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T27: Shangai - Beijing - Lhasa Inaugurata il primo giorno di luglio del 2006, la tratta che da Golmud porta fino a Lhasa, è diventata la ferrovia più alta del mondo con un passaggio a 5.072 metri sul livello del mare. Da quella data è possibile coprire la distanza di circa 4.800 km che separa la capitale della Cina, Beijing, dalla capitale dello stato autonomo del Tibet, in appena 47 ore. Il governo cinese ha dichiarato che questa ferrovia “è un importante strumento per lo sviluppo della regione tibetana”, che rimane di fatto occupata militarmente dal 1950: anno della fuga del Dalai Lama a Dharamsala, città indiana al confine tra i due stati. Solo nel primo anno sono stati trasportati circa un milione e mezzo di passeggieri, in gran parte turisti. Questi sono solo alcuni dei numeri che rendono l’idea del potenziale di questo “strumento di sviluppo” che in realtà concor- re, con altri fattori, a quello che lo stesso Dalai Lama ha definito un “genocidio culturale”. Ho voluto vivere di persona questo viaggio, che con il tratto che va da Shangai a Beijing si allunga di circa 12 ore, per iniziare a capire le differenze tra queste due culture, quella cinese e quella tibetana, che adesso si incontrano anche nei vagoni del treno T27. Si passa, nell’arco di 3 giorni di viaggio, dallo skyline del Pudong, il nuovo quartiere di Shangai che sta sprofondando in mare sotto il suo peso, alla velocità di quasi un centimetro all’anno; a Lhasa che profuma d’incenso: con il rituale della preghiera intorno al sacro Barkhor è l’immagine di un popolo che non abbandona la sua storia nemmeno dopo quasi 70 anni di occupazione; passando per le contraddizioni di Beijing, l’immensa capitale di questa immensa Cina, che mantiene ancora una piccola parte della città vecchia, con i suoi Utong, i vecchi vicoli dove le case non hanno il bagno, e si usa quello in comune. Agli occhi del viaggiatore occidentale probabilmente non basterebbero i sette anni del famoso film, per capire il Tibet, nè tanto meno sarebbero sufficienti per capire la Cina. È comunque certo che il valore storico-culturale di questi due splendidi popoli è immenso, e non vorremmo veder sparire ne l’uno ne l’altro: quello cinese a causa della forte modernizzazione portata dal passaggio al “regime” capitalista; quello tibetano a causa della sempre più massiccia presenza della comunità e del commercio cinese in ogni sua città. T27: Shangai - Beijing - Lhasa

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T27: Shangai - Beijing - LhasaInaugurata il primo giorno di luglio del 2006, la tratta che da Golmud porta fino a Lhasa, è diventata la ferrovia più alta del mondo con un passaggio a 5.072 metri sul livello del mare.Da quella data è possibile coprire la distanza di circa 4.800 km che separa la capitale della Cina, Beijing, dalla capitale dello stato autonomo del Tibet, in appena 47 ore.Il governo cinese ha dichiarato che questa ferrovia “è un importante strumento per lo sviluppo della regione tibetana”, che rimane di fatto occupata militarmente dal 1950: anno della fuga del Dalai Lama a Dharamsala, città indiana al confine tra i due stati.Solo nel primo anno sono stati trasportati circa un milione e mezzo di passeggieri, in gran parte turisti.Questi sono solo alcuni dei numeri che rendono l’idea del potenziale di questo “strumento di sviluppo” che in realtà concor-re, con altri fattori, a quello che lo stesso Dalai Lama ha definito un “genocidio culturale”.Ho voluto vivere di persona questo viaggio, che con il tratto che va da Shangai a Beijing si allunga di circa 12 ore, per iniziare a capire le differenze tra queste due culture, quella cinese e quella tibetana, che adesso si incontrano anche nei vagoni del treno T27.

Si passa, nell’arco di 3 giorni di viaggio, dallo skyline del Pudong, il nuovo quartiere di Shangai che sta sprofondando in mare sotto il suo peso, alla velocità di quasi un centimetro all’anno; a Lhasa che profuma d’incenso: con il rituale della preghiera intorno al sacro Barkhor è l’immagine di un popolo che non abbandona la sua storia nemmeno dopo quasi 70 anni di occupazione; passando per le contraddizioni di Beijing, l’immensa capitale di questa immensa Cina, che mantiene ancora una piccola parte della città vecchia, con i suoi Utong, i vecchi vicoli dove le case non hanno il bagno, e si usa quello in comune.

Agli occhi del viaggiatore occidentale probabilmente non basterebbero i sette anni del famoso film, per capire il Tibet, nè tanto meno sarebbero sufficienti per capire la Cina.È comunque certo che il valore storico-culturale di questi due splendidi popoli è immenso, e non vorremmo veder sparire ne l’uno ne l’altro: quello cinese a causa della forte modernizzazione portata dal passaggio al “regime” capitalista; quello tibetano a causa della sempre più massiccia presenza della comunità e del commercio cinese in ogni sua città.

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Shangai, il quartiere del Pudong

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Shangai, nella città vecchia

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Beijing

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Beijing, uno dei quartieri commerciali

Beijing, nella città vecchia

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Beijing, il signor Cheng

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Beijing, la gabbia dei lemuri allo zoo comunale

Beijing, l’entrata della Città Proibita

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Sul treno T27, da Beijing a Lhasa

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Sul treno T27

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Sul treno T27, dopo la fermata nella stazione di Golmud, l’ultima in territorio cinese

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Lhasa, il Potala, la residenza del Dalai Lama

Nei pressi di Nangartse, una pecora al pascolo

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Nangartse, Monastero di Samding

Lhasa, preghiera nel Barkhor

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Juri Ciani vive a Firenze, lavora nel campodella ComputerGrafica con il nome di Jeppetto ed è professoredi Progettazione e Modellazione 3D all’Accademia di Belle Artidi Urbino.Dal 2005 ha avviato il progetto fotografico “TerraDiConfine”,con un sito dove sono raccolti i reportage e le esperienze di viag-gio attraverso i 5 continenti.Nel 2007 ha pubblicato il libro “Mwadzuka Bwanji”(“Come ti sei svegliato?” in lingua chichewa - Ed. Masso delle Fate), il racconto per immagini del viaggio nello stato africano del Malawi, per mostrare alcuni tipi di interventia scopo umanitario.

Tra gli ultimi reportage realizzati:2009 - “Caos Sublime pt. 2”, da Quneitra, il capoluogo della re-gione siriana del Golan, distrutta durante la guerra del ‘73 contro Israele, a L’Aquila dopo il terremoto del 6 Aprile 2009.2009 – “Caos Sublime pt. 1”, riflessioni sul dopo terremotodel 6 Aprile 2009 a L’Aquila - testo di M. Fuksas.2009 - “Le nuove facce della Cina a Firenze”, per il quotidianoLa Repubblica.2008 – “Donne in Iran”, uno sguardo sulla condizione femminile nella Repubblica Islamica dell’Iran.2007 - T27, il percorso della linea ferroviaria più alta del mondo, che collega Beijing a Lhasa.2006 – “Il Senegal a Firenze”, la vita dei venditori senegalesidi merce contraffatta, al mercato di San Lorenzo.2001 - “G8, Luglio 2001”, Genova prima - raccontata in un articolo di Repubblica del giugno 2001 - e durante i disordini scoppiati durante il G8 nel luglio 2001.