Storia e modelli del giornalismo 20/11/2015 Modelli di ...

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Storia e modelli del giornalismo 20/11/2015 Modelli di giornalismo Il modello mediterraneo o pluralista-polarizzato

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Storia e modelli del giornalismo20/11/2015

Modelli di giornalismoIl modello mediterraneo o pluralista-polarizzato

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Modelli d’informazione giornalisticaArea geografica Stato vs Mercato

Modello liberale Gran Bretagna, Irlanda e Nord America

Predominanza dellelogiche di mercato e dei media commerciali

Modello democratico-corporativo Europa continentale

Coesistenza di mezzi d’informazione commerciali e legati a organizzazioni sociali e gruppi politici

Modello pluralista-polarizzato Europa meridionale

Sovrapposizione media-politica, debole sviluppo dei media commerciali, forte intervento statale

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Per «Europa del Sud» si intendono di solito i tre Paesi giunti alla democrazia tra il 1974 e il 1975 (Grecia, Portogallo e Spagna) piùl’Italia, che pur avendo compiuto taletransizione con quasi trent’anni d’anticipo condivide con essi molte caratteristiche storiche e culturali, e la Francia, seppure spesso trattata come caso marginale. Ciò che distingue questi Paesi è principalmente il fatto che le istituzioni liberali, l’industrializzazione capitalistica e la democrazia politica, si sono sviluppate più tardi rispetto all’Europa continentale e al Nordamerica.

Il modello mediterraneo o pluralista-polarizzato

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• Stampa d’élite con diffusione abbastanza limitata e centralità dei media elettronici

• Parallelismo politico piuttosto alto

• Autonomia del giornalismo piuttosto ridotta

• Strumentalizzazione dei media da parte del governo, dei partiti politici, degli interessi economici

• Ruolo importante dello Stato come proprietario, regolatore e finanziatore dei media

Il modello mediterraneo o pluralista-polarizzato

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Abbiamo deciso di includere la Francia tra i Paesi mediterranei per due ragioni. Innanzitutto crediamo che la tendenza dei media ad essere dominati dalla sfera politica, caratteristica fondante di un sistema pluralista-polarizzato, sia tanto marcata nella storia dei media francesi che la Francia, sotto questo profilo, rientra nel modello più di ogni altro Paese. In secondo luogo, c’è un forte e diretto collegamento storico fra i media francesi e quelli di altri Paesi dell’Europa meridionale: furono leconquiste napoleoniche a portareil modello di giornalismo in Italia e nella penisola iberica.

D. C. Hallin, P. Mancini, Modelli di giornalismo, p. 80

Il modello mediterraneo o pluralista-polarizzato

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Nell’Europa continentale/settentrionale e in Nordamerica la diffusione della stampa si sviluppa in collegamento con la fortuna e i bisogni della borghesia commerciale, e si estende poi alle classi medie, operaie e contadine. Impostasi nel mercato, arriva, tramite i partiti politici di massa, nel processo politico.

Nell’Europa meridionale, i media si sviluppano maggiormente come istituzione del mondo letterario e politico. Il mondo del giornalismo descritto da Balzac o Maupassant era popolato in larga parte da aristocratici, la cui ricchezza era legata più alla terra che al commercio.

Le radici politiche e letterarie del giornalismo

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Honoré de Balzac, Illusioni perdute, 1837-1843

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Honoré de Balzac, Illusioni perdute, 1837-1843

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Nell’Europa meridionale i giornali commerciali nascono comunque agli inizi dell’Ottocento, ma non raggiungono una vera circolazione di massa, salvo che, con qualche ritardo, in Francia.

Nel XIX secolo in Spagna e in Italia emerge una vigorosa stampa d’opinione legata al Risorgimento di Cavour e Mazzini e alla Restaurazione di Cánovas e Canalejas, tutti giornalisti e politici, per i quali i giornali erano strumenti per l’organizzazione dei rispettivi movimenti.

Le radici politiche e letterarie del giornalismo

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Salvo che in Francia, dove lo Stato giocava un ruolo fondamentale nella diffusione dell’istruzione, nell’Europa meridionale le percentuali di analfabetismo erano considerevolmente alte:

• in Spagna, nel 1887 oltre il 70% della popolazione era analfabeta; un terzo lo sarebbe stato ancora nel 1940;

• in Italia, nel 1870 l’analfabetismo era appena meno del 60%; l’eterogeneità linguistica sarebbe durata fino all’avvento della televisione.

Le radici politiche e letterarie del giornalismo

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Lo sviluppo della stampa in Spagna e Portogallo fu bloccato dalla dittatura franchista e salazarista.

In Italia, il fascismo interruppe la dialettica di una stampa di partito pluralista, che riemerse dopo la Liberazione.

In Grecia, i primi giornali uscirono durante l’occupazione turca, che durò fino agli anni Trenta del Novecento; fino agli anni Sessanta, erano diffusi in una lingua letteraria differente dalla demotiké parlata quotidianamente.

Le radici politiche e letterarie del giornalismo

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Il Partito Comunista Italiano è stato un esempio eclatante di partito di massa, al pari dei socialdemocratici tedeschi. Disponeva di una fitta rete di istituzioni che coinvolgeva i cittadini nella vita organizzativa e culturale: club sportivi e sociali, organizzazioni, culturali, biblioteche, istituzioni economiche e, di centrale importanza, mezzi d’informazione. «L’Unità», l’organo del Pci fondato da Antonio Gramsci nel 1924, raggiunse l’apice della diffusione negli anni Settanta con 300.000 copie al giorno, che arrivavano a 700.000 nell’edizione domenicale.

D. C. Hallin, P. Mancini, Modelli di giornalismo, p. 84

Sviluppo di una forte stampa di partito

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A partire dagli anni Settanta e Ottanta, i paesi del Mediterraneo vedono uno spostamento verso una stampa più orientata al mercato

Forme di giornalismo che tentano di allargare la loro circolazione combinando il vecchio interesse per la politica con interessi più concreti: servizi speciali, presentazione grafica più accattivante, etc.

Sviluppo di una forte stampa di partito

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L’identificazione politica dei giornali francesi è molto differenziata: si va da testate chiaramente ideologiche come «l’Humanité» e «la Croix» a fogli regionali relativamente apolitici. I maggiori quotidiani parigini esprimono ancora […] differenti e contrastanti indirizzi politici: «Le Monde» e «Líberation» centro-sinistra, «Le Figaro» e «France Soir» centro-destra.

D. C. Hallin, P. Mancini, Modelli di giornalismo, p. 88

Il giornalismo francese è sempre stato più interessato all’esposizione delle idee che all’osservazione: dà la precedenza alla valutazione piuttosto che alla sintesi e al reportage. In questo, si differenzia fondamentalmente dal giornalismo anglosassone, per il quale le notizie hanno la priorità sul commento.

P. Albert, La presse française, 1983

Giornalismo politico

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Quando cominciai a fare il giornalista, pensavo che il giornalismo fosse prima di ogni altra cosa informazioni, fatti, notizie… Mi sono accorto lentamente, troppo lentamente, di essermi impigliato in un grosso equivoco. I fatti, per un giornalista politico, non parlano mai da soli. O dicono troppo o dicono troppo poco. Quando dicono troppo bisogna farli parlare più sottovoce, quando dicono troppo poco bisogna integrarli per renderli al loro significato. Ma la chiarezza in questo lavoro è una virtù ingombrante.

Enzo Forcella, Millecinquecento lettori, 1959

Questo giornale è un po’ diverso dagli altri: è un giornale d’informazione il quale, anziché ostentare una illusoria neutralità politica, dichiara esplicitamente di aver fatto una scelta di campo. È fatto da uomini che appartengono al vasto arco della sinistra italiana [e si propone di] giudicare i fatti, positivi e negativi, anche se si producono nell’area in cui si è scelto di militare.

E. Scalfari, la Repubblica, 14 gennaio 1976

Giornalismo politico

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«Onorevole Vespa, lei è stato sconfitto come l’onorevole Forlani. Se ne deve andare!»

Giorgio La Malfa, Tg1, 6 aprile 1992

«Se l’editore della RAI è il Parlamento, l’editore di riferimento per questo telegiornale, secondo gli accordi tra gli azionisti, è la Democrazia Cristiana, che resta leader del mercato senza concorrenti»

Bruno Vespa, «Corriere della Sera», 9 aprile 1992

Lottizzazione della televisione di Stato

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Negli anni Novanta altre due teste italiane, «L’Indipendente» e «il Giornale», si spostarono verso un grado ancora più alto di sensazionalismo alla ricerca di lettori, un sensazionalismo caratterizzato da titoli urlati a un livello appunto fino a quel momento sconosciuto. Entrambi avevano una chiara linea politica: «L’Indipendente» abbracciò, finché fu in vita, le posizioni della Lega Nord e «il Giornale» divenne la voce di Forza Italia.

D. C. Hallin, P. Mancini, Modelli di giornalismo, p. 90

Giornalismo politico

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Nel 1982 Partito Socialista spagnolo sale al potere e termina la fase di transizione verso la democrazia: • il gruppo commerciale «Prisa», che nel 1976 aveva lanciato

«El País» e possedeva anche il network radiofonico più importante, si allinea con le élite di governo, anche perché il suo proprietario era un consigliere del Presidente Gonzáles;

• un‘are di opposizione comincia a formarsi attorno al giornale conservatore e monarchico «ABC», al network radiofonico di proprietà della Chiesa «Cope», e al giornale «El Mundo», fondato nel 1989; questo gruppo editoriale si indirizzava tanto verso la Partito Popolare quanto verso la Sinistra Unita.

Giornalismo politico

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Nel 1996 il Partito Popolare torna al potere:

• i media raggruppati attorno a «Prisa» vanno all’opposizione;

• si forma un’area progovernativa attorno a «El Mundo», «Cope» e la compagnia telefonica privatizzata, Telefónica de España, che acquisisce il controllo della compagnia televisiva commerciale «Antena 3» e del network radiofonico «Onda Cero», e lancia un’operazione di televisione satellitare con «Canal Plus» del gruppo «Prisa».

Giornalismo politico

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In Francia e Spagna le organizzazioni professionali e i sindacati dei giornalisti sono generalmente deboli in confronto ai Paesi democratico-corporativi.

L’Italia, la Grecia e il Portogallo hanno forti organizzazioni sindacali di giornalisti che travalicano le distinzioni politiche.

I Paesi pluralisti-polarizzati prevedono forme di riconoscimento statale della professione giornalistica: • l’Ordine dei Giornalisti in Italia• la Commission de la carte in Francia

Professionalizzazione

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I sistemi di responsabilità formale al giornalismo sono fondamental-mente assenti nei Paesi del Mediterraneo. Nessuno di essi dispone di un consiglio della stampa a livello nazionale […] L’assenza di tali istituzioni riflette la mancanza di consenso unanime sugli standard etici […] Tentativi di stabilire codici etici hanno certamente avuto luogo […] ma tali codici non sono diventati comuni né sono stati istituzionalizzati nella cultura e nelle pratiche giornalistiche […] Vale la pena di notare che nei Paesi mediterranei anche la riservatezza delle fonti è abbastanza aleatoria […] riflettendo, in ciò, il limitato riconoscimento pubblico della professione.

D. C. Hallin, P. Mancini, Modelli di giornalismo, p. 101

Professionalizzazione

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Il «giornalista dimezzato» appartiene a se stesso solo per metà, essendo l’altra metà appannaggio di poteri esterni al giornalismo: proprietari dei media, finanziatori e politici. Le regole del gioco del giornalismo italiano spesso si sovrappongono a quelle della politica del momento, e sono parte integrante delle trattative tra i diversi soggetti politici.

Giampaolo Pansa, Comprati e venduti, 1977

Autonomia giornalistica vs strumentalizzazione

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La legge francese conferisce allo Stato il diritto di bloccare le pubblicazioni in determinate circostanze (usato durante il conflitto in Algeria).

In Grecia i giornalisti possono essere ancora perseguiti per diffamazione di pubblico ufficiale e lo Stato ha il diritto di bloccare e chiudere le pubblicazioni per vilipendio alla religione o al Presidente della Repubblica.

Il ruolo dello Stato: Censore

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In Europa la televisione è quasi sempre stata sotto il controllo statale, ma solo nei Paesi del Mediterraneo ha anche ricoperto un significativo ruolo di proprietà della carta stampata (le Agenzie di stampa francesi, italiane e spagnole sono state inizialmente tutte di proprietà statale, con conseguenti influenze sui giornali).

In Italia le imprese a partecipazione statale sono state proprietarie di quote significative ad es. de «Il Giorno» e «Il Messaggero».

Il ruolo dello Stato: Proprietario

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Italia e Francia hanno i livelli più alti di sussidi statali alla stampa in Europa. Sussidi diretti sono andati prima di tutto a giornali economicamente marginali, in nome del pluralismo politico. Sussidi indiretti sono stati forniti a tutta la stampa sotto forma di riduzione delle tasse o delle tariffe postali, agevolazioni fiscali alla categoria dei giornalisti, incentivi alla modernizzazione tecnologica.

Il ruolo dello Stato: Benefattore

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In contrasto con il modello liberale, i sistemi mediterranei concepiscono i media come istituzioni sociali legittimamente soggette a una sostanziale regolamentazione nell’interesse pubblico. Spagna, Portogallo, Italia e Francia prevedono il diritto di replica nella stampa; le regolamentazioni sulla comunicazione in campagna elettorale sono particolarmente cogenti in Francia e in Italia; le leggi sulla privacy sono particolarmente forti in Francia.

Il ruolo dello Stato: Regolatore

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Nei sistemi clientelari, l’informazione è trattata come una risorsa privata, non condivisa pubblicamente […] Il clientelismo accentua l’importanza dei legami particolari fra gli attori sociali e […] dei legami con i partiti politici. Infatti, una delle differenze chiave tra i Paesi mediterranei e i sistemi liberali o democratico-corporativi è che le istituzioni di governo sono maggiormente permeate dai partiti politici. Ugualmente, la burocrazia e la magistratura sono meno separate dai partiti politici rispetto a quei sistemi dove l’autorità razionale-legale è più matura.

D. C. Hallin, P. Mancini, Modelli di giornalismo, pp. 121-122

Clientelismo

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In Italia […] tutte le imprese culturali sono state economicamente fragili, richiedendo, salvo alcune eccezioni, aiuto dallo Stato o da imprenditori privati per sopravvivere. Questo ha avuto due importanti conseguenze: non ci sono mai state imprese culturali o giornalistiche economicamente autosufficienti […] intellettuali e giornalisti hanno perlopiù vissuto in uno stato di incertezza finanziaria e quindi di scarsa autonomia. In questa situazione lo Stato ha avuto sempre ampie opportunità di manovra e interferenza.

Giovanni Bechelloni, The Journalist as Political Client in Italy, 1980, pp. 233-234

Il caso italiano