Strozzi News 2012

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GIUGNO 2012 ANNO VI NUMERO SPECIALE STROZZI NEWS STROZZI NEWS GIORNALE SCOLASTICO DELLA SECONDARIA INFERIORE DI PRIMO GRADO “BERNARDO STROZZI”

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Giornale scolastico della secondaria di I grado "Bernardo Strozzi"

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GIUGNO 2012 ANNO VI NUMERO SPECIALE STROZZI NEWSSTROZZI NEWS

GIORNALE SCOLASTICO DELLA SECONDARIA INFERIORE DI PRIMO GRADO “BERNARDO STROZZI”

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Il giornale scolastico “Strozzi News,” ideato e coordinato dal prof. Maurizio Braggion, si av-vale anche quest’anno della preziosa collabora-zione di Vittorio De Benedictis, caporedattore del Secolo XIX , che ha incontrato nel mese di maggio i ragazzi partecipanti al progetto. Nella fase conclusiva dell’incontro sono stati letti alcuni degli articoli che sono stati inseriti in questo numero speciale.

La redazione di Strozzi News ha coinvolto anche quest’anno oltre agli alunni del laborato-rio di giornalismo, varie classi dei plessi di via Era e via Vecchi, e gli alunni della scuola ospedaliera del Gaslini.. Gli argomenti di que-sto numero speciale sono vari ,si parla del di-mensionamento della Strozzi e di scuola in ge-nerale, dell’alluvione di Genova, del naufragio della Concordia, degli incontri con il Cardinale Bagnasco e don Gallo, di Giovanni Falcone, della strage di Bhopal, di problemi ambientali e giovanili, di sport ,giocato e non, e di molto altro ancora. C’è anche spazio per la fantasia, con le interviste immaginarie a grandi scrittori e personaggi letterari(Joyce ed Eveline) o per-sonaggi storici(Alessandro Magno), e per la musica.

Strozzi News” sarà presentato anche quest’anno ,nell’Aula magna del Gaslini Ospi-te d’onore sarà Adriano Sansa(nella foto) presi-dente del Tribunale dei Minori ed ex sindaco. Negli anni scorsi abbiamo avuto come ospiti-degli sportivi: l’allenatore Novellino e l’arbitro Farina e degli amministratori cittadini: il presi-dente della Provincia, Repetto, il Sindaco Mar-ta Vincenti e la vicepresidente della provincia Marina Dondero. Ricordiamo con piacere che Strozzi News ha vinto in questi anni premi prestigiosi: oltre ad essere stato più volte pre-miato per il progetto del Secolo XIX “Il Gior-nale in classe” (quest’anno ha appena ricevuto la targa) si è aggiudicato i premi “Regiornalando”, Penne Sconosciute, per due volte, e il diploma di gran merito al Premio na-zionale scolastico Alboscuole.

E' tempo di rivoluzioni e la Strozzi come molte altre scuole di Genova non ha potuto essere da me-no! In provincia, come nel resto d’Italia, per ragioni di bilancio, le scuole secondarie di I grado, al di sotto dei mille alunni sono state infatti accorpate a scuo-le primarie di zona, per dare vita a istituti compren-sivi. La nostra sede di Via Era è stata unita con le scuole dell'Infanzia Cavallotti e Bottini , con le Elementari Govi, Giustiniani e Vernazza e, chiaramente, tutte le varie sezioni dell'Ospedale Gaslini, prendendo il (banale) nome di Istituto Comprensivo di Sturla (WOW!!). I nostri colleghi di Via Vecchi, invece, con le scuo-le dell'Infanzia Pratone, D'Eramo e Fabrizi, con le Elementari Sacro Cuore, Palli, D'Eramo e Fabrizi formeranno l'Istituto Comprensivo Quarto. La fan-tasia dei nostri consiglieri provinciali, che hanno approvato e trasmesso la loro delibera alla Regione che l’ha poi approvata, senza variazioni,è stata messa veramente a dura prova! Raccontava tempo fa una professoressa della Stroz-zi di Via Era, che insegna qui da ancor prima dell'u-nione tra i due plessi di Sturla e Quarto, che le due scuole (ex Strozzi e ex De Toni), furono inizial-mente contrarie alla "fusione". Da allora, molto è cambiato, tanto che ora la divisione è stata vista-con dispiacere,. Insomma, gli insegnanti dei due plessi di Sturla e Quarto( o almeno la maggior parte di essi) non avrebbero voluto assolutamente sepa-rarsi. L'indiscussa “boss” delle bidelle di via Era, l'istituzione della scuola, colei che vi lavora da più tempo, da quando la Strozzi ancora si chiamava De Toni, insomma, la bidella Francesca, ci ha detto che rimarrà nel comprensivo di Sturla. Probabilmente anche i professori sceglieranno di rimanere nel plesso della scuola in cui stanno insegnando quest’anno.

ADDIO STROZZI

LA REDAZIONE

Strozzi News è ideato e coordinato dal prof. Maurizio Braggion , Diret-

tori: Filippo .Airoldi e Lorenzo. Murru .La Redazione centrale Matteo Airoldi , Federico Barbano, Francesca.Passaro e Alberto Tonet (caporedattori), Simone Bartoli, Caterina Cosenza, Elena Guidetti, Chiara Mastroianni, Matteo Moretto, Giordano Musso, Giulia Parodi, Giulia Rob-biano, Benedetta Schoen, Alessandro Rossini e gli alunni delle classi dei plessi d via Era e via Vecchi che, insieme agli allievi della sezione ospeda-liera, hanno collaborato per la realizzazione di questo numero.

Un grazie per la collaborazione alle professoresse Rita Garbato, France-

sca Chiocci, Nicoletta Aicardi. Daniela Cavallin, Cristina Delorenzi, Ga-

briella Demicheli, Alfredina Gasparini, Carla Guglieri, Nazzarena Pacini,

Enrica Ponte, Maria Rossi, Vera Vazzoler, Angela Vernizzi e alla prof.

Irene Monaco, che ha curato anche l’organizzazione dell’evento al Gasli-

ni.

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EDITORIALE

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di Febe Ausonia, Federico Barbano, Daniele Bini e A-

driano Soddu

Ci ha colpito molto la vicenda della morte di due sorel-line, una di otto anni, di nome Gioia, e l’altra di nean-che un anno, Janissa, travolte e uccise in via Ferreg-giano da un’onda di fango e detriti , durante la terribi-le alluvione di Genova dello scorso autunno. Insieme a loro è morta la mamma. La più grande, Gioia, fre-quentava la scuola Giovanni XXIII. Nella sua classe, la III B , sul banco vuoto, alla ripresa della scuola, c’erano una sua foto con lei che sorrideva e dei cartel-loni rossi con i saluti dei compagni. "Ciao Gioia, non ti dimenticheremo mai..." ha scritto uno di loro. Sul Secolo XIX del giorno successivo erano stati pubbli-cati alcuni disegni che i bambini della III B avevano realizzato per ricordarla. Nella prima immagine si ve-deva Gioia, vestita in blu e con un ombrello traspa-rente davanti al viso. La bambina che aveva fatto quel disegno usava il verbo al presente, perché Gioia era

come se fosse ancora lì, come se non se ne fosse anda-ta per sempre. In un altro disegno la bimba era rappre-sentata come un angelo, con le ali azzurre. Per restare in tema, su un lenzuolo steso sul balcone della scuola, c’era scritto:"Un saluto agli angeli in cielo" .

IL RICORDO DI GIOIA NELLA SUA SCUOLA

Anno VI NUMERO SPECIALE

Fabio Schiaretti, titolare della trattoria De Marino in via Isonzo, a Sturla è morto in un tragico incidente stradale a fine gennaio tra Isola del Cantone e Vignole , Ne parliamo soprattutto perché Fabio era stato uno degli eroi dell’alluvione di Genova. Aveva salvato , rischiando la vita, un uomo che stava annegando in via Isonzo, nei pressi del suo locale. Addio eroe!

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di Lorenzo Murru

L’India alla fine di aprile di quest’anno ha messo in orbita un missile a potenzialità nucleare, qualche giorno prima ci aveva provato, senza successo, la Corea del Nord. E sono solo gli ultimi esperimenti. Insomma la follia nucleare continua. Leggere queste notizie mi ha fatto ripensare ai bombardamenti ato-mici su Hiroshima e Nagasaki, effettuati dagli ameri-cani ,il 6 e il 9 agosto del 1945 , per costringere il Giappone alla resa. Li ordinò il presidente americano Truman, succeduto a Roosevelt. La mattina del 6 a-gosto alle 8.16, gli statunitensi lanciarono la bomba atomica "Little Boy" , un ordigno all uranio 235, da 5 tonnellate, sulla città giapponese di Hiroshima, tre giorni dopo essi scagliarono un'altra bomba, chiama-ta "Fat Man", su Nagasaki. Paul Tibbets, il pilota del B-29, allora colonnello dell'Air Force, che sganciò la bomba atomica su Hiroshima, morto nel novembre del 2007, a 92 anni aveva chiamato con il nome della madre, Enola Gay, il bombardiere che il 6 ago-

sto 1945 colpì la città giapponese. Il numero di vitti-me dirette dei due attacchi atomici fu di duecentomila persone, quasi esclusivamente civili.. Fu scelta la data del 6 agosto perché nei giorni precedenti il cielo era molto nuvoloso. A maggio si era tenuta una riu-nione segreta negli USA, in cui si era deciso che la bomba atomica non sarebbe stata utilizzata contro un solo obiettivo militare. Vennero infine scelte per l'at-tacco Hiroshima e Nagasaki.

Mi ha colpito leggere su Wikipedia la testimonianza del famoso padre Pedro Arrupe, gesuita, allora in missione in Giappone: "Ero nella mia stanza alle 8.15, quando improvvisamente vedemmo una luce accecante, come un bagliore al magnesio. Non appe-na aprii la porta che si affacciava sulla città, sentim-mo un'esplosione formidabile simile al colpo di vento di un uragano. Allo stesso tempo porte, finestre e muri precipitarono su di noi in pezzi. Salimmo su una collina per avere una migliore vista. Da lì potemmo vedere una città in rovina: di fronte a noi c'era una Hiroshima decimata...Non dimenticherò mai la mia prima vista di quello che fu l'effetto della bomba ato-mica: un gruppo di giovani donne, di diciotto o venti anni, che si aggrappavano l'un l'altra mentre si trasci-navano lungo la strada".

Tre giorni dopo Nagasaki subì la stessa sorte.

Paul Tibbets comandante, come ho detto in prece-denza, dell'Enola Gay affermò: “Non sono orgoglio-so di aver ucciso 80.000 persone, ma sono orgoglioso di essere partito dal niente, aver pianificato l intera operazione ed essere riuscito ad eseguire il lavoro perfettamente,la notte dormo bene". Sono parole ter-ribili, che si commentano da sé.Dopo Hiroschima lo scienziato Oppenheimer disse: "Per almeno cent'anni saremo figli di questo lampo”:

Mi chiedo se ciò che accadde allora è “umano”. Si-curamente no. Non so come gli americani abbiano potuto compiere un'azione simile.

UNA TRAGEDIA DA NON DIMENTICARE

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Pochi lo sanno, ma il radon elemento chimi-co incolore e incolore, che si trova in rocce e terreni contenenti ura-nio e radio, ma anche in materiali da costru-zione come il granito e il tufo, inalato sotto forma di invisibili par-

ticelle, è responsabile, in Italia del 10% dei casi di tumore polmonare. Una percentuale altissima, che lo colloca al secondo posto nella graduatoria dei fattore di rischio di questa malattia Traducendo le percentuali in numeri, si può dire che a causa di esso morirebbero in Italia circa 3000 persone all’anno! Per combattere questo gas, dico-no che sia utile aerare spesso l’ambiente casalingo e lavo-rativo e verificare con regolarità se è presente a casa e sul lavoro. Come se fosse facile!

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di F.A.

Il 23 maggio di vent'anni fa, cioè nel 1992 fu ucci-so dalla Ma-fia Giovanni Falcone.

Mi sono in-formato su quella tragica

giornata e voglio raccontarne la cronaca.

Il magistrato è soddisfatto, quel giorno, anche perché l'incontro al Ministero della Giustizia è stato molto fruttuoso. Probabilmente pensa finalmente di inca-strarli, quelli(i mafiosi). Dopo appena 53 minuti di volo il jet atterra all'aeroporto di Punta Raisi. Una volta a terra, il giudice vuol guidare lui l’auto. L'au-tista giudiziario capisce e lo fa guidare. Lui si siste-ma dietro, lasciando il posto accanto a Falcone alla signora Morvillo, la moglie. Il “convoglio” di Fiat Croma blindate si dirige finalmente verso Palermo. E' una giornata tranquilla. Il capo scorta, il comandante della Squadra Mobile Arnaldo La Barbera, ordina di non mettere nemmeno le sirene. Durante il tragitto, un' auto si affianca, in una strada parallela, al convo-glio di Fiat, ma nessuno ci fa caso. Peccato, perché quello era un segnale per il killer. Dopo appena otto minuti di viaggio, le auto raggiungono, sulla A29, lo svincolo per Capaci. BUM! Cinque quintali di tritolo fanno saltare in aria l'auto in cui si trovano Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e la scorta. Da quel mo-mento c'è solo dolore, per tutti. Muoiono oltre al giu-dice e alla moglie, Antonio Montinaro, Rocco Dicil-

lo e Vito Schifani . Con quell' atto, vile, Cosa Nostra credeva probabilmente di mettere in chiaro un concet-to "Qui siamo noi che comandiamo", invece era come se dicessero : "Noi abbiamo paura".

Ebbene si ,gli atti coraggiosi di tanti cittadini e la lot-ta di personaggi come Giovanni Falcone e Paolo Bor-sellino hanno fatto paura a Cosa Nostra. Paura, pau-ra!! Avevano paura di non poter mantenere il proprio dominio, di finire in carcere, paura! Ma proprio grazie a persone straordinarie come loro, finalmente la Mafia, in generale, un giorno cesserà di esistere. Se si avrà la consapevolezza di poterla batte-re, la si potrà realmente sconfiggere. Diceva Falcone : "La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fe-nomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze mi-gliori delle istituzioni". Aveva sicuramente ragione, il grande Falcone, anche dicendo che non si dovevano pretendere atti di eroismo da parte di cittadini qualsia-si. L'importante è non piegarsi al volere mafioso. Ri-flettendo sulla strage di Capaci, mi viene spontanea una considerazione. Trovo ' impensabile che dopo 20 anni non ci sia stata chiarezza sulle vere dinamiche dell'attentato, sul quale ci sono moltissimi punti oscu-ri, troppi. Secondo il pentito Gaspare Mutolo, qualche giorno prima della strage di Capaci ci fu una riunione, alla quale non avrebbero partecipato solo mafiosi. Sarebbero stati presenti infatti anche membri della massoneria e persone importanti,. Il collaboratore di giustizia rifiutò di rivelarne il nome. Lascia perplessi anche la scomparsa dell'agenda rossa di Paolo Borsel-lino, rubata dalla macchina carbonizzata, dopo la suc-cessiva strage di via d'Amelio.Questi ed altri misteri dovranno essere chiariti.

Il 23 maggio il Presidente della Repubblica si è augu-rato che la verità sulle stragi esca fuori. Non posso non auspicare questo anch' io. Viva gli eroi, viva Falcone, viva Borsellino, facciamo vedere che non sono morti invano!

RICORDANDO GIOVANNI FALCONE

Si chiama Flame la nuova arma letale informatica, contro la quale non c'è al momento nulla da fare. Pare sia stato progettata per lo spionaggio. Apparentemente è il solito malware, capace di spiare email e password, ma non fa solo questo, è infatti capace di acquisire im-magini dagli schermi e accendere i microfoni dei computer per registrare conversazioni.

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di Matteo Moretto

Tra gli articoli che ho letto di recente mi ha molto colpito quello su alcune stragi avvenute all'inizio di maggio in Messico. Nove messicani, cinque uomini e quattro donne, sono stati impiccati , dai narcos, a Nuevo Laredo, città al confine con il Texas. Li hanno trovati all'alba. Prima di ucciderli, li avevano picchiati in modo selvaggio. I loro uccisori, che fanno parte dell’organizzazione dei Los Zetas, con una scritta su un lenzuolo, li accusavano di appartenere al cartello rivale del narcotraffico. Non è finita, poche ore dopo sono stati trovati davanti agli uffici doganali alcuni sacchi con dentro 14 cadaveri fatti a pezzi. La causa di questi omicidi e dei tanti altri che insanguinano il Messico è il controllo del traffico di droga.

di Lorenzo Murru

Bhopal è una città dell’India centrale, con circa 1.433.875 abitan-ti, costruita su un’area collinare, a circa 500 metri di altezza.

Il 3 dicembre 1984 in nella città indiana av-venne un terribile inci-dente, il più grave dell’era industriale. Esso provocò la morte di migliaia di persone.

La tragedia fu causata da una nube di isocianato di metile, liquido tossico utilizzato nella produzione di

pesticidi, poliuretani e plastiche, che era fuoriuscita dalla fabbrica di pesticidi della multinazionale ameri-cana Union Carbide, oggi Dow Chemical. La nube si diffuse rapidamente , colpendo, in una zona molto

popolata, circa seicentomila persone. I morti, tra cui la povera bimba della foto, furono inizialmente circa 3000. Successivamente , a causa dell’ intossicazione, morirono altre 12 mila persone e i feriti furono centi-naia di migliaia. Tantissimi di loro riportarono danni permanenti. Cancro, tubercolosi, malattie del sistema immunitario e malformazioni genetiche sono solo alcune delle terribili conseguenze della tragedia, per chi, inizialmente, è sopravvissuto.. Ne parlo dopo aver letto un testo, che fa riferimento anche a una abbastanza recente e scandalosa sentenza. Il 7 luglio del 2010 il tribunale distrettuale di Bhopal ha condannato sette dei responsabili locali della mul-tinazionale Union Carbide a una pena di soli due anni di prigione e a 1800 euro di multa! Trovo questa sen-tenza assurda e vergognosa. Non si possono uccidere come mosche migliaia di abitanti e restare impuniti. Mi domando se sia possibile trascorrere solo due anni in carcere dopo aver causato la morte di migliaia di persone. Purtroppo il caso è stato chiuso,ma se capi-tasse di riaprirlo spero che questa volta la giustizia sia più severa!

STRAGE DI BHOPAL IL MINIMO DELLA PENA

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MESSICO STRAGE CONTINUA

A maggio è atterrato a Madrid Solar Impulse,nella foto, il primo aereo che ri-spetta l’ambiente, perché è alimentato non dal carburante, ma dai raggi solari. L’aereo era partito da Payerne, località Svizzera, impiegando 26 ore per arriva-re nella capitale spagnola. I raggi del sole sono immagazzinati da 12.000 celle solari inserite sulle ali. Pare che, se i risultati degli esperimenti saranno positi-vi, nel 2014 ci sarà il primo viaggio attorno al mondo di un aereo ecologico.

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di Francesca Passaro

Mi ha molto colpito la tragedia accaduta a marzo in un tunnel in Svizzera, dove, come è noto, un pullman, carico di ragazzi, si è schiantato contro il muro della rientranza di una piazzola di soccorso. Quel pullman avrebbe dovuto riportare gli studenti in Belgio dalle loro famiglie, dopo una vacanza sulle montagne el-vetiche. Invece 22 ragazzi sono morti e 22 sono ri-masti feriti ,di cui 6 gravi. Otre a loro, hanno perso la vita i due autisti e i quattro accompagnatori. Le cause dell’incidente non sono ancora state chiari-te. Non c’è stato alcun segno di frenata e si pensa ad un colpo di sonno dell’autista, nonostante fossero le

9,15. Si spera che le indagini possano scoprire la vera causa del drammatico incidente. Dai primi con-trolli era comunque sembrato che il pullman andasse a velocità normale e che non ci fossero problemi sulla strada. La posizione sul pullman dei ragazzi ha deciso il loro destino; infatti quelli sul lato destro hanno avuto la sorte peggiore. I genitori, arrivati in Svizzera con l’aereo il giorno dopo l’incidente , non sapevano neanche se i propri figli erano tra i sopravvissuti. La scuola dalla quale provenivano la maggior parte dei ragazzi è stata adornata con disegni e scritte in memoria dei compagni morti.

TRAGEDIA IN SVIZZERA MUOIONO 22 ALUNNI

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Si dice che le scuole organizzino meno gite rispetto ad un tempo . I

motivi di questo calo sono, secon-do il professor Giorgio Rembado, Presidente dell’Associazione Na-zionale Presidi: “la crisi economi-ca che ha colpito le famiglie”; “la riduzione dei finanziamenti alle scuole” che non permette loro di farsi carico delle spese di viag-gio al posto degli studenti; e infine “i sempre più pressanti carichi e le crescenti responsabilità di cui

sono gravati i docenti, dalla re-sponsabilità di vigilanza sulla sa-lute psicofisica degli studenti, alla difficoltà di mantenere un ruolo professionale e di confidenza du-rante il viaggio. D’altronde le scuole non sono obbligate ad or-ganizzare i viaggi d’istruzione. A stabilirlo è la circolare ministeriale del 2 ottobre 1996. LA N.623” (Scuola.net.it)

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di Martina Ottino e Martina Degiorgi

Sono stati arrestati i protagonisti di una falsa rapina, che aveva lo scopo di truffare l'assicurazione. Era avvenuta in un laboratorio orafo, quello di M.M., un artigiano conosciuto ed apprezzato, al civico 4 di via Cassa di Risparmio. a Genova. Insieme a un socio, l'uomo aveva simulato la rapina. Il fatto è successo lo scorso 3 ottobre alle 15, quando un uomo, trave-stito da "corriere espresso" ha fatto irruzione nel la-boratorio e colpito il titolare con il calcio di una pi-

stola, fratturandogli uno zigomo e la mascella. Il bandito, ripreso dalla telecamera di video sorve-glianza, avrebbe portato via , secondo la denuncia dell’uomo, 40 chili d'oro, per un valore di 2 milioni di euro. In realtà il furto non è mai avvenuto. L'assi-curazione ha pagato all'artigiano un anticipo di 400 mila euro. Però c'era qualcosa che non tornava nel filmato. L'uomo veniva picchiato con poca convin-zione. Se n' erano resi subito conto i carabinieri, in-sospettiti anche dal comportamento di un collega, che li spiava e chiedeva spesso informazioni sullo sviluppo delle indagini . Il 24 dicembre è stato arre-stato l’autore del presunto furto, un albanese, che aveva lasciato le sue impronte digitali su una scato-la. Proprio a quell'uomo il carabiniere, di cui sospet-tavano i colleghi, aveva passato informazioni riser-vatissime. In carcere, nel mese di aprile sono finiti oltre al titolare dell’azienda, la convivente, un rap-presentante e ovviamente anche il carabiniere.Quel che incuriosisce è che l'orafo poco tempo dopo quel-la finta è stato vittima di una vera rapina milionaria a Udine!

SCOPERTA FALSA RAPINA A GENOVA

Anno VI NUMERO SPECIALE

di Chiara Mastroianni

I cosiddetti "Angeli del Fango", i giovani volontari che, con pala e stivali, hanno dato uno straordinario contribuito per la ripresa di Genova, ripulendo le zone alluvionate, sono stati tenuti fuori dalla porta

del liceo Gobetti di Sampierdarena, dalla Preside Carla Castelli, storica dirigente del Pertini e da quest'anno anche reggente dell'istituto di Sampierdarena. Il fatto è accaduto il 29 di novembre. I giovani avrebbero dovuto intervenire con un rappresentante dell’Arpal e con uno della Protezione Civile, a un'assemblea studentesca, organizzata con lo scopo di sensibilizzare gli alunni sui temi del volontariato e della prevenzione. Sarebbero stati presenti anche i rappresentanti dell'Associazione antirazzista "3 Febbraio.

Radio 19 ha dedicato al caso una lunga trasmissione.

La Castelli ha giustificato il divieto, dicendo che i volontari non le avevano presentato i loro curricula e che ha agito così solo per tutelare i suoi studenti. Secondo la rappresentante d'istituto i curricola erano invece a disposizione della Presidenza.

GOBETTI VIETATO AGLI ANGELI DEL FANGO

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di Alessandro Rossini

Voglio parlare del naufragio della Costa Concordia e di Francesco Schettino, ora agli arresti domiciliari, a causa della sua irresponsabilità e dell’ incapacità di svolgere il proprio ruolo di comandante. Schettino è accusato di aver provocato il disastro, avvicinandosi troppo alla costa dell'isola del Giglio. La nave ha così colpito degli scogli, affondando Il capitano è anche accusato di aver ritardato l'evacuazione di 4.200 passeggeri e dell'equipaggio e di aver abbandonato la nave prima di tutti. Schettino è infatti salito su una scialuppa per mettersi in salvo! Questa è stata una cosa gravissima, perché il capitano deve essere sempre l'ultimo ad abbandonare la nave. Quello che ha fatto gli costerà, spero, caro. In realtà, c'è chi parla di un solo anno di prigione. Se fosse vero sarebbe una pena troppo mite per un fatto di questa gravità. Fosse per me Schettino sarebbe condannato ad almeno 10 anni, perché a causa della sua irresponsabilità una trentina di persone non sono più in vita.

LE RESPONSABILITA’ DI SCHETTINO

di Valeria Pizarro

Il giorno 18 gennaio alle ore cinque è successo in Italia, come tutti sanno, un fatto molto grave, la nave Costa Concordia si è schiantata contro una roccia ed è naufragata. Sono morte 32 persone, tra passeggeri e

membri dell'equipaggio. Il comandante Schettino ha detto di non aver visto lo scoglio sulla carta nautica. Il fatto è che lui si era avvicinato troppo all'isola del Giglio(trecento metri!) e così è accaduto l'incidente. Dicono che in quei momenti fosse a cena con una ballerina moldava, Dominika. Dopo l'incidente la nave si è pian piano inclinata di lato. Schettino, invece di coordinare le operazioni, rimanendo con gli altri dell'equipaggio, sulla Costa Concordia, ad aiutare tutti i passeggeri, ha lasciato la nave con la scialuppa, per fermarsi su una scogliera dell'isola del Giglio a guardare la nave affondare. Il capitano De Falco della Guardia Costiera gli continuava a dire di tornare sulla nave e lui rispondeva che era buio e che sarebbe tornato. Ma non è più salito a bordo. Alla fine come ho detto sono morti in 32 ! E la nave, a fine maggio, è ancora lì al Giglio, con il rischio di affondare completamente. Questo fatto mi ha fatto pensare al Titanic, solo che allora la colpa non era stata del comandante.

IL NAUFRAGIO DI COSTA CONCORDIA

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Costa Concordia, entrata in attività nel giugno del 2006, , poteva accogliere nelle 1500 cabine 3.780 pas-seggeri, Era lunga 290,2 metri e larga 35,5 . Era stata costruita dalla Fincantieri, a Genova Sestri Ponente, Le sue centrali di bordo fornivano l’energia elettrica sufficiente per una città di 50 mila abitanti.

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Anno VI NUMERO SPECIALE

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di Francesca Passaro

Recentemente è stato trovato un seme di una pianta, datato con il metodo del carbonio- 14, sui 32 mila anni. Il ritrovamento è avve-nuto in una tana di scoiattoli fos-silizzata ,a Duvanny Yar, nella foto, sulle rive del corso inferiore del fiume Kolyma, nella tundra siberiana, Alcuni ricercatori rus-

si, guidati da Svetlana Yashina (nella foto)e David Gilichinsky, morto di recente, hanno deciso di far germogliare il seme che si trovava a 38 metri di profondità ed è nata incredibilmente una Si-lene stenophylla. La pianta (vedi foto a destra)è un po' più piccola rispetto a quelle che crescono og-gi in Siberia e ha i petali di for-ma leggermente diversa

Il fantastico avvenimento si spie-ga con il fatto che il permafrost della Russia (terreno gelato) ha conservato per migliaia di anni il Dna e la capacità germinativa di questo seme.

E' un grande record, se si consi-dera che il precedente era dete-nuto da una palma da dattero d'I-sraele, germinata da un seme di 2

mila anni.

Ciò che è avvenuto è l’ennesima testimonianza della forza della natura, che può conservare una forma di vita per davvero molto tempo.

GERMOGLIA SEME 32 MILA ANNI DOPO

di Giordano Musso

Sabato 28 aprile alcuni animalisti hanno fatto irruzione, abbattendo le recinzioni, nell'allevamento Green Hill, di Montichiari, in provincia di Brescia, per liberare alcuni cuccioli di cane di razza beagle, destinati alla vivisezione a scopo scientifico. A seguito del fatto, sono stati arrestati, e liberati dopo qualche giorno, dodici di loro, mentre è stata denunciata a piede libero una ragazza minorenne. Gli animalisti arrestati dovranno rispondere di rapina, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, furto aggravato in concorso, e violazione di domicilio aggravata.

Gli animalisti erano accorsi in gran numero nel bresciano, con il lutto al braccio, per sostenere l'associazione Occupy Green Hill, che da anni si batte per la chiusura dell'allevamento. Alcuni di loro, giunti nei pressi del canile avevano aggirato i cordoni di sicurezza e improvvisato un presidio, proprio davanti all'ingresso di Green Hill. Un piccolo gruppo, poi, era riuscito a entrare dentro la recinzione ed aveva aperto i cancelli, permettendo così ad altri di entrare nel canile. Così, tra urla e applausi, decine di cuccioli erano stati liberati e sottratti a morte certa. La cosa positiva dell'arresto dei volontari, peraltro obbligato, è stata che la questione dei Beagle di Green Hill ha fatto il giro del mondo. Con questa azione e le proteste in varie città, gli animalisti hanno voluto lanciare un messaggio al governo italiano contro la vivisezione, alla quale sarebbe contrario, secondo quanto sostengono, l'86% degli italiani.

Personalmente sono contro la vivisezione e sarei contento che la Marshall, proprietaria di Green Hill lasciasse l'Italia. Chiudere Green Hill sarebbe un segno di civiltà.

IRRUZIONE ANIMALISTA A GREEN HILL

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di Federico Barbano

Mi ha molto colpito la coraggiosa impresa che ha compiuto il canadese James Cameron, regista di Titanic e Avatar, che è tornato in superficie dopo aver raggiunto da solo la Fossa delle Marianne, il punto più profondo dell'Oceano Pacifico e del mondo, con i suoi 10.898 metri di profondità. La sua avventura a bordo di uno speciale sottomari-no, un batiscafo monoposto, ha avuto un successo

completo. James Cameron , nella foto, è il primo uomo al mondo ad aver realizzato un filmato a quella pro-fondità , inoltre solo due persone prima di lui avevano raggiunto il fondale della Fossa delle Mariannne, Jacques Piccard, un oceanografo sviz-zero, e Don Walsh, un ufficiale di Marina america-no che si era servito di un batiscafo di fabbrica-zione italiana. In seguito il fondale era stato rag-g iun to da due robo t so t t omar in i . Cameron ha trascorso alcune ore sul fondo del Pacifico all'interno del suo sottomarino, di colore verde, chiamato "Deep-sea Challenger",che aveva c o n t r i b u i t o a p r o g e t t a r e Il regista ha prelevato campioni di superficie per la ricerca scientifica, ma ha soprattutto esplorato, fotografato e filmato la Fossa, che si trova a circa 500 chilometri a sud-ovest dell'isola di Guam, a metà strada fra l'Australia e il Giappone. Cameron, come ha riferito Stephanie Montgo-mery della National Geographic Society, ha tra-scorso circa tre ore in fondo alla Fossa, la metà di quelle programmate inizialmente.

CAMERON 10 MILA METRI SOTTO IL MARE

LA TRAGEDIA DELLA HAVEN

di Lorenzo Murru

Voglio accennare al più grave incidente ambientale mai verifica-tosi nel Mar Mediterraneo.. Mi riferisco alla superpetroliera Ha-ven, nella foto, costruita nel 1973

e capace di trasportare più di 25-0.000 tonnellate di greggio, alla fonda a quattro miglia dal porto petroli di Genova Voltri. Ecco cosa accadde nell’aprile del 1992. Sulla Haven scoppiò un incendio, con colonne di fumo nero alte fino a 400 metri, che non raggiun-sero le nostre coste solo grazie alle ottime condizioni meteo-marine . L’incendio,che durò tre giorni , avvenne durante le opera-zioni di bilanciamento del carico. Dallo scafo della Haven, a causa delle esplosioni, fuoriuscirono in mare migliaia di tonnellate di greggio. Il danno ecologico subi-

to dal nostro Paese fu stimato in circa 2000 miliardi di lire, l'Italia ne ricette 117 . Nei fondali dove giace la petroliera Haven pare che si trovino ancora circa 50.000 tonnellate di petrolio. Ho letto che prima della Haven erano affondate altre petroliere, la "Amoco Cadiz" ,il 16 Marzo 197-8 davanti alle coste bretoni, la Maria Alejandra, esplosa l'11 marzo del 1980 davanti alle coste della Mauritania, la "Mycene", esplosa il 3 aprile del 1980 davan-ti a quelle del Senegal.

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Ogni giorno vengono scaricati nelle acque dei fiumi, del mare e dei laghi quantità incredibili di detersivi, fertilizzanti, acidi, coloranti, acque nere e rifiuti di ogni genere, in gran parte non biodegradabili. Come gli ambientalisti ricordano quotidianamente, questi veleni inquinano non solo le acque, distruggendo la flora e la fauna, ma contaminano pure le falde acquifere profonde ,che alimentano i nostri acquedotti. Ri-guardo ai mari, uno dei pericoli maggiori è rappresentato proprio dall’inquinamento da petrolio, causato non solo dal naufragio delle petroliere di cui parliamo sopra, ma anche dai lavaggi delle cisterne e dalle perdite dei pozzi petroliferi marini.

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Anno VI NUMERO SPECIALE

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di Lorenzo Murru

Tra le carrette abbandonate nel Porto di Genova, ci sono la nave “Theodoros” e la “Sentinel”. La Theodoros, spiaggiata e semiaf-fondata , si trova accanto alla di-ga foranea con un “equipaggio” di topi e scarafaggi. Per 45 anni è stata in mare. E’ ferma in porto, da otto anni, da quando la Capi-taneria genovese riscontrò 18 gra-vi anomalie. Da allora fa compa-gnia ai pescatori della domeni-ca..La “Theodoros” ha detto giu-stamente qualcuno è come una

salma che attende un funerale che nessuno potrà pagare. La ” Sentinel” è :anch’essa ferma da otto anni nel porto di Genova, è oggi ormeggiata al molo Guar-diano. Anni fa la procura di Genova e la Capitaneria scoprirono che, assie-me ad altre navi, aveva portato in Italia e in Spagna oltre 2000 clan-destini pachistani. Queste navi-rottame,sono lo spec-chio della grande crisi del Porto di Genova e del nostro mare .

CARRETTE DEL MARE NEL PORTO DI GENOVA

di Federico Barbano

Silvano Devoto, un tecnico che stava ispezionando la oil tanker ‘Brezza di Mare’, a Calata Canzio, nel porto di Genova, è stato ricoverato al ospedale San Martino in gravi condizioni dopo essere stato colpito da un tubo alla testa. I suoi compagni di lavoro han-no capito subito la gravità del fatto e hanno chiama-to il 118. La nave su cui lavorava l’uomo è stata co-struita nel 2009. Quello dei ferimenti e delle morti sul lavoro è un serio problema. Molte, troppe perso-ne si feriscono, come Devoto, o muoiono sul lavoro in Italia ogni anno(vedi sotto).

GRAVE INCIDENTE IN PORTO

Quello delle morti bianche e degli infortuni sul lavoro, è un feno-meno, purtroppo, in continuo aumento in Italia, tanto che risulta una delle principali cause di morte, quasi il doppio rispetto agli omicidi. Ogni giorno sul posto di lavoro si verificano 2.500 incidenti, 3 persone muoiono e 27 rimangono invalide in modo permanente.

Lo scorso febbraio è morto improvvisamente il prof Massimo Liguori, insegnante di lettere del Godetti di Sampierdarena. Era un carissimo amico, oltre che collega, del nostro prof. Braggion, che l'ha voluto ricor-dare. Persona di grande cultura e interessi, Liguori aveva ben cinque lauree: in giurisprudenza, lettere, pe-dagogia, storia e filosofia, un vero record.

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di Elena Guidetti e Simone Bartoli

Una ragazza di 13 anni si è ammalata di una banale influenza, degenerata però dopo qualche giorno in polmonite. Ricoveratala, i medici hanno individuato in lei un germe, uno stafilococco, resistente agli antibiotici. La ragazza sopravviverà, ma, per tutta la vita, subirà un danno permanente ai polmoni. Questo è solo uno dei molti casi di batteri resistenti ai farmaci, batteri che ogni anno provocano 40.000 morti solo negli Stati Uniti. Ultimamente, molte riviste scientifiche hanno approfondito

l'argomento. La famosa rivista Science, ad esempio, ha scritto che "Nella guerra con gli antibiotici finiranno per vincere i batteri", quei germi che hanno imparato a resistere agli antibiotici stessi. Se non saranno prodotti nuovi antibiotici, i rischi in tal senso saranno grandi. Il problema è che le grandi industrie farmaceutiche hanno poco interesse a investire in questo settore, anche per gli alti costi e i profitti modesti. Conviene infatti loro investire su quei farmaci , ad esempio quelli per la pressione alta o il colesterolo, che si prendono per tutta la vita e che quindi rendono molto di più. Insomma, i batteri si evolvono e la medicina resta indietro. Ormai i batteri hanno imparato ad aggirare tutte le difese “create” dall'uomo e, come detto, secondo alcuni vinceranno la battaglia. Gli stessi ricordano che siamo troppi sulla terra e che negli anni abbiamo usato gli antibiotici in modo sconsiderato, non solo per curare le malattie, ma anche per allevare gli animali e per le piante. Inoltre gli aerei hanno abbattuto le barriere geografiche, permettendo ai germi di essere trasportati in poche ore da un punto all'altro della terra. Con il rischio prima o poi di una grave catastrofe planetaria.

di Lorenzo Murru

Come “Striscia la notizia” e i giornali testimoniano spesso, sono molti i "medici" che tutti i giorni esercitano questa delicata professione senza possedere il titolo di studio necessario: la laurea in medicina! Spero che

non sia vero, ma si stima che solo i falsi dentisti siano 15 mila in Italia, con un giro d' affari di 720 milioni, soldi che, tra l’altro, sono incassati in nero e quindi sottratti al fisco. Ho letto di recente di un odon-totecnico di Milano che si spac-ciava per dentista e faceva pon-ti,otturazioni ecc., di un medico che operava al 118 di Roma con una falsa laurea in medici-na, di una ginecologa pugliese che da 10 anni esercitava la pro-fessione senza aver completato g l i s t u d i u n i v e r s i t a r i . Perché in Italia accade questo? Semplice , perché tutti i falsi

dentisti e medici rischiano al massimo una multa di 516 euro. Pensate che in tanti anni uno solo è finito dietro le sbarre. Visto che il rischio è minimo, dopo essere stati scoperti, molti di loro, se non quasi tutti, tor-nano ad operare! Come se non bastasse, quasi sempre vengono restituite, dopo qualche tempo, ai falsi medici le apparecchia-ture sanitarie che erano state loro sequestrate!

Penso che quella dei falsi medi-ci sia una piaga molto grave che deve assolutamente essere estir-pata!

LA VITTORIA DEI BATTERI

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FALSI MEDICI A RISCHIO ZERO... PER LORO

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SCUOLA OSPEDALIERA DEL GASLINI.

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Ersilda H. III media

La musica albanese è molto bella e rilassante. Da noi, ci sono tanti generi di musica, il più antico è quello della musica tradizionale o popolare. Le tradizioni dell’Albania si vedono proprio nelle

canzoni popolari. Gli abiti tradizionali indossati per questa musica sono molto belli e tutti i cantanti li portano. I più noti e amati di questo genere musicale sono: Zef Beka, Mahmut Ferati, Shkurte Feja, Shurete Beluli. Ovviamente anche da noi troviamo la musica rap, l’hip hop in lingua albanese, che è molto allegro, piace molto ai giovani. Questa musica si sente in tutta l’Albania; per strada, da ogni macchina che passa, esce la musica ad alto volume. I cantanti di questo genere preferiti dai giovani sono: Noizy, nella foto, Unikkatil, Mali-G, Kombinat Rap-city. In Albania c’è anche la musica Pop che è molto bella. I cantanti più famosi sono: Vesa Luna, Elvana Giata, Xhensila, Arta Bajrami, Blero,Meda, Greta Koci, Shpatkasapi. Ascoltate la musica albanese! Vi piacerà!!!

IO E LA MUSICA ALBANESE

Anno VI NUMERO SPECIALE

Giada T. I media

La leggenda di Manco Capac è nota grazie al cronista Garsilaso de la Vega, che fu figlio di un capitano spagnolo Sebastian e di Gnusta Isabel Chimpu Ocllo, nipote di Tupac Yupanqui. Nelle terre che si trovano nel nord del lago Titicaca c’erano degli uomini che vivevano come bestie feroci. Non avevano religione né giustizia, né città. Questi uomini non sapevano coltivare la terra e vivevano nudi, si rifugiavano nelle caverne e mangiavano le piante e la carne cruda. Inti, il dio Sole, aveva deciso che si dovevano civilizzare. Così aveva chiesto a suo figlio, Ayar Manco e alla figlia Mama Ocllo di andare dove si trovavano quei popoli, per costruire un grande impero. Loro

dovevano insegnare agli uomini le regole della vita e a rispettare il dio e a venerarlo. Ma prima Ayar Manco e Mama Ocllo dovevano fondare una capitale. Inti affidò loro uno scettro tutto d’oro dicendo questo: “Da quel gran lago, dove arriverete, andate verso il nord. Ogni volta che vi fermerete per mangiare o per dormire, conficcate in terra questo scettro. Nel luogo in cui si conficcherà senza sforzo, voi costruirete Cuzco e governerete l’impero del Sole”. La mattina seguente Ayar Manco e Mama Ocllo attraversarono il lago Titicaca. La ricchezza dei loro “vestimenti” e il “brillio” dei loro gioielli avevano fatto capire subito agli uomini che loro erano venuti per cambiare il loro modo di vita. Con un po’ di paura seguirono Ayar Manco e Mama Ocllo e senza che loro si rendessero conto, conducevano gli uomini verso il nord. I giorni passavano senza che lo scettro d’oro s i c o n f i c c a s s e n e l t e r r e n o . Un mattino, quasi arrivati ad una bellissima valle con delle montagne maestose intorno, lo scettro d’oro si immerse dolcemente nel terreno, e quindi capirono che era lì che dovevano costruire la città di Cuzco, che sarebbe stata l’ombelico del mondo e capitale dell’impero del Sole.

LA LEGGENDA DI MANCO CAPAC

SCUOLA OSPEDALIERA DEL GASLINI.

Page 16: Strozzi News 2012

UN INCONTRO STRAORDINARIO

Riportiamo il bellissimo articolo

sullo straordinario incontro delle

nostre classi con il cardinale Angelo

Bagnasco(vedi foto), scritto da Vit-

torio De Benedictis e uscito sul Se-

colo XIX il 30 maggio

Ti aspetti una lezione di catechi-smo e invece il vescovo di Genova Angelo Bagnasco per piu di un'ora cattura l'attenzione di 350 ragazzi della scuola media "Strozzi" - un sogno per tutti i docenti di ogni scuola del mondo - conversando con gli studenti su liberta, istruzio-ne, solidarietà, accoglienza, lavo-ro. Ci sa fare con i giovani il car-dinale e si vede che l'aver insegna-to per tanti anni (al liceo classico del Seminario, all'università teolo-

gica dove pure teneva lezioni "toste" su Metafisica e ateismo contemporaneo) gli è utile ora da-vanti a una platea che potrebbe distrarsi di fronte a temi impegna-tivi.. E invece il cardinale fa do-mande,coinvolge i ragazzi, rispon-de con chiarezza e in modo "laico" sui temi etici, senza (quasi) mai accennare a "risposte" religiose. Un minuto di applauso finale e scrosciante gli dà ragione: tutti in piedi gli studenti nella chiesa del don Bosco di Quarto,dove si e svolto l'incontro dal titolo accatti-vante “Incontri ravvicinati con un grande tipo” sui valori della Costi-tuzione) organizzato dalle profes-soresse della Strozzi Cristina Cambrea e Rita Garbato. L'incon-tro chiude peraltro un lavoro nelle classi durato un anno. II cardinale che è anche presidente dei vesco-vi italiani a fine "lezione" evita con un sorriso le domande del cro-nista su "cosa stia accadendo" in Vaticano («Non lo so...») ma con i ragazzi si era lasciato andare a ricordi personali. Cosi se gli stu-denti gli parlano di libertà, lui rammenta i dieci -anni vissuti con

la mamma in casa, costretta su una sedia a rotelle: “aveva bisogno di tutto , come una bimba”. Una scelta «faticosa» ma che gli ha procurato procurato “grande gioia”. II racconto personale per dire «che il bene più prezioso e l'amore» e che la liberta si ottiene in assenza di costrizioni, ma anche «scegliendo il bene». Ricorda ancora quando da bambi¬ no giocava nei vicoli di Genova: “Per me era importante la fiducia dei miei genitori, la mamma si fidava di me, anche se stavo fuori tutto il pomeriggio a giocare tra le macerie dei palazzi distrutti dalla guerra” . Libertà non e fare quello che si vuole», come l’aveva defi-n i t a u n o s t u d e n t e , “ s a r e b b e u n a b a b e l e ” . E compiaciuto Bagnasco che l’incontro sia stato dedicato a una prof che non c’è più, Margherita Tenca, poi congedandosi va quasi a salutare uno per uno i ragazzi. A loro, ieri mattina, ha lasciato “appunti”che valgono l’esame di una vita.

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Il Cardinale Bagnasco, presidente della Cei, ha commentato

recentemente il gravissimo attentato alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi con queste parole‘‘Non dobbiamo farci scoraggiare né tantomeno schiacciare da questi fatti assolu-tamente condannabili da tutta la nazione’‘, ma ora ‘‘bisogna reagire con fiducia stringendoci ancora di piu’ gli uni agli altri negli ideali che hanno fatto e fanno il nostro popolo’‘.

Siamo stati tutti molto colpiti da quel terribile attentato, nel quale, come è noto ,ha perso la vita Melissa Bassi, di 16 anni e altre ragazze sono state ferite, una gravemente. Co-me ha detto il preside della scuola, l’attentato “è stato fatto per uccidere, perché se gli attentatori avessero colpito alle 7.30 non sarebbe morto nessuno”.

LA CONDANNA DELL’ATTENTATO DI BRINDISI

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di Francesca Passaro

In alcune parti del mondo, sopratutto in America

latina e in particolare in Brasile, alcuni bambini

abbandonati, che vivono in strada, spariscono

misteriosamente. Secondo un dossier del 2010 dell’agenzia vaticana per l’evangelizzazione dei popoli, sarebbero milioni i bambini in vendita,

ridotti in schiavitù o usati per il traffico illegale di organi, in tutto il mondo. In India, Nepal, Filippi-ne, Pakistan, Afghanistan, Cina ecc. , in alcuni Stati africani e latino americani si rapiscono i minorenni per venderne gli organi. La compravendita di bambini per il trapianto di

organi è insomma sempre più diffusa. L'allarme

era nato anni fa in Guatemala, dove erano stati trovati 30 bambini destinati alla vendita degli

organi a ricchi occidentali. In Colombia alcuni

bambini, rapiti, sono stati ritrovati frastornati

con bende sul volto: qualcuno aveva loro

asportato le cornee per trapiantarle in un malato. Ma anche l'Europa non è immune. Si indaga infatti sulla scomparsa di circa duemila bambini albanesi, trasferiti illegalmente in Grecia e in Italia. Sempre riguardo ai trapianti, c'è anche la vendita

legale di organi. A Bombay, ad esempio, alcuni ragazzi hanno venduto il proprio rene al costo

di circa 5000 euro.

La compravendita di bambini e la vendita di

organi, sono cose orribili, che devono finire al

più presto.

PATRIA PROIBITA PER I PRETI CINESI

di Ajithan e Sajithan Sivanantharajah e

Mattia Brisighella, Gabriele Parisi

Ci ha molto colpito quanto hanno raccontato all'i-nizio di aprile alcuni dei 48 profughi salvati a circa 60 miglia a Sud di Lampedusa, in acque maltesi, dalla nave Orione della Marina Militare e da una motovedetta della Guardia Costiera. Se-condo il loro racconto dieci migranti, di cui sei

somali e quattro eritrei. sarebbero morti in mare durante la traversata su un gommone, finito poi alla deriva, dalla Libia alle coste italiane. Alcuni sopravvissuti hanno raccontato che i loro sfortu-nati compagni di viaggio sono finiti in acqua, a causa del mare forza 4-5, affogando. Loro sono stati salvati grazie all'sos lanciato con un telefono satellitare. tra I profughi, c'erano anche dodici donne, di cui tre in avanzato stato di gravidanza. Le dieci vittime sarebbero morte poche ore dopo la partenza, quindi durante la notte del 30 marzo. Gli operatori umanitari italiani credono al loro racconto. I 48 sopravvissuti sono stati trasferiti a Porto Empedocle con un traghetto di linea. Spe-riamo che in futuro non accadano più tragedie come questa. Non è possibile affrontare una tra-versata del genere su un gommone e con il mare in quelle condizioni.

BAMBINI E COMMERCIO D’ORGANI

TRAGEDIA DEL MARE MORTI DIECI MIGRANTI

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dI Paola Pezzi

Tra pochi mesi proverò nuovamente un po’ di pau-ra. E’ già successo due volte, a scuola. Entrare al liceo sarà infatti come fare ingresso in un mondo nuovo, come mi era capitato quando avevo varcato

per la prima volta la porta della scuola elementare o delle medie. A proposito, ricordo il primo giorno di queste ultime come se fosse ieri e ora sono qui a parlare del liceo! A volte vorrei essere come Peter Pan che non cresce mai . Non mi immagino con valigia e rossetto, pronta per andare a lavorare. Par-lando del futuro lavorativo, gli adulti, ad esempio un nostro prof, ci dicono a volte di mettere da parte i sogni e di essere realisti. Io non sono d'accordo. Secondo me, non si può fare a meno dei sogni, spe-cie alla nostra età. Io voglio essere diversa da tutti quegli adulti che vedo la mattina, mentre vado a scuola, intenti a correre al lavoro con le loro venti-quattrore, senza l'ombra di un sorriso. Pensando a loro, a volte mi vien da dire: "Voglio restare come sono" Visto che questo non è possibile, realistica-mente, in futuro, voglio vivere la mia vita senza dimenticare che pure io sono stata bambina...come Peter Pan.

VORREI ESSERE COME PETER PAN

di Alberto Tonet

Joey Hudy è un inventore, che costruisce oggetti.In America dove vive è chiamato maker. I makers sono ragazzi che realizzano qualcosa, con talento e fantasia, usando le mani. Hudy, ad esempio, ha inventato l’Extreme Marshmallow Cannon, una macchina che spara ‘marshmallows’, le meringhe gommose della tradizione americana, che si mettono nelle tazze di cioccolata calda oppure si usano come proiettili. Invitato alla Casa Bianca, ha portato il suo cannone spara-caramelle, che è sta-

to subito messo in azione, facendo sorridere Oba-ma(vedi foto).

Dicono che quella dei “maker” sarà la nuova rivoluzione industriale. Il primo a intuirlo è stato il direttore della rivista Wired, Chris Anderson, che nel 2010 intitolò un suo libro, “Gli atomi sono i nuovi bits”. Anderson è lui stesso un “maker”, ha creato infatti un sistema di autopilota per aereomodelli e droni volanti chiamato ArduPilot. La sua azienda, in cui lavorano solo 16 persone, fattura tre milioni di dollari l’anno, vendendo kit per aeromodellini con videocamera incorporata. Tutto ciò è stato reso possibile grazie ad un fantastico macchinario, la stampante 3D grazie alla quale si possono stampare oggetti di ogni genere! Essa consente a chiunque di produrre un singolo oggetto a costi bassissimi.

Il futuro secondo lo scrittore canadese Cory Doctorow è perciò di società come la Local Motors: nata a sud di Boston che in soli 18 mesi ha progettato e realizzato un’ auto da corsa, la Rally Fighter, con il contributo creativo di migliaia di appassionati.

IL FUTURO SARA’ DEI MAKERS

Anno VI NUMERO SPECIALE

Tanti medici, avvocati e architetti italiani se ne vanno all'estero per trovare lavoro. Sono addirittura oltre 10 mila (10.584) i professionisti che tra il 1997 e il 2010 si sono trasferiti stabilmente in altri paesi europei, 4.130 di loro vivono nel Regno Unito, 1.515 in Svizzera e 1.140 in Germania

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di Filippo Airoldi

In un altro articolo avevo elencato una serie di professioni nelle quali noi alunni della Strozzi ci eravamo immedesimati nella nostra "carriera" scolastica. Uno me lo ero dimentica-to, mi ero dimenticato la professione di scrittore, che è anzi quella in cui sicuramente dobbiamo calarci più spesso nel nostro percorso scolasti-co(basti pensare alle interviste im-maginarie e ai testi di fantasia in genere). Mercoledì 2 maggio, accolta dal prof. Braggion, dalla nostra redazio-ne, dalla I C e da alcuni alunni di III B, è venuta a scuola la scrittrice Nadia Terranova, per spiegarci le arti del mestiere, parlarci della scrit-tura e della lettura in generale. Na-dia Terranova è nata a Messina una trentina (non specifico meglio) di anni or sono. Da 10 anni vive a Ro-ma, dove collabora con la casa edi-trice Occhio Acerbo. Con la dise-gnatrice israeliana Ofra Amit ha pubblicato il racconto illustrato

"Bruno, il bambino che imparò a volare" che racconta la storia dello scrittore, disegnatore, traduttore (e chi più ne ha più ne metta) polacco Bruno Schulz, ebreo morto durante la Seconda Guerra Mondiale e auto-re de "Le botteghe color cannella." Nadia Terranova, oltre a Bruno" ha scritto "Caro diario ti scrivo", che racconta, tramite diario, l'infanzia di sei future famose scrittrici, tra cui l'Ortese vissuta a lungo a Rapallo, "Scrittori in cucina" e "Il cavedio". La scrittrice è venuta alla Strozzi per il progetto "La Valigia dei Li-bri",una delle iniziative de "Il Mag-gio dei Libri" (progetto sostenuto dal Ministero dei Beni culturali e con l'Alto Patronato del Presidente del Repubblica). Il progetto ha preso questo nome perché, dicono, a ra-gione, le parole "leggere" e "viaggiare" sono (quasi) sinonimi. La Terranova ci ha prima parlato di Bruno Schulz e del citato suo libro, Bruno, che abbiamo avuto il piacere di sfogliare. Nadia ci ha raccontato che Bruno era un bambino con la

testa grossa, impacciato ed incerto, però molto curioso e attento a ciò che lo circondava. In particolare, ci ha detto che Bruno era affascinato dalle stravaganze del padre e dalle sue metamorfosi. La scrittrice si è poi soffermata sul libro "Diario as-solutamente sincero di un indiano part-time" di Alexie Sherman, che parla di un ragazzo nativo america-no, dei giorni nostri, di nome Ar-nold Spirit Junior che vive e studia nella Riserva Indiana Spokane. Nel seguito dell'incontro, anche stimola-ta dai nostri quesiti, Nadia Terrano-va ci ha parlato, in dettaglio, della sua attività( il prossimo romanzo avrà il titolo di "Storia d'agosto di Agata e d'inchiostro") e della pro-fessione di scrittore. Ha risposto in modo puntuale a tutte le nostre do-mande, talvolta indiscrete"Come è nata la sua passione per la scrittu-ra?" "Quanto tempo impiega a scri-vere un libro?" "Come trova l'ispira-zione per scrivere una storia?"). segue a p.65

INCONTRO CON NADIA TERRANOVA

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di Simone Bartoli

Al giorno d'oggi, le persone, soprat-tutto giovani, che bevono, fumano e si drogano sono sempre di più. Le dipendenze si stanno diffondendo ovunque.Se non si fa qualcosa, se non si interviene subito, la situazio-ne potrebbe peggiorare ancora. Sta infatti diventando sempre più facile entrare nell'enorme gruppo dei "senza speranza" Ad una festa, in giro per strada, in discoteca, basta una domanda: "Vuoi provare?". Se si accetta, ecco che si entra in una serie di tunnel infiniti, quelli dell'al-col, della droga e del fumo, dai quali

difficilmente si riuscirà a uscire, perché venirne fuori è davvero mol-to complicato. Pensiamo alla droga, si diventa tossicodipendenti in vari modi. C'è chi, come ho detto prima, comincia tanto per provare, ma poi si ritrova dentro e non ne esce più, c'è chi inizia per sentirsi grande, per sentirsi forte, c'è chi "perché è di moda", di solito con questa scusa "Lo fanno in tanti, perché non io?" Io non capisco nessuna di queste ragioni. Che senso ha ad esempio drogarsi con l'illusione di sentirsi grandi, di far parte di quelli "tosti"? Il discorso fatto per la droga, vale anche per altre dipendenze. Che senso ha bere? Per poter dire "Sono un uomo"? Perché fumare? Solo perché è di moda e perché se non lo fai sei debole? Chi fuma, beve o peggio si droga , non è un grande, non è forte, non è uno "tosto",è solo uno stupido! Mi chiedo perché tanti adolescenti si rovinino in questo modo. Facendo uso di queste so-

stanze, anziché migliorare la propria vita, la peggioreranno rovinando la loro salute, anche psichica. I ragazzi che non si fanno tentare da droga, fumo e alcol, considerati, a torto, deboli e "sfigati" da quelli che ne fanno uso, sono i giovani più intelli-genti, perché vivono serenamente la loro adolescenza.

Quest'anno sono andato con la clas-se all'Ist, per un incontro con alcuni medici, che ci hanno parlato delle conseguenze del bere, del fumare e delle droghe, anche leggere. Ci han-no invitato a non rovinarci la vita con queste cose perché l'adolescen-za è uno dei periodi più belli della vita e non va "bruciata". Facendo ad esempio uso di droga, ci si auto con-danna a una vita di dolori e tristez-za. Non c'è bisogno di essere dipen-denti da qualcosa per sentirci gran-di, forti e felici. Condivido comple-tamente queste parole. La vita è una cosa meravigliosa e non va sprecata.

GIOVANI E DIPENDENZE

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Molti, troppi giovani per divertirsi e farsi notare si rovinano per tutta la vita o addirittura muoiono. A mio parere è veramente orrendo e assurdo, morire perché si è alla guida ubriachi, per overdose, a causa della troppa droga ,o di cancro ai polmoni per il fumo! Non sopporto l'idea che tanti giovani perdano così la propria via. Come pure che si vendano alcolici a ragazzini di dodici, tredici anni. Secondo me, se tanti giovani finiscono nel tunnel della droga e dell'alcol, la colpa è anche dei genitori che non hanno saputo educarli. di Alessandro Rossini

Al mondo si contano oltre 1 miliardo di fumatori che fumano circa 6 mila miliardi di sigarette all'anno; quindi, in media, ogni fumatore consuma circa 6.5 kg all’anno di tabacco, con consu-mo medio annuale di 1.600 sigarette.Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) le sigarette sono responsabili del 20% delle morti nei Paesi sviluppati, oltre ad essere causa del 90-95% dei tumori polmonari, l'80-85% delle bronchiti croniche ed enfisema polmonare, il 20-25% degli malanni cardiovascolari. Sono numeri da Olocausto ... il fumo è la principale causa di mortalità!!! Ogni anno nel mondo perdono la vita circa 3.000.000 di persona a causa del fumo.(fonte http://www.smettere-di-fumare.it)

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di Federico Barbano

.Quest’estate a Londra si svolge-ranno le Olimpiadi. I Giochi Olimpici sono un impor-tante evento sportivo che si svol-ge ogni 4 anni. Alle Olimpiadi si scontrano i migliori atleti al mondo, in numerosi giochi . Il nome Giochi Olimpici è stato scelto per ricordare quelli che si svolgevano nell’antica Grecia, presso la città di Olimpia. Allora si affrontavano i più bravi atleti greci. Il barone Pierre De Coubertin (nella foto) ebbe l’idea alla fine XIX, di organizzare dei giochi

simili a quelli dell’antica Grecia. Per questo viene considerato l’inventore delle Olimpiadi mo-derne. Fu deciso che i primi Giochi O-limpici dell’era moderna si sareb-bero svolti nel 1896 ad Atene, perché la Grecia, era la terra do-ve erano nati nell’ antichità. In quell’occasione, fu fondato il Comitato Olimpico Internaziona-le (CIO) per organizzare l’evento, che fu presieduto dal greco Demetrius Vikelas.

LE OLIMPIADI DI LONDRA

Le Olimpiadi estive si sono già svolte due volte e Londra: nel 1908 e nel 1948. Londra sarà

quindi la prima città al mondo a ospitare i giochi olimpici per tre volte. Le gare inizieranno il 27 luglio 2012 e si concluderanno il 12 agosto 2012.Abbiamo letto che sono stati messi in vendita e ven-duti subito, oltre 8 milioni di. biglietti. Gli atleti che partecipe-ranno alle Olimpiadi di Londra saranno ospitati nei 33 impianti dell’ “Olympic and Paralympic Village”, L’enorme villaggio o-limpico , che ha una capienza di 17320 posti letto distribuiti in 3300 appartamenti, ciascuno for-

nito di televisione, accesso a inter-net e giardino privato, è stato co-struito nel parco olimpico di Stra-tford ( est di Londra). Al suo in-terno ci saranno pure l’Olympic Stadium, l’Acquatics Centre e il Velopark .

Parlando di Olimpiadi, non si può non accennare alla televisione. Tutte le gare saranno trasmesse in diretta televisiva dalla rete nazio-nale BBC e da Channel 4 .

NOTIZIE SULLE GARE

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Con l’obiettivo di rendere le Olimpiadi di Londra le più ecosostenibili della storia, GE Energy Industrial Solutions ha dato il via ai lavori per l’installazione di 120 stazioni di ricarica per auto elettriche. Le stazioni di ricarica Durastation di GE e le 200 auto elettriche a disposizione per gli spostamenti di atleti e dirigenti durante i Giochi contribuiranno a rendere pulita l’aria della città. Al termine della manifestazione olimpica, le stazioni di ricarica DuraStation po-tranno essere utilizzate dagli automobilisti inglesi ed entreranno a far parte della rete Source London, la più grande del Regno Unito, che nel 2013 conterà 1.300 stazioni (www.salute-ambiente.it)

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di Giulia Parodi e Marco Cardoso

Con Il termine bullismo, dall'inglese bullying, che significa intimidire, tormentare, viene indicato l'uso del-la forza fisica o psicologica per spa-ventare i coetanei più deboli. Il bul-lismo è oggi molto diffuso e la mag-gior parte dei "bulli" si trova proprio

a scuola, dove si vedono spesso sce-ne di bullismo. Per evitare di essere presi di mira dai bulli e da chi li spalleggia, è necessario dimostrare un po' di carattere. A parte questo, si può fare poco per evitarlo. Non si può che essere contrari al bullismo, perché i problemi tra ragazzi, se ci sono, vanno risolti a parole. A volte tutto ha inizio con scherzi o spintoni

fra amici. Può però anche capitare che un coetaneo, per non essere pic-chiato, dia a te la colpa di qualcosa, facendoti finire nei guai. Cosa si può fare a scuola per migliorare le cose? Per contrastare questo proble-ma sarebbe forse utile avere a scuo-la uno psicologo, anche perché di solito i bulli sono ragazzi con una situazione familiare difficile o con problemi. Spesso si ricorre alle de-nunce, ma queste, secondo me(Marco), non servono a nulla, anzi peggiorano le cose, perché può capitare che i ragazzi accusati chie-dano l'aiuto di amici o del gruppo, per dare una lezione alle loro vitti-me e a quel punto sono davvero guai seri. Al di là delle denunce, io(Giulia) penso che quando si è vittima di uno o più bulli, è necessa-rio parlarne a casa e agli insegnanti. Solo così si può fermare il bullo in tempo.

BULLISMO E DINTORNI

Pagina 22

di Alessandrro Rossini

In questi ultimi tem-pi sui giornali e in tv si parla spesso di bullismo. Io me n'e-ro già occupato lo scorso anno in un articolo di Strozzi News. Il bullismo è diffuso principal-

mente nelle scuole, ma anche all'e-sterno ci sono ragazzi vittime dei "bulli". A volte il bullo agisce perché prova invidia per le cose appartenenti

alla vittima, ad esempio vestiti e og-getti. Nella maggior parte dei casi, anzi quasi sempre , il bullo se la pren-de con offese verbali e attacchi fisici, con i più piccoli o i più deboli. Io personalmente non sono mai stato vittima di bullismo, ma sono stato al corrente di fatti di bullismo, per for-tuna non gravi, anche in questa scuo-la. I bulli, secondo me, avranno nella vita un futuro non positivo, alcuni di loro ruberanno, altri faranno uso di sostanze stupefacenti. Per me , sono giovani lasciati allo sbando, non se-

guiti di genitori, che esprimono il loro disagio picchiando i deboli. In parte lo fanno per attirare l'attenzione su di sé.

BULLISMO DICO LA MIA

Page 23: Strozzi News 2012

di Francesca Passaro

E’ stato effettuato dal Cern di Ginevra, al Gran Sasso,

lo scorso settembre il famoso test “Opera” che

consisteva nel misurare la velocità dei neutrini, dal

Cern di Ginevra al Gran Sasso. E il risultato è stato che la velocità dei neutrini supererebbe la velocità

che fino ad oggi consideravamo la maggiore: quella

della luce.

Ancora oggi si stanno svolgendo delle ricerche per

verificare l’esperimento.

Secondo due famosi fisici (Lee Glashow e Andrew

Cohen),piuttosto scettici, se fosse provata la loro

velocità, allora i neutrini lungo il tragitto dovrebbero

perdere velocità, cosa che non è stata dimostrata dal

progetto “Opera” e neppure da un altro esperimento

chiamato “Icarus”. In futuro ad attendere i neutrini al Gran Sasso ci saranno nuovi esperimenti come

“Borexino” e forse “LVD”. Moltissimi altri studiosi oltre a Glashow e Cohen, sono dubbiosi su questo esperimento

Noi e loro attendiamo con ansia altre verifiche.

——————————————————————-

I risultati sono purtroppo arrivati.

La teoria che avrebbe dovuto cambiare la fisica, in real-tà, era sbagliata, perché i neutrini non sono più veloci della luce, I dati erano stati falsati da un errore di con-nessione nel cavo di fibra ottica tra un rilevatore Gps e un computer usato per calcolare il tempo che i neutrini avrebbero impiegato a percorrere i 700 chilometri che separavano il Cern di Ginevra al laboratorio dell'Infn, sotto il Gran Sasso.

NEUTRINI CHE DELUSIONE

Pagina 23 Anno VI NUMERO SPECIALE

di F. P.

Rigoberta Menchù iniziò la sua attività in favore del popolo del Guatemala nel 1980, prendendo

p a r t e a l l ' o c c u p a z i o n e

dell'ambasciata di Spagna insieme ad alcuni suoi familiari e

compagni. Questo ebbe delle

conseguenze. Quasi tutti i compagni di Rigoberta furono

uccisi, lei invece riuscì a scappare,

ma dovette cambiare nome. Rigo-

berta voleva attirare l'attenzione sulle oppressioni di cui era vittima

la popolazione nel suo Paese. “I popoli indigeni- diceva-non devono essere più considerati manodopera a basso costo, oggetti di studio, nativi da catechizzare, soldati costretti ad assassinare la propria gente, cittadi-ni di seconda classe” Rigoberta vide morire il fratellino e la madre e fu testimone degli abusi dei militari ai danni dei contadini, dei campesi-

nos. Esiliata dal suo Paese, nel 1992 prese parte alla stesura della dichiarazione dei diritti dei popoli

indigeni, voluta dalle Nazioni

Unite. In quello stesso anno ricevet-te il premio Nobel della Pace. Negli anni seguenti tornò in

Guatemala e si dedicò interamente

al miglioramento del Paese. Accu-

sà tra l’altro anche l'ex-dittatore di genocidio della popolazione Maya. Nel 1982 la scrittrice Elisabeth Burgos scrisse un libro

su l l ' incredib i le s tor ia di

Rigoberta:"Mi chiamo Rigoberta

Menchù"(del quale abbiamo

p a r l a t o i n c l a s s e ) . Rigoberta fa parte della storia del

Guatemala, un Paese in cui la popolazione è stata spesso

ingiustamente maltrattata,

RIGOBERTA MENCHU’ DONNA CORAGGIO

Page 24: Strozzi News 2012

di Francesca Passaro

L'8 marzo è una data da ricordare Quel giorno, come è noto, si festeggia ogni anno la donna. E’ una festa spesso sottovalutata, ma con un grande significato sociale; serve infatti prima di tutto a ricordare le difficoltà che hanno ancora oggi le don-ne a ottenere alcuni diritti fondamentali, cominciando da quello di avere un trattamento economico uguale a quello degli uomini sul posto di lavoro e le medesime possibilità di carriera. Insomma, sebbene ci siano

stati progressi ,la parità sociale tra uomini e donne è ancora lontana. I movimenti femministi avevano avuto il loro culmi-ne nel XIX secolo, ma fu nel 1910, durante la Confe-renza Internazionale Socialista delle Donne, a Cope-naghen, che venne proclamata la Giornata delle don-ne lavoratrici, scegliendo quella data. Insomma, contrariamente a quanto molti credono, il tragico incendio scoppiato il 25 marzo del 1911, in una fabbrica di camicie di New York, nel quale per-sero la vita 146 operai, la maggior parte dei quali erano giovani donne, anche italiane, non fu la causa della dichiarazione della Giornata delle donne, ma sicuramente è uno dei fatti più ricordati. Alla prima festa della donna, che ebbe luogo proprio in quell’anno, partecipò, in Germania, Svizzera, Da-nimarca e Austria, oltre un milione di persone che chiedevano la parità dei diritti tra i due sessi. Negli anni seguenti il numero di Paesi partecipanti alla festa si è allargato, fino alla definiva proclama-zione della Giornata da parte dell’ONU nel 1977. Parlavo prima dell’ incendio di New York. A causa di quello sconvolgente evento, vennero ema-nate nuove leggi relative alla sicurezza sul lavoro e la International Ladies’ Garment Workers’ Union ebbe innumerevoli adesioni, diventando uno dei più im-portanti sindacati degli Stati Uniti. Nonostante i diritti delle donne siano ormai ricono-sciuti, almeno in Occidente, rimangono forti le discri-minazioni . Ancora oggi, inoltre, una donna su tre ha subito qualche tipo di violenza.

OTTO MARZO IL PERCHE

Pagina 24

di Francesca Passaro

Molte donne all’inizio del Novecento iniziarono a presentare al Parlamento petizioni per ottenere il voto

femminile. In Italia, all’epoca, la condizione della

donna era più arretrata che in molti altri stati europei.

In Francia, ad esempio, già ai tempi della Rivoluzione si era posto il problema delle pari opportunità e si considerava giustamente la donna degna di tutti i

diritti civili e politici. In quel periodo nacquero,

infatti, molti Club femminili. Il femminismo arrivò in

Inghilterra alla fine del Settecento. Lì in particolare,

le donne chiedevano il suffragio universale. Per

questo motivo furono chiamate, in tono ironico,

suffragette. Ma torniamo all’Italia. Durante la Prima

Guerra Mondiale il ruolo della donna divenne

importante, le donne si dedicavano soprattutto al

lavoro di crocerossine. Fino all’immediato dopoguerra furono comunque spesso considerate incapaci di

intendere e volere, in ambito giuridico. Non solo,

c’erano proteste contro la donna lavoratrice. Con il fascismo esse persero tutte le loro speranze per il

diritto di voto.Dopo molte lotte, alla fine della

Seconda guerra mondiale, le donne italiane ottennero

il suffragio e nel 1946 votarono nel Referendum, in

cui si doveva scegliere tra Repubblica e Monarchia. Negli anni seguenti le donne italiane ottennero altri

risultati, ma il pieno riconoscimento dei loro diritti è

abbastanza recente. Rimangono però ancora tanti

pregiudizi e non c’è una vera parità in tutti i campi.

DONNE ITALIANE E DIRITTI

Page 25: Strozzi News 2012

CORSI SOLO IN INGLESEAL POLITECNICO

di Francesca Passaro

Mi ha colpito la notizia che forse nel 2014 al Politecnico di Milano, dove, come anche a Roma e in varie università private, ci sono già da anni corsi in lingua inglese, per attirare gli studenti stranieri, le lezioni saranno tenute solo in inglese per gli studenti dell'ultimo biennio della laurea specialistica e dei dottorati. Grazie ai corsi in inglese, i giovani di altri paesi sono passati dall'1,9% del 2004 al 17,8 dello scorso anno. Il Poli-

tecnico, che ha investito nel pro-getto 3,2 milioni di euro, vuole convincere anche i docenti stra-nieri a venire a insegnare in Italia. A sorpresa, il ministro Profumo si è detto"molto soddisfatto” della decisione dell' Ateneo milanese", mentre uno dei suoi predecessori al Ministero dell'Istruzione, il linguista De Mauro, nella foto, ha detto che " è una scelta inaccetta-bile per un' università pubblica", mentre lo scrittore Veronesi ha parlato di follia tutta italiana; in-somma, non mancano le polemi-che. I favorevoli, come il rettore del Politecnico, sostengono che grazie all'inglese si potrà compe-tere con le migliori università del mondo e gli iscritti stranieri, attratti culturalmente dall'Italia, ma bloccati dalla lingua italiana, aumenteranno. I contrari , ad e-sempio il linguista Luca Serian-ni, sostengono che l'italiano, ri-nunciando all' istruzione scientifi-ca, diventerebbe una specie di

dialetto e ci sono rischi che regre-disca la capacità di ragionare degli studenti. Come non dar loro ragione, visto che la maggior parte di loro sono italiani e lavo-reranno in futuro in Italia. Si ri-schia di danneggiare la scienza e la cultura. San-dro Veronesi l’ha definita anche: «una scelta disperata. Attraverso la lingua si organizza il pensiero: va bene conoscere quello domi-nante, ma non si può tagliar fuori la lingua madre».

Vedremo tra qualche anno che effetti avrà questa decisione e se la condivideranno altre facoltà

universitarie.

Pagina 25

di Alberto Tonet

Nessuno oggi vuole più fare l’artigiano, ad esempio la sarta, il panettiere, il calzolaio e molti altri “antichi” mestieri. E’ un vero

peccato! I giovani non sono interessati a fare queste ed altre attività, per-ché le ritengono troppo “pesanti e faticose”. Temo che anche le prossime generazioni di giovani non vorranno esercitare questi lavori, che si perderanno. Parlavo di fatica e pesantezza di taluni mestieri, ma non è il solo motivo del rifiuto di certi lavori. Nessuno ha intenzione di studiare per di-ventare un panificatore oppure un conciatore, perché li ritiene “mestieri superati”. I giovani d’oggi, abituati a usare computer,

cellulari ed apparecchiature elet-troniche all’avanguardia, conside-rano quelli artigiani lavori legati a un’altra epoca. Penso comunque che il problema della carenza di manodopera artigiana non sia s o l o i t a l i a n o . La scuola può fare molto, secon-do me, per avvicinare i giovani agli antichi mestieri. I prof. della mia classe l’hanno fatto quest’anno portandoci alla scuola di panificazione di Iscot Liguria, dove ci hanno insegnato a prepa-rare la vera focaccia genovese.

ADDIO VECCHI MESTIERI

Page 26: Strozzi News 2012

UN LIBRO DA LEGGERE

di Rebecca Orlando

Ho letto di recente un libro di genere Fantasy"Chrystalia. Sto-ria di un regno", che mi è piaciu-to molto e non solo perché l'ha scritto mia sorella, Alice Orlan-do. Il romanzo è stato pubblicato nell'ottobre 2011. In "Chrystalia. Storia di un regno" si parla di PatrIsha, principessa di Chrysta-lia che affronta il pericoloso Black Dragon e che, per salvare il suo regno, incontra molti osta-coli, tra cui il suo primo figlio, Oreon, che, trasformatosi in uno specchio malvagio vuole anch'e-gli distruggere il Regno di Patri-sha. Ma non ci riuscirà. Non vo-

glio anticipare il resto della vi-cenda, per non togliere il piacere della lettura. Leggere questo ro-manzo mi ha emozionato molto. In particolare ho apprezzato il coraggio e la forza di Patrisha, capace, come tante donne e ma-dri, di sconfiggere anche il nemi-co più potente per salvare chi ama. In conclusione, voglio con-sigliare il libro a tutti quelli che vogliono viaggiare con la fanta-sia in mondi fantastici, vivendo avventure straordinarie

Pagina 26

di Francesca Passaro

Simone de Beauvoir , famosa scrit-trice, oltre che insegnante e filosofa, è c o n s i d e r a t a l'iniziatrice del m o v i m e n t o

femminista, grazie a un suo noto testo"Il secondo sesso" . Simone, nata a Parigi nel 1908 , da una famiglia cattolica, molto agiata(il padre faceva l'avvocato), studiò prima all'Istituto Dèsir, poi alla Sorbona, dove si laureò in filosofia, con l'obiettivo di dedicarsi all'insegnamento. Simone, che nel 1929, conobbe il famoso filosofo Jean-Paul Sartre, suo futuro compagno di vita, insegnò a Marsiglia, a Rouen e al liceo Molière di Parigi, fino al 1943. Da quell'anno, si dedicò soltanto alla scrittura. Il primo romanzo "L'invitata" uscì proprio nel '43. A partire dal 1947, la scrittrice fece numerosi viaggi in varie parti del mondo. Si recò negli Stati Uniti, nel 1950, in Africa e in giro per Europa. Nel 1954 ricevette il famoso premio Goncourt per il roman-zo I Mandarini. Simone visse con Sartre il mo-

mentio più drammatico del Novecento, la Seconda guerra mondale e il periodo dell'occupazione, te-desca, prendendo parte alla Resistenza, a Parigi. Dopo la guerra, Simone partecipò alle attività po-litiche di Sartre, che si batteva ad esempio per le cause vietnamita ed algerina, ma soprattutto fu impegnata in molte lotte sociali, in particolare quelle per la liberazione delle donne. La sua lotta per i diritti delle donne è testimoniata da numerosi suoi scritti, per i quali ricevette anche moltissime critiche. Simone negli anni continuò a viaggiare per il mondo con il compagno, andando in Cina, nel 1955, a Cuba ed in Brasile , nel 1960, poi in Unione Sovietica. Nel 1971 la scrittrice divenne d i r e t t r i c e d i u n a r i v i s t a . Nel 1980 morì il compagno, a cui Simone dedicò il testo "La cerimonia degli addii." Simone de Beauvoir criticò il ruolo assegnato tra-dizionalmente alla donna nella società soprattutto nei testi " Il secondo sesso" del 1949 ", "Una don-na spezzata" del 1967 e " La Terza età " del 1970 Altre sue opere famose sono "Il sangue degli altri" del 1945 e, come ho già detto, " L'invitata" e " i Mandarini", un' autobiografia in quattro volumi . Simone morì nel 1986 e venne seppellita a Mon-tparnasse, accanto al suo compagno.

SIMONE DE BEAUVOIR

Page 27: Strozzi News 2012

di Francesca Cama, Martina Otti-

no

Abbiamo letto sul Secolo XIX che per un mese si sono svolte nell'are-na dello zoo di Shanghai, le "Olimpiadi degli animali " cinesi alle quali hanno partecipato ,o me-glio sono stati costretti a parteci-pare, duecento animali, in cin-quanta discipline sporrtive e spet-

tacoli. I biglietti per gli "Animal Games "sono andati esauriti in pochissimo tempo. Si sono visti in gara elefanti-calciatori, scimpanzé -sollevatori di pesi e giocatori di basket, canguri pugili , orsi equili-bristi e via dicendo. Gli animalisti osservano giustamente che non c'è nulla di più stressante per un ani-male che essere legato e costretto a impegnarsi in attività come quel-le. Per questo, da alcuni anni in Occidente si criticano queste "Olimpiadi" della crudeltà, nelle quali vengono completamente ne-gati i diritti degli animali. Migliaia di famiglie cinesi la pensano di-versamente e ritengono che non ci sia nulla di male ad assistere a una gara di sollevamento pesi (fanno andare su e giù alcuni giovani vo-

lontari)tra elefanti o nel vedere altre gare tra animali."La maggior parte di noi- ha detto un tale-continua a vedere gli animali co-me bestie da intrattenimento, quin-di perché dovrebbe essere ricono-sciuto loro qualche diritto?" An-che in Cina, comunque, pare che per la prima volta ci sia qualcuno che non gradisce queste gare.

Sarà anche vero, però abbiamo letto che i i biglietti per gli "Animal Games "erano andati e-sauriti in pochissimo tempo.

NO AGLI ANIMAL GAMES

Pagina 27

Anno VI NUMERO SPECIALE

dI Adriano Soddu, Daniele Bini, Elena Guenna, Federico

Barbano

A sei femmine adulte di aragosta mediterranea, stavol-ta è andata bene, sono infatti tornate in mare, liberate dagli uomini della Capitaneria di porto e dell'Acquario di Genova, anziché subire una morte orribile, gettate vive nell’acqua bollente e servite su un piatto con tanta maionese. Il motivo del salvataggio e del sequestro da parte della Guardia Costiera genovese, in una pesche-ria di Varese, è che le sei aragoste adulte portavano le uova sotto l’addome. Esiste infatti un regolamento che

vieta la cattura,la detenzione a bordo, il trasbordo,lo sbarco, la vendita e l’esposizione delle femmine matu-re di aragosta, delle quali è prevista appunto la libera-zione immediata, inoltre non possono essere pescati i carapaci inferiori a 9 cm. Le aragoste dopo essere state confiscate sono state portate all’Acquario di Genova, dove sono rimaste un paio di giorni, tenute in una va-sca. Come molte altre specie animali,l’aragosta è mol-to attenta alle sue uova che conserva sotto l’addome e protegge con la coda ripiegata. Le larve, che, appena uscite dalle uova hanno bisogno di alimenti a loro a-datti, sono oggetto di studio e tutelate dagli studiosi . Il Comune di Genova, come molti altri comuni, vieta il mantenimento per giorni sul ghiaccio dei poveri ani-mali e la bollitura di esemplari vivi. Siamo molto con-tenti che le aragoste siano state salvate e liberate nel loro ambiente. Pensiamo che sia molto brutto il modo con cui le aragoste vengono cucinate. Dovrebbe essere vietato, secondo noi, in tutta Italia, tenere nel ghiaccio

e bollire vivi questi poveri animali. Si tratta di una cru-

deltà inutile.

SALVATE SEI FEMMINE DI ARAGOSTA

Page 28: Strozzi News 2012

di Alberto Tonet

Del la se r ie , "Strano ma vero" è la vicenda che voglio racconta-re. Ne è protago-nista Pamela. Non sto parlando di una ragazza con quel nome, ma una cagnoli-na di Arez-zo(nella foto), che, da sola, sì avete letto bene,

da sola, ha preso... il treno per spostarsi dalla città in cui vive, con il suo proprietario, un certo Luca, a Bo-logna, la città in cui abita Ilenia, la fidanzata del ra-gazzo, a cui pare sia molto affezionata. L'uomo, un

sabato di marzo aveva perso di vista la cagnolina, mentre la stava portando a passeggio. Disperato, aveva lanciato un appello via internet e riempito A-rezzo di volantini con la foto del cane. Tuttavia, per diversi giorni non ha avuto notizie dell'adorato anima-le. Il fatto è che la cagnetta, che il padrone portava spesso a Bologna, non aveva dimenticato l'orario del treno e neppure il binario e proprio quel giorno aveva deciso di andare a trovare da solo la fidanzata del pa-drone. Il quale dopo tre giorni ha avuto la buona noti-zia. Un ferroviere, vista la cagnolina sul treno, aveva avvertito la Polfer. Pamela è stata portata al canile dove, grazie al microchip, è stato possibile rintraccia-re il padrone. Quando è tornata a casa, ad Arezzo, ha trovato ad accoglierla, oltre a Luca, proprio la fidanza-ta. Ho idea che solo un matrimonio tra i due potrà evitare nuove future fughe di Pamela,

PAMELA CAGNETTA VIAGGIATRICE

di Elena Guenna, Fabiana Torre Giulia Bonavera,

Martina Degiorgi

Ci ha molto colpite la vicenda di Liv Arnesen, la pri-ma donna capace di attraversare a piedi , con una slitta del peso di 125 kg, nel 1994, il Polo Sud. Liv impiegò per compiere quella straordinaria impresa 50 giorni.

Giunta alla meta, giusto in tempo per la vigilia di Na-tale, ebbe al suo arrivo una grande sorpresa, fu infatti accolta dal suo ex insegnante di sci del liceo! Nel '96 la grande Liv ha provato, stavolta senza suc-cesso, per gravi problemi di salute, a scalare l'Everest. "Purtroppo ho dovuto ritirarmi dalla spedizione-ha commentato la Arnesen- perché mi è venuto un edema cerebrale. Ma torniamo indietro. Al ritorno dal Polo, un'amica Anna Bancroft, le chiese con una lettera di tornare nell'Artico con lei. Qualche anno dopo Liv la accon-tentò. A novembre del 2000 partirono infatti insieme, sciando 14 ore al giorno e percorrendo almeno 300 km, in 100 giorni. Non contente, l'anno dopo tornaro-no laggiù. Liv recentemente si è riproposta di portare nell'Artico donne di vari Paesi e religioni. Insomma, sentiremo ancora parlare di lei!

LA FAVOLA DI LIV AMESEN

Pagina 28 Anno VI NUMERO SPECIALE

Secondo quanto riporta il sito animalinelmondo.com in Italia vengono abbandonati circa 100 mila cani all’anno. Gli abbandoni maggiori sono ovviamente quelli dei tre mesi estivi, nei quali sono abbandonati circa 60.000 cani, cioè circa circa 25 all’ora, un abbandono ogni due minuti! Diciamo no all’abbandono degli animali!

Page 29: Strozzi News 2012

di Chiara Mastroianni

Sono una grande appassionata di equitazione e , in futuro, nel tempo libero, mi piacerebbe insegnare questo bellissimo sport che pratico da oltre sei anni. Vorrei ,infatti, trasmettere questa passione ad altre persone che amino come me stare nella natura e

fare passeggiate a cavallo. Mi piacerebbe, tra l'al-tro, insegnar loro a comunicare con i cavalli, che s o n o a n i m a l i d a v v e r o f a n t a s t i c i . Anche se non dovessi diventare insegnante, non abbandonerò comunque mai l'equitazione, che è ormai parte integrante della mia vita. Intendo proseguire, anche a livello agonistico, con-tinuando a gareggiare con il mio cavallo, Silvy,. Il mio sogno è quello, se possibile, di arrivare a livel-li altissimi, in modo da portare in alto il nome della mia scuola d'equitazione, la “Mulino del lupo”. Le gare alle quali partecipo si chiamano Endurance, si tratta di percorsi che variano dai 15 ai 120 km e che si svolgono nella natura. Il regolamento preve-de che si debba completare il percorso nel minor tempo possibile, non stancando il cavallo, facendo-gli perciò mantenere battiti cardiaci abbastanza re-golari.

EQUITAZIONE CHE PASSIONE

RAGAZZA INTOSSICATA A GENOVA

di Martina Degiorgi

Recentemente una sedicenne genovese è rimasta intossicata da una bottiglietta d'acqua contenente

ammoniaca. La sedicenne, che era in compagnia di un'amica, avrebbe comprato la bottiglietta in un distr ibutore della stazione Brignole, Lasciata la stazione, le due ragazze si erano dirette al campetto del Sorriso Francescano. Lì Giulia ha aperto la bottiglietta avvelenata. Prima di bere, aveva comunque notato che la stessa non e r a ben s i g i l l a t a . Subito dopo aver bevuto, ha sentito dei dolori fortissimi. Allora ha cominciato ad urlare e poi si è accasciata a terra, chiedendo

disperatamente aiuto all'amica. I soccorritori, arrivati dopo pochi minuti, hanno portato subito la ragazza al Pronto Soccorso di San Martino, dove è arrivata con il codice rosso. Lì Giulia è stata intubata, perché non riusciva a r e s p i r a r e d a s o l a . Fortunatamente, già in serata si è ripresa ed è stata poi giudicata f u o r i p e r i c o l o . Non si è ancora saputo come mai ci fosse l'ammoniaca in quella bottiglietta.

Pagina 29

A fine maggio si è verificato un altro caso di avvelenamento da acqua minerale. Vitti-ma ancora una volta un ragazzo. Questa volta il fatto è successo alla scuola Odero di Sestri. Uno studente, entrato a scuola, è andato nel corridoio dove ci sono le macchi-nette con gli snack e le bevande. Ha acquistato una bottiglietta di minerale. Ha tolto il tappo e ha bevuto un sorso d'acqua. Quando si è accorto del veleno ormai era troppo tardi. «Ho sentito un forte sapore, come di candeggina - ha raccontato ai medici - mi si è infiammata la gola e ho avuto un malore.” Il ragazzo è stato soccorso dai compa-gni e dagli insegnanti, che hanno chiamato subito il 118

Page 30: Strozzi News 2012

di Lorenzo Murru

Recentemente, noi della redazio-ne di Strozzi News abbiamo incontrato Guido De Benedetti, ebreo di origine piemontese, sal-vatosi con la sua famiglia dalla deportazione nei campi di stermi-nio. L'incontro è stato interessan-tissimo, De Be-

nedetti, stimolato dalle nostre domande, ci ha parlato di tante cose, ad esempio dei pregiudizi antisemiti, delle leggi razziali del 1938, della Shoah, del contributo degli ebrei alla Resistenza, di come lui e i suoi familiari, tra cui lo zio Salva-tore Jona noto avvocato e scrittore, siano riusciti

a sfuggire alla deportazione. Ce l'hanno fatta, grazie all'aiuto di una famiglia di non ebrei,i Cu-sto, Emanuele e Rosetta, che li ospitarono nella loro casa di Serra Riccò. Ha aggiunto che i suoi salvatori sono stati riconosciuti Giusti tra le na-zioni. Sono definiti così i non ebrei che, a rischio della vita e senza trarre alcun vantaggio dalla propria scelta coraggiosa, hanno salvato dalla deportazione uno o più ebrei, sottraendoli alla caccia spietata che davano loro nazisti e fascisti. Il Giusto tra le nazioni ha il privilegio di vedere aggiunto il proprio nome nel Giardino dei Giusti a Gerusalemme. Il signor De Benedetti ci ha ri-cordato che per gli ebrei le cose cambiarono in peggio dopo l 8 settembre 1943, quando il Pae-se fu invaso dai tedeschi . A quel punto non si trattava più solo di trovare il pane, bisognava sfuggire alla cattura dei nazifascisti per sopravvi-vere.

E non era facile, visto che la pena per chi con-travveniva alla legge che imponeva di consegnare ogni ebreo,dichiarato nemico della patria. era la morte. Per fortuna lui e la sua famiglia, trovarono chi aprì coraggiosamente loro la porta di casa e li nascose fino alla Liberazione.

INCONTRO CON GUIDO DE BENEDETTI

di Francesca Passaro e Elena Guidetti

Studiando la Resistenza abbiamo deciso di soffermarci sulla liberazione di Genova, che ricevette la medaglia d'oro al valor militare per la sua lotta antifascista e perché fu l’unica città in Europa in cui truppe regolari tedesche si arresero alle forze partigiane e non all’esercito Alleato. Ecco cosa successe nei tre giorni che portarono alla liberazione di Genova. Il 23 a-prile alle nove di sera si riunirono i rappresen-tanti del Comitato di Liberazione Ligure, per decidere se far scattare l'insurrezione o atten-dere ancora.

segue a p. 43

Pagina 30 Anno VI NUMERO SPECIALE

LA LIBERAZIONE DI GENOVA

Page 31: Strozzi News 2012

.dI Matteo Airoldi

Per le strade di Dublino non si parla d'altro. Eveline Hill ha tentato di scappare con il fidanzato, Frank, ma, all'ultimo momento , pare che abbia rinunciato. Perché? Cosa è successo veramente? La gente è molto interessata a questa vicenda. Confesso che benché non mi sembri una notizia particolarmente signifi-cativa, suscita in me una curiosità professionale, ah dimenticavo, sono un giornalista, che raramente provo. Forse perché è una storia "intrigante", sul tema dell'emigra-zione. Ecco, "intrigante" è forse l'aggettivo adatto per definirla. La concorrenza è comunque alta. Ho sentito che qualche altro giornale vuol mandare un reporter per inter-vistare Eveline. Anch'io, per il mio, ho questo obiettivo. Esco di casa, nella fredda aria mattutina. Questa notte, come spesso accade da queste parti, ha piovuto e ora l'aria è piutto-sto umida. Alla sede del giornale mi hanno dato l'indirizzo dell'abitazio-ne della Hill. Dopo mezz'ora, cam-minando di buona lena, vedo davan-

ti a me la palazzina. La casa è' pic-cola, bassa , scura, e, a dire la verità, anche un po' triste. Essendo la noti-zia molto calda, è probabile, come ho detto, che un' orda di colleghi "affamati" di notizie si riversi tra breve qui. Per questo sono partito presto da casa. Voglio che il mio giornale sia il primo a pubblicare l'intervista a Eveline Hill. Percorso un breve vialetto, busso alla porta in legno, che è vecchia e piuttosto lo-gora. Dopo un tempo sorprendente-mente breve, con aria stupita, mi apre un uomo anziano, alto e magro, con i capelli grigi, la faccia rugosa e lo sguardo severo. Mi domanda cosa voglio e io,come sono solito fare, gli dico una bugia- il mio giornale mi ha chiesto di intervistare le commes-se dei Magazzini di Dublino- per poter giustificare la mia intenzione di intervistare sua figlia. L'uomo, che dice di essere il padre, grugni-sce. Interpreto l'emissione di voce come un sì. Non mi sono sbagliato. L'uomo si sposta e mi fa entrare nel polveroso corridoio d'ingresso. Poi mi fa strada, su per le scale scric-chiolanti, sino al piano superiore. Lì ci sono due porte. L'uomo. senza bussare, apre la prima. Entra. Sento da fuori la sua voce soffocata e quella di una donna. Dopo poco tempo, la porta si riapre ed esce l'uomo, che mi fa cenno di sì con la testa e poi, a fatica, si riavvia verso la scala. Mi avvicino alla porta e busso. La flebile voce femminile mi dice di entrare. Lo faccio. Anche questa stanza è molto piccola e sporca. Eveline Hill è seduta sul suo apparentemente scomodo letto, con le mani in grembo e l'aria compren-sibilmente distrutta. Mi presento. Lei si presenta a sua volta. Dopo un breve inizio di dialogo, vengo subito

al sodo. "Cosa è successo ieri?" "Beh ecco-risponde lei-sarei dovuta salpare per l'Argentina con Frank, il mio fidanzato, saremmo andati a vivere a Buenos Aires. "Una lacrima le riga il viso. "Ecco, non so cosa sia successo. Come dire..." La giovane prova a fatica a scacciare la tristez-za, a non piangere. "Non sono io che ho voluto aggrapparmi a quel maledetto parapetto. Sono state le mie braccia, le mie mani che vi si sono attaccate con tutte le forze. " Decido di toccare quello che per lei è probabilmente il punto più dolen-te. "E il suo fidanzato" "Frank? Non so se lo si può considerare più tale. Comunque è partito, con quella na-ve" "Lo rivedrà ancora?"le chiedo. Adesso le lacrime sul suo volto sono più numerose. "No, non credo, anzi ne sono praticamente certa. A Bue-nos Aires ci saremmo sposati, forse. Avrei lasciato questa vita, il mio lavoro, la mia famiglia" la sua voce si riduce ad un sussulto quando ag-giunge "mio padre". A quel punto inizia a raccontarmi tante cose della sua travagliata seppur giovane esi-stenza: la scomparsa della madre e la promessa fattale in punto di morte di non abbandonare presto la fami-glia, la necessità di far da madre ai due fratelli, la morte di uno di loro, l'odioso lavoro ai Magazzini, dove viene continuamente rimproverata dalla caporeparto di fronte ai clienti, le botte del padre che vuole che gli consegni tutto ciò che guadagna. Vedeva Frank di nascosto dal padre che non approvava la relazione. Un giorno, ecco l'idea di andare a vive-re in Argentina insieme. Aveva mo-tivi sufficienti per andar via.

segue a p.39

INTERVISTA IMMAGINARIA A EVELINE HILL

Pagina 31 Anno VI NUMERO SPECIALE

Page 32: Strozzi News 2012

di Alessia Mauceri, Rebecca Orlan-

do, Francesca Cama e Martina

Ottino

Andare in moto può essere davve-ro pericoloso. Un gravissimo inci-dente della strada, uno dei tanti, è accaduto lo scorso autunno a Pon-

tasso, frazione di Ceranesi, in pro-vincia di Genova, dove è morto un trentottenne, Marcello Sartor, con una grande passione per le due ruote, che aveva deciso di fare un giro in moto da quelle par-ti. L'uomo, che stava sorpassando un furgone, non si è accorto che in quel momento, in senso oppo-sto, stava passando un'auto guida-ta da un ragazzino di 20 anni, sot-toposto con risultato negativo al test dell'alcol. Sartor è stato sbal-zato dal sellino contro la vettura,

finendo sull'asfalto. Neppure il casco è servito a salvargli la vita. Gli uomini della pubblica assi-stenza non hanno potuto far nulla. Il giovane alla guida dell'auto ha detto: "Me lo sono trovato di fronte , ma non ho fatto in tempo a frenare" C'era infatti poco spa-zio e mancava il tempo per evitare un impatto tremendo. Marcello, che era sposato e aveva una figlia piccola, lavorava per una società che promuove eventi sportivi e spettacoli.

di Federico Barbano

Nel mese di aprile, la polizia ge-novese ha suonato all’alba il cam-panello di un appartamento in città per arrestare un ragazzo accusato di aver fatto l’ autista di una banda di spacciatori di droga. La notizia è che tra i poliziotti venuti ad arre-starlo c’era anche suo fratello . Era lì su invito di un superiore, per preparare il padre, sofferente di cuore, alla notizia dell’arresto del figlio. Il poliziotto ha detto al

fratello : “Sei un deficiente” . La cosa che lo ha fatto più arrabbiare è che lui ripeteva di non aver fatto niente. “Guidavo e basta”, ha det-to. Il poliziotto ha detto che il fratello non è cattivo, ma che si lascia trasportare dagli altri. Ha comunque aggiunto che è giu-sto che venga pulito per ciò che ha fatto.

GENOVA ARRESTATO DAL FRATELLO

Pagina 32

MOTO L’ENNESIMA VITTIMA

di Benedetta Schoen

E’ stata finalmente eretta negli Sta-ti Uniti, alla presenza di Obama,

osannato dalla folla, una statua in onore di Martin Luther King. Il Presidente che l’ha inserito tra i padri della patria, parlando di lui ha detto che King spesso- anche dopo aver vinto il Nobel per la pa-ce- veniva contestato, c’era chi lo chiamava comunista. Accanto a Obama c’erano anche alcuni mem-bri della famiglia King,. Un figlio ha detto che tutti devono essere

orgogliosi del messaggio di pace di suo padre. Simpaticamente il figlio ha aggiunto “per anni mio padre ha avuto il complesso della bassezza, non ha mai amato essere circonda-to da persone più alte di lui. Ma ora possiamo vedere- ha concluso tra gli applausi-che è alto oltre 10 me-tri”. La statua, davvero imponente, è la prima dedicata a un afro ame-ricano negli Usa.

ERETTA STATUA IN ONORE DI LUTHER KING

Page 33: Strozzi News 2012

di Lorenzo Murru

Il giorno 22 Febbraio ero per Strozzi News al Du-cale nella sala del

Maggior Consiglio, per ascoltare il r i c e r c a t o r e e d i v u l g a t o r e scientifico Mario

Tozzi, che ha parlato dei problemi ambientali del

pianeta. Ha cominciato dicendoci di immaginare di trovarci nel 2050 e di essere gli unici sopravvissuti

alla fine del mondo, che si stanno chiedendo quali

possano essere state le cause del disastro. Molti sono

i segnali che non siamo riusciti a cogliere…il primo è stato nel 2004 con il terremoto nei mari di

Sumatra, un altro nel 2011 con il terremoto in

Giappone e successivo maremoto. Questi terremoti sarebbero stati altrettanto devastanti anche in un

luogo privo di strutture di cemento? La risposta è

no. Solitamente non sono i terremoti a uccidere,ma i

crolli delle nostre strutture! La domanda da porsi è

:”Siamo sicuri che l’uomo sia l’ animale più

intelligente?”

Il ricercatore ha concluso dicendo che ciò che distingue l’ uomo dagli altri animali è” la capacità di

raccogliere cibo per tutto l’ anno” .

Questa conferenza mi ha insegnato molto sulla necessità di proteggere il pianeta e su come dare il

proprio contributo. .

MARIO TOZZI E I PROBLEMI DEL PIANETA

Pagina 33 Anno VI NUMERO SPECIALE

di Lorenzo Murru

Migliaia di tonnellate di detriti, oggetti piccoli e grandi di ogni tipo e forse resti umani dello tsunami giappo-nese del marzo dello scorso anno stanno per raggiunge-re gli Stati Uniti. Gli esperti dicono che l'ondata di rifiu-

ti giapponesi continuerà almeno fino al 2015. Una par-te di essi si aggiungerà a quelli di un’enorme area, va-sta centinaia di miglia di chilometri quadrati, piena di rifiuti oceanici. Sul sito della Noaa, l´agenzia gover-nativa americana che si occupa di Oceani e di atmosfe-ra, si vede la macchia di rifiuti allargarsi ogni giorno ed estendersi verso la costa americana.

DETRITI DELLO TSUNAMI NEGLI USA

di Federico Barbano

I computer sono un mezzo usato a casa abitualmente , sia dai bambini che

da noi ragazzi . Ma a scuola è diverso. Ecco perché è interessante il

progetto di un’ elementare di Ovada , la “Padre Damilano”, che ha deciso

di far usare ai bambini il net book a scuola per le varie materie.

Un’insegnante della scuola ha detto giustamente che “Si tratta di un modo

alternativo e moderno di fare scuola”. Ha aggiunto che a casa gli alunni

potranno, usando internet in modo sicuro, imparare tante cose, facendo

ricerche, Penso che quella di Ovada sia un’ ottima idea e spero che, col

tempo, sia estesa a tutte le scuole.

NET BOOK A SCUOLA A OVADA

Page 34: Strozzi News 2012

Pagina 34

di Giulia Robbiano

Quest'anno, in classe , stiamo approfondendo in mo-do particolare l'Olocausto. Abbiamo letto e leggeremo testi su Anna Frank , Primo Levi , Piera Sonnino ecc, abbiamo visto, per il Progetto “Viaggio nel Cinema” film come " L' amico ritrovato" e " Arrivederci ragaz-zi” . Nei giorni scorsi, poi, il professore ci ha ricorda-to che, come ogni anno, il 27 gennaio si celebrerà la Giornata della Memoria, che è stata fissata in questa data, perchè il 27 gennaio del 1945 i soldati dell’Armata Rossa entrarono nel lager di Auschwitz, svelando l'orrore dell'Olocausto. Un orrore che non può e non deve essere dimenticato. Ecco perché parla-re dell'Olocausto è molto importante. Io ho iniziato ad approfondire l'argomento da quando, lo scorso agosto, ho visitato i due lager di Auschwitz e Birkenau . I miei genitori erano perplessi sulla mia convinzione di voler vedere a tutti i costi quei luoghi. Solo insisten-do, sono riuscita a varcare il cancello di Auschwitz e Birkenau. Non potete immaginare l'effetto che fa camminare dove sono transitati tanti condannati a morte.Da allora ho deciso di documentarmi sull'argo-mento, ad esempio leggendo i romanzi più famosi ri-guardanti l'Olocausto. Così facendo, insieme alla mia curiosità, sono aumentate le mie conoscenze sull'argo-mento.

La giornata della Memoria è importante per ricordare “che questo è stato” anche se ricordare non serve a ridare i propri cari a chi li ha perduti. Io credo che lo sterminio da parte di Hitler di milioni di Ebrei, perso-ne come me, come voi, non possa essere in alcun mo-

do perdonato o giustificato. Hitler e i tedeschi ,sulla base di teorie folli e assurde, credevano che gli Ebrei fossero persone inferiori rispetto ai cosiddetti ariani. In realtà non esistono razze superiori e razze inferiori, ma c'è una sola razza , quella umana.

Una simile follia non deve più ripetersi in futuro. An-che per questo, alcuni anni fa il nostro Parlamento ha deciso giustamente di stabilire un giorno nel quale tutta la nazione avrebbe potuto meditare sull'orrore dell'Olocausto. Il giorno scelto è stato, come ho detto, il 27 di gennaio.

Dopo la visita ai lager, di cui ho parlato, mi è capitato più volte di pensare a tutta quella povera gente che, passo dopo passo, si avvicinava alla morte nelle ca-mere a gas, per diventare poi fumo nei forni cremato-ri. Pensando a loro, ho riflettuto sulla ferocia e la mancanza di umanità di tanti militari nazisti che, sep-pur eseguendo gli ordini dei loro superiori , uccideva-no ogni giorno bambini, donne e uomini innocenti . Mi auguro che tutti loro, se non i loro capi, abbiano provato, alla fine della guerra , almeno un po' di ri-morso al solo pensiero di quello che avevano provo-cato. Io, se fossi stata al posto loro, per aver compiuto simili misfatti contro degli innocenti, mi sarei sentita un verme.

In questi giorni sto leggendo un bellissimo romanzo ambientato nel periodo di guerra ."Quando Hitler ru-bò il coniglio rosa" di Judith Kerr. Come è noto, in quel romanzo si parla di Anna e della sua famiglia, braccata dai nazisti, che deve lasciare Berlino con la speranza di poter tornare presto, ma le cose vanno ben diversamente, essi dovettero infatti cambiare città più volte. Adattarsi non era facile, ma , a differenza di tanti altri Ebrei, loro riuscirono a salvarsi. In conclusione, non posso che augurarmi che una si-mile follia non debba mai più ripetersi.

LA MIA VISITA AD AUSCHWITZ-BIRKENAU

Il calcolo del numero delle vittime dell’Olocausto dipende anche dal modo in cui la defini-zione di "Olocausto" è utilizzata. Donald Niewyk e Francis Nicosia scrivono in The Colum-

bia Guide to the Holocaust che il termine è comunemente inteso come l'assassinio di massa e il tentativo di cancellare l'ebraismo europeo, il che porterebbe il numero totale delle vitti-me quasi a sei milioni, ovvero a circa il 78 % dei 7,3 milioni di ebrei nell'Europa occupata dell'epoca.La più ampia definizione che include i Rom e Sinti, disabili e malati di mente, gli oppositori o dissidenti politici e religiosi, i prigionieri di guerra e i civili sovietici, gli omo-sessuali, i Polacchi e gli Slavi porta il totale di morti addirittura a 17 milioni.(fonte Wikipe-dia)

Page 35: Strozzi News 2012

Pagina 35

di Lorenzo Murru

Il giorno 5 ottobre 2011 l’ America e il Mondo si

sono svegliati senza Steve Jobs. Qualcuno ha osser-vato che non è la fine di del sogno americano, ma

poco ci manca.Quell’uomo, partito da un furgoncino, era arrivato a costituire la più grande

multinazionale tecnologica del mondo, la Apple. Il

giorno della sua morte, gli ”apple store” erano diventati una sorta altarini

Davanti a quello di Grove street, a Los Angeles, neanche un’ ora dopo la sua morte si erano radunate

centinaia di persone.

Henry Smith ,un biomedico, stava tenendo una conferenza quando sul suo IPhone è apparsa una

mail che diceva che Jobs era morto. “ Ho pensato-ha detto- che la cosa più giusta da fare per onorare la sua memoria fosse venire qui insieme a tutti-ha

detto. Jobs nel 2007 era stato ritenuto il primo tra i 25

uomini d’affari più potenti del pianeta. Recentemente ho letto un’interessante biografia di

Walter Isaacson su di lui, che consiglio a tutti.

ADDIO GRANDE STEVE

Anno VI NUMERO SPECIALE

TUTTO SUL NUOVO IPAD

di Matteo Airoldi

Il nuovo iPad è stato presentato il

7 marzo, alle 10 di San Francisco

(le 19 per noi), dal nuovo CEO di

Apple, Tim Cook.Ci sono stati alcuni cambiamenti rispetto al

precedente modello. Prima di tutto

il nome ufficiale: non è iPad 3 e nemmeno iPad HD come

qua l cuno sos t eneva , ma

semplicemente iPad.

Per quanto riguarda il design, poco

è stato modificato. Rimane il tasto

home (c’erano infatti alcuni rumors che sostenevano che

sarebbe stato tolto)e la dimensione

dello schermo resta di 9,7 pollici. L’unica differenza rilevante è

l’aumento di spessore, da 8,8 a 9,4

mm, per consentire il sensibile

aumento di risoluzione. Lo

schermo Retina dell’iPad ha infatti una risoluzione di 3,1 megapixel

(il numero di pixel è quattro volte superiore rispetto all’iPad 2, tanto che non possono essere distinti

dall’occhio umano), meglio di un

televisore HD, con una densità di 264 punti per pollice e un aumento

del 44% di saturazione del colore.

Il risultato saranno testi, foto e documenti nitidissimi e in

al t iss ima definizione .Altro miglioramento rilevante è quello della risoluzione video in full HD

(1080p) e della fotocamera

posteriore da 5 megapixel, che è

stata riprogettata. A questo scopo è ora disponibile su Apple Store

l’app iPhoto (capace di manipolare

foto ad alta risoluzione) ed è stata

migliorata l’app iMovie, già

esistente. Entrambe le applicazioni

hanno un costo di 3,99 euro. Infine

l’iPad ha rivoluzionato la

c o n n e t t i v i t à , r e n d e n d o s i

compatibile al 4G e alle reti LTE.

E’ stato inoltre rilasciato il nuovo

sistema operativo, iOS 5.1, e sarà

disponibile Siri, il sistema di riconoscimento vocale già

utilizzato nell’iPhone 4S. Il tablet sarà in vendita dal 16 marzo in

gran parte d’Europa; arriverà

invece in Italia il 23 marzo.I prezzi

dovrebbero essere (nulla è ancora

certo) 499 euro per il modello

16GB, 599 per quello da 32GB e

699 per quello da 64GB. L’iPad con l’aggiunta del 4G dovrebbe costare 629 euro per il modello

16GB, 729 per il quello da 32GB

e 829 per quello da 64GB. I colori disponibili saranno il bianco e il

nero. Con l’uscita del nuovo iPad, diventa più economico l’iPad 2,che

partirà da 399 euro..

Page 36: Strozzi News 2012

di Giulio Costi, Francesco Mondillo,

Enrico Piacenza, Marco Taini.

Ci ha colpito molto la morte di Marco Simoncelli, giovane pilota di 24 anni di Cattolica, avvenuta il 23 ottobre dello scorso anno sulla pista del campionato MotoGP. della Malesia, a causa di un gravissimo incidente, al quale era seguito lo stop della gara. La partenza e i primi giri sono stati anche in passato molte volte fatali, sia nelle gare motociclistiche che in quelle automobilistiche. Nel lontano 1973, sull’autodromo di Monza, per una spaventosa caduta dopo la partenza, alla “curva grande”, il grande pilota italiano Renzo Pasolini si schiantò contro il guard rail , mentre la sua moto impazzita investiva un altro campione, Jarno Saarinen, uccidendolo. Nel motomondiale hanno previsto importanti standard di sicurezza, ma il collo dei piloti non è protetto, perché i sistemi

utilizzati per i piloti di Formula 1, impedirebbero ai motociclisti di voltarsi. Per la cronaca, l’ultimo incidente mortale in Moto G.P., prima di questo, era accaduto nel 2003, quando il pilota giapponese Daijiro Kato si era schiantato contro le barriere di protezione durante il Gran Premio di Suzuka, in Giappone.

In questo articolo, vogliamo

ricordare Marco ad alcuni

mesi dalla morte.

Sic- così era soprannominato il giovane pilota italiano, uno degli atleti più amati del motociclismo mondiale- è morto nell’ ospedale d i S e p a n g p e r a r r e s t o cardiocircolatorio. I soccorsi sono stati immediati, ma Sic non ce l’ha fatta. Probabilmente Marco ha perso il controllo della moto a causa delle gomme dure ancora fredde. L’ Honda del pilota italiano si è leggermente sollevata da terra e, quando la ruota anteriore ha toccato di nuovo l’ asfalto, la moto è tornata al centro della pista. Colin Edwards, americano della Yamaha, che seguiva Simoncelli , non è riuscito

ad evitarlo e con la sua moto ha colpito la schiena e il collo di Marco, il cui casco è volato via. Simoncelli è deceduto all’ospedale dopo 45 minuti, esattamente alle 16:45.Per combinazione il “SuperSic” è morto all’ 85° km del Gran Premio Moto G.P, a Sepang, 85 come il suo numero di moto. Sul collo il pilota romagnolo ave-va i segni delle gomme. Marco Simoncelli era nato a Cattolica (Rimini), da piccolo aveva iniziato con le mini moto, in seguito la sua passione per le due ruote è cresciuta. Nel 2008 era stato campione mondiale nella 250 ( m o t o 2 ) , l a c a t e g o r i a immediatamente inferiore alla Moto G.P. a cui era passato nel 2010. Il suo soprannome era “SuperSic” perché in televisione, nella sovrimpressione della classifica durante le gare, il suo cognome veniva abbreviato in Sic. Sin dagli esordi Simoncelli si era distinto per il suo talento e lo stile di guida aggressivo. Celebre anche la sua folta capigliatura riccia.

P AGINA 36

Pagina 36

ADDIO GRANDE SIC

Anno VI NUMERO SPECIALE

Nelle recenti elezioni in Francia, il socialista Francois Hollande, nella caricatura a lato, ha sconfitto Nicolas Sarkozy ed è diventato il settimo presidente della Repub-blica francese. Qualche curiosità su di lui. Gira per Parigi in motorino ed è riuscito a dimagrire 10 chili in pochi mesi, riducendo vino, formaggio e cioccolata, per poi riprendere un po' di peso nell’ultima fase della campagna elettorale. Passando alle cose serie, viene percepito dai francesi, secondo un articolo de La Stampa, “come un uomo serio e rassicurante, calmo, metodico, organizzato.”

Page 37: Strozzi News 2012

Pagina 37

UN MAGICO ELISIR D’AMORE

di Matteo Airoldi

Alla fine il tribunale ha deciso: Conrad Murray,

medico del cantante Michael Jackson, è stato

condannato a quattro anni per omicidio colposo.

Il medico aveva somministrato a mezzanotte a

Jackson 25 mg di propofol (un calmante molto

potente), Si tratta di una dose relativamente molto

alta. Quel che è grave è che non aveva controllato la

situazione come avrebbe dovuto. Dopo una

telefonata, il medico era ritornato nella camera e

aveva visto Jackson che non respirava. Aveva allora chiamato i soccorsi e provato a rianimarlo con un

massaggio cardiaco. L’ambulanza era arrivata circa un quarto d’ora dopo e aveva impiegato circa

mezz’ora per arrivare all’ospedale Ronald Reagan. Michael Jackson fu dichiarato morto alle 2.26.

L’ordine dei medici dello stato della California ha comunicato di aver sospeso la licenza di medico a

Conrad Murray. Pare comunque che tra poco tempo

gli verrà completamente tolta.

I milioni di fan del King of Pop hanno ovviamente

festeggiato dopo la fine dell’ultima fase del processo,

durata nove ore.

Nonostante la condanna del medico, ancora molti pensano che la sentenza non abbia fatto completa chiarezza e che non si sappia tutta la verità sulla

morte di Michael Jackson. A questo proposito, Mirjana Kovacic ha scritto un libro intitolato

“Michael Jackson-Una morte poco chiara”. Chissà che in futuro non si scoprano interessanti no-

vità riguardanti il drammatico evento.

di Federico Barbano

Nel cuore del centro storico di Genova è stato aperto,

al numero 29 di via del Campo, la strada cantata da

Fabrizio De André, il museo “Via del Campo 29

Rosso”, Sino al febbraio 2010, lì c’era il negozio di

Ganni Tassio”, amico di Fabrizio e ammiratore della

sua musica. Nel museo ha un posto d’onore la

chitarra Esteve di De André. La festa inaugurale ha

coinvolto tutto il quartiere. Hanno partecipato anche

Marta Vincenzi e Dori Ghezzi , moglie di De André

Nel museo non ci sono solo foto, dischi, spartiti,

strumenti musicali e ricordi di De André, ma anche di

altri musicisti genovesi come Ivano Fossati, Umberto

Bindi, Luigi Tenco, Bruno Lauzi, Max Manfredi. Penso che quella di aprire il museo sia stata una bella

idea e consiglio a tutti di visitarlo.

MICHAEL JACKSON CONDANNATO IL MEDICO

IL MUSEO DE ANDRE’ A GENOVA

La storica copertina della

pittrice genovese Loris Fer-

rari, amica di Fabrizio

Page 38: Strozzi News 2012

Pagina 38

di Filippo Airoldi

Noi della Strozzi mercoledì 28 ottobre alle 20.30 siamo andati a teatro per vedere il Flauto Magico di

Mozart. L’opera è stata trasmessa in diretta su Rai 5.

La regia di questo Flauto Magico del Carlo Felice è

stata curata da Daniele Abbado, figlio del celebre e

strepitoso direttore d’orchestra Claudio Abbado, ex

direttore dei Berliner Philharmoniker.

Le scene “riciclate” erano di Emanuele Luzzati, con

dei classici (ma belli) costumi creati dal genio di

Santuzza Calì.

Cast di spicco per questa serata in diretta. Bravi

Eva Mei, nei panni di Pamina, la principessa rapita

dal buon Sarastro, e Michael Heim, in scena nel

ruolo di Pamino. Acclamatissimo Matthias Ludwig-

Papageno, che è riusciuto a rendere molto divertente il comico uccelliere della Regina della

Notte. Quest’ultima, interpretata da Zinovia

Zafeiriadou, non è stata strepitosa nel suo pezzo

forte (Der Holle Rache), commettendo due o tre

“stecche”. Divertente Papagena, interpretata da

Sophie Gordeladze. Non si sentiva invece Sarastro,

al Carlo Felice rappresentato da Andrea Mastroni.

Cantava talmente basso, nel registro delle note

gravi, che era difficoltoso sentirlo.

Buona la concertazione e la direzione di Johannes

Wildner, direttore austriaco e violino di fila del

Wiener Philharmoniker, l’orchestra del Concerto di Capodanno considerata una delle migliori orchestre

al mondo. Wildner, che tornerà il 20 giugno al

Carlo Felice per dirigere le Sinfonie n.3 di Schubert

e di Bruckner, è già conosciuto per il suo repertorio

operistico, avendo già diretto nel 2003 Neue

Stimmen, una competizione internazionale per

giovani cantanti lirici, diretta successivamente anche

dal genovese Marco Armigliato.

Un Flauto Magico carino, comunque, contando che è stato realizzato da un Teatro ormai in crisi come

il Carlo Felice. Che sia un segnale di ripresa?

UN FLAUTO NON SEMPRE MAGICO

Page 39: Strozzi News 2012

di Alberto Tonet

Oggi chi vuole diventare a tutti gli effetti un cittadino americano deve avere alcuni requisiti e possedere

conoscenze ritenute fondamentali. Ad esempio, per avere la cittadinanza bisogna rispondere a ben cento

domande, quelle veramente fondamentali sono

comunque solamente sei. I requisiti necessari sono:

avere più di diciotto anni, risiedere in America da più

di cinque anni (solo tre se si è coniugi di cittadini

statunitensi), dimostrare attaccamento alla

Costituzione, saper parlare, leggere e scrivere un

inglese basilare.Dopo il test bisogna poi, ovviamente,

giurare fedeltà alla bandiera americana.

A chi guarda la televisione, il test di cittadinanza

ricorderà i quiz dei programmi televisivi, quelli che

vediamo praticamente tutti i giorni. Una cosa interessante è che non c’è un costo per poter fare

questo test, che è quindi è accessibile a tutti!

Il passaporto statunitense, per molti è il lasciapassare

per una nuova vita.

DIVENTARE CITTADINO AMERICANO

.segue da p. 31

"Anche se avrei avuto qualche ri-morso-disse-, per non aver mantenu-to la promessa fatta a mia madre, non posso dire che sarei stata dispia-ciuta di andarmene. E invece..." La-sciata in sospeso la frase mi di-ce"Ora la prego, mi lasci sola" Mi accompagna al portone, prima però mi fa promettere di non scrivere

nulla di lei e Frank sul mio giornale. Io annuisco. Ci salutiamo. Poverina, penso, sicuramente d'ora in poi non vivrà una vita felice e spensierata. Da quanto mi ha detto, non l'ha mai vissuta. Ma in fondo a me cosa inte-ressa? Io ho la mia intervista, il mio giornale sarà il primo a pubblicarla. Cosa voglio di più? Pazienza se non manterrò la promessa fatta a Eveli-

ne. Proprio mentre sto facendo que-sta riflessione, mi sento chiamare. E’ la mamma. E' ora di alzarsi per andare a scuola. E' stato solo un so-gno.

Proprio oggi dovrò essere interroga-to sulla vita di Joyce e su Eveline, uno dei suoi racconti più belli.

INTERVISTA IMMAGINARIA A EVELINE HILL

Pagina 39 Anno VI NUMERO SPECIALE

Le dichiarazioni dei redditi del 2011 fanno capire ancora una volta che in Italia l’evasione è molto forte. Pensate che gli istituti di bellezza dicono di guadagnare in media 6.500 euro l’anno, i negozi di abbigliamento 8.600 euro e le tintorie 9.700 euro. I bar, udite udite, denunciano in media 16.800 euro l’anno, i ristoranti ne denunciano 14.300, i taxisti 14.800 e i gioiellieri 17.000, Tutti insomma dichiarano meno dei 20.000 euro annui che guadagnano mediamente i lavoratore dipendenti .

Page 40: Strozzi News 2012

Pagina 40

di Federico Barbano

Ho seguito con interesse la vcenda della Costa

Allegra,bloccata nell’Oceano Indiano, vicino alle

isole Seychelles, con i suoi 1049 passeggeri , oltre

ai membri dell’equipaggio. La nave da crociera è

stata “salvata” da un peschereccio oceanico

francese e poi condotta da quattro rimorchiatori al

porto di Mahé, dove è avvenuto lo sbarco. I

problemi, dopo l’avaria causata da un incendio,

sono stati molti: il caldo torrido prima di tutto. A causa della mancanza di elettricità i passeggeri sono stati costretti a dormire sui ponti della nave e

a mangiare pane e cibi freddi lanciati dall’alto. I croceristi, una volta a terra, sono stati portati in un

hotel; nei giorni successivi 251 di loro hanno

deciso di tornare subito in patria, mentre altri 376 hanno continuato la loro vacanza alle isole

Seychel les , a spese del la Costa . Dopo quanto successo alla Costa Allegra e

soprattutto alla Costa Concordia, mi domando:

“Adesso chi salirà sulle navi Costa?”

NAVI COSTA ANNO ORRIBILE

di Matteo Airoldi

La possibilità di avere i Giochi Olimpici a Roma

nel 2020 è stata un sogno per molti. Un sogno che

alla fine è svanito, facendo risvegliare

bruscamente molti appassionati. Ad assumersi la responsabiltà della scelta è stato il Presidente del

Consiglio Mario Monti, che ha definito la candidatura romana troppo rischiosa in un

momento di crisi come questo, con l’Italia che si trova in una situazione piuttosto delicata dal punto

di vista economico e finanziario. Il premier, il cui

governo sta attuando “una politica di sacrifici”, ha

probabilmente temuto di “imitare” Atene, che nel 2004 aveva ospitato le Olimpiadi ed è in seguito è precipitata in una gravissima crisi economica che

dura ancora oggi e potrebbe peggiorare, portando

la Grecia al “fallimento”. Le difficoltà e le spese legate all’organizzazione dell’Olimpiade sarebbero

state molte. Ad esempio si sarebbero dovute

costruire enormi strutture e molti impianti sportivi.

L’esborso finale, calcolando anche i guadagni

dagli sponsor e dal pubblico, si sarebbe aggirato

per il nostro paese attorno ai 10 miliardi di euro.

Molti, troppi per tanti italiani e per Monti. Non

abbastanza per rinunciare secondo altri.Le opinioni

sono infatti, come spesso capita in Italia, discordi. Il PD e l’UDC hanno definito la scelta del premier

“meditata e responsabile”. Anche la Lega, per una

volta, è stata d’accordo con Monti. Contrari alla

decisione sono invece il PDL, che definisce la

rinuncia “un’occasione persa”, Gianni Alemanno, che come sindaco della capitale aveva visto per la

città un’occasione per mettersi in mostra, e Gianni

Petrucci. In particolare il Presidente del CONI

definisce quella di Monti “una mancanza di

rispetto” e critica duramente Il Governo tecnico.

Ma a Monti (forse giustamente,forse no) non

importa più di tanto dei pareri degli altri. Il Presidente del Consiglio ha infatti sostenuto di

avere fatto quello che è giusto per l’Italia.

ROMA ADDIO OLIMPIADI

Anno VI NUMERO SPECIALE

Page 41: Strozzi News 2012

MARE, UN PATRIMONIO DA SALVARE

Il mare è contemporaneamente una fonte di ricchezza e un delicato patrimonio ambientale da salvaguardare, ma garantire un equilibrio tra questi due aspetti complementari non è sempre facile. Martedì 26 Marzo è venuto a trovarci Fabio Figurella, istruttore subacqueo della Diving Academy, un centro per la formazione d'eccellenza di subacquei a tutti i livelli, che da diversi anni si occupa di promuovere la salvaguardia

dell'ambiente marino e delle specie che lo abitano.

L'attività, promossa nell'ambito del Progetto Giovani, ha fornito diversi spunti di riflessione ai ragazzi presenti che hanno potuto soffermarsi sull'importanza di un consumo responsabile di pesce e sulla necessità di promuovere uno sfruttamento sostenibile delle risorse marine

IL NOSTRO RAP AMBIENTALISTA

classe I G

Se i pesci vuoi salvare... non inquinare!

non gettare rifiuti ... perché i pesci sono muti!!

Smettila di pescare ... le specie da salvare!!!

Sii intelligente… Mangia differente!!!

Fattene una ragione ... Non usare più l'arpione!!!

Proteggere conviene … salviamo le balene!!!

Mangia il sugarello...ti crescerà il cervello!!!

Sii intelligente… mangia differente!!!

Il pesce poco costoso...può essere gustoso!!!

Consuma consapevole...non essere arrendevole!!

Varia il pescato...stuzzica il palato!!!Sii intelligen-te… Mangia differente!!!

Pagina 41

Anno VI NUMERO SPECIALE

La Lanterna secondo me rappresenta nel modo mi-gliore la nostra città. Ho scelto la foto di notte perché penso che la notte sia ancora più bella.Ogni volta che la vedo accesa penso a quanti marinai si sono rivolti con lo sguardo a lei, sicuri di essere guidati in porto

Chiara Imparato

Page 42: Strozzi News 2012

TRIONFO DEL MUTO CON THE ARTIST

di Matteo Airoldi

L’84esima edizione della cerimo-nia di consegna degli Academy Awards ha davvero un sapore an-tico. Il vero film trionfatore della serata è stato, infatti, ” un film muto,che si è aggiudicato i cinque premi più ambiti (su dieci nomination): film, regia (Michel Hazanavicius), attore protagonista (Jean Dujardin), colonna sonora (Ludovic Bource) e costumi (Mark Bridges). Non che questa sia una sorpresa. Il film era infatti dato per favorito dalla maggior parte dei bookmakers. Si è trattato di un trionfo per Hazanavicius, che ha superato, tra gli altri, Wo-ody Allen (Midnight in Paris) e Martin Scorsese (Hugo Cabret), e

per Dujardin, il protagonista, che si è sbarazzato di “pezzi grossi” come George Clooney (Paradiso Amaro) e Brad Pitt (L’arte di vin-cere). L’altro grande vincitore della se-rata è stato Hugo Cabret, di Mar-tin Scorsese, che rende omaggio a uno degli inventori del cinema, Georges Melies. Nonostante undi-ci nomination, il film in 3D si ac-contenta anch’esso di cinque sta-tuette, secondarie rispetto a quelle di “The Artist”, ma più tecniche: effetti speciali (Rob Legato, Joss Williams, Ben Grossman e Alex Henning), fotografia (Robert Ri-chardson), sonoro (Tom Flei-schman e John Midgley), montag-gio sonoro (Philip Stockton e Eu-gene Gearty)e scenografia (Dante

Ferretti e Francesca Lo Bianco, gli unici due italiani vincitori). Il terzo classificato come numero di statuette vinte è stato “The Iron Lady”, una pellicola che ho visto di recente. Una se l’è aggiudicata l’intramontabile Meryl Streep che ha trionfato come miglior attrice protagonista (a 29 anni dalla sua ultima vittoria), che ha battuto le agguerrite avversarie Glenn Close e Rooney Mara. Il film ha vinto inoltre l’oscar per il trucco (Mark Coulier e J. Roy Helland ). L’attore non protagonista vincito-re è stato Christopher Plummer (Beginners), che è pure l’attore più anziano della storia a vincere un Oscar (82 anni), mentre l’attrice è Octavia Spencer (The Help).

Pagina 42

I premi Oscar, o Academy Awards, sono i più importanti riconoscimenti cinematogra-fici mondiali . Il nome ufficiale della statuetta è Academy Award of Merit., mentre il nome Oscar pare sia stato attribuito da Margaret Herrick, a sinistra nella foto, allora direttrice dell'Academy of Motion Picture Arts and Science, che, vedendo la statuetta per la prima volta , avrebbe esclamato "Somiglia proprio a mio zio Oscar!". L'unico anno in cui gli Oscar non furono assegnati fu il 1933.

Page 43: Strozzi News 2012

Il giorno 29 p.v. a Roma presso il Teatro dei Comici/Palazzo Santa Chiara, una rappresen-tanza degli alunni della classe IB è stata premiata poiché è risultata vincitrice del primo premio assolto in Italia su 700 scuole partecipanti, del concor-so Glasstellers. Durante la ceri-monia che è avvenuta alla pre-senza, tra gli altri, di un rappre-sentante del MIUR sono stati assegnati preziosi premi a tutti i

ragazzi della classe . Il concorso, a cui ha partecipa-to la classe, guidata dalle Prof. Demicheli e Vernizzi, aveva come tema il riciclaggio del vetro. Le storie vincitrici, scrit-te dai ragazzi, con le relative copertine sono visibili su inter-net. Complimenti dalla redazione alle prof e ai ragazzi per la splendida vittoria.

TRIONFO DELLA STROZZI A ROMA

segue da p.30

I tedeschi avevano fatto sapere al vescovo Siri , che ne aveva parlato con Paolo Emilio Taviani, futuro ministro nel dopoguerra, che avrebbero rinunciato a distruggere il nostro porto, in cam-bio di quattro giorni di tregua. che permettessero loro di ritirarsi in relativa sicurezza. Alla fine della riunione il CLN scelse però l'insurrezione. Il giorno dopo, il 24 aprile, echeggiarono in città i primi colpi di fucile e di mitraglia, seguiti ore dopo da quelli di cannone e mortaio. Fin dal mattino erano state liberate dagli insorti alcune delegazioni del ponente e del levante: nell'ordi-ne Sestri Ponente, Cornigliano, Pontedecimo, Bolzaneto, Rivarolo, Quarto e Quinto. La batta-glia più violenta si svolse però in Piazza de Fer-rari. Malgrado i successi dei partigiani, la gIor-nata si concluse nell'incertezza e nella confusio-ne. Tra ponente e levante, c'erano ancora molte zone da liberare e il generale tedesco Meinhold continuava a minacciare di colpire la nostra città con le batterie pesanti di Monte Moro e con quelle leggere del porto. Gli Alleati dal canto loro non potevano intervenire perché erano ap-pena entrati a Spezia. Gli insorti, che avevano fatto molti prigionieri tra i tedeschi, imposero loro , con una lettera, un ultimatum. Il 25 aprile, all'alba , ripresero gli scontri in tutta la città. I partigiani conquistarono il Castello Raggio e

liberarono altre zone di Genova, tra cui le dele-gazioni di Voltri e di Prà. In mattinata le Squa-dre di azione partigiana conquistarono Piazza Acquaverde, la caserma di Sturla, che si trova vicino alla nostra scuola, l'ospedale di Rivarolo. Il professor Carmine Romanzi, futuro rettore dell'università di Genova, si recò a Savignone e consegnò al generale Meinhold una lettera del Cardinale Boetto e la proposta di resa del CLN. . Il generale accettò di trattare la resa e, come garanzia, diede al professor Romanzi la sua pi-stola. Nel pomeriggio , il generale tedesco, che era stato informato che le strade per la ritirata sulla linea gotica erano state invase dagli insorti, arrivò a Genova con alcuni ufficiali, scortato da due da due partigiani, in moto. Meinhold e i suoi si diressero verso Villa Migone, nella zona di San Fruttuoso, dove risiedeva il Cardinale Boetto e dove si trovavano tra gli altri il console tedesco e i rappresentanti del Cln Scappini e Martino. Ale 19.30, proprio a Villa Migone Meinhold firmò l'atto di resa, pur con molti dubbi ed incertezze. In piena notte, il generale trasmise ai propri reparti l'ordine di resa. Il 26 aprile ,alle diciannove, i prigionieri tede-schi sfilavano per il centro cittadino controllati dai partigiani armati. Con Meinhold si arresero circa 6000 soldati tedeschi. Quella stessa notte arrivavano a Nervi i primi Angloamericani

Pagina 43 Anno VI NUMERO SPECIALE

LA LIBERAZIONE DI GENOVA

Page 44: Strozzi News 2012

di Filippo Airoldi

Grandissima stagione operistica

per il Teatro Carlo Felice, che, tra le altre opere in cartellone ha inserito il capolavoro

pucciniano per eccellenza: La

Bohéme.

Successo strepitoso per Donata

D’Annunzio Lombardi, vedi foto, nelle vesti della bella

Mimì, che ha cantanto nella prima ed in una marea di

repliche, lasciando il posto poi alla coreana Juyong Hong e ad

Amarilli Nizza. Strepitosa la

D’Annunzio soprattutto,oltre

che nella celebre aria “Si, mi

chiamano Mimì”, nel 3° atto,

dove ha incantato il pubblico. Rodolfo è stato impersonato da

Massimiliano Pisapia, che ha

cantato nella prima, molto bravo nelle difficili arie affidate alla voce tenorile di

Rodolfo (”Che gelida manina”)

e nei duetti con Mimì (come

ad esempio “O soave

fanciulla”). Tra gli altri Rodolfi ci sono stati Leonardo

Caimi, molto giovane ma con una voce qualche volta un po’ debole ma già bene impostata e

un altro coreano: Ji Myung

Hoon.

La frivola Musetta è stata

affidata a Isabel Rey, a Paola

Santucci, ad Alida Berti e ad

Arianna Sovernigo.

Il fedele Marcello, invece, è

stato strepitoso, liricamente ma

anche teatralmente, incarnato

da Roberto Servile. Tra gli altri Marcello ci sono Giorgio

Caoduro, Francesco Verna e

Biagio Pizzuti.

segue a p.48

OTTIMA BOHEME AL CARLO FELICE

Pagina 44

Anno VI NUMERO SPECIALE

di Filippo Airoldi

A n ch e q ues t ’ a nn o l a Fondazione Teatro Carlo Felice ha sostenuto il progetto Teatro

Déi Ragazzi, ideato cinque anni

fa da Alessandro Salvadori, contrabbassista dell’Orchestra del Carlo Felice con il pallino

della regia. In questo progetto le opere in cartellone al Carlo Felice vengono rivisitate- lasciando spazio a scene

divertenti, e eliminando i finali

tragici- e messe in scena. Scenografia e costumi sono a

carico del Carlo Felice.

La scenografia è creata dal

dipartimento scenico del Teatro

con l’aiuto dei ragazzi, che, non contenti di essere s o l a m e n t e a t t o r i s i

improvvisano anche scenografi, per creare tutto quello che ci

sarà sulla scena, dalla struttura

alle sedie. Per quanto riguarda

i costumi,invece, vengono riutilizzati quelli delle vecchie

repliche, con un attento e minuzioso lavoro da parte delle costumiste del Teatro per

riadattarlo a noi (non mi sarei visto con la taglia di

Pavarotti!!).

La nostra scuola con Salvadori ha messo in scena dal 12 al 15

marzo “La Bohéme: andata e

ritorno”, attenta rivisitazione

della Bohéme di Puccini. Salvadori,la cui fantasia non ha secondo me davvero limiti, è anche autore dei testi.

Nella Bohéme salvadoriana due ragazzi dei nostri giorni sono approdati via treno nella Parigi

del XIX secolo. Lì hanno

incontrato Rodolfo, Mimì,

Marcello, Musetta, Colline, Schaunard e tutti gli altri

bohémiens.

segue a p. 48

LA NOSTRA BOHEME

Page 45: Strozzi News 2012

di Filippo Airoldi

In una modesta casa di Sundbyberg, nell’area metro-politana di Stoccolma, vive tale Margareta Windberg, una 67enne ex ergoterapeuta. Finalmente in pensio-ne, la (non tanto) anziana signora si concede il lusso di dormire fino alle 9, quando il marito le porta a letto il té e i giornali. Fatta colazione e alzatasi, la signora scende e prende la posta nella cassetta. Trova qualche bolletta da pagare (la vita ai giorni d’oggi costa vera-mente tanto!) , una cartolina di un’ amica da Venezia e… una lettera del Ministero dell’Ambiente , Indiriz-

zata proprio a lei, contenente un invito per una cena al Palazzo del Governo di Rosenbad. La signora non si scoraggia e per il giorno della cena indossa il suo vestito migliore e si fa portare nel luogo indicato, che era tutt'altro che un posto qualsiasi. Accolta in pompa magna, viene salutata affettuosamente dal Ministro dell’Ambiente Lena Ek. La signora, un'illustre scono-sciuta come detto, partecipa alla serata in compagnia di politici, ministri e diplomatici. A un certo punto, gli uomini del Cerimoniale, si accorgono dell'errore, ma su richiesta del Ministro, lasciano comunque re-stare la signora a cena. Al termine della stessa la si-gnora Margareta, che ha posato nella foto ufficiale con i vari ministri, ha dichiarato di aver partecipato ” ad una cena piacevolissima, con persone interessan-ti!”.Contentissima lei, lo sarà forse stata un po’ meno,

l’omonima Margareta Windberg, ex ministro ed ex

vice premier, alla quale era stato realmente inviato

l’invito.

IL GIARDINO DEI GIUSTI

di Francesca Passaro

Nel 1964 nacque un boschetto a Gerusalemme per volere di un

ebreo polacco, Moshe Bejski, che convinse le autorità israeliane a creare un giardino in memoria delle persone non-

ebree che, nonostante i rischi, avevano aiutato alcuni ebrei a

salvarsi. Fu battezzato: Il

Giardino dei Giusti.

Da allora Bejski ha cercato in tutto il mondo persone con

queste esperienze, per piantare

un albero in loro onore e, nel 2006, il numero arrivò a 21310

Giusti, tra cui molti italiani.

Egli affermava che non è facile trovarli anche perché molti non si sono mai vantati per ciò che avevano fatto e sono stati riconosciuti solo grazie agli

ebrei che avevano salvato. Tra

gli italiani, ricordiamo Carlo

Angela, padre del giornalista

Piero Angela, che nascose nella sua clinica molti ebrei e anti-

fascisti. Un altro fu Giovanni

Borromeo, che si inventò una malattia molto contagiosa e

pericolosa, il morbo di Kappa. In questo modo nascose molti

finti malati ebrei, nonostante i

grossi sospetti delle SS, le quali non ebbero mai il coraggio di

controllare se i “malati” lo

fossero davvero.

O ancora Giorgio Perlasca (su cui abbiamo letto un brano in

classe) che si finse console spagnolo per salvare molti ebrei

in Ungheria.

Oltre a chi salvò gli ebrei, nel Giardino sono ricordate anche persone come Salvo D’Acquisto che sacrificò la sua vita per salvare dei contadini accusati ingiustamente dai nazisti per un

presunto attentato.

AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA

Pagina 45

Page 46: Strozzi News 2012

di Francesca Passaro

A scuola siamo impegnati quest’anno con i prof Olcese e Braggion in un lavoro legato al noto brano di De André

“Dormono sulla collina”, ispirato

a The hill”, poesia dall’Antologia di Spoon River di Edgar Lee

Masters, nella traduzione di

Fernanda Pivano. Edgar Lee Masters , noto poeta

americano, nacque nel 1868 a Garnett e morì nel

1950. Il fiume Spoon gli fornì, con il cimitero di

Oak Hill, l’ispirazione per l’Antologia di Spoon

River. Abbandonata l’accademia, andò a lavorare

nell’ufficio legale del padre. Nel 1898 si sposò con

Helen Jenkins da cui ebbe tre figli, Il suo successo iniziò da quando iniziò a scrivere poesie per il

Reedy’s Mirror, con uno pseudomino.

Tra il 1914 e il 1915 vi pubblicò quasi tutte le

poesie di Spoon River, la prima delle quali fu “La

Collina”. La raccolta uscì nel 1916 e riscosse un

buon successo. Negli anni seguenti egli continuò a

scrivere, ma senza che si ripetesse più il successo

dell’Antologia. Ebbe gravi difficoltà economiche,

sino a diventare povero. Morì nel 1950 a causa di

una polmonite. Nel 1971 uscì l’album “Non al

denaro. non all’amore, né al cielo” di Fabrizio De

Andrè, che si ispirò ad alcune poesie di Edgar Lee

Masters.

Il nostro blog http://noiedeandre.blogspot.it

STROZZI NEWS P AGINA 46

Pagina 46

UN PROGETTO SU LEE MASTERS

di Irene Iula

Sabato 14 aprile io e la mia classe ci siamo recati al museo Galata. L'uscita didattica è stata veramente interessante.

Prima di tutto, la guida ci ha fatti sedere davanti a un quadro ed ha raccontato tutto ciò che riguardava il Porto di Genova a fine Medioevo. Successivamente ci ha parlato delle tre caravelle di Colombo: la Nina, la Pinta e la Santamaria, quest'ultima capitanata da Colombo.In seguito abbiamo visto una riproduzione del porto di Genova . Ci è stato spiegato come fu costruito e come si è evoluto.Subito dopo abbiamo visto tre tende e in ognuna di esse c'era un manichino. Questa è stata la cosa che mi ha colpito di più, perché sembrava si muovessero e ciò ha suscitato in noi un po’ di inquietudine.

Dalle tende siamo passati in una sala dove abbiamo potuto ammirare delle armature e degli elmi d’epoca.Successivamente abbiamo visto una Galea molto imponente. La guida ci ha spiegato le abitudini di vita degli uomini a bordo di questa Galea e i rischi di malattie derivanti dal fatto che tra le scorte di cibo fossero presenti i topi. I rematori si cibavano di gallette e bevevano acqua marcia così, in mancanza di vitamine , si ammalavano di scorbuto. Inoltre la guida ci ha spiegato che i rematori, solitamente schiavi o prigionieri, non potendosi mai alzare, facevano i loro bisogni sulle panche della nave: ciò portava grandi malattie e infezioni causando spesso la morte. L'ultima cosa che abbiamo fatto è stata quella di salire sulla riproduzione di una nave per vedere la cabina del timone e la stanza del comandante. Questa visita è stata veramente interessante anche perché ci ha permesso di capire alcuni aspetti della storia di Genova nell'antichità: il museo Galata è un posto che ha davvero catturato la nostra attenzione.

NOSTRA VISITA AL GALATA MUSEO

Anno VI NUMERO SPECIALE

Page 47: Strozzi News 2012

Di Valentina Meola

Sono felice, vorrei cominciare il discorso con questa affermazione. Dal momento in cui ho cominciato a far parte del coro delle voci bianche del Teatro Carlo Felice, sono contenta più che mai. Ma partiamo con ordine. Un giorno, non ricordo precisamente quando, arrivò a casa la risposta ad una lettera in cui chiede-vamo informazioni sul modo con cui sarei potuta en-trare a far parte del coro del teatro. Vi era scritto che, prima di farne parte, dovevo presentarmi per un’audizione. Poche settimane dopo arrivò il tanto atteso provino. Ero emozionantissima e con me a farmi coraggio, oltre ai miei genitori c’era anche una compagna di classe. Entrai in una sala abbastanza grande, in compagnia di mio padre, della mia amica, del maestro e del pianista del coro. Essi cominciarono a farmi le solite domande: come ti chiami, quanti anni hai, da che scuola vieni. Anche se erano domande cui avevo già risposto in altre occasioni, mi sembravano in quel momento lè più difficile in assoluto. Dopo avermene posto altre, ho cominciato a cantare, forse la cosa che sapevo fare meglio. Oltre alla grandissima emozione ero svan-taggiata dal tremendo mal di gola che mi ero procurato una settimana prima e che purtroppo non mi aveva ancora abbandonato. Mi ricordo ancora adesso la frase che aveva pronunciato il maestro appena finita la prova.” Se vuoi ti puoi fermare anche adesso. La lezione comincia tra circa dieci minuti. E

i o

ansiosa: “Ma quindi sono stata presa ?” e lui “ Cer-to. Ma ricorda che per te sarà un impegno serio. Spe-ro che tu lo saprai mantenere sino alla fine” In quel momento sentivo mio cuore battere a mille. Non mi rendevo ancora conto sino alla fine di essere stata presa. E ora eccomi qua. Sono cinque mesi che or-mai ne faccio parte e questi cinque mesi sono stati forse i più intensi che io abbia mai vissuto. Ho parte-cipato all'opera “Pagliacci“ grazie alla quale ho avuto la possibilità di stringere la mano al maestro Franco Zeffirelli, famosissimo regista, conoscere da vicino molti bravi tenori e soprani, come Juan Pons o Maite Alberala e di cantare accompagnata dal fa-moso direttore d’orchestra Fabio Luisi. In cinque me-si sono potuta salire su un vero palcoscenico per la prima volta e ho avuto l’opportunità di cantare da-vanti a tantissime persone e capire cosa si prova ad essere applauditi per il lavoro svolto e per i numerosi sacrifici fatti. Attualmente stiamo provando alcuni brani del musical “Tutti insieme appassionatamente” che canteremo in un concerto di beneficenza per l’Unicef. E pensare che il nostro teatro dell’opera è stato investito quesy’anno da una profonda crisi che ne ha messo in forse la sua stessa sopravvivenza. Per fortuna il periodo peggiore è passato

A volte provo a immaginare cosa sarebbe la vita sen-za la musica e vedo davanti a me un mondo triste e senza colori. Per me la musica è allegria, ma soprat-tutto emozione, capace a volte di far scendere una lacrima sul mio volto.

IO VOCE BTANCA DEL CARLO FELICE

Pagina 47

Anno VI NUMERO SPECIALE

Page 48: Strozzi News 2012

segue da p.44

Bravissimo nel recitare Fabrizio Beggi-Alcindoro, che pur avendo un ruolo secondario

(o terziario) rimarrà nella nostra memoria per come ha

reso comico il ruolo del povero C o n s i g l i e r e d i St a to tiranneggiato dalla compagna

(non per amore) Musetta.

Direttore d’orchestra è stato il

M° Marco Guidarini, genovese

che ha, tra l’altro, lavorato in

Scozia ed a Nizza. Molto

apprezzato come violoncellista, forse un po’ meno come

direttore, attività che,

comunque, Guidarini privilegia

a quella di solista. Criticata la sua scelta di fare una Bohéme

molto “piatta”, senza lasciarsi

trascinare dall’emozione

durante l a di rezione . Comunque a me è piaciuta perché è stata una direzione

“imparziale”, possiamo dire.

Mi è dispiaciuto, però, la poca

solennità alla fine, nella scena

nella quale muore Mimì. Poco

solenne, secondo me, il momento in cui Rodolfo deve

gridare “Mimì,Mimì” con l’orchestra che suona un

m o t i v o d i s p e r a t o e ,

giustamente, esausto dopo 3

ore di opera.

OTTIMA BOHEME AL CARLO FELICE

Pagina 48

Anno V NUMERO SPECIALE

segue da p.44

Già da ottobre ci siamo incontrati con cadenza

settimanale con Salvadori, per

provare, provare ed ancora

provare, perché solamente provando si potrà avere una buona conoscenza della propria

parte, perché recitare è come

suonare: ci sono tempi ben

determinati, diverse dinamiche e differenti modi per dire le

cose. E poi ci sono le due

grandi paure di tutti gli attori: i vuoti di memoria e la

vergogna. Ebbene sì, i vuoti di

memoria, perché i gobbi lì in Auditorium ce li saremmo po-

tuti anche sognare. Così, fin da

subito, Alessandro ha bandito i

copioni durante la recita, aiutandoci comunque durante i tanto temuti vuoti di memoria

(dovuti magari a carenza di

studio).

Durante la recita, erano presenti anche un pianista e

dei cantanti veri e propri, che hanno cantato i passi più

importanti dell’opera: da “Che

gelida manina” a “Sono andati

fingevo di dormire”, da “Nei

cieli bigi” a “Quando men vò”.

Un lavoro faticoso, dunque, da

parte di alunni e professori.

In scena nell’auditorium, sono state rappresentate anche altre

opere: la prima in cartellone è

stata Romeo e Giulietta, a seguire si è assistito a la

Bohéme, Turandot e Cavalleria

Rusticana, diventata Caffetteria

Rusticana. Estenuante il lavoro

del Salvadori, che scrivendo questi quattro copioni ha dato uno sfogo pazzesco alla propria

fantasia e creatività, creando,

possiamo ben dirlo, dei veri capolavori teatrali

Per la cronaca, sono state nostre le scene dell’opera, mentre i costumi, come detto, ci sono forniti dalla Sartoria del Teatro. Il coordinamento del lavoro è stato delle prof. Maria Grazia Ferri, per il plesso di via Era, e Cristina Cambrea, per quello di via Vecchi.

LA NOSTRA BOHEME

La Bohème di Giacomo Puccini, opera in quattro quadri , su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illic, si ispira al romanzo di Henri Murger "Scènes de la vie de bohème". Essa fu rappresentata per la prima volta il 1º febbraio 1896, al Teatro Regio di Torino, con la direzione di Arturo Toscanini

Page 49: Strozzi News 2012

di M.A.

Il 1° dicembre tappa a Genova per la Simon Bolìvar Youth

O r c h e s t r a , o r c h e s t r a v e n e z u e l a n a fondata dal Maestro José A n t o n i o

Abreu(nella foto).

Questa Orchestra è la migliore del cosiddetto “El

Sistema” del M° Abreu, sistema di orchestre

giovanili nazionali del Venezuela. Alcuni giovani venezuelani in condizioni critiche vengono affidati a

queste orchestre, che, oltre che farli vivere in

maniera dignitosa, insegnano loro a suonare.

Molti musicisti usciti dalla Simon Bolìvar sono ora

nelle migliori orchestre del mondo, ad esempio un

contrabbassista di 18 anni, Edicson Ruiz, è stato nominato contrabbasso di fila dei Berliner

Philharmoniker, divenendone il più giovane

musicista di sempre.

I più grandi artisti hanno tenuto lezioni per questa

orchestra: da Claudio Abbado, che ha anche

lavorato con la Simon Bolìvar, a Daniel Barenboim. Da quest’orchestra sono anche partiti due direttori

oramai famosi: Gustavo Dudamel, che ha già

diretto il dirigibile, e Diego Matheuz,nella foto, che ha diretto il Concerto di Capodanno del Teatro La

Fenice di Venezia. A Genova, dirigeva proprio

Matheuz. In programma Daphnis et Cloé, la

seconda suite, suonato magnificamente, soprattutto

l’alba, con i legni che davano una magnifica

sensazione di risveglio.

Come secondo brano si è ascoltato il Santa Cruz de

Pacairigua di Evencio Castellano, compositore del

‘900 venezuelano.

Dopo l’intervallo abbiamo ascoltato l’opera

principale di Berlioz: la Sinfonia Fantastica.

Finito il concerto tanta è stata l’acclamazione che

hanno eseguito tre bis: l’Ouverture della Forze del

Destino di Verdi, il Malambo di Ginastera e un movimentatissimo Mambo tratto da West Side Story

di Leonard Bernstein, tutto suonato con le famose

felpe con i colori e la scritta Venezuela.

Finito il concerto hanno lanciato le felpe al

pubblico, e il mio armadio si è arricchito!

ADDIO LUCIO

STROZZI NEWS Pagina 49

di Filippo Airoldi

Lucio Dalla è morto a Montreux, una delle prime mete del suo tour, che sarebbe durato più di un mese e che lo avrebbe fatto girare per l’Europa centrale, con ritmi serratissimi, e, oggettivamente, non più adatti alla sua età. L’ultimo concerto era stato la sera prima. L’indomani si è svegliato, ha fatto colazione, un paio di telefonate e poi il malore, l’infarto. Raggiunto al telefono Ron, grande amico di Dalla, non è riuscito a dire niente. Su Twitter Lorenzo Cherubini-Jovanotti : ha scritto “Oh no…dai no!”. Sempre su Twitter c’è stato l’ultimo saluto da parte di Verdone e di Walter Veltroni (”Lucio. Anni di

amicizia. E valanghe di ricordi. Non è giusto. No”), al coro si è aggiunto anche Nichi Vendola, che ha salutato “un amico dei pugliesi e della Puglia”. L’ultima volta in televisione di Lucio, era stata due settimane prima, al festival di Sanremo, dove aveva diretto “Nanì”, cantata da Pierdavide Carone.Addio a Dalla, dunque, cantante, jazzista, clarinettista, sa-xofonista, tastierista, in una parola artista.

LA SIMON BOLIVAR A GENOVA

Page 50: Strozzi News 2012

Anno VI NUMERO SPECIALE Pagina 50

di Matteo Airoldi

Come sempre, domenica 22 aprile sono andato allo stadio, in Gradinata Nord, per la partita Genoa-Siena, fondamentale per la salvezza del Grifone. Arrivo un’ora abbondante prima della partita e già da subito, a causa dell’importanza del match, si respira tensione. La partita inizia. La Nord è più calda del solito; per l’occasione, i lancia-cori hanno un microfono che amplifica la loro voce, roba che non si vedeva da anni. Il Genoa parte bene. Ci sono 3 o 4 belle occasioni nel primo quarto d’ora di partita.

Ciononostante, siamo sfortunati. Al 18° Brienza tira una punizione in posizione defilata che viene leggermente deviata e la palla termina in rete. 0-1. Non ci arrendiamo. Continuiamo a cantare. Poco dopo, però segna Destro 0-2. Continuiamo a sostenere il Genoa. Ecco però che arriva il 3-0, segna di nuovo Brienza. Ora i cori cambiano. Mentre prima erano stati di incitamento ora esprimono rabbia. Si urla ai giocatori di dare il massimo e di onorare la maglia.

Termina il primo tempo. Gli ultras, come tutto il resto dello stadio, sono (giustamente) furenti. Dopo cinque minuti, 200 di loro escono dalla Nord. Dove staranno

andando? La risposta arriva all’8° circa del secondo tempo (quando, tra l’altro, il Genoa ha fatto in tempo a subire il quarto gol). I 200 sono nei distinti. Un fumogeno vola in campo. Scoppia qualche petardo. Gli ultras si posizionano al centro del settore, sopra all’entrata per gli spogliatoi. La partita viene sospesa. Enta in campo il presidente Preziosi, fischiato sonoramente. Ai giocatori viene chiesto di togliersi le maglie, perche non le stanno onorando. La richiesta viene assecondata. I giocatori si tolgono le maglie, Marco Rossi le raccoglie. Beppe Sculli è l’unico che tiene la maglia. Va a parlare con uno dei capi(nella foto). Gli chiede di riprendere la partita. Parlano per un minuto, poi Sculli urla ai compagni che si può riprendere.

Nel frattempo lo stadio si è svuotato parzialmente. Gli ultras riprendono a cantare, sia cori di incitamento che di invito a dare il massimo. Il Genoa “segna” (in realtà è un autogol di Del Grosso). La partita finisce 1-4.

Il giorno, dopo le opinioni sono discordanti Le “istituzioni” del calcio fanno ovviamente piovere critiche. Dicono che i genoani sono dei violenti (anche se io,devo dire, di violenza non ne ho vista). Si parla di “follia ultras”. Uno dei capi , Fabrizio “Tombolone” Fileni, appartenente al Via Armenia 5R, il gruppo ultrà piu caldo della Nord, dice la sua: ” Violenza non ce n’è stata. Anzi abbiamo controllato la situazione perchè non degenerasse, infatti non c’è stata invasione di campo. Non so chi abbia tirato i fumogeni. Noi non abbiamo ordinato ai giocatori di togliersi le maglie, glielo abbiamo semplicemente chiesto. E’ tutta un’invenzione dei giornalisti”.Dove starà la verità?

In ogni caso quella di Marassi è una giornata da di-

GENOA SIENA UNA BRUTTA DOMENICA

Anche il tennis cambia. Non è però un piccolo cambiamento quello venuto in mente all'eccentrico (forse un po’ "pazzo") Ion Tiriac, nella foto, già doppista di successo. Tiriac ha voluto che il torneo Masters 1000 di Madrid, di cui è presidente, fosse giocato sulla terra…blu. Proprio così. Francamente, non ne ca-pisco la ragione. Lui dice che:” La pallina si vedrà meglio... perché il blu assorbe meglio la luce rispetto al rosso”. La mag-gior parte dei tennisti è comunque contraria all’innovazione, primo fra tutti Rafa Nadal: “La terra azzurra non porta alcun vantaggio, né ai giocatori, né al torneo” ha detto. Anche Roger Federer dice di essere " per la tradizione. ”.

Matteo Airoldi

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di Matteo Airoldi

Mercoledì 19 aprile- sono andato ,insieme alla mia fa-miglia e a qualche amico, per il quarto anno consecuti-vo al M.C.C.C (Monte-Carlo Country Club) per vedere una giornata del torneo di tennis di Monte-Carlo, ap-partenente alla categoria dei Masters 1000.

Arriviamo alle 9 circa dentro al circolo e, dopo una rapida colazione, iniziamo a fare qualche acquisto nei numerosi stand presenti e a vedere gli allenamenti. Dobbiamo aspettare fino alle 10.30 per guardare i primi allenamenti "illustri". Arrivano, in due campi diversi, Novak Djokovic e Rafael Nadal, rispettivamente nume-ri 1 e 2 mondiali (è invece assente il mio tennista prefe-rito, Roger Federer, numero 3 mondiale, che ha rinun-

ciato al torneo monegasco per prepararsi al meglio in vista delle Olimpiadi). I due allenamenti durano circa mezz'ora e, alla fine di questi, io e i miei amici andiamo in cerca di "trofei" (ovvero di autografi). Nonostante il consueto impedimento delle bodyguard, riesco a farmi fare l'autografo da Nole. Non riesco nell'impresa con Rafa, anche perché il maiorchino si dimostra più scor-butico e innervosito dell'anno scorso, quando ero riu-scito ad avere la sua firma. In seguito, girando per il circolo, riesco ad ottenere l'autografo,tra gli altri, anche da Bob e Mike Bryan, i gemelli numeri 1 mondiali del doppio.

Verso l'una entriamo nel Campo Centrale. Dappertutto si notano personaggi famosi, vecchie glorie del tennis come Bjorn Borg e Ivan Lendl ma anche celebri can-tanti e DJ come Bob Sinclair (da cui riesco, tanto per cambiare, ad ottenere l'autografo). La prima partita che vediamo è quella tra il già nominato Djokovic e il no-stro connazionale Andreas Seppi. Nonostante il secco risultato, 6-1 6-4 a favore del serbo, la partita dura u-n'ora e mezza e Seppi lotta fino alla fine, tanto che No-le è costretto a vincere parecchi game ai vantaggi. La partita seguente è tra l'altro già nominato Nadal e Jar-kko Nieminen. Lo spagnolo suda più del previsto ma riesce a vincere come da pronostico per 6-4 6-3.Dopo queste due partite torniamo a girare per il M.C.C.C. e vediamo la partita di doppio tra Tsonga/Benneteau-Cabal/Schwank, vinta da quest'ultimi dopo tre lunghi set.

Verso le 6 usciamo dal circolo e andiamo verso la mac-china. Abbiamo giusto il tempo di rivedere Nadal scar-rozzato in una lussuosa Mercedes nera verso il suo al-bergo

Per la cronaca, il trofeo del Monte Carlo Country Club è stato vinto per l’ottava volta consecutiva da Nadal, un’impresa davvero ineguagliabile nel tennis moder-no!.Il primo torneo di Monte Carlo Nadal l’aveva vin-to nel 2005 quando aveva 19 anni

UNA GIORNATA AL MONTE – CARLO ROLEX MASTERS

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"Quello del calcio scommesse è un problema enorme che può essere sconfitto solo dai calciatori - ha detto Platini ai microfoni di Sky Sport24 - Sono solo loro che possono rispondere no quando un 'bandito' gli propone qualcosa di illecito. Quello che posso dire io è che ... farò di tutto per far sì che questo avvenga, tutti i giocatori che hanno venduto una partita non giocheranno mai più".Platini ha per-fettamente ragione. Se non si puniscono i colpevoli , il calcio perderà ogni credibilità. A proposito di “calcio scommesse”, proprio qui a Sturla, all’Osteria del Coccio(vedi foto) si è svolto un incontro, sotto il mirino degli inquirenti, tra alcuni famosi calciatori e il bosniaco

Safet Altic

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di Filippo Airoldi

Per il nostro progetto ci ha fatto visita per il secon-do anno con-secutivo, il giornalista Vittorio De Benedictis, del Secolo

XIX, principale quotidiano genovese. Erano presen-ti, oltre alla nostra redazione, numerosi alunni dei plessi di via Era e via Vecchi, con i proff. Braggion, coordinatore del progetto, e Garbato.

Anche quest'anno il caporedattore del Secolo ci ha fatto un’ottima impressione per la sua preparazione e soprattutto la capacità di farsi capire anche trat-tando argomenti non semplici.

De Benedictis ha cominciato raccontandoci i suoi esordi nel mondo del giornalismo. Ha iniziato come giornalista sportivo e commentatore radiofonico e televisivo. Seguiva in quegli anni per una radio locale le gare delle due squadre genovesi. Succes-sivamente è “approdato” al Secolo XIX occupando-si di cronaca e in seguito di politica.

Ci siamo incontrati con De Benedictis dopo tre im-portanti avvenimenti, di cui abbiamo potuto discu-tere con lui. Si è parlato infatti inizialmente del primo turno delle elezioni per il Comune e per il Sindaco ,di Genova. Era appena uscito vincitore Marco Doria, (successivamente nuovo Sindaco del-la città) e il Movimento 5 Stelle di Grillo aveva ottenuto un exploit spaventoso. Parlando di Grillo, De Benedictis ci ha raccontato del suo ultimo arti-colo, riguardante proprio il Movimento del (ex) comico genovese.Il secondo argomento di cui ab-biamo discusso, erano gli avvenimenti di Genoa-Siena, di cui parliamo a parte, con gli ultras genoa-ni che avevano fermato il match per manifestare la loro disapprovazione nei confronti della propria squadra(che alla fine grazie al Cielo si è salvata!).Il terzo argomento era la recente aggressione al

manager genovese Roberto Adinolfi, direttore di Ansaldo Nucleare. Parlando di questo avvenimento, De Benedictis ha ricordato il clima difficile che si era creato anche nella nostra città nei cosiddetti "Anni di Piombo", quando aggressioni simili a quella contro al manager dell’Ansaldo, ma talvolta con esiti anche peggiori, erano all'ordine del giorno.

De Benedictis ha poi parlato delle differenze che ci possono essere tra i vari giornali nel trattare la me-desima notizia e i modi di fare giornalismo. Per spiegarcelo meglio ha portato a scuola come esem-pio la copia del giorno di quattro testate: la Repub-

blica, Il Secolo XIX, il Fatto Quotidiano e il Gior-

nale e si è soffermato sulle elezioni amministarti-ve.Il Giornale, giornale (per l’appunto) chiaramente schierato con quella parte politica, minimizzava la sconfitta inferta al centrodestra nelle amministrati-ve. Il Secolo XIX, più imparziale, si limitava ad esporre i fatti, La Repubblica, leggermente meno imparziale e schierato con il centrosinistra metteva in risalto la batosta inferta all'altro schieramento. Il Fatto Quotidiano, giornale poco schierao, ma che “punzecchia” sia la sinistra che la destra esaltava l’exploit dei “grillini”

Alla fine, come tradizione, abbiamo letto alcuni articoli che sono stati pubblicati su questo giornale, tra essi la mia lettera al Premier sulla scuola e un articolo sul progetto “Genova per Noi” di via Vec-chi. Successivamente , come tradizione, abbiamo letto alcuni degli articoli pubblicati in questo gior-nale. Noi ne abbiamo letto rispettivamente uno contro il dimensionamento della nostra scuola e uno di carattere sportivo. E' stato letto tra l'altro un bel testo di un'alunna, ovviamente non presente, della sezione ospedaliera del Gaslini. Il dottor De Bene-dictis ha mostrato apprezzamento per i nostri lavori. Per finire l’incontro il giornalista del Secolo XIX si è

“esposto” al fuoco di fila di domande, che gli ab-

biamo sottoposto, rispondendoci in modo chiaro

ed esauriente.

Il professor Braggion e il dott. De Benedictis, prima di chiudere l’incontro, ci hanno detto che sperano di far venire anche quest’anno un ospite importante, per la presentazione al Gaslini, che avverrà il 5 giu-gno alle ore 9.30.

INCONTRO CON VITTORIO DE BENEDICTIS

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di Lorenzo Murru

Alle 4.04 di domenica mattina una lunga scossa di terremoto, durata una ventina di secondi, di un'in-tensità di poco inferiore a quella dell'Aquila, con epicentro in Emilia Romagna, ha fatto tremare gran parte del Nord Italia, provocando anche la morte di sette persone. Tutti i testimoni nei paesi più colpiti raccontano che una cosa simile non si era mai vista da quelle parti. Nessuno poteva immaginare che si potessero vedere un giorno case e palazzi sventrati e chiese distrutte. E soprattutto contare i morti, set-te, come ho detto, di un terremoto che nessuno po-teva prevedere, uccisi chi sul posto di lavoro, in fabbrica, chi in casa. Una vecchietta di 103 anni è morta nella sua abitazione. Un vigile urbano della zona di Cento ha detto "Abbiamo visto tante volte i palazzi dell'Aquila in televisione. Quando stanotte ho guardato la nostra chiesa che non ha più tetto e facciata, non ci volevo credere". Questa vicenda ci deve spingere, secondo me, ad essere più attrezzati per le emergenze...In Italia c'è ancora molto da fare

GRAVE TERREMOTO IN EMILIA

di Federico Barbano

Le abbondanti nevicate che hanno colpito a fine gennaio e all’inizio di febbraio tante regioni italiane hanno rischiato di provocare danni alle

centrali energetiche. Come se non bastasse, a causa del freddo e degli alti consumi, c’è stato il

rischio che finisse il gas. Per contenere i

consumi, lo Stato aveva pensato addirittura di utilizzare le centrali elettriche ad olio

combustibile. Il problema era quello dell’

inquinamento. A causa delle temperature polari,

che variavano in quei giorni da -3 a -22,.in una città come Rovigo erano stati consumati nei giorni più freddi 26 milioni di metri cubi di gas al

giorno. Per la neve e il ghiaccio, si erano bloccate

ferrovie, strade, autostrade e tanti paesi erano rimasti isolati a causa della neve abbondante.

UN INVERNO DAVVERO SPECIALE

Mentre stiamo per andare in stampa un nuovo terremoto ha investito il Nord Italia. Si sono registrate cinque forti scosse con epicentro tra Carpi, Medolla e Mirandola. Il bilancio provvisorio è di 16 morti, un disperso, oltre 350 feriti e 14mila sfollati.La scossa delle 9.01, ha avuto magnitudo 5,8, quella delle 10.25 magnitudo 4,7, quella delle 11.30 magnitudo 4,2 e la scossa delle 12.55, magnitudo 5,5

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Alunni di via Vecchi

Venerdì 16 Marzo i membri del Consiglio dei Ra-gazzi di via Era e via Vecchi, e parte dei ragazzi scelti dalle professoresse per fare da pubblico, si sono recati al Municipio Levante, un posto che pur-troppo poche persone conoscono. Il primo a parlare è stato Massimo Alfieri, nella fo-to, assessore allo sviluppo economico e turismo, che ha presentato il territorio genovese. Ha detto che Genova, con i suoi 650.000 abitanti presenta più problematiche rispetto ad altre città della Liguria, come ad esempio Savona. Uno dei principali proble-mi è legato al territorio, con la città racchiusa tra i monti e il mare. Successivamente ha dato la parola ai membri del Consiglio dei ragazzi. La prima a par-lare è stata Beatrice Mantelli Beatrice che ha espo-sto i problemi emersi in un'indagine fatta con i suoi compagni di classe. I punti negativi sono: l'asfalto di via Cimarosa, il fatto che il cavalcavia di via Carrara sia costante-mente trafficato, l'abbandono di rifiuti ingombranti in fondo a via delle Viole. A queste affermazioni l'assessore ha risposto dicendo che la città è molto estesa e che numerose strade sono molto piccole, quindi interdette a mezzi troppo grandi, per le pro-blematiche dell'asfalto ha sostenuto che è cura del-l'amministrazione procedere gradualmente al mi-glioramento delle strade che necessitano di maggiori interventi. Ha preso la parola Alessandro che ha evidenzia lo stato di degrado dei campi sportivi alla fine di via delle Campanule, abbandonati da ven-t'anni e deturpati dai vandali. Ha citato anche il campetto da pallone di via Fabrizi, dapprima in erba sintetica ed ora in asfalto, pericoloso per le cadute. L'assessore ha risposto che per quanto riguarda la valletta il Comune si sta interessando alla sistema-zione dell'area con l'interessamento dell'università e dei Salesiani del Don Bosco. Ha ricordato inoltre che da ragazzo giocava su quel campetto, all'epoca

in ghiaia, altrettanto pericolosa. E' intervenuta Va-lentina Pelazza per sottolineare la mancanza dei sac-chetti di carta per i rifiuti organici. L' AMIU, inter-pellata, ha risposto di riporre tali rifiuti in sacchetti di plastica. Ha lamentato inoltre la scarsa pulizia dei tombini, e le incivili scritte sui muri dei palazzi. L'assessore ha preso atto delle critiche di Valentina e sottolineato che la città siamo noi e fa parte del senso civico di ciascuno mantenerla pulita. France-sco Montaldo ha citato la zona di Quarto Alto, in particolare via degli Anemoni, dove un gruppo di volontari ha riqualificato la zona un tempo abbando-nata ed ora apprezzata dalla popolazione per lo splendido panorama. L' unico neo è il curvone di via degli Anemoni usato come discarica di qualunque genere di materiale. L'assessore ha risposto di essere al corrente della situazione che è in via di sviluppo e miglioramento. Filippo Schiaffino ha parlato della pericolosità per le moto, a causa dei buchi, di via Romana di Quarto, ha altresì richiesto di migliorare i servizi igienici del liceo King e di rendere più ac-cessibili i contenitori della differenziata. In risposta a questi quesiti, il dott. Alfieri ha riferito che la stra-da è stata riasfaltata da poco e sono stati catramati anche tre tombini, che con il tempo si sono sconnes-si creando problemi, quanto ai servizi igienici del liceo ha rilevato che la competenza è del preside. Carola ha fatto presente alcuni problemi della scuo-la media Bernardo Strozzi: piastrelle rotte, tende strappate che non riparano dal sole, professoresse che lamentano il posteggio selvaggio da parte di alcune mamme degli alunni delle elementari che impedisce l'entrata ai parcheggi a loro riservati. L'assessore ha stigmatizzato quest'ultimo comporta-mento e ha sostenuto l'opportunità di accompagnare i bambini a piedi. Alice Lupinacci ha informato l'assessore del proble-ma del tetto della palestra della scuola, benché sia stato rifatto da poco , si ripetono le infiltrazioni d'acqua con conseguente sospensione delle lezioni di educazione fisica. L'assessore ha risposto che si interesserà del caso. Gaggero Daniele ha informato l'assessore dei peri-coli per i pedoni nell'attraversamento del cavalcavia di via Carrara, secondo lui ci sono pochi semafori per tutelare i pedoni.. L'assessore ha preso atto della segnalazione e ha ricordato che vi è stato il restrin-gimento del marciapiede centrale , che ha permesso la realizzazione di una terza corsia in direzione ma-re, per un maggior smaltimento del traffico nelle ore di punta.

NOSTRA VISITA AL MUNICIPIO LEVANTE

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PIACERE, FRANZ KAFKA

Anno VJ NUMERO SPECIALE Pagina 55

di Matteo Airoldi

Oggi è estate. Fa caldo. Ci vorrebbe qualcosa per distrarsi. Esco di casa e inizio a girare per la città. Ora il clima è addirittura afoso. Passo davanti a una gelateria e mollo sul bancone qualche lira, per comprarmi un bel cono. Senza saperne il motivo, mi ritrovo davanti a un cinema. “Ecco, questa potrebbe

essere una buona idea”, mi dico guardo le varie locandine. C'è “Delitti e segreti” di Steven Soderbergh, appena uscito, di cui mi hanno detto molto bene, che parla in modo fantastico di Franz Kafka, uno scrittore che mi è sempre piaciuto, nonostante il suo modo pessimistico di vedere la realtà. Per sfuggire al caldo e per curiosità, entro nel

cinema. Pago il biglietto– noto che il prezzo è in aumento- ed entro nella sala di proiezione(fresca, per fortuna!) . Sullo schermo appaiono le prime pubblicità. Vicino a me siete un uomo alto e brizzolato. Dato che ci annoiamo entrambi per gli spot, iniziamo a chiacchierare. Ci presentiamo. Io dico il mio nome, lui risponde “Franz”. Non so per quale ragione, un piccolo punto interrogativo si accende nel mio cervello. Provo a spiegarmene il motivo, ma non mi viene in mente assolutamente niente. Il film, dopo qualche minuto, inizia. Racconta la storia di Kafka ancora quasi sconosciuto, impiegato in una grande società di assicurazioni. Il futuro scrittore, timido e frustrato com'è, viene tiranneggiato da un tale Burgel. Sullo sfondo ci sono il Castello, simbolo del potere, e un delitto. Termina la prima parte del film. Riprendo a parlare con il mio nuovo amico. Lui prende la parola e dice “Sì, direi che mi hanno rappresentato bene” Il punto interrogativo nella mia testa torna a lampeggiare più forte. Cosa intende dire questo tipo?”

segue a p.56

di Benedetta Schoen e Francesca Passaro, con la collabo-

razione di Simone Bartoli

Non sapevo proprio cosa scrivere. Dovevo f a r e u n approfondimento su Max Brod, di cui il prof ci aveva parlato a scuola, ma non trovavo nemmeno su Internet che poche notizie, tra cui qualche data o un accenno all'amicizia con Franz Kafka. Lasciai la penna sul tavolo e

alzai, forse avrei tentato più tardi. Prima però diedi un'occhiata alla foto di Brod sulla Treccani. Con mio sommo stupore, si era mossa. La stanza intorno a me era cambiata, d'improvviso il buio l'aveva invasa. Non vedevo più nulla. Provai a tastare il muro vicino a me, ma non riuscivo a trovare niente, le uniche cose rimaste erano il foglio e la penna che avevo in mano. Un po' spaventata, provai a camminare nel buio. Fortunata-mente piano piano la stanza si rischiarò un po’. Nella penombra vidi la figura di un uomo sulla sessantina, vestito elegantemente. “Chi è lei?” chiesi . “Il mio

nome è Max Brod. Sono un giornalista , ma mi considero anche uno scrittore e un compositore. Sono di origine ebraica” mi disse, sorridendo leggermente. Inizialmente fui molto dubbiosa sulla sua vera identità, poi mi convinsi che fosse davvero lui. Dovevo approfittare dell'occasione. Facendomi coraggio, gli domandai: “Le dispiace se le faccio qualche domanda?" “Certo, sono qui apposta! “ esclamò lui, sedendosi su una sedia che prima non avevo notato. “Grazie, allora: può parlarmi un po' di lei, in particolare della sua amicizia con Kafka? “Il signore prese un respiro profondo e incomin-ciò: “Sono nato a Praga nel 1888. . Mi sono laureato in Giurisprudenza, all'Università Carolina, studiando in lingua tedesca. Nella mia vita ho svolto numerosi lavori e scritto molti saggi. Una delle mie attività principali è stata quella di pubblicare postume le opere dell'amico Franz”, Aggiunse che lo conosceva dal 1902 e che anni dopo decise di scrivere una sua biografia. “Kafka come me era d'origine ebraica, avevamo molto in comune, forse proprio per questo eravamo sempre andati d'accordo. ”

segue a p.56

INCONTRO IMMAGINARIO CON MAX BROD

Page 56: Strozzi News 2012

PIACERE, FRANZ KAFKA

Anno VI NUMERO SPECIALE Pagina 56

Segue da p. 55

“Lui risponde con noncuranza. “Io sono Franz Kafka” “Ma che dice-penso- è forse un pazzo uscito dal manicomio?”Le sue dichiarazioni mi fanno propendere per il sì, anche se il suo abbigliamento e la sua aria mite mi suggeriscono il contrario.

Non seguo il resto del film, sono distratto. Come può

quest'uomo essere Franz Kafka? Oltretutto l'autore boemo è morto decenni fa1 Il film termina. Il presunto Kafka si alza ed esce. Io lo rincorro. Quando lo raggiungo gli espongo i miei dubbi. Non è possibile-gli dico- che lei sia Kafka! Lui un po' scocciato prende di tasca dei fogli di carta scritti a mano e me li porge. Leggo un titolo ”Il processo” nella nostra lingua, il tedesco e sotto, più piccolo, “Qualcuno doveva aver diffamato Josef K., perché senza che avesse fatto nulla di male, una mattina venne arrestato...” Continua così per un'altra decina di righe. Dice che si ripropone di continuare questo

romanzo che ha lasciato in sospeso. Comunque mi assicura che non lo pubblicherà mai. “ “Tanto ci penserà Max Brod”, sto quasi per dirgli! Devo cercare la verità. Comincio a sparare domande a raffica, di cui so le risposte, perché conosco bene la vita dello scrittore Boemo. Lui risponde a tutti i miei quesiti. Mi dice di essere nato a Praga, nel 1883, da una ricca famiglia ebrea(di questo si parlava anche nel film) e di essersi laureato in legge nel 1906. Dice di essere affetto da tubercolosi e di aver soggiornato per questo in luoghi di cura come Merano e Riva del Garda. Continua così per altri venti minuti durante i quali scoprono cose che non sapevo di lui. Si sofferma sulla Metamorfosi e sulla Lettera al padre, accennando al rapporto difficile con il genitore, sul suo stile di scrittura e sua visione pessimistica del mondo. Saluto l'uomo e torno a casa. Mi accoglie mio fratello che mi dice “Ho appena finito di leggere il Processo di Kafka. “Bello, mi è piaciuto.” Torna a lampeggiare nella mia mente il punto interrogativo. Ma come, se non lo ha ancora finito? Che sciocco-penso poi- non può essere vivo? Eppure quell’uomo mi pare davveroFranz Kafka. Com'è possibile tutto questo. Siamo nel 1991, è uscito da poco il film “Delitti e segreti”. E' davvero una situazione kafkiana.

segue da p. 55

Si fermò un attimo, poi proseguì”Franz si laureò in legge un anno prima di me, nel 1906 e subito dopo iniziò a lavorare in una società di assicurazione, in seguito cambiò impiego, ma nessuno di questi lavori gli piaceva.Nel tempo libero continuava a scrivere. La sua prima raccolta “Meditazioni” fu pubblicata a Praga . Purtroppo, come forse saprà Franz si ammalò di tubercolosi. Spesso lo andavo a trovare e leggevo le sue cose. Mi piacevano. Gli proponevo di pubblicarle, ma lui, gentilmente mi diceva di no. Era un vero peccato. Mi piaceva il modo con cui riempiva la pagina bianca. Si trovava a suo agio solo quando scriveva. Allora non pensava a nient'altro. Il dramma era quando doveva tornare alla vita reale. Allora la malattia aveva il sopravvento su di lui. E si arriva al 3 giugno del 1924. Mi avvisarono della sua morte. Ero al lavoro. Se n'era andato in quel brutto ospedale di Kierland, vicino a Vienna, dove ero andato a trovarlo pochi giorni prima, promettendo, come chiedeva, che avrei distrutto i suoi

manoscritti. Ero certo che mi sarebbe mancato. E così fu. Era il mio migliore amico”. Annotai velocemente sul foglio quanto mi diceva, poi gli chiesi:” Mi diceva che Kafka le aveva chiesto di distruggere tutti i suoi scritti, si è mai pentito di questo suo gesto, di non aver tenuto fede alla parola data?" “No, mi sembrava un vero spreco letterario gettare tutto al vento. Dato il successo di critica e pubblico che romanzi straordinari come “America”, “Il Processo” e “Il Castello” hanno avuto, sono convinto che Franz non ce l'abbia troppo con me e che possa riposare in pace. Penso di aver fatto la scelta giusta. "concluse con una punta di nostalgia. Poi continuò così:” Ho portato tutti i suoi manoscritti con me, quando nel 1939, per salvarmi dai nazisti, lasciai Praga, per la Palestina, dove sono morto 44 anni fa“ Senza mostrare stupore, né alzare lo sguardo dal foglio, dissi: “Mi dispiace. Non volevo farle ricordare questi fatti” . Poi lo ringraziai, ma lui non mi rispose. Guardai verso il punto in cui sedeva , ma ora non c'era nessuno, solo un gran buio.

INCONTRO IMMAGINARIO CON MAX BROD

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Anno VI NUMERO SPECIALE Pagina 57

di Francesca Passaro

L’Organizzazione delle Nazioni Unite si occupa, or-mai da quando è stata istituita il 26 giugno del 19-45, di garantire o riportare la sicurezza e la pace nel-le varie parti del mondo e promuovere la cooperazio-ne internazionale. Ne fanno parte 192 stati, oltre al Vaticano, e forse non tutti sanno che l'Italia è stata ammessa dieci anni dopo la sua istituzione, cioè nel 1955. I suoi organi principali sono l'assemblea gene-rale, il Consiglio di sicurezza, la Corte Internaziona-le di Giustizia. Fanno capo all'Onu, l'Unicef, per le iniziative per l'infanzia, la Fao, che si occupa della fame nel mondo, l'Unesco,che si interessa alla cul-

tura, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e l'Oms, che si occupa della salute e delle malattie nel mondo. Le decisioni vengono prese dal Consiglio di Sicurezza, di cui fanno parte quindici membri, di cui 5 permanenti (Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia, Cina e Russia, che alla fine del 1991 ha preso il posto dell'Urss) e dieci eletti a rotazione ogni due anni. I cinque membri permanenti hanno anche il diritto di veto, cioè di annullare alcune deci-sioni. Questo diritto di veto rese difficilel'azione del Consiglio di Sicurezza durante gli anni della "guerra fredda". L’Onu ha il potere di interrompere gli scam-bi commerciali con alcuni Paesi. Il Consiglio di si-curezza può disporre in caso di necessità di forze ar-mate, i cosiddetti "caschi blu", accordategli dai paesi membri. Il suo intervento è stato a volte utile, ma tal-volta ha portato ad un aggravamento della situazio-ne. Spesso l'Onu è stata impossibilità di agire per il diritto di veto. Negli ultimi anni sono stati creati i tribunali sovranazionali che giudicano i reati contro i diritti della persona. Viene osservato giustamente che, nonostante alcuni fallimenti l’ONU rimane un punto di riferimento ob-bligato per tutti gli Stati.

L’ONU PER SAPERNE DI PIU’

Genova , nata nel VI secolo a.C., dal III fu alleata di Roma. Nel 202 fu distrutta dai Cartaginesi. Rico-struita dai Romani., fu il porto più importante della Gallia Cisalpina. Subì in seguito il dominio dei Bi-zantini e dei Longobardi, facendo parte nel 958 della Marca Obertenga con Berengario II. Genova fondò il suo impero coloniale dopo la vitto-ria nella I crociata. Iniziarono in seguito gli scontri con Pisa e Vene-zia. Quello con Pisa si concluse con

la vittoria genovese della Meloria, nel 1284, mentre quello con Vene-zia ebbe fasi alterne, importante fu però la vittoria genovese di Curzola, nel 1298.Nel XIII secolo iniziò la decadenza della nostra città che pro-seguì in quello successivo. Genova dal 1401 fu soggetta alla Francia di re Carlo VI , fu poi sottomessa al marchese del Monferrato,ai Visconti e a Francesco Sforza. La scoperta dell'America fece diminuire i nostri traffici e commerci con l’Oriente. Il 28 aprile 1507 Re Luigi XII di Fran-cia entrò in città, preceduto da molti soldati e il Doge Paolo Da Novi do-vette fuggire Nel 1522 subimmo il Sacco spagnolo. Nel 1528 essa ven-ne occupata da Andrea Doria, per conto degli Spagnoli, che, con la Convenzione di Madrid, garantirono indipendenza e protezione alla città.

La Repubblica diventò per qualche tempo una Signoria, con a capo il Doria. Il 15 maggio 1684 il Re di Francia Luigi XIV dichiarò, senza preavviso, guerra alla Repubblica e la bombardò per 4 giorni L’anno dopo la città si arrese. Durante la guerra di Successione Austriaca Genova fu occupata dagli Austriaci. Dopo il famoso lancio di una pietra di Balilla, la città reagì e scacciò gli invasori in sei giorni.Nel 1796, Na-poleone entrò in Italia, attraverso la Repubblica di Genova. Sotto di lui , la Repubblica di Genova cambiò il nome in Repubblica Ligure (1797). L'ultimo Doge fu Gerolamo Duraz-zo (1802). Nel 1805 Genova fu an-nessa all'Impero Francese. Con il Congresso di Vienna venne decisa l’ annessione della Liguria al Re-gno di Sardegna.

BREVE STORIA DI GENOVA

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STROZZI NEWS A SCUOLA DI FOCACCIA

a cura di Matteo Airoldi, con la

collaborazione di Alberto Tonet,

Lorenzo Murru, Francesca Passa-

ro, Simone Bartoli, Caterina Co-

senza, Elena Guidetti, Chiara Ma-

stroianni, Matteo Moretto, Gior-

dano Musso. Giulia Parodi , Paola

Pezzi, Giuiia Robbiano, Francesca

Serra , B enedet ta Scho en ,

Foto di Silvia Ambrosi

Giovedì 24 novembre accompa-gnati dai prof Braggion, che si occupa da anni del progetto "Giornale in classe", e Fratti ci siamo diretti verso la sede della scuola di panificazione di Iscot Liguria, che si trova sopra il Mercato Comunale di piazza Ro-magnoli , lì ci aspettavano due maestri panificatori o meglio, in questo caso, "preparatori" di fo-caccia: i signori Brunello-presidente dell'associazione di categoria- e Lorenzo . Dopo a-verci brevemente parlato degli ingredienti della focaccia, Bru-nello e Lorenzo ci hanno mostra-to l'impasto, poi, con grande ma-nualità, lo hanno modellato, fa-cendo in modo che occupasse l'intera superficie dell'enorme

teglia,hanno inoltre "creato" i famosi buchi. Abbiamo appreso che per preparare la vera focaccia genovese sono necessari 1 chilo di farina doppio zero rinforzato con farina Manitoba, 550 grammi d'acqua, 50 di olio extravergine d'oliva nell'impasto e 100 per cospargere la focaccia nella te-glia, 35 di lievito, 20 di sale mari-no, 20 di estratto di malto. E' ne-cessaria una doppia lievitazione, la prima di 30 minuti sulla madia di legno, piegando l'impasto a fagotto con quattro lembi, e poi un'altra di altrettanti minuti, per preparare le pezzature per le te-glie. A questo punto sono neces-sari altri 20 minuti di riposo del-la pasta nella teglia prima di spia-narla, di spruzzarla leggermente d'acqua, spolverarla di grani di sale e di cospargerla di olio extra-vergine. E' prevista poi una nuova lievitazione di due ore nella co-siddetta cella di lievitazione (a una temperatura di 40 gradi, con l' 85% di umidità) , prima di cuo-cere la focaccia in forno brillan-te, a 230 gradi, per 18-20 minuti. Per la cronaca, i due maestri han-

no preparato per noi tre teglie di focaccia normale e una di focac-cia con le cipolle. Dopo le tre fasi di lievitazione di cui ho par-lato e la cottura, abbiamo potuto gustare la mitica "fugassa." Era davvero buonissima! Oltre a inse-gnarci a preparare la focaccia, i maestri ci hanno anche... insegna-to a mangiarla, spiegandoci che per assaporarla meglio bisogna mangiarla al contrario,con la par-te superiore appoggiata alla. Lingua. All'esperienza erano pre-senti oltre a una responsabile di Iscot, Paolo Cavallo e Silvia Am-brosi, rispettivamente giornalista e fotoreporter del Secolo xix, che avevamo negli scorsi anni. Al ritorno a scuola il professore ci ha detto che “fugassa” in ge-novese significa “cotta al focola-re” e che nel 1500 e anche in se-guito la focaccia si mangiava in chiesa accompagnata da un bic-chiere di vino, in occasione dei matrimoni, al momento della be-nedizione. segue a p. 61

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Anno VI NUMERO SPECIALE

di Caterina Cosenza

Q u e l l a mattina in classe ad ascoltare la lezione di letteratura era stata molto

interessante, il prof ci aveva infatti parlato de

“La roba” di Verga.Subito dopo, a

turno, avevamo letto tutto il

racconto. La storia parlava di un

signore siciliano molto avaro, un tale Mazzarò al quale interessava

soltanto la sua “roba”, ossia le

terre e i poderi. Quest'uomo non voleva spendere nemmeno un

centesimo o meglio un tarì, se non

per comprare nuova "roba"e ancora

"roba"! Ero immersa nel racconto e cercavo di scoprire il certificato

nascosto di quella storia, quando

“toc toc", bussarono alla porta. “Cosenza- disse la bidella- deve

venire un momento giù di sotto”.

Ero un po' confiusa, ma mi alzai e

mi avviai . Uscita dalla porta,

precipitai nel vuoto. “Oh mio

Dio”, urlai. Una volta a terra,

sentii un dolore acuto . Riaperti gli

occhi, mi trovai distesa, intorno a

me c'erano lunghe file di campi.

Mi alzai. Vicino a me c'erano

molti contadini, intenti a zappare la

terra. Un ragazzino mi si avvicinò

e mi disse in dialetto siciliano. “

Ehi tu, giovane, ma come ti sei

vestita?” Presto, dai, lavora,

lavora, potrebbe arrivare.

Mazzarò." Ma cosa stava

succedendo? Un lampo nella mente mi fece capire che forse ero entrata

in una dimensione paralela.

Maz...Mazzarò? Ma sì, certo. Ero

entrata nella storia della "Roba". Quei contadini erano quelli che

lavoravano la terra di Mazzarò, il protagonista del racconto di

Verga,l'uomo che non faceva altro

che accumulare "roba" e poi ancora

"roba". Un pensiero fece capolino

nella mia mente, specie dopo le parole di quel ragazzo che mi

guardava con L'aria stranita di chi

sta dicendo "Ma questa da dove

arriva?". Mi riferisco al problema

dei vestiti. Dovevo risolverlo

subito. Sgattaiolai in un vicino

fienile e fui fortunata. Trovai infatti qualche straccio e me lo

misi addosso. Poi presi gli attrezzi

per lavorare i campi. In verità non

sapevo da dove cominciare, perciò presi la zappa e andai dal ragazzo

che avevo conosciuto poco prima.

Appena mi vide notò, alzando

appena lo sguardo, che mi ero

cambiata e fece un sorrisino. Da

quel momento iniziai a ripetere,

anche se con molta fatica, tutti i

suoi gesti di contadino esperto,

anche se giovane.

segue a p.60

INCONTRO CON MAZZARO’

di Stefano Rossi

Una mattina, Francesco Danovaro - un arzillo settantenne, che aveva fatto per quarant’anni il professore di Liceo - stava passeggiando sulla spiaggia di Vernazzola, quando vide delle auto della polizia arrivare a sirena spiegata, dirette verso un palazzo lì vicino.“Deve essere successo qualcosa di grave” pensò fra sé e sé e, essendo una persona molto curiosa, decise di avviarsi verso le auto della polizia.Avvicinatosi, vide un ispettore che era diventato suo amico, visto che già qualche volta aveva potuto aiutarlo a risolvere enigmi all’apparenza insolubili.”Salve, ispettore Bianchetti. Che è successo, già di prima mattina?”L’ispettore, un po’ stupito nel vedersi di fronte il professore, di cui conosceva bene l’abilità a risolvere enigmi, decise di metterlo al corrente di quanto sapeva:”In effetti, sì. Un signore lì al pian terreno è morto, pare respirando gas, mentre era svenuto. Al momento pensiamo ad un suicidio o ad un incidente. Infatti, la porta della stanza

era chiusa con un paletto interno, di quelli che si bloccano sullo stipite e anche la finestra era chiusa dall’interno.”Entrati insieme nel palazzo, l’ispettore mostrò al professore la scena che si erano trovati davanti, mentre gli agenti della Polizia Scientifica stavano facendo i loro rilievi. Raccontò, quindi, al professore la scena che avevano trovato al momento del loro arrivo: la porta che effettivamente era chiusa dall’interno col paletto e la finestra, come il professore poté constatare di persona, era stata aperta dal figlio del morto, quando aveva rotto il vetro dall’esterno per entrare in casa.Questi era un giovanotto sui trent’anni che, come aveva già raccontato all’ispettore, aveva chiamato sia l’ambulanza che la polizia, una volta riuscito ad entrare in casa; la cosa che insospettì subito il professor Danovaro, e a dire il vero anche l’ispettore, fu che il morto risultò essere molto ricco e che l’unico erede, che diventava automaticamente il maggior sospettato, era proprio il figlio.

segue a p.60

GIA’ DI PRIMA MATTINA

Page 60: Strozzi News 2012

Pagina 60 Anno IV NUMERO SPECIALE

segue da p.59

In una breve pausa, gli domandai qualcosa. Volevo

cercare di capire quello che mi stava accadendo. Iniziai chiedendogli il suo nome e lui mi disse di chiamarsi

Paolo, poi gli domandai di Mazzarò. Parlavamo tra un

colpo di zappa e l'altro. Mi spiegò che in pochi anni

quello era arrivato a possedere tutta quella roba, vole-

va averne quanta il re delle Due Sicilie! Mi disse poi che la cosa strana era che a Mazzarò non importavano

tanto i soldi, quanto proprio la roba. Continuava a

mangiare quei due tarì di pane di un tempo, come

quando lavorava lì zappando per 14 ore a piedi scalzi,

per guadagnare una miseria come noi. Continuava a

vivere come quando non aveva tutte quelle terre, da

far invidia a tanti Baroni e Marchesi. Mi disse poi- ma

io già lo sapevo dal racconto che avevo letto in classe, che quelle terre sconfinate erano appartenute a un barone ora finito in miseria perché non sapeva badare

alla sua “roba”. Perciò era rimasto senza nulla, avendo

dovuto vendere tutto a Mazzarò! "Prima tutti lo

disprezzavano-mi disse- come disprezzano me...ora invece la gente quando lo incontra lo chiama

eccellenza!" Paolo non riuscì a dire altro, perché un

uomo a cavallo, probabilmente mandato da Mazzarò, ci

urlò che potevamo andare a casa. L'uomo prima di andarsene prese dalla tasca alcuni tarì e li gettò a noi

contadini. Andammo fuori. Ora ero sola. Non sapevo

dove andare. Iniziai a camminare.Di tanto in tanto chiedevo a qualcuno dove mi trovavo e ogni volta mi

rispondevano. "Nella terra di Mazzarò, qui è tutto suo"

A un certo punto, vidi una casetta e decisi di fremarmi,

per chiedere aiuto. Fuori c'era un pollaio. Tutto faceva

pensare che quell'abitazione appartenesse a un normale

contadino. Improvvisamente sentii un uomo che urlava a gran voce e che colpiva a calci e col bastone le

galline, anatre e tacchini che erano lì intorno. Mi

venne in mente il racconto di Verga. Oddio quell'uomo

doveva essere proprio Mazzarò. Certo che il suo

aspetto era proprio dimesso. Non sembrava proprio

l'uomo che possedeva tutte le terre del paese. Era vestito con qualche straccio e con un cappello di feltro

logoro. Accorsi verso di lui per cercare di calmarlo,

seppur con un po' di paura. Non ne voleva sapere!

Continuava a ripetere" Voglio la mia roba, voglio la

mia roba". Gli chiesi se era realmente Mi disse di sì.

Così gli feci delle domande. Volevo capire chi fosse

davvero, perché non spendeva e accumulava roba su

roba. Ma soprattutto perché stava urlando. Mi disse che a lui i soldi non interessavano e neanche essere vestito

bene. Voleva sempre nuove terre e il rispetto della

gente. Era malato, ma non voleva perdere ciò che

aveva accumulato con fatica. Sapeva di avere pochi

mesi di vita. Ma non voleva andarsene, lasciando ad

altri le sue terre, a sua roba. La sola idea lo faceva

impazzire. "Roba mia vientene con me" urlò

disperato.Temetti di far la fine del ragazzino del

racconto preso a bastonate, per cui stavo per scappare.

Proprio in quell'istante mi svegliai. Era stato solo uno strano sogno.

INCONTRO CON MAZZARO’

Segue da p.59

Fin dal primo esame, risultò chiaro che l’uomo era morto per le esalazioni del gas, ma l’ispettore notò che aveva anche una ferita alla tempia; poteva essersela procurata cadendo svenuto dopo aver respirato i gas, ma né l’ispettore né il professore erano totalmente convinti di questa ipotesi.Una cosa, in particolare, attirò l’attenzione del professore, un dettaglio apparentemente sfuggito a tutti: una piccola pozza d’acqua proprio sotto la porta, dalla parte della stanza chiusa. Doveva esserci una ragione, ma lì per lì non si capiva bene quale.D’un tratto il professore capì, era il classico “mistero della stanza chiusa” e prendendo da parte l’ispettore (non voleva, infatti, togliergli il merito della scoperta), gli confidò i suoi sospetti: l’uomo non era morto suicidato, ma era

stato ucciso dal figlio per avere tutta l’eredità e la ferita era dovuta proprio ad un colpo sulla tempia, che lo aveva fatto svenire.Questi poi, per inscenare un incidente, aveva aperto il gas (senza accenderlo) e – qui “il colpo di genio”, per non farsi scoprire - aveva messo un cubetto di ghiaccio nel blocco del paletto, in modo che lui potesse uscire e quando il ghiaccio si fosse sciolto la porta sarebbe rimasta chiusa dall’interno, simulando un suicidio o un incidente.Sarebbe stato un piano perfetto, se non fosse stato per quella piccola pozza d’acqua, apparentemente inspiegabile, e per lo spirito di osservazione e l’acume del professor Danovaro.Risolto l’enigma, il figlio fu arrestato, l’ispettore ringraziò il suo amico e questi poté tornare alla sua passeggiata sulla spiaggia.

GIA’ DI PRIMA MATTINA

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STROZZI NEWS A SCUOLA DI FOCACCIA

segue da p. 58 Ecco qualche nostro parere “Quella alla scuola di panificazione di Iscot Liguria è stata una visita davvero molto bella e interessante. Mi hanno colpito soprattutto la ma-nualità e il talento dei due panifica-tori, i signori Lorenzo e Brunello. Adesso, almeno in teoria, siamo in grado anche noi di fare la focaccia! Il momento più entusiasmante della mattinata è stato quando Lorenzo e Brunello hanno sfornato la focac-cia. Era buonissima. Ah dimentica-vo, la fotoreporter del Secolo Silvia Ambrosi ci ha scattato tantissime foto, per l'articolo che Paolo Caval-lo scriverà sulla nostra visita. Mi piacerebbe rivivere in futuro un'esperienza così bella. “ ******* L'associazione panificatori e l'Iscot, assieme al Secolo XIX, fanno capi-re a noi ragazzi, con iniziative co-me questa, che non bisogna perdere le nostre tradizioni. Ad esempio quella della focaccia, fatta con in-gredienti semplici, un alimento che ci è invidiato anche all'estero. Scri-vendo queste righe, penso alle lun-ghe e dure ore di lavoro notturno dei fornai, desiderosi di sfornare un prodotto di qualità, al caldo dei propri forni. Assaporando la focac-cia normale e con le cipolle prepa-rata dai maestri dell'associazione panificatori,Brunello e Lorenzo, mi sono sentito fiero della Liguria e della tipicità dei nostri prodotti. ******* La visita alla scuola di panificazio-ne di Marassi è stata una delle più belle di tutto il triennio. Il momento pià esaltante è stato ovviamente

quello in cui abbiamo gustato la famosa "fugassa zeneise" . Non è escluso che qualcuno di noi e degli altri ragazzi che verranno a visitare questa scuola, in futuro, possano decidere di intraprendere un giorno l'attività del panettiere, come è, pensiamo, nei desideri dell'associazione panificatori che organizza questi incontri. Ringraziamo i prof che ci hanno permesso di vivere questa splendi-d a e s p e r i e n z a . ******* L'uscita che abbiamo fatto alla scuola dei panificatori è stata molto bella. Mi hanno molto colpito e interessato le varie fasi di preparazione della focaccia. L'impasto è stato preparato dai maestri Brunello e Lorenzo con movimenti rapidi e sicuri. Secondo me, sapevano abbinare all'ottima manualità, una grande cura, frutto d e l l a p a s s i o n e . Mi ha anche colpito l'uso abbon-dante di acqua, non avevo idea che potesse servirne così tanta per pre-p a r a r e l a f o c a c c i a . ******* La visita alla scuola dei panificatori dell'Iscot è stata molto interessante. Abbiamo scoperto da due grandi esperti fornai : Brunello - presiden-te dell'associazione di categoria- e Lorenzo, come viene preparata la focaccia, un cibo, che, da bravi genovesi, mangiamo quasi tutti i giorni. I due maestri, oltre ad esse-re molto simpatici , hanno illustrato benissimo, in modo sem-plice, le fasi di preparazione della focaccia, rispondendo con compe-tenza a tutte le nostre domande . Ah dimenticavo, la focaccia, nor-male e con le cipolle, che hanno preparato era eccezionale. In pochi istanti abbiamo spazzolato le quat-tro teglie fumanti di "fugassa" ******* La visita alla scuola dell'Iscot è sta-ta molto bella. Mi ha stupito sco-prire che per fare la focaccia, que-

sto capolavoro della cucina genove-se, sono necessari così tanti proce-dimenti. Durante la preparazione della focaccia, ho apprezzato in particolare il modo molto aggrazia-to con cui i due panificatori, Bru-nello e Lorenzo, mettevano l'acqua sulla pasta. Ho trovato questo ed altri gesti affascinanti. Attraverso questo scritto voglio ancora com-plimentarmi per la deliziosa focac-cia che hanno preparato. ******* Anche per me, come per tanti com-pagni, la gita alla scuola di panifi-cazione è stata tra le più belle fatte in questi tre anni. Mi ha colpito in particolare l'esperienza dei due pa-nificatori e la loro abilità nel maneggiare l'impasto. Il momento più bello è stato ovviamente quello in cui abbiamo assaggiato la buo-nissima focaccia. Con iniziative come questa, l'Iscot riuscirà di sicu-ro a spingere qualche giovane a praticare, un giorno, l'attività del panettiere. Ringrazio il prof. Brag-gion che ci ha permesso di parteci-pare a questa iniziativa per il pro-getto "Giornale in classe" ******* Il 24 novembre ci siamo recati alla scuola di panificazione. Appena arrivati, i due maestri, Brunello e Lorenzo, ci hanno spiegato come si fa la focaccia. Ci hanno detto in-nanzitutto che cos'è la farina rin-forzata. Si tratta di farina normale con aggiunta di farina di Manitoba, farina importata dal Canada. Poi ci hanno spiegato che il sale e il lievi-to non vanno aggiunti assieme al-l'impasto, perché il sale uccide il lievito.Ci hanno anche insegnato come piegare la pasta prima di farla lievitare per la prima volta, l'impa-sto va piegato a fagotto con quattro lembi ******* E' stata una bellissima esperienza, ci siamo divertiti e abbiamo man-giato una focaccia buonissima.

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Anno VI NUMERO SPECIALE

di Giulia Bonavera

Quando penso alla parola ‘casa’, mi viene in mente un posto in cui mi sento al sicuro. La mia padrona, la mia famiglia, mi fanno sentire a casa !” Dissi io t r a m e e m e . Appollaiata sulle ginoc-chia della mia piccola pa-droncina, mentre sognavo il mio piccolo mondo ca-nino, sentii delle voci. Pensavo che esse prove-nissero dal mio so-gno,invece venivano dalla cucina di casa mia. Mi svegliai ed ero ancora sulle ginocchia della mia padroncina. Mi alzai, scesi dalle sue ginocchia, e con un balzo atterrai sul par-quet della sala. Mi diressi poi verso la cucina,

dove c’erano i genitori della mia padrona che di-scutevano di un viaggio. Non capivo bene che cosa dicessero, ma qualcosa c o m p r e s i : “Non possiamo abbando-narla ! Pensa come reagi-rebbe nostra figlia !” disse lei. “Sì, ma nostra figlia desidera questo viaggio più di ogni altra cosa, e lo sai bene : non è permesso portare animali con noi ! ” D i s s e l u i . Lei si era quasi convinta che la decisione presa dal marito fosse condivisibile. “Hai ragione, ma come la prenderà la bambina ?” chiese lei con le lacrime agli occhi. “Ci vorrà un po’di tempo, ma poi capi-rà” rispose lui freddo.

A quel punto entrai in a-zione io, che avevo molta fame. Mi guardarono, mi squadrarono, poi mi die-dero da mangiare. Quando ebbi finito me ne andai e loro ripresero a discutere. Ecco, avevo capito di cosa stavano parlando : di sicu-ro del loro criceto ! Pove-rino, un po’ mi dispiace-va, ma così va la vita. L’ avrebbero mandato via ( una sorte che io non a-v r e i ma i s u b i t o ) . Il giorno dopo iniziarono a fare le valigie, intanto io parlavo al criceto, che non m i c a p i v a , . La sera la mia padrona mi fece tante coccole, come i suoi genitori. Mi addor-mentai. Il giorno dopo partimmo ! Il criceto ri-mase a casa. Di sicuro,

come avevo immaginato, era stato abbandonato ! Mi caricarono in macchi-na. Dopo due ore di viag-gio ci fermammo in un autogrill. Mi lasciarono fuori . Quando tornarono, di sicuro non mi videro, perché ripartirono senza di me ! Quella era la mia convinzione, ahimè sba-gliata. Rimasta sola per la prima volta, mi accorsi che mi avevano tolto il collare. “Allora-pensai- parlavano di me quella sera in cucina, i genitori della mia padrona ! Hanno preferito abbando-nare me, la migliore amica dell’ uomo, piuttosto che i l c r i c e t o ! ” Provai ad abbaiare, ma non c’era nessuno che potesse consolarmi . Era una gelida giornata di Dicembre, mancavano pochi giorni a Natale. Forse il mio Natale l’avrei passato in quell’ autogrill. Ero affannata e infreddoli-ta, tremavo ! Mi chiedevo ancora se si fosse trattato di un errore o se mi aves-sero davvero abbandonato Ripensai a tutte le cose che avevo fatto con quella famiglia, e cercai qualche ragione che avrebbe potu-to giustificare la decisione dell’ abbandono.

segue a p.69

QUANDO PENSO ALLA PAROLA CASA

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Anno VI NUMERO SPECIALE

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di Filippo Airoldi

Noi della Strozzi ci siamo imme-desimati in moltissime professio-ni: giornalisti (con Strozzi News), attori (con la Bohéme dei Ragaz-zi), musicisti (con l'indirizzo mu-sicale) e politici (con il Municipio dei Ragazzi) . Vediamo, cosa ci manca? Professore? No, non fa per noi. Bidello? Quante volte saltiamo le lezioni, aiutandole! Idraulico, Segretario,Poliziotto,

Negoziante, Avvocato... No, no, no!! Ho trovato, ci serve un pitto-re! Ci ha pensato la professoressa Pacini, che con la sua mostra "Da Raffaello a Warhol, le nostre gio-vani opere" si è esposta al rischio di fare un fiasco totale, mettendo in mostra dei brutti dipinti. E, in-vece, ha fatto bene ad esporsi e a esporre le nostre opere! Sì, perché di opere si tratta, realizzate da noi alunni. Per essere precisi, si tratta di rivisitazioni giovanili, come dice il titolo, delle opere create dai Grandi della pittura. L'inaugu-razione della mostra è avvenuta sabato 5 maggio alle ore 9, presso la palestRa TNT di Via degli Al-banesi, vicino alla Chiesa di San Giovanni Battista. La mostra si concluderà il 30 maggio. Gli arti-sti in erba sono i gli alunni delle

classi 3 A, B e C della Sede. La Professoressa Nazzarena Pacini, che ci è stata accanto durante tut-ta la realizzazione dei dipinti, dando consigli tecnici ed estetici, ha commentato: "Bravi ragazzi!". ed ha giudicato le nostre opere "più che soddisfacenti".

DA RAFFAELLO A WARHOL

di Filippo Airoldi

All'inaugurazione della mostra c'erano tutti i "vertici" della scuo-la. Dal Preside ai Professori e, ovviamente, gli alunni. La Palestra TNT , per un mese circa, si è tra-sformata in una galleria d'arte. Le "opere” degli studenti sono state appese proprio ovunque nella pa-lestra, all'entrata, nelle scale e nel-le due sale . Da una parte Cézan-ne, dall'altra i pesi. E' un contrasto stravagante, ma interessante e di-

vertente.

I quadri, degli studenti, erano del-le copie ,con qualche spunto per-sonale, di opere veramente famo-se. C'era di tutto! Dal "Viandante su un mare di nebbia" di Friede-rich all autoritratto di Goya, da opere della Pop Art ad opere del-l'Impressionismo, da Munch a Cé-zanne.

I quadri erano principalmente de-gli alunni delle terze, ma c'erano anche tre quadri di alunni di prima e seconda. Guardava orgogliosa le opere facendo da cicerone durante la mostra l'ideatrice di questa e-sposizione: la professoressa Naz-zarena Pacini, alla quale ho potuto porre anche qualche domanda.

La prof , che mi ha parlato anche dei tagli alla scuola, che obbligano molto spesso gli insegnanti ad una sorta di volontariato, per poter realizzare progetti come questo, si

è detta molto soddisfatta delle o-pere esposte. Anche le difficoltà di percorso sono state ben superate. Una classe, ad esempio, è stata presa dalla professoressa solo in terza e negli anni precedenti prati-camente non aveva avuto inse-gnante di Arte. Dunque la Pacini ha dovuto insegnare loro le tecni-che pittoriche di prima, seconda e terza in una sola annata, un'impre-sa quasi titanica! Questa mostra si svolge ogni anno oramai da quat-tro anni, quando la professoressa ha preso i dovuti accordi con i proprietari della palestra. Ad at-tenderci, alla fine della mostra, un bel vassoio di focaccia dalla quale non ci siamo certo tirati indietro!

INTERVISTA ALLA PROF PACINI

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Anno VI NUMERO SPECIALE

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di Federico Barbano, Febe Auso-

nia, Giulia Bonavera, Francesca

Cama, Martina Degiorgi, Martina

Ottino. Hanno collaborato Nick Piero

Lema, Mattia Caprotti, Lorenzo Fra-

scolla, Alessandro Negroponte.

Quest’anno noi della I C stiamo lavorando sulla Genova Medieva-le. Per questo, nel mese di aprile siamo andati dai prof Braggion e Neirotti in visita al Centro Storico. Arrivati in via Dante, abbiamo in-contrato Anna, la nostra guida. Dopo aver visto la cosiddetta casa di Cristoforo Colombo. E il chio-stro di Sant’Andrea, ci siamo tro-vati di fronte a Porta Soprana. Questa porta faceva parte di una cinta muraria, costruita allo scopo di proteggere Genova dagli attac-chi del Barbarossa. Anna ci ha fat-to notare che nel lato sinistro della porta la cinta muraria continua, mentre a destra è tagliata, per la necessità di costruire la città nuo-va.

Nell’arco di attraversamento della porta un’iscrizione in latino dice Sono sorvegliata da soldati, cir-condata da splendide mura e scac-cio lontano con il mio valore i dar-d i n e m i c i . Se pace tu porti, accostati pure a queste porte,se guerra tu cerchi, triste e battuto ti ritirerai. Ai lati delle case di via Ravecca abbiamo notato alcune edicole vo-tive, decorate , la maggior parte di esse rappresentano la Madonna e San Giovanni Battista.

La città medievale avevano pic-cole stradine, come quella che sta-vamo percorrendo, chiamate car-ruggi che venivano utilizzate per confondere e catturare i “foresti “nemici. A un certo punto, siamo capitati davanti a una tripperia. La guida ci ha spiegato che le inse-gne di una volta erano di marmo con le scritte in vernice. Nei pressi di Piazza Sarzano abbiamo ammi-rato il campanile di San Donato.

In quella piazza vi è un pozzo, dal quale l’acqua veniva attinta gra-zie a un sistema di ingranaggi . Sopra il pozzo c’è una statua rap-presentante il busto del dio Giano Bifronte. Ci siamo fermati per prendere appunti . Dopo aver am-mirato il bellissimo chiostro triangolare di Sant’Agostino, sia-mo entrati all’interno. Abbiamo notato subito la scultura funeraria di Jacopo Davaragine . Subito do-po la guida ci ha mostrato quel che rimane del monumento fune-rario di Margherita Di Brabante. di cui ci aveva parlato tanto il prof a scuola. Margherita era la moglie di Enrico VII , chiamato Arrigo da Dante, che fece commissionò que-sta scultura al grande scultore Giovanni Pisano, in memoria sua moglie, morta per un' epidemia di peste proprio a Genova. Purtroppo però, l’imperatore del Sacro Ro-mano Impero fu ucciso prima di poter vedere l' opera finita. La scultura, molto raffinata e moder-na per quell' epoca, rappresenta Margherita tirata per le braccia da due angeli che la vogliono portare

in paradiso. Usciti dal museo,

abbiamo ammirato dall'esterno

l'ex chiesa di Sant'Agostino, che abbiamo trovato molto bella e

imponente. Successivamente ci siamo inoltrati nei vicoli per rag-giungere un posto di ristoro, una focacceria, e abbiamo fatto meren-da. Finito l' "intervallo" abbiamo

ripreso il cammino fino ad arriva-re davanti alla chiesa convento di S. Maria di Castello, che sorge sul pendio della collina di Castello.

Prima di entrare, abbiamo visto

la Torre degli Embriaci, l'unica torre genovese che non fu abbattuta perché era appartenuta

a Guglielmo Embriaco, eroe della

prima crociata. La guida ci ha detto che la chiesa di Santa Maria di castello attuale, romanica, è stata costruita dai Maestri Anela-mi , nel primo quarto del XII se-colo. Essa ha un chiostro a tre ordini di arcate e una pianta a

croce latina con tre navate. Nella chiesa abbiamo ammirato alcuni

bellissimi dipinti e due crocifissi, di cui uno con barba e capelli

veri;

Abbiamo visitato poi una parte

del museo del convento e l'orto. Durante la visita al Centro Storico io (Federico) ho fatto per Strozzi News alcune domande

alla nostra guida, di nome Anna,

che era davvero simpatica. Le ho chiesto prima di tutto come è

diventata guida turistica. Lei mi ha risposto che ha dovuto fare un esame scr i t to e orale

impegnativo, con parte delle

prove in lingua straniera. A

proposito di lingue, mi ha detto

che ne conosce bene tre:

l'inglese, lo spagnolo e il

portoghese. Ha detto che lavora,

oltre che con le scuole, con

gruppi di turisti, anche stranieri. Fa anche da guida ai crocieristi

in visita alla nostra città.

L'abbiamo salutata in Piazza

Dante, il luogo in cui era iniziata la nostra visita al centro

storico di Genova.

NOSTRA ISITA AL CENTRO STORICO

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INCONTRO CON NADIA TERRANOVA

segue da p.19

Non le abbiamo comunque chie-sto, e lei ha mostrato di apprezza-re, quanto guadagna uno scrittore. Sempre a proposito di domande, nel video pubblicato sul sito del Maggio dei libri, la scrittrice ri-sponde proprio a una mia doman-da. Le ho chiesto se, quando inizia a scrivere una storia ha già in mente tutta la vicenda. Riportiamo in conclusione qualche parere degli alunni presenti: "E' stato un incontro interessante ed istruttivo. Quasi quasi mi è ve-nuta la voglia di fare lo scrittore da grande(Simone III B) "Una frase mi ha colpito in parti-colare. "Non pensate di diventare milionari facendo lo scrittore. Sba-glia se uno pensa di diventare fa-moso e ricco facendo questa attivi-tà"(Giulio I C ) "Mercoledì 2 maggio il nostro prof ha organizzato un bellissimo in-contro con una scrittrice, Nadia Terranova. Mi è piaciuto tanto incontrare Nadia. E' stata simpati-ca e gentile e quello che ci ha rac-contato è stato davvero interessan-te! Io da grande vorrei fare la

scri t tr ice, ma solo come hobby"(Febe I C) E' stato molto bello incontrare Na-dia Terranova, ma la cosa più bel-la è pensare che ci sia qualcuno nel mondo , che, come lavoro, "viaggia" con l'immaginazione! Adoro scrivere, il prof. Braggion, sino ad ora ha apprezzato molto i miei testi, ma non so ancora se voglio fare la scrittrice. Per me gli scrittori sono quelli che, portando-si dietro solo una penna e un fo-glio, pur stando seduti, riescono a viaggiare, andando anche al di là del mondo.(Giulia I C) Nadia Terranova ci ha raccontato la storia della prima copia del suo racconto "Bruno", quella che ab-biamo sfogliato e a cui tiene tanto. Caduta in terra era stata rovinata da un furgoncino. Nadia ci ha detto che il suo prossimo libro uscirà il 9 maggio, dunque nei prossimi giorni. Lo comprerò sicu-ramente(Lorenzo I C ) "Mi sono piaciuto molto i suggeri-menti che ci ha dato Nadia per scrivere una storia, vedere la realtà dalla parte di un oggetto o imper-sonare qualcuno che compie un'a-zione sbagliata"(Elena I C) L'incontro con Nadia Terranova è stato molto interessante. La scrit-trice ci ha fatto tra l'altro sfogliare una copia del suo libro, "Bruno". Tra le immagini, quella che mi è piaciuta di più raffigura Bruno che vola assieme a suo papà. La storia mi è sembrata interessante e le immagini erano molto belle. Mi piacerebbe leggere questo libro, anzi lo farò s icuramente (Adriano I C).

Nadia Terranova ci ha parlato dei suoi libri, di quanto le piace scri-vere e di come ha iniziato. A un certo punto ci ha chiesto se leggia-mo almeno un libro al mese, Quasi tutti abbiamo alzato la mano. L'in-contro di oggi mi ha interessato molto. (Daniele I C ) L'incontro mi è piaciuto molto. Nadia Terranova ci ha raccontato le sue tecniche di scrittura e parla-to di come le viene l'ispirazione. A un certo punto ci ha detto di farle delle domande. Inizialmente pochi della nostra classe hanno alzato la mano, forse per timidezza, poi pian piano ci siamo fatti avanti. Questo incontro mi è piaciuto tan-tissimo. Durante l'incontro anche Nadia ci ha fatto delle domande, poi ci ha fatto sfogliare il suo li-bro: "Bruno, il bambino che impa-rò a volare". Alla fine ci ha fatto un autografo con tanto di dedica. Io, poi, avendo detto che da gran-de mi piacerebbe fare la scrittrice, ho avuto l'onore di essere intervi-stata per il video genovese del "Maggio dei Libri" Non mi era mai capitato di incontrare una scrittrice. E' stato bellissimo. (Martina I C) In conclusione, possiamo dire che l'iniziativa della Valigia dei Libri è stata splendida e che l'intervento di Nadia Terranova, salutata alla fine dai nostri applausi sinceri, ha sicuramente saputo stimolare in molti di noi l' interesse alla lettura. La scrittrice, alla fine, ci ha ringra-ziato per l'attenzione e l'interesse mostrato.

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I ragazzi della Strozzi sono ricettivi e vogliono sapere tutto, ma proprio tutto, del mestiere dello scrittore. Alla mia curiosità di rito “quanti di voi leggono almeno un libro al mese?” si alzano tutte le mani. Sono felice come se mi avessero fatto un regalo. E poi mi fanno tante domande ma non l’unica che ricorre sempre, e glielo dico: quella domanda lì siete gli unici a non avermela fatta. E qual era?, vogliono sapere. Quanto guadagna uno scrittore, dico, e loro, in coro: ma l’abbiamo pensato, solo che ci sembrava brutto. Come non trovarli adorabi-li? Nadia Terranova(dal sito de La Valigia dei libri)

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di Filippo Airoldi

La chiesa del Don Bosco di via Carrara era gremita per l’incontro con Don Andrea Gallo, celebre sacerdote genovese,. L’incontro, cui seguirà quello con il Cardinale Bagnasco a maggio, organizzato dalla prof. Garbato, insegnante di tecnologia nel plesso di via Vecchi, aveva come tema l’importanza dei valori per noi giovani. Don Gallo ha esordito cantando insieme agli alunni guidati dalla prof. Cambrea, “Il pescatore” del suo amico di Fabrizio De Andrè. A 83 anni e mezzo Don Gallo ha dimostrato di avere ancora una salute ferrea, saltellando mentre cantava. Ci ha raccontato di quando ha preso gli ordini sacerdotali, dopo anni di studi, prima a Genova e poi a Roma. Il sacerdote che lo stava nominando dopo avergli chiesto il nome gli ha detto : “Con quel

cognome non potrai certamente diventare Papa” Un PapaGallo sarebbe stato davvero impensabile, ha ironizzato lo stesso sacerdote. Don Gallo, invitato per parlare soprattutto della Costituzione, dopo la pubblicazione del suo nuovo libro “Sana e robusta Costituzione”, ha esordito su questo discorso citando l’articolo 3 : “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Ha ricordato, poi, di quando, ai tempi del fascismo, la parità di diritti non era nemmeno immaginabile. Ci ha raccontato di leggere la Bibbia con la Costituzione sotto mano. Successivamente ci ha spiegato gli orrori delle due Guerre Mondiali, chiedendoci se conoscevamo il numero di morti avvenuti nelle due guerre mondiali. Dopo un’ora in cui ha parlato solamente lui, noi ragazzi abbiamo letto un articolo della Costituzione e lo abbiamo commentato. Don Gallo ci ha lasciati cantando “Bella ciao”. Era atteso per l’incontro anche l’assessore alla Sanità della Regione Claudio Montaldo, che però ha dovuto dare buca una settimana prima, ufficialmente per impegni precedenti, ma è possibile che non volesse vedere Don Gallo subito dopo la vittoria di Marco Doria, appoggiato dal sacerdote, alle primarie del Partito Democratico.

INCONTRO CON DON GALLO AL DON BOSCO

Anno VI NUMERO SPECIALE

di Giordano Musso e Stefano Pecoraro.

Il 7 maggio scorso Roberto Adinolfi, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, accusato dagli anarchici che hanno rivendicato l'attentato di essere uno tra i maggiori responsabili del tentato r i t o r n o d e l l ' e n e r g i a

nucleare in Italia,.è stato colpito, alle spalle, dal suo attentatore, alla gamba destra mentre, uscito da casa, si stava dirigendo al lavoro. Dopo aver sparato, il terrorista è fuggito con un complice in moto. Già prima della rivendicazione, si pensava che la causa dell'attentato fosse legata al ruolo

importante che Adinolfi aveva all'Ansaldo. Si riteneva però che i responsabili fossero dei genovesi appartenenti alle Brigate Rosse. L'attentato aveva perciò fatto tornare in mente, quelli a D'Antona e Biagi degli anni scorsi, in cui però le vittime furono uccise, e soprattutto gli “Anni di piombo”, che abbiamo studiato in storia. La gente che conosce Adinolfi parla di lui molto bene, in particolare ricorda che che fa molto volontariato, in particolare, il manager si reca spesso all'ospedale Gaslini per ridare il sorriso ai bambini ricoverati, travestendosi da pagliaccio. A nostro parere, quello accaduto a Genova è un fat to di cronaca preoccupante , da seguire.Speriamo che episodi come questo non accadano più e soprattutto che non ci siano in futuro in Italia nuovi “Anni di piombo”

COLPITO ADINOLFI PAURA A GENOVA

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INTERVISTA AD ADRIANO SANSA

classi del plesso di via Vecchi

Ripubblichiamo la bella intervista di

un alunno di via Vecchi ad Adriano

Sansa, nostro ospite al Gaslini, realiz-

zata per il progetto “Genova per

noi”.

Lo scorso giovedì ho avuto la possi-bilità di trascorrere un pomeriggio insolito ed interessante in compa-gnia di alcuni compagni e della no-stra professoressa. Infatti per conti-nuare il nostro lavoro su “Genova per noi” siamo andati a casa dell’ex-sindaco Adriano Sansa per sottopor-lo ad un’intervista.

Arrivati a casa, il professor Sansa ci ha accolto e ci ha fatto accomodare in un bellissimo salotto con tre am-pie vetrate che offrivano una spetta-colare vista sul mare.

Eravamo molto felici ed emozionati ed ognuno di noi ha posto una do-manda all’ex sindaco. La prima do-manda l’ho formulata proprio io e quanto scrivo è ciò che è uscito dall’intervista.

Genova, per il professore, è la città dei suoi studi, del suo lavoro e dell’inizio dell’età adulta, infatti precedentemente lui viveva a Savo-na.

Sansa si sente molto legato al porto intorno al quale tutti i cittadini si raccolgono. Si crede che il nome di Genova derivi dal latino “Janua” che significa porta. Porta che si apri-va al continente ricco e potente. Cit-

tà ospitale, infatti accoglie molti stranieri

Genova è stata abitata nel passato da importanti navigatori, come Cristo-foro Colombo.

Il nostro ex primo cittadino ama molto il centro storico ed è affasci-nato dal fatto che la nostra città è racchiusa tra il mare e i monti. Però non apprezza molto il carattere tipi-co genovese perché è un po’ troppo chiuso.

Genova è una città che vive delle memorie del passato e che cerca di rinnovarsi.

L’aspetto positivo è che è abitata da molti anziani, quindi vuol dire che l’aspettativa di vita dei liguri è lun-ga, ma il rovescio della medaglia è che, essendoci pochi giovani, non ci sono buone prospettive per il futuro.

La città conosciuta nella sua giovi-nezza era molto più popolata, infatti la popolazione attuale si è ridotta di un quarto, inoltre Sansa teme che rispetto al passato ci sia meno senso di solidarietà.

Si immagina una ripresa del porto con Genova che diventerà il centro dei traffici commerciali, grazie an-che ad un auspicabile miglioramen-to delle vie di comunicazione. Inol-tre spera anche in uno sviluppo del turismo grazie ai nostri prestigiosi monumenti (es. Via Garibaldi con i suoi sontuosi palazzi).

La nostra città è un bene che dob-biamo imparare ad amare e rispetta-re, il nostro senso civico deve au-mentare. La manutenzione e la puli-zia delle strade, per esempio da gomme da masticare e da mozziconi di sigarette, costano molto care al Comune.

Inoltre l’ex-sindaco ci fa notare che dobbiamo migliorare la qualità dell’aria in città, imparando a non utilizzare le automobili e a servirci, invece, dei mezzi pubblici.

Infine lui pensa che gli imprenditori e coloro che hanno denaro lo debba-no investire nell’economia cittadina e si augura che la vecchia classe politica si faccia da parte per far sì che possano svilupparsi prospettive politiche nuove e un futuro miglio-re.

Al termine dell’intervista la signora Sansa ci ha offerto una deliziosa merenda, a base di pandolce geno-vese, in compagnia dei nipotini Gio-vanni ed Adriano.

PIAZZA CORVETTOPIAZZA CORVETTOPIAZZA CORVETTOPIAZZA CORVETTO.

Quale giostra, in settembre, di colori

nella piazza Corvetto, tutti insieme

ritornati in città dall’oltremare.

Che giro di colombi e di rumori

intorno al monumento e visi d’oro

del sole delle isole. Mi trovo

al semaforo rosso, vivo dentro

il mezzogiorno caldo, la mia gente

che gode la sua casa, il movimento

della strada, del sole, della terra.

Che stupenda giornata, che tragedia.

Adriano SansaAdriano SansaAdriano SansaAdriano Sansa

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Mercoledì 23 Maggio in Piazza De Ferrari le classi I B, II C, I G, II G e II I si sono aggiudicate il pri-mo e il secondo premio nel concorso "Il nostro ma-

re tra ricchezza e sfruttamento", promosso dalla Di-ving Academy nell'ambito del Progetto Giovani 20-12 della Fondazione Carige. I ragazzi hanno pub-blicato i loro lavori nelle pagine intitolate “Un mare da rispettare”, nel blog “Genova a-mare mio”, e sul sito "Mediterranean Seas's friends" La varietà, la ricchezza e l’originalità degli elabora-ti hanno conquistato la giuria che ha valutato positi-vamente anche lo spirito di gruppo dimostrato nell’affrontare la competizione. I premi, due macchine fotografiche digitali, sono state accolti con entusiasmo insieme alla menzione speciale per il rap ideato e cantato dagli alunni del-la 1G.

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PROGETTO GIOVANI LA STROZZI SI FA ONORE

Anno VI NUMERO SPECIALE

Il 23 maggio ragazzi delle scuole di tutta la regione hanno partecipato alla festa del Progetto Giovani della Fonda-zione Carige. Tremila alunni sono stati coinvolti nel cen-tro storico in giochi e varie attività , per scoprire piazze, vicoli e i palazzi più importanti della città. In particolare nei “caruggi” è stata ospitata una grande caccia al tesoro didattica, con giochi, balli, prove fisiche e quiz “culturali”. Alle 9.30 si è svolta una passeggiata alla scoperta del cen-

tro storico. In piazza Matteotti sono stati allestiti stand enogastronomici e banchetti di artigianato con prodotti raccolti nel nostro entroterra. I giovani che hanno partecipato ai progetti “Il mare e il suo am-biente” e “Le professioni del mare”, sono stati invece premiati in piazza De Ferrari alle 14. «

La Strozzi in tv, su Rai Tre. Il 23 aprile alcuni nostri alunni delle classi terze di via Vecchi, accompagnati dalle prof. Aicardi, Cambrea e Garbato, sono intervenuti in diretta nella tra-smissione di Corrado Augias, “Le Storie - Dia-rio Italiano”, che tratta temi che spaziano dall’attualità alla cronaca, dall’arte alla storia, dal sociale allo spettacolo, dal costume al giallo. L’argomento della trasmissione era quel giorno “La vita, le opere e la centralità della figura di Piero Gobetti nella storia della democrazia del nostro Paese.” Era presente lo storico Luciano Canfora, al quale i ragazzi hanno posto alcune domande su Gobetti.

LA STROZZI SU RAI TRE

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Anche quest’anno nei plessi di via Vecchi e via Era della nostra scuola si è sviluppata l’iniziativa Genova per noi, ideata e coordinata dalla prof Rita Garbato con l’obiettivo di far conoscere a noi studenti la nostra cit-tà .

IL PROGETTO “GENOVA PER NOI”

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Anno VI NUMERO SPECIALE

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Non ne trovavo. Passaro-no un paio di giorni. Pen-savo di morire, ma la vita a volte riserva sorprese. Un uomo, infatti, mi si avvicinò e mi prese con sé. Mi risvegliai in una casa davvero stupenda e molto accogliente. Co-munque ero ancora trop-po scossa per il viaggio, per aver voglia di girare, o riprendere a camminare. L’ uomo mi guardò e mi sorrise, io tremavo. Mi fece una carezza, mi die-de del cibo e dell’ acqua. M i r i a d d o r me n t a i . Il giorno dopo mi portò da un veterinario, che disse che dovevo avere almeno due anni. “E’ per-fetta per il mio nuovo telefilm ! disse lui. Si chiamerà ‘Alito Canino’” Il veterinario sorrise. Mi riportarono a casa, e dopo una settimana stavo già meglio. Il mio nuovo pa-drone mi diede un altro

nome : Lisa. Il nuovo no-me mi piaceva, quello di prima non me lo ricorda-v o n e p p u r e . Un giorno, mi portò in un posto pieno di telecamere. Lì conobbi Teresa, la mia addestratrice. Aveva tante cose buone da mangiare, ma per meritarmele dove-vo correre, saltare, ab-baiare. Abbaiai più di tremila volte al me-se…insomma, abbaiare stanca ! Dopo un anno di riprese, uscì il telefilm ! Ebbe subito successo, come pure i successivi, ed io diventai una star canina ! Passarono tre anni , e furono i migliori anni della mia vita. Avevo un gran successo, tanto che firmavo autografi, mac-chiando una zampa di inchiostro. Un giorno mi lisciarono il pelo, mi mi-sero un fiocchetto rosa sulla testa. Si comincia. Ero pronta ! Pronta a fare bene ! Per girare il film ,

mi fecero saltare ostacoli, entrare in tubi di plastica, ma soprattutto correre ! Il pubblico era estasiato dai miei salti e dalle mie a-crobazie ! “Alito Canino” parlava di un cane che faceva le gare per cani. Un giorno però il suo so-gno di diventare campio-ne si sgretolò davanti ai suoi occhi, per un inci-dente alla zampa. Quella storia mi riguardava, per-ché il cane dopo l’incidente fu abbandona-to, perché non faceva guadagnare più soldi al p a d r o n e . Rividi tra il pubblico che applaudiva i miei vecchi padroni. Quando finimmo di girare, vidi il mio pa-drone che discuteva con loro di soldi e di me, pro-babilmente. Diceva che ero troppo vecchia, or-mai, per essere una star e che mi avrebbe data via. Proprio mentre ascoltavo il dialogo, una bambina

con le treccine bionde e gli occhi marroni mi si avvicinò e mi abbracciò. Avvertii la sua innocenza e capii che mi voleva be-ne come se mi avesse co-nosciuto da sempre. Il mio padrone mi vide con quella bambina e fece una buona azione, donandomi alla sua famiglia. Quando penso alla parola ‘casa’ penso alle persone e ai luoghi che mi fanno senti-re al sicuro. La mia nuova famiglia mi accetta per quella che sono, non mi considera solo una mac-china da soldi da abban-donare come un oggetto. Con loro mi sento final-mente al sicuro !” Pensai mentre ero appollaiata sulle ginocchia della mia padroncina, che esprime-va con grandi carezze il proprio amore verso di me.

QUANDO PENSO ALLA PAROLA CASA

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Nostra riproduzione di That’s the way it should have begun! But it’s hopeless! di Roy Lichtenstein realizzata per la mostra . “Da Raffaello a War-

hol le nostre giovani opere”