SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione...

64
Anno II n.6-7 GIUGNO-LUGLIO 2010 SOMMARIO Articolo 33 - mensile promosso dalla FLC Cgil - anno II n. 6-7 Autorizzazione delTribunale di Roma n. 488 del 7/12/2004 Valore Scuola coop.a r.l.- via Leopoldo Serra,31-37 - 00153 Roma Tel.06.5813173 - Fax 06.5813118 www.edizioniconoscenza.it - [email protected] Abbonamento annuale: euro 65,00 - estero euro 129,00 Per gli iscritti FLC CGIL euro 50,00 - sconti per RSU una copia euro 8,00 - Versamento su c/cp n.63611008, tramite vaglia postale o assegno bancario (non trasferibili) intestati a Valore Scuola coop. a r.l. Direttore responsabile: Ermanno Detti Direzione: Renato Comanducci Anna Maria Villari Progetto grafico, impaginazione e copertina Marco Fioramanti In redazione: Alberto Alberti, David Baldini, Omer Bonezzi, Paolo Cardoni, Loredana Fasciolo, Marco Fioramanti, Marilena Menicucci, Paolo Serreri Stampa: Tipolitografia CSR, via di Pietralata, 157 - Roma Hanno collaborato a questo numero: Marco Broccati, Gianni Carlini, Fabrizio Dacrema, Laura Detti,Amadigi Di Gaula, Gianna Fracassi, Anita Garrani,Arturo Ghinelli, Gabriele Giannini, Rita Guariniello, Beniamino Lami, Ilaria Lani, Oriolo, Pino Patroncini, Daniela Pietripaoli Un pegno per la vita Manovra, previdenza e pensioni di Beniamino Lami Riprendersi il futuro I giovani e la crisi di Ilaria Lani Meglio tardi che mai Dirigenti scolastici di Gianni Carlini Il segno dei tempi Firmato il contratto dei dirigenti di università e ricerca di Rita Guariniello DIBATTITO Tutto a carico dei cittadini Manovra e federalismo di Fabrizio Dacrema Il senso e il fine della valutazione Le prove Invalsi alle elementari e alle medie La società manipolata Cultura e progresso dei popoli di Ermanno Detti PEDAGOGIE/DIDATTICHE Come il bel tempo antico Lezioni private anziché corsi di recupero di Pino Patroncini Do lengui is mei che uan La pubblicità ingannevole di Gelmini di Arturo Ghinelli Storia di F. tra scuola e famiglia Registro di classe di Laura Detti 24 26 28 32 34 36 39 43 44 45 STUDI E RICERCHE Un capitale comune in pericolo Gli italiani e i processi formativi Censis 2009 di Daniela Pietripaoli TEMPI MODERNI Tolstoj e la sua fortuna in Italia e dintorni Nel centenario della sua morte di David Baldini Un cristiano comunista in terra di Russia I Protagonisti/Lev Tolstoj di Amadigi di Gaula L’asceta patriarcale La specola e il tempo/ Giovanni Papini e il “suo” Tolstoj di Oriolo La nostra storia, la nostra identità Recensione/La lezione del Risorgimento di David Baldini DISCIPLINE E INVARIANTI DELL’ARTE CONTEMPORANEA L’importanza di fare bella figura La pittura e il ritorno al corpo umano di Marco Fioramanti LIBRI a cura di Anita Garrani 47 51 56 57 58 59 64 2 4 5 6 7 8 10 14 16 18 EDITORIALE L’estate rovente del lavoro pubblico La crisi c’è, e si vede di Anna Maria Villari LO SCRIGNO a cura di Loredana Fasciolo MERCURIO Formazione militare di Ermanno Detti L’artista in copertina Omar Galliani riparte da Correggio a cura di Marco Fioramanti LETTERA AL DIRETTORE Don Milani non abita più qui IN PRIMO PIANO Compri uno paghi due La manovra economico-finanziaria Intervista a Marcello Degni di Anna Maria Villari Sulle spalle di chi studia e lavora Scuola. Il conto della crisi di Gianna Fracassi Penalizzati gli atenei “virtuosi” Università. I costi della manovra di Rita Guariniello Stime sul blocco delle retribuzioni Docenza universitaria di Marco Broccati Un risparmio che costa un occhio Manovra finanziaria e ricerca di Gabriele Giannini

Transcript of SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione...

Page 1: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

Anno II n.6-7 GIUGNO-LUGLIO 2010SOMMARIO

Articolo 33 - mensile promosso dalla FLC Cgil - anno II n. 6-7Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 488 del 7/12/2004Valore Scuola coop.a r.l.- via Leopoldo Serra,31-37 - 00153 RomaTel. 06.5813173 - Fax 06.5813118www.edizioniconoscenza.it - [email protected] annuale: euro 65,00 - estero euro 129,00Per gli iscritti FLC CGIL euro 50,00 - sconti per RSUuna copia euro 8,00 - Versamento su c/cp n. 63611008,tramite vaglia postale o assegno bancario (non trasferibili)intestati a Valore Scuola coop. a r.l.

Direttore responsabile: Ermanno DettiDirezione: Renato Comanducci

Anna Maria VillariProgetto grafico, impaginazione e copertina

Marco Fioramanti

In redazione: AlbertoAlberti, David Baldini, Omer Bonezzi,Paolo Cardoni, Loredana Fasciolo, Marco Fioramanti,Marilena Menicucci, Paolo Serreri

Stampa:Tipolitografia CSR, via di Pietralata, 157 - Roma

Hanno collaborato a questo numero:Marco Broccati, Gianni Carlini, Fabrizio Dacrema,Laura Detti,Amadigi Di Gaula, Gianna Fracassi,Anita Garrani,Arturo Ghinelli, Gabriele Giannini,Rita Guariniello, Beniamino Lami, Ilaria Lani, Oriolo,Pino Patroncini, Daniela Pietripaoli

Un pegno per la vitaManovra, previdenza e pensionidi Beniamino Lami

Riprendersi il futuroI giovani e la crisidi Ilaria Lani

Meglio tardi che maiDirigenti scolasticidi Gianni Carlini

Il segno dei tempiFirmato il contratto dei dirigentidi università e ricercadi Rita Guariniello

DDIIBBAATTTTIITTOOTutto a carico dei cittadiniManovra e federalismodi Fabrizio Dacrema

Il senso e il fine della valutazioneLe prove Invalsi alle elementari e alle medie

La società manipolataCultura e progresso dei popolidi Ermanno Detti

PPEEDDAAGGOOGGIIEE//DDIIDDAATTTTIICCHHEE Come il bel tempo anticoLezioni private anziché corsi di recupero di Pino Patroncini

Do lengui is mei che uanLa pubblicità ingannevole di Gelminidi Arturo Ghinelli

Storia di F. tra scuola e famigliaRegistro di classe di Laura Detti

2244

2266

2288

3322

3344

3366

3399

4433

4444

4455

SSTTUUDDII EE RRIICCEERRCCHHEEUn capitale comune in pericolo Gli italiani e i processi formativiCensis 2009di Daniela Pietripaoli

TTEEMMPPII MMOODDEERRNNII Tolstoj e la sua fortuna in Italia e dintorniNel centenario della sua morte di David Baldini

Un cristiano comunista in terra di RussiaI Protagonisti/Lev Tolstoj di Amadigi di Gaula

L’asceta patriarcaleLa specola e il tempo/Giovanni Papini e il “suo” Tolstojdi Oriolo

La nostra storia, la nostra identitàRecensione/La lezione del Risorgimentodi David Baldini

DDIISSCCIIPPLLIINNEE EE IINNVVAARRIIAANNTTII DDEELLLL’’AARRTTEE CCOONNTTEEMMPPOORRAANNEEAAL’importanza di fare bella figuraLa pittura e il ritorno al corpo umanodi Marco Fioramanti

LLIIBBRRIIa cura di Anita Garrani

4477

5511

5566

5577

5588

5599

6644

22

44

55

66

77

88

1100

1144

1166

1188

EEDDIITTOORRIIAALLEEL’estate rovente del lavoro pubblicoLa crisi c’è, e si vededi Anna Maria Villari

LLOO SSCCRRIIGGNNOOa cura di Loredana Fasciolo

MMEERRCCUURRIIOOFormazione militaredi Ermanno Detti

L’artista in copertinaOmar Galliani riparte da Correggioa cura di Marco Fioramanti

LLEETTTTEERRAA AALL DDIIRREETTTTOORREEDon Milani non abita più qui

IINN PPRRIIMMOO PPIIAANNOOCompri uno paghi dueLa manovra economico-finanziariaIntervista a Marcello Degni di Anna Maria Villari

Sulle spalle di chi studia e lavoraScuola. Il conto della crisidi Gianna Fracassi

Penalizzati gli atenei “virtuosi”Università. I costi della manovradi Rita Guariniello

Stime sul blocco delle retribuzioniDocenza universitariadi Marco Broccati

Un risparmio che costa un occhioManovra finanziaria e ricercadi Gabriele Giannini

Page 2: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

(stipendi azzerati) e come cittadini (ser-vizi azzerati). Con la ciliegina sulla tortadi nuove tasse locali, così la Lega san-cisce il federalismo fiscale.Questa manovra economico-finanzia-

ria è il segno del fallimento di questo go-verno e di questa politica, perché è unamanovra senza progetto, iniqua, depres-siva e regressiva.

Sviare l’attenzione

Il capo del Governo lancia messaggicontraddittori, dice che la crisi è finita

ma impone misure draconiane, chiede sacrifici annun-ciando che l’Italia cresce più degli altri... La verità è cheBerlusconi non sa cosa sia la crisi. In due anni di Governoha impegnato il Parlamento e il dibattito nazionale solo suisuoi affari, compresi quelli giudiziari. Di disoccupazione ga-loppante, di giovani senza futuro, di lavoratori senza con-tratto, di servizi senza finanziamento, di investimenti, diassenza di innovazione, in una parole del sistema paesenon se ne è minimamente occupato. In compenso ha oc-cupato tutti noi a discutere di finte riforme e a rimandarelo sviluppo a mirabolanti interventi legislativi. Tutte mano-vre distraenti, come la discussione sull’articolo 41 dellaCostituzione che minerebbe la libertà di impresa. Ecco il testo costituzionale incriminato:“L’iniziativa economica privata è libera.Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in

modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla di-gnità umana.La legge determina i programmi e i controlli opportuni

perché l’attività economica pubblica e privata possa es-sere indirizzata e coordinata a fini sociali”.Gli unici a cui questo testo della Costituzione italiana dà

fastidio sono gli imprenditori senza scrupoli, quelli dell’eco-

La crisi c’è e si vede

EDITORIALE

2 ARTICOLO 33www.edizioniconoscenza.it

ddii AAnnnnaa MMaarriiaa VViillllaarrii

Mentre andiamo in stampala manovra economico-fi-nanziaria annunciata conil decreto legge n. 78 del31 maggio scorso non è

ancora stata conver tita. Ma non cisaranno sorprese. Quando la rivistaraggiungerà i lettori due voti di fidu-cia alla Camera e al Senato avrannosancito la peggiore legge finanziariamai vista. Questo significa che gli ef-fetti sui settori della conoscenza so-no quelli di cui scriviamo anche conl’aiuto di dati e tabelle nelle paginesuccessive.

Il costo della crisi sulle nostre spalle

Il Governo fa una scelta di campo a danno del lavoro, so-prattutto del lavoro pubblico, a danno delle categorie piùdeboli, a danno di tutto il sistema sociale, dalla previdenzaalla sanità, dall’istruzione alla ricerca, alla sicurezza, allacultura e a danno delle autonomie locali. Con buona pace dei pochi che detengono la maggior

parte della ricchezza nazionale neppure sfiorati dalla crisi,con i ringraziamenti di quanti, speculatori, finanzieri disone-sti, affaristi collusi con la criminalità, in gran parte respon-sabili della crisi, che vengono liberati di qualunquerisarcimento a favore della comunità.Il costo della crisi e della dissennata gestione delle ri-

sorse nazionali grava sul settore pubblico. Un settore già stremato dai tagli degli anni precedenti.

Scuola, università, ricerca pensavano di avere già dato. E invece adesso tocca ai lavoratori: niente contratto per

3 anni, blocco di carriere e di anzianità con effetti per tuttol’arco della vita, compresa quella da pensionati. “Tuttosulle nostre spalle” ha denunciato la CGIL, come lavoratori

La manovra economica,imposta col voto di fidu-cia da una maggioranzache ha i numeri ma non

la coesione, è senza progetto, iniqua,

depressiva e regressiva.Ne esce un paese

più povero e stremato, lavoratori mal pagati

e servizi scadenti. E il governo parla

di riforme...

L’ESTATE ROVENTEDEL LAVORO PUBBLICO

Page 3: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

La crisi c’è e si vede

EDITORIALE

3N.6-7, 2010 www.edizioniconoscenza.it

stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.Ci sarebbe bisogno di più Stato, ora più che mai, di poli-

tiche forti che orientino l’economia, che pongano fine auno sviluppo dissennato che distrugge il pianeta... E in-vece, il nostro Governo, dando un pessimo esempio, tar-tassa i deboli e spreca denari e risorse per ingrassare leproprie camarille e i propri grandi elettori.

nomia sommersa, gli speculatori, quelli che lucrano sullecommesse pubbliche arraffate in cambio di tangenti.La debolezza degli Stati, della politica, di fronte ai poteri

forti ormai globalizzati e fuori controllo non è purtroppo unproblema solo italiano. Da noi, e sta qui la grave originalitànostrana, la debolezza dello Stato viene teorizzata e attra-verso privatizzazioni mirate, che nulla hanno a che fare conla libera concorrenza, si affida a gruppi di potere la ge-

INFORMAZIONI PER I LETTORI

Dai primi giorni di luglio, sul sito della casa editrice www.edizioniconoscenza.it, è possibile ordinare libri siain versione cartacea, sia in versione elettronica e pagare direttamente con carta di credito.Per ora solo i volumi della collana “Le professioni”, della collana “I libri di Minerva”, della collana “Scuo-laIdea” sono interamente “scaricabili”, ma presto anche altri libri saranno disponibili in formato elettronico(e-book). Quanto prima sarà possibile richiedere anche la rivista “Articolo 33” direttamente sul vostro computerdi casa a un prezzo veramente vantaggioso.Sul sito ad ABBONAMENTI E ORDINI e nella LETTERA AI VISITATORI sono riportate tutte le informa-zioni e le istruzioni per poter “scaricare” i libri in formato PDF al 50% del prezzo di copertina.

Page 4: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

4 ARTICOLO 33www.edizioniconoscenza.it

LO SCRIGNO

sanna Camusso - Segretaria Nazionale CGILe, per quanto riguarda la specifica Sessionesulla conoscenza, un’agenda per la scuola,l’università, la ricerca, interverrà MimmoPantaleo - Segretario Generale della FLCCGIL. Numerosi saranno i Laboratori: • Pro-poste per l’autonomia sociale dei giovani •I costi della precarietà e l’accesso al welfare• Riunificare i diritti: la tutela contrattuale •Nuova occupazione qualificata e accesso allavoro • Seconde generazioni: diritti oggi perla sicurezza di domani. Inoltre verrà presen-tato il Progetto “Liberarci dalle Spine, campidi lavoro nei beni confiscati” e lo SpettacoloTeatrale della Compagnia Decimo Pianeta“Racconti per le vittime innocenti di Ca-morra”. Infine il concerto con The Zen Cir-cus. Nella pagina web sono disponibili ilprogramma più dettagliato e tutte le indica-zioni per arrivare alla Festa.

http://cgilfestagiovani.wordpress.com

Sport minori“Roma Social Sport” è una web-tv dedicataai tanti sport, riconosciuti a livello federalee praticati a livello amatoriale, giovanile oagonistico nel territorio di Roma e provinciache non trovano spazio nella grande comu-nicazione e che finiscono spesso per rivol-gersi ciascuna al proprio specifico pubblico.Si tratta dei cosiddetti “sport minori”, è in-fatti volutamente escluso il calcio. Questa

Le lezioni ecosostenibiliFormare i formatori è uno dei punti strate-gici del programma d’azione educativa delWWF. Negli anni passati si sono svolti corsirivolti agli insegnanti sui temi dei rifiuti edella biodiversità, sui cambiamenti clima-tici e sui fiumi. Il WWF punta anche sullametodologia e sulla organizzazione deicorsi in coerenza con il rispetto dell’am-biente a partire dai luoghi dove si svolgonole lezioni rispettando i principi di sostenibi-lità: tutti i materiali utilizzati, dalla carta ri-ciclata al pranzo con cibi biologici... È possibile trovare le prossime propostee informazioni per i docenti sul sito:

www.wwf.it

Il bambino creatTivoSi è svolto a Castiglioncello, nei giorni 7 89 maggio, la 18° edizione degli Incontridel CGD (Coordinamento Genitori democra-tici) dal titolo “Il bambino creaTtivo”.L’Incontro di quest’anno era incentrato sullaquestione della creatività e della fantasianelle attuali condizioni di vita e di sviluppo dibambini e ragazzi, soprattutto rispetto all’af-fermarsi di nuovi luoghi e stili di apprendi-mento, insieme a genitori, docenti, edu-catori, rappresentanti delle parti sociali, stu-diosi dei temi dell’infanzia e della comuni-cazione. Relazioni, ricerche, tavole rotonde,mostre hanno esplorato - con filosofi, psico-logi, docenti di pedagogia e sociologia - i lin-guaggi delle giovani generazioni, gli orizzontipedagogici, il ruolo dell’immaginario e il va-lore delle narrazioni, le opportunità e i rischidell’universo multimediale. L’appuntamento ha affrontato questioni sudiversi temi tra i quali: le nuove tecnologiedella comunicazione ostacolano o promuo-vono la creatività?; quali sono i fattori cheinibiscono l’immaginazione e quali potreb-bero sollecitarla?; laboratori tematici suinuovi media e arte contemporanea.L’incontro - con un laboratorio ed una mo-stra - ha riservato una particolare atten-zione al trentesimo anniversario dellamorte di Gianni Rodari, all’eredità che ciha lasciato nel campo della riflessioneeducativa e della valorizzazione della crea-tività e ai modi che possiamo individuareper rispondere efficacemente alle sfide delmondo attuale e futuro.

Per chi vuole saperne di più:www.coordinamentogenitoridemocratici.it

Premio Marco RossiRadio Articolo 1, insieme a Audiodoc, haindetto il concorso radiofonico “per darvoce al lavoro” per ricordare il giornalistaMarco Rossi, un prezioso amico e compa-gno di lavoro, coofondatore di Italia Radio,collaboratore di LiberEtà e Rassegna Sin-dacale, che partecipò attivamente alla na-scita della radio “Articolo 1”. Il premiogiornalistico per programmi e documentariradiofonici sul tema del lavoro è stato as-segnato il 10 giugno nel corso di una se-rata al Circolo degli Artisti a Roma. Tantigiornalisti vi hanno partecipato. II primo deinumerosi premi è andato a Jonathan Zenticon “Suoni quotidiani” ed ha ottenuto unamenzione speciale “La Svolta. Donne con-tro l’ILVA”.La giuria del Premio era presieduta da Ma-rino Sinibaldi, direttore di Rai Radio3, eracomposta da Daniele Biacchessi (Ra-dio24), Altero Frigerio (RadioArticolo1),Anna Maria Giordano (Radio Rai), AndreaGiuseppini (Audiodoc), Antonio Longo(Mdc), Giorgio Nardinocchi (LiberEtà), Ro-berto Secci (Articolo21). La serata è stataaccompagnata dall’orchestra multietnica divia Padova composta da 15 musicisti dinove nazionalità diverse. La sua musicaspazia dalle ballate dell’Europa dell’Est airitmi gitani, dai tamburi africani agli archi eai violini della tradizione mitteleuropea,conditi con ritmi funky, jazz e blues distampo afroamericano. Durante la seratasono state lanciate una serie di iniziativeper contrastare i provvedimenti che il go-verno sta cercando di prendere per impe-dire le intercettazioni telefoniche.

www.radio articolo1.it

Prima Festa nazionale dei giovaniÈ attiva una pagina web accessibile dal por-tale www.cgil.it dedicata alla 1° Festa na-zionale dei Giovani che si terrà a Marina diGrosseto dal 28 al 30 luglio.Il programma della Festa è ricco di attività:si parlerà di diritti, legalità, lavoro e am-biente con Vera Lamonica - Segretaria nazio-nale CGIL, Enrico Rossi - Presidente RegioneToscana, Antonio Ingroia - Procuratore ag-giunto della procura antimafia di Palermo.Son previsti incontri con Guglielmo Epifani -Segretario Generale CGIL, con Enrico Panini- Segretario organizzativo CGIL, con Su-

Page 5: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

iniziativa ha già il sostegno di tutti gli enti lo-cali e dei soggetti istituzionali dello sport,Coni, federazioni, enti di promozione. Laprogrammazione ha avuto inizio il 1 feb-braio: dalla homepage è possibile collegarsicon le pagine delle diverse discipline spor-tive, comprese quelle para-olimpiche, dagliscacchi alla vela, dal pattinaggio alla palla-canestro. Oltre ai video redazionali, corre-dati da interviste, schede tecniche eaggiornamenti sugli eventi in calendario, latv intende dare ampiospazio agli utenti, in par-ticolare ai giovani cheavranno la possibilità disegnalare notizie, inviarevideo, foto o articoli, siaper la possibilità di ge-stire un proprio profilo(sul modello dei socialnetworks). Ognuno po-trà inserire contenutimultimediali, attivareblog personali, dialogarecon altri utenti, parteci-pare a discussioni tra-mite forum a tema. Sonopreviste rubriche dedi-cate ai non addetti ai la-vori, con informazioniutili sulla salute, l’ali-mentazione, gli aspettisociali e culturali dellosport. Secondo gli orga-nizzatori “Roma SocialSport” sarà “un luogo adisposizione di tutti co-loro che, praticando o seguendo con pas-sione lo sport di base, vogliono e hannodiritto di esserne protagonisti”.

www.roma.social-sport.it

Corso di laurea in Scienze della Comunicazione PlurilingueFino al 20 agosto 2010 ci si può preiscri-vere al corso di laurea in Scienze della Co-municazione Plurilingue presso la liberauniversità di Bolzano. L’indirizzo forniscecompetenze in pedagogia, didattica dei pro-cessi interculturali e formativi, gestione edinamica di gruppo, tecniche per lo sviluppodelle risorse umane, utili per operare all’in-terno di servizi educativi e formativi, di centriper la progettazione e valutazione di per-

aa ccuurraa ddii LLOORREEDDAANNAA FFAASSCCIIOOLLOO

5 www.edizioniconoscenza.itN.6-7, 2010

corsi di formazione e aggiornamento di dif-ferenti target e fasce di età. L’indirizzo fornisce competenze relative alleorganizzazioni non-profit, con particolare at-tenzione alla cultura organizzativa, al marke-ting, allo sviluppo delle risorse umane e alfundraising, utili per operare come coordina-tore e responsabile di processi di organizza-zione e di eventi culturali. L’indirizzo forniscecompetenze relative alla comunicazione in-terdisciplinare, interculturale e plurilingue,

dall’informazione digitale al trattamento in-formatico di testi, immagini, suoni e videonelle biblioteche pubbliche, scolastiche,scientifiche, nella pubblica amministrazione,in musei interattivi, etc. Il corso ha duratatriennale. Gli insegnamenti si svolgono inItaliano, Tedesco ed Inglese. La scelta delcurriculum avviene al momento dell’imma-tricolazione. La frequenza non è obbligato-ria. I piani di studio sono orientati allapratica, per poter declinare al meglio le co-noscenze teoriche in prospettiva professio-nalizzante. Ulteriori informazioni:www.unibz.it/it/education/progs/communi-cation/default.html Segreteria corso di lau-rea: tel. 0472-014022 - dott. MarziaBonfanti: tel. 0472-014900.

Concorso di illustrazione/graficaL’Associazione nazionale Gruppo di Servizioper la Letteratura Giovanile (GSLG), cogliendol’opportunità del 35° anno di fondazionedell’associazione e della rivista “Pagine Gio-vani” e con l’intento di portare all’attenzionedel pubblico giovani Artisti del settore non an-cora affermati, in collaborazione con l’Asso-ciazione Anonima Fumetti bandisce il Con-corso di Illustrazione e Grafica “Un sito per il

GSLG” per la creazione del-l’immagine di testa dellahome page e delle rubri-che del sito www.gruppo-letteraturagiovanile.itIl GSLG si interessa di pro-mozione della letturaverso i bambini/ragazzidai 3 ai 16 anni, medianteincontri e convegni sui pro-blemi pedagogici-sociolo-gici-ludici della letteraturagiovanile, realizza labora-tori di animazione della let-tura e la rivista quadri-mestrale Pagine Giovani,mostre di cartoon e illu-strazioni, partecipa alleprincipali manifestazioni li-brarie nazionali. Sonoiscritti all’associazione in-segnanti, docenti universi-tari, esperti di letteraturagiovanile, animatori, biblio-tecari, giornalisti, illustra-tori, scrittori, cartoonist.Possono partecipare al

concorso tutti i giovani, residenti sul territorioitaliano, da 20 a 24 anni che abbiano pubbli-cato max 3 opere o copertine, su riviste, gior-nali ed altra stampa a diffusione nazionale.Le immagini presentate devono essere ine-dite. La partecipazione al concorso è gratuita.La cerimonia di premiazione avrà luogo du-rante la Fiera Internazionale del Libro per Ra-gazzi di Bologna, indicativamente nel marzo2011. Entro il 31.12.2010 i CD/DVD do-vranno pervenire, in busta chiusa, all’indirizzo:Gruppo di Servizio per la Letteratura Giova-nile, via dei Colli Portuensi 12- 00151 Roma- tel. 06 536067, 349 5626846 [email protected]

www.gruppoletteraturagiovanile.itwww.anonimafumetti.org

FFOORRMMAAZZIIOONNEE MMIILLIITTAARREE

Bisogna che l’opinione pubblica sia informata sulle iniziative del nostro Go-verno. E tra questa c’è un fatto ignorato o quasi dalla stampa: nell’aprile2010 è stata presentata in Parlamento, per iniziative del ministro La Russa,una proposta di legge dal titolo “Disposizioni in materia di corsi di forma-zione delle Forze Armate per i giovani”. Tra i firmatari c’è anche il ministro Tremonti ed è giusto: l’iniziativa costaben 20.000.000 (venti milioni) di euro. Di che si tratta? Sostanzialmente di far frequentare ai giovani dei corsi teo-rico-pratici che vanno dalle nozioni di cultura militare all’addestramento. Ora la cosa buffa in tutto questo è il fatto che mentre si taglia a manibasse su Scuola, Università e Ricerca, si investono cifre da capogiro sullacultura e sull’addestramento militare. Insomma la notizia è bene cono-scerla: anche se ci confonde, a chi sa ben riflettere potrebbe offrire qual-che altro elemento.

MMEERRCCUURRIIOOddii EERRMMAANNNNOO DDEETTTTII

Page 6: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

Dal 2006 una sua personale dal titoloDisegno Italiano sta girando in Cina ipiù importanti Musei d’Arte Modernae Contemporanea, da Shangai, Chen-gdu, Jinan, Xian, Wuhan, Hangzhou,Ningbo, a Nanchino, Dalian, Tientsin,e concluderà il tour alla fine del 2007con una grande mostra al Capital Mu-seum di Pechino. Sempre nel 2006 l’Università e il Mu-seo di Caracas hanno ospitato unasua personale dal titolo Disegnarsi,che nell’aprile 2007 è stata portata alMuseo Hassan di Rabat.Il Grande Disegno Italiano, la grandeopera esposta a Torino nel 2005, èstata poi presentata al Palazzo dellaPermanente di Milano nell’ambitodella mostra La bellezza nel 2006,quindi a Verona, Palazzo della Ra-gione, all’interno dell’esposizione Ilsettimo splendore.Nel giugno 2007 si inaugura la mostraTra Oriente e Occidente. Omar Gallianie il Grande Disegno Italiano in Cinapresso la sede della Fondazione Que-rini Stampalia, inserita tra gli eventicollaterali della 52a Biennale di Vene-zia. L’evento, realizzato con il patroci-nio dell’Ambasciata Cinese in Italia, incollaborazione con il Ministero Italianoper gli Affari Esteri e il governo dellaRepubblica Popolare di Cina, vedrà lapresenza dell’Associazione degli Arti-sti Cinesi e la collaborazione dei mu-sei di Shanghai, Ningbo, Dalian, Xian,Hanghzou, Jinan, Chengdu e Wuhan.(v. articolo a pag. 62).

Nel 2003 è stato invitato alla Bien-nale di Praga e alla prima edizione diquella di Pechino, dove ha vinto ilprimo premio con tre grandi opere delciclo Nuove anatomie. Nel 2005, all’Archivio di Stato di To-rino nell’ambito della mostra GrandeDisegno Italiano, un suo disegno (5 x6,3 metri), grafite su pioppo, è statomesso a confronto con il volto dell’an-gelo di Leonardo, preparatorio dellaVergine delle rocce, esposto alla Bi-blioteca Reale. A Palazzo Magnani di Reggio Emilia hapresentato la personale Nuove anato-mie. Sempre nel 2005 il Museod’Arte Contemporanea di Guadalajara(Messico) ha inaugurato una sua per-sonale dal titolo Nuovi fiori nuovi santie lo Spazio Mazzotta di Milano ha pre-sentato La figlia era nuda.

6 ARTICOLO 33 | N.6-7, 2010www.edizioniconoscenza.it

aa ccuurraa ddii MMaarrccoo FFiioorraammaannttii

Nato nel 1954 a MontecchioEmilia, dove vive, Omar Gal-liani ha studiato all’Accade-mia di Belle Arti di Bolognae insegna pittura all’Acca-

demia di Belle Arti di Carrara. Agli inizi degli anni Ottanta è statoesponente di spicco del gruppo degliAnacronisti e del Magico Primario. Hapartecipato a tre edizioni della Bien-nale di Venezia e in quella del 1984ha avuto una sala personale nella se-zione “Arte allo specchio”. Semprenegli anni Ottanta ha partecipato allaBiennale di San Paolo del Brasile ealla XII Biennale di Parigi. Ha espostonei Musei d’Arte Moderna di Tokyo,Kyoto, Nagasaki, Hiroshima, alla Hay-ward Gallery di Londra, a due edizionidella Quadriennale di Roma, alla Gal-leria d’Arte Moderna di Bologna, allaGalleria Nazionale d’Arte Moderna diRoma, in quelle di Francoforte e Ber-lino. Negli anni Novanta il suo lavoro èstato esposto allo Scottsdale Centerfor the Arts dell’Arizona, alla MarianLocks di Philadelphia e alla ArnoldHerstand Gallery di New York. L’artista ha inoltre presentato Femi-nine Countenances alla New York Uni-versity e nel 2000 Aurea al Museumof the Central Academy of Fine Arts diPechino. Ha poi esposto presso il Palazzo delleStelline a Milano, alla Galleria Civicadi Modena, al Museo d’Arte Modernadi Budapest, al Palacio Foz di Li-sbona, al PAC di Milano. OPERA DI OMAR GALLIANI

OMAR GALLIANIRIPARTE DA CORREGGIO

Page 7: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

7

DON MILANI NON ABITA PIÙ QUI

ARTICOLO 33 | N.6-7, 2010 www.edizioniconoscenza.it

Quando la scuola toglie - ingiustamente - a chi ha di menoLETTERA AL DIRETTORE

Caro Ghinelli,

da maestro appassionato e serio quale sei, segui i tuoialunni anche quando lasciano le elementari, soprattuttoquelli sulle cui spalle pesano svantaggi e ostacoli di ognitipo. Tu ti sei formato alla scuola dei grandi maestri, haicondiviso e applicato i principi della scuola attiva e inclu-siva ben prima che entrassero negli ordinamenti. Quegli or-dinamenti sbaragliati dalla furia ideologica del centro-destra e dei governi Berlusconi. Dicono di volere unascuola seria e rigorosa, in realtà non c'è niente di serio inuna scuola che si gloria dell'aumento delle bocciature: c'èfallimento didattico, pedagogico, formativo. La scuola nonè migliorata con le bocciature, si è deresponsabilizzata.D'altronde spesso questa è la scorciatoia di chi non sa piùcome lavorare, trovandosi in classi sovraffollate e senzamezzi. Ci sono voluti decenni per avere una scuola che for-masse un'intera comunità nazionale, l'impegno di tantepersone che hanno studiato, sperimentato, lottato e po-chissimo tempo per farne tabula rasa. E così invece di an-dare avanti con le riforme, ci ritroviamo con una scuolaminima, inutilmente selettiva, che toglie a chi ha di meno.E per la verità dà poco anche a chi ha di più.L'articolo di Pino Patroncini a pag. 43 completa quanto

racconti nella tua lettera.

Caro direttore,

ero passato a inizio mattinata e la bidella mi aveva detto:"I quadri delle 5°? Torni più tardi, verso mezzogiorno sa-ranno affissi ai vetri". Più tardi sono tornato e già da lon-tano ho visto che i vetri erano tappezzati di fogli. Hocercato la sua 5°. Ho scorso l’elenco e ho trovato: Mamou-dou non ammesso.Sì, perché aveva in ballo un cinque in una materia. Anche

se il giorno prima la ministra aveva dichiarato "Non si boc-cia con un cinque", Mamoudou è stato bocciato.E non è stato il solo: sei bocciati su 21. Tra questi sei,

naturalmente, gli unici stranieri sopravvissuti fino in 5°; glialtri erano stati scaricati prima. I professori dell’Istituto Tec-nico hanno voluto dare una dimostrazione della serietà diquesta scuola. Un caso isolato? No, il MIUR ha annunciatoche i non ammessi sono aumentati rispetto allo scorsoanno dello 0,6% per un totale di 28.500, che rappresentail 6,1% degli studenti delle 5°. Anche nelle classi prece-denti il numero dei bocciati è in crescita, +1,4% rispettoallo scorso anno, diventando così il 13,1% degli studentidelle superiori. Se sommiamo i non ammessi con i boc-ciati, si arriva al 20% dei respinti. In questi giorni Mamoudou si è visto respingere anche la

domanda per ottenere la cittadinanza italiana.Ho capito perciò che si tratta di un combinato disposto

tra Miur e ministero dell’Interno: la scuola l’ha bocciatoperché secondo la recente legge Maroni, essendo maggio-renne, deve lavorare tre anni con un reddito annuo di al-meno 7.000 euro se vuole tentare di diventare cittadinoitaliano e quindi non può continuare a studiare.Quindi, grazie scuola. Grazie a te questo negro venuto

dal deserto ha capito che non bastano dieci anni discuola, per diventare italiano. Ci vuole ben altro.

Arturo Ghinelli

Page 8: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

8

COMPRI UNO, PAGHI DUE

La manovra economico-finanziariaIN PRIMO PIANO

Confindustria ha guardato con favore alla ma-novra anche se non c’è nulla a sostegnodell’impresa, cioè di chi teoricamente do-vrebbe produrre ricchezza.

La Confindustria ha dato un parere favore-vole perché, sia pure in modo distorto, la ma-novra è concentrata sulla spesa pubblica.Direi che è un giudizio soprattutto ideologico,basato sul fatto che, riducendo il perimetrodel pubblico, lascia, almeno teoricamente,più spazio al mercato.

Questa manovra colpisce soprattutto il lavoropubblico, parliamo quindi di stipendi bassi,in media 1.200 euro netti al mese, con il

doppio effetto di avvilire i lavoratori e di deprimere risparmie consumi, questi ultimi indicati dallo stesso governo comeun volano per uscire dalla crisi. Che senso ha?

La propensione al consumo dei redditi più bassi è moltoelevata, perché sono destinati praticamente solo al con-sumo. Se si colpiscono questi redditi si deprime, ovvia-mente, il consumo. Viceversa se si colpiscono i redditi piùelevati o le rendite non si ha alcuna conseguenza negativasui consumi. Dal punto di vista macroeconomico la mano-vra ha un effetto depressivo. C’è poi da dire che tanto accanimento sui dipendenti

pubblici è del tutto ingiustificato perché gli sprechi e le inef-ficienze, che nel settore pubblico pure ci sono, sono dovutiin gran parte a fattori organizzativi, di gestione dei servizi...

... i fannulloni incidono poco sull’efficienza della macchinaamministrativa ...

Sì, incidono poco. E poi quasi sempre il lavoratore fannul-lone è conseguenza di un’organizzazione del lavoro chenon favorisce la produttività, e ha comunque una respon-

La CGIL ha bocciato lamanovra economicadel governo, definendo-la iniqua perché colpi-sce i lavoratori più de-

boli nel reddito e nei servizi, de-pressiva perché non dà alcunimpulso allo sviluppo, regressi-va perché colpisce l’innovazio-ne, la ricerca, la scuola, l’uni-versità, in una parola la culturae il futuro. Ne abbiamo parlatocon Marcello Degni, professoredi contabilità pubblica all’univer-sità di Pisa.

Professor Degni, era proprio l’unica manovra possibile?

La manovra poteva essere calibrata in modo diverso. Seaccanto ai capitoli di contrasto all’evasione e di riduzionedelle spese correnti della pubblica amministrazione cifosse stato un terzo capitolo, totalmente assente, su unprelievo fiscale dai patrimoni e dalle rendite, dalle ric-chezze, sarebbe stata una manovra complessivamente piùequilibrata. Questa, al di là della valutazione sulle singoledisposizioni, è completamente sbilanciata. La manovra si è resa necessaria in seguito alla crisi in-

ternazionale e al nostro elevato debito pubblico, proprioper questo doveva prefiggersi l’obiettivo di stimolare la cre-scita perché il debito pubblico non si può abbattere in rap-porto al PIL se non cresce anche il denominatore. Perquesto servono interventi finalizzati. In sostanza ci vorreb-bero una manovra lorda e una manovra netta, mentrequella del governo è solo netta, rivolta a ridurre il disa-vanzo. Una manovra lorda, ad esempio con un prelievosulle rendite, avrebbe fruttato risorse da investire, magarisulla ricerca, sull’innovazione, cioè su quelle componentidella spesa pubblica che favoriscono la crescita.

Una manovra sbilanciatache pesa sul lavoro e non sulle rendite.

Per rendere più efficienti i servizi pubblici

non serve ridurre gli stipendi,

ma motivare i lavoratori. Assenti investimenti

e innovazione, volani della crescita

e ridotti i servizi sociali.Cautela

sull’evasione fiscale

IInntteerr vviissttaa aa MMaarrcceelllloo DDeeggnnii ddii AANNNNAA MMAARRIIAA VVIILLLLAARRII

ARTICOLO 33www.edizioniconoscenza.it

Page 9: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

www.edizioniconoscenza.it9

IN PRIMO PIANOLa manovra economico-finanziaria

sabilità minore di chi dirige e organizza il servizio. Sarebbeimportante riorganizzare e rendere più efficienti quei pezzidel settore pubblico che ne hanno bisogno, ma questo nonsi fa riducendo gli stipendi dei dipendenti, casomai moti-vandoli di più, intervenendo, d’accordo con i sindacati,sulla parte mobile della retribuzione. Bloccare per 3 anniscatti di anzianità e contrattazione non favorisce l’aumentodella produttività e dell’efficienza.

L’accanimento sul lavoro pubblico, cui lei accennava prima,ha un discreto sostegno mediatico sul presupposto che iltrend stipendiale dei pubblici dipendenti sia stato superiorea quello dei privati. Ma i dati Aran dimostrano che disaggre-gando gli stipendi stabiliti per contratto da quelli stabilitiper legge (alti gradi dell’esercito e della dirigenza, magi-strati, professori universitari) il trend è tutt’altro che a van-taggio dei lavoratori.

Forse in un arco temporale molto lungo si possono ri-scontrare dinamiche retributive diverse, ma non negli ultimi3 o 4 anni. E poi, francamente, questi confronti non sonocorretti. Mi sembra si voglia scatenare una guerra tra po-veri. La perdita di potere d’acquisto dei lavoratori privati èstata a favore dei profitti non dei pubblici dipendenti. Il set-tore pubblico poi è molto articolato anche tra le retribuzionistabilite per legge. I confronti vanno fatti tra aree omoge-nee. Comunque la motivazione per cui viene colpito il set-tore pubblico, secondo me, non è determinato dalla minorecrescita delle retribuzioni private, ma dalla volontà del go-verno di limitarne il perimetro. Va in questo senso anche larecente iniziativa di sospendere per un triennio l’articolo4l della Costituzione, quello che tutela la libertà di im-presa, per deregolamentare tutto il sistema produttivo...Insomma, la differenza delle dinamiche retributive è prete-stuosa.

Sui settori della conoscenza le conseguenze della manovrahanno effetti aggiuntivi su quelli puramente finanziari.

In particolare la scuola, sia per l’aspetto quantitativodella misura, sia perché è stata oggetto già negli scorsianni di una forte contrazione di risorse, è il settore più col-pito da questa manovra. Infatti, qui non soltanto si deprimono i consumi con il ta-

glio a redditi bassi o medio-bassi, ma si colpisce anchequel settore che in altri Paesi, anche in tempo di crisi, èstato incentivato perché – e tutte le teorie sono ormai con-cordanti – lo sviluppo del reddito futuro dipende dall’inve-stimento in capitale umano e in conoscenza. Quindi c’è,sotto questo profilo, una doppia valenza negativa della ma-novra sulla scuola e, in senso lato, su tutto il settore dellaconoscenza.

La crisi i lavoratori la pagano due volte: con il blocco deglistipendi e delle carriere, con un aumento della pressionefiscale e con meno “welfare”. Pagano di più per avere dimeno.

L’istruzione, la sanità (che è un altro settore pesantementecolpito), la sicurezza sono servizi importanti per tutti i citta-dini, di cui, ovviamente, godono tutti. Ma l’istruzione pubblica e la sanità pubblica sono gli unici

a cui possono accedere i cittadini con redditi più bassi, i piùricchi hanno la possibilità di trovare delle compensazioni.Quindi, certo, la manovra è fortemente regressiva da questopunto di vista.

Qualcosa da salvare?

C’è nella manovra il capitolo del contrasto all’evasionefiscale che sembra muoversi in controtendenza con il resto,addirittura ripristinando, in parte, misure del precedentegoverno che erano state abrogate subito dopo l’insedia-mento dell’attuale. Certo, se poi si assocerà un nuovo con-dono edilizio, si otterrà un effetto contrario. Anchesull’evasione si poteva fare molto di più e di più efficace,intendiamoci. Sono state introdotte solo misure molto par-ziali. Guardando la manovra sotto il profilo macroeconomico,

in rapporto con quelle degli altri paesi europei, si può rile-vare che, in quella italiana, non è stata utilizzata in formaesplicita la leva fiscale. Questo aspetto rende le misure, nel complesso, in mag-

giore sintonia con l’approccio di alcuni economisti keyne-siani (tra tutti Paul Krugman, molto presente, in questesettimane, anche sui media italiani) e dell’amministrazioneUsa, rispetto alla ricetta dei tedeschi, che punta invece condecisione a una stretta fiscale finalizzata al rapido rientrodel deficit nei limiti previsti dal Patto di Stabilità.

N.6-7, 2010

Page 10: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

10

SULLE SPALLE DI CHI STUDIA E LAVORA

Scuola. Il conto della crisiIN PRIMO PIANO

soprattutto i dati ISTAT del marzo 2010 sulleretribuzioni dei dipendenti pubblici e privati. Oltre all’iniquità delle misure, questi inter-

venti sembrano prefigurare anche un cambiostrutturale su alcuni aspetti. Il decreto legge78/2010 contiene interventi che non rispon-dono direttamente alle esigenze di bilancio,ma che, invece, precorrono ulteriori possibilioperazioni sia sulla struttura della retribu-zione, sia sugli aspetti previdenziali. Vediamoadesso gli interventi principali.

Colpiti nel reddito e nei diritti

Il decreto legge 78/2010 prevede il congelamento deicontratti, senza possibilità di recupero, e degli stipendi,compreso il salario accessorio del singolo dipendente finoal 2013. Questa misura, oltre ad avere un effetto imme-diato sulle retribuzione dei lavoratori, abolisce di fatto lerelazioni sindacali nazionali e decentrate. In pratica si so-spende ex lege la possibilità di fare contratti nazionali e in-tegrativi per quattro anni. Questo ennesimo interventosulla contrattazione rappresenta un continuum con le di-sposizioni del decreto 150/2009 e più in generale con ilvero animus di questo governo nei confronti dei diritti sin-dacali e degli stessi sindacati. Si tenta l’annientamentodefinitivo dei sindacati nei settori pubblici azzerando i dirittidei lavoratori, al contrario di quanto è sancito dalla nostraCostituzione e dallo Statuto dei lavoratori. Una vera e pro-pria sospensione dei diritti.Il congelamento delle singole posizioni include anche il

salario accessorio che per il comparto scuola viene distri-buito con il fondo di istituto. Il maxi emendamento appro-vato il 15 luglio al Senato ha parzialmente modificato lanorma originaria che sarebbe stata inapplicabile e avrebbedeterminato il blocco dell’attività aggiuntive legate al mi-glioramento dell’offerta formativa. Vengono così salvaguar-

La manovra messa in campodal Governo è pesantissimaper i lavoratori della cono-scenza. L’entità complessivaè di 24 miliardi di euro che

per una buona parte, vengono “rac-colti” facendo cassa direttamentedalle tasche dei lavoratori attraversoil blocco dei contratti e il congela-mento degli stipendi e, per il perso-nale scolastico, anche il blocco degliscattidi anzianità. Quasi il 70% dellemisure riguarda tagli ai ministeri, aitrasferimenti agli enti locali e alle retribuzioni. Tutta l’operazione, contenuta nel decreto-legge 78/

2010, ha forti caratteristiche di iniquità in quanto si met-tono in discussione i diritti delle persone e si penalizzanosolo i redditi medio bassi, gli unici chiamati a concorrere alrisanamento dei conti pubblici. In particolare sono i giovani i più penalizzati dal blocco

degli stipendi, delle carriere, dal blocco del turn over,senza che nessuna misura sia prevista sul versante degliammortizzatori sociali. È una manovra che colpisce ledonne, che rappresentano la stragrande maggioranza deidipendenti del comparto scuola, sia direttamente che in-direttamente. Infatti il taglio ai trasferimenti agli enti lo-cali, inevitabilmente si tradurrà in meno servizi e menotutele sociali.È grave che il Governo abbia presentato l’intera opera-

zione tentando nuovamente di contrapporre i lavoratoripubblici e privati, utilizzando l’oramai abusato refrain del di-pendente pubblico fannullone, garantito e che si sarebbearricchito di più (in termini di rinnovi contrattuali) rispettoa quello privato. A smentire questo stereotipo però stanno sia i dati dei li-

cenziamenti del personale precario per effetto dalla legge133/08 (87.000 posti in meno per i docenti e 45.000 au-siliari, tecnici e amministrativi nel triennio 2009-2011) e

Colpiti i redditi da lavoro,

ipotecate pensioni e buonuscita, bloccati

contratti, diritti e relazioni sindacali.

Colpito il diritto allo studio e negato

alle scuole pubbliche il minimo

per sopravvivere

ddii GGIIAANNNNAA FFRRAACCAASSSSII

ARTICOLO 33www.edizioniconoscenza.it

Page 11: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

www.edizioniconoscenza.it11

IN PRIMO PIANOScuola. Il conto della crisi

date le modifiche alla retribuzione determinate da arretrati,conseguimento funzioni diverse, maternità malattia, fun-zioni all’estero ed effettiva presenza in servizio. Questo ul-timo punto "salva" le eventuali prestazioni aggiuntive e glistraordinari dal congelamento. Nel comparto scuola si aggiunge la norma che blocca

gli scatti di anzianità, l’unica forma di progressione eco-

nomica dei dipendenti. In pratica, la carriera del perso-nale viene allungata di tre anni per legge, in quanto ilservizio fino al 2013 non è considerato valido neanche aifini giuridici. Questa misura è gravissima in quanto interviene diret-

tamente su diritti contrattuali dei lavoratori e ha rilevantiprofili di illegittimità. Rappresenta un intervento unilate-rale che potrebbe preludere a un congelamento perma-nente degli scatti di anzianità e a una modifica della

struttura retributiva del personale scola-stico.Il barile viene raschiato fino in fondo e si

decide quindi di stornare anche i risparmiottenuti a seguito del taglio di posti docentie ATA, il famigerato 30% da destinare, se-condo gli annunci della Gelmini, per la car-riera docenti. Adesso, dopo l'approvazione del maxie-

mendamento, queste risorse dovrebbero essere utiliz-zate per attenuare gli ef fetti del blocco degli scatti dianzianità, anche se, nel testo di legge, si afferma sem-plicemente che sarà un decreto di MIUR e MEF a stabilirela reale destinazione senza in realtà finalizzare tali ri-sorse. Anche questo storno mette in evidenza, se mai ce

ne fosse bisogno, la situazione di impoverimento in cuiversa la scuola italiana. A corto di risorse economiche il Governo è costretto a

una vera propria operazione di cannibalizzazione. Inoltre,è palese quanto fossero strumentali e prive di fonda-mento le affermazioni del Ministro Gelmini sul merito ela carriera docenti: non solo non ci sono le condizioni peravviare un percorso di valorizzazione professionale, mapure per garantire un contratto dignitoso a tutti.

N.6-7, 2010

Effetti del blocco dei contratti

Perdita media a fine triennio sulla base della piattaforma FLC (9,3%)

Perdita media a fine triennio sulla base dell' IPCA (5,9%)

- 2.758 euro circa - 1.508 euro circa

Effetti del blocco degli scatti di anzianità

Assistenti tecnici/amministrativi

Collaboratore scolastico dei servizi

Collaboratore scolastico

Coordinatore amministrativo e tecnico

Direttore sei servizi (DSGA)

Docente scuola dell'infanzia e primaria

Docente diplomato scuole sec. II grado

Docente scuola media

Docente laureato scuola sec. II grado

Fascia 3-8

Fascia 9-14

Fascia 15-20

Fascia 21-27

Fascia 28-34

Fascia da 35

Media perprofilo

-290 -1.049 -979 -965 -727 -510 -753

-282 -1.042 -979 -995 -704 -526 -755

-375 -1.340 -1.269 -1.276 -909 -697 -978

-516 -1.590 -1.856 -1.802 -1.778 -1.324 -1.478

-642 -1.992 -2.324 -2.486 -2.554 -2.485 -2.081

-522 -1.608 -1.878 -1.822 -1.798 -1.339 -1.495

-522 -1.608 -1.878 -2.717 -1.783 -1.355 -1.644

-579 -1.892 -2.179 -2.115 -2.076 -1.538 -1.730

-1.188 -1.901 -2.345 -2.987 -1.958 -1.560 -1.990

Page 12: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

Pay for life

Gli effetti di questa serie di interventi su stipendi e retri-buzioni hanno effetti pesanti anche sul versante previden-ziale. Abbiamo stimato che il peso della manovra sullepensioni si aggira tra il 6% e il 10% in meno. Ugualmenterilevante è l'intervento sull'indennità di buonuscita. In que-sto caso però oltre alla decurtazione economica si effettuauna modifica strutturale di questo beneficio. Infatti dal2011 in pratica si cancella questa indennità e si estendea tutti il regime di TFR. Gli effetti di questo intervento sti-mati nel triennio così come risulta dalla relazione tecnicasono irrisori: appena 8 milioni di euro su una manovra chevale 24 miliardi. Ma il risparmio reale si verificherà tra 7/8anni, corrispondentemente all'aumento della permanenzanel nuovo regime dei futuri pensionati.

A tutto ciò si vanno ad aggiungere le disposizioni sulle ri-sorse: un nuovo taglio lineare del 10% sui ministeri, la ri-duzione del 50% delle risorse sulla formazione e sullemissioni. L'iter di conversione del decreto in Parlamento è ancora

in corso mentre scriviamo. La FLC e la CGIL hanno collabo-rato con le forze politiche di opposizione alla elaborazionedi emendamenti relativi ai settori della conoscenza, permodificare gli aspetti più gravi e pesanti del decreto. Lemobilitazioni messe in campo nel mese di giugno, lagrande manifestazione nazionale del 12 e lo sciopero ge-nerale del 25, oltre alle centinaia di iniziative nei territori,rappresentano una risposta forte dei lavoratori e delle la-voratrici. Che non può essere ignorata. Una risposta chechiede equità, che chiede che la crisi venga pagata soprat-tutto da coloro che hanno redditi e patrimoni alti e non dai“soliti noti”.

12

IN PRIMO PIANOScuola. Il conto della crisi

www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33

Effetti del blocco degli scatti di anzianità. Due esempi

Le tabelle che seguono dimostrano il danno economico in due casi. Il primo riguarda il personale che si trova nel penultimo gradonee che avrebbe maturato prima della pensione il passaggio a quello successivo. Il secondo chi attualmente è al gradone 21-27 esarebbe andato in pensione con il gradone 28-34.

Page 13: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

www.edizioniconoscenza.it13

IN PRIMO PIANOScuola. Il conto della crisi

N.6-7, 2010

Page 14: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

14

PENALIZZATI GLI ATENEI “VIRTUOSI”

Università. I costi della manovraIN PRIMO PIANO

combinate tra loro costringeranno le univer-sità a“buttare fuori” circa 26.500 precari dicui circa 20.000 sono docenti a contrattocon danni immediati per loro ma anche peril funzionamento dell’università.La Legge prevede, infatti, che i costi per i

contratti a tempo determinato e le collabo-razioni coordinate e continuative siano ri-dotti del 50%, e che per le nuove assunzio-ni rimanga il limite del 50% della spesa deicessati previsto già nella legge 1/09. Il pro-blema vero è che la legge prevedeva ancheuna copertura economica che non c’è, inol-

tre i tagli di questi anni al Fondo di Finanziamento Ordina-rio, hanno portato molte università a raggiungere o supe-rare il 90% del FFO per le spese del personale impedendole assunzioni.Sarà impossibile assumere giovani sia docenti sia tec-

nico-amministrativi, a fronte di un massiccio pensiona-mento in corso che porterà entro il 2015 all’uscita di cir-ca 1/3 dei docenti universitari e altrettanto tra il perso-nale tecnico-amministrativo; questo esodo, probabilmen-te, sarà accelerato dalle norme sulle pensioni contenutenella legge. La riforma “epocale” del Ministro Gelmini prevede che

il ricercatore a tempo determinato sia pagato il 20% inpiù del ricercatore a tempo indeterminato: evidentementemantenere i limiti imposti dalla legge 1/09 ne riduce ul-teriormente le possibilità di applicazione.Inoltre i trattenimenti in servizio possono essere auto-

rizzati nell’ambito del ridottissimo numero di assunzioniconsentite, ma le risorse utilizzate per trattenere in servi-zio decurtano quelle per assunzioni. Ogni trattenimentoin servizio significa 1-2 assunti dall’esterno in meno. Si apre un ulteriore scontro sociale, questa volta fra

giovani e anziani. La legge 133/08 costringe i ricercatoriuniversitari ad andare in pensione con 40 anni di servi-zio, una soglia che alcuni hanno raggiunto facilmente cu-

La manovra finanziaria appro-vata il 31 maggio 2010 ag-grava le scelte già fatte daquesto Governo nei confrontidell’Università. In una prima

stesura era previsto un recupero deitagli pregressi al Fondo di Finanzia-mento Ordinario (FFO) con uno stan-ziamento di 700 milioni di euro per il2011-2012, definitivamente sparito.La lettura della manovra per l’Uni-

versità deve tenere ben presente loscenario normativo e finanziario chesi è venuto a configurare negli ultimi due anni, a partiredalla L. 133/2008, con la caduta vertiginosa del FFO peril 2010-2013, fino ai successivi interventi normativi: la L.1/2009, le norme Brunetta, il DDL Gelmini attualmente indiscussione al Senato. Nei fatti la manovra incide forte-mente sia sulla proposta Gelmini di riforma dell’universi-tà sia sulla legge 150/09 (Brunetta), aggravandone edestendendone le conseguenze; anche se il blocco deicontratti nazionali e i tagli hanno sottratto le risorse pre-viste per l'avvio del processo di valutazione e per l'attua-zione delle norme sulla performance, non c’è nel testonessun riferimento a un rinvio, anche parziale, nell’appli-cazione della legge 150/09. A fronte della scure che si abbatte sui precari, sui gio-

vani e su tutto il personale docente e tecnico-amministra-tivo, le Università sono esentate dai tagli alle consulenzee agli emolumenti dei componenti gli organi collegiali!

Fuori i giovani

Il Governo continua a perseguire lo scopo, arduo dacomprendere, di estromettere i giovani dalle università etogliere ogni speranza ai precari che sino ad oggi hannomandato avanti sia la didattica che la ricerca: due norme

Si taglia ancorail fondo di finanzia-

mento ordinario degli atenei.

La miscela esplosivadelle norme

Tremonti, Brunetta e Gelmini.

Le perdite retributivedei lavoratori,

docenti compresi

ddii RRIITTAA GGUUAARRIINNIIEELLLLOO

ARTICOLO 33www.edizioniconoscenza.it

Page 15: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

www.edizioniconoscenza.it15

IN PRIMO PIANOUniversità. I costi della manovra

mulando gli anni di laurea e quelli di precariato. Da unaparte, si allunga a 65 anni, per una malintesa parità,l'età della pensione per le donne e, dall’altra, si costrin-gono alla pensione persone di 55-60 anni che, invece,vorrebbero continuare a fare ricerca. E nel solco degli slogan inutili si propone dal 2011 al

2013 lo sgravio del 90% degli emolumenti dei ricercatoriche rientrano a lavorare in Italia; insomma l’ennesimotentativo di far rientrare quanti per scelta o per necessitàsono andati a lavora-re all’estero; il Go-verno non riesce acapire che non è laleva fiscale che li fa-rà tornare, ma lapossibilità di conti-nuare a fare ricercaad alto livello conmezzi economici estrumentali adeguati.

Il blocco dei contratti

La legge, coerente-mente con la campa-gna del Governo contro i pubblici dipendenti definiti, tutti,“fannulloni”, blocca i rinnovi contrattuali per il triennio2010/2012 senza alcuna possibilità di recupero e in-chioda il salario accessorio nel limite raggiunto nel 2010,che sarà ulteriormente ridotto dai pensionamenti. Si devetener presente che nelle università la legge 133/08 bloc-cava il salario accessorio al valore del 2004 riducendolodel 10%.Il blocco dei rinnovi contrattuali crea un danno notevo-

le. La tabella riportata presenta una stima della perditanel triennio a seguito del blocco del contratto 2010-2012(Il calcolo è effettuato per parametro medio di categoriasugli aumenti sugli stipendi tabellari del 2008 più l’inden-nità annuale di Ateneo. La detrazione è calcolata sia conl’aumento previsto dall’accordo del 30/10/2008, siacon gli aumenti richiesti in piattaforma FLC).Inoltre, con accanimento, la manovra stabilisce che ne-

gli anni 2011/13 le progressioni di carriera e i passaggiverticali hanno effetti solo ai fini giuridici, ossia non por-teranno nessun giovamento economico. È necessario a questo punto ripercorrere la travagliata

vicenda del salario del personale tecnico amministrativo

e delle norme che continuano a levare risorse:- legge 133/08: taglio del 10% del salario accessorio avalere sulle risorse stanziate nel 2004;- legge 133/08: taglio del salario accessorio per i primi10 giorni di malattia;- legge 133/08: taglio del Fondo di Finanziamento Ordi-nario di oltre un quarto in 4 anni; - legge 150/10: annullate le norme che favorivano leprogressioni verticali (tornano ad essere concorsi pub-

blici con riserva diposti ed è necessa-rio il titolo di studiorichiesto per l’ac-cesso dall’esterno); - le progressioniorizzontali devonoessere selettive;- il salario accesso-rio deve essere le-gato al merito (Ilmancato rinnovocontrattuale sicura-mente indeboliscel’applicazione dellenorme legate al me-rito contenute nelD.LGS 150/09, ma,

come detto, non ne cancella la vigenza).

Un danno per la vita

Nel disegno di legge finanziaria è prevista una riformadelle pensioni strutturale e non più emergenziale:- in via indiretta, e senza bisogno di modifiche alla nor-mativa pensionistica, di fatto si allunga di un anno l’etàpensionabile;- il calcolo della buonuscita secondo il sistema TFR por-ta ad una perdita di circa il 5% sulla liquidazione. Perchi è vicino al pensionamento il danno è limitato, ma,ancora una volta, a fare le spese in modo pesante sa-ranno i più giovani;- le donne, parificate agli uomini solo per le cose nega-tive, andranno in pensione a 65 anni e non a 60.Il congelamento degli stipendi, compreso il salario ac-

cessorio, avrà effetti anche sul versante previdenziale;l’impossibilità di accedere a passaggi di fascia nell’ambi-to della categoria o a passaggi verticali produce un dan-no economico notevole a chi nei prossimi 3 anni andrà inpensione; visto che il blocco è irrecuperabile, questo

N.6-7, 2010

Quanto perdono i lavoratori dell’università

Perdita media a fine triennio sulla base della piattaforma FLC

Perdita media a fine triennio sulla base dell' IPCA

- 1.870,78 euro - 1.206,96 euro

Categoria

B4

- 2.091,94 euro - 1.249,64 euro C4

- 2.538,60 euro - 1.637,81 euro D4

- 2.699,20 euro - 1.741,42 euro EP2

- 3.626,37 euro - 2.108,62 euro EP5

Page 16: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

DOCENZA UNIVERSITARIA

Stime sul blocco delle retribuzioni

Le casistiche individuali estremamente variegate e il grande numero di posizioni stipendiali della docenza universitaria ri-chiederebbero un lavoro lungo e complesso prima di determinare con completezza gli effetti della manovra. È possibile,però, qualche proiezione sulle posizioni iniziali, mediane e finali delle tre fasce di docenza, per dare l’idea dell’entità dei ta-gli a seconda della collocazione individuale in classi e scatti. Come è noto, la manovra agisce su due fronti: 1) blocca per tre anni classi e scatti, stabilendone l’irrecuperabilità anche aposteriori; 2) blocca l’adeguamento annuale delle posizioni stipendiali sulla base degli indici annualmente determinatidall’ISTAT.Nella tabella che segue, la prima cifra (a) rappresenta la perdita media per il blocco di classi e scatti, calcolata sullo stipen-dio annuale lordo, e cioè la differenza tra una classe e quella superiore proiettata per tre anni dal 2011 al 2013. La secon-da cifra (b) la perdita dovuta al mancato adeguamento annuale per la posizione di riferimento, sempre nei tre anni, nel-l’ipotesi arbitraria che per tutti e tre gli anni l’adeguamento fosse pari al 2% annuo (ma l’anno scorso, ad esempio, l’ade-guamento è stato del 3,77%). La terza cifra (c) rappresenta la perdita media annuale a regime consistente in un importopari a 1,5 scatti (blocco per tre anni degli scatti biennali). Ovviamente anche gli importi della colonna b) con la norma at-tuale non verranno recuperati.Le perdite sono a regime e per sempre, nel senso che si trascinano negli anni, determinando la modifica delle curve retri-butive della docenza. Gli effetti del blocco sono differenziati per posizioni ed età anagrafica: salta immediatamente all’occhio il fatto che il ral-lentamento della dinamica retributiva produce danni relativamente maggiori per i docenti più giovani, che sono all’iniziodella carriera, piuttosto che per quelli, con maggiore anzianità, che hanno accumulato un percorso salariale e previdenzia-le consistente. Proprio perché i tagli non sono recuperabili, il loro effetto cumulativo va misurato in termini di perdita in-dividuale sull’arco dell’intera carriera futura. La proiezione riguarda i tre anni del blocco, ma essa andrebbe in effetti cal-colata, in termini di minore retribuzione attesa e conseguita, per tutta la carriera di ciascuno. Si vedrebbe allora che ilblocco produce una perdita di reddito a regime estremamente rilevante. Non va poi sottovalutato l’effetto del bloccosulla contribuzione pensionistica, particolarmente per chi matura nel nuovo regime. Da ultimo, va evidenziato che la manovra contiene una norma non chiarissima, ma che già si presta a interpretazioni nega-tive. L’art. 9 c. 4 fissa un tetto retroattivo per gli incrementi stipendiali conseguiti nel biennio 2008-2009, stabilendo chenon si possa aver superato il 3,2 %, per effetto dei “rinnovi contrattuali del personale dipendente dalle PA” e dei “miglio-ramenti economici del rimanente personale in regime di diritto pubblico”. A noi pare che l’idea di normare retrospettiva-mente accordi e contratti già conclusi, che hanno avuto il consenso delle parti e il via libera del Governo e della Cortedei Conti, sia un’idea insostenibile. A maggior ragione quando gli aumenti siano, come per la docenza, frutto di meccani-smi legislativi vigenti. Se l'interpretazione fosse questa, occorrerebbe bloccare sul nascere la norma. La tabella non è esaustiva, la materia è molto intricata e specialistica. Circolano altre tabelle con importi diversi, dove sievidenziano differenze nei metodi di calcolo (p.es. il calcolo netto piuttosto che quello lordo), che però indicano cifre si-mili. Tuttavia, poiché l’intento è quello di fornire un’idea generale delle conseguenze, riteniamo che essa rappresenti consufficiente chiarezza l’ordine di grandezza del problema posto dalla manovra finanziaria del Governo.

a cura di Marco Broccati

danno si trascinerà ulteriormente nel tempo. Definire demenziali alcune delle scelte contenute nella

manovra è dire poco. Ridurre le spese per missioni, com-prese quelle all’estero, del 50% rispetto a quanto spesonel 2009 ha gravi ripercussioni sui progetti di ricerca e lecollaborazioni internazionali; dimezzare le risorse dedica-te alla formazione vanificando così uno strumento fonda-

mentale per adeguare le competenze del personale aicontinui cambiamenti a cui sono sottoposte le università. Paradossalmente, vengono penalizzate le Università

che più hanno investito in formazione del personale.

16

IN PRIMO PIANOUniversità. I costi della manovra

www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33

Page 17: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

www.edizioniconoscenza.it17

IN PRIMO PIANOUniversità. I costi della manovra

N.6-7. 2010

Page 18: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

18

UN RISPARMIO CHE COSTA UN OCCHIO

Manovra finanziaria e ricercaIN PRIMO PIANO

pubblico con la L. 133/2008 e il D.LGS150/2009 (o decreto Brunetta), intervienesu un quadro estremamente frammentato edebole del sistema ricerca, dovuto anche acontinui riordini degli enti, che rischiano dicompromettere la loro stessa funzionalità. Con un intervento autoritario e incompren-

sibile si sopprimono Ispesl, ISAE, INSEAN, EIM,ENSE e IAS, oltre alle Stazioni Sperimentalidell’Industria, riorganizzandone le funzioni etrasferendone le competenze. Le soluzioniprospettate sono diverse da Ente ad ente,ma certa sarà la perdita di grandi professio-

nalità e un immenso patrimonio di conoscenze specifiche. Il maxi emendamento conferma la soppressione del-

l’ISPELS Ma la novità più importante riguarda l’INSEAN cheviene accorpato al CNR, a cui sono trasferite funzioni e ri-sorse. In questo modo si è salvaguardata l’integrità del-l’Istituto e le professionalità presenti. è la soluzione volutadai lavoratori e dalla FLC CGIL.Altra novità riguarda l’ISAE le cui funzioni e risorse sono

assegnate, oltre che al Ministero dell’economia, all’Istat,anche per quanto riguarda l’assegnazione dei ricercatori etecnologi. È prevista inoltre la mobilità volontaria verso l’ISTAT di ri-

cercatori e tecnologi e di una parte dei tecnici degli entisoppressi per lo svolgimento delle attività censuarie. Anche qui si vede il carattere regressivo dell’intervento

del governo sulla Ricerca Pubblica. Per non disperderecompetenze professionali specifiche del settore e salva-guardare gli inquadramenti contrattuali sarebbe stato me-glio dare possibilità di mobilità verso tutti gli altri enti diricerca, senza limitarla solo all’attività censuaria. Inoltre,questa possibilità, anche se volontaria, viene limitata auna parte del personale degli enti soppressi, escludendoamministrativi e parte dei tecnici. Per questa via si opera la frammentazione della ricerca

pubblica. Si separano le professionalità, da una parte ricer-

Il maxi emendamento al DLGS78/2010 approvato al Senato il15 luglio non cambia il carattereregressivo e sbagliato della mano-vra 2010. Vengono confermati tut-

ti gli interventi negativi sul lavoro pub-blico, sulla contrattazione integrativa esulla previdenza, il blocco del turn overe i risparmi sulla sicurezza nei luoghidi lavoro. Si conferma anche l’attaccoal sistema della ricerca pubblica attra-verso la soppressione di importantienti di ricerca, la riduzione delle risor-se finanziarie, la crescita della precarietà. Il blocco del turnover in particolare, rende impossibile la stabilizzazione deiprecari e la crescita dimensionale del sistema ricerca. Ciò nonostante, il testo del maxi emendamento contiene

alcune novità che permettono, come nel caso dell’INSEAN, so-luzioni più avanzate rispetto alla prima versione del decreto.Queste modifiche sono frutto della grande mobilitazione dellelavoratrici e dei lavoratori della ricerca, ma non cambiano ilgiudizio negativo complessivo sulla manovra.È una manovra che non interviene sulle ragioni della crisi,

ma colpisce il lavoro pubblico, taglia i trasferimenti a regionie autonomie locali riducendo il sistema di welfare, aumentala precarietà e riduce i diritti. In questo contesto i settori della conoscenza, come la ri-

cerca, sono visti come occasione di risparmio e non comeopportunità per uscire dalla crisi, contrariamente a ciò cheaccade negli altri Paesi europei che pure si accingono a va-rare manovre più pesanti della nostra, ma investono in ri-cerca, sviluppo istruzione e formazione.

Soppressione e accorpamento di enti

Questa manovra è in perfetta continuità con la politicache il governo sta portando avanti nei confronti del lavoro

Si smantellano enti,si disperde know howper risparmi irrisori.Il riordino del settore

avrebbe bisogno di un piano ad hoc.

Il personale penalizzato ancora.Senza investimenti

in ricerca, non c’è crescita

ddii GGAABBRRIIEELLEE GGIIAANNNNIINNII

ARTICOLO 33www.edizioniconoscenza.it

Page 19: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

www.edizioniconoscenza.it19

IN PRIMO PIANOManovra finanziaria e ricerca

catori e tecnologi e dall’altra tecnici e amministrativi, igno-rando che si tratta di competenze organicamente unite dal-l’attività di ricerca, dove la caratteristica è quella del lavorocollegiale e cooperativo, funzionale al raggiungimento degliobiettivi. Per effetto della soppressione degli enti sono a rischio

circa 1.000 contratti flessibili. Vediamo, ente per ente, cosa sta succedendo.

IISSPPEESSLL. Il riordino dell’ente era già previsto nel CollegatoLavoro (DDL 1167 B) approvato lo scorso 3 marzo e poi ri-mandato alle Camere dal Presidente della Repubblica. L’ISPESL si occupa di sicurezza nei luoghi di lavoro, effet-

tua attività di ricerca, ispettiva, di certificazione, norma-zione e formazione. È un ente nazionale con circa 1.400addetti, di cui 540 con rapporto di collaborazione coordi-nata e continuativa. La sua pianta organica è di 1.383 epresenta quindi un vuoto di personale di ruolo pari a circa540 unità. La massiccia presenza di collaborazioni è il ri-sultato di una pessima gestione dei vertici dell’Ente chein questi anni non sono stati in grado di operare corretta-mente sui piani delle attività, del reclutamento e delle as-sunzioni. L’ISPELS è commissariato da oltre 2 anni e ilgoverno, invece di intervenire per il suo rilancio, proce-dendo alla nomina dei vertici e alla verifica delle responsa-bilità sulla passata gestione, decide brutalmente la suasoppressione. Sono a rischio la terzietà della sua funzionee la prosecuzione delle attività istituzionali, come le verifi-che nei luoghi di lavoro. I contratti di collaborazione coor-dinata e continuativa sono prossimi alla scadenza, con laperdita di circa 540 posti di lavoro. Con decreti di naturanon regolamentare si procederà al trasferimento di com-petenze, funzioni e risorse all’Inail. I compiti di natura as-sicurativa dell’Inail potrebbero persino confliggere con lefinalità ispettive dell’ISPELS.Lo smantellamento di questo ente rientra nell’obiettivo

dichiarato del governo di ridurre i controlli sulla sicurezzadel lavoro: sopprimere l’ISPELS per risparmiare 426.000 €,manda alle imprese il messaggio che la sicurezza nei postidi lavoro non è una priorità del Paese.

IIAASS. Scongiurata grazie alla lotta dei lavoratori la soppres-sione dell’ISFOL, prevista nella prima versione del decreto,resta la soppressione dello IAS (ente che svolge attività diricerca, di consulenza strategica, di assistenza tecnica e diformazione in materia di politiche sociali), che viene incor-porato nell’ISFOL. Lo IAS ha una dotazione di 36 lavoratori atempo indeterminato a cui si aggiungono 16 lavoratori pre-cari ”storici” e altri 20 assunti recentemente, tutti con con-tratto di collaborazione coordinata e continuativa.

IISSAAEE. Il suo compito istituzionale è fornire analisi econo-miche a supporto dell’attività del Governo, del Parlamentoe degli Enti locali. L’ISAE è referente della Commissione Eu-ropea sia per la previsione che per la elaborazione degli in-dicatori sul grado di fiducia delle famiglie e delle impreseitaliane. È forte il dubbio che questa scelta sia finalizzataa colpire un ente indipendente divenuto sgradito al ministrodel tesoro proprio per la veridicità dei dati che ha comuni-cato anche di recente: è il caso del federalismo fiscale, ilcui incremento dei costi per il bilancio dello Stato è statoampiamente dimostrato dagli studi dell’ISAE.L’ente ha 100 dipendenti a tempo indeterminato e 20

precari. Colpisce, anche qui, la separazione delle profes-sionalità, il personale tecnico e amministrativo al MEF e i ri-cercatori in altri non precisati enti di ricerca.La soppressione dell’ISAE contrasta in modo lampante

con la natura della manovra annunciata dallo stesso mini-stro Tremonti. Mettere al sicuro i conti pubblici per evitareche la speculazione possa prendere di mira i debiti deglistati sovrani, come è accaduto in Grecia, richiede maggioreindipendenza nell’azione di previsione, controllo e monito-raggio delle scelte policy maker. L’elemento critico piùforte della crisi greca è stato proprio l’occultamento dellostato reale della finanza pubblica che, una volta scoperto,ha gettato nel panico i mercati, sconcertati dall’inaffidabi-lità dei dati ufficiali. È evidente la tendenza dei Governi indifficoltà per l’andamento negativo dei conti di cercare lascorciatoia nelle alchimie contabili. Il bilancio dell’ISAE ammonta a 10 milioni; con la sua sop-

pressione si risparmierebbero 137.000 euro, cioè gli sti-pendi di Presidente, Cda e revisori dei conti. In compensoil danno è enorme perché con il trasferimento del perso-nale tecnico e amministrativo al ministero dell’economia ela mobilità per ricercatori e tecnologi ad altri enti di ricerca,si disperderà un patrimonio prezioso accumulato in moltianni.

EEIIMM ((EEnnttee IIttaalliiaannoo ppeerr llaa MMoonnttaaggnnaa)).. Le competenze, ilpersonale e le risorse strumentali sono trasferite alla Pre-sidenza del consiglio. I dipendenti a tempo indeterminatosono 18 e 10 i precari con assegno di ricerca o contrattodi collaborazione.

EENNSSEE. Viene soppresso e accorpato all’INRAN. L’Ente Na-zionale delle Sementi Elette è un ente di ricerca che operanel mondo delle sementi, rappresenta un settore specificoregolato a livello nazionale, comunitario e anche sovraeu-ropeo da normative e accordi che ne disciplinano la produ-zione, le modalità di controllo, la commercializzazione.L’ENSE è parte importante di questo sistema e, per svol-

N.6-7, 2010

Page 20: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

20

IN PRIMO PIANOManovra finanziaria e ricerca

www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33

gere le proprie attività, non riceve alcun contributo pub-blico. Si autofinanzia al 100% e l’operazione di accorpa-mento all’Inran non ha alcuna ratio se non quella diripianare altri bilanci. I dipendenti Ense a tempo indetermi-nato sono 100 ai quali si aggiungono altrettanti collabora-tori, in numero variabile secondo le esigenze stagionalitipiche del settore agricolo. In una logica di razionalizza-zione della ricerca in agricoltura si potevano trovare altresoluzioni di sistema, certamente non questa. L’accorpa-mento in questo caso avviene fra un ente nazionale (l’ENSE)dotato di una propria rete di laboratori sparsa sul territorionazionale e un ente pure nazionale, ma con unica sede.

SSttaazziioonnii SSppeerriimmeennttaallii ddeellll’’IInndduussttrriiaa.. Sono enti di ri-cerca da sopprimere anche le 8 Stazioni Sperimentali del-l’Industria (SSI). Dislocate su tutto il territorio nazionale,sono state istituite per svolgere attività di consulenza versole Amministrazioni dello Stato, di formazione sulle tecnichescientifiche di pertinenza, attività di certificazione, ricerca,controllo per conto di piccole e medie imprese, enti pub-blici e parastatali. Nel 1987 appartenevano al compartodegli Enti Pubblici di Ricerca, dal 1999 sono state trasfor-mate da Enti Pubblici non Economici in Enti Pubblici Econo-mici e i lavoratori hanno da allora un contratto privato. LeSsi sono enti autonomi, dal punto di vista finanziario e ge-stionale; gravano in misura trascurabile sul bilancio del Mi-nistero dello Sviluppo Economico, perché sono sostenutedal sistema delle imprese industriali mediante contributispecifici e si autofinanziano con la propria attività. Allostato attuale il Ministero vigilante ha proposto uno schemadi decreto legislativo di riordino e di razionalizzazione, inattuazione della Legge 99/2009. La manovra non coglie gli aspetti specifici del ruolo

svolto dalle SSI nei confronti dei settori industriali di riferi-mento e propone una sorta di riforma inadeguata che nonavrà alcun effetto positivo sulla finanza pubblica, né sul ri-lancio del sistema delle imprese. Le associazioni indu-striali che beneficiano dei servizi delle SSI e pagano per illoro sostentamento si sono espresse contro la soppres-sione, per evitare di disperdere un patrimonio di cui si gio-vano le imprese. La soppressione non va nella direzione diaccrescere la competitività del sistema industriale italiano,né di favorirne l’innovazione tecnologica. Vanno quindi sal-vaguardate e riordinate all’interno dell’iter legislativo giàprevisto.

IINNSSEEAANN. La soppressione dell’Istituto Nazionale perStudi ed Esperienze di Architettura Navale rischia di disper-dere importanti attività nel settore della ricerca idrodina-mica navale e marittima attualmente svolta in ambito di

programmi europei e organismi internazionali. L’Istitutosvolge attività di consulenza tecnico-scientifica verso can-tieri nazionali, società del settore meccanico e gruppi inter-nazionali. Ha in questo momento circa 140 fra ricercatori,tecnologi, tecnici e amministrativi, impiega inoltre 18 lavo-ratori a tempo determinato e 3 co.co.co. Con progetti econsulenze copre in modo autonomo il 35% del proprio bi-lancio. Ha imponenti impianti sperimentali (tra i maggiori almondo per dimensione e importanza nel settore) per unvalore stimabile di circa 250 milioni di euro. Tutto questoverrà disperso a fronte di un risibile risparmio atteso di127.000 €. Infine nel decreto è previsto il taglio del 50% del contri-

buto statale ad enti, istituzioni e fondazioni. Anche se incontraddizione con l’art. 2 dello stesso decreto cheesclude i contributi alla ricerca dal taglio lineare del 10%,la norma può avere ricadute sugli enti pubblici di ricercaperché è pericolosamente generica e può produrre effettisui trasferimenti agli enti. Un successivo decreto da emanare entro 60 giorni sta-

bilirà il riparto delle risorse disponibili.

Le conseguenze sui contratti nazionali e integrativi

Con il congelamento dei trattamenti economici per iltriennio 2011-213 si conferma che essi non potranno su-perare quelli del 2010, ma la norma viene riscritta in mododa superare aspetti illegittimi o inapplicabili (come le as-senze per malattia o le prestazioni aggiuntive), sostanzial-mente facendo riferimento al trattamento “ordinariamentespettante” per il 2010. Si peggiora però il tutto inserendouna norma capestro che sancisce la fine della contratta-zione integrativa e sottrae illegittimamente risorse di na-tura contrattuale. Infatti stabilisce che i fondi per la

Page 21: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

www.edizioniconoscenza.it21

IN PRIMO PIANOManovra finanziaria e ricerca

contrattazione integrativa non potranno superare quantostabilito nel 2010 e saranno automaticamente ridotti in re-lazione alla riduzione del personale in servizio. Si interviene persino sui contratti nazionali vigenti dispo-

nendo che gli aumenti del biennio 2008/09 non possanoessere superiori al 3,2%; gli stipendi eccedenti sarannoadeguati. È altamente improbabile che, a fronte di questanorma, sarà recuperato il taglio del 10% sul salario acces-sorio disposto dalla legge 133, recupero sul quale hannopuntato alcune sigle sindacali per giustificare la firma delsecondo biennio economico 2008-2009 del contratto ri-

cerca. Ricordiamo che il primo biennio 2006-2009 avevaerogato un aumento del 4,85%, mentre il secondo, che laFLC non ha siglato, era a perdere rispetto all’inflazionereale. Va tuttavia detto che questa norma prevista nellamanovra è scritta malissimo e appare tecnicamente di dif-ficile applicazione, perché se il limite del 3,2% va calcolatosulle retribuzioni individuali è evidente che anche le pre-stazioni di lavoro straordinario sono a rischio, nonché l’ero-gazione di indennità aggiuntive legate allo svolgimento dimansioni o all’assunzione di incarichi di responsabilità o di-rezione.

N.6-7, 2010

Perdite medie annue - Ricercatori e tecnologi

Page 22: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

22

IN PRIMO PIANOManovra finanziaria e ricerca

www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33

Sono bloccati i rinnovi contrattuali per triennio 2010-2012 senza possibilità di recupero. Sono confermate le ri-sibili risorse per il pagamento dell’indennità di vacanzacontrattuale a decorrere dal 2010, che resta determinataper il triennio negli importi già erogati, con conseguente ri-duzione delle risorse già stanziate nella finanziaria 2009,che consentivano incrementi dell’indennità per gli anni2011 e 2012. Anche le amministrazioni autonome, quali gli enti di ri-

cerca, che non hanno finanziamento dello stato per i con-tratti, debbono adeguarsi a questa di- sposizione. Le tabelle di pag. 20, 21 e 22 riportano per livello la per-

dita media annua, causata dal blocco dei contratti, delle re-tribuzioni a regime, con riferimento al valore IPCA (5,9%),indicato dal Governo il 30 aprile del 2009, e a quello da noirichiesto in piattaforma contrattuale (9,3%).

La meritocrazia sbandierata ma soffocata

Per gli anni 2011-2013 le progressioni di carriera e deipassaggi verticali avranno solo effetti giuridici, ossia nonporteranno nessun giovamento economico. Anche gli ade-guamenti retributivi derivanti dall’acquisizione delle fascestipendiali di ricercatori e tecnologi sono compresi nelblocco, fatti salvi solo gli effetti giuridici. È una norma ini-qua che colpisce ulteriormente coloro che avrebbero bene-

ficiato delle progressioni nel triennio 2011-2013 e che avràeffetti sulle contribuzioni previdenziali.È opportuno ripercorrere la travagliata vicenda del salario

del personale degli enti di ricerca per comprendere la por-tata di questo ulteriore esproprio delle retribuzioni e at-tacco al lavoro: - legge 133/08: taglio del 10% del salario accessorio a

valere sulle risorse stanziate nel 2004;- legge 133/08: taglio del salario accessorio per i primi

10 giorni di malattia;- legge 150/10: annullate le norme che favorivano le pro-

gressioni verticali (tornano ad essere concorsi pubblici conriserva di posti ed è necessario il titolo di studio richiestoper l’accesso dall’esterno). - il salario accessorio deve essere legato al merito.Il blocco del rinnovo contrattuale indebolisce l’applica-

zione delle norme legate al merito e alla valutazione con-tenute nel D.LGS 150/09, ma non ne cancella la vigenza. La manovra dispone inoltre che i trattenimenti in servizio

possono essere autorizzati nell’ambito del ridottissimo nu-mero di assunzioni consentite, e le risorse utilizzate a talfine decurtano quelle per il turn over, essendo trattatecome nuove assunzioni. Sono fatti salvi i trattenimenti inessere, ma non quelli disposti prima dell’entrata in vigoredel decreto. Questa norma è destinata a incidere sulle giàridottissime possibilità di reclutamento e danneggia princi-palmente i precari. Anche le retribuzioni più alte del comparto subiscono un

Perdite medie annue - Personale dell’ENEA

Page 23: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

www.edizioniconoscenza.it23

IN PRIMO PIANOManovra finanziaria e ricerca

taglio del 5%, del 10% quelle superiori ai 90.000 euro: sitratta prevalentemente di dirigenti, ma anche di personaletitolare di indennità per incarichi di direzione di strutture diparticolare rilievo.

Reclutamento e precariato

Sono previsti pesanti interventi sul precariato e sul reclu-tamento. Nel triennio 2011-13 si potrà assumere a tempoindeterminato nel limite del 20% delle risorse derivanti daipensionamenti, determinando il blocco sostanziale del turnover negli enti di ricerca. Nel 2014 il limite è innalzato a50% e nel 2015 al 100%. Il risparmio, a regime, nel 2015 sarà di circa 50 milioni

di euro pari a una riduzione degli addetti a tempo indeter-minato di circa 1.000 unità, sugli attuali 18.000. Questa norma incide pesantemente sulla funzionalità de-

gli enti e pregiudica l’indispensabile ricambio, penalizzandogli attuali precari e i giovani che si affacciano oggi almondo della ricerca.Il settore della ricerca pubblica negli ultimi anni, tra ridu-

zione dei finanziamenti e blocchi alle assunzioni, ha persogià migliaia di posti. Questa norma lo condanna all’estin-zione. Perdere oltre 2.000 nuovi ricercatori su numeri giàrisibili, se confrontati con gli altri Paesi europei con gli StatiUniti, con Cina e India, significa pregiudicare la competiti-vità delle nostre istituzioni di ricerca e la loro capacità dicontribuire allo sviluppo e all’innovazione. Un danno pertutta l’Italia. La FLC propone, invece, un piano straordinario di reclu-

tamento di 20.000 ricercatori, per rilanciare la ricerca nelnostro Paese raggiungendo gli standard europei dal puntodi vista dimensionale.In materia di precariato l’unica buona notizia riguarda

l’esclusione degli Enti di ricerca dal taglio, a partire dal 2011,del 50% delle risorse spese per i contratti flessibili nel 2009.Si tratta di una boccata di ossigeno per i circa 1000 precariche lavorano negli enti e sarebbero stati espulsi.

Tagli prevedibili e imprevedibili

È difficile prevedere se il taglio del 10% sulle risorse fi-nanziarie dei ministeri avrà effetti diretti sugli stanziamentie le risorse agli enti, perché è una norma troppo genericache non cita espressamente gli enti ma la “ricerca”.Si tagliano inoltre i costi degli organi collegiali, riducen-

done anche il numero dei componenti. Nel caso dell’INFN,

il Consiglio Direttivo deliberante di 32 membri rischia disparire modificando sostanzialmente l’assetto organizza-tivo dell’ente. In contrasto con le norme contrattuali e laCarta Europea dei ricercatori, in questo caso si riduce lademocrazia scientifica e la partecipazione dei ricercatori etecnologi alle scelte degli enti.Si tagliano del 50% anche le spese per missioni, com-

prese quelle all’estero. Questo si riflette significativamentesulle attività degli enti di ricerca, dove sono frequenti lemissioni internazionali; il blocco delle diarie complica nonpoco la vita del personale comandato in missione. A rischio la partecipazione ai progetti internazionali del

personale degli enti di ricerca, anche se è da ritenere chequesta norma si riferisce alle missioni finanziate con fondiordinari, sembrerebbero quindi salvaguardare quelle in ca-rico ai progetti di ricerca.Si interviene sulla formazione dimezzando le risorse ad

essa destinate, già esigue peraltro, penalizzando un’atti-vità essenziale per la ricerca. Per gli enti di ricerca, questadisposizione significa dimezzare le risorse stabilmente de-stinate dal CCNL che rappresentano l’1%, o 2% del montesalari.

La sicurezza all’ultimo posto

Infine il maxi emendamento interviene modificando lanorma originale contenuta nel decreto superandone la dop-piezza in essa contenuta. Per non fare discriminazioni trasettori pubblici e privati, gli obblighi previsti dal T.U. 81/08in materia di rischio da “stress lavoro-correlato” sono dif-feriti per tutti, cioè anche per i datori di lavoro privati, al31 dicembre 2010. Sempre più si riducono i controlli e l’at-tenzione sui rischi nei luoghi di lavoro, coerentemente conl’idea sostenuta da questo governo che la sicurezza è unlusso e che devono essere alleggeriti gli obblighi per i da-tori di lavoro.

La beffa sui rientro dei “cervelli”

La seconda riguarda azioni positive volte per favorire ilrientro dei cervelli. È la ciliegina sulla torta, mentre si li-cenziano i precari, si chiudono gli enti, si azzera quasi ilturn over, il Governo prevede un incentivo fiscale ai ricer-catori che hanno svolto all’estero almeno due anni docu-mentati di attività di ricerca o di docenza nel casovolessero rientrare in Italia. La domanda è: per lavoraredove? con quali contratti? con quali retribuzioni?

N.6-7, 2010

Page 24: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

24

Manovra, previdenza e pensioniIN PRIMO PIANO

Sono settori in cui non esiste, a tut-t’oggi, la possibilità di diversificare lemansioni e le attività lavorative e dovela relazione educativa tra docente ealunno è fortemente condizionata anchedalla differenza di età.Il Governo ci assicura che le lavoratrici

che hanno maturato i requisiti entro il31 dicembre 2011 non subiranno alcu-na penalizzazione. In quella condizionesi trovano solo quelle nate entro il1950. Tutte le altre, la quasi totalità, do-vranno lavorare fino ai 65 anni.Il secondo elemento che avrà effetti

sulla situazione previdenziale di tutti i la-voratori pubblici è quello del blocco della

contrattazione. Questo vale sia per chi si trova nel siste-ma retributivo sia per chi si trova nel sistema misto o inquello esclusivamente contributivo.Più è giovane il lavoratore (dal punto di vista della vita

lavorativa), e quindi più si è inseriti a pieno titolo nel si-stema contributivo, più pesanti sono le ripercussioni sulversante sia della tenuta del potere d’acquisto della retri-buzione che della contribuzione previdenziale. Saltareuna tornata contrattuale (e il decreto specifica bene chenon c’è possibilità di recupero) produce inoltre degli ef-fetti di trascinamento destinati a ridurre progressivamen-te la copertura previdenziale.

... e per i giovaninessuna prospettiva di pensione

Il sistema previdenziale italiano è un sistema in equili-brio finanziario e quindi non ha bisogno di operazioni disostegno. Sarebbe, invece, necessario sostenere il reddi-to degli attuali pensionati e assicurare una prospettivaprevidenziale alle giovani generazioni.

Il Decreto Legge n. 78 riguar-dante le “Misure urgenti inmateria di stabilizzazione fi-nanziaria e di competitivitàeconomica”, al momento in

cui scriviamo non ha ancora esauri-to completamente l’iter parlamen-tare per la conversione in legge: inSenato è stato già approvato con ilvoto di fiducia e la Camera si ap-presta a farlo. Quindi non ci aspet-tiamo sorprese sui tagli a Regionie Enti locali e sulle parti che colpi-scono i lavoratori pubblici ed inparticolare quelli del settore dellascuola.Il ragionamento che qui di seguito sviluppiamo prende

in considerazione le ricadute della manovra sulla situazio-ne previdenziale dei lavoratori della conoscenza.L’elemento più evidente, e forse anche il più dirompen-

te ed iniquo, è quello che a decorrere dal 1° gennaio2012 l’età pensionabile per le lavoratrici del pubblico im-piego passa da 61 a 65 anni.Il Governo ci racconta che è l’Unione europea a chiede-

re la parità di trattamento tra uomini e donne relativa-mente all’età pensionabile. In realtà dall’Europa ci vienerichiesto di uniformare i trattamenti a partire dalle pariopportunità di accesso ai lavori, dalle pari retribuzioni,dal potenziamento dei servizi sociali a supporto dellamaternità e della famiglia.

Maestre d'asilo settantenni ...

Le ricadute saranno enormi su un settore lavorativo incui la presenza femminile supera complessivamente il60% del personale e in alcuni ambiti (quello della scuolaelementare e materna) supera anche il 70%.

Aumento dell’età pensionabile delle donne,

blocco dei contratti e degli scatti di anzianità:

gli effetti della crisi si prolungano

sull'intera vita lavorativa e sulla pensione.

La manovra economicadel governo rastrella sui redditi più bassi

e squilibra il sistema previdenziale

ddii BBEENNIIAAMMIINNOO LLAAMMII

ARTICOLO 33www.edizioniconoscenza.it

UN PEGNO PER LA VITA

Page 25: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

www.edizioniconoscenza.it25

IN PRIMO PIANOManovra, previdenza e pensioni

Al blocco della contrattazione, per il personale dellascuola occorre aggiungere la punizione del blocco degliscatti di anzianità. Misura, questa, che colpisce sia il sa-lario fondamentale che quello accessorio (RPD dei docen-ti). Non è cosa di poco conto in un settore che consenteincrementi salariali solo per via di contrattazione e peraumento dell’età lavorativa. Nel concreto, questa misura rende quasi impossibile

raggiungere l’ultimo scatto stipendiale che si conseguecon i 35 anni di servizio effettivo, ovvia conseguenza èche più è basso lo stipendio di riferimento più è bassa labase di calcolo della pensione con il sistema retributivo epiù è bassa la contribuzione con il sistema contributivo.

Chi paga la crisi e quanto

Da ultimo, il passaggio coatto dal TFS (trattamento di fi-ne servizio, la buonuscita) a TFR (trattamento di fine rap-porto). Si trasforma cioè un istituto di carattere previden-ziale (il TFS) in un istituto di carattere salariale (il TFR). An-che in questo caso le ricadute negative per i lavoratorisono consistenti e progressive. All’inizio il risparmio cheTremonti realizza è relativo, ma in dieci anni diventa vera-mente notevole. Facciamo alcuni esempi riferiti a cosasuccede a due profili lavorativi (collaboratore scolastico edocente di scuola media superiore) ai quali il TFS è statatrasformato in TFR e che maturano i 40 anni di servizionel 2011, nel 2015, nel 2020.

N.6-7, 2010

http://tomas13.blog.kataweb.it/category/lavoro/page/2/

Page 26: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

26www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33

I giovani e la crisiIN PRIMO PIANO

non lavora e non frequenta nessun cor-so di studi (sono i cosiddetti NEET, Not ineducation, employment or training).L’Italia ha il primato europeo per quantoriguarda il numero di giovani Neet, i qua-li sono ad alto rischio di esclusione so-ciale visto che nel 2009 è aumentata laprobabilità di permanere a lungo in que-sta condizione.Oltre a un allargamento dell’area dei

NEET (142 mila in più) e degli studenti (83mila in più), si aggiungono altri 47 milagiovani che, precedentemente in posizio-ne di studenti-lavoratori, prolungano glistudi, presumibilmente in ragione delle ri-dotte prospettive occupazionali.

Per quanto riguarda coloro che sono fortunatamenteimpiegati non ci sono certo prospettive “solide”: il 30%della popolazione 18-29enne ha un lavoro atipico (a fron-te del 8% della restante parte della popolazione) ed è inquesto segmento che si è concentrato il calo dell’occupa-zione. Se, per ogni 100 giovani occupati nel primo trime-stre 2008, a distanza di un anno, 15 sono transitati nel-la condizione di non occupato (erano 10 un anno prima),tra i giovani collaboratori questa percentuale sale a 27.

Precari senza rete

La maggior parte dei lavoratori atipici non ha usufruitodi alcun ammortizzatore sociale visto che su 150.000parasubordinati che hanno perso il lavoro solo 1.500hanno usufruito del misero bonus elargito dal Governo. Quindi si passa direttamente da precari a disoccupati,

senza alcuna forma di sostegno al reddito.Occorre sottolineare che questa è una generazione che

ha investito tempo e risorse per formarsi, ci aspetterem-mo pertanto che in una fase di crisi fossero quantomeno

Il fatto che i giovani abbianopagato per primi il conto dellacrisi è ormai un fatto consoli-dato, ma se incrociamo conattenzione i dati emersi recen-

temente dal Rapporto annuale del-l'Istat, dalle indagini di Bankitalia eAlmaLaurea possiamo concludereche ne sono stati letteralmente di-vorati e che la questione generazio-nale dovrebbe, a rigore di logica,esser il primo punto nell'agendapolitica del Paese.Secondo l'ISTAT nel mese di aprile

2010 il tasso di disoccupazionenella popolazione tra 15 e 24 anniè salito al 29,5%, con un aumento 4,5 punti percentualirispetto ad aprile 2009; questo a fronte di un dato com-plessivo della disoccupazione che si attesta sul 8,9%,con un aumento di 1,5 punti rispetto ad aprile 2009. Se quasi il 30% degli under 24 è disoccupato, non va

certo meglio ai fratelli maggiori: rielaborando i dati Istatvediamo che nel 2009 la disoccupazione di chi ha meno35 anni si è attestata intorno al 15%, assorbendo perbuona misura l'aumento del tasso complessivo.L'Istat inoltre elabora nel Rapporto annuale alcuni dati

riferiti alla condizione dei giovani sotto i 30.La crisi ha infatti determinato nel 2009 un significativo

calo sull'occupazione dei giovani (18-29 anni): 300milaunità in meno rispetto al 2008, con un contributo del79% sul calo complessivo dell'occupazione.

Né lavoro, né formazione. Un fantasma chiamato Neet

Secondo l'Istat, nel 2009, poco più di due milioni digiovani (il 21,2% della popolazione tra i 15 e i 29 anni)

Disoccupazione, precarietà, incertezza, studio senza sbocco

e studio negato: un'intera generazione

abbandonata a se stessa.Nessuna politica per

dare un futuro ai giovani.Le soluzioni ci sono se si abbandonasse

la retorica e si distribuissero i costi della crisi

ddii IILLAARRIIAA LLAANNII

RIPRENDERSI IL FUTURO

Page 27: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

www.edizioniconoscenza.it27

IN PRIMO PIANOI giovani e la crisi

salvaguardate le migliori competenze: come sappiamo,purtroppo, non è così.L'occupazione crolla non solo per i giovani con basse

qualifiche: secondo i dati diffusi recentemente nell'inda-gine 2009 di AlmaLaurea a tre anni dalla laurea il tassodi occupazione è sceso di 8,6 punti percentuali.Molti autorevoli Ministri, e per ultimo il Ministro Brunet-

ta, si sono esercitati nel definire il grave fenomeno dei“bamboccioni”, ovvero giovani “viziati” che preferisconorifugiarsi nella mura domestiche.Effettivamente secondo l'Istat nel 2009 la quota dei

18-34enni che vive ancora in famiglia si attesta al58,6%, per la fascia 30-34 siamo quasi al 30%, una quo-ta triplicata dal 1983.Il dato è allarmante, ma difficilmente può essere adde-

bitato ad un repentino mutamento psicologico dei giovaniitaliani, che, sempre secondo l'Istat, più lungimiranti deiloro Ministri, identificano il problema nella condizione so-ciale, determinata dall'andamento del mercato del lavoro

e dall'assenza di welfare, sommariamente sostituito dal-l'ammortizzatore “famiglia”. Senza considerare il costodella vita, a partire da un mercato degli affitti drogatoche certo non agevola l'uscita dalla casa dei genitori.Questa condizione, come autorevoli demografi hanno

già denunciato, rischia di portare al collasso il nostroPaese. L'Istat sempre nel rapporto annuale prevede cheil numero di figli per donna possa crescere fino a 1,58nel 2050; la speranza di vita aumentare fino a raggiunge-re gli 84,5 anni per gli uomini e gli 89,5 per le donne; ilnumero dei giovani fino a 14 anni ridursi a 7,9 milioni (il12,9% della popolazione); la popolazione attiva contrarsia 33,4 milioni (54,2%) e quella degli over 64 salire a20,3 milioni (da uno su cinque a uno su tre residenti nel2050). In sostanza, l'indice di dipendenza dagli anzianipotrebbe raddoppiare, creando un disequilibrio demogra-fico rilevante.Questi dati in tutta la loro crudezza dicono una cosa

chiara: alle generazioni più giovani viene sottratta la pos-sibilità di rendersi autonomi dalla famiglia e di determina-re il proprio futuro, con la drammatica conseguenza di ra-tificare ed estendere le diseguaglianze sociali di partenza.

Le soluzioni ci sono

Anche questa è una riflessione che dovrebbe far partedel dibattito pubblico visto che l'immobilità sociale nelnostro paese aumenta, condizionando non solo l'acces-so agli studi, ma anche l'accesso al lavoro. Forse i molte-plici afflati sulla valorizzazione del merito dovrebbero es-sere innanzitutto indirizzati all'affermazione della mobili-tà sociale e all'indipendenza economica dei giovani, piut-tosto che strumentalizzati per ridimensionare l'interventopubblico e quindi le opportunità delle fasce più deboli.È pertanto necessario un investimento straordinario

per i giovani: questo significa più scuola e università pub-blica, più sviluppo e occupazione di qualità, più stabilitàe diritti nel lavoro, politiche per l'autonomia e l'accessoalla casa, un adeguato sistema di welfare e sostegno alreddito.A pagare non possono essere sempre i soliti noti: è

ora di addebitare il conto a chi in questi anni ha visto cre-scere la propria ricchezza protetto dalla rendita e daigrandi patrimoni con l'obbiettivo esplicito di redistribuirerisorse e opportunità, mettendo, questa volta senza fintaretorica, i giovani al primo posto.

N.6-7, 2010

(tratta dal web)

Page 28: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

28

Dirigenti scolasticiIN PRIMO PIANO

obiettivi di riforma.Come si vede, quindi, un disegno,

quello di intervenire sul contratto, sul la-voro pubblico ed anche sulla dirigenza,che è partito da lontano e che nella re-cente manovra finanziaria vede un ulte-riore passaggio del progressivo “svuo-tamento” della contrattazione. Ma su questo si tornerà successiva-

mente. È importante fare prima alcuneosservazioni sul CCNL della dirigenza sco-lastica, valide anche per quelli di tutte lealtre aree della dirigenza pubblica, checonsentono di prevedere quello che pro-babilmente succederà anche per gli altricontratti pubblici, quando e se questi sa-

ranno rinnovati. I contratti delle diverse aree della dirigenzasono stati infatti sottoscritti dopo l’approvazione dellalegge 15 del 2009 e del suo decreto legislativo applicativo(150/2009) e rendono chiara quale sia la strategia messain atto dal Governo.

Una dirigenza burocratica al servizio del potere

Infatti il decreto legislativo 150/2009, oltre a introdurrei noti cambiamenti sulla valutazione e sulla relativa retribu-zione del personale, di fatto sospesi dal decreto legge sullamanovra finanziaria, è intervenuto sulla contrattazione col-lettiva con una serie rilevante di limitazioni. Sono stati infatti introdotti: il divieto di procedere attra-

verso il contratto alla disapplicazione di norme di legge1, lasostituzione di norme contrattuali con norme fissate dallalegge (norme imperative)2, il rafforzamento del potere diret-tivo dei Comitati di Settore nei confronti dell’ARAN e del re-gime dei vigenti controlli sui contratti collettivi integrativi,l’esclusione dalla contrattazione a qualsiasi livello del con-

Il 19 maggio 2010 è stata sot-toscritta l’ipotesi di Contrattocollettivo nazionale di lavoro2006/09 dei dirigenti scolasti-ci. A 53 mesi dalla scadenza

del precedente contratto 2002/05e a 5 mesi dall’inizio del nuovo pe-riodo contrattuale 2010/ 12 chenon sarà “coperto” da un nuovoCCNL in conseguenza di quanto di-sposto dall’art. 9 comma 17 del de-creto legge del Governo in “materiadi stabilizzazione finanziaria”. In at-tesa del completamento dei con-trolli previsti dalla legge, che do-vrebbero certificare l’ipotesi di con-tratto e consentire la stipula definitiva, sono in corso disvolgimento in tutte le Regioni le assemblee, tenute uni-tariamente da FLC Cgil, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS eANP, per l’illustrazione dell’ipotesi ai lavoratori e per la lo-ro valutazione. I dirigenti scolastici iscritti alla FLC Cgilpotranno esprimere, con un voto formale, il proprio as-senso o dissenso alla sottoscrizione definitiva del CCNL,come prevede lo statuto della FLC Cgil.Non serve qui riepilogare tutta la storia del confronto sul

rinnovo del contratto, partito solo a marzo del 2009 dopol’invio all’ARAN, il 29 dicembre 2008, dell’atto di indirizzo.Un confronto condizionato dall’esiguità delle risorse messea disposizione dalle diverse leggi finanziarie e dalla volontàdel governo di intervenire per legge ed unilateralmente sulpubblico impiego. Già nel 2008 il governo, senza emanareun atto di indirizzo per il rinnovo del CCNL, aveva convocatole parti sindacali per “affrontare le tematiche inerenti la ri-forma del modello contrattuale e per contribuire alla ela-borazione dei decreti delegati di riforma del pubblicoimpiego”. Era già evidente l’intenzione del governo di utiliz-zare l’intervento legislativo piuttosto che la contrattazionecon le rappresentanze dei lavoratori per raggiungere i propri

Firmato un contratto già scaduto dopo

un’attesa di oltre 4 anni.Una trattativa difficilesulla quale ha pesato,con forza retroattiva,

il nuovo modello contrat-tuale e la legge Brunetta.

Nonostante la furia regressiva della contro-parte, il nuovo contratto

difende e riafferma principi importanti

ddii GGIIAANNNNII CCAARRLLIINNII

ARTICOLO 33www.edizioniconoscenza.it

MEGLIO TARDI CHE MAI

Page 29: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

www.edizioniconoscenza.it29

IN PRIMO PIANODirigenti scolastici

ferimento e della revoca degli incarichi dirigenziali e dellaorganizzazione degli uffici e del lavoro nell’ambito degli uf-fici, la riduzione del peso del contratto nella definizione delcodice di disciplina e delle sanzioni. Il decreto riconduceintegralmente alla legge il procedimento di irrogazionedelle sanzioni disciplinari nel pubblico impiego e introducediverse sanzioni “al fine di potenziare il livello di efficienzadegli uffici pubblici e di contrastare i fenomeni di scarsaproduttività ed assenteismo”. Il decreto attribuisce poi aldatore di lavoro pubblico il potere di intervenire unilateral-mente sulla retribuzione, consentendo l’erogazione di au-menti di stipendio anche in assenza di contrattazione estabilendo, per tutta la dirigenza pubblica, l’obbligo che laretribuzione di risultato sia portata, entro il primo contrattosuccessivo a quello del 2010/12, al 30% della retribuzionecomplessiva. Una misura, quest’ultima, finalizzata a raf-forzare la dipendenza della dirigenza pubblica dall’organodi indirizzo politico amministrativo e in sostanza quindi dalGoverno.Finalizzate a garantire l’attuazione degli indirizzi del po-

tere esecutivo sono anche le norme che definiscono i ter-mini di decadenza dell’azione disciplinare e le sanzioni peril dirigente che non esercita il potere disciplinare nei con-fronti dei dipendenti. Un nuovo quadro normativo già utilizzato per sollecitare

i dirigenti a intervenire sui lavoratori e contrastare le dif-fuse proteste per i tagli agli organici e ai finanziamenti eper la riduzione del servizio scolastico. Così il potere disci-plinare, previsto dal codice civile a tutela del “bene” dell’or-ganizzazione del lavoro, viene piegato a strumento perimpedire l’esercizio del diritto alla critica e alla protestacontro la riduzione del servizio scolastico e contro le mi-sure del governo. Come per i magistrati, anche per i diri-genti scolastici il Governo ha già più volte utilizzato ilrichiamo a “non fare politica”, se non candidandosi alleelezioni, ed ha attribuito alle dichiarazioni sulle difficoltàdelle scuole e dei dirigenti un intento “denigratorio” cheviolerebbe il Codice di Comportamento dei pubblici dipen-denti.Il pericolo che il codice di disciplina, per alcun aspetti, si

possa prestare a una lettura e a una gestione unilateraledei direttori generali regionali e che possa essere utilizzatoin senso “repressivo” di comportamenti non coerenti congli obiettivi politici dell’amministrazione è stato evidenziatoin una dichiarazione della FLC Cgil allegata al contratto3. È per questo che sarà necessario rafforzare la capacità

del sindacato di tutelare la dirigenza scolastica dalla di-screzionalità dell’Amministrazione e da un uso strumentaledel potere disciplinare.Il Governo invece di riconoscere ruolo e responsabilità

dei dirigenti scolastici, dando risposta alla richiesta di equi-parazione retributiva alle altre dirigenze dello stato e rimuo-vendo l’inaccettabile differenza retributiva all’interno dellacategoria, persegue la via più economica e più efficace di“fidelizzare” i dirigenti scolastici attraverso il rafforzamentodella discrezionalità dei direttori generali e la compres-sione della autonomia professionale che è necessaria arappresentare e realizzare l’autonomia delle istituzioni sco-lastiche.Nel confronto con l’ARAN per il rinnovo del CCNL la FLC Cgil

ha contrastato le misure finalizzate a rendere concrete leintenzioni del governo e si è impegnata per ampliare e raf-forzare gli strumenti di garanzia per la dirigenza scolastica.

I risultati del contratto

Il contratto su questi obiettivi ha registrato, pur in un con-testo difficilissimo, dei risultati positivi. Sul piano economico le risorse contrattuali, quantificate

per offrire un parziale recupero dell’aumento del costodella vita e del tutto insufficienti per affrontare i problemidella equiparazione interna alla categoria e della equipara-zione alle altre dirigenza dello stato, sono state per l’89%destinate a tutti i dirigenti (stipendio tabellare e retribu-zione di posizione parte fissa), senza essere collegate allavalutazione dell’organo di indirizzo politico amministrativo(Direttori Generali). È stato così respinto il tentativo di in-crementare significativamente la parte della retribuzione(retribuzione di risultato) soggetta a un possibile interventodiscrezionale dell’amministrazione. Inoltre si è evitato pergli ex presidi incaricati il riassorbimento dell’assegno adpersonam. È stato confermato l’art. 20 del precedente contratto sul

sistema di valutazione, a sottolineare ancora una volta laspecificità della dirigenza scolastica e ad evidenziare che,se non è ancora stato attivato quel sistema di valutazione,la responsabilità è da ascrivere esclusivamente all’Ammi-nistrazione che non ha integrato il numero dei propri diri-genti tecnici e amministrativi e non ha avviato laformazione per quanti aspiravano a far parte dei nuclei divalutazione.Sono stati confermati altri importanti articoli del prece-

dente CCNL, a partire dal mantenimento degli articoli 1 e 2,che declinano le responsabilità e i compiti dei dirigentidella scuola identificando la loro funzione in rapporto allecaratteristiche della scuola dell’autonomia, alla presenzadi organismi con responsabilità e poteri con i quali intera-gisce il dirigente, all’esercizio dei diritti dell’utenza e delladocenza.

N.6-7, 2010

Page 30: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

Il riconoscimento della responsabilità esclusiva del diri-gente nell’organizzazione del proprio lavoro è presente sianella conferma dell’art. 15 del precedente CCNL che nelnuovo articolo relativo alle assenze che esclude un poterediscrezionale e un regime autorizzatorio e di controllo daparte dell’Amministrazione. Il nuovo art. 11 infatti conglobae integra il precedente art. 25 sulle assenze per malattiae chiarisce ancora meglio che il dirigente comunica l’as-senza alla propria scuola che disporrà la visita fiscale se-condo le norme vigenti; presso la scuola sarà depositatala certificazione originale.Anche nel codice di disciplina la presenza in servizio del

dirigente scolastico, diversamente dal testo proposto dal-l’ARAN, è collegata con le esigenze della struttura e conl’espletamento dell’incarico dirigenziale. È stato importante, inoltre, avere cancellato, rispetto alla

prima versione del codice di disciplina, la possibilità di san-zionare il dirigente per l’inadempimento di indefinite “di-sposizioni di servizio”, formulazione che rimandaall’obbligo di rispettare le circolari. Circolari che a volte nonrispettano l’autonomia delle scuole, come quella di dicem-bre per la predisposizione del programma annuale 2010,o che, se applicate, potrebbero violare la legge, comequella sulla percentuale massima di alunni stranieri nelleclassi.In conseguenza dell’esclusione dalla contrattazione, di-

sposta dal dlvo 150/2009, del conferimento e della revocadegli incarichi dirigenziali, l’art. 4 del CCNL relativo alla con-trattazione integrativa nazionale, non prevede più i criteriper il conferimento e il mutamento degli incarichi. I muta-menti sono stati regolati, ed è un positivo risultato ottenutoal tavolo negoziale, dall’art. 9 del CCNL 2006/09. Lostesso articolo amplia la possibilità della mobilità interre-gionale mentre l’abrogazione dell’art. 18 sulla mobilità pro-fessionale rende possibile il conferimento di un incaricodirigenziale senza riferimento ai settori. La conferma del-l’art. 11 del precedente contratto sul procedimento delconferimento dell’incarico mantiene il sistema di regolecontrattuali che pone limiti all’esercizio dell’arbitrio nellagestione dell’affidamento degli incarichi dirigenziali.La contrattazione si è dimostrata lo strumento fondamen-

tale per contrastare le intenzioni del datore di lavoro pub-blico e dare maggiori tutele ai lavoratori. Essere riusciti adare risposte, seppure parziali, a tutti i dirigenti scolastici4,in una situazione negativamente segnata dall’iniqua diffe-renziazione retributiva interna dovuta alle diverse modalitàdi accesso alla funzione, è un risultato positivo che richie-derà grande attenzione e grande impegno per mantenerel’unità di una categoria pesantemente esposta al rischiodi divisione. Unità essenziale per garantire ai dirigenti sco-

lastici livelli adeguati di tutela e fondamentale per contra-stare il tentativo in atto di raggiungere quanto non ottenutonel 2002 con il fallimento dell’applicazione dello “spoilssystem” anche alla dirigenza di II fascia5.Che la contrattazione collettiva sia oggi esposta forte-

mente ad un processo di rilegificazione e che questo pro-cesso sia strumentale tanto al raggiungimento di obiettividi risparmio della spesa pubblica e di privatizzazione deiservizi pubblici quanto a quello di utilizzare i lavoratorisenza i vincoli che potrebbero derivare dalla contrattazione,è di tutta evidenza. Che questo processo sia anche funzionale a ricondurre

tutta la dirigenza pubblica ed anche quella della scuola alcontrollo e sotto il comando della amministrazione è altret-tanto evidente. Per questo il contrasto ad ogni tentativo di gestione au-

toritaria della relazione fra l’amministrazione e i dirigentiscolastici sarà uno dei terreni sui quali maggiormente ilsindacato si dovrà impegnare. L’intervento di “svuotamento” del contratto vede poi un

altro passaggio importante nel disegno di legge 1167, at-tualmente in discussione alle Camere, dopo il rinvio daparte del Presidente della Repubblica, che prevede all’art.17 la delega al Governo ad emanare uno o più decreti le-gislativi finalizzati al riordino della normativa vigente in ma-teria di congedi, aspettative e permessi. Sarà quindiun’altra opportunità per il Governo per intervenire unilate-ralmente sui diritti dei lavoratori e sottrarre alla contratta-zione collettiva un’ulteriore parte dei suoi contenuti. Le recenti misure contenute nel decreto legge in “mate-

ria di stabilizzazione finanziaria” rappresentano un punto disvolta nella gestione del rapporto di lavoro dei dipendentipubblici che, ai sensi del D.Lvo 165/2001, così come mo-dificato dal dlvo 150/2009, sono soggetti al codice civile,alle leggi sui rapporti di lavoro subordinato nell’impresa ealle disposizioni contenute nello stesso dlvo 150/20096.Quindi i contratti stabiliscono le regole che governano ilrapporto solo fino a che una norma imperativa non inter-venga in modo diverso o fino a che il datore di lavoro pub-blico non ritenga di voler utilizzare la legge per decidereunilateralmente. Un potere che il privato datore di lavoronon ha, ma che è invece nella disponibilità di quello pub-blico. Così con il decreto legge in “materia di stabilizza-zione finanziaria” il Governo decide di non rinnovare icontratti nel triennio 2010/2012, di non rispettare i con-tratti già sottoscritti che prevedono carriere e anzianità, diridurre la retribuzione dei lavoratori, di non pagare gli au-menti retributivi dei contratti sottoscritti pochi mesi fa sesuperiori a una percentuale stabilita unilateralmente, di im-pedire che il trattamento economico complessivo dei sin-

30

IN PRIMO PIANODirigenti scolastici

www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33

Page 31: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

www.edizioniconoscenza.it31

IN PRIMO PIANODirigenti scolastici

goli dipendenti, anche di qualifica dirigenziale, compreso iltrattamento accessorio possa superare quello del 2010,fino al 2013 compreso7.Al comportamento del datore di lavoro pubblico ed alle

prospettive di un ritorno al passato per la dirigenza e pertutti i dipendenti pubblici sarà certamente necessario con-tinuare a dare risposte forti, fondate sulla consapevolezzae sulla partecipazione dei lavoratori e sulla capacità di for-mulare proposte per l’innovazione e l’innalzamento dellaqualità dei servizi pubblici.

NOTE

1 L’art 1 della legge 15/2009 ha sostituito il secondo periodo del comma 2dell’articolo 2 del D.Lvo n. 165: «Eventuali disposizioni di legge, regola-mento o statuto, che introducano discipline dei rapporti di lavoro la cuiapplicabilità sia limitata ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche, oa categorie di essi, possono essere derogate da successivi contratti oaccordi collettivi e, per la parte derogata, non sono ulteriormente ap-plicabili, solo qualora ciò sia espressamente previsto dalla legge». Prima:“salvo che la legge disponga espressamente in senso contrario”.2 Attraverso l’utilizzo degli art.1339 e 1429 del codice civile si sostitui-scono norme decise della parti e inserite nel contratto con norme de-cise da una sola delle parti: il datore di lavoro pubblico.Art. 1339 - Inserzione automatica di clausoleLe clausole, i prezzi di beni o di servizi, imposti dalla legge (o da normecorporative) sono di diritto inseriti nel contratto, anche in sostituzionedelle clausole difformi apposte dalle parti.

Art. 1419 - Nullità parziale La nullità parziale di un contratto o la nullità di singole clausole importala nullità dell’intero contratto, se risulta che i contraenti non lo avreb-bero concluso senza quella parte del suo contenuto che è colpita dallanullità. La nullità di singole clausole non importa la nullità del contratto,quando le clausole nulle sono sostituite di diritto da norme imperative. 3 Dichiarazione a verbale della FLC Cgil sulla responsabilità disciplinare:“La FLC Cgil, all’atto della sottoscrizione dell’ipotesi di CCNL 2006/09dell’Area V della Dirigenza Scolastica, pur apprezzando le modifiche in-trodotte nel CCNL sulla responsabilità disciplinare che riconoscono laspecificità della Dirigenza Scolastica rispetto alle altre Dirigenze delloStato, ritiene che alcune disposizioni introdotte nell’articolato, in at-tuazione del D.lvo 150/2009, siano riduttive dell’autonomia contrattualedelle parti ed espongano la dirigenza scolastica ad azioni unilateralidell’Amministrazione”.4 L’art. 5 (disposizioni finali) del CCNL secondo biennio 2008/09, oltre arichiamare l’obiettivo dell’equiparazione retributiva dell’Area V con larestante dirigenza pubblica, fa riferimento all’intesa sottoscritta il29/04/2010 con il MIUR stabilendo l’obbligo delle parti a incontrarsi en-tro 30 giorni dall’emanazione dello specifico atto normativo che stan-zierà gli appositi finanziamenti aggiuntivi previsti dall’intesa stessa. LaDichiarazione congiunta n. 1 stabilisce che il confronto sugli ulterioribenefici economici debba prioritariamente affrontare i problemi del-l’equiparazione retributiva interna.L’art. 23 (incrementi trattamento economico fisso) comma 5 del CCNL2006/09 stabilisce che “al fine di non pregiudicare la perdita del po-tere di acquisto del trattamento economico fisso, gli incrementi dicui al presente articolo non concorrono al riassorbimento di quantoprevisto dall’art. 58 comma 3 del CCNL dell’11/04/2006 (assegno adpersonam)”.5 Il protocollo d’intesa sottoscritto dal Governo e dai sindacati confe-derali CGIL, CISL e UIL il 4 febbraio 2002 ribaltò completamente i con-tenuti del disegno di legge n. 1052 sul riordino della Dirigenzaapprodato al Senato dopo l’approvazione alla Camera, e stabilì che idirigenti di seconda fascia non sarebbero stati sottoposti allo spoils sy-stem. Nel protocollo d’intesa venne ripristinato il valore del contrattoper tutti i Dirigenti superando la logica regressiva della legificazionedel rapporto di lavoro e venne confermato che le norme contrattualihanno potestà regolativa in termini di affidamento degli incarichi e divalutazione. Lo stesso criterio della distinzione delle funzioni di indi-rizzo degli organi politici e funzioni di amministrazione e gestione trovòconferma e rafforzamento. 6 Comma 2 dell’art. 2 dlvo 65 così come modificato dall’art. 33, lett a,del D.Lvo n. 150 del 2009. “I rapporti di lavoro dei dipendenti delle am-ministrazioni pubbliche sono disciplinati dalle disposizioni del capo I,titolo II, del libro V del codice civile e dalle leggi sui rapporti di lavorosubordinato nell’impresa, fatte salve le diverse disposizioni contenutenel presente decreto che costituiscono disposizioni a carattere imperativo.”7 L’art. 9 comma 1 del decreto legge n. 78 del 31 maggio 2010 stabilisce:“Per gli anni 2011, 2012, 2013 il trattamento economico complessivodei singoli dipendenti, anche di qualifica dirigenziale, ivi compreso il trat-tamento accessorio, previsto dai rispettivi ordinamenti delle ammini-strazioni pubbliche […], non può superare, in ogni caso, il trattamentoin godimento nell’anno 2010, fatto salvo quanto previsto dal comma17 secondo periodo (indennità di vacanza contrattuale)”.

N.6-7, 2010

Page 32: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

Ci sono voluti quattro anni emezzo per siglare il con-tratto 2006/09 della diri-genza dell’area VII checomprende i dirigenti delle

Università, degli Enti Pubblici di Ri-cerca e dell’ENEA. Adesso è statoquindi rinnovato un contratto giàscaduto. Una pratica che non haproprio a che fare con civili relazio-ni sindacali. Il lavoro nei paesi civiliè regolato dai contratti, non soloper rispettare il diritto dei lavoratoria una giusta retribuzione, ma an-che affinché il lavoro si svolga secondo regole trasparen-ti e condivise con vantaggio dei singoli e della produzio-ne, nel nostro caso delle istituzioni.La FLC Cgil ha sempre denunciato il ritardo con cui si

sono firmati i contratti della dirigenza addebitandolo allaindifferenza dei Rettori e dei presidenti degli Enti di Ricercache hanno predisposto l’atto di indirizzo, propedeutico adavviare qualsiasi trattativa, sempre dopo molto tempo dallascadenza naturale del contratto. Un atteggiamento colpe-vole, quindi, visto che i dirigenti dovrebbero essere il cuoredell’organizzazione: una dirigenza capace, formata e moti-vata fa funzionare meglio le strutture a cui è preposta.

Il peso di una campagna ideologica e di una legislazione punitiva

La trattativa è stata condizionata dall’atteggiamento delGoverno nei confronti dei pubblici dipendenti, definiti “fan-nulloni”, ed in particolare dei dirigenti considerati dal Mini-stro Brunetta i veri responsabili del cattivo funzionamentodelle istituzioni pubbliche. Il martellamento continuo controil settore pubblico, condito con toni moralizzatori, è servitoin realtà a produrre una legislazione punitiva che nulla ri-

32

Firmato il contratto dei dirigenti di università e ricercaIN PRIMO PIANO

forma e nulla migliora. L’Aran, completamente succube del go-

verno e rinunciando alla propria autono-mia di agenzia negoziale, ha tenuto, diconseguenza, un atteggiamento molto ri-gido, a tratti arrogante, per imporre nelcontratto le norme disciplinari previste daldecreto legislativo 150/09. Questo comportamento è stato accen-

tuato dalla approvazione della manovra fi-nanziaria che, bloccando i rinnovicontrattuali del 2010/12, impedisce neifatti, l’applicazione delle norme legatealla misurazione del merito previste nello

stesso decreto 150/09, tanto che nella prima stesuraerano stati abrogati gli articoli della legge legati a premi emerito. Infatti il contratto 2010/12 doveva recepire la mo-difica delle relazioni sindacali abbassando i diritti e la di-fesa delle lavoratrici e dei lavoratori e destinare risorse delsalario accessorio per premiare il merito con il contorto epunitivo meccanismo previsto dalla legge.Inserire il codice disciplinare è stato il classico colpo di

coda del potere che ha voluto così affermare il valore deldecreto 150/09 definito “riforma copernicana” tanto cheha rinunciato al rinnovo complessivo delle norme contrat-tuali e ha preferito lasciare in vigore quelle del contrattoprecedente, anche se in evidente contrasto con quantoprevisto dal decreto 150/09. Alla fine, il rinnovo contrattuale si è limitato a questi

aspetti “normativi“ e a un prevedibile aumento contrat-tuale.Un’operazione discutibile, come abbiamo più volte soste-

nuto durante il negoziato, perché il contratto riguarda unperiodo precedente all’entrata in vigore del decreto150/09 ed era, quindi, ingiusto inserire norme nuove e perdi più vessatorie, in un contratto che doveva essere rinno-vato quattro anni fa.

Ma la FLC non firma il secondo biennio economico perché

l’aumento è al di sottodell’inflazione.

Lo sforzo per attutirel’impatto delle norme

Brunetta e della manovrafinanziaria.

Gli elementi positivi ottenuti nel contratto

ddii RRIITTAA GGUUAARRIINNIIEELLLLOO

ARTICOLO 33www.edizioniconoscenza.it

IL SEGNO DEI TEMPI

Page 33: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

www.edizioniconoscenza.it33

IN PRIMO PIANOFirmato il contratto dei dirigenti di università e ricerca

Una trattativa lunga, difficile e all’insegna dell’ostilità

Il 3 giugno è stata siglata l’ipotesi di contratto per il qua-driennio normativo 2006/09 e il biennio economico2006/07. Ci siamo battuti perché non fosse modificato ilcodice disciplinare, ma siamo riusciti solo a migliorarlo inparte. Dato il contesto politico ed economico particolar-mente difficile per i pubblici dipendenti ed in particolareper i dirigenti, riteniamo che con questo contratto sianostati raggiunti obiettivi per nulla scontati all’inizio della trat-tativa.Dopo pochi giorni, l’8 giugno, è stata siglata l’ipotesi con-

trattuale per il biennio economico 2008/09. Ma noi non abbiamo firmato, coerentemente con le po-

sizioni espresse sul protocollo d’intesa che ha dato il viaal secondo biennio contrattuale nei comparti pubblici, per-ché l’aumento complessivo è del 3,2%, una cifra molto aldi sotto dell’inflazione reale, che smentisce i dati, abil-mente manipolati, diffusi sull’andamento delle retribuzionipubbliche. Per dimostrare che i dipendenti pubblici guadagnano più

dei privati si diffonde il dato accorpato delle retribuzionistabilite per contratto con quelle ben più elevate stabiliteper legge (alti gradi dell’esercito, magistrati, professori uni-versitari). Disaggregando il dato si scopre che i pubblicihanno guadagnato meno dei privati. Lungi da noi scatenare guerre tra i lavoratori, ma questo

inganno, a cui molti abboccano, va svelato.

Le ragioni della FLC

Abbiamo sottoscritto il contratto, escluso il secondo bien-nio economico, primo, perché in quel testo abbiamo strap-pato elementi importanti, secondo, perché crediamo nelcontratto e nella pratica negoziale. Questo contratto con-tiene un punto molto importante: nell’area VII sono staticompresi per la prima volta i dirigenti dell’Enea, dopo chei dipendenti dell’Ente sono entrati nel comparto della ri-cerca pubblica. Per i dirigenti Enea, come per tutto il per-sonale, il contratto rinvia alla contrattazione integrativa ilraccordo degli istituti contrattuali propri di questa dirigenzacon quelli dell’area VII. I dipendenti pubblici stanno su-bendo per primi la rottura di un sistema nel quale il rap-porto di lavoro è disciplinato dalla libera contrattazionedelle parti, sia pure (trattandosi di settori pubblici) in basea vincoli finanziari stabiliti a garanzia della collettività. To-gliere, come ha fatto il governo, materie e spazi alla con-trattazione significa imporre un modello autoritario direlazioni sindacali che avvilisce il lavoro, la sua autonomia,la sua competenza. I dirigenti sono nel mirino di questoGoverno, la legge 150/09 ne modifica profondamente ilruolo e le responsabilità, solo gli aumenti contrattuali nonsono modificati. Tutti i pubblici dipendenti, e solo loro,sono chiamati a sanare una crisi finanziaria fino a ora ne-gata; è stata messa in piedi una campagna diffamatorianei loro confronti che li rappresenta fannulloni, molto benpagati, con posti sicuri con lo scopo di giustificare le sceltedel Governo rigido e punitivo con i pubblici dipendentiquanto tollerante con i suoi ministri e sodali.

N.6-7, 2010

Page 34: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

Sommando la manovra Tre-monti-Gelmini 2008 (allegge-rimento del comparto scuoladi 130.000) alla Tremonti2010 (impoverimento di 2

miliardi delle retribuzioni del persona-le e un altro taglio lineare al Ministe-ro dell’Istruzione) risulta evidente ildisegno di ridurre al livello minimo ilperimetro della spesa statale perl’istruzione in vista dell’attuazionedel federalismo fiscale. Il federalismoper il governo non è uno strumentoper potenziare il decentramento el’autogoverno, ma è finalizzato a de-strutturate il modello universalisticodi welfare. Il disinteresse del governoper un reale decentramento dei poteri è dimostrato dalprogressivo depauperamento delle risorse locali – nel2008 sono state tolte le risorse dell’Ici e ora un altro ta-glio di quasi 15 miliardi di euro – che provocherà un dra-stico ridimensionamento di servizi essenziali. Il sistemaformativo pubblico, in particolare, sarà indebolito anchedal lato della capacità di spesa delle Regioni e degli Entilocali: saranno colpiti gli asili nido e le scuole dell’infan-zia comunali, servizi essenziali per le scuole quali mensee trasporti, la formazione professionale, l’apprendimentopermanente, l’edilizia scolastica, gli interventi per il dirit-to allo studio. Tutti questi fondamentali interventi oggi acarico delle Regioni e degli Enti locali saranno pesante-mente ridotti e/o fatti pagare ai cittadini.

L’effetto dei tagli sul modello di federalismo

Nella sua ultima riunione la Commissione Istruzione del-l’ANCI, dal suo autorevole osservatorio, ha descritto il qua-

34

DIBATTITOManovra e federalismo

www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33

dro drammatico in cui versano lescuole: impossibilità di sostituire i do-centi assenti e dirigenti scolastici co-stretti a dividere gli alunni nelle altreclassi, con evidenti ricadute negativesia per la didattica che per la sicurezza;ricorso ai contributi volontari delle fami-glie per sostenere spese ordinarie; nu-mero eccessivo di alunni presenti nelleclassi (29/30 alunni in ambienti realiz-zati per un numero inferiore) senza il ri-spetto delle norme sulla sicurezza. LaCommissione ANCI evidenzia poi la se-ria difficoltà che si sta determinandoper la consistente riduzione delle classia tempo pieno causata dalla diminu-zione degli insegnanti – anche l’ANCI

smentisce la Gelmini! – che impedirà a molti bambini difrequentare le scuole nel pomeriggio nonostante le richie-ste presentate dalle famiglie ial momento dell’iscrizione.Tale situazione, secondo l’ANCI, sta già producendo leprime inevitabili ripercussioni sui Comuni che si vedonoinvestiti dalle famiglie nella ricerca di soluzioni alternative.A questo proposito la Commissione preannuncia che “inmolti casi i Comuni, non potendo garantire tali servizi informa gratuita data la scarsità delle risorse dei bilanci co-munali, si vedranno costretti a richiedere contributi allestesse famiglie”. Quanto prospettato dall’ANCI a riguardodel tempo pieno non è altro che un’anticipazione degli ef-fetti delle politiche governative: il decisionismo centralistariduce al minimo servizi pubblici e scuola, successiva-mente Enti locali e famiglie, sulla base delle loro disugualicapacità economiche, dovranno farsi carico dell’onere di ri-stabilire livelli essenziali di qualità dell’offerta. In materiadi istruzione il governo, in vista dell’attuazione del federa-lismo fiscale, punta ad arrivare a una definizione dei livelliessenziali delle prestazioni e dei relativi costi standardcoincidenti con una scuola statale minima risultante dal-

Il decentramento e l’autogoverno locale possono combattere

le diseguaglianze e migliorare i servizi.

Il federalismo del governo abbinato

alla manovra finanziaria portano

all’esclusione, alle diversità territoriali,

alla privatizzazione dei servizi.

L’importanza dei LEP

ddii FFAABBRRIIZZIIOO DDAACCRREEMMAA

TUTTO A CARICO DEI CITTADINI

Page 35: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

N.6-7, 2010 35

Manovra e federalismoDIBATTITO

www.edizioniconoscenza.it

l’effetto delle due manovre: tempo scuola per gli alunniinsufficiente rispetto alle necessità curricolari e sociali,caduta dei percorsi personalizzati a causa dell’elimina-zione delle compresenze dei docenti, riduzione strutturalee stabile delle retribuzioni dei docenti e del personale ata,eliminazione delle risorse per le carriere professionali, di-mezzamento di quelle già scarse per la formazione del per-sonale, finanziamento ampiamente insufficiente dellescuole. A fronte dell’impoverimento e della progressiva dequali-

ficazione del sistema pubblico di istruzione, non è difficileprevedere l’aumento delle famiglie che chiederanno di es-sere sostenute finanziariamente per cercare soluzioni mi-gliori nel privato. Al tempo stesso si rafforzerà la spintaverso forme di regionalizzazione totale, personale com-preso, tendenti a dar vita a 20 diversi sistemi scolastici re-gionali nel tentativo delle regioni più forti di costruirsiofferte formative adeguate alle loro esigenze di sviluppo.In entrambi questi casi, e nei loro possibili mix, si produr-rebbe un ulteriore aumento delle disuguaglianze – già gra-vissime in Italia – negli esiti formativi in base alla pro-venienza socio-culturale, etnica e territoriale.

La centralità dei livelli essenziali delle prestazioni

Il nodo decisivo per fermare questa china è rappresen-tato dalla definizione dei livelli essenziali di prestazioneche dovranno essere garantiti su tutto il territorio nazio-nale.Con l’attuazione del federalismo fiscale (Legge

42/2009), infatti, il finanziamento del nuovo assetto dellecompetenze non sarà più basato su trasferimenti da partedello Stato, ma sull’autonomia fiscale di Regioni ed Enti lo-cali mediante imposte proprie, aliquote riservate e com-partecipazioni su grandi tributi erariali. Questo nuovoprelievo fiscale dovrà finanziare integralmente, sulla basedei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) e dei costi stan-dard, le funzioni fondamentali delle Regioni e degli Enti lo-cali. Per i territori disagiati, a minore capacità contributiva,le funzioni fondamentali verranno garantite, oltre che daentrate proprie, da quote del fondo nazionale di perequa-zione. Sulla base di questo nuovo sistema di finanzia-mento ai LEP è affidata la funzione di garantire esviluppare il carattere unitario e nazionale della fruizionedel diritto all’istruzione, sulla base del loro contenuto sideciderà il livello di diversificazione territoriale del dirittoall’istruzione.Almeno in linea di principio anche la legge 42/2009 in-

troduce alcuni vincoli a favore della salvaguardia di un im-pianto unitario. Nel testo finale, anche a seguito di un con-fronto con l’opposizione, vengono finanziati sulla base deiLEP anche il diritto allo studio – inteso in senso ampio dalleborse di studio alla lotta alla dispersione – e le funzioni diistruzione già svolte dalle Regioni sulla base delle normevigenti. Anche l’edilizia scolastica e gli asili nido sono con-siderati come funzioni fondamentali cui è dovuta la coper-tura finanziaria integrale. Inoltre, a tutela dell’impiantounitario e nazionale del sistema di istruzione, agiscono igià menzionati vincoli posti dall’ar t. 117 della Costitu-zione: spettano allo Stato definizione delle norme generali,dei contenuti dell’insegnamento, dei LEP e la valutazionedei risultati del sistema. Mentre la tutela costituzionaledell’autonomia delle Istituzioni scolastiche limita sia ilruolo dello Stato che quello delle Regioni. Sulla carta èanche possibile mantenere un impianto federalistico uni-tario e solidale, ma la definizione dei LEP e il passaggiodalla spesa storica al costo standard è una partita deltutto aperta e fortemente condizionata dai processi econo-mico-finanziari in corso.

Il buon federalismo

Una politica scolastica alternativa a quella del governonon può comunque contrapporre al federalismo neoliberi-sta della destra il centralismo statale. L’origine del pro-cesso di decentralizzazione del sistema formativo haragioni inoppugnabili: in Italia la gestione centralizzata hadato pessima prova. L’uniformità dell’offerta ha prodottopesanti disuguaglianze sociali e territoriali negli esiti, laregolazione centrale anche dei dettagli si è accompagnataall’assenza di controllo e valutazione dei risultati. Le con-seguenze di questo fallimento sono gravi, il paese registraun deficit formativo pesante nei confronti degli altri paesisviluppati, in termini sia quantitativi (numero dei diplomatie dei laureati) che qualitativi (livelli di effettivo apprendi-mento). oltre a un vero e proprio blocco dei processi dimobilità sociale. Il federalismo scolastico è, quindi, unostrumento essenziale di miglioramento della scuola pub-blica: per responsabilizzare la spesa scolastica e miglio-rare l’allocazione delle risorse, per potenziare la capacitàdi rispondere alla domanda sociale e alle esigenze di svi-luppo economico, per realizzare un sistema scolastico ef-fettivamente inclusivo e di qualità su tutto il territorionazionale. Per battere il federalismo neoliberista della de-stra occorre innanzitutto sconfiggere la tendenza a fissarei LEP al livello troppo basso indotto dalle due manovre delgoverno, sostanzialmente al di sotto dei livelli di quantità

Page 36: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

e qualità necessari per realizzare l’innalzamento dei livellidi inclusione e di apprendimento di cui il paese ha biso-gno. Lo stato di deprivazione delle scuole è già oggi scesoal di sotto del tollerabile, tanto che anche alcune Regionigovernate dalla destra stanno progettando interventi com-pensativi, sia pur caratterizzati da logiche di chiusura loca-listica. Appare quindi sempre più evidente che livelli effettiva-

mente essenziali delle prestazioni, coerenti con i principicostituzionali, non risulteranno da operazioni di ingegneriaistituzionale, ma dovranno essere conquistati attraverso ilconflitto sociale contro le misure del governo.Altrettanto decisiva sarà l’attuazione a livello locale di

patti tra scuole, famiglie, forze sociali, enti locali per la di-fesa e la qualificazione della scuola pubblica con obiettividi crescita civile ed economica dei territori.

Non vi è dubbio che lascuola dell’autonomia,sia come sistema diistruzione sia come sin-gola istituzione scolasti-

ca, al fine di rendere conto dei ri-sultati che raggiunge, ma soprat-tutto e in primo luogo al fine di mi-gliorare le sue prestazioni, ha biso-gno di avere parametri nazionali diriferimento con cui confrontarsi e acui tendere nell’azione educativa edidattica quotidiana.

Premessa

Azione complessa - è bene dircelo e averne tutti (società,genitori, mondo della politica, mondo della scuola) consa-pevolezza -, assai complessa e sicuramente non mai ridu-cibile a questionario. Con ciò non si vuole certo sminuirelo sforzo che pure si deve fare per costruire una culturadella valutazione, soprattutto là dove ogni scuola è liberadi scegliere il suo percorso e la sua attività facendosi tut-tavia garante della “riuscita media”, almeno media, deglialunni che le sono stati affidati.

36

Le prove Invalsi alle elementari e alle medieDIBATTITO

Anche per verificare, in base ai contesti,alle risorse, alle difficoltà, alle depriva-zioni o alle “affluenze” che i protagonististudenti presentano in ingresso, il “va-lore” che aggiunge l’attività dei docenti(gli altri protagonisti diretti), degli Ata, deldirigente, della cooperazione dei genitorie degli enti che con la scuola devono col-laborare. Anche questo sommario elencodi fattori che sono alla base del processoeducativo è sufficiente per esprimere lacomplessità dell’impresa valutativa.E perciò, si avverte l’esigenza, sulla

base dell’esperienza fatta nelle giornatedi maggio, di avanzare alcune osserva-zioni e proposte.

Le osservazioni sulle prove delle classidella primaria

Per quanto concerne le prove somministrate alle classiseconde non possiamo fare a meno di rilevare come i bam-bini di sette anni si trovino nella fase dell’intelligenza con-creto-operativa e quindi attingono ancora con difficoltà aragionamenti logico-astratti che matureranno certamente

Abbiamo ricevuto dall’Istituto Comprensivo

“Rosmini” di Roma un documento sulle

prove Invalsi del maggioscorso finalizzate a cono-scere le competenze e le

abilità degli alunni. Lo pubblichiamo volen-tieri, perché contiene riflessioni e proposteutili che nascono dal-

l’esperienza sul campo

ARTICOLO 33www.edizioniconoscenza.it

IL SENSO E IL FINEDELLA VALUTAZIONE

DDaaccrreemmaa, segue da pag. 35

Page 37: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

www.edizioniconoscenza.it37

DIBATTITOLe prove Invalsi alle elementari e alle medie

negli anni a venire.Pensiamo sia più opportuno somministrare le prove delle

classi quinte alle prime ore di lezione e non in secondamattinata, anche perché il numero degli esercizi richiedeuna grande concentrazione che sarebbe favorita da una di-versa collocazione oraria.

Le osservazioni sulle prove della secondaria di primo grado

Per ciò che concerne la prova di italiano possiamo direche una rilevazione degli apprendimenti incentrata su ri-sposte a scelta multipla (spesso ambigue) perde di valoree di attendibilità, soprattutto quando si pensi che le rispo-ste, per essere plausibili, spesso si attestano su sfuma-ture lessicali, grammaticali e sintattiche per cogliere lequali si impegnano le intelligenze più su di un versante“arido-accademico” che “creativo”.I testi che sono stati scelti utilizzano un linguaggio “lon-

tano”, se così si può dire, nel senso che i testi risultano“paludati” e distanti dalla vivezza e dalla verità delle espe-

rienze dei nostri ragazzi.Quanto sarebbe più stimolante e “vero” un racconto su

esperienze dei ragazzi di oggi e che magari parli di cani egatti piuttosto che di buoi muschiati certamente più vicinialle esperienze dei ragazzi norvegesi!I docenti frequentano un’altra modalità di percorso edu-

cativo, un altro approccio che parte dalla complessitàdell’adolescente e del suo mondo interiore per giungereanche alla riflessione grammaticale.E a proposito della riflessione grammaticale vogliamo

sottolineare che in prima media il lavoro è centrato su fo-nologia, ortografia, morfologia e non sulla sintassi, per cuile domande su tale argomento sono risultate certamente“decentrate”. Per ciò che concerne la prova di matematicaosserviamo che gli argomenti di alcuni quesiti sono ap-parsi incoerenti con la classe frequentata (percentuali,equiestensione, statistica). Peraltro, per un discorso diomogeneità, suggeriamo di somministrare le prove non allafine della I classe secondaria, ma all’inizio della secondaquando il programma di prima classe è stato svolto da tuttie per intero. Ciò perché i tempi di svolgimento degli argo-menti variano da classe a classe.Qualche riflessione va fatta anche sul questionario dello

studente. Crediamo che le domande relative alla qualità de-gli edifici scolastici, alle dotazioni strumentali, alla puliziasarebbero state più produttive se rivolte agli adulti (perso-nale Ata, Dirigente scolastico, docenti) che non ai ragazzi.Del resto i tagli recenti (del 25%) ai fondi destinati alle dittedi pulizia incominciano a produrre effetti dal mese di mag-gio: questi come i tagli al personale Ata non potranno certomigliorare la qualità delle nostre strutture scolastiche.Una domanda che forse andava fatta (ma anche questa

non agli alunni) è se il mancato finanziamento del funzio-namento amministrativo e didattico per il secondo annoconsecutivo abbia prodotto qualche effetto negativo nel-l’erogazione del servizio. La risposta è che, per il mo-mento, l’aumento del contributo volontario delle famiglieha limitato i danni, ma se si continua così molte cose sonodestinate a peggiorare.Ci siamo chiesti e ci chiediamo anche il senso o la rile-

vanza di alcune domande, ad esempio quella sul tempoche gli alunni passano coi genitori o sulla quantità dei libripresenti in casa. Non sappiamo quale relazione verrà sta-bilita (e come sarà calcolata) fra quantità di libri o di tempopassato coi genitori e competenza dello studente, macerto vorremmo volentieri soddisfare tale curiosità.Così come vorremmo soddisfare la curiosità che susci-

tano le domande riguardanti le scelte dei docenti che sisoffermano o meno sullo stesso argomento, che curanopiù o meno l’alunno che non ha capito ecc.

N.6-7, 2010

Page 38: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

Questioni di carattere organizzativosul lavoro docente e Ata e sui costi

Il lavoro svolto dal personale per mandare a buon fine lasomministrazione dei test ad un numero così grande di ra-gazzi è stato notevole. La compilazione delle notizie sullostudente che spetta alle segreterie scolastiche (taglieg-giate di personale) si è svolta con la collaborazione del do-cente coordinatore di classe, altrimenti non se ne sarebbevenuti a capo. Ma ci preme sottolineare che la correzione delle prove e

la trascrizione delle schede sono state il classico esempiodi “demansionamento”, cioè di sottoutilizzazione di perso-nale qualficato (laureato, spesso pluri- laureato) quale è ilpersonale docente, per un impegno di pura e semplice fi-nalità compilativa. Se rilevazione deve essere, che sia a carico di personale

idoneo e specifico altrimenti il lavoro aggiuntivo per l’assi-stenza, correzione, trascrizione si propone come lavoro im-piegatizio gratuito a carico di una docenza, che, comesempre, dimostra senso di responsabilità e pazienza, mache ha qualche ragione per farlo notare (perfino la graficaè parsa irritante tant’era minuscola e fastidiosa). Del resto,perché non prevedere che siano gli stessi ragazzi a scriverele risposte?E non sarebbe più utile, a fini organizzativi, dare disposi-

zione che nei giorni delle prove, gli alunni della scuola se-condaria siano fatti entrare più tardi e uscire allaconclusione delle prove stesse? A scopo puramente stati-stico forniamo alcuni dati che possono interessare i ricer-catori impegnati in questa impresa ma anche il nostroMinistero: - alunni della nostra scuola coinvolti nelle prove n. 325- 36 ore lavoro della segreteria (costo euro 300 netti)- 220 ore lavoro docenti (costo euro 4.500 netti)- costo della carta per le fotocopie, 3.000 copie per euro

115,00 (ricordiamo di nuovo il mancato finanziamento delfunzionamento amministrativo e didattico per il secondoanno consecutivo).

Suggerimento per la prova nazionaleper gli esami di terza media

Crediamo che la prova nazionale non dovrebbe esserecollocata dentro l calendario degli esami perché, ormai loabbiamo sperimentato, è troppo faticosa per i ragazzi chedebbono svolgere altre tre prove scritte (o quattro con laseconda lingua comunitaria).

Anche i docenti di italiano e di matematica sono sottopo-sti ad un surplus di lavoro per la correzione della prova na-zionale che si aggiunge alla correzione delle prove dellerispettive discipline.È più utile somministrare tale prova a fine maggio-primi

di giugno: così, come il voto di ammissione, il voto dellaprova nazionale potrà parimenti concorrere alla valutazionefinale. Ciò naturalmente modificando la norma (art 11 D.LVO

59/2004) che sancisce la collocazione attuale della provanazionale.

Quale ruolo dei docenti e delle scuolenella valutazione di sistema

Avvertiamo uno scollamento, se così si può dire, fra ilpersonale che “pensa” in termini di sistema (MIUR, INVALSI)e personale che esegue (docenza) nel quotidiano.Le osservazioni che qui abbiamo proposto vogliono essere

un contributo alla riflessione, giacché noi riteniamo finita datempo (soprattutto nella scuola) quella cultura fordista chevuole i pensatori da un lato e gli esecutori dall’altro.Nel caso specifico, una cultura della valutazione si co-

struisce insieme. E “insieme” vuol dire avviare un grandeconfronto nazionale e capillare dentro la docenza italianaper renderla protagonista della costruzione degli strumentidi valutazione, nei suoi vari passaggi, organizzativi, ma so-prattutto di carattere didattico e culturale.Altrimenti, le incomprensioni non solo permarranno ma

saranno destinate ad acuirsi.

I Docenti delle II e V classi scuola primariaI Docenti di lettere e matematica delle prime classi

della scuola secondaria di I gradoIl Dirigente scolastico

38 ARTICOLO 33 N.6-7, 2010 www.edizioniconoscenza.it

DIBATTITOLe prove Invalsi alle elementari e alle medie

Page 39: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

subito aggiustamenti e rimaneggiamenti,è passata attraverso esperienze contra-stanti. Si potrebbe perfino tracciare unastoria di questa evoluzione, che va dallaGrecia antica a Roma, dalle rivoluzionidel Settecento a quelle ottocentesche,dalla Resistenza mondiale a oggi. E intutta questa strada il concetto di demo-crazia si è modificato e rafforzato.Oggi pensiamo che il concetto di de-

mocrazia vada ulteriormente approfon-dito, perché il mondo va rapidamentecambiando. Nuove tecnologie e mes-saggi ben studiati hanno effetti moltoforti e condizionanti, specialmente sulle

persone che non hanno sufficienti strumenti culturali perinterpretare queste novità. È vero che anche in passato icondizionamenti non mancavano (pensiamo al panem etcircenses dei romani, all’influenza delle religioni, alla fortee convincente propaganda del nazifascismo, ecc.), ma èun dato di fatto che oggi ci troviamo di fronte a tecnologieparticolarmente raffinate. E già ravvisiamo nel mondoforme di quella democrazia che definiremmo manipolata. Ilbisogno di una riflessione su questo tema è ormai più cheevidente in Italia: quando si parla del conflitto di interessitra chi detiene il potere mediatico e il potere politico si vuoldire esattamente quello che qui stiamo sostenendo. È ovvio che la questione va oltre il nostro Paese e investe

la stessa natura umana. Se guardiamo il mondo ci ren-diamo conto come gli esseri umani, con il possesso dellenuove tecnologie e i risultati della scoperte scientifiche,non si mostrino sempre all’altezza. Il comportamento di al-cuni gruppi di potere dei Paesi democratici è talmente aber-rante che certi giorni ci si può sentire razzisti. Intendiamorazzisti contro la stessa razza umana, misantropi in-somma. Sono i gruppi di potere che perforano – e questoproprio grazie alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie– la terra sotto i mari a centinaia di metri di profondità eprovocano disastri ecologici incalcolabili, che fanno moriretra atroci tormenti pesci, uccelli, un’infinità di animali inno-

Cultura e progresso dei popoli

DIBATTITO

LA SOCIETÀ MANIPOLATA

La lettura del libro di AnnaOliverio Ferraris, Chi mani-pola la tua mente? Vecchie nuovi persuasori: ricono-scerli per difendersi (Giun-

ti, Firenze, 2010), di cui si è parlatonel n. 2-3/2010 di questa rivistacon un’intervista all’autrice, pone illettori di fronte a questioni per certiaspetti inquietanti. Il mondo, speciequello più sviluppato, appare domi-nato da “persuasori occulti” capaci,attraverso le nuove tecnologie, dicondizionare le coscienze non solodi singoli individui ma di intere po-polazioni. Tecniche di manipolazione delle menti sarebberoinsomma in grado di spingere larghi gruppi verso scelte in-consapevoli, anche determinanti per lo sviluppo dell’umani-tà. Ora è noto che tutti siamo e siamo stati condizionati nel-la vita, le nostre idee appartengono a una certa cultura e uncerto contesto storico. Ma secondo la tesi dominante dellastudiosa in questo caso ci troviamo di fronte a manipolazionistudiate che tendono a una omologazione del pensiero. È lafine della possibilità di confrontare idee diverse perché leidee diverse non esisterebbero più. Una simile tesi potreb-be indurre allo scetticismo. Tuttavia essa è molto ben dimo-strata e suffragata da ricerche internazionali. E d’altra partemai nella storia dell’umanità era accaduto che l’umanità sitrovasse in possesso di mezzi di comunicazione così potentie capaci di raggiungere contemporaneamente milioni di per-sone. Se gruppi di potere attraverso le nuove tecnologie so-no in grado di condizionare intere popolazioni, andranno rivi-ste, e con una certa rapidità, molte cose, compresi i sistemisociali e politici su cui si basano le stesse democrazie.

L’egoismo umano

Il concetto di democrazia è antico e nessuno lo mette indiscussione. La democrazia si è fatta strada nel tempo, ha

Lo sviluppo di un nuovosistema di informazione,

capace di manipolare le coscienze, ci costringe a rivedere molti aspetti

della società e della poli-tica. Il rischio è che il do-minio non sia più basatosul confronto delle idee

ma sulla forza omologantedi gruppi in possesso

di strumenti tecnologici potenti

ddii EERRMMAANNNNOO DDEETTTTII

39 www.edizioniconoscenza.itARTICOLO 33 N.6-7, 2010

Page 40: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

centi, distruggono la flora e la vita. Sono i gruppi di potereanche di Paesi democratici che provocano guerre terribili;tutte le guerre sono terribili ma le ultime risultano partico-larmente devastanti, perché distruggono contemporanea-mente popolazioni, mari e territori, come è avvenuto con irecenti conflitti in Iraq, un Afganistan, in Jugoslavia. Ci sistente razzisti contro questi gruppi umani perché seppelli-scono camion di immondizia o scorie radioattive rendendoaree immense velenose per tempi eterni. Oppure sparanoe uccidono contro navi che stanno portando soccorsi a po-polazioni che soffrono per la fame e per l’assenza di medi-cinali. Ormai parecchi anni fa, sul Tevere morirono migliaiaforse milioni di pesci uccisi dall’inquinamento da detersivivelenosi. Si gridò allo scandalo, molti si erano illusi che sa-rebbero stati presi provvedimenti. Ma i pesci non parlano enon possono protestare, così i detersivi velenosi sono ri-masti e i pesci sono scomparsi, anzi sono rimasti alcuni di-venuti resistenti a quei veleni. È evidente che l’intero pianeta soffre dell’egoismo

umano. Né crediamo che il problema possa essere risolto,come fanno le religioni, con il richiamo alla morale o a prin-cipi astratti secondo i quali si dovrebbe rinunciare alle sco-perte scientifiche che contrastano con quei principi. È veroche la questione dei valori è oggi sentita nel nostro dibat-tito culturale, ma si tratta di un dibattito spesso inefficace:i valori devono essere profondamente assimilati per esseretali e se i mezzi di comunicazione quotidianamente li di-struggono le speranze di vincere la battaglia sono quasiuguali a zero.

Esseri diversi

Non è un sentimento sano quello che a volte ci fa sentirecontro tutti. Come crediamo non sia un sentimento sanoquello di quelle religioni che spiegano tutto con il peccatoe con il male insito nel mondo. Perché a fronte di tante ne-fandezze ci sono esseri umani e gruppi umani diversi. Proprio questo è il punto a cui si voleva arrivare, che ci

sono esseri umani certo imperfetti, certo con i loro vizi econ le loro miserie umane, ma ci sono anche esseri egruppi che hanno sviluppato una sensibilità particolare checonsente loro di porsi su piani diversi, di superare i loroegoismi, di essere capaci di porsi un po’ più in alto e di ve-dere le cose al di là del puro interesse personale. Non solo,talvolta grandi personalità – diciamo talvolta perché spessorestano ferme, attonite o emarginate di fronte al mondo vio-lento – riescono a emergere e a impegnarsi in operazioniumanitarie che divengono lo scopo stesso della loro esi-stenza. Non sono rari i casi in cui alcuni raggiungono posti

di rilievo a livello mondiale. Pensiamo, con riferimento atempi recenti, a Luther King o a Gandhi o a Kennedy o aGiovanni XXIII o a Kruscev o a Gorbaciov. E a tanti altri.C’è solo un piccolo particolare in tutto questo, che queste

personalità molto spesso soccombono, travolte da chi usala violenza per affermare i propri voleri e poteri. Anchequando hanno la forza di ergersi, di innalzarsi, moltospesso le persone migliori vengono eliminate fisicamente ofiniscono inascoltate e i gruppi vengono emarginati; oggi at-traverso complesse manovre e operazioni (anche mediati-che), i singoli individui vengono ridotti o al silenzio o al rangodi persone eccezionali, particolari, quasi a non persone.Pensiamo alla stessa Teresa di Calcutta, una donna che hadedicato la vita solo agli altri e che ha combattuto contro gliegoismi dell’umanità. Madre Teresa è stata rapidamentesantificata e come tale cancellata dalla normalità. La san-tificazione anche a questo serve, a innalzare al di sopra del-l’umanità naturale una persona e a renderla non persona. Proprio perché per la loro sanità mentale non sono at-

tratti dal denaro e dal potere, poiché le loro ambizioni nonsono quelle di soffocare gli altri, molto spesso le personemigliori, singole o in gruppi, restano soffocate e il poteredi manovrare le cose del mondo finisce nelle mani dei fac-cendieri e dei corrotti. Forse i migliori sono una minoranza? Non lo crediamo e soprattutto non si tratta di quantità o

almeno solo di quantità. Persone che si sono battute con-tro le ingiustizie sono presenti anche oggi a vari livelli, al-cune sono più note altre meno, altre per niente. Laquestione è però fino a qual punto esse hanno possibilitàmateriale di organizzarsi e di esprimersi e di far sentire almondo la loro voce. Anche attraverso i nuovi mezzi di comu-nicazione.Nel tempo, questo della visibilità delle idee è stato il pro-

blema principale. Certe idee hanno fatto una grande faticaa emergere nella storia, a innalzarsi, ad avere titolo, a di-venire base di organizzazioni umane democratiche. Fino alSettecento per esempio aveva scarsa possibilità di essereascoltato chi parlava di abolizione della pena di morte o dipace o di libertà o di giustizia o di indipendenza e di ri-scatto dei popoli. Rischiava anzi la prigione, se non il rogo.Oggi queste idee sono entrate sempre più nella coscienzadi più persone, è stato come un contagio e, mentre da unaparte assistiamo a immani disastri, dall’altra si va diffon-dendo sempre di più una coscienza contro queste nefan-dezze, è una sorta di nuovo umanesimo. Dalla secondaguerra mondiale a oggi, sia pure con alti e bassi, sia purecon contraddizioni, idee di progresso e di democrazia sisono fatte strada con particolare forza. Ma c’è la concreta possibilità che costoro riescano ad

avere titolo di parola e potere necessario a fronteggiare la

40

DIBATTITOCultura e progresso dei popoli

www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33

Page 41: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

www.edizioniconoscenza.it41

DIBATTITOCultura e progresso dei popoli

parte che scriteriatamente sta portando il mondo verso ildegrado? Torna la questione delle tecnologie e del loro pos-sesso: chi è più forte può far sentire più facilmente, oggial mondo intero, le proprie ragioni, le proprie opinioni, puòmettersi a confronto. Ci si deve rendere conto – e più diqualcuno l’ha scritto – che accanto ai tradizionali poteri (le-gislativo, esecutivo, giudiziario) c’è un altro potere che èquello mediatico. Laddove i sistemi democratici lo consentono, le persone

che credono nella libertà delle idee, nel progresso e nellagiustizia debbono essere capaci di impedire non il con-fronto delle idee diverse, ma il potere assoluto e il predo-minio a chi invece è portatore di pseudovalori basatisull’egoismo, sulla competizione, sullo scempio e il de-grado del pianeta. Per questo il problema è legato alla de-mocrazia e a un uso positivo dei mezzi di comunicazione.

La cultura

Temi di questo tipo, ai quali abbiamo qui solo accennato,non possono essere risolti che con la collaborazione dimolti. Un problema di democrazia non può essere risolto

da un gruppo ristretto di persone e tanto meno da una solapersona. Per questo pensiamo che una notevole importanza in

tutto ciò possa averla la cultura. Non che la cultura sia lasoluzione di ogni problema, ma una buona cultura, intesacome conoscenza profonda dei problemi dell’umanità, ècertamente una base essenziale. Sia per difendersi daicondizionamenti di chi detiene il potere, sia per non caderenei tranelli di chi vuol far credere ciò che non è. Per capirele bugie o le verità dei nuovi media o di chi si presenta pergestire il potere dei popoli occorrono strumenti che solouna buona cultura può offrire.Non è un caso che oggi molte classi dominanti del

mondo facciano – ma l’avevano già fatto in passato le forzeoscurantiste – in modo che la cultura venga il più possibilecancellata oppure che venga ridotta a sterili conoscenzeparcellizzate. No, occorre un nuovo concetto di cultura. Omeglio nemmeno tanto nuovo, pensiamo semplicementea una cultura capace di formare le teste e le coscienze enon soltanto alla somministrazione fredda di conoscenzesbriciolate come spesso offrono i media.Un problema di pedagogia forse? Forse sì.

N.6-7, 2010

Page 42: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

IL NUOVO SITO DI EDIZIONI CONOSCENZALa casa editrice ha rinnovato graficamente (ma non solo) il suo SITO e il suo LOGO.

Ora è possibile ordinare libri e/o scaricare ee--bbooookk pagando direttamente sul sito con carta di credito.Presto sarà disponibile in formato elettronico anche la rivista “AArr ttiiccoolloo 3333”.

Dalla home page si potrà compilare e rinviare un qquueessttiioonnaarriioo che ci permetterà di conoscere meglio i nostri lettori/visitatori e di informarli via mail sulle nuove uscite di nostri libri.

www.edizioniconoscenza.itVVIISSIITTAATTEELLOO!!

Page 43: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

COME IL BEL TEMPO ANTICO

metri o in alcuni istituti tecnici, dovegli insegnanti disposti a dare ripeti-zioni sono anche più rari, la parcellaè notevolmente più costosa.

I corsi di recupero? A carico delle famiglie

Questo ricorso massiccio alle ripeti-zioni è comunque l’effetto combinatodi due fattori. Da un lato abbiamo i ta-gli che, tra le altre cose, hanno colpitopesantemente anche i corsi di recupe-ro: quest’anno le scuole o non li han-no fatti o ne hanno fatti di meno. E ciòavvenuto nonostante sia ancora in vi-gore una norma, varata da Fioroni etrascritta nell’articolo 1 del DM 80 del2007, la quale in pratica lascia inten-dere che non si può bocciare nessunalunno se non si sono messe in attole misure possibili per recuperarlo, inparticolare se quest’ultimo non è sta-to invitato a frequentare i corsi di recu-pero. È una norma, probabilmente im-provvida nella sua perentorietà ma al-trettanto improvvidamente trascurata,la cui mancata applicazione potrebbeprodurre oltre al boom delle ripetizioni

Obbligare le scuole ai corsi di recupero era un fatto di ci-viltà oltre che di didattica. Ora il "partito della famiglia"scarica sulle famiglie i costi dei tagli sulla scuola. Unafinta severità, ma un utile risparmio sull'offerta formativa

43

ddii PPIINNOO PPAATTRROONNCCIINNII

Lezioni private anziché i corsi di recuperoPEDAGOGIE/DIDATTICHE

anche una montagna di ricorsi controbocciature e non ammissioni.L’altro fattore è la scelta del Mini-

stro Gelmini di vincolare l’ammissioneall’esame al conseguimento della suf-ficienza in tutte le discipline. Una scel-ta più che antistorica, dal momentoche nella storia della scuola italiananon si ritrova un vincolo così rigido:persino Gentile, la cui riforma “fasci-stissima” quanto a rigidità non scher-zava, con un Regio Decreto del 1925aveva previsto come requisito minimoper l’ammissione la media del cinque.Il ricordo di questa norma, rimasta invigore fino al 1998, quando Berlinguerabolì l’ammissione, avrebbe dovutofar suonare il campanello d’allarmegià lo scorso anno quando la restaura-zione dell’ammissione aveva compor-tato la necessità della media non delcinque ma del sei. La cosa più bizzar-ra è che all’attuale scelta ancor piùforcaiola non si è giunti per una ne-cessità propriamente didattica, quantopiuttosto aritmetica. Infatti il MinistroGelmini, non si sa bene se angosciatadalle esuberanze giovanili o piuttostodecisa a non perdere l’occasione dicavalcare il cavallo di “ordine e sicu-rezza”, aveva deciso non solo di re-

www.edizioniconoscenza.it

Nei primi giorni di giugno igiornali riportavano la noti-zia di un boom delle ripeti-zioni. Le famiglie degli alun-ni della secondaria superio-

re, messe di fronte al rischio nontanto di una bocciatura quanto, so-prattutto, di una non ammissioneall’esame di stato, avrebbero fatto ri-corso massicciamente alle ripetizioniprivate per i loro figli. Se la cosa fosse confermata si

tratterebbe di spese da affrontareche vanno dai 10 euro all’ora per ma-tematica (se la lezione è impartita dauno studente universitario) ai 50 eu-ro per greco (se la lezione è imparti-ta da un insegnante di liceo): perl’esattezza da 20 a 50 euro per gre-co, da 15 a 40 per latino, da 15 a35 per inglese, da 10 a 30 per mate-matica, da 15 a 40 per italiano. El’enumerazione dei giornali si ferma-va qui, alle discipline tipiche dei licei,perché probabilmente lì è il ricorsopiù alto e perché i giornalisti sonomemori delle loro esperienze studen-tesche prevalentemente liceali. Ma ècerto che per le ripetizioni specialisti-che in alcune discipline tecniche, co-me quelle che si insegnano ai geo-

ARTICOLO 33 | N.6-7, 2010

Page 44: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

Lezioni private anziché i corsi di recupero

PEDAGOGIE/DIDATTICHE

staurare il voto di condotta ma anchedi fargli fare media: altra bizzarria ine-dita per cui uno studente dormiglionecon ben quattro insufficienze e un die-ci in condotta sarebbe stato promos-so, mentre uno più esuberante con unsei in condotta ma con un solo cinquein una sola disciplina avrebbe potutoessere bocciato. Ecco allora trovata lapezza peggiore del buco: per essereammessi occorre la sufficienza in tut-te le discipline!

La pezza peggiore del buco

Naturalmente tutto ciò può esserecontemperato dalla collegialità delvoto che è in grado di trasformare icinque in sei: ma i messaggi ministe-riali di riduzione degli scrutini alla pu-ra dettatura dei voti sono stati taliche in questi giorni fioccano in sinda-cato i quesiti sulla collegialità o noncollegialità della valutazione finale(che, è bene ricordarlo, sussiste tut-tora ai sensi del Testo Unico del ’94e persino delle norme varate nel1924 da Gentile, il quale – ed è tuttodire – si mostrava assai più tolleran-

te, più assennato e in quanto allacollegialità persino più democraticodella nostra attuale ministra).Dunque se le misure della Gelmini

sono alla base del boom delle ripeti-zioni, vuol dire che questo non è unfatto di costume. Esso è piuttosto laconseguenza di scelte politiche coneffetti economici sulla spesa delle fa-miglie sia diretti (i tagli alle risorseper i recuperi) sia indiretti (la somma-toria di misure apparentemente isola-te ma di fatto connesse tra loro inuna sequenza non solo temporale

ma anche perversamente logica). Insomma si tratta costi che chi si

autoproclama “partito della famiglia”scarica sulle famiglie degli alunninell’ordine di centinaia se non miglia-ia di euro per ogni unità familiare. È la dimostrazione che i tagli e le

misure per la pubblica amministrazio-ne, che oggi vuole dire servizi sociali,stato sociale, non hanno effetti solosu chi vi lavora ma su tutta la cittadi-nanza. Anche così si mettono le maninelle tasche degli italiani. E siamo solo all’inizio!

44www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33 | N.6-7, 2010

LA PUBBLICITÀ INGANNEVOLE DEL MINISTRO GELMINI

Do lengui is mei che uan

Il ministro Gelmini ha dichiarato che alle superiori è necessario studiare tutte le materie in inglese. Al che i sindacati sisono chiesti: "Ma allora perché taglia i posti degli insegnanti che sanno questa lingua e sono qualificati a insegnarla?"A settembre alle elementari partirà una formazione di 50 ore per le maestre che non sanno l’inglese e che, dopo il corso,dovranno insegnarlo ai bambini.Ma se i bambini lo imparano da una insegnante che lo ha studiato così poco come faranno alle superiori a saperlo cosìbene da studiare in inglese anche le altre materie? Mia figlia lo ha studiato molto bene al liceo, ma frequentò una maxisperimentazione, che prevedeva più ore e più insegnanti di inglese, francese, tedesco. Più insegnanti perché per ogni linguac’era un madrelingua. Ancora una volta la nostra ministra vuol far credere che si può aumentare la qualità dell’insegnamento diminuendo laquantità delle ore e degli insegnanti. Con questi tagli il risultato non sarà l’inglese ma il – globish – come lo definisce ilprincipe Carlo, cioè l’inglese storpiato e scorretto con cui gli stranieri cercano di comunicare tra di loro e con gli inglesi.È solo l’illusione di sapere l’inglese, un dizionario semplificato di mille parole che non permette né di leggere un libro né,tanto meno, di capire un articolo scientifico.

Arturo Ghinelli

Page 45: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

matita in mano, a raggiungere un pen-narello che cade a terra, a togliersi ea mettersi il giacchetto. Nel corsodelle settimane, le insegnanti osser-vano e si aggiungono informazioni. Ladifficoltà, che sembrava motoria, simischia alla scarsa autonomia e allascarsa percezione del sé corporeo, ac-compagnate da un’ansia rispetto alfare, al fare col corpo. Spicca di con-trasto un linguaggio sciolto, articolato,quasi forbito del bambino, un linguag-gio quasi da adulto, che è peròastratto, lontano da F.Passano i mesi e gli insegnanti di

scuola primaria proseguono la loro os-servazione. Colloqui con i genitori,consulenze con lo sportello psico-pe-dagogico della scuola, incontri con ildirigente scolastico. E si chiedono:qual è ora il passo da compiere? E noitutti ci chiediamo: la scuola a questopunto quali strade può e deve percor-rere? Quali sono i suoi movimenti fu-turi? Ovvero: qual è il suo ruolo difronte all’evidenziarsi di una disagio diun bambino?La scuola di cui stiamo parlando e

le insegnanti di cui stiamo raccon-tando scelgono una strada ormai

Riprende il viaggio nella pratica del quotidiano scolastico.Raccontiamo la storia di F. e della sua famiglia, per affron-tare una questione “delicata”: il rapporto scuola-famiglia,scuola-nucleo familiare di fronte al disagio

45

Registro di classePEDAGOGIE/DIDATTICHE

strutturata dalla prassi. Primo passo:segnalano la questione alla famiglia.Passaggio delicatissimo. Segnalano laloro esperienza con F., raccontano illoro incontro con F., utilizzando glistrumenti che hanno a disposizione,comunicatori più o meno efficaci, co-municatori di segnali che fino ad alloraprobabilmente non sono stati accolti,letti, non sono stati ritenuti spie di undisagio.La comunicazione con la famiglia di

F. è un percorso lungo, fatto di tanti in-contri, ufficiali, non ufficiali, in aula,fuori dal cancello della scuola, all’ora-rio di uscita, all’orario di entrata. Adun certo momento, si sente la neces-sità di approfondire quello che la vitascolastica di qualche mese ha fattoemergere, quello che la relazione traF., le insegnanti e i compagni ha signi-ficato in quelle settimane. La scuolafa una secondo passo. Dichiara il bi-sogno di rivolgersi a un ente esterno.Le insegnanti suggeriscono, dopo averutilizzato anche lo sportello psico-pe-dagogico presente in ambito scola-stico, un percorso di approfondimentoattraverso strutture presenti sul terri-torio, in particolare il “servizio di tu-

ARTICOLO 33 | N.6-7 2010 www.edizioniconoscenza.it

ddii LLAAUURRAA DDEETTTTII

Fha sei anni e si affacciaalla scuola primaria do-po un percorso nellascuola dell’infanzia cheha evidenziato alcune

difficoltà di relazione con i bambinidella sua stessa età, difficoltà di in-serirsi nel contesto scuola, nel viveregli spazi e gli ambienti della scuola(mensa, aula, giardino, palestra). Alsuo arrivo nella scuola elementare lenuove insegnanti scoprono, attraver-so qualche notizia captata qua e là equalche veloce scambio di idee fuoridal cancello dell’edificio scolasticocon le insegnanti della scuola dell’in-fanzia, quale è stato il primo incontrodi F. con il mondo-scuola. La gran par-te delle informazioni, però, le nuovemaestre riescono ad assorbirle nelmomento in cui incontrano il bambi-no. L’incontro, la relazione dal vivo,spesso sono gli unici reali momenti diconoscenza che hanno valore nel-l’esperienza scolastica. Sin dai primi giorni, anzi sin dalle

prime ore di scuola, F. mostra disagionell’uso delle mani. Un’apparente diffi-coltà motoria a sganciare le fibbiedello zaino, alcune volte a tenere la

STORIA DI F.TRA SCUOLA E FAMIGLIA

Page 46: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

ARTICOLO 33 N.6-7, 2010 www.edizioniconoscenza.it

Registro di classePEDAGOGIE/DIDATTICHE

46

terapeutico. Questo è anche il caso diF. Ma l’ostacolo maggiore che si cogliein questa esperienza è quella della fa-miglia di entrare in una relazione dina-mica (per una questione che li toccada vicino) nel circuito famiglia, scuolae agenzie di intervento extra-scuola. Inquesto caso famiglia, scuola e servi-zio di assistenza pisco-pedagogicadella ASL.Stare in questa relazione a tre di-

venta difficile e la famiglia di F. siferma, si distacca. Dopo le prime ritro-sie a portare avanti il percorso, a ri-spettare gli appuntamenti, a sentirsicoinvolti nella strada in cui, in modopiù o meno convinto, si sono trovati acamminare, i genitori si fermano.Esprimono la loro sfiducia nellascuola, che ha partecipato e in uncerto senso diretto la relazione, la sfi-ducia nel servizio della Asl, la sfiducianell’esterno. Ovvero, la famiglia si di-stacca e si rinsalda, anzi si arrocca ediventa unico riferimento di se stessa,autoreferenziale. La relazione a tre non ha funzionato.L’esterno alla famiglia, scuola ed ex-

tra scuola, non sono riusciti a co-struirsi come riferimenti, a proporsicome parti di una relazione sociale di-namica e positiva.

La storia di F. non è una storia iso-lata, ha molti altri fratelli e sorelle, epone e ripropone in modo forte, e atratti drammatico, la questione dellagiusta relazione tra scuola e famiglia,di quale sia il ruolo della scuola difronte all’emergere di un problema,della difficoltà di un bambino in primabattuta e della famiglia in seconda, ela questione di quale sia la giusta di-stanza, tra scuola, ovvero insegnanti,dirigenti e il resto del personale, e fa-miglia.Come la scuola accoglie? Come

può accogliere? Cosa vuol dire acco-gliere per un ente come la scuola?

Come può essere un riferimento? E findove può spingersi il suo intervento?Si ripropone di nuovo la definizione deiruoli, il ridisegnare i limiti in cui cia-scuna parte, gruppo o “istituzione”può muoversi. Fin dove ci si può spin-gere? La strada che si propone è dav-vero quella giusta? Spetta alla scuoladirigere la relazione in questo modo?E, per concludere, anche nel caso incui i limiti e i ruoli della scuola fosserogià definiti e siano diventati prassi po-sitiva nella relazione scuola-territorio,ovvero anche nel caso in cui la stradache la scuola percorre, quella che peresempio gli insegnanti di F. hannoscelto e suggerito, sia quella giusta,anche in questo caso può accadereche l’obiettivo di risoluzione di una dif-ficoltà, quello che la scuola con i suoioperatori si sono auspicati o prefis-sati, non venga raggiunto. Il passoviene compiuto, magari quello giusto,la strada viene intrapresa, e magari èquella giusta, ma c’è dell’altro.L’obiettivo può fallire, può non essereraggiunto. La famiglia, almeno nel no-stro paese, continua ad avere un ruolocentrale, e nel caso cui costruisce re-sistenze e mura diventa sovrana nelledecisioni che riguardano i suoi mem-bri. A quel punto la scuola si tira indie-tro, pur nella drammaticità dell’espe-rienza, riconosce il suo limite, e pro-babilmente lo vive e lo costruisce.

tela della salute mentale in età evolu-tiva della Asl”, oggi si chiama così.Da questo punto in poi, la storia di

F. e della sua famiglia diventa esem-plare per comprendere la complessitàe la non risolta questione del rapportoscuola-famiglia. I genitori barcollano(come in realtà hanno fatto in parteanche nel corso dei colloqui, nono-stante un’apparente presa di co-scienza della questione), con le parolesembrano d’accordo a intraprenderela strada che si sta tentando di co-struire insieme, ma in realtà comin-ciano a emergere conflitti, una forteresistenza, poco espressa con le pa-role. Parlano i comportamenti. Ritar-dano nel contattare la Asl, non sirivolgono a nessun altra struttura esolo dopo mesi di confusione organiz-zativa, sembra quasi per caso, nonper propria volontà, prendono il primoappuntamento con il servizio della Asl.Il percorso che seguirà continua a mo-strare uno stato di disagio: nel corsodei mesi la famiglia non segue costan-temente gli incontri, gli appuntamentivengono rimandati, molti incontri ven-gono saltati. In conclusione, si comin-cia a percepire chiaramente la resi-stenza della famiglia a entrare in que-sta relazione a tre: scuola, famiglia,struttura di servizio presente sul terri-torio. Una struttura che è quella cheè, con molta utenza, un’utenza forsemaggiore rispetto alla possibilità di ac-coglienza. Ma una struttura con unabuona qualità di servizio, personalespecializzato, attento, preparato, ido-neo e disponibile a costruire un per-corso di conoscenza e aiuto per i casiche si rivolgono al servizio, nono-stante l’affollamento.

Si sente dire spesso che i genitorifanno fatica a riconoscere il disagio,soprattutto se di tipo emotivo e psico-logico, dei propri figli e a valutare l’uti-lità di intraprendere un percorso

Page 47: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

Il cambiamento è ormai una caratteri-stica delle società contemporanee ecriterio fondativo delle più recenti teo-rie relative allo sviluppo umano e ciòcompor ta una permanente esigenzanon solo di sempre nuove conoscenzee competenze ma anche della capacitàdi sviluppo e gestione di questo capita-le lifelong. Capacità che permettono diaffrontare efficacemente, attivamentee positivamente situazioni spesso ine-dite e sfidanti sia sul versante del lavo-ro che della vita.In una società impegnata a investirenella conoscenza quale bene primariodel suo sviluppo futuro e, quindi, in

persone cognitivamente ed emotivamente capaci di go-vernare in forma esperta la complessità del vivere con-temporaneo, le università non possono sottrarsi al ruolodi co-protagoniste di un processo di formazione che at-traversa tutte le sedi educative: formali, non formali edinformali.

Gli italiani e i processi formativi/II - CENSIS 2009

STUDI E RICERCHE

UN CAPITALE COMUNE IN PERICOLO

Nell'ultimo decennio ab-biamo assistito ad unaserie di cambiamentiche hanno investito loscenario dell'appren-

dere e quello del formare. Parla-re oggi di apprendimento e diformazione significa fare i conticon un mondo complesso. Oggila formazione nel senso dei pro-cessi del conoscere, dello svi-luppo delle competenze, dellapromozione, della facilitazione edel sostegno delle possibilità diapprendere, in direzione dell'au-toformazione, dell'autoapprendi-mento, divengono questioni centrali. È ormai riconosciu-to che la formazione, nel senso del lifelong learning, co-stituisce il nuovo scenario entro cui collocare i bisogni,le aspirazioni di donne e uomini di continuare ad ap-prendere, di formarsi, per poter affrontare i cambiamen-ti della loro vita.

La complessità e i cam-biamenti delle società

richiedono un apprendi-mento continuo di cono-scenze e competenze.Nelle università la fles-

sione delle iscrizioni ai corsi del vecchio

ordinamento è in partebilanciata dall’aumento

degli iscritti ai corsi di laurea specialistica

ddii DDAANNIIEELLAA PPIIEETTRRIIPPAAOOLLII

47 www.edizioniconoscenza.itARTICOLO 33 N.6-7, 2010

Page 48: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

STUDI E RICERCHEGli italiani e i processi formativi/II - CENSIS 2009

Premesso ciò diviene interessante “dare alcuni numeri”sulla situazione universitaria. Nell'anno accademico2007-2008 si registra una riduzione degli iscritti alle fa-coltà universitarie, che passano da 1.810.101 a1.809.192. Nello specifico, la riduzione (cfr. tabella 1)afferisce agli iscritti ai corsi di laurea e di diploma delvecchio ordinamento e ai corsi di laurea del nuovo ordi-namento. Ciò non si riscontra tra gli iscritti ai corsi dilaurea specialistica e magistrale a ciclo unico che, inve-ce, aumentano. Dai dati dell'ultimo Rapporto Censis(Censis, 2009) si evince un dato negativo rispetto al-l'anno precedente, la maggiore flessione di laureati ediplomati (-2,3% rispetto a -0,4% dell'anno precedente)essendosi verificata una minore riduzione di immatrico-lati (-0,2% rispetto a -4,9% dell'anno precedente), maanche una diminuzione della quota di studenti iscrittifuori corso (-2,8%).I dati provvisori sugli iscritti nell'anno accademico2008-2009, di solito più bassi di quelli definitivi, quanti-ficano questa sottopopolazione in 1.776.999 unità. Talidati sembrano confermare anche per questa annualitàun andamento decrescente, parzialmente bilanciato daun probabile aumento degli immatricolati abbastanza si-

48

gnificativo e pari provvisoriamente a 315.162 neostu-denti universitari (a.a 2007-2008: 307.426 immatricola-ti). Nell'anno accademico 2008-2009 la percentuale distudenti iscritti ai corsi di Alta formazione ar tistica emusicale è cresciuta di +2,1%; continua ad aumentare,ma con valori più contenuti rispetto agli anni precedenti(+6,2%) anche la quota di studenti diplomati. Nell'anno2007-2008 tutti i percorsi di istruzione post-laurea han-no registrato aumenti di iscritti, in alcuni casi in lineacon quelli dell'anno precedente: master di I livello(+15,5%), Afam corsi post-laurea (+2,1%); in altri di mi-nore entità: scuole di specializzazione (+34,5%), corsi diper fezionamento (+6,7%), master di II livello (+6,3%).Un segnale di novità nell'andamento delle iscrizioni aicorsi post-laurea si evince nell'aumento dei dottorandi,che è passato da +21,0% dell'anno precedente a+34,4% del 2007-2008; nello stesso anno sono cre-sciuti in misura pressoché stabile o minore anche i dot-tori/diplomati in uscita da altri percorsi: scuole di spe-cializzazione (+39,0%), master di I e II livello (+25,8% e+11,8%), Afam-corsi post-laurea (+1,7%).Interessanti i dati riguardanti le donne iscritte all'univer-sità che hanno superato nell'anno 2008-2009 quota

www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33

Page 49: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

STUDI E RICERCHEGli italiani e i processi formativi/II - CENSIS 2009

N.6-7, 2010

57% (tabella 2): la loro presenza è preponderante nellamaggioranza delle aree disciplinari o è prossima al 50%(Agraria 46,3%, Economia-Statistica 48,8%, Architettura49,3%); per le aree Insegnamento (91,3%) e Linguistica

(83,1%) si è addirittura di fronte ad una utenza “al ro-sa”. Ambiti di studio, quali quello dell'Educazione fisica(64,2%), Scientifico (71,1%), Ingegneria (80,3%) e Dife-sa e sicurezza (86,4%), restano, invece, tipicamentemaschili.Rispetto all'anno precedente, si osserva che – ad ecce-zione di Ingegneria che ha mantenuto stabile la quota diiscritti in corso (56,4%) – 7 aree disciplinari hanno ac-cresciuto tale quota, mentre 8 l'hanno ridotta. Quelle incui è stato maggiore l'incremento sono state: Linguisti-ca (+2,3%), Economico-statistica (+1,8%), Chimica-far-maceutica ed Educazione fisica (+1,7%); quelle in cui siè verificata una riduzione di iscrizioni sono state: Inse-gnamento (-2,8%), Difesa e sicurezza (-2,6%) ed, infine,Politico-sociale e Scientifica (-2,4%) (Censis, 2009).Anche per il 2008 è l'area Economico-statistica e Politi-co-sociale a ripor tare il maggior numero di laureati(27,5%) insieme all'area Letteraria, Insegnamento, Psi-cologia, Linguistica, Educazione fisica e Difesa e sicu-rezza (25,2%). L'area Ingegneria e Architettura rimanestabile al 17,0% di laureati, come pure quella Medica(10,4%). Tutte le altre lauree – Scientifica, Geobiologicae Chimico-farmaceutica (9,9%), Agraria (1,9%), Giuridica(8,1%) – continuano ad attestarsi intorno a quote infe-riori alle due cifre percentuali.

49 www.edizioniconoscenza.it

Page 50: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

Nello stesso anno di riferimento (2008) la quota di neo-laureate nel complesso non è cresciuta come nel prece-dente, ma ha subìto un lieve decremento (57,8% rispet-to al 58,0% nel 2007). Dai dati rilevati dal Censis sievince che, se si esaminano i dati per specifica area di-sciplinare, sono rilevanti alcune variazioni nella distribu-zione che riproducono cambiamenti culturali e di costu-me propri della società contemporanea (tabella 3): infat-ti, alla riduzione di laureate in Medicina (-2,2%), ambitodisciplinare ad alto tasso di iscritte, è corrisposto, inambiti con preponderanza di iscritti di sesso maschilecome Ingegneria ed Architettura, un incremento di lau-reate (+1,3%).Per quanto riguarda i laureati fuori corso – anche se il2008 si è caratterizzato, rispetto al 2007, per la loro di-minuzione – continuano ad essere superiori a quella deiregolari (56,4% dei laureati fuori corso contro i 43,6% diquelli in corso). Tale andamento ha accomunato, in mi-sura più o meno estesa, tutte le aree disciplinari, con lesolite eccezioni di Medicina (19,2%) e Difesa e sicurez-za (7,6%), dove i laureati fuori corso sono la minoranza

(tabella 4): viceversa, Architettura e Letteratura sono inassoluto le aree disciplinari con il maggior numero dilaureati fuori corso, rispettivamente 69,6% e 68,9%.

Riferimenti bibliograficiCensis, Rappor to sulla situazione sociale del Paese 2009,Franco Angeli, Milano, 2009.

STUDI E RICERCHEGli italiani e i processi formativi/II - CENSIS 2009

50www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33 | N.6-7, 2010

Page 51: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

51

Nel centenario della morte del grande scrittoreTEMPI MODERNI

Leone Tolstoj venne deposta, sul mezzodìdel 21 novembre, nel feretro di quercia, inAstapovo e, portata a spalle dai figli, se-guita dalla vedova, venne collocata sultreno speciale che la portò a Saseka. Quivil’indomani, di nuovo i figli, e con essi i con-tadini, dalla stazione, distante tre chilome-tri, portarono a spalle il feretro fino aJasnaja Poljana, fra grande folla reverente.Qui per cinque ore, in una stanza dellavilla, dove non erano che un ritratto del pa-dre di Leone e un busto di Buddha, lasalma fu visitata da un pubblico reverentee commosso. Poi alle 14, di nuovo i figli, e

i contadini, e gli studenti, ripresero sulle spalle devote il caropeso, e salirono su pel giardino ad un’altura, da Leone Tol-stoj prediletta, e dove era stata scavata dai contadini latomba circondata da nove vecchie querce. Precedeva il cor-teo una grande bandiera di tela bianca, con su la leggenda:

‘A Leone Nikolajevich. Il ricordo della suabontà non verrà mai meno fra noi conta-dini abbandonati’. E gli studenti cantavanoil mistico canto funebre: ‘Eterno ricordo!’Fra questa commovente scena poeticascese per sempre Leone Tostoj in gremboalla terra che seppe le sue fatiche, e unavoce sconosciuta gridò: ‘Il grande Leone èmorto! Viva il grande spirito di Leone! Pos-sano i suoi principi sul cristianesimo e sul-l’amore realizzarsi!’”3. Ma qual era, aquella data, il credito che il grande scrit-tore aveva acquisito - e continuava adacquisire - in Italia e, soprattutto, qualera il livello di diffusione delle sue opereanche da noi? Per rispondere a questedomande occorre considerare almenodue aspetti, tra di loro diversi eppurecomplementari.

“Cercava sempre, ed era ormai vegliardo,Cercava ancora, al raggio della vagaLampada, in terra, la caduta dramma”.

Giovanni Pascoli, Poemi italici, Tolstoj, I, vv. 1-31

Alle ore 06,5, in una freddamattina autunnale di 100 annifa, si spegneva in una disa-dorna stanza della stazioneferroviaria di Astapovo, all’età

di 82 anni, Leone Tolstoj, uno dei piùgrandi geni della letteratura mondiale. Illuogo dove era avvenuto l’“ultimo pas-saggio” non era stato il frutto di una scelta, bensì la con-seguenza - e il compimento - di un tragico destino. Il gran-de vecchio della letteratura russa vi era infatti capitatoper caso, dopo aver lasciato la famiglia il 28 ottobre, de-liberato a “ritirarsi dal mondo” a seguito di un’ultima con-clusiva crisi spirituale.2

120 Km a sud di Mosca

E tuttavia, come non vedere, in quellastazione situata a 120 chilometri a sud diMosca, un evento a forte valenza simbo-lica? Ne è ad esempio consapevole una ri-vista come “L’Illustrazione Italiana” che,dopo aver provveduto a informare il suopubblico di lettori con pa-role gonfie di retorica, così riassumeva - intoni più sobri ed equilibrati, quali si con-vengono ad una cronaca giornalistica - ilviaggio di “ritorno” del grande vecchioverso la nativa Jasnaja Poljana: “Vestitodegli abiti di contadino, che furono uno deibegli orgogli della sua vita, la salma di

Le critiche italiane a Tolstoj

non coglievano a pieno l’importanza dell’opera dello scrittore russo.

Solo dopo la sua morte– come spesso accade

per i classici – Tolstoj fu riconosciutocome uno dei capisaldi

della letteratura universale

ddii DDAAVVIIDD BBAALLDDIINNII

www.edizioniconoscenza.itARTICOLO 33 | N.6-7, 2010

TOLSTOJ E LA SUA FORTUNAIN ITALIA E DINTORNI

Page 52: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

Gli “amabili” consigli della critica italiana

Il primo è rappresentato dal clima culturale imperante inItalia e in Europa nell’ultimo ventennio dell’Ottocento, ca-ratterizzato, in letteratura, dall’intreccio tra il “naturalismo-verismo”, al culmine del pieno del suo svolgimento,4 e ildecadentismo, appena agli esordi. Il secondo è costituito dalla parziale circolazione delle

opere di Tolstoj, per altro diffuse in traduzioni incomplete,quasi sempre “pessime”.5 Non a caso esse, secondo l’au-torevole parere di Natalino Sapegno, non andavano oltre“un’immagine sbiadita e alterata, e soprattutto impoverita,privata delle sue motivazioni più profonde”. E tuttavia, poiché non c’è regola senza eccezione, nella

fattispecie il critico italiano individuava quest’ultima tantoin taluni fermenti positivi che a quella divulgazione carentenel frattempo si andavano accompagnando, quanto nell’at-tività di traduttori dal russo e dal polacco, in primis quelladel napoletano Verdinois, “senza dubbio benemerita neisuoi limiti (come anche, poco più tardi, quella dell’abruz-zese Domenico Ciampoli)”. Entrambe queste condizioni co-stituiscono la prova più evidente di come fosse vivo anchein Italia il desiderio “di esplorare strade nuove, poco fre-quentate, in contrasto con il gusto corrente”.6

A proposito dei romanzieri russi del secondo Ottocento ingenerale, e di Tolstoj in particolare, un esempio clamorosodi incomprensione ci è offerto da Luigi Capuana, capofilae teorico del verismo in Italia. Nella sua opera Gli “ismi”contemporanei, del 1898, egli scriveva: “Il Gogol’, il Tol-stoj, il Dostoevskij concepivano anime e corpi russi, crea-ture vive, e non si curavano di altro. I loro concetti, i lorosentimenti non riuscivano a manifestarsi senza la soliditàdella forma. Il giorno che uno di loro, il Tolstoj, preso daaberrazione religioso-umanitaria, non ha più creduto suffi-ciente quella forma per esprimere il suo pensiero, ha ri-nunciato al romanzo; ed ha fatto bene. Tutti coloro chevogliono esprimere puramente un concetto dovrebbero imi-tarlo; facciano dei trattati, delle conferenze, degli opuscoli,delle prediche magari, ma non si servano del romanzo. Laforma, cioè la creatura viva, è assai più complessa del pen-siero astratto”.7

L’esortazione rivolta da Capuana a Tolstoj perché questiperseverasse a “rinunciare” alla sua attività di romanzierenel supremo interesse della “forma”, appare oggi, oltreche improvvida, anche del tutto perniciosa. Si pensi che,ove il consiglio fosse andato a buon fine, oggi noi nonavremmo un romanzo della grandezza di Resurrezione,pubblicato, per l’appunto nel 1899, un anno dopo l’ama-bile “consiglio”.

D’altro canto, sul versante del decadentismo, pregiudizianaloghi muovevano sia Antonio Fogazzaro – che, nel1895, dunque tre anni prima di Capuana, nel corso diun’intervista rilasciata a Ugo Ojetti, aveva riconosciuto inTolstoj “una mente somma, coraggiosissima, ma per ag-giungervi subito che essa era a suo parere da considerare“squilibrata”–,8 sia da Gabriele D’Annunzio, che, in unpasso de Il piacere, così si esprime a proposito di Fede-rico, fratello del protagonista Tullio Hermil: “Egli possedevala Regola. Leone Tolstoj, baciandolo su la bella fronte se-rena, lo avrebbe chiamato suo figliuolo”.9 Della presuntaambivalenza, in Tolstoj, di “genialità” e sregolatezza si faportavoce anche una rivista prestigiosa come la “Nuova An-tologia”, che, nel 1908, celebrando l’ottantesimo comple-anno del grande scrittore russo, per l’appunto nella rubrica“Tra libri e Riviste” rilevava: “L’anarchico mistico che re-clama la soppressione totale dello Stato, dell’esercito, dellaguerra e della proprietà, le cui teorie sembravano dover pia-cere ai più avanzati, ha poca presa sui suoi concittadini, chenon intendono ciò che egli dice. Tolstoj resta, per la Russiaintellettuale, il più grande scrittore del suo tempo e del suopaese; egli è un genio incomparabile; ma il suo ideale reli-gioso, sociale e filosofico spiace alla maggioranza delle in-telligenze, anche alle più libere e avanzate. La negazione

52

TEMPI MODERNINel centenario della morte del grande scrittore

www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33

Page 53: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

N.6-7, 2010 www.edizioniconoscenza.it53

TEMPI MODERNINel centenario della morte del grande scrittore

assoluta del progresso, alla quale giunge in ultima analisila dottrina di Leone Tolstoj, per una inesorabile logica sitrova in disaccordo completo con le grandi speranze che hasuscitato in Russia l’avvenimento di un’era politica nuova,che coincide con l’istituzione, ancora timida e monca, maincontestabile, del regime parlamentare”.10

La rivalutazione dopo la morte

Era dunque necessario che il grande vecchio non cifosse più perché, finalmente, potesse pienamente dispie-garsi un’altra interpretazione, più ponderata e soprattuttopiù attenta a cogliere la reale natura dell’opera tolsto-iana. Come compendio di questa nuova via proponiamo igiudizi di Giovanni Papini e Antonio Borghese, i quali, al-l’annuncio della morte di Tolstoj, non esitarono subito ariconoscere in lui, senza più reticenze, uno dei capisaldiassoluti della letteratura universale. Il primo, in direttapolemica con i detrattori del grande scrittore russo, scri-veva le seguenti corrosive parole: “Morendo quest’uomonon muore solamente un conte di Russia, un ufficiale deicosacchi, un autore di romanzi, un predicatore di Cristo:muore l’ultimo esemplare della razza dei geni europei;cade l’ultimo, unico e solo gigante che si elevasse sopratutti voialtri, o innumerevoli genietti e talentini che a forzadi tacchi di gomma e di piume sul cappello, v’innalzate evi distinguete tra la stupefatta universalità degli idioti!”.11

Il secondo, affrancatosi da ogni possibile riserva, riba-diva in tono sereno ma implacabilmente asseverativo:“L’uomo che al termine di una vecchiaia profetica s’èspento in una nuda camera della stazione di Astapovo,era l’ultimo della stirpe titanica, che l’immortale secoloXIX partorì nel suo fiore”.12

Dei due, colpisce soprattutto l’acribia del Borghese, ilquale, pur non avendo avuto modo di leggere talune delle

opere più significative dello scrittore russo, non ancoratradotte in italiano, aveva tuttavia già concentrato il fuocodella sua attenzione sulle opere della “gioventù” di Tol-stoj, individuando in esse la chiave per interpretare glistessi scritti della maturità e della vecchiaia. Partito dataluni passi relativi dell’autoritratto che Tolstoj aveva fattodi sé, nel lontano 1854, egli aveva poi aggiunto il se-guente significativo commento: “L’immagine è esube-rante e lacunosa insieme, come quei suoi ritrattidell’epoca, duramente riprodotti in legno da Jean Lébédyper le pagine del Journal intime inédit (1853-65), apparsoin francese prima che in russo. La fronte è più cocciutache volitiva, e le manca l’autorità delle rughe; la bocca èpiù bramosa che profetica; le guance incavate sembranoaspettare, ancora per gran tempo, la fluenza solennedella barba; il naso vasto e camuso, gli orecchi ad ansa,come due manici di pentola, le mani barbare, abbando-nate a caso, modellate rozzamente secondo una forzache ignora il suo scopo, fanno ancora pensare a un’in-composta adolescenza”.13

La critica d’oltralpe

Su questa falsariga si era in precedenza espresso, ol-tralpe, anche l’“evangelista”14 di Tolstoj, Romain Rolland,che, nella sua biografia La vie de Tolstoj, scritta nel 1911,aveva concepito l’incipit al mo’ di un epitaffio, scrivendo:“La grande anima russa, la cui fiamma si accendeva, orsono cent’anni, sulla terra, è stata, per gli uomini della miagenerazione, la luce più pura che abbia illuminato la lorogiovinezza. Nel crepuscolo denso di ombre grevi del dician-novesimo secolo che tramontava, ella fu la stella consola-trice il cui sguardo attraeva, placava le nostre anime diadolescenti. Fra tutti coloro - e sono numerosi in Francia -per i quali Tolstoj fu, ben più di un artista amato, un amico,il migliore, e, per molti, il solo amico vero in tutta l’arte eu-ropea, io ho voluto recare a questa memoria sacra il miotributo di riconoscenza”.15

Come lo stesso Rolland ci attesta nelle pagine succes-sive, la fama di Tolstoj si era consolidata in Francia già apartire dall’ultimo ventennio del secolo XIX. Nel breve tornodi due anni, 1885-1887, erano state infatti tradotte Guerrae pace, Anna Karenina, Infanzia e adolescenza, Polikuska,La morte d’Ivan Iliìc’, le novelle del Caucaso e i racconti po-polari. Rolland ci rivela inoltre che l’amore che gli intellettuali

francesi nutrivano per le opere del grande scrittore russorisultava perfino più grande delle loro non trascurabili con-trapposizioni ideologiche: “Nel nostro piccolo gruppo, in

Page 54: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

54

TEMPI MODERNINel centenario della morte del grande scrittore

www.edizioniconoscenza.it ARTICOLO 33

“Ho ricevuto il vostro giornale Indian Opinion eho avuto la gioia di conoscere ciò ch’esso riferi-sce sui non-resistenti assoluti. M’è venuto il de-siderio di esprimervi i pensieri che questalettura ha destato in me.Più io vivo - soprattutto adesso che sento conchiarezza l’avvicinarsi della morte - più forte è ilbisogno di esprimermi su ciò che mi sta più vi-vamente a cuore, su ciò che mi pare d’inauditaimportanza: vale a dire che quanto si denominala non-resistenza non è, in fin dei conti, nell’altroche l’insegnamento della Legge d’amore, non an-cora deformato da interpretazioni menzognere.L’amore, o, in altri termini, l’aspirazione delleanime alla comunione umana e alla solidarietà,rappresenta la legge superiore e unica dellavita… E ciò ognuno lo sa e lo sente nelle pro-fondità del suo cuore (lo vediamo con la mag-giore chiarezza nel bambino). Lo sa fino aquando non è ancora inviluppato nelle rete dimenzogna del pensiero del mondo.Questa legge fu promulgata da tutti i saggi del-l’umanità: indù, cinesi, ebrei, greci e romani. Essafu, io credo, espressa nel modo più chiaro dalCristo, il quale disse nettamente che questaLegge contiene ogni legge e i Profeti. Ma vi ha dipiù: prevedendo le deformazioni che minaccianoquesta legge, egli denunciò espressamente il pe-ricolo ch’essa fosse snaturata dalle persone lacui vita è dedita agli interessi materiali. Questopericolo è ch’esse si credano autorizzate a di-fendere i loro interessi con la violenza, o, se-condo la sua espressione, a rendere colpo percolpo, a riprendere con la forza ciò che con laforza è stato tolto, ecc. ecc. Egli sapeva (come losa ogni uomo ragionevole) che l’uso della vio-lenza è incompatibile con l’amore, che è la leggepiù alta della vita. Egli sapeva che, appena am-messa la violenza, in un sol caso, la legge era dicolpo abolita. Tutta la civiltà cristiana, in appa-renza così splendida, è germogliata su questomalinteso e questa contraddizione, flagrante,strana, in qualche caso voluta, ma il più spesso in-consapevole. In realtà, dal momento che la resi-stenza mercè la violenza fu ammessa, la leggedell’amore era senza valore e non poteva piùaverne. E se la legge dell’amore è senza valore,non c’è più legge alcuna, eccettuato il diritto delpiù forte. Così visse la cristianità durante dician-nove secoli. Del resto, in tutti i tempi gli uominipresero la forza come principio direttivo dell’or-ganizzazione sociale. La differenza tra le nazionicristiane e le altre non è stata che in questo:

nella cristianità, la legge dell’amore era stata po-sta in modo chiaro e netto, come in nessun’altrareligione; e i cristiani l’hanno solennemente ac-cettata, benché essi abbiano riguardato come le-cito l’impiego della violenza e abbiano fondato laloro vita sulla violenza. Così, la vita dei popolicristiani è una contraddizione piena tra la loroconfessione e la base della loro vita, tra l’amore,che dev’essere la base dell’azione, e la violenza,che è riconosciuta sotto forme diverse, quali: go-verno, tribunali ed eserciti, dichiarati necessarie approvati. Questa contraddizione si accentuòcon lo sviluppo della vita interiore, ed essa haraggiunto il suo parossismo in questi ultimitempi. Oggi la questione si pone così: o sì o no;bisogna scegliere! O ammettere che noi non ri-conosciamo alcun insegnamento morale e reli-gioso, e lasciarci guidare nella condotta dellanostra vita dal diritto del più forte. Oppure agirein guisa che tutte le imposte riscosse con la co-strizione, tutte le nostre istituzioni di giustizia edi polizia, e prima di tutto l’esercito, siano abolite.La primavera scorsa, all’esame di religione in unistituto di fanciulle, a Mosca, prima l’istruttorereligioso, poi l’arcivescovo che vi assesteva, in-terrogarono le ragazze sui Dieci Comandamentie principalmente sul Quinto: “Non uccidere!”.Quando la risposta era giusta, l’arcivescovo ag-giungeva spesso quest’altra domanda: “È sempree in tutti i casi dalla legge di Dio vietato di uccidere?”E le povere fanciulle, pervertite dai professori,dovevano rispondere e rispondevano: “No. Nonsempre. Perché nella guerra e per le esecuzioni èpermesso uccidere”. Tuttavia una di quelle infelicicreature (questo m’è stato narrato da un testi-mone oculare), avendo ricevuto la domanda abi-tuale: “L’uccisione è sempre un peccato?” arrossì erispose, commossa e risoluta: “Sempre!”. E a tuttii sofismi dell’arcivescovo replicò, incrollabile,ch’era vietato sempre, in tutti i casi, di uccidere,e ciò già nel Vecchio Testamento: quanto al Cri-sto, non soltanto egli ha vietato di uccidere, maanche di far del male al prossimo. Nonostantetutta la sua maestà e la sua abilità oratoria, l’ar-civescovo ebbe la bocca tappata, e la ragazzinaebbe la meglio.Sì, noi possiamo ciarlare, nei nostri giornali, suiprogressi dell’aviazione, le complicazioni della di-plomazia, i circoli, le scoperte, le pretese opered’arte, e passar sotto silenzio ciò che disse quellafanciulla! Ma non possiamo soffocarne il pen-siero, perché ogni uomo cristiano sente, più omeno oscuramente, come lei. Il socialismo,

l’anarchismo, l’Esercito della Salvezza, la cre-scente criminalità, la disoccupazione, il lusso mo-struoso dei ricchi, che non cessa di aumentare,e la nera miseria dei poveri, la terribile progres-sione dei suicidi, tutto questo stato di cose te-stimonia la contraddizione interiore, chedev’essere e che sarà risolta. Risolta, verosimil-mente, nel senso del riconoscimento della legged’amore e della condanna di ogni impiego dellaviolenza. È per questo che la vostra attività, alTransvaal, che sembra a noi in capo al mondo, sitrova tuttavia al centro dei nostri interessi; edessa è la più importante fra tutte quelle d’oggisulla terra; non solo i popoli cristiani, ma tutti ipopoli del mondo vi prenderanno parte.Vi sarà senza dubbio gradito apprendere che an-che da noi, in Russia, un’agitazione consimile sisviluppa rapidamente e che i rifiuti di prestarservizio militare aumentano di anno in anno. Perdebole che sia ancora presso di voi il numerodei non-resistenti e presso di noi quello dei re-nitenti, gli uni e gli altri possono dirsi: “Dio ècon noi. E Dio è più potente degli uomini”.Tra la professione di fede cristiana, perfino sottola forma di cristianesimo pervertito che ci vieneinsegnata, e la simultanea credenza nella neces-sità di eserciti e di armamenti per le immani car-neficine della guerra, esiste una contraddizionecosì stridente ch’essa deve, prima o poi, proba-bilmente assai presto, manifestarsi in tutta la suanudità. Allora bisognerà o distruggere la reli-gione cristiana, senza la quale tuttavia il poteredegli Stati non potrebbe mantenersi, o soppri-mere l’esercito e rinunciare a ogni impiego dellaforza, che non è meno necessaria agli Stati. Que-sta contraddizione è sentita da tutti i governi,tanto dal vostro britannico quanto dal nostrorusso; e, per spirito di conservazione, essi perse-guitano quelli che la smascherano con più ener-gia che qualsiasi altra attività nemica dello Stato.Noi abbiamo veduto in Russia e lo vediamo daquanto pubblica il vostro giornale. I governisanno bene da qual parte li minacci il pericolopiù grave, e non proteggono soltanto in talmodo, con la loro vigilanza, i propri interessi.Essi sanno di combattere per l’essere o il nonpiù essere.(Lettera scritta a Gandhi da Tolstoj due mesi primadella morte)

(La lettera figura in Appendice alla Vita di Tolstoj diRomain Rolland, Rizzoli, Milano 1951, ed. orig.Vie de Tolstoj, 1911).

LA LEGGE DELL’AMORE Lettera a A.M.K. Gandhi, Johannesburg, Transvaal, Sud-Africa. 7 settembre 1910, Kocety

Page 55: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

N.6-7, 2010 www.edizioniconoscenza.it55

TEMPI MODERNINel centenario della morte del grande scrittore

cui si trovavano riuniti spiriti realistici e ironici come il filo-sofo Georges Dumas, poeti ardenti di passione per il Rina-scimento italiano come Suarès, fedeli alla tradizioneclassica, stendhaliani e wagneriani, atei e mistici, sorge-vano non poche discussioni, esistevano non pochi dis-sensi; ma durante alcuni mesi l’amore per Tolstoj ci riunìquasi tutti. Ciascuno l’amava per ragioni differenti: poichéciascuno vi trovava se stesso; e per tutti era una rivela-zione della vita, una porta che si apriva sull’immenso uni-verso. Intorno a noi, nelle nostre famiglie, nelle nostreprovince, la grande voce venuta dai confini dell’Europa de-stava le medesime simpatie, talora inaspettate”.Morto l’uomo Tolstoj, dunque, rimaneva l’opera, e questa

non si sarebbe certo esaurita, nell’Europa tutta, nell’emo-zione di un momento. La complessità dei problemi da essasollevati era di quelle che, per essere davvero comprese,richiedevano di necessità di essere collocate sul “lungoperiodo”, come in genere accade a tutti i veri “classici”. E d’altro canto, se è vero - come crediamo che sia - che

in Tolstoj, secondo il giudizio già espresso dal Rolland,“arte e vita” coincidono, come non capire, allora, che è sulsenso di questa identificazione che occorre oggi rifletteree non già sulle modalità – pur drammaticissime – di quellamorte? Per questo rimandiamo il lettore ad una prossimo nu-

mero di “Articolo 33”. In esso contiamo di riannodare il filodi queste osservazioni, con l’avvertenza però – cosa cheteniamo fin d’ora a sottolineare – che il Tolstoj che ci in-teressa non è quello di “ieri”, bensì, come recitava un Con-vegno di studi di alcuni anni fa, quello di “oggi”.16 Delresto, un autore “classico” non si distingue forse da chiclassico non è, proprio per la sua permanente “attualità”,un’attualità che – generazione dopo generazione – sembrasfidare le stesse leggi del tempo?

NOTE

1 Giovanni Pascoli, Poemi italici, Tolstoj, in Poesie, ed. orig. 1911, Mondadori,Milano 1939.2 Sull’ora della morte e sulle complesse ragioni che indussero Tolstoj adabbandonare la famiglia si veda A. Rachmanowa, Leone Tolstoj Tragediadel suo matrimonio, Sperling e Kupfer, Milano 1939.3 Si vedano i numeri de “L’Illustrazione Italiana”, Anno XXVII. - N. 47.- 20 novembre e N. 50. - 11 dicembre 1910.4 Ricordiamo che la prima edizione dei Malavoglia è del 1889. 5 Tale giudizio, di qualche ventennio posteriore, è di A. Gramsci. Esso ècontenuto in una lettera al figlio Delio, in Lettere dal carcere, Einaudi,Torino 1973.6 Così N. Sapegno, Il romanzo russo dell’Ottocento in Italia, in Il romanzorusso nel secolo XIX e la sua influenza nelle letterature dell’Europa occiden-tale, Accademia nazionale dei Lincei, Roma 1978. Per quanto riguardaDomenico Ciampoli, scrittore verista nonché professore a Catania e bi-bliotecario alla Marciana di Venezia e alla Nazionale di Roma, va ricor-data la sua significativa produzione saggistica. Sono di lui Letterature slave(Hoepli, Milano 1888) e Saggi critici di letterature straniere (Barabba, Lan-ciano 1904). Tra le sue traduzioni di questo periodo si contano, oltread Anna Karenina (1887), Fumo (1889), di I. Turgenev, e Colombe e falchi(Umiliati e offesi, 1893), di F. M. Dostoevskij.7 L. Capuana, Gli “ismi” contemporanei, Fratelli Fabbri Editori, Milano 1973;ed. orig. Giannotta, Catania 1898. 8 Il giudizio è cit. in N. Sapegno, Il romanzo russo dell’Ottocento, in op. cit.9 G. Contini, a commento del passo, scrive in nota nella sua Letteraturaitaliana dell’Italia unita, Sansoni, Firenze 1968: “In questo punto il sommoromanziere (1828-1910) appare unicamente come l’apostolo del ri-torno alla vita naturale dei contadini. Solo un po’ più avanti Tullio fa co-noscere a Federico ‘La Guerra e la Pace, il gran libro apparso alloranell’Occidente’, che sta leggendo Giuliana (la moglie)”. Ricordiamo, perinciso, che Il piacere di G. D’Annunzio esce nel 1889, lo stesso anno deiI Malavoglia di G. Verga.10 La nota, stilata a firma di NEMI, è stata pubblicata su “Nuova Anto-logia”, Roma, Ottobre 1908.11 G. Papini, Leone Tolstoj, in 24 cervelli, Studio Editoriale Lombardo, Mi-lano 1917.12 A. Borghese, Leone Tolstoj, in La vita e il libro, Seconda serie, Zanichelli,Bologna 1928.13A. Borgese, Gioventù di Tolstoj in Ottocento europeo, Treves, Milano 1927.14 A parlare così di Rolland, in relazione a Tolstoj, fu A. Borghese, con ilsuo Un evangelista di Tolstoj, in La Vita e il libro, Terza Serie, Zanichelli, Bo-logna 1928. 15 In traduzione italiana, R. Rolland, Vita di Tolstoj, Rizzoli, Milano 1951.Ad essa ci riferiamo anche per i passi riportati di seguito.16Alludiamo al Convegno di studi organizzato dalla Fondazione G. Cini,svoltosi a Venezia dal 28 al 30 settembre 1978 e i cui atti sono statipubblicati nel vol. di AA.VV., Tolstoj oggi, a cura di S. Graciotti e V. Strada,Sansoni, Firenze 1980.

Page 56: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

denuncia dello sfruttamento dei contadini e del parassitismodell’aristocrazia, dell’ipocrisia della Chiesa ufficiale e dell’ini-quità del sistema fiscale, dell’indifferenza delle autorità inmateria di educazione e delle pretese di progresso da partedella scienza. E così, proprio mentre è al culmine della suagloria, egli viene colto, come ha sottolineato Vittorio Strada,da “quello stato di sentimenti e di idee che si è soliti chia-mare ‘crisi’, ma che in realtà è semplicemente l’organico eregolare risultato di quella ininterrotta serie di ‘crisi’ cheforma il tessuto di tutta la vita morale e intellettuale del pro-feta di Jasnaja Poljana”. Frutto di questa fase sono da una parte le Confessioni(1879-1880), dall’altra opere di saggistica di argomento va-rio, nelle quali affronta i più complessi problemi morali deltempo, segnalandosi soprattutto per una visione antidogma-tica in materia religiosa - che gli varrà la scomunica dellaChiesa ortodossa nel 1901 - e di una opposizione politico-so-ciale fondata sulla disobbedienza civile e la non violenza. Lacritica che egli muove alla società ufficiale è in particolaresvolta, come è stato detto, nel nome di un “comunismo cri-stiano” di tipo “patriarcale”, fortemente connotato di spiritosolidaristico nei confronti dei poveri. La sua critica, del resto,non conosce confini: nel saggio Che cos’è l’arte (1897-98),si spinge addirittura a sostenere la necessità, da parte del-l’artista, di identificarsi con lo spirito del suo popolo, ne-gando legittimità d’arte a quelle opere che, destinate apiccoli gruppi di intellettuali, risultano di fatto incomprensibiliagli uomini semplici.Parallelamente all’attività di polemista, prosegue nel frat-tempo il lavoro letterario, come dimostra la coeva composi-zione del dramma La potenza delle tenebre (1886), deiracconti La morte di Ivan Ilijc (1886) e La Sonata a Kreutzer(1889), del romanzo Resurrezione (1889).A 82 anni, al culmine di una fama controversa, ma ormai con-solidata, abbandona la famiglia per realizzare un sogno ormaia lungo vagheggiato: quello di percorrere, come un pellegrino,la terra di Russia, intenzionato a diffondervi il suo verbo mes-sianico. Ma, a soli dieci giorni dalla partenza, si ammala,spegnendosi ad Astapovo, una piccola stazione a 120 chilo-metri a sud di Mosca, il 7 novembre 1910.

Lev Tolstoj

TEMPI MODERNI / I PROTAGONISTI

UN CRISTIANO COMUNISTAIN TERRA DI RUSSIA

ddii AAMMAADDIIGGII DDII GGAAUULLAA

56 ARTICOLO 33 | N.6-7, 2010www.edizioniconoscenza.it

Nato il 28 agosto 1828 a Jasnaja Poljana, nel go-vernatorato di Tula, da una famiglia di antica no-biltà, Lev Tolstoj trascorre l’infanzia e l’adole-scenza fra Mosca, il villaggio nativo e Kazan, do-ve si iscrive prima al corso di lingue orientali, poi

a quello di giurisprudenza. Attratto tuttavia dalle lettere edalla musica, egli abbandona gli studi e si dà alla lettura,prediligendo, tra le altre, le opere di Jean-Jacques Rousse-au La Nouvelle Heloïse e Les confessions. Trasferitosi a Pietroburgo, partecipa alla vita mondana e sa-lottiera della capitale, allontanandosene ben presto disgu-stato. Abbraccia così il mestiere delle armi e, come ufficiale,raggiunge il fratello Nikolaj di stanza nel Caucaso. Ed è pro-prio in concomitanza con l’esperienza militare che Tolstoiscopre la sua vocazione letteraria, scrivendo la trilogia, asfondo autobiografico, Infanzia (1852), Adolescenza (1854)e Giovinezza (1857), cui fa ben presto seguire bozzetti di vitamilitare e ricordi. Coinvolto nella guerra russo-turca, scop-piata nel frattempo, vi combatte valorosamente attendendoa rappresentarla artisticamente, con vivo senso realistico,ne I racconti di Sebastopoli (1855), opera accolta con entu-siasmo dai circoli mondani pietroburghesi. Non così accadràotto anni dopo, in occasione del suo libro I cosacchi (1863),che gli attirerà al contrario gli strali della critica, soprattuttoquella vicina agli ambienti governativi.Congedatosi dall’esercito, lo scrittore si dà a viaggiare perl’Europa, soffermandovisi per nove mesi, al termine deiquali, il 12 aprile 1861, torna in patria. L’anno successivo,deciso a mettere ordine nella sua vita, si sposa con SofiaBehrs, con la quale va a vivere a Jasnaja Poljana, dove, dal1859, aveva avviato l’avanzato esperimento di una scuolapopolare. La sensibilità mostrata per la precaria condizione dei poverie per le problematiche d’ordine sociale, in particolare quellerelative all’istruzione, non distoglieranno dal suo amore perla letteratura, come dimostra la composizione, in questo pe-riodo, prima di Guerra e pace (1863-69) e poi di Anna Kare-nina (1873-1877), opere che lo consacreranno comescrittore di assoluta grandezza. Se dunque, come romanziere, egli si distingue per la sua in-comparabile grandezza, come intellettuale egli si segnala perla sua ineguagliata vis polemica. Ne sono prova la costante

Page 57: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

ARTICOLO 33 | N.6-7, 2010

che s’è scritto intorno a lui e agli ultimi casi in questa set-timana.La giornalistica e giornaliera bovinità, che non si fa tropposcorgere finché si tratta delle faccende bovine di tutti igiorni, mette innanzi quanto son lunghe le sue corna robu-ste quando un che di straordinario accade nel mondo. Ionon ridirò la stomachevolezza umiliante di certe necrologieimbastite alla brava col dizionario biografico e lo stile deidirettori di pompe funebri; io non rammenterò l’offensivaglacialità di certi articoloni aneddotici o apodittici preparatidi lunga mano da molossi specializzati e previdenti; nonmi sfogherò contro tutto il chiacchierume episodico dellafuga che ha voluto ridurre il nobile scatto di un santo fallitoa una baruffa di famiglia.Ma come si può sopportare che certi venditori di parole aun tanto la riga, la cui prosa stampata non sarebbe neppurdegna d’essere ammessa nella latrina di Jasnaia Poiana,approfittino della morte di colui che li disprezzava senzaconoscerli, per fargli le fiche dinanzi e trattarlo come unmatterello, un buffone o un dilettante? Adagio, mascalzoni!Possiamo ammettere, se ciò può consolare la vostra me-diocrità, che Tolstoj è anche pazzo, anche buffo e anche di-lettante, ma non siete voialtri che dovete venire a dirlo concodesto tono di gente che la sa lunga e che non ha tempoda perdere colle stramberie di un vecchio ciarlatano. Tolstojpuò aver detto delle bestialità - anzi ne ha dette di certo -ma son precisamente di quelle bestialità che voialtri nonsapreste mai e poi mai immaginare, e che non avreste maie poi mai il coraggio di dire e che non capirete appieno innessun momento dell’eternità. E davanti al cadavere di questo autore di sciocchezze e diquesto apostolo di fregnacce, io vi consiglio di metterviin ginocchio, anche a costo di sciupare la piega dei pan-taloni”.

* “Queste pagine furono scritte mentre il vecchio apostolo era adAstapovo tra la vita e la morte e gli spiritosi giornalisti italiani si bef-favan di lui”. [Nota presente nel testo]. (Da G. Papini, Leone Tolstoj, in 24 cervelli, Studio Editoriale Lom-bardo, Milano 1917).

Giovanni Papini e il “suo” Tolstoj

TEMPI MODERNI / LA SPECOLA E IL TEMPO

L’ASCETA PATRIARCALEddii OORRIIOOLLOO

57 www.edizioniconoscenza.it

“Dopo più di ottanta anni di vita, dopo più di cin-quant’anni di fatica letteraria, dopo più ditrent’anni di missione letteraria, Leone Tolstojha il diritto di morire in pace. Ha il diritto di mo-rire come vuole e dove vuole; nel suo giaciglio

di asceta patriarcale o nel letto di ferro di una stazionelontana: solo come Mosè profeta o circondato dalla pate-tica cerchia de’ piangenti; colla benedizione ortodossa osenza nessuna benedizione.Quest’uomo ha vissuto in tutti i sensi della parola vivere eha il diritto di morire in quel modo che il suo cuore e il suodestino gli dettano. Quest’uomo è stato grande quanto ipiù grandi; è stato, anzi, per la durata e la portata dellasua vita, più che un uomo, sicché i mezz’uomini e i sotto-uomini spettegolanti e scribacchianti dovrebbero sentire lostrettissimo obbligo del silenzio perfetto dinanzi a una fineche non è soltanto la fine di un respiro e di un corpo.Quando la falsa notizia della morte comparve a grandi let-tere nere su tutte le mura di tutte le città del mondo midolse il cuore quasi come per la morte di mio padre. Si av-verta: io non sono tolstojano e tra i russi sento più vicinoal mio spirito il creatore dell’Idiota che quello di Guerra epace. Eppure questo gran vecchio bianco e barbato, chedal mezzo della Santa Russia si leva ogni tanto a parlarea mo’ di un evangelico Isaia, e par che tutto un popolo rac-colto intorno l’ascolti, mi sembra l’unico Eroe che viva ogginel mondo, l’unico vero Grande che respiri e si muovacome respiriamo e ci muoviamo noi; il solo tra tutti quellipiù degni d’esser ascoltati, che parli ancora con una linguadi carne; il solo, fra i pochi a’ quali si vorrebbe parlare, chepossa rispondere a una tua domanda.Morendo quest’uomo non muore solamente un conte diRussia, un ufficiale dei cosacchi, un autore di romanzi, unpredicatore di Cristo: muore l’ultimo esemplare della razzadei geni europei; cade l’ultimo, unico e solo gigante che sielevasse sopra tutti voialtri, o innumerevoli genietti e ta-lentini che a forza di tacchi di gomma e di piume sul cap-pello, v’innalzate e vi distinguete tra la stupefattauniversalità degli idioti!Grande dunque fu in me il dolore della creduta morte mapiù grande, credo, il disgusto e il ribrezzo nel leggere ciò

Page 58: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

ddii DDAAVVIIDD BBAALLDDIINNIIII

TEMPI MODERNI / RECENSIONE

Lucio Villari, che or non è mol-to aveva curato per La Biblio-teca di Repubblica - L’Espres-so l’opera in 8 volumi Il Risor-gimento, Storia, documenti,

testimonianze (Roma 2007), con Bellae perduta torna sul tema dell’unità na-zionale, scegliendo questa volta la viadel riepilogo e della sintesi. In otto ca-pitoli, densi e appassionati, egli schiz-za - con riferimenti costanti alla coevasituazione europea - un quadro a tuttotondo che, con le sue luci e le sue om-bre, va dall’età napoleonica alla pro-clamazione di Roma capitale. Senza mai cedere alle lusinghe del

mito o alle tentazioni dell’agiografia,l’Autore riesce così a combinare in-sieme il rigore della ricostruzione sto-rica con l’unitarietà del racconto, lacomplessità dei fatti con la chiarezzadella scrittura. Di qui la natura del libro:un libro che, concepito come essenzial-mente divulgativo, trova in analoghi mo-delli anglosassoni, più che italiani, isuoi antecedenti più immediati. Del re-sto, solo sulla scorta di un partecipatodistacco, ci si passi l’ossimoro, si sa-rebbe potuto pensare di affrontare - ra-gionevolmente - il tema cruciale dellanostra identità nazionale evitando che,da uomini schierati, si potesse venirescambiati per polemisti faziosi, da intel-lettuali razionali per ragionatori algidi,da persone morali per accigliati moraliz-zatori. Di più: rispetto a tanta questione- quella stessa che, per dirla con LuigiSalvatorelli, investe la formazione e losviluppo intrinseco del popolo italiano“come personalità etico-politica e co-scienza nazionale” -, il rilievo dato alla

nostra letteratura, ci sembra esserestato per nulla casuale. Con esso Villarici ricorda come - da Berchet al Foscolo,dal Leopardi all’Aleardi, dal Manzoni alNievo, per arrivare fino al Mercantini eall’Abba - il sentimento di una patria co-mune sia da noi molto più radicato dellepolemiche di ieri e di oggi e che l’unitàculturale abbia preceduto, nel tempo,quella politica. Da questo punto di vistail “bella e perduta” del titolo, con il suosuggestivo richiamo al Nabucco diVerdi, non deve trarre in inganno. Esso,ben lungi dall’indicare una qualche sot-tesa forma di rassegnazione, intende alcontrario riaffermare la necessità -come è scritto nella Premessa - di un ri-scatto: quello di sentirsi parte “di unaItalia non perduta, non delusa che ci

piace abitare oggi nella libertà, da cit-tadini consapevoli e responsabili”. Del resto, una qualche velata forma

di allusività al quotidiano ci sembrapossa essere riscontrata anche nellacopertina, che riproduce il celebre qua-dro Meditazione dell’Hayez, pittore aproposito del quale Giuseppe Mazziniaveva osservato: “l’ispirazione emanadirettamente dal Popolo; e la sua po-tenza direttamente dal proprio genio.[…] Il secolo gli dà l’idea e l’idea laforma”. Ebbene, parafrasando, nel no-stro caso ci verrebbe da dire che il “se-colo” ha suggerito al Villari l’“idea” equesta ha conferito il suo imprinting allanarrazione. Forma e contenuto sem-brano infatti trovare in “Bella e perduta”il loro inveramento ideale in quell’ansiadi giustizia nella quale l’Autore individua“la forza morale sommersa e il tor-mento intellettuale del Risorgimento”. E tuttavia, a ulteriore conferma della

continuità - nel bene e nel male - dellanostra storia, non è forse vero chequella “forza morale” è rimasta ancoraper larga parte “sommersa” e che diconseguenza il “tormento intellettualedel Risorgimento” è ancor oggi il nostroprincipale “tormento”? Speriamo che per l’“ardua sentenza”

non si debbano più attendere tempi bi-blici. L’attuale stato di degrado del no-stro Paese, infatti, non consente più, daparte della politica, ulteriori rinvii o dila-zioni. E se non ora, quando?

Lucio Villari, Bella e perduta. L’Italia del Risorgimento, Laterza, Bari 2009pp. 360, euro 18,00

LA NOSTRA STORIALA NOSTRA IDENTITÀ

58 ARTICOLO 33 | N.6-7, 2010www.edizioniconoscenza.it

La lezione del Risorgimento

Page 59: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

La fine degli anni ’50 segna il ritorno alla figurazione. Fran-cia e Inghilterra, i paesi occupati più distrutti dalla guerra,riportano l’essere umano nell’arte. Lucian Freud in mostraal Beaubourg, Omar Galliani dopo la sua esperienza in Cina

59ARTICOLO 33 N. 6-7, 2010 www.edizioniconoscenza.it

ddii MMAARRCCOO FFIIOORRAAMMAANNTTII

La pittura e il ritorno al corpo umano

DISCIPLINE E INVARIANTI DELL’ARTE CONTEMPORANEA

New Images of Man è il titolodella mostra newyorkese cu-rata da Peter Selz al MoMAnel 1959. Alla soglia deglianni ’60 l’espressionismo

astratto e la pittura informale lasciava-no di nuovo lo spazio alla figurazione.L’uomo tornava ad essere soggetto/oggetto della tela attraverso il suo cor-po, tutti i suoi umori e le sue passioni.L’elenco degli artisti espositori è moltolungo. Accanto alla forza evocativa de-gli scultori Alberto Giacometti e HenryMoore, la pittura è rappresentata dauna forte componente britannica. Na-turalmente è presente Francis Baconcon i suoi ritratti della figura umanadeformati e colti nell’apice della lorotragicità; Lucian Freud e Graham Su-therland, che fanno parte della Lon-don School, mantengono viva la loropittura “da modello”. Il primo, legato aun intenso realismo materico, cerca dievidenziarne i moti interiori, mentre ilsecondo sospende la figura in un fer-mo-immagine intriso di mistero. InfineBalthus (al secolo Balthasar Klosso-wski de Rola), francese di origine po-lacca, coglie invece l’aspetto sensualee intrigante del quotidiano.

L’IMPORTANZADI FARE BELLA FIGURA

1. Cat. New Images of Man, MoMA, New York 19592. Bacon, Painting, 1946; 3. Balthus, La chambre, 1952-54;4. Moore, Working Model for Reclining Figure, 1951

1

2

3

4

Page 60: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

Lucian Freud

Nella malattia ci rendiamo conto che non viviamo soli,ma incatenati a un essere di un diverso regno, dal qualeabissi ci separano, che non ci conosce e dal quale è im-possibile farsi comprendere: il nostro corpo”.

Marcel Proust, Le côté de Guermantes, 1920

Una bellissima personale dal titoloLucian Freud. L’Atelier si è conclusapochi giorni fa nelle sale dell’ultimopiano del Centre Pompidou, in una Pa-rigi dal clima tropicale. La mostra, for-te di circa cinquanta opere, è divisa inquattro parti: Interno/Esterno, Rifles-sione, Riprese, Come Carne. Comeanticipa il titolo, l’intera esposizioneruota attorno al tema dell’atelier, dalleviste dalla finestra ai dettagli dell’inter-no, dai giochi allo specchio alle classi-che pose dei modelli. Molte sono leopere di grande formato. A queste siaggiungono una serie di opere grafichee dieci scatti realizzati nell’atelier del-l’artista a Londra, dal fotografo e mo-dello di Freud, David Dawson. Un ma-gnifico video, sotto forma di documen-tario, racconta la giornata dell’artistaattraverso un’intervista nel parco, alcu-ni momenti di lavoro, i fluidi movimentidi una danzatrice moderna che si arti-colano attraverso un vero e proprio ringd’artista, costruito dall’autore e che ri-manda molto alle “architetture” filifor-mi tipiche dei quadri di Bacon.

La pittura e il ritorno al corpo umano

DISCIPLINE E INVARIANTE DELL’ARTE CONTEMPORANEA

60 ARTICOLO 33www.edizioniconoscenza.it

Lucian e Sigmund Freud

Con un tale cognome non potevasfuggire un’analisi comparativa tra non-no analista e nipote pittore, visto che ilnipote ha svolto gran parte della ricer-ca poetica proprio sul corpo nudo. In-dagando su google scopro un’interes-sante analisi condotta da Carlo Bonomiil quale pubblica un saggio sulle “affi-nità tematiche tra Sigmund e Lucian”da parte di Peter Loewenberg, emi-nente psicoanalista e professore uni-versitario di Los Angeles. Così si legge nel testo: Egli ha anche

individuato quattro punti in cui la con-vergenza è più netta, che riassumerò:

1. Un atteggiamento oggettivo,esente da sentimentalismo, in meritoal corpo e alla sessualità.I contributi di Sigmund Freud sono, a

questo riguardo, ben noti: egli ha di-sturbato la razionalità della cultura oc-cidentale, ampliando il concetto disessualità fino a comprendervi orifizi,funzioni del corpo ed età della vita che

prima non erano concepiti come ses-suali e scioccando il mondo medico epsichiatrico. Loewenberg ricorda aquesto proposito quanto egli scrissenel 1910: “tutto ciò che è escremen-

Nacked Portrait with Red Chair , 1999. Olio su tela,cm 205,5x120,7. Collezione Lewis

Benefits Supervisor Sleeping, 1995. Olio su tela, cm 151,3x210. Collezione privata

Page 61: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

61N. 6-7, 20010 www.edizioniconoscenza.it

La pittura e il ritorno al corpo umano

DISCIPLINE E INVARIANTE DELL’ARTE CONTEMPORANEA

tizio è troppo intimamente e insepara-bilmente legato con il sessuale, e laposizione dei genitali – inter urinas etfaeces – rimane il fattore determi-nante e invariabile. … i genitali stessinon hanno seguito l’evoluzione delleforme corporee verso la bellezza, sonorimasti animaleschi, e così anchel’amore è rimasto nella sua essenzaanimale come è sempre stato”.

(Freud, 1910-17, p. 431)

Anche Lucian Freud ha oltrepassatocon la sua opera i limiti di ciò che erasocialmente considerato come accet-tabile e i suoi lavori sono stati spessoaccusati di essere “scioccanti”, “vio-lenti”, “crudi”, “crudeli” e “marci”. Egli ha dichiarato di avere in orrore

l’idilliaco e i suoi modelli vengonospesso ritratti nudi, esposti allosguardo senza alcun abbellimento:corpi reali, ingombranti, obesi e se-gnati dalla vita.

2. L’unità tra anima e corpoSigmund ha posto fine alla divisione

platonica, radicata nella presunta su-periorità dell’anima sul corpo, tral’ideale e il materiale, la ragione e lapassione, l’intelletto e le emozioni.Quanto a Lucian, egli ritrae i suoi

soggetti nel pieno della loro animalitàumana, a volte come se fossero pros-simi a partorire: “i seni sono pieni, levene marcate, le pance pesanti, lacarne stagionata. I suoi dipinti uni-scono mani, occhi, la vita interioredella persona e i sentimenti ses-suali”.

Reflection (Self-Portrait) , 1985. Olio su tela,cm 56,2x51,2. Collezione privata

Nipote di Sigmund Freud, Lucian èfiglio dell'architetto Ernst Freud.Nel 1933, dopo l’ascesa al potere

in Germania di Hitler, si trasferisce nel Re-gno Unito con genitori e fratelli, ottenen-do qualche anno più tardi la naturalizzazio-ne britannica. Risale al 1937 la sua unicascultura, che gli vale l'ammissione alla Cen-tral School of Arts and Crafts di Londra pri-ma, per iscriversi poi alla East Anglian Scho-ol of Drawings and Paintings di Dedham nel-l'Essex diretta dal pittore Cedric Morris,suo primo mentore. I suoi studi vengonointerrotti per un servizio su un convogliodi navi da guerra nell'Atlantico settentrio-nale. Le prime prove pittoriche di Freudtendono all'espressività intensa, deforma-no volti e oggetti in direzione della Nuovaoggettività ma forse anche tengono in vi-sta Chagall surnaturel. Dai primi passi del suo cammino d'artista,Freud palesa uno straordinario spirito diosservazione del reale e una forte adesio-ne concettuale ad esso, che si farà con glianni sempre più incisiva. Tiene la sua primapersonale nel 1944, ma già dieci anni doporappresenta la Gran Bretagna alla XXVIIBiennale di Arti Visive di Venezia a fianco diFrancis Bacon (pittore con il quale man-terrà una certa affinità di ricerca) e BenNicholson. A partire dalla fine degli anniCinquanta, Freud abbandona il disegno co-me attività principale e indipendente e ildisegno anche intenso come struttura chegoverna il dipinto. Il suo nuovo stile muoveda una nuova diversa maniera di vedere, ilsuo sguardo si volge anche all'interno del-l'essere umano. Nel 1951 al Festival of Bri-tain è premiato con Arts Council Prize.1953-1954 è visitor professor alla SladeSchool of Fine Art di Londra. Dal 1979 lemostre si moltiplicano e Freud espone inGiappone e negli Stati Uniti. Nel 1983 gliviene conferita l'onorificenza di "Compa-nion of Honour". È Accademico Emeritodell’Accademia delle Arti del Disegno nellaClasse di Pittura. (fonte wikipedia)

LA VITA DI LUCIAN FREUD

Foto all’artista di David Dawson, Working at Night, 2005

Page 62: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

Omar Galliani

Tra Oriente e Occidente. Il grande di-segno italiano in Cina. Si tratta del ca-talogo di una mostra presentata a Ve-nezia, alla Fondazione Querini Stampa-lia nel 2007. Padrone della tecnica elegato in modo particolare al monocro-mo con leggeri interventi di colore,Omar Galliani impugna un pezzo di car-boncino da cui partono chiaroscurisempre più raffinati, capaci di definireun’immagine di chiara impronta foto-grafica, a cavallo tra il tratto puro rina-scimentale e quello simbolista, cosìcome quando usa la pittura ad olio.Galliani tende a dimostrare quanto il

supporto sia importante, e spesso la-scia ben visibili le venature del legno.Nei suoi lavori, accanto l’aspetto pura-mente estetico emergono sempre an-che quello filosofico e, a volte, religio-so. L’uso del disegno, come nelle fotoqui a lato, mi permette di classificarlotranquillamente tra i pittori, riuscendoa creare sfumature degne di un Cor-reggio, pittore a lui tanto caro.www.youtube.com/watch?v=6walCfLGfaA

La pittura e il ritorno al corpo umano

DISCIPLINE E INVARIANTE DELL’ARTE CONTEMPORANEA

62 ARTICOLO 33www.edizioniconoscenza.it

3. Un metodo di meticolosa osser-vazione dei dettagli.Mettere a fuoco i dettagli è un prin-

cipio metodologico inerente sia allapratica clinica psicoanalitica, sia allostile dei ritratti di Lucian. In entrambi icasi, tanto nelle sedute psicoanaliti-che quotidiane quanto nelle sedute diposa, l’attenzione è orientata al mo-mento evanescente, alla realtà nelsuo trapassare.

4. La relazioneInfine, per Lucian il rapporto che si

instaura tra il pittore e il suo modelloè simile per intensità a quello che, inpsicoanalisi, si instaura tra analista eanalizzando. Queste sono le quattro affinità te-

matiche che Loewenberg ha ritrovatotra i due Freud. A parziale conferma diuna affinità, vorrei citare una curiosaaffermazione contenuta in una intervi-sta rilasciata da Lucian nel 1992. In quell’occasione egli disse: “Mio

nonno era adamantino nel sostenereche per essere analisti si doveva es-sere medici pienamente qualificati, equando esaminava un qualche suo pa-ziente – qualsiasi fosse lo stato di di-sperazione in cui si trovava – losottoponeva ad una visita fisica com-pleta e meticolosa. Cosa che mi sembra corretta e op-

portuna”. (Feaver, 1992; cit. in Feaver, 2002, p. 40).Questa affermazione è curiosa per

via della sua palese falsità: Freud fuinfatti il primo e principale sostenitoredell’analisi cosiddetta “laica”, ossiapraticata da non medici, a difesa dellaquale scrisse anche un importantesaggio (Freud, 1927), e Lucian non po-teva non saperlo, se non altro perchéla zia, Anna Freud, pur essendo una fi-gura eminente del mondo della psicoa-nalisi, non aveva studiato medicina.

Oltremare, 2006. Pastelli su tavola, cm 50x50

Magico Primario è un movimento artistico del1980, sorto grazie all'omonima mostra e suc-cessivamente teorizzato da Flavio Caroli(1982). È una corrente di postmodern, inquanto si ispira all'idea base di accomunare lacultura alla vita quotidiana. Il magico primariopropone la sostituzione del concetto di avan-guardia con l’idea di un revival delle più varieesperienze figurative del ventesimo secolo. Iprincipali protagonisti di questo movimentofurono Ubaldo Bartolini, Omar Galliani, LuigiMainolfi, Aldo Spoldi, Salvo, Luciano Castelli,Nino Longobardi, Gianfranco Notargiacomo,Giordanato e Marcello Jori.

Page 63: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

DISCIPLINE E INVARIANTE DELL’ARTE CONTEMPORANEA

63N.6-7, 2010 www.edizioniconoscenza.it

La pittura e il ritorno al corpo umano

Trascinavo sul pavimento lo sgabello e mentre lo spostavo sentivo con meraviglia lo sfrigoliodel legno. Il soggetto che ho cercato sui muri di tanti aeroporti o di strade consumate nell’at-tesa di un volto, l’ho trovato nel legno di un pioppo solare abitato da tanti nidi sospesi tracielo e terra. Dirti dove abita la bellezza non lo so, anche perché non so cosa sia. Ne hannoparlato in tanti e tutti a litigare sui canoni, misure, peso, composizione, le ragioni della bel-lezza. Ecco, la ragione o tutto quello che spiega la bellezza poi ti ricade in testa perché labellezza è irraggiungibile. Forse i poeti si sono avvicinati più degli altri, ma anche a loroquando sembrava a portata di mano scivolava via come un’anguilla dalle mani: Dante, Bla-ke, Rimbaud, Leopardi, Neruda, Pasolini. Io disegno anche dieci ore al giorno e tutte le voltesento che il soggetto mi guarda e si compiace nel suo essere guardato, del suo essere amato.Amandomi mi restituisce la vita che ogni giorno perdo un po’ alla volta. Cosa sia la bellezzanon lo so, so soltanto che una volta per me abitava nei libri e oggi la vedo qui vicino. La bel-lezza è impronunciabile o meglio nessuno si sente di chiamarla per nome. Non so dove fini-sca la mia matita, magari in un angolo di una stanza buia, anche le stanze sono belle albuio, a volte scopri dei riflessi o dei bagliori che con la luce non li vedresti mai. Il buio è bel-lo!!! Nel buio le opere si muovono meglio e anche tu ti trovi a tuo agio nel guardare. Nessu-no ti vede. La bellezza poi scappa via e ti lascia sull’uscio senza spiegarti perché! Il suo no-me è proprio lì sulla porta di casa e non lo sai. La bellezza è: impertinente, rigenerante, tra-volgente, muta, cieca, dolce, mutevole, socievole, incantevole, deplorevole, disperata, negata,odiata, profumata, tornata, andata, naufragata, innamorata, venerata, rifiutata, rinnegata, ba-ciata, castigata, lusingata. (Omar Galliani, Shangai 2003)

Santi, 2006. Matita su tavola, cm 150x150 Omar Galliani mentre realizza Chengdu. Aprile 2006

intenso.la terra si serve dei fiori per respirare. ascoltala!

non ti basteranno cinquanta matiteper liberarle tutte su quella tavola di pioppo

chiaro.

quarantuno rose?

oggi ci sono venticinque rose nel tuo cassetto,fammele vedere adesso!

spingi le tue mani su cuore e afferrale tutte insieme,

non esitare ti prego.l’ultima volte le hai lasciate cadere e ti hanno

macchiato tutto il pavimento.erano bianche, solo una era rossa al centro di

un mazzolegato con un nastro di seta bianca.

le rose non sempre profumano, trattengonoil respiro a lungo durante il giorno

e liberano al tramonto il loro umore sottile e

il legno si nutre delle tue matite, sublime con le sue vene con i grigi e i neri.

seta di piombo è il tessuto che produce la suapolpa.

le rose, vorresti che si aprissero subitoe non gravassero più suoi tuoi occhi stanchidi luce al neon nelle ore strette della notte.il bagliore del disegno varia col tempo,

gli umori del legno cambiano la trama ma non ilsoggetto

che sublime e distanteci guarda consapevole della propria consegna.

Omar Galliani, Città del Messico 2005

La biografia di Omar Galliani è nella scheda a pag. 6

Page 64: SOMMARIO AnnoII n.6-7 GIUGNO-LUGLIO2010...La crisi c’è e si vede EDITORIALE N.6-7, 2010 3 stione persino dei beni comuni, acqua compresa, alimen-tando la corruzione e alimentandosene.

Maestro elementare legato alla scuola pri-maria da un grande senso di appartenenza,Gianni Scardamaglia ha deciso di pubblicarea sue spese questo libro, spinto dal sensodi rabbia che lo ha assalito al pensiero dicome la “riforma Gelmini” peggiorerà ineso-rabilmente questo ordine di scuola. Il suovuole essere un contributo alla verità raccon-tato da chi nella scuola ci vive da anni. Scar-damaglia ha compiuto la sua formazione trai Sessanta e i Settanta, anni ricchi di fer-menti culturali, politici e sindacali. Durantela sua carriera professionale ha vissuto le ri-forme degli anni ’71-’75, che portarono dellevere innovazioni didattiche, i programmi del-l’85 e la riforma degli ordinamenti del ’90che introdussero il modulo e il team docente.Fa da contrappunto a questa storia dellascuola italiana degli ultimi decenni la storiasua personale. Gli anni vissuti da precario,l’esperienza fatta a Milano, il ritorno in Cala-bria, la sua terra natia. Ma è proprio nelle pa-gine che l’autore ha voluto scrivere incorsivo, che possiamo ripercorrere la riccastoria di questo ordine di scuola che graziealle varie riforme preparate da commissionicomposte da fior di pedagogisti ne ha fattocrescere la qualità. Poi arriva la “riforma”dove a parte la “riverniciatura di facciata”, ilvoto in decimi, quello in condotta e il grem-biule, prevede tagli ai docenti, risparmi di ri-sorse, accorpamenti, cancellazione dei mo-duli e compresenze, riduzione di posti di so-stegno e di ore.

La terapista mi ha detto che l’arte è come una medicina benefica...

Questo volume di Paolo Gheri sostieneuna tesi audace che può sembrare utopicae cioè che l’arte può essere alla base del-l’educazione, perché le esperienze cultu-rali che possono essere fatte con le artivisive implicano processi percettivi, intel-lettivi ed emotivi che riescono a mettereal riparo dal rischio della omologazione.Soprattutto oggi che i ragazzi sono sotto-posti ad una sovraesposizione mediaticae ricevono in modo passivo. Aspirare auna forma di educazione estetica vuol direabituarsi a guardare l’arte, accettare lesue suggestioni e le sue provocazioni enon farsi intimorire dalle sue stravaganze odal suo apparente silenzio. Gheri ci indicagli obiettivi da perseguire e i percorsi perrealizzarli. Vengono affrontati temi di gran-de attualità che riguardano lo stato del-l’arte oggi, il rapporto del pubblico con l’ar-te, e presentate alcune opere ed esperien-ze artistiche attuali. Una parte è dedicataalle indicazioni metodologiche per i labora-tori d’arte che l’autore ha più volte diretto.Questo libro, pur rivolgendosi agli inse-gnanti, è consigliato a tutti quelli che ama-no l’arte e sono interessati ad approfon-dire le loro conoscenze in materia. Un apparato di tavole a colori completa ladocumentazione visiva. Di grande utilità leindicazioni bibliografiche.

LIBRI

64 ARTICOLO 33 | N.6-7, 2010www.edizioniconoscenza.it

A CURA DI ANITA GARRANI

Nicola D’Amico è un giornalista che discuola si è occupato da sempre. Ora hapubblicato questo bel lavoro di 800 pagineche sarebbe riduttivo classificare comeuna storia della scuola italiana, piuttostosi potrebbe definire la storia del nostropaese vista dalla parte dell’istituzione sco-lastica.Il volume è ricchissimo, quarantaquattrocapitoli corredati da tabelle e apparati, conuna raccolta scrupolosa di provvedimentilegislativi, leggi, circolari, riforme e propo-ste di riforma più significativi.L’analisi parte dalle origini dell’istruzionepubblica nel mondo occidentale, che sonoclassiche, legate a Roma e alla Grecia earriva fino alla “riforma” Gelmini. Si sof-ferma sui grandi personaggi della pedago-gia italiana e sui ministri, citando tantianeddoti curiosi. Un racconto che percorrele tappe della formazione dello Stato Ita-liano che compie il suo 150° anniversario.Dall’Unità ai movimenti del ’68, i grandiproblemi, come quello dell’analfabetismo,che negli anni successivi all’Unità supe-rava il 70%, e che ancora oggi, seppuredetto analfabetismo “funzionale”, raggiun-ge percentuali imbarazzanti. Ma è soprat-tutto il racconto di una comunità di donnee di uomini, maestri e professori i quali,mortificati da salari troppo bassi e nono-stante le tante difficoltà hanno dato uncontributo alla nostra società contribuendoalla sua emancipazione.

Nicola D’Amico (progetto e cura di)STORIA E STORIE DELLA SCUOLA ITALIANADALLE ORIGINI AI NOSTRI GIORNI Zanichelli, Bologna, 2010pp. 816, euro 59,00

Paolo GheriL’ARTE FA BENE VIAGGIO NEI TERRITORI DELLA CREATIVITÀEd. Conoscenza, 2010 - pp. 125, euro 18,00

Gianni ScardamagliaIL MAESTRO G,. LE RIFORME E LA GELMINIAssociazione culturale Cittasport.it2010, pp. 172, euro 10,00