Storia del giornalismo e della comunicazione · 2018. 4. 12. · Paolo Scandaletti Storia del...

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Paolo Scandaletti Storia del giornalismo e della comunicazione 70/1 ® EDIZIONI E IMON S Gruppo Editoriale Esselibri - Simone Estratto della pubblicazione

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Paolo Scandaletti

Storia delgiornalismoe dellacomunicazione

70/1

Paolo Scandaletti

€ 12,00

Questo volume, sprovvistodel talloncino a fronte,

è da considerarsicopia fuori commercio

come da normativa vigente,mentre il solo numero

costituisce prova d’acquisto.

ISBN 978-88-244-6973-9

,!7II8C4-egjhdj!EDIZIONI SIMONE

70/12009

E se per difenderci dall’incalzare della cronaca venisse buona la storia? Quando notizie, immagini eslogan c’inseguono fin dentro le stanze più intime, per farci diventare docili consumatori, allora ci servel’occhio più vigile, consapevole e dunque libero. Un po’ di cultura della comunicazione, da inserire nellenostre personali culture della vita e della storia.Aiuta questo libro, raccontando in modo ordinato e chiaro cos’è accaduto nel mondo prima che cicapitassimo noi, dove e come è nata la comunicazione fra gli uomini, gli strumenti via via più progreditie la loro incidenza nello sviluppo economico e della società, nelle libertà personali e degli Statidemocraticamente retti.Perseguendo una divulgazione di qualità, scorrono in queste pagine le vicende degli uomini antichi chesapevano soltanto quello che si raccontavano; le scritture cuneiformi dei Sumeri e degli Egizi, l’alfabetodei Fenici e dei Greci; i piombi di Gutenberg e i rischi per i poteri provocati dalla diffusione dei libri, conil seguito di censure e persecuzioni; la nascita delle gazzette e l’influsso dei giornali nelle rivoluzioniinglese, americana e francese; i treni e le navi, il telegrafo e il telefono, la fotografia e il cinema, ilgrammofono e il disco, la radio e la televisione, le nuove tipografie e la carta.Una panoramica sulle storie e le criticità dei grandi quotidiani in America, in Europa e in Italia; suicomputer e le banche dati, la videoinformazione e i cellulari, i satelliti e Internet; nonché un’originalemappa di autori e studi in materia completano quest’agevole volume.

Storia del giornalismo e della comunicazione

®EDIZIONIEIMONSGruppo Editoriale Esselibri - Simone

Professore di Storia del giornalismo e della comunicazione all’Università “Suor Orsola Benincasa” di Napoli, insegna Etica dellacomunicazione alla Luiss di Roma. Dirige con Lucio D’Alessandro la rivista trimestrale di ricerca e cultura della comunicazione«Desk». Giornalista e autore di saggi politici, ha curato con Francesco Malgeri una storia del giornalismo cattolico degli ultimiquarant’anni. Dirige con Massimo Baldini la ricerca delle professioni dei comunicatori in Italia e in Europa, promossa in Luisse pubblicata nei «Quaderni di Desk». Collabora alla progettazione del Rapporto annuale Censis-Ucsi sulla comunicazione. Hascritto una storia di Venezia e cinque biografie, premiate e tradotte anche all’estero. Di recente, Come parla il potere. Realtà edapparenze della comunicazione pubblica e politica ed Etica e deontologie dei comunicatori.

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Copyright © 2008 Esselibri S.p.A. - Via F. Russo, 33/D - 80123 Napoli

Progetto grafico e copertina: Giuseppe Ragno

Il catalogo è consultabile al sito Internet www.ellissi.it

Finito di stampare presso: «Officina Grafica Iride»Via Prov.le Arzano-Casandrino, VII Trav., 24 - Arzano (NA)per conto della Esselibrinel mese di maggio 2008

In copertina:Charles Zoller, Chinese paperboy, 1910 ca., George Eastman House, Rochester,New York

Tutti i diritti riservati – Vietata la riproduzione anche parziale

© è un marchio della ESSELIBRI S.p.A.ellissi

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L’alfabeto e la scrittura,“il sigillo di tutte le ammirande

invenzioni umane”Galileo Galilei

“Razionale è una persona a cui importa più di imparare

che di avere ragione”Karl Popper

Cos’è il giornalismo?“Alzarsi in piedi, guardarli negli occhi

e fare le domande che non vogliono ascoltare”Dan Rather di Cbs News

“L’incomprensione del presentenasce fatalmente dall’ignoranza del passato”

Marc Bloch

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7 Indice

Indice

Introduzione - Il sistema dei media per il sistemaPaese ............................................................................. Pag. 11

Capitolo 1 - Cultura e comunicazione orale

1. Le radici della comunicazione ....................................... » 152. L’uomo sapeva quel che ricordava ................................ » 19

Capitolo 2 - Cultura e comunicazione manoscritta

1. La scrittura cuneiforme dei Sumeri .............................. » 232. Magica Ebla, scoperta dagli italiani .............................. » 263. La scrittura geroglifica degli Egizi ................................. » 294. L’alfabeto semplificato dei Fenici e dei Greci ............... » 305. Le sue caratteristiche essenziali .................................... » 346. Materiali per scrivere, libri e biblioteche ...................... » 357. Iconografie ed eventi, altre vie della comunicazione .... » 40

Capitolo 3 - Cultura e comunicazione tipografica

1. Tra Umanesimo e Rinascimento ................................... » 432. I piombi di Gutenberg ................................................... » 463. La diffusione delle nuove tecniche: Aldo Manuzio ....... » 484. Il panorama europeo ..................................................... » 535. Opinioni controverse e opposti interessi ...................... » 566. Sopravvive la parola parlata .......................................... » 597. Diritto d’autore, censure e persecuzioni ....................... » 638. Dagli avvisi a mano alle gazzette ................................... » 68

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8 Indice

Capitolo 4 - I media e la sfera pubblica nell’età mo-derna

1. La Riforma di Lutero parte dai torchi ........................... Pag. 732. Guerre di religione e politica in Francia e Paesi Bassi,

coi pamphlet .................................................................. » 783. La gloriosa rivoluzione inglese del Seicento ................. » 804. L’Illuminismo, l’Enciclopedia e la Rivoluzione fran-

cese ................................................................................. » 845. I giornali all’origine dell’America repubblicana ........... » 886. Quali giornali, quali giornalisti, quali editori? .............. » 92

Capitolo 5 - I nuovi mezzi di comunicazione

1. Le ferrovie e le navi ....................................................... » 972. Il telegrafo, il telefono, la telescrivente e le agenzie di

stampa ........................................................................... » 1003. La radio .......................................................................... » 1054. La fotografia e il cinema ................................................ » 1075. Il grammofono e il disco ................................................ » 1096. La televisione ................................................................. » 1107. Sviluppi della tipografia e della carta ............................ » 1128. Cultura e identità del quotidiano orientato al lettore, le

relazioni esterne ............................................................ » 115

Capitolo 6 - Alcune specificità nei quotidiani

1. Negli Stati Uniti ............................................................. » 1212. In Europa ....................................................................... » 1243. In Italia .......................................................................... » 1344. La stampa studentesca prima del ’68 ........................... » 1445. I giornali di trincea dopo Caporetto .............................. » 148

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9 Indice

Capitolo 7 - Le ultime novità, i new media

1. Computer, banche dati e giornali in rete ...................... Pag. 1592. Satelliti artificiali e cavi a fibre ottiche .......................... » 1643. La videoinformazione e i cellulari ................................. » 1674. Internet .......................................................................... » 1715. Qualche problema per la società dell’informazione ..... » 175

Capitolo 8 - Storia della cultura della comunicazione

1. Dagli autori .................................................................... » 1792. Dai testi .......................................................................... » 187

Bibliografia ....................................................................... » 217

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11 Introduzione

Introduzione

Il sistema dei media per il sistema Paese

L’Italia soffre di un’anomalia grave: l’assenza di un sistema dei me-dia davvero ‘normale’, degno di un Paese moderno e capace di gesti-re una democrazia matura e solida. Fino a che informazione e co-municazione non conquisteranno anche da noi una ben definita iden-tità, l’orgoglio di essere se stesse e di aiutare l’intera società a inten-dersi e rappresentarsi, non otterranno tutta la credibilità e il rispet-to che sono loro indispensabili per vivere dignitosamente.Certo, da noi i media sono stati originati troppo spesso da altri inte-ressi, per essere piegati al servizio dei loro poteri. Ma strada facen-do — come insegna la storia del londinese «The Times» — avrebbe-ro potuto affrancarsi dal loro peccato originale. Se non è stato fatto,anzi l’anomalia editoriale si è ripetuta anche in seguito, è per la co-modità di aver assicurati i bilanci in pareggio.Così quella cultura del sistema dei media per il sistema Paese checonnota virtuosamente molte esperienze altrui, qui, prima che unpunto di vista o un approccio scientifico, diventa un’imprescindibi-le scelta di valore. Con l’auspicio, per non dire il sogno, che anche inItalia l’intero sistema dei media, a cominciare dal versante televisi-vo, assuma una vera rilevanza pubblica, conquisti l’autonomia eco-nomico-finanziaria e politica per poter svolgere la sua parte, che èindispensabile per una democrazia compiuta.Conoscere dunque come si comunica, ma ancor prima che cosa sicomunica.E qui viene in aiuto la storia, che non ha da fare il profeta né il giu-stiziere, ma più semplicemente raccontare in modo ordinato e chia-ro cos’è accaduto in questo mondo prima che ci capitassimo noi.Così, con ragionevolezza, può aiutarci a collocare le nostre vite neltempo e nello spazio, raccordare il nostro vissuto alle esperienzeprecedenti. La consapevolezza dell’oggi ben collegata al passato, ilsenso del progresso come lungo e faticoso cammino umano, ricavati

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12 Introduzione

dalla conoscenza il più possibile precisa e veritiera della catena diavvenimenti che ci hanno portato qui e ora.La storia come scienza dell’uomo nel tempo: attenta soprattutto aifatti, alle persone e agli eventi, narrati nei loro tratti essenziali e col-locati negli spazi che loro competono. Raccontata nella maniera piùcomprensibile, essendo le finalità di questo libro non principalmen-te quelle della ricerca legata a nuove fonti o della revisione, quantola divulgazione di qualità, con qualche chiave di lettura.La prima: i media dentro la storia, figli e talora padri dello sviluppoumano, scientifico e tecnologico, economico e sociale. La seconda: imedia e la sfera pubblica nell’Occidente moderno, quando e comehanno catalizzato il formarsi dell’opinione pubblica, dei diritti san-citi dalle carte costituzionali e degli Stati democratici. La terza:un’idea ‘alta’, per identità e ruolo, dei mezzi della comunicazione.Nelle democrazie autentiche e compiute il sistema dei media da au-tonomo interagisce con quello sociale e quello istituzionale-politi-co; rimanendo se stesso, compie il servizio che gli è proprio, quellodi farne onestamente la cronaca, inserendovi il valore aggiunto del-l’analisi e aiutando così il lettore-utente a coglierne i significati.Quando sia utile, ‘disturbare il manovratore’ andando oltre le ap-parenze; ma sempre riscoprendo il piacere dello scrivere, dare cioèun ritmo al succedersi delle parole. La quarta: un’idea ‘alta’ anchedella professione del giornalista e del comunicatore, al di là dei ve-tusti e superati cliché romantici. Con ciò che questo comporta intermini di più completa preparazione generale e specifica alla pro-fessione, e di connessa maturità deontologica.Perciò le pagine che seguono hanno cercato — oltre le vicende pro-prie degli strumenti e delle modalità, delle tecnologie e dei mestieri— la loro interazione con quelle dell’uomo e della storia sociale. Conun occhio all’accumularsi dei media e all’invadente quantità, nonsempre supportata dal giusto valore; alla suggestione delle novità,che richiedono un di più di spirito critico per il loro uso.Se alla fine esse avranno suscitato anche solo qualche interroga-tivo, vorrà dire che questa storia ha davvero ‘comunicato’ col let-

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13 Introduzione

tore, inducendolo a fare la sua parte, cioè interagendo e comple-tando il lavoro dell’autore. Così il libro potrà dirsi davvero com-pletato.

PAOLO SCANDALETTI

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15 CULTURA E COMUNICAZIONE ORALE

CULTURACapitolo 1 E COMUNICAZIONE

ORALE

1. Le radici della comunicazione

Se la storia propriamente detta inizia con l’avvento dell’alfabeto,fungendo la scrittura da spartiacque epocale, è nella preistoria chene vanno cercate le radici. Al racconto delle poche migliaia di annidi cui abbiamo documenti occorre dunque premettere quello dei cin-quantamila da che è comparso sulla Terra l’homo sapiens. E risalireai sistemi di comunicazione interpersonale preesistenti alle conven-zioni grafiche più o meno diffuse.Fino ad Adamo ed Eva, in quel Paradiso Terrestre nel quale sbocciòtanto la simpatia reciproca quanto la disputa per la ‘mela’: e i testisacri dicono che l’uomo ebbe anche l’incarico di dare un nome allecreature che lo circondavano. Rivedere l’uomo delle caverne, bruttoe impaurito, dotato di soli 700 cc di materia cerebrale, che maneg-gia strumenti di pietra scheggiata per tagliare rami e scuoiare pre-de… Quest’homo habilis possiede verosimilmente una comunica-zione linguistica basata su suoni elementari, poco più che grugnitiabbinati alla gestualità, per esprimere bisogni e funzioni primarielegate alla pura sopravvivenza, alla caccia, alla pesca e al raccoltooccasionale di frutta, radici e granaglie.Non potendo disporre del documento scritto, la preistoria è perciòaffidata ad altre testimonianze, custodite negli strati profondi dellaterra, scovate e studiate sulla roccia dai geologi, sui tratti delle varierazze dagli antropologi, nelle diverse popolazioni dagli paleontolo-gi, nelle tombe, nelle abitazioni e nei graffiti dagli archeologi.L’insieme di queste ricerche ci dice che anche la preistoria ha datovita a forme di civiltà, con fasi evolutive legate ai materiali usati: lapietra rozza per l’età paleolitica e quella levigata per la neolitica, l’età

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16 Capitolo 1

del rame che va dai 5.000 ai 2.500 anni prima di Cristo ed è accom-pagnata dall’uso del fuoco; l’età del bronzo fino al 1000 a.C., infinequella del ferro. Saper forgiare i metalli è stato fondamentale nelladura lotta contro le avversità, tanto quanto il fuoco per la luce e ilcalore, la cottura del cibo, la difesa dalle fiere. Altrettanto decisiva aifini della comunicazione, l’invenzione della ruota per il trasporto dipersone e cose.I primi uomini, con la sussistenza legata alla raccolta del cibo, eranopastori nomadi, che si muovevano preferibilmente seguendo il cor-so dei fiumi: lungo il Nilo in Egitto, il Tigri e l’Eufrate in Mesopota-mia; l’Indo in India, l’Huangho in Cina. Così in America centrale nelperiodo neolitico anche le civiltà precolombiane, con influssi piùasiatici che europei.Secondo la Bibbia, i popoli fanno capo a tre sole razze. I Semitiprovenienti dall’Arabia desertica si diressero verso le pianure fer-tili bagnate da Tigri e dall’Eufrate, dando origine a Sumeri, Babi-lonesi, Assiri, Ebrei e Fenici; i Camiti si insediarono nella valle delNilo, da cui si espansero Egiziani e Libici; gli indoeuropei proveni-vano dalle pianure dell’Asia centrale e dalle steppe russe per allar-garsi ad Oriente nelle pianure dell’Indo e del Gange e ad Occidentenell’Asia Minore e in Europa (a meno che, badando alla fresca sco-perta della Signora di Buya, non sia partito tutto dall’Eritrea…).Una delle maggiori aree di espansione umana se non la maggiore fu ilMediterraneo e in particolare la «mezzaluna fertile» che va dal Nilo alGolfo Persico. Se i primi raggruppamenti umani erano itineranti eplurifamiliari, la scoperta dell’agricoltura indusse l’uomo a fermarsi ea diventare stanziale, a costruire abitazioni e villaggi. Lungo i fiumiprincipali, che con le loro cicliche inondazioni rendevano fertili e col-tivabili i terreni circostanti. Si aggregarono tribù in popoli, capaci diregimentare e navigare le acque, ruotare le colture, addomesticareanimali, dar vita ad artigianato e commercio, e perfino a qualche for-ma d’arte. Pronti a combattersi, all’occorrenza, mescolando nell’espan-sione le ragioni dell’agricoltura con quelle delle conquiste territoriali.Ma per queste nuove e più evolute funzioni vitali, alla raccolta, ge-stione e trasmissione anche alle generazioni successive dei saperi e

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17 CULTURA E COMUNICAZIONE ORALE

delle regole, la memoria non bastava più. Quest’uomo, ormai dive-nuto sapiens, ha raddoppiato il volume del suo cervello: ora va oltrei graffiti rupestri dei cavalli, dei bovini e delle vulve femminili perorganizzare luoghi decorati dove tenere le riunioni, espressioni diuna socialità che travalica le impellenze della sopravvivenza.Il linguaggio si evolve e la comunicazione si fa più complessa, anchein parallelo all’evoluzione economica. Per tenere il conto delle pre-de, fin dal 15000 a.C. i cacciatori-raccoglitori, incidevano delle tac-che su certe ossa, sistema semplice di corrispondenza univoca trasegno e oggetto. Gli agricoltori, più evoluti, si servivano di contras-segni d’argilla databili intorno all’8000 a.C.: coni, cilindri, sfere, di-schi corrispondevano ad animali, cereali, liquidi, terreni e quant’al-tro, rappresentati in quantità differenti per una contabilità che regi-strava l’ammasso, lo stoccaggio, la ridistribuzione per consumi osemine. Siamo, in entrambe le modalità, al ‘contare concreto’, checostituisce il primo codice a supporto del linguaggio e precede i nu-meri astratti.Alle tavolette d’argilla si arrivò quasi certamente per un percorsocasuale quanto curioso. Nella seconda metà del IV millennio a.C. lesfere d’argilla cave, una decina di centimetri di diametro, che si uti-lizzavano per contenere i contrassegni propri di una transazione,portavano incisi all’esterno dei segni rappresentativi del contenuto.Presto si arrivò a comprendere che questi ultimi da soli bastavanoper intendersi e rendevano superfluo sia il contenuto sia le sfere stes-se: appiattendole, si giunse a ottenere le tavolette fresche, di facileincisione con lo stilo di canna. Una volta seccate al Sole, diventava-no documenti durevoli: la raccolta conservata nel museo della cittàdi Ebla ne è convincente testimonianza.Come gli iniziali contrassegni erano oggetti convenzionali rappre-sentanti quantità di beni, così i segni sulle tavolette via via si astrae-vano dal parlato per farsi comprensibili da popoli di idiomi diversi.Il passo successivo fu il superamento della corrispondenza univocamediante singoli segni che esprimevano diverse quantità, ovveronumeri astratti coi quali si poteva contare tutto. Il sistema diventa-va quanto mai semplificato e poco ingombrante: la tavoletta indica-

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18 Capitolo 1

va il genere, la quantità, il prezzo in cambio-merci, il compratore-beneficiario. Così dal 3300 a.C. prese avvio e si sviluppò la pittogra-fia: inizialmente usata per tener conto dello scorrere del tempo, losviluppo economico e sociale ne consolidò il successo.Ma non basta. In quegli anni gli aggregati residenziali si erano ad-densati, avendo l’uomo ormai imparato a costruire solide case dallemura ben squadrate, costituite da mattoni d’argilla ricavati dal limo,legati dal bitume ed essiccati al Sole. Nascevano le città murate, conpalazzi e templi: Gerico rappresenta il prototipo della civiltà urba-na.In Mesopotamia, abitata fin dal 7000 a.C., circa alla metà del cam-mino preistorico, giunsero i Sumeri, popolo assai attivo e innovato-re: ruote e carretti sulle strade, barche sui canali movimentavanomaterie prime importate (legno e metalli che mancavano) e prodot-ti per il mercato interno o per l’esportazione.Il territorio era presidiato da città-stato, indipendenti e spesso inlite fra loro, il potere saldamente nelle mani dei proprietari terrieri.A differenza delle società primitive, egualitarie, si andava delinean-do la divisione per averi e ruoli, l’organizzazione gerarchica con unaminoranza al comando ed una maggioranza di sudditi che obbedi-sce. Il re e l’autorità civile ordinavano la convivenza e la divisionedel lavoro, la produzione e l’import-export, la circolazione dei beni ela giustizia; i sacerdoti e gli scribi del tempio controllavano la scuolae gli archivi, la regolazione delle acque, talvolta ponendosi al di so-pra dei capi civili. Gli uni e gli altri ricavavano risorse dalle campa-gne sottomesse.Sulla falsariga di Gerico, primo nucleo urbano fin dal 6000 a.C., sirealizzava quella rivoluzione residenziale che costruendo la polis, lacittà, alimentava contestualmente il polemos, la corsa per il potere.E per conquistarlo e per mantenerlo diventava indispensabile svi-luppare la comunicazione istituzionale e politica. I capi parlavanoin mezzo all’agorà dei cittadini che insieme ascoltavano e interlo-quivano (oggi, nella democrazia degli spettatori, parlano soltanto iprimi, alla tv). Uruk è la città simbolo del popolo sumero, Gilgame-sh la guida e il cantore della sua epopea. Qui, dalle incalzanti neces-

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19 CULTURA E COMUNICAZIONE ORALE

sità di rapportarsi fra cittadini, fra capi e sudditi, fra palazzo e tem-pio come per narrare eventi civili o religiosi, nasce l’alfabeto.

2. L’uomo sapeva quel che ricordava

L’uomo preistorico, dunque, si serviva della voce per esprimersi ecomunicare. Ma anche il gesto, l’abito e la mimica facciale dicevanodi lui molte cose ancor prima che parlasse: se è vero, com’è vero cheper il 70 per cento ancor oggi funziona così. Fornivano informazionianche le abitazioni, gli attrezzi e le rispettive attività o mansioni, iluoghi d’occupazione, le armi e le bandiere, i segnali convenuti, comesassi opportunamente collocati, incisioni su cortecce di alberi, graf-fiti sulle rocce, segni sulla pelle (simili ai moderni tatuaggi), la dan-za, il tamburo e il corno, il fuoco e il fumo.Ma lo scibile dell’uomo di quel tempo non poteva che coincidere conquanto egli riusciva a memorizzare, a ricordare e poi a trasmettere.Il più sapiente era quello dotato di una memoria di ferro, meglio seinserito in una famiglia o in un clan che ne sapeva più di altri, maga-ri vecchio e reso esperto dalle vicende della vita. Le espressioni ver-bali, per essere più facilmente mandate a memoria, dovevano esse-re essenziali e ridotte a versi e formule, con inflessioni e ritmi accen-tuati, se possibile dal sapore epico o enfatico. Avevano successo det-ti e proverbi, favolette morali da cui ricavare massime, avvertenze,regole di comportamento.La velocità di trasmissione dei saperi, degli ordini e dei segnali erarelativa alla fonte di emissione: l’uomo e la sua voce, una lancia, unrumore ritmico, segnali convenzionali a distanza: il messaggio ave-va la velocità del mezzo. Importante era l’occhio per coglierlo, maancor più l’orecchio per ascoltare. In questo non potendo esser d’aiu-to il ritmo narrativo della scrittura, sopperiva il periodare scandito eripetuto, meglio se ridondante e con poche pause. Bianco e nero, instile manicheo e senza mezze misure, lodi e critiche, insulti e sarca-smi, applausi e fischi: è il tono dialettico o agonistico che funzionameglio.

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20 Capitolo 1

L’uomo va così formandosi una mentalità stabilizzata, rassicurata erassicurante di fronte ai rischi e alle novità; e di tutto quello chevede e sente seleziona l’indispensabile per sopravvivere e agire nellavita quotidiana. Il passato vale per quanto può davvero ammaestra-re, il futuro è secondario: primario è l’oggi. Così i suoi codici di com-portamento non si rifanno ad analisi o regole astratte legate a valo-ri, bensì a prescrizioni obbligate in situazioni date. Egli non pensa enon dice che l’assassinio è un delitto contro la persona: ha memo-rizzato acriticamente «tu non ucciderai».Non per questo le civiltà preistoriche contrassegnate dalla comu-nicazione orale possono dirsi rozze. Certamente non nel caso del-l’Egitto e della Grecia più antichi, in cui la tradizione e la culturaorale sono state le incubatrici della successiva fioritura letteraria,civile e artistica, persistendo anzi come un fiume carsico affioran-te qua e là in tutta la storia successiva. In Grecia si perfeziona un’or-ganizzazione culturale, sociale e politica, urbanistica e letteraria,basata principalmente sull’oralità, da far invidia ancor oggi a mol-ti Paesi; e che è giunta a noi emblematicamente rappresentata nel-la vicenda dell’Iliade e dell’Odissea, con le storie e i racconti mito-logici, insieme suggestivi e funzionali alla memorizzazione e alladiffusione di una cultura unitaria: essi educano il popolo conden-sando i saperi giuridici e religiosi, sportivi, militari e marinare-schi. Così i versi della poesia epica trionfano nelle piazze, nei teatri— voce solista o coro che fosse — nelle riunioni famigliari, recitatida cantori professionali e non. E Omero, l’aedo cieco del IX secoloprima di Cristo, diventa uno dei principali educatori dei suoi com-patrioti.Più tardi si arriverà a contestare il ruolo educativo della poesia epi-ca, da parte di Platone e della sua Accademia. L’allievo di Socrate lerimproverava di far leva soltanto sulla memoria e di non allenarealla conquista di una mentalità critica: ma allora già si disponeva ditesti scritti, e quindi di forzieri ben più potenti e forniti.E nella sua breve vita Alessandro Magno, educato da Aristotele, ol-tre a battere Persiani, Siriani e Fenici, a estendere il suo regno suiterritori più lontani, dopo la conquista dell’Egitto riuscirà a fondare

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21 CULTURA E COMUNICAZIONE ORALE

Alessandria, dotandola della biblioteca più grande del mondo, riccadi mezzo milione di rotoli. Egli, che non si separava mai dall’Iliade,avvierà così il confronto e l’integrazione delle conoscenze, con uncenacolo di studiosi che avranno adottato il metodo critico.La cultura orale, anzi il vero trionfo della parola, sarà celebrato an-cora nel Medioevo, come vedremo, dai pulpiti, nelle piazze e nelleBorse. E continuerà in parallelo alla scrittura, perfino quando com-pariranno le tipografie, fino ad oggi, a dimostrazione che i nuovimezzi espressivi si aggiungono ai precedenti, mai eliminandoli deltutto.Ma torniamo agli albori della scrittura, a quei Sumeri che costitui-vano davvero la popolazione leader di quel tempo. Nel nord del loroterritorio — tra Babilonia e Bassora — dominava la città di Kish, allacui cultura sarà debitrice anche la siriana Ebla. A sud, con Uruk,primeggiava Ur, come testimoniano le sue tombe reali, ricchissimedi reperti, insieme all’usanza di tombe collettive. E ancora Nippur eLagash, Umma e Akkad. Ma per l’appunto a Uruk, la dominante,sullo scorcio del IV millennio a.C. si compie la prima delle svolte chesegnano profondamente la storia della comunicazione: una vera ri-voluzione.

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23 CULTURA E COMUNICAZIONE MANOSCRITTA

CULTURACapitolo 2 E COMUNICAZIONE

MANOSCRITTA

1. La scrittura cuneiforme dei Sumeri

Nonostante, appunto, fosse appena comparsa la scrittura, i cronistiarrivarono più tardi; quanto meno quelli che c’erano non si sonopreoccupati di lasciarci una dettagliata memoria di come sia nata lascrittura: chi, dove, come, quando, perché? Così siamo costretti aduna ricostruzione per via indiziaria o ipotetica che ci dice: le tavolet-te correnti, pittografiche o ideografiche, basandosi sulla corrispon-denza fra segno e parola — quasi un logo, come si direbbe oggi —ben presto rivelarono i loro limiti, sotto la spinta degli sviluppi in-calzanti della vita sia economica sia di relazione fra le persone o lecittà-stato. L’urgenza di documentare le più disparate transazioniportò ad una semplificazione drastica dei segni, ridotti a forme ele-mentari come bastoncini, simili a quelli che venivano messi all’ester-no delle sferule di argilla, le ‘bullae’.Segmenti e angoli al posto delle linee curve, sempre meno corrispon-denti alla natura delle cose rappresentate; tratti incisi, per chiarezzadi lettura: nasce la scrittura fatta di incisioni con sezione a cuneo,cuneiforme, per l’appunto. Tre fasi sono, quindi, identificabili rias-suntivamente: la scrittura riferita alle immagini (pittogramma), quel-la che rappresenta un concetto (ideogramma) e quella che, abban-donando il figurativo, imbocca la via del suono cui far corrisponde-re il segno: fonogramma. La scrittura cuneiforme, che all’inizio usa-va fino a 1.200 caratteri, scese a 500 circa duemila anni prima diCristo.Al periodo di Uruk IV, circa 3.200 anni a.C. appartengono le piùantiche testimonianze arrivate fino a noi (fatto salvo quanto di nuo-vo emerso dalle 300mila tavolette trovate nei magazzini del Museo

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24 Capitolo 2

di Baghdad allo studio di un gruppo internazionale guidato dal pro-fessor Giovanni Pettinato, assirologo dell’Università di Roma “LaSapienza”). I Sumeri se ne servirono ampiamente per commerci,accordi, inventari. Da uno di questi è possibile ricavare l’elenco deimestieri e delle professioni praticati allora, o l’elenco dei ricchissimibeni di cui disponevano i maggiori templi e i loro preposti, come ilsantuario della dea Baba a Lagash: 4.465 ettari, con 1.200 lavorato-ri, sotto la guida di un contabile-sacerdote che ne raccoglieva i frut-ti, pagando i salari mensili con razioni alimentari.E realizzava l’accumulazione dei profitti convertendo i prodotti agri-coli o quelli della pesca in metalli e materie prime; di sua competen-za era anche l’investimento per il rinnovo degli strumenti da lavoro.Anche l’autorità politica gestiva la proprietà terriera con gli stessisistemi, oltre ad occuparsi di lavori pubblici e scambi commerciali,di giustizia o delle guerre fra città. Talvolta, avendone la forza, il remetteva qualche suo parente a capo del tempio, risolvendo in talmodo un dualismo ricorrente fra potere politico e religioso. Così siafferma dunque l’assolutismo regio, forte della progressiva elimina-zione delle assemblee degli anziani.Queste prime pagine della storia, che difficilmente ci sarebbero per-venute se si fosse rimasti nell’alveo della comunicazione orale, sonofrutto della comunicazione manoscritta: merito degli scribi che, inaggiunta alla contabilità, annotavano molte vicende di cui erano te-stimoni. Esemplare il racconto, un vero poema epico, della contesafra il regno di Uruk (basso Iraq) e quello di Aratta, sull’altopianodell’Iran, cui si può attribuire perfino la nascita della comunicazio-ne diplomatica.Il re Enmerkar manda un messaggero al suo collega per intimarglila sottomissione e il pagamento del tributo in forma di preziosi. Il redi Aratta acconsente, pur di avere in cambio cereali. Il messaggerofa la spola attraverso le montagne perché fra tattiche, proposte epretesti l’intesa fatica a concludersi. Ecco allora che il sovrano diUruk decide di inviare una specie di ultimatum e di metterlo periscritto, onde evitare equivoci, impedire ulteriori dilazioni, ottenereuna risposta precisa. Il messaggio è più sintetico di quello orale, più

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