pavel Romanovich:Il Comitato della Sicurezza diStato non è impegnato nellaraccolta ed analisi delleinformazioni sui fenomenianomaly (i cosiddetti OggettiVolanti Non Identificati).Nello stesso tempo leinformazioni sui casi diosservazione di tali fenomeniarrivano al KGB dell’URSS davarie organizzazioni e cittadini.Le inviamo una copia di questomaterial.

Vice-presidente del Comitato N.A. Sham. ”Anni dopo, in un’intervista,Sham dichiarò che il KGB nonera impegnato nella ricerca suifenomeni anomali (indicò ilprogramma SETKA come l’enteresponsabile di tali ricerche;“è solo che alcuneamministrazioni, alcunidipartimenti speciali, seavessero a che fare contestimoni oculari di ciò chestava succedendonell’atmosfera… acquisirebberospiegazioni e materiale per lopiù scritto a mano che venivaspedito lì, che descrivevano ciòche avevano visto (fenomeni-P.S.), cosa avevano provanodurante (avvistamenti-P.S.);descrivevano il contestodell’evento, e così via”.Per maggiori dettagli, si vedal’articolo di Philip Mantle “TheReal KGB UFO Files”.(http://www.ufodigest.com/news/0308/kgb.html).Il giornale Chetvertoyeizmereniye i NLO (volume 2,1998, Yaroslavl, Russia)pubblicò un interessantearticolo scritto da VladimirAjaja in risposta alle critichesecondo cui egli avrebbe tenutosegreti i dati sugli UFO alpubblico, tra le altre cose.Nell’articolo Ajaja riportò chenel 1993 (sic-P.S.) il KGB,basandosi su una richiesta diPavel Popovich, che era allora ilpresidente della UfologicalAssociation, inviòall’organizzazione guidata daAjaja circa 1300 documenticollegati agli UFO.Tra di essi le segnalazioni diagenzie ufficiali, comandanti diunità militari, ed informazionispedite da singoli privati.(Che Ajaja stesse descrivendo lostesso insieme di documenti di124 pagine di informazioniinviate a Pavel Popovich dalKGB nel 1991?

Molto probabilmente!-P.S.).Secondo lui, il Lyubyanka (cioèil KGB) si stava liberando di“inutili rompicapo”, e gli ufologirussi stavano così ampliando iloro database di conoscenzesugli UFO. Popovich e l’ufo-crash di

Roswell Uno serio sforzo nello studiocooperativo del fenomeno UFOe della condivisione diinformazioni fu avviata nel1991.La Joint American-Soviet AerialAnomaly Federation (JASAAF)fu fondata in quell’anno, grazieagli sforzi del dott. RichardHaines.I co-firmatari del documento difondazione della federazioneincludevano il Mutual UFOnetwork, il centro J. AllenHynek per gli Studi sugli UFO, eil Fondo per la ricerca sugliUFO, in America.Nell’URSS i co-firmatari eranol’All-Union Inter-branchScientific and Coordinative UFOCenter (SOYUZUFOTSENTR), el’Istituto di Ricerca Scientificaper lo Studio dei FenomeniAnomali.I co-direttori erano VladimirAjaja a Mosca, e il dott.Vladimir Rubstov a Kharkov (oKharkiv, come è nota oggi) inUcraina.Haines, uno scienziato NASA inpensione, ha viaggiato diversevolte in Unione Sovietica.La Federazione doveva essereun ponte per i ricercatori seri dientrambe le nazioni.In realtà, la Federazionetradusse e pubblicò alcuni deilavori di Felix Zigel, e creò unimponente incartamentorelativo ai fenomeni UFO,comprendente frammenti diinformazioni e articolidall’URSS (alcuni di essitradotti).

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Nel 1992, su richiesta del dott.Haines, Pavel Popovich,all’epoca alla guida della All-Russian Ufological Association,contattò due Ministri russiriguardo ai documenti diRoswell.Il dott. Haines voleva scoprirese gli archivi sovieticicontenessero documenti relativiall’incidente di Roswell.Le risposte che Popovichricevette furono insolitamenterapide rispetto agli standarddella burocrazia sovietica.La sua lettera al Ministero dellaDifesa della Federazione Russaera datato 8 giugno 1993.La risposta del Ministero dellaDifesa era datata 17 settembre1993.Veniva detto che gli ufficialidell’Archivio Centrale delMinistero della Difesa avevanocondotto una ricerca delmateriale cui Popovich erainteressato.Non avevano trovato alcunmateriale su Roswell.La seconda risposta venne dalMinistero per la Sicurezza dellaFederazione russa, ed era datata14 settembre 1993.Non fu scoperto alcun materialedocumentario sul caso di “piattivolanti” precipitati nell’area diRoswell, USA, nell’anno 1947.L’intelligence sovietica erapiuttosto attiva negli Stati Unitinegli anni ’40, e l’Incidente diRoswell (qualunque cosa fosseprecipitata lì) avrebbe attirato laloro attenzione.In Mysterious Sky: Soviet UFOPhenomenon, abbiamo descrittoil presunto interesse di Stalinall’evento, e la pila di documentie libri che egli mostrò ai suoi piùvalidi scienziati delle cuiopinioni sul fenomeno UFOaveva bisogno.Ovviamente le risposte ricevuteda Popovich non significavanonulla.È possibile che il materiale suRoswell sia nascosto in archivi

più remoti; che ci sia untentativo congiunto dei governidella Russia e degli Stati Unitiper nascondere questidocumenti; o una spiegazionepiù banale: un avido ufficialerusso potrebbe semplicementeaver venduto i documenti neigiorni torbidi della Russia deiprimi anni ’90.Ma Popovich tentò di scoprirese i documenti fossero o nonegli archivi russi.

Rivelazioni Dopo ogni intervista PavelPopovich doveva firmare unospeciale documento in cuidichiarava che non avrebberivelato alcun segreto di Stato.Non disse mai tutto quello chesapeva, era pur sempre unmilitare, e ligio al suogiuramento.Nell’agosto del 2006, PavelPopovich rilasciò un’intervistaal Bul’var Gordona, una rivistaUcraina (volume 31[67]).Contrariamente a molti altricosmonauti, che evitavano larisposta, quando fu interrogatoa proposito dell’esistenza dialtre forme di vita intelligentenell’Universo oltre agli esseriumani, Popovich rispose,evidenziando che si trattavadella sua opinione personale.Anni prima, KonstantinTsiolkovsky dichiarò che nonsiamo soli nell’Universo.Inoltre, da dove venivano tutti ilitoglifi rappresentanti personein tute spaziali?Per coloro che non lo sapessero,Konstantin Tsiolkovsky fu un unvero visionario, filosofo epioniere dell’astronautica che fuaffascinato dagli avvistamentiUFO.Persona profondamentereligiosa (fatto messo a tacerenell’URSS), teorizzò moltiaspetti dei viaggi spaziali umanie della propulsione missilisticadecine di anni prima di

chiunque altro, e giocò un ruoloimportante nello sviluppo deiprogrammi spaziali sovietici erussi.In seguito il cosmonautaraccontò una leggendaall’intervistatore.Moltissimo tempo fa esisteva unpianeta gigante vicino allaTerra; era più grande diSaturno.Era abitato da una civiltà moltoavanzata.Alcuni autori di fantascienzachiamano questo pianetaFetonte, altri Moonah.I suoi abitanti sapevano usarel’energia termonucleare, eusavano la Terra come campo diprova.Purtroppo avvenne una tragediae un’esplosione distrusse quelpianeta.Le armi nucleari possedute dallegrandi potenze terrestripotrebbero distruggere il nostropianeta almeno duecento volte.Ciò è quanto sarebbe successoall’altro pianeta.Un frammento di Moonahcadde all’interno del campogravitazionale terrestre, ne fucatturato, e divenne la Luna.L’onda d’urto dell’esplosioneruotò l’asse terrestre di 90gradi, e ciò produsse la grandeInondazione (Diluvio).Ciò fu confermato durantel’esplorazione dell’Antartide, incui furono scoperti resti dialberi di palma, coccodrilli ecosì via.Lo stesso Moonah fu scagliatonello spazio esterno, ma inseguito decelerò e la civiltà su diesso non perì.Popovich ripetè che ciò cheraccontò era solo una leggenda,ma anche che diversi anniprima dell’intervista aveva lettodi calcoli scientifici relativi adun pianeta gigante all’orloestremo del Sistema solare, nonvisibile a causa della distanza.Se la leggenda era nata moltoprima di questa scoperta

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scientifica, potrebbe forse esserebasata su fatti concreti?Popovich rivela quindiinformazioni interessanti.Racconta che gli abitanti diFetonte o Moonahprobabilmente visitano la Terradi tanto in tanto.La loro base intermedia si trovanell’area di Saturno, ed hannotre basi sulla Terra.Una di esse è ubicata sulleAnde, un’altra nelle profonditàdell’Oceano Indiano, e la terzasull’Himalaya, e sarebbe lafamosa Shambala.La base delle Ande fuabbandonata perché la civiltàumana le si avvicinò troppo.Analizzando accuratamente idiari di bordo delle navi cheattraversano l’Oceano Indiano,si potrebbero trovare appunticome: “Un oggetto ardente èentrato in acqua”, “Un oggettoinfuocato è appena emersodall’acqua”… Sì, hanno una basesottomarina sul fondodell’Oceano Indiano.Come sappiamo, i seguaci diNicholas Roerich sono convintiche egli sia stato a Shambala,ma sebbene molta gente abbiacercato di scoprirla, nessuno c’èmai riuscito.Una spedizione sarebbe partita,e quindi tornata un mese doposul sito della partenza.Come per il caso spaziale, non siriscontrano anomalie da lì.Quando fu interrogatodall’intervistatore sul motivoper cui gli esseri intelligentidell’Universo, simili agli umani,non tentino di comunicare connoi, Popovich riferì la suaopinione, e cioè che non siamoancora pronti per il contatto.E “loro” hanno ragione. Ilcosmonauta dichiarò chesebbene abbiamoapparentemente trovato unlinguaggio comune con leformiche, ed addomesticato glianimali, non siamo stati ingrado di trovare un accord tra

noi stessi (come umanità-PM/PS).Quindi “loro” comunicherannocon noi quando saremo“maturi” a sufficienza per ilcontatto.Nell’intervista, Pavel Popovichricordò l’avvistamento UFO cheebbe nel 1978.Era a bordo di un aeroplano involo da Washington a Mosca.L’altitudine era di 10500 metri.Sedeva accanto al finestrino.Popovich ricordò che sebbenenon avesse nulla su cui fissarel’attenzione a parte nuvole eoceano, qualcosa lo costrinse acontinuare a guardare.Lo fece, e per poco non gliuscirono gli occhi dalle orbite: acirca un chilometro e mezzo dalsuo aereo e circa 10 gradi più inalto (come stimato da lui e daaltri), Popovich vide untriangolo isoscele bianco.Il cosmonauta gridò, urlòall’equipaggio.Il radar di bordo non registrònulla, come nulla fu registrato aterra.Ma anche l’equipaggio osservòl’oggetto, e stimarono che il suolato misurasse circa 100 metri.L’oggetto non ricordava alcunvelivolo noto; non esistevanovelivoli simili, aggiunsePopovich.Si spostava rapidamente; l’aereovolava alla velocità di circa 1000km/h, mentre l’oggetto era circauna volta e mezzo più rapido.Questo oggetto volante li superòfacilmente, e balzò in avanti, erimase nel loro campo visivo perun minuto.Nemmeno loro, professionisti,riuscirono a capire cosa fossequell’oggetto.Abbiamo studiato un certonumero di fonti perquest’avvistamento.Abbiamo determinato chePopovich era un membro delladelegazione dell’Accademiadelle Scienze URSS, di ritornoda Pittsburgh, dove avevano

partecipato alla conferenzainternazionale GagarinReadings.C’erano a bordo accademicisovietici che osservaronoanch’essi gli strani oggetti.In un’altra intervista (algiornale ucraino FAKTY, 2001),Popovich disse chel’avvistamento avvenne a metàdegli anni ’70, e che la velocitàdell’aereo eraapprossimativamente di 900km/h, mentre l’oggettoviaggiava a circa 100 km/h.L’oggetto scomparve dalla vistadopo aver superato l’aereo.Quando fu intervistato da Ultra,una rivista finlandese, nel 1993(volume 5), Popovich disse chel’UFO da lui avvistato eratrasparente, e che l’altitudineera di 12000 metri; l’anno era il1978.Comunque, ciò potrebbe esseredovuto a traduzioni inaccurate.Non potè dire se il suoavvistamento fosse in realtàun’arma segreta in fase di test,sebbene il 90% di questiavvistamenti di solito lo sia.Popovich non volle discuterne.Ripeteva che stava soltantoriportando la sua opinione.Ci sono molte domande a cui gliesseri umani non sanno darerisposte, e ci si può imbattere inmisteri nella vita di tutti igiorni.Fece un esempio: cosa genera ifulmini globulari?Sappiamo che si tratta di bolledi plasma, ma non sidecompone, in qualche modosta insieme, si mantiene intatta,e può avere le più svariatedimensioni, da pochi centimetria dozzine di metri.I fulmini globulari sicomportano molto stranamente:possono volare attraverso ilpannello superiore di unafinestra, spuntare dalle preseelettriche, volare per la stanza,quindi allontanarsi o esplodere.I colori sono i più vari, possono

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perfino essere completamenteneri.Nessuno conosce la loro natura,ma annualmente si generanocirca 11000 fulmini globulari.Ci sono così tanti fenomeni chenon siamo in grado di spiegare.Il livello della nostra scienzanon ha ancora raggiunto illivello (tale da poter spiegaretali fenomeni – PM/PS).Dovremmo quindi stupirci se gliextraterrestri ci evitano? Pavel Popovich diceva di noncredere in alcuno dei“contattisti” (gente che affermadi avere vissuto contatti conextraterrestri), nessuno di loro.Per la maggior parte dei casi,questa gente vuole soltantoavere un ruolo nella storia,esserne parte, stare in TV.Leggono libri, e iniziano aproferire palesi idiozie.Quando si cerca di deviare unpo’ dalle loro storiellepredefinite o contestarle,cominciano ad atteggiarsi,dicendo “Non voglio piùparlare con lei!” (Nell’intervistadel 2001 a FAKTY Popovichdisse che il 95% di tutto ciò cheè stato scritto sugli UFOandrebbe cestinato.Inoltre, aggiunse che durante ilsuo soggiorno a Star City, ungruppo di scienziati da NizhnyNovgorod andò a incontrare icosmonauti, e dichiararono cheesiste un altro Sistema Solare,identico al nostro, che ruotaesattamente ad un angolo di 90°rispetto al piano di rotazione delnostro). Nella stessa intervista a Bul’varGordona a Popovich fu chiestose lui, un pilota e cosmonautatotalmente formato in unasocietà atea (talvolta in modomilitante), credesse in Dio.

Rispose che in primo luogo, erastato battezzato. In secondoluogo, nel 1974, durante un volocon il cosmonauta Artyukhin,capì che c’è qualcuno che a suo

tempo creò le stelle al di fuoridel portello della sua navicella,la Luna, e gli altri pianeti.Quando si ammira unospettacolo simile, si capiscequanto ogni cosa sia infinita.Popovich ricordò un pensieroche gli passò per la mente inquel momento: “qualcuno l’hacreato, e qualcuno dirige tuttoquesto”.Chi ha creato le leggi dellameccanica celeste?Tutto ciò che noi facciamo èusarle, capirle, spiegarle.Ecco perchè pensò a Dio.Non importa come lo si chiami,esiste un Creatore di Tutto.

Conclusione

Il suo matrimonio con MarinaPopovich, una aviatricecoraggiosa e intelligente, pilotacollaudatrice, scrittrice,ricercatrice UFO e scienziatamilitare che sognava didiventare cosmonauta, avvennedopo 30 anni di vita insieme.Le loro figlie intrapresero lastrada dei servizi bancariinternazionali, e lui ha anche unnipote a Londra, dove una diloro vive. Popovich sposòsuccessivamente una donnaUcraina, Alevtina Fyodorovna, evisse felicemente con lei (perquanto dichiarasse che lanazionalità di lei non c’entrassenulla).Fiero del suo retaggio, divennepresidente della società Ucraina“Slavutich” a Mosca.Popovich visse i suoi ultimi anniin un insediamento vicino aOstankino (Mosca), ribattezzatoVillaggio della Stella (StarVillage), per via dei 36cosmonauti che ci vivevano.Aveva un hobby: la pesca.Sebbene avesse pescato un po’ovunque nella ex-UnioneSovietica, ricordavanostalgicamente le volte in cuipescava pesci persico nelleacque del Fiume Dnepr.

Popovich amava e promuovevala boxe; gli piaceva ancherilassarsi giocando a biliardo.Per molti anni, Popovich erastato a capo dell’ All-RussiaInstitute of Agricultural Aero-Photo-Geodesic Studies (chemonitora i suoli e l’ecologiarussi); e ivi rimase fino allamorte.Aveva un sogno che confidò adalcuni intervistatori: potervolare di nuovo su una navettaspaziale, per guardare la Terradall’alto.È una vista incredibile, dicevaPopovich.Di notte, aveva spesso sogniriguardanti lo spazio e gli eventiche visse lassù.Il nome di Pavel Popovich fudato anche ad una catenamontuosa in Antartide e ad unpianeta minore.

[email protected]@hotmail.com

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Urbis Historia pag.56

Il manoscritto Voynich:un libro misterioso

o una “beffa imperiale”?

Simonetta Santandrea Il manoscritto Voynich,conosciuto anche come il libropiù misterioso del mondo, è atutt'oggi l'unico libro scritto nelmedioevo che non sia statoancora decifrato. Contieneimmagini di piante mai viste edè scritto in un idioma che nonappartiene ad alcun sistemaalfabetico/linguisticoconosciuto.

Il manoscritto, scritto supergamena di vitellino, misuracirca 22x16 cm, spesso 4, per untotale di 102 fogli, quindi 204pagine; alcune delle qualiripiegate su di loro più volte.Dei 250.000 caratteri, le parolesono 4182, di queste 1284 siripetono, 308 appaiono ottovolte, 184 quindici e 23 circa

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cento volte. Inoltre, dalmanoscritto mancano 8 fogli.Corredano il testo una notevolequantità di illustrazioni a colori,ritraenti i soggetti più svariati:proprio i disegni lascianointravvedere la natura delmanoscritto, e sono stati diconseguenza punto diriferimento per la suddivisionedello stesso in diverse sezioni, aseconda del tema delleillustrazioni:

• Sezione I (fogli 1-66):chiamata botanica, contiene113 disegni di piantesconosciute.

• Sezione II (fogli 67-73):chiamata astronomica oastrologica, presenta 25diagrammi che sembranorichiamare delle stelle. Vi siriconoscono anche alcunisegni zodiacali. Anche inquesto caso risulta alquantoarduo stabilire di cosaeffettivamente tratti questasezione.

• Sezione III (fogli 75-86):chiamata biologica,nomenclatura dovutaesclusivamente alla presenzadi numerose figure femminilinude, sovente immerse finoal ginocchio in strane vascheintercomunicanti contenentiun liquido scuro.

Subito dopo questa sezione vi èun foglio ripiegato sei volte,raffigurante nove medaglionicon immagini di stelle o figurevagamente simili a cellule,raggiere di petali e fasci di tubi.

• Sezione IV (fogli 87-102):detta farmacologica, pervia delle immagini di ampollee fiale dalla forma analoga aquella dei contenitoripresenti nelle antichefarmacie. In questa sezione visono anche disegni di piccolepiante e radici,

presumibilmente erbemedicinali.

L'ultima sezione delManoscritto Voynich cominciadal foglio 103 e prosegue sinoalla fine. Non vi figura alcunaimmagine, fatte salve dellestelline a sinistra delle righe,ragion per cui si è portati acredere che si tratti di una sortadi indice.

http://it.wikipedia.org/wiki/Manoscritto_Voynich

http://www.noreligion.org/bookmark/incredibile/voynich/index.asp

Il manoscritto Voynich deve ilsuo nome a Wilfrid Voynich, unmercante di libri raristatunitense che lo acquistò dalcollegio gesuita di VillaMondragone , nei pressi diFrascati, nel 1912. I gesuitiavevano bisogno di fondi perrestaurare la villa e vendettero aVoynich trenta volumi, tra cuiquello misterioso.Il vero problema, oltre alladecifrazione del testo, è stato

quello della datazione; ildisegno del girasole, ipotizzatodal biologo O’Neil che collaboròcon Voynich e altri espertiimpegnati nello studio delmanoscritto , lo daterebbe adopo la scoperta dell'America.Successivamente, la sorpresa di trovare, all’interno di un doppiofondo nella copertina anteriore,una lettera indirizzata daJoannes Marcus Marci (rettoredell'Università di Praga emedico reale di Rodolfo II diBoemia, imperatore del SacroRomano Impero e grandecollezionista di testi esoterici emirabilia) ad AthanasiusKircher, retrodatò il reperto aprima del 19 agosto 1665.Questa lettera accompagnava ilmanoscritto spedito al Kircher,che viveva a Roma, per unadecifrazione. Nella lettera,recante l'intestazione "Praga, 19agosto 1665" (o 1666), Marciaffermava di aver ereditato ilmanoscritto medievale da unsuo amico (che in seguito lericerche riveleranno essere unnon meglio noto alchimista dinome Georg Baresch), e che ilsuo precedente proprietario,l'imperatore Rodolfo II, lo avevaacquistato per 600 ducati (unacifra molto elevata), credendoloopera di Ruggero Bacone,(confuso da alcuni con FrancisBacon). Molti hanno sostenutola tesi che il manoscritto fosseopera del doctor mirabilis delXIII secolo: ad esempioWilliam R. Newbold, docente difilosofia della University ofPennsylvania, uno dei primi adaver avuto la fortuna diesaminare il manoscritto, nel1921. Secondo Newbold, ognicarattere del codice conterrebbepiccoli tratti corrispondenti ad un antico tipo di stenografia chenasconderebbe la descrizionedel microscopio e di altrestraordinarie invenzioni fatte daBacone. Ma l’interpretazionenon ha retto a un più attento

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esame: i trattini di penna sisono rivelati, in realtà, semplicimacchioline di inchiostro.Il manoscritto restò nell’ufficiodi Kircher sino a quando unaéquipe di esperti “moderni” nonlo analizzarono e scoprirono congli ultravioletti una firmacancellata in seconda copertina:“Jacobi Tepenece”, di Praga. Daqui in poi, le peripezie di questaopera si alternarono. Alla mortedi Voynich, il testo passò allamoglie che lo lasciò in ereditàad una amica di famiglia che, asua volta, lo vendette all’asta. IlSig. Kraus, nuovo possessore delmanoscritto, cercò dirivenderlo, ma alla fine lo donòalla Rare Book and Manuscriptdella Yale University, dove aancora oggi è conservato. Alcuniscienziati ripresero lo studio.Nel tentativo di datare piùesattamente il testo, i botaniciindividuarono in altri disegnipiante ed ortaggi di origineamericana, ma storici dell’arteconstatarono che il copricapo diquello che sembrerebbe il segnozodiacale del sagittario è in stilefiorentino antecedente il 1400.

http://www.crystalinks.com/voynich.

html

Ad ogni modo, la SecondaGuerra Mondiale arrestò glistudi sul misterioso libro, ed èsolo attorno al 1980 che siriprese attivamente l'indagine.Lo studio più significativo in

materia resta ad oggi quellocompiuto nel 1976 da WilliamRalph Bennett, che ha applicatola casistica alle lettere ed alleparole del testo, mettendone inluce non solo la ripetitività, maanche la semplicità lessicale e labassissima entropia: illinguaggio del Voynich, indefinitiva, non solo siavvalerebbe di un vocabolariolimitato, ma anche di unabasilarità linguisticariscontrabile, tra le linguemoderne, solo nell'hawaiano. Ilfatto che le medesime "sillabe",e perfino intere parole, venganoripetute con una frequenza taleda rasentare il beffardo, èattinente più ad una concezioneinconsciamente accomodante,che non volutamente criptica.L'alfabeto che viene usato, oltrea non essere stato ancoradecifrato, è unico. Sono peròstate riconosciute 19-28probabili lettere, che non hannonessun legame con gli alfabetiattualmente conosciuti. Sisospetta inoltre che siano statiusati due alfabeticomplementari ma non uguali, eche il manoscritto sia statoredatto da più persone.Imprescindibile quantosignificativa in tal senso è poil'assoluta mancanza di erroriortografici, cancellature oesitazioni, elementi costantiinvece in qualunque altromanoscritto.In alcuni passi ci sono delleparole ripetute anche 4 o piùvolte consecutivamente.Nel 1978 il filologo John Stojkosostenne che il testo era scrittoin ucraino, senza le vocali:un’ipotesi anche questa nonconvincente. Nel 1987 il medicoLeo Levitov sostenne invece cheera un testo religioso dei Catari,scritto in una specie di“gramelot”, un insieme ditermini di lingue diverse.Questo documento sarebbedunque l’unica copia di ciò che

rimane della loro lingua e deiloro segreti, intrecciati a doppiofilo con il volto di MariaMaddalena e del suo sanguereale.C’è poi chi lo ritiene opera di Leonardo da Vinci, chi èpronto a giurare che sia laversione più segreta dellaleggendaria “Clavicola diSalomone”, il testo magico pereccellenza ( la sua popolarità èdovuta anche al fatto che esso èun vero e proprio manualepratico di magia cheaccompagna passo per passol'aspirante mago: descriverecome preparare se stesso e glistrumenti per le operazioni dimagia, quali formule impiegare,di quali simboli e sigilli munirsiper difesa, come conversare congli spirti evocati, ed infine cosachiedere), e naturalmente c’èanche chi sostiene che sia operadi una civiltà extraterrestre.Ancora, si è recentementescoperto che la grafia in alcunepagine è di un’altra mano, comese gli autori fossero stati due e sialternassero nello scrivere.Il codice ritorna d’attualità nel2004 per il tentativo diinterpretazione da parte di uninformatico inglese, GordonRugg, della Keele University. Sitratterrebbe soltanto di unaburla, sostiene Rugg, o megliodi una truffa operata ai danni diRodolfo II.Molti studiosi sono sempre staticontrari a questa ipotesi –osserva Rugg – : “il“Voynichese” sarebbe troppocomplesso per essere undocumento privo di significato.Come avrebbe potuto untruffatore medioevale produrre230 pagine di testo con unastruttura così perfetta? Neanchelavorando per parecchi anni auna nuova grammatica siarriverebbe a un testo cosìconvincente come il manoscrittodi Voynich. Ma io ho scopertoche questo è possibile usando

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uno strumento molto semplice,la Griglia di Cardano, inventatadal grande algebrista italianoGirolamo Cardano e ben notanel XVI secolo”. Si tratta di unfoglio di cartone nel qualevengono praticati a caso buchirettangolari. Il messaggio scrittoin questi buchi su una paginasottostante, riempita poi conaltre parole e frasi fuorvianti,ma di senso compiuto, potràessere letta solo da chi possiedeuna griglia identica a quella delmittente. Il testo che si puòprodurre grazie a questa grigliaassomiglia molto al“Voynichese”, ma è soltanto uninsieme di parole privo disignificato, senza alcunmessaggio nascosto. Rugg haricondotto il metodo dicreazione ad una griglia di36x40 caselle, a cui vienesovrapposta una maschera con3 fori, che compongono i treelementi della parola (prefisso,centrale e suffisso). Lo studioso,inoltre, ha ottenuto alcune"regole base" del Voynichese,riconducibili a caratteristichedella tabella usata dall'autore:ad esempio la tabella originaleaveva probabilmente le sillabesul lato destro più lunghe, cosache si riflette nella maggioredimensione dei prefissi rispettoalle altre sillabe.Chi era Girolamo Cardano?Matematico e medico delCinquecento, era anche mago epericoloso truffatore. Cardano èl’autore di un codice segretomolto semplice, ma efficace. E’sufficiente un foglio di cartonenel quale si devono praticarealcuni buchi rettangolari inordine sparso. Questo foglioviene poi usato come griglia,sovrapposto al foglio sul qualedeve comparire il messaggiocifrato. Il mittente inserisce lelettere o le sillabe delmessaggio nei buchi preparatiin precedenza e riempie poi ilfoglio sottostante con altre

lettere e parole in modo da dareun senso compiuto, mafuorviante alla pagina. Chiriceve il messaggio, per poterloleggere, dovrà collocare sulfoglio una griglia uguale a quellausata dal mittente.Una curiosità: la stessa griglia,nella forma più semplice, conbuchi che evidenziano unalettera o una parola sì e una no,battezzata “codice Bibbia”, èstata usata per rivelare ipotetici“messaggi nascosti” nellaBibbia.Una griglia a tre buchi, spostatain modo opportuno su unatabella contenente prefissi,sillabe centrali e suffissi,ripetuti su diverse colonnepotrebbero creare una pagina diVoynichese. Questa almeno è latesi di Rugg, ma per averne laprova è necessario produrre unagrande quantità di testo,usando griglie e tabelle diverse.A questo scopo sta elaborandoun software adatto allo scopo.Per la sua ricerca Rugg ha usatoEVA, l’Alfabeto EuropeoVoynich, uno dei modelli ditraduzione dei caratteri delVoynichese nelle lettere delnostro alfabeto.La struttura del Voynicheserisulta completamente diversada quella di qualsiasi altrolinguaggio conosciuto, purpresentandosi con unacomplessità linguisticastraordinariamente precisa. E’proprio questa differenza dagli altri linguaggi cheavvalorerebbe l’ipotesi dellatruffa e che ha convinto Rugg aproseguire nella sua indagine.

Ma chi avrebbe messo in piediuna truffa di tale portata, aidanni dell’imperatore RodolfoII?

Protagonisti del raggirosarebbero due inglesi, EdwardKelley, medium e avventuriero,e il suo amico, il celebre

matematico e filosofo, con unaaccentuata inclinazione per ilparanormale, John Dee. I dueviaggiarono insieme per anni,presentandosi a tutte le cortieuropee come messaggeri dellesfere celesti, in grado di riceveremessaggi direttamente dagliangeli, ed erano a Praga allacorte di Rodolfo II proprio nelperiodo in cui l’imperatoreacquistò il misteriosomanoscritto. La “Griglia diCardano” utilizzabile percostruire il codice era, secondoRugg, uno strumentosicuramente noto a unmatematico del valore di JohnDee, e Kelley può averloconvinto a collaborarenell’organizzazione della truffa.

http://it.wikipedia.org/wiki/Edward_Kelley

http://it.wikipedia.org/wiki/John_Dee

Edward Kelley

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Edward Kelley, medium etruffatore di professione, sivantava di aver scoperto lapietra filosofale e di essere incomunicazione diretta con gliangeli, che evocava attraverso laclassica boccia di cristallo. Nel1582 conobbe il matematicoJohn Dee, che aveva semprecoltivato le arti magiche tantoda essere considerato il MagoMerlino dell’Inghilterraelisabettiana. Dee è l’inventoredell’enochiano, il linguaggiodegli angeli e si era convinto cheproprio Kelley, con i suoi poteridi medium, gli consentissequesto contatto soprannaturale.Apparentemente Kelley era alservizio di Dee, ma in realtà eraKelley a dominare l’amico,attraverso gli ordini che egliaffermava di ricevere dagliangeli. Per parecchi anni i duevissero insieme, viaggiando peri paesi dell’Europa Centrale etenendo ovunque conferenzesulla realtà del paranormale.Grazie all’autorità di Dee,considerato giustamente unodei più grandi matematicidell’epoca, i due poteronoavvicinare molte famiglie realieuropee in particolare, a Praga,l’Imperatore Rodolfo II,riuscendo forse a realizzare laloro grande truffa con il falsomanoscritto. Nel 1588 Dee,interruppe i suoi rapporti conKelley e ritornò in Inghilterra,abbandonando l’amico cheaveva deciso di dedicarsicompletamente all’alchimia. Nel1590 Kelley, grazie ai favoridell’imperatore e di un ricco

conte boemo, aveva raggiuntouna certa agiatezza ed era statonominato “Barone del Regno”.Ad un certo punto però RodolfoII ebbe il sospetto che Kelleyvolesse nascondergli le suescoperte e nel 1591 lo fecerichiudere in prigione.Spaventato, Kelley promise dicollaborare e di essere pronto asvelare i suoi segreti alchemiciper la trasformazione dellepietre in oro. Naturalmente isuoi esperimenti fallirono e cosìvenne nuovamente rinchiuso inprigione. Secondo la tradizioneKelley sarebbe morto duranteun tentativo di fuga, attuato nelmodo più classico: legando fraloro le lenzuola del suo letto. Mala sua corda era troppo corta ecadendo si procurò diverseferite dalle quali non riuscì più aguarire. Secondo un’altraversione avrebbe invece toccatoterra illeso, e sarebbe fuggitofacendo perdere per sempre lesue tracce.

Tornando a Gordon Rugg e aisuoi studi di crittografia, eglionestamente afferma che nelmanoscritto non sarebbe perònascosto alcun messaggioparticolare, sarebbero tutteparole senza senso. Questamancanza di significato nonprova sicuramente che ilmanoscritto sia una truffa, maprova semplicemente cheun’unica persona in due o tremesi di lavoro potrebbeprodurre un documento simile.Rugg afferma di essere in gradodi dimostrare la sua ipotesi,

plausibile ma contestata daglialtri esperti che si sonooccupati del manoscritto, senzaperò riuscire del tutto aconvincere esperti e profanidella reale natura dell’unicolibro esistente che nessuno saleggere.Il 19 Aprile 2007 è comparsauna notizia su Le Scienzesecondo la quale il manoscrittoVoynich, altro non sarebbe chelo strumento di una truffa aidanni di Rodolfo II, al qualesarebbe stato venduto per unacifra esorbitante.A giungere a questa conclusioneè stato Andreas Schinner, fisicoe informatico dell’UniversitàJohannes Kepler di Linz, in unarticolo sull’ultimo numerodella rivista di studi crittograficiCryptologia. Schinner avrebbeutilizzato sofisticate tecnichestatistiche per analizzare ilmanoscritto, grazie alle quali hapotuto riscontrare che essopresenta tutte le caratteristicheche avrebbe un testo privo disignificato una volta che venissecriptato con un sistema analogoa quello che veniva utilizzatoalla corte di Elisabetta I perinviare messaggi segreti.

Il manoscritto Voynich, il libropiù misterioso del mondo: untrattato di alchimia in codice, ildelirio di un pazzo, una scritturaperduta o una beffa d’artista?

[email protected]

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Librarsi pag.61

Il libro “muto”

Questa sezione di Librarsi si occupa qui di letture d’approfondimento sulmanoscritto Voynich, libri in italiano e di recente pubblicazione. Va detto,

per onestà di cronaca, che nessuna di queste letture porta veritàstrabilianti né scoperte mirabolanti: sono tutti saggi che fanno il puntodella situazione da un punto di vista storico, delle ipotesi, dei lavori perdecriptare questo strano, particolare, affascinate libro che sembra volertenere per sé il suo segreto (sempre che ne abbia uno da custodire…)

Simonetta Santandrea

Simonetta SantandreaL' enigma del manoscritto

VoynichIl più grande mistero di

tutti i tempi(Marcelo Dos Santos)

176 pagine - 70 illustrazioni -36 foto a colori f.t.

Edizioni Mediterranee, 2009

Come la storia dell’uomo anchela storia della letteratura ècostellata di misteri, di enigmiche da sempre appassionanoesperti e curiosi:dall’interpretazione edecifrazione dei linguaggiantichi, fino ai misteri dei libriscomparsi, passando per lemigliaia di falsi e apocrifi chehanno sempre costellato lastoria della cultura.Uno di questi misteri, per alcuniil più grande e inspiegabile è ilmanoscritto di Voynich, sulcui conto le storie simoltiplicano e si intrecciano,così come le interpretazioni.Se per qualcuno questo stranomanoscritto, compilato in unalingua sconosciuta e maidecifrata, costellato diillustrazioni di piante e dianimali sconosciuti, risalentepiù o meno al 1500, è daconsiderarsi un cimelio alieno,per altri sarebbe un trattato dierboristeria o un libro cifrato

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legato a qualche setta omassoneria, per altri ancorasarebbe semplicemente unabeffa.Uno scherzo talmente bencongegnato e studiato daresistere ai secoli, la cui storia civiene raccontata in modoavvincente dall’argentinoMarcelo Dos Santos inquesto suo libro dal titolo“L’enigma del manoscritto diVoynich” edito da EdizioniMediterranee.

ΨL’enigma dei codici cifrati

Dai misteriosi simbolidell'antico Egitto ai cifrarinazisti, alle crittografie

della CIA(Richard Belfield)

Pagine 263Newton Compton editore

Anno 2009

Fin dalla notte dei tempi, gliuomini hanno architettato glistratagemmi più intricati pur dinascondere comunicazioni topsecret.Sforzi altrettanto grandi,naturalmente, sono stati

dedicati alla possibilità diintercettare e riconoscere imessaggi segreti: un tipo dicompetenza che si rivelaessenziale in guerra, negli affarie... tra amanti.Con una prosa scorrevole eilluminante Richard Belfieldpassa in rassegna la storia dellacrittografia mondialeanalizzando i più celebrimessaggi in codice, alcunidecifrati, molti altri rimastiancora irrisolti.Dai dispacci degli antichi cinesisu frammenti di seta, alladecrittazione dei messaggi deicospiratori contro Elisabetta I,fino alla macchina Enigma deinazisti e alla misteriosa sculturaKryptos della CIA, Belfieldracconta entusiasmanti storie dispionaggio e smaschera trucchimai divulgati, incoraggiandoogni lettore a mettere a punto ilproprio personale “codice DaVinci” e a cimentarsi nellasoluzione di misteriosi cifrariche ancora oggi rappresentanoun rompicapo anche per i piùabili crittoanalisti.

Alcuni dei temi affrontati:

Kryptos: i segreti della CIA

Storia e origine dei codicisegreti

La macchina Enigma: ilcodice dei nazisti e la secondaguerra mondiale

Il misterioso manoscrittoVoynich con cui si cimentanoda quasi un secolo i piùgrandi crittografi

Quali terribili segretinasconde l’iscrizione sulMonumento del Pastore aShugborough?

Il cifrario Beale: l’enigmaticaserie di 1283 numeri che

indica l’ubicazione di untesoro sepolto

Quale messaggio si celadietro il codice alfanumericodel cifrario Dorabella?

Zodiac: il serial killer chebeffeggiava polizia e giornalicon le sue lettere cifrate

ΨCodice Voynich(Claudio Foti)

Libro a copertina morbida143 pagine

www.lulu.com/content/2165578#reviewSection

Copyright ©2008 Claudio Foti

“Quello che vi apprestate aleggere è un libro che parla diun libro.Ma ciò che rende straordinarioil libro di cui si parla è chenessuno è in ancora in grado dileggerlo e di comprenderlo, masolo di guardarne la scrittura ele illustrazioni.Il manoscritto di Voynich (oVMS come sarà chiamato d'orain avanti per brevità) sembraindecifrabile.

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Da secoli porta in sé un misteroche nessuno è ancora riuscito asvelare.Probabilmente è stato redattoin epoca medievale, anche semolte sono le differenze con glialtri scritti di quel periodo, e inun luogo imprecisato.Negli ultimi novanta anni èstato sottoposto a molteplicitentativi di decrittazione, masenza risultato.Ha resistito alle analisi digrandi criptoanalisti, aitentativi effettuati dalla CIA edai servizi segreti di diversenazioni che, pur avvalendosidei potenti mezzi offerti daicomputers, non sono riuscitifinora a capire cosanascondano i suoi caratteri. Nelle pagine che seguonocercherò di far luce sulla suastoria, diradando le nebbie chel' avvolgono, se possibile.Lo seguirò nel suo itinerareattraverso le strade dell'Europaal seguito di vari personaggi,

poi nel suo traslocare dibiblioteca in biblioteca, fino adarrivare nelle mani di unantiquario, che l'ha fattoconoscere al mondo. Cercheròdi illuminare, riportandovecchie e nuove teorie, le datanti "sudate carte" del VMS,definito a ragione il libro piùmisterioso del mondo.Ma qui il mistero antico siintreccia con il moderno.Connettendosi ad internet sitrovano oltre duemila siti che,in una dozzina di linguediverse, trattano del VMS,cercando di carpirne il segreto.Decine di forum, migliaia diiscritti, innumerevoli interventiincentrati sull'enigma di questoaffascinante ed intrigantemanoscritto hanno dato vita evoce a un vero e propriopopolo, il Popolo di Voynich.Della famosissima VMS-listfanno parte centinaia di animeinformatiche che scrivono ed

interagiscono dalle parti piùdiverse del mondo.Persone di varia estrazione:professionisti e dilettanti,studiosi e scienziati, curiosi eappassionati.E sono entrato anch'io a farparte del popolo di Voynich.Il libro che avete tra le mani è ilprimo in Italia che offre lapossibilità di vedere, ingrandezza naturale, tutte lemisteriose pagine delmanoscritto che sono pervenutefino a noi.Una precisazione: non sono néuno storico né un criptologo,pertanto non troverete analisicrittografiche e grafologicheapprofondite, per quelle virimando ai libri tecnici delsettore, di cui purtropponessuno in italiano.”

Claudio Foti

www.claudiofoti.com/IT/Saggi_Voynich.php

NEL PROSSIMO NUMERO DITRACCE D’ETERNITA’IN DOWNLOAD A FINE GENNAIO 2010

Gianluca Rampini intervista

Semir Osmanagic

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Lo Spazio dell’OTTAVA pag.64

Il PopoloCeleste

Michele Proclamato Introduzione

Faccio sempre un po’ faticaa”partire” ma in questo caso hosuperato me stesso.Credo di averci pensato su permesi, non solo, ho persinoincominciato, sbagliando, ascrivere qualcosa per poi

ritenerlo inadatto, inutile,incompiuto.Fino a quando quasi mi sonosentito in colpa, direi in debito,con un “sito” per il quale mai inprecedenza avevo nutritoattenzione o curiosità.Ho quindi atteso il “momento”giusto con nervosismo, a volte

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con rabbia, come se il Tempo amia disposizione verso questamia “incompiuta” stesse peresaurirsi, fino a quando, menoatteso, è arrivato.Quindi finalmente, con calma,sicuro questa volta di esserenella giusta “dimensione”, masoprattutto in pace con mestesso, quel me stesso di cui “io”sono il peggior arbitro, hoacceso il mio vecchio PC ecominciato ciò che mesi fa avreidovuto fare senzatentennamenti sicuro di avere,almeno per questa volta, la“possibilità” di chiudere undebito, contratto con uno spaziotelematico e con un suo popoloche da molto ormai losostengono con affetto sincero.Si, devo pagare pegno allaStazione Celeste(www.stazioneceleste.it) e aisuoi affezionati lettori, un pegnodiventato debito conoscitivoche sarebbe più giustoaggettivare come “CELESTE”.Ho quindi sottratto IPOD allamia “grande” figlia , l’ho acceso,mi sono isolato fra i suoni della“sua” appena raggiuntamaturità per ricercare quellearmonie “sonore” utili adallineare il mio piccolo “dono”,un “dono” ricevuto alcuni annifa all’interno di una basilicacentenaria, ma sicuramentecaratterizzato da “gusti musicaliindubbiamente einaspettatamente “moderni”.Per cui, eccoci qua, mi presento:mi chiamo Michele Proclamatoe per alcuni mesi non ho fattoaltro che leggere e rileggere lepagine telematiche dedicatedalla Stazione celeste allericerche di David Wilcock.Letto, riletto, e poi letto e rilettofino a quando mi son reso contodi trovarmi di fronte alla piùbella ricerca, mai scritta,dedicata al SAPEREdell’OTTAVA, alle sueapplicazioni millenarie, masoprattutto di fronte alla più

bella “mano tesa” di tipoconoscitivo posta a disposizionedella SCIENZA UFFICIALE,finalizzata esclusivamenteall’ottenimento di un unicorisultato: “capire CHI, COME eCOSA abbia creatol’UNIVERSO, la MATERIA e lenostre LEGGI FISICHE, per ilbene di tutti e tutto.Io, rinato sul LABIRINTO delleTRE OTTAVE di Collemaggio,per la prima volta mi sonotrovato di fronte ad una summa,direi prettamente scientifica, ingrado di dare risposte alla vera“scienza” del passato, alla veraradice di quell’albero esotericomillenario, spesso, negli ultimianni, padre di gemmazioniconoscitive molto, troppodiscutibili.Finalmente grazie alla sapientemiscellanea di D.Wilcock potevoper la prima volta accedere aduna serie di informazioniinedite tutte dedicateall’OTTAVA, a me per primosconosciute, e vi possoassicurare che quando si parladel “sapere sonico” diFEDERICO II e di CELESTINOV, credo proprio di non esseresecondo a nessuno.Ma a parte le velleità personali,tipicamente umane direi, conimmenso piacere , ho potutoapprendere come “tutto” ilmondo del sapere, ufficiale o no,si stia occupando, con grandedeterminazione, di unaSCIENZA presente sulla TERRAda SEMPRE ma ancora oggiinutilmente definitaESOTERICA.La qual cosa mi ha dato nonpoco sollievo, vistal’inizialmente freddaaccoglienza bibliografica (IlSegreto delle TRE OTTAVE,L’OTTAVA la Scienza degli DEIe Il genio Sonico,Ed.Melchisedek) data a suotempo ai miei studi.Ma a parte i ringraziamenti egli elogi, il vero motivo di questa

“mia” è dato da una necessitànata impellente subito dopo laprima lettura dei suddettiscritti, una necessità diintegrare, direi quasi dirisolvere alcuni “PUNTINEVRALGICI” di una ricerca,credo impeccabile, ma che conalcuni miei “suggerimenti”potrebbe diventare senzapresunzione “UNICA”.A questo punto però dovròchiedervi, se non l’avete giàfatto, di documentarvi sui duee-books di Wilcock per poterdare a me la possibilità di esserecapito e a voi l’opportunità diaccedere ad una visione dellaSCIENZA dell’OTTAVA sepossibile più completa di quellaproposta dalla Stazione Celeste.Dato questo per assunto, credosia il momento di iniziare la miadisamina.

Il Tempo di Kozyrev,lo stesso della Lista

Partiamo dal primo capitolo di“The Divine Cosmos” tuttodedicato al grande N.A Kozyreve vorrei come riferimento unestratto del testo, il seguente:

“se Kozyrev avesse cambiato lasua terminologia, usando laparola “tempo”, anziché terminiscientifici più comuni come“etere” e “vacuum fisico”, alloramolte persone sarebbero statein grado di comprendere il suolavoro prima.Tale assunto verrà rimarcatoin quanto a detta dell’autore ilvero motivo “dell’intolleranza”agli studi del grande scienziatorusso fu dettata da un fattoreterminologico più che daicontenuti degli studi stessi.Inoltre lo stesso Kozyrev definì,in ultima analisi, il TEMPO un“MOVIMENTO a SPIRALE” e leStelle “macchine checonvertono il flusso del tempoin calore e luce”, facendointendere come sul TEMPO la

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nostra scienza, ancora oggi,sostanzialmente, nulla sappia.

Ebbene in quest’ambito vorreifar notare “all’autore” come equanto in questo caso si siasbagliato additando la“terminologia” del Kozyrevcome una delle responsabilidella scarsa importanza data dalmondo ufficiale alle suericerche.Forse infatti non sono molticoloro che sanno come migliaiadi anni fa qualcuno utilizzòproprio il TEMPO come“TERMINOLOGIA” perdescrivere molte dellecaratteristiche dell’Etere tra cuiproprio quella spiralica, con ununico risultato: quello, finora, dinon essere preso sul serio, adimostrazione di come non saràla terminologia ad aprire la viadell’Etere ma la predisposizioneumana ad aprirsi al “futurodimensionale”.Quindi spero che la StazioneCeleste sia anche in questo casoil giusto viatico per rivolgersi aquel mondo del sapere ufficialeche in questo momento, più che

mai, avrebbe bisogno di unamano dal…”Passato”.

Passiamo però ai fatti, quei fattida cui sono partiti i primi passidei miei studi, fatti costituiti daun ritrovamento archeologicoavvenuto presso Larsa,nell’attuale Iraq, ed oggiconservato ad Oxford.

Tale ritrovamentouniversalmente noto come“Prisma di Blundell”, dal nomedel suo scopritore, contiene duedelle TRE LISTE SUMERE deiRE più famose, oggicontraddistinte dalle sigleWB144 e WB62.Ad esse, per avere un quadroabbastanza completo delledinastie regali Sumere “pre” e“post” diluviane bisogneràaggiungere la terza listaattribuita all’ultimo degli storicimesopotamici: il Berosso.Ebbene, tutte le liste sopracitatesono contraddistinte da“un’anomala” descrizione deiperiodi regnanti, un’anomaliainaccettabile siadall’Archeologia ufficiale comedalla logica scientifica, la quale,chiaramente, mai ha potutovedere nei millenari periodiregnanti dei” RE” qualcosa dipiù di un semplice intercalaremitico, dalle prerogative quasifolcloristiche, aggiungereigiustamente, se si consideral’età media umana.Ma vediamo le TRE LISTE,sinteticamente descritte:

(WELD-BLUNDELL 144) (WELD-BLUNDELL 62) BEROSSORe Anni Re Anni Re Anni

1 Alulim 28.800 Alulim 67.200 Aloros 36.0002 Alagar 36.000 Alagar 72.000 Alaparos 10.8003 Enmenluanna 43.200 Kidunnushakinkin 72.000 Amelon 46.8004 Eumengalanna 28.800 ...? 21.600 Ammenon 43.2005 Divino Dumuzi 36.000 Divino Dumuzi 28.800 Megalaros 64.8006 Ensibzianna 28.000 Enmenluanna 21.600 Daonos 36.0007 Enmenduranna 21.000 Enzibzianna 36.000 Euedoraches 64.8008 Ubardudu 18.600 Eumenduranna 72.000 Amempsinos 360009 Arad-gin 28000 Opartes 2880010 Ziusudra 36000 Xisuthros 64800

Totale 241.200 Totale 456.000 Totale 432000

456.000 + 432.000 = 888.000

Un primo approccio credo lerenda doverosamenteinverosimili, ma, inquest’occasione, vorrei farvinotare un piccolo particolare,numericamente molto utile inseguito: se sommate la WB62alla lista del Berosso otterreteun totale pari a 888000 anni,una somma custode di unaTRINA estremamenteimportante.Ora giustamente porrò allavostra attenzione piùdiffusamente “tutta” latraduzione della WB144 chevorrei leggeste con molta, moltaattenzione:

“WB 144”

Dopo la discesa dellaregalità dai cieli,la regalità fu a Eridu,in Eridu Alulim divenne re,egli regnò per 28800 anni.Alalgar regnò per36000anni."Due" re;essi regnarono per 64800anni.Poi Eridu caddeE la regalità fu spostata aBad-TibiraDivenne re a Bad-TibiraEnmenluanna;egli regnò per 43200anni.Enmengalanna regnò per28800 anni.Dumuzi il pastore regnò per36000anni."Tre" re essi regnarono108000 anni.Bad -ti-bira cadde E la regalità fu spostata aLarak.A Larak, Ensibzianna regnò28800 anni."Un" re ……. Egli regnò per28800 anni.Larak caddeE la regalità fu spostata aSippar.A Sippar Enmedurannadivenne reE governò per 21000 anni.Poi Sippar cadde

E la regalità fu spostata aShuruppak.Ubaratutu divenne re,egligovernò per 18600 anni."Un" re …….. egli governòper 18600 anni..In "Cinque" città “Otto”re,essi regnarono per 241200anni.Poi il Diluvio “travolsetutto”.

Ora, dopo aver letto taleenorme compendiotemporale, vorrei porvi delledomande: ma siete sicuri chele “Liste” non siano altro cheun mero compendiotemporale privo disignificato? Siamo sicuri chenel lontanissimo passato dacui “arrivano”, nulla ci fossedi così scientificamenteavanzato da poter essereconservato, criptato etrasmesso a “NOI”,viaggiatori di un tempo, incui siamo assolutamenteconvinti di essere al TOP diqualsiasi capacitàtecnologica a noi preceduta?Ebbene signori, orapermettetemi di mettere avostra disposizione il miopiccolo “dono”, l’unicotalento vero, tra mille difetti,di cui dispongo, in grado dileggere le parole di un“passato” che nonostantetutto, ancora “canta” inmolti di noi.

La codifica del tempo

A questo punto vediamo lastruttura base della WB 144.Sostanzialmente essa diceche OTTO RE per OTTOarchi di tempo ben definiti,regnarono in 5 Cittàanch’esse ben precise.Ma vediamo come ciò èavvenuto poiché esiste intale contesto una sequenzaben precisa secondo laquale:

In ERIDU regnarono 2 RE.A BAD-TIBIRA regnarono 3RE.A LARAK regnò 1 REA SCHURRUPAK regnò 1REA SIPPAR regnò 1 RE, cosache non verrà sottolineatanel TESTO.

Quindi, a fronte di OTTOregni solo SETTE avrannodegna citazione, ma sevorrete trasformare TUTTOil sistema descrittivo in unimpianto “frazionario” ditipo “numerico” avremo,molto sinteticamente, iperiodi regnanti suddivisi inDUE\TERZI(2\3) eUn\Terzo (1\3).Vedremo in seguito quantotutto ciò sia importante.Nuovamente, senumericamente vorreteriassumere tutta la Listapartendo dalla” FINE” delladescrizione, avremo:

1RE1RE1RE2RE3RE5 CITTA’8 PERIODI TEMPORALI.

Potrete osservare unparticolare estremamenteimportante, cioè che tutta laLISTA WB144 è strutturataper rapportarsi secondo laSEQUENZA di FIBONACCI.Inoltre, se divideretematematicamente i periodiregnanti secondo il lororaggruppamento città percittà, vi accorgerete che glistessi si trovano in uno statodi quasi perfettoRAPPORTO AUREO.Sappiamo a questo puntoche OTTO RE, di cui soloSETTE degni di citazione,hanno regnato per millennirispettando la Sequenza diFibonacci e in pieno

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Rapporto Aureo, attraverso5 città ben precise.Perché 5 città, ve lo sietedomandato?Dovreste farlo, perché molticapitoli della ricerca diWilcock, soprattutto ne “il“Cambio d’Era”, verrannodedicati proprio a 5strutture, frutto geometricodelle vibrazioni ETERICHE.

Sì, cari signori, le 5 Cittàsaranno proprio i 5 Solidi difama platonica che inquesto contesto, per laprima volta, verrannoCREATI dal tempo, da unaFORMA di TEMPO a “noi”scientificamentesconosciuto.Ma non fermiamoci poiché,se volessimo visualizzare inuna “forma”, o meglio in un“processo naturale”, ciò cheabbiamo descritto, che cosapotremmo utilizzare secondovoi?Che cosa in natura simaterializza, secondoFibonacci, utilizzandoperfetti Rapporti Aurei,utilizzando una matricegeometrica compositacollegata ai 5 SolidiPlatonici? Signori, una cosa sola: UNASPIRALE.Sarebbe quindi superfluoricordarvi, a questo punto,come il grande Kozyrevdefiniva il TEMPO, poichégià millenni fa qualcuno“SAPEVA” essere unaperfetta” SPIRALE”.Una SPIRALE costituita daun SETTENARIO sìtemporale, ma dalle chiarecaratteristiche soniche, ingrado di evolversi in modoCimatico attraverso 5 figuregeometriche ben chiare.

Quindi da millenni esistesulla TERRA la descrizionedi un elemento, il TEMPOappunto, in grado diriassumere credo tutte, lovedremo in seguito, lecaratteristiche di unfantomatico quinto elementoda “sempre” definito comeETERE.Sarà quindi doverosoaddivenire ad un passaggiosecondo il quale l’ETERE èfatto di una forma diTEMPO sicuramente dotatodi una serie di caratteristicheindubbiamente innovativeper la nostra Scienza.Prima di occuparci però delcomputo totale posto allafine della descrizione dellaLISTA, vorrei nuovamenteripensaste ai capitoli 4 e 5della “NUOVA ERA”, dove,con dovizia di particolarimolto si è detto sulla Teoriadelle Stringhe, Mikio kaku,le TRINE NUMERICHE delpovero SrinivasaRamanuyan e le sueimportantissime EquazioniModulari, poiché grazie siaalla Lista che ad unfamosissimo reperto Egiziopotremo chiarire un altropunto nevralgico ma oscurodella ricerca di Wilcock.Chiuderò questo capitoloaggiungendo cheprobabilmente potremointendere la WB in questionecome la descrizione sìtemporale ma sicuramenteDIMENSIONALE di unATTO CREATIVO di tipoCIMATICO, in grado dipropagarsi secondo canoniSPIRALICI.Chiuderei dicendo cheKozyrev aveva pienamenteragione quando diceva che afronte di determinatiprocessi spiralici sullaTERRA, responsabili fra lealtre cose delposizionamento del cuore

per l’uomo o della crescitadel guscio di un Nautilus,doveva corrispondere unoSpazio –tempo in cui laspinta spiralica dovevaavvenire in modo OPPOSTO.La Lista descriveràesattamente questo luogo,per capirlo sarà sufficientericordare come i rapportinumerici nonché temporaliposti alla base dellasequenza di Fibonacciavranno seguito nondall’INIZIO della descrizionebensì dalla FINE, come hogià sottolineato, descrivendoun sostanziale ANTITEMPOSPIRALICO in grado dipalesarsi, come vedremo,nella “nostra dimensione”pur appartenendo a“dimensioni altre”.

Io non” Sentivo”

Concedetemi a questo puntodi riportare alcuneaffermazioni riguardantisempre il TEMPO, le quali,vedrete, saranno molto utilial proseguo.In questo caso vorrei“utilizzare” il grandeTodeschini, mai abbastanzaricordato, il quale parlavadel tempo in questi termini:

“L'unità temporale deveessere diversa da ZERO.Quindi al concetto di tempo,che scorre come l'acqua diun fiume, dovremosostituire il concetto di unanatura oscillatoria, ritmica,come un onda”.Ho voluto utilizzare le paroledi Todeschini per un motivomolto importante: egli,esattamente come la Fisicaappurerà attraverso gliesperimenti di Hal Puthof,immediatamente si reseconto di come il concetto diZERO a livello energeticopoteva non esistere.

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Vi dico questo perchévedremo utilizzare taleassunto nuovamente e senzaesitazione millenni fa,proprio nel caso dellaSOMMA della WB 144.Ma prima vorrei porre allavostra attenzione il computofinale motivo delcontendere, pari a 2412000anni.Se fosse vero ciò che hoappena sottolineato, gliZERO posti alla fine di talecomputo dovranno epotranno essere solo l’ecofinale di una formaenergetica come sopraaccennato di tipo temporale,potremo quindi farne ameno vista la loro inutilità.Dovremo quindi consideraresolo la parte numerica, laquale rivelerà subito dellecaratteristiche uniche giàtoccate.Il 2412 sappiamo infattiessere frutto di tutta unaserie di caratteristichetemporali, non ultime quelleplatoniche, esso quindirappresenterà il computofinale di un sistemaenergetico di tipogeometrico, ma ad unattento esame nasconderà,se suddiviso numericamentein coppie, altre prerogative.Esso infatti rappresenterà i2\3 e 1\3 di un ulterioresomma pari a 36 unità.Ora, considerando l’aspettoplatonico, potremo dire chel’evoluzione energetica ditale computo, pur passandoattraverso ulteriori dueSTEP geometrici, pari a 12 e24 unità, si consolideràfinalmente attraverso laforma principe di tutte leforme geometrica e cioè laSFERA di 36, o sarebbemeglio dire 360, unità, vistal’opportunità o meno diutilizzare gli ZERO.Sostanzialmente vi sto

dicendo che l’energia,sicuramente intelligente,posta alla base di taleevoluzione geometrica, avràcome finalità ultima quelladi creare tutto ciò che èSFERICO, così come, alcontrario, tutto ciò chevedremo di sferico nellanostra realtà conterrà dentrodi sé tutte le prerogativeplatonico energetiche tantodiffusamente trattate dallaricerca di Wilcok.Penso che a questo puntocomincerete a renderviconto dell’enormità dellacosa da me a voi sottoposta,poiché, come diceva ilgrande TESLA “il conoscerecome numericamente erapossibile codificare l’ETEREvoleva anche dire arrivareal suo pieno ed effettivoutilizzo”.Ma non è per ora di questociò di cui vorrei occuparmiquanto di quelle famoseTRINE numeriche alla basedelle MODULARIEQUAZIONI del grande esfortunato indiano TAMIL, aloro volta a detta delle stessaScienza ufficiale, BASE dellaTEORIA delle STRINGHE.Prima però, per meglioricordare, vorrei riproporvialcuni estratti di la “NuovaEra” cap. 4\5:

“Le equazioni cui giunseRamanujan sono ancoraconsiderate le parti piùimportanti nella creazionedel modello delle dimensionisuperiori, incluso il numerodi dimensioni che devonoesistere”

“Nel lavoro di Ramanujan[cioè le funzioni modulari],appare ripetutamente ilnumero 24 (8 x 3).Questo è un esempio di quelliche i matematici chiamanonumeri magici, che appaiono

in continuazione quandomeno ce li aspettiamo, perragioni che nessunocomprende.Miracolosamente, lafunzione di Ramanujanappare anche nella teoriadelle stringhe…”

“Nella teoria delle stringhe,ognuna delle 24 modalitàdella funzione di Ramanujancorrisponde a unavibrazione fisica dellastringa…”

“Quando la funzione diRamanujan vienegeneralizzata, il numero 24viene sostituito dal numero8” “È come se ci fosse unqualche tipo di profondanumerologia che simanifesta in queste funzioniche nessuno comprende…”

Credo si evinca da tutto ciòcome la TEORIA delleStringhe esista grazie apochissimi riferimentinumerici condensati in

8, TRE VOLTE OTTO (888) e24.

Inoltre, è palese constatarecome la SCIENZA ufficialenon si renda conto del fattoche i NUMERI non sianoaltro che un modo di parlareattraverso l’ETERE o ilTEMPO o, se volete, DIO.Comunque vorrei che per unattimo riandaste alla famosasomma delle LISTE WP 62 eBerosso.Penso ricordiate il lorocomputo totale.Adesso siete pronti perpoterlo osservare con altriocchi, di scioglierlodall’inutile catena fatta diZERO e di soppesarlotenendo presente i dubbi

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conoscitivi esposti da MikioKaku.Capirete che quella TRINA,che io conosco molto, moltobene, non sarà proprio unmistero quanto la naturaleevoluzione numericotemporale dell’ETERE.Sì signori, la scienzaufficiale basa il massimodelle sue teorie, alla basese volgiamo della stessaCREAZIONE, udite,udite, sul TEMPO, osarebbe meglio direancora l’ETERE.E non è tutto ciò abbastanzaparadossale se non comicovisto il suo paleseatteggiamento di totalechiusura nei confronti diquesto famoso QUINTOELEMENTO?Vorrei comunque spiegaremeglio tale passaggioattraverso proprio la miapiccola “esperienza”.

La Scienza, come Kaku oWilcok non sanno che da piùdi 700 anni esiste unameravigliosa TRINA di OTTOin pietra inserita nel cuore diuna delle Basiliche piùimportanti del mondo, quelladi Collemaggio, le qualimolto diligentemente, conme e spero con tutti coloroche lo vorranno, hanno“PARLATO” e mi hannoinsegnato a “sentire”, a“capire, forse”, e soprattutto“intuire”, sempre moltomodestamente, come DIOCREA.E sarebbe bellissimo se talemodo di apprendere fosseufficialmente contemplato

poiché in tale contestocognitivo si aggirò lo stessoRamanuyan quando parlavadei suoi aiutini onirici indottidalla DEA Namagiri, unadelle fortunate mogli del dioSHIVA.Però, così come la Scienza okaku o Wilcok non sa diCollemaggio e dei suoi TREOTTO, non conosce unatessera di questo puzzleconoscitivo di tipo Eterico, ingrado di spiegare concompletezza che cosa siano leOTTO DIMENSIONI diSrinivasa, i TRE VOLTEOTTO o la loro somma il 24.Per questo dovremo andarein Egitto in uno dei templipiù antichi e misteriosi ditutto l’Egitto, quello diDendera, per osservarel’omonimo zodiaco.

Uno zodiaco eterico

Vi ho condotto in Egitto peralzare ipoteticamente i vostriocchi verso la copia(l’originale è stato a suotempo trafugato ed oggi è alLouvre) di ciò cheuniversalmente è consideratolo zodiaco più importante delmondo.Per l’occasione offrirò a voil’immagine di una copiaeseguita da Gerolamo Segato,utile, nonostante alcunepiccole modifiche rispettoall’originale, a osservare ecapire, con molta piùchiarezza cosa sapessero gliiniziati egizi di ETERE.Qui capiremo meglio sia ilcomputo numerico delleLISTE, come il senso delsignificato delle trine delRamanuyan, nella speranzache anche la scienza ufficialeun giorno si sieda, cometante volte ho fatto io, suquelle odiate panche delLabirinto di Collemaggio perringraziare il VERO DONO di

CELESTINO V: le TREOTTAVE.

Ma veniamo a noi, sappiamosu quel 2412 moltiparticolari, ora vi richiedocosa saremmo stati capaci difare “noi” oggi con il nostrosapere attraverso un similecomputo.Probabilmente nulla.Osservate quindi gli egizicome interfacciarono la WB144 con una loro visionecosmologica riassunta dallozodiaco in questione.Essi più di 2000 anni faUTILIZZARONO la SOMMAeterica Sumera e gli diederovita antropomorfizzandola.Il risultato di tale “magia” èravvisabile partendodall’esterno dello zodiaco diDendera, da quei 12ENORMI ESSERI chesostengono una visionecosmologica costretta in unaSFERA. Ma vediamo, appunto, lecaratteristiche salienti degliESSERI in questionerapportandoli al computomesopotamico.Essi saranno, come sopra, 12,ai quali corrisponderannologicamente 24 Braccia.Semplicemente il 2412Mesopotamico in Egittodiventa un1224 attraverso,RIPETO, 12 esseri e le loro 24BRACCIA.I quali verrannoFRAZIONATI molto

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diligentemente in 1\3femminili e 2\3 maschili (iNeter).Avremo quindi 4 donne e 8uomini a coppie a significareun ulteriore sviluppodell’ETERE-TEMPORALEsumero.

Quindi nuovamente lasuddivisione frazionaria dellaLista apparirà nello Zodiacosvelando questa volta qualcosadi eccezionale e cioè chel’ENERGIA ETERICA èsuddivisa secondo un preciso eimprescindibile frazionamentoin energia FEMMINILE eMASCHILE.Di conseguenza avremo, inambito platonico, geometriefemminili e maschiliintrinsecamente unite, comeWilcok ha fatto notare,attraverso un chiaro effettoSPIRALICO.Ciò nondimeno dovrò farvinotare come sostanzialmente ilsistema numericomesopotamico venga sìutilizzato dagli egizi, ma inmodo inoppugnabile, alCONTRARIO.Questa inversione numerico-antropomorfica giustificheràin pieno l’assunto giàdiffusamente trattato, secondoil quale, come Kozyrevaffermava, doveva esistere unospazio-tempo nel qualel’energia Spiralica dovevascorrere al contrario rispettoalle sue manifestazioniterresti.In questo contesto egizio citroviamo esattamente nelmomento in cui una serie diOTTO DIMENSIONI, comeRamanuyan giustamenteaffermava, si unisconospiralicamente per rapportarsicon una NONADIMENSIONE, la nostra, inmodo perfettamente speculare,invertendo semplicemente lasua polarità direzionale.

Qui converrete con me comeuna visione Toroidalediffusamente trattata in THEDIVINE COSMOS , cominci apalesarsi.Tuttavia, dovrò orasoffermarmi su un aspettoFONDAMENTALE del sapereeterico egizio.Essi infatti migliaia di anni fafurono capaci di “spiegare” checosa erano le TRINEnumeriche impossibili delmondo delle STRINGHE,attraverso 24 PODEROSE masemplici BRACCIA.Le 24 VIBRAZIONIBOSONICHE di unaSTRINGA, i TRE OTTO diRamanuyan, il 24 di KAKU, lemie TRE OTTAVE (888), sonolì, davanti ai vostri occhi.State guardando unENERGIA, perfettamentesuddivisibile, caratterizzataprobabilmente da miliardi digradi kelvin, per oraprobabilmente impossibile dasimulare dalla nostratecnologia, chegeometricamente strutturata èpronta per diventare che cosa?Il che cosa lo vedremo piùavanti.Intanto, nuovamente e questavolta con più precisione,possiamo notare come equanto la SCIENZA UFFICILEsenza rendersene conto, stiaraccogliendo una seminaappartenente ad un mondoingiustamente definitoESOTERICO.Questo non è esoterismo, mascienza, pura scienza, tutta dadecifrare forse, ma in grado didare risposte molto piùsemplici e dirette delle“nostre”.Inoltre, dovrete convenirecome un Settenario temporalenato in dimensioni altre,approdi secondo un “sistemadodecafonico”(12 esseri) aiconfini della nostra realtàdettando un ulteriore capacità

dell’Etere, quella SONICA ame tanto cara.Potremmo quindi affermareche una STRINGA BOSONICAnon è altro che un sunto di unamelodia temporale nata da un‘OTTAVA.Giusto, oltre a ciò , sarà farnotare come le DIMENSIONItutte, non saranno 10, 11 o 26come asserisce la Teoria delleStringhe bensì NOVE comesopra ho accennato.Avremo quindi che il sistemacreativo dell’OTTAVA siconcretizzerà attraverso NOVEDIMENSIONI, STOP.Pur ipotizzando dellesottodimensioni, porremo cosìfine a questa assurda rincorsa“UFFICIALE” al numerosempre cangiante didimensioni.

Dall’eterealla materia

Pertanto, ritornando alle 24BRACCIA, esse cosa stannoper diventare?Cerchiamo prima di intuirloanche se gli egizi lo hanno giàinciso a DENDERA.Sappiamo che gli ESSERI sonoenergia temporale nonchéEterica, sappiamo che taleenergia è intelligente tanto daantropomorfizzarsi, facendointendere come essa celidentro di sé il segreto delDNA.Conosciamo il suo modo dipalesarsi attraverso un sistemaspiralico creato dal movimentocongiunto di un sistemageometrico platonico di tipomaschile e femminile, sicomporta in modo Sonico, simoltiplica olograficamente inmodo binario (12-24-36),quindi a questo punto se essocontiene dentro di sé unachiara volontà intelligente di“DIVENIRE” apparirà ai nostriocchi sotto forma finalmente

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di MATERIA: e a DENDERAlo fa.Dovete sapere che quegliESSERI, non solo sostengonoma CREANO una realtàCeleste, posta all’interno delloZodiaco, strutturatasi secondo72 corpi celesti a loro voltasuddivisi secondo 5 CIELI.Avremo indi un ulteriorepassaggio che vedrà sommatinumericamente gli ESSERI in36 unità (la sfera) da cui tuttonascerà in modo binario eSferico nella nostra REALTA’.Ora vi vorrei chiedere: perchéla scienza VEDE, con la suatecnica, le stelle, lecostellazioni e i pianeti postiall’interno dello Zodiaco diDENDERA , ma non VEDE gliESSERI che la circondano?Per un solo ed unico motivo,perché si intestardisce anegare l’ETERE nonconcedendosi la possibilità dicodificare la nascita dellamateria dall’energia platonica.Siamo quindi nella nostra direaltà dimensionale ed il tutto,partito in Mesopotamia, oraapproda in una visione celestein cui il numero 72 saràprincipe.

Chi legge saprà come e quantosi è scritto su tale numero e suisuoi multipli, ebbene ora sache esso è la matrice numericadella codifica dell’ETERE.Dovrei dilungarmi sullaPrecessione ma non saràquesto il contesto.Piuttosto vi domando: se unsistema celeste come quellodescritto si dislocherà secondo5 cieli (5 solidi platonici)utilizzando un multiplobinario degli ESSERI,l’Universo descritto checaratteristiche avrà?Semplice, tutte quelledescritte, quindi l’immensitàmateriale che ci circondamanterrà rapporti planetari,stellari, galattici e spazialiregolamentati da leggi primaeteriche, in ultimo fisiche.Di conseguenza tutta laMATERIA sarà unificata inmodo speculare da un'unicamanifestazione fisica: unaSPIRALE.Allora adesso guardate conattenzione come all’internodello Zodiaco le 72 porzionicelesti obbediscono ad unsenso rotazionale sinistrorso ditipo Spiralico.

Potrete quindi rendervi contodi come e quanto Kozyrevavesse ragione nei suoi studi,soprattutto quando diceva cheStelle e pianeti non sono altroche trasformatori di TEMPO inLUCE ed energia.Adesso venite idealmente conme, datemi le vostre mani etorniamo sulle TRE OTTAVEdi COLLEMAGGIO,chiudiamo gli occhi eproviamo a “sentire” gli OTTOSUONI di un DIO sicuramenteandrogino, che da troppotempo abbiamo credutodiverso e lontano da noi.Quanta distanza credete ci siatra il suo battito creativo e ilbattito di un neonato che perNOVE mesi attenderà dinascere rispettando la stessastruttura dimensionaledell’UNIVERSO?NESSUNO.Allora basta con la SCIENZAdi un “bambino” che, vivendo,dimentica di essere TEMPO, diessere ETERE, di essere“DIO”.

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“La storia millenaria dei cerchi nel grano” (Editore Melchisedek, pag.180,euro 22, settembre 2009) rappresenta per Michele Proclamato un’ulteriore tappadegli originali studi a cui si dedica ormai da anni. Per chi ha letto la monografiadi agosto 2009 de “I Misteri di Hera” (Acacia Edizioni), dedicata a questatematica, sarà l’occasione per approfondire le proprie conoscenze al riguardo.L’autore non ha la presunzione di individuare chi possano essere gli autori‘materiali’ dei Crop Circle e nemmeno l’ardire di imporci soluzioni definitiveriguardo le modalità di realizzazione: questo lo chiama fuori, energicamente, daogni sorta di polemica. Egli si occupa di ben altro: ci introduce in un contesto incui il Tempo assume connotati del tutto differenti, anche perché è proprio tra lesue ‘maglie’ che, infine, potremmo cercare di individuare chi da sempre ciaccompagna anche con l’ausilio di queste particolari ‘formazioni’. Insomma,l’interesse di Proclamato per la dibattuta questione è da inserire come unnecessario tassello nel suo particolare percorso di ricerca e confluisce in manieranaturale nella costruenda teoria della legge universale dell’OTTAVA, tanto dapoter considerare i Crop Circle come un sistema “spirituale-scientifico”, a cui sipoteva attingere in ogni epoca. L’autore si occupa quindi della problematicaricostruendone, per la prima volta, un lontanissimo passato in cui i nostriantenati, senza peraltro comprenderne il pieno significato, pare avessero adisposizione questa ancestrale conoscenza, tanto da utilizzarla sovente e non solonelle espressioni prettamente artistiche. Dalle pagine di questo volumeemergeranno anche testimonianze eccellenti: infatti, Leonardo da Vinci eGiordano Bruno avevano già capito tutto di questa scienza dell’armonia,dell’equilibrio e della pace. L’intenzione di Michele Proclamato è far emergerequesto misterioso sapere, utilizzando la chiave di lettura a lui più congeniale,quella riscoperta e già illustrata nei precedenti lavori: la LEGGE delle TREOTTAVE.

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Xaaran pag.73

Poe, Marie Roget e MaryCecilia Rogers: i misteriosi

confini tra finzioneletteraria e realtà

Antonella Beccaria Per gli appassionati del misteroin chiave letteraria ecinematografica il nome diMarie Roget significa qualcosa:così infatti si chiamava laprotagonista di un raccontoscritto all'inizio degli anniQuaranta del XIX secolo daEdgar Allan Poe, di cui peraltroricorrono i duecento anni dallanascita (venne alla luce aBoston il 19 gennaio 1809).Un secolo più tardi, il testo delloscrittore statunitense sitrasformò anche in un filmdiretto da Phil Rosen e inentrambe le versioni la storiaruotava intorno all'indagine cheun antesignano degliinvestigatori da romanzo,Auguste Dupin, avviava –concludendola con successo –dopo l'insoluto assassinio dellagiovane protagonista.Fino a questo punto, è storiarisaputa, come è risaputo chePoe si ispirò a un fatto dicronaca nera solo un po'aggiustato per motivi narrativi.Anticipando il filone del truecrime – portato in auge solomolto più avanti da TrumanCapote e dal suo "A sanguefreddo" (1967) che ne fece unvero e proprio genere letterario– il testo ricostruisce un delitto

che nella realtà avvenne a NewYork nel 1841.Nella finzione, invece, lavicenda veniva trasportata inFrancia e il nome della vittimacambiato da Mary CeciliaRogers in quello che dà il titoloal racconto.Ciò che invece si sa meno è unaltro fatto: a lungo, dopo ilritrovamento del corpo senzavita della ventunennecommessa in un negozio disigari di Broadway, si pensò cheil caso sarebbe rimasto senzacolpevole.Nel libro dello scrittore ingleseColin Wilson "World FamousUnsolved Crimes", si cerca diricostruire la vicenda e si diceche all'inizio venne interrogatoil fidanzato di Mary, DanielPayne, morto suicida qualcheanno più tardi, ma non rientrònella rosa dei sospetti e gliinquirenti, non sapendo chepista seguire, provarono anche agiocarsi la carta di una tagliasulla testa dell'assassino.Intanto la stampa, fiutando loscandalo innescato da unalettera anonima in parteconfermata da un sedicentetestimone, pubblicava resocontiscabrosi delle ultime ore di vita

Antonella Beccaria scrive epubblica con la casa editriceStampa Alternativa/NuoviEquilibri e con SocialmenteEdizioni. Questi i libridisponibili sia in libreria cheonline: "Il programma di LicioGelli" (2009), "Pentiti di niente -Il sequestro Saronio, la bandaFioroni e le menzogne di unpresunto collaboratore digiustizia" (2008), "Uno bianca etrame nere – Cronaca di unperiodo di terrore" (2007),"Bambini di Satana – Processo aldiavolo: i reati mai commessi diMarco Dimitri" (2006) e"NoSCOpyright – Storie dimalaffare nella societàdell'informazione" (2004).E’ curatrice dell'antologia"Creative Commons in Noir"(2008, collana Millelire),collabora con le riviste"MilanoNera" e "ThrillerMagazine". Spesso lavoracome editor e traduttrice e dal2004 tiene un blog, Xaaraan, sucui racconta storiacce varie.

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della ragazza, vista per moliinsieme a uno o più uomini.Si dava per scontato che Maryfosse una poco di buono: bella,giovane e nubile, aveva rotto untabù sociale trovandosiun'occupazione e avevaabbandonato il nido familiaresenza attendere un marito che laimpalmasse.Già questo bastava per farne, senon la vittima designata di undelitto, almeno la protagonistadi licenziosi pettegolezzi.E così, tra delazioni e fonti nonverificate, a un certo punto lemanette scattarono ai polsi diun biscazziere, tale JosephMorse, ma anche questa era unastrada morta: l'uomo aveva unalibi e tutto il lavoro diricostruzione andava rifatto.Il caso potrà alla fineconsiderarsi risolto – malgradodubbi in seguito nuovamenteavanzati – solo molti anni dopo,nel 1891, quando furonoritrovati alcuni documentiappartenuti al datore di lavorodi Mary, John Anderson,deceduto ormai da un decennio.Documenti che emerserocasualmente, per via diun'eredità contestata, nei qualisi raccontava che l'uomo avesseavuto una relazione con la bellacommessa e che le avessepagato un primo aborto.A esserle fatale fu la secondainterruzione di gravidanza,finanziata sempre dal suodatore di lavoro, anche se sulla

paternità le ricostruzioni sidimostrarono petulanti tantoquanto le cronache cheseguirono l'omicidio.Unico ad appassionarsi al casotanto da occuparsene al di fuoridegli scandali innescati daigiornali fu proprio lo scrittoreamericano. Il quali suddivisel'idea che si era fatto del delittoin tre parti, pubblicate nel 1842sulla rivista "The Lady'sCompanion", ed esordìscrivendo che «ci sono pochepersone, anche tra i pensatoripiù cauti, che non si sono fattitalvolta sorprendere da unavaga credenza nelsoprannaturale [...], dacoincidenze così incredibili che,prendendole come tali, nonpotevano essere elaboratedall'intelletto [...].Gli straordinari dettagli che stoper rendere pubblicicostituiscono il nodo essenzialedi una serie di coincidente pococomprensibili [...]».E prosegue, Poe, incaricando ilsuo personaggio Auguste Dupindell'indagine.Fino ad arrivare alla soluzionedel caso letterario.Una soluzione molto vicina allarealtà.Tanto che ancora oggi ci sichiede se lo scrittore assistette oebbe un ruolo nell'epilogo diquesta vicenda.Secondo qualcuno, invece, Poenon aveva alcuna responsabilitànella morte di Mary Cecilia

Rogers, ma venne scelto dal suoassassino come confidente.E come per alcuni misteririmasti su altri lavori dell'autorestatunitense (tra cui "La cadutadella casa degli Usher",divenuto oggetto di analisi daparte di Sigmund Freud), anchein questo caso ancora oggi ci sichiede dove la fantasia letterariaabbia incrociato la realtà e qualedelle due dimensioni ne siarimasta maggiormentecontaminata.

[email protected]

Per approfondire:

The Mystery of Marie Roget,murdered by Edgar Allan Poe,Hystorical Mistery Writer:http://historicalmysterywriter.blogspot.com/2009/10/mystery-of-marie-roget-murdered-by.html

Mystery of Marie Roget:http://www.imdb.com/title/tt0035107/

World Famous Unsolved Crimes diColin Wilson:http://www.anobii.com/books/Colin_Wilsons_World_Famous_Crimes/9780786702176/01b0b4d18c6e366e95/

Edgar Allan Poe: il misterointorno a "The Mistery of MarieRoget":http://www.edgarallanpoe.it/articoli/edgar-allan-poe-il-mistero-intorno-a-the-mistery-of-marie-roget/

ATTENTATO IMMINENTEdi Antonella Beccaria e Simona MammanoStampa Alternativa Collana Senza Finzione, novembre 2009 www.stampalternativa.it

Piazza Fontana, una strage che si poteva evitare che si poteva evitare - Pasquale Juliano,il poliziotto che nel 1969 tentò di bloccare la cellula neofascista venetaNella primavera del 1969 l’ennesima azione terroristica all’Università di Padova fapartire una nuova indagine. A coordinarla è un commissariodi polizia, Pasquale Juliano, il capo della squadra mobile, che arrivaa individuare un nucleo di estremisti neri che traffica in armi ed esplosivi. Ma ineofascisti gli preparano una trappola: Juliano si vedrà così scippare l’inchiesta, cheverrà insabbiata, e finirà sotto processo accusato di aver costruito le prove contro iterroristi. Gli occorreranno dieci anni per dimostrare la sua innocenza,ma nel 1979, quando sarà assolto da tutti i capi d’imputazione, la stagione delle bombeavrà quasi concluso il suo tragico corso.

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Life after Life pag.75

Una vita dopo l'altra

Noemi Stefani Il mese di novembre (per noi ilgiorno 2) si festeggia il culto deimorti.Questo rito antichissimo risaleaddirittura ai tempi delneolitico.Infatti sono stati ritrovati scavidel tempo della pietra con restiche lo testimoniano.Si vive la morte comeseparazione, con tanto doloreper la perdita delle persone chenon vedremo più in questa vita,

e soltanto chi ha fede in unAldilà può guardare al futuro nella speranza di riabbracciare isuoi cari.Chi crede soltanto alla materia,al qui e ora, cerca la gioianell'apparire, in quello che èillusione e passa veloce, cometutto passa qui sulla Terra.Quando si troverà a vivere ilmomento del distacco dovràcombattere sia con il dolore checon il vuoto, il pensiero del

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nulla che lo attende.Ma cosa ne pensano gli Angeli aproposito della morte?Chiediamolo a Serafino, Luisaprà spiegarci bene…Serafino risponde…

Creatura LO SAIPERCHE' SI MUORE?

Certo, …si nasce… si muore.Tutto ha un principio e tutto hauna fine a questo mondo.

Ma il senso della morte?Non si potrebbe nascere e vivereper sempre?O magari non nascere.Si eviterebbero tanto dolore esofferenza, tante brutteesperienze.

Queste sono domande che tipone un bambino quandoincomincia a chiedersitante cose e domanda aigenitori, che spesso non sannocosa dire.Voi però avete quasi paura aparlarne di questa cosa.Arrivate al punto diaccantonarne persino ilpensiero, come se pensaresolamente al fatto di morirepotesse in qualche modoprovocarne l'evento.Eppure pensa che tutto serve,tutto ha un senso.Il Creatore non ha lasciatonulla al caso.C'è un senso profondo nella finedi quello che a voi pare il vostro

unico modo di esistere.Come esiste la sequenza dellestagioni, e siamo quasi all'iniziodel gelido inverno.Però guardate le gemme suirami rinsecchiti.Scrutate il grigiore contorto deirami.L'albero non è morto…Riposa.Sui suoi rami ci sono già lepromesse per la prossimaprimavera, ci sono già i segnidei succulenti frutti cheverranno.Così i morti non sono morti,dormono.Riposano.Attendono la nuova primaverache il Creatore manderà, lenuove promesse che verranno.Perché morire non avrebbesenso se non cambiasse ilnascere.

E certo che così Angelo miotutto è più chiaro, tutto diventaquasi accettabile. Ma se la ragione puòcomprendere, la nostra menteno, la fisicità rifiuta di soffrire,noi preferiamo la vita, le gioiedell'AMORE.Vorresti spiegarci il tuo punto divista su questo sentimento cheper noi vale tanto?Che cos'è l'AMORE?

Parlo di quello che tuttivogliono, quello che tanticredono d'avere e non hanno,accontentandosi di una scialba

parvenza.Quello che fa scrivere i poeti epassare notti intere a sognareaspettando che squilli iltelefono.Parlo di quella sensazione che tifa battere forte il cuore etremare le gambe ogni voltache lo incontri, di quel senso digioia sublime quando puoistringere tra le braccia la tuaCreatura appena venuta almondo.Parlo di baci mai avuti,abbracci mancati per timore,soggezione, o semplicemente aquei tempi non si usava farecosì…(i nostri vecchi).Ma quando ormai verrà la fine,basterà uno sguardo nei suoiocchi velati, e una carezza tantoleggera che ti sfiori la guanciaper far crollare tutti i muridell'incomprensione.Parla loro d'AMORE…Questo è AMORE.Amen

Queste ultime parole sonotalmente forti, talmenteilluminanti, che non mi restanulla da aggiungere.Fanno parte della storia diognuno di noi, chi può dire dinon aver mai provato questeesperienze?Grazie Serafino, Angelo mio, tiringrazio per tutta la luce cheporti a sfiorarci la mente,grazie…e Amen.

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Noemi Stefani, sensitiva e ricercatrice della storia delle religioni, indaga da più di 20 anni nelparanormale ricevendo numerose conferme alle sue tesi. Le sue esperienze l’hanno portata avisitare i posti più misteriosi e ricchi di spiritualità della terra. Ha preso parte a convegni contematiche riguardanti “ la vita oltre la vita “ facendo da tramite per le persone che erano inattesa di risposte e conferme dall’aldilà. Ha tenuto conferenze, intervenendo anche atrasmissioni radio (RTL 102,5) e televisive (Maurizio Costanzo show).

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Confesso, ho viaggiato pag.77

Cartagine

Noemi Stefani Prima di arrivare al parcoarcheologico con i resti dellacittà, all'orizzonte una stringablu di mare mi conferma che èprossimo il famoso porto diCartagine.Non esiste più da tanti secoli,annientato e devastato daiRomani…Non è diverso dagli altri portidell'Egitto, Tunisia, Grecia, o diqualsiasi altro paese al mondo,suppongo.

Gli stessi colori caldi delMediterraneo, le stesse luci suldegradare della scala cromaticadel blu, azzurro e turchese cheavanza e si ritrae insieme almovimento ritmato delle onde.Forse sarà l’immaginazione oforse il sole accecante allo zenit,intorno a me la situazionecambia.Ora non sono più me stessa,curiosa vacanziera un po’ sudatae studiosa per vocazione.

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Sotto il sole del mezzogiornovedo luccicare qualcosa… sonobagliori di elmi e dicorazze…vedo lance protese.

Per un attimo diventoviaggiatrice/spettatrice nellospazio tempo…Echi di voci si avvicinano.Sibilano frecce e soldati inarmatura e calzari corronosenza meta lungo la riva.Urla di vittoria degli inseguitori,di terrore e gemiti degliinseguiti.Fortunati quelli che sono giàmorti.

I feriti si trascinano carponisotto i colpi delle lamenemiche…Nessuna pietà, stessa sorte perloro, maggiore la sofferenza.Sangue e sabbia si fondonoinsieme, ci penseranno le onde eil tempo a tergere.La mia testa è un po’ confusa,stringo le palpebre e riapro gliocchi più volte.La visione si dissolve, perfortuna non c'è più.Il pullman arranca sulla collinadi Byrsa dove sono statiritrovati i resti della città diAnnibale. Persino la collina era

stata spianata (insieme alfamoso tempio di Asclepio)sotto il regno di Augusto (30a.C. 14 d.C.) perché la bellezza ela potenza di questa cittàpotevano diventare una veraminaccia per la Roma deltempo.Venne distrutta totalmente almotto "delenda Cartago",Cartagine veniva bruciata e sulleceneri sparso del sale asignificare che per i punici nonvi sarebbe stata più possibilitàdi ricostruire.

Fu così che divenne cittàromana.I romani edificarono il foro conil Campidoglio e la basilicacivile.Quelle che noi visitatorivediamo, sono infatti soltantole rovine romane.Sotto lo strato romano gli scavihanno riportato alla luce unquartiere abitativo databile al IIsecolo a.C. con isolati formati dacase a più piani disposte lungostrade e scalinate che siintersecanoperpendicolarmente.

La casa punica si articolavaintorno a un cortile centrale e

nel seminterrato aveva unacisterna per la raccoltadell’acqua piovana (impluvium).Molte case conservano parte deimosaici e degli stucchi che leornavano e il cosiddetto"pavimentum punicum",composto da un impasto dimalta, frammenti di terracotta edi marmo.A livelli ancora inferiori sonoemerse tracce di officinemetallurgiche (IV-III secoloa.C.) edi una necropoli del VII secoloa.C.Bellissimi mosaici sono statiriportati quasi intatti nelfamoso museo del Bardo, vicinoa Tunisi.Tra i tanti reperti archeologicic'è anche la statua del dio Baal,divinità terribile che richiedevail sacrificio di tanti bambini delposto.La storia riferisce che, a quantopare, i loro genitori erano benfelici di sacrificarli perché perloro significava aumentare ilprestigio della famiglia, sisarebbero propiziati un avveniresicuro…

Infatti lungo i sentieri degliscavi si incontrano spesso dellepiccolissime urne (grandiquanto fioriere).Come non pensare con pietà aquelle vittime, bambini indifesiche in ogni tempo della storiasubiscono la violenza degliadulti, scannati come agnelli innome di un dio tanto pessimo…Ba'al Ammone era il diosupremo dei Cartaginesi ed è

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generalmente identificato, daglistudiosi moderni, sia con il diosemitico del nord-ovest El siacon Dagon, mentre nellamitologia greca è assimilato aCrono e in quella romana aSaturno.

E' sempre e comunque lo stesso,quello che i cristiani chiamano ildannato.

Bellissime le terme di Antoninocostruite il 145 d.C che erano leseconde come importanza intutto l'impero romano.

E' l'unica dimostrazione rimastadi quanto grande e famosafosse la Cartagine del tempo.Quelle che si vedono sono lerovine delle stanze degliinservienti, e dei magazzini.Tra le altre, pubblico la fotocuriosa di una lapide.Chissà se qualcuno di voi riescea decifrare i simboli impressi, acapirne il significato?Vi passo la palla, a voi il gioco…e alla prossima meta.

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Altre verità pag.80

I Manoscritti diQumran

e il Papiro Magdalen

Alateuswww.alateus.it

I Manoscritti di Qumran

Le vicende accadute intorno aquesta importante scopertasono emblematiche di come lachiesa abbia proceduto eproceda sistematicamente allaeliminazione di ciò chepreferisce non si sappia.Il potere clericale, basato sudeterminate e false credenze,inculcate con forza (e conferocia) nel corso di duemillenni, difende se stesso,nascondendo determinateverità; mantenere la gentenell'ignoranza ed in uno statoperenne di pecorinismonazareno significa difendere ipropri privilegi economici,finanziari e politici.La prima scoperta risale al 1947ed è stata fatta casualmente daun pastore beduino, in unagrotta in località KhirbetQumran, sulla riva occidentaledel Mar Morto; consisteva in 7rotoli completi, contenuti ingiare di terracotta, nonché altriframmenti, molti dei qualivenduti dai beduini sul mercatoclandestino delle antichità.Successivamente la zona vennebattuta alla ricerca di nuovireperti; le grotte esploratefurono 270 e, si dice, ma non ècerto, che i rotoli ritrovati siano

stati oltre 40 ai quali vannoaggiunti altri 800 reperti.Si suppone che questi repertifossero stati sepoltinell'imminenza della guerragiudaica e trattasi di scrittiprodotti, in linea di massimanella prima metà del I secolo.Per una serie di disgraziatecircostanze (guerre in Israele), iprimi rotoli e l'autorizzazione anuove ricerche furono affidatealla cosiddetta "banda deldomenicano", capeggiata dalmonaco DE VAUX e ben prestotutti i reperti finirono nellemani di questa presunta"commissione di esperti" cheavrebbe avuto il compito ditradurli e renderli di pubblicodominio.Il contenuto dei rotoli furitenuto esplosivo non tantoperché contenenti particolarinotizie sul cristianesimo (infondo sono tutti testi ebraici),ma perché riportavano alla lucequella realtà essena che lachiesa ha sempre volutoartatamente ignorare. Quindi,in combutta con il Vaticano econ la forzata connivenza delgoverno israeliano, che avevaaltri gravi problemi per le mani,la commissione, per 50(!) anninon fece quasi nulla se nonoccultare tutto il materiale

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impedendone anche lariproduzione fotografica.Il materiale venne classificatoin due categorie:

- reperti biblici- reperti settari (questi ultiminaturalmente top secret)

e solo nel 1996, dopo unaennesima protesta di studiosied accademici di tutto il mondoed una interrogazione presso ilParlamento d'Israele, sicominciarono a diffondere leprime copie fotografiche deidocumenti. Cinquanta anni diprotervo e interessatooccultamento di un patrimoniostorico!Tra i rotoli più importanti edoggi noti, vanno segnalati:

- Apocrifo della Genesi- Rotolo del Tempio- Rotolo della guerra- Commentario ad Abacuc- libro dei Giubilei- Regola dell'assemblea- Regola della comunità- Rotolo di rame- Documento di Damasco- altri.

Il rotolo di rame èparticolarmente importanteperché contiene un inventariocriptato di tutti i tesori delTempio, nascosti dai sacerdoti,in 64 nascondigli segreti, inprevisione dell'attacco romanoa Gerusalemme.Il Documento di Damasco, giànoto per una copia rivenuta alCairo molti anni prima, èimportante perché lasciachiaramente intendere come"Damasco" fosse in realtà unodei tanti nomi che indicavano lacomunità essena di Qumran.Attualmente questi reperti sonoesposti al pubblico nellospeciale padiglione SHRINE OFTHE BOOK (il Santuario delLibro) dello Israel Museum diGerusalemme.

Se giudichiamo quantoraccontano il NuovoTestamento, i Vangeli e gli Attidegli Apostoli come fatti storiciindiscutibili, allora èimpossibile rendere giustizia, insenso scientifico, ai Rotoli. E' ladottrina cristiana in realtà adettare le regole.

(P.R.Davies)

Il Papiro Magdalen

A proposito di questo papiro,uno studioso ci manda laseguente segnalazione cheriteniamo un utilecomplemento a quanto espostoin merito ai reperti di Qumran.

Ho da poco letto un libro(Testimone oculare di Gesù -Carsten P. Thiede e MattewD'Ancona) dove si parla di treframmenti di codice di papiro,trovati nel 1901 a Luxor da uncappellano inglese, che poi lidonò all'Università di Oxford,dove aveva studiato, appuntoall'Istituto Magdalen.Questi frammenti sono statistudiati anche con ilmicroscopio a scansione laser,per individuare anche leminime tracce di inchiostro,oltre che comparandoli conmolti altri manoscritti, inparticolare quelli di Qumran.Gli autori parlano anche delframmento 7Q5 di Qumrananalizzato in modo analogo.Com'è noto è accertato che 7Q5contiene un brano del Vangelodi Marco.Ebbene, i tre frammenticontengono brani del Vangelodi Matteo.L'esame al radiocarbonio non èstato fatto perché i frammentisono troppo piccoli e comunqueil margine di errore, 10% circa,lo rende inutile.Comunque il confrontopaleografico dice che la

scrittura risale allo stessoperiodo di alcuni testi greci diQumran, quindi anche 7Q5, edi alcuni frammenti trovati adOssirinco; questi ultimipossono essere datati concertezza al 66 d.C. mentre per itesti di Qumran non ci sonoproblemi, non sono posteriorial 70 d.C.In altre parole sembra che iVangeli di Matteo e di Marcoesistessero come tali nel primosecolo d.C. Probabilmente nellaprima metà, visto che alla finedel I sec. e l'inizio del II, lo stiledi scrittura sarebbe statoleggermente diverso.Questo non dà, comeammettono gli autori,attendibilità storica ai Vangeliin senso moderno, però èevidente che per costruire unmito simile in pochi decennidoveva esserci un ambienteculturale molto vivace.

(F. Fornasier)

Il fatto che lascia alquantoperplessi è come siano stati"datati" alcuni di questiframmenti e come sono statiinterpretati i segni che essiriportano.Sulla datazione fatta con ilradiocarbonio (non semprepossibile) su frammenti tantopiccoli, il margine di erroresposta il periodo di più/menodue secoli, quindi praticamenteinutili quando si vuole giocaresui quei limiti molto ristrettiche farebbero comodo allachiesa.Quanto all'estrapolazione diinteri brani, attribuiti poi aTizio o Caio, da qualche sparutadecina di caratteri visibili eleggibili riportati sui frammentistessi, il risultato dipendesempre dalla buona ...volontà edal condizionamento di chiestrapola; si ha l'impressione, avolte, che si tratti di esercizi da...Settimana Enigmistica!

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In data 10/9/2001, sulquotidiano LA STAMPA, pag.11, sono apparsi alcuni articolinei quali si annuncial'intenzione della chiesa di"ritoccare" la Bibbia alla luce diquanto contenuto nei rotoliscoperti a Qumran, per 50 annigelosamente nascosti.Si sta profilando una ennesimae disinvolta manipolazione diquella che viene comunementepropinata come "parola di Dio".Si afferma anche che,probabilmente, Gesù ha vissutocon gli Esseni per 18 anni, nellacomunità di Qumran; questofarebbe del nostro personaggioun capo partigiano, unguerrigliero a tutti gli effetticome ipotizzato da alcunistudiosi da almeno un secoloprima!

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LE NOSTREINIZIATIVE

COMITATO GARANTE

E’ l’organo che provvede ad esaminare e valutare tutta ladocumentazione che perviene alla redazione di “Tracced’eternità”.

Viene attivato ogni qualvolta sorgano problematiche relativeall’eventuale pubblicazione di materiale sia sul portale chesulla rivista elettronica.

E’ quindi garante, a tutela dell’utente, affinché l’informazionesia coerente e, quanto possibile, supportata sufficientemente.

Al momento ne fanno parte Simone Barcelli (web master delportale), Antonella Beccaria (giornalista) e Roberto La Paglia(pubblicista).

REFERENTI DI ZONA

Chi ha aderito all’iniziativa, mediante il Gruppo COLLABORACOME REFERENTE PER TRACCE D’ETERNITA’ creatosulla piattaforma Facebook, verrà quanto prima contattatodalla nostra redazione, al fine di confermare la disponibilitàal progetto.

L’impegno richiesto è minimo ma dovrà essere costante.Si tratta, in sostanza, di incentivare, nei modi ritenutiopportuni, quello che la redazione ritiene l’obiettivo primario,cioè la libera divulgazione delle tematiche qui trattate.

Ogni collaboratore sarà quindi Referente di zona per ”Tracced’eternità” nell’ambito della propria Regione e potràcontribuire attivamente alla buona riuscita dell’iniziativa.

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Esoterica pag.83

RENNES LE CHATEAU E LAPORTA ALCHEMICA

Tra Santo Graal e PietraFilosofale

David Lombardi Cosa lega il mistero della portaalchemica a quello di Rennes leChateau?Stando al libro del dottorMassimo Barbetta“è quasi certo che Sauniere sisia recato a Roma ed è quindipossibile che avesse vistoquesta porta alchemica”.Questa affermazione presentenel libro di Barbetta dal titolo“Rennes le Chateau porta deimisteri” è molto interessante enasce dall’incredibileuguaglianza del segnalibrodell’abate Sauniere con ilfrontone della porta alchemicastessa.Il legame però non termina conquesta uguaglianza che a breveandrò ad approfondire ma con ilsuo ultimo proprietario prima difinire a Roma nei giardini diPiazza Vittorio Emanuele II.Quest’ultimo proprietario era ilmarchese Massimiliano diPalombara, molto amico diCristina di Svezia, appassionatadi esoterismo e alchimia, cheaveva fondato un’Accademiaculturale che si rifaceva ai temidell’Arcadia.I temi dell’Arcadia, legati almisterioso quadro di Poussin “IPastori d’Arcadia” ed ilsegnalibro di Sauniere, sono idue elementi che collegano il

mistero di Rennes le Chataeu almistero della porta alchemica.

Ma in che modo e perché?Partendo da un ipotesi di livellospirituale abbiamo da una partela chiesa di Rennes le Chateaulegata al mistero del Santo Graale la porta alchemica legata aimisteri alchemici e quindi allafigura della pietra filosofale.Quindi abbiamo:“Santo Graal e Pietra filosofale”.Entrambi, secondo alcuneleggende, conferirebberol’immortalità, ma se proviamo amettere i piedi fuori da queste

David Lombardi, 27 anni, sioccupa da tempo diarcheologia, ufologia eclipeologia.E’ socio del CROPwww.croponline.org (Centrodi Ricerche Operativo sulParanormale) diretto daldottor Giorgio Pastore nonchémembro dello staff di Majuro(www.majuro.it).

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leggende e andiamo a vederequesti due oggetti con l’otticadel materiale, noteremo che lasituazione assume un aspettodiverso.Per entrare in quest’otticapassiamo alla descrizione dellaporta alchemica fatta dal dottorBarbetta:“Il frontone di essa corrispondeal segnalibro di Sauniere emostra subito sotto la fraseebraica Ruach Elohim (spiritodegli dei) ed una frase latinaHorti magici ingressumHesperius custodit Draco, etsine Alcide Colchias deliciasnon gustasset jason ossia “IlDrago delle Esperidi custodiscel’ingresso del giardino magicoe, senza Ercole, Giasone nonavrebbe gustato le delizie dellaColchide”.Il brano, che all’apparenzasembra non collegare la portaalchemica al mistero di Rennesle Chateau, dopo alcune righe cisvela il collegamento inquestione:“Il vello d’oro, recuperato daGiasone in Colchide, verrebbeequiparato alle mele blu delleesperidi, recuperate da Ercole,che, peraltro era propriopersonalmente presente allaspedizione degli Argonauti inColchide”.Le “mele”, con i riferimentiastronomici precedenti,assomigliano molto allePommes bleues (“mele celesti”)del Serpent Rouge, di cui siparla frequentemente aproposito del mistero di Rennesle Chateau.Come abbiamo potuto vedere cisono altri due elementi, ossia le“mele blu” ed il “serpente rosso”che collegano il mistero diRennes le Chateau alla portaalchemica.Il mistero potrebbe risiederenella seguente data:17 GENNAIO.Il fenomeno delle mele bluavviene ogni 17 gennaio ed il

serpente rosso è statopubblicato il 17 gennaio.Si tratta di una banalecoincidenza?Oppure chi ha stampato illibricino aveva scopertoqualcosa in merito al misterodelle mele blu di Rennes leChateau?Secondo le fonti più accreditatefu Sauniere a dirigere i lavori direstauro nella chiesa, dopo averfatto decriptare le pergamenescoperte in una delle duecolonne che sorreggevanol’altare.Sauniere riuscì in qualche modoa far sì che la luce, filtrando dauna delle vetrate delle chiesa,proiettasse all’interno diquest’ultima un albero di meleblu.Oltre a ciò bisogna aggiungereche la parola “mele blu”compare nella secondapergamena resa nota alpubblico e che allo stesso tempoè una delle chiavi del segreto diSauniere.Nella pergamena viene fattoanche riferimento al pittoreNicolas Pouissin e si sa cheSauniere si procurò a Parigi,dove era andato a far tradurre lepergamene, un suo famosoquadro dal titolo “I Pastorid’Arcadia”.L’Arcadia non era anche uno deitemi affrontati dall’accademia diCristina di Svezia, accennatoall’inizio dell’articolo inrelazione alla porta alchemica?Un'altra coincidenza?Prima di rispondere, andiamoavanti.Tornando alla pergamena in cuicompare la parola “mele blu”, inessa compare anche il nome“Dagoberto II” un famoso reMerovingio e secondo la storiauno degli ultimi della suadinastia.In base alle varie ipotesi incircolazione i Re Merovingisarebbero i possibili discendentinati dall’unione tra Gesù Cristo

e Maria Maddalena ovvero idiscendenti del Sangue Reale.Guarda caso il termine “SangueReale” deriva, sempre secondoalcune fonti, dal termine “SantoGraal”, guarda caso tale termineviene associato alla coppadell’ultima cena la quale,secondo alcune leggende,conferirebbe la vita eterna achiunque ne berrebbe da essa eguarda caso anche la pietrafilosofale, tra l’altrofamosissimo oggetto alchemico,ha anch’essa il potere di dare lavita eterna.Quindi in base a tutto ciò èpossibile dedurre che Sauniereavesse scoperto qualcosa inrelazione alla vita eterna?E se cosi fosse, cosa c’entra ladata del 17 gennaio?Di certo la porta alchemica sicollega per i molti simboli incisisu di essa e si potrebbeipotizzare ad una sorta di codiceda decifrare per avere l’accessoalla vita eterna o, come vienepiù elegantemente chiamato,“l’elisir di lunga vita”.In breve l’enigma della chiesa diRennes le Chateau e quello dellaPorta Alchemica sono uniti dauna misteriosa data:17 GENNAIOMa cosa si nasconde veramentein essa?E perche tanti elementi viruotano attorno?Le domande sono tante ma solocon il tempo riusciremo atrovare le risposte.

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Bibliografia

Rennes le Chateau: porta deimisteri – Massimo Barbetta

L’enigma di Rennes le Chateau –Giorgio Baietti

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Gli anelli mancanti pag.85

Le abilità telepatichedel DNA

Ines Curzio Da una ricerca pubblicata sulACS’ Journal of PhysicalChemistry è risultato che lemolecole di DNA possiedonouna capacità che lascia increduligli scienziati.Il fenomeno osservato apparesimile alla telepatia.Sequenze di diverse centinaia dinucleotidi possono riconosceremolecole corrispondenti ad unacerta distanza e poi possonoraggrupparsi insieme, tuttoapparentemente senza che visiano contatti tramite proteine oaltre molecole biologiche.

Con la comprensione che siaveva fin qui del DNA, gliscienziati non avevano nessunaragione di sospettare che leeliche sosia fossero in grado diriconoscersi e di ordinarsi,cercandosi da sole a distanza.Il processo analizzato dal teamdi ricerca riguarda la capacitàdei geni di identificarsi avicenda e allinearsi per darinizio al processo diricombinazione omologa,dove due doppie eliche di DNAsi scambiano materialegenetico, o segmenti della stessamolecola che possiedono

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un’ampia regione di sequenzeomologhe.Nello studio, gli scienziatihanno osservato ilcomportamento di filamenti diDNA resi fluorescenti e messi inacqua che non contenevaproteine o altro materiale, pernon interferire conl'esperimento.I filamenti con sequenzeidentiche di nucleotidi eranocirca il doppio ad accoppiarsirispetto a filamenti di DNA condiverse sequenze.Nessuno sa il meccanismo chepermette a filamenti individualidi DNA di comunicare fra loroin questo modo, eppure lofanno…In questo risiede l'effetto"telepatico" che è fonte dimeraviglia per gli scienziati.“Sorprendentemente, le forzeresponsabili per ilriconoscimento della sequenzapossono arrivare a più di unnanometro di acqua di distanzadal DNA vicino”, hanno dettogli autori Geoff S.Baldwin,Sergei Leikin, John M.Sedon eAlexei A.Kornyshev.Quest’ultimo ha affermato:“Vedere queste molecoleidentiche di DNA cercarsi inuna moltitudine disordinata di

altre molecole, senza alcunaiuto esterno, è moltoemozionante.Questo può fornire una forza diazionamento per i geni simili,per cominciare il complessoprocesso di ricombinazionesenza l’aiuto di proteine o dialtri fattori biologici.I risultati sperimentali dellanostra squadra sembranosostenere queste aspettative”.Capire il preciso funzionamentodel riconoscimento primariopotrà in un futuro prossimoevitare che ci siano errori nellaricombinazione e quindi fare inmodo che il DNA si possariparare.Tutto ciò ha un’importanzanotevole se si considera chepatologie come il cancro ol’Alzheimer sono spessodeterminate da errori nelpatrimonio genetico di alcunecellule.Naturalmente questo fenomenoche appare “telepatia” è un fattocerto e assolutamentescientifico, non soprannaturale,perché è stato sperimentato ereso visibile dallestrumentazioni.Ma quante informazionicontenute nel codice genetico

non sono ancora state scopertee decifrate?Da questa recente ricerca siaprono inevitabilmente ulterioridomande sul grande mistero delDNA, sulla molecola della vitache contiene in sé tutte leinformazioni indispensabili perlo sviluppo ed il correttofunzionamento dell’organismo.Il DNA mostra capacità chepossiedono non solo i geni, madi riflesso tutti gli organi,inclusa la mente.Allora non viene il dubbio che latelepatia, la telecinesi, latelestesia e le altre facoltàpsichiche siano ben altro chenon eventi occasionali,soprannaturali o paranormali?Non potrebbero invece esserenormali abilità del cervello, lecui istruzioni sono racchiusenello stesso DNA, chestranamente si scopre ora avereabilità simili?

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Bibliografia

http://www.livescience.com/health/080124-dna-telepathy.html

http://www.bioblog.it/2008/01/29/geni-telepatici/20082145

E’ un vero piacere presentare ai nostri lettori il libro d’esordio di InesCURZIO, collaboratrice di Area di Confine e di Tracce d’eternità. Beninteso,la nostra amica coltiva tanti altri interessi ma qui vogliamo segnalarnel’impegno nel campo di ricerca a noi più congeniale.“Gli anelli mancanti”, edito da La Riflessione Davide Zedda Editore,fresco di stampa, è un viaggio a ritroso nel tempo, alla ricerca delle originidell’uomo, tra mitologia, scienza e archeologia.Per saperne di più è d’obbligo il rimando al sito www.glianellimancanti.comove troverete anche un video di presentazione.L’autrice si interroga su diversi argomenti: l’esistenza dei Giganti, la loroasserita provenienza dalla mitica Atlantide, il diluvio universale, lesimilitudini esistenti nei resoconti mitologici di tutto il mondo.Tematiche controverse, che da sempre fanno discutere studiosi eappassionati.Ben venga, quindi, lo scritto di Ines, se non altro per ridestare l’attenzioneed aprire di nuovo il dibattito, alla ricerca di qualcosa che pare sfuggirci dimano: gli anelli mancanti, appunto.

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Dreamland pag.87

Le fotografiedimenticate dell'UFO

in Scozia© Malcolm Robinson

L'immagine originale del disco fotografato da Ian Mc Pherson

Malcolm Robinson La Scozia nel corso degli anniha avuto la sua parte diavvistamenti UFO e gran partedi queste attività si sonoverificate nei cieli del Fife enella città di Bonnybridge nelStirlingshire.

Tuttavia, ci sono due casi conrilevanti prove fotografiche cheraramente sono state dipubblico dominio, molto diversima, comunque, abbastanzaincredibili.

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L' incidente di CraigluscarReservoir.

Il più famoso caso di UFOfotografato.

19 febbraio 1994.

Fotografie di UFO che sipossano definire buone sonopoche e poco visibili; nuovisofisticati computer chiarisconoe gettano fumo su ognipotenziale fotografia di UFO.La Scozia ha raramente vistouna foto di UFO degna di esseredefinita " una buona foto" (aparte la foto di Reservoir diPolmont), ma tutto questostava per cambiare, perché il 19febbraio 1994, l' ufologia haavuto a che fare con quella chepenso "essere la migliore foto diUFO mai effettuata in Scozia".Non solo la fotografia è chiara enitida, ma la testimonianza perquanto riguarda l'evento vero eproprio, è, a mio avviso, latestimonianza più veritiera enitida che di cui io abbia maisentito parlare in tutti i mieianni come ricercatore di UFO.Il caso vero e proprio mi è statopassato da Nick Pope delministero della Difesabritannico, che, a quel tempo,ancora occupava il suo postoalla Whitehall, Air Staff.In realtà, Nick è statoinformato, la prima volta, diquesto caso dallo Scottish DailyRecord, in un comunicatoscritto dal testimone Ian McPherson (44) da Dunfermline, ilquale ebbe a dire circa il suoincontro UFO:

"Il pomeriggio di sabato 19febbraio 1994, ero in macchinaper Craigluscar Reservoirappena fuori Dunfermline, perfare alcune foto a quella zona.Sono un artista dilettante, e miservivano delle fotografie peraiutarmi nella produzione diun dipinto del serbatoio.

Sono un membro del clublocale, che pesca e ha diritti dipesca per l'acqua.Avevo già fatto alcunefotografie in estate, ma volevoavere immagini del paesaggioinvernale.Ho fatto un certo numero difotografie, mentre camminavolungo la riva del serbatoio eriflettevo se fare qualchefotografia guardando a est,lontano dal mare, quando hosentito come una specie dironzio acustico, come il suonodelle linee elettriche ad altatensione.Mi sono anche sentito molto adisagio e mi girai lentamenteverso il serbatoio. "

Close up dell'oggetto non identificato

"Sospeso in aria c'era un disco,che doveva essere sicuramenteun 'oggetto volante', che stavavenendo verso di me.Avevo la mia macchinafotografica in mano ma, inqualche modo, non ero ingrado di utilizzarla.Non ho mai provato unsentimento simile.Non pensavo nemmeno a fareuno scatto.Ripensandoci era come se cifosse stata una specie diimpedimento.Mi stavo concentrando sulvelivolo totalmente incapace dicapire ciò che stavasuccedendo.Avevo molta paura, ma ora mirendo conto che la paura svanìper essere sostituita da un

senso di "rilassataaccettazione", non ho parolemigliori per descriverla.In seguito ho realizzato chedevo aver guardato quella cosaper più di quindici minuti.Il velivolo è venuto abbastanzavicino da farmi vedere che eradecisamente metallico e avevadiversi punti di luce al di sotto,il tutto all'interno di un'cerchio' di colore più scuro.Quando cominciò adallontanarsi la sensazione cheaveva bloccato la mia manoscomparve.Ho sollevato la mia macchinafotografica e ho scattato duefotografie.L'accelerazione del velivolo erafenomenale.Nel breve tempo intercorso trai due scatti il velivolo eradiventato un piccolo puntinonel cielo.Non c'era alcun rumore, aparte il ronzio quando eravicino a me.Io non so assolutamente nientedi UFO e nemmeno miinteressa.Ma niente di ciò che ho visto ovissuto era nella mia'immaginazione'.Di questo sono certo.Più tardi quel giorno, hotelefonato alla R.A.F. Pitrevieper chiedere se vi fosse stataqualche attività insolita in quelgiorno.Mi è stato detto di no.Sono un appassionato di aereie so come riconoscerli e so chequello che ho visto non era unaereo convenzionale ".

Venerdì 25 febbraio 1994(sera)

"Dopo aver parlato conMalcolm Robinson di BUFORA,la notte scorsa, mi apparemolto più semplice riordinare imiei pensieri riguardo ciò cheho visto sabato scorso senzasentirmi 'sciocco'.

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Perché è questo che ho fatto!Anche quando parlavo con lepersone del giornale ".

Malcolm Robinson

Ian sapeva che avevafotografato qualcosa distraordinario e che se avessesviluppato le foto da solo,probabilmente, sarebbe statoetichettato come unmistificatore, così pensava chesarebbe stato più accettabileconsegnarle al Daily RecordNewspaper per lo sviluppo.Ma poi gli venne il dubbio checiò che aveva fotografatoavrebbe potuto non esserevisibile nelle foto!Eppure, doveva tentare.Era successo qualcosa distraordinario e lui, non soloaveva bisogno di verifica, madoveva sapere che cosa fossestato.Ian continua la storia:

"Mi sentivo come se non fossiriuscito ad arrivare da nessunaparte.Ma qui c'era qualcuno che, nonsolo era consapevole edentusiasta, ma che, anche senon è riuscito a dare unaspiegazione, mi ha almenorassicurato su alcuni punti.Non meno importante è statala tesi di Malcolm, il qualepensava che l'impossibilità diutilizzare la fotocamera in

alcuni momenti non erainsolita.Fui contento di sentirglielodire.Perché tutta la settimana misono chiesto "perché"?Non era, come mi ha suggeritoun amico, il dramma dellasensazione di impotenza.Non del tutto.Non accettavo il fatto che "qualcuno" 'mi dicesse' che nonavevo 'NESSUN DIRITTO' o'VOLONTA'' di fare unafotografia.Mi è stato chiesto il coloredell'oggetto / velivolo /qualsiasi cosa fosse.Credo che fosse grigio chiaro aparte alcune differenze di tono,causate dalla direzione dellaluce che lo colpiva.Non era 'lucido', né cromato osimile all'alluminio. La parolamigliore che ho trovato perdescriverlo, era 'sporco'!Non aveva l'aspetto originario,sia in forma che in finitura. "

Schizzo originale dell'episodio

"Malcolm mi ha chiesto seavevo visto 'aperture' nellastruttura superiore, (perchéaveva visto la copia di uno deimiei primi schizzi in cui avevoraffigurato alcune sporgenzecircolari).Ma, a posteriori, questisporgenze sono risultateappartenenti alla superficie e

non delle vere e propriefinestre.Mi ci sono voluti giorni diriflessione per arrivare aquesta conclusione.Ha sorpreso anche me,chiedendomi se avessi avutosogni su quello che avevovissuto.I sogni non hanno maisignificato molto per me, nonpenso siano sogni, quanto una'incapacità di dimenticare'.Tutto il tempo, anche quandosto facendo cose che non hannoalcun legame con l'esperienza,essa mi si ripropone.Giorno e notte.Forse allora essa 'fa' parte dei'sogni', non so.Elementi di chiarimento.Quando ho visto l'oggetto ovelivolo, che dir si voglia, misembrava che esso fosse allostesso tempo statico e inmovimento verso di me.Voglio dire, non stavaviaggiando.Sono certo che si è avvicinatomolto lentamente, ma questaconclusione è dovuta allapercezione del progressivo edimpercettibile aumento dellesue dimensioni e non dallavista di un movimento vero eproprio, (spero che questoabbia senso!) "

"E non avevo la mia macchinafotografica pronta per l'uso,vale a dire, fuori dal suoinvolucro e senza ilcopriobiettivo.Io 'so' che non sarei stato ingrado di fotografarlo, perchéda quando ha cominciato adallontanarsi, fino a quandosono stato in grado difotografarlo, cioè fino a chescomparve in lontananza, nonerano passati neanche duesecondi. "

Ian Mc Pherson

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Questa fu la dichiarazionescritta e presentata al SPI dellatestimonianza di Ian McPherson.Ian afferma anche che, sitentava in continuazione didisegnare ciò che aveva visto,ma sentiva che non riusciva afarlo bene.Non importava quanto sisforzasse, arrivava sempre esolo 'vicino all'idea' di ciò cheaveva visto quel giorno.Inoltre, racconta che una voltasi trovò seduto su una sedia nelsalotto di casa sua, non sapendocome c'era arrivato.Non si ricorda di essersi dalletto, o di scendere nel salotto,tutto ad un tratto si ritrovaseduto in poltrona a guardare ildipinto del serbatoio che avevafatto.Come si è detto, Ian è statoturbato dall'immagine del'velivolo' nella sua mente cheegli voleva disegnarecorrettamente.Un altro punto importante perquanto riguarda la fotografiache Ian ha fatto dell' UFO, èquello in cui egli riferisce che,sulla fotografia, l'oggetto inrealtà appare sottile eassomiglia ad un frisbee, inaltre parole ha una struttura aspessore minimo.Tuttavia, quando Ian fuimmobilizzato e si trovò afissarlo in maniera quasiassente, egli afferma che ilvelivolo aveva una grandestruttura quadrata abbastanzavisibile in cima e, poco primache l'oggetto sparì dalla vista,questa struttura quadrata'scese' nel corpo principale del'velivolo'; dopodichè si inclinòleggermente e schizzò via aduna velocità terrificante.Ian desiderava solo aver avutola possibilità di fare lafotografia alcuni secondi prima,perché se l'avesse fatto, sarebbe

riuscito a catturare l'oggetto intutta le sua interezza.L'inchiesta dello SPI di questostraordinario caso è stata estesae non abbiamo trovatoNESSUNA prova di un velivoloche si trovasse in quella zona, almomento dell'avvistamento.Ho parlato con Andrew Allan,Direttore della fotografia delDaily Record, che collabora conil giornale da più di 2O anni, ilquale mi disse che era moltoimpressionato dalle fotografie.Ne aveva viste altre, durante ilsuo periodo al Daily Record, maqueste erano certamente lemigliori che avesse mai vistofinora.Ian Torrence, fotografo delDaily Record, ha sviluppato eglistesso il rullino ed era delparere che i negativi non eranostati 'ritoccati' in alcun modo edera, anch'egli, moltoimpressionato.Inutile dire che quest'impressionante avvistamento,con le fotografie diaccompagnamento è statodescritto nel Daily Record pochigiorni dopo, con entrambe leosservazioni da Ian Mc Phersone me.In questo momento, le copie dientrambe le fotografie sononelle mani del ministero dellaDifesa a Londra per lavalutazione, e mi è stato dettoche mi sarebbe stato inviato unrapporto scritto completo dellaloro valutazione, una voltacompletata.Per informazione dei lettori, lamarca della macchinafotografica era un Chinon,modello C.5 , ed aveva circa 15anni, ma era in buonecondizioni.La lunghezza focale era fissata aB-1OOO sec. e lo stop a 2.8.Dal Settembre del 1994, non hoancora ricevuto alcuna rispostada parte del Ministero dellaDifesa, anche se continuo a

telefonare quasi ogni duesettimane.Nick Pope ha continuato adirmi che il Ministero dellaDifesa aveva altre cose di cuioccuparsi e che si trattava dipriorità, ma che ci si sarebberomessi a lavorare!Copie di queste fotografie sonostate sottoposte a test perl'Università di Paisley vicino aGlasgow, ma non erano state ingrado di raggiungere unaqualsiasi conclusione definitivasu cosa potesse essere quellacosa, tuttavia, poteva dirmi chel'oggetto raffigurato nellefotografie era certamente vero.Con l'intervento dell'alloradirettore delle ricerche diBUFORA, Philip Mantle,abbiamo chiesto l'aiuto di JeffSainio di Heartland WI. USA.Jeff è l'analista delle foto alMUFON (IL MUTUO UFONetwork) ed ha preso in esamenumerose fotografie e video dipresunti UFO.Jeff ha condotto test divalorizzazione al computer sullefotografie e di seguito riportoun estratto da una lettera cheegli ha inviato a Philip Mantle,scrive:

"Sono state presentate duefotografie che mostrano unlago sotto un cielo coperto.In una fotografia si vedechiaramente un disco piattomentre l'altra mostra unminuscolo puntino.L'immagine della seconda fotoè troppo piccola per effettuaretutte le analisi utili, si potrebbebenissimo dire, ed in entrambii casi avere ragione, che è unuccello lontano o un aereo.E' chiaro che la prima foto nonè un errore d'identificazione.Il disco è un oggettosconosciuto o una frode.La seconda foto corrobora leaffermazioni dei testimoni, manon aggiunge nulla di più.

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Un controllo a fuoco dei bordidell'UFO dimostra che lanitidezza del bordo dell’UFOstesso contro l'orizzonte èesattamente come dovrebbeessere trattandosi di unoggetto distante.Gli alberi all'orizzonteappaiono confusi, come ègiusto che sia, e,apparentemente, i bordiarrotondati della UFO dannol'impressione di un oggetto nonmesso a fuoco, come in realtà è.Quindi l'UFO è chiaramente un'oggetto lontano'.

“Un modello gettato puòmostrare segni di striaturecausate dal movimentodurante l'esposizione allafotocamera, non è stato trovatoniente, nemmeno segni chedavano adito a pensare chel’orizzonte fosse striato a causadel movimento dellafotocamera, quando ilfotografo seguiva l'UFO.Questo conferma anche ladichiarazione dei testimoni,anche se un' esposizione veloceo un modello che si staallontanando dalla fotocameranon mostrano segni distriature causate damovimento.L'anello superiore dell' UFOsembra essere più un disegnoad anello tipico di un frisbee.Dal momento che non è visibilesul lato opposto dell' UFO, ciòsembra essere coerente con undisco sollevato e connesso aldisco principale.Questa forma è tipica di unfrisbee, ma bisognaconsiderare alcuni dischimetallici simili a quelli checoprono i mozzi delle ruotedegli autoveicoli.Dopo la comparazione delcolore rispetto al cielo, il discorisulta essere di un verderugginoso, vicino al discocentrale, e bluastro sul discoesterno.

Un semplice disco metallicocromato non dovrebbemostrare questa variazione dicolore.La prova è debole, ma ècontraria ad una teoria cheverte su dischi cromati "

Jeff Sainio

I risultati ottenuti da Jeff nonsono stati conclusivi 'inentrambi i casi', ma, almeno,abbiamo trovato una personache analizza quotidianamentemateriale come quello fornitoda noi.Ulteriori ricerche con i club divolo e gli appassionati diaeromodellismo, sono statevane.Ci siamo chiesti se qualchepersona che vive vicino alserbatoio potesse aver vistoqualcosa di strano, quel giorno,e ho telefonato presso unafattoria adiacenteinformandomi sul fatto.

Lo strano caso delLandrover!

Ho parlato con un fattore delluogo e, raccontandobrevemente quanto eraaccaduto vicino alla suafattoria, gli ho chiesto se lui, o imembri della sua famiglia,aveva visto qualcosa di stranoquel giorno.Mi ha risposto di no, ma haaggiunto che c'è stato unincidente che lo aveva colpito,una cosa successa a sua figlia ead una sua amica.Dopo aver parlato con suafiglia, le ho chiesto di scrivereuna dichiarazione riguardo aciò che era accaduto, questo èquanto Shona(*) ha scritto:

"La mia amica June mi venne aprendere con il suo LandroverDiscovery diesel tra le 7:45 e8:00 di sera.

Siamo partite immediatamentee non ho notato niente distrano fino a quando, a metàstrada, accesi la radio senzariuscire a farla funzionare.Avevo provato a mettere unacassetta fin da quandoeravamo partite da casa mia,ma non funzionava, così l'hospenta.Ho continuato a giocare con laradio fino a quando abbiamoraggiunto la fine della strada,quando sia io che la mia amicaJune ci siamo rese conto che leluci del Landrover erano deltutto oscurate.Penso che abbiano cominciatoa oscurarsi fin dal momento incui abbiamo lasciato la casa.Per qualche ragione, propriomentre stavamo attraversandol'incrocio alla fine della strada,June accese i tergicristalli cheerano insolitamente lenti. "

"Stavo ancora provando adaccendere la radio che nondava segni di funzionamentodissi a June che nonfunzionava.Nello stesso istante abbiamonotato che le luci del telefonodella macchina si erano spente.La luce dei fari stava, manmano, diventando sempre piùfioca, fino a quando non 'sparìcompletamente' a circa mezzomiglio da dove avevanocominciato a svanire.Non sapevamo quello che stavaaccadendo e June era costrettaa guidare molto lentamente inquanto si vedeva a malapenala strada.Mi ricordo che il motorefunzionava normalmente.Dopo aver superato una curva,le luci lentamente tornarono,così come le luci del telefono edella radio.Non sono sicura per quantotempo è rimasto spento, credoun paio di minuti, forse meno.Abbiamo proseguito verso lacasa di June, circa mezzo

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miglio avanti, dove abbiamotelefonato a un amico pervedere se c'era qualche guastoalla macchina.Ma ci disse che lui non riuscivaa vedere niente di guasto.Il giorno dopo June ha portatoa far controllare la macchina,ma non è stato trovato nulla dirotto".

Shona Green (*)

Il racconto sopra è abbastanzainsolito ed è accaduto 'duegiorni' prima dell'osservazioneeffettiva dell' UFO da parte diIan Mc Pherson.Naturalmente l'evento descrittoqui, può non avere niente a chefare con quello che seguì, duegiorni dopo, ma dobbiamoricordare che questo tipo dievento è stato riscontrato piùvolte in casi riguardanti ifenomeni UFO; ma, di solito,questi oggetti non identificati sinotano quando una macchina èin panne e nè i fanali nè la radiofunzionano.Era un UFO il motivo del malfunzionamento del veicolo?Le due ragazze non hanno vistonulla.Ho voluto inserire questoracconto esclusivamente ariconferma della stranezza delcaso delle fotografie.Può non significareassolutamente niente, ma servesolo da spunto per altri ufologiche si potrebbero trovare difronte a qualcosa di simile.Questo è il motivo per cui, noiufologi, dovremmo presentare'tutti' i vari frammenti diinformazione, non importaquanto irrilevanti possanosembrare.Come ho già detto dovremmostare molto attenti a non'buttare via il bambino assiemeall'acqua del bagnetto'!L'episodio di Craigluscar è unodi quei casi che ha come valore

aggiunto alcune fotografie, mala testimonianza di Ian McPherson è ugualmenteimpressionante.Io sono del parere, che questocaso non è una bufala e che nonè neanche il risultato di unaerrata interpretazione, da partedi Ian, di un qualcosa chepotrebbe essere stato gettatoverso il cielo.Non dimentichiamo che Ian havisto questo oggetto per circa 10minuti, un lasso di tempoincredibile per chiunque abbiasperimentato un incontro conun UFO.Frisbee e cerchi cromati nonrimangono in aria così a lungo!

La fotografia di PolmontReservoir

Ho già detto molte volte, che èestremamente facile fare unafotografia e affermare che essarappresenta un fantasma o unUFO.Quando si lavora alla ricerca diUFO, si scopre che, di tanto intanto, qualcuno ti avvicinadicendo di avere una fotografiadi un UFO.Ovviamente averetestimonianze sostenute dafotografie è estremamentefondamentale e bisogna tenerein attenta non solo leindicazioni dei testimoni, maanche l'analisi di un’ eventualefoto.Una fotografia del genere mi ècapitata tra le mani durante iprimi anni della mia Indaginesui fenomeni Bonnybridge.Phil Trevis è un aspirantemusicista, suona la chitarra inun gruppo rock locale diGrangemouth, la notte del 12novembre 1991 (primadell’esplosione del fenomenoBonnybridge) stava scattandoalcune fotografie con un amicoper un progetto di fotografia, inuna dichiarazione scritta,

Philip, disse questo riguardo lasua esperienza.

"Io ed un mio amico stavamoscattando alcune fotografieallo Stabilimento di Chimica diB.P. a Grangemouth daPolmont Reservoir, quandoabbiamo notato una scarsa, omeglio, due piccole e fioche luciintermittenti oltre i due piloniKincardine Bridge.Abbiamo visto l'oggetto, cheabbiamo pensato fosse unelicottero, volare lentamentesopra il ponte oltre lo stadio diGrangemouth.Lo abbiamo visto gironzolareper circa 5 minuti.Fu allora che ci accorgemmoche il 'velivolo' non stavafacendo alcun rumore.Se si fosse trattato di unelicottero avremmo dovutosentire le pale del rotore.Poi si voltò e si mise di fronte anoi.Stava a circa 600 m sopra lenostre teste.Poi si abbassò e prese velocità.Al momento della fotografia,era a circa 60-90 m sopra dinoi.E 'stato allora che abbiamosentito il pulsante ’ronzio' delvelivolo.In quel momento io ed il mioamico eravamo molto scossi,ma, in seguito, fummo presi daun enorme senso di eccitazione.Da allora ho mostrato la miafotografia a pochissimepersone e ho persino distruttoil negativo.Non avevo alcun motivo perdistruggere il negativo, ora,ovviamente, mi pento di averlofatto".

Phil Trevis

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L'Ufo di Polmont

La fotografia mi è stataconsegnata da un amico delfotografo in una riunione delloSPI tenutasi a Stirling; è statafatta da una fotocamera Halina35 mm, con una pellicola Kodakcon esposizione di 24.Quello che si dovrebbe tenere amente, guardando questastrana fotografia, è che, ciò chesi sta guardando, in realtà, è laparte inferiore dell'oggetto,perché quando esso era al disopra di Philip egli avrebbeeffettivamente dovuto piegarsiall'indietro per poterla fare.Nella foto si può vedere che ilcentro dell'oggetto sembraessere concavo, si vedonobrillare diverse luci bianche checreano una sorta di effettoalone nel cielo intorno ad esso.Allora, cosa hanno rivelato lenostre indagini, c'è unaspiegazione naturale per questafotografia?In primo luogo ho contattato laPolizia locale per vedere seavesse contattato la lorostazione, nessuno lo aveva fatto.Ho, quindi, scritto diverselettere ai vari aeroporti scozzesiper vedere se, magari, qualchetipo di aereo o un elicotteroavessero sorvolato la zonadurante quella notte.L’aereoporto di Prestwicknell’Ayrshire rispose nel giugno1995, affermando che:

(a) le registrazioni per ilperiodo in questione non eranostate conservate;(b) era improbabile che unaereo militare avesse sorvolatoGrangemouth la notte inquestione;(c) gas di scarico spesso simanifestano in questo impiantopetrolchimico, un evento chepotrebbe apparire allarmante.

Entrambi i testimoni sannobenissimo a cosa somigliavaquesto 'gas di scarico' ecertamente non era quello dicui erano stati testimoni.L’aereoporto di Aberdeen non èstato in grado di offrire alcunaspiegazione così comeEdimburgo e Glasgow.Il ministero della Difesa aLondra ha risposto che, siccomequesto avvistamento non era dialcuna importanza per la difesa,non erano riusciti a notarel‘evento (dove l’ho già sentitaquesta frase?!).Ma cosa succederebbe se lostabilimento di B.P. offrissequalche informazione.Questo stabilimento, che èestremamente esplosivo, è unabella vista, quando è illuminatodi notte, e guardandolo dalontano, si potrebbe pensare diosservare Las Vegas per quantoè enorme e luminoso.In una lettera pervenuta daparte di Bill Moore, addettostampa per BP Chemicals,datata 9 giugno 1995, Bill haaffermato, e cito:

"Posso confermare che glielicotteri svolgono ispezionecondotte in nome della BPChemicals.Questi voli si verificano aintervalli di due settimane eavvengono esclusivamentedurante le ore di luce durante ilfine settimana.Vorrei sottolineare che glielicotteri non tendono asorvolare luoghi per i quali

nutrono maggior interesse, maseguono percorsi che colleganoWilton e Mossmorran aGrangemouth.Mini-luci o aquilonitelecomandati e muniti ditelecamere non sorvolano ilcomplesso.Ho controllato le nostreregistrazioni e non vi è alcunaindicazione riguardo unvelivolo che ha sorvolato ilcomplesso Grangemouth il 12novembre 1991 ".

Bill Moore

In una lettera successiva,questa volta dal Sign. K.W.Smith, coordinatore dell’Estates& Pipelines per B.P. Oil allostabilimento di Grangemouth,ha dichiarato e confermato cheBP Olio di non utilizzare mini-luci o altri dispositivi dicontrollo di volo perispezionare i tubi, e che lospazio aereo immediatamenteal di sopra del ComplessoPetrolchimico di B.P.è un 'areariservata' agli aeromobili.Egli ha poi affermato che,secondo una ricerca da luistesso condotta, non ha trovatoalcuna prova di qualcosa diinsolito nella notte inquestione.

Dopo questi controlli e moltialtri, era chiaro affermare cheniente di convenzionale era daimputare a ciò che i testimoniavevano visto.Le analisi svolte sulla fotografiahanno provato molto poco enon ha contribuito a dimostrarela tesi in nessun caso e, comesappiamo, il testimone hadistrutto il negativo per motiviche, ancora oggi, egli nonriesce a comprendere appieno.In realtà egli stava perdistruggere anche la fotografia,ma fu fermato da un amico.Dopo aver parlato con Philip inmolte occasioni, ad oggi non ho

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alcun motivo di dubitare dellasua onestà e credo che quelloche lui e il suo amico hannovisto quella notte, era qualcosadi totalmente inspiegabile conmezzi razionali.Purtroppo l’amico di Phil èscomparso in un incidenteautomobilistico e, diconseguenza, non ho potutoottenere alcun chiarimentocirca la storia di Phil.La fotografia di Phil Trevis èchiaramente insolita ed èsicuramente parte integrantedei fenomeni di Bonnybridge.L'area in cui egli ha fatto lafotografia dista solo pochemiglia di distanza dalla stessaBonnybridge.Una fotografia insolita, unadelle pochissime foto cheabbiamo, che mostra l'attivitàUFO sulla Scozia.

[email protected]

Il libro “Amazing Real LifeIncontri Alien” di MalcolmRobinson è disponibile suhttp://www.healingsofatlantis.coma £14:99

Malcolm Robinson è unricercatore esperto in UFO eParanormale con un’esperienza trentennale, egli ha'messo le mani' in ogniesperienza contenuta in questolibro. Malcolm ha tenutoconferenze sugli UFO eparanormale in tutto il RegnoUnito e Irlanda ed è stato ilprimo a tenere una conferenzasul suolo americano inLaughlin, Nevada, nel 2009.

Malcolm è apparso numerosevolte alla televisione, sia nelRegno Unito che in altre partidel mondo ed ha assistito igiornali e le stazioni radio

fornendo informazioni sugliUFO e sul paranormale.

La completa storia sull'ondatadi avvistamenti UFO sopra lacittà di Bonnybridge è descrittain questo libro, è la storiacompleta del primo caso dirapimento documentato.Altri casi di incontroravvicinato sono analizzati indettaglio.

Nella pubblicazione del primolibro di Malcolm Robinson, eglicerca di illuminare con il piùaffascinante tra i casiriguardanti gli UFO che laScozia abbia da offrire.Questo lavoro è tutt’altro chedefinitivo, anzi essorappresenta una riflessionepersonale sulle sue ricerche esu ciò che vuole essere il piùintrigante e inspiegabile casodi UFO.

Questo è un libro epico, unlibro che dimostra chiaramenteche la Scozia, come nazione, èstata toccata dalla presenza diUFO. Questo libro vi lasceràcon pochi dubbi sul fatto chel'umanità si sta occupando diun fenomeno reale e in buonafede, come i testimoni possonochiaramente asserire.

NEL PROSSIMO NUMERO DITRACCE D’ETERNITA’IN DOWNLOAD A FINE GENNAIO 2010

Ricordo di Gabriele D’Annunzio BARALDI,scomparso nel 2002 a 64 anni. Archeologo atlantologo,con una passione per i territori mitici poco indagati,investigatore di uno dei misteri del Brasile preistorico:la "pedra do Ingá", un monolite che si trova nello Statodel Paraíba, ricoperto di "petroglifi".

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Collaborazioni pag.95

www.oopart.it

Ardi, l'anello mancantetra uomo e scimpanzè

Gianluca Schirru 2 ottobre 2009 Gli scienziatihanno annunciato la scopertadel più antico scheletro fossiledi un antenato dell'uomo.La scoperta rivela che i nostriantenati hanno subito una faseprecedente sconosciuta allateoria dell'evoluzione, più di unmilione di anni prima di Lucy,

infatti i primi antenatidell'uomo camminavano sullaTerra 3,2 milioni anni fa.L'ominide è stata chiamataArdipithecus Ramidus, avevaun piccolo cervello, pesava 50kg ed era di sesso femminile, edè soprannominata dagli studiosi"Ardi".

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La Storia

Il fossile mette in discussione lenozioni, conosciute fin daitempi di Darwin, e cioè che nonsia esistito un anello che legal'uomo e le scimmie di oggi,poichè le nuove prove, finora,suggerivano che lo studiodell'anatomia dello scimpanzé eil suo comportamento nonservivano per dedurre la naturadei primi antenati dell'uomo edi nostri inizi.Ma Ardi mostra invece un mixinaspettato dato che lo scheletrosembra essere l'ultimo antenatocomune tra gli esseri umani e lescimmie.La scoperta è stata annunciatanel corso delle conferenzestampa congiunta aWashington, DC, e ad AddisAbeba, in Etiopia."Questo ritrovamento è di granlunga più importante di Lucy",ha detto Alan Walker, unpaleontologo della PennsylvaniaState University, che non facevaparte della ricerca."Ciò dimostra che l'ultimoantenato comune con gliscimpanzè, non aveva l'aspettodi uno scimpanzè, o di un essereumano, o qualche cosa stranain mezzo."I fossili di Ramidus sono statiscoperti in Etiopia nel deserto diAfar in un sito chiamato Aramisnella regione del Medio Awash,a soli 46 miglia (74 km) da doveLucy, Australopithecusafarensis, è stato trovata nel1974.La datazione di due strati dicenere vulcanica radiometricainserita nei depositi fossili harivelato che Ardi visse 4,4milioni di anni fa."Le dita dei piedi e delle mani,le braccia e le gambe ed infine identi hanno tratti unici", hadetto Tim White dell'Universitàdella California, Berkeley, cheha co-diretto il lavoro con

Berhane Asfaw, unpaleoantropologo ed exdirettore del Museo Nazionaledi Etiopia.Tutti gli ominidi conosciuti inprecedenza, membri del nostrolignaggio ancestralecamminavano eretti su duegambe, come noi.Ma i piedi di Ardi, il bacino, legambe e le mani suggerisconoche era un bipede percamminare sulla terra, ma unquadrupede quando si spostavain mezzo agli alberi.Il suo alluce, per esempio, èesterno al suo piede, come unascimmia, per meglio cogliere irami degli alberi, ma adifferenza di un piede discimpanzé, i ramidus avevanoun osso speciale all'interno diun piccolo tendine, chemantiene la punta divergentipiù rigida, cosicche l'ossoavrebbe aiutato Ardi a usare ipiedi per terra come i bipedi,anche se meno efficienterispetto ominidi più tardi comeLucy.

Secondo i ricercatori, il bacinopresenta un mosaico di trattisimili ad entrambe le specie.Le ossa di grandi dimensioni delbacino sono posizionati in modoche Ardi potesse camminare sudue gambe senza barcollare daun lato all'altro, come unoscimpanzè.Ma il bacino inferiore è statocostruito come una scimmia,per ospitare grandi muscoli

degli arti posteriori usati nellascalata degli alberi.Anche le ossa del polso sonomolto rigide nell'uomo mentre ipolsi e le articolazioni delle ditadei Ramidus erano altamenteflessibile, come risultato Ardiavrebbe camminato sul suopalmodi mano fattore tipico dialcune scimmie primitive fossiliantenati di scimpanzé e gorilla.

I primi frammenti di esemplaridi Ramidus sono stati trovati aAramis nel 1992, lo scheletroannunciato oggi è stato scopertonello stesso anno e fu trovatocon le ossa di altri 35 individui.Ma ci sono voluti 15 anni primache il team di ricerca potessepienamente di analizzare eformare lo scheletro, perché ifossili erano in cattivecondizioni, dato che i resti aquanto pare siano staticalpestati da ippopotami e daaltri erbivori di passaggio.Pezzi di cranio schiacciato sonostati poi sottoposti a scansionedigitale da Gen Suwa, unpaleoantropologo pressol'Università di Tokyo.Alla fine, il team di ricerca harecuperato oltre 125 pezzi delloscheletro di Ardi, tra cui granparte dei piedi e quasi tutte lemani, un estrema rarità tra ifossili di ominidi di ogni età,figuriamoci uno così antico.

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"Trovare questo scheletro èstato un'immensa fortuna", hadetto White.Il team ha anche trovato circa6.000 fossili di animali e altriesemplari che offrono unquadro del mondo abitato daArdi: un bosco umido moltodiverso dalla attuale regione,inoltre grazie ai modelli di usurae di isotopi nei denti degliominidi ciò ha suggerito unadieta che comprende frutta,noci, e altri alimenti dellaforesta.

Tutte le scimmie, in particolare imaschi, hanno a lunghi caninisuperiori che all'uso diventano

armi formidabili nelle lotte e perl'accoppiamento.Il Ramidus, però sembra avergià intrapreso un percorsoevolutivo verso la specie umanain modo univoco, poichè i caninisono di dimensioni ridotte e"femminilizzati"cioè esemplarimaschi e femmine sono vicinigli uni agli altri in termini didimensioni del corpo.Questi cambiamenti forse fannoparte di una svolta epocale nelcostume sociale: Invece dicombattere per l'accesso allefemmine, un maschio ramidusavrebbe potuto fornire, incambio della fedeltà sessuale,gli alimenti alla sua famiglia.

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Collaborazioni pag.98

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Le Tombe dei Gigantiin Sardegna

Isabella Dalla Vecchia Sotto la crosta terrestrescorrono energie telluriche eforze magnetiche che fanno delnostro pianeta un autentico“organismo vivente”.L’uomo, creatura figlia dellaMadre Terra, ha facoltà diinteragire ed essere moltosensibile a questi “movimenti”,

e, in particolari situazioni, diassorbirli inconsciamente.Queste energie sono più intensein certi ambienti piuttosto chein altri e recenti studi hannorilevato che antichi luoghi sacrisono stati costruiti lungo questicanali energetici.

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Ma chi e come ha scelto diinnalzare un tempio in undeterminato luogo piuttosto chein un altro, considerato che solocon la moderna tecnologia si èscoperto tutto questo?L’architettura antica è moltodiversa da quella odierna,innanzitutto si edificava nonsopra la natura ma all’internodella natura stessa, in un caldoabbraccio vitale e benefico.Svariati erano i metodi per lascelta dei luoghi, a volte cruenticome nel caso dei romani che,dopo aver fatto pascolarealcune greggi in un campo,dopo averli uccisi necontrollavano il fegato e se inbuono stato si decideva di darel’avvio ai lavori.Altre volte i luoghi erano sceltiin base al riposo degli animaliin quanto si presupponevafossero in stretto legame con laTerra, molto più dell’Uomostesso.Ma spesso entravano in scena icosiddetti “sensitivi”, chesceglievano il posto dovecostruire il santuario.Queste persone con innatecapacità sensoriali chepermettevano di percepirequeste particolari energie, nelpassato erano i druidi o i“santoni del villaggio” evenivano spesso interpellati.Il neo tempio, già pregno delleforze magnetiche, si arricchivaa sua volta dell’energia degliabitanti che lì si recavano apregare.Spesso vi era anche la vicinanzadi una fonte d’acqua, elementofondamentale per i rituali, comeviene dimostrato dagliinnumerevoli pozzi sacripresenti in Sardegna.In Gallura (la zonasettentrionale) i numerosi sitisacri nuragici e prenuragici nonsi trovano in ambienti casuali,ma sono per la maggior parte

eretti proprio su luoghi diintense forze telluriche.

Mappa vibrazionale della Tomba diGiganti “Li Mizzani” Palauwww.luoghimisteriosi.it

Baluardi accumulatori di talienergie sarebbero proprio leTombe dei Giganti, quellestrane costruzioni chericoprono il territorio sardo, male possiamo trovare solamentein questa regione e innessun’altra parte del mondo,motivo sufficiente perconsiderarle di importanzasenza pari.Sono costituite da un lungocorpo funerario entro il qualevenivano riposti i corpi deidefunti.Sono l’evoluzione dei dolmenche si sarebbero “allungati”creando le tombe a corridoiochiamate ALLEESCOUVERTES con l’aggiunta diun’area sacra delimitata da unaserie simmetrica di lastreortostatiche.Esse, a partire dalla stelecentrale, la più alta, siespandono a semicerchio conaltezze discendenti delimitandocosì una sorta di “piazza”davanti alla tomba, che ha ilnome di ESEDRA.Alla base dei menhir vi eraquasi sempre un sedile checorreva lungo tutta l’area sulquale gli officianti tenevano gliantichi rituali funerari.Inoltre vi era la presenza dibetili, chiari richiami allapresenza di Dio.L’entrata è formata da unagrossa e alta lastra di pietra con

una porticina che collegherebbel’esterno con l’interno dellatomba.

Tomba dei giganti “Coddu Vecchiu”,vista

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Tomba dei Giganti “Li Mizzani”www.luoghimisteriosi.it

Essa aveva il valore simbolico diunione tra il mondo dei vivi el’oltretomba, alla cui base viera un bancone sul qualevenivano lasciate le offerte.Tutto questo ricorda la funzionedella “falsa porta” egizia,elemento che in Sardegna siritrova spesso anche nelle“domus de janas” (tombescavate nella roccia).La falsa porta è il punto dicontatto tra il mondo dei vivi el’aldilà.Dinnanzi a questa fintaapertura venivano poste le

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offerte di cui ne usufruiva lapersona cara che da qui sisarebbe “affacciata” sulla Terra.La porticina è talmente strettache per un adulto risulta moltoimpegnativo passarviattraverso, per cui essa dovevaavere un ruolo esclusivamentesimbolico e i defunti venivanocalati dall’alto all’interno delcorpo funerario.Il corpo funerario è compostoda un lungo buio corridoio,metafora del camminonell’oltretomba, alla fine delquale si trova il sepolcro vero eproprio con la presenza di lastresu cui venivano posti oggetti divita quotidiana che l’anima deldefunto ne avrebbe “usufruito”.Si chiamano tombe dei Gigantiperché la tradizione vuole cheospitassero un unico corpoumano ed essendo spessolunghe una decina di metri sipensava che fosse un uomoparticolarmente alto.In realtà le tombe ospitavanomolti corpi, come dimostrano iritrovamenti ossei di decine dipersone che a volte sfioravano ilcentinaio!Non si sa dunque se fossero“fosse comuni” o tombededicate a persone importanticome non si conosce il rituale disepoltura e non si sa sevenivano inseriti direttamente icorpi o addirittura soltanto leossa.Fatto sta che le tombe deiGiganti trasmettono un grandemistero dal punto di vistastorico ma anche spirituale.Mauro Aresu, il più importantestudioso sardo di questoargomento, dopo aver a lungostudiato questa tipologia dimonumenti, afferma che letombe dei giganti costituisconoi punti più importanti diemanazione energetica al puntotale da avere la facoltà di

“guarire” chiunque si rechi o sidistenda al loro interno.La loro disposizione asemicerchio seguirebbe le lineeenergetiche tellurichecatturandone il flusso di cui siimpregnerebbero le stessepietre (ecco perché per guarireè necessario distendersi sullapietra, rituale presente in molteparti d’Italia) le quali, dopoaverlo assorbito, lo avrebberocondotto come un filo elettricoverso la stele più alta chesarebbe così divenuta unautentico accumulatore.Il corpo del defunto posizionatoall’interno della tomba,avrebbe ricevuto un’energia taleda strappare la sua anima dalcorpo, ricolma di nuova vita,quella della Madre Terra.Sarebbe insomma così risorta,tornando alla sua origine.Ma mi permetto di evidenziareun’altra ipotesi personale.Una stele così alta avrebbepotuto infine lanciare l’animaverso il cielo, verso il ritorno acasa, culto non differente daquello egizio, ma non unico inSardegna, regione da tempoimmemore custode di altresimbologie correlate, come lefalse porte, la piramide diMonte D’Accoddi, le tombeaccessoriate di oggetti di vitaquotidiana, il culto per il dioToro.Dopotutto la forma dellaTomba dei Giganti potrebbericordare neanche troppo allalontana, una rampa di lancioverso l’alto. La linea dei menhirè curva, procede inizialmentecon poca inclinazione perterminare la sua corsa verticalecon grande slancio.

Mauro Aresu afferma inoltreche se viste dall’alto, le Tombedei Giganti potevano sembrareteste di toro stilizzate.

La figura del toro è moltodiffusa in questa regione perchérappresentava la forza maschilein unione con la Dea Madre.Il loro sacro incontro generavita e dà l’energia all’animaperché possa riunirsi all’energiadella terra.Presso le tombe dei giganti sipresume che venissero svoltirituali legati al richiamo dellavita e della rinascita, proprionell’esedra ove vi era lapresenza di sedili.Si cadeva in un sonno-trancecon il quale si entrava incontatto con la divinità (ritualemolto diffuso nella culturagreca) di cui se ne potevanoascoltare le volontà.Queste tombe così accurate dalpunto di vista architettonico,testimoniano un granderispetto che la civiltà nuragicanutriva nei confronti dellamorte e della vitadell’oltretomba.L’enorme fatica umana chequeste costruzioni cosìimperiose ci dimostrano, irituali, i grossi calcoli e leconoscenze nell’erigere imonumenti in precisi luoghienergetici, tacitamente cinarrano l’importanza dei popolinuragici e prenuragici per ilsacro.Questi popoli tanto primitivinon lo erano, anzi più di noicomprendevano il senso dellavita.E noi dobbiamo saperliosservare per capire quelsignificato della nostraesistenza che abbiamo perso nelcorso della storia.

PALAU – TOMBA DEIGIGANTI LI MIZZANII misteriosi rituali di

incubazione

Come migliore esempio diquanto descritto, non per

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grandezza, importanza obellezza architettonica, ma perl’intensità delle rilevazionimagnetiche è la Tomba deiGiganti di Li Mizzani nei pressidi Palau (OT).Questa modesta tomba sitanella Gallura settentrionale, inun entroterra abbandonato,sola e incustodita è tra gliesempi sardi più interessanti.Non si direbbe, ma ancora oggigente di tutta Italia viene inquesto luogo sperduto a“curarsi”.Risale tra l’Età del BronzoMedio e quella del BronzoRecente (1500-1200 a.C.) ed èda annoverarsi tra quelle“piccole” essendo larga solo duemetri e mezzo, ma la sua ridottadimensione ha contribuito afarla rimanere ancorarelativamente intatta.Nonostante sia tra quellemeglio conservate potevapresentarsi ancora più integrase non fosse stata toccata daitombaroli e riutilizzata in parteper la costruzione di un vicinostazzo.Il corpo tombale è rivolto versoest, dove vi è la rinascita delsole e della vita.La stele centrale, ancoraperfettamente conservata,presenta un elemento insolito etalmente unico da presumereessere frutto di un “errore”.Il portello d’ingresso, che intutte le Tombe dei Giganti hasempre una smussatura delcontorno dell’apertura versol’esterno, a fini decorativi, inquesto unico caso la si ha versol’interno.E’ talmente anomalo da farpensare quasi certamente ad unerrore grossolano deicostruttori, i quali avrebberoeretto la stele “a rovescio”.La Tomba è stata eseguitasecondo la tecnica “a filari” peril corpo tombale e per l’esedra,

il cui masso in prossimità dellastele centrale, alta 2,80 metri,fungeva da sedile e da bancoper le offerte.Sono state ritrovate alcune ossaumane e frammenti di utensiliin ceramica.Ma ciò che merita davvero lanostra attenzione è il fatto diessere stata costruita sopra unintenso flusso energetico,motivo per cui qui si svolgeva lacosiddetta “incubazione”.

Tomba dei Giganti “Li Mizzanu”,porta d’ingresso

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Tomba dei Giganti “Li Mizzanu”,corpo centrale

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Questa sorta di “rituale” altronon era che una sostaall’interno della tomba per ben5 giorni con l’obiettivo diguarire da malattie fisiche epsichiche.Esistono antichi documenti diAristotele, Tertulliano e Solinoche ne descrivono l’utilizzo,come fosse un’autentica“macchina” per la guarigione,una preistorica camera

iperbarica.E nonostante la scienza del XXsecolo, alcune persone lautilizzano ancora oggi.Nonostante sia un luogo isolatoe prettamente desertico, con isuoi caratteristici massi digranito intervallati davegetazione abbastanza rada, èpiù trafficato di quanto possasembrare.Diversi sono i visitatori che sidistendono sulla pietra sotto lastele centrale.Ciò perché , come spiegato inprecedenza, questa tombaattirerebbe le energie della terrafacendole confluire fino allastele centrale che fungerebbe daantenna canalizzatriceconcentrandole proprio inprossimità della piccola porta.Insomma chiunque si sieda sul“sedile” in prossimità delmonolite principale e al centrodell’esedra semicircolare,riceverà benessere psico-fisicoassicurato per mente e corpo.L’energia non viene “rubata”,tutto è costruito in armonia e inequilibrio con la natura.Essa viene catturata epotenziata.Un esempio di queste batteriedi energia terrestre sono lepiramidi di Giza.Non sono teorie o ipotesi, esisteun vero e proprio studio diquesto fenomeno che ha ilnome di GEOBIOLOGIA,laddove la pietra viene intesacome “essere vivente”.Non per caso una “tomba” lacasa di ciò che è “morto” sfruttaquesto concetto di “vita”.Ecco che un uomo non più vivoall’interno di questa tombagrazie all’energia in essacanalizzata sarebbe certamenterisorto in uno zampillo di lucecosmica.Con un flusso così potentenell’uomo morto l’animaavrebbe lasciato il corpo

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impuro, in decomposizione,mentre l’uomo vivo avrebberipulito facilmente l’animo datutte le impurità di malattiepsichiche e fisiche.Se si era preda di mali del fisicoo anche della mente, ci si recavanella tomba e vi si rimanevasdraiati per ben cinque giorni ecinque notti in una sorta diletargo guaritore, cosicché ci sisvegliasse risorti a nuova vita.

PALAU – TOMBA DEIGIGANTI SAJACCIU

La misteriosa pietra “adentelli” e la Chiesacostruita sopra ad

assorbirne le energie

Di questa tomba rimangonoormai poche rovine nonostantesia una delle più grandidell’intera regione.Distrutta anch’essa daitombaroli ad oggi versa in unostato totale di abbandono:anche arrivarci non è semplice,avendo i resti sparsi tra lavegetazione, dai quali spiccasolo un masso con un’insolitalavorazione a dentelli.Il sito è talmente rovinato daavere alcuni frammentidell’esedra ma più nulla delcorpo tombale.La presunta datazione tocca il1400 – 900 a.C.; essa è a filaridi blocchi di granito e presentasulla destra un piccolo circolodi menhir.Sotto il circolo vi è sdraiato aterra un betilo.La pietra al centro dell’esedra èmolto misteriosa, ha formatronco piramidale e conservatre enigmatici incavi benlavorati alla sommità.In prossimità dell’ipotetica finedel corpo tombale vi sono i restidi un edificio a piantarettangolare, probabilmente sitrattava di un’antica chiesacristiana che, come spesso

accade, è stata edificata sopraquesto luogo di culto pagano,per mostrare la vittoria delCristianesimo sul Paganesimo.Ma in questo particolare casopotrebbe esserci un’altramotivazione; essendo questo unluogo riconosciuto anche aigiorni nostri per la capacità diaccumulare le energietelluriche, non è da escludereche la chiesa qui edificata nonabbia celatamente volutoassorbirne a sua volta le energiesacre della Terra che questoluogo emanava.Non è un caso che il corpotombale sia completamentesparito, forse sono stati proprioi cristiani a smantellare questazona per eliminare il cultoantico e per riutilizzarne lepietre a costruzione del proprioedificio.Inoltre l’esedra è in parterimasta, l’accumulatore dienergie non è stato distrutto arispetto di quella “macchina”perfetta che sapeva estrarre leenergie dalla terra.

TOMBA DEI GIGANTICUDDU VECCHIU

La più grande tomba deiGiganti sarda

Tomba dei Giganti “Coddu Vecchiu”,ricostruzione

L’ingresso di questa tomba è aEST, essa è stata realizzatacome riutilizzo di una tomba agalleria di 10.50 metri.E’ ancora integra nella

copertura a piattabanda, fattoabbastanza raro.E’ presente un’esedra in ottimecondizioni con stele centrale di4,40 metri.E’ la più estesa di tutta laSardegna.La prima fase della tomba agalleria è stata datata, in base airitrovamenti degli scavi, alBronzo Antico (1800 – 1600a.C. – cultura dei Bonnanaro).Il riutilizzo nonchéampliamento al Bronzo Medio(1600 – 1300 a.C.).

Tomba dei Giganti “Coddu Vecchiu”,copertura

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Tomba dei Giganti “Coddu Vecchiu”,fianco

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LA TOMBA DEI GIGANTILI MORU

Il misterioso Daleth

Questa tomba è pertinente alnuraghe Albucciu a 80 metri didistanza e si trova nel comunedi Arzachena.E’ una tomba a galleria priva diesedra.

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Il corpo della tomba ha unalunghezza di 11,30 metri, ilmuro è davvero molto spesso,va da 1,80 a 2,25 metri!Sono stati ritrovati una coppacon alto piede, due frammentidi pugnali ed un grano d’ambraad “ASTROGALO” oggi nelmuseo Sanna di Sassari.Questa tomba è stata utilizzatain età punica dato ilritrovamento di un’importantemoneta all’interno delcorridoio. Essa è del 300 a.C. epone diversi interrogativi.All’interno della tomba nonsono state rinvenute sepolturedi età punica, perché allora lapresenza di questo reperto?Probabilmente i puniciriconoscendo il luogoparticolarmente sacro edenergetico lo hanno rispettato emagari frequentato nei rituali diincubazione.E’ stato inoltre identificato unsegno su una piccola stele.Esso è un DALETHdell’alfabeto semita e utilizzatonei culti funebri.E’ la quarta lettera i moltialfabeti semitici, come ilfenicio, l’aramaico, l’ebraico, ilsiriaco e l’arabo.La lettera DALET insieme a HEè utilizzata per rappresentare ilnome di DIO in modo sacro.Ad oggi il perché una similelettera si trovi su una tomba deigiganti non è stato ancorasvelato.

TOMBA DEI GIGANTI LILOLGHI

Un luogo sacro emisterioso

Questa tomba è tra le piùgrandi della Sardegna con i suoi27 metri di lunghezza.L’ingresso è a SUD/SUD-ESTed è composta da quindicilastre ortostatiche infisse nelterreno, sette da un lato e sette

dall’altro con le stele al centroalta 3,75 metri.Quest’ultima presenta unadecorazione intorno al suoperimetro, una cornice inrilievo che divide in due partilo stesso monolite.Subito dietro vi è un lungocorridoio costituito da lastreinfisse nel terreno conmuratura a secco, al cui terminevi è una zona riservata aldeposito di offerte e oggetti diculto su due piani.Il recinto ellissoidale attornoalla tomba accerta che essadoveva avere una prima formadi utilizzo, in cui era ricopertadi terra proprio come i circoli diLi Muri, che si trovano a soli200 metri di distanza (lo stessonome “Li Lolghi” in galluresesignifica proprio “cerchi”).

Tomba dei Giganti “Li Lolghi”, veduta www.luoghimisteriosi.it

Tomba dei Giganti “Li Lolghi”,interno con zona per le offerte

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Per la sua maestosità el’isolamento in cui è ubicatoquesto antico sepolcro, èimpossibile non avvertire unasensazione intensa di sacro emistero, osservandola non sipuò che provare rispetto peruna cultura che di “preistorico”aveva ben poco.Un popolo che ha saputolasciarci tanti interrogativi aiquali ancora oggi non siamoriusciti a rispondere, ma solo arimanere in un rispettososilenzio, bloccati a guardareverso il sole nascosto dietrol’enorme stele di quattro metriche proietta su di noi un’ombrascura e misteriosa.

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Documenti pag.104

Il ruolo dei Sabeinel Kalâm islamico

Frontespizio del Moreh Nebukhim

David S. Amore La scienza (‘ilm) islamica delkalâm (teologia razionalistica)rappresenta, così come il suoequivalente nel Giudaismo e nelCristianesimo, il tentativo diarmonizzare le verità assolutedella Rivelazione con gli sforzicontemplativi della ragioneumana.È una giustificazioneintellettuale della fede, una

forma d’apologetica difensiva,che deve aver avuto le sueorigini nei primi confronti fral’Islam e le tradizioni religiosedi più lunga durata incontratenel corso della conquista delVicino Oriente greco-siriaco, edeventualmente alcuni dei suoiprofessionisti vi applicarono glistessi “ferri del mestiere”impiegati da quei Cristiani e

Una volta Muhammad (su di Lui la pace e labenedizioni di Dio), riferendosi al conflitto frale religioni, disse: “Questo accadrà al tempo incui la conoscenza abbandonerà il mondo.”Said disse: “O Messaggero di Dio, come saràpossibile che la conoscenza sparisca dalmondo se noi leggiamo il Corano e loinsegnamo ai nostri figli e i nostri figli ai loroe così fino all’Ultimo Giorno?” Muhammadrispose: “O Said, ti credevo l’uomo più istruitodi Medina, forse che la Gente del Libro chelegge le loro Sacre Scritture si conforma adesse?”

-Riportato da Bukhari eMuslim (che Dio sicompiaccia di loro!)-

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Giudei impegnatiintellettualmente nella difesadella loro fede: l’intelaiaturametodologica della filosofiagreca.Una delle prime scuole che sidistinsero nell’ambito di questadisciplina, i Mu‘taziliti,chiamati dai contemporanei“partigiani dell’unità e dellagiustizia divina”,5 elaborarono iloro approcci razionalistici allafede sul modello della dialetticafilosofica greca.Al pari di alcuni teologicristiani, i Mu‘taziliti non sisentirono di sottoscrivere la tesitradizionalista del credo etsiabsurdum; essi svilupparonoun’interpretazione della storiadell’Islam che si poneva inopposizione all’uso dellasunnah come l’unico standardd’interpretazione coranica, inquanto stabilirono che ilprincipio del consenso, dalquale la sunnah traeautorevolezza, non producessenecessariamente verità.Naturalmente tutto ciòprodusse l’euforia degli Sciiti, ilconseguente risentimento dellastragrande maggioranza deiSunniti e, nella fattispecie, leviolente contestazioni deiseguaci della scuola teologica diAhmad ibn Hanbal (m. 855d.C.), al punto che nell’anno912 d.C. Abu al-Hasan ‘Ali ibnIsma‘il al-Ash‘ari, studiosomu‘tazilita, durante il sermonedel Venerdì alla moschea diBassora rinunciòpubblicamente alle dottrine deisuoi maestri dichiarando lapropria solidarietà ai“partigiani della tradizione edella comunità.”6

5 Al-Mas‘udi, Kitâb murûj al-dhahabwa ma‘âdin al-jawhar/Les Prairiesd’Or, ed. e tr. C. Barbier de Meynard eP. De Courteille, Paris 1871 – 1877, VI,24.6 Ibn ‘Asakir, Tabyin kadhib al-muftari, Damasco 1928, 40.

Fu così che la scuola di teologiache porta il suo nomerappresenta tutt’ora il tentativodi stabilire un compromesso frala posizione razionalistica deiMu‘taziliti, lasciandone da partegli aspetti più speculativi, el’opposizione degli Hanbaliti alkalâm in tutte le sue forme; ilrisultato dei suoi sforzi fu laversione islamica dellascolastica che al contrario delledottrine mu‘tazilite trovò postosicuro nell’Islam sunnita.Inevitabilmente tali scuoleinfluenzarono la nascentecoscienza storiografica islamica.Per i Musulmani, la historiarerum gestarum, al pari delfiqh, è una delle scienze“tradizionali”, e come il fiqh, lostudio degli eventi passati trovale sue origini sia nel SacroCorano sia nella sunnah delProfeta.Il Sacro Corano non contienesolamente l’interpretazioneislamica delle tradizioniprecedenti alla Rivelazione dataa Muhammad, ma poichèl’Inviato di Dio era consideratoil culmine di una linea di profetiapparsi durante il corso dellastoria umana, l’Islam facevaproprie le prospettive di ununiversalismo che ripercorrevala storia a ritroso fino al tempodella creazione.Contemporaneamente la fuga diMuhammad dalla Mecca aMedina evidenziò l’inizio di unanuova era nella storia, e lamemoria collettiva deiCompagni del Profeta,incorporata negli hadîth,autorizzò le generazionisuccessive a intendere ilsignificato di tale evento comeuna rottura totale con la storiapassata.Il conflitto fra queste duetendenze non tardò a venirfuori.

Al pari di altri teologimusulmani, i Mu‘tazilitidivisero le forme di cognizioneumana in due categorie:necessarie e acquisite.Nel primo insieme venneroincluse le forme immediate eintuitive di conoscenza sullequali non si ha un controlloreale; nel secondo campocadono tutte quelle forme diconoscenza discorsiva che sisituano nel regno dellaresponsabilità umana. SebbeneAbu al-Hudhayl (m. 849 d.C.),citato da al-Shahrastani come ilfondatore della metodologiamu‘tazilita,7 pose la conoscenzadell’esistenza di Dio nellacategoria delle conoscenzenecessarie, altri Mu‘taziliti,quali Thumamah ibn Ashras(m. 828 d.C.) e il suo allievo al-Jahiz (m. 872 d.C.)puntualizzarono che la naturadivina poteva essere il prodottodi entrambe le forme diconoscenza, conquistata siaattraverso la Rivelazione siatramite ragionamentidiscorsivi. Questa teoriaportava alla necessariaconclusione che l’infedele nonera colpevole a meno che nonnegasse la possibilità dellaRivelazione o, pur conoscendola verità, la rifiutasse, poichécoloro che non possedevano imezzi per fare questa scelta,vale a dire la conoscenza di Dio,erano semplicemente ignorantie non potevano essereresponsabili per questa loromancanza di comprendonio.Tale interpretazione dellanatura della conoscenza divinaportò, a lungo andare, a unampio grado di tolleranza e unimmenso interesse per quelle

7 Al-Shahrastani, Kitâb al-milal waal-nihâl, ed. Kilani, Beirut 1407/1982,I, 5; Livre des Religions et des Sects,tr. J. Jolivet e G. Monnot, Paris 1990,34.

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percezioni non islamiche diverità originatesi nell’arco dellastoria umana.Al contrario, per le ragionidescritte sopra, gli Ash‘aritidovettero privilegiare laseconda tendenza, poichéconsiderarono l’eresiologiacome un ramo del kalâm, eambedue rivelano la tendenzatipicamente ash‘arita disubordinare la storia ai dogmipolemici. Al-Shahrastani (m.1135 d.C.), la cui opera èun’ulteriore elaborazione delleeresiologie di al-Ash‘ari e al-Baghdadi (m. 1037 d.C.),mostra una marcata antipatianei confronti della filosofiagreca, sebbene fosse chiaro cheostentasse una certa familiaritàcon le sue tradizioni.Da questo punto di vista,l’opera di Maimonide, Guidadei perplessi – composta nel1190 dell’Era Comune econosciuta ai più col nomeebraico di Moreh Nebukhîm,sebbene il titolo originale arabofosse Dalalât al-hâ’irîn –,sembra dar vita a tutte questeprospettive.Uno degli argomenti tipici delkalâm nel quale prendonocorpo le tendenze descrittesopra è l’analisi e la trattazionedelle dottrine extraislamiche,con particolare attenzione allepratiche idolatriche, che eranoa quei tempi la tendenzareligiosa più diffusa su scalamondiale, al fine dicomprendere per quale motivoil genere umano fosse attrattoda tali pratiche e di capire inche direzione andasse losvolgersi degli eventi religiosi;ed è precisamente riguardo atali preoccupazioni che lasetta/tipologia dei Sabei, allaquale il presente articolo èconsacrato, viene chiamata incausa.

Veduta di Harran

L’enigma dei Sabei

L’ottimismo semplificatore ditale titolo avrà fatto sorridere illettore più accorto. Infatti nelcaso dei Sabei non ci troviamoad affrontare un solo enigma.Se l’Islam non fosse esistito, glistudiosi non si sarebberoaccaniti su questaproblematica; tant’è che essidevono la loro celebrità a treversetti coranici nei qualivengono menzionati.8Tali versetti offrono una lista dicredi religiosi e non troviamoalcunché di paragonabile intutto il Sacro Corano adeccezione di questi tre.

8 I versetti in questione sono: Corano2, 62, dove vengono citati assieme aalladhîna amanû, vale a dire “coloroche credono”, alladhîna hâdû(Giudei?), al-nasâra (Cristiani?);Corano 5, 69, praticamente undoppione del precedente, anche se vanotato che qui il sostantivo è espressoal nominativo, ovvero sâbi’ûnpiuttosto che sâbi’în, come invecedovrebbe essere da un punto di vistapuramente grammaticale (altromistero!); infine Corano 22, 17, dovela lista viene estesa fino acomprendere majûs (Mazdei?) ealladhîna ashrakû, ovverossia “coloroche associano [altre entitàsovrannaturali al Dio Unico]”, in altreparole gli “idolatri”, parola politicallyuncorrect che, senza aver alcunchéd’offensivo, veniva impiegata fino allametà del secolo scorso per indicare iseguaci delle religioni e dei culti deicosidetti “popoli senza scrittura”, eche in attesa di una definizionemigliore continuiamo a usare inquesto senso nel presente contributo.

Il termine sâbi’ûn designachiaramente quantomeno unatendenza religiosa, che assiemea yahûd e nasâra, che a lorovolta indicherebbero Ebrei eCristiani, fa parte dellacategoria – oserei direfenomenologico-religiosa –della Gente del Libromenzionata ben 31 volte nelSacro Corano.9Cosa ci può dir di più ilcontesto?Nel 1984 Christopher Buck inun suo articolo affermò senzainsistere ulteriormente suquesto punto che fu allettante,su tali basi coraniche, “toregard the Sabians as a fourthmonotheistic community.”10Ma è Michel Tardieu che,indipendentemente, sottolineala possibiltà che i Sabei coranicipossano aver avuto delle SacreScritture:11 il secondo versettocoranico contenente questalista di fedi in effetti èimmediatamente preceduto dalversetto 68 che è esplicitamenteindirizzato alla Gente del Libro.Guy Monnot nella suaintroduzione al secondo volumedel Milâl wa al-nihâl di al-Shahrastani12 aggiunge cheindagando il testo si puòfacilmente osservare che taleversetto sui Sabei si situa in unalunga esortazione alla Gente delLibro: il termine ahl al-kitâbpuntella tale discorso in Corano59, 65, 68, e ancora 77.In particolare, in Corano 65 e68 possiamo notare l’impiegodella stessa terminologia:

9 In arabo ahl al-kitâb. Cfr. Corano 2,105; 3, 98; 4, 153 e 171; 59, 2, ecc.10 C. Buck, The Identity of the Sâbi’ûn:an Historical Quest, Muslim World,LXXIV/1984, 172; la superficialità ditale affermazione si commenta da sé.11 M. Tardieu, Sabiens Coraniques etSabiens de Harran, JournalAsiatique, 274/1986, 40.12 Monnot, Livre… cit., II, iv.

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Dì: O Gente del Libro! Voinon fate nulla di quanto viè ordinato nella Torah, nelVangelo, e in ciò che vi èstato rivelato da vostroSignore. (Corano 5, 65 e68)

L’espressione finale potrebbedesignare il libro dei Sabei.Ad ogni modo l’insieme delpasso, in armonia con ilcontesto degli altri due versetticoranici dedicati a questa listadi fedi, permette di concludereche nel Sacro Corano i Sabeipossiedano delle Scritturerivelate proprie, in tutto similialle Sacre Scritture degli Ebrei edei Cristiani.Ma questi Sabei coranici chifurono nella realtà?Numerose ipotesi e etimologiecontradditorie sono stateproposte alla soluzione di taleproblematica.13

13 V. D. Chwolsohn, Die Ssabier undder Ssabismus, 2 voll., SanPietroburgo 1856; v. anche T.Nöldeke, Göttingische gelehrteAnzeiger, 1869, I, 484; W. Brandt,Elchasai, ein Religionsstifter und seinWerk, Leipzig 1912, 141; M.J. deGoeje, “Mémoire posthume de M.Dozy contenant de Nouveauxdocuments pour l’étude de la religiondes Harraniens, achève par M.J. deGoeje,” Travaux de la 6e session duCongress International desOrientalistes, 1885, II, 283; J.Wellhausen, Reste arabischenHeidentums, Berlin 1897, 236; D.S.Margoliouth, “Harranians,” inHastings, Encyclopaedia of Religionsand Ethics, 1913, VI, 519; J. Pedersen,“The Sabians”, ‘Ajab-nāma. A Volumeof Oriental Studies Presented toEdward G. Browne on His 60th

Birthday, ed. T.W. Arnold e R.A.Nicholson, Cambridge 1922, 383; piùrecentemente, J.B. Segal, “The SabianMysteries”, Vanished Civilization, ed.E. Bacon, New York 1963, 201; J.Hjärpe, Analyse critique destraditions arabes sur Les SabéensHarraniens, Uppsala 1972, 25;Tamara M. Green, The City of theMoon God: Religious Traditions ofHarran, Brill, Leiden-New York-Köln

La tesi più conosciuta è quelladi Chwolsohn: i Sabei coranicinon sarebbero altro che iMandei. Tale opinione nonresistette alla critica. Tardieusuggerì di vedere nell’arabosâbi’ûn una derivazionedall’ebraico sâbâ, “armata”, nelsenso che i Sabei sarebberodegli gnostici giudeo-cristianiseguaci delle “armate” celesti,vale a dire partecipanti, fra unDio isolato e il Suo mondo,delle milizie angeliche e delleloro missioni gerarchiche.14Giacché sono state evocate leetimologie, va detto che nellastessa lingua araba tale ricercasembra disperata.Nel Sacro Corano, oltre ai treimpieghi della parola sâbi’ûn,

1992, 100; inoltre va richiamatal’attenzione su F. de Blois, The Sâbi’ûnin Pre-Islamic Arabia, ActaOrientalia, 1996, poiché egli proponeuna teoria originale a propositodell’identità dei Sabei coranici,identificati con i Manichei, sulla basedi analisi etimologiche incrociate. Lostesso de Blois riconosce tuttavia, enon a torto, che la sua teoria èpiuttosto fragile. Ad ogni modo, eglitende a mantenere completamenteseparate le due problematiche deiSabei coranici e dei Sabei harraniani.Infine, A. Fratini e C. Prato, Iσεβόµενοι (τόν θεόν): una rispostaall’antico enigma dei Sabei, PuntoStampa, Roma 2000, i quali, invece,sono completamente da emarginare,poiché fanno tutt’una serie dicorrelazioni fra fatti che sonostoricamente ben distinti, arrivando aconclusioni completamente prive dibuonsenso fatte al mero scopo di farrientrare la problematica dei Sabei inun campo d’indagine storico-religiosa,evidentemente familiare agli autori,assolutamente inappropriato allanatura del problema.14 Tardieu, Sabiens Coraniques... cit.,41-44. Epifanio, nel suo Panarion,descrive tali gnostici con il nomegreco corrispondente di stratiòtikoi esegnala la loro presenza “in Arabia”(settentrionale) verso il 370 d.C.L’ostilità crescente delle Chiesecristiane li avrebbe fatti scenderenell’Arabia centrale.

non si trova alcun uso dellaradice SB’.15I lessicografi e gli esegetimusulmani affermano che ilverbo sâba’a possa avere ilseguente significato: “uscire dauna religione per convertirsi adun’altra”, ma tale spiegazionemal s’accosta col senso concretodella radice: “spuntare,sorgere”, ecc.16Ciò che è sicuro è che i Meccanidicevano di Muhammad (cosìcome dei suoi primi discepoli)che era sâbi’.17Anche alcuni autori musulmanitentarono di fare delle ipotesisull’identità dei Sabei coraniciidentificandoli nei seguaci deidiversi culti religiosi a lorocoevi.In questo senso due gruppireligiosi s’attirarono ben prestoquest’etichetta:

1. I Sâbi’ât al-Batâ’îh18

devono tale nome alla 15 La possibilità di un’origine dallaradice SBW è tuttavia ammessa daAbu Ja’far al-Tusi, al-Tibyân fî tafsîral-Qur’ân, Najaf 1376/1957, I, 282, eda al-Zamakhshari, al-Kashshâf, ed.M.M. ‘Amir, Dâr al-Mushaf, II ed.,Cairo 1397/1977, II, 40 (Corano 5, 69,sarebbe: wa al-sâbûn).16 Cfr. Ibn Manzur, Lisân al-‘Arab, 15voll., Beirut 1374-1376/1955-1956, I,107.17 Cfr. al-Bukhari, Sahîh,“Tayammum”, VI = I, 72, r. 10 e“Manâqib Quraysh”, XI = II, 268, rr. 5e 8; cfr. anche “Manâqib al-Ansâr”,XXXV = II, 323, rr. 17 e 19 e sgg.;“Maghâzî”, LXX = III, 79, r. 1(Houdas, I, 129; II, 545; III, 30 e sgg.;III, 214), ecc.18 Su questo gruppo religioso, v. Ibnal-Nadim, Fihrist, 383-384 (Dodge,II, 811), dove l’autore chiama questogruppo anche al-mughtâsila; batâ’îh èil plurale di batîha. Sulla regione, v.l’articolo omonimo di Le Strange, inEncyclopédie du l’Islam, 1986, I, 1126e sgg. Sui questi “Sabei”, v. anche al-Mas‘udi, Murûj, II, 112 (Pellat, I, 199);Tanbîh, 161, rr. 8-10; ‘Abd al-Jabbar,Mughnî, V, 152 e sgg. (Monnot, Isl. etrel., 229 e sgg.); al-Biruni, Athâr, 206,rr. 12 e sgg. (Sachau, 188); Yaqut,

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vasta depressionepaludosa mesopotamicacompresa tra le regioni diWasit e Bassora, dovepresumibilmentevivevano. Essi fannorisalire la loro dottrinaprincipalmente a Seth,terzo figlio d’Adamo e benconosciuto dagli esegetimusulmani anche se nelSacro Corano non vi èaffatto menzionato, cosìcome a Noè, il cui nomeinvece appare 43 volte nelLibro Sacro.

2. I Sabei di Harran sonotuttavia più importanti aifini del nostro discorso.Harran, le cui rovinegiacciono nell’odiernoterritorio della Turchiameridionale, vennedefinitivamente rasa alsuolo dai Mongoli, aseguito di una rivolta, nel670/1271.19 Fu una cittàmolto antica dell’AltaMesopotamia, attestata findal 2000 a.C da unatavoletta di Mari, e dove ilpatriarca biblico Abramorisiedette per un po’ ditempo.20 Il nome arabodella città, a circa 40 km asud di Edessa, trae originedal greco Kàrran.21

All’inizio del IX secolo partedegli abitanti di Harranpraticava una religione eavevano delle usanze che lidistinguevano dal resto del Dâral-Islâm. Ibn al-Nadim, grazieal contributo di una fontecristiana da lui citata, scrisse aproposito del fatto che erano

Mu‘jam al-buldân, Leipzig 1868, III,566 (Monnot, Isl. et rel., 224), ecc.19 Cfr. Fehervari, EI, III, 235.20 Genesi 11, 31 e sgg.; 12, 4 e sgg.21 La variante ài Kàrrai diede origineinvece al latino Carrhae.

noti col nome di “sabei” uncelebre aneddoto.22Il Califfo abasside al-Ma’mun,partito in campagna militarecontro Bisanzio, passa per lacittà e, incontratosi con questiharraniani, li interpella aproposito della loro fede e liavvisa di cambiare fede primadel suo ritorno dalla guerra,poiché “se non siete entratinell’Islam o in una dellereligioni che Dio l’Altissimo hamenzionato nel suo Libro,ordinerò il vostro massacro e ilvostro sterminio”.23 GliHarraniani, riunitisi inconsiglio, decisero di chiamarsid’ora in poi “sabei”; nonrividero più al-Ma’mun, chemorì in battaglia (218/833), maconservarono tale nome.Cosa sappiamo delle lorodottrine?Importanti progressi sono statifatti.24Antichi culti di matriceellenistica furono semprepraticati a Harran fino al V/XIsecolo: l’ultimo tempio fudistrutto attorno al 474/1081.25Ma allorquando al-Mas‘udivisitò la città nella prima metàdel IV/X secolo, prese contattocon un gruppo di dotti bencaratterizzati, presumibilmented’indirizzo neoplatonico, i qualisi distinguevano, e che luistesso distinse con attenzione,dalla religione della gentecomune.Senza dubbio in continuità aquella viva tradizioneneoplatonica che vide

22 Ibn al-Nadim, Fihrist, 322(Chwolsohn, II, 14-19; Dodge, 751);cfr. al-Biruni, Athâr, 318 (Sachau,315).23 Ibn al-Nadim, Fihrist, 322(Chwolsohn, II, 16; Dodge, 751).24 V. Tardieu, Sabiens Coraniques...cit., 13 e sgg., e, soprattutto, Green,The City of... cit., 144-217.25 Cfr. Tardieu, Sabiens Coraniques...cit., 12, n. 46, e relativi riferimenti.

l’emergere dei “Sabei diBaghdad”, una stirpe di filosofi,eruditi e traduttori, che inizianola loro fortuna nella capitaleabasside con Thabit ibn Qurra(m. 288/901) e che proseguefino al letterato Muhassin al-Sabi (m. 448/1056) e oltre.Ma la maggior parte degliHarraniani si fece notare acausa di un culto astralepiuttosto elaborato con templiconsacrati a ciascuno deipianeti.Tale circostanza, e la comoditàdi un termine tanto utile quantovago, indusse gli autori arabi ausare tale terminologia un po’dappertutto nello spaziogeografico e nel quadro dellereligioni.26Ciò che intendiamo fare inquesta sede, analizzando leopere più significative delkalâm islamico su questoargomento, è capire se vi sianostati motivi di matriceapocalittica in tale tendenza.27Un altro caso d’identitàartificiosa è quella dei Manicheidi Samarcanda.Al-Biruni, intorno all’anno1000 d.C., attesta che questagente era già nota in quei luoghi“con il nome di Sabei.”28

26 V. ad es. al-Mas‘udi, Tanbîh, 161-163; cfr. Buck, op. cit.27 Definita “mania” (sic!) da Monnot,Livre... cit., II, 7. Tali definizionilasciano esterrefatto chi scrive,soprattutto se vengono da eminenti eseri studiosi quali l’autore di cuisopra.28 Al-Biruni, Athâr, 209 (Sachau, 191);cfr. anche de Blois, The Sâbi’ûn... cit.,- . Indubbiamente tale nome fu datoloro dai musulmani stessi allorché,verso l’anno 800 d.C., sotto pressionedegli Uighuri, fecero accedere iManichei alla “protezione legale”dovuta alla Gente del Libro e alconseguente pagamento della jizya;cfr. Ibn al-Nadim, Fihrist, 401(Dodge, 802 e sgg.).

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Veduta di Harran

Le fonti islamiche sui Sabei

A tali condizioni va da sé chequasi tutti i commentatoricoranici, gli storici e i poligrafimusulmani affrontarono chi piùchi meno il tema dei Sabei (inparticolar modo di quelli diHarran).Uno dei più antichi testi arabisu di un gruppo denominatocon l’appellativo di “sabei”risale alla prima metà del IIIsecolo dell’Egira: al-Jahizspiega “ch’essi castrano sestessi a volte e lo consideranoun atto religioso.”29Nella stessa epoca, al-Kindi èl’autore della notizia riportatada Ibn al-Nadim all’inizio delsuo capitolo sui Sabei.30Una generazione più tardi, untrattato sul tema viene scrittoda al-Nawbakhti, e altri due daal-Sarakhsi, allievo di al-Kindi;subito dopo anche il filosofo emedico Abu Bakr al-Razi scrissesulle “dottrine dei Sabeiharraniani.”31 29 Al-Jahiz, Kitâb al-hayawân, Cairo1356/1937, I, 125.30 Ibn al-Nadîm, Fihrist, 319; Dodge,746. L’originale di al-Kindi potrebbeessere estratto dal suo Kitâb risâlatihifî iftirâq al-milâl fî al-tawhîd, citatoin Fihrist, 319 (Dodge, 622).31 Al-Hasan ibn Musa al-Nawbakhti(m. fra il 300 e 310/912 e 922), al-Radd ‘ala Thâbit ibn Qurra; Ahmadibn al-Tayyib al-Sarakhsi (m.286/869), Kitâb risâlatihi fî wasf al-sâbiyîn e Kitâb risâlatihi fî jawâbThâbit ibn Qurra fîmâ su’ila ‘anhu;entrambi sono citati come fonti da‘Abd al-Jabbar. Abu Bakr Muhammad

Nello stesso periodo al-Tabaricompone il suo Tafsîr,32 il qualesi basa su fonti che se fosseroautentiche risalirebbero allaprima metà del II secolodell’Egira.Nella prima metà del IV/Xsecolo vedono la luce due opereimportanti, al-Bad’ di al-Maqdisi e il Murûj di al-Mas‘udi (il quale e l’unico aesser andato personalmente aHarran), le quali citano diversevolte i Sabei, sia come gruppostorico, vale a dire gliHarraniani, sia come categoriareligiosa sotto la qualeincludere tutti i credi dicarattere idolatrico.33Ibn Babuya (m. 381/991)riporta alcuni frammenti di unagrande discussione pubblica di‘Ali al-Rida, l’ottavo Imamsciita, con i rappresentanti dellereligioni tollerate, il quale sisofferma particolarmente sullequestioni poste da un certo‘Imran il Sabeo.34L’opera di al-Baghdadi (m.428/1037),35 apparsasuccessivamente, è spesso citatada al-Shahrastani nel suocapitolo sui Sabei.

ibn Zakariyya al-Razi (m. 313/925 ?);la sua opera è citata in al-Mas‘udi,Murûj, IV, 68 (Pellat, II, 537).32 Abu Ja‘far Muhammad ibn Jarir al-Tabari, Jâmi‘ ‘an ta’wîl ayy al-Qur’ân, Dâr al-Ma‘ârif, Cairo1374/1954, I, 146.33 Al-Mutahhar al-Maqdisi, al-Bad’wa al-ta’rîkh (composto nel355/966), I, 142 e sgg., 146, ecc.; II,143; III, 7; IV, 22-24; Abu al-Hasan‘Ali ibn al-Husayn al-Mas‘udi (m.345/956), Murûj, IV, 61-69 (Pellat, II,535-538), ecc.34 Ibn Bâbûya, Kitâb al-tawhîd,Tehran 1387/1967, 430 – 440.35 Abû Mansûr ‘Abd al-Qahîr ibn Tahîral-Baghdâdî, Al-Farq bayna al-Firâq,ed. Muhammad Badr, Cairo1328/1910.

Il qâdî di Rayy ‘Abd al-Jabbarparla dei Sabei in almeno tresuoi contributi.36Il Fihrist di Ibn al-Nadim èprobabilmente stato compilatodopo il quinto volume delMoghnî di ‘Abd al-Jabbar, el’opera del dotto persiano al-Biruni è di poco posteriore.37Inoltre vanno ricordate lepagine del Fisal di Ibn Hazm(m. 455/1066) scritte durante ilV/XI secolo.38Infine datano al VI/XII secolole opere di due tra i piùeminenti studiosi dellereligioni, al-Shahrastani eMaimonide, i quali citano a piùriprese la categoria dei Sabei infunzione delle loro teoriestorico-religiose.39Accenni successivi ne troviamosia nell’opera del dottorehanbalita Ibn al-Jawzi sia, unsecolo più tardi, nell’operadell’imam salafita IbnTaymiyah, ancora una volta in

36 Abu al-Hasan ‘Abd al-Jabbar ibnAhmad al-Asadabadi (m. 415/1025,ma ha scritto le sue opere tra il 360 eil 385 dell’Egira), al-Majmû‘ fî al-muhît bil-taklîf; Tathbît dalâ’il al-nubuwwa; e sopratutto Mughnî, V,152-154 (Monnot Isl. et rel., 228-231).37 Ibn al-Nadim, Fihrist (composto nel377/987), 318-327 (Dodge, II, 745-773); va notato come Ibn al-Nadim,come senza dubbio anche altri autorimusulmani, debba all’apologeticacristiana buona parte delle sueinformazioni sui Sabei. Al-Biruni (m.poco dopo il 442/1050), Al-Athâr al-bâqiyya ‘an al-qurûni al-khâliyya/Chronology of AncientNations, ed. Sachau, Leipzig 1878.38 Commentate in D.S. Margoliouth,“Harranians” in Encyclopaedia ofReligions end Ethics, ed. Hastings1913, VI, 519-520.39 Muhammad ibn ‘Abd al-Karim al-Shahrastani, Kitâb al-milal wa al-nihâl, ed. Kilani, Beirut 1406/1986, II,2-58/Livre des Religions et des SectesII, trad. J. Jolivet e G. Monnot, Paris1990, 15-172; Moshes ben Maimon,Moreh Nebukhîm/Guide for thePerplexed, ed. S. Pines, Chicago 1963.

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relazione al fenomenodell’idolatria.40Più o meno coeva all’opera diquest’ultimo sono le pagine suiSabei di al-Dimashqi41 e,qualche secolo più tardi, unbreve accenno ne viene fattoanche da Ibn Khaldun.42

Harran

I Sabei nel kalâm

Come abbiamo già detto, nel‘ilm al-kalâm i Sabei divengonooggetto d’interesse allorché sivuole indagare il fenomenodell’idolatria.

40 Citati in F.E. Peters, Aristotle andthe Arabs, New York 1968, 201. Èinteressante notare come Ibn al-Jawzi(m. 1200 circa), sorta di DonChisciotte teologico che muove guerraa tutti i mulini a vento della storiadell’Islam, nel suo Talbîs Iblîscondanni sofisti, filosofi e fisici e,citando “i professionisti del kalâm”come suoi informatori sui Sabei, pensidi riconoscere in quest’ultimi lapresunta fonte di almeno alcune diqueste innovazioni; opinionerinforzata da Ibn Taymiyah (m. 1328d.C.) che condanna sia i Mu‘taziliti siai falasifah di “essersi ubriacati dallastessa sorgente inquinata, vale a direla dottrina dei Sabei di Harran.”41 Shams al-Din Muhammad ibn AbuTalib al-Dimashqi, Kitâb nukhbat al-dahr fî ‘ajâ’îb al-barr wa al-bahr/Cosmographie, ed. e trad.C.M.J. Fraehn e A.F. Mehren, S.Pietroburgo 1866, 35.42 ‘Abd al-Rahman ibn Khaldun, Al-Muqaddima, ed. A.A. Wafi, 4 voll.,Cairo 1957-1962; The Muqaddimah,trad. F. Rosenthal, Bollingen SeriesXLIII, 3 voll., Princeton 1958.

Diverse opere sonorappresentative sotto questoprofilo: per semplicitàd’esposizione analizzeremo inparticolare gli scritti di AbuZayd al-Balkhi, ‘Abd al-Jabbar eal-Shahrastani – senzadimenticare, naturalmente, gliautori citati nel paragrafoprecedente – riservando unocchio di riguardo all’opera diMaimonide, il quale a nostroavviso si colloca legittimamenteall’interno di tale tradizione, dicui ne riassume gli aspetti piùsalienti, come avremo modo didimostrare, elevandola cosìfacendo al suo più alto grado diraffinatezza.Prima della comparsadell’Islam la stragrandemaggioranza degli Arabiadoravano idoli,43 e ciò ha datola sua particolare impronta allaproduzione scritta del kalâm.La ragione principale consistenell’avversione radicale degliautori musulmani per l’anticareligione preislamica, ma èaltrettanto vero che, da unpunto di vista prettamentepsicologico, il fatto che propriogli antenati di tali autori fosserodegli idolatri costituivaquantomeno motivod’imbarazzo; ed è quest’ultimomotivo, a nostro avviso, a far sìche essi s’interrogassero sulleorigini e sulle cause di talefenomeno.È in questa direzione chel’opera di Abu Zayd al-Balkhi èparticolarmente significativa.Il celebre geografo (n. 236/850e m. 322/934) pubblicò le sueopere quasi sicuramentedurante la seconda metà delIII/IX secolo, vale a dire nelcompianto periodo dellepolemiche fra religioni.

43 V. al riguardo l’opera fondamentaledi T. Fahd, Le panthéon de l’Arabiecentrale à la veille de l’Hégire, inparticolare pp. 98, 235, 240, 250.

Man mano che il territorio deiCaliffi si espandeva, l’Islamdovette fare i conti con diversi,talvolta virulenti, antagonisti,44tant’è che a quei tempi leconfutazioni non avevano nullad’accademico: si trattava didifendere la propria fede daavversari fin troppo vivaci.Tale quadro storico, e laconsiderazione che la cittànatale di al-Balkhi fu, fino atutto il VII secolo d.C., unametropoli buddista, fanno sìche l’attenzione di quest’autorefu catturata dalle religionid’origine indiana.45

44 Cfr. al-Mas‘udi, Murûj, VIII, 293;‘Abd al-Jabbar, Tathbît, I, 35-129. Peruna visione d’insieme v. il già citatoarticolo di Buck.45 Fu solamente nel 257/871, quandoYa‘qub-é Layth, durante la serie dispedizioni che si conclusero con lapresa di Kabul e l’incendio di Ghazna,distrusse l’ultimo stupa buddista diBamiyan, che gli “infedeli” furonodefinitivamente cacciati dalla regione:le enormi statue del Buddha chegrazie ai Talebani non possiamomalauguratamente più ammirare, senon in immagini di repertorio, eranouna significativa testimonianza diquello che doveva essere il buddismoafghano. Bisogna attendere ancora unsecolo affinché Mahmud ilGhaznevide inizi le sue incursioni inIndia, permettendo in questo modo adal-Biruni la sua straordinaria missionescientifica. Ma i contatti fra ilsubcontinente indiano e la totalità delMedio Oriente sono piuttosto antichi,e le guarnigioni arabe che stavano aguardia delle città del Sind eranoabbastanza integrate nel milieuculturale induista, tant’è che durantela seconda metà del II/VIII secolo, ilvizir Yahya ibn Khalid al-Barmaki fececomporre un’opera, Milal al-Hind waadyânuhâ, consultata da Ibn al-Nadim, Fihrist, ed. Flügel, Leipzig1871, 345, 11, 22 e sgg. Nel 237/851furono compilate le Akhbâr al-Sîn waal-Hind, resoconti di viaggi marittimila cui collezione fu riprodotta eampiamente pubblicizzata intorno al304/916 – l’epoca di Abu Zayd al-Balkhi – da un certo Abu Zayd al-Sirafi, in Silsilat al-tawârîkh, ed.Langlés 1811; va altrettantoevidenziato il suo contemporaneo Abu

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Una conferma dell’immensointeresse che i professionisti delkalâm nutrivano per le pratichereligiose indiane ci è data dalKitâb al-asnâm di al-Jahiz,leggermente anteriore alcontributo di al-Balkhi.L’opera è andata perduta, mafortunatamente l’autore stessone riassume i concetti salientinella premessa del suo Kitâb al-hayawân,46 dove afferma:

Le giustificazioni date dagliIndiani a propositodegl’idoli, la causaoccasionale della loroadorazione da parte degliArabi e le divergenze delledue genti sui fondamenti ditale religione (dyâ-na)malgrado il loro accordoglobale riguardo ad’essa; iprocessi che portano gliadoratori dei bidada e iseguaci del culto degl’idoliscolpiti nella pietra e nellegno ad essere i devoti piùintimi con l’oggetto della lorocredenza e i più amorevoliper l’oggetto del loro culto, ipiù espansivi nellamanifestazione del loro zelo,i più aggressivi nei confrontidelle loro contraddizioni e ipiù fanaticamente attaccatialle loro proprie credenze; ladifferenza tra bodd, wathan,sanam...

al-Qasim al-Balkhi (m. 319/931),poiché il suo celebre libro perduto,‘Uyûn al-masâ’îl wa al-jawâbât,verrà considerata più tardi da al-Mas‘udi quale una delle sue fontisull’India.46 Al-Jahiz, Kitâb al-hayawân, Cairo1357/1938, I, 5 e sgg. Le righe da noittradotte sono a p. 5. Cfr. la trad. diFahd, Le panthéon... cit., 250, e ilriassunto di W. Atallah nell’intr. allasua ed. di Ibn al-Kalbi, Kitâb al-asnâm, lvii, e ancora Monnot,Sabéens et idolatres selon ‘Abd al-Jabbar, MIDEO, 12/1974, 21.

Il testo parla da solo: al-Jahizcomincia con l’India e chiamain causa i bidada (plur. dibodd), vale a dire i buddhascolpiti che divenirono sia inarabo sia in persiano il nomegenerico di tutti gli idoliindiani.Il testo più importante di AbuZayd al-Balkhi ai fini del nostrodiscorso lo troviamo nel Tafsîrdi Fakhr al-Din al-Razi.47Qui Abu Zayd esprimechiaramente il senso disgomento che sta alla base dellasua riflessione: durante la suaepoca l’idolatria rimaneva almondo la religionemaggioritaria, e taleconstatazione lo spinse acercare, se non unagiustificazione, almeno unaspiegazione plausibile a talefenomeno.A tale riguardo egli offre diverseinterpretazioni sulle origini diquesta pratica religiosa:

1. “L’idolatria non è cheuna conseguenza delladottrina secondo la qualeDio è localizzato in uncorpo. In effetti vienedetto che Dio è unluminario, il più grandedei luminari, tant’è che gliangeli che circondano ilSuo Trono sono dei piccoliluminari in confronto atale LuminarioSupremo.48 I seguaci ditale credenza si sono presiun idolo, il più grande, aimmagine del dio a cuicredono, e altri idoli,

47 Fakhr al-Din al-Razi, al-Tafsîr al-kabîr, Cairo 1352/1933, XXX, 143 esgg.48 Al-nûr al-a‘zam. Al-Razi, Tafsîr,XXIII, 223, attribuisce ai Manichei(mânawiyya) tale credenza. Difatti, lastessa espressione (maximum hoclumen) si trova in una citazione diMani fatta da S. Agostino, De naturaboni, 46.

differenti per dimensionee dignità, a immaginedegli angeli della Suacorte.49 Essi instauraronoil culto di questi idolicredendo di rendere cultoa Dio (al-Ilâh) e agliangeli. È così chel’idolatria non è altro cheuna derivazione del‘corporeismo’.”50

2. “I Sabei credono cheIddio Supremo abbiacreato le stelle fisse e ipianeti, ma che ad essiabbia delegato il governodel nostro mondoinferiore. Gli uomini sonocosì i servitori degli astri,alla stessa maniera degliastri che sono i servitori diDio Supremo. Gli uominidevono dunque adoraregli astri. Ma tali astri tantoappaiono quantoscompaiono. Allora gliuomini si son presi labriga di fare degli idoli aimmagine degli astri einstaurarono il culto diquest’idoli allo scopo direndere culto agli astri.”

3. “Fin dai tempi antichi sipraticava l’astrologiagiudiziaria.51 La genteattribuiva agli astri gliavvenimenti benigni omaligni di questo mondo.Se appariva nelfirmamento una formastrana atta al disegno diun talismano,

49 Al-malâ’ika al-muqarrabiyn.L’espressione proviene da Corano 4,172.50 Il “corporeismo” (tajsîm) è ladottrina dei mujassima, per la qualeDio è di natura corporea (jism).51 Quella in cui gli oroscopipretendono di esprimere dei “giudizi”sul futuro: madhhab asbâb al-ahkâm.Cfr. Maimonide, Moreh, II, 10 (Pines,269-270).

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fabbricavano questotalismano. Esso producevacircostanze strane edeffetti meravigliosi.Onoravano allora taletalismano, lo veneravano,instauravano il suo culto.Fabbricavano ognitalismano secondo laforma di una stella o diuna costellazionedeterminata. Vale a direche Wadd aveva la formadi un uomo, Suwa‘ quelladi una donna, Yaghuthquella di un leone, Ya‘uqquella di un cavallo, Nasrquella di un’aquila.”52

4. “Quando degli uominipii morivano, la gentefaceva delle statue a loroimmagine. Iniziarono avenerare le statue alloscopo di venerare talimorti, affinché essiintercedessero in lorofavore presso Dio. In ciò viè il senso delle parole: ‘Noili adoriamo affinché essi cifacciano avvicinare aDio’.”53

5. “A volte moriva un re oun grande personaggio, esi faceva una statua a suaimmagine in suariconoscenza. Ma legenerazioni posterioripensarono che i loro padriadorassero tali statue e simisero essi stessi adadorarle ad imitazione deiloro antenati.54 O meglio,

52 Si può riconoscere in questi cinque“talismani” divenuti oggetto di culto ilnome dei cinque idoli noachidi diCorano 71, 23 e sgg.53 Corano 39, 3.54 Questa quinta interpretazione,simile alla precedente, risaleall’Antichità. È associata al nome diEvemero, autore greco che scrisseattorno al 280 a.C. L’evemerismo, dicui troviamo un’analogia in Sapienza14, 15-21, diventa presso gli antichi

questi cinque nomi:Wadd, Suwa‘, Yaghuth,Ya‘uq e Nasr, erano quellidei cinque figli di Adamo(su di Lui la Pace).Quando morirono, Iblisdisse agli uomini: ‘Se voivi fate delle immagini,potrete ottenere la lororiconoscenza.’ Le fecero.Ma alla morte di questiuomini, Iblis disse allagenerazione seguente che iloro padri adoravano icinque figli di Adamo (sudi Lui la Pace), e questi liadorarono. Ecco perchél’Inviato di Dio (la Pace ele Benedizioni di Dio su diLui) interdisse dapprimala visita delle tombe.L’autorizzò in seguitodicendo, così come ci èriportato: ‘Vi ho interdettola visita delle tombe. Su!Visitatele, affinché vitroviate nella loro visitaun richiamo’.”55

6. “Poiché Dio eraconcepito come un corpo acui era possibile lospostamento e iltrasferimento (hulûl), nonveniva scartata l’idea cheDio potesse discendere allivello dell’individualitàcorporea di un uomo o aquella di un idolo (shakhssa-nam). Quando dunquesi credeva di ricevere unidolo come se fosse un

autori cristiani la spiegazione favoritasulle origini dell’idolatria (v.Dictionnaire de Théologie Catholique,Paris 1922, VII/1, col. 652 e sgg.). Lastessa interpretazione è sostenuta daal-Biruni, Tahqîq, 53-60 (Sachau, 111-123).55 Un richiamo a Dio e all’UltimoGiorno. Il detto (tadhkira) è coranico:cfr. Corano 20, 3; 69, 12 e 48; ecc.Questo hadîth è riportato da AbuDawud, Sunan, Cairo 1354/1935, III,218 (ottavo hadîth prima della fine del“Kitâb al-janâ’iz”).

talismano di uno stranostato [dell’essere], siimmaginava che il dio eradisceso nell’idolo. Così ungruppo di antichi rafiditi,quando videro ‘Ali (cheDio si compiaccia di Lui)sradicare la porta diKhaybar, fatto in sèstraordinario, dissero cheDio era disceso fino al suocorpo56 e che lui stesso eraDio.”

7. “Era altresì possibileche tali idoli vennero presicome mihrâb, e che la loroadorazione s’indirizzasse aquella di Dio (Allâh).”

Qui Fakhr al-Din concludela citazione di Abu Zaydelencando setteinterpretazioni generalidell’idolatria.Per completezzad’esposizione dobbiamocitare altre dueinterpretazioni facilmentericorrenti nell’anticaletteratura islamica:

8. Una delle due è resa daIbn al-Kalbi:57 un figlio diCaino eresse il primo idoloa contrapposizione delculto di venerazione resodai figli di Seth alla tombadi Adamo situata in India

56 Inna al-Ilâh halla fî badanihi.Durante la presa di Khaybar, ‘Alistaccò una porta pesante da cui nericavò uno scudo, e fu grazie a lui chefu presa la fortezza di Hisn al-Qamis. I“rafiditi” (rawâfid) qui menzionatisono dei sciiti estremisti (ghulât).Nella maggior parte delle fonti piùimportanti il termine rawâfid (orâfida) designa i duodecimani ed èsinonimo di imâmiyya: così al-Ash‘ari, Maqâlât al-islâmiyyin, ed.Ritter, Istanbul 1929, I, 16 e sgg.; al-Malati, al-Tanbîh, Baghdad1388/1968, 18.57 Ibn al-Kalbi, Kitâb al-asnâm, 42 esgg.

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sul monte Nawdh. Èinteressante notare che, inuna delle spiegazionisull’origine dell’idolatriaaraba data dagli esegeticoranici, la qualeimputava al leggendarioeroe preislamico ‘Amr ibnLuhayy la diffusione aJedda dei cinque idolinoachidi, il monte Nawdhsia indicato come luogod’origine di talediffusione.

9. L’altra interpretazioneinfine presupponeall’origine dell’idolatria lacredenza degli uomini nelfatto che Dio abbiaripartito il governo delmondo fra gli spiriticelesti, ciascuno dei qualipreposto a un elementodel globo o a una forzanaturale. Ad esempio, unangelo dirige i mari e unaltro le montagne, unodirige le nuvole e lapioggia, un altro governa iraccolti e un altro leguerre... Gli uominicostruirono allora un idoloe un tempio per ogniangelo, al fine didomandargli i beneficiderivanti dalle suecompetenze. Taleinterpretazione non latroviamo che in un solopassaggio, dovutonuovamente ad al-Razi.58

L’autore in effetti, nel suoTafsîr, parla almeno tre voltedell’idolatria.Oltre al lungo paragraforicordato più sopra, egli

58 Fakhr al-Din al-Razi, Tafsîr, XIII,37. Un’interessante parallelismo lotroviamo tuttavia in al-Shahrastani,Milal, II, 677, sui rûhâniyyât ai quali iSabei indirizzano un culto.

sviluppa la questione in altridue punti.Nel secondo volume vi consacratre passaggi; il primo, dopo unaclassificazione generale deimushrikûn, riprende la listad’interpretazioni di Abu Zayd,ma senza nominarle e con delleleggere modificazioni.59Nel tredicesimo volume al-Raziritorna sulla classificazione deimushri-kûn e si sofferma su treinterpretazioni dell’idolatria.La prima citata (che è laseconda delle altre due liste) è,a suo dire, “la più solida”: giànel secondo volume la citacome “l’opinione della maggiorparte degli scienziati.”È la tesi che pone l’idolatria indipendenza del culto degli astri;gli uomini, vista l’influenza delsole sulla terra, si convinserodel dominio degli astri sul lorodestino, e iniziarono adadorarli, o come divinitàautentiche (è la dottrina deidahriyya in XIII, 35), oppurecome intermediari creati da Dioi quali, a loro volta, crearonoquesto mondo (è la dottrina deiSabei in XXX, 143).Ma a quali Sabei Abu Zaydfaceva riferimento e comeottenne notizie su questa gente?Sappiamo che Abu Zayd al-Balkhi era, assieme ad al-Sarakhsi e Abu Ma‘shar – anchequest’ultimo nativo di Balkh –,uno degli allievi di al-Kindi.Abu Yusuf Ya‘qub ibn Ishaq al-Kindi (m. circa 257/870), che fuil primo faylasûf “ellenico” fra iMusulmani ed è una delle fontipiù importanti sulle posizionidottrinali dei Sabei, nacque aKufa, uno dei primi centripolitici del movimento sciita.Egli partecipò attivamente allavita intellettuale di Baghdaddurante il regno del CaliffoMa’mun – fece probabilmente 59 Fakhr al-Din al-Razi, Tafsîr, II, 111-114, si riferisce a Corano 2, 21 e sgg.

parte del corpo docente dellaBayt al-Hikmat, la celebreuniversità islamica di Baghdad– e sebbene non conoscesse ilgreco, al-Kindi era in contattocon i membri della comunitàharraniana di Baghdad, ed èabbastanza verosimile che il suoprimo barlume di ciò chepoteva essere la filosofia grecafu dovuto a queste influenze.Infatti, personalità di spicco diquesta comunità furono Salm(III/IX secolo), che fu rettoredella Bayt al-Hikmat durante ilregno di Ma’mun e che tradussele opere di Aristotele ed eraprofondo conoscitore dellafigura di Tolomeo, il giàricordato Thabit ibn Qurra, lecui opere sono elencate nelFihrist di Ibn al-Nadim, el’astronomo al-Battani (m.317/929), la cui scienza sembrafondarsi su basi razionalistiche,dati i titoli delle opere anch’esseelancate nel Fihrist.Al-Sarakhsi stesso, che comeabbiamo già ricordato eraallievo di al-Kindi, era ilconfidente personale di Thabit,ed è molto probabilmentequest’ultimo la fonte dellenotizie sui Sabei di Harranposte a premessa del capitolonono del Fihrist, tant’è che al-Kindi nel riportare tali notizieaccredita come fonte proprio ilsuo discepolo; un’altra prova diciò potrebbe consistere nel fattoche al-Kindi, dopo averdescritto il culto harranianocome un culto astrolatrico,operi delle chiare correlazionifra le dottrine dei Sabei e leteorie aristoteliche.60Se comparassimo la notizia dial-Kindi con la secondainterpretazione dell’idolatria

60 Cfr. Ibn al-Nadim, Fihrist, 322(Dodge, 750). Va tuttavia notato che ladottrina dell’unità divina che al-Kindimette in bocca ai Sabei odora di salsamu‘tazilita.

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data da Abu Zayd al-Balkhinell’opera di al-Razi le analogiesulle posizioni dottrinali deiSabei risalterebbero subitoall’occhio, tutt’al piùnoteremmo un diversoatteggiamento nei confronti ditali credenze: dove al-Kindi èpiuttosto comprensivo etollerante Abu Zayd èsostanzialmente critico,d’altronde è abbastanza notoche al-Kindi veniva soventecriticato dai suoi discepoli acausa delle sue ideefilosofiche.61Ad ogni modo secondo gliautori arabi, e come vedremosecondo ‘Abd al-Jabbar inparticolare, vi era più di unaconnessione fra l’idolatria e iSabei, assurti a tipologia idealedi religione astrale.

‘Abd al-Jabbar e al-Shahrastani

Il qâdî di Rayy Abu al-Hasan‘Abd al-Jabbar62 parla dei Sabeiin tre suoi contributi.Un piccolo capitolo è dedicato aloro in al-Majmû‘ fî al-muhîtbil-taklîf in cui sia ladescrizione che la critica delleloro credenze è più sintetica chenel Moghnî; o meglio, mentre lacritica del Moghnî rimanda adaltre parti, irrimediabilmenteperdute, dello stesso libro, ilMajmû‘ affronta subito questiargomenti.Il più notevole è il seguente:“Nel descrivere gli astri come‘sottomessi’, il Sacro Corano [7:54; 16: 12] intende un altroargomento.Vale a dire: i movimenti dellestelle seguono un corsodeterminato, qui si mostra

61 Cfr. Green, The City of… cit., 135.62 Abu al-Hasan ‘Abd al-Jabbar ibnAhmad al-Asadabadi, nato nellaregione di Hamadan verso il 320/932,morto a Rayy nel 415/1025.

l’evidenza del fatto ch’essi nongodono di libero arbitrio.D’altronde, se essicomandassero se stessi, i loromovimenti varierebbero...Ma noi sappiamo che il corsodegli astri è invariabile, equesto dimostra ch’essi nonsono viventi.Se essi non sono viventi, amaggior ragione nonpossiedono una loro forza. Datequeste condizioni, essi nonmeritano né l’adorazione né lariconoscenza...”63L’altra opera delsummenzionato autore è notacol titolo di Tathbît dalâ’il al-nu-buwwa.Quest’opera impetuosa faqualche allusione ai Sabei diHarran, che vengonomenzionati in particolaredurante una diatriba contro lafarmacia e la medicina; ma iSabei entrano soprattutto inscena, a proposito diCostantino, in due piccolipassaggi.64Il primo riporta chel’imperatore in persona vennead Harran e passò a fil di spadatutti gli astrolatri su cui riuscì amettere le mani, ma certuni sirifugiarono fra le montagne.Il secondo passaggio gliattribuisce di averli forzati aviolare un tabù alimentare, cheil testo esprime in questitermini: “Fra i Sabei di Harran,vi è chi non mangia le fave epretende ch’esse siano nemichedei cieli. Giacché le fave sonocubiche, mentre i cieli sonosferici!”Quanto al Moghnî, l’interessesembra essere rivolto anche aproposito dei Sâbi’ât al-Batâ’îh 63 Cfr. Monnot, Sabéens et idolatres...cit., 29.64 Ibid., 29. Sulle fave, cfr. Maqdîsî, al-Bad’, IV, 23; Ibn al-Nadîm, Fihrist,749; Hjärpe, Analyse critique... cit.,151. Sui Sabei, cfr. Tathbît, I, 108, 162– 166, II, 622, 627.

(i Mughtasila menzionati daIbn al-Nadim).Non viene specificato il luogodel loro insediamento, ma sonosemplicemente distinti dalla“gente di Harran”, al punto cheapparentemente, una decinad’anni prima dell’opera di Ibnal-Nadim, il dottore mu‘tazilitasembra considerare l’ipotesi diuna frode commessa dagliHarraniani riguardo alla loroidentità religiosa.65Nel trattato sulle religioni checoncludono il quinto volumedel Moghnî, le varie sezioniseguono uno schema uniforme.Che si dibatta dei dualisti, deiMazdei, dei Cristiani, o infinedei Sabei e degli idolatri,l’autore comincia sempre aesporre le loro dottrine neipunti che gli interessano,dopodiché le critica(particolarmente suggestiva è laformula retorica introduttiva“Sappi che...”).La caratteristica essenziale di‘Abd al-Jabbar sta nella periziacon cui egli cita le sue fonti; suiSabei e sugli idolatri, come suidualisti e sui Maz-dei, la fonteprincipale è un personaggio cheegli chiama “al-Hasan ibnMusa”, che molto

65 Qualche anno dopo ‘Abd al-Jabbâr,i dubbi da lui espressi sul presunto“sabismo” degli Harraniani sono cosîformulati in termini abbastanza similida al-Khwârizmî, Mafâtîh al-‘ulûm,Cairo 1349/1930, 25: “I Caldei sono legenti che si chiamano Sabei edHarraniani (harnaniyyûn). Idiscendenti di questa setta sono adHarran ed in Iraq. Essi pretendonoche il loro profeta sia Bûdhâsaf…Questi (hâ’ulâ’i) si chiamano Sabei daitempi di Ma’mûn, ma i veri Sabei sonouna setta di Cristiani.” Rammentiamoche l’Iraq, in un testo antico comequesto, non può designare altro che laBassa Mesopotamia: i due gruppi“sabei” sono ugualmente accusati difrode e distinti dai “veri Sabei”.

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probabilmente è da identificarsicon al-Nawbakhti.66A sua volta quest’ultimo, neipassi riportati da ‘Abd al-Jabbar, cita tre autori moltosignificativi ai fini della nostraindagine: sui Sabei al-Nawbakhti allega l’autorità dial-Sarakhsi, di cui abbiamo giàdetto, mentre per quantoriguarda gli idolatri egli fariferimento ad altri due filosofi.Il primo di questi è AbuMa‘shar al-Balkhi (m.272/886), altro allievo di al-Kindi, la cui fama arriva finoall’Europa medievale, dove èconosciuto col nome diAbulmasar.A lui s’attribuisce la opinioneche l’idolatria derivi dallacredenza nel carattere corporeodi Dio; tale interpretazionepoteva essere stata tratta dallasua opera perduta al-Milal waal-duwâl.67L’ultima fonte è infine Abu ‘Isaal-Warraq (m. 247/861?),pensatore brillante madiscusso, autore di un’opera dimaqâlât che rimane un classicodella letteratura islamica.Analizzando nel dettaglio idiscorsi di ‘Abd al-Jabbar sievincono immediatamente ledipendenze di cui sopra, e sipuò evidenziare anchequalcos’altro.L’esposizione sui Sabei si puòvirtualmente dividere in seiparti: la prima e la secondaaffermano che fra i Sabei visono due gruppi, ovverossiaalcuni che credono che sia lamateria primordiale sia il

66 Almeno secondo Monnot, Sabéenset idolatres... cit., 31.67 La stessa interpretazione si trova,ogni volta attribuita nuovamente aAbu Ma‘shar, presso ‘Abd al-Jabbar,al-Mughni, V, 155, 11.3-7; Ibn al-Jawzi, Talbîs Iblîs, 60; al-Razi, Tafsîr,II, 112; XIII, 37; XXX, 143 (è inquest’ultimo testo che egli cita AbuZayd).

creatore68 sono coeterni, e chequest’ultimo abbia iniziatol’opera di edificazione di questomondo a partire da tale materiaprimordiale, e altri cheaffermano che il mondo è statoindotto all’esistenza e che èopera di un creatore eterno, chenon è paragonabile con nienteal mondo. Successivamente,nella terza parte, il giudicemu‘tazilita afferma che, sempresecondo i Sabei, tale creatoreabbia creato le sfere celesti(khalaqa al-falak) affinchégovernassero il mondo.69Tali sfere sono chiamate“angeli”.Viene poi fatto un accenno allateologia negativa, ossia allapossibilità di parlare di Dio soloper mezzo di negazioni,praticata da alcuni Sabei;70inoltre troviamo una citazionedi al-Sarakhsi:

Secondo i Sabei, il mondonon si può ricondurre aun’altra direzione. Dopoquesta dimora, non vi saràun’altra dimora perricompensa: laricompensa è in questomondo, con un ritorno inprosperità e piaceri, allostesso modo in cui ilcastigo consiste nella

68 Qui ‘Abd al-Jabbar, Mughni, V, 152,usa la parola sâni‘ chesemanticamente indica più undemiurgo che un Creatore Assoluto.69 Cfr. al-Biruni, Athâr, 205.70 Possiamo ritrovare taleaffermazione presso Ibn al-Jawzi,Talbîs Iblîs, 74. la teologia negativadei Sabei è evidenziata da al-Maqdisi,al-Bad’, IV, 22; Ibn al.Nadim, Fihrist,318 e 320 (Dodge, 746 e 750); al-Biruni, Athâr, 205. lo stesso al-Biruni,Tahqîq, 59, fa un’osservazioneinteressante: “Gli antichi Grecistabilirono che gli idoli fungessero damediatori fra loro e la causa prima, e liadorano sotto il nome di pianeti ecorpi celesti.

metempsicosi nelle specieanimali.71

Infine l’ultima parte è dedicataalla notizia dell’esistenza di unaltro gruppo chiamato “Sabei”, icosiddetti Sâbi’ât al-Batâ’îh, iquali si caratterizzano per laloro pretesa di aderire agliinsegnamenti di Seth, il terzofiglio di Adamo, il quale rivesteun grande ruolo in varie settegnostiche dell’antichità, inparticolare presso i Mandei(Sithîl).72Il ruolo preponderante diquesto patriarca nei Sâbi’ât al-batâ’ih risulta da tre testiconcordanti, dove il più antico èproprio quello di ‘Abd al-Jabbar.Il secondo è nell’opera di al-Biruni, intorno al 390/1000;infine la notizia di Yaqut su al-Tîb: “…Borgata fra Wâsit e ilKhûzistân.I suoi abitanti sono Nabateifin’oggi, e parlano il nabateo.Il mercante Dâwûd ibn Ahmadibn Sa‘îd al-Tîbî (che Dio loabbia in misericordia!) m’haraccontato quello che segue: ‘Sipensa fra di noi che al-Tîb siastata fondata da Seth, figliod’Adamo.I suoi abitanti sono idiscendenti della comunità diSeth, ovvero la setta dei Sabei,73

71 ‘Abd al-Jabbar, Mughni, 152. Cfr. al-Maqdisi, Bad’, IV, 22 e 23 e sgg.; Ibnal-Nadim, Fihrist, 318 e 319 (Dodge,746 e 749; sui 9000 anni del primopassaggio, v. Hjärpe, Analysecritique... cit., 126-164); Ibn al-Jawzi,Talbîs Iblîs, 75, II.5-8.72 V. Genesi 4, 25.73 Yaqut, Mu‘jam al-buldân, ed.Wüstenfeld, Leipzig 1868, III, 566. Iltesto dice: al-Tîb min ‘umara Shîthibn Adam wa mâ zâl ahlahu ‘alamilla Shîth wa huwa madinat al-Sâbi’a. Su al-Tib, v. G. Le Strange, TheLands of Eastern Caliphate,Cambridge 1930, 64.

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fino all’arrivo dello Islam,dopodiché si convertirono.”74Ad ogni modo, analizzandoquesto testo si evidenzianosubito le dipendenze descrittepiù sopra, al punto che letestimonianze di al-Kindi e di‘Abd al-Jabbar possonoconsiderarsi quasi sinottiche!Il discorso contro gli idolatri èinvece composto da due sezioni:la prima dedicata alle cause diquesto fenomeno religioso; laseconda sullo statodell’idolatria fra gli Arabi nelperiodo preislamico.La nostra attenzione èconcentrata sulla prima, dovepossiamo facilmenteindividuare almeno tre delleinterpretazioni date da AbuZayd nella citazione di al-Razi,e nella fattispecie la prima, laseconda e la settima dellanostra lista. L’originalità di‘Abd al-Jabbar consiste nelfatto che tali interpretazionisono concatenate all’interno diun quadro dov’esse appaionocome dei momenti successivinell’evoluzione del pensieroreligioso dell’umanità.75

74 Cfr. G. Monnot, Sabéens etidoltres... cit., 30.75 Cfr. ‘Abd al-Jabbar, Mughni, V, 155.Si Abu Ma‘shar abbiamo già detto, vaultreriormente notato che la menzionesia dell’India che della Cina comeluoghi d’origine dell’idolatria èassente dalla citazione di al-Razi,Tafsîr, XXX, 143, tradotta nelpresente articolo, ma la si ritrova intutte le altre citazioni dell’ipotesi diAbu Ma‘shar (in al-Mas‘udi, Ibn al-Jawzi e lo stesso al-Razi in altri suoipassaggi). Per quanto riguarda il testodi ‘Abd al-Jabbar, sebbene solamenteil primo paragrafo esprimal’interpretazione tradizionalmenteassociata al nome di Abulmasar,sembra che l’intero passaggio di al-Nawbakhti nella sua totalità sia unacitazione di Abu Ma‘shar. In ognicaso, possiamo identificare moltofacilmente lo stesso passaggio in al-Mas‘udi, Murûj, IV, 42-46 (Pellat, II,379-381). Al-Mas‘udi non cita la suafonte, ma conosceva senz’altro il libro

Anche per ‘Abd al-Jabbar,quindi, le problematiche deiSabei e dell’idolatria sonostrettamente correlate, e questolo si può dedurre dalleconfutazioni che egli fa diquesti fenomeni religiosi.Possiamo facilmenteindividuare nella testimonianzadel giudice mu‘tazilita ledipendenze dalla scuolafilosofica di al-Kindi mostratepiù sopra – tutt’al più va notatoil carattere decisamente menoconciliante – ma, allo stessotempo,troviamo altri spunti cheverranno sviluppati in seguitoda al-Shahrastani.Il contributo di al-Shahrastanisui Sabei e uno dei piùimportanti e apparentementeuno dei più strani. A partiredalla sua ampiezza: una buonacinquantina di pagine.Per un’opera che si propone ditrattare “le opinioni dottrinalidegli uomini del mondointero”,76 tanto sul pianoreligioso quanto su quellofilosofico, equivale a fare glionori di casa a un insiemefittizio di gruppi oramaiscomparsi.E tuttavia il fatto c’è: al-Shahrastani consacra loro quasiil triplo di spazio che dedica aGiudei e Cristiani messiassieme.Il piano della sezione non èmeno strano della sualunghezza.Diverse volte nella sua operal’autore afferma con dovizia diparticolari che vi sono trespecie di Sabei: i “compagnidegli Spiriti”, i “seguaci delleCase Planetarie”, gli “adeptidegli idoli.”77

di Nawbakhti, tant’è che ne dà il titoloin I, 156 (Pellat, I, 66).76 Al-Shahrastani, Milal, I, 1 (Monnot,I, 105).77 Cfr. al-Shahrastani, Mughni, I, 526;II, 31 e sgg., 49, 50 (Monnot, I, 631; II,133 e sgg., 159, 161). La terminologia

Ci si aspetterebbe di trovare trecapitoli corrispondenti; e invecementre il primo capitolo èinteramente dedicato alla primacategoria, sebbene sia articolatoin tre blocchi eterogenei, e cioéuna presentazione generaledell’argomento, una lungacontroversia fra questi Sabei egli hunafa’78 e una raccolta diaforismi di HermesTrismegisto, il secondoraggruppa la seconda e la terzatipologia di Sabei, prima dievidenziare nel Sacro Corano laconfutazione delle lorocredenze fatta da Abramo.Il terzo capitolo, inoltre, che auna lettura superficiale apparesenza alcun legame reale conciò che lo precede ed è quasisicuramente un’aggiuntaposteriore operata dall’autore, èconsacrato agli Harraniani; usata da al-Shahrastani è ashâb al-rûhâniyyât, ‘ibada al-kawâkib e‘ibada al-asnâm.78 Plurale di hanîf, epiteto coranicoattribuito al patriarca Abramo. Sultermine, v. EI; per un originestraniera del termine, v. Pedersen,The Sabians... cit., 383; Hjärpe,Analyse critique... cit., 24 e sgg.; eancora Green, The City of... cit., 107 esgg., in cui si delinea un rapporto diparentela fra questo termine e ilsiriaco hanpa – sovente usato pertradurre il greco hellènes, ovveropersona di cultura greca, e passatanell’uso cristiano tardo-antico colsignificato di “pagano” – basato sullefonti arabe che sembrano usare taletermine in questo senso, specialmentein al-Biruni, Athâr, 318 e sgg. Suquest’ipotesi nutriamo molte riserve,poiché fra le altre cose è senza dubbiobasata su una scarsa conoscenza dellagrammatica araba e, di conseguenza,su un’errata traduzione del passaggioin questione, il quale, secondo glistudiosi citati, dice sostanzialmenteche i Sabei prima del tempo diMa’mun “erano chiamati hunafa’,idolatri e Harraniani”, mentre latraduzione corretta è che i Sabei“erano chiamati dagli hunafa’ idolatrie Harraniani.” Ad ogni modocrediamo che con questo termine al-Shahrastani voglia designare idiscepoli di Abramo.

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un’ulteriore stranezza è data dalfatto che lo stesso nome dellaloro città, Harran, non compareuna sola volta in tutta la sezionesui Sabei.79Ma tali problemi nondiminuiscono per nullal’importanza del contributo delMilal: l’originalità intrinseca dial-Shahrastani si cela in trecaratteristiche fondamentalidella sua trattazione.Innanzitutto, l’interpretazionesistematica dell’Abramocoranico, nel secondo capitolo.Abu al-Fath, che dovràmostrare più tardi nel corso delsuo commentario coranicorimasto incompiuto80 unastraordinaria abilità nell’artedelle citazioni probanti,compose, principalmente asupporto dei versetti delle surecoraniche 6, 19 e 21, unresoconto magistraledell’azione di Abramo, il hanîfper antonomasia, che distruggele convinzioni sabee alla stessa 79 Tuttavia al-Shahrastani la nominain un passaggio precedente. Secondolui, in effetti, il kharigita Yazid ibnUnaysa annunciò la venuta di unprofeta iraniano che “praticherà lareligione dei Sabei menzionati nelCorano, i quali sono differenti daiSabei che vivono a Harran o a Wasit”(Milal, I, 306; Monnot, I, 411). Per unapprofondimento di taliproblematiche, cfr. Monnot, Livre...cit., II, ix; va detto però che taliapparenti “stranezze” non lo sono piùse ci immedesimassimo nell’ottica deicanoni letterari del tempo e seconsiderassimo le peculiaritàmorfologico-sintattiche della linguaaraba che è pur sempre una linguasemitica e non indoeuropea. Inoltreun testo va pur sempre consideratonella sua globalità e non sezione persezione, altrimenti il rischio diincappare in “stranezze” è semprepresente.80 Abu al-Fath, Mafâtîh al-asrâr wamasâbîh al-abrâr (scritto attorno al540/1145): cfr. l’analisi di Monnot inAnnuaire de l’École Pratique desHautes Études – Section des sciencesreligieuses, Paris, da 92/1984 a97/1989.

maniera in cui è statarelazionata e definitadall’autore del Milal. Anche ilcapitolo sugli Harraniani èindubbiamente un documentodi valore.Esso è composto da diversipassaggi che si riferisconoevidentemente allo stesso realegruppo religioso; l’autore videscrive caratteristiche cheattribuiremmo volentieri a ungruppo di teurgi ermetici,81 maal-Shahrastani vi vede unaliturgia autentica, un culto reso,in fondo, al Creatore, il“Signore dei signori.”82Un’ulteriore conferma delcarattere ermetico delledottrine sabee è data dallaconstatazione che siaAgathodemon sia HermesTrismegisto, leggendari autoridel Corpus Hermeticum, sonomenzionati nel Milal come gliunici profeti dei “primiSabei.”83Infatti i Sabei di Harran, chericonoscono ulteriori profeti,84 81 Cfr. al-Shahrastani, Milal, II, 7, 28,49, 50 (Monnot, II, 100, 134, 160,161).82 Cfr. al-Shahrastani, Milal, II, 7, 27,49 e sgg. (Monnot, II, 100, 129, 160 esgg.).83 Cfr. al-Shahrastani, Milal, II, 4, 5,28 (Monnot, II, 97, 98, 134).84 Cfr. al-Shahrastani, Milal, II, 56(Monnot, II, 170), in cui “gliHarraniani attribuiscono la lorodottrina a Agathodemon, Hermes,A‘tata e Arani.” La frase seguente neaggiunge un altro: Solone. Lamedesima lista di profeti sabei e datada al-Mas‘udi, Murûj, III, 348 (Pellat,II, 465); Tanbîh, 161; al-Maqdisi,Bad’, II, 143 e, in maniera piùcompleta, III, 7 e sgg.; Ibn al-Nadim,Fihrist, 318 (Dodge, 746); al-Biruni,Athâr, 205 e 318 (Sachau, 187 e 314 esgg.); Ibn Hazm, Fisal, I, 35 (Hjärpe,59 e sgg.). La lista del Tanbîhenumera sette profeti harraniani, ealtri nomi sono aggiunti da al-Biruni eIbn Hazm, ma non c’è alcun termineche rassomigli seppur lontanamenteal terzo nome della del nostropassaggio, A‘tata. Cfr. Monnot,Livre... cit., II, 170, n. 17, in cui

sono considerati da al-Shahrastani come discendentidei Sabei primitivi e praticantiuna variante degenerata dellaloro dottrina pura, tant’è cheper il filosofo l’etichetta di sâbi’abbracciava una moltitudine dicredi religiosi ma tutti basati inun modo o nell’altro su dottrineastrali.Al-Shahrastani fu forse il primoautore ad applicare il terminesâbi’ûn a vari gruppi religiosidell’India per classificarli aseconda del grado d’idolatria.Facendo uso delle tre categorieda lui adoperate nel descrivere iSabei, nel suo capitolo finale“Ara’ al-Hind”, egli trova posto

Tardieu fa notare che potrebbe essereuna trascrizione corrotta del siriacoAtar‘ata, corrispondente al grecoAtargatis, altro nome di Iside. La dea,in effetti, è la terza di una catena dinomi attestata nel Corpus:Agathodemon > Hermes > Iside (=greco: Atargatis) > Horus (= greco:Arnebeskhenis). V. a proposito J.Doresse, in HR, II, 443 e soprattuttoM. Tardieu, Les paysages reliques.Routes et haltes syriennes d’Isidore àSimplicius, Louvain-Paris 1990, 160,n.101. Il quarto nome della nostra listaè scritto Awadi o Awadhi nei mss delMilal, ma è quasi sicuramente unacorruzione del nome Arani utilizzatoda Ibn al-Tayyib al-Sarakhsi, citato daal-Maqdisi, Bad’, II, 143 e III, 7, e daIbn al-Nadim, Fihrist, 318 (Dodge,746). Dovrebbe in teoria designare ilquarto personaggio della serieermetica suddetta. Si potrebbesupporre, in maniera del tuttospeculativa, che Arani provenga daArnani, che traduce una formacontratta, Arn-eni(s), del grecoArnebeskhenis. Si può cosìtranquillamente scartare, conl’appoggio delle fonti ermetiche,dell’opinione espressa da ChwolsohnI, 800 e sgg.; cfr. II, 624, 635, e inseguito da M. Ch. Pellat, nella sua ed.del Murûj, II, 308 e sgg.; cfr. VI, 175:poiché il termine Arani che si ritrovanel Tanbîh sembra parallelo altermine Arasis o Awranis nella listadel Murûj, questi studiosiconsiderarono tutte queste grafiecome differenti corruzioni di Awrfais,vale a dire Orfeo.

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per ben undici gruppi religiosiindiani – escludendo solamentei Barâhi-ma (Bramini) ed ifilosofi indiani – partendo daipiù spirituali tra questi,specialmente i seguaci di Visnue Shiva, attraverso gli adepti diculti astrali fino a quelli “cheadorano idoli che hannofabbricato con le loro mani.”85Ma anche per il filosofoash‘arita, così come per ‘Abd al-Jabbar, vale lo stesso discorso,sebbene il primo debba avernecessariamente impiegato undiverso filtro di teologiaislamica.Un’interessante analogia aquanto relazionato da al-Shahrastani nel primo capitolodella sua sezione sui Sabei latroviamo nel tafsîr di al-Tabari:86 in una sezione delnotevole commentario che eglidedica a Corano 2, 62, riportal’opinione di alcuni esegetisecondo i quali i Sabei sono“adoratori di angeli e preganoin direzione della qibla.”Ma è nell’opera di al-Mas‘udiche riscontriamo le dipendenzemaggiori. Quest’autore, le cuifrequenti citazioni di al-Kindi,al-Sarakhsi e al-Jahizsuggeriscono un’influenzamu‘tazilita, ci fornisce l’unicatestimonianza oculare direttadella società harraniana:

Ho visto sullo stipite dellaporta del luogo di riunionedei Sabei nella città diHarran un’iscrizione insiriaco attribuita a Platonee spiegatami da Malik ibn‘Uqbun e da altri fra loro

85 Cfr. Al-Shahrastani, Milal, II, 444-458 (Monnot, II, 547-562).86 Abu Ja‘far Muhammad ibn Jarir al-Tabari, Jâmi‘ ‘an ta’wîl ayy al-Qur’ân, ed. Shakir, Dâr al-Ma‘ârif,Cairo 1374/1954, I, 146. L’opera è piùo meno coeva alle produzioniletterarie di al-Sarakhsi e al-Nawbakhti.

la quale recitava: “Coluiche conosce la sua naturadiventa divino.” Platonediceva anche che:“L’essere umano è comeuna pianta celeste, edifatti rassomiglia ad unalbero capovolto le cuiradici traggono origine dalcielo e i cui rami siprotendono verso terra.”87

Al-Mas‘udi distingue duegruppi fra gli Harraniani, condifferenze ideologiche piuttostorilevanti: la gente comune e idotti; “la gente comune praticasacrifici e divinazioni e praticadiversi rituali, ma i loro sapientisono filosofi.”88Va inoltre aggiunto che ilfilosofo ritornerà sulla quellasentenza platonica nelTanbîh,89 ma sebbene nelMurûj al-Mas‘u-di stabiliscauna fonte greca per la dottrinaharraniana, nel Tanbîhattribuisce un’origine egizianaad essa, combinando così le duepercezioni delle fonti storichedella tradizione ermetica: lafilosofia greca e la sapienzaegiziana.Di fatto egli enumera quattrogruppi di Sabei – Caldei, Cinesi,Greci e Harraniani –classificando quelli di Harrancome differenti dai Sabei grecima, piuttosto, come discendenti

87 Al-Mas‘udi, Murûj, III, 343 (Pellat,II, 460; cfr. Chwolsohn II, 372).L’ultima metafora platonica la si puòtrovare in Timeo 90, A7-B2; la fontedella prima è più problematica.Tardieu, Sabiens Coraniques... cit.,14, suggerisce che possa trattarsi diuna parafrasi di un passo da IAlcibiade, 133 C, ma di qualsiasi testosi tratti al-Mas‘udi e i suoi ospitiharraniani non avevano dubbi sulfatto che fossero le parole di Platone.88 Cfr. al-Mas‘udi, Murûj, III, 342(Pellat, II, 458; cfr. Chwolsohn II,371).89 Cfr. al-Mas‘udi, Tanbîh, 160.

dai Sabei egiziani.90 Perfino ladescrizione che fa nel Murûj deitempli harranianigeometricamente modellatisecondo i pianeti e i principicosmici che rappresentanorimanda all’ultimo capitolodella sezione sui Sabei di al-Shahrastani.91Un’altro autore che in qualchemodo ha influenzato il Milal èal-Biruni.Lo storico persiano nelle suepagine dedicate ai Sabei nedistingue fondamentalmentedue gruppi: i “veri Sabei” e gliHarraniani.I primi sono i discendenti diquegli Ebrei cheNabuccodonosor deportò daGerusalemme a Babilonia e chedecisero di rimanere lì.La loro religione divenne unsincretismo giudaico-zoroastriano.“La maggior parte di loro vivenel Saw-ad al-Iraq... vivonosparpagliati... essi nonconcordano su nessunamateria, sia che si tratti dirivelazione diretta o indiretta.Genealogicamente siattribuiscono la discendenza daEnoch, figlio di Seth, figlio diAdamo.”92Gli ultimi invece sono secondol’autore una sorta d’impostori, iquali non avrebbero adottatoquesto nome prima del 228dell’Egira al fine di essereinclusi “fra coloro che hanno lostatus di dhimma; essi sonomeglio conosciuti con questonome [Sabei] dei veri Sabei.Ma prima erano chiamati daglihunafa’ idolatri e Harraniani.”93

90 Cfr. al-Mas‘udi, Tanbîh, 161(Chwolsohn II, 378-379).91 Cfr. al-Mas‘udi, Murûj, III, 340(Pellat, II, 455; cfr. Chwolsohn II,367).92 Cfr. al-Biruni, Athâr, 318 (Sachau,314).93 Ibid.

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Quest’ultima affermazione èparticolarmente importantepoiché introduce un altro temacaro al kalâm e ad al-Shahrastani in particolare,ovvero la contrapposizioneideologica fra i Sabei e glihunafa’ abramici.L’origine di tale tema, che siandava pian piano sviluppandonelle opere del kalâm fino araggiungere il suo apice nelMilal, rimane tuttoraenigmatica, ma senza dubbio vifurono alcuni fattorideterminanti.Uno è senz’altro l’importanzadella figura di Abramo nelSacro Corano e nella liturgiaislamica in generale; egli infattiè il prototipo dell’uomo pio che,dapprima attraverso sueriflessioni e poi grazie allaRivelazione, intuisce l’unicità diDio, e che quindi per iprofessionisti del kalâmrappresentava l’uomo ideale incui filosofia e religioneconvivevano pacificamentesenza contraddirsi e che, anzi,ambivano al medesimo scopo:la Perfezione.L’altro fattore era laconsapevolezza che Abramo,nel suo viaggio per ritrovare lavera fede da Ur alla Mecca,stazionò per un po’ di tempo aHarran, cosa che ebbe la suaimportanza e che fu anche fintroppo pubblicizzata da Thabitibn Qurra e soci nel tentativo diperorare la causa delriconoscimento dello status didhim-ma alla sua comunitàpresso la corte abbasside.94Ma tornando all’opera di al-Shahrastani, la sua più grandeoriginalità consiste perl’appunto nell’esposizione delledottrine sabee, e dellaconfutazione che ne fa, sotto la

94 Su questi argomenti, v. Green, TheCity of... cit., 1, 2, 11-14, 15, 55, 104,107, 110, 114-119, 140, 214-216.

forma di un dialogo fra Sabei ehunafa’.È un pezzo bellissimo; vi si puòleggere praticamente un piccolotrattato religioso e filosofico.Vi cita il Sacro Corano,95attingendo volentieri dalpensiero di Avicenna,96 edesprimendo costantemente ladottrina islamica, sebbene sottouna forma discretamenteismailita.Quattro idee maestre dominanoil dibattito fra i due gruppi:

1. Gli uomini (corpo edanima) sono superiori agliSpiriti e agli angeli. È ilcuore del dibattito.97 Matale proposizione, nel sensologico del termine, dipendeda diverse altre che ad essas’incatenano. Questetroveranno il loro principionella quarta, che non saràposta e difesa che tardinell’esposizione scritta diqueste controversie.

2. La Perfezione è nell’atto,e non nell’essenza.98

3. La Perfezione dell’atto èdi scegliere la conformitàalla “disposizione originale”operata da Dio.99

4. L’Ordine è anteriore allaCreazione.100

95 Cfr. Al-Shahrastani, Milal, II, 14, 16,ecc. (Monnot, II, 109, 112, ecc.).96 Cfr. Al-Shahrastani, Milal, II, 22,ecc. (Monnot, II, 119, ecc.).97 Cfr. al-Shahrastani, Milal, II, 5, 9 esgg., 20 e sgg., 23, ecc. (Monnot, II,98, 103 e sgg., 117 e sgg., 121, ecc.).98 Cfr. al-Shahrastani, Milal, II, 11 esgg., 13 e sgg., ecc. (Monnot, II, 106 esgg., 109 e sgg., ecc.).99 Al-fitra. Cfr. al-Shahrastani, Milal,II, 5, 26 e sgg., 53, ecc. (Monnot, II,98, 126 e sgg., 166, ecc.).100 Cfr. al-Shahrastani, Milal, II, 10,19; soprattutto 29 e sgg., ecc.(Monnot, II, 104, 115; 129 e sgg., ecc.).

Resta naturalmente un grosso edoppio problema.Il discorso degli hunafa’rassomiglia troppo nellaterminologia e nello stile adaltri sviluppi del Milal e di altreopere del filosofo ash‘arita pernon essere scritto che da lui.Ma è possibile che abbia trattospunto da un canovaccioanteriore?Se le interrogazioni e ledichiarazioni dei Sabei fosserostate scritte da lui,inevitabilmente avrebbeinventato lo scenario intero.Non è piuttosto che ha posto ilsuo marchio, nello sviluppo, suun’opera preesistente?È la prima questione.La seconda sorge diconseguenza.Chi, allora, erano questiavversari sabei, che di volta involta sono sicuri di sé, incisivi epenetranti, pericolosipolemisti?Al-Shahrastani, come abbiamogià evidenziato, conosceva esimpatizzava con le posizioniteologiche ismailite, contenutesoprattutto nella produzionemu‘tazilita.101Come allora non ricordare ilcelebre dibattito riportato daIbn Babuya fra l’Imam ‘Ali al-Rida e ‘Imran al-Sabi’, dovealcuni dei temi discussianticipano il contenuto dellecontroversie del Milal?Ma molti dei temi discussi lipotremmo trovare in embrioneanche in quelle opere da noidiscusse precedentemente, vale

101 Se ciò traspare appena nel Milal, èpiuttosto palese nell’altra opera delnostro autore, l’Asrâr; cfr. Monnot,Annuaire... cit., 95/1987, 255-257;98/1988, 238-240. V. anche A.Hartmann, “Ismâ‘îlitische Theologiebei sunnitischen ‘Ulamâ’ desMittelalters?”, in “Ihr alle aber seidBrüder.” Festschrift A.T. Khoury zum60. Geburstag, L. Hagemann/E.Pulstorf ed., Würzburg 1990, 190-206.

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a dire nell’opera di al-Kindi, i dilui allievi al Sarakhsi e AbuZayd al-Balkhi, e in manieraparticolare ‘Abd al-Jabbar.Il che ci consentirebbe dirispondere anche alla secondaquestione, e cioé che moltoprobabilmente il modello deiSabei del Milal era improntatosu quella comunità sabea diBaghdad, rappresentata daThabit ibn Qurra e discepoli,descritta a più riprese nellaproduzione letteraria di al-Kindi e dei suoi allievi.

Maimonide

L’opera di Maimonide

Tale cospicua premessa eranecessaria per introdurre i temiaffrontati in quello che sarà unodei libri più discussi di tutti itempi: il Moreh Nebukhîm delfilosofo e teologo ebreoMaimonide (n. Cordoba 1135,m. Cairo 1204).Qualcuno ha sostenuto chel’intento che sta alla base dellasua opera fosse di mostrare cheDio creò il mondo così comeasserito dalle religioniabramiche in opposizioneall’opinione che vede Dio e ilcosmo coeterni così comepostulato da Aristotele.Tuttavia, nel Moreh vi è unaltro importante tema,ovverosia la storia umana comeevoluzione in direzione delmonoteismo.

Maimonide sviluppò una teoriatrifasica di quello che noi oggipotremmo chiamare“evoluzione culturale”.Ognuna di queste tre fasi ècaratterizzata da una differentebase legale per le società: leggepolitica, legge naturale e leggedivina.La seconda e la terza fase sonorappresentate dagliinsegnamenti dei profetiAbramo e Mosè, mentre laprima fase è illustrata dallepratiche e dalle credenze deiSabei.Il filosofo ebreo, ben aconoscenza sia della tradizionebiblica che di quella coranica,vide in loro gli avversari diAbramo, e li descrisse comeadoratori delle stelle,considerate da loro “comedivinità, e il sole come ladivinità in capo.Essi credono che tutte le settesfere sono dei, ma i dueluminari sono più grandi ditutto il resto.Essi dicono chiaramente che ilsole governa il mondo, sia ciòche sta di sopra che ciò che stadi sotto...Tutti i Sabei quindi credevanonell’eternità dell’Universo,essendo i cieli, nella loroopinione, Dio.”102Maimonide non sembraeccessivamente preoccupato dideterminare etnologicamentechi erano o non erano i Sabei,in quanto il suo maggior intentoè quello di sviluppare l’idea di“sabismo” come una categoriache può essere impiegata perrisolvere gli enigmi storici dellerelazioni fra il monoteismo conl’ambiente pagano in cui sitrovava ad interagire.Infatti una delle originalità delpensiero maimonideo si

102 Moshes ben Maimon, MorehNebukhîm/Guide for the Perplexed,ed. S. Pines, Chicago 1963, III, 315.

sviluppa dalle sueconsiderazioni sulle originidell’idolatria in relazione aiprecetti biblici su fenomeniapparentemente irrazionali,quali ad esempio i sacrifici; inaltre parole l’idea che a causadella lunga esposizione delpopolo ebraico a praticheidolatriche che enfatizzavano ilculto del regno visibile, la Torahpotrebbe non aver avutosuccesso nell’ordinare ai Giudeidi adottare un tipo di cultopuramente spirituale,consistente solamentenell’adorazione di Dio: inpratica la Torah dovette fareuna sorta di compromessoculturale, conservando le formedi culto alle quali la gente eraabituata, ma purgandole daogni significato idolatrico.Se da una parte tale teoria èpiuttosto originale dall’altraessa è lo sviluppo di un concettoben noto nel kalâm di matricemu‘tazilita, ma anche nellaletterarura patristica,normalmente chiamato “teoriadella divina condiscendenza”(arabo: talattûf; greco: syn-katabasis).Tant’è che Maimonide sostennenel Moreh che gli Israelitifurono influenzati durante laloro permanenza in Egitto dairiti idolatrici che lì venivanopraticati e che è al fine disradicare gradualmente talicattive abitudini che Dio ordinòloro di praticare i sacrifici.103All’idea che sia le praticheidolatriche israelite sia isacrifici biblici abbiano unaorigine egiziana – idea che,come abbiamo già detto, èpraticamente la stessa 103 V. su quest’argomento G.G.Stroumsa, John Spencer and theRoots of Idolatry, History ofReligions, 41/2001, 1-23; M.S.Sunwall, “Maimonides on the Sabians:A Case of Constructive Disapproval”,in CNASHB 6, Hyogo 1999.

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sostenuta dai Padri dellaChiesa104 – Maimonideaggiunse la sua originaleconcezione dell’idolatria.La categoria dei Sabei è moltoimportante per Maimonide peralmeno tre ragioni.Innanzitutto è la categoria allaquale evidentemente crede cheAristotele, a cui l’opera èinteramente indirizzata,appartenga; in secondo luogo èuna categoria chiaramentecollegata a un certo tipo dinozione che gli esseri umanipossono avere del mondo;infine è una categoria che gliconsente di dare unaspiegazione pseudo-evoluzionistica di alcuni degliaspetti della Legge più difficilida razionalizzare.105Lo scopo del progetto storico diMaimonide è quello didimostrare che il monoteismo èla naturale e primordialecomprensione umana dellarealtà, e l’idolatria è solamenteun’innovazione.Ciò è abbastanza difficile daaccettare oggi – e perfinodurante il corso del Medioevo vifurono forti critiche a questatesi – poiché i dati storiciparrebbero dimostrarci ilcontrario, ma bisognaconsiderare che al tempo delfilosofo ebraico vi erano dueimportanti fattori chepotrebbero aver indotto talipensatori a propendere perquesta tesi.Il primo fu un’analogia basatasulla concezione del cosmodell’epoca: l’idea aristotelicadell’universo eternamente inrotazione poteva essere vistacome analoga ai miti ciclicidelle antiche religioni astrali,

104 E che fu già espressa da al-BiruniAthâr, 318 (Sachau, 314), ma relativaalla cattività babilonese.105 Cfr. Maimonide, Moreh, III, 29 (Pines, 515).

dando a queste intuitivamenteun certo primato.Il secondo fu una conseguenzadel fatto che il monoteismo, inconfronto all’epoca di al-Kindi,stava andando rapidamente invetta alle classifiche dellepreferenze religiose, e la storiaumana poteva esser vista, intermini puramente lineari,come la storia di una sempremaggiore rivincita sulpaganesimo.106Per Maimonide la storia ha unandamento a forma di V,cominciando conun’involuzione nell’idolatria cheraggiunge il suo nadir al tempodi Abramo, dopo la quale siassiste a una lenta ma vigorosaascesa che continua tutt’oggifino alla sua conclusione nellaEra Messianica.Questa è ovviamente la visionerabbinica standard, che a suavolta è una amplificazione di ciòche possiamo trovare nei testibiblici.Maimonide non ha bisogno diaffermare o di riscoprire questoschema, ma solo di espanderloal fine di giustificarlo.Ciò che potrebbe disorientarenella versione maimonidea ditale schema è la sua volontà diincludere i nomoi greci el’astrolatria dei Sabei in unacomune categoria.107La storiografia modernadominante tende, purriconoscendo la qualità“irrazionale” o “dionisiaca” dimolti aspetti della culturagreca, a dare un fermo arresto acoloro i quali includono leistituzioni politiche greche sottoquest’aspetto.Le istituzioni della città-stato edell’assemblea legislativa sono

106 Cfr. R.L. Weiss e C. Butterworth,Ethical Writings of Maimonides, NewYork 1975, 161.107 Cfr. Maimonide, Moreh, III, 29 esgg., ecc. ( Pines, 516 e sgg., ecc.).

viste come la fonte delrazionalismo sia politico chedemocratico, e in questo sensosono ben distinte, a volte conun’accezione di superioritàqualitativa, dalla leggeoracolare, dalle sentenzeastrologiche e dall’uso politicodella divinazione.Ed è precisamente questadistinzione che Maimonide – echi scrive è senz’altro d’accordo– rifiuta nella maniera piùassoluta; sebbene sia unpragmatico ante-litteram, eglifa una chiara distinzione fra laragione e la facoltàd’immaginazione, egli pone indubbio, associando i Greci aiSabei, la qualità razionale di taliatti legislativi.Per lui un tratto essenziale dellarazionalità è la sua qualitàextraumana.A differenza della matematica,ma piuttosto simile alla poesia eall’arte in generale, lalegiferazione è chiaramente ilrisultato dell’esercizio dellavolontà umana, ed è per talemotivo che sia l’idolatria che lalegiferazione possono essereviste in senso lato come ilprodotto dell’immaginazioneumana.Sebbene una delle funzioni deiSabei contenuta nel Moreh è didimostrare la tesi storiograficaproposta da Maimonide, vi èun’ulteriore considerazioneancor più fondamentale percapire l’opera di questostraordinario filosofo: l’uso deiSabei come esempio perillustrare le distinzioni fra idifferenti regimi legali sotto iquali la specie umana havissuto.Tale considerazione èfondamentale, a nostro avviso,anche per comprendere i lavoridi parecchi filosofi europeidell’Età Moderna, a partire da

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Tommaso d’Aquino fino adarrivare a Gianbattista Vico.La tendenza storica dopo la“svolta abramica” può esserconsiderata “progressiva”; lasequenza temporale, idolatriasabea > monoteismo abramico> profezia mosaica, sottintendeanche una scala crescente divalori morali. Ovviamente ciòche Maimonide trovadisdicevole nei Sabei è la loroidolatria. Nella tradizioneebraica la idolatria, chiamata‘avodah zarah, (lett. stranoculto), ha due forme.Una è il culto di altre divinità, lasostituzione dell’Uno, Unico,Increato e Infinito da qualcosadi plurale, generico, creato efinito: tale idolatria è il culto dicoloro che noi chiamiamo“pagani” e che Maimonidechiama nella sua opera“Epicurei”. La seconda, cheMaimonide ascrive ai Sabei,tuttavia, è leggermente piùsottile della prima, ed è unatentazione costante anche per ifedeli delle religioni puramentemonoteistiche, poiché essa purnon negando l’esistenza di Dio ecredendo anche nell’esistenzadi esseri intermediari fral’Essere Supremo e l’umanità, alpari dei monoteisti, indirizza leproprie suppliche versoquest’ultimi piuttosto che allaFonte.108Ciò ha delle implicazionipolitiche; per capire come siapossibile dobbiamo tenerpresente che per Maimonide larelazione tra gli esseri umani eil soprannaturale non è materiadi incontri occasionali che,influenzati anche fin troppo daRudolph Otto, siamo abituati achiamare “numinosi”.

108 Cfr. Maimonide, Moreh, I, 63 (cfr.Pines, The Guide… cit., cxxiv). Lastessa cosa avviene in ambito islamicocon la distinzione giuridica fra kafirûne mushrikûn.

Piuttosto il divino stabilisce,non solamente il tono, ma lostandard di condotta nellesocietà umane, ovvero il regimepolitico e il sistema legale.Prima della “svolta abramica”Maimonide vede le normemorali e legali come derivantida una combinazione di umanadeliberazione e divinazioneoracolare, e sebbene il filosofoebreo non dica di più, èimplicito che tali metodi nonpossono produrre quella sortadi disinteressato, categoricogiudizio che possa soddisfareun criterio di un universale eobiettivo sistema giuridico.Ciò viene stabilito da unsottinteso paragone conAbramo.È abbastanza interessantenotare come, per Maimonide,Abramo non sia un profeta insenso stretto – status riservatoa Mosè – ma piuttosto unfilosofo che scoprì una nozionesimile a ciò che potremmochiamare “legge naturale”.109Solamente dopo che idiscendenti di Abramocrearono una comunità dipersone osservanti questo tipodi legge che non confondeva larivelazione divina con glioracoli degli esseri intemediariallora il mondo fu pronto peraffrontare la Rivelazionemosaica.Maimonide non ha dubbi sulfatto che la distinzione tradivinazione sabea e profeziamosaica possa esseremantenuta sulle basi descrittesopra, e ciò fa sì che in terminidi struttura e lettura essotericadell’opera egli trovi unconvincente e convenienteschema su cui impostare lastruttura della Guida:

109 Cfr. Maimonide, Moreh, III, 34(Pines, 535).

1. Divinazione sabea:relazione soggettiva con leforze numinose dellanatura. Ciò, nella visionemaimonidea, corrispondeall’idea di legge politica.

2. Speculazione abramica:universale, razionalisticacomprensione del mondocome creazione di unsingolo creatore. Ciòcorrisponde, in assenza diun termine migliore, alla“legge naturale”.

3. Profezia mosaica:ultrarazionale contattocon Dio al di fuori dellanatura. Ciò produce lalegge divina.

In conclusione possiamo direche Maimonide non sta difattigiudicando una particolarecomunità, ma tentando distabilire un tipo ideale alloscopo di illustrare leconseguenze dell’idolatria e lesue interazioni con ilmonoteismo. Cosa possiamoaggiungere?In primo luogo che il “sabismo”di Maimonide sembra basarsisulle pratiche religiose dicarattere astrolatrico dei Sabeidi Harran, e sebbene sia ancoramateria di dibattito il modo incui il filosofo possa aver avutoconoscenza di questacomunità,110 la nostra

110 Una delle fonti certe di maimonideè il controverso Kitâb al-filâha al-nabatiyya, il cui titolo è ingannevole,in quanto non si occupa elle pratichenaturali dell’agricoltura, ma delleproprietà nascoste degli elementinaturali. È un’eccezionale mescolanzadi magia ermetica, profezia edivinazione che ebbe la nota pretesadi essere una traduzione dalla “linguadei Caldei”; i suoi esoterici precedentigreci sono chiaramente visibili, inquanti le sue teorie sui cieli mostranol’influenza di un Neoplatonismosincretista. Attribuito ad Abû Bakr ibn

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modestissima opinione alriguardo è che egli eraperfettamente a conoscenzadegli scritti dei filosofi delkalâm che trattaronoquest’argomento, in particolarmodo dell’opera di al-Shahrastani.E questo lo si può evincere dalmodo in cui egli descrive iSabei, che è lo stesso degliautori già ricordati, e dal fattoche Maimonide, seguendo unprocesso graduale che parte conAbu Zayd e che, attraverso al-Mas‘udi e ‘Abd al-Jabbar,raggiunge il massimo grado conal-Shahrastani, trasformi lacategoria dei Sabei in unatipologia storico-religiosauniversale; del resto la suaidentificazione degli antichiEgizi come un tipo di Sabei111 ègià presente nelle operesummenzionate.Inoltre la concezione dellafigura di Abramo e dello statusdi profeta nel Moreh offrono lospunto per un interessanteconfronto con quanto emergedal Milal di al-Shahra-stani,con tutte le considerazioni giàesposte, ed è un’ulteriore provadella dipendenza dell’opera delfilosofo ebreo dal kalâmislamico.Infine sia la concezionestoriografica sial’interpretazione dell’idolatria Wahshiya, era più probabilmente ilprodotto di Abû Talîb Ahmad ibn al-Zayyât, studioso sciita vissuto nel IXsecolo, il quale avanzò la pretesa chela traduzione fosse stata dettata a luida Ibn Wahshiya; v. F. Sezgin,Geschichte des arabischenSchrifftums, Leiden 1967 – 1984, IV,318 – 329.111 Per l’impatto che tale teoria ebbenegli studiosi europei dell’EtàModerna, v. Stroumsa, Roots of... cit.,17 e sgg. Va ricordato inoltre cheMaimonide conosceva sicuramentel’opera di Fakhr al-Din al-Razi, graziea un allievo di quest’ultimo, Ibn Tahiral-Baghdadi, che incontrò durante ilsuo soggiorno a Damasco.

di Maimonide prendono lemosse da tali dipendenze,poiché, nel tentativo dicomprendere lo svolgersi deglieventi religiosi dell’umanità,preoccupazione semprepresente negli autorimusulmani che cercavano diintravedere in tali eventi leavvisaglie dell’imminenzadell’Ultimo Giorno, già autoriquali Abu Zayd al-Balkhi e ‘Abdal-Jabbar svilupparono diverseteorie al riguardo che trovaronola loro sintesi finale, perl’appunto, nel Moreh.Vivendo nel bel mezzo dellaciviltà islamica, Maimonide,come altri autori ebrei viventinel Dâr al-Islâm, quali Saadiaben Geor, Ibn Gebirol e altri,cercava così di portare avanti lacausa del Giudaismo comereligione universale, e potevafarlo mostrando come ilGiudaismo, al pari dell’Islam,giudicava la umanità attraversoun singolo fattore: ladistinzione fra idolatri e nonidolatri.Maimonide fa un uso coerente ecostruttivo di questa tipologia,ponendo delle basi dalsignificato universale che nonescludono, pur con i dovutiadattamenti, anche la nostraera.

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