Sul Romanzo - Anno I n. 1 - Apr 2010

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Il numero 1 della webzine "Sul Romanzo"

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2 Sul Romanzo • 2010

03 L’editorialedi Morgan Palmas

uSommario

04I (rin)tracciatiDell’uccidere, ovvero Jean-Patrick Manchettedi Alessandro Puglisi

06CinematuraTatanka scatenatodi Claudia Verardi

10Editori: il catalogo qual è?Mattioli 1885di Paolo Melissi

14Cantautori: per rispetto chiamati artistiFrancesco De Gregori alias il principedi Annalisa Castronovo

19Racconti dal retrobottegaSe tu fai uno sconto a me io compro un libro a tedi Geraldine Meyer

22Pensiero antico e identità europeaRadici classiche del pensiero europeodi Adriana Pedicini

26Prospettiva fantasyJ.R.R. Tolkien e la svolta classicadi Marcello Marinisi

30I libri che ti cambiano la vitaGente che bussa alla portadi Marta Traverso

42TarantulaKomunikato n.ro 2di Roberto Orsetti

39Vetrioli sparsiLa filosofia del tutto gratis e l’editoria a pagamentodi Emanuele Romeres

46Vita standard di uno scribacchino provvisorioIl timballo di maccheronidi Giovanni Ragonesi

EsordireZoo col semaforo di Paolo Piccirillo

di Sara Gamberini

La metà oscura del mondoAvventure di un povero ricercatore solitariodi Maria Antonietta Pinna

SocretinateUn incontro con Emanuele Tonondi Morgan Palmas

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L’angolo delle intervisteFrancesca Ruggiu Traversia cura della redazione

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66Poesia e racconto del mesesu La bioetica

Arianna Girelli – La bellezza

Annamaria Trevale – Mondi a parte

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Scrittori allo specchioUna stanza per noidi Sabrina Campolongo e Morena Fanti

Concorso letterario LegambienteIl Grande Albero. Concorso letterario per giovanissimiscrittori ‘in erba’di Annalisa Castronovo

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l’affetto che avete dimostrato nei confronti della webzinesul romanzo, sia in termini di visite che di mail ricevute, cisprona contro i dubbi che fomentavamo fra noi per la nuovaesperienza intrapresa. i timori non sono defunti,ciononostante s’è creato un ingenuo entusiasmo nellaredazione, siamo oramai persuasi che aggregare le ideeattorno a un obiettivo culturale comune sia sempre un attodi ribellione sano. una reazione ribelle che tratteggi unosforzo di focalizzare la tensione verso un lido peculiare,indipendentemente dalle conseguenze.

avrete modo di leggere più articoli in questo numero e vichiediamo da subito di essere franchi con noi, scriveteci,diteci la vostra schietta opinione. soltanto grazie a voi checi dedicate tempo potremo migliorare la qualità dellawebzine.

nel dettaglio, le novità sono un articolo dedicato a unesordiente, una nuova rubrica che tratta l’incontro framusica e letteratura, il primo di una serie di libri chepossano cambiare la vita, due scrittrici (sabrinacampolongo e Morena fanti) che si confrontano suVirginia Woolf e la scrittura femminile, e infine un dialogocon emanuele tonon, nel quale emerge la sua visioneesistenzialistica.

nell’aprile di dieci anni fa moriva a roma giorgio bassani,autore de il giardino dei finzi-contini, esimio intellettuale,nonché colui il quale favorì la pubblicazione del celebreromanzo di giuseppe tomasi di lampedusa. Vogliamo

ricordarlo per un motivo: conoscete il campo di tennis dellafamiglia finzi-contini, territorio franco che si ribellò alleleggi razziali del 1938, mentre fuori imperversava la pauradel diverso e gli orrendi fantasmi frutto di parole scellerate.Paura, fantasmi, parole.

ognuno di noi ha un campo di tennis, un’area nella qualecoltivare le proprie libertà di pensiero, lontane magari daipiù o quantomeno dissimili. Pur nel rispetto di una storiatragica e di un autore che ancora oggi rappresenta un faroche l’ineluttabilità del tempo vorrebbe dotato di luceoffuscata, ci incanta considerare la webzine sul romanzocome un piccolo e modesto campo di tennis, dove la libertàsia vera, dove la passione per le idee sia educatamentemordace.

non sentite un odore di vuoto sempre più diffuso? nonavete la sensazione che il gusto maggioritario del paesesia l’indebolimento culturale e la caccia alle streghe? noncredete che la paura sia di chi grida contro la paura, che ifantasmi siano di chi urla contro i fantasmi, che le parolesiano di chi ne utilizza troppe e a sproposito? noi pensiamoin ogni caso che servano altri campi da tennis ribelli, tanti,tantissimi.

buona lettura.

di Morgan Palmas - [email protected]

Sul Romanzo - Rivista elettronica di informazione e cultura letteraria

Anno I • n. 1 • Aprile 2010

Progetto editoriale: Morgan Palmas

art director: Marcello Marinisi

Progetto grafico e iMPaginazione: annalisa castronovoe Marcello Marinisi

Hanno collaborato a questo nuMero: annalisacastronovo • sara gamberini • Marcello Marinisi • PaoloMelissi • geraldine Meyer • roberto orsetti • MorganPalmas • adriana Pedicini • Maria antonietta Pinna •alessandro Puglisi • giovanni ragonesi • emanueleromeres • Marta traverso • claudia Verardi.

si ringraziano: sabrina campolongo • Paolo cioni •Morena fanti • arianna girelli • emanuele tonon •francesca ruggiu traversi • annamaria trevale.

Per inforMazioni: [email protected]

Web: http://sulromanzo.blogspot.com

foto e iMMagini: flickr • euro Polar • oblique.it •solegemello.net • sport.it • Wikimedia commons

citazioni: Wikiquote

note legali: “sul romanzo - rivista elettronica diinformazione e cultura letteraria” è in fase sperimentale,pertanto non rappresenta una testata giornalistica e gliaggiornamenti dei contenuti avvengono senza nessunaperiodicità. non può dunque essere considerato unprodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 2001. gliautori sono responsabili per i contenuti dei loro articoli.

tutti i contenuti della rivista sono rilasciati con licenzacreative commons attribuzione-non commerciale-condividi allo stesso modo 2.5 italia. Per maggioriinformazioni: http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.5/it/

uL’editoriale

TarantulaKomunikato n.ro 2di Roberto Orsetti

Vita standard di uno scribacchino provvisorioIl timballo di maccheronidi Giovanni Ragonesi

EsordireZoo col semaforo di Paolo Piccirillo

di Sara Gamberini

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recuperare è l’obiettivo di questa rubrica. leggere, o ri-leggere. tale scopo si rende tanto più evidente nel caso dispecie; basterà approcciare un romanzo di Manchette,infatti, per comprendere quanta e quale sia la necessità diriproporre, a quasi 15 anni dalla sua morte, il complessodell’opera del francese, in un’inquadratura che sappiaandare dal particolare al generale e viceversa, dalloschiocco secco di una pistola all’affresco, steso con pochima sapienti tratti, di una società, quella d’oltralpe degli anni

settanta, in preda a convulse riconfigurazioni.

Jean-Patrick Manchette, nato a Marsiglia nel dicembre del1942, scrittore, traduttore, musicista, militante di sinistra,situazionista, disincantato: questo l’oggetto. cresciuto apane e letteratura di genere. una dozzina di romanzi, scrittinel giro di una decina d’anni, per “colpire al cuore”.

qualcuno ha parlato di post-noir, o neo-polar: leclassificazioni talvolta possono essere utili; in questo caso,è altissimo il rischio di precipitare nella stucchevolezza.giusto dare qualche coordinata, può essere fruttuoso. duenomi su tutti (opinabilissimi): dashiell Hammett che, comesappiamo, si colloca cronologicamente molti anni prima diManchette e, nel particolare, almeno da un punto di vista“autoriale”, tra gli anni Venti e trenta, coi suoi lavori più noti;e tuttavia fondamentale: Manchette cresce infatti col noiro, per meglio dire, col giallo “all’americana”. e Jean-claudeizzo, marsigliese anch’egli, pressoché coetaneo diManchette, e scomparso nel 2000. questo, solo per evitareil tedio di individuazioni archetipiche che potrebberolasciare il tempo che trovano.

“Hard boiled” e “noir metropolitano”, dunque, persoggiornare ancora un attimo presso gli scomodi liditassonomici. ognuno faccia le proprie considerazioni: ildato emergente è che la scrittura di Manchette fa male.non si tratta di parzialità o facilità, predisposizione allasuggestione della violenza. dimostrazione: affidiamoci adue romanzi, il caso N’Gustro e Fatale, originariamentepubblicati in francia rispettivamente nel 1971 e nel 1977.

il primo, ispirato al caso “ben barka”, politico marocchinodissidente, nato nel 1920, sequestrato e morto a Parigi nel1965, in circostanze ancora tutte da chiarire, cominciaproprio dalla fine. Prime tre pagine, e il protagonista, Henri

uI (rin)tracciati

di Alessandro Puglisi - [email protected]

Dell’uccidere,

ovvero Jean-Patrick Manchette

Jean-Patrick Manchette

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butron, fascista, intellettuale amodo suo, qualunquistaper opportunità, vienefreddato con«un’automatica spagnolaastra munita di silenziatoreartigianale». la descrizionedell’uccisione di butron è uncapolavoro di quello che oggichiameremmo (ma in questocaso, almeno, non asproposito) pulp: «il negro glispara una pallottola che gliperfora il cuore, esce dallaschiena, sotto la scapola sinistra,con un buco grande come unpomodoro; carne e sangueschizzano la parete graffiata; ilcuore di butron è scoppiato». Pocodopo, qualcuno fa partire un nastro, e ne viene fuorila storia (o anche la storia, per certi versi). lavicenda di una vita, incisa, che, mentre due pingui esprezzanti capi militari la ascoltano, diventa la vocedel narratore, alimentando un anomaloBildungsroman, nel quale, dopo un attacco quasi da“press-clipping”, intitolato nella versione italiana Alcuneconsiderazioni su Henri Butron raccolte nelle settimaneseguenti il decesso, si alternano, lungo il dipanarsi dibrevi capitoli, e definendo una partitura narrativa divivacità estrema, prima e terza persona. sapendo giàche la fine si è compiuta, ed ora bisogna scontare dinuovo lo sprofondamento.

tutt’altro stile e orchestrazione per Fatale. inizialmentesoggetto per un film, mai realizzato, anche se dell’ideaManchette aveva parlato a claude chabrol, ottenendoriscontri entusiastici, diventò in seguito un romanzo.

opera dal ritmo discontinuo: per ottanta pagine nonsuccede quasi nulla. la protagonista, aimée (per lei,l’ultimo di una lunga serie di falsi nomi), che nellaseconda parte del libro sarà descritta con toniappassionati, quasi amorosi: «se qualcuno avessepotuto vederla, avrebbe detto che non era bella; oforse sì, dipende dai gusti. era tutta spettinata. i suoicapelli biondi intrisi di sudore erano incollati al cranioe pendevano sulla fronte e sulla nuca con cioccheumide, come capita alle donne quando hanno fattol’amore in maniera forsennata per diverse ore difila», si trasferisce nella cittadina di bléville,crogiuolo di una borghesia opulenta, ipocrita esonnecchiante. il suo progetto è quello diconquistare la fiducia dei suoi nuovi

concittadini, per poi farconflagrare le contraddizioni,ponendosi ad affascinantearbitro della vita e della morte.le modalità con cui questapartita prenderà luogo, sonotroppo suggestive eappassionanti, per svelarlea chi ancora non conoscal’oggetto del nostropresente dissertare.

burattinaio dei non-eroi, Manchette tira lefila di una grandiosamessinscenasubdolamente

ironica; il suo palcoscenicoè popolato dal degrado, da esseri

umani che danzano malinconicamente sull’orlodel baratro.

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uCinematura

dopo Gomorra, roberto saviano torna a incrociareletteratura e cinema in un nuovo film di prossimarealizzazione, Tatanka scatenato. le riprese della pellicolasono cominciate nei primi mesi del 2010 in italia e ingermania, a berlino per l’esattezza, e si pensa che il filmsarà pronto per uscire nelle sale italiane nel 2011. Tatankascatenato nasce dall’omonimo scritto contenuto nell’ultimolibro dello scrittore napoletano, La Bellezza e l’Inferno, eracconta la storia e le vicende tumultuose di clementerusso, famoso pugile marcianisano (Marcianise è unpaesino del casertano), che ha vinto alle ultime olimpiadila medaglia d’argento come peso massimo. robertosaviano, noto, oltre che per l’alto livello letterario della suaopera che ha saputo miscelare ingredienti diversi(romanzo, cronaca, giornalismo), anche per esserecostretto a vivere (dal 2006) sotto scorta a causa delleminacce ricevute dal pericoloso clan dei casalesi, siconferma autore di denuncia. È una penna formidabile,saviano, una penna che sa prestarsi anche al cinema. inquesto, ricorda molto da vicino il giornalista giancarlo sianiche, come lui, si imbarcò in una lotta senza sconti allacamorra e che, purtroppo, venne ucciso il 23 settembre del1985 in un agguato nel quartiere napoletano del Vomero,dove abitava.

con Gomorra roberto saviano ha vinto, tra le altre cose,proprio il premio intitolato al giornalista, un riconoscimentoistituito nel 2004 a napoli e promosso dall’ordine deigiornalisti della regione campania, dal quotidiano il

Mattino, dall’università degli studi sant’orsola benincasae dal centro studi siani.

Tatanka scatenato sarà sceneggiato, oltre che dal registacalabrese giuseppe gagliardi, da Maurizio braucci,Massimo gaudioso, salvatore sansone e stefano sardo.clemente russo, che nel film interpreterà se stesso, ècresciuto in campania e conosce bene la realtà di una terratorturata dalla camorra dove, nei casi più estremi, anche laboxe può diventare un percorso sano da scegliere per nonrimanere intrappolati fra le maglie della delinquenza.clemente viene “affettuosamente” chiamato tatanka per ilsuo stile di combattimento, ovvero caricare l’avversario atesta bassa con la furia cieca di un bisonte, oltre al fatto diavere tatuato sul petto proprio un bisonte, con tanto diguantoni. il riferimento al “tatanka” ha valenza duplice. gliapalaches, tribù fra le più affascinanti dei nativi americani,chiamavano così il bisonte per la sua grande forza fisica,ma anche per il profondo potere spirituale. talvolta, imembri della tribù vedevano tatanka come espressionedel grande spirito Manitù, che assumeva proprio lesembianze di un grande bisonte bianco (da qui potrebbepartire lo spunto per parlare di un grande classico delcinema, Sfida a White Buffalo, del 1977, con charlesbronson). Ma, forse, questo nome non è un caso. È unnome che racconta la grande forza interiore di chi vuoleribellarsi a un mondo che non gli si addice, e che gli stastretto, anche solo esprimendo la propria ribellioneattraverso la potenza fisica. la scrittura di saviano, già co-

Tatanka

scatenato

di Claudia Verardi - [email protected]

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sceneggiatore di gomorra, è qui febbrilmente acuta,pungente, a volte persino feroce. Però è incisiva e potente,e ha, perciò, il merito di arrivare direttamente alle personee raccontare realtà scomode che altrimenti rimarrebbero,con grande probabilità, nascoste.

il racconto di Tatanka scatenato si muove tra le palestre diMarcianise (prima fra tutte l’excelsior, quella che hasfoderato il campione) dove tutto ha inizio, fino al ring diPechino. clemente combatte con i pugni quello chesaviano combatte con le parole e la letteratura: lacriminalità organizzata e le mafie tutte, che distruggono elacerano senza alcuna pietà terre altrimenti paradisiache.entrambi auspicano, anzi, esigono con tutte le proprie forzeil riscatto della terra d’origine, del luogo di appartenenza.ed entrambi sanno che per combattere certe oscenità c’èbisogno di metodo, oltre che di forza. c’è bisogno di tecnicadelle mani e dell’intelletto. il grande poeta greco omerodiceva che non c’è impresa migliore di quella realizzata conle proprie mani. e clemente, che è un pugile, ha fattotesoro di questa affermazione. Marcianise è una dellecapitali mondiali del pugilato, di sicuro la capitale italiana.in paese esistono tre palestre gratuite dove i ragazzi di tuttala zona vanno a esercitarsi. e c’è un motivo che spiegaperché proprio Marcianise sia uno dei centri più importantiper chi vuole fare pugilato. i marines americani cheabitavano in campania chiamavano i carpentieri e gliallevatori di bufale locali che si misuravano con loro incambio di qualche dollaro. e i marcianisani, dopo avernelasciati parecchi al tappeto, decisero di continuare acombattere e costruirono palestre per i ragazzi della zona.una valida alternativa, in effetti.

Poi, nella voglia diriscatto di tatanka, c’èil fattore polizia.clemente russo èun poliziotto, fa partedella Polizia distato, ed è questoun elemento cherafforza ancora dipiù la voglia divivere in una terrasana da tutti ipunti di vista. e,poi, clemente èanche unamante dellanatura, unoche, quandonon dà

cazzotti, amacorrere in libertà sul suo cavallo.

ama il vento che gli accarezza la testa quandoè in sella, perché in quel momento capisce cosa significasentirsi liberi.

già, libertà, concetto chiave di quelle zone ma, oggi più che

mai, di vaste, vastissime, aree italiane. la libertà che vuolesaviano, che vuole tatanka e che voleva, sopra ogni altracosa, anche giancarlo siani, il cronista definito “liberomartire in nome della verità”. siani scriveva, dopo unafaticosa gavetta in altre testate, per il Mattino di napoli ebuttava giù articoli su articoli per il periodico “osservatoriosulla camorra”, diretto da amato lamberti. aveva deciso diimbastire tutta la sua attività e, di conseguenza, la fetta piùgrossa della sua vita, nel sogno di distruggere le mafie epoter finalmente disporre di un territorio libero. così faroberto saviano oggi, lavorando con gli strumenti letteraria sua disposizione – racconto di cronaca, giornalismo di“super” inchiesta, reportage e narrazione legata ai fatti reali– e con i successivi sviluppi cinematografici. il suo intentoè raggiungere quante più teste perché si sappia la verità,si sappia quello che troppe volte viene nascosto, dallagente comune così come dai media. senza ingigantire laquestione, né metterla sotto altri termini. la gente devesapere, ma deve sapere “bene”, senza crogiolarsi in stupidirazzismi e qualunquismi di varia natura. la vita, lapersonalità e l’opera tutta di saviano sono vincolate aqueste realtà, e la sua formazione intellettuale lo rendeeroe letterario inarrestabile. e anche clemente, attraversoil suo racconto, si delinea come eroe, come figura chegravita attorno al bene per allontanare il male della mafia

fotogramma dal film Gomorra di Matteo garrone (2008)

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locale.

la mafia, che nelle terre di saviano e russo si chiamacamorra o, anzi sistema, è il male più grande, il cancro checrea danni spesso, purtroppo, irreversibili. Ma non è unproblema di oggi. È da parecchio che ci si interroga suquesta malattia (che logora il sud come il nord e il centro,a dispetto del pensiero folcloristico di qualche leghista) esulle possibili cure per stanarla e, quindi, debellarla.

di recente si è parlato del film Un camorrista perbene dienzo acri. il film (che tra l’altro deve ancora uscire),fortemente discusso da intellettuali e giuristi, è nato comerisposta al Gomorra cinematografico diretto da Matteogarrone. la storia racconta di Michele barbetta, esponentedella camorra degli anni 80’, che, dopo aver scontato 18anni di galera per associazione camorristica, quando escedal carcere diventa produttore discografico di un ragazzoconosciuto a Palermo. acri ridefinisce i concetti di malavitaorganizzata, probabilmente ritenendo la realtà presentatada saviano un po’ forzata e, in qualche passaggio, tropporomanzata. questo può anche essere, in parte, vero, ma èaltrettanto vero che la letteratura – e il cinema – devono

contenere in sé una parte di fabula, una zona d’ombra cherimanga incontaminata dal vero, anche quando è il veroche viene presentato. acri dice che la realtà napoletananon è solo camorra, sistema e delinquenza, ma c’è moltoaltro. questo sì che è mostruosamente vero. È l’italia chevuole far credere il contrario, così come vuole fare credereche le mafie inquinino solamente il meridione. azzardando,i governi. ed è per questo che lui ha deciso di realizzareun manifesto anticamorra. Però non possiamo passare daun eccesso all’altro. ci sono tanti napoletani checombattono la camorra, ma c’è una percentuale, ancheminima, per cui la camorra è un’istituzione importante eaffidabile. ci sono zone, spesso periferie, in cui vige unacerta anarchia sociale, dove si cerca di combattere ildegrado avvicinando i giovani al cinema, usandolo comemezzo di educazione. ed è qui che interviene saviano, coni libri e le sceneggiature dei film, ed è qui che intervienetatanka, con il sogno di un riscatto perbene, di unarealizzazione professionale onesta, di uno studioapprofondito sui libri prima che direttamente sul campodella vita. sogni per i giovani, sogni per tutti. Per la camorral’ignoranza è un bene, però anche i governi hanno

clemente russo alle olimpiadi di Pechino del 2008

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dimostrato interesse nell’allevare nuove generazioni diignoranti.

la letteratura di saviano segue unastrutturazione che esplora i poliopposti del bene e del male e contatanka scatenato ha scelto diraccontare il male che ammorba unterritorio insieme al bene, che sa dipugilato. lotta feroce e senza controllocontro lotta ben strutturata edisciplinata. la boxe è uno sport epico,fondato sulle regole della carne, chemettono l’uomo davanti alle sueresponsabilità e nel quale i cazzottiassumono un valore simbolico. non sicombatte più solo per se stessi, ma anche– forse soprattutto – per il prossimo, con ilsolo scopo di vincere il male che intorno hamesso radici e l’obiettivo di sradicarle a suondi pugni in faccia. il male si può combatterecosì o con l’approfondimento culturale chepuò passare attraverso il cinema, il teatro e lamusica. o attraverso l’arte in sé. saviano usa

l’arma del romanzo/saggio anche se questa è una formaespressiva che non ha inventato lui, ma era già nota nellanarrativa di denuncia ottocentesca. fu adoperata, peresempio, dal raccontatore napoletano francesco Mastrianiautore di romanzi d’appendice del periodo del bassoromanticismo. la letteratura ha lo scopo di soddisfare ilbisogno umano di narrare storie che, essendo fatte di carta,lasciano spazio all’immaginazione, alla fantasia eall’eventualità di ricorrere all’utilizzo di archetipi più o menoreali che facciano da supporto a quanto immaginiamo. ilcinema traduce tutta la storia in immagini vere, che nonhanno più bisogno di quel tipo di supporto, ma siappoggiano ad altri fondamenti per dipanare il filo dellamatassa. e, in questo senso, il percorso del cinema èprofondamente diverso da quello della letteratura. Peròsono due amici complementari che possono stare insieme.gli apparati simbolici dei due registri sono rappresentati davalenze semantiche e figurative di consistenza differente,ma di eguale valore evocativo. anche le rispettiveresponsabilità sono diverse, ma entrambi assai rilevanti,considerando il potere incisivo che possono esercitare suchi guarda o chi legge.

tatanka, ovvero clemente russo, cerca sempre dipromuovere iniziative che possano aiutare i ragazzi arischio ad avvicinarsi allo sport invece che ad “altro”. Èdavvero “scatenato” anche in questo senso. i libri, il cinemae lo sport possono fare tanto. Possono fare addiritturamiracoli. e le parole sono armi come tante altre: possonofar paura, possono farti riflettere e possono arrivare aucciderti.

il cinema, come la letteratura, ha il compito di spiegare,insegnare, far sapere, far aprire gli occhi, ma anche diintrattenere, di sperare, di immaginare. e roberto saviano,

così come i registi, gli sceneggiatori e gliattori a cui si affida, sanno farlo. dura realtàcon qualche grattugiata di effettoromanzato fresco, tanto per gradire. e,così, anche dal secondo libro di robertosaviano verrà tratto un film. aspettiamodunque di vedere Tatanka scatenato alcinema, per vedere se riuscirà a essereall’altezza di Gomorra e non deluderele aspettative di chi si è affezionato alui e alle sue parole.

curiosità: il nuovo libro (più dvd) diroberto saviano si chiama la parolacontro la camorra ed è edito daeinaudi stile libero. di internet e difacebook saviano ha parlato inun’intervista concessa arepubblica rivelando che per luisono “fili diretti col mondo. unaspecie di pub, dove gli amici ti

sostengono ma possono pure dirtiche oggi hai scritto “proprio ‘na strunzata”.

roberto saviano

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uEditori: il catalogo qual è?

Mattioli 1885

le origini della casa editrice risalgono alla fine dell'800 eall'azienda tipografica attiva in riferimento alle terme disalsomaggiore e tabiano, con particolare riferimento quindial settore della salute e a quello scientifico. oggi Mattioliunisce alla narrativa italiana e internazionale anchesaggistica, architettura, periodici, formazione.

la scelta di restringere l'attenzione alla narrativa Mattiolirisponde a un'unica intenzione, quella di mettere inevidenza il paziente lavoro svolto dalla casa editrice nellacostruzione di un catalogo che va facendosi via via piùprezioso e interessante, insieme a una scelta grafica estilistica personalissime, che fanno della rigorosa eleganza,e degli angoli arrotondati una cifra ormai decisamentericonoscibile.

la collana “experience/experience light” raccoglie autori“classici” della narrativa, autobiografie e diari di viaggio,con un occhio di riguardo ad autori di rilievo ma anchedimenticati dai confusi e spesso troppo commercialimovimenti del mercato editoriale. una scelta precisaconferisce alla collana un'identità forte, una dotefondamentale non solo agli occhi dei lettori, ma anche deilibrai, preziosi “intermediari” che, in una continua lottacontro il tempo e la sovrapproduzione editoriale, devonopoter fare scelte mirate e di qualità per continuare a fare

con profitto il loro mestiere.

scorrendo il catalogo ci si imbatte in Giallo crome firmatoda aldous Huxley, che scrisse il romanzo (che è raccontoe riflessione letteraria insieme) durante un soggiorno initalia, piccolo capolavoro di Jerome Klapka Jerome,conosciuto ai più come autore di Tre uomini in barca, Storiedi fantasmi per il dopocena, in cui i racconti di fantasmilamentosi o dispettosi decollano grazie all'ispirazionealcolica, o in Perdersi a Londra, libro (dotato di mappa) dicharles dickens, grande conoscitore della capitale inglese,che racconta la città dal punto di vista di un bambino checi si è smarrito e di un giovane insonne che la percorreannotando ogni dettaglio con precisione scientifica.

quest'ultimo libro trova la sua versione francese in Amo lanotte con passione, la Parigi di guy de Maupassant, chesi rivela tra le tenebre e i primi lampioni a gas, scenario daincubo o teatro di avventure. ed è difficile tenere fuoridall'elenco, seppur necessariamente sintetico, libri comeIntorno ai sette colli di Julien gracq, diario al vetriolo sullacittà di roma, o L'arte della scrittura, in cui robert louisstevenson elabora le sue teorie sull'arte della scrittura.nell'elenco figura anche il regista Valerio zurlini, autore diPagine di un diario veneziano, un'autobiografia perduta cherestituisce anche un autore di rilievo, oltre che un uomo dicinema, e Noa Noa: profumo, il diario di viaggio di Paul

di Paolo Melissi - [email protected]

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gauguinsull'isola di tahiti,

la cui stesura prese inizio nel1893, al ritorno dal primo viaggio in

Polinesia. da segnalare poi la recente uscita di Vagabondoin Irlanda, di John M. synge, diario di un viaggio a piedi allascoperta delle contee di Wicklow e West Kerry, regionirurali dell'isola verde, tra vagabondi solitari, tinkers,lavoratori itineranti, contadini e musicisti.

infine un cenno alla collana “fluxum aquae”, che raccoglieromanzi legati al mare e alla “vita sull'acqua”. in catalogo,oltre a un Cuore di tenebra di Joseph conrad, spicca Il girodel mondo di un navigatore solitario di J. slocum, Vita sulMississippi di Mark twain e La crociera dello Snark di Jacklondon.

Intervista all'editore Paolo Cioni

Com'è nato il progetto Mattioli? Mi interessa mettere inevidenza le "idee" che hanno portato alla sua nascita,oltre che i primi passi per costruire la casa editrice.

il progetto è nato, sullabase di una casa editricescientifica, circa cinqueanni fa. all'origine dellagran parte del lavoro poifatto c'è una rivista che sichiamava “experience” eche adesso èun'esperienza ferma - nonchiusa - in attesa di nuovisviluppi. “experience” siproponeva di riunire

all'interno di un solo prodotto tutti gli stimoli derivanti dallaproduzione scientifica e universitaria già esistenti,fondendoli con la nuova vocazione letteraria. l'attenzionea tutti gli aspetti del lavoro editoriale e tipografico ci haspinto a partire dal progetto di un nuovo caratteretipografico che abbiamo chiamato 'Mattioli 1885'. dal primonumero della rivista tutte le pubblicazioni della casa editricehanno cambiato font, impaginato, formati e materiali.“experience” tentava di essere un progetto multimediale eutilizzava di norma 7/8 carte differenti per ogni volume.anche gli angoli stondati partono da quel progetto. altrodiscorso è quello dei contenuti, anche se in realtà mi piacepensare che non siano così disgiunti. qui entra in gioco lapassione per la narrativa americana, quella dei grandi spazi

Paolo cioni

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e della frontiera.

Quali sono state le prime collane e i primi titolipubblicati?

la prima collana si chiamava e si chiama experience, condue appendici experience/frontiere ed experience/light.le collane sono dedicate alla narrativa più classica delgrande patrimonio anglosassone. il primo titolo è stato Vitasul Mississippi di Mark twain, seguito da L'ultimospettacolo di larry McMurtry, e credo che fossero indicatividelle prospettive future. la collana light sfrutta il piccoloformato e il basso prezzo, pubblica preferibilmentemateriale originale e mai tradotto prima o comunquein nuova traduzione, affiancando spesso unsaggio. su questa base si è sviluppato il catalogofin qui.

Quale il/i titolo/i più venduti aoggi?

grandeattenzionehanno avuto Ilcompromessodi elia Kazan,La famigliaAubrey direbeccaWest, Unacanzone perBobby Longdi ronaldeverettcapps e ilrecenteNon

abitiamo piùqui di andre dubus.

anche i light vengono moltoapprezzati. e perfino Mark twain è oggi in

ristampa per la terza volta, in una nuova edizione rivista.

Potete dire di avere una distribuzione sufficiente sulterritorio nazionale? In che tipo di librerie riuscite aottenere la migliore visibilità?

credo di sì. abbiamo fatto un buon lavoro e i libraicominciano ad avere fiducia. la promozione è accurata ePde ci offre un ottimo supporto su tutto il territorionazionale. oggi le librerie feltrinelli ci stanno dando grandeattenzione (con una promozione sui mesi di marzo/aprile),

ma in generale abbiamo molti librai attenti alle nostreuscite. non possiamo lamentarci, anche se la strada èancora lunga.

Il catalogo evidenzia autori "d'eccellenza" sia per lanarrativa sia per la saggistica. Come si fa a costruireun simile catalogo?

ci vuole tempo e soprattutto passione. un catalogorichiede anni di lavoro e non si può improvvisare. credo

che sia importante muoversicon piccoli passi, ma con unadirezione precisa, senza farsitroppo influenzare dai dati divendita, dai consigli di chista fuori e non vede lecose dalla stessaprospettiva. le ricette delsuccesso sono mille e disolito sono tuttesbagliate. credo che ilsuccesso sia sempreuna sorpresa, e forseè giusto così.Vedremo cosa ciriserva il futuro.

Quali sono leprincipali"strozzature"

del mercato, cosaimpedisce una migliore

visibilità/attenzione da parte dei librai?

forse il problema più attuale è quello della sfiduciagenerale che questa crisi ha portato con sé. non riguardasolo il settore editoriale, anche se è un settore in cui imargini sono spesso ridotti o inesistenti. Passerà anchequesta crisi, poco ma sicuro. il vero problema credo sia lalunga catena che va dall'autore all'editore al promotore aldistributore al libraio agli uffici stampa al critico letterario e,ultimo anello, forse, al lettore. ed è sufficiente che unoqualsiasi della lista dubiti per un istante per inceppare ilmeccanismo. e poi siamo tanti, tanti editori, tanti scrittori,tanti giornalisti e tantissimi libri. unica certezza è che cosìcome ci vuole tempo a fare i libri, ci pensa il tempo a fardimenticare i libri che non servono a nulla. l'ideale sarebbepotersi tutti concentrare su quelli che restano.

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L'editoria è uno strano mestiere. Usa lo spirito per fare soldi,

e i soldi per fare lo spirito.Gian Arturo Ferrari

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di Annalisa Castronovo - [email protected]

il nome della rubrica è liberamente ispirato a un verso diun inedito che sarebbe diventato anche il titolo di un’altracanzone (e dell’album che la contiene) di francesco degregori: Per brevità chiamato artista. come spiega eglistesso, si tratta della definizione legale, agghiacciante edivertente al tempo stesso, con cui fu frettolosamentebollato sul suo primo contratto discografico. Ma acantautore, «brutta parola e per giunta artefatta,costruita», egli preferisce artista, per le connotazioniromantiche della parola arte, che lascia «un segnointellettuale e poetico» e non semplicemente un saporecommerciale. di questi cantautori si tratterà appuntonella mia rubrica. di chi di testi e musica ha saputo fareun’arte. in ogni articolo vorrei affrontare una personalità

differente (anche se per alcune figure serviranno piùrounds), tracciandone il profilo tra riferimenti letterari,panorama storico, aneddoti e curiosità che possanoschiarire qualche tratto un po’ fumoso. Mi piace pensarlicome delle “istruzioni per l’uso”.

Mi è parso doveroso cominciare da colui da cui è trattoil titolo. francesco de gregori – detto “il principe” per lariservatezza che lo caratterizza, elitario sebbene ami lacanzone popolare, “aristocratico” e “operaio” a untempo – nasce nel 1951, in pieno dopoguerra, nellacapitale in un contesto familiare che credo ne abbiafortemente orientato il percorso. suo padre, giorgio, fucome il nonno, luigi, uno tra i più importanti bibliotecari

Sul Romanzo • 201014

Francesco De Gregori alias il principePrima parte: dagli esordi al “processo” al Palalido

uCantautori: per rispetto chiamati artisti

da sinistra: giorgio lo cascio, francesco de gregori, antonello Venditti ed ernesto bassignano al Folkstudio

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italiani del XX secolo; la madre, rita, invece, era unaprofessoressa di lettere. il nome di battesimo, francesco,invece, lo deve allo zio, morto con altri partigiani (fra i qualiguido Pasolini, fratello di Pierpaolo) in friuli nel 1945 (aquesti, in battaglia detto Bolla, sarà dedicata Stelutisalpinis, traduzione dal friulano di un canto alpino). degregori visse parte della propria infanzia a Pescara (perimpegni di lavoro del padre) e un cenno alla città ricorrerànella sua Signor Hood (a M., con autonomia), in cuisecondo alcuni M sta per Marco Pannella (politico stimatononostante la divergenza di vedute). francesco de gregorifu presto iniziato all’impegno sociale: quindicenne nel 1966va col padre e col fratello a firenze per dare un aiutoconcreto agli alluvionati; inoltre, la sua prima canzoneracconta di un uomo che disperato perché senza lavoro siarrampica sul colosseo, ma scivolando muore. credo chela sua posizione politica si sia formata durantel’adolescenza, che lo vide diciassettenne nel 1968, l’annoclou del movimento di contestazione giovanile e dirivoluzione culturale che ha attraversato l’occidente(mentre tra i suoi compagni al liceo c’era la figlia deldemocristiano amintore fanfani).

Veniamo alla carriera. a diciannove anni francesco,seguendo le orme del fratello luigi (in arte dapprimaludwig e poi luigi grechi, col cognome della madre) fa ilsuo ingresso al Folksudio, locale trasteverino di giancarlocesaroni, in cui si esibivano vari giovani con cover e pezzipropri, fra i quali si trovò a passare, in viaggio a roma, untale robert zimmerman (più tardi noto come bob dylan)non ancora famoso, apparso di fronte a una platea di unatrentina di persone. in quella cantina umida de gregori

incontrò giorgio lo cascio, antonello Venditti ed ernestobassignano (con lui conosciuti come I giovani del Folk),come pure caterina bueno (alla quale sarà dedicataCaterina in Titanic), Mimmo locasciulli e giovannaMarinuzzi (flirt con la quale pare porti quest’ultima a esserela donna citata in Niente da capire).

il percorso discografico dide gregori sembrerebbecominciare al fianco di locascio per la it, ma inrealtà il suo primo lPsarà Theorius Campuscon Venditti (giugno1972), in cui sonopresenti, infatti, canzoniquali Signora aquilone dide gregori, La casa delpazzo di de gregori e lo

cascio, nonché la più nota Roma capoccia di Venditti.Theorius Campus è un nome privo di un senso specificoche rievoca i campus anglosassoni fucina di idee e teatrodegli scontri di quegli anni; sulla copertina scelta daldiscografico Vincenzo Micocci campeggia un dettagliodell’Ofelia, raffinata e misteriosa, dipinta da John everettMillais, pittore inglese, come inglesi sono pure quattro deimusicisti coinvolti nel progetto.

l’anno successivo de gregoripartecipa a Un disco perl’estate 1973 con la canzoneAlice, classificandosi ultimo.Alice non lo sa, infatti, il suoprimo lavoro da solista, è statogiudicato un album dicomplessa comprensione,ermetico. etichetta che haaccompagnato fino a oggil’opera dell’artista. all’internodel disco sono rintracciabili gran parte delle note distintivedi de gregori. ecco, dunque, il richiamo alla letteraturapresente già in Alice, il cui “cesare perduto nella pioggia”che “sta aspettando da sei ore il suo amore ballerina” altrinon è che cesare Pavese, il quale davvero nella suddettasituazione si ammalò di pleurite. inoltre, si riscontra confacilità la ricchezza nei testi di figure retoriche, alcune piùcare di altre al cantautore, basti pensare alla delicatasinestesia di un verso de La casa di Hilde (scritta con

Francesco De Gregori alias il principePrima parte: dagli esordi al “processo” al Palalido

da sinistra: giorgio lo cascio, francesco de gregori, antonello Venditti ed ernesto bassignano al Folkstudio

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edoardo de angelis) che fa: “e ci mettemmo seduti adascoltare il tramonto” (corsivo mio). con esso non solotratteggia un dipinto, ma evoca i suoni e l’atmosfera checompletano lo scenario, realizza un panorama sonoro.Peraltro, nel vinile non mancano i primi ritratti di donna,Alice e Irene, e tanto meno i testi che oserei definire“storiografici”, come 1940, in cui la storia viene raccontataa partire dalla quotidianità di chi l’ha vissuta, così in unasola strofa chiama in causa un uomo preciso e un precisomomento storico, senza fare nomi né citando date, mascrivendo: “e la gente/ che legge i giornali/ sta parlando/dell’uomo coi baffi:/ l’altro ieri è arrivato/ a Parigi”. si trattaevidentemente di adolf Hitler e dell’ingresso dell’esercitotedesco nella capitale francese il 14 giugno del 1940,appunto. e c’è anche Saigon, canzone più tardi definitadallo stesso de gregori «ingenua» perché auspicava lavittoria del Vietnam del nord, la liberazione della città e ilritorno della pace; a suo dire: «riascoltare adesso Saigonalla luce di quel che è successo è frustrante. Però da quellacanzone non usciva esattamente saigon, cioè la capitaledi uno stato in guerra, occupata e militarizzata dagli statiuniti in nome dell’occidente che però non tutto approvava:non era una città autentica ma un luogo della mente e delmondo. un simbolo della libertà che non è soltanto il Mediooriente degli anni sessanta». nelle canzoni di de gregori,inoltre, quasi niente è lasciato al caso, neanche melodie earrangiamenti, in Saigon spicca la sonorità orientaleggiantein un crescendo coinvolgente.

nel 1974 arriva l’album Francesco De Gregori, conosciutocome “l’album della pecora” per via della copertina, la cuiimmagine è costituita da un agnello accovacciato chesorregge una bandiera bianca mediante un’asta che formale iniziali del cantautore romano. si tratta di un dipinto digordon fagetter, batterista dei Cyan Three e primo maritodi Patty Pravo. l’opera contiene alcune delle più belle –

sebbene non altrettanto famose – canzoni di de gregori,da Niente da capire (sopra citata), che da un lato rispondescherzosamente (il brano, infatti, si apre con una frasetratta da un noto jingle di uno spot pubblicitario sui salumi)a chi si interroga sui suoi testi e dall’altro sembra narraredell’essenza stessa dell’amore, a Dolce amore del Bahia,a Informazioni di Vincent (in cui Vincent è van gogh eangela davis un’attivista del movimento afroamericano edel Partito comunista statunitensi), a Giorno di Pioggia, aBene e tante altre; A lupo, invece, fu ispirata da unproduttore musicale, lupo, appunto, che aveva l’abitudinedi giurare sulla propria figlia. ebbene, volete sapere cosadichiarò un giorno de gregori di questo album? «secondome è il disco più brutto che ho fatto». scrittori, artisti,scienziati spesso non si rendono conto di quel che hannoscoperto, inventato, creato. credo che anche questo ne siaun caso eclatante.

un anno più tardi arriva Rimmel e con esso il successo.oltre all’omonima canzone (in cui la “venere di rimmel”,secondo alcuni, è un riferimento a una poesia di eugenioMontale contenuta nella raccolta Ossi di seppia), c’è anchePezzi di vetro (dove i “pezzi di vetro” probabilmente sirifanno ai “cocci aguzzi di bottiglia”, nell’ultimo verso diMeriggiare pallido e assorto ancora da Ossi di seppia einvece “una luna e dei fuochi alle spalle” sono una palesecitazione de La luna e i falò di cesare Pavese), macontiene anche, tra le altre, le famosissime Pablo (con lapartecipazione di lucio dalla e che, a quanto pare,riguarda un emigrante spagnolo che in svizzera muore sullavoro), Buonanotte fiorellino, dolcissimo valzer ispirato aWinterlude di bob dylan e Le storie di ieri, canzoneantifascista che chiama in causa anche diversi uominipolitici del panorama italiano dell’epoca; in realtà il brano,che doveva essere presente nell’album precedente, primache in Rimmel passò per Volume VIII (al quale de gregoricollaborò in più parti) di fabrizio de andrè in una versioneun po’ più edulcorata.

il 1976 è l’anno diBufalo Bill e delcosiddetto “processoal Palalido”. quanto aldisco ci sarebbe tantoda dire, persino lacopertina ha una suastoria. essa avrebbedovuto essereun’altra, secondo lostesso de gregori:«[…] anche se ormaimi ci sono affezionato,la copertina di "bufalobill" è un ripiego: ioavrei voluto farla conuna litografia di unespressionistatedesco, otto dix, che raffigurava dei pellerossa un po’

gil elvgren, Aiming to please (I Shot Him inthe Excitement), 1946

francesco de gregori

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fasulli che cavalcavano in stile circense sullo sfondo di unabandiera a stelle e strisce, e che mi aveva fornitol’ispirazione primaria per scrivere la canzone», si riferiscead American Riding Act (1922) al cui posto, invece, si trovaAiming to please di gil elvgren, ritratto estrapolato da uncalendario americano del1948, che pure ironizzasul mito americano. lacanzone si fa biografia eromanzo, la storia di unuomo e di una società chepassa dalla natura, dalmito del West allameccanica, a “culo digomma”, la cui mollezzasta nel non essersiirrobustito a cavallo, è lanuova generazioneottimista prima del crollo diWall street del ’29. immagine ispirata a una sequenza deLa ballata di Cable Hogue (1970) del regista samPeckinpah. Ma nell’album ci sono anche canzoni d’amorecome Atlantide con il “grosso suonatore di chitarre”, con“lisa”, “una ragazza di roma la cui faccia ricorda il crollodi una diga” per la quale scrive: “ditele che l'ho perdutaquando l'ho capita/ ditele che la perdono per averla tradita”.Ma c’è anche Disastro aereo sul canale di Sicilia cherivendica verità nascoste, c’è Festival dedicata a luigitenco, vittima dell’industria discografica da vivo e

dell’ipocrisia da morto (“altri ne hanno fatto un monumentoper dimenticare un po’ più in fretta”), c’è Giovaneesploratore Tobia, scout, adolescente, cattolico e lì l’autoresi rivolge a chi, scegliendo una via per sentito dire, scivolanel qualunquismo, e Santa Lucia, che nasce daun’invocazione di uso comune quando non si trovaqualcosa di evidente (fatta spesso propria dalla madredell’artista), è la protettrice dei ciechi e questa è una“preghiera” per chi non vede, in senso esteso. invece conl’espressione processo al Palalido si riscopre una paginatriste nella carriera del cantautore che sfiorò la tragediaquando, durante il concerto del 2 aprile 1976 al Palalido diMilano, de gregori venne pubblicamente offeso da ungruppo, dichiaratosi appartenente al movimento“autonomia operaia”, che lo accusò di percepire cachetstroppo elevati e di non agire concretamente per la sinistra,fino all’assurdo invito a suicidarsi seduta stante comeaveva fatto Vladimir V. Majakovskij, poeta e drammaturgorusso. da quell’episodio il cantautore ne uscì indenne nelcorpo, ma segnato nello spirito e sconvolto affermò cheforse non si sarebbe mai più esibito.

qui si conclude la prima parte dedicata al grande artistaromano; nel prossimo numero si procederà seguendone ilpercorso tra canzoni, collaborazioni, riferimenti letterari ealtro ancora da quanto ho raccontato fino ai nostri giorni.dunque, ad altre curiosità, ad altri versi e ad altre note.

francesco de gregori

otto dix, American Riding Act, 1922

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uRacconti dal retrobottega

Se tu fai uno sconto a me

io compro un libro a te

di Geraldine Meyer - [email protected]

il viaggio all'interno della libreria continua. e continua inmodo molto personale, forse disordinato. non riesco aseguire una logica che non sia quella puramenteemozionale. a volte questo lavoro provoca anche moltarabbia. spesso, come piccoli librai, ci si sente impotentidavanti a logiche economiche che snaturano il mestiere.nessuno, di sicuro non io, pensa o auspica che i libraidebbano vivere in una sorta di bolla economico-commerciale che segua regole diverse da quelleall'interno delle quali si muove ogni tipo di commercio.Per esempio, e ne parlerò in modo più esteso un'altravolta, sono contraria alle rese. Ma lo vedremo nellaprossima puntata.

oggi vorrei parlare di scontistica; sia quella che gli editorifanno ai librai, sia quella che i librai fanno ai clienti. Misembra un argomento abusato, certo. Ma vivendolo inprima persona mi permetto di considerarlo centrale nellamia quotidiana battaglia lavorativa. fa parte delle piùelementari regole delle transazioni che chi più ti falavorare più meriti un incentivo per continuare a lavorarecon te. e fino a qui possiamo essere tutti d'accordo. la

sfumatura che vorrei sottolineare è questa: e se sivendesse non ciò che merita ma ciò che si riesce adacquistare con uno sconto maggiore? c'è il rischio, tantoper usare un eufemismo, che il libraio sia indotto a darespazio, in termini di titoli e di copie, a quegli editori chegli garantiscono uno sconto maggiore. fa parte del giocoma con quali ricadute in termini di scelte obiettive e didifferenziazione dell'offerta? a volte questo può diventareuno strumento interessante nelle mani del libraio seusato per dare visibilità e vendite ad un titolo checonsidera davvero valido. io stessa dopo avere letto illibro di nicola lagioia, e averlo anche recensito sul blog“sul romanzo” ne ho ordinate molte copie per la mialibreria. Ho contattato il rappresentante einaudi e gli hochiesto uno sconto maggiore a fronte di un acquistoimpegnativo per la libreria. Ma si è trattato del percorsoinverso. io come libraia ho deciso che quel libro andavasostenuto e me ne sono assunta la responsabilitàeconomica insieme all'editore. Ma la decisione è statadella libreria, con quel che ne consegue, in termini anchedi immagine e "riconoscibilità" del negozio. altra cosa èil rappresentante che arriva a presentarti un libro e ti dice

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che, siccome l'editore ci punta molto, ti fa uno scontomaggiore se ne compri una certa quantità. gli attori sonogli stessi ma le dinamiche molto diverse. compri, più omeno a scatola chiusa, niente altro che un prodotto. ecome tale lo posizioni e lo vendi. niente di più e niente dimeno. a queste considerazioni si aggiunga il fatto che,molto spesso, i libri su cui si dovrebbe puntare di più sonoquelli per cui si prevedono vendite alte ma in un arco ditempo relativamente breve. a noi, tanto per fare unesempio, l'ultimo libro di dan brown non ce lo chiede piùnessuno. e non da poco. lo sconto dovrebbe essere unostrumento relazionale basato sulla continuità del rapportocommerciale, nel suo complesso. dovrebbe funzionarequasi esclusivamente come supporto commerciale affinchéil libraio valorizzi la propria professionalità. È evidente chenessun "bottegaio" può tenere in assortimento solo quelloin cui crede fermamente. Ma la discriminante non puòessere solo il margine di guadagno che quel libro, o quellalinea promozionale, ti danno in cambio. uno dei più grandilibrai del giappone sostiene che per la sua libreria il verobest seller non è quello di cui vende quaranta copie in unmese; ma quello di cui vende quattro copie ogni mese perdieci mesi. i numeri alla fine sono quelli ma allungati neltempo. eppure si sta parlando sempre di quaranta copie.da noi un andamento di vendite come questo porta con sésconti diversi. a mio modestissimo parere la professionalitàè un'altra cosa e non ha come arma principale e prioritarialo sconto. una logica diversa costringerebbe noi librai per

primi a un maggior rigore. a una politica di acquisti checome presupposto imprescindibile dovrebbe avere laprofonda conoscenza del proprio negozio, della sua realecapacità di "assorbimento" e della propria clientela. la miaopinione sullo sconto ai clienti non si scosta da quantodetto fino a qui. la riduzione, momentanea o continuativa,del prezzo di copertina non può essere l'unica arma divendita. questa mi sembra semmai una mortificazione delmestiere, della cultura e della professionalità. fare il libraio,ma farlo davvero, è un'altra cosa. una quotidiana battagliain cui il valore aggiunto sono elementi come cortesia,assortimento, competenza, velocità nel reperire i librimancanti. lo sconto indiscriminato diventaun'indifferenziata offerta a pioggia. non tiene conto dellareale relazione commerciale tra libreria e cliente. comeprima parlavo di una continuità di rapporto nel tempo chepuò essere "premiata" con uno sconto del fornitore allalibreria, così dovrebbe essere tra libreria e cliente. Maquante volte invece ci si trova un cliente alla cassa, entratoin libreria per la prima volta, che così senza nessunpreambolo chiede: "fate sconti vero?". al di là dei costi concui lo sconto incide su una piccola libreria, di cui il clientenon è tenuto a sapere nulla, è proprio una questioneculturale. quando si va in farmacia o dal panettiere sichiede lo sconto? nei grandi supermercati alla cassa sichiede lo sconto? Perché in libreria sì? si tratta quindi diuna visione generale del libro e del suo acquisto. seentrare in una libreria e acquistare viene determinato in

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prima battuta dallo sconto c'è qualcosa di distorto. nelmigliore dei mondi possibili tutti i librai acquisterebberoi libri allo stesso prezzo e li venderebbero esattamenteal prezzo di copertina. questa sarebbe non solo unabattaglia ad armi pari; diventerebbe anche uno stimoloper cercare e trovare altri modi di fidelizzazione.cambierebbe l'intero modo di gestire e l'intero sistemadi vendita. forse a quel punto le librerie, tutte,tornerebbero davvero ad essere luoghi di promozioneculturale. con connotazioni ben specifiche e distintel'una dall'altra. Ma il commercio, già di per sé arte delcompromesso, nel campo librario diventa quasi unsottile ricatto. la forza contrattuale di tutti i protagonistidiviene quasi unico arbitro delle dinamiche di vendita.non dobbiamo dimenticare però che l'interlocutoreassume il potere che noi gli concediamo.

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uPensiero antico e identità europea

di Adriana Pedicini - [email protected]

Radici classiche del pensiero europeo

le caratteristiche fisiche dell’europa, mancando severebarriere naturali, hanno favorito fin dall’antichità irapporti e gli scambi tra i popoli, creando le basi per unaciviltà europea unitaria.

Ma l’idea di europa poggia le sue radici su alcunefondamentali categorie di natura civile, culturale,religiosa, spirituale comuni a popoli che, pur diversi perstoria, lingua, tradizioni e origini etniche, hanno sempreavuto in comune la convinzione di appartenere tutti a unastessa civiltà.

e se nel corso della sua storia l’europa ha subitoimmigrazioni, invasioni, guerre, tali fenomeni hanno finitoper favorire un processo di fusione e di interscambioculturale.

lo spirito europeo, dunque, si può dire frutto di dueculture: quella greca, tipicamente razionale e filosofica,e quella romana, costruttrice e organizzatrice della vitaassociata. ad esse va aggiunta quella cristiana, intesacome concezione cristiana della vita.

la grecia ha diffuso in tutta l’europa il suo patrimonioculturale e soprattutto l’idea di democrazia e di libertàindividuale, il concetto di stato, il valore della ragione edella scienza, l’arte, la letteratura, il teatro.

roma diffuse la civiltà greca e, convinta della suamissione civilizzatrice, portò a tutti gli altri popoli europeiun’esperienza di civiltà attraverso i codici di legge,l’organizzazione amministrativa e militare dello stato, ilsistema di strade e comunicazioni, il fiorire di operepubbliche, contribuendo a unificare l’europa sotto unastessa lingua, il latino.

Valori come il senso logico, l’idea dell’infinito,dell’assoluto, della perfezione artistica (ereditati daigreci), insieme al diritto, al senso civico, alla virtùmilitare, all’organizzazione politica (da roma) sonoancora oggi, nella civiltà europea, retaggio delle radicicomuni dei popoli europei.

dell’europa è stato detto che è la patria della memoria

dell’uomo, anzi la memoria stessa del mondo umano.

non avrebbe pertanto senso alimentare la dialettica trapresente e passato con toni distruttivi, tra la rivolta controil passato o l’accettazione passiva di esso, tra lacoscienza delle nostre origini e lo sguardo unicamentevolto al futuro, o peggio ancora fissato esclusivamentesul tempo presente.

ovviamente non tutto si può risolvere mantenendo vivoil rapporto con l’antichità classica; i problemi di oggihanno una più complessa origine che non sia il semplicerapporto con essa; ma è anche vero che tuttora si guardaall’antichità classica come alla più grande esperienzaconcessa dalla storia; e nei suoi “miti” si continuano avagheggiare alcuni dei più alti valori dello spirito: come isensi di responsabilità, della coerenza, dell’armonia, esoprattutto della continuità ed eternità, di contro alladisordinata inquietudine e alla volubile provvisorietà deltempo attuale.

individuare i caratteri salienti della letteratura greca/latinae collocare i testi e gli autori nella trama generale dellastoria letteraria, in quanto veicolo di tematiche storiche,sociologiche e antropologiche, risolverebbe moltiproblemi di comprensione storica, favorendo anche lasoluzione di problemi di valutazione estetica. un’attentaosservazione inoltre del lessico strutturale di svariatelingue moderne vede collocati gli etimi di molti terminiafferenti all’area politica, filosofica e scientifica proprionell’una o nell’altra delle lingue classiche.

dunque molti dei temi dibattuti nelle moderne società, inspecial modo in contesti europei, sono riconducibili agliantichi tentativi greci e romani di gettare le basi dellaconvivenza civile nel rispetto delle leggi e dellecostituzioni.

alcuni nuclei concettuali classici permangono nelpensiero europeo, come ad esempio il concetto dilegge come ratio scripta, la distinzione tra ius e fas,giustizia come aequitas, così come alcuni princìpi didiritto romano sono tuttora fondamentali.

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Radici classiche del pensiero europeo

Valore delle leggi

la pretesa che numerose leggi possano correggere icostumi è sicuro indizio di malgoverno: la vera giustiziadeve basarsi su fondamenti costituzionali.

leggiamo in isocrate (atene, 436 a.c. – atene, 338a.c.) Areopagitico, par. 39-40:

«questo consiglio (l'areopago) ritenne fruttod'ignoranza l'idea che gli uomini sono migliori làdove le leggi sono state fissate precisamente periscritto, perché allora nulla impedirebbe che tutti igreci fossero uguali, data la facilità di scambiarsinormative scritte.

"com'è possibile?" dicevano "non è certo daquesto che la virtù trae incremento, bensì daicomportamenti quotidiani, perché la maggior partedegli uomini tende ad assimilare quegliatteggiamenti morali in mezzo ai quali è cresciuta.e così la quantità e la precisione di dettato delleleggi sono segno che la città è mal organizzata: icittadini per fare argine ai delitti si sono visti costrettia moltiplicare le normative».

e inoltre:

«chi governa rettamente non riempie i portici diparole scritte, ma possiede la giustizia nell'animo.non dai decreti, ma da sani costumi vengono bengovernate le città, e chi è stato allevato male nonsi farà scrupoli a violare anche le leggi piùaccuratamente scritte, mentre chi ha ricevuto unabuona educazione si atterrà alle leggi anche seformulate con semplicità.

Perciò non si accanivano a cercare pene raffinateper punire chi tralignasse, ma piuttosto un modoper cui nessuno si macchiasse di delitti degni dicastigo. questo era il loro dovere: la vendettaconviene ai nemici».

La mancanza di un principio ispiratoreintroduce precarietà nelle leggi emalcostume fra i cittadini

le leggi non sono da considerarsi figlie occasionali deitempi, capaci di assecondare questo o quell’altrointeresse privato, pur interpretando il senso dei tempi.Ma la loro genesi deve essere la costituzione, che iPadri hanno tramandato e che può senz’altro esseremigliorata, senza travisarne lo spirito e il dettato interno.

«…Vuoi che ci prendiamo la briga di definire perlegge l’esazione delle tasse, le imposizioniobbligatorie, l’uso delle piazze, dei porti, oppureanche quella normativa di carattere generale cheha per oggetto i mercati...?

e chi trova la forza e la volontà di raddrizzaresiffatte città, non lo ammireresti per il suo valore eper la sua disponibilità?

questo sì, – ammise –, ma non coloro che si fannoingannare da quei millantatori che credono diessere dei veri uomini politici, solo perché la folla liapplaude.

non essere troppo severo, perché costoro,dopotutto, sono i più simpatici, col loro fare e rifarele leggi, convinti come sono di trovare la normarisolutiva contro le frodi nei contratti, e nelle attivitàsopra menzionate» [Platone, Repubblica 426 d, e].

Le leggi entrano nell’educazione dei giovani

la conoscenza delle leggi, intesa come maturaconsapevolezza, è l’ultimo gradino nel sistema educativodei giovani e viene affidato alla polis.

«e quando (i giovani) lasciano la scuola, la città,dal canto suo, li costringe ad imparare le leggi ed avivere secondo queste, affinché non agiscano ditesta loro e a capriccio… la città, prescrivendo leleggi, trovate da antichi ed eccellenti legislatori,costringe a comandare e ubbidire secondo quelle.

raffaello sanzio, La scuola di Atene, 1509-1511, Musei Vaticani, città del Vaticano

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e chi si allontana da esse è punito» [Platone,Protagora 325c-326d].

I fondamenti del diritto

natura o opinio, natura o convenzione a fondamentodello ius, del diritto?

il diritto che sta alla base della società deriva dalla leggenaturale, cioè da un criterio universale di scelta tra benee male. se il diritto avesse fondamento nell’operadell’uomo, potrebbe essere considerato diritto qualunquemisfatto, purché sanzionato come legale da un’autoritàche abbia il potere costituzionale per farlo.

la questione è affrontata da cicerone nel De legibus (i,15-16 passim):

«dobbiamo infatti spiegare la natura del diritto edessa deve essere fatta derivare dalla naturaumana, dobbiamo considerare le leggi con le qualisi debbano governare gli stati, e poi dobbiamotrattare di quelle leggi e di quegli ordinamenti deipopoli che sono stati codificati e distinti, e fra di essinon ci sfuggiranno certo quelli del nostro popolo,che sono chiamati diritti civili.

Piacque dunque agli uomini più dotti nella materiadi partire dalla legge, non so se con buone ragioni,a condizione che, secondo la loro stessadefinizione, la legge consista nella norma supremainsita nella natura, la quale ordina ciò che si devefare, e proibisce il contrario. questa normamedesima, quando è resa certa, ed impressa nellamente umana è la legge. Pertanto questi giudicanoche legge sia la saggezza, la cui forza è che essacomanda di agire rettamente, vieta di commetterecolpa, e ritengono che essa, in base al suo nomegreco, sia stata così chiamata dall'attribuire aciascuno il suo, io invece, in base al suo nomelatino, da "scegliere"; infatti come quelliattribuiscono al termine "legge " il significato diequità, così noi vi attribuiamo quello di scelta, matuttavia ambedue i significati sono propri della

legge. se questo ragionamento è esatto, e certo ame in linea di massima sembra tale, la fonte deldiritto è da desumersi dalla legge; essa infatti è laforza vitale della natura, essa è mente e ragione delsaggio, essa criterio del giusto e dell'ingiusto. Mapoiché ogni nostro discorso mira alla comprensionedelle masse, sarà necessario parlare talvolta informa popolare e chiamare legge quella che, scritta,sancisce ciò che vuole o comandando o vietandosecondo la definizione corrente».

Importanza della Costituzione e lacostituzione ideale

«eppure sappiamo tutti che la condizionefavorevole (a ben governare una città) lapredispongono e la conservano non coloro che sicircondano di mura bellissime e grandissime ocoloro che si riuniscono nello stesso luogo insiemea un elevatissimo numero di persone, ma chiamministra la propria città nella maniera migliore epiù accorta. l'anima di una città non è nient'altroche la costituzione, che possiede tanta forzaquanta ne ha nel corpo l'intelligenza. Proprio lacostituzione è colei che assume le deliberazioniriguardo a qualsiasi argomento, custodisce i beni eallontana le disgrazie: ad essa è giusto che siconformino sia le leggi, sia gli oratori, sia i privaticittadini e agiscano in accordo con la costituzioneche si trovano ad avere» [isocrate, Panegirico, 30passim].

rispetto ai greci che in nome della libertà edell’autonomia non riuscirono a superare ilfrazionamento politico in nome di un’armoniapanellenica, i romani grazie alla loro indole praticaseppero concretamente con un impero durevolerealizzare un’unità di cultura e strutture politiche, sociali,economiche e militari, pur nel rispetto di ciascuna gentesottomessa. Per Polibio la causa prima di ciò consistenella costituzione romana.

«stando così le cose, fra le tre forme fondamentali

eugène delacroix, La Libertà che guida il popolo, 1830, Musée du louvre, Parigi

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di governo, per me la monarchica é di gran lungala migliore. Ma la stessa monarchia cede a quellacostituzione in cui le tre forme predette sianocontemperate e s'equilibrino perfettamente fra loro.É bene infatti che, in uno stato, ci sia qualcosa disommo e di regale, e, d'altra parte, che si concedaequamente qualcosa all'autorità dei grandi e che,infine, qualche materia sia riservata al giudizio ealla volontà della moltitudine. questa costituzioneha, innanzi tutto, una certa grandiosa imparzialitàdella quale non possono mai a lungo fare a meno ipopoli liberi, ed ha poi la stabilità, mentre tutte lealtre forme cadono al più presto nell'eccessocontrario e da un re nasce un tiranno, e dai grandila fazione e dal popolo la setta e la confusione. etutte queste forme si alternano e si succedonosenza fine, cosa che, in questa costituzione mistae ben temperata, non potrebbe mai avvenire senzagravi torti dei capi. non ci potrebbe essere infattiragione di mutamenti in una società in cui ogniparte abbia il posto che le compete e non abbiasotto di sé alcunché su cui piombare» [cicerone,De Republica 1, 69-70].

Prevenzione del delitto e importanza dellaeducazione.

il principio della prevenzione del delitto e l’altro secondocui ogni pena deve mirare al recupero e al reinserimentodel deviante nel tessuto sociale, principi fondamentali deldiritto italiano, risultano già espressi in isocrate,Areopagitico, 39-42:

«non badavano a cercare innanzitutto gli strumentiper punire i violatori dell’ordine, ma i mezzi con cuievitare che si macchiassero di qualcosa meritevoledi pena: ritenevano che questo fosse il lorocompito… si occupavano di tutti i cittadini masoprattutto dei giovani. Vedevano infatti che lepersone di quella età vivono in modo moltodisordinato e sono preda di moltissimi desideri edè quindi necessario domare i loro animi conl’interesse per occupazioni belle che mescolino

fatiche e piaceri: permane infatti in queste soleoccupazioni chi riceve un’educazione da uomolibero e si abitua alla grandezza d’animo».

Libertà di pensiero e di parola nello Stato,ovvero libertà e democrazia

l’idea di libertà di pensiero e di parola fu assicurata comediritto all’individuo e conquistata dai greci attraverso unalunga lotta e la rottura con le consuetudini di unatradizione che sembravano immutabili. Parimenti è grecal’idea di libertà nello stato, che non vuol dire anarchia eindipendenza dall’autorità, ma consiste nel vigore dileggi che garantiscano la libertà di ciascun cittadino enon consentano soprusi e prevaricazioni (ovviamentesono ignorati i diritti dei non cittadini, donne e schiavi).

«la nostra costituzione non calca l'orma di leggistraniere. noi piuttosto siamo d'esempio agli altri,senza imitarli. il suo nome è governo del popolo:perché affidiamo la città non ad un'oligarchia, maad una più vasta cerchia di cittadini; ma in realtà lesue leggi danno a tutti indistintamente i medesimidiritti nella vita privata; e per quanto riguarda glionori ognuno viene prescelto secondo la fama chegode: non per l'appartenere all'uno o all'altro partito,a preferenza del valore. né avviene che la povertàoffuschi il prestigio e arresti la carriera di chi puòrendere buoni servigi alla città. libera si svolge lavita politica della nostra città; e, quanto a quelsospettoso inquisire nelle quotidiane abitudini deiconcittadini, non ci si irrita col vicino se anche inqualche cosa si comporta a piacer suo; né lo sirattrista con dispettoso cipiglio, pur senza colpirlodirettamente. senza alcuna costrizione nella vitaprivata, nei rapporti pubblici non trasgrediamo lalegge, soprattutto per reverenza verso di essa:ubbidendo ai magistrati in carica e alle diverseleggi: specialmente a quante proteggono gli offesie a quante, senza essere scritte, recano comeuniversale sanzione il disonore» [tucidide, ii,37].

Fine seconda parte

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tante parole sono state spese su John ronald reueltolkien (1892-1973). Per molti anni, le sue opere sonostate assunte a vessillo dei movimenti di destra del nostropaese che, per via di un’interpretazione fantasiosa,vedevano in esse un baluardo dei principi su cui sibasavano le loro rivendicazioni. oggi queste questioni sonostate superate e anche in italia si è avviato un dibattitomolto più sereno sull’autore e sulla sua produzione

letteraria.

tolkien è unanimemente riconosciuto come il piùimportante autore di fantasy di sempre e the times lo hainserito nella lista dei “50 più grandi autori inglesi dal 1945”.

nell’economia del nostro discorso sulle prospettive dievoluzione della fantasy italiana, parlare delle opere delprofessore dell’università di oxford è utile per riuscire a

tracciare una linea cheserva a delimitare iseppur vasti confiniall’interno dei quali,oggi, si muovono leopere cheappartengono a questogenere.

illustrare la grandezzadelle opere di tolkiennon è il mio compito,basta citare romanzicome il signore deglianelli, il silmarillion o loHobbit per dare un’ideadell’importanza del ruoloche questo autore harivestito per la crescita diun genere in cerca di unpadre che gli desselustro e credibilità.tolkien ha avuto ilgrande merito di vestirela fantasy con un abitoelegante e di foggiaeccelsa. grazie ai suoistudi sulle culture, leleggende, le fiabe e lelingue antiche, egli èriuscito a plasmare unmondo con un fortegrado di autonomiarispetto a quello a luicontemporaneo e acreare una linguaoriginale grazie alla

di Marcello Marinisi - [email protected]

J. R. R. Tolkien e la svolta classica

uProspettiva fantasy

Sul Romanzo • 201026

John ronald reuel tolkien, pastello

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quale ha realizzato un corpus di racconti, un’epica in gradodi fornire un substrato culturale alle popolazioni cheabitavano quel mondo e parlavano quella lingua.

in effetti, si può affermare che il signore degli anelli primae il silmarillion poi (e più marginalmente anche lo Hobbit),rappresentano, in un certo senso, un mero pretesto perpermettere a tolkien di utilizzare in un contesto credibile lalingua da lui elaborata. a ben pensare, un’operazione diquesto tipo rappresenta un caso più unico che raro anchetra i successori dell’autore inglese; infatti, le opere “figlie”del lavoro di tolkien non fanno altro che poggiare le lorobasi su una cosmogonia già ben strutturata.

tutto questo ha permesso di porre tolkien come unospartiacque e di definire la letteratura fantasy come se

esistesse un prima e un dopo il signore degli anelli,insomma, come se il più importante romanzo dellaproduzione tolkieniana rappresentasse la pietra miliare cheha gettato le basi per l’evoluzione di un intero genere. lafantasy come genere autonomo nasce con tolkien e da luiprendono spunto tutti gli autori successivi che pescano apiene mani nei topoi sviluppati in quelle opere che, a lorovolta, affondano le loro radici nella tradizione mitologicanorrena. È soltanto dopo la pubblicazione de il signoredegli anelli che si può parlare a pieno titolo di fantasyclassica (o alta) ed è soltanto attraverso la definizione deicanoni di base di questo genere che è stato possibileavviare tutta una serie di innovazioni che hanno portatonegli anni alla situazione attuale. così, dallo sword andsorcery si è passati all’heroic fantasy, per approdare allafantasy contemporanea (con forti tinte punk e

J. R. R. Tolkien e la svolta classica

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contaminazioni fantascientifiche) e alla cosiddetta darkfantasy (quel sotto-genere fortemente intriso di horror egotico).

senza l’opera di tolkien (ma non dobbiamo dimenticareanche il contributo basilare di clive staples lewis e dellesue cronache di narnia), non sarebbe stato possibileparlare di fantasy contemporaneo, poiché sarebbero venutimeno i presupposti di base per l’evoluzione del genere. infin dei conti, egli può essere considerato a pieno titolo ilcapostipite di una nuova generazione di scrittori che,affascinati dalla sua capacità di plasmare mondi, si sonocimentati in una sfida che ha permesso di far crescere earricchire la fantasy, fino a farla diventare uno dei generipiù letti, soprattutto tra i più giovani.

sebbene la fantasy nasca come letteratura per ragazzi (lostesso tolkien scrisse lo Hobbit per intrattenere i nipotiancora fanciulli), ultimamente, essa ha travalicato questiconfini per approdare su un terreno di sfida più ampio.sono sempre più frequenti i romanzi che si rivolgono a unpubblico più adulto (cosiddetti giovani-adulti, quella fasciadi consumatori con un’età compresa tra i 20 e i 35 anni),che trattano tematiche più impegnate e vengono scritti conun stile narrativo meno fanciullesco e più vicino al gusto dilettori sempre più esigenti. tuttavia resta una generalediffidenza da parte del pubblico adulto nei confronti di

questo genere chenegli ultimi decenni sista dimostrando,invece, molto prolifico egode di buona salute.

oggi, i confini deigeneri sono molto labili,le contaminazioni sonomolteplici e la fantasyvive un momento digrande fermento anchein italia. sempre più

spesso i canoni dell’horror e della fantascienza vengonocalati in romanzi fantasy di autori di grande successo,rendendo sempre più vivaci le ambientazioni e le trameche, in questo modo, si discostano dalla tradizione classicaper approdare su sponde spesso inesplorate mafortemente intrise di fascino.

certamente, John r.r. tolkien ha donato molto alla fantasyriuscendo a infondere una linfa quasi inesauribile in gradodi gettare le basi per quasi l’intero panoramacontemporaneo del genere. negli anni compresi tra il ’68 ela fine degli anni settanta, la letteratura fantasy ha soffertomolto il confronto con le opere di tolkien. autori di talentonon sono riusciti a emergere nel mare magnum del genere,rimanendo schiacciati dal peso delle opere tolkieniane. inun tentativo continuo di distaccarsi dai topoi e dallo stile deil signore degli anelli, la fantasy ha cominciato a perdere divista la sua natura. fino al 1977, anno in cui la del rey,sfidando la sorte, decide di pubblicare il romanzo di esordiodi un avvocato dell’illinois, un tale di nome terry brooks.la spada di shannara – questo il titolo dell’opera – balzaimprovvisamente al vertice della classifica del “new Yorktimes” dei libri più venduti e ci rimane per cinque mesi. sitratta del primo fantasy a fregiarsi di questo grande onore,ma questa è un’altra storia e ne parleremo nel prossimonumero.

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uI libri che ti cambiano la vita

«Al coraggio dei palestinesi e di tutti coloro che liguidano per la riconquista di almeno una parte dellaloro terra. Questo libro non ha niente a che vedere colloro problema».

questo viaggio parte da una scelta: accettare che ilriferimento ai palestinesi sia puramente casuale,totalmente estraneo ai contenuti del libro, oppure fermarsiun istante e riflettere su una possibile connessione.

non quella che Patricia Highsmith ha eventualmenteipotizzato nello scrivere questo romanzo, ma quella che io– in quanto lettore – individuo e rendo mia.

chi sono i palestinesi? sulla carta non esistono, sono soloun insieme di individui stanziati in un certo territorio, delquale rivendicano l'appartenenza politica. la loro battaglia– a prescindere dall'opinione pro o contro di ciascuno dinoi, ma soffermandosi unicamente sui loro intenti – altronon è che una lotta per la conquista dell'identità e delladignità.

il lettore più attento a ciò che incontra durante questoviaggio, si accorge presto che il nucleo centrale delromanzo non è un adolescente americano che devescegliere quale college frequentare, vive le gioie e i drammidel primo amore e si ribella al fanatismo religioso delpadre, quanto piuttosto l'affermazione dell'identità e delladignità di ogni persona umana.

di Marta Traverso - [email protected]

Gente che bussa alla porta

Patricia Highsmith

Patricia Highsmith

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il viaggio ha il suo punto di inizio inarthur e Maggie: lui ama la biologia,lei predilige la sociologia. unpomeriggio di studio insieme li portaa dare compimento a quel ciclo vitaledi cui poco prima hanno tracciato ildiagramma per compito. un cicloguardato con occhi pieni di paura dauna diciassettenne rimasta incinta alprimo rapporto sessuale, una paura chela porta a una scelta sofferta, ma di frontealla quale la disperazione non presentaalternative.

interpretando alla lettera la dottrina dellareligione cattolica, ne emerge che unsacerdote può assolvere in confessione unostupratore o un omicida, ma non una donnache ha abortito.

i recenti fatti di cronaca ci ricordano inoltre che unsacerdote che si sposa o che benedice una coppiaomosessuale viene punito con la riduzione allo statolaicale, mentre ciò non avviene per chi commette abusi suminori.

questi gli inevitabili pensieri che attraversano la menteproseguendo nella lettura. inevitabili perché i media, lasocietà, la nostra forma mentis, tutto ci abitua a ragionaresecondo criteri di prossimità. la nostra capacità di giudiziosi orienta istintivamente verso quei concetti che più ci sonoaffini. questo viaggio “cambia la vita” se chi lo intraprendeaccetta di estendere la propria visione a una prospettivapiù ampia.

fermiamoci un istante e rileggiamo.

famiglia. un padre, una madre, due figli adolescenti.richard alderman fa l'assicuratore, e la sua filosofia di vitasi riassume in un principio fondamentale: «è nella naturadell'uomo desiderare di progredire, ma questo non è quasiniente in confronto a un gruzzolo in banca o a uninvestimento che cresce anno dopo anno».

un'impostazione interiore che di fronte a un eventodrammatico – il ricovero in ospedale del figlio minore peruna forma acuta di tonsillite – devia lungo un diversobinario, che conduce fino al punto più estremo: «per me, ecredo anche per la maggior parte dei genitori, è

impensabile tollerare in casa lapresenza di un figlio, o di una figlia, chedeliberatamente si fa beffe dei principida cui essi sono ispirati».

quali principi? la First Church ofChrist Gospel non è cattolica, néebrea, né battista. questi gli uniciindizi che vengono concessi inmodo esplicito nel corso del viaggio.la First Church of Christ Gospel èun concetto che trascende ogniculto e ogni congregazione, e ciinsegna che il fanatismo non hacolore, se non il nero dellachiusura mentale di chi lo pratica.

un nero che è buio, buio di fronte ai propri stessi figli e aipropri doveri di genitore. il figlio più grande, arthur, cacciatodi casa perché continua a frequentare la ragazza colpevoledi aver abortito. cacciato perché frequenta la famiglia dilei, che «sfoggia la mancanza di ogni umana decenza, diogni moralità. Non li accetterei mai come clienti». cacciatoperché non va con loro in chiesa la domenica. cacciatoperché studia biologia e rifiuta di credere che il mondo èstato creato in sette giorni.

il figlio più piccolo, robbie, resta in famiglia perché escecon le persone giuste. Persone più grandi, alcune di lorogià adulte, tutte conosciute nell'ambito della chiesa. Va acaccia e pesca con loro, a seconda delle stagioni. non gliinteressano le ragazze, né i balli della scuola, né tutto ciòdi apparentemente immorale. Ha un carattere chiuso,spesso irascibile, con frequenti sbalzi d'umore, manessuno ci fa troppo caso. Va in chiesa ogni domenica ecritica apertamente l'aborto, tanto basta.

chi ha bussato alla porta di casa alderman? non ilreverendo bob cole, né il misterioso eddie Howell, né laprostituta irene langley. Ha bussato un'intera vita trascorsaall'ombra di una piccola cittadina, di un lavoro sicuro, di unafamiglia dall'apparenza ineccepibile. Ha bussatol'incapacità di cogliere il dolore dei propri stessi figli finoall'inevitabile epilogo. Ha bussato il seminatore che hagettato il seme sul suolo roccioso (dove spunta ma nonmette radici, e inaridisce appena sorge il sole) invece chesulla buona terra.

Gente che bussa alla porta

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uConcorso letterario Legambiente

in seguito alla Festa dell’Albero, organizzata daLegambiente nel novembre 2009 in collaborazione con ilMinistero dell’ambiente e della tutela del territorio e delMare (in occasione della quale sono state scattate anche

le fotografie quimostrate), ha preso illa un progettoambientale, Unalbero per il clima,all’interno del quale sipone il concorso

letterario Il Grande

Albero.

l’iniziativa è rivolta abambini e bambine dietà compresa tra i 7 ei 10 anni che voglianocimentarsi nelloscrivere un raccontodi massimo 50 righe(circa 650 parole) incui esporre«esperienze,emozioni e storierelative alla natura eagli alberi», alla loroimportanza per gliecosistemi, la

biodiversità, l’attenuazione dei cambiamenti climatici e labellezza di cui essi ammantano anche gli spazi urbani. avalutare i testi ci sarà una giuria, presieduta dalla scrittrice

Susanna Tamaro, che terrà conto sia delle abilitàcompositive dei piccoli scrittori in erba sia dell’attinenza conil tema indicato. al vincitore verrà assegnato un kit perrealizzare da sé la carta riciclata e un premio consistentein tre libri di salani editore, vale a dire Il grande albero,L’uomo che piantava gli alberi e L'insalata era nell'orto.inoltre, i migliori racconti saranno pubblicati suwww.legambientescuolaformazione.it Per partecipareoccorre inviare il manoscritto inedito entro il 30 aprile

2010, unitamente alla Scheda di Adesione (che conterrài dati relativi al bambino e la firma di un genitore e che èpresente sul sito Web sopra citato), via e-mail, fax o postaagli indirizzi riportati nella pagina qui a fianco. Perapprocciarsi alla scrittura e per sostenere l’ambiente non èmai troppo presto.

Il Grande AlberoConcorso letterario per giovanissimi scrittori ‘in erba’

di Annalisa Castronovo [email protected]

susanna tamaro durante la Festa dell’Albero 2009

Festa dell’Albero 2009

Festa dell’Albero 2009

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Concorso letterario Il Grande Albero di Legambiente e Susanna Tamaro

Il concorso Il Grande Albero indetto da Legambiente e Susanna Tamaro è un concorso letterario a premi

che ha l’intento di promuovere la scrittura e la cultura dell’ambiente tra i bambini e le bambine di età

compresa tra i 7 e i 10 anni.

L’iniziativa è inserita anche nel progetto di educazione ambientale di Legambiente Un albero per il Clima

organizzato in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.

Il tema

I partecipanti dovranno realizzare un breve racconto di massimo 50 righe sull’importanza che gli alberi

rivestono per la natura e la vita sulla Terra, raccontando le emozioni e la gioia che essi regalano, la

varietà dei loro fiori, foglie e frutti, la bellezza che donano alle nostre città con la loro presenza.

Come partecipare

Il racconto dovrà essere inedito e dovrà pervenire unitamente alla Scheda di Adesione, via e-mail

all’indirizzo [email protected], via fax al numero 06.86268474 - c.a. Ufficio Campagne,

oppure via posta all’indirizzo: Legambiente Onlus – Ufficio Campagne – Via Salaria 403 – 00199 –

Roma.

Entro il 30 aprile 2010.

Premiazione!

La giuria, presieduta dalla scrittrice Susanna Tamaro, giudicherà i lavori pervenuti in base alla

rispondenza al tema e all’abilità e creatività della scrittura. Il vincitore sarà premiato con un kit per

fare con le proprie mani la carta riciclata e tre libri: Il grande albero, L'uomo che piantava gli alberi

e L'insalata era nell'orto di Salani Editore.

La scheda di adesione e il regolamento completo su: www.legambientescuolaformazione.it

Per informazioni: [email protected]

tel. 06.86268348

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34 Sul Romanzo • 2010

uScrittori allo specchio

Una stanza per noi

di Sabrina Campolongo - [email protected] Morena Fanti - [email protected]

Sabrina: cara Morena,

eccomi, infine. a parlare di Virginia Woolf, e di scritturafemminile, ancora.

confesso che, me ne sono resa conto ieri sera, mentre, acausa di un brutto raffreddore, non riuscivo a prenderesonno, forse la scelta del tema è una delle ragioni che

hanno posticipato l'invio di questa mail. l'altra ragione èprivata, altri impegni da seguire, ma non è del tutto fuoriluogo parlarne qui, credo.

Mi sembra che abbia decisamente a che fare con la stanzatutta per sé, il fatto che, ora che l'abbiamo trovata, o che èalla nostra portata almeno, prese da un misto di euforia esenso di colpa tendiamo a riempirla oltre il possibile, aingombrarla di progetti, attività, libri da studiare, oltre aportarci anche lavoro da finire, alla fine, cose dal mondo"di fuori".

non la proteggiamo abbastanza, questa la miaimpressione, forse perché non ci appartiene, in fondo,l'idea di sacralità di un luogo, o non ci appartiene più.

l'inviolabilità di un nostro spazio, la sacralità del nostrotempo.

cerco di concentrarmi in questa riflessione, in questodialogo con te che ancora non conosco – so solo che seiuna donna che scrive, e già questo mi fa pensare che tupossa capire quello che dico – e intanto rispondo al figliopiccolo che mi chiede se la e viene prima della f, tra pocoandrò in cucina a controllare che la fiamma sotto al brodonon sia troppo alta, mia figlia mi ha appena letto a voce altail suo problema di aritmetica.

la mia stanza è questo foglio bianco che scrivo, e se lo è,tutta per me, direi che ha qualche problema di spifferi,come minimo.

si cerca di tenere assieme tutto e non ci si assolve mai,quando qualcosa si perde per strada.

come riuscisse a fare tutto questo è sorprendente, - scriveil nipote nel proprio mémoire - perché non aveva uno studioproprio in cui rifugiarsi, e la gran parte della sua opera deveessere stata scritta nella stanza di soggiorno comune, doveera soggetta a ogni sorta di interruzioni casuali. faceva inmodo che né le persone di servizio né i visitatori o chiunquealtro al di fuori della famiglia si accorgessero di quello chefaceva.

george charles beresford,Virginia Woolf, 1902

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È cambiata poi molto, la condizione della donna che scrive,non solo da quando Virginia Woolf citava questo passaggiodal mémoire del nipote di Jane austen in Una stanza tuttaper sé, ma addirittura da quando il nipote lo scriveva, o daquando Jane austen lo viveva?

non chiuderò forse questa pagina, tra poco, quando ci saràbisogno di fare qualcosa di più "utile"?

la condizione della donna che scrive, è solo questo che miinteressa, parlando di “letteratura al femminile”, i temi e lavisione femminile non esistono, se non si parla, allo stessotempo di letteratura maschile, riferendoci a quello che vienescritto dagli uomini.

Ma questo non interessa, mi pare. quella è la letteratura.Punto.

eppure sono i valori maschili a prevalere. Parlandogrossolanamente, il calcio e lo sport sono “importanti”; ilculto della moda, acquistare vestiti sono “frivolezze”. equesti valori, inevitabilmente, trasmigrano dalla vita allaletteratura. ecco un libro importante, pensa il critico, perchéparla di guerra. quest’altro invece è un libro insignificanteperché ha a che fare con i sentimenti delle donne in unsalotto.

la moda non è più un argomento così frivolo, oggi, ma soloperché sono maschi, in prevalenza, a fare soldi sul cultodella moda, e maschi, ormai, nella stessa misura delledonne, o quasi, i grandi clienti del mercato dell'apparire. lasostanza del ragionamento, quindi, non cambia.

Per il resto, se una donna scrive di guerra, ha scritto un"magnifico affresco femminile sulla guerra", se scrive diviolenza, di finanza, di potere idem.

se un uomo scrive d'amore, scrive di Vita, se una donnascrive d'amore scrive d'amore.

la domanda sulla vita privata non si risparmia a nessunaatleta donna, anche se ha superato un record del Mondo,l'hai notato?

Ma sono discorsi così triti che mi vengo a noia da sola.

la domanda a cui non so darmi risposta è sempre lastessa: perché lo accettiamo?

la Woolf aveva immaginato grandi cose per le donne chesarebbero venute dopo di lei, quelle che avrebbero avuto,finalmente "una stanza tutta per sé".

e allora ti chiedo: ce l'abbiamo, intanto, secondo te?

e, se ce l'abbiamo, o comunque potremmo permettercela,che uso ne stiamo facendo?

Morena: la tua lettera, sabrina cara, è un bellissimo testo,pieno di spunti e riflessioni, con domande che io stessa mipongo spesso. continuerò a ragionare su questoargomento che, credo, dovrebbe starci ancora di più acuore.

credo che noi (intese come donne, ma anche come 'noi'in questi anni) ci portiamo sulle spalle così tanta zavorrada appesantire il nostro pensiero e il nostro sforzointellettuale.

È difficile approfondire questo argomento. la tua domandafinale mi pone in situazione di precarietà e di dubbio: cheuso facciamo di ciò che possediamo, ora che abbiamofinalmente la nostra stanza e le “cinquecento sterline” tantoauspicate dalla Woolf?

Mi domando spesso se stiamo usando tutto ciò cheabbiamo, o se invece non usiamo la nostra vocemitigandola e adattandola a ciò che crediamo debbaessere. Penso spesso che noi dovremmo smettere dipensare a “noi” e a “loro”: questo è il primo scoglio.

se gli uomini usano pensare che esista una letteraturafemminile è forse perché noi permettiamo loro di pensarlo,non credi?

Jane Austen, basato su un ritratto della sorella Cassandra, 1873

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36 Sul Romanzo • 2010

se non troviamo la nostra vera voce, se non abbiamo ilcoraggio di usarla, come possiamo pensare che gli altripossano accordarci questo diritto/potere?

quale stato d’animo è più propizio per l’attività creativa? sidomandava la Woolf facendo ricerche per scrivere la suaconferenza sulle donne e sul romanzo.

«scrivere un’opera di genio è quasi sempre un atto dicoraggio che comporta una prodigiosa difficoltà” eancora “la mente dell’artista, per poter realizzarel’impresa prodigiosa, deve essere incandescente […]. in essa non devono esservi ostacoli, né alcunamateria estranea che non sia stata consumata».

cosa significano queste parole? riusciamo a cogliere illoro senso e a trarne una guida per portare avanti il nostropensiero e affondare le difficoltà? siamo incandescenti?

se esploro il mondo letterario, cercando e leggendo leautrici oggi più note e apprezzate, troverò ancora materiaestranea non consumata?

credo di sì. io credo che ci portiamo ancora sulla schienai secoli passati e non ci siamo affatto svincolate dai pensieridegli intellettuali dell’ottocento. noi pensiamo ancora didovere relegare la nostra voce in certi ambiti e in certemodalità espressive.

abbiamo la nostra stanza e non ne facciamo buon uso.

dobbiamo alzare la testa,guardare oltre la massa disentimenti e abbattere gliostacoli che impedisconoalla nostra mente di“divenire incandescente”.dobbiamo abbandonare ifardelli di rancori passati,quelli delle nostre nonnee bisnonne che venivanorelegate in un ‘salottocomune’ [niente “stanzatutta per sé” e nienterendita di cinquecentosterline annue per loro] ederise se osavanoavvicinarsi a quelle cheerano ritenute “attivitàmaschili”.

noi ci comportiamoancora come Janeausten; nascondiamoancora i nostri fogli etemiamo ancora il giudiziodel mondo.

sembra, quindi, che nonbasti avere questa“stanza tutta per noi” cheabbiamo conquistato, e

neanche le cinquecento sterline annue che ci tengano alriparo e ci tolgano qualcuno dei pensieri che ci distraggonodalla scrittura. se la stanza non è chiusa, se lascia passarespifferi molesti (e non mi riferisco ai figli o alle incombenzedi casa dalle quali sembra impossibile esimerci) e non cipermette quel dialogo interno che ci porta alla scrittura,abbiamo un problema diverso, e forse si chiama‘consapevolezza’.

forse abbiamo ancora qualche timore residuo, o qualcheansia, e temiamo di non essere adeguate, o forse coviamoancora la convinzione che gli uomini vogliano escludercida certe stanze e ci vogliano confinate nelle stanze diservizio. il vero limite è sempre dentro le persone.

Penso che se riusciremo a smettere di vedere il limite loelimineremo.

se abbiamo una visione del mondo dobbiamo esprimerla:non dobbiamo ‘adattarla’ a ciò che crediamo sia giusto, aciò che il mondo si aspetta da noi. se vogliamo esseredentro ciò che scriviamo, non dobbiamo farlo da spettatrici,bensì da attrici e dobbiamo essere un tutt’uno con chi cilegge.

in una lettera personale a Margaret llewelyn davies,Virginia Woolf scriveva: «l’immaginazione è in gran partefiglia della carne. non si può essere la signora giles di

Vincent van gogh, Camera da letto, 1888, Van gogh Museum, amsterdam

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durham se il proprio corpo non è mai stato chino sullatinozza del bucato».

questo pensiero era nato da una riflessione che le erastata suggerita dal comportamento notato in un gruppo didonne (le donne che assistevano ad un suo discorso nel1913, a un congresso della lega cooperativa delle donne)che, diversamente da lei «[…]non girellavano per casadicendo che bisognava mettere nei panni sporchi quellacoperta o cambiare quelle lenzuola: immergevano lebraccia nell’acqua bollente e strofinavano energicamente ipanni loro stesse. […] quelle donne non toccavano nullacon delicatezza; afferravano penne e matite come sefossero state scope».

Mettiamo le mani nella tinozza e scriviamo ciò che stiamovivendo.

lo dobbiamo a Virginia.

S: la forza dell'immagine della mente incandescente èstupenda, dovremmo davvero farla nostra, abbeverarcene.

il sessismo è dentro la nostra mente come in quella degliuomini, non potrebbe essere altrimenti, essendo il nostroimprinting lo stesso che hanno ricevuto loro, uguali ipreconcetti, i percorsi obbligati. a noi sta spezzare lecatene, e finché non lo faremo dentro la nostra testa, finchénon metteremo al rogo (non un incendio scomposto, mauna pira ben fatta, consapevole) tutti i pensieri sessisti cheapplichiamo a noi stesse non potremo smettere di rivolgerlialle altre donne, sia alle sconosciute che incontriamo negliuffici, al supermercato o davanti alla scuola, sia alle altrescrittrici che, e questo è gravissimo, alle nostre figlie.

credo che in italia siamo lontane dall'aver pagato il nostrodebito verso Virginia e le donne che hanno scosso conforza le catene, che ce le hanno mostrate, che le hannospezzate pagandone un prezzo personale altissimo. Perquesto chi si oppone ogni giorno, privatamente, alla logicasessista e patriarcale trova ancora la via verso il rispettocosì dissestata, per questo in italia l'immagine della donnaè così svilita, e le poche che combattono seriamente epubblicamente il sessismo sono così isolate emisconosciute.

credo sia importante sottolineare che ci sono Paesi, ineuropa e nel mondo, in cui la parità sessuale non è più unmodello ideale ma una realtà.

ci sono anche Paesi in cui le donne stanno molto peggio,certo non si dimentica, tutt'altro. Proprio perché noi viviamonel cuore dell'europa e godiamo di condizioni di vitaprivilegiate non abbiamo scusanti. dobbiamo, ogni giorno,prenderci la responsabilità di provocare il cambiamento.

la nostra incandescenza è ostacolata dalla nostra pauradel fuoco.

M: È tutto vero: tutto deve partire da noi e uscire da qui,proprio da questa nostra mente che si accende [per ora]solo a compartimenti ben divisi. dobbiamo lasciare che ilfuoco si propaghi in tutti gli angoli e ci tolga la zavorra.l’atto purificante del fuoco renderà più chiara la nostravoce e ci fornirà la porta da chiudere sulla nostra stanza:una porta che sarà opportuno poi aprire sul mondo perlasciare finalmente libera la nostra voce di andare ovunquee di farsi capire e ascoltare.

non dobbiamo temere di annegare nella tinozza:immergiamoci tutte, se necessario, e scriviamo ciò chesentiamo. chi può usare la parola deve farlo anche per chinon ha voce. lo deve fare per tutte le donne che nonvengono ascoltate, e meglio ancora, per tutte le persone.

sabrina e Morena sono donne che scrivono e vivono nelmondo reale. si sono confrontate e scambiate le ideeattraverso alcune mail, lavorando insieme, seppure adistanza, per mezzo del pc e di internet. la loro 'stanza'è virtuale ma la loro voce è reale. un tema come quelloche Virginia Woolf affrontava tanti decenni fa sembraessere ancora molto attuale, anche se ora esistonoopportunità maggiori. il web 2.0 diventa un mezzo perampliare quella stanza auspicata da Virginia e farladiventare un'occasione di crescita

Sabrina Campolongo ha scritto la raccolta di raccontiBalene Bianche (Michele di salvo editore), il romanzo Ilcerchio imperfetto (declinato al femminile, edizionicreativa) e il giallo Il muro dell’apparenza (Historicaedizioni). finalista del premio alberto tedeschi (gialloMondadori) nel 2000. alcuni suoi racconti sono presentisu antologie, riviste e in rete. scrive recensioni per larivista letteraria “Historica” e sulla rivista culturale e dianalisi politica “Paginauno”.

http://balenebianche.splinder.com

Morena Fanti scrive sul Web dal 2001. suoi raccontisono presenti in vari siti e su antologie e raccolte. Hapubblicato Orfana di mia figlia (il pozzo di giacobbe,2007).

http://morenafanti.wordpress.com

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38 Sul Romanzo • 2010

Chi mai potrà misurare il fervore e la violenza del cuore di un poeta

quando rimane preso e intrappolato in un corpo di donna?

Virginia Woolf

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c'era una volta il politicamente scorretto e anche la vanitypress. un povero, sano scrittore, desideroso di gloriacasereccia o comunque di vedere stampati i propriendecasillabi zoppicanti, senza particolari problemi sirivolgeva a onesti editori a pagamento che, dietrocompenso, provvedevano a trasformare gli ululati del poetain un vero libro degno di essere regalato agli amici, aiparenti e persino di comparire nelle recensioni delgazzettino di caccavecchia alta.

gli editori a pagamento erano gente in fondo piuttosto seriache, per qualche migliaio di euro attuali, impaginavadecentemente gli strazi agonizzanti, eliminava o almenoproponeva di eliminare gli errori di ortografia più evidenti,assemblava una copertina con tanto di quadro celebreriprodotto a sbafo, e sfornava un bel librozzo su cartapatinata.

sani tempi antichi, prima che internet sparigliasse le carte.

Poi venne la rete e con la rete i blog contro l'editoria apagamento. Come? – scrissero i nuovi profeti dellaletteratura – pagare per pubblicare il vostro poema interzine quadrettate con rime contestate? Spetta all'editorepagare il vostro capolavoro. Voi, gli Autori, rigorosamentecon la A maiuscola, dovete pretendere di essere pagati.

ecco allora la battaglia lanciata da un figlio d'arte quale

ettore bianciardi, su “riaprireilfuoco.org”. dove leggeretele lamentele della scrittrice adriana Maria leaci: «Permancanza anche mia, purtroppo, durante l’editing ho fattocaso solo alle modifiche proposte senza andare a rileggerei contenuti, che sono rimasti con gli errori di battitura cheavevo inoltrato per la selezione[…]», perché naturalmentelo scrittore non deve abbassarsi a controllare l'ortografiadei propri capolavori. e chi sponsorizza riaprireilfuoco.org?Marcello baraghini, patron di stampa alternativa, editoredel libro di Miriam bendia Editori a perdere.

cambiamo pagina dunque, e visitiamo il citatissimo blog dilinda rando, “Writersdream.org”. qui le ormaicopiatissime liste eaP, sulle quali l'autrice rivendicagiustamente un copyright, promuovono i buoni e boccianoi cattivi. i buoni sono quelli che si fanno pagare sì, però nonper pubblicare, perché quello è brutto, ma solo per l'editing.insomma per gli orrori di ortografia. anzi, no, perché quellivanno in purgatorio. Molto meglio non pagare propriol'editore: se proprio non sapete scrivere, il vostro periodarericorda un motore fuso con il cambio rotto e la vostrapadronanza dell'italiano è pari alla vostra umiltà, allorapagate soltanto un'agenzia letteraria. l'editore vipubblicherà gratis. a pagarlo sarà l'agenzia, ma la faccial'avete salvata.

su writersdream.org campeggia la pubblicità dei libri di uneditore, Montag. e poco sotto ecco un altro annuncio: «Hai

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uVetrioli sparsi

La filosofia del tutto gratis

e l’editoria a pagamento

di Emanuele Romeres, editor Marco Valerio Edizioni - [email protected]

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un manoscritto nel cassetto? Ebbene, mandacelo! Writer'sDream seleziona manoscritti di ogni genere e lunghezzaper la pubblicazione con la casa editrice SimplicissimusBook Farm». e siamo a tre.

a fare eco a linda rando si aggiunge poco più in là andreaMucciolo, con “galassiaarte.it” il suo nuovo blog. scriveMucciolo: «Buongiorno, ho appena creato un nuovoportale: “Come pubblicare un libro” ovvero: “Comepubblicare senza farsi gabbare dagli editori”, e da altrepersone poco corrette che bazzicano questo ambiente. Hoinserito i primi contenuti, come ad esempio: avvertenzesugli editori a pagamento, come presentarsi alle caseeditrici, il book on demand e altro ancora:www.comepubblicareunlibro.com»

andrea Mucciolo promuove il suo libro, Come diventarescrittori oggi. Perché si sa, chi sa fa e chi non sa insegna.

in calce al blog, una bella dicitura per il copyright: tutti i dirittidi riproduzione riservati a eremon edizioni. se sappiamofare di conto siamo a quattro.

di manuali scritti da scrittori che scrivono su come scrivereavevamo già Io scrivo di simone navarra, edito da delosbook. sì, proprio quelli dei premi letterari, una decinal'anno, che trovate su www.delosbooks.it/premi/ e ai qualipotete iscrivervi su www.delosstore.it/iscrizioni/, con tariffevariabili da 5 a 50 eurini. delos book è anche la rivista“Writers Magazine” che, pagando, vi spiega come

pubblicare gratis o a poco prezzo. se l'aritmetica non èun'opinione siamo a cinque.

ciliegina sulla torta, perché i vetrioli sono per tutti, e maiesclusi i presenti, il seguitissimo blogsulromanzo.blogspot.com curato nientepopodimeno daMorgan Palmas che ospita questo articolo sulla neonatawebzine omonima. interviste agli editor, compreso l'autoredi questo vetriolo e, naturalmente, banner sparato sul suolibro Scrivere un romanzo in cento giorni. edizioni MarcoValerio questa volta, mio datore di lavoro per inciso. esiamo a sei.

e se per gli altri cinque giuriamo sull'assoluta buona fedein mancanza di informazioni, per quanto riguarda il sestoabbiamo i dati diretti. la campagna di stampa control'editoria a pagamento non ha incrementato neppure di unpunto percentuale le vendite del saggio pubblicizzato. incompenso ha provocato un inatteso incremento delquattrocento per cento del numero di manoscritti, nonrichiesti, inviati in allegato email. se venissero passati sottoun software di sintesi vocale, gli ululati degli scrittorispaventerebbero un branco di lupi selvatici.

Morgan Palmas, consapevole della sua colpa, si è ritiratoin clausura letteraria e, per espiare, legge un libro al giorno.e se leggere, semplicemente leggere, fosse la stradagiusta per diventare scrittori?

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uTarantula

Komunikato n.ro 2

quale poteva essere l'opera letteraria che maggiormenteaveva ispirato con le sue pagine, il lavoro di musicisti ditutte le parti del mondo e di qualsiasi genere?

Ma semplice: Il Signore degli Anelli di tolkien.

se fate una ricerca sul web, i risultati sono centinaia el'appeal che le storie dell'anello hanno avuto negli ultimidecenni su musicisti dalle diverse estrazioni e gusticontinua senza sosta.

si spazia da compositori new age a metallari conborchie, da gruppi americani coperti da lustrini acantastorie. una fonte di ispirazione trasversale, cheattraversa i generi più disparati e le mode del momento.

c'è chi si è limitato al nome d'arte, c'è chi ha cercato ditradurre in musica le immagini e le situazioni evocate dallibro, chi ha messo sul pentagramma testi dello stessotolkien.

un compositore austriaco ha scelto il nome d'arte digandalf, per affermare la sua devozione all'ispiratore dimolti dei suoi lavori e numerosi gruppi anche diappartenenze musicali diverse hanno preso il nome dallepagine dello scrittore: i gorgoroth, prendono il proprionome dall'omonimo altopiano di Mordor, i burzum dallascritta incisa all'interno dell'anello, gli amon amarth dalMonte fato, gli isengard dalla residenza di saruman; gliitalici nazgul dagli schiavi dell'anello.

Più profondi sembrano i riferimenti quando le musichevorrebbero evocare le storie, gli spazi o le emozioni dei

vari scritti tolkeniani, perché non ci si ferma solo a IlSignore degli Anelli, ma si fanno riferimenti a IlSimmarilion, a Tom Bombadil, a Lo Hobbit.

opere così vaste e complesse come quelle di tolkien siprestano alle più disparate emozioni e ispirazioni, madiventano anche il pretesto per legittimare lavorideludenti, di scarso interesse o, più semplicemente,inaccettabili.

il caso degli styx, un gruppo pop americano di grandesuccesso negli anni ottanta, è emblematico. il testo dellacanzone Lords of the Rings dall'album Pieces of Eightmeriterebbe che la band fosse sciolta d'ufficio per la suamelensa e sconcertante pochezza. la prima cosa chemi venne in mente, dopo averlo letto, fu che non solo nonavessero mai letto il libro, ma che non avessero neanchemai visto una copertina delle molte edizioni stampate.

Mi delusero meno i rush che intitolarono Rivendell, dalnome inglese di gran burrone, una canzone del loroalbum Fly By Night. anche qui il testo non sembra diquelli indimenticabili, ma almeno si intravedel'appartenenza al maestro.

Molto coinvolti sono invece i blind guardian, una metalband tedesca, che ha intitolato una canzone Lord of theRings nell'album Tales from the Twilight World. dacercare anche un loro album ispirato a Il Silmarillion eintitolato Nightfall in Middle-Earth. in un altro lavoro,Battalions of Fear c'è una canzone dedicata a Éowyn. inmolte altre si trovano riferimenti e citazioni al lavoro ditolkien, in una sorta di continuo punto di riferimento alla

di Roberto Orsetti - [email protected]

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Komunikato n.ro 2

loro ispirazione.

in america il compositoredavid arkenstone hapubblicato nel 2001 unalbum dal titolo MusicInspired by Middle Earth(musica ispirata alla terra diMezzo), uscito inconcomitanza con il film Lacompagnia dell'Anello, ne hasfruttato il momento, ma senzala risonanza che avrebbemeritato. nel panorama dei lavoriispirati è uno di quelli meritevoli diattenzione.

attenzione che invece è statariservata a un progetto chiamato“the fellowship”. creatoappositamente per avere musiche ecanzoni che traducessero in musica lepagine di tolkien, ha prodotto un albumintitolato in Elven Lands. con lacollaborazione di artisti importanti comeJon anderson, il vocalist degli “Yes”, è diuna pallosità mostruosa, pari solo allaroboante serie di annunci per lanciarlo.

ci sono dunque tutti i generi rappresentati, dalla musicaneo-classica alla new age, dal metal alle canzoni folk,dal rock al pop. Ma ci sono anche tanti flop, tantesemplici operazioni di comodo o di facciata. essere

accostati, o accostarsi a forza, alfenomeno tolkien, attira subitoattenzioni e da parte di media eappassionati. da tempo io diffidodi tutto quello che gira intornoalla terra di Mezzo. sin daitempi in cui i giornali, e parlodel 1980, cominciarono ascrivere articoli su Il Signoredegli Anelli senza essersidocumentati. ricordo, adesempio, che scrivemmo a“l'espresso” agli inizi deglianni ottanta, perrichiamare a maggioreconsapevolezza dellapropria ignoranza inmateria, un giornalistache aveva firmato unarticolo pieno diimprecisionimarchiane. lo

stesso mi è successocon la musica. entrare nello spirito

dell'opera tolkeniana significa non solointerpretarne gli andamenti, ma fare i conti con i milioni

di cervelli che creano le proprie melodie durante lalettura. non è solo l'ispirazione, la sensibilità delmusicista a far la differenza tra l'accettabile e labocciatura, ma quella di tutti noi. questo dovrebbeessere di monito ai furboni.

Performance live di Howard shore al “radio city Music Hall di new York, 2009

Jimmy Page

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lascio per ultime due citazioni per lavori di notevole pregioe spessore musicale.

la prima è per bo Hansson, un musicista svedese, che harealizzato un album nel 1973, solo strumentale. una lavoroche ricorda molto Mike oldfield e il suo Tubular Bells estupendo nella sua immediatezza e semplicità. non è facilereperirlo, ma su You tube ci sono parti che si possonoascoltare. ne varrebbe la pena, perché credo che nessunocome lui abbia sublimato le atmosfere evocate da tolkien.

la seconda citazione è per il gruppo dei led zeppelin, chenella loro produzione hanno costanti, e anche molto precisi,riferimenti alle pagine tolkeniane. il gruppo di Plant e Pageha inciso diverse canzoni ispirate a Il Signore degli Anelli:Misty Mountain Hop è derivato dalle Montagne nebbiose,Ramble On ci riporta a bilbo, galadriel, smigol e Mordor.

The Battle of Evermore è ispirata dalle letture di Plant dellesaghe anglosassoni e nel testo di Stairway To Heaven,forse la canzone più conosciuta del gruppo, sono numerosii riferimenti a tolkien, come ha sempre dichiarato lo stessoPlant.

il caso dei led zeppelin ribalta il concetto che avevoesposto prima, quello riferito ai milioni di cervelli cheelaborano melodie durante la lettura. quando la musicaraggiunge questi livelli, si associa poi nella nostra mente evi resta per sempre.

robert Plant e Jimmy Page

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cover dell’album Led Zeppelin IV

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di Giovanni Ragonesi - [email protected]

Il timballo di maccheroni

l’agenda di Valerio questa settimana è piena. Ha inprogramma due aperitivi, la vernice di una mostra, uncinema, una cena e una serata dai risvolti galanti, oquantomeno è questa la speranza.

non possiede un apparecchio televisivo (ama dire cheascolta la radio come Pietro ingrao) e da tempo è persuasoche cenare fuori sia una dei maggiori piaceri della vita (aprescindere dal ristorante, anche il dopo lavoro ferroviariogli ha suscitato più di un piacere).

adesso, però, frastornato dalla lettura di quel bellissimolibro che è Voci di frederic Prokosch, desidererebbe tantoaggiungere in agenda delle cene, o qualsiasi altro motivod’incontro, con autori.

il giovane Prokosch era statosvezzato da una cena infamiglia con ospite d’onorethomas Mann. forse è perquesto che nel dover scrivere leproprie memorie ha scandito lasua vita con tutta una serie diincontri – per lo più letterari –che hanno accompagnato il suocrescere, come uomo e comescrittore. i suoi incontri poi sonostati tutti di altissimo livello, aMann hanno fatto seguitoJames Joyce (incontratoproprio nel retro di quella ottava

meraviglia che è la libreria shakespeare & c. nel cuore delquartiere latino) col quale ha discusso di romanzi e flussidi coscienza e gossip del demi-monde parigino; le cenereiterate con gertrude stein sempre accompagnata dallasua alice e da qualche aneddoto sul mondo che le avevasfilato in soggiorno e sempre concludendo con spassosiconsigli sulla coltivazione degli ortaggi; senza tralasciareuna chiacchierata, accompagnata da un bicchiere dibrandy, in compagnia di nabokov per confrontare lerispettive passioni per l’entomologia; una scampagnataserale nei pressi di roma con somerset Maugham e unapromenade lungo il lago nemi con a fianco un discreto emisterioso t.s.eliot. i personaggi incontrati e conosciuti daProkosch si può dire siano stati il meglio del ‘900 letterario,ed è difficile – per Valerio quasi impossibile – riuscire aimmaginare di avere in agenda (ovviamente aggiornata)e.M.forster, W.H.auden, dylan thomas, Virginia Woolf,norman douglas, ezra Pound, andré gide e non per ultimo

anche Mario Praz di cui il nostro ha anche visitato lamitologica abitazione.

ne La mia Africa, la baronessa Karen blixen, per la qualeil nostro Prokosch preparò una tartare e una insalata dilattuga invitandola a cena nel suo appartamentonewyorchese, racconta di un uomo che viveva in unafattoria in prossimità di uno stagno e che una notte vennesvegliato da un forte rumore. giù dal letto e fuori di casal’uomo cominciò a correre di qua e di là, inciampando nellanotte, per capire cosa stesse succedendo. infine si accorsedella falla sull’argine dalla quale fuoriuscivano acqua epesci e corse a ripararla.

uVita standard di uno scribacchino provvisorio

frederic Prokosch

lago di nemi, tra nemi e genzano di roma

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l’indomani mattina, al risveglio, siaccorse che coi suoi passi sulterreno, durante la notte, avevatracciato una figura di cicogna.

al termine della sua storia la blixensi chiede se una volta terminato ildisegno della sua vita riuscirà avedere una cicogna.

Valerio, in questo momento, daisegni lasciati dal suo girovagare,non riesce a scorgere la sagoma dinessun volatile. Pensa però afrederic, oramai anziano, nella suavilla a grasse, nel sud dellafrancia, intento a leggere Le tourdu monde en quatre-vingts jour,alla serenità con la quale si siede alsuo tavolo per scrivere ancora. Peradesso non è riuscito a identificarela sagoma tracciata, ma è certo chequelle decine – centinaia –d’incontri abbiano disegnatoqualcosa di profondo.

l’agenda di Valerio è lì aperta sultavolo. si chiede con quali nomisarebbe bello ed utile (una utilitànell’accezione aristotelica) riempirladi impegni.

È prassi, anzi quasi luogo comune, da diversi decenni,ripetere che non c’è più nessuno da incontrare, ‘bene chevada Brian Eno’.

Valerio rimane un po’ perplesso. certo è vero, nellaperiferia di roma non c’è più sandro Penna che seguemesto e cheto qualche finto marinaretto, così come innessuna trattoria potrà più scorgere una tavolata conMoravia, Pasolini, siciliano, la Morante e se andava beneuna comparsata a fine pasto, giusto per il caffé, di Mariacallas. È davvero tutto finito?

una certa epoca è di sicuro conclusa, e pure certe modalitàdi incontro e di relazionarsi. questo è un dato di fatto,inconfutabile; un ennesimo stereotipo degli anni 2000.

il web, però, nelle opinioni di tutti i letterati, scrittori escribacchini, è la via Veneto dei nostri anni. sul web gliincontri continuano, pure i confronti, le liti, i gossip equalche scena madre, senza urla, ma pur sempre in stilefilumena Marturano. si discute, si palesano opinioni, laprogettualità incede, si gioca anche e poi ci si incontra.anche sul web bisogna apparire e tutti hanno un propriosito, una presenza costante sui social network e unapolemica avviata o un contributo autoriale su un blog atema.

tornando con lo sguardo sulla propria agenda

(rigorosamente in tela nera), ancora aperta sulla settimanaa venire, Valerio vorrebbe tanto scrivere per martedì unappuntamento a cena con Valeria Parrella. gli piacerebbeprenotare da “il piattino” dove potrebbero fare fuori, senzaritegno, una pepata di cozze sensazionale che di sicuroaggraderebbe il palato della Parrella; annaffiata con delcorposo e fresco vino bianco che allieterebbe anche laconversazione.

Per giovedì vorrebbe segnare un aperitivo etnico al“tempio d’oro” con giuseppe genna. tra una portatamarocchina e un’altra troppo speziata, stavoltaaccompagnati da un calice di vino rosso, chiederebbe agenna di raccontargli della genesi e del lavoro di Medium,della scelta di renderlo disponibile solo online, glimostrerebbe tutta la sua ammirazione, ma con garbo esenza adulazione, per quella magistrale elaborazione dellutto. a un certo punto, magari al secondo bicchiere, glichiederebbe che libro ha sul comodino, scommettendo trasé su Tristram Shandy.

Venerdì seratona: presentazione con giancarlo de cataldoe due chiacchiere su Walter benjamin; a seguire unprosecco veloce (ma non meno di quarantacinque minuti)con giacomo fontana ché di sicuro sui fatti di via Padova,oltre che proprie opinioni, ha notizie che sui giornali non cifiniscono; a stomaco satollo di alcol, ma a mente lucida ecuore trepidante, si seguirebbe alla vernice – in una galleria

Pier Paolo Pasolini

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in zona ztl – della mostra di Jenny saville a parlare conMarco Mancassola di rappresentazioni del corpo cheinvestono anche schiele (in mostra a Palazzo reale) ecomprendono – come ovvio – il capo, suo argomento diinteresse in molti articoli e pezzi, da alcuni mesi in qua, sulil Manifesto. a un certo punto, scaltro e confidenziale,farebbe scivolare il discorrere su certi quartieri berlinesi esui nuovi crew che ne animano le serate, senza tralasciare,omissione colposa, la segnalazione di una nuova etichettasvedese assai bizzarra e promettente.

lasciato il bicchiere sul tavolo da cui gli addetti del cateringlo porteranno via assieme ai vassoi svuotati delle tartine,Valerio, tirata su la lampo del suo giubbino in pelle blu-cobalto e accesa una tanto attesa sigaretta, a passospedito seguirebbe l’itinerario della sua agenda recandosia un dopo cena, giusto due chiacchiere e un rosso toscano,con carlo lucarelli.

strada facendo però, incontentabile, con nonchalance,estrarrebbe il suo bianco telefono e, selezionata la s inrubrica, farebbe partire una chiamata: non sa resistere evuole un resoconto della visita alla casa di Margueriteduras che sandra Petrignani dovrebbe aver fatto ingiornata. la invidia tanto, lei lo sa e lui glielo ripete ognivolta nell’attesa di trovare il coraggio di proporle, un giornoo l’altro, un viaggio in Kenya sulle tracce della casa africanadella blixen.

con carlo poi, una volta riportati i saluti di simona Vinci equelli di luigi bernardi in questo periodo assai coinvolto daun querelle con un assessore comunale, il discorrere,malgré lui, andrebbe a cadere, come aceto balsamicomodenese su foglie fresche di valeriana, sul caso,affascinantissimo banale e raffinato, di francesca alinovi.

come un qualsiasi ascoltatore di radio deejay Valerio glichiederebbe ancora del rolex automatico, dell’innocenzao meno di francesco ciancabilla, della scritta ritrovata inbagno, Your not alone anyway… e da dettaglio a indizio,da sospetti e sospensioni, lo sguardo si farebbe generalesugli anni ’80 e su quella euforica città che all’epoca erabologna, maestra d’avanguardia onnicomprensiva d’arte,critica, libri, droghe, musica e politica e professori e sindacie tavole ariostee fumettistiche e liberissime frequenze radioe i solchi dei carri armati ancora visibili sull’asfalto delcentro.

infine la giornata si concluderebbe, come ogni venerdì, colrito della mail a dag (douglas coupland).

Ma se cenare fuori è il non plus ultra di una certa idea divita mondana, Valerio sa bene, e non potrebbe esserealtrimenti, che, di tanto in tanto, è doveroso, come buonacostumanza insegna e impone, cucinare e invitare a casapropria. e questo sabato, tenendo aperte le pagine ditomasi di lampedusa, gli piacerebbe preparare ungattopardesco timballo di maccheroni per il suo ospite tantoatteso: nicola, senza book party in programma, è in città esarà seduto al suo tavolo.

certo sarebbe stato più comodo avere a cena MarcelProust al quale, per andare in visibilio culinario, bastavadel pollo al forno con chiodi di garofano e un boccale digelida birra. Ma, come scrisse qualcuno, “ogni generazioneha la liz taylor che si merita” e Valerio sarebbe oltremodofelice di avere nicola lagioia come ospite, e poi nonvedrebbe l’ora di commentare il nuovo caso Pasolini e sagià che la logorrea sottilmente gioiosa di nicola, sull’affairePetrolio, si scatenerebbe per ore scomodando gli ultimitrent’anni di storia patria, affiancando il mood complottistico

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sociale che dalle tivù americane è arrivato a impregnare leepiche pagine dei Wu Ming, mettendo in ombra baumannma continuando ad esaltare zizek, smerdando (a cena sipuò dire) fukuyama, sperando nell’iPad, amando chatwine confidando nell’esegesi di andy Warhol.

ogni cena però obbedisce a delle sue intrinseche logichestrutturali, ben enucleate da quel tale che rispondeva alnome di immanuel Kant, anch’egli estimatore dei conviviattorno a un tavolo ben imbandito, secondo il quale,affinché una cena possa risolversi nel modo migliore,occorre che il numero dei commensali non oltrepassi ilnumero delle Muse, ma non deve essere inferiore alnumero delle grazie. Pertanto Valerio si premurerebbe divagliare e valutare con tolemaica serietà e propensionealessandrina la giusta combinazione umana di cuicircondare il suo tavolo con quattro posti.

anna negri sarebbe un perfetto terzo elemento, quasi unacontessa olenska di whartoniana memoria.

Per la quarta opzione, dopo avere sondato la disponibilità

di Veronica raimo, dopo avere sperimentato una trovatada talk show con Pulsatilla, a Valerio farebbe davveropiacere se, dopo le tre telefonate e gli incalcolabili sms,toni fachini volesse prendere parte alla deflorazione delsuo elaboratissimo timballo di maccheroni gattopardesco.

Ha adorato i suoi libri, li ha letti e riletti e sottolineato alcunipassi con una matita per occhi, comperata appositamenteper quello scopo, certo di farle piacere. Ha adorato quelsapore forte e quell’odore muschiato di vita e quelle suegambe di cicogna dadaista.

sarebbe una tavola perfetta con quel tocco di viscontianoche nobilita anche un pezzetto di pollo incastrato tra i denti.

È giunta l’ora per Valerio di abbandonare le peregrinazionie le digressioni che in altra sede gioverebbero quantomenoa pagare gli alimenti alla ex moglie di uno psicoanalista.

l’orario del suo impegno con a.a. è prossimo ad appariresull’orologio anni ’70 del suo scrittoio. Pensa con un briciolodi tristezza che probabilmente a.a. (che ovviamente non èalberto arbasino, col quale però a Valerio, prima o poi,piacerebbe gustare un silenzioso tramonto tibetano) nonha mai letto firbank e dopo un film non confronta le sueopinioni con quelle di emanuela Martini… ma tant’è, comevestono certi capi fred Perry tra le spalle e i fianchi di a.a.non riescono a farlo con nessun altro, e dopotutto lecicogne volano a stormi, ammesso che voglia direqualcosa.

egon leon adolf schiele, Standing Male Nude With A Red Loincloth, 1914,graphische sammlung albertina, Vienna

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quando un libro appassiona capita spesso di riuscire aparlarne poco e male, il linguaggio si rompe e regredisce auna facilità di parole infantili; si diviene un po' sciocchi,viene solo da giudicarlo un romanzo meraviglioso, geniale,un capolavoro. l'arte, se incanta, è indicibile.

Zoo col semaforo lascia la pace di pensare, non mettenell'urgenza di tradurre cose in parole. c'è da capire se pergenerosità o finitezza. a ben vedere il romanzo d'esordiodi Paolo Piccirillo si occupa proprio di indicibilità e lo facompiendo un'interessante ricerca sulla lingua, non tantoconcentrandosi sullo stile che risulta fin troppo alleggeritoma tentando invece di afferrare qualcosa che sta al di quadel linguaggio.

siamo nella provincia di caserta. il pit bull di slator, dettosalvatore, azzanna il figlio di ettore, macellaio del paese eattaccabrighe per vocazione. il cane scappa e vienerincorso e bastonato quasi a morte davanti alla casa dicarmine che vent'anni prima aveva perso il figlio proprio acausa dell'aggressione di un pit bull.

carmine, detto 'o schiattamuort, cura il proprio dolore con

un'ossessione: ogni giorno compie un pellegrinaggio sullalapide del figlio, costruita sul ciglio della tangenzialeaversa-napoli, e tiene pulito quel tratto di strada dallecarcasse degli animali investiti dalle auto. salvatore èarrivato molti anni prima in italia dall'albania, nascostosotto la marmitta di un camion. l'infanzia di slator è statadura e abitata dalla violenza del padre da cui è scappatoquando aveva quindici anni. la vendetta di ettore, crudelema anche meccanica, quasi un automatismo dettato daicodici del territorio, cambierà il destino dei dueprotagonisti.

la struttura è particolare: la narrazione è intervallata dabrevi racconti in cui i protagonisti sono tutti animali.all'interno di questo montaggio dall'intreccio acrobatico,inserito in un insolito e bellissimo bestiario, si trova L'anatrapneumatica, racconto che ha vinto il concorso letterario 8x8di oblique studio. la finitezza mi pare stia tutta in questaraffinata struttura narrativa che risulta forzata, costruita adarte e in tal senso inadatta a ritmare e sostenere l'intentodell'autore di sperimentarsi con l'essenziale. nonostante lapreziosa architettura, Zoo col semaforo è un libro cheappassiona, fa male e fa pensare.

di Sara Gamberini - [email protected]

Zoo col semaforodi Paolo Piccirillo

uEsordire

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c'è un grande silenzio in questo romanzo, nessunchiacchierio di sottofondo e invece netto un forte rumore dipensieri, di ossessioni rimuginate, di squarci di inconscioche spezzano il meccanismo delle cose che accadono. lascrittura scarna e affilata di Piccirillo è ricerca di una voceche sia in grado di parlare di vita e di morte. con generositàci risparmia lo strazio e la noia del dolore spiegato odell'immedesimazione a tutti i costi e lo fa con un bruscogesto filosofico che mira a togliere strati al discorsonarrativo per poter rimanere finalmente senza parole. neiracconti l'autore adotta il punto di vista degli animali e limette di fronte a due prove estreme: la morte el'abbandono. Piccirillo cerca una soluzione nell'indicibile,mette a tacere la razionalità e interroga l'istinto. gliinteressa cogliere il momento in cui nell'istinto qualcosa siinceppa: «[...] ci sono storie di animali che fanno cosestrane, senza motivo, lontane da quello che per naturaquegli animali dovrebbero fare, eppure lo fanno. Perchédevono farlo, come se esistesse dentro di loro qualcosa diincontrollabile, che non è l'istinto a cui obbedisconosempre, ma un altro istinto, l'istinto dell'istinto; l'altra facciadell'istinto». una spigola ingoia un'acciuga di metallo, giallae rossa, «sa che lo deve fare e lo fa» e muore felice perché,trascinata fuori dall'acqua da una lenza, vede quantoimmenso sia il mondo fuori dal mare; una zecca che «nonè come le altre, è una zecca che non sa scegliere», faticaa trovare un cane su cui passare l'inverno e si attacca alpelo di un pupazzo di cane abbandonato vicino ad uncassonetto, lo stesso peluche da cui non si riusciva astaccare una cagna tormentata da una gravidanza isterica;un gatto cade dal settimo piano, mentre precipita gli vienevoglia di risalire e ricominciare tutto da capo. «Poi peròdovette abbassare la testa, si sentì invadere le tempie dauna valanga di sangue. dovette chiuderli per forza gliocchi, gli facevano male. un rivolo rosso fuoriuscì dalminuscolo naso rosa. il gatto posò la testa sull'asfaltoruvido. si distrasse e non successe più nulla».

i due protagonisti restano per anni incapaci di spostarsidallo sgomento della morte, ammutoliti di fronte alla forzadell'istinto che nel caso di carmine ha ucciso suo figlio eche ha dannato l'infanzia di salvatore.

nonostante l'ambientazione geografica del romanzo el'equivoco, in cui a volte l'autore cade, di credere chel'essenziale debba coincidere stilisticamente con i modidella lingua parlata, l'autore riesce a spostare il proprioesordio narrativo lontano dalle suggestioni del nuovorealismo italiano.

di Paolo Piccirillo

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a Piccirillo interessano il bene e il male, la pulsione di vitae la pulsione di morte.

«il dolore non si sceglie o si conosce prima, arriva quandovuole. e si fanno tante cose nella sofferenza; si mangia, sibeve, si piange, si spera, si pensa. Ma in realtà non si fanulla. tranne questo: obbedire al dolore stesso. [...]quest'obbedienza è puro istinto. È un modo di vivere.diventa quotidianità. istinto. un istinto continuo. come glianimali».

tra le ossessioni di salvatore e carmine emerge quelladell'autore: cos'è più forte dell'istinto? l'amore che èindicibile ma sta dappertutto. come si sopravvive alla mortedi una persona amata? addomesticando il dolore. Zoo colsemaforo è un romanzo di separazione, racconta il malenormale di staccarsi dall'istintualità dell'infanzia, di

abbandonare lapropria terra, disopportare il rumoredei pensieri, di trovarepace rispetto all'orroreche ci fa la morte. lanatura ci è di conforto

e al contempo è incomprensibile, trattiene un segreto chenon si sa come far parlare, gli animali ci appaiono saggiper come sopportano il male e a volte per questo cisembrano sciocchi. la salvezza, secondo Piccirillo, stanell'identificare il momento in cui, nella nostra vita, l'istintosi è inceppato e riparare per rinascere.

«carmine ha paura della fine. della fine di qualsiasi cosa.[...] a lui il sole lo manda in bestia perché tutti ne parlanobene del sole, dicono che è la sorgente della vita, mainvece per carmine è la cosa più innaturale che esiste.Perché finisce e poi ritorna. Muore e rinasce. [...] carminenon la capisce la fine, perché l'ha sempre subita e non sel'è mai scelta. Per questo non gli piace il sole, lo invidiaperché sceglie di iniziare e finire ogni giorno».

Sul Romanzo • 201052

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Il compito più alto di un uomo è sottrarre gli animali alla crudeltà.

Émile Zola

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uLa metà oscura del mondo

in passato la cultura era appannaggio di classi privilegiatee nobili. nel 1450 venne inventata la stampa a caratterimobili di gutenberg.

aldo Manuzio successivamente in Venezia loderàl’invenzione in nome della circolazione di un sapere primaesclusivo di ambiti ristrettissimi. la possibilità di vendere leproprie opere edite a stampa e di guadagnarerappresentava una novità.

Ma c’era anche l’altro lato della medaglia. cominciavano acircolare opere contraffatte, falsi. e il libro divenne prodottodi consumo.

oggi tutti hanno libero accesso a biblioteche e librerie,previo tempo a disposizione e disponibilità economiche chepossono essere più o meno consistenti, a seconda che ci

si orienti verso una brossurao un’edizione più costosa.

la cultura quindi dovrebbeessere alla portata di tutti,senza distinzioni.

non è esattamente così.siamo nell’italia del Marchesed’onofrio del grillo. la leggedell’Io so io è valida anche perla cultura.

le biblioteche delle nostrecittà sono silenziose, ilpersonale in genere ègentile…

Ma prendiamo il caso di unricercatore solitario, uno chenon lavora per nessuno, maper se stesso. uno cheappena ha un po’ di tempolibero anziché andare agiocare a carte o a pallonecon gli amici, preferiscestarsene in biblioteca asfogliare libri curiosi perdocumentarsi e scrivere a suavolta. certo tipi del genere

non sono comuni, ma esistono.

facciamo finta che il nostro ricercatore solitario stiascrivendo un libro sulla storia delle imbarcazioni, comenascono, quando, dove e perché.

Ha bisogno di materiale per poter dare sostegno a ciò chescrive. la prima regola di ogni buon ricercatore è provaretutto ciò che si afferma con fonti, note a piè di pagina,bibliografia.

niente può essere lasciato al caso, per evitare che il lavoroabbia un taglio dilettantistico o che dia l’ideadell’improvvisazione.

Pieno di buone intenzioni e voglia di fare, il nostro eroe sidirige verso la biblioteca principale della città. all’ingresso

di Maria Antonietta Pinna - [email protected]

Avventure di un povero

ricercatore solitario

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552010 • Sul Romanzo

una ragazza sorridente gli consegna una chiave. conquesta apre una cassetta dentro la quale appoggia laborsa del portatile e alcuni libri. Per pochi centesimicompra dalla ragazza una busta trasparente nella qualeripone i suoi occhiali, il cellulare, il portafoglio ed altrioggetti personali che non vuole lasciare dentro lacassetta. Prende il portatile e si avvia fiducioso versol’interno. non ha la tessera, ma può farla in pochi minuti.lo fanno sedere su una sedia bianca, e click, la foto èfatta. il sorriso un po’ di plastica, gli occhi increduli emiopi. la tessera viene stampata con quella foto che ilpoveretto dovrà portarsi appresso per un anno. si puòentrare ora. inizia la ricerca. si siede al computer dellabiblioteca e inizia a compilare la griglia per trovare i libri.

Perfetto, ci sono tutti, in particolare un testo davverocurioso che bisognerebbe consultare al più presto. sitratta di una seicentina.

il nostro ricercatore chiede di consultare il libro e compilaapposito modulo on line. ormai le biblioteche sono tutteinformatizzate e quindi non c’è più bisogno di compilareil cartaceo che richiederebbe più tempo. chiede di poterconsultare il libro nella sala “manoscritti e rari”.

Perfetto. entra nella sala, prende un posto consegnandola tessera al bancone, attende. un’ora. Passati bellisessanta minuti, si accende una spia sul posto dovesiede, una lucetta piccola piccola che segnala l’arrivo dellibro. finalmente.

si avvia al bancone. la bibliotecaria, occhiali sul naso,gli dice di mostrarle il documento.

«quale documento, scusi?».

«il documento di prammatica in questi casi».

«ossia?».

«ossia il foglio scritto dal professore e debitamentefirmato dallo stesso, attestante che lei sta facendo unatesi di laurea o un lavoro di ricerca per l’università».

«Ma io non sto facendo una tesi di laurea!».

«allora che vuole da me?».

«il libro, devo consultarlo, ho aspettato un’ora per poterlosfogliare».

«forse non ha capito. ce l’ha il foglio scritto?».

«no, non sapevo...».

«e allora niente, ci sono regole precise qua dentro, cosacrede? di poter fare come le pare?».

«Ma io sto facendo una ricerca, devo...».

«se sta facendo una ricerca si faccia firmare un fogliodal suo professore».

«Ma non esiste il mio professore, sono solo io, unricercatore solitario».

«Mi dispiace, ma non può consultare il libro».

biblioteca pubblica di new York

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56 Sul Romanzo • 2010

«Perché?».

«Perché non è previsto che un ricercatore solitario consulti,a che titolo? chi la manda? chi è lei?».

«nessuno».

«se non è nessuno, cosa pretende? non sa che in italiabisogna essere o conoscere qualcuno per poter farequalsiasi cosa? bisogna rispettare le regole. la legge nonammette ignoranza».

«non è previsto che un libero cittadino possa averedesiderio di consultare per motivi di studio e ricerca un librodel seicento?».

«no, non è previsto».

«Ma dove sta il problema, scusi?».

«il problema è che il libro è antico, ha un certo valore,quindi non è per tutti».

«si tratta di un libro!».

«esatto, un libro che non può consultare».

«e poi qui ci sono telecamere dappertutto! che cosa potreifare con quel libro se non leggerlo?».

«non le faccio io le leggi, mi dispiace, sono soloun’impiegata e seguo precise disposizioni».

«Mi dia una ristampa, allora».

«non abbiamo ristampe e credo che neppure ne esistano».

«io ho bisogno di consultare quel libro. sto scrivendo unsaggio».

«Per conto di chi?».

«di me».

«e lei chi è?».

«nessuno».

«a posto, può anche andarsene, adesso. se vuoleconsultare quel libro, venga qui con la firma di qualcuno etutto si accomoda. Ma dove vive? su Marte?».

la cultura non è dunque per tutti.

Art. 3 della Costituzione: Tutti i cittadini hanno pari dignitàsociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzionedi sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinionipolitiche, di condizioni personali e sociali. È compito dellaRepubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico esociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza deicittadini, impediscono il pieno sviluppo della personaumana.

l’articolo 33, 1º comma, della costituzione sancisce:«l’arte e la scienza sono libere».

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572010 • Sul Romanzo

Io combatto la tua idea, che è diversa dalla mia, ma sono pronto a battermi

fino al prezzo della mia vita perché tu, la tua idea possa

esprimerla liberamente.Voltaire

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uSocretinate

Un incontro con Emanuele Tonon

Morgan: καλημέρα emanuele!

emanuele: καλημέρα Morgan!

M: leggevo poco fa queste frasi su un libro di Meneghello:«Parlammo a lungo quel giorno, seduti davanti al fuoco,nel fumo acre e profumato. nello mi disse cosa pensava difare dopo la guerra; erano progetti seri e modesti, e io misentivo vagamente commosso». dopo la guerra, dopo il’68, dopo la crisi. c’è sempre un dopo, l’essere umano cosìconcentrato sul domani. eppure abbiamo davanti agli occhiscene che ci potrebbero donare poca speranza. no?

E: ti rispondo con iversi di una canzonetratta dall’ultimo albumdei Pgr, cronacamontana: «certo lecircostanze non sonofavorevoli e quandomai. bisognerebbe,bisognerebbe niente.bisogna quello che è,bisogna il presente».credo sia pericolosaquesta proiezionecontinua perchéderesponsabilizza. sicercano nel passato(personale e storico) lecause del male e siproietta la possibile curain un futuro ipotetico. ilpresente, l’hic et nunc,

dovrebbe essere oltre che luogo e spazio del dolore ancheluogo e spazio per l’attuazione della felicità. si chiedesempre il sacrificio della vita presente per il conseguimentodi una felicità che sarà domani. e lo fanno le religioni, leideologie, i partiti. ti sei mai domandato perché, giusto perrestare nell’ambito di questa vostra webzine letteraria, diun autore esordiente si dice quasi sempre: «questo autoreci riserverà sorprese. aspettiamo di vedere la crescita diquesto autore». Perché non ci si limita ad apprezzare lapotenza di una nascita, di un esordire carico di stupore,perché si proietta l’esordio in un futuro di realizzazione,rinunciando quasi a godere della meraviglia di quanto oraè, e che potrebbe essere pure testamentario?

di Morgan Palmas - [email protected]

emanuele tonon

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Un incontro con Emanuele TononM: Mi fai pensare a Ecce homo, quando nietzsche, nelprologo, sostiene che ogni risultato, ogni passo avanti nellaconoscenza è una conseguenza del coraggio, delladurezza con se stessi, della pulizia con se stessi. chi hacoraggio oggi nella conoscenza? steiner ci direbbe cheforse vi sono troppi uomini ingenui schiavi della percezionedei sensi. È il nucleo del problema? Prendiamo un casospecifico, senza avere la pretesadi teorizzare. tu vivi nel nordest,come il sottoscritto: Pil, fatturati,aziende, banche, benessere. unsistema che vive nella fiducia delsistema stesso, caricando diaspettative la propria esistenzarispetto al domani. innumerevolipiccole e medie imprese checorrono, galoppano, contro enonostante la crisi economica. ilpresente vive di futuro, l’unicatensione dominante non è etica opolitica – nel senso alto deltermine –, ma epicurea, ovveroconquistare quei piaceri cheripaghino il galoppo: shopping,beauty farm, lussi, ecc. non crediche quella domandasull’esordiente abbia una fonte aldi là della letteratura? non crediche la mutazione in corso siaancor più esplosiva nel ricconordest?

E: Ho scritto un libro che, in parte,è un’accusa durissima al sistemaimprenditoriale del nordest. tu dici, giustamente, che ilpresente vive di futuro ma, ad esempio, per gli operai ilfuturo è sempre stato il miraggio della pensione. Penso amio padre che si è fatto massacrare per trentacinque anni,per morire con seicentonovanta euro di pensione. È questoil futuro di cui dovrebbe nutrirsi il presente? cosa restadella vita dopo dieci ore quotidiane di fabbrica, nellaripetizione coatta dello stesso gesto? un sano epicureismoè necessario, altrimenti uno impazzisce. È chiaro che unosi attacca alla automobile, ai piccoli lussi, alla lobotomiatelevisiva. la devastazione originaria è il lavoro. Penso alDiscorso tipico dello schiavo di silvano agosti: Immaginache tu vivi in un sistema politico, economico e sociale dovele persone sono obbligate, con quello che le sorveglia, afare l’amore otto ore al giorno… sarebbe una vera tortura…e quindi perché non dovrebbe essere la stessa cosa per illavoro che non è certamente più gradevole di fare l’amore,

no?! Per esempio il fatto che la gente vada a lavorare seigiorni alla settimana… certo c’ho il mitra alla nuca… lofaccio, perché faccio il discorso: «Meglio leccare ilpavimento o morire?». «Meglio leccare il pavimento» maquello che è orrendo in questa cultura è che “leccare ilpavimento” è diventata addirittura una aspirazione,capisci?

sai dirmi, Morgan, dove sono,oggi, gli imprenditori alla adrianoolivetti che ai suoi dirigentidiceva: «Voglio che lei conosca ilbuio alle sei del mattino»?

M: senza nostalgie inutili efuorvianti, è vero che le radicisembra abbiano prodotto fruttipessimi, almeno a una primaimpressione, è altrettanto veroche oggi, pur con un percorsointriso di lotte dal basso, sonogarantiti diritti che soltantotrent’anni fa non erano pensabili.ironia della sorte, anzi nessunaironia, tragedia della sorte, ilsistema capitalistico, perutilizzare nomi precisi, ha trovatoin se stesso altre falle,indebolendo tali diritti conquistaticon fatica. il capitalismo maledell’economia? se lasciato abriglia sciolta sì, non possoessere annoverato fra glianticapitalisti, vecchia retoricache non ha portato a nulla, le

timide alternative non hanno scosso il sistema. forse ladecrescita potrebbe essere una soluzione, ma, per venireai nostri argomenti preferiti, ciò che è preoccupante è ilgrado di penetrazione del capitalismo nei luoghi piùimpensabili, a cominciare dall’editoria (si pensi ai costi dellapubblicità), deturpandola non di rado, livellando a ribassola qualità. a volte penso che cioran avesse ragione quandososteneva che «quest’inferno noi lo attendiamo, cifacciamo anzi un dovere di accelerarne l’avvento». ci silamenta del sistema, che riteniamo sempre appartenereagli altri, in che cosa noi tutti siamo complici?

E: siamo complici quando demandiamo ad altri anche ilpiccolo intervento quotidiano che potrebbe modificare lostato di cose. scendere in piazza è facilissimo, farlo col

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culo parato, con la cartadi credito del papà intasca, abitando attici èancora più facile.bisognerebbesemplicemente offrirealla fiamma i peletti delproprio buco del culo.Mettere la propria vitanei proclami. se io tiparlo di fabbrica, te neparlo perché neconosco l’orrore. lenostre parole possonoaspirare ad essereveritative solo seforgiate dall’esperienza.a me veniva da ridere,quando ero unostudente teologo, nelsentir parlare disessualità gente che eraentrata in seminario adieci anni e non avevamai sentito l’odore diuna fica. oggi mi vieneda ridere quandoascolto i rivoluzionaritelevisivi o accademiciche guadagnano in unmese quello che ioguadagno in un anno difabbrica (i più poveri deirivoluzionari ricchi, siachiaro). ricordoun’intervista a Moresco,gli chiedevano cosa nepensasse di un criticoletterario baronale: «a lui piace roba un po’ finta, invececonsidera scrittori come me elitari. Ma come elitari? Hofatto la vita di merda, non ho fatto l’università, ho lavoratonelle fabbriche e io sarei elitario. loro invece sono tuttiprofessori». io credo solo a chi ha pagato, Morgan, tu?

M: Prendi una parola: contraddizione. È ovunque. c’è chise ne ciba in quantità per conquistare sicurezze, sianoesse materiali o psicologiche. Prendi un’altra parola:coerenza. non è ovunque, nella realtà – non a parole –,ma anche in questo caso c’è chi se ne ciba per conquistarealtre sicurezze. tutti, a loro modo, vogliono sentirsi sicuridi qualcosa. È sempre un problema dell’io. e di scelte.Mentre la vita, a dispetto di tutti, dona talvolta eventi cheprima di qualsiasi scelta si subiscono sulla pelle. c’è chi èpiù fortunato di altri. una persona potrebbe studiare la vitae il pensiero di Hannah arendt, ma non è come essere unebreo esule in quegli anni. un oncologo conosce ladiagnosi per un tumore, ma non è come avere un tumore

che si impossessa deltuo corpo.

io non credo solo a chiha pagato, ho proprioun pessimo rapportocon chi parla di coseche non conosce. tuttipossiamo avereun’opinione, ed è giusto,tuttavia con il tempocredo sempre più cheun celebre filosofoviennese la sapesselunga: «non giocare conle profondità dell’altro!».si tratta però dicomprendere se averepagato doni sempreprofondità, che cosa nepensi? che cosa è perte la profondità?

E: la profondità ètestimonianza. i primicristiani venivanoriconosciuti per latestimonianza chedavano della loro fede,fino all’effusione delsangue, non per iproclami. Vedo tantiologrammi, in giro, nontestimonianze. siamotutti nellacontraddizione, Morgan.Ma almeno che ci sia la

tensione al raggiungimento di una testimonianza radicale.È buffo che io debba prendere continuamente lezioni dicomunismo, ad esempio, da milionari. certo, devo stare adascoltarli perché passano in televisione. certo, sono loroche hanno il diritto di venire a dirmi che devo resistere, chedevo lottare. io sto a guardare la loro testimonianzainebetito di felicità, vivo con ottocento euro al mese,quando va di lusso, sapendo che loro, in una delle tre oquattro villazze che hanno, stanno lavorando per me.Vanno in televisione per me. Per la mia fatica. Per la miaimpossibilità ad essere anche solo contento la domenicamattina, non dico felice, anche solo contento perché oggitromberò e mi ubriacherò, oggi che è domenica, chedomani riprenderò a morire. insegnano all’università perme che a quindici anni sono stato costretto ad entrare inun capannone di fabbrica. scrivono libri per me, affinché iofaccia vincere loro i premi letterari (ma sì, diamogli diecimilaeuro che ne ha bisogno, che ne prende solo dodicimila almese, poveraccio!). fanno i giornalisti per me! loro cheguerreggiano per diventare papa di una chiesa fintamente

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atea ma ancora più dogmatica di quella romana. loro cheodiano la chiesa di roma ma ne baciano ad ognioccorrenza il buco del culo. che cosa è per te la verità,Morgan?

M: torniamo alla contraddizione, vedi. c’è da chiedersi sec’è verità nella contraddizione o nella coerenza. Possiamorapportare una verità a tante verità, e trovare d’unsistema filosofico la sua coerenza o contraddizione interna.non credo ai sistemi apodittici o rivelati, di qualsiasiargomento si stia parlando, anche il più banale. Ho le mieprofonde e illusorie sicurezze, benché sia persuaso chesiano esse stesse temporanee. si concentrano in me,moriranno in me e/o con me: grazie a quale arroganza sipuò credere in una verità se un semplice dialogo con unoscintoista giapponese o un tunisino mussulmanodimostrano lapalissianamente che esistono molteplici veritàche impongono di concentrarsi nella ricerca, non nelrisultato? stesso dicasi per la visione politica. relativismo?certo. apprezzare il relativismo come approccio dona unafondamentale umiltà per avvicinarsi all’altro, anche se poisi sceglieranno magari strade diverse. l’unica verità èarroganza e non rispetto delle idee altrui. tu parli dellarappresentanza politica rimpinzata di marketingdemagogico od opportunistico e citi la testimonianza. sì, latestimonianza influenza la società – microcosmo omacrocosmo –, questa è la ragione della necessitàdell’impegno, qualunque sia. la testimonianza radicale nonè di questi tempi, esporsi è rischioso. Vale il rischio? aquale prezzo di vita?

E: Morgan, il nostro piccolo dialogo percorre ormai stradeche all’inizio nemmeno immaginavo. certo che vale ilrischio. lo vale nella misura del corpo a corpo, non delleastrazioni. lo vale mentre non solo parlo degli ultimi, deipoveri, ma quando ne parlo essendo ultimo, povero.quando combatto contro la miseria ma affermo che lapovertà è un valore, essendolo, povero, volendolo essere.come a battezzarmi, a ridiventarlo ontologicamente. nonsolo come dato statistico, come oggetto di indaginesociologica o vergognosamente giornalistico. ti dicoquesto perché mi piacerebbe chiudere il tutto nel fareletterario. Vedi, ho cominciato a scrivere da povero,continuo a farlo. Ma provavo vergogna, perché non avevola consacrazione delle scuole, pur potendo aspirareall’accademia i miei potevano solamente darmi la stradache avevano percorso loro buttando sangue. dopo lafabbrica da adolescente, per me è arrivata la teologia. edalla teologia sono tornato alla fabbrica. apolide, daentrambe le parti. dagli “intellettuali” il rifiuto della

condizione di nascita,dagli operai il rifiutoperché “intellettuale”.Ho cominciato ascrivere sicuramenteper una tara maanche perché vedevoogni giornol’umiliazione di miopadre, perché sonostato umiliato a miavolta. Vedevoquell’impossibilità adessere felici, almenoun poco, quelcontinuo esserebastonati. c’era unragazzo, un giorno,avevo diciassetteanni. un macchinariogli portò via un dito.si vergognava,chiedeva perdono aipadroni di aver persoquel dito. nonpiangeva per il ditopreda della frese,piangeva perchédoveva lavorare equel ditinomassacrato potevapregiudicare il suostare al mondo. e ilsuo mondo era staredieci ore al giornosotto un capannone,nel frastuonointollerabile, tra bestemmie e infinita mancanza di sonno,infinita mancanza di vita. ecco, forse quel giorno mi ècapitato di cominciare a scrivere.

M: δε φτάνει (ci vuole altro…).

e: άσε την πόρτα ανοιχτή (lascia la porta aperta!).

Emanuele Tonon vive a cormons, in provincia di gorizia.Ha esordito nel 2009 con il romanzo Il nemico, isbnedizioni.

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uL’angolo delle interviste

A cura della Redazione

Francesca Ruggiu Traversi

Lei è interessata ailibri per ragazzi: unapassione?

Ho una grandepassione per la letturae per le storie ingenerale. leggo ditutto, anche moltiromanzi per adulti,ma quelli perbambini e ragazzisono i miei preferiti:mi piaceimmergermi inmondi fantastici evivere nuoveavventure. oggipoi la letteraturaper ragazzi èdavvero vasta,

c'è un'ampia scelta, e a volte èsottile il confine tra romanzo per ragazzi e

romanzo per adulti. Personalmente non mi piace metteretroppe etichette. se una storia è coinvolgente e faprovare emozioni, può andar bene per un ragazzo comeper un adulto. È una bella storia e basta.

E poi ha pubblicato il suo primo libro con EinaudiRagazzi: Il mistero del gatto d’oro. Ci raccontabrevemente il percorso che l’ha portata dalla primaparola dell’incipit alla pubblicazione?

Ho scritto questo romanzo per partecipare a un concorsoorganizzato da una piccola casa editrice, classificandomial terzo posto. non avevo tutta la trama in mentedall'inizio, ho cominciato a scrivere di uno scoiattolinoche correva in un bosco, inseguito da due volpi, e poi miè venuto in mente il resto della trama e sono andataavanti. Mi hanno proposto la pubblicazione del romanzocon richiesta di contributo, ma ho rifiutato e l'ho speditoin valutazione a diverse case editrici. dopo sette mesiho ricevuto la telefonata di edizioni el, che ha deciso dipubblicarlo nella collana storie e rime di einaudiragazzi.

È soddisfatta finora? Ci segnala qualche debolezzadel mondo editoriale che ha incontrato?

sì, sono molto soddisfatta. credo infatti che sia moltodifficile arrivare alla pubblicazione, e sono felicissima chele edizioni el abbiano creduto nella mia storia dandomiquesta possibilità concessa a pochi.

qualche debolezza del mondo editoriale? Hol'impressione che molte case editrici preferiscanotradurre prodotti esteri che hanno già avuto successo nelpaese d'origine, per andare sul sicuro, o comunquepubblicare autori italiani già affermati. scrivere unabuona storia non significa che si verrà pubblicati, e se siè esordienti è molto più difficile farsi notare. Però perfortuna non sempre è così, e il mio caso è un esempiodi apertura verso nuovi autori italiani.

Un aspetto che ci ha molto incuriosito è la suacollaborazione con l’Associazione Donatori di Voce(ADOV) di Pavia: come l’ha conosciuta?

Me ne hanno parlato degli amici e ho subito mandatouna e-mail per avere informazioni. Ho pensato che fosseun'attività a cui potermi dedicare, dato che mi è semprepiaciuto leggere a voce alta. Mi hanno chiesto dimandare un cd con la mia voce registrata (si richiede unalettura chiara e senza particolari inflessioni o accenti) edopo la risposta positiva mi sono iscritta come socia eho iniziato a registrare.

In che cosa consiste leggere e registrare voci pernon vedenti? Può parlarci di qualche sua esperienzae riflessione a riguardo?

io registro a casa. le uniche cose che servono sono uncomputer e un microfono, e si può leggere un libro ascelta, comunicandolo all'associazione prima dicominciare. io registro soprattutto libri per ragazzi chesono richiesti non solo da ipovedenti ma anche dabambini dislessici. È un'attività che si può svolgerequando si ha un po' di tempo a disposizione. ci si deveperò dedicare con impegno e attenzione. tecnicamente

francesca ruggiu traversi

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parlando: si deve cancellare e ripeterequando si fanno degli errori, quando cisono dei rumori fuori campo, quandosi è interrotti da una telefonata oaltro. cerco sempre di leggere senzatroppa enfasi ma neanche inmaniera piatta, ho ancora molto daimparare e sicuramente si puòmigliorare con l'esperienza.

una cosa carina che ho fatto èstata leggere anche il mio libro Ilmistero del Gatto d'Oro. a mepiacerebbe molto ascoltare unlibro letto dal suo autore, perciòpenso che possa incuriosire einteressare.

ultimamente ho letto il libroTwilight di stephenie Meyer, ilprimo di una saga moltopopolare tra gli adolescenti,e ho saputo che la miaregistrazione è piaciuta eche aspettano con ansia ilseguito. questa notizia miha fatto molto piacere e miha dato nuova carica percontinuare in questaattività.

Dove nasce il suo impegno nel sociale?

È la prima volta che mi dedico al volontariato e hoiniziato circa due anni fa. in passato non ne avrei avutoil tempo. sono felice di dedicarmi a questa attività.conosco persone con seri problemi alla vista, epurtroppo so bene cosa vuol dire non avere lapossibilità di leggere un libro.

Pensa che la letteratura possa avere un ruolo inalcune difficili condizioni?

sicuramente. come nel caso, ad esempio, dellepersone non vedenti che tramite il “libro parlato” hannola possibilità di ascoltare le opere della letteratura. Maanche in altre situazioni di disagio secondo me ha unruolo fondamentale. il libro, con le storie e i personaggiin esso contenuti, è un amico e un compagno di viaggio.con un libro da leggere non si è mai veramente soli.

E magari scappa un sorriso, crede che la maggior

parte dei ragazzi rida oggi con acutezza?

È difficile da dire. io nellestorie uso sempre l'ironia,perché mi piace divertirmimentre scrivo e perchéamo creare personaggibuffi e situazioni chesuscitino il sorriso in chilegge. spesso faccioapparire ridicoli proprio ipersonaggi più cattivi, perrendere divertenti anche lescene che dovrebbero esseredrammatiche, e ho notato chei bambini apprezzano moltoqueste parti del libro. amanovedere il cattivo della storiamesso in ridicolo. sono anchemolto svegli ed intuitivi e quandomi capita di chiedere loro comeandrebbero avanti in un ipoteticoseguito della storia, sanno proporresituazioni fantasiose, capaci di farridere me e i loro compagni.

Ha qualcosa in cantiere per loro:

un nuovo libro magari…?

sì, un nuovo libro che uscirà fra poco,nel mese di giugno, sempre nella

collana storie e rime di einaudi ragazzi. questa voltail protagonista è un bambino di dieci anni di nometommy che va in vacanza da suo zio livido, scrittore distorie di fantasmi. qui tommy vivrà un'avventura da“brivido” con la sua nuova amica Pippina. una storia difantasmi, che potrebbe avere un seguito...

Grazie per questa preziosa intervista.

grazie a voi per questa piacevole chiacchierata.

Francesca Ruggiu Traversi è nata e cresciuta aVerbania, sul lago Maggiore, e risiede a certosa diPavia. dopo aver compiuto studi classici ed essersilaureata in giurisprudenza, ha iniziato a scrivere storieper i piccoli lettori, pubblicando il suo primo libro coneinaudi ragazzi nel 2007.

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Corsi di alfabetizzazione strutturati in baseall’utenza e ad ogni eventuale richiesta del committente. Corsi di formazione per insegnanti, mediatori culturali, operatori sociali sui temi inerenti lo spazio interculturale.Laboratori artistici e sensoriali per bambinie ragazzi delle scuole.Interventi educativi volti a prevenire o ridurreil rischio di emarginazione sociale.Progettazione e attivazione di interventi socio educativi in ambiti internazionali.

Progetto web personalizzato:il sito del Giardino dei Viandanti è

l’ indirizzo dove trovare ri�essioni e approfondimenti sui temi interculturali.

Laboratori del fare strutturati e de�niti per fasce d’età.

Laboratori artistici e sensoriali per bambini e ragazzi delle scuole.

Organizzazione e gestione di mostre d’arte.Proposte editoriali a tema interculturale.

Assistenza per il disbrigo di pratiche burocratiche per il migrante.Assistenza legale con il supporto di uno studiospecializzato in diritto dell’ immigrazione.Percorsi di orientamenteo su speci�ca richiestadell’ utenza con il supporto di counselor e coach specializzato.Consulenza �scale per la compilazione delladichiarazione dei redditi presso un commercialista specializzato.Servizi di intermediazione e facilitazionelinguistica per favorire l’inserimento sociale(stipula del mutuo, acquisto a�tto casa...)

Area Socio educativa

Comunicazione

Servizi alla persona

tutte le foto utilizzate sono di Annamaria Volpi

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La moralità non è propriamente la dottrina del come renderci felici,

ma di come dovremmo diventare degni di possedere la felicità.

Immanuel Kant

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uLa poesia e il racconto

sceglieremo sempre una poesia e un racconto fra quelligiunti a [email protected].

nel prossimo numero ci dedicheremo a una tematicaattualissima: il rapporto fra Nord e Sud in Italia.

i racconti saranno di una lunghezza massima di 16.000caratteri (spazi inclusi).

le Poesie saranno in forma libera.

inviate i vostri lavori a [email protected], inOggetto: racconto o Poesia.

scadenza venerdì 30 aprile.

allegate una breve scheda biografica che non dovrà esseresuperiore a 800 caratteri (spazi inclusi).

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La bellezza

di Arianna Girelli

Risvegliato da un sonno abbandonato, ho pianto di gioia per l’improvvisofreddo e qualcuno disse: “È nato! È nato!”. Non mi volevano all’inizio… un viso

bello come il mio, dopo un poco spiatodalla scienza; lei mi vide e recisoil sentimento con papà ha datovita alla vita, al grembo il segno inciso.

Poteva essere un’altra brutta storia, di brutto e bello si tace, non certo di legittimo o illegittimo, amore

d’una madre confusa; pazzia e boriadi chi naviga in un vago deserto,poco prima muore, bacia poi il cuore.

Arianna Girelli è nata a Verona nel 1979 e vive abologna, è una commessa presso un negozio diabbigliamento. da sempre amante della poesia, nelegge troppa, attende di pubblicare la sua primasilloge. nel tempo libero scrive poesie e cura le suepiante.

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È davvero difficile sostenere che siamo tuttiuguali.

Esistono troppi mondi sconosciuti intorno anoi, di cui possiamo ignorare completamentel’esistenza fino al giorno in cui non siamocostretti per qualsiasi motivo ad accorgercene,ad entrarvi, anche solo a sfiorarli per unmomento.

Tu sei una delle mie migliori amiche, ciconosciamo da molto tempo e abbiamo unlungo patrimonio di ricordi comuni che rafforzail nostro legame, tuttavia so che oggi qualcosaci divide, mentre camminiamo insieme per levie della città ed entriamo in questo palazzodall’aspetto severo, che alla vista incute unaleggera soggezione, soprattutto a te che ne staioltrepassando la soglia per la prima volta.

Mi hai già detto tempo fa che non hai maiavuto occasione di entrare in una “ResidenzaSanitaria per Anziani”, un luogo particolaredove vengono ricoverate le persone non più ingrado di vivere un’esistenza normale quandodiventano troppo vecchie e malate, ma non misono certo meravigliata per questo.

Sono luoghi di cui si preferisce ignorarel'esistenza e di cui in fondo non si parla maivolentieri: se poi non è strettamentenecessario, si evita accuratamente di varcarnela soglia, e di entrare in contatto con ciò cheospitano fra le loro mura.

Un tempo venivano chiamati “ospizi”, poiingentiliti in “case di riposo”, e alcuni di essiavevano nomi o soprannomi immortalati dallatradizione popolare, come quel Pio AlbergoTrivulzio che per tutti i milanesi di lunga dataè, e sarà sempre, “la Baggina”.

Erano luoghi in realtà tristemente noti per illoro squallore, dove nessuno si augurava di

dover trascorrere gli ultimi anni di vita.

La modernità e l’efficienza del ventunesimosecolo hanno creato le “Residenze Sanitarie perAnziani”, dando loro una denominazione chedovrebbe suonare rassicurante per i ricoverati,ma soprattutto per coloro che vengono costrettida troppe circostanze a compiere il gestodoloroso e definitivo di separarsi da unapersona amata, spesso dopo molti e molti annidi difficile convivenza.

Anche questa sigla RSA suona però fredda,artificiosa e burocratica come quasi tutte lealtre sigle di conio recente, che pretendono dietichettare con supposta efficienza svariatiproblemi, il che però non implicaautomaticamente una loro rapida e facilesoluzione.

Oltre il pesante portone dagli spessi vetrisfumati si apre un vasto ingresso, controllatoda una graziosa impiegata che dispensa sorrisistando seduta dietro a un bancone, chestarebbe benissimo nell’atrio di albergo o diuna società importante.

Quasi subito però, l’affacciarsi da uno deicorridoi che si diramano dall'ingresso diun’infermiera in uniforme azzurrina, intenta aspingere una sedia a rotelle su cui troneggia unuomo dalla schiena ricurva e dagli occhisemichiusi, cancella ogni illusione: siamoentrate in un mondo diverso, che non ha nullaa che vedere né con un grande ufficio né con unalbergo, anche se di quest'ultimo cerca disimulare l'apparenza.

C'è persino un cavalletto, posato a pochi passidal banco della ricezione, su cui è posato ungrande blocco di fogli su cui compaiono i menuproposti di giorno in giorno agli ospiti,composti da piatti dai nomi invitanti evagamente ricercati.

Mondi a parte

di Annamaria Trevale

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Mondi a parte

Voci strane, stridenti o lamentose, ci arrivanoa tratti, confuse e sovrapposte fra loro, mentreiniziamo a percorrere uno dei lunghi corridoi,che dovrebbero essere insonorizzati ma inrealtà non lo sono così tanto da attutire deltutto la forza di certi suoni.

Tu sei perplessa ma non fai nessuna domanda,forse non osi.

Ti limiti ad osservare l’ambiente circostante ea lanciare cautamente qualche commentogenerico sul suo aspetto luminoso e ordinato,almeno finché raggiungiamo una delle sale disoggiorno dove sono raccolti parecchiricoverati, cercando la persona che siamovenute a trovare: mia zia Luisa, afflitta dalmorbo di Alzheimer allo stadio terminale.

È seduta in fondo al vasto salone, o megliorattrappita su una sedia a rotelle che leinfermiere accostano a uno dei grandifinestroni che illuminano il locale, nellaconvinzione che le piaccia osservare ciò che sipuò vedere del mondo esterno.

Io, guardando i suoi occhi spenti, che spesso sichiudono come per arrendersi ad una

sonnolenza che però non sa dare sollievo,perché dopo pochi istanti un impulsoincontrollabile la costringe a riaprirli, perriabbassare le palpebre subito dopo, penso cheLuisa non abbia più da molto tempo alcuninteresse per ciò che si può osservare oltre lagrande vetrata. Il mondo esterno e la stradacon il traffico di auto e di passanti non riesconoassolutamente a catturare il suo sguardo, cheè incapace di fissarsi su qualsiasi cosa.

Come faccio ad ogni visita, mi siedo accanto alei, le parlo e le accarezzo le mani, che simuovono senza requie sul piano della tavolettafissata al bordo della sedia a rotelle davanti alei, in preda a chissà quale smania di compieregesti ormai dimenticati. Sono trascorsi anni daquando quelle mani erano in grado di svolgereun'infinità di compiti, dalle banali faccendedomestiche a certi ricami finissimi e laboriosiche sono rimasti a casa mia, conservati concura nei cassetti della biancheria.

Luisa percepisce la mia presenza e mi sorride.

Non ha la più pallida idea di chi io sia, perchéaveva smesso di riconoscere le persone giàmolto tempo prima di essere ricoverata qui, male fa sempre piacere ricevere delle attenzioni:le carezze, i sorrisi, le voci affettuose sembranoriuscire a colpire ancora in qualche modo la suamente offuscata.

Tu mi imiti, un po' impacciata, ma intanto nonpuoi fare a meno di notare l'aspettosconcertante degli altri ospiti che occupano ilsalone intorno a noi.

Maria da giovane doveva essere molto bella, elo si intuisce ancora contemplandone i grandiocchi azzurri e i lineamenti fini del volto,nonostante il reticolo di rughe, ma ora il suocorpo appare come un mucchietto informe diossa accartocciate sulla carrozzina,

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pietosamente mimetizzate sotto la coperta dilana a colori vivaci perché lei ha sempre freddo,persino in piena estate.

Santino non parla più da molto tempo e se nesta tutto il giorno davanti al televisore acceso,indifferente alla rete su cui è sintonizzato e aiprogrammi trasmessi, emettendosaltuariamente dei mugolii che potrebberoessere di soddisfazione, ma anche di critica aciò che vede, se solo qualcuno fosse in grado diinterpretarli.

Se anche un giorno decidesse di averneabbastanza di tutta questa televisione,difficilmente le infermiere se ne potrebberoaccorgere, abituate come sono a parcheggiareogni pomeriggio la sua sedia a rotelle davantiall’apparecchio acceso.

Rita chiede insistentemente e ritmicamenteaiuto, con una voce monotona e metallica chedopo un po’ diventa un sottofondo che si cercad’ignorare, sapendo che la sua richiesta è deltutto immotivata, puro impulso dettato da uncervello in disfacimento: tuttavia non è pernulla facile fingere di non sentirla.

Rachele sorride con gentilezza a tutti, apparesempre di buon umore e disposta achiacchierare, ma poiché la sua memoria nonesiste più è incapace di sostenere unaconversazione: qualsiasi persona si stanca asentirsi ripetere la stessa domanda dieci voltedi seguito, prima di comprendere che la suainterlocutrice non sarà mai in grado ditrattenere nella mente una risposta.

Alberto cammina, cammina sempre.

Il suo vecchio corpo affaticato e malfermo forsevorrebbe riposare, ma è obbligato a obbedire aquell’impulso infernale a muoversi senzatregua, che solo la morte probabilmenteriuscirà a fermare.

Già, la morte.

Aleggia fra queste mura chiare, in questi spazifintamente accoglienti, come un ospitesupplementare e poco gradito, ma di cui si sa

che farà la sua inevitabile comparsa di tanto intanto: perché che cos’è in definitiva questoluogo se non una specie di area di parcheggioprima dell’incontro fra queste personestremate e il loro salto nel buio?

Il personale che si aggira per stanze e corridoi,per contrasto, è giovane e forte: ragazze eragazzi dall’aspetto sano e robusto, spesso diorigine straniera e provenienti da paesilontani.

Lavorare qua dentro costa fatica e comporta lanecessità di svolgere compiti non sempregradevoli, perché gli anziani vanno accuditi,lavati, ripuliti quando si rovesciano addosso ilcibo a tavola, e come dei neonati fuori misurasono tutti provvisti di pannolini.

Eppure anche questi giovani uomini e donne,dopo essere stati per molte ore a contatto concorpi in disfacimento e menti ottenebrate,usciranno ogni volta per tornare a casa, eritroveranno una vita normale, gli affetti, gliamici, e avranno come tutti desiderio didivertirsi, dimenticando il mondo diverso dovelavorano.

Questo mondo a parte, di cui non tutticonoscono l’esistenza finché non hannooccasione di sfiorarlo.

Il medico di reparto se ne sta per la maggiorparte del tempo nel suo studio a svolgere unnoioso lavoro di routine, somministrandofarmaci e compilando cartelle cliniche che nongli verranno mai richieste, perché nessuno deisuoi pazienti uscirà vivo da questo luogo.

Mi sono chiesta spesso quanto possa esserefrustrante, per una persona che ha studiatomedicina per anni con lo scopo ovvio e naturaledi curare le persone, per mantenere o riportarealla piena efficienza i loro corpi, questo passarele giornate assistendo soltanto all’inesorabiledisfacimento di decine di malati terminali,controllando che assumano farmaci costosi edinutili e misurando funzioni vitali divenuteininfluenti.

A che serve che Luisa Maria e Alberto abbiano

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il cuore e la pressione in ottimo stato se le loromenti si sono spente?

Chissà se queste persone, potendo riacquistareper un attimo la lucidità necessaria a prenderecoscienza del loro sopravvivere in unacondizione subumana, vorrebbero continuarea farlo.

Senza pensieri, senza emozioni, senzamemoria... senza piacere, senza dolore.

Senza soprattutto la dignità di sentirsi ancorauomini e donne come per tutta la partecosciente della loro esistenza.

Il medico passa fra loro tenendo per sé i suoipensieri, poi torna nello studio a sfogliarecartelle cliniche, e ad accontentare le esigenzedei burocrati.

“Fino a quando si può restare?” mi chiedi ora,e capisco che in realtà vorresti sapere se nonsia possibile andar via, perché questo luogo tiha turbata più del previsto, come tutti coloroche ci vengono per la prima volta.

Posso immaginare quali pensieri ti stianopassando per la testa, perché di sicuro nonsaranno molto diversi dai miei, ma preferisconon farmeli raccontare.

“L’orario di visita termina fra mezz'ora, ma èinutile trattenerci ancora, e se vuoi possiamoandare. Sei stata gentile a venire, anche se noncredo ti abbia riconosciuta.”

Usciamo senza voltarci indietro, mentre Ritacontinua a chiedere aiuto e Alberto ritorna apercorrere per la centesima volta il corridoioche ci lasciamo alle spalle.

Torniamo al mondo “reale”, dove parleremo difigli e mariti, di progetti e di speranze,relegando il pensiero di quel “mondo a parte”nell'angolo più remoto della nostra mente.

Annamaria Trevale è nata a Milano nel 1958. Hapubblicato due raccolte di racconti (in prima persona,Maremmi 2003 e solitudini, Prospettiva 2008) esvariati racconti su riviste e antologie, quattordici deiquali nelle instant-anthologies di giulio Perroneeditore. Ha partecipato a due volumi scaturitidall'esperienza del multiblog ibrid@menti creatodall'università ca' foscari di Venezia: Pratichecollaborative in rete (Mimesis 2008) e dai blog aisocial network (Mimesis 2009).

collabora a siti e riviste letterarie online.

blog personale: http://paginebrevi.splinder.com

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