Settemiglia - anno I, n°3

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Gesù Cristo e il buon ladrone (particolare) TIZIANO VECELLIO 1477 - 1576 Quale sarà, dunque, la memoria educa- tiva di questa generazione di scolari? Come potranno costruire a loro volta una società equa e solidale? Con quali valori e sentimenti si preparano a di- ventare le nuove generazioni? Dove at- tingeranno il “saper essere”, la cultura, cioè, dell’ “essere Uomini e Donne del- la Speranza e della Pace”? Non è com- pito mio dare delle risposte, non ho le necessarie competenze psicologiche, sociologiche e politiche per farlo, io so- no un semplice insegnante. Il mio ruolo (controcorrente, a questo punto!) è quello di cercare intorno a me, nel mondo in cui vivo e dove vivo- no i miei alunni, delle opportunità, del- le indicazioni, delle strade percorribili concretamente per raggiungere, o al- meno provarci, l’obiettivo educativo che proponeva Tolstoj: fare in modo che nei giovani si depositi il ricordo dell’amore. Il mese di gennaio è, in tal senso, un mese ricco di opportunità: il 1° è la giornata della Pace, il 6 è l’Epifania, il 27 è la memoria della Shoah. Ciascun evento è carico di una forza intrinseca che non si esaurisce in ciò che è stato, che travalica i confini della cronaca, che scuote le nostre coscienze, che ci interroga sui valori che fondano la no- stra stessa esistenza e ci costringono a scegliere il nostro stile di vita. Fare memoria, così, diventa l’unica strada percorribile per consegnare alle gene- razioni future un’eredità fatta di soffe- renza ma anche di fiducia. Una fiducia che fonda le sue ragioni non su teorie e astratte argomentazio- ni, ma su milioni di persone disposte a compiere qualsiasi sacrificio, anche quello più alto, quello della loro vita, pur di testimoniare le scelte fatte. Il pensiero in questo momento va ai monaci tibetani e a tutti i martiri della pace; a coloro che, con il loro impegno quotidiano, in silenzio, senza alcuna velleità se non il desiderio di compiere il proprio dovere, manifestano l’Amore per il prossimo; alle vittime della su- perbia umana, prime fra tutte gli ebrei dei campi di sterminio di Hitler. Noi siamo la nostra memoria! E, se ciò è vero, possiamo comprendere la di- rompente verità delle parole di Primo Levi quando diceva: “Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono con- dannati a riviverlo”. Per noi credenti in Cristo non è difficile questo compito, noi siamo educati alla memoria, quella della “domenica” quando sull’altare si rinnova il “Memo- riale” della morte e resurrezione di Cri- sto, il mistero dell’Amore senza limiti, senza condizioni, un Amore così grande che addirittura può fare a meno di ri- cordare… Il Creatore, infatti, a differenza della sua Creatura, dimentica e perdona il male fatto, cancella il peccato e porta il buon ladrone in Paradiso. Vincenzo Fiorenza DALLA MEMORIA AL MEMORIALE La via del Paradiso Diocesi di Nola Parrocchia San Francesco di Paola – Scafati Sa settemiglia da Gerusalemme ad Emmaus …e ritorno Noi siamo la nostra memoria! Per Leone Tolstoj l’educazione è il ri- cordo dell’amore ricevuto da bambini. Un’affermazione, questa, sorprenden- temente semplice e, proprio per que- sto, vera e, per certi versi, anche rivo- luzionaria. È innanzitutto un’afferma- zione semplice perché non rivela nulla di nuovo, perché è stato sempre così, fin dall’alba dell’umana civiltà: l’adulto non si forma senza il suo bambino e nel bambino si imprimono per sempre le premure, le cure, le carezze, il bene ricevuto, fin dai primi giorni di vita, dal- la figura materna. Che ciò sia vero lo dimostra una ricerca condotta negli anni tra il 1960 e il 1970 negli Stati Uni- ti su dei bambini orfani o abbandonati ed ospitati in istituti che in vario modo si occupavano di loro. Laddove le cure materne erano prolungate e amorevoli la crescita degli orfanelli era del tutto simile a quella dei loro coetanei accolti in famiglie normali. Quando, invece, tali cure erano essen- ziali e, in alcuni casi scarse, il quoziente intellettivo dei neonati si riduceva pro- porzionalmente, fino a raggiungere l’idiozia. Nei casi estremi, quando le assistenti, per varie ragioni, erano preposte solo alla nutrizione e all’igiene dei neonati, questi pian piano arrivavano al rifiuto del cibo e si lasciavano addirittura mo- rire. In loro era mancata anche la più piccola memoria di un’amorevole figu- ra materna. È anche un’affermazione rivoluzionaria perché, da alcuni anni, i sistemi formativi scolastici si stanno concentrando più sulla formazione che sull’educazione, convinti che il compito della scuola sia principalmente quello di far conseguire agli allievi una serie di competenze utili, cioè effettivamente “spendibili” nel mondo del lavoro. Si ri- tiene, infatti, che i tempi troppo lunghi richiesti da un rapporto educativo sia- no prerogativa della famiglia. Periodico Mensile Anno I - N°3 Gennaio 2011 Mail ed Info: [email protected] www.settemiglia.it

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Giornale della Parrocchia San Francesco di Paola - Scafati (Sa) Supplemento a IN DIALOGO Mensile della Chiesa di Nola

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Gesù Cristo e il buon ladrone (particolare) TIZIANO VECELLIO 1477 - 1576

Quale sarà, dunque, la memoria educa-tiva di questa generazione di scolari? Come potranno costruire a loro volta una società equa e solidale? Con quali valori e sentimenti si preparano a di-ventare le nuove generazioni? Dove at-tingeranno il “saper essere”, la cultura, cioè, dell’ “essere Uomini e Donne del-la Speranza e della Pace”? Non è com-pito mio dare delle risposte, non ho le necessarie competenze psicologiche, sociologiche e politiche per farlo, io so-no un semplice insegnante. Il mio ruolo (controcorrente, a questo punto!) è quello di cercare intorno a me, nel mondo in cui vivo e dove vivo-no i miei alunni, delle opportunità, del-le indicazioni, delle strade percorribili concretamente per raggiungere, o al-meno provarci, l’obiettivo educativo che proponeva Tolstoj: fare in modo che nei giovani si depositi il ricordo dell’amore. Il mese di gennaio è, in tal senso, un mese ricco di opportunità: il 1° è la giornata della Pace, il 6 è l’Epifania, il 27 è la memoria della Shoah. Ciascun evento è carico di una forza intrinseca che non si esaurisce in ciò che è stato, che travalica i confini della cronaca, che scuote le nostre coscienze, che ci interroga sui valori che fondano la no-stra stessa esistenza e ci costringono a scegliere il nostro stile di vita. Fare memoria, così, diventa l’unica strada percorribile per consegnare alle gene-razioni future un’eredità fatta di soffe-renza ma anche di fiducia. Una fiducia che fonda le sue ragioni non su teorie e astratte argomentazio-ni, ma su milioni di persone disposte a compiere qualsiasi sacrificio, anche quello più alto, quello della loro vita, pur di testimoniare le scelte fatte. Il pensiero in questo momento va ai monaci tibetani e a tutti i martiri della pace; a coloro che, con il loro impegno quotidiano, in silenzio, senza alcuna

velleità se non il desiderio di compiere il proprio dovere, manifestano l’Amore per il prossimo; alle vittime della su-perbia umana, prime fra tutte gli ebrei dei campi di sterminio di Hitler. Noi siamo la nostra memoria! E, se ciò è vero, possiamo comprendere la di-rompente verità delle parole di Primo Levi quando diceva: “Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono con-dannati a riviverlo”. Per noi credenti in Cristo non è difficile questo compito, noi siamo educati alla memoria, quella della “domenica” quando sull’altare si rinnova il “Memo-riale” della morte e resurrezione di Cri-sto, il mistero dell’Amore senza limiti, senza condizioni, un Amore così grande che addirittura può fare a meno di ri-cordare… Il Creatore, infatti, a differenza della sua Creatura, dimentica e perdona il male fatto, cancella il peccato e porta il buon ladrone in Paradiso.

Vincenzo Fiorenza

DALLA MEMORIA AL MEMORIALE La via del Paradiso

Diocesi d i Nola – Parrocchia San Francesco di Paola – Scafati – Sa

settemigliada Gerusalemme ad Emmaus …e ritorno

Noi siamo la nostra memoria!Per Leone Tolstoj l’educazione è il ri-cordo dell’amore ricevuto da bambini. Un’affermazione, questa, sorprenden-temente semplice e, proprio per que-sto, vera e, per certi versi, anche rivo-luzionaria. È innanzitutto un’afferma-zione semplice perché non rivela nulla di nuovo, perché è stato sempre così, fin dall’alba dell’umana civiltà: l’adulto non si forma senza il suo bambino e nel bambino si imprimono per sempre le premure, le cure, le carezze, il bene ricevuto, fin dai primi giorni di vita, dal-la figura materna. Che ciò sia vero lo dimostra una ricerca condotta negli anni tra il 1960 e il 1970 negli Stati Uni-ti su dei bambini orfani o abbandonati ed ospitati in istituti che in vario modo si occupavano di loro. Laddove le cure materne erano prolungate e amorevoli la crescita degli orfanelli era del tutto simile a quella dei loro coetanei accolti in famiglie normali. Quando, invece, tali cure erano essen-ziali e, in alcuni casi scarse, il quoziente intellettivo dei neonati si riduceva pro-porzionalmente, fino a raggiungere l’idiozia. Nei casi estremi, quando le assistenti, per varie ragioni, erano preposte solo alla nutrizione e all’igiene dei neonati, questi pian piano arrivavano al rifiuto del cibo e si lasciavano addirittura mo-rire. In loro era mancata anche la più piccola memoria di un’amorevole figu-ra materna. È anche un’affermazione rivoluzionaria perché, da alcuni anni, i sistemi formativi scolastici si stanno concentrando più sulla formazione che sull’educazione, convinti che il compito della scuola sia principalmente quello di far conseguire agli allievi una serie di competenze utili, cioè effettivamente “spendibili” nel mondo del lavoro. Si ri-tiene, infatti, che i tempi troppo lunghi richiesti da un rapporto educativo sia-no prerogativa della famiglia.

settemiglia Gruppi Parrocchiali 4

SCUOLA GRATUITA DI ITALIANO Inizio nuove attività…

“Chi è l'ospite? La persona che ci viene incontro, prima ancora che ne cono-sciamo il nome; chi accoglie nella sua casa, nel suo paese, chi ci fa spazio nel-la parola e nel messaggio che ci viene rivolto.” (H.D.BAHAR).

L’incipit dell’ articolo di Bahar rende bene il senso e lo scopo della Scuola gratuita di Italiano per stranieri, sia per il contenuto dell’affermazione, sia per la scelta del vocabolo “ospite” che con la sua duplicità semantica, di dare e ri-cevere ospitalità, sottolinea il nostro concetto di accoglienza. Non è possibi-le accogliere bene se al nostro ospite non viene “chiarita” la parola e decodi-ficato il messaggio. L’impossibilità di comunicare rende ostile anche l’ambiente più favorevole, acuisce il disagio di chi è già in balìa di mille dif-ficoltà, quando decide di lasciare il pa-ese d’origine. La docenza ad allievi stranieri è un’esperienza arricchente, perché, per dirla con Seneca, “mentre s’insegna si impara” ad ospitare ed a conoscere l’altro, a confrontare e raf-forzare i punti in comune tra le cultu-re, a stupirsi di come gli uni non a-vrebbero senso senza gli altri, a diven-tare consapevoli che le millantate dif-

ferenze sono inezie in confronto alla “fratellanza” che ci unisce. La scuola di Italiano della Parrocchia di San Francesco di Paola è solo una delle sedi in cui si svolgono corsi di lingua per stranieri. Il progetto, che è al terzo anno di attuazione, è frutto di una rete solidale fra le parrocchie coordinate dalla Caritas Diocesana di Nola. Da quest’anno per gli allievi (generalmen-te adulti tra i 20 ed i 45 anni) che svol-geranno 50 ore di lezione è previsto un attestato rilasciato dal Centro per la Valutazione e la Certificazione lingui-stica dell’Università per Stranieri di Pe-rugia. Tale certificazione è riconosciuta dal Ministero del Lavoro e delle Politi-che Sociali in materia di immigrazione, pertanto è anche elemento indispen-sabile per il conseguimento della citta-dinanza italiana, da quanto recita il Decreto del Ministero dell’Interno del 23/04/07. Già dallo scorso anno, nella scuola di Italiano della parrocchia di San Francesco gli allievi, vengono sud-divisi in tre livelli: Elementare, Inter-medio ed Avanzato, ogni gruppo è se-guito, con lezioni quasi individualizza-te, da volontari provenienti, perlopiù, dal mondo della scuola. Gli incontri si

svolgono il lunedì, il mercoledì ed il giovedì alle ore 19.00 alle 20.30 nelle sale della chiesa piccola. Nonostante la buona volontà di quanti lavorano a questo progetto, i miglio-ramenti accorsi di anno in anno, e la disponibilità del Parroco all’acquisto di materiale didattico, le risorse umane ed economiche restano esigue, chiun-que volesse dare un contributo in ter-mini di docenza, o per l’acquisto di li-bri, eserciziari e materiali audio-visivi può rivolgersi in parrocchia.

Maria Ferrara

settemiglia Supplemento a IN DIALOGO Mensile della Chiesa di Nola Aut.ne Trib. di Napoli n. 3393 del 7/03/1985 Direttore Responsabile: MARCO IASEVOLI

Coordinatore Redazione: DON GIUSEPPE DE LUCA Redazione: VINCENZO FIORENZA ENZO VITIELLO ALFONSO QUARTUCCI ELENA FIORENZA VINCENZO DONNARUMMA

E-Mail ed Info: [email protected]

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da Gerusalemme ad Emmaus …e ritorno

GIORNATA DELLA MEMORIA “Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell’aria.”

Non sarebbe possibile dimenticare un orrore tanto grande. E in effetti è giu-sto che sia così. La Giornata della Me-moria è nata per ricordare la Shoah (lo sterminio degli ebrei), la persecuzione, la deportazione, la morte, nonché co-loro che si sono opposti a questo ge-nocidio mettendo anche in gioco la propria vita per proteggere i persegui-tati. È importante conoscere tutto ciò per comprendere l’importanza della vi-ta umana, per imparare a “sorridere anche nelle difficoltà”, per ricordare e pregare per tutte le vittime innocenti, per non permettere che sterminii di qualsiasi entità avvengano mai più nel corso della storia. Questa data non può, non deve passare inosservata. Per questo noi, Clan Nautilus, nell’anni-versario della Giornata della Memoria, riproponiamo (come lo scorso anno)

un percorso attraverso testimonianze, opere letterarie, artistiche, fotografi-che e cinematografiche fortemente suggestive, che possano aiutare a capi-re fino a che punto la brutalità umana riesce ad arrivare e che riescano a far sentire, anche solo per un attimo, sulla propria pelle, il terrore che provoca un fucile puntato verso un innocente. Se altrove ormai si evita di parlare del-la Shoah, noi sentiamo il bisogno di ri-cordare. Noi non vogliamo essere in-differenti, perché l’indifferenza porta alla morte dell’anima. “[...]il genere umano, noi insomma, eravamo potenzialmente capaci di co-struire una mole infinita di dolore; e il dolore è la sola forza che si crei dal nulla senza spesa e senza fatica. Basta non vedere, non ascoltare, non fare.”

Clan Nautilus

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settemiglia Cultura ed… 2

CONCLUSIONE DELLA VISITA PASTORALE “Ho visto una Chiesa viva e vivace”

Bagno di fedeli per mons. Depalma lo scorso 30 novembre in occasione della conclusione liturgica della visita pasto-rale iniziata quattro anni fa. Intere comunità erano presenti nella Basilica Cattedrale di Nola per ascolta-re la voce del proprio Pastore che dal 2006 ha compiuto chilometri e chilo-metri per incontrare volti, per mostra-re a questi volti il volto di Cristo, per comunicare - come ha ricordato il laico Angelo Del Vecchio, nella sua lettera rivolta al vescovo, quale portavoce di tutte le comunità parrocchiali - «un sogno di comunione e condivisione, di impegno mirato e sincero». A partire da questo sogno, il 30 no-vembre, la Chiesa di Nola ha iniziato un nuovo viaggio passando dalla tradi-tio alla redditio, dal momento della consegna a quello della restituzione. Un passaggio possibile perché «come Barnaba ad Antiochia - ha sottolineato il vescovo - ho visto nelle comunità vi-sitate, la grazia di Dio [...] ho visto una Chiesa viva e vivace». Ciotole di terra proveniente dai vari comuni della diocesi sono state river-

sate in un enorme vaso contenente un robusto ulivo; tanti giovani ulivi sono stati consegnati alle comunità parroc-chiali perché possano curarlo e render-lo forte: un germoglio da far maturare in quella che padre Beniamino ha defi-nito «Chiesa che vive la stagione della primavera». Una fioritura e un futuro rigoglioso attende la diocesi di Nola, che può contare sul buon lavoro fatto da quanti nel tempo l’hanno curata: vescovi, sacerdoti, laici. Bisogna però continuare a camminare, «Dobbiamo - ha ricordato il vescovo - insistere per una nuova evangelizza-zione, una evangelizzazione nuova nel fervore, nei linguaggi e nei metodi. Dobbiamo fare tutto sul serio, non è tempo di banalità né mediocrità per-ché le cose sante che abbiamo in ma-no sono serie: serio è Dio, serio è Gesù Cristo, realtà seria è il vangelo, realtà seria è la vita della gente, realtà seria la salvezza degli uomini». Continuare a camminare dunque, con in mano la bussola del Vaticano II così da essere «una Chiesa che si preoccu-pa non dell’estensione ma della pro-

fondità della vita, [...] una chiesa mis-sionaria, una chiesa che vive la voca-zione della santità, prova del nove per la nostra fede […] la santità ci rende credibili». Tre i modelli di santità consegnati da mons. Depalma alla sua Chiesa, tre fi-gure innamorate di Cristo per i quali è stato avviato il processo canonico: mons. Angelo Renzullo, padre Arturo D’Onofrio e Nina Lanza.

Dal Sito della Diocesi di Nola

LA MENTE VERSO DIO Nozioni di base

Quando si voglia intraprendere un’in-dagine su Dio, bisogna preliminarmen-te distinguere tra teologia razionale e teologia rivelata. Se la teologia, in ge-nerale, è la scienza che ha per oggetto Dio, diversi sono l’approccio e gli strumenti dell’una e dell’altra: la teo-logia razionale è fondata sulla pura ra-gione e tenta di ottenere conoscenze servendosi esclusivamente di essa; l’altra, invece, si fonda su una rivela-zione da cui le dovrebbe derivare una conoscenza certa e indubitabile. Per ora, è importante notare due cose: non è detto che teologia razionale e teologia rivelata siano in contrasto e, soprattutto, non bisogna qualificare, come conseguenza diretta di questa distinzione, la seconda come irraziona-le. In effetti, sembra difficile stabilire nettamente ciò che debba ritenersi ovviamente irrazionale.

L’uomo, d’altra parte, possiede facoltà che non possono limitarsi a quelle pu-ramente intellettuali, per cui potrebbe essere ragionevole ammettere un “sentire” diverso da quello della ragio-ne, qualora questa si riveli impotente oltre certi confini, così come, per lo stesso motivo, potrebbe essere altret-

tanto ragionevole una forma di fede, intesa nel suo originario significato di “fiducia” (dal latino “fides”). Nel corso della storia del pensiero, varie sono state le definizioni del rapporto tra te-ologia razionale e teologia rivelata, ra-gione e fede, filosofia e religione. Tra-lasciando, per ora, tali differenti impo-stazioni, è importante delineare le po-sizioni che il singolo individuo può as-sumere di fronte a Dio, al suo concetto e alla questione della sua esistenza re-ale. Tra coloro che suppongono tale e-sistenza rimanendo nell’ambito della teologia razionale, bisogna evidenziare in particolare due profili: quello del “deista” e quello del “teista”. Per il deismo la ragione è in grado di dimo-strare l’esistenza di un ente sommo e originario, causa del tutto, senza poter tuttavia determinare con maggior pre-cisione il concetto di tale ente. Il tei-

smo va oltre, tentando di dimostrare l’esistenza non semplicemente di una causa prima o di un ente sommo, ma di un Dio vivente, somma intelligenza ordinatrice dell’universo. L’“ateo”, dal lato opposto, è colui che nega l’esistenza di un tale essere supremo. Quando non si fonda su prove o moti-vazioni valide, ma si configura come semplice presa di posizione contro una presunta fede insostenibile, è proprio l’ateismo ad essere del tutto irraziona-le: si scaglia contro la fede dichiaran-dola priva di fondamento e contro ra-gione, senza considerare che è neces-sario uno sforzo della ragione di ugua-le intensità tanto per ammettere quanto per negare l’esistenza di Dio (in realtà, la fede almeno si fonda su una

rivelazione, dove l’ateo si poggia sul puro nulla). Tuttavia, l’ateismo può al-tresì prendere le mosse da problemi forti, capaci di mettere realmente in discussione le certezze del credente e che, pertanto, non possono essere i-gnorati ma esigono risposte e soluzioni pertinenti: esempio clamoroso è rap-presentato dal problema della presen-za del male nel mondo. Ultimo impor-tante profilo da analizzare è quello dell’“agnostico”. L’agnosticismo si configura come una sospensione del giudizio, ossia del-l’affermazione o della negazione del-l’esistenza di Dio, dovuta alla convin-zione secondo cui la ragione umana non è in grado di provare nessuna del-le due contrapposte asserzioni: si trat-

ta di una posizione equilibrata, che ri-conosce ben determinati limiti oltre i quali l’intelletto risulta del tutto impo-tente. Si è detto che deisti e teisti so-stengono la possibilità di dimostrare, servendosi della sola ragione, l’esisten-za di un essere supremo. Ma da cosa è rappresentata tale possibilità? Esisto-no davvero prove razionali valide ca-paci di dimostrare con assoluta certez-za tale esistenza? In realtà, nel corso della storia del pensiero sono state proposte diverse dimostrazioni dell’e-sistenza di Dio e, tradizionalmente, tre tipologie di esse spiccano per impor-tanza tra tutte: l’argomento ontologi-co, l’argomento cosmologico, l’argo-mento fisico-teologico.

Alfonso Quartucci

settemiglia …Eventi 3

IL RICORDO È UN MODO DI INCONTRARSI Ogni cosa è illuminata

Guardare il mondo attraverso il vetro offuscato dei ricordi, velo sbiadito che intesse immagini ormai lontane ma ancora vive, palpita e respira, la terra freme di nuova linfa. Dalla memoria rinascere a nuova vita. Ciò che non vuoi ricordare ritorna a svegliare la tua cecità forzata. Come raccontare l’indicibile? Basta un nulla, una frase, una foto, un ciondolo e un fiume di memorie t’investe ed allora bisogna partire, ri-tornare alla scoperta del passato, un passato ancora presente che ti porterà ad intrecciare realtà diversissime da quelle da cui sei partito, crescere ri-cordando? “Ho riflettuto molto spesso sulla nostra rigida ricerca, mi ha dimostrato che ogni cosa è illuminata dalla luce del passato, è sempre lungo il nostro fianco, dall’interno guarda l’esterno, come dici tu…al rovescio. In questo modo io sarò sempre lungo il fianco della tua vita e tu sarai sempre lungo il fianco della mia vita [...] Ti mando questo perchè abbiamo diviso qualcosa per cui vale la pena esistere, e ovviamente casomai qualcuno venisse a fare una ricerca.” “Ogni cosa è illuminata” è il titolo di un film (tratto dall’omonimo romanzo dello statunitense Jonathan Safran Foer, pubblicato nel 2002) che, con

ritmi balcanici, con fiati ed archi incalzanti, ti trasporta in un mondo dove le vite si sfiorano, si conoscono e lasciano tracce, che non sono semplici oggetti ma momenti, istanti puri di memoria. Il protagonista è Johnatan, un ragazzo americano, ebreo, un collezionista, un fotografo di ricordi che immortala nel cellofan di una bustina. La sua sfida più grande è trovare la donna che, durante la seconda guerra mondiale, ha salvato la vita di suo nonno. È proprio per questo che intraprende un viaggio nei ricordi, non suoi e, armato soltanto di un ciondolo e di una foto, arriva ad Odessa, in Ucraina. Ad attenderlo ci sono Alex, un ragazzo allampanato e dall’aria stramba, suo nonno che, dopo la morte della moglie si crede cieco, e la sua cagnetta guida Sammy Davis junior junior. I tre protagonisti cammineranno insieme crescendo e modificandosi a vicenda. Alex scoprirà la storia del suo paese, il nonno ritroverà la sua storia e con essa anche la vista mentre Johnatan troverà una scatola piena di cose vecchie, ricordi d’altri, spiegazioni forse già sapute in partenza; ma quello di Johnfen (così viene chiamato da Alex) non è solo un viaggio fisico,strampalato e a tratti misterioso, ma è una perdita dentro se stessi, bisogna scendere in profondità,

scavare tra i resti dolorosi del passato per poi risorgere, ritornare a vedere e sentirsi finalmente completi. «I ricordi servono per non dimentica-re, ciò che viene seppellito non è per-ché noi lo troviamo ma perché lui venga trovato.»

Elena Fiorenza

Ogni cosa è illuminataTitolo originale:

Everything Is Illuminated Paese: USA Anno: 2005

Durata : 106 min Genere: drammatico Regia: Liev Schreiber

Soggetto: Jonathan Safran Foer Sceneggiatura: Liev Schreiber

Fotografia: Matthew Libatique Musiche: Paul Cantelon

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settemiglia Cultura ed… 2

CONCLUSIONE DELLA VISITA PASTORALE “Ho visto una Chiesa viva e vivace”

Bagno di fedeli per mons. Depalma lo scorso 30 novembre in occasione della conclusione liturgica della visita pasto-rale iniziata quattro anni fa. Intere comunità erano presenti nella Basilica Cattedrale di Nola per ascolta-re la voce del proprio Pastore che dal 2006 ha compiuto chilometri e chilo-metri per incontrare volti, per mostra-re a questi volti il volto di Cristo, per comunicare - come ha ricordato il laico Angelo Del Vecchio, nella sua lettera rivolta al vescovo, quale portavoce di tutte le comunità parrocchiali - «un sogno di comunione e condivisione, di impegno mirato e sincero». A partire da questo sogno, il 30 no-vembre, la Chiesa di Nola ha iniziato un nuovo viaggio passando dalla tradi-tio alla redditio, dal momento della consegna a quello della restituzione. Un passaggio possibile perché «come Barnaba ad Antiochia - ha sottolineato il vescovo - ho visto nelle comunità vi-sitate, la grazia di Dio [...] ho visto una Chiesa viva e vivace». Ciotole di terra proveniente dai vari comuni della diocesi sono state river-

sate in un enorme vaso contenente un robusto ulivo; tanti giovani ulivi sono stati consegnati alle comunità parroc-chiali perché possano curarlo e render-lo forte: un germoglio da far maturare in quella che padre Beniamino ha defi-nito «Chiesa che vive la stagione della primavera». Una fioritura e un futuro rigoglioso attende la diocesi di Nola, che può contare sul buon lavoro fatto da quanti nel tempo l’hanno curata: vescovi, sacerdoti, laici. Bisogna però continuare a camminare, «Dobbiamo - ha ricordato il vescovo - insistere per una nuova evangelizza-zione, una evangelizzazione nuova nel fervore, nei linguaggi e nei metodi. Dobbiamo fare tutto sul serio, non è tempo di banalità né mediocrità per-ché le cose sante che abbiamo in ma-no sono serie: serio è Dio, serio è Gesù Cristo, realtà seria è il vangelo, realtà seria è la vita della gente, realtà seria la salvezza degli uomini». Continuare a camminare dunque, con in mano la bussola del Vaticano II così da essere «una Chiesa che si preoccu-pa non dell’estensione ma della pro-

fondità della vita, [...] una chiesa mis-sionaria, una chiesa che vive la voca-zione della santità, prova del nove per la nostra fede […] la santità ci rende credibili». Tre i modelli di santità consegnati da mons. Depalma alla sua Chiesa, tre fi-gure innamorate di Cristo per i quali è stato avviato il processo canonico: mons. Angelo Renzullo, padre Arturo D’Onofrio e Nina Lanza.

Dal Sito della Diocesi di Nola

LA MENTE VERSO DIO Nozioni di base

Quando si voglia intraprendere un’in-dagine su Dio, bisogna preliminarmen-te distinguere tra teologia razionale e teologia rivelata. Se la teologia, in ge-nerale, è la scienza che ha per oggetto Dio, diversi sono l’approccio e gli strumenti dell’una e dell’altra: la teo-logia razionale è fondata sulla pura ra-gione e tenta di ottenere conoscenze servendosi esclusivamente di essa; l’altra, invece, si fonda su una rivela-zione da cui le dovrebbe derivare una conoscenza certa e indubitabile. Per ora, è importante notare due cose: non è detto che teologia razionale e teologia rivelata siano in contrasto e, soprattutto, non bisogna qualificare, come conseguenza diretta di questa distinzione, la seconda come irraziona-le. In effetti, sembra difficile stabilire nettamente ciò che debba ritenersi ovviamente irrazionale.

L’uomo, d’altra parte, possiede facoltà che non possono limitarsi a quelle pu-ramente intellettuali, per cui potrebbe essere ragionevole ammettere un “sentire” diverso da quello della ragio-ne, qualora questa si riveli impotente oltre certi confini, così come, per lo stesso motivo, potrebbe essere altret-

tanto ragionevole una forma di fede, intesa nel suo originario significato di “fiducia” (dal latino “fides”). Nel corso della storia del pensiero, varie sono state le definizioni del rapporto tra te-ologia razionale e teologia rivelata, ra-gione e fede, filosofia e religione. Tra-lasciando, per ora, tali differenti impo-stazioni, è importante delineare le po-sizioni che il singolo individuo può as-sumere di fronte a Dio, al suo concetto e alla questione della sua esistenza re-ale. Tra coloro che suppongono tale e-sistenza rimanendo nell’ambito della teologia razionale, bisogna evidenziare in particolare due profili: quello del “deista” e quello del “teista”. Per il deismo la ragione è in grado di dimo-strare l’esistenza di un ente sommo e originario, causa del tutto, senza poter tuttavia determinare con maggior pre-cisione il concetto di tale ente. Il tei-

smo va oltre, tentando di dimostrare l’esistenza non semplicemente di una causa prima o di un ente sommo, ma di un Dio vivente, somma intelligenza ordinatrice dell’universo. L’“ateo”, dal lato opposto, è colui che nega l’esistenza di un tale essere supremo. Quando non si fonda su prove o moti-vazioni valide, ma si configura come semplice presa di posizione contro una presunta fede insostenibile, è proprio l’ateismo ad essere del tutto irraziona-le: si scaglia contro la fede dichiaran-dola priva di fondamento e contro ra-gione, senza considerare che è neces-sario uno sforzo della ragione di ugua-le intensità tanto per ammettere quanto per negare l’esistenza di Dio (in realtà, la fede almeno si fonda su una

rivelazione, dove l’ateo si poggia sul puro nulla). Tuttavia, l’ateismo può al-tresì prendere le mosse da problemi forti, capaci di mettere realmente in discussione le certezze del credente e che, pertanto, non possono essere i-gnorati ma esigono risposte e soluzioni pertinenti: esempio clamoroso è rap-presentato dal problema della presen-za del male nel mondo. Ultimo impor-tante profilo da analizzare è quello dell’“agnostico”. L’agnosticismo si configura come una sospensione del giudizio, ossia del-l’affermazione o della negazione del-l’esistenza di Dio, dovuta alla convin-zione secondo cui la ragione umana non è in grado di provare nessuna del-le due contrapposte asserzioni: si trat-

ta di una posizione equilibrata, che ri-conosce ben determinati limiti oltre i quali l’intelletto risulta del tutto impo-tente. Si è detto che deisti e teisti so-stengono la possibilità di dimostrare, servendosi della sola ragione, l’esisten-za di un essere supremo. Ma da cosa è rappresentata tale possibilità? Esisto-no davvero prove razionali valide ca-paci di dimostrare con assoluta certez-za tale esistenza? In realtà, nel corso della storia del pensiero sono state proposte diverse dimostrazioni dell’e-sistenza di Dio e, tradizionalmente, tre tipologie di esse spiccano per impor-tanza tra tutte: l’argomento ontologi-co, l’argomento cosmologico, l’argo-mento fisico-teologico.

Alfonso Quartucci

settemiglia …Eventi 3

IL RICORDO È UN MODO DI INCONTRARSI Ogni cosa è illuminata

Guardare il mondo attraverso il vetro offuscato dei ricordi, velo sbiadito che intesse immagini ormai lontane ma ancora vive, palpita e respira, la terra freme di nuova linfa. Dalla memoria rinascere a nuova vita. Ciò che non vuoi ricordare ritorna a svegliare la tua cecità forzata. Come raccontare l’indicibile? Basta un nulla, una frase, una foto, un ciondolo e un fiume di memorie t’investe ed allora bisogna partire, ri-tornare alla scoperta del passato, un passato ancora presente che ti porterà ad intrecciare realtà diversissime da quelle da cui sei partito, crescere ri-cordando? “Ho riflettuto molto spesso sulla nostra rigida ricerca, mi ha dimostrato che ogni cosa è illuminata dalla luce del passato, è sempre lungo il nostro fianco, dall’interno guarda l’esterno, come dici tu…al rovescio. In questo modo io sarò sempre lungo il fianco della tua vita e tu sarai sempre lungo il fianco della mia vita [...] Ti mando questo perchè abbiamo diviso qualcosa per cui vale la pena esistere, e ovviamente casomai qualcuno venisse a fare una ricerca.” “Ogni cosa è illuminata” è il titolo di un film (tratto dall’omonimo romanzo dello statunitense Jonathan Safran Foer, pubblicato nel 2002) che, con

ritmi balcanici, con fiati ed archi incalzanti, ti trasporta in un mondo dove le vite si sfiorano, si conoscono e lasciano tracce, che non sono semplici oggetti ma momenti, istanti puri di memoria. Il protagonista è Johnatan, un ragazzo americano, ebreo, un collezionista, un fotografo di ricordi che immortala nel cellofan di una bustina. La sua sfida più grande è trovare la donna che, durante la seconda guerra mondiale, ha salvato la vita di suo nonno. È proprio per questo che intraprende un viaggio nei ricordi, non suoi e, armato soltanto di un ciondolo e di una foto, arriva ad Odessa, in Ucraina. Ad attenderlo ci sono Alex, un ragazzo allampanato e dall’aria stramba, suo nonno che, dopo la morte della moglie si crede cieco, e la sua cagnetta guida Sammy Davis junior junior. I tre protagonisti cammineranno insieme crescendo e modificandosi a vicenda. Alex scoprirà la storia del suo paese, il nonno ritroverà la sua storia e con essa anche la vista mentre Johnatan troverà una scatola piena di cose vecchie, ricordi d’altri, spiegazioni forse già sapute in partenza; ma quello di Johnfen (così viene chiamato da Alex) non è solo un viaggio fisico,strampalato e a tratti misterioso, ma è una perdita dentro se stessi, bisogna scendere in profondità,

scavare tra i resti dolorosi del passato per poi risorgere, ritornare a vedere e sentirsi finalmente completi. «I ricordi servono per non dimentica-re, ciò che viene seppellito non è per-ché noi lo troviamo ma perché lui venga trovato.»

Elena Fiorenza

Ogni cosa è illuminataTitolo originale:

Everything Is Illuminated Paese: USA Anno: 2005

Durata : 106 min Genere: drammatico Regia: Liev Schreiber

Soggetto: Jonathan Safran Foer Sceneggiatura: Liev Schreiber

Fotografia: Matthew Libatique Musiche: Paul Cantelon

Page 4: Settemiglia - anno I, n°3

Gesù Cristo e il buon ladrone (particolare) TIZIANO VECELLIO 1477 - 1576

Quale sarà, dunque, la memoria educa-tiva di questa generazione di scolari? Come potranno costruire a loro volta una società equa e solidale? Con quali valori e sentimenti si preparano a di-ventare le nuove generazioni? Dove at-tingeranno il “saper essere”, la cultura, cioè, dell’ “essere Uomini e Donne del-la Speranza e della Pace”? Non è com-pito mio dare delle risposte, non ho le necessarie competenze psicologiche, sociologiche e politiche per farlo, io so-no un semplice insegnante. Il mio ruolo (controcorrente, a questo punto!) è quello di cercare intorno a me, nel mondo in cui vivo e dove vivo-no i miei alunni, delle opportunità, del-le indicazioni, delle strade percorribili concretamente per raggiungere, o al-meno provarci, l’obiettivo educativo che proponeva Tolstoj: fare in modo che nei giovani si depositi il ricordo dell’amore. Il mese di gennaio è, in tal senso, un mese ricco di opportunità: il 1° è la giornata della Pace, il 6 è l’Epifania, il 27 è la memoria della Shoah. Ciascun evento è carico di una forza intrinseca che non si esaurisce in ciò che è stato, che travalica i confini della cronaca, che scuote le nostre coscienze, che ci interroga sui valori che fondano la no-stra stessa esistenza e ci costringono a scegliere il nostro stile di vita. Fare memoria, così, diventa l’unica strada percorribile per consegnare alle gene-razioni future un’eredità fatta di soffe-renza ma anche di fiducia. Una fiducia che fonda le sue ragioni non su teorie e astratte argomentazio-ni, ma su milioni di persone disposte a compiere qualsiasi sacrificio, anche quello più alto, quello della loro vita, pur di testimoniare le scelte fatte. Il pensiero in questo momento va ai monaci tibetani e a tutti i martiri della pace; a coloro che, con il loro impegno quotidiano, in silenzio, senza alcuna

velleità se non il desiderio di compiere il proprio dovere, manifestano l’Amore per il prossimo; alle vittime della su-perbia umana, prime fra tutte gli ebrei dei campi di sterminio di Hitler. Noi siamo la nostra memoria! E, se ciò è vero, possiamo comprendere la di-rompente verità delle parole di Primo Levi quando diceva: “Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono con-dannati a riviverlo”. Per noi credenti in Cristo non è difficile questo compito, noi siamo educati alla memoria, quella della “domenica” quando sull’altare si rinnova il “Memo-riale” della morte e resurrezione di Cri-sto, il mistero dell’Amore senza limiti, senza condizioni, un Amore così grande che addirittura può fare a meno di ri-cordare… Il Creatore, infatti, a differenza della sua Creatura, dimentica e perdona il male fatto, cancella il peccato e porta il buon ladrone in Paradiso.

Vincenzo Fiorenza

DALLA MEMORIA AL MEMORIALE La via del Paradiso

Diocesi d i Nola – Parrocchia San Francesco di Paola – Scafati – Sa

settemigliada Gerusalemme ad Emmaus …e ritorno

Noi siamo la nostra memoria!Per Leone Tolstoj l’educazione è il ri-cordo dell’amore ricevuto da bambini. Un’affermazione, questa, sorprenden-temente semplice e, proprio per que-sto, vera e, per certi versi, anche rivo-luzionaria. È innanzitutto un’afferma-zione semplice perché non rivela nulla di nuovo, perché è stato sempre così, fin dall’alba dell’umana civiltà: l’adulto non si forma senza il suo bambino e nel bambino si imprimono per sempre le premure, le cure, le carezze, il bene ricevuto, fin dai primi giorni di vita, dal-la figura materna. Che ciò sia vero lo dimostra una ricerca condotta negli anni tra il 1960 e il 1970 negli Stati Uni-ti su dei bambini orfani o abbandonati ed ospitati in istituti che in vario modo si occupavano di loro. Laddove le cure materne erano prolungate e amorevoli la crescita degli orfanelli era del tutto simile a quella dei loro coetanei accolti in famiglie normali. Quando, invece, tali cure erano essen-ziali e, in alcuni casi scarse, il quoziente intellettivo dei neonati si riduceva pro-porzionalmente, fino a raggiungere l’idiozia. Nei casi estremi, quando le assistenti, per varie ragioni, erano preposte solo alla nutrizione e all’igiene dei neonati, questi pian piano arrivavano al rifiuto del cibo e si lasciavano addirittura mo-rire. In loro era mancata anche la più piccola memoria di un’amorevole figu-ra materna. È anche un’affermazione rivoluzionaria perché, da alcuni anni, i sistemi formativi scolastici si stanno concentrando più sulla formazione che sull’educazione, convinti che il compito della scuola sia principalmente quello di far conseguire agli allievi una serie di competenze utili, cioè effettivamente “spendibili” nel mondo del lavoro. Si ri-tiene, infatti, che i tempi troppo lunghi richiesti da un rapporto educativo sia-no prerogativa della famiglia.

settemiglia Gruppi Parrocchiali 4

SCUOLA GRATUITA DI ITALIANO Inizio nuove attività…

“Chi è l'ospite? La persona che ci viene incontro, prima ancora che ne cono-sciamo il nome; chi accoglie nella sua casa, nel suo paese, chi ci fa spazio nel-la parola e nel messaggio che ci viene rivolto.” (H.D.BAHAR).

L’incipit dell’ articolo di Bahar rende bene il senso e lo scopo della Scuola gratuita di Italiano per stranieri, sia per il contenuto dell’affermazione, sia per la scelta del vocabolo “ospite” che con la sua duplicità semantica, di dare e ri-cevere ospitalità, sottolinea il nostro concetto di accoglienza. Non è possibi-le accogliere bene se al nostro ospite non viene “chiarita” la parola e decodi-ficato il messaggio. L’impossibilità di comunicare rende ostile anche l’ambiente più favorevole, acuisce il disagio di chi è già in balìa di mille dif-ficoltà, quando decide di lasciare il pa-ese d’origine. La docenza ad allievi stranieri è un’esperienza arricchente, perché, per dirla con Seneca, “mentre s’insegna si impara” ad ospitare ed a conoscere l’altro, a confrontare e raf-forzare i punti in comune tra le cultu-re, a stupirsi di come gli uni non a-vrebbero senso senza gli altri, a diven-tare consapevoli che le millantate dif-

ferenze sono inezie in confronto alla “fratellanza” che ci unisce. La scuola di Italiano della Parrocchia di San Francesco di Paola è solo una delle sedi in cui si svolgono corsi di lingua per stranieri. Il progetto, che è al terzo anno di attuazione, è frutto di una rete solidale fra le parrocchie coordinate dalla Caritas Diocesana di Nola. Da quest’anno per gli allievi (generalmen-te adulti tra i 20 ed i 45 anni) che svol-geranno 50 ore di lezione è previsto un attestato rilasciato dal Centro per la Valutazione e la Certificazione lingui-stica dell’Università per Stranieri di Pe-rugia. Tale certificazione è riconosciuta dal Ministero del Lavoro e delle Politi-che Sociali in materia di immigrazione, pertanto è anche elemento indispen-sabile per il conseguimento della citta-dinanza italiana, da quanto recita il Decreto del Ministero dell’Interno del 23/04/07. Già dallo scorso anno, nella scuola di Italiano della parrocchia di San Francesco gli allievi, vengono sud-divisi in tre livelli: Elementare, Inter-medio ed Avanzato, ogni gruppo è se-guito, con lezioni quasi individualizza-te, da volontari provenienti, perlopiù, dal mondo della scuola. Gli incontri si

svolgono il lunedì, il mercoledì ed il giovedì alle ore 19.00 alle 20.30 nelle sale della chiesa piccola. Nonostante la buona volontà di quanti lavorano a questo progetto, i miglio-ramenti accorsi di anno in anno, e la disponibilità del Parroco all’acquisto di materiale didattico, le risorse umane ed economiche restano esigue, chiun-que volesse dare un contributo in ter-mini di docenza, o per l’acquisto di li-bri, eserciziari e materiali audio-visivi può rivolgersi in parrocchia.

Maria Ferrara

settemiglia Supplemento a IN DIALOGO Mensile della Chiesa di Nola Aut.ne Trib. di Napoli n. 3393 del 7/03/1985 Direttore Responsabile: MARCO IASEVOLI

Coordinatore Redazione: DON GIUSEPPE DE LUCA Redazione: VINCENZO FIORENZA ENZO VITIELLO ALFONSO QUARTUCCI ELENA FIORENZA VINCENZO DONNARUMMA

E-Mail ed Info: [email protected]

Per leggere e scaricare le pubblicazioni precedenti: www.settemiglia.it

Periodico Mensile Anno I - N°3 Gennaio 2011 Mail ed Info: [email protected] www.settemiglia.it

da Gerusalemme ad Emmaus …e ritorno

GIORNATA DELLA MEMORIA “Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell’aria.”

Non sarebbe possibile dimenticare un orrore tanto grande. E in effetti è giu-sto che sia così. La Giornata della Me-moria è nata per ricordare la Shoah (lo sterminio degli ebrei), la persecuzione, la deportazione, la morte, nonché co-loro che si sono opposti a questo ge-nocidio mettendo anche in gioco la propria vita per proteggere i persegui-tati. È importante conoscere tutto ciò per comprendere l’importanza della vi-ta umana, per imparare a “sorridere anche nelle difficoltà”, per ricordare e pregare per tutte le vittime innocenti, per non permettere che sterminii di qualsiasi entità avvengano mai più nel corso della storia. Questa data non può, non deve passare inosservata. Per questo noi, Clan Nautilus, nell’anni-versario della Giornata della Memoria, riproponiamo (come lo scorso anno)

un percorso attraverso testimonianze, opere letterarie, artistiche, fotografi-che e cinematografiche fortemente suggestive, che possano aiutare a capi-re fino a che punto la brutalità umana riesce ad arrivare e che riescano a far sentire, anche solo per un attimo, sulla propria pelle, il terrore che provoca un fucile puntato verso un innocente. Se altrove ormai si evita di parlare del-la Shoah, noi sentiamo il bisogno di ri-cordare. Noi non vogliamo essere in-differenti, perché l’indifferenza porta alla morte dell’anima. “[...]il genere umano, noi insomma, eravamo potenzialmente capaci di co-struire una mole infinita di dolore; e il dolore è la sola forza che si crei dal nulla senza spesa e senza fatica. Basta non vedere, non ascoltare, non fare.”

Clan Nautilus

Page 5: Settemiglia - anno I, n°3

CALENDARIO PARROCCHIALE GENNAIO 2011

01 S

SANTA MARIA MADRE DELLA CHIESA Nm 6,22-27; Sal 27; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21 S.Messe: Ore 8.30 / 10.15 / 11.30 / 18.00

02 D

II DOMENICA DOPO NATALE Sir 24, 1-4; Sal 147; Ef 1, 3-6; Gv 1, 1-18 S.Messe: Ore 8.30 / 10.15 / 11.30 / 18.00

03 L

04 M

05 M

Rassegna Teatrale per Ragazzi ore 19.30 Ingresso libero

06 G

EPIFANIA DEL SIGNORES.Messe: Ore 8.30 / 11.00 / 18.00 Cavalcata dei Magi Festa con i bambini della parrocchia

07 V

08 S

09 D

BATTESIMO DEL SIGNORE Is 42,1-4; Sal 28; At 10,34-38; Mt 3,13-17 S.Messe: Ore 8.30 / 10.15 / 11.30 / 18.00

10 L

11 M

12 M

13 G

S. Messa ore 9,00 Adorazione Eucaristica ore 9.30-18.00 Vespri ore 19.00 Rassegna Teatrale

14 V

15 S

16 D

II DEL TEMPO ORDINARIO Is 49, 3.5-6; Sal 39; 1Cor 1,1-3; Gv 1,29-34

17 L

S. Antonio Abate

18 M

19 M

20 G

S. Agnese S. Messa ore 9,00 Adorazione Eucaristica ore 9.30-18.00 Vespri ore 19.00 Rassegna Teatrale

21 V

22 S

23 D

III DEL TEMPO ORDINARIO Is 8,23-9,3; Sal 26; 4 Cor 1,10-13; Mat 4,12-23 Arrivo delle Reliquie di San Giuseppe Moscati

24 L

San Francesco di Sales

25 M

Conversione di San Paolo

26 M

SS Timoteo e Tito Vescovi

27 G

S. Messa ore 9,00 Adorazione Eucaristica ore 9.30-18.00 Vespri ore 19.00

28 V

San Tommaso D’Aquino

29 S

30 D

IV DEL TEMPO ORDINARIO Sof 2, Sal 145; 1 Cor 1,26-31; Mt 5,1-12

31 L

San Giovanni Bosco

Page 6: Settemiglia - anno I, n°3

VANGELO

02 GEN - II DOMENICA DOPO NATALE Vangelo Gv 1,1-18 Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi

Dal Vangelo secondo Giovanni

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di ui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti cre-dessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e pro-clama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai vi-sto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. 06 GEN - EPIFANIA DEL SIGNORE Vangelo Mt 2,1-12 Siamo venuti dall’oriente per adorare il re

Dal Vangelo secondo Matteo

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli rispose-ro: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. 09 GEN - BATTESIMO DEL SIGNORE (ANNO A) Vangelo Mt 3,13-17 Appena battezzato, Gesù vide lo Spirito di Dio venire su di lui

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «So-no io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento». 16 GEN - II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) Vangelo Gv 1,29-34 Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai di-scendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio». 23 GEN - III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) Vangelo Mt 4,12-23 Venne a Cafàrnao perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa

Dal Vangelo secondo Matteo

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sul-la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regio-ne e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; era-no infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. 30 GEN - IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) Vangelo Mt 5,1-12a Beati i poveri in spirito

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male con-tro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

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CALENDARIO PARROCCHIALE GENNAIO 2011

01 S

SANTA MARIA MADRE DELLA CHIESA Nm 6,22-27; Sal 27; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21 S.Messe: Ore 8.30 / 10.15 / 11.30 / 18.00

02 D

II DOMENICA DOPO NATALE Sir 24, 1-4; Sal 147; Ef 1, 3-6; Gv 1, 1-18 S.Messe: Ore 8.30 / 10.15 / 11.30 / 18.00

03 L

04 M

05 M

Rassegna Teatrale per Ragazzi ore 19.30 Ingresso libero

06 G

EPIFANIA DEL SIGNORES.Messe: Ore 8.30 / 11.00 / 18.00 Cavalcata dei Magi Festa con i bambini della parrocchia

07 V

08 S

09 D

BATTESIMO DEL SIGNORE Is 42,1-4; Sal 28; At 10,34-38; Mt 3,13-17 S.Messe: Ore 8.30 / 10.15 / 11.30 / 18.00

10 L

11 M

12 M

13 G

S. Messa ore 9,00 Adorazione Eucaristica ore 9.30-18.00 Vespri ore 19.00 Rassegna Teatrale

14 V

15 S

16 D

II DEL TEMPO ORDINARIO Is 49, 3.5-6; Sal 39; 1Cor 1,1-3; Gv 1,29-34

17 L

S. Antonio Abate

18 M

19 M

20 G

S. Agnese S. Messa ore 9,00 Adorazione Eucaristica ore 9.30-18.00 Vespri ore 19.00 Rassegna Teatrale

21 V

22 S

23 D

III DEL TEMPO ORDINARIO Is 8,23-9,3; Sal 26; 4 Cor 1,10-13; Mat 4,12-23 Arrivo delle Reliquie di San Giuseppe Moscati

24 L

San Francesco di Sales

25 M

Conversione di San Paolo

26 M

SS Timoteo e Tito Vescovi

27 G

S. Messa ore 9,00 Adorazione Eucaristica ore 9.30-18.00 Vespri ore 19.00

28 V

San Tommaso D’Aquino

29 S

30 D

IV DEL TEMPO ORDINARIO Sof 2, Sal 145; 1 Cor 1,26-31; Mt 5,1-12

31 L

San Giovanni Bosco

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VANGELO

02 GEN - II DOMENICA DOPO NATALE Vangelo Gv 1,1-18 Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi

Dal Vangelo secondo Giovanni

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di ui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti cre-dessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e pro-clama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai vi-sto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato. 06 GEN - EPIFANIA DEL SIGNORE Vangelo Mt 2,1-12 Siamo venuti dall’oriente per adorare il re

Dal Vangelo secondo Matteo

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli rispose-ro: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. 09 GEN - BATTESIMO DEL SIGNORE (ANNO A) Vangelo Mt 3,13-17 Appena battezzato, Gesù vide lo Spirito di Dio venire su di lui

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «So-no io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento». 16 GEN - II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) Vangelo Gv 1,29-34 Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai di-scendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio». 23 GEN - III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) Vangelo Mt 4,12-23 Venne a Cafàrnao perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa

Dal Vangelo secondo Matteo

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sul-la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regio-ne e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; era-no infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. 30 GEN - IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) Vangelo Mt 5,1-12a Beati i poveri in spirito

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male con-tro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».