Storia dell'Evoluzione Urbanistica di Torino

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1 Storia della Evoluzione Urbanistica di Torino Di Sandro DEGIANI Torino, 2010-2013

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Una breve, quanto possibile esauriente e spero interessante analisi della evoluzione urbanistica della città di Torino dall' Era Romana fino ai grandi lavori del Terzo Millennio. Ci ho messo tutte le mappe che sono riuscito a trovare, alcune molto interessanti e poco conosciute.

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Storia della Evoluzione

Urbanistica di Torino

Di Sandro DEGIANI

Torino, 2010-2013

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La fondazione e l'Era Romana

Julia Augusta Taurinorum viene fondata nella seconda metà del I secolo a.C. Sul luogo era già

presente un insediamento celtico dei Taurini, probabilmente si trattava della mitica Taurasia.

I Taurini furono l'unica popolazione celtica che sbarrò il passo ad Annibale nel 218 a.C. schierandosi

con Roma e non con l'invasore e resistettero ben tre giorni a quell'enorme esercito prima di

abbandonare la citta e riparare sui colli.

La concessione nell'anno 89 a.C. dello Jus Latii alla tribù (uno status di Cittadinanza Romana non a

diritto pieno) fu' il probabile riconoscimento della fedeltà dimostrata durante le Guerre Puniche e

comportò il passaggio della loro capitale allo status di colonia e giustificò la rinominazione e la

rifondazione della città.

La Torino romana (fig.1) è una tipica città presidio militare, a pianta rettangolare di circa 760 metri

per 680 metri, quasi perfettamente quadrata con un solo angolo leggermente smussato in

corrispondenza dell'angolo nord-est dove sorgono oggi i Giardini Reali e il Giardino dei Ripari,

probabilmente a causa del dislivello ancor oggi esistente.

La città (fig.2) è delimitata dalle attuali vie Giulio a nord, Consolata e corso Siccardi a ovest, Cernaia,

Santa Teresa e Maria Vittoria a sud e Accademia delle Scienze, piazza Castello e i Giardini Reali a est.

Il Decumano (coincidente con l'attuale via Garibaldi, ex via Dora Grossa) e il Cardo Maximus,

coincidente con l'attuale via Porta Palatina, via SanTommaso e via Arsenale, si incontavano

pressapoco all'altezza della attuale piazza del Corpus Domini retrostante piazza delle Erbe o piazza

Palazzo di Città.

All'incontro del Cardo con il Decumano in quasi tutte le città romane c'era il Foro (anche se sulla

maggior parte delle mappe di Torino romana ricostruite dagli archeologi non se ne vede traccia) e

quindi possiamo dire che a Torino il centro civico, se non quello monumentale, da sempre è coinciso

con il medesimo punto, anche se oggi questo non è più il baricentro della città.

L'orientamento degli assi stradali non è esattamente coincidente con i punti cardinali, probabilmente

per rispettare un orientamento dei lati parallelo ai due fiumi Po e Dora, quindi si discosta dalla

tradizionale metodologia di tracciatura romana ma la differenza non è molto sensibile e ancora oggi

via Garibaldi vede il Sole sorgere dietro Palazzo Madama e tramontare verso Piazza Statuto come ci si

aspetta che accada in un Decumano romano

Le strade erano tracciate a scacchiera regolare e dividevano la città in 72 insulae di circa 75 metri di

lato. L'area era di 45 ettari ed ospitava circa 5000 residenti.

Le mura avevano 30 torri poste all'altezza di ogni via e in esse erano aperte quatto porte, Porta

Decumana (poi Porta Segusina o Porta Susina, rivolta verso Ovest e la Francia) all'incrocio di corso

Siccardi con via Garibaldi, Porta Principalis Dextra (Poi Porta Nuova) rivolta verso sud all'altezza di

Piazza S. Carlo, Porta Principalis Sinixtra (poi Porta Palatina), l'unica ancora esistente vicino a Porta

Palazzo, rivolta verso nord e la via verso Milano e Porta Pretoria (oggi inglobata in Palazzo Madama)

rivolta verso est e il Po.

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Fig. 1 - La vista aerea è opera di Francesco Corni. E' riportato anche il Circo (quasi un piccolo

Colosseo) fuori dalle mura verso Porta Nuova più o meno all'altezza dell'attuale Piazza S.Carlo. E'

ipotizzato anche un Foro all'incrocio del Decumano con il Cardo (all'incirca Piazza Corpus Domini) ed

una piccola piazzetta all'altezza di via Barbaroux.

Fig. 2 - La pianta romana qui sopra sovrapposta alla attuale planimetria è quella generalmente

riportata nei testi, la presenza di una piazza del Foro all'incrocio del Decumano con il Cardo non è

riportata. La leggera discrepanza sul percorso delle vie è dovuta al fatto che la mappa di Tuttocittà non

è rigorosamente ortogonale.

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La base della torre dell'angolo nord-ovest è tuttora visibile nelle fondamenta della chiesa della

Consolata.

Un piccolo teatro (oggi in parte riportato alla luce accanto al Duomo di San Giovanni nel parco del

palazzo dell'Arcivescovado) era addossato alle mura nell'angolo nord-est.

La Torino Medievale fino al 1500

Dopo la caduta dell'impero romano ci fù la parentesi Longobarda che durò dal 569 d.C. con Agilulfo,

duca di Torino, fino al 773 d.C. quando Federico Barbarossa entrò a Torino e passò la città allo status

di contea Franca. Nel 1035 Olderico Manfredi morì lasciando solamente tre figlie, la maggiore delle

quali Adelaide divenne, di

fatto, l'erede della marca

torinese.

Poco dopo la morte del

padre, Adelaide sposò

Ermanno di Svevia,

figliastro dell'imperatore

Corrado il Salico. Ermanno

però morì nel 1038 e nel

1042 Adelaide sposò Enrico

del Monferrato.

Anche questo nuovo

matrimonio durò poco in

quanto Enrico morì

probabilmente nel 1045.

Nuovo consorte di Adelaide

fu Oddone figlio cadetto del

primo conte di Moriana

Umberto detto

Biancamano, di origini

burgunde. Da questo

matrimonio ebbe origine l'interesse e l'influenza della casa dei Savoia nei confronti di Torino.

Torino divenne possesso di un ramo collaterale dei Savoia, quello del Piemonte, poi dei Savoia-Acaia

e nel 1418 con la riunificazione di tutti i territori sabaudi attuata da Amedeo VIII, detto il Pacifico,

passò al ramo principale, divenendo quasi subito la sede amministrativa dei domini subalpini del

ducato, nonché il capoluogo dei suoi affari politici e diplomatici.

Nel 1459 vi fu stabilito il supremo consiglio di giustizia divenendo in pratica da quel momento la

capitale dello stato sabaudo.

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Fig. 5 e 6 - La città nel 1400, prima della

costruzione della Cittadella (fig. 5) e nel

1580 dopo la costruzione della Cittadella

(fig.6), La città era divisa in quattro

quartieri delimitati dal Decumano (Via

Garibaldi) e dal Cardo Massimo (Via

Arsenale). I Quartieri prendevano il nome

delle porte, Porta Doranea a nord-est,

Fig. 7 - Torino 1564 - Nella rozza

pianta della città si notano i due

rivi che correvano lungo via Dora

Grossa (attuale via Garibaldi) e

via Bertola contribuendo alla

pulizia delle strade. Sfruttavano

la leggera pendenza della città

verso il Po con un dislivello di

circa trenta metri tra il livello di

Piazza Statuto e il fiume.

Fig. 3 e 4 - La città nel

Trecento. La vista aerea di fig. 3

è chiaramente tratta dalla

mappa riportata in fig.4,

anch'essa datata intorno al 1300,

l'unica dove compare indicato

l'anfiteatro già ridotto a ruder

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La città intanto, aspettando i

Savoia, non esce dalle sue

mura romane per più di 1500

anni, tant'è che le mappe del

1400 riportano la medesima

pianta ma con una relativa

fusione di alcune insulae e la

perdita in alcuni quartieri

della regolarità geometrica

della pianta romana.

In queste mappe è riportato

un circo massimo (un piccolo

Colosseo) già ridotto a

rudere poco oltre Porta

Nuova, più o meno all'altezza

della attuale Piazza S. Carlo.

Con il passare degli anni

piccoli borghi sorgono nel

tratto libero verso il Po e

verso la Dora (l'attuale Balon ha già il suo tipico tracciato irregolare e serpentiforme ), verso la Francia

(essenzialmente conventi e residenze patrizie la prima ed unica piazza della città, Piazza de Turino,

l'attuale Piazza delle Erbe davanti all'attuale Municipio e sorge la Torre Ciivica all'angolo di via

Garibaldi. Al posto dell'attuale Municipo c'è il Palazzo Civico che ha già il porticato attuale. La Torre

Civica era un simbolo per i torinesi, con il suo toro in bronzo

sul tetto che mugghiava quando tirava vento grazie ad

ingegnose aperture nel suo corpo. Venne abbattuta da

Napoleone Bonaparte e questo i torinesi non glielo

perdonarono mai, una nota strega lanciò al Corso una

maledizione perpetua.. chissà se a Waterloo Bonaparte si

ricordò dell'evento?

E' ancora presente e probabilmente funzionante l'acquedotto

romano che arriva dal lato verso corso Francia, più o meno

all'altezza di Porta Susina, oggi piazza Arbarello.

All'angolo nord-ovest sorge il campanile romanico della

Consolata e la prima chiesa.

Emanuele Filiberto capì l'importanza di rendere più sicura la

città dal lato della pianura e tra il 1564 ed il 1566 fece

costruire la Cittadella sull'angolo Sud-Ovest.

La mappa di Hieronimus del 1583 mostra su tre angoli della

cinta muraria bastioni a forma di punta di lancia. primo inzio

Torino nel 1568

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Fig. 8 - La famosa Mappa del Carracha del 1460. Si nota l'assenza del Palazzo Reale non ancora

edificato, c'è solo il Palazzo dell'Arcivescovado e "mezza" piazza Castello dato che Palazzo

Madama è ancora la porta di Po posta lungo le mura.

Fig. 9 - Mappa di Torino

intorno al 1500. Molto

nitida ed idealizzata la

scacchiera romana delle

strade che era

probabilmente meno

regolare dopo quindici

secoli di interventi. Non

c'è il palazzo Reale e la

Cittadella è ancora una

struttura pentagonale

pulita priva di contraffori

e spalti. Si nota l'ancora

intatto acquedotto romano

ad archi che correva

parallelo all'attuale Corso

Francia fino alla Porta

Segusina.

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di una cinta muraria moderna che sostituisce progressivamente quella romana oramai insufficente e

la cittadella con la sua classica pianta pentagonale.

La scelta del 1583 da Emanuele Filiberto di spostare la Corte da Chambery a Torino, fatta dopo il

trattato di Chateau-Cambresis che gli ridava il possesso dei suoi domini e al termine della lunga

guerra tra Francia e Spagna comporta per la città l'inizio della sua lunga storia di Capitale Sabauda.

Con l'arrivo della Corte la città esce dal limbo in cui fino allora aveva vissuto e inzia a mostrare i primi

segni di cambiamento.

La sede della Corte che fino ad allora era stata Palazzo Madama si trasferisce nel palazzo

dell'Arcivescovado affiancato al Duomo di San Giovanni e subito iniziano i lavori per erigere accanto

un Palazzo Reale degno della casata dei Savoia.

Torino agli inizi del Seicento - Il primo ampliamento (1620)

Se Emanuele Filiberto pose le

fondamenta di Torino capitale, fu

suo figlio Carlo Emanuele I a dare

il via alle prime trasformazioni

urbanistiche.

Sotto il suo regno fu infatti

realizzato il primo ampliamento

cittadino, verso sud, con la

costruzione dell'attuale via Roma,

che conduceva da piazza Castello

alla Porta Nuova e la nascita della

attuale piazza San Carlo, allora

Piazza d'Armi.

Il periodo di pace, dal 1601 al

1613, permise a Carlo Emanuele

di trasformare prima di tutto il

cuore della città, diventato il

luogo del potere assolutistico-

dinastico, con l'abbellimento del Palazzo Reale.

Piazza Castello viene rettificata e regolarizzata e una Galleria viene costruita per collegare Palazzo

Madama al Palazzo Reale da una parte e la Cancelleria dall'altra. Ma sopratutto si progetta con il

contributo di Carlo di Castellamonte l'ampliamento della città verso Sud, con la creazione della Cittò

Nuova..

Il volto di Torino diventa quello di una città in pieno fervore costruttivo, ma assolutamente controllata

dal suo duca. Infatti chiunque volesse costruire nel nuovo ampliamento doveva obbedire alle

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Fig. 10 - La mappa del 1640 mostra il

primo ampliamento meridonale, il Borgo

Nuovo, ancora separato dalla città

quadrilatera dai resti degli spalti non

ancora concellati. Pochi isolati risultano

tracciati mentre le mura sono già

complete.

Fig. 11 - Pianta dell'assedio di Torino del 1640. Incisione in rame di GIOVENALE BOETTO su disegno

di MICHELE ANTONIO RAYNERO, 1643 La pianta riporta una maggiore urbanizzazione del Borgo

Nuovo ma il quartiere meridionale risulta ancora separato dal resto della città.

Fig. 12 - La bellissima vista acquerellata di TOMMASO BORGOGNO realizzata per il Theatrum Sabaudiae

rappresenta la citta nel 1695. Il primo ampliamento di Borgo Nuovo è già edificato e quasi completo

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indicazioni fornite

da Carlo di

Castellamonte,

architetto di corte

e autore delle

splendide facciate

di piazza S. Carlo.

Nel nuovo

ampliamento, a

sottolineare la

volontà

razionalizzatrice

del duca, era stato

mantenuto l'antico

impianto

ortogonale romano.

Al programma di

rinnovamento urbanistico della città aveva già dato inizio Ascanio Vitozzi, architetto ducale dal 1584,

con la risistemazione di piazza Castello, il taglio

della Contrada e della Porta Nuova. La portata

innovativa consisteva nel fatto che la contrada di

Dora Grossa (attuale via Garibaldi), l'antico

decumanus maximus, perdeva il ruolo millenario

di arteria principale che veniva assunto dalla

Contrada Nuova (l'attuale via Roma), attestata

sul nuovo palazzo ducale.

Testimonia tale fase un disegno di Aureliano

Monsa realizzato nel 1605 quando l'impianto del

palazzo ducale non era ancora completato e

stava per essere decretato il progetto per il

«reinquadramento» di piazza Castello, che

imponeva ai proprietari delle case di provvedere

all'allineamento delle facciate che dovevano, per

maggior decoro, essere a portici.

L'ansia costruttiva di Carlo Emanuele si manifestò

anche nel territorio, con la realizzazione della

splendida Mirafiori e di Regio Parco

Nel 1620, in occasione dell'arrivo a Torino di

Cristina di Francia, promessa sposa del principe

Vittorio Amedeo, ebbe luogo l'inaugurazione

della Città Nuova. Numerosi documenti

L'Esedra di Piazza Vittorio nel 1628 - Si vede l'Antica Porta di Po che fa fa' di

chiusura alla confluenza di via Po e via Principe Amedeo.

Aureliano Monsa—Torino 1605— Novo disegno del

sitto del novo Pallazzo di S.A.S. et Piazza castello con

strada. Disegno a penna acquerellato con tratti in oro

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Fig. 13 - La pianta di FRANÇOIS-GÉRARD JOLLAIN sfrutta l'incisione di Tommaso Borgogno e

rappresenta la citta nel 1695. Il primo ampliamento di Borgo Nuovo è già edificato e quasi completo

Fig. 14 - Torino 1673 - Secondo Ampliamento. Tavola di Francesco Corni. Nasce l'obliqua via di Po e

Piazza Castello raddoppia la sua area pur risultando spartita in due piazze dalla Galleria.Le piazze

sono tre con la Piazzetta Reale separata dalla Piazza Castello dalla galleria sopraelevata (scomparsa

e sostituita dalla cancellata dei Dioscuri)

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testimoniano lo svolgimento

dei lavori per la costruzione

della Porta Nuova, attestata

sull'arteria principale del

nuovo ampliamento,

attraverso la quale la

principessa avrebbe fatto il

suo ingresso in Torino.

Lo sviluppo di Torino

conobbe una brusca frenata

nel 1630 con la terribile

peste che decimò gli abitanti.

Nel 1630 anche Carlo

Emanuele moriva e gli

succedeva il figlio Vittorio

Amedeo I ritratto in una

incisione del Boetto del 1633

(fig. 15a) sovraintendere ai

lavori di ampliamento della

città, gli è accanto l'architetto Carlo di Castellamonte che tiene in mano un grande foglio, forse i

disegni della cinta da edificare. Amedeo I moriva a sua volta nel 1637, la moglie Cristina di Francia

(sorella di Luigi XIII) assumeva la reggenza per conto del figlio Carlo Emanule di soli nove anni che

salirà al trono nel 1648 come Carlo Emanuele II. Cristina fù la prima "Madama Reale" e la sua

Reggenza venne sempre contestata dai potenti cognati Maurizio e Tommaso di Savoia che erano

appoggiati dalla Spagna; lei si appoggiò per difenderla alla Francia. Il risultato del conflitto fu una

larvata occupazione dell'esercito francese della città e le interferenze della Francia accanto alla

Madama Reale, e della Spagna accanto ai due fratelli Savoia, nella vita politica del ducato.

Malgrado concessioni e sgravi fiscali i lavori di edificazione della Città Nuova andavano a rilento.

Ancora nel 1640, come si desume da un'altra incisione di Boetto (fig.11) il vallo della fortificazione

preesistente separava ancora la città Vecchia dalla Nuova e il collegamento era reso possibile grazie

ad un ponticello.

L'edificazione della piazza Reale (ora San Carlo) avveniva tra il 1640 e il 1650 sui terreni demaniali del

vallo, punto di congiunzione tra le due parti della città e fulcro del nuovo ingrandimento.

Nel 1666 arriva in città Guarino Guarini, l'architetto che con Filippo Juvarra avrebbe caratterizzato il

centro cittadino.

La prima opera firmata dal Guarini è la Cappella della Sindone, negli anni seguenti avrebbe realizzato

il Collegio dei Nobili (attuale sede del Museo Egizio), il Palazzo dei Savoia-Carignano (sede del primo

Parlamento italiano) e la chiesa di S. Lorenzo con la sua splendida cupola.

Fig. 15a - Vittorio Amedeo I sopraintende ai lavori di ampliamento

di Torino, accanto il Castellamonte porge i disegni del progetto.

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Fig. 15 - La pianta di Torino del 1704 qui sopra riporta lo spazio del terzo ampliamento

progettato dal Juvarra per i nuovi quartieri militari già incluso nella cinta muraria ma ancora

libero da costruzioni. Sono ancora presenti i vecchi bastioni. In questa pianta Piazza Carlina

mostra la progettata forma ottagonale che non venne mai realizzata. Porta Susa è adesso interna

Fig. 16 - Particolare della

Mappa di Chez P.Mortier

datata 1706. Come la

precedente ma adesso c'è

un ulteriore bastione in

basso a destra a

protezione del ponte sul

Po verso Sud e un bastione

a Nord esterno alle mura

unisce la Dora e Il Po

nell'area che oggi occupa

il Parco della Colletta. Il

terzo ampliamento non è

ancora costruito e ci sono

ancora i bastioni

precedenti oramai interni

ai nuovi bastioni più

esterni.

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Torino nella seconda metà del Seicento - Il secondo ampliamento

Il 23 ottobre 1673 con una solenne

cerimonia accuratamente registrata

nei verbali del Consiglio Comunale, si

inaugurava l'ampliamento della città

verso il Po decretato da Carlo

Emanuele II che tra numerose ipotesi

aveva accolto il parere di Sébastien La

Preste marchese di Vauban,

sovrintendente alle fortificazioni di

Francia, optando per tener fuori dalla

cinta difensiva il Po e la Dora.

L'arteria principale della nuova

sezione, detta Contrada di Po, era

anomala, diagonale, fuori dallo

1682 Torino incisione di Joan Blaeu - Piazza Castello - Da notare che a separare la Piazzetta

Reale dalla Piazza non c'era l'attuale cancellata dei Dioscuri ma una vera e propria galleria

soppraelevata di comunicazione con una torre nel mezzo

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Fig. 18 - Torino nel

1715, La mappa è

poco indicativa della

realtà, ed è piuttosto

un vista ideale senza

pretese di assomigliare

alla forma reale della

città. Completamente

sbagliata la posizione

di Piazza San Carlo e

Piazza Carlina. E'

curiosa la scelta di

raffigurare la città

vista dalla parte della

Dora.

Fig. 17 - La pianta è datata 1700 ed eseguita da Matth-Seutte, acquerellata ed arricchita

da una vista prospettica della città con i suoi campanili e le torri tra cui spicca la Torre

Civica. Piazza Carlina è rettangolare e stranamente sono rappresentati gli edifici del terzo

ampliamento (approvato proprio quell'anno) che saranno costruiti molto tempo dopo.

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schema ortogonale della città allo scopo di congiungere direttamente Palazzo Madama ora centro

della città e non più Porta a ridosso delle mura alla Nuova Porta del Po, la via venne battezzata Via di

Po.

I confini della

nuova area

correvano da Via

Accademia delle

Scienze a Via San

Francesco da

Paola, quindi

toccavano le

attuali Piazza

Cavour, via Maria

Vittoria, Piazza

Vittorio Veneto,

congiungendosi

infine con i

Giardini Reali.

La piazza

principale della

nuova estensione

torinese venne

intitolata a Carlo

Emanuele II.

Il progetto

dell'ampliamento orientale, messo a punto da Amedeo di Castellamonte, succeduto al padre Carlo

nella carica di architetto ducale, si atteneva al criterio di uniformità delle facciate che aveva

caratterizzato già l'ampliamento meridionale.

Nell'editto di Maria Giovanna Battista Savoia-Nemours del 16 dicembre 1675 si affermava infatti «che

le fabriche che saranno fatte, o si faranno da una parte e dall'altra della strada che và dalla piazza

Castello alla Porta di Pò, e sopra detta Piazza, e la Carlina, dovranno essere tutte di un'altezza

uniforme con li Portici, e ornamento, che saranno da Noi prescritti».

Amedeo di Castellamonte aveva previsto in un primo tempo come polo principale del nuovo

ingrandimento una piazza Carlina di forma ottagonale porticata, compresa tra i prolungamenti delle

attuali via Giolitti e via Maria Vittoria.

Motivazioni economiche indussero la reggente ad abbandonare ben presto il progetto, optando per

l'idea formulata da Michelangelo Garove di una piazza di forma quadrata, collocata a nord rispetto

alla soluzione precedente, attraversata dall'attuale via Maria Vittoria: la piazza perdeva così il

carattere magniloquente di spazio chiuso della place royale per cedere il passo agli interessi di

economici.

Piazza Reale (oggi piazza San Carlo) nel 1682 - la piazza vista guardando verso Porta

Nuova, si vedono le chiesette gemelle di di Santa Cristina e di San Carlo e non

(ovviamente) il celebre Caval d’Bruns

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Fig. 19 - Torino

nel 1790. La mappa

realizzata da

IGNAZIO AMEDEO

GALLETTI è una

specie di catasto

illustrato dove ogni

casa ed ogni

edificio ha un

numero che lo

associa al

proprietario.

Fig. 20 - Torino nel 1710 - Malgrado l'area cittadina sia completamente edificata ci sono notevoli aree

verdi nei cortili e negli spazi racchiusi dai palazzi nei due ampliamenti di Borgo Po e di Borgo Nuovo,

segno della lungimiranza e sensibilità dei duchi di Savoia e dei loro architetti. solo il vecchio

quadrilatero romano ne è privo. La sensibilità al verde è testimoniata anche dai giardini reali che

mostrano uno schema tipicamente settecentesco.

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Gli effetti sono immediatamente visibili: la bellissima vista a volo di uccello acquerellata della città di

Thomas Borgonius del 1682 (fig. 12) mostra una città non più una pianta quadrilatera romana ma

moderna, a forma di mandorla, con il secondo ampliamento che si protende verso il Po ancora un po'

arioso, occupato essenzialmente da da conventi ed orti, poi arriveranno Palazzo Carignano e piazza

Carlina.

Nel 1684 salì al trono Vittorio Amedeo II. La crisi economica e l'incertezza politica, dovuta ai conflitti

sempre latenti tra Francia e Spagna, caratterizzarono i primi anni del suo regno.

Nel 1700 dalla carta di Mattheus Seutte (fig.17) si evince che la trasformazione è già compiuta, sono

scomparsi i conventi e nasce piazza Carlina con Palazzo Carignano e le Scuderie Reali sui due lati

opposti.

Sulla collina, oltre il Po in proseguimento di via Po compare la Villa della Madama Reale con la sua

vigna ad anfiteatro.

Torino agli inizi del Settecento - Il terzo ampliamento e l'assedio del 1706

Il 14 novembre 1700 il Consiglio Generale della Città riferiva la richiesta del duca «di qualche soma

per la spesa del novo ingrandimento della stessa Città dalla parte di Porta Susina». Stremata dalle

continue richieste di denaro la città prendeva tempo, chiedeva «che si formi un topo, o' sij figura di

detti siti col disegno del nuovo ingrandimento».

I lavori per l'allargamento delle fortificazioni nella zona occidentale iniziarono due anni dopo, sotto la

direzione di

Michelangelo

Garove, e dalle

piante dell'assedio

del 1706 esse

risultano ultimate,

mentre la zona è

ancora priva di

fabbricati e

destinata alle

manovre militari,

separata dalla città

dalla presenza

delle vecchie mura.

Ma siamo oramai

prossimi al fatidico

1706, Torino stà

per subire il

drammatico

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Fig. 21 - La disposizione dei Palazzi del Potere Ducale e degli Uffici Governativi e Militari era

particolarmente curata ed accentrata nella area di Piazza Castello e Via Po. Da notare che, grazie alle

Gallerie sopraelevate di collegamento era praticamente possibile passare da un palazzo all'altro senza

mai uscire all'aperto e quindi in massima segretezza e discrezione.

Fig. 22 - Torino nel 1782. Dal 1706 la città non si espande più e le mura vanno strette. Nonstante ciò c'è

ancora spazio per giardini e spazi verdi sfruttando i cortili interni. Dolo le tre espansioni a Sud, Est ed

Ovest solo il lato Nord è ancora coincidente con l'antica traccia romana.,

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assedio delle truppe francesi.

Le mappe della città realizzate nel 1706 sono numerose, ovviamente per motivi militari e storici,

Opere di fortificazione vengono aggiunte sia verso il Po arrivando ad inglobare anche il ponte sul Po e

il Borgo Po (sede dell'Arsenale) che verso la Francia con baluardi aggiiuntivi a proteggere Porta

Susina, ed anche verso il Nord, fortificando ma non inglobando il Borgo del Balon.

Torino dopo l'assedio e fino all'arrivo di Napoleone (1707-1798)

A guerra finita e vinta, edificata la Basilica di Superga come voto per la vittoria, la vita a Torino

riprende il suo corso.

Il Trattato di Utrecht nel 1713 trasformò il Ducato in Regno e assegnò ai nuovi re anche il dominio

della Sicilia, pochi mesi dopo sostituita con la Sardegna: nasceva così quel Regno di Sardegna che

tanta parte avrebbe avuto nella storia d'Italia. La capitale del nuovo Regno fu trasformata dal nuovo

ambizioso re sotto la sapiente regia di Filippo Juvarra, uno dei maestri del Barocco italiano.

La progettazione dei Quartieri Militari di San Celso e San Daniele fu' la prima opera a cui si dedicò

Filippo Juvarra, architetto regio dal 1714, che definì negli anni del soggiorno torinese tutto

l'ampliamento occidentale.

L'ampliamento di Michelangelo Garove viene inglobato nella cinta muraria e riempito di edifici.

L'intervento si fondeva con il più vasto progetto di ristrutturazione che per tutto il Settecento

coinvolse la città vecchia, in particolare la rettifica della Contrada di Porta Palazzo (attuale via Milano),

con la definizione di un più dignitoso accesso alla città da settentrione nel 1729.

Nel 1719 la guerra è finalmente finita, le mura e le opere militari di un decennio prima sono in gran

parte inutili. Si inizia ad immaginare una città diversa e nei progetti compaiono proposte che

vedranno la luce solo un secolo dopo.

Juvara è un maestro e immagina un grande giardino che nasce sull'area di Porta Nuova, una nuova ed

enorme Piazza d'Armi (sull'area che sarà poi la Crocetta) e grandi viali alberati che corrono attorno

alle mura tracciando i grandi corsi di Torino, corso Regina, corso San Maurizio,

Una enorme piazza viene tracciata in corrispondenza delle Porte Palatine (la futura Porta Palazzo).

Saranno i francesi quasi un secolo dopo a realizzare queste opere.

L'unica a nascere davvero è Piazza Savoia, ma le mura restano le stesse e scompaiono solo le

fortificazioni di Borgo Po e del Balon.

Anche se molti sogni e visioni future del Juvara rimasero sulla carta l'architetto siciliano firmò alcuni

dei capolavori dell'architettura torinese: la nuova facciata di Palazzo Madama, i Quartieri Militari, la

Basilica di Superga, voluta dal Re per rispettare il voto fatto alla Vergine, le chiese di S. Filippo Neri e

del Carmine, la splendida palazzina di caccia di Stupinigi, insuperato capolavoro del Barocco europeo.

L'ampliamento juvarriano dei Quartieri Militari che aveva disegnato il proseguimento della Contrada

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Fig. 24 - Torino nell'anno 1800 nella mappa di Stockdale. Il Borgo del Balon risulta difeso da

bastioni come pure il ponte sul Po e il Borgo Po oltrefiume. E' la massima espansione della cinta

muararia che di li a pochi anni sarà abbattuta dai francesi consentendo alla città di espandersi dopo

oltre un secolo in cui le mura sono state il suo confine, la sua difesa ma anche il suo limite.

Fig. 23 - Bernardo

Bellotto (detto il

Canaletto) - 1745 - Lavori

sulle mura della città dal

lato Corso Regina

Page 22: Storia dell'Evoluzione Urbanistica di Torino

22

di Dora Grossa di larghezza maggiore rispetto al tratto dell'antico decumanus, con isolati uniformi,

venne esteso come modello per il dirizzamento della contrada con "Editto di S.M. per il drizzamento

della Contrada detta di Doragrossa della Metropoli di Torino" emesso dai Vittorio Amedeo II il l 27

giugno 1736

Via Dora Grossa, l'antico Decumano romano, oggi Via Garibaldi, viene retttificata, allargata, abbellita

e scompaiono le bottegucce, le baracche e gli ampliamenti abusivi eretti nei secoli e che l'avevano

ridotta a un tortuoso, buio, maleodorante budello.

L'editto è modernissimo nel concetto, si vuole creare una via commerciale e mercantile bella e

piacevole (quasi quasi si invidia la lungimiranza di allora, quando 400 anni dopo vollero trasformare

via Garibaldi in isola pedonale ci fu una mobilitazione dei negozianti ed una mezza rivoluzione perchè

si temeva di perdere in affari).

L'intervento si fondeva con il più vasto progetto di ristrutturazione che per tutto il Settecento

coinvolse la città vecchia, in particolare la rettifica della Contrada di Porta Palazzo (attuale via Milano),

con la definizione di un più dignitoso accesso alla città da settentrione nel 1729 per favore il passeggio

e gli acquisti ci fu' quasi una rivoluzione. Ma vediamo le parole del Principe:

"Se ad ogni Città è cosa sconvenevole assai, che si veggano anguste, e storte le principali contrade, ed

ancor più se fornite sieno di case in gran parte meschine, o vecchie, e rovinose; ciò maggiormente

disdice ad una Metropoli, massime quando coteste strade sono altresì incommode al pubblico, ed al

commerzio medesimo, quindi è, che in un tale stato essendo purtroppo quella di questa nostra

Torino nel 1770 - Via Dora Grossa rinnovata

Page 23: Storia dell'Evoluzione Urbanistica di Torino

23

Fig. 26 - Torino

nell'anno 9 della

Repubblica (quindi il

1808). Le mura sono

scomparse (forse

persino troppo

ottimisticamente

dato che a Nord

ricompaiono alcuni

anni dopo, vedi fig.

27)

Curiosi i nomi

imposti ai luoghi

noti, Piazza Carlina

è Place de la

Libertè, Piazza San

Carlo è Piazza

d'Armi, Piazza

Vittorio non ancora

circondata dai palazzi ma solo tracciata è Piazza dell'Eridano, Piazza Savoia è Piazza di Francia,

Piazza Duomo è Piazza del Mercato, l'abbozzo di Porta Palazzo è Piazza d'Italia e la Piazzetta Reale è

Piazza Nazionale.

Fig. 25 - Torino Napoleonica - la Mappa riporta i nomi francesi dei luoghi. Piazza Castello è diventata

Place Imperial e Piazza San Carlo Place Napoleon. Nascono i viali alberati sui bastioni ma le mura sono

ancora presenti

Page 24: Storia dell'Evoluzione Urbanistica di Torino

24

Capitale, che chiamasi di Doragrossa, allorchè l'altre eziandio men esposte, perché dal centro della

città più remote, sono in così bella architettura ordinate, si è accresciuto in noi il desiderio, il qual

ebbimo sempre, di vederla in un aspetto più dicevole, ed in corrispondenza di quella, nella quale

termina questa stessa contrada verso l'ingrandimento di porta Susina, non solamente per decoro ed

ornamento, ma ancora per commodo pubblico, e di que' negozianti primarj, che ivi, come in miglior

sito, si sono introdotti e stabiliti, mancando loro ormai quell'ampiezza proporzionata di fondachi, e di

abitazioni, che all'esigenza de' loro traffichi sono opportuni, e necessarj».

dalle parole del sovrano emerge chiaramente, oltre all'esigenza di decoro, la connotazione

commerciale precisa della via

«destinata per li negozianti, e mercatanti più riguardevoli, cioè d'oro, d'argento, di seta, di panno, di

tele, et altri di simile condizione».

Le mura però servono ancora e nel 1761 la cinta muraria è di nuovo fortificata, torna ad essere

nuovamente protetto Borgo Po, oramai ben cinque ordini di bastioni e spalti circondano la città che

assume una forma stellata che manterrà inalterata fino alla fine del secolo.

La parentesi Repubblicana (1798-1814)

L'8 dicembre 1798, dopo un conflitto durato alcuni anni, Carlo Emanuele IV di Savoia, alleato

dell'impero asburgico, in contrapposizione alla Francia del Direttorio, sconfitto lasciò Torino per

ritirarsi in Sardegna dopo aver rinunciato ai suoi diritti sul Piemonte e la Savoia.

In piazza Castello fu innalzato l'albero della libertà, il consiglio decurionale fu sciolto e sostituito da

una municipalità di tipo francese con a capo un maire.

Nel 1802 il Piemonte fu annesso alla Francia e Torino divenne una delle 25 principali città della

Repubblica francese. L'annessione comportò l'adozione dell'organizzazione politico-amministrativa

francese e il riordino delle finanze pubbliche.

La Torino francese vede cambiare i nomi delle sue piazze e vie: Piazza Castelllo diventa Place

Imperiale, Piazza San Carlo battezzata Place Napoleon, e Piazza delle Erbe si trasforma in Place de

l'Hotel de Ville.

La parentesi napoleonica durata 14 anni fa' scomparire la secolare cinta muraria, sull'area

sgomberata nascono fitti viali di ippocastani, boschetti e giardini.

Nascono lungo la linea dei bastioni nord quelli che diventeranno in seguito corso Regina e corso San

Maurizio.

Napoleone visitò più volte la città e nel dicembre del 1807 firmò, durante una delle sue visite, il

decreto che autorizzò la municipalità ad erigere, a sue spese, un nuovo ponte sul Po in sostituzione di

quello di legno.

Come contributo all'opera la municipalità ebbe la possibilità di utilizzare i materiali ricavati dalla

demolizione delle porte ed il lavoro di prigionieri di guerra spagnoli. Per ironia della sorte il nuovo

Page 25: Storia dell'Evoluzione Urbanistica di Torino

25

Fig. 27 - Torino nel 1833. Le aree di Piazza Vittorio e di Borgo Vanchiglia sono delimitate ma non

edificate. Piazza Carlo Filiberto (oggi Piazza della Repubblica) è tracciata cosi come corso Regina

Margherita e corso San Maurizio. A nord e a sud restano tracce dei bastioni come lungo l'attuale Via

Andrea Doria e via Plana (sull'area dell'attuale aiuola Bailbo). Corso Vittorio Emanuele c'è ma senza

case e San Salvario previsto ma non esiste. A Porta Nuova c'è il Giardino del Re e la Piazza d'Armi.

Fig. 28 - Mappa di Torino con gli ampliamenti previsti nel 1828 e nel 1840, compaiono le aree di

Piazza Vittorio, Borgo Vanchiglia, le case lungo corso Vittorio Emanuele dal lato sinistro andando verso

Po e il primo tratto di Corso Giulio Cesare dopo Porta Palazzo verso Milano.

Page 26: Storia dell'Evoluzione Urbanistica di Torino

26

ponte a cinque arcate, che esiste tuttora, venne inaugurato da Vittorio Emanuele I al suo rientro in

città nel 1814.

La trasformazione urbanistica imposta dai Francesi comportò l'abbattimento dell'antica galleria che,

in piazza Castello, univa il Palazzo delle Segreterie a Palazzo Madama.

Ritornano i Savoia e nasce il Regno di Italia (1814-1864)

Il Congresso di Vienna nel 1814 restituì

Torino e il Piemonte ai Savoia e con il

ritorno di Vittorio Emanuele I la città

ritrovò il suo status di capitale.

Per salutare la Restaurazion dell'antico

regime il re fece costruire la chiesa della

Gran Madre di Dio, sull'altro lato del Po,

di fronte all'odierna piazza Vittorio

Veneto.

Nella mappa del 1816 l'opera urbanistica

dei francesi è evidentissima, rimangono

poche tracce dei bastioni, la sola

Cittadella resistette alla opera

rinnovatrice della Rivoluzione.

Dal 1817 al 1865 la citta ritorna ad

espandersi su tutti i lati, raggiungendo il

Po e la Dora, e nasce l'attuale Corso

Vittorio che termina con il ponte

napoleonico che per la prima volta si

affianca all'unico ponte fino ad allora

esistente, quello di via Po che porta alla

sponda est di Borgo Po e alla chiesa della

Gran Madre di Dio.

Nel 1828 viene progettata Piazza Vittorio e pianificata l'espansione di Borgo Vanchiglia,

l'ampliamento da Porta Nuova verso il Po e l'espansione verso il fiume Dora,

E' nata la grande piazza che sarà Porta Palazzo, ora Piazza Emanuele Filiberto, e Porta Nuova ha una

grande Piazza detta Piazza del Re e la via che partendo da questa piazza-giardino porta al Po su cui si

inizia ad affacciare i primi palazzi (ma ci soino ancora molte aree libere) si chiama Strada del Re (oggi

corso Vittorio Emanuele).

Nella mappa del 1834 queste zone risultano già edificate.

Il volto di Torino inzia ad assomigliare alla città che oggi vediamo, resta come ultimo segno dei tempi

Page 27: Storia dell'Evoluzione Urbanistica di Torino

27

Fig. 29 - Torino nel 1836. La citta è in piena espansione e le vecchie mura sono quasi scomparse Prende

forma Borgo Vanchiglia e qualche palazzo sorge lungo Corso Vittorio Emanuele e a San Salvario.

Fig. 30 - Torino nel 1840 con segnate le zone di espansione a partire dal 1800. I bastioni Sud sono già

scomparsi mentre quelli Nord resistono.

Page 28: Storia dell'Evoluzione Urbanistica di Torino

28

passati la Cittadella, ma la mappa del 1857 ci mostra il primo attacco edilizio che ne erode la prima

parte, con la nascita di quella che oggi è via Cernaia.

L'espansione vero il Po ha fatto nascere Borgo Nuovo ma è nato anche un ulteriore Borgo alla destra

della Strada del re, San Salvario. Intanto il Progresso ha portato in città la ferrovia e sulla Piazza del Re

ora Piazza Carlo Felice nasce e si affaccia la stazione ferroviaria di Porta Nuova.

Torino a cavallo del secolo fino alla Prima Guerra Mondiale (1864-

1918)

La Cittadella scompare velocemente e senza

ripensamenti. Nella mappa del 1867 di Rabino qui a

fianco via Cernaia ha mangiato il lato nord.

In quella dopo del 1869 è sparito anche il lato Est.

Nella terza qui a fianco riportata datata 1874 anche il

lato Ovest se ne va’ .

Resta il Mastio che ha resistito fino ad oggi.

Nel 1884 l'Esposizione Generale, al Valentino, costituì

l'occasione per far risvegliare la città dal torpore in cui

era caduta: fu costruito il Borgo Medioevale e fu

risistemato il Parco del Valentino. Nel 1897, in seguito

alla grave crisi economico-finanziaria dei governi

Crispi, entrarono nel Consiglio comunale torinese i

socialisti. Fu una novità importante: il Comune ebbe

una parte di primo piano nella trasformazione dell'ex

capitale in città industriale.

L'amministrazione locale di quegli anni fu impegnata

nel miglioramento dei collegamenti ferroviari,

dell'istruzione, dell'assistenza sociale. In quegli anni

nasceva anche l'industria automobilistica: la FIAT

sorgeva sulla tradizione del piccolo artigianato

piemontese, ma con forti spinte innovative, grazie alle

intuizioni di Giovanni Agnelli. Accanto alla FIAT

nacquero anche la Lancia e l'Itala. La

municipalizzazione dei trasporti urbani e la

statalizzazione delle ferrovie contribuirono alla

nascita di un'industria meccanica torinese.

Con il 1888 e il secolo che sta per finire la città oramai

ha raggiunto un livello di espansione che l'ha portata

oltre i naturali confini, nasce la Barriera di Milano

oltre il fiume Dora, viene edificato il Cimitero Centrale

18671867

18691869

18741874

Page 29: Storia dell'Evoluzione Urbanistica di Torino

29

Fig. 31 - Torino nel 1842. Mappa di G.B. Maggi - Una delle ultime a riportare la Cittadella, nella

mappa di figura 33 di quindici anni dopo la Cittadella è scomparsa e al suo posto sorgono i

quartieri militari e la Piazza d'Armi

Fig. 32 - Torino nel 1846. Praticamente identica alla precedente ma si nota in alto a sinistra, dopo il

rondò della Forca il complesso religioso di Maria Ausiliatrice. Intanto qualche casa sorge tra Piazza della

Repubblica ed il Borgo del Balon

Page 30: Storia dell'Evoluzione Urbanistica di Torino

30

verso Regio Parco, nasce la Barriera di Nizza oltre il Valentino verso il Lingotto.

L'ultimo "sfregio" alla antica pianta di Torino data in quegli anni, viene tracciata obliquamente via

Pietro Micca che congiunge Piazza Castello con piazza Solferino abbattendo e tagliando ogni edificio

lungo il suo percorso.

I ponti sul Po ora sono cinque, non cambieranno più.

Torino divenne, al tramonto del secolo, il primo centro italiano in cui si sviluppò la nuova arte: il

cinema. Qui furono infatti prodotti i primi film italiani e, nei primi vent'anni del Novecento, il cinema

fu una risorsa di grande importanza. Il cinema a Torino coincise infatti con il primo divismo (tra le star

lanciate Lydia De Robertis, Maria Jacobini, Lydia Quaranta; tra i film prodotti quelli tratti da Gabriele

D'Annunzio) e i primi film di grande successo nazionale e internazionale.

La nuova città industriale attraeva popolazione dalle campagne e, nei primi anni del secolo cresceva al

1923 - mappa dell’IGM dell’area urbana Torinese — da notare lo Stadio

sull’area dell’attuale Politecnico, l’ippodromo e l’areoscalo doganale a

Mirafiori , l’enorme complesso dello scalo ferroviario e le Officne FIAT del

Lingotto. La città finiva all’altezza della Piazza d’Armi, più o meno in

corrispondenza di Largo Orbassano.

Page 31: Storia dell'Evoluzione Urbanistica di Torino

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Fig. 34 - Torino nel 1888.

L'espansione continua a Sud con

la Barriera di Nizza e si

costruisce lungo corso Francia e

Corso Regina Margherita. Nasce

anche il borgo Oltre Po di corso

Casale.

Fig. 33 - Torino nel

1857. Mappa di

Ronchi Editore. La

Cittadella è solo più

una linea

ttatteggiata, Torino

a nord si è spinta

oltre il fiume Dora

con il Borgo Aurora.

Nasce in alto a

destra il Cimitero

Monumentale con il

parco e quattro

campi.

Page 32: Storia dell'Evoluzione Urbanistica di Torino

32

ritmo di 9.000 persone l'anno. Vennero realizzati quartieri operai, fu estesa la rete viaria, furono

avviati corsi di formazione professionale. La prima guerra mondiale sorprese una Torino in pieno

sviluppo e causò prima una depressione e quindi una ripresa economica. Ma gli unici settori che

trovarono reale vantaggio alla fine della guerra furono il siderurgico e l'automobilistico.

Dal Fascismo alla Repubblica (1919-1945)

Siamo arrivati oramai alla storia recente.

Gli anni che portarono al fascismo furono anche per Torino anni di crisi sociali: le agitazioni operaie

erano seguite dalle repressioni. Nel 1919 furono fondati i Fasci torinesi, nel 1922 fu bruciata la sede di

Ordine Nuovo la rivista diretta da Antonio Gramsci; poco dopo Mussolini prendeva il potere e a

Torino, a dicembre del 1922, ci fu un ulteriore violento scontro tra fascisti e operai, che terminò con

una caccia all'uomo nei quartieri di Nizza e S. Paolo. Durante il fascismo Torino continuò la sua

espansione industriale e accolse immigrati veneti e meridionali. La politica coloniale del regime favorì

lo sviluppo della FIAT, che seppe così superare la depressione causata dal crollo di Wall Street.

Nacquero, in questi anni, la moda, dalla tradizione delle "sartine" torinesi, e, soprattutto, la radio

italiana, che da Torino trasmetteva i suoi programmi. Allo scoppio della seconda guerra mondiale

l'industria torinese si convertì in industria bellica e scoprì il lavoro femminile. I bombardamenti del

1942 causarono una drastica riduzione della produzione; la riduzione del potere d'acquisto degli

operai causò, nel 1943, una rivolta. A settembre dello stesso anno ci fu l'occupazione tedesca. La crisi

del regime e l'occupazione nazista spinsero molti giovani verso le montagne, per la Resistenza. Il 18

aprile 1945 un grande sciopero paralizzò la città, il 26 aprile i partigiani iniziarono la liberazione di

Torino, conclusasi il 30. Il 3 maggio gli Alleati entravano in una città già liberata.

Dal Dopoguerra al Terzo Millennio (1946-2010)

I primi anni del dopoguerra furono drammatici: patrimonio edilizio e fabbriche erano duramente

danneggiati. Il Comune divenne costruttore realizzando, primo in Italia, nuove case popolari. La FIAT

divenne un vero e proprio centro di potere con cui la città fu costretta a confrontarsi sin dai primi

anni '50: la presenza del gigante dell'automobile aveva su Torino grandi ricadute di reddito e

ricchezza, ma determinò anche conflitti che solo negli anni seguenti avrebbero trovato soluzione.

Negli anni '50, grazie al potente richiamo della FIAT si verificò una nuova ondata di immigrazione, sia

dalle altre regioni settentrionali (soprattutto Veneto) che dal Meridione.

La presenza degli immigrati meridionali determinò una serie di drammatici problemi, dall'abitazione

ai servizi, a cui Torino era impreparata. Nel giro di un decennio Torino si trovò ad essere la terza città

italiana meridionale, subito dopo Napoli e Palermo; l'arrivo disordinato e incontrollato dei nuovi

residenti causò a lungo conflitti di mentalità e cultura, che la città ha superato nei decenni successivi,

solo con grande difficoltà. Nel 1961, anno del centenario dell'unità, Torino era una città

irriconoscibile. L'antica capitale dei Savoia superava il milione di abitanti, era uno dei maggiori poli

d'attrazione industriale d'Italia ed era una vera metropoli economica. Gli anni '60 non sarebbero però

Page 33: Storia dell'Evoluzione Urbanistica di Torino

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ig. 35, 36 e 37 - Evoluzione urbana di Torino dal

1865 fino al 1970. Ogni mappa riporta due diversi

stadi di sviluppo.

L'espansione è relativamente regolare, fermata

solo ad Est dalla collina, la città comunque si

allunga sull’asse da Nord a Sud, meno lungo l'asse

di Corso Francia.

Page 34: Storia dell'Evoluzione Urbanistica di Torino

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stati facili. Al boom economico seguirono infatti tensioni sociali che sfociarono nelle proteste

sessantottine e nell'autunno caldo degli operai.

All'inizio degli anni '70 i sindacati, che avevano ottenuto dopo l'autunno caldo importanti vittorie

contrattuali, si trovavano ad avere posizioni di grande forza nelle fabbriche: nel 1972 l'occupazione di

Mirafiori spinse la Confindustria ad accettare le richieste dei sindacati.

Nel 1975 salì per la prima volta al potere una Giunta di sinistra, contemporaneamente la crisi

petrolifera costrinse la FIAT alle prime cassa integrazioni. Gli anni di piombo costarono a Torino

numerose vittime, tra queste, oltre a dirigenti e operai FIAT, Carlo Casalegno, vicedirettore de La

Stampa. La crisi economica degli anni '70 ebbe il punto di svolta con la marcia dei 40.000 che

chiedeva a gran voce la riapertura dei cancelli di Mirafiori, paralizzati da 35 giorni di sciopero.

Gli anni '80 e '90, in cui si sono avvicendate giunte di sinistra, pentapartitiche e di centro-sinistra,

sono stati anni di pacificazione sociale: ai conflitti degli anni '70 ha fatto seguito la ripresa della FIAT,

arrivata negli anni '80 a utili record grazie anche al lancio di nuovi modelli. Il volto di Torino è

ulteriormente cambiato: i processi di ristrutturazione industriale hanno ridimensionato l'impiego

nelle industrie a favore del terziario. Le dimensioni delle imprese sono diminuite, la ricerca, i servizi

alle imprese, la finanza e la cultura sono i settori in cui Torino sta cercando nuove opportunità di

crescita. La popolazione è diminuita: il censimento del 1991 segnala che i torinesi sono oggi meno di

un milione.

Il fitto tessuto industriale urbano è oramai scomparso, si sono liberate immense aree nella città, gli

Stabilimenti Venchi-Unica di corso Francia, le officine Grandi Motori FIAT di corso Vercelli, l'Iveco di

Via Cigna, le Ferriere FIAT di corso Mortara, lo storico stabilimento del Lingotto, le Officine Grandi

Riparazioni delle Ferrovie dello Stato, gli stabilimenti Lancia.

Con le fabbriche sono scomparse anche le centinaia di piccole officine (le boite) che erano il loro

indotto e la destinazione abitativa e la vita di interi quartieri che ruotava intorno alle grandi fabbriche

vicine.

Anche gli edifici pubblici come il Carcere Giudiziario delle Nuove e tanti edifici militari come le molte

caserme sono scomparsi, lasciando o gusci vuoti e ruderi oppure nuovi spazi da inventare e

organizzare.

Intanto nel Terzo Millenio nasce finalmente la linea Metropolitana sotterranea, in centro viene chiuso

al traffico, si ampliano le zone pedonali, la Stazione di Porta Nuova viene arretrata e resta solo come

terminal regionale.

Il volto di Torino del terzo Millennio sarà caratterizzato dalla Spina, l'area che attraversa la città

sull'asse Nord Sud ottenuta dall'interramento del passante ferroviario.

Da Largo Orbassano fino a corso Grosseto e l'autostrada per Caselle nasce una larghissima arteria di

scorrimento a otto corsie. L'area delle stazioni di Porta Susa e Stazione Dora anch'esse interrate

vedranno nascere zone commerciali nuove. Il primo grattacielo moderno sorgerà proprio accanto alla

vecchia stazione di Porta Susa per il gruppo Bancario Intesa/San Paolo su progetto di Giorgio Piana e

sarà di pochi metri inferiore alla Mole Antonelliana solo per rispetto al simbolo cittadino.

Page 35: Storia dell'Evoluzione Urbanistica di Torino

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Fig. 41 e 42 - Sull'area liberata dalla stazione

di Porta Susa nascerà il grattacielo del Gruppo

Intesa/San Paolo disegnato da Giorgio Piana.

Molte polemiche per questo moderno palazzo

che sarà di solo un metro inferiore alla Mole

Antonelliana. Qui sotto un confronto tra la

Mole e alcuni dei più alti palazzi di Torino

Fig. 38, 39 e 40 - Il Passante Ferroviario sta cambiando

il volto di Torino. L'interramento della linea ferroviaria

che attraversava la città dividendola in due con le

stazioni a livello sotterraneo crea in superfice una

magnifica direrttrice di traffico da Nord a Sud, da

Largo Orbassano fino all'imbocco della tangenziale nord

e alla superstrada per l'aeroporto di Caselle,