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    Strategie nella psicoterapia

    delle personalit borderlineJohn F. Clarkin, Frank E. Yeomans, Otto F. Kernberg

    Nota introduttiva di Paolo Migone

    Col titolo "Strategie nella psicoterapia delle personalit borderline" vengono qui

    pubblicate alcune pagine (pp. 31-39; pp. 29-37 dell'edizione originale) del capitolo 2

    ("Strategie del trattamento: i tratti essenziali") del libro di John F. Clarkin, Frank E.

    Yeomans & Otto F. Kernberg Psychotherapy for Borderline Personality, New York: Wiley,

    1999 (trad. it.: Psicoterapia delle personalit borderline, Milano: Cortina, 2000). Come

    viene spiegato dagli autori, le strategie elencate sono quattro, e qui viene descritta solo la

    prima allo scopo di dare una idea al lettore di alcuni aspetti della tecnica proposta daKernberg e collaboratori per la psicoterapia della organizzazione borderline di personalit,

    che eventualmente pu essere approfondita leggendo l'intero libro (come noto, per

    "organizzazione" borderline non si intende il "disturbo" borderline cos come viene

    descritto dal DSM-IV [American Psychiatric Association, 1994], ma una ipotesi di struttura

    intrapsichica che sottende sia ai disturbi di asse II, cio a tutti i disturbi di personalit, che

    ad alcuni disturbi di asse I del DSM-IV). Questo libro rappresenta il secondo e pi

    importante manuale di psicoterapia prodotto dal gruppo di Kernberg: il primo era quello

    di O.F. Kernberg, M. Selzer, H. Koenigsberg, A. Carr & A. Appelbaum Psychodymanic

    Psychotherapy of Borderline Patients, New York: Basic Books, 1989 (trad. it.: Psicoterapia

    psicodinamica dei pazienti borderline, Roma: EUR, 1996). In questo secondo manuale, che

    pi completo del precedente e si giova di un ulteriore decennio di sperimentazione, la

    tecnica descritta viene chiamata "psicoterapia focalizzata sul transfert" (Transference

    Focused Psychotherapy [TFP]), per connotarne la sua caratteristica centrale, quella

    appunto del lavoro sul transfert e quindi di essere autenticamente psicoanalitica, cosa che

    anche la contraddistingue da altri manuali di psicoterapia delle personalit borderline

    come quello della tecnica cognitivo-comportamentale di Marsha Linehan (1993a, 1993b),

    chiamata Dialectical Behavior Therapy(DBT). I "manuali" di psicoterapia vengono prodotti

    innanzitutto per la ricerca sperimentale, cio per compiere studi su una tecnica

    psicoterapeutica (quella descritta dal rispettivo manuale, appunto) eventualmente

    paragonandola ad altre tecniche rivali (in questo caso, ad esempio, la tecnica a cui stata

    paragonata soprattutto la DBT della Linehan). Ovviamente i manuali di psicoterapiapossono essere utilizzati anche per la formazione degli operatori, pur sapendo che mai

    nella pratica clinica reale il terapeuta osserva pedissequamente il manuale cos come

    invece sarebbe tenuto a seguire se lavorasse all'interno di un progetto di ricerca (per un

    approfondimento sui manuali di psicoterapia, vedi Migone, 1986, 1989). Vi quindi un

    aspetto paradossale nell'uso dei manuali, nel senso che pi vengono usati, pi la ricerca

    attendibile ma, per cos dire, meno valida nel senso che maggiormente si discosta dalla

    pratica clinica reale dove essi non vengono seguiti per la grande flessibilit tecnica che -

    http://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt51-89.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt51-89.htm
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    forse giustamente - viene ritenuta necessaria. In questo libro, la problematica della

    paradossalit dell'uso dei manuali di psicoterapia ben esemplificata dalla bella epigrafe

    di Helmuth Thom che gli autori hanno voluto mettere all'inizio della loro prefazione:

    "Questo libro di terapia dovrebbe essere memorizzato, e poi dimenticato" (p. xi; p. v ed.

    or.). Ma guardiamo come impostato questo libro, anche per comprendere meglio la

    parte che viene qui pubblicata.

    Il libro Psicoterapia delle personalit borderline di Clarkin, Yeomans & Kernberg si divide in

    tre parti ed una appendice. Nella prima parte (capitoli 1-4), vengono descritti gli

    "ingredienti della psicoterapia focalizzata sul transfert". Dopo un capitolo introduttivo

    vengono presentate le "strategie" (che si applicano all'intero trattamento), le "tattiche"

    (che si applicano nella singola seduta), e le "tecniche" (che si applicano momento per

    momento). Le "strategie" (che, come si diceva, sono quattro e qui viene presentata solo la

    prima) sono le seguenti: 1) Definire le relazioni oggettuali predominanti (suddivisa a sua

    volta in quattro "passi": Esperire e tollerare al confusione; Identificare le relazioni

    oggettuali predominanti; Dare un nome agli attori; Fare attenzione alla reazione del

    paziente); 2) Osservare e interpretare le inversioni di ruolo da parte del paziente; 3)

    Osservare e interpretare i legami tra le diadi delle relazioni oggettuali che si difendono

    l'una dall'altra; 4) Integrare gli oggetti parziali scissi. Le "tattiche" sono sette: 1) Scegliere

    un tema prioritario; 2) Proteggere la cornice del trattamento; 3) Mantenere la neutralit

    tecnica; 4) Stabilire/intervenire da elementi comuni di realt condivisa; 5) Analizzare sia gli

    aspetti positivi che negativi del transfert; 6) Analizzare sistematicamente le difese

    primitive; 7) Mantenere una consapevolezza attiva del controtransfert. Le "tecniche" si

    basano su ripetuti cicli di chiarificazione, confrontazione, e interpretazione.

    Nella seconda parte (capitoli 5-14) vengono descritte le "fasi del trattamento": valutazione

    iniziale, contratto, fase iniziale, l'esempio di una seduta della fase iniziale, fase centrale,gestione dell'amore e della sessualit, fase avanzata, sintesi di un intero caso, conclusione.

    Nella terza parte (capitoli 15-16) vengono discussi alcuni "problemi rilevanti del

    trattamento": la gestione delle crisi e del trattamento farmacologico.

    Nell'appendice sono esposte tre schede per la ricerca: lo schema dell'anamnesi iniziale, la

    valutazione del contratto, la valutazione della aderenza e della competenza del terapeuta

    al manuale.

    Per comprendere dunque appieno queste pagine importante leggere l'intero libro.

    Abbiamo scelto di pubblicare queste pagine solo per dare una idea di alcuni aspetti di

    questa tecnica, e per stimolare l'interesse attorno ad essa. Non possibile in questa sede

    illustrare approfonditamente le tante e complesse premesse della teoria e della tecnica di

    Kernberg per i pazienti con organizzazione borderline; per eventuali approfondimenti si

    rimanda ad altri suoi contributi (Kernberg, 1975, 1976, 1980, 1981, 1984, 1987, 1992,

    1996, ecc.); pu essere molto utile anche guardare il videotape di un corso intensivo di tre

    giorni tenuto da Clarkin nel 1997 sui disturbi di personalit, in cui discute vari aspetti di

    http://www.psychomedia.it/pm-cong/1997/clarkin1.htmhttp://www.psychomedia.it/pm-cong/1997/clarkrec1.htmhttp://www.psychomedia.it/pm-cong/1997/clarkrec1.htmhttp://www.psychomedia.it/pm-cong/1997/clarkrec1.htmhttp://www.psychomedia.it/pm-cong/1997/clarkrec1.htmhttp://www.psychomedia.it/pm-cong/1997/clarkin1.htm
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    questa tecnica anche perch stava proprio allora lavorando a questo manuale assieme a

    Kernberg di cui uno dei pi stretti collaboratori. Per altri approfondimenti su Internet,

    rimando a Migone, 1990a, 1990b, 1999a, 1999b (vedi anche Fonagy [1996] e Liotti

    [1999]). Ringraziamo gli autori e l'editore Raffaello Cortina di Milano che gentilmente ci

    hanno concesso il permesso di pubblicazione.

    Bibliografia

    American Psychiatric Association (1994). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fourth

    Edition (DSM-IV). Washington, DC: APA (trad. it. basata sulla "Versione internazionale con i codici dell'ICD-

    10" del 1995: DSM-IV. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, 4a edizione. Milano: Masson,

    1995).

    Clarkin J.F. (1997). La personalit e i disturbi di personalit . Videotape (6 videocassette, 17 ore) del Corso

    Intensivo di tre giorni tenuto all'Universit di Parma il 14-15-16 aprile 1997. Traduzione di Paolo Migone.

    Vedi i siti Internet: http://www.psychomedia.it/pm-cong/1997/clarkin1.htm e

    http://www.psychomedia.it/pm-cong/1997/clarkrec1.htm.

    Fonagy P. (1996). Attaccamento, sviluppo del S e sua patologia nei disturbi di personalit. PSYCHOMEDIA,

    1999, http://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/fonagy-1.htm. Dibattito:

    http://www.psychomedia.it/pm-lists/debates/metacogn.htm.

    Kernberg O.F. (1975). Borderline Conditions and Pathological Narcissism. New York: Aronson (trad. it.:

    Sindromi marginali e narcisismo patologico. Torino: Boringhieri, 1978).

    Kernberg O.F. (1976). Object Relations Theory and Clinical Psychoanalysis. New York: Aronson (trad. it.:

    Teoria delle relazioni oggettuali e clinica psicoanalitica. Torino: Boringhieri, 1980).

    Kernberg O.F. (1980). Internal World and External Reality. New York: Aronson (trad. it.: Mondo interno e

    realt esterna. Torino: Boringhieri, 1985).

    Kernberg O.F. (1981). Structural interviewing. Psychiatric Clinics of North America, 4, 1: 169-195 (trad. it.: La

    intervista strutturale. Psicoterapia e scienze umane, 1983, XVII, 4: 22-55). Anche in: Severe Personality

    Disorders. Psychotherapeutic Strategies. New Haven, CT: Yale University Press, 1984, chapter 2 (trad. it.:

    Disturbi gravi della personalit. Torino: Bollati Boringhieri, 1988, cap. 2).

    Kernberg O.F. (1984). Severe Personality Disorders. Psychotherapeutic Strategies. New Haven, CT: Yale Univ.

    Press (trad. it.: Disturbi gravi della personalit. Torino: Bollati Boringhieri, 1987).

    Kernberg O.F. (1987). Projection and projective identification: developmental and clincial aspects. J. Am.

    Psychoanal. Ass., 35, 4: 795-819. Anche in Sandler J., editor, Projection, Identification, Projective

    Identification. Madison, CT: Int. Univ. Press, 1988 (trad. it.: Proiezione e identificazione proiettiva: aspettievolutivi e clinici. In: Proiezione, identificazione, identificazione proiettiva. Torino: Bollati Boringhieri, 1988,

    pp. 119-143).

    Kernberg O.F. (1992). Aggression in Personality Disorders and Perversions. New Haven, CT: Yale Univ. Press

    (trad. it.:Aggressivit, disturbi della personalit e perversioni. Milano: Cortina, 1993).

    http://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt55-90.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt56-91.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt81-99.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt82-99.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/fonagy-1.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/liotti-1.htmhttp://www.raffaellocortina.it/http://www.psychomedia.it/pm-cong/1997/clarkin1.htmhttp://www.psychomedia.it/pm-cong/1997/clarkrec1.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/fonagy-1.htmhttp://www.psychomedia.it/pm-lists/debates/metacogn.htmhttp://www.psychomedia.it/pm-lists/debates/metacogn.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/fonagy-1.htmhttp://www.psychomedia.it/pm-cong/1997/clarkrec1.htmhttp://www.psychomedia.it/pm-cong/1997/clarkin1.htmhttp://www.raffaellocortina.it/http://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/liotti-1.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/fonagy-1.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt82-99.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt81-99.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt56-91.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt55-90.htm
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    Kernberg O.F. (1996). A psychoanalytic theory of personality disorder. In: Clarkin J.F. & Lenzenweger M.,

    editors, Major Theories of Personality Disorder. New York: Guilford, 1996 (trad. it.: I disturbi di personalit.

    Le cinque principali teorie. Milano: Cortina, 1997).

    Linehan M.M. (1993a). Cognitive-Behavioral Treatment of Borderline Personality Disorder. New York:

    Guilford.

    Linehan M.M. (1993b). Skills Training Manual for Treating Borderline Personality Disorder. New York:

    Guilford.

    Liotti G. (1999). Il nucleo del Disturbo Borderline di Personalit: un'ipotesi integrativa (discussione del lavoro

    di Fonagy, 1996). PSYCHOMEDIA, 1999, http://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/liotti-1.htm.

    Migone P. (1986). L'utilit dei manuali per la valutazione dei risultati della psicoterapia. Giornale Italiano di

    Psicologia, XIII, 2: 321-327.

    Migone P. (1989). La difficolt della ricerca in psicoterapia: alcune proposte di soluzioni operative. Il Ruolo

    Terapeutico, 51: 36-41. Edizione su Internet:

    http://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt51-89.htm.

    Migone P. (1990a). Evoluzione storica del concetto di "borderline". Il Ruolo Terapeutico, 55: 30-34. Edizione

    su Internet: http://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt55-90.htm.

    Migone P. (1990b). Psicodinamica del disturbo borderline". Il Ruolo Terapeutico, 1991, 56: 23-26. Edizione su

    Internet: http://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt56-91.htm.

    Migone P. (1995a). La personalit borderline. In:Terapia psicoanalitica.Milano: Franco Angeli, cap. 8.

    Migone P. (1995b). La psicoterapia del paziente borderline. Nos, I, 2: 121-132

    Migone P. (1999a). Riflessioni sulla tecnica del contratto nella psicoterapia per i pazienti borderline propostada Kernberg. Il Ruolo Terapeutico, 81: 52-58. Edizione su Internet:

    http://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt81-99.htm.

    Migone P. (1999b). La "psicoterapia focalizzata sul transfert" di Kernberg per i borderline: in che senso si pu

    definire autenticamente psicoanalitica. Il Ruolo Terapeutico, 82: 54-61. Edizione su Internet:

    http://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt82-99.htm.

    Strategie nella psicoterapia delle personalit borderline

    John F. Clarkin, Frank E. Yeomans, Otto F. Kernberg

    Il principale obiettivo della "psicoterapia focalizzata sul transfert" (Transference Focused

    Psychotherapy [TFP]) consiste nell'aiutare i pazienti con un'organizzazione borderline di

    personalit (Borderline Personality Organization [BPO]) a sviluppare immagini di se stessi e

    degli altri che siano multidimensionali, coesive e integrate. Queste rappresentazioni pi

    accurate di s e dell'altro vengono costituite mentre il paziente gradualmente diminuisce

    http://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/fonagy-1.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/liotti-1.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt51-89.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt55-90.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt56-91.htmhttp://www.psychomedia.it/pm-revs/books/migone1a.htmhttp://www.psychomedia.it/pm-revs/books/migone1a.htmhttp://www.psychomedia.it/pm-revs/books/migone1a.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt81-99.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt82-99.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt82-99.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt81-99.htmhttp://www.psychomedia.it/pm-revs/books/migone1a.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt56-91.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt55-90.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/ruoloter/rt51-89.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/liotti-1.htmhttp://www.psychomedia.it/pm/modther/probpsiter/fonagy-1.htm
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    l'uso di meccanismi di difesa primitivi ed esperisce una coalescenza di varie

    rappresentazioni parziali di s e dell'oggetto. Il terapeuta mostra al paziente le immagini

    parziali di s e dell'oggetto che sono attive e le difese che le mantengono separate come

    frammenti non integrati di rappresentazioni complete di s e dell'oggetto.

    E' l'immediata attivazione di relazioni parziali esagerate e mutevoli di s e dell'oggettodurante la seduta a contribuire alla difficolt di lavorare con pazienti borderline. Una

    cornice di riferimento della teoria delle relazioni oggettuali facilita il lavoro del terapeuta

    nell'identificare e interpretare le difese primitive e nell'assistere il paziente nel processo di

    integrazione delle rappresentazioni frammentate. Usando questo approccio, il terapeuta

    ascolta il materiale con l'obiettivo di identificare le rappresentazioni degli aspetti parziali

    del S e dell'oggetto messe in atto al momento.

    Le rappresentazioni oggettuali interiorizzate dei pazienti borderline sono delle caricature,

    cio distorsioni frammentarie che esagerano certi tratti e ne ignorano altri. Le interazioni

    del paziente sono formate da relazioni fantasticate tra una caricatura del S (una

    rappresentazione di parte del S) e una caricatura dell'altro (una rappresentazione di

    parte dell'oggetto) sotto l'influenza di un particolare affetto o stato emotivo. Questo

    capitolo presenta le strategie specifiche per effettuare la "terapia focalizzata sul transfert"

    e dovrebbe essere considerato nel contesto della pianificazione complessiva del

    trattamento, che comprende le tattiche (capitolo 3) e le tecniche (capitolo 4) (vedi Figura

    2.1).

    __________________________________________________

    | Strategie (per l'intero trattamento) |

    _______________________________________| Tattiche (nella singola seduta) |

    _______________________________

    | Tecniche (momento per momento) |

    Figura 2.1: Livelli di applicazione di strategie, tattiche e tecniche.

    Sebbene sia difficile stabilire un margine di tempo prevedibile per il trattamento, abbiamo

    riscontrato che in molti casi la tendenza del paziente alla messa in atto diventa

    controllabile nell'arco dei primi 6-12 mesi di trattamento, e l'uso dei meccanismi di difesa

    primitivi diminuisce in modo significativo nel secondo anno di trattamento. Questo

    stabilisce quale potr essere lo stadio in cui concentrarsi pi direttamente sulla diffusione

    d'identit del paziente e sul lavoro di consolidamento di un'identit pi integrata.

    Le strategie della "psicoterapia focalizzata sul transfert"

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    Le rappresentazioni parziali di s e dell'oggetto vengono integrate attraverso un processo

    in cui le rappresentazioni sottostanti vengono identificate, denominate dal terapeuta (cio

    viene dato loro un nome) e seguite in funzione del loro contributo all'esperienza delle

    relazioni interpersonali da parte del paziente. Quando il paziente ha iniziato a riconoscere

    le tipiche modalit di relazionarsi e iniziano, prevedibilmente, a riaffiorare immagini

    contraddittorie di s e dell'oggetto, il terapeuta comincia a mostrare lo sforzo attivo delpaziente di mantenerle separate (cio la scissione [splitting], che tenta di evitare l'ansia

    che verrebbe esperita se queste caratteristiche opposte fossero percepite

    simultaneamente). Le strategie di questa terapia sono quattro (vedi Tabella 2.1), e sono

    descritte in dettaglio nelle pagine che seguono.

    Strategia 1: Definire le relazioni oggettuali predominantiPasso 1: Esperire e tollerare la confusione del mondo interno del paziente mentre si rivela nel

    transfertPasso 2: Identificare le relazioni oggettuali predominanti

    Passo 3: Dare un nome agli attoriPasso 4: Fare attenzione alla reazione del pazienteStrategia 2: Osservare e interpretare le inversioni di ruolo operate dal pazienteStrategia 3: Osservare e interpretare i legami tra le diadi delle relazioni oggettuali che si difendono l'una

    dall'altra, mantenendo cos il conflitto interno e la frammentazioneStrategia 4: Integrare gli oggetti parziali scissi

    Tabella 2.1: Le quattro strategie della "psicoterapia focalizzata sul transfert"

    Strategia 1: Definire le relazioni oggettuali predominanti

    La prima strategia del trattamento richiede che il terapeuta ascolti il paziente, osservi i

    modi di relazionarsi del paziente con lui, e definisca gradualmente le relazioni oggettuali

    predominanti che il paziente sta esponendo o provando nel qui-ed-ora dell'interazione

    della seduta. Operativamente, questo significa applicare il modello descritto nella figura

    1.2 (vedi il capitolo 1, "Ingredienti della psicoterapia focalizzata sul transfert"),

    identificando la rappresentazione del S e la rappresentazione dell'altro che sono attive

    nell'interazione in corso. In questo processo si possono isolare quattro passi:

    Passo 1: Esperire e tollerare la confusione del mondo interno del paziente mentre si

    rivela nel transfert

    Spesso, sin dalla prima seduta, lavorando con un paziente con una organizzazione

    borderline di personalit, il terapeuta diventa consapevole di un'atmosfera che suscita

    perplessit, disagio, confusione e frustrazione. Questa esperienza pu essere piuttosto

    disturbante, specialmente perch questi pazienti frequentemente comunicano un senso di

    urgenza; la confusione esaspera il sentimento di impotenza del terapeuta.

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    Il paziente, sebbene sia apparentemente deciso a chiedere l'aiuto del professionista, pu

    quasi non parlare del tutto, agire come se il terapeuta avesse un secondo fine malevolo,

    redarguire il terapeuta o mostrare un'incomprensibile tempesta emotiva. Il paziente pu

    fare affermazioni che sono reciprocamente contraddittorie o che contraddicono

    l'emozione o il comportamento attuale. Una tale atmosfera una caratteristica del lavoro

    iniziale con i pazienti borderline; il primo compito del terapeuta esaminareattentamente i propri stati emotivi.

    Piuttosto che resistere o negare l'esperienza di confusione o tentare di rigettarla

    immediatamente con una chiusura prematura, il terapeuta dovrebbe esperire liberamente

    la confusione. Egli dovrebbe porre attenzione alla specifica qualit dei sentimenti che

    vengono evocati in lui (controtransfert), dal momento che questo pu essere un

    importante indizio di uno stato emotivo simile o complementare attualmente attivo nel

    paziente. Per esempio, il sentimento di rabbia impotente, mobilizzato nel terapeuta dal

    paziente non collaborante ma insistentemente richiedente, pu di fatto rappresentare

    l'esperienza predominante propria del paziente di sentirsi messo all'angolo da un

    terapeuta vissuto da lui come pericolosamente onnipotente. In alternativa, il sentimento

    di rabbia impotente del terapeuta pu essere complementare all'attuale stato del

    paziente di potente controllo sadico.

    Non forzando una chiusura prematura, il terapeuta dimostra la capacit di tollerare intensi

    e opposti stati emotivi. Il paziente che percepisce questa qualit nel terapeuta spesso

    rassicurato, dato che, se il terapeuta pu tollerare la confusione, forse pu tollerare il

    paziente e arrivare a conoscerne il mondo interno.

    Il seguente esempio della prima seduta di una consultazione illustra l'utilizzo da parte del

    terapeuta della sua esperienza personale di una condizione interna confusiva eparadossale che lo aiuta a identificare la attivazione di una diade oggetto-s primitiva:

    Arrivando al suo appuntamento dopo essere stato inviato per un consulto dal suo terapeuta, il signor C inizi

    annunciando che in realt non voleva essere l e che pensava di non avere nulla da dire. Il suo atteggiamento

    era oppositivo come se il consulente lo avesse appena trascinato dalla strada per una consultazione forzata.

    Il consulente era frastornato da quest'atteggiamento di sfida: dopotutto, la consultazione era stata

    concordata dal paziente e si erano appena incontrati, mentre invece il paziente lo stava respingendo. Egli era

    anche consapevole di un forte impulso a costringere il paziente a parlare cos che questi potesse trarre

    beneficio dall'appuntamento piuttosto che sprecare il loro tempo. Sembr chiaro che questo avrebbe

    implicato una lotta. Dall'altro lato, il consulente pens che forse il signor C dovesse semplicemente

    andarsene; dopo tutto, ora sembrava gli fosse abbastanza chiaro che non voleva la consultazione. Mentre il

    consulente era perplesso rispetto a questo, not che stava vivendo un impulso curiosamente potente aforzare il paziente a fare qualcosa che gli portasse beneficio.

    Decidendo di continuare la consultazione, senza agire il proprio impulso di dire al signor C che doveva

    parlare, il consulente scelse di far notare che egli non poteva essere utile se non avesse saputo che cosa

    aveva condotto il signor C al consulto. Il signor C replic che supponeva che in qualche modo doveva aver

    voluto la consultazione altrimenti non sarebbe venuto. Il consulente concord che questo sembrava

    ragionevole; il paziente continu dicendo che il suo terapeuta aveva insistito sulla consultazione perch egli

    era diventato progressivamente depresso e stava rifiutando di fare qualunque cosa potesse aiutarlo a stare

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    meglio. Stava pensando di interrompere il trattamento. Una volta, molti mesi prima, era stato depresso e gli

    erano stati dati dei farmaci che lo avevano aiutato molto. Aveva pensato che il consulente potesse

    raccomandargli un trattamento farmacologico, specialmente perch era stato cos utile nel passato, ma ora

    non aveva alcun desiderio di assumere alcun farmaco.

    Il consulente not che ancora una volta sentiva un impulso a fare qualcosa: prescrivere al paziente di

    prendere i farmaci; dopo tutto, lo avevano aiutato nel passato. Egli si interrog sull'origine di questoimpulso. In quel momento c'era un'emergenza clinica per il paziente? Aveva qualche necessit di dimostrare

    una straordinaria prodezza terapeutica? Poteva essere che il paziente stesse inducendo in lui questo impulso

    ad agire? Mentre il consulente considerava queste possibilit, inizi a sentire che il paziente lo stava

    istigando a consigliargli qualcosa, solo per arrivare a una lotta al riguardo. Colpito dall'intensit di questi

    sentimenti atipici, riconobbe che era stata attivata una diade primitiva di relazione oggettuale. Il paziente

    sembrava provocare il consulente a buttargli addosso l'aiuto, mentre si percepiva come una vittima messa

    all'angolo, che rabbiosamente cercava di respingere ogni aiuto offerto dal dottore. A questo punto, il

    consulente not un parallelismo nel racconto del paziente, nel fatto che il suo terapeuta era frustrato

    perch il paziente non stava facendo niente per migliorare.

    Il consulente rispose che sembrava che stesse accadendo qualcosa di interessante tra loro. Sentiva che il

    paziente aveva "alzato la guardia", pronto a scontrarsi con lui se avesse provato ad aiutarlo. A questo punto,

    l'atteggiamento del paziente cambi e riconobbe che poteva capire ci che il consulente voleva dire. Egli

    inizi a parlare di se stesso. Un po' pi avanti nella seduta, rivel che spesso, quando non si sentiva be ne con

    se stesso, era giunto allo scontro con la sua ex moglie. In quei momenti, sua moglie provava a dargli

    sostegno facendogli notare le sue capacit, ma egli contraddiceva rabbiosamente ogni esempio che lei

    mostrava. Durante il matrimonio del paziente sembr cos essere stata attiva una variante della stessa diade

    oggetto-s, la vittima rabbiosa che lotta contro colei che offre aiuto come se fosse lei che lo attacca.

    Delineando questa diade oggetto-s, il consulente aiut il paziente a cominciare a capire una parte della sua

    esperienza interna che l'aveva portato a comportamenti autodistruttivi in relazioni importanti, come quelle

    con la sua ex moglie e con il terapeuta.

    Passo 2: Identificare le relazioni oggettuali predominanti

    Le rappresentazioni che costituiscono il mondo oggettuale interno del paziente non sono

    mai direttamente osservabili; possono essere fatte delle inferenze rispetto agli oggetti

    interiorizzati notando i modelli ricorrenti nelle interazioni del paziente con gli altri,

    specialmente con il terapeuta.

    Un modo utile per dare senso ai comportamenti manifesti considerare gli scambi come

    scene in una rappresentazione teatrale, con attori differenti che interpretano diversi ruoli.

    I vari ruoli necessari per modellare la scena rispecchiano le rappresentazioni parziali del S

    e dell'oggetto attivate. Immaginando il ruolo che il paziente sta interpretando in quel

    momento e il ruolo che stato assegnato al terapeuta, quest'ultimo pu raggiungere una

    vivida percezione del mondo rappresentazionale interno del paziente. Per esempio, in uncaso, i ruoli implicati erano un genitore severo, disgustato e un bambino sporco, cattivo; e,

    alternativamente un genitore amorevole, tollerante e un bambino spontaneo, disinibito.

    Ulteriori esempi di ruoli caricaturali sono elencati nella Tabella 2.2. Questo elenco

    lontano dall'essere esauriente; il terapeuta dovrebbe formulare un castdi personaggi per

    ciascun paziente, scegliendo nel modo pi specifico possibile gli aggettivi per

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    caratterizzare gli attori. Nella Tabella 2.2, i ruoli sono collocati in accoppiamenti verosimili,

    ma per ogni singolo paziente ogni ruolo potrebbe appaiarsi con ogni altro.

    Neonato cattivo, distruttivo Genitore punitivo sadico

    Bambino controllato, arrabbiato Genitore controlloreBambino non voluto Genitore sprezzanteVittima di abuso Aggressore sadicoPreda di aggressioni sessuali Aggressore, stupratore

    Bambino deprivato Genitore egoistaBambino rabbioso, senza controllo Genitore impotente

    Bambino birichino, sessualmente eccitato Genitore castranteBambino dipendente, gratificato Genitore troppo indulgente, adorante

    Tabella 2.2: Esempi di accoppiamenti di ruoli per paziente e terapeuta(La colonna sinistra riflette le comuni rappresentazioni del S, la colonna destra le comuni rappresentazioni

    dell'oggetto; bisogna ricordare, comunque, che gli accoppiamenti dei ruoli si alternano costantemente. Il

    terapeuta e il paziente diventano, con rapidi scambi, i depositari delle rappresentazioni di parti del S e di

    parti dell'oggetto. Spesso i genitori non sono differenziati con chiarezza come madre e padre, ma sono fusi

    come un singolo frammento genitoriale)

    Per definire il cast di personaggi che il paziente porta nel suo dramma interpersonale, il

    terapeuta ha bisogno di molti elementi sull'attuale stato emotivo del paziente, sui suoi

    desideri e sulle sue paure, cos come sulle sue aspettative e percezioni. Il terapeuta

    raccoglie questi dati incoraggiando il paziente a descrivere precisamente l'esperienza

    dell'interazione con il terapeuta nel qui-ed-ora. Questo processo, che parte del lavoro di

    chiarificazione, implica un'attiva indagine sull'immediata esperienza del paziente e la

    presentazione della visione che il terapeuta ha dell'interazione, affinch il paziente la

    corregga e la raffini. Cos, il terapeuta potrebbe dire al paziente: "Da quando la seduta

    iniziata, oggi lei stato piuttosto reticente ed evasivo, come se mi percepisse pericoloso.

    Ho ragione nel vedere questo?". Il commento del paziente potrebbe correggere

    l'affermazione e aggiungere importanti miglioramenti: "Perch dovrei parlarle? Lei non

    risponde mai alle mie domande ma riformula semplicemente le frasi che le ho appena

    detto". Il terapeuta potrebbe allora correggere l'ipotesi originaria: "Quindi la sua reticenza

    una reazione alla sua percezione di me come una persona rifiutante. Questa

    formulazione potrebbe essere pi corretta?". Questo processo continua sino a quando il

    paziente e il terapeuta possono concordare su come il terapeuta attualmente

    rappresentato o concordare sul fatto che non possono giungere a un accordo. Allo stesso

    modo viene sollecitata l'attuale rappresentazione di s del paziente. Talvolta, paziente e

    terapeuta non raggiungono un accordo. Al paziente allora viene presentata la miglioredescrizione da parte del terapeuta della relazione con l'intendimento che, per il momento,

    vedono l'interazione in modo diverso. Uno sforzo per comprendere le origini delle loro

    differenze percettive spesso piuttosto produttivo.

    Talvolta il paziente rifiuta ogni ipotesi formulata dal terapeuta, dando largamente prova

    nel processo terapeutico che ci viene fatto automaticamente e senza riflessione. Una tale

    svalutazione di tutto ci che proviene dal terapeuta caratterizza essa stessa una relazione

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    oggettuale primitiva attivata nel transfert. Il paziente dovrebbe essere messo a confronto

    con questo, e il suo significato dovrebbe essere interpretato. Questa apparente impasse

    pu essere caratteristica di transfert narcisistici nella fase precoce del trattamento, come

    discusso nel capitolo 8 ("Fase iniziale del trattamento: contenimento degli impulsi").

    Lo stato dei sentimenti interni del terapeuta spesso un indizio dell'esistenza dirappresentazioni oggettuali attivate dentro di lui da parte del paziente. Il terapeuta,

    quindi, sorveglia i suoi stati interni notando gli stati motivi estranei, gli impulsi ad

    allontanarsi dal suo ruolo, le emozioni intense, le fantasie intrusive e i desideri di ritirarsi.

    Passo 3: Dare un nome agli attori

    Una volta che il terapeuta ha un'opinione sull'importante ruolo delle caricature attive in

    quel momento, viene comunicata al paziente. Questi pu ascoltare meglio tali

    comunicazioni se sono fornite in un momento in cui mostra una curiosit spontanea sulla

    natura dell'interazione con il terapeuta e ha acquisito una certa distanza dalla sua

    immediatezza (le interpretazioni vengono fornite meglio mentre il paziente

    emotivamente coinvolto nella seduta ma quando l'intensit dell'emozione che va

    declinando). Anche il terapeuta ha bisogno di una certa distanza dall'intensit

    dell'interazione per comporre un succinto commento evocativo.

    E terapeuta dovrebbe caratterizzare il processo il pi specificamente possibile in quel

    momento, cercando di cogliere le sfumature che riflettono la individualit del paziente.

    Per mostrare che il terapeuta non onnisciente, che il processo della terapia non

    magico e che il paziente quello che deve fornire informazioni, il terapeuta dovrebbe

    descrivere al paziente come stata raggiunta la caratterizzazione. Il terapeuta pu dire

    per esempio: "Lei ha parlato con un tono di voce sempre pi basso a dispetto delle mieripetute dichiarazioni che non riuscivo a sentirla. Questo calza con la mia idea che lei

    arrabbiato con me". E' importante includere non solo le rappresentazioni del S e

    dell'oggetto coinvolte, ma anche l'affetto, il tomo emotivo, che le lega tra di loro.

    Spesso, una metafora selezionata dal linguaggio personale del paziente pu servire da

    mezzo particolarmente vivido, succinto ed emotivamente ricco, per paziente e terapeuta,

    per parlare delle complesse immagini del S e dell'oggetto. Le seguenti affermazioni

    illustrano l'uso delle metafore e delle similitudini e il tentativo di specificit da parte del

    terapeuta nel caratterizzare le rappresentazioni attive degli aspetti parziali del S e

    dell'oggetto:

    Ho notato che lei sta reagendo nei miei confronti come se pensasse che io sia un avversario con unpotere completo su di lei, come se io fossi il suo carceriere e lei un prigioniero indifeso e

    sottomesso. Quindi io sarei un avversario avaro che la emargina, e la sua unica risorsa comportarsi come una

    persona avara di parole. Ogni cosa andrebbe bene [secondo lei] se io le obbedissi... E per questo motivo io sono come un

    bambino testardo che si ribella a una madre dominante, insistente, rigida.

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    E lei si comportato come se avesse il diritto di essere un bambino che non responsabile delleproprie azioni... dove la madre ha la responsabilit di rimediare accudendo sempre e comunque il

    proprio bambino.

    Il terapeuta dovrebbe concepire questo processo di dare un nome ai ruoli come la

    presentazione di un'ipotesi che deve essere verificata e rifinita sulla base della riposta del

    paziente, non come una verit che deve essere accettata. Il terapeuta guarder con

    attenzione all'accordo o al disaccordo manifesto del paziente come implicato dalle

    successive associazioni. Se il terapeuta riconosce di aver sbagliato, o anche solo in parte

    sbagliato, dovrebbe sentirsi libero di riconoscerlo e fornire una impressione riveduta.

    Passo 4: Fare attenzione alla reazione del paziente

    Avendo etichettato la diade attiva degli aspetti parziali del S e dell'oggetto, il terapeuta

    dovrebbe notare accuratamente la risposta del paziente. L'accordo o il disaccordo

    manifesto meno importante della sequenza delle associazioni successive del paziente e

    di ogni cambiamento che emerge nella natura dell'interazione con il terapeuta.

    Una caratterizzazione corretta della relazione oggettuale predominante pu condurre a

    diversi possibili sviluppi. Primo, l'interazione oggetto-s appena definita pu divenire pi

    pronunciata. Secondo, ci pu essere una improvvisa inversione dei ruoli in cui l'immagine

    di s appena nominata viene proiettata dentro il terapeuta e l'immagine dell'oggetto

    viene reintroiettata dentro il paziente. Cos, il paziente che stato appena descritto come

    una madre controllante che tratta il terapeuta come un bambino birichino ma indifeso

    pu sentirsi indifeso e criticato da un terapeuta-madre onnipotente. Il terzo risultato di

    una corretta caratterizzazione potrebbe essere l'emergere di insight. Il paziente potrebbe

    ammettere con una convinzione emotiva di riconoscere ci che il terapeuta sta

    descrivendo ed raccontare spontaneamente altre interazioni che dimostrano un modello

    simile. Una caratterizzazione corretta pu condurre a materiale non riferito in precedenza

    o a nuovi ricordi che sono legati alla diade oggetto-s descritta. Un quarto risultato

    potrebbe essere l'improvvisa attivazione di una differente diade di relazione oggettuale.

    Infine, una corretta identificazione dei ruoli potrebbe incontrare una totale negazione.

    Un'identificazione sbagliata dei ruoli pu condurre a un aperto disaccordo, a una

    negazione, o anche a riconoscere un accordo che proviene dallo sforzo di far piacere al

    terapeuta, di compiacergli. Il paziente pu rispondere con un senso di sollievo se una

    caratterizzazione inesatta organizza un'esperienza caotica precedente. Persino una

    formulazione scorretta pu essere intesa dal paziente come un regalo da parte delterapeuta, come un segno della convinzione del terapeuta che la comprensione

    possibile; dall'altra parte, il paziente pu reagire con disappunto, realizzando che il

    terapeuta non pu sempre capire, non onnisciente, ed separato. Quindi, si pu non

    essere immediatamente in grado di valutare la correttezza dell'intervento. In tali

    situazioni, il terapeuta dovrebbe continuare a mantenere la possibilit di non avere

    ragione, e dovrebbe ascoltare pazientemente mentre emerge materiale aggiuntivo che

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    conferma o smentisce le ipotesi. Talvolta, sar necessario che il terapeuta tolleri per lungo

    tempo tale incertezza.

    Mentre il trattamento procede, gli interventi corretti condurranno pi spesso a

    spostamenti dalla diade descritta verso l'attivazione di una diade opposta. Cos all'interno

    della stessa seduta possono emergere opposte immagini del S e opposte immaginidell'oggetto. Quando ci capita, un'interpretazione della scissione pu essere molto

    significativa per il paziente.

    Per esempio, quando il paziente ha reagito al terapeuta come a un genitore freddo e

    distante in un certo punto della seduta, e come a un genitore caldo e amorevole in un

    altro punto, il terapeuta pu far notare come i sentimenti verso il terapeuta-madre

    percepito come una strega odiosa e fredda siano stati tenuti separati dai sentimenti verso

    di lui come madre che d nutrimento, per evitare di dare asilo all'odio per colui che

    amato, uno stato che potrebbe produrre un'ansia intollerabile. Corrette interpretazioni

    delle relazioni oggettuali, anche se inizialmente vengono fornite numerose volte, non

    conducono all'insight; tipicamente, sono richieste ripetute interpretazioni non appena si

    ripresenta lo stesso modello.