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STIAVA (LA GULFA) 24-02-2019 "45° Trofeo Avis Stiava" E siamo di nuovo al Villaggio della Gulfa di Montramito, in quel di Stiava, nel comune di Massarosa. Un anno ancora è passato e for- se troppo in fretta, ma è piacevole ritornare in questo territorio, dove peraltro si corre anche la Marcia dei tre Ver- santi di Corsanico. Bel- lissimo ambiente colli- nare, fra argentei uliveti e verdi boschi, da cui è possibile gustare ameni panorami, affacciandoci dalle colline, che circondano il paese di Stiava, sul nostro litorale versi- liese. Oggi, col patro- cinio del Comune di Massarosa, è il locale gruppo podistico della sezione locale Avis ad organizzare questa marcia. Il raduno, come già detto, è fissato presso gli stand della Gulfa, località forse no- ta ai più per le note "Sagra della polenta con i funghi" in Luglio e la "Festa del pesce", che si tiene in Agosto. Un tempo quelle sagre si svolgevano in prossimità di Montramito, ma dopo enormi sacrifici burocratici ed economici si riuscì ad inaugurare il cosid- detto "Villaggio La Gul- fa". Un villaggio, cioè un assieme di stand e strutture polifunzionali, totalmente rinnovato al- le porte del paese di Stiava, sorto su terreni acquistati dal comune di Massarosa ai piedi del colle della Gulfa.

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STIAVA (LA GULFA) 24-02-2019 "45° Trofeo Avis Stiava"

E siamo di nuovo al Villaggio della Gulfa di Montramito, in quel di Stiava, nel comune di Massarosa. Un anno ancora è passato e for-se troppo in fretta, ma è piacevole ritornare in questo territorio, dove peraltro si corre anche la Marcia dei tre Ver-santi di Corsanico. Bel-lissimo ambiente colli-

nare, fra argentei uliveti e verdi boschi, da cui è possibile gustare ameni panorami, affacciandoci dalle colline, che circondano il paese di Stiava, sul nostro litorale versi-

liese. Oggi, col patro-cinio del Comune di Massarosa, è il locale gruppo podistico della sezione locale Avis ad organizzare questa marcia. Il raduno, come già detto, è fissato presso gli stand della Gulfa, località forse no-ta ai più per le note "Sagra della polenta

con i funghi" in Luglio e la "Festa del pesce", che si tiene in Agosto. Un tempo quelle sagre si svolgevano in prossimità di Montramito, ma dopo enormi sacrifici burocratici

ed economici si riuscì ad inaugurare il cosid-detto "Villaggio La Gul-fa". Un villaggio, cioè un assieme di stand e strutture polifunzionali, totalmente rinnovato al-le porte del paese di Stiava, sorto su terreni acquistati dal comune di Massarosa ai piedi del colle della Gulfa.

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Tali terreni furono dati in comodato all'AVIS donatori di sangue Stiava, che provvidero a costruire il complesso ed a renderlo fruibile per diversi ed importan-ti eventi durante l'anno. E sopratutto nelle sere d' estate dunque è pos-sibile trovare qui buon cibo, musica, ballo, in-trattenimenti, dibattiti politici, approfondimenti; basta soltanto aver voglia di passare insieme una bella serata al fresco, dopo una giornata di sole al mare della Versilia. Nel novero dunque dei vari eventi, stamattina i volontari Avis, per il nono ap-puntamento in calendario ha reso disponibili vari percorsi, che si estendono per 3-5-10-18 chilometri. Alla manifestazione, valevo-le per il Trofeo Podisti-co Lucchese, parteci-pano anche gli iscritti al Trofeo Tre Province, che invadono gli stand con i colori variopinti delle loro tute e con l'umorismo del loro ca-ratteristico accento... La marcia si snoda intersecando tre dei numerosi sentieri naturalistici, che il comune di Massarosa mette a disposizione nel suo splendido territorio per la gioia degli escursionisti o di chi voglia semplice-mente fare una passeggiata immerso nella natura. Un meraviglioso territorio, che con impazienza i podisti vogliono tornare a rivisitare, mentre aspettano vocianti sotto le tensostrutture, non di-sdegnando al bar un caldo caffè, per contra-stare la gelida aria mat-tutina, che fa presagire un tempo limpido e una giornata piena di soddi-sfazioni... Puntualmente all'orario previsto viene dato il via alla manife-stazione ed i podisti,

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uscendo dal pallone, cominciano ad incam-minarsi lungo la via Matteotti o di Stiava. Sotto le impressionanti arcate del viadotto stradale, che taglia il colle della Gulfa, il grande corteo, con grande confusione di gente che corre, che cammina, che si apo-

strofa, che si racconta le ultime novità, si immette sulla via Sarzanese, percorrendola con circospezione, nel traffico mattutino, fino a raggiungere il bivio per i paesi di Bar-gecchia e Corsanico. Da via delle Nazioni si stacca la via Emilia Nord, che la marcia segue per arrivare in qualche chilometro fin nel centro di Stiava.

Il nome di questa strada ovviamente ci porta alla mente che molti tratti di queste vie di comunicazione erano di origine romana e mediante queste, attra-verso percorsi pericolli-nari, si cercava di supe-rare le paludi, che si e-stendevano dal perime-tro pedemontano fino al mare, prima delle boni-

fiche. A questo proposito ricordiamo che in epoca romana la via Aurelia si interrom-peva a Pisa e riprendeva a Vado Ligure. Ed è interessante notare che per evitare il problema della viabilità, il gap fra i due porti veniva superato, molto onerosamente e faticosamente, via mare. Successivamente, sotto l' ordine di Giulio Cesare, fu trac-

ciata una sorta di scor-ciatoia tra Lucca e Luni, che oggi è riconosciuta come l' attuale Via Sar-zanese. Fu costruita in-torno al 56 a.C. dal fi-glio del censore Marco Emilio Scauro, da cui fu detta la " Via Aemilia Scaurii". Un tratto di que-sta già collegava Pisa

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con Lucca. Da quest' ultima città una via a nord raggiungeva Ca-maiore, la Francigena, ed un altra attraversava la Garfagnana, la via Clodia, per raggiungere anch' essa il porto di Luni. Spesso si trattava di strade di carattere provvisorio, non stan-dard come le consolari, che volevano superare difficoltà locali legate alla presenza di paludi, montagne e po-polazioni ostili. La via Emilia fu dunque realizzata in questa zona versiliese, per evitare il lito-rale ridotto praticamente ad un acquitrino e perciò impraticabile. Su di essa era più agevole spostare eser-citi e merci, prediligen-do il passaggio attra-verso le colline allora ritenute ben più sicure. Solo successivamente fu completata l'Aurelia, ma l'antico tracciato della via Emilia non è mai scomparso. E la strada che percorriamo verso Stia-va, proveniente da Pia-no di Conca, non è che una variante di questa via Emilia, atta a raggiungere il centro della cittadina stessa. Mi piace ricordare questi particolari, perché spesso ci imbat-tiamo con noncuranza e superficialità con "relitti storici", che hanno segnato invece profondamente i territori di quei tempi e di cui ancora oggi conserviamo molti tratti o-riginari. Dopo pochis-simi chilometri entriamo nel paese di Stiava, su-perando un ponte sulla Gora, chiamato Ponte Romano, nonché un vecchio frantoio posto a lato della via. Nel centro del paese, alla deviazione perdiamo i percorsi mi-nori. La 3 km e la 5 km

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rientrano rapidamente al capolinea, per la via principale di Stiava, che riporta a Montramito. Decidiamo ovviamente di percorrere il tratto maggiore di 18 km, ma subito optiamo per una breve deviazione non prevista dal percorso ufficiale. Ed infatti dopo il passaggio di fronte al-

la chiesa parrocchiale, decidiamo di visitare la splendida "Piazza dei lavatoi" una chicca da non perdere, ma non prevista dagli organizzatori. Per capire la loro importanza per l' economia del paese, ci si deve rifare all' inizio '900, quando sfruttando la presenza di un corso d' acqua discendente da Tre

Fontane, qui sul fosso che aveva un tempo nome "Stiavola", furono costruiti dei pubblici la-vatoi. Per lungo tempo furono efficienti lavan-derie a cielo aperto, quasi simbolo del pae-se, divenute una attività quasi industriale, che proseguì fino agli anni sessanta. Vi si lavava la biancheria, che arri-

vavano dalle abitazioni signorili e dagli alberghi viareggini. Molti di questi antichi lava-toi sono ancora esistenti e sono stati recentemente restaurati. In parte purtroppo so-no andati perduti, durante la riqualificazione della zona, di cui facevano parte anche le strutture dell' oleificio Sais, a causa di una necessaria espansione residenziale.

Dopo la piccola deviazione ci si perde in un dedalo di stradine, che ci riportano final-mente fuori paese, sul percorso ufficiale. Ed è di fronte alla Villa Bon-visi, poi Borbone, o meglio Palazzo per gli abitanti di Stiava, che qui si incontrano i con-trolli elettronici e si se-

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parano i percorsi mag-giori. La 10 km supera-ta la villa si avvia verso il colle di Campo Ro-mano, per poi tornare verso l'arrivo ai piedi della Gulfa. La 18 km invece prende a sini-stra, davanti al pozzo monumentale del Not-tolini adorno di marmi, che spicca sotto un alto platano. Il piccolo capolavoro di scultura ottocentesca, un po' in abbandono, è il se-gnavia, da cui decidiamo di intraprendere la via dei Gardini, poi di Conca Alta ed af-frontare in ultima l' erta via di Pino, che ci condurranno fino a Bargecchia. Su per la dura salita arranchiamo con fatica, quando il fresco del mattino si è ormai dileguato e men-tre un intenso calore si fa strada su per le no-tevoli pendenze delle "pareti della conca"... Il panorama è unico, col risveglio del sole sulla linea di costa, scopren-do i paduli e la città di Viareggio ai nostri pie-di, mentre lo sguardo si perde già sullo stupen-do orizzonte... E sotto di noi, in un anfiteatro naturale ricoperto di boschi ed uliveti, si stende l'intero paese di Stiava, racchiuso da ogni lato dalle sue colline, che lo proteggono dai venti freddi, regalandogli un clima mite, per il quale è possibile coltivare agrumi come arance e limoni, nonché l' ulivo, la vite ed altre colture come fiori, fragole, asparagi e frutta. Il nome del pae-se deriva probabilmen-te da “Tuguria Sclava” ovvero "Le capanne degli schiavi", nome da-to ad un agglomerato di casupole, forse una co-lonia penale, entro cui abitavano gli Slavi, condotti dai successori di Carlo Magno in Italia, come schiavi, per

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svolgere particolari la-vori nel territorio. Il pa-ese ha un'origine anti-chissima ed era forse dotato di un porticciolo per piccole imbarcazio-ni, del quale rimangono labili resti. Si pensa che sorgesse lungo la parte occidentale del paese, dove sono stati trovati anelli adatti a legare le

barche. E forse anche il campanile della chiesa di S. Maria Assunta, costruito sulla base di un’antica torre circolare di segnalazione, potrebbe essere stato il punto di approdo per le imbarcazioni, che solcavano un lago di origine marina. Attraverso questo ed il canale Stiavola, l’attuale Gora di Stiava, il paese era collegato al porto di

Viareggio e quindi ai traffici del mare aperto. La località ebbe origine dunque nella parte pedecollinare al disopra della chiesa, dove l’ antico abitato era costituito da edifici di origine principalmen-te rurale. Nel corso del tempo il paese si svi-luppa nei terreni ad o-vest abbandonati dal

lago nel suo lento ma progressivo ritiro, ma la cui presenza è rimasta nei toponimi dei luoghi. Questi terreni oggi sono divenuti agricoli ed in gran parte usati nelle colti-vazioni e vivai a serra. In epoca medievale, ritroviamo il paese sotto l'egemonia della famiglia pisana degli Orlandi, che dominava le terre oggi riconducibili al territorio co-

munale. Molte anche le case signorili, che sor-gono durante i secoli in questo luogo, dove il clima mite favorisce tranquillità e quiete, mentre la presenza di boschi rigogliosi con-sente di praticare la passione della caccia. E la fatica si fa più intensa, nell'ar-

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rampicarci per via Con-ca di Sopra, attraverso degli splendidi uliveti, ma con una pendenza incredibile. Meraviglio-so il panorama sulla valle sottostante. Con un ultimo strappo in-credibile sotto i primi abitati, finalmente con-quistiamo Bargecchia, dove a fianco del piaz-zale antistante la chiesa, dedicata a san Martino, ci aspetta un ottimo e gradito risto-ro. Ne approfittiamo per un piccolo riposo, che ci rianima sorseggiando un caldo bic-chiere di tè. Ora il percorso riprende su via delle Sezioni, quasi pianeggiante, in dire-zione di Corsanico. Ma non raggiungiamo il suo centro, perché una deviazione ci fa affrontare una salita, che in circa due chilo-metri ci porterà molto presto sui colli di Bar-gecchia. Da qui è pos-sibile osservare la torre del campanile, in pietra bianca, con la sua bella merlatura, che domina dalla collina il paesag-gio intorno. Il paese occupa il crinale occidentale della valle e se da un lato è un balcone sul mare, dall'altro, dal suo versante scosce-so, sovrasta la cittadina sottostante. Il suo nome sembra provenire da una radice germanica berg, che significa monte, confermando la presenza di popolazioni longo-barde su queste colline. Il primo nucleo abitativo della frazione si costituisce intorno ad un castello, sorto in una località, che ancora oggi ne conserva il no-me, "Castello" appunto, il quale offriva riparo e difesa a quelle prime abitazioni, che furono embrione della futura comunità. Fra le particolari-tà di Bargecchia sono da ricordare le famose

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campane, che con il lo-ro suono offrono ospita-lità ad alcune manife-stazioni, tra le quali al-cuni raduni nazionali di campanari. Le quattro campane, il cui suono tanto piaceva a Giaco-mo Puccini, che qui spesso veniva ad a-scoltarle, scamparono alla requisizione del

1943, a cui sarebbero state soggette per motivi bellici, proprio grazie a questa loro fama di essere state ispiratrici del grande compositore. Il tempo di qualche foto e riprendiamo per via del Colle, fino a ricongiungerci con la Via Panoramica. Una strada lunghissima e sterrata, che, snodandosi attraver-

so una vegetazione di pini, castagni e corbez-zoli, congiunge Bargec-chia con Panicale, at-traversando l'intero ar-co delle colline, che a nord riparano Stiava. In tutto quel tratto la vista è splendida sull' intero paese, ma più in là an-che sull' intera costa baciata dal sole di que-sta mattina di Febbraio.

Scendiamo al M. Pitoro, finalmente con un bel tratto in discesa, lambendo la caratte-ristica pieve medievale di Pieve a Elici, mentre dall' alto ci sovrasta spettacolare la chiesa di Montigiano col suo belvedere. E poi giù per gli sconfinati uliveti, lungo la via di Coli e Spezi, in vista ormai

dell'autostrada e, più lontano, del Lago di Massaciuccoli e dei numerosi canali di dre-naggio. Risaliamo il col-le di Campo Romano e qui lo spettacolo è rin-novato. All'interno del giardino di una villa tra-sformata in agriturismo, fa bella mostra di sé, uno stupendo ristoro,

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non secondo alla fanta-sia culinaria degli orga-nizzatori. Con un deli-zioso panino in una mano e nell'altra del rosso amabile, lunga e suggestiva è la pausa, a cui non può sottrarsi nessuno. Un' occasione per ammirare anche la splendida Villa Martelli-ni, oggi sede prestigio-sa di una locale azien-da agrituristica. La te-nuta, dalle probabili ori-gini romane, ospita al suo interno anche la vil-la Parravicino, entram-be costruzioni signorili del XVIII secolo. Nelle vicinanze sorge naturalmente an-che un frantoio tuttora funzionante, con la tra-dizionale tecnica di mo-litura con macine a pie-tra, nel quale vengono lavorate le olive raccol-te dai circa 9000 olivi della proprietà, che producono ogni anno dell’ ottimo olio extra-vergine d’oliva. E tra tanti uliveti una partico-larità: l' Ulivo Millenario, sulle pendici sopra il Marcaccio, detto anche dei "Trenta zoccoli, per indicare il nume-ro esagerato di contadini, che potevano salirvi sopra per scuotere le sue olive. E adesso ormai siamo sulla collina della Gulfa; ancora poco all'arrivo. La luce del mattino si fa accecante, ma la stanchezza ormai svanisce, appagati dal bel per-corso e dai panorami incantevoli di questo splendido mattino, in quel di Stiava... Graziano Giuliani 24-02-2019