Sommario IGNIS ARDENS S. Pio X e la sua terra€¦ · Zanini, gloria della parrocchia di Riese che...

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2 IGNIS ARDENS S. Pio X e la sua terra Pubbl. Bimestrale n. 4 Anno CV LUGLIO - AGOSTO 2009 Spedizione in abbonamento postale Gruppo IV Quota abbonamento annuo: Italia 25 sul c.c.p. n°13438312 Estero (via aerea) 40 Redazione - Amministrazione Via J. Monico, 1 31039 Riese Pio X (Treviso) Tel. 0423 483105 - Fax 0423 750177 Direttore Responsabile: Giovanni Bordin Autorizzazione del Tribunale di Treviso n°106 del 10 maggio 1954 Tipolitografia “ERREPI” s.a.s. di Berno Elena & C. Via Castellana, 50 31039 Riese Pio X (TV) Tel. 0423 746276 - Fax 0423 746663 IGNIS ARDENS IGNIS ARDENS Sommario Sommario ANCHE IN QUESTO NUMERO PARLIAMO DEL CAPPELLANO DI TOMBOLO PAG. 3 Conoscere Pio X SOLENNITÀ DI SAN PIO X 2009 PAG. 4 SAN PIO X E IL SANTO CURATO D’ARS PAG. 6 UN GENIALE STRATAGEMMA DEL CAPPELLANO DEI CAPPELLANI PAG. 7 DON GIUSEPPE A TOMBOLO COL PARROCO DON COSTANTINI PAG. 9 IL RAPPORTO AFFETTIVO CON LO “ZIO” PIO X PAG. 11 Cronaca parrocchiale 15 AGOSTO: FESTA DELL’ASSUNTA PAG. 13 21 AGOSTO: FESTA LITURGICA DI S. PIO X PAG. 13 60° DI PROFESSIONE RELIGIOSA DI SUOR RITA FANTIN PAG. 14 10° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI DON NARCISO FANTIN PAG. 15 IL CORO VOCI DI SPERANZAACCOLTO A RIESE PIO X PAG. 16 NOTIZIE DI PADRE RINO PAG. 17 ADELAIDE 15 LUGLIO 2009 PAG. 17 MONS. LINO ZANINI PAG. 18 ARCIVESCOVO E NUNZIO APOSTOLICO Benedizioni e Grazie PAG. 21 In Ricordo di... ANTONIO BORDIN, GUERRINA PASTRO, PAG. 21 GIULIANO CUSINATO Vita Parrocchiale PAG. 23

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    IGNIS ARDENSS. Pio X e la sua terra

    Pubbl. Bimestrale n. 4Anno CV

    LUGLIO - AGOSTO 2009

    Spedizione in abbonamento postaleGruppo IV

    Quota abbonamento annuo:Italia € 25

    sul c.c.p. n°13438312Estero (via aerea) € 40

    Redazione - AmministrazioneVia J. Monico, 1

    31039 Riese Pio X (Treviso)Tel. 0423 483105 - Fax 0423 750177

    Direttore Responsabile:Giovanni Bordin

    Autorizzazione delTribunale di Treviso n°106

    del 10 maggio 1954

    Tipolitografia “ERREPI” s.a.s.di Berno Elena & C.Via Castellana, 50

    31039 Riese Pio X (TV)Tel. 0423 746276 - Fax 0423 746663

    IGNIS ARDENSIGNIS ARDENS

    SommarioSommario

    ANCHE IN QUESTO NUMERO PARLIAMODEL CAPPELLANO DI TOMBOLO PAG. 3

    Conoscere Pio X

    SOLENNITÀ DI SAN PIO X 2009 PAG. 4

    SAN PIO X E IL SANTO CURATO D’ARS PAG. 6

    UN GENIALE STRATAGEMMADEL CAPPELLANO DEI CAPPELLANI PAG. 7

    DON GIUSEPPE A TOMBOLOCOL PARROCO DON COSTANTINI PAG. 9

    IL RAPPORTO AFFETTIVO CON LO “ZIO” PIO X PAG. 11

    Cronaca parrocchiale

    15 AGOSTO: FESTA DELL’ASSUNTA PAG. 13

    21 AGOSTO: FESTA LITURGICA DI S. PIO X PAG. 13

    60° DI PROFESSIONE RELIGIOSADI SUOR RITA FANTIN PAG. 14

    10° ANNIVERSARIO DELLA MORTEDI DON NARCISO FANTIN PAG. 15

    IL CORO “VOCI DI SPERANZA”ACCOLTO A RIESE PIO X PAG. 16

    NOTIZIE DI PADRE RINO PAG. 17

    ADELAIDE 15 LUGLIO 2009 PAG. 17

    MONS. LINO ZANINI PAG. 18ARCIVESCOVO E NUNZIO APOSTOLICO

    Benedizioni e Grazie PAG. 21

    In Ricordo di...

    ANTONIO BORDIN, GUERRINA PASTRO, PAG. 21GIULIANO CUSINATO

    Vita Parrocchiale PAG. 23

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    ANCHE IN QUESTO NUMERO PARLIAMODEL CAPPELLANO DI TOMBOLO

    IGNIS ARDENSIGNIS ARDENS

    Il contenuto di questo numero è prestodetto.

    Dopo aver ricordato quello che Riese havoluto fare ricorrendo quest’anno cento annidalla nascita di Mons. Giuseppe Liessi, inquesto numero vogliamo ricordare anche ilVescovo e il nunzio apostolico Mons. LinoZanini, gloria della parrocchia di Riese cheha servito il Papa e la Chiesa nel mondo pertanti anni, coetaneo di Mons. Liessi.

    Un articolo di Don Gianni Zamprognaricorda che anche per Mons. Zanini sonopassati cento anni dalla sua nascita, riesinolui pure, che ha dato lustro alla parrocchia inquesti ultimi anni con il Cardinal Monico eSan Pio X.

    Ignis di luglio - agosto riporta la cronacadella festa di San Pio X, presieduta quest’an-no dal nostro Vescovo diocesano, S.E. Mons.Andrea Bruno Mazzocato, che è venuto aRiese qualche giorno dopo la pubblicazionedella sua promozione ad Arcivescovo diUdine.

    Sorpresa e dispiacere perchè non resta piùnostro Vescovo sono i sentimenti che tuttiabbiamo provato e che ancora continuamen-te ci scambiamo.

    Ma in tutti c’è anche la umile accettazionedella volontà di Dio, come anche Lui hadimostrato, sull’esempio di San Pio X.

    L’omelia che il Vescovo ha fatto la seradella festa liturgica di San Pio X è stata rias-sunta e presentata da Mons. ArduinoBeltrame, suo compagno di seminario e diOrdinazione Sacerdotale, avvenuta proprioa Riese il 3 settembre 1972.

    È stata una omelia confidenziale, soffusa

    di tanta fede nel Signore e fiduciosa nellaprotezione di San Pio X.

    Ci siamo poi ripromessi quest’anno di par-lare di Don Giuseppe Sarto, cappellano diTombolo, dopo la sua OrdinazioneSacerdotale, avvenuta 150 anni fa aCastelfranco Veneto, come cappellano colla-boratore pastorale in quella parrocchia pernove anni.

    Un articolo ripreso dalla vita di Pio X scrit-ta da Mons. Angelo Marchesan, originario diPoggiana e insegnante per molti anni nelseminario diocesano di Treviso, al tempo diMons. Sarto.

    L’articolo presenta la figura storicamenteimportante di don Costantini parroco diTombolo, originario di Cortina d’Ampezzo,che ha inciso profondamente anche nell’ani-mo e nel sacerdozio di San Pio X.

    Un articolo della signora GiustinaFassina Favero illustra uno stratagemmache il cappellano di Tombolo DonGiuseppe Sarto, ha realizzato con i fedeli diTombolo per farli rimanere in Chiesa finoalla conclusione delle funzioni religiose,abituati com’erano invece ad uscire diChiesa prima della fine.

    Papa Benedetto XVI ha indetto l’annosacerdotale per tutta la Chiesa, ricorrendoquest’anno i 150 anni dalla morte del SantoCurato d’Ars, Giovanni Battista Vianney.

    Da un altro articolo veniamo a conosceremeglio i legami spirituali tra i due Santi: ilCurato d’Ars e San Pio X.

    Alcune cronache della vita parrocchiale edella devozione a San Pio X concludono ilpresente numero del periodico.

    Mons. Giovanni Bordin

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    È stato accolto da un caloroso e spontaneoapplauso il nostro Vescovo Mons. AndreaBruno Mazzocato la sera di venerdì 21 ago-sto, giunto per presiedere la solenne celebra-zione della festa annuale di San Pio X.

    Da subito si è percepita una profondacomunione affettivo-spirituale tra il Pastoree il suo Gregge, comunione dai toni com-mossi e velatamente tristi per la notiziarecente e improvvisa del trasferimento diMons. Mazzocato da Vescovo di Treviso adArcivescovo Metropolita dell’arcidiocesi diUdine. Mons. Mazzocato in questi anni hasaputo farsi amare e stimare per la suaumiltà, profonda dottrina, capacità di rela-zione con tutti, intensa vita spirituale e lun-gimiranza nell’azione pastorale.

    Anche chi proviene da altra formazioneintellettuale o non condivide le stesse certez-ze di fede, ha guardato a lui con stima erispetto per la sua onestà e autorevolezza.

    Ha retto la diocesi di Treviso con spirito diservizio, competenza e chiara progettualità;per questo lascia in tutti un sincero rimpian-to.

    L’omelia di Mons. Andrea Bruno durantela Messa in onore di S. Pio X è sgorgata spon-tanea dal suo spirito.

    Il tono era confidenziale e il linguaggiosemplice e immediato.

    Era il padre che apriva il cuore ai figli,attenti per cogliere ogni sua parola quasi unideale testamento prima della sua partenzaper Udine.

    Eccellenza Rev.mabenvenuto tra noi, per onorare il nostro S.

    Pio X. Ieri un’improvvisa e imprevista noti-zia ci ha sorpreso: il Papa l’ha trasferitanell’Arcidiocesi di Udine.

    Eravamo in delegazione ufficiale nellaParrocchia di S. Pio X di Udine per il 50° del-l’istituzione della stessa.

    Il primo sentimento è stato di dispiacere...,ma poi ci siamo piegati alla volontà delSignore, coma ha fatto lei, come S. Pio X piùvolte ha fatto accettando successivamente ilvolere del Signore, fino a diventare successo-re di S. Pietro.

    Grazie, nonostante questa novità, di essereugualmente con noi, questa sera. Ci uniamo

    nella preghiera con lei, per il nuovo ufficiopastorale, affidatogli dal Papa BenedettoXVI, ma preghiamo anche noi, per la nostradiocesi di Treviso.

    Il Signore non mancherà di mandarci unpastore che ci auguriamo si metterà sullastrada con Lei intrapresa - non facile per itempi e le nuove situazioni - e per il benedella nostra comunità diocesana.

    S. Pio X che in questa chiesa l’ha vistadiventare ministro del Signore, e l’ha sempreprotetta, continui ad esserLe vicino con lasua protezione e benedizione.

    Questi fedeli sono qui per onorare il nostroSanto. Attendono la sua parola illuminatricee la sua benedizione.

    SOLENNITÀ DI SAN PIO X 2009

    GINESTA FASSINA FAVERO

    Riese ha appreso direttamente dal Vescovo, il suo trasferimento nella Diocesi di Udine

    Mons. Arciprete, all’inizio della S. Messa gli ha rivolto il filiale salutoe la riconoscenza della parrocchia

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    Partendo dalla sua nomina recente e facen-do riferimento al Vangelo proclamato(Giovanni 21,15-17) mons. Mazzocato si èespresso pressappoco così:

    “Sono qui come pellegrino sulle orme di S. PioX; mi sento legato a Riese anche perchè sono statoordinato sacerdote in questa chiesa il 3 settembre1972 insieme ad altri tre amici tra cui mons.Arduino qui presente. Alla protezione celeste di S.Pio X voglio affidare il mio nuovo ministero pasto-rale nella diocesi di Udine a cui l’obbedienza aCristo e alla mia Chiesa mi invia. Quel venerdì diluglio in cui il Cardinal Re, Prefetto dellaCongregazione dei Vescovi mi fece conoscere lavolontà di Papa Benedetto XVI di trasferirmi aUdine come Arcivescovo di quella diocesi, dopo ilmio iniziale smarrimento e ancora stordito dallainattesa sorpresa mi sono recato alla basilica di SanPietro a Roma e ho sostato a lungo presso l’altaredove riposano le spoglie di San Pio X per confidar-mi e affidarmi a lui. Anche Pio X è stato Vescovo;la sua nomina lo ha colto di sorpresa come è avve-nuto per me...tra vescovi ci si capisce... Anche lui èstato trasferito più volte nel corso della vita, versoresponsabilità sempre più grandi. Ora più che maiho bisogno del suo esempio e della sua intercessio-ne. Questa sera continuo il mio pellegrinaggionella memoria di Papa Sarto, pellegrinaggio inizia-to quel pomeriggio di luglio, come appena ricorda-to. A Lui chiedo di essere Pastore secondo il cuoredi Cristo. Al Pastore si chiede innanzitutto diamare... di amare di più, lo ricorda il Vangelo diquesta liturgia. Gesù prima di affidare a Pietro ilministero Pastorale della Chiesa universale, vuolverificare la sincerità e l’ampiezza del suo amore.“Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?”Se mi ami e... se mi ami più di costoro... pasci i mieiagnelli, pasci le mie pecorelle. L’amore viene primadi pascere, ne è la condizione. Al pastore si chiedeun di più di amore; un amore capace solo di dono edi non risparmiarsi per il bene del gregge. Chiedo

    al Signore, per intercessione di San Pio X, questoamore “di più...”, questo amore più grande... checoincida con quello di Dio che abbraccia tutti indi-stintamente. Come sono ampi gli orizzonti dell’a-more di Dio! In 9 anni mi si chiede per la terzavolta di prendere la valigia e di partire, di lasciar-mi guidare dal Signore e di fare la sua volontà. Misi chiede di amare di più... di allargare gli orizzon-ti e i confini del mio amore: prima Adria-Rovigo,poi Treviso, ora Udine. Cari fratelli, anche se oravado a Udine, non posso dimenticare i cristiani diAdria-Rovigo, non posso dimenticare voi Chiesa diTreviso e di Riese in particolare. Sarete sempre,tutti nel mio cuore di Pastore perchè un pastorenon può dimenticare quelle che furono le sue peco-re e le sue greggi. Questo amore dagli orizzontiallargati vale per il Vescovo, per ogni sacerdote eparroco, ma anche per ogni cristiano. “Amiamo ingrande! Amiamo di più...”. Superiamo i nostriegoismi e le nostre ristrette vedute. Questo chiedoanche per voi, in preghiera, al Signore per interces-sione di San Pio X”.

    Mi sembra che tutti abbiano colto quellasera del nostro Vescovo Andrea Bruno: lavolontà di amare di più... e l’impegno di esse-re pastore secondo il cuore di Cristo. Che bellatestimonianza di umiltà, obbedienza e genero-sità! È questo amore grande, la vera compe-tenza e la carta vincente del Pastore. Solo chiama lascia un segno fecondo che dura neltempo. Prima di congedarsi da Riese, al termi-ne della processione, un’ultima esortazioneabbiamo raccolto da mons. Andrea Bruno:

    “Cari compaesani di San Pio X, amate e coltiva-te le vostre sane tradizioni; tenete viva la devozio-ne al nostro Santo qui a Riese, suo paese natale, maanche in diocesi facendo conoscere la sua grandestatura di uomo, di pastore e di santo. Grazie per lavostra numerosa presenza e per la vostra pubblica,intensa e devota testimonianza”.

    Mons. Arduino Beltrame ha concelebrato col Vescovo e con diversi altri sacerdoti ed haascoltato con attenzione e riverenza l’omelia. Ne ha fatto una fedele ripresentazione pertutti i lettori di Ignis. Lo ringraziamo di cuore

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    preghiera e specialmente al confessionaleove ricorrevano molti penitenti provenientida ogni parte della Francia.

    Nella sua biografia si trova scritto che“potè armonizzare la sua vita quotidiana con lasantità del ministero decidendo di abitare perfinomaterialmente nella sua chiesa parrocchiale

    Papa Benedetto XVIha indetto, uno specia-le “anno sacerdotale”che ha avuto inizio il 19giugno scorso, solen-nità del Sacro Cuore diGesù e durerà, fino allastessa data del 2010.

    L’inaugurazione haavuto luogo nellaBasilica di S. Pietro, inVaticano, con la cele-brazione dei Vespripresieduta dallo stessoPontefice.

    Per l’occasione èstata portata da Arsl’urna con la reliquiadel cuore del SantoCurato “cuore che hapalpitato all’unisono conil cuore del BuonPastore”.

    Il Santo Padre, inol-tre, ha proposto comeesempio al clero l’im-magine di questo SantoCurato Giovanni MariaVianneiy, ricorrendoquest’anno il 150°anniversario dellamorte. Ma chi era que-sto S. Curato d’Ars?

    Un figlio di poveragente, nato nel 1786 vicino a Lione, inFrancia, divenuto sacerdote nel 1815 e invia-to all’Ars di Combes, piccola parrocchiaabbandonata e trascurata, poco religiosa.

    Di lui si dice che visse poveramente, dedi-cando tutto se stesso al prossimo, trascorren-do molte ore del giorno e della notte nella

    SAN PIO X E IL SANTO CURATO D’ARS

    Pio X nella sua biblioteca privata.Sulla scrivania si vede la statuetta del Curato d’Ars

    G.F.F.

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    senza che questo gli impedisse di vivere attiva-mente in tutto il territorio della parrocchia nelquotidiano rapporto con la sua gente”.

    Era umilissimo, ma consapevole, in quan-to prete, d’essere un dono prezioso per il suopopolo e parlava del sacerdozio come se nonriuscisse a capacitarsi del compito che Dioaveva affidato a lui, povera creatura umana.

    Morì santamente nel 1859.Don Giuseppe Sarto era allora Cappellano

    a Tombolo e forse poco seppe circa la vita e lamorte del povero curato che gli abitanti diArs chiamavano “il prete delle patate lesse”perchè spesso a pranzo prendeva solo patate.

    Ma quando attraverso i pochi bollettini perecclesiastici che erano allora in circolazione,lo venne a conoscere ne fu ammirato e cercòdi imitare le sue virtù specialmente il grandeamore per Gesù Eucaristia, il distaccamentodalle cose terrene e la cura delle animemediante il sacramento della Confessione.

    Divenuto Papa, dopo aver esaminato tuttii testi che dimostravano che il Curato d’Arsaveva praticato le virtù cristiane in modoeroico, il 9 gennaio 1905, lo proclamò beato.

    I familiari gli offrirono in omaggio ilCrocifisso che il nuovo beato aveva strettomorendo e baciando esalando l’anima. PioX, per mezzo del nipote Mons. BattistaParolin, lo mandò in dono prezioso alSeminario di Treviso.

    Ma sulla scrivania della sua biblioteca pri-vata tenne sempre una statuetta argenteadell’umile Curato che scelse come protettoreparticolare, come modello e ispiratore per-chè in Lui rilevava “quella potenza che spingeverso le vette della santità sacerdotale”.

    Anche quella statuetta ora si trova nelSeminario di Treviso.

    Il Curato d’Ars fu proclamato Santo nel1925, e S. Pio X nel 1954.

    Due figli del popolo, due parroci, dueamanti della preghiera, della Vergine,dell’Eucaristia, due figure esemplari delsacerdozio cattolico.

    Quando Don Giuseppe Sarto eraCappellano a Tombolo, i Tombolani andava-no tutti in chiesa anche perchè era questo,forse, l’unico modo per incontrarsi con gliamici.

    La domenica dunque, oltre alla Messa, fre-quentavano anche le funzioni vespertiane.Ma c’era in loro una brutta abitudine.Appena terminata la benedizione con ilSantissimo si alzavano e uscivano senzaaspettare che le preghiere di commiato fos-sero finite e il Santissimo fosse riposto nelTabernacolo.

    Don Costantini, il Parroco, aveva provatotante volte a togliere questo vizio, ma nonc’era mai riuscito.

    Don Giuseppe, che mal tollerava quellagenerale voltata di spalle al Signore, decidedi tentare un esperimento e, ottenuto il per-

    UN GENIALESTRATAGEMMA

    DEL CAPPELLANODEI CAPPELLANI

    La chiesa di Tombolo, dove il 29 novembre del 1858Giuseppe Sarto fu mandato come cappellano

    nella parrocchia retta da Don Antonio Costantini

    GINESTA FASSINA FAVERO

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    messo dell’Arciprete, ricorse a uno strata-gemma geniale.

    Nella chiesa parrocchiale si veneravaanche un’antica immagine della Madonna edavanti a quella, quand’era esposta, tutti sta-vano in ginocchio e non si muovevano fin-chè non veniva ricoperta e non erano spentele candele.

    Una sera, l’Ariprete non aveva ancora fini-to di dare la benedizione, che si accesero lecandele all’altare della Madonna e l’immagi-ne venne scoperta.I fedeli, che già erano pronti per uscire dichiesa, sorpresi e meravigliati, si fermaronoe rimasero in ginocchio finchè la Madonnanon fu ricoperta.

    Allora Don Giuseppe parlò loro con quellasemplicità che conferiva alle sue parole tantaefficacia: “Voi davanti alla Madonna state inginocchio e vi rimanete fino a quando è espostadavanti ai vostri occhi e fate bene, ma quella è sol-tanto un’immagine.Perchè non dovreste usare almeno il medesimoriguardo verso il Signore quando è espostodavanti a voi in corpo, sangue, anima e divi-nità?”.

    I Tombolani esclamarono: “Don Giuseppeha ragione!”

    E la brutta abitudine cessò.Intanto il tempo passava.L’Arciprete andava declinando e il

    cappellano lo assisteva con amorefiliale: lo conduceva in chiesa, lo aiu-tava a indossare i sacri paramenti, loserviva all’altare.

    Era il suo infermiere e il suo angeloconsolatore.

    Don Costantini diceva di lui: “Èdocile come un bambino. Con Don Bepinon ho che da aprir bocca per essere obbe-dito”.

    E i parrocchiani commentavano:“Come si vogliono bene l’Arciprete e il

    Cappellano! Sono proprio come dueanime in un corpo solo. Don Bepi tratta il

    Parroco, come se fosse suo padre”.Al tempo stesso però la responsabilità

    della Parrocchia gravava quasi tutta sullespalle del giovane sacerdote; ma lui trovavail tempo per tutto e non perdeva il suo abi-tuale buon umore.

    I sacerdoti delle parrocchie vicine, special-mente i cappellani, ammiravano la sua pro-digiosa e benefica attività, lo chiamavanoscherzosamente “Cappellano dei Cappellani”.

    Egli, sempre scherzando, metteva il pugnodella mano destra nel palmo della sinistra ediceva: “Qui una volta o l’altra dovrete venire,Cappellani”!

    Nessuno allora avrebbe mai pensato chequesta fosse una profezia.

    Ma Don Costantini sì, il quale un giorno,parlando del suo cappellano, aveva detto:

    “Mi hanno mandato un giovane prete con l’or-dine di formarlo al dovere di parroco, ma vi assi-curo che avverrà il contrario.

    È così zelante, così pieno di buon senso e dialtre doti preziose, che io potrei imparare moltoda lui.

    Un giorno o l’altro quello porterà le calze rosse,poi la mitra ne sono sicuro e dopo...Chi sa?”.

    Seconda casa abitata da Giuseppe Sarto,cappellano a Tombolo

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    IGNIS ARDENSIGNIS ARDENS

    A Tombolo il Sarto andò con un dise-gno in mente bene delineato damolto tempo.

    Studiare per predicare e con-fessare; predicare e confessareper fare del bene; aiutare i fede-li in tutto quello che avessepotuto, materialmente e moral-mente; assistere gli infermi, soc-correre i poveri, istruire gli igno-ranti e, in modo speciale, educarecristianamente la gioventù; in tuttoe per tutto poi stare sempre sog-getto al proprio parroco.

    Ecco, in poche parole, il pro-gramma, che si fissò in mente ilnostro don Giuseppe, quando assunse l’uffi-cio di cappellano di Tombolo.

    Qual fortuna per lui, se all’attuazione di unprogramma così bello, così eccellente per unnuovo sacerdote, potrà avere consigli ed ecci-tamenti da una persona saggia, pratica, dotta,buona!

    E quest’ottima persona la trovò donGiuseppe nel parroco di Tombolo, donAntonio Costantini.

    Il lettore non lo dimentichi; il sacerdotenovello riceve una tale impronta, da chi hasotto gli occhi tuttodì, come suo parroco, neglianni più belli della sua vita e del suo sacerdo-zio, che non potrà poi cancellare più mai.

    Pieno infatti di giovinezza, di buonavolontà, di carità di Dio, di zelo per l’esattoadempimento del suo ufficio, egli è alloracome la cera, che riceve facilmente l’impres-sione del suggello. Guai se il suggello è gua-sto od è falso! guasta o falsa n’uscirà puranco

    l’impronta. Ma il Costantini era pro-prio l’uomo che ci voleva per il

    nostro don Giuseppe.Completerà quasi il ciclo

    educativo del Sarto.Chi era don Costantini?Antonio Bonaventura

    Costantini era nato a Cortinad’Ampezzo, il 10 luglio del

    1821, dagli ottimi coniugi,Giammaria e Catterina Dimai.

    Fornì i suoi studi nel Seminariovescovile di Belluno, dove, negliultimi anni, era in pari temposcolare e maestro; scolare nellediscipline teologiche, maestro

    nel canto gregoriano, ed inoltre direttore dicoro in quella cattedrale.

    Fu ordinato sacerdote nel 1845, un annoprima, cioè, che avesse compiuto gli studi.

    In questo anno veniva designato cooperato-re parrocchiale in Canale d’Agordo, ufficio,che sostenne dal 26 agosto 1846 all’ottobre del1850, fungendo anche, in questo tempo, daamministratore ecclesiastico distrettuale per ilperiodo di nove mesi.Come poi in quegli anni si diportasse ilCostantini, lo dice schiettamente un attestatocontemporaneo dell’arciprete di Canale.

    “Certifico, dice quel reverendissimo arciprete,che il sacerdote don Antonio Costantini, dal 26agosto 1846 al 14 novembre 1850 cooperatore inquesta parrocchia, prestò l’opera sua al bene spiri-tuale di queste anime con amore e zelo indefesso;che rispose all’altezza del suo stato con una con-dotta politica - sociale, morale e religiosa integra edeminentemente distinta; che negli anni 1849 e

    DON GIUSEPPE A TOMBOLOCOL PARROCO DON COSTANTINI

    Riprendo alcuni tratti della vita di Pio X scritta da Mons. Angelo Marchesan,lo storico travigiano del Papa Pio X. G.B.

    Don Antonio Costantini

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    1852 disimpegnò il grave e laboriosoincarico della quaresimale predicazio-ne con universale soddisfazione ecopioso frutto; che dal marzo 1849al gennaio 1850 in qualità diamministratore ecclesiastico inte-rinale, meritò per il suo lodevoleservizio dall’imperiale regiaDelegazione provinciale di Bellunoun’assai onorevole menzione”.

    Il Costantini, buono e pio,com’era, coltivava già da qualchetempo l’idea d’entrare in unordine religioso, e nell’ottobredel 1850 gli parve venuto ilmomento opportuno; di fattoentrò, per farvi il noviziato, nell’ordine deiMinori Riformati di Vicenza; ma per una gra-vissima malattia, che lo molestò per ben cin-que mesi, nell’agosto del 1851, con suo gravedispiacere e con dispiacere di quei buoni reli-giosi, che assai lo stimavano, dovette lasciareaffatto quell’idea, svestire l’abito, ed uscire dalchiostro.

    Tombolo fu il vero tirocinio della carrieraecclesiastica di don Giuseppe Sarto, e ilCostantini ne fu il vero maestro, ricco di dot-trina e di esperienza.

    Le due indoli, dopo pochi giorni, s’inteseropienamente, come lo mostrò la schietta e vivaconfidenza, che, quasi subito, ebbe l’uno del-l’altro. La differenza d’età e la superiorità par-rocchiale pareva che non esistessero tra loro:quello ch’era di don Giuseppe era anche delCostantini, e quello del Costantini era anchedi don Giuseppe.

    Era in tutti e due una sola aspirazione: il faredel bene ai loro parrocchiani; in tutti e dueuna nobile passione: per la musica e per l’ora-toria sacra; amavano tutti e due una santaoccupazione: lo studio della Bibbia e dei santiPadri; era in tutti e due, dirò da ultimo, fine edelicatissimo un sentimento: alleviare, mate-rialmente e moralmente, a seconda delle pro-prie forze, le miserie dei bisognosi. Negli ulti-mi anni l’arciprete Costantini era assai malan-

    dato in salute, tuttavia, cristiana-mente rassegnato nelle sue soffe-

    renze, serbò sempre animo tran-quillo e sereno. Ebbene; donGiuseppe, come un figlio amo-rissimo e paziente, giunta l’orache il suo buon parroco dovevacelebrare la Messa, per nontogliere il sagrestano al suo

    lavoro, tante volte suonava eglistesso le campane, lo accompa-

    gnava in chiesa, lo vestiva e gli pre-stava ogni necessaria assistenza,servendolo anche all’altare. Acasa poi il nostro giovane sacer-dote era il vero infermiere del

    suo pievano.Il Costantini era un uomo ricco d’ingegno e

    di coltura. Nelle varie discipline teologicheera infatti versatissimo. Non ho mai sentito unasoluzione di Casistica morale così chiara, così giu-sta e perfetta, come le soluzioni, che nella congre-gazione dei parroci, venuta la sua volta, faceva ilCostantini. Conosceva altresì parecchie lingue,classiche e moderne.

    Nel canto gregoriano poi, intorno al qualeparlava e discuteva spesso con don Giuseppe,era maestro. Anche in medicina aveva dellelarghe e precise cognizioni. D’ingegno pene-trativo e versatile, come si occupava di studispeculativi, così, qualora ne avesse avuto biso-gno, s’esercitava anche nelle arti meccanichedel falegname, del rimessaio e persino delsarto. Alcuni indumenti sacri della Chiesa diTombolo furono tagliati da lui.

    Uomo di molto senno e squisito sentimento,al suo buon e bravo don Giuseppe voleva unbene dell’anima.

    Nelle prime prove della sua predicazione, inun’ora, in cui non c’erano persone in chiesa, lofaceva salire il pulpito e recitare qualchedunodei suoi nuovi discorsi; ed egli dalla scrannadegli uditori lo ascoltava e lo correggeva convero amore e con pazienza. Come godette ilbuon parroco quando sentì i primi trionfi ora-tori del suo giovine cappellano!

    Don Giuseppe Sarto

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    IGNIS ARDENSIGNIS ARDENS

    di Leone XIII e quello del card. Sarto,patriarca di Venezia e gliene fa dono: è que-sto il primo anello di una relazione chedoveva diventare intima e effettiva.

    Dopo essere stato fabbriciere della parroc-chia di Cavaso, consigliere e presidente dellalocale Cassa Rurale, il 30 aprile 1906 sposaAmalia Parolin, sorella di don Giovanni

    Lo scultore Francesco Sartor, glo-ria di Cavaso, merita di esserericordato negli anni del centenariodel periodo del suo massimo impe-gno artistico (1905-1914).

    Figlio di Giovanni e di Maria DeiAgnoli nasce il 14 luglio 1865.

    L’assidua frequenza domenicalealla “Dottrina”, gli esempi e gliinsegnamenti della famiglia, delsuo maestro e dei suoi sacerdotiradicarono nella sua vita la fede e lapratica cristiana fino alla morte.

    Accanto alla diligente frequenzadella scuola elementare, si dilettanello “scarabocchiare” libri e quader-ni con disegni spontanei, profili diteste, di animali e di fiori.

    A 12 anni lascia la scuola, ma nelsuo animo si fa sempre più eviden-te l’idea dell’arte: pur attendendoai lavori dei campi, plasma dellefigurine di creta, in legno ed anchein pietra.

    Col consenso del padre è manda-to nel 1879 ad impratichirsi nellascultura presso Pasino Tonin, scal-pellino di Possagno: si esercita neldisegno e scolpisce un medaglione delCanova.

    Dal 1880 frequenta il Collegio Canova e laGipsoteca per ispirarsi ai modelli delCanova.

    Poi è accolto a Venezia nello studio delloscultore Augusto Benvenuti.

    Nel 1895 nel suo studio scolpisce un busto

    IL RAPPORTO AFFETTIVO CON LO “ZIO” PIO X

    Lo scultore Francesco Sartor, autore del bustodel card. Sarto, patriarca di Venezia,e del ritratto in marmo di papa Pio X

    QUIRINO BORTOLATO

    La Vita del Popolo del 2 Agosto 2009 ha pubblicato un interessante articolodello studioso e storico di Papa Pio X, il dott. Quirino Bortolato.

    Lo pubblichiamo ritenendo di fare un piacevole servizio anche ai nostri lettori.

  • Battista, parroco di Possagno e nipote delpapa Pio X.

    Nel 1905/1906 scolpisce alcune statue perla chiesa di Riese.

    Nel 1907 Pio X indica il Sartor, ormai chia-mato “nipote”, di eseguire le statue di S.Silvestro e S. Matteo per l’altare maggioredella stessa chiesa: gli suggerisce alcunemodifiche in una lettera nella quale si firma“affettuosissimo zio”.

    Del 1910 sono le commis-sioni delle 4 statue dei profe-ti “mariani” per il santuariodelle Cendrole e dei ritrattiin marmo di Pio X e del card.Merry del Val per un Istitutospagnolo di Roma.

    Dopo la morte della sorellaRosa (febbraio 1913), il papaaffida a Sartor il progetto diuna cappella funebre peraccogliere nel cimitero diRiese le venerate ossa dellamadre Margherita e dellasorella: su suo disegno, il

    lavoro è completato nell’autunno.Nello stesso anno modella una statuina in

    bronzo di Pio X benedicente per il papa eduna copia per il card. Merry del Val (la pro-prietà del modello è ceduta dall’autore alladitta Sandinoi di Parigi).

    Opere sue sono pure il busto di Pio X e ilmedaglione che riproduce le fattezze diMargherita Sanson, a Riese.

    Di modellazione delicata è il medaglioneche ritrae la moglie Amalia.

    Sartor è pure l’autore di un monoscrittoautobiografico del 1918 in cui dichiara diessere stato indotto a “tracciare” le suememorie familiari “dalla desolazione piombatanel nostro sventurato paese di Cavaso, dalladistruzione completa della sua casa e delle suecose, dalla perdita della sua sposa avvenuta inquelle tragiche circostanze”. (tempo dellaPrima Guerra Mondiale).

    In esso ricorda, tra l’altro, i festeggiamentidi Possagno per il 50° della morte delCanova, le esequie per la morte di VittorioEmanuele II e di Pio X (il disegno del cata-falco funebre del papa fu tracciato da lui).

    Alto il contributo dato all’Arte sacra delSartor: tutte le opere rivelano il “suo animopio, sereno, tenace, geniale, e lo rendono ancoravivo tra noi”.

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    Il ritratto in marmo di Papa Pio Xeseguito dallo scultore Francesco Sartor

    IGNIS ARDENSIGNIS ARDENS

    Uno scorcio della Gipsoteca Canoviana a Possagno

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    Questa festasolenne cade in unperiodo di ferie,quando tutti,nonostante la crisiche quest’annomette in disagiomolte famiglie,cercano di evade-re, di trovare unpo’ di svago eriposo, magarisolo per pochigiorni. Ma la mag-gioranza dei fedelidi Riese, nonostante il ferragosto, ha celebra-to la festa dell’Assunta della Madonna inCielo nel Santuario delle Cendrole a Lei dedi-cato e quella di S. Pio X.

    Tranne la Messa delle 9, tutte le funzionireligiose, nella festa dell’Assunta, si sonosvolte a Cendrole. Alle 7 ha avuto luogo laPrima Messa, alle 10.45 quella solenne che havisto un gran concorso di devoti.

    Al pomeriggio, dopo i vespri, per gli anzia-ni e i malati è stata celebrata una S. Messaproprio per loro, con la possibilità di ricevereil Sacramento dell’Unzione dei malati e dichiedere aiuto a Colei che viene chiamata“Salute degli infermi” per sopportare gliacciacchi e gli affanni inerenti all’età avanza-ta. Purtroppo la presenza è stata un po’ scar-sa, forse a causa del caldo afoso che facevaquel giorno. Però, i convenuti, al terminedelle sacre funzioni, fuori, sul prato, all’om-bra, hanno trascorso un momento di serenitàcon un gustoso rinfresco. Così, mentre moltihanno cercato altrove motivo di divertimen-to, i nostri devoti della Madonna, sia sani chemalati, hanno trovato la vera gioia dello spi-rito nella Mamma Celeste che, come dice ilPetrarca “Illumina questa vita e l’altra adorna”.

    Anche quest’anno la festa liturgica di S. PioX è stata celebrata con devozione e grandeentusiasmo spirituale. è stata preceduta daun triduo di preparazione tenuto nellaCappellina attigua alla Casetta del Santo.

    Nel giorno della festa le Messe del mattino,sia quella delle 9 come quella delle 10:45,sono state molto frequentate anche da perso-ne devote provenienti dalle parrocchie limi-trofe. Alle ore 16, ci sono stati i vespri con ilbacio della Reliquia. Ma la Messa veramenteaffollata è stata quella solenne delle 20.30 pre-sieduta dal nostro Vescovo, Mons. AndreaBruno Mazzocato. La chiesa non è riuscita acontenere i numerosi fedeli; molti si sonoassiepati sul sagrato e hanno seguito il SantoSacrificio Eucaristico attraverso un maxischermo allestito per l’occasione.

    All’omelia Mons. Vescovo, dopo aver par-lato di Pio X con illuminati accenti, ha dato aipresenti la notizia del suo trasferimento, perobbedienza al Papa, all’Arcidiocesi di Udine.Ciò ha creato non poco disappunto fra i pre-senti, ma non ha spento il fervore che anima-va i cuori e che si è manifestato specialmentedurante la processione con la Reliquia e laStatua del Santo, svoltasi dalla chiesa allaCasetta e ritorno alla chiesa. In mezzo a quelpopolo orante, c’erano anche i colpiti dallatromba d’aria del 6 giugno u.s. Con la loropresenza e le loro preghiere volevano ringra-ziare Pio X, perchè, sebbene la furia degli ele-menti abbia distrutto tante case, le persone,per sua intercessione, erano rimaste incolu-mi. Al termine della processione Mons.Vescovo, con la Reliquia del Santo, ha impar-tito su tutti i presenti la benedizione delSignore.

    Infine, mentre ognuno tornava alla propriacasa, uno splendido spettacolo di fuochi d’ar-tificio, offerto dalla Pro Loco, ha illuminato ilcielo sereno di quella sera di festa.

    IGNIS ARDENSIGNIS ARDENSCRONACA PARROCCHIALECRONACA PARROCCHIALE

    15 AGOSTO:FESTA DELL’ASSUNTA

    21 AGOSTO: FESTALITURGICA DI S. PIO X

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    IGNIS ARDENSIGNIS ARDENS

    Negli Stati Uniti si èlaureata e i suoiSuperiori l’hanno desti-nata come Insegnante ePreside in varie ScuoleCattoliche Salesiane,dove ha lavorato permolto tempo, circa 47anni. Ha insegnato aSan Francisco (SantaMonica - Los Angeles -California), Patterson(New Jersey), SanAntonio (Texas),Panorama City(California), Marrero eWestwego (Louisiana),ed altre ancora.

    Il 9 Agosto scorso,insieme ad altre quattroconsorelle, ha festeggia-

    to il 60° anniversario presso la sede provin-ciale di San Antonio (Texas).

    Ora si trova a Bellflower (California) comesuora anziana e dà ancora una mano, comepuò. Quest’anno compie 80 anni!La salute è sempre stata buona, anche se tal-volta il suo cuore ha fatto i capricci... e perquesto pensa di non venire più in Italia.

    Già! Ormai si sente solo americana!Noi tutti, suoi parenti, Le facciamo di

    cuore tanti Auguri, uniti alla preghiera, peruna buona vecchiaia e un lavoro religiosofruttuoso, anche se fisicamente meno impe-gnativo d’un tempo...

    La sorella S.V.F.

    I fratelli Padre Checco(in Brasile), Gina, SuorVirginia e Bepi Fantin(in Italia), figli diSebastiano e VirginiaComin di Riese Pio X,con i loro figli e nipotiricordano il 60° anniver-sario di professione reli-giosa di Suor Rita (comel’anno scorso è stato perla sorella, Suor MariaVirginia, delle Figlie diSan Paolo.

    Rita Fantin, nata nel1929, a 16 anni eraentrata nell’Istitutodelle Figlie di MariaAusiliatrice (=Salesiane) di Padova e il5 agosto 1949 divennesuora, emettendo i voti religiosi.

    Poco dopo, ha chiesto di andare in missio-ne e i suoi Superiori hanno eseguito questodesiderio; così nel 1952 è partita per gli StatiUniti d’America.

    Noi siamo abituati a considerareMissionario classico nostro fratello PadreChecco, ormai anziano missionario inBrasile, del P.I.M.E. di Milano.

    Anche lui, l’anno prossimo, festeggerà il60° di Sacerdozio, a Dio piacendo.

    Ma anche Suor Rita, anche se non ha sof-ferto tante privazioni, come molti missionario missionarie, tuttavia è sempre andata lon-tano dalla sua casa e dalla sua terra per par-lare di Dio agli altri. Aveva 23 anni!

    60° DI PROFESSIONE RELIGIOSADI SUOR RITA FANTIN

    Suor Rita Fantin

    Padova, 5 Agosto 1949 - San Antonio - Texas (USA), 9 Agosto 2009

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    IGNIS ARDENSIGNIS ARDENS

    Suor M. VirginiaFantin (Antonietta), delleFiglie di San Paolo, desi-dera ricordare ai suoi fra-telli, parenti e compaesa-ni (tutti di Riese Pio X),suo fratello, primogeni-to, Don Narciso Fantin -Salesiano a 10 anni dallamorte, avvenuta il 16Luglio 1999 a Verona.

    Ora il più anziano deifratelli viventi è PadreChecco Fantin del PIMEdi Milano, vecchio mis-sionario, dal 1923 inBrasile da oltre 50 anni.

    Soffre di alcuni malanni dovuti all’età.Lo si vede nella foto, qui allegata (a

    destra), del 1988, in occasione del 50° disacerdozio di don Narciso, celebrato nellaChiesa Parrocchiale di Riese.

    Don Narciso, sacerdote salesiano, ha lavo-rato quasi sempre a Verona e se n’è andatoall’età di 87 anni.

    La sua vita di salesiano è stata un po’ spe-ciale, perchè ha svolto quasi sempre l’attivitàdi economo in varie case salesiane.

    È stato (come voleva Don Bosco) educato-re dei giovani, sia come assistente spiritualesia come insegnante. Per 30 anni, come eco-nomo ispettoriale, ha seguito la costruzine didue grandi e complessi collegi salesiani nelveronese: a Verona-città “l’Istituto Salesianodi San Zeno”, scuola che diploma ogni annodai 600 a 900 giovani come grafici, meccani-ci ed elettromeccanici, e l’”Istituto Tusini” aBardolino (Verona).

    Nonostante dovesse sempre pensare ai“soldi”, si è impegnato molto anche nelle

    attività del ministero sacerdotale che hasvolto con impegno, sia nelle case salesianeche altrove.

    Oltre che ricercato predicatore di “esercizispirituali”, ha svolto con continuità l’attivitàpastorale domenicale in parrocchia; in parti-colare era legato alla parrocchia “GesùLavoratore” di Verona, dove era presente perle confessioni e la Santa Messa, tutte ledomeniche.

    Così ha lasciato un esempio anche a noi,suoi parenti e paesani, costretti spesso a rab-baterci per i soldi che non bastano mai, spe-cie in questo momento di crisi.

    Dobbiamo sempre considerare i soldicome mezzo per vivere da onesti cittadini,col nostro lavoro, e da cristiani impegnati... enon lasciarci da loro schiavizzare, anche sepur tanto necessari.

    RicordiamoLo al Signore, assieme al fratel-lo Emilio, morto in guerra, alle sorelleErmesta e Rina e ai genitori Sebastiano eVirginia Comin.

    10° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI DONNARCISO FANTIN

    SUOR MARIA VIRGINIA FANTIN

    50° di sacerdozio di don Narciso Fantin a Riese Pio X - 1988

  • IGNIS ARDENSIGNIS ARDENS

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    IGNIS ARDENSIGNIS ARDENS

    Venerdì 8 maggio 2009 un gruppo di 40 per-sone guidato dal missionario Padre VincenzoLumetta, provenienti da Bairo da Joventude,situato nella periferia della città di Criciùma,stato di Santa Caterina, sud del Brasile, è statoaccolto a Riese Pio X per una visita nel paesedove è nato e cresciuto Giuseppe Sarto, dive-nuto nel tempo Papa Pio X e successivamenteelevato alla gloria degli altari nel 1954. Oggi èconosciuto e venerato in tutto il mondo colnome di San Pio X. Venire a visitare Riese vuoldire sostare e prendere visione della casa nata-le del Santo che a tutt’oggi viene gelosamenteconservata e custodita con l’annesso museostorico di Pio X. Nella chiesa Parrocchiale èstata posizionata l’Urna del Papa Sarto trasfe-rita a Riese dalle grotte vaticane. Durante que-sta visita, per il gruppo di Brasiliani c’è statol’incontro col Parroco Mons. Giovanni Bordinai quali ha consegnato un ricordo. Altro incon-tro si è svolto nella sede Municipale con la pre-senza del Sindaco di Riese Prof. GianluigiContarin che dopo aver dialogato con gli ospi-ti, ha offerto un significativo ricordo a tutti, inparticolare una bella immagine di S. Pio X perPadre Vincenzo.

    All’organizzazione di questo incontro sisono attivati: il gruppo famiglia denominato:Margherita Sanson, rappresentato da GazzolaTiziano in stretta collaborazione con l’ATMlocale presieduta da Guerrino Maggiotto, coin-volgendo le istituzioni sopra descritte. A que-ste si sono aggiunte altre persone sensibili aquesto tipo di circostanze. Alcuni fra i giovanipresenti portavano cognomi a noi familiari,così una certa “curiosità” ci portava ad osser-vare se le loro fisionomie potevano immedesi-marsi con le nostre, facendoci pensare se dopoqualche generazione potesse persistere ancora

    quella stessa identità e cultura, costitutiva deiprimi emigranti, che ci ha caratterizzato comepersone solide e volenterose ben apprezzate estimate ovunque sia avvenuta una collocazio-ne come lavoratori.

    Non saprei se nei nostri territori, al giornod’oggi, sia ancora radicata quell’identità cheun tempo era la connotazione dei veneto-trevi-sani o se stia lentamente dissolvendosi.Riferendomi ai primi emigranti nostrani (dal1875 circa) verso luoghi lontani, sconosciuti eper la stessa totalità di loro misteriosi nella lororealtà, come il Brasile, partivano con la sicurasperanza di trovare terre più fertili che potes-sero innanzitutto sfamarli e allo stesso tempomigliorare l’apporto economico alle loro fami-glie, chissà se nei loro cuori, al momento deldistacco dalle loro terre, ardesse il desiderio diun futuro ritorno per rincontrare i loro cari o sec’era invece la triste consapevolezza che non liavrebbero mai più rivisti, almeno per granparte di loro, come poi la storia ha dimostrato?!

    Speriamo di essere riusciti a rendere interes-sante e soddisfacente la visita a Riese Pio X delcoro “Voci di Speranza”.

    Ringrazio tutte le persone che si sono impe-gnate per rendere più accogliente la visita deinostri ospiti.

    IL CORO “VOCI DI SPERANZA”ACCOLTO A RIESE PIO X

    TIZIANO GAZZOLA

    Il Coro Voci di Speranza

  • IGNIS ARDENSIGNIS ARDENS

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    IGNIS ARDENSIGNIS ARDENS

    Rev. Monsignor Giovanni Bordin,ho ricevuto con piacere il periodico Ignis Ardens, che mi ha spedito.È stato un gesto veramente gentile, la ringrazio di cuore.Intesi che ha ripreso alcune cose dall’opuscolo che le ho spedito e le ha pubblicate, in

    Ignis Ardens; grazie per questo e complimenti per questa bellissima pubblicazione inonore di S. Pio X.

    Noi ora ci stiamo preparando per la festa di S. Pio X che sarà celebrata domenica 30Agosto.

    Mia cugina, Lina Agnolazza, mi ha spedito una videocassetta sulla vita di S. Pio X,molto bella, e la faremo vedere ai fedeli il giorno della festa.

    Intesi da Lina che vi conoscete molto bene, e questo mi fa piacere.Se mi manda ancora qualche notizia in seguito, mi farà cosa molto gradita.Il Comitato Riesini ricambiano gentilmente i suoi saluti e auguri, a Lei e a tutti.La saluto con riconoscenza e cordialità.

    ADELAIDE 15 LUGLIO 2009MARIA CRESPAN

    Dall’Australia è arrivata questa lettera che pubblichiamo

    NOTIZIE DI PADRE RINO MARTIGNAGOQuest’anno Padre Rino non è

    potuto tornare tra noi per unaggravamento della sua situa-zione di salute.

    Anche se non può parlare,manifesta ugualmente come rie-sce il suo attaccamento a Riese eriesce a ricordare i tanti amici...

    L’anno scorso abbiamo potutorivederlo e accoglierlo per unpo’ di festa tra noi.

    Lo ricordiamo e non trascuria-mo di pregare per lui, servofedele del Signore e suo genero-so missionario.

    Auguri Padre Rino!

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    IGNIS ARDENSIGNIS ARDENSIGNIS ARDENSIGNIS ARDENS

    Desidero fare memoria di mons.Lino Zanini, a 100 anni dalla nascita ea 50 anni dalla ordinazione episcopa-le. È il terzo vescovo originario diRiese, almeno nella storia recente:card. Jacopo Monico patriarca diVenezia, San Pio X papa e mons. LinoZanini arcivescovo e nunzio apostoli-co. Non è di tutte le parrocchie potercontare su tre personaggi così illustri,nell’ambito ecclesiale, nel giro di 150anni; certo San Pio X è di gran lunga ilpiù eccelso, ma adesso si troverannoinsieme a parlare di Riese (la ricono-sceranno?), e a intercedere, perchè siaconservata la fede cattolica e continui-no le vocazioni sacerdotali e religiose,nella loro parrocchia di origine.

    In primavera, in occasione del cen-tenario di mons. Giuseppe Liessi, c’èstato un accenno ai 100 anni dallanascita di mons. Zanini e mons.Emilio Tombolato (classe 1909).Adesso, prima che passi l’anno 2009, desideroricordare la ordinazione episcopale di mons.Lino Zanini, avvenuta il 3 settembre 1959,proprio nella chiesa parrocchiale di Riese. Èstato un avvenimento unico, irripetibile, ameno che... A presiedere la solenne celebra-zione c’era il card. Giovanni Urbani, patriarca

    di Venezia e compagno di studi nel seminariodi Venezia di “don Lino”, a fianco c’eranomons. Antonio Mistrorigo, vescovo di Trevisoe mons. Olivotti vescovo ausiliare di Venezia epure compagno di studi di “don Lino”. Il 21settembre, nella festa di san “Matio”, “donLino” ha celebrato un solenne pontificale, assi-stito dai preti di Riese: don Emilio Tombolato,

    MONS. LINO ZANINIARCIVESCOVO E NUNZIO APOSTOLICO

    Abbiamo scritto nel numero di Ignis precedente che con Mons. Liessi, condivideva lo stes-so anno di nascita anche Mons. Lino Zanini. Don Gianni Zamprogna, sacerdote riesino,mi ha inviato un suo interessante e affettuoso ricordo che molto volentieri pubblichiamo,anche come riconoscenza della parrocchia di Riese a Mons. Zanini per tanti suoi doni.Mons. Zanini era legato da grande amicizia a Luigi Gazzola (Jetto Menego di Via Noaje).Pubblichiamo anche una interessante lettera scritta in dialetto dallo stesso Mons. Zaninida Roma, che ci fa conoscere la sua umanità. G.B.

    Papa Giovanni XXIII con Mons. Zanini

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    IGNIS ARDENSIGNIS ARDENSIGNIS ARDENSIGNIS ARDENS

    don Gino Giacomelli, don PasqualeBorsato, don Primo Tieppo e don LuigiSimeoni, mentre mons. Liessi stava sulsuo inginocchiatoio con mantellina viola-cea dei monsignori. Ricordo i particolari,perchè ho organizzato la celebrazionecome cerimoniere. Alcuni giovanotti,inviati dal cappellano don Luigi Favero,servivano come ministranti.

    L’accompagnamento musicale è statocurato da padre Fernando, l’organistaAbramo Troietto da Pojana e la ScholaCantorum di Riese. A Riese veniva chia-mato “don Lino” in segno confidenziale,anche se ha sempre conservato un certodistacco, per temperamento e anche perchè lasua famiglia proveniva da Piombino Dese,dove ci sono i parenti, di professione mugnai.

    Della sua famiglia, detta dei “piombini”,ricordo la mamma “Tina” e i fratelli Elena e“Joanin” direttore dell’Ufficio postale, cecu-ziente e talvolata impaziente.

    Il nostro “don Lino” aveva messo nello stem-ma episcopale un cavallo rampante, per ricor-dare la professione familiare, quando untempo la corrispondenza veniva portata daicarretti trainati da cavalli, che venivano cam-biati ogni tanti Km, nel portico delle poste:ecco il nome di “posta”.

    Mons. Lino Zanini era legato da lontanaamicizia al card. Angelo Roncalli: e, quando,da patriarca, Roncalli è stato inviato dal papacome delegato apostolico in Libano, ha sceltomons. Zanini come accompagnatore.

    A sua volta mons. Zanini ha invitato il card.Roncalli a Riese, per onorare San Pio X, nellasua festa (1957 ?), e a inaugurare il monumen-tino in onore del card. Jacopo Monico, regala-to proprio da lui, nel posto dove, presumibil-mente, c’era la vecchia bottega di maniscalcodel capostipite, Giacomo Monico detto “carni-co”, perchè proveniva dalla Carnia, nel 1690circa. Una volta papa (1958), Giovanni PaoloXXIII lo ha nominato arcivescovo e nunzionella Repubblica domenicana.

    Per alcuni anni, precedentemente, era stato

    internunzio in Iran, ai tempi di Phalevi eSoraja, e mi pare anche delegato per la peni-sola arabica, ma non era ancora vescovo. In unpassaggio successivo, Zanini è divenuto dele-gato apostolico a Gerusalemme, Egitto, Israelee Giordania: come tale, ha accolto il papaPaolo VI (1964) nella sua memorabile visita inTerra Santa (la prima per un papa).

    È stata trasferito in un’altra nunziaturaimportante, quella di Buenos Aires(Argentina). Un incarico non facile, perchè inquel tempo c’era in Argentina la dittatura diPeron. Là, lo ha raggiunto mons. Liessi, in unavisita amichevole; mi pare che anche BennyMonico, fondatore dei “Trevisani nel Mondo” inCanada, sia andato a trovarlo.

    E altri da Riese saranno passati a trovarlo.Ultima tappa della sua missione apostolica:

    lasciata Buenos Aires, è ritornato a Roma,come delegato del Papa a sovrintendere agliscavi di archeologia e manutenzione della fab-brica di san Pietro. Nelle fondamenta dellabasilica di san Pietro c’è una miniera di storiaantica, è stata individuata perfino la tombadell’apostolo san Pietro. È stata GiulianaGazzola Gallina di Crespignaga a parlarmidegli scavi di san Pietro e darmi l’idea diricordare mons. Zanini. Il papà di Giulianaera Jetto Menego (Luigi Gazzola di via Noaje),classe 1909, e quindi coetaneo di Mons.Zanini, e amico; negli anni ‘50, si era trasferitoa Crespignaga, nella vecchia casa e campagna

    Mons. Zanini durante il Pontificale del 1957

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    IGNIS ARDENSIGNIS ARDENSIGNIS ARDENSIGNIS ARDENS

    della moglie Rachele. Mons. Zanini nelle suevisite nel Veneto, non veniva a Riese, dovenon aveva più nessuno, a parte Joanin, perso-naggio particolare, ma era ospite di JettoMenego, a Crespignaga. Giuliana, sposataGallina, e adesso abitante sulla collina, unposto da sogno, dove sono stato ospiteanch’io, mi dice: “Mons. Zanini ha dormitoanche qua, nella mia casa, e noi siamo andati tantevolte a Roma, più volte ogni anno, ospiti di mons.Zanini. Ci ha fatto vedere tutto delle grotte vatica-ne, ci ha regalato un mattone della porta santa, congli stemmi pontifici”.

    E mons. Zanini si è fatto vivo ancora nellafamiglia di Giuliana e Silvano Gallina: il figlioLoris, che ha fatto i primi studi a Roma, pro-tetto dal vescovo Zanini, ritornato in famiglia,

    si è laureato e ha cominciato il suo lavoro inuna ditta del comune di Loria. E proprio nelsuo lavoro, lo ha raggiunto l’invito delSignore: “Loris, ho bisogno di te: potresti diventa-re prete?”

    Adesso frequenta il secondo anno di teolo-gia nel nostro Seminario e, se un giornodiventerà prete, dovrà pure celebrare unamessa nel Santuario delle Cendrole dove èsepolto il vescovo Zanini!

    Spero non dispiacciano questi aneddoti, cheperaltro ricordano un successore degli aposto-li, che ha avuto l’onore e la responsabilità dirappresentare il santo Padre e la Sede aposto-lica, in varie parti del mondo.

    Infondo ha onorato Riese: si merita il nomedi una via e il ricordo riconoscente.

    Caro Gigio,qua destirà sul me letto de soferensa, penso a tante robe e me ricordo sempre de ti

    quando gavemo lassà i banchi de scola elementare par andar in Seminario a vendemar neavigna del Signor e ti a potar e ligar i tralci sul fero coe strope i tanti vigneti de ua clinton deato bea campagna. Tanto go mi sacrificà el me tempo neo studio, quanto ti la to libertà nel durolavoro dei campi, nea gioiosa speransa, ti de racoglier ad ogni stagion fruti abondanti perdonarli nel comandamento del Signor in amor ala fameja e in carità ala cesa ed al prossimo,mentre mi me accontentavo, ano per ano, de aver bei voti e far contenti el Signor, i Superiorie i me genitori. Tuti do gavemo fato tanta, tanta strada e consumà tante scarpe: mi ha schin-car pene par imparar a scrivar ben e ti tanti maneghi par vangar bena a tera. Pian pian conforte volontà semo tuti e do rivai a la meta: ti ha far na bea fameja e mi a benedir el pan deamensa del Signor. Tuti do gavemo dato testimoniansa dell’opera de Dio Creator: ti nea mol-tiplicassion dei doni della Natura, e mi, nea atestassion dei valori delo Spirito nea parola deCristo Redentor. Cussi tuti do gavemo ben operà nea gioia de aver fato ‘a divina Volontà. Equesto me dà conforto nel me dolor tanto al fisico come al morale. Ogni volta che me alzodal me leto par andar in carozina ala finestra del corridoio par vedar la bea Cupola de SanPiero, mi con grande e segreta gioia ghe digo al Signor: Signor, varda che mi son pronto conla cintura ai fianchi e la lucerna accesa, come dixe ben el to evangeista Luca. Ti solevame pisora dea Cupola e mi vegno volentieri al to bancheto de nozze, par magnar de gusto queiboni polastrei che sempre me manda el me caro amigo e paesan Gigio che ti tanto ben tecognossi par averghe sempre dato tanta gioia de vita!” Caro Gigio, ti ringrazio di ogni tuapremura e con un grande ed affettuoso abbraccio ti saluto caramente e benedico te e la tuafamiglia. Ricordami nelle tue preghiere. Lino Zanini Vescovo

    La lettera in dialetto di Mons. Lino Zanini a Luigi Gazzola

  • IGNIS ARDENSIGNIS ARDENSIGNIS ARDENSIGNIS ARDENS

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    Berno Tomas e MarinSilvia desiderano che illoro bambino Andrea,di sei mesi, sia messosotto la protezione spe-ciale di S. Pio X.Con la sua foto fannoanche un’offerta, perchèsi diffonda la devozioneal Santo, non solo tra ifedeli di Riese, maanche di tutta la diocesi.

    I nonni Luigi e Bruna Gazzola di Altivole, annualmente rinnovanol’abbonamento ad Ignis Ardens e rivolgono la loro preghiera fiduciosaa S. Pio X, mettendo sotto la sua protezione i figli e i nipoti.

    Antonio BordinL’ultimo giorno di marzo u.s. è mancato all’affetto dei suoicari: moglie, figli, nipoti e parenti tutti, Antonio Bordin,dopo una lunga vita piuttosto travagliata per la morte dellaprima moglie e del figlio Paolo e per lunga infermità!Sopportò con pazienza la sua croce, confidando nella bontàdel Signore e dimostrando una fede profonda che nonteneva a manifestare esternamente, ma che ugualmenteinformava la sua vita. I suoi cari lo affidano alla misericor-

    dia del Signore e all’intercessione della Madonna di Cendrole e di S. Pio X. Aloro la Comunità parrocchiale di Riese rinnova la propria partecipazione aldolore e assicura la propria preghiera.

    IN RICORDO DI...IN RICORDO DI...

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    IGNIS ARDENSIGNIS ARDENSIGNIS ARDENSIGNIS ARDENS

    GUERRINA PASTRO VED. VANZOSi è spenta serenamente chiudendo la sua giornata terre-na vissuta nell’amore alla famiglia, nel lavoro quotidianodi sposa e di madre, ma soprattutto nella fede cristiana-mente vissuta e alimentata dalla preghiera e dalla fre-quenza ai Sacramenti. Quando la malattia l’ha costrettaall’immobilità ha avuto un solo rimpianto: quello di nonpotersi più recare in chiesa ad assistere quotidianamentealla S. Messa. Ma tutto ha accettato, abbandonata alla

    volontà di Dio. Ora ha raggiunto, nella casa del Padre Celeste, il marito Angeloe la diletta nipote Laura e con la veglia amorosa sui suoi Cari ai quali la comu-nità parrocchiale porge vive condoglianze.

    Giuliano CusinatoUna lunga e dolorosa malattia l’ha colto nella sua etàancora giovane, sopportata con pazienza e fiducioso disuperarla. Si affidò al Signore e fu confortato dalla suadivina protezione. Amato ed aiutato dai suoi cari, mogliee figli, si avvicinò alla morte confidando nel Signore enella Madonna. Esemplare nella sopportazione, insegnaa tutti come si porta la croce ogni giorno, seguendo ilSignore. Ai suoi cari la comunità parrocchiale rinnova la

    propria partecipazione al loro conforto, assicurando una preghiera per la suaanima.

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    IGNIS ARDENSIGNIS ARDENSIGNIS ARDENSIGNIS ARDENSVITA PARROCCHIALEVITA PARROCCHIALE

    RIGENERATI ALLA VITARIGENERATI ALLA VITA

    ARU GIULIA di Antos e Berno Lorella; nata il 16 febbraio 2009, battezzata il 19luglio 2009.

    BERNARDI ANDREA di Simone e Scapinello Sabrina; nato il 20 febbraio 2009,battezzato il 19 luglio 2009.

    DALLA COSTA ENRICO di Andrea e Gazzola Federica; nato il 25 aprile 2009,battezzato il 19 luglio 2009.

    DEL PUPPO DANIELE di Giancarlo e Gallina Giuliana; nato il 17 gennaio 2009,battezzato il 19 luglio 2009.

    FILIPPO ILARIA di Mauro e Gaetan Debora; nata il 20 maggio 2009, battezzatail 19 luglio 2009.

    DE PIERI ANNALISA di Federico e Mccaffrey Angela; nata il 20 gennaio 2009,battezzata il 16 agosto 2009.

    UNITI IN MATRIMONIOUNITI IN MATRIMONIO

    FIOR FABIO con BASSO ELISA; coniugati il 19 luglio 2009.

    ALL’OMBRA DELLA CROCEALL’OMBRA DELLA CROCE

    PANAZZOLO COSTANTE - vedovo di Beacco Lucia, deceduto il 12 giugno 2009,di anni 67.

    CUSINATO GIULIANO - coniugato con Feltracco Bruna, deceduto il 30 luglio2009, di anni 63.

    PAROLIN GIUSEPPE - coniugato con Callegari Liliana; deceduto il 30 luglio 2009,di anni 50.

    PASTRO GUERRINA - vedova di Vanzo Angelo; deceduta l’8 agosto 2009, di anni 91.

    ZAMPROGNA MARIA - nubile; deceduta il 16 agosto 2009, di anni 85.

    PANAZZOLO FERRUCCIO - vedovo di Masaro Graziella, deceduto il 21 agosto2009, di anni 69.