Teoria cinetica dei GAS PERFETTI
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Appunti per la classe 3D LSOSA di Asmara a.s. 2019/20
Prof. David Frulla
1
Teoria cinetica dei GAS PERFETTI il Teorema dell’equipartizione dell’energia
ed i calori specifici dei gas perfetti
La teoria cinetica dei gas stabilisce un collegamento tra le caratteristiche macroscopico di un gas e il
comportamento microscopico delle molecole che lo compongono. Le grandezze macroscopiche (P)
Pressione e (T) Temperatura dipendono dal Numero (N) delle molecole e dalla loro energia
cinetica, quindi dalla loro velocità.
Al contrario di solidi e liquidi il comportamento dei gas perfetti è indipendente dalla specie chimica,
questo perché un gas perfetto è molto rarefatto è non c’è interazione fra le particelle del gas stesso.
1) Alcuni cenni di storia
?
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2
2) Caratteristiche microscopiche di un gas perfetto e la sua energia interna U. Un gas, in generale, avrà una Energia interna U data dalla somma dell’energia potenziale e quella
cinetica delle sue particelle. Ovvero: U=Ep+Ec. L’energia cinetica è dovuta alla velocità delle
particelle del gas , mentre l’energia potenziale dipende dalle interazioni fra le particelle stesse. In
generale, indicando con d la distanza fra le molecole del gas, si ha che: d < 10-9
m le interazioni fra
le molecole sono repulsive 10-9
m < d < 10-7
m le interazioni sono attrattive (legami chimici) d >
10-7
m le interazioni sono nulle o trascurabili: questo è il caso del GAS PERFETTO. Quindi per un
gas perfetto si ha che la sua energia potenziale è nulla (Ep=0) e che quindi la sua energia interna
coincide con l’energia cinetica delle particelle che lo compongono, ovvero: U=Ec. In questo caso le
particelle urtano solamente con le pareti del gas senza urtarsi fra di loro o interagire fra loro magari
legandosi chimicamente. Quindi un gas reale più è rarefatto meglio approssima un gas perfetto. In
altre parole, più un gas reale si trova a T alte ed a basse pressioni meglio approssimerà un gas
perfetto.
3) La pressione di un gas perfetto dal punto di vista microscopico
Da un punto di vista macroscopico lo stato di un gas perfetto è descritto dalla sua equazione di stato
PV=nRT che mette in relazione le tre grandezze macroscopiche P(pressione), V(Volume) e
T(temperatura espressa in Kelvin).
Possiamo però chiederci da cosa dipendono queste grandezze dal punto di vista microscopico, in
particolar modo: la Pressione di un gas perfetto da cosa è determinata? Da quali caratteristiche
microscopiche del gas stesso? È evidente che la risposta a questa domanda è che la pressione del
gas è dovuta agli urti che le molecole del gas hanno con le pareti del contenitore in cui il gas stesso
è contenuto, ovvero dall’impulso che le molecole trasferiscono alle pareti durante gli urti.
Il problema a questo punto è matematico: come trattare un sistema con N equazioni ed N incognite
in cui N è il numero delle molecole del gas il cui ordine di grandezza è il numero di Avogadro NA=
6,02 1023
?
Fortunatamente la meccanica statistica ci viene in aiuto affermando che è sufficiente studiare il
comportamento medio delle particelle del gas per risalire, per esempio, alla sua pressione P che è un
grandezza macroscopica. Ovvero basta considerare l’energia cinetica media delle molecole del gas
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per determinare P. Per energia cinetica media intendiamo esattamente la media delle energie
cinetiche delle molecole ovvero:N
Ec
E
N
i
i
c
1 .
4) Le ipotesi teoriche alla base del calcolo della Pressione P di un gas Perfetto
- Le molecole del gas si comportano come delle palline
puntiformi
- il Gas è contenuto in un recipiente cubico di spigolo L
- Il gas ha N molecole (N = nNA) (numero elevato e
statisticamente significativo)
- Le molecole urtano elasticamente le pareti del contenitore,
nell’urto quindi si conserva l’energia cinetica (Ec)
- Ci interessano gli effetti medi degli urti sulle pareti, per
cui è come se: 1/3 delle molecole si muovesse lungo l’asse
x, 1/3 lungo l’asse y ed 1/3 lungo l’asse z
- Le molecole del gas hanno una velocità media comune
5) il calcolo della Pressione
Prendiamo quindi in esame quello che succede in un urto di una molecola del gas contro una parete
del contenitore. La molecola ha velocità perpendicolare alla parete ovvero parallela ad uno dei tre
assi cartesiani, (poi ci ricorderemo che così facendo dobbiamo considerare solo 1/3 delle molecole
del Gas).
Ipotiziamo che il gas sia in uno stato di equilibrio termodinamico, questo comporta, come già
accennato, che le particelle del gas abbiano una velocità media comune,. Non sappiamo con
esattezza quanto valga questa velocità media comune, ovvero non sappiamo se coincide o meno con
la media delle velocità delle particelle perché non conosciamo la funzione di distribuzione delle
velocità delle molecole di un gas perfetto.
Successivaente vedremo come calcolare e determinare questa velocità media comune delle
molecole del gas che statisticamente rappresenta il parametro che ci consente di determinare il
comportamento complessivo (macroscopico) del gas moltiplicando per N le grandezze fisiche (in
particolre l’Ec) che troviamo per una singola particella.
Attribuiamo il simbolo v a questa velocità media comune.
parete
v
-v
asse (esempio x)
L
quantità di moto della molecola prima dell’urto: pi = mv
quantità di moto della molecola dopo l’urto: pf = - mv
Applicando il secondo principio della dinamica si ha che:
v
L
L
L
Sv
L
L
L
S
L
L
L
S
L
L
L
S
L
L
L
S
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t
vm
t
vmvm
t
pp
t
pF
if
media
2
∆t rappresenta l’intervallo di tempo fra due urti successivi di una particella del gas contro la stessa
parete. Se la particella si muove a velocità v costante dovendo percorrere uno spazio 2L si ha che
v
Lt
2 per cui
L
vm
v
L
vm
t
vmFmedia
2
2
22
Questa è la forza media a cui è soggetta la particella del gas a causa dell’urto con la parete del
contenitore in cui è contenuto il gas. Per il III P.d.D. la parete subirà una forza che è opposta a
quella della particella ovvero:
L
vmF paretesullamedia
2
Ricordandoci che 1/3 delle particelle hanno velocità parallela a questa direzione si ha che la forza
totale a cui è soggetta la parete è:
L
vmNF
paretesullamediaTOTALE
2
3
1
da cui ricaviamo la pressione sulla parete dividendo per la
superficie della parete stessa ovvero:
V
EN
V
vmN
V
vNm
L
vNm
L
L
vmN
Pc
3
2
3
2
12
33
3
1 22
3
2
2
2
Si è indicato con cEvm 2
2
1 l’energia cinetica media di una molecola del gas perfetto.
moltiplicando a destra ed a sinistra per il volume (V=L3) del contenitore si ottiene:
cAc EnNENPV3
2
3
2
(si ricorda che il numero di Avogadro (NA)rappresenta il numero di particelle contenute in una mole
di gas perfetto)
Mettendo a sistema questa equazione con l’equazione di stato dei gas perfetti si ha che:
nRTPV
EnNPV cA3
2
nRTEnN cA 3
2 semplificando si ottiene kTT
N
RE
A
c2
3
2
3
Avendo indicato con 23
2310381,1
1002,6
31,8
AN
Rk la costante di Boltzman.
Così procedendo abbiamo dimostrato che l’energia cinetica media di una particella di gas perfetto è
direttamente proporzionale alla Temperatura assoluta del gas, è dipende solamente da questa
grandezza fisica macroscopica ovvero:
kTEc2
3 (1)
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6) Il teorema di equipartizione dell’Energia In questa trattazione abbiamo considerato il Gas Perfetto formato da molecole assimilabili a palline.
Questa semplificazione è corretta solo per un gas monoatomico le cui particelle hanno 3 gradi di
libertà. Possiamo definire i gradi di libertà di una particella come il numero di parametri necessari
per determinare esattamente la sua posizione nello spazio.
Nel caso, per l’appunto, di un gas monoatomico, ogni molecola ha 3 gradi di libertà perché servono
e bastano le tre coordinate cartesiane x, y, z per individuare la sua posizione nello spazio cartesiano.
Risulta intuitivo capire che un gas biatomico, rappresentabile come due molecole a distanza fissa
fra loro, abbia 61 = 5 gradi di libertà. Si vedrà successivamente che un gas poliatomico ha 7 gradi
di libertà.
Pertanto possiamo generalizzare la (1) in questo modo:
kTEc2
1 avendo indicato con i gradi di libertà delle molecole del gas.
Questa energia cinetica è formata dall’energia cinetica traslazionale più la parte rotazionale. Quindi
per qualsiasi gas kTEc2
3 è l’energia di traslazione del baricentro, la restante parte (per i gas
biatomici o poliatomici) è energia cinetica di rotazione.
Il Teorema di equipartizione dell’energia afferma proprio che: Ad ogni grado di libertà di
una molecola di gas perfetto è associata un’energia (cinetica) media pari a kTEc2
1 .
Visto che un gas perfetto non ha energia potenziale questa in realtà è tutta l’energia del gas.
Pertanto si avrà che l’energia di una molecola di un gas perfetto è:
gas monoatomico: kTEc2
3
gas biatomico: kTEc2
5
gas poliatomico: kTEc2
7
7) L’energia interna U di un gas perfetto ricavata dal teorema di equipartizione. Per calcolare l’energia interna U di un gas perfetto con N molecole basta moltiplicare per N la (1)
poiché il gas perfetto non ha energia potenziale, per cui
nRTTN
RNNkTENTU
A
c222
Come già accennato, si nota che l’energia interna di un gas perfetto dipende solo dalla sua
temperatura assoluta. Questo ci porta a concludere che L’energia interna di un gas perfetto è UNA
FUNZIONE DI STATO. Ovvero la sua variazione non dipende dal tipo di trasformazione a cui è
soggetto il gas, ma solo dal suo stato finale e da quello iniziale o meglio solo dalla temperatura
finale e quella iniziale del gas:
TnRU 2
(2)
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8) il Primo principio della Termodinamica ed un altro calcolo di ∆U
Tenendo presente l’equivalenza fra lavoro e calore (equivalenza dimostrata da Joule 1 cal = 4,186 J)
possiamo domandarci come possiamo far variare l’energia interna di un gas perfetto.
I due modi possibili sono:
- fornire Calore al gas (o sottrarlo ad esso)
- far fare del Lavoro al gas quindi farlo espandere (o comprimerlo)
Tenendo presente le convenzioni sul calore che è positivo se assorbito dal gas mentre il Lavoro è
positivo se fatto dal gas (che equivale ad una sottrazione di energia dal gas) si ha che
LQU dove Q è positivo se assorbito e L è positivo se fatto dal gas (espansione), per cui
abbiamo ottenuto la seguente legge
LQU 1° Principio della Termodinamica
Che rappresenta per l’appunto il Primo principio della termodinamica e che altri non è che il
principio di conservazione dell’energia applicata ad un gas perfetto.
il calcolo del calore Q
Per calcolare il calore assorbito o ceduto da un gas in una trasformazione termodinamica
possiamo utilizzare la formula fondamentale della calorimetria: TmcQ .
Per comodità possiamo esprimere la massa di un gas utilizzando la definizione di mole cioè:
)(
)(
molecolaremassaM
grammimn
m = nM che sostituita nella formula del calore
TncMTmcQ
La quantità cM è detta calore Molare del gas e si indica con Cv (Calore molare a Volume
costante) o Cp (Calore specifico a Pressione Costante) a seconda del tipo di trasformazione
attraverso la quale si cede (o assorbe) calore dal gas. Infatti è intuitivo comprendere che
riscaldare un gas mantenendo invariato il suo volume richiederà una quantità di calore, a
parità degli altri parametri) minore che riscaldarlo a Pressione costante perché in un’isobara
il gas si espande perdendo energia perché fa lavoro vero l’esterno. Quindi risulterà che Cp >
Cv . In seguito specificheremo meglio e calcoleremo questa differenza. In definitiva avremo
che il calore ceduto o assorbito da un gas può essere scritto in questo modo:
TRASFORMAZIONE ISOBARA: TnCQ p
TRASFORMAZIONE ISOCORA: TnCQ v
il calcolo del lavoro L
Ci ricordiamo che il lavoro si calcola in questi modi:
TRASFORMAZIONE ISOBARA: L=P∆V
TRASFORMAZIONE ISOCORA: L=0
TRASFORMAZIONE ISOTERMA:
i
f
V
VnRTL ln
Un altro modo di calcolare ∆U
Abbiamo già visto un modo per calcolare ∆U (paragrafo 7), ovvero TnRU 2
.
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Precedentemente abbiamo anche osservato che U è funzione solo di T e che pertanto è UNA
FUNZIONE DI STATO. Per cui la sua variazione è sempre TnRU 2
indipendentemente
dalla trasformazione termodinamica del gas. Ma possiamo provare a calcolarci ∆U utilizzando il
primo principio delle termodinamica visto che siamo capaci di calcolare sia Q che L.
Considerando una trasformazione ISOCORA sia ha che
QLQU dal momento che L=0 in una trasformazione isocora.
Per cui sa ha che
TnCU v (3)
Questo risultato è, in realtà, indipendente dalla trasformazione poiché ∆U è una funzione di stato.
9) I calori specifici di un gas perfetto
Poiché abbiamo trovato due modi per calcolare U , essi devono coincidere, per cui mettendoli a
sistema sia ha:
TnCU
TnRU
v
2
TnCTnR v2
semplificando si ottiene:
RCv2
In pratica abbiamo calcolato teoricamente il calore molare a volume costante dei gas perfetti
ottenendo questi risultato:
gas monoatomici: moliK
J
moliK
JRRCv
465,1231,8
2
3
2
3
2
gas biatomici: moliK
J
moliK
JRRCv
775,2031,8
2
5
2
5
2
gas poliatomici: moliK
J
moliK
JRRCv
085,2931,8
2
7
2
7
2
In modo abbastanza semplice possiamo determinare il calore molare dei gas perfetti a pressione
costante ovvero pC .
Consideriamo una trasformazione isobara e applichiamo per essa il primo principio della
termodinamica:
LQU
VPTnCTnC pv
In un’isobara posiamo scrivere l’equazione di stato dei gas perfetti PV=nRT, nel caso di variazione
di V e T, in questo modo: TnRVP poiché P è costante. Sostituendola nella formula
precedente abbiamo
TnRTnCTnC pv semplificando si ottiene RCC pv ovvero:
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8
monoatomico moliK
JRCp
775,20
2
5
RRRRCC vp2
2
2
biatomico moliK
JRCp
085,29
2
7
poliatomico moliK
JRCp
395,37
2
9
calcolando il rapporto γ fra Cp e Cv si ha che:
gas monoatomici: 67,13
5
v
p
C
C
gas biatomici: 4,15
7
v
p
C
C
gas poliatomici: 29,17
9
v
p
C
C
10) La verifica sperimentale della teoria cinetica dei gas e del teorema di
equipartizione dell’energia La teoria sin qui esposta predice (fornisce teoricamente) il valore dei calori molari dei gas perfetti.
Ora si tratta di verificare questa teoria determinando sperimentalmente questi i calori specifici
molari dei gas perfetti.
Nella seguente tabella si riportano i valori dei calori molari di alcuni gas perfetti a T=289 K (25°C):
GAS
Kmoli
JC p
Kmoli
JCv
Cv
Cp
monoatomici
He 20,79 12,52 1,66
Ne 20,79 12,68 1,66
Ar 20,79 12,45 1,66
Kr 20,79 12,45 1,66
Xe 20,79 12,52 1,66
biatomici
N2 29,12 20,80 1,40
H2 28,82 20,44 1,41
O2 29,37 20,92 1,40
CO 29,04 20,74 1,40
poliatomici
CO2 36,62 28,17 1,30
N2O 36,90 28,39 1,30
H2S 36,12 27,37 1,32
O3 37,92 31,68 1,20
CH4 35,36 27,04 1,31
In buon accordo con i dati teorici.
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9
LA TEORIA È BRILLANTEMENTE CONFERMATA !!! Ora guardiamo quest’altra tabella dove sono riportati i calori molari di alcuni solidi e liquidi a
T=293 K (20°C)
Solodi/liquidi
Kmoli
JC....
Alluminio 24,3
Argento 24,9
Bismuto 25,7
Ghiaccio (-10°C) 36,9
Piombo 26,4
Oro 25,6
Rame 24,5
Tungsteno 24,8
Zinco 25,2
Acqua 75,3
Alcool etilico 111
Mercurio 28,3
Nota: per i solidi e di liquidi non ha senso distinguere fra calori
specifici molari a volume costante e pressione costante perché
il volume di un solido e/o liquido cambia poco durante il suo
riscaldamento o raffreddamento.
Si nota che se usassimo pure per i solidi/liquidi la teoria di equipartizione di energia ed andassimo a
mettere nella formula di Cv 6 gradi di libertà si avrebbe:
Kmoli
JRRCv
93,243
2
LEGGE di Dulgon e Petit
Che nella maggior parte dei casi da una stima corretta del valore del calore specifico molare di un
solido/liquido.
11) Critica al teorema di equipartizione dell’energia
il teorema di equipartizione dell’energia sembra spiegare abbastanza bene le capacità molari dei
gas. Ma perché i gradi di libertà dei vari gas si dovrebbero contare proprio cosi? Ovvero:
perché un gas monoatomico ha solo 3 gradi di libertà corrispondenti al suo moto traslatorio e la
molecola non può ruotare attorno ad un suo asse?
Come mai i gas biatomici avrebbero solo 5 gradi di libertà? 3 traslatori e due rotatori? Ipotizzare
che un gas biatomico sia rappresentabile come due palline a distanza fissa è corretto? Se le due
palline vibrassero rispetto la loro posizione di equilibrio i gradi di libertà sarebbero maggiori di
5!
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perché i gas con molecole formate da più di due atomi hanno gli stessi gradi di libertà, cioè
perché una molecola con 3 atomi ha gli stessi gradi di libertà di una molecola formata da 5
atomi?
È si vero che i dati sperimentali sono prossimi alle previsioni teoriche, ma comunque ci sono
delle differenze misurabili fra valori teorici e dati sperimentali e ci sono delle eccezioni.
Come mai per molti solidi la teoria funzione ponendo 6 gradi di libertà? Questo sembrerebbe
significare che i solidi sono formati da un reticolo cristallini che può vibrare nelle tre direzioni
cartesiane per ognuna delle quali si hanno 2 gradi di libertà (energia cinetica e potenziale di un
oscillatore armonico)
Tutto sommato il teorema dell’equipartizione funzione abbastanza bene e ci ha
fornito un primo modello sia di gas che di solido.
Ma a fine ’800 il suo fallimento, nello spiegare la radiazione di corpo nero, darà
l’impulso iniziale alla nascita della meccanica quantistica. Ricordiamocelo!!!!
RITORNIAMO ALLA VELOCITÀ MEDIA COMUNE DELLE MOLECOLE
DEL GAS
12) Il calcolo della velocità media comune delle particelle del gas perfetto
Riprendiamo la definizione dl energia cinetica media del gas perfetto:
N
vm
N
mvmvmv
N
Ec
E
N
i
in
N
i
i
c
2
1
22
2
2
11
)(2
1
2
1....
2
1
2
1
La grandezza N
vN
i
i
2
1
)( statisticamente è la media delle velocità al quadrato delle particelle del gas.
Per ottenere la velocità media comune delle particelle del gas, che abbiamo chiamato v, dobbiamo
estrarre, da essa, la radice quadrata ovvero:
N
v
v
N
i
i
2
1
)(
Questa velocità, statisticamente, si chiama velocità quadratica media ed è ben diversa dalla
velocità media. (Le due grandezze coincidono solo se tutte le molecole del gas hanno la stessa
velocità).
Verifichiamo che utilizzando questa definizione di velocità media comune otteniamo la corretta
espressione di energia cinetica media:
2
2
1
2
1
22
2
2
11
2
1)(
2
1)(
2
1
2
1....
2
1
2
1
vmN
v
mN
vm
N
mvmvmv
N
Ec
E
N
i
i
N
i
in
N
i
i
c
che è la
grandezza che abbiamo utilizzato per calcolare la pressione di un gas perfetto e per stabilire il
teorema di equipartizione dell’energia.
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Utilizzando il teorema dell’equipartizione dell’energia possiamo determinare questa velocità
quadratica media di traslazione delle particelle del gas. In questo caso
kTE
vmE
c
c
2
1
2
1 2
da cui si ricava che kTvm2
1
2
1 2 e quindi che
m
kTv
con 3 perché consideriamo solo l’energia cinetica di traslazione della molecola del gas
pertanto possiamo scrivere la velocità quadratica media di traslazione come:
M
RT
mN
TkN
m
kTv
A
A 333
Distribuzione di Maxwell delle velocità
13) Alcuni esempi di calcolo della velocità quadratica media di una molecola di gas perfetto
Esempio 1:
A che velocità si muove, in media, una molecola di Ossigeno ( O2 ) alla temperatura di 27 °C ?
(T=27 °C = 300 K)
M
RT
mN
TkN
m
kTv
A
A 333
Considerando che l’Ossigeno biatomico (O2) ha una Massa molecolare M pari a: 131032
2
molkgM O
Si determina che : m/sM
RTv
molKg
K 485
1032
30031,833
/
)(K))(J/(mol
3
KT
mv
evkT
mN
v
N22
2
32
2
4
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Esempio 2: ..per l’azoto N2 ( 1310282
molkgM N) si ha che
m/sM
RTv
molKg
K 517
1028
30031,833
/
)(K))(J/(mol
3
Esempio 3:
…e per una molecola di Idrogeno ( H2 ) ?
m/s 200019404316
16
1
33
16
1vv
22 O
22
2
H22
MMMMM
OO
H
OH
RTRTRT
A parità di temperatura l‘energia cinetica media è la stessa, ma la velocità media è inversamente
proporzionale alla radice quadrata della massa molecolare. Per cui le molecole più leggere hanno
velocità maggiori!
Due osservazioni:
- prima considerazione
• La velocità di fuga dalla Terra 11,2 km/s
• la velocità quadratica media (vqm) di H2= 1,93 km/s 1/6 velocità di fuga
• Composizione dell’aria: azoto 78%, ossigeno 21%, altri gas tra cui H2 0,0062%
Questo spiega perché nell’atmosfera terrestre c’è molto più azoto di ossigeno e figuriamoci
degli altri gas (CO2 , He, H2) dal momento che diminuendo la massa della molecola del gas
aumenta la velocità delle molecole
- seconda considerazione
Abbiamo calcolato che la velocità media dell’ossigeno a 27 °C è di circa 485 m/s. NON È
FORSE UN VALORE ESAGERATO!?
Se le cose stessero veramente così significherebbe che pur considerando una molecola 100 volte più
pesante di quella di ossigeno essa avrebbe comunque la rispettabile velocità di circa 50 m/s e
percorrerebbe un locale di 5 metri di lunghezza ben 10 volte in 1 secondo !!!! MA è proprio così?
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L’esperienza ci dice che il profumo del caffè (o di qualsiasi altra cosa) non ci arriva così in fretta !!
Questo fenomeno di propagazione di un gas in un altro (diffusione) appare in realtà decisamente più
lento. Come si possono conciliare queste osservazioni con le previsioni della teoria cinetica ? Basta
rinunciare all’ipotesi che le dimensioni delle molecole siano infinitamente piccole , tanto piccole da
rendere trascurabile la probabilità di un urto fra esse. Se si assume che le dimensioni delle molecole
siano finite , per esempio sfere di raggio r , allora il percorso di ciascuna molecola sarà una
successione casuale di moti rettilinei uniformi, di lunghezza e direzione differenti, tra un urto e
l’altro, percorsi ciascuno con velocità diversa, dipendente dalle modalità con cui avviene l’urto con
un’altra molecola. Più grandi sono le molecole, più è probabile l’urto reciproco !
Si può dimostrare che la frequenza d’urto (numero di collisioni al secondo) è data da:
vnπrf 24 con: r = raggio molecolare, n = numero di molecole per unità di volume
v = velocità media
e che il libero cammino medio (distanza media percorsa tra un urto e il successivo) è :
nπrf
vl
24
1
Nel 1856 R. Clausius determinò, proprio in base alle velocità di diffusione dei gas e ad altri dati
sperimentali, l’ordine di grandezza delle dimensioni molecolari:
m 10 10 -109 r
Si tratta della prima misura indiretta delle dimensioni di particelle microscopiche, fino ad allora
solamente ipotizzate !
Negli urti tra molecole si hanno continui scambi di energia cinetica ma il valore medio per molecola
di tale energia e quello complessivo restano costanti. Come già anticipato fu J.C.Maxwell a
determinare la distribuzione statistica delle velocità molecolari in un gas, il cui andamento dipende
solo dalla temperatura ed è stato mostrato nel precedente paragrafo.