Resistenza n. 3 - anno 2009

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Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno VI - Numero 3 - Giugno 2009 > segue a pag. 3 > segue a pag. 3 > segue a pag. 28 POSTE ITALIANE Spa - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) ART. 1 comma 2 aut. N. 080016 del 10/03/2008 - DCB - BO Comitato nazionale ANPI Voto antifascista No all’astensionismo I l Comitato nazionale dell’ANPI, riunito a Roma il 20 maggio scorso, come sintesi del dibattito ha emesso il seguente documento approvato all’unanimità. “Il prossimo appuntamento elettorale del 6-7 giugno per il rinnovo del parlamento europeo e il concomitante appuntamento per eleggere i componenti di buona parte degli enti locali italiani rappresentano un importante momento di scelta democratica che assume parti- colare valore nell’attuale momento di una crisi progressivamente grave che il nostro paese sta attraversando. L’ANPI deve essere in questa congiuntura coerente con l’impegno politico che le compete, impegno che appartiene alla sua tradizione storica, dalla fondazione ad oggi, e che è stato anche recentemente ribadito dai documenti ripetutamente approvati dal nostro Comitato Nazionale e da decine e decine di iniziative a livel- lo locale in tutto il Paese. Questa coerenza, che l’ANPI richiede a tutti gli italiani, esige un’assoluta fedel- tà nei confronti dei valori e delle prospettive affermate nel corso della lotta di Liberazione nazionale, in forza della quale l’Italia ha profondamente cambiato la propria identità, dal totalitarismo alla democrazia, con il mutamento della forma istituzionale dello Stato da monarchia a repubblica e con l’elaborazione eappro- vazione della nostra Costituzione, nella quale sono stati affermati i più avanzati L’indimenticabile 25 Aprile Bologna, piazza Nettuno, 25 Aprile 2009. (Foto Luciano Nadalini) > segue a pag. 2 Invito ANPI provinciale agli elettori Andare alle urne è un diritto-dovere Esplicito l’appoggio ai candidati della sinistra in quanto sostenitori degli ideali democratici della Resistenza I l voto degli iscritti all’ANPI “alle forze che si ispirano agli ideali democratici e antifascisti”, come dice il presi- dente Lino “William” Michelini. La esplicita indica- Sconfitto il tentativo di “onorare” i fascisti I l progetto di legge ideato dalla destra politica, mirante a istituire il cosid- detto Ordine del Tricolore, cioè a parificare partigiani e militari deportati nel lager delle Forze Armate della Liberazione con i repubblichini fascisti che si schiera- rono al fianco dell’occupante nazista, ha avuto la fine che si meritava. La forte opposizione dell’ANPI, suscitatrice di una corale ripulsa (personalità, assemblee elettive, organizzazioni democratiche, migliaia e migliaia di cittadini con la loro firma), ha dunque avuto successo. L’iter parlamentare è chiuso, ma l’attenzione non deve cessare. Per impedire colpi di mano o la ripartizione in diversa forma (come già si sente ventilare). Resistenza ha dato conto dei risultati

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Organo dell'ANPI Provinciale di Bologna - Anno VI - Numero 3 - Giugno 2009

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Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno VI - Numero 3 - Giugno 2009

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Comitato nazionale ANPI

Voto antifascistaNo all’astensionismo

Il Comitato nazionale dell’ANPI, riunito a Roma il 20 maggio scorso, come sintesidel dibattito ha emesso il seguente documento approvato all’unanimità. “Il prossimoappuntamento elettorale del 6-7 giugno per il rinnovo del parlamento europeo e il

concomitante appuntamento per eleggere i componenti di buona parte degli enti localiitaliani rappresentano un importante momento di scelta democratica che assume parti-colare valore nell’attuale momento di una crisi progressivamente grave che il nostro paesesta attraversando.L’ANPI deve essere in questa congiuntura coerente con l’impegno politico che lecompete, impegno che appartiene alla sua tradizione storica, dalla fondazione adoggi, e che è stato anche recentemente ribadito dai documenti ripetutamenteapprovati dal nostro Comitato Nazionale e da decine e decine di iniziative a livel-lo locale in tutto il Paese.Questa coerenza, che l’ANPI richiede a tutti gli italiani, esige un’assoluta fedel-tà nei confronti dei valori e delle prospettive affermate nel corso della lotta diLiberazione nazionale, in forza della quale l’Italia ha profondamente cambiato lapropria identità, dal totalitarismo alla democrazia, con il mutamento della formaistituzionale dello Stato da monarchia a repubblica e con l’elaborazione eappro-vazione della nostra Costituzione, nella quale sono stati affermati i più avanzati

L’indimenticabile 25 Aprile

Bologna, piazza Nettuno, 25 Aprile 2009. (Foto Luciano Nadalini)

> segue a pag. 2

Invito ANPI provinciale agli elettori

Andare alle urne è un diritto-dovereEsplicito l’appoggio ai candidati della sinistra in quanto sostenitori degli ideali democraticidella Resistenza

Il voto degli iscritti all’ANPI “alle forze che si ispiranoagli ideali democratici e antifascisti”, come dice il presi-dente Lino “William” Michelini. La esplicita indica-

Sconfitto il tentativo di “onorare”i fascisti

Il progetto di legge ideato dalla destrapolitica, mirante a istituire il cosid-detto Ordine del Tricolore, cioè a

parificare partigiani e militari deportati nellager delle Forze Armate della Liberazionecon i repubblichini fascisti che si schiera-rono al fianco dell’occupante nazista, haavuto la fine che si meritava. La forteopposizione dell’ANPI, suscitatrice diuna corale ripulsa (personalità, assembleeelettive, organizzazioni democratiche,migliaia e migliaia di cittadini con la lorofirma), ha dunque avuto successo. L’iterparlamentare è chiuso, ma l’attenzione nondeve cessare. Per impedire colpi di mano ola ripartizione in diversa forma (come già sisente ventilare).Resistenza ha dato conto dei risultati

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Imuri che cir-condano que-sta magnifica e,

nello stesso tempo,austera piazza reca-no le testimonianzedella volontà indo-mita dei bolognesidi preservare la libertà, dimostrata neltempo, e con la libertà la convivenza civilee la giustizia sociale.Ritrovandoci qui, oggi, riaffermiamoinsieme il valore di conquiste demo-cratiche che sono costate sacrifici,dolore, vite umane. È un impegno chetrasmettiamo alle giovani generazioniaffinché esse, a loro volta, lo portinoavanti, come tanti di noi lo facemmoquando si trattò di com-piere scelte decisive. Questi muri recano testi-monianza di eventi stori-ci incancellabili. Ciò varigorosamente ribadito,nel momento in cuiintollerabili pulsionirevisioniste mirano asnaturarli, col propositodi cancellarli. Lì accanto,dove i volti di migliaiadi Caduti della guerra diLiberazione sembra ciosservino, è il muro deifucilati, i primi dellanostra città in un perio-do barbarico segnato dalnazi-fascismo. Giovani edonne strappati alla vitaper amore della libertà.Nelle lapidi c’è il ricordodei militari italiani dellaDivisione Acqui che aCefalonia difesero la dignità nazionalee delle Forze Armate, il cui esempio fuseguito altrove sempre fuori dai confi-ni. E ancora, sono incisi i segni terribi-li della deportazione nei campi di ster-minio, della perversione razziale diuna dittatura ventennale.Insieme, nel solennizzare oggi il 64°anniversario di pagine della storia chehanno aperto al nostro paese una pro-spettiva nuova, vogliamo ricordare isoldati e gli ufficiali che, dopo l’infau-

sto 8 settembre 1943, si opposero conle armi all’occupante a Roma e inEmilia-Romagna che in seguito dette-ro vita al Corpo Italiano diLiberazione. Anche al prezzo del lorosangue, l’Italia conquistò il diritto dientrare a far parte degli eserciti alleatie di presentarsi a fine guerra al Tavolodella Pace.Il 21 aprile 1945, accogliendo in festa

i reparti dell’Ottava Armata britanni-ca, del Secondo corpo d’armata del-l’esercito polacco e della QuintaArmata degli Stati Uniti, i bolognesistrinsero in un unico corale abbraccio ipatrioti abruzzesi della Brigata“Maiella” (che poi inseguirono ilnemico fino ad Asiago), i fanti, i ber-saglieri, gli alpini, i granatieri, i para-cadutisti dei Gruppi diCombattimento “Legnano”, “Friuli”,“Folgore” che fino a poche ore prima

avevano affrontatoil nemico. Li acco-gliemmo nelle viedella città sotto ilcontrollo dei parti-giani della settimaGAP e delle briga-te organizzate

dalla Divisione Bologna. Intanto,numerosi altri nostri compagni, arruo-lati volontari nelle rinnovate ForzeArmate, nei ranghi del Gruppo diCombattimento “Cremona” in lineanella bassa ravennate, affrontavano ilnemico ricacciandolo sempre più anord, partecipando alla liberazione diVenezia.Termino questo doveroso omaggio con

il riconoscimentodella Patria riserbatoalla nostra città, con laMedaglia d’Oro alValor Militare che il24 novembre 1946l’allora Presidenteprovvisorio della Re-pubblica, onorevoleEnrico De Nicola,appuntò sul Gonfalo-ne del Comune.Piazza Maggiore eragremita di cittadiniche applaudirono ca-lorosamente la Re-sistenza e le ForzaArmate, fieri dellamotivazione che rico-nosceva Bologna co-me “città partigianafedele alle antiche tra-dizioni, che con learmi strappate al

nemico fu all’avanguardia nella imparilotta che nell’aprile 1945 portò laPatria alla conquista della libertà”.E aggiungo: della Repubblica e dellaCostituzione».

*Questo testo è stato letto dall’autore in apertura della manifestazione del 25 aprile in piazza Nettuno.

PARTIGIANI E FORZE ARMATE NELLA LIBERAZIONE DI BOLOGNA

Lino (“William”) Michelini*

«

Le molteplici iniziative del 64° anniversario del 25 aprile 1945 hannoregistrato in tutta la provincia una folta partecipazione di cittadini.In Piazza Nettuno a Bologna la manifestazione ha avuto due sugge-

stivi aspetti: l'alzabandiera davanti al Sacrario dei caduti partigiani con lapartecipazione di un reparto rappresentativo delle Forze Armate e degliufficiali di vari corpi. Particolari onori riservati ai gonfaloni -compreso quello del Comune di Bologna decorato di Medaglia d’Oro al

Valor Militare -ed ai labari delle associazioni d’Arma ed il medagliere dell’Anpi. Tra le

autorità il sindaco Cofferati e il prefetto Tranfaglia. Hanno fatto seguito gliinterventi di William Michelini per il Comitato della Resistenza e dellaGuerra di Liberazione; l'ex capitano del II corpo d'armata polacco HenrykStrzelcki che il 21 aprile 1945 entrò in città, Monica Donini presidentedell'Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna. Festosamenteaccolti dai bolognesi gli studenti della scuola polacca di Bologna presso ilCentro interculturale Zonarelli.Nella giornata un ottimo successo ha conseguito il tradizionale tavo-lo dell'ANPI, in termini di diffusione di libri e riviste, nonché dipreiscrizione (una trentina) all'associazione. Numerosissime inoltrele firme in calce all'appello contro il progetto di legge (poi ritirato)sulla equiparazione dei partigiani e dei repubblichini.

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e positivi principi di eguaglianza, solidarietà, giustizia, promozione sociale evisione dei rapporti fra le nazioni.La nostra associazione ormai da tempo ha denunciato i rischi ai quali è semprepiù esposto il nostro Paese a causa di una deriva populistica verso una concezio-ne personalistica del potere; pulsioni di carattere razzistico e tentativi di mani-polazione di principi fondamentali della Costituzione che caratterizzano unadestra nella quale sono sempre più presenti tendenze di natura autoritaria.L’ANPI non è un partito politico, ma intende svolgere, insieme alle altre asso-ciazioni che incarnano i valori a cui si è ispirata la lotta di Liberazione naziona-le, per profonde motivazioni ideali, etiche e politiche, una funzione di vigilesalvaguardia e l’affermazione dei principi che reggono il nostro sistema demo-cratico.Per questo il Comitato Nazionale dell’ANPI invita i propri associati e con essile donne, i giovani e tutti gli antifascisti:- a contrastare l’astensionismo, esercitando massivamente il diritto di voto,affinché esso si confermi come un’essenziale conquista democratica;- ad orientare il proprio voto, in modo efficace e costruttivo, a favore diquelle forze politiche e quei partiti, di quelle donne e di quegli uominiper i quali l’Antifascismo e la Resistenza costituiscono un patrimonioirrinunciabile per attuare i valori e i princìpi sanciti nella Costituzione,che svolgono la loro azione politica ed ispirano i loro programmi al rin-novamento politico e sociale del Paese, in vista di un futuro desiderabi-le per le nuove generazioni. Un’Europa democratica ed antifascista, deidiritti e del lavoro con la sua Costituzione, può rappresentare una spe-ranza per il Sud del mondo e garantire una politica di cooperazione eco-nomica, sociale e distensione pacifica.Per quanto concerne il voto relativo alla vigente legge elettorale, che ha sot-tratto agli elettori la possibilità di una piena partecipazione politica, negandoil diritto di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento, l’ANPI, pur riven-dicando la priorità di modifica della suddetta legge elettorale, non ritiene didover dare indicazioni di voto.”

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zione è stata espressa venerdì 22 mag-gio nell’incontro svoltosi in Comune,nella sede del gruppo del PartitoDemocratico in Consiglio comunaleda quest’ultimo richiesto all’associa-zione provinciale degli ex partigiani eantifascisti per far conoscere nellastruttura portante il programma elet-torale per il rinnovo del governo diBologna. Tale indicazione è stata autorevolmen-te ribadita il giorno successivo dallaconferenza annuale di organizzazionedell’ANPI provinciale, la quale hadedicato parte dei suoi lavori alla sca-denza elettorale del 6-7 giugno. Essa,rivolgendosi agli associati e ai cittadi-

ni, consiglia quanto segue: invito a contrastare l’astensioni-smo, facendo valere il diritto-dove-re al voto, così come è sancito dallaCostituzione repubblicana; invito a orientare il voto verso leliste che si basano sui valori del-l’antifascismo e della Resistenza,considerandoli un patrimonio irri-nunciabile per attuare i principidemocratici costituzionali. A tali decisioni l’ANPI provinciale,oltre alle considerazioni generali diordine politico contenute nel docu-mento nazionale (in apertura di questapagina), alla cui elaborazione ha parte-cipato in prima persona, è pervenuta

anche sulla base di incontri con diver-si candidati sindaco di Bologna, daquesti ultimi richiesti, che hanno con-sentito di maturare un giudizio suirispettivi programmi.

I rapporti tra l’ANPI e i settori demo-cratici sono assai stretti e si traduconoin iniziative che, da sempre, sostengo-no nella società civile, nella scuola, enei luoghi di lavoro il portato dallalotta di Liberazione e quindi del rin-novamento costante della vita nelPaese. In particolare Michelini ha sottolinea-to la soddisfazione per il fatto che ilcandidato sindaco Flavio Delbono, afavore della cui elezione si sono mani-festati il PD e altri settori politici dellasinistra, abbia inserito i valori dellaResistenza nel suo programma, da luiillustrato in uno degli incontri sopra-citati. Una notazione, infine, assai significa-tiva: 7 candidati del PD in Comune e18 in Provincia sono iscritti all’ANPI.Essi appartengono agli oltre 4080 ade-renti i quali, per ragioni anagrafiche,non hanno partecipato alla Lotta diLiberazione e che quindi sono elencaticon la qualificazione di “antifascisti”.

Voto antifascista. No all’astensionismo> segue da pag. 1

Andare alle urne è un diritto-dovere> segue da pag. 1

Bologna, 25 aprile 2009 piazza Nettuno.(foto Luciano Nadalini)

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UN COMPUTO terribile quellocontenuto nelle carte conservateal Comando Regione Carabinieri

dell’Emilia Romagna fino al 2004 e chedal 19 maggio scorso fanno partedell’Archivio storico dell’Istituto Parri diBologna. Vi si dice che dall’occupazionetedesca in Italia e alla Liberazione i nazifa-scisti assassinarono nella Provincia diBologna 422 persone, tra partigiani e civi-li, soprattutto nell’area montana a ridossodella Linea Gotica, ma non solo, distesa in29 comuni.I materiali di cui qui si parla perdecenni sono stati sostanzialmenteoccultati fino al momento de rinveni-mento ad opera della Commissione

contribuito in prima persona il senato-re del PD Walter Vitali, membro dellacitata Commissione.Ha lavorato nella ricerca il Pubblicoministero bolognese dott. LuigiPersico, che si è avvalso, coordinando-lo, di un gruppo di specialisti dellaSezione informazioni dei Carabinieri.Attività che ebbe fin dall’inizio l’inco-raggiamento dell’allora procuratorecapo della Repubblica dott. Enrico DeNicola. Lo stesso dott. Persico, presen-te all’incontro all’Istituto Parri non hamancato di far notare che all’oblio on èstata estranea la “mancata diligenza insede centrale”. A tal proposito il sena-tore Vitali ha posto l’accento sullacolpa della Procura Generale Militareper “omissione d’atti di ufficio”, cioèl’aver impedito che i fascicoli avesseropotuto essere messi a disposizionedegli organi giudiziari e inquirenti, alfine di perseguitare i responsabiliancora in vita dei delitti. Il parlamen-tare ha annunciato che denuncerà laProcura militare per tale reato.È concreto il sospetto che tale vero eproprio insabbiamento sia stato untassello della vicenda dell’”armadiodella vergogna”, come è noto celato aRoma con gli sportelli volti alla pare-te di un sotterraneo.I materiali depositati al Parri rappre-sentano dunque una ulteriore fonte diricerca a disposizione degli studiosi.Un incentivo anche per sollecitarePrefettura e Questura di Bologna aversare le rispettive documentazioni el’Archivio di Stato a consentire laaccessibilità completa agli studiosi.

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parlamentare d’inchiesta relativamen-te ai fascicoli delle stragi, redatti a suotempo dai Reali Carabinieri. Sonovenuti in tal modo alla luce nomi dipersone, di comuni, di singole località,nonché date e circostanze, frutto diindagini sui posti e di testimonianzedi fatto immediate. I casi elencati edescritti assommano a 163 ed escludo-no la strage di Monte Sole traMarzabotto-Grizzana-Monzuno e imassacri di Sabbiuno di Paderno edelle fosse di San Ruffillo, entrambi aBologna, poiché facendo una sommatotale il numero delle vittime salireb-be attorno a quota 1200.Alla individuazione dei documenti ha

Tratti dal colpevole oblio, sono riferiti al 1943-45

Venuti alla luce i documentiche inchiodano i nazifascisti

Erano occultati a Roma. Raccontano di 422 assassinii compiuti in 29 comuni della nostra provincia. Imateriali sono stati depositati dal senatore PD Walter Vitali all’Istituto Parri di Bologna.

IRISULTATI diun approfon-dito studio

nelle scuo le suitemi della vitasociale e della storiain un gruppo dicomuni dell’Alto Reno, oggetto di con-corso tra le classi sui temi della storiacontemporanea nel territorio, sono statipremiati nei giorni scorsi durante signi-ficative manifestazioni. A Ponte dellaVenturina i lavori esaminati da una com-missione giudicatrice sono stati premiaticome segue:- classi 1°, 2° e 3° della scuola secon-daria di Castel di Casio;- classe 5° della scuola primaria diPonte della Venturina;- classi 5° A e 5° B alla scuola prima-ria di Castel di Casio- Berzantina;- classe 5° della scuola primaria di

Castel di Casio.Alla composizio-ne dei premi hacontribuito ilComitato provin-ciale dellaResistenza e della

lotta di Libe ra zio ne, rappresentatoalla manifestazione scolastica daErmenegildo Bugni.Analogamente, il 30 maggio aGaggio Montano si è svolta la festa dipremiazione del concorso cui hannopartecipato le scuole dell’IstitutoComprensivo del quale fanno parteLizzano e Castel d’Aiano. A nome delComitato Provinciale della Re -sistenza e della Lotta di Liberazioneha partecipato William Michelinimembro commissione giudicatricedei lavori. Ne riparleremo nel prossi-mo numero di Resistenza.

Concorsi sui temi di storia

Premiate le classinell’Alto Reno

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il 64° anniversario della Liberazione iBologna, come ANPI provinciale neabbiamo voluto dedicare una specificaal tema della scuola. I motivi che cihanno portato alla scelta di questotema sono diversi.Abbiamo seguito con molto interesse edato il nostro sostegno convinto alletante manifestazioni che si sono svoltea favore della scuola pubblica, e chehanno visto una grande partecipazionedi famiglie, alunni, studenti e, natu-ralmente, di tanti insegnanti.Siamo convinti che la scuola è l’istitu-zione che ha il compito di offrire atutti le opportunità per diventare nelmodo migliore le cittadine e i cittadi-ni di domani; pensiamo che essa restiil luogo principale per rendere concre-to quello che si dice nell’art. 3 dellanostra Costituzione Repubblicana.Una buona scuola è infatti fondamen-tale per “rimuovere gli ostacoli diordine economico e sociale che impe-discono il pieno sviluppo della personaumana”.In questo momento di grave crisi eco-nomica e di turbamento sociale è undovere di tutti noi mantenere moltodesta l’attenzione su quello che succe-

de nella scuola: il rischio è che le fami-glie, impoverite dalla crisi o minaccia-te della perdita del posto di lavoro,debbano fare scelte dolorose sul ver-sante dell’istruzione e dell’educazionedei figli, con conseguenze molto tristiperi giovani e anche per il nostroPaese, che già ha dei livelli di scolaritàfra i più bassi d’Europa.Ripercorrendo idealmente le tappe piùsignificative della storia della scuola ericordando, in particolare, quanto diimportante la nostra città ha fatto,dopo la guerra, con l’apporto anche dipedagogisti di grande valore. Uno diquesti, Bruno Ciari, è stato anche par-tigiano in provincia di Firenze primadi essere chiamato dall’Am mini -strazione comunale di Bologna a diri-gere l’ufficio scolastico.Per dare contenuto alla iniziativa nel-l’importante campo dell’istruzione,questo, anche quest’anno abbiamochiamato Elisa Dorso, FrancescaCiampi e Ilaria Neppi che nella scuolahanno lavorato per molti anni eSpartito democratico, cioè CarloLoiodice, Anna Manservisi e GianPaolo Paio. Ringraziamo anchel’Ufficio Audiovisivi dell’Istituto Parrie Luisa Cigognetti per le riprese del-l’incontro.

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L'INSEGNAMENTO della Costi -tuzione nelle scuole italiane di ogniordine e grado diventi finalmente

realtà a partire dal prossimo anno scolasti-co. L’attuale ministro della PubblicaIstruzione, dell’Uni versità e della Ricerca,allo scopo ha voluto una legge peraltro nonnecessaria, dopo le decisioni assunte dalgoverno precedente. Assistiamo però arinvii preoccupanti e a tentativi, presentianche in una direttiva ministeriale, volti aridurre la portata e l’incisività di questasignificativa riforma. Ribadiamo che devetrattarsi invece di una materia autonoma,con voto proprio, non correlato a giudizi sualtri insegnamenti e praticato ad orariopieno”.Sono stati decisi i partigiani e le nuovegenerazioni di antifascisti nelle lororichieste e nell’intenzione di prosegui-re un cammino di affermazione dell’at-tualità dell’antifascismo e di lotta perl’attuazione della Costituzione.Il tema della scuola è stato particolar-mente sottolineato dall’ANPI nazio-nale nel corso di una affollata conferen-za stampa tenuta recentemente aRoma, dedicata ai vari aspetti dellavita politica e sociale in Italia.Fra le manifestazioni del 21 Aprile per

Ci è pervenuta in redazione la seguen-te lettera che volentieri pubblichiamo.

Al signor Matteo Calzolari, presiden-te della Sezione comprensoriale Anpidi Monghidoro

Gli insegnanti delle classi 3° A e 3° Bdella scuola secondaria di primo gradodell’Istituto Comprensivo di Monghidorosentono il dovere di ringraziare la Sezionecomprensoriale dell’ANPI di Monghidoroper aver offerto agli alunni la possibilitàdi visitare il Campo di Smistamento diFossoli e il Museo del Deportato di Carpi:L’uscita avvenuta il 31 marzo scorso, per-

fettamente pianificata e supportata daguide preparate e motivate è stata per tuttiricca di opportunità profonde sul pianoumano, efficaci e produttive su quello edu-cativo e didattico.Il “raccoglimento”, l’attenzione e il com-portamento irreprensibile avuti dai ragaz-

zi sono stati la miglior garanzia del lorointeresse e coinvolgimento.Un grazie anche al signor Diano Casoni,testimone discreto e “nonno” affettuoso pertutti.

Gli insegnanti accompagnatoriProf. Antonio Santi

Prof.ssa Serena Stumpoe il dirigente scolastico

prof. Antonio De Michele

Mantenere molto destal’attenzione alla scuola

Col contributo dell’ANPI

Lezione di storia

a Fossoli e Carpi

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ALLA RICHIESTA della sezioneANPI del Quartiere Porto (rico-stituita lo scorso anno e intitola-

ta a Sonilio Parisini) affinché il Quartierestesso promuovesse congiuntamenteall’Associazione partigiani ed antifascisti lamanifestazione per celebrare il 64° anni-versario della Liberazione hanno aderitoall’unanimità tutte le forze politiche rap-presentate in Consiglio.L’iniziativa si è svolta davanti al Murodella Resistenza di Via Marzabotto.Dopo un’esibizione del Coro “I ragazzidi una volta” del Centro Sociale Barca,Don Giulio della Parrocchia S.Giuseppe Cottolengo ha benedetto lelapidi a ricordo dei Caduti partigianidel Quartiere. Un momento partico-larmente toccante si è avuto quando, altermine del proprio intervento, ArrigoTolomelli, segretario della sezione, haconsegnato le tessere ANPI ad hono-rem a famigliari di caduti. Gli studen-ti Edoardo Nadalini e Francesco Coco,

rappresentanti di classe del LiceoClassico Minghetti, hanno pronuncia-to le parole molto significative di salu-to (che potete leggere qui a fianco). Èinfine intervenuto il Presidente delCon siglio di Quartiere SergioPalmieri.Tutti gli oratori sono stati particolar-mente apprezzati dai numerosi presen-ti, specie quando hanno riaffermatoche la pietà per tutti i morti, anchequelli di parte repubblichina, nondeve far dimenticare il fatto che i fasci-sti di Salò combatterono a fianco deinazisti perché in Italia e in Europa vin-cessero dittature violente, razziste enegatrici di ogni libertà. Questo èstato ben compreso dai cittadini delQuartiere che hanno firmato contro lafamigerata proposta di legge tendentead equiparare i repubblichini ai com-battenti della libertà, agli internati eai deportati.La bella manifestazione si è conclusa

con un corteo alla Casa Don Orionedove Don Giulio ha benedetto unalapide a ricordo dei partigiani cadutinella guerra di Liberazione.

Edoardo Nadalini: Il senso di una dataChe senso ha, a distanza di tanti anni,celebrare una ricorrenza come laLiberazione? Ovvero qual è lo scopodel ricordare alcuni eventi del nostropassato?La Liberazione non è la festa di un par-tito, non è una festa riservata a pochi;questo lo testimonia il fatto che la nor-male giornata lavorativa venga inter-rotta, ogni Comune, per quanto gli èpossibile, celebra questa ricorrenza.Con questo non voglio far altro checonfermare che la Liberazione è unamomento collettivo di tutta laNazione, una festa i cui valori tutti icittadini devono condividere perché lalibertà non ha colore politico in unaStato democratico.Il 25 aprile segna la caduta del nazi-fascismo in Italia e l’avvio del nostroPaese a due tappe fondamentali dellasua esistenza: la vittoria elettoraledella Repubblica sulla Monarchia e lacreazione della Costituzione.Parlare di democrazia ed appellarsi allaCostituzione oggi sembra normale,bisogna però essere consapevoli che lanostra Costituzione è il frutto delsacrifico di tanti ragazzi caduti per lalibertà, è la concretizzazione di unanuova visione di Stato, non più conce-pito come qualcosa di aleatorio, asso-luto e padrone della popolazione, mainteso come un apparato al servizio delcittadino, le cui leggi cambiano in

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La parola agli studenti del Liceo “Minghetti” davanti al Muro della Resistenza

“In via Marzabotto i nomi di tanti ragazzi come noi”

Renato Sasdelli

Un momento della manifestazione

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relazione alle nuove esigenze dellapopolazione, uno Stato in cui il citta-dino è una persona avente dei diritticivili e politici e non un numero.Non si può cancellare il passato, però èimportante evocare costantemente imomenti più significativi per una col-lettività perché sono parti del nostrovissuto e non possono essere dimenti-cati, vorrebbe dire dimenticare perchéoggi viviamo in un certo modo piutto-sto che in un altro e questo non deveaccadere perché non sapere è il modomigliore per subire, subire ad esempiole menzogne di chi pretende modifica-re la storia in relazione alle proprie esi-genze politiche.Nella speranza che ogni cittadino nonsi limiti a festeggiare la Liberazione inuna sola giornata, ma viva, nel suoquotidiano, un sistema di valoridemocratici, concludo ribadendo l’im-portanza di questa celebrazione, sia perrendere onore ai caduti per la nostralibertà, sia per preservare una memoriastorica collettiva.

Francesco Coco: Studio e memoriaÈ per me un grande piacere partecipa-re ad un'iniziativa come quella di oggiin cui è possibile, soprattutto per noigiovani che ovviamente non abbiamoesperienza diretta degli anni del fasci-smo e della Resistenza, renderci piena-mente conto di come essa sia statoqualcosa di fondamentale e ancoraattuale per quelle che sono state le suemotivazioni.È importante per noi vedere che esi-stono ancora persone che testimonianocon la loro stessa esistenza i grandivalori che animarono la lotta di libera-zione rendendoci consapevoli che essanon è esclusivamente una pagina distoria che si apprende nelle ore scola-stiche.Proprio in questi giorni ho visitato conla scuola un Paese come la BosniaErzegovina che porta ancora evidenti isegni della terribile guerra fratricidaconclusasi da poco più di dieci anni.Ho potuto dunque vedere e farmiun'idea di cosa significhi una guerra

civile, i danni che essa arreca alle cittàalle campagne, ma ancor più gli odiche si lascia dietro. Ciò mi ha reso

ancor più consapevole del fatto chel'unica strada percorribile per rico-struire la convivenza civile sia quelladella ricerca della verità.Bisogna infatti sforzarsi di studiare, dicomprendere e, magari, se possibile, dicapire le motivazioni di chi ha vissutocerte esperienze e ha compiuto certeazioni.Ciò impone di cercare di capire leragioni che hanno portato alcuni, trop-pi, in quel Paese come nel nostro, acompiere una scelta sbagliata. Magariin buonafede, ma comunque sbagliata.Solo facendo così è possibile conserva-re la memoria di un fenomeno storicocome la Resistenza che, altrimenti, colpassare degli anni e il venir meno dellegenerazioni che l'hanno vissuta di per-sona, rischierebbe di andare incontro apericolosi fraintendimenti e revisioni-smi.25 aprile 2009: R'Esistenze alPratello

Da Odinzovo, regione di Mosca, il presi-dente dell’ANPI provinciale, LinoWilliam Michelini, ha ricevuto questalettera di un ex partigiano russo, colà abi-tante, attraverso la sezione di Casalecchiodi Reno.

“Egregio compagno William,invio di tutto cuore gli auguri a te a

e tutti gli attivisti dell’ANPI diBologna in occasione della festa del25 Aprile, giorno della Liberazioned’Italia dal nazifascismo. Invio uncaloroso saluto a tutto il popolo ita-liano e a tutti gli amici che hannocombattuto nella Resistenza anche daparte del nostro popolo.Sono passati tanti anni dalla fine dellaguerra, ma, nonostante tutto, io noncesserò mai di esprimere gratitudinee amore verso quei semplici contadiniche aiutarono me e i miei compagniin quei duri anni di guerra.

Un forte abbraccio. Vostro amicoNikolaj Orlov.”

Nato a Velikopolie, nella regioneSmolensk della repubblica russa, NikolajOrlov aveva 16 anni quando, nel 1942,Hitler, proditoriamente, scagliò l’Ope -razione Barbarossa che dette l’avvìoall’invasione dell’Unione Sovietica.Imme diatamente arruolato nell’ArmataRossa come i giovani della sua età, l’annoseguente rimase ferito in combattimento efatto prigioniero. Deportato in Italia,venne adibito al lavoro coatto nella costru-zione delle fortificazioni tedesche nellaLinea Gotica.Riuscito a fuggire, al pari di tanti com-militoni anch’essi evasi dalla condizionedi servaggio, si aggregò ai partigiani com-battenti prima nella’8^ poi nella 36^Brigata Garibaldi “Alessandro Bian -concini”, operanti nell’Appennino tosco-romagnolo, dove è stato compagno di MircoZappi. Finita la guerra e tornato inPatria, si è laureato in ingegneria, ed harivestito il ruolo di dirigente del maggioreparco di macchine per l’agricoltura dellaregione di Mosca.

Auguri da Moscaper il 25 aprile

Corsi e ricorsiStai attenta, Camera…

“…Potevo fare di quest’aula sorda egrigia un bivacco di manipoli; potevosprangare il Parlamento e costituire ungoverno esclusivamente di fascisti.Potevo, ma non ho voluto almeno in que-sto primo tempo.…Io non voglio, finché mi sarà possibi-le, governare contro la Camera, ma laCamera deve sentire la sua particolareposizione che la rende passibile di scio-glimento fra due giorni o fra dueanni…”.

Mussolini, discorso alla Camerail 17 novembre 1922

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UNA GIORNATA bella come ilsole che, inaspettatamente, ci haaiutato a riscaldare, oltre ai cuori

e alle anime, l'intera via. L'idea di questafesta è arrivata l'anno passato, quando,dopo una serie di preoccupanti attacchirevisionisti al 25 Aprile da parte di certastampa e di certa politica, mamme delPratello si sono poste il problema di fer-mare nella memoria dei propri figli laverità vera di quegli anni.Non tutti i nostri bambini, infatti,hanno ancora nonni che possono rac-contare cosa è stato, né è d'aiuto lascuola, che dalla riforma Moratti pre-vede per le elementari che l'insegna-mento della storia si fermi in quintaelementare al Medioevo.E anche gli insegnanti più volenterosie partecipi, che hanno continuato atrasmettere ugualmente questi valoriattraverso ricerche alternative, avrannovita sempre più difficile, inquanto con la cancellazionedelle ore di compresenza pre-vista nella famigerata riformaGelmini, non avranno più lapossibilità d'intraprendereattività in aggiunta a quellecurriculari.Eccoci allora pronti, mamme ebabbi insieme, a interrogarcisul modo, sul come, sul cosafare per non far crescere unagenerazione che dimentichi,che non capisca perché sia unabestialità comparare i carneficialle vittime, che non si rendaconto dell’importanza didifendere la nostra Costi-tuzione.

I primi contatti per orientarci sulcome e cosa si potesse fare, sono statipresi con Giancarlo Grazia, Presidentedella sezione ANPI Saragozza, e conLuca Alessandrini, direttore del-l'Istituto storico Parri che ha sede pro-prio nel nostro quartiere. Consigliospassionato di entrambi: sarebbe statonecessario festeggiare, non commemo-rare.Giancarlo viveva con grande tristezzail momento della deposizione dei fioriin ricordo dei compagni caduti nellalapide all'angolo tra Pratello ePietralata. Al crusèl, all'incrocio. Abbiamo cominciato da lì. Volevamoessere di compagnia nel rendere omag-gio a quei nomi incisi. Magari cantan-do. Magari cantando insieme ai nostrifigli. Il Coro R'Esistente ha cominciato cosìa prendere forma. Ed è stata, ed è,

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l'anima viva del 25 aprile al Pratello. Èil senso di quello che volevamo, findall'inizio, trasmettere. È nato conun'unica regola fondante, anche se nonscritta: condivisione d'un ideale attra-verso l'accoglienza e la voglia di stareinsieme. E' aperto a qualunque bambi-no voglia partecipare; nonostante sifacciano prove su prove prima “del-l'esibizione”, ci si può aggregare inqualunque momento. Proprio per noncambiarne la natura e i messaggi cheporta con sé, è stato definito “instabi-le”, oltre che resistente, il nostro coro. Le prove vengono fissate solo in pre-senza dell'evento cui s'intende interve-nire. Genitori, nonni, chi vuole, sta adassistere. Si fa merenda insieme. Sigioca. Si risponde alle domande. Sispiega la differenza tra parTigiano eparMigiano, con cui i bambini tradu-cono a volte il vocabolo originario ma

meno usuale per loro; la diffe-renza tra i Ribelli e i Bidellidella montagna.. si scherza, sicorre. Si mangia cioccolata.S'impara a cantare. Indispensabili, al buon anda-mento del coro:1) la maestra di canto, chedev'essere doppiamente bra-va, sia perché deve insegnarein poco tempo a cantare, siaperché deve riuscire a colla-borare con artisti svariati evariegati (e Michela Di Masiquest'anno è riuscita nell'im-presa in maniera grandiosa);2) i musicisti, che possonosuonare quello che vogliono(tutti gli strumenti sono ben

Entusiasmante iniziativa nel rione Pratello

“Un 25 Aprile particolare con mamme e loro bambini”

Punto di partenza dell’intera giornata la lapide al crocevia che ricorda i partigiani caduti. In primo piano la trasmissione della memoria storica e la difesa della democrazia.

Cristiana Scappini

Un momento della festa. Al centro tra i bambini il presidente dellasezione ANPI Saragozza Giancarlo Grazia.

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accetti), tanti quest'anno: Gian Francoed Helenio alla chitarra, Michele albasso, Gabriele al dijeridoo, Mikaelaalla fisarmonica, Andrea -il postino delPratello- al contrabbasso e Luca al rul-lante;3)infine, oltre ai bambini e ai di loroparenti pazienti, chi crea una buonclima iniziale agli incontri. Perché siachiaro da subito che si canta masoprattutto si deve star bene insieme (eMikaela Cappucci, la fisarmonicistache ha accompagnato il coro, è stata unbel collante).E così, il coroR'Esistente haaperto la giornatadi festa, introdottodal presidente diquartiere RobertoFattori, e salutatodalla staffetta delledonne contro laviolenza che, par-tita dalla Sicilia,proprio quel gior-no a quell'ora èapprodata al crusèl; acaricarci d'emozione,è arrivato poi ildiscorso di GiancarloGrazia.La giornata è pro-seguita poi colpranzo di condivi-

sione al Centro sociale La Pace, cuorepulsante della via e della festa stessa,non a caso promotore dell'iniziativagrazie al suo presidente AngeloGualandi.Mentre in piazza S. Rocco cominciavaa prendere forma il mercato delle asso-ciazioni Onlus, il 25 Aprile delPratello dedicato quest'anno ad alcunedelle tante resistenze d'oggi, mettevain mostra la resistenza delle donne nelcortile del quartiere con la collabora-zione della “Casa delle donne per nonsubire violenza”; la resistenza delle

scuole attraverso ilavori dei bambinid'una quinta ele-mentare dellescuole Silvani e delfilm “Una scuolacoi fiocchi” chedocumenta le ini-ziative di protestaintraprese nellescuole di Bologna eprovincia in segui-to alla leggeGelmini. La resi-stenza alle mafie èstata affrontata inuna conferenza cheha avuto protago-nisti provenientida varie localitàdella penisola. I

ragazzi del minorile hanno offerto unalettura sulle staffette partigiane. Ilocali della via hanno contribuito rac-cogliendo testimonianze di resistenzeattuali: la mostra “Segnali di fasci-smo”, presentata dal MovimentoItaliano Transessuali al Mammuth, haraccontato che la caccia al diverso nonè ancora finita e che nel presente sonovisibili inquietanti segni; la resistenzadel popolo kurdo era rappresentata ne“I colori proibiti”al De' Marchi; quel-la dei bambini-lavoratori allaDrogheria 53; Bologna bombardata alBarazzo; il popolo palestinese alTarcaban; le donne partigiane alPiratello. Il Circolo del PD delPratello ha raccontato “Le prime pagi-ne della Resistenza”, con edizioni clan-destine de l’Unità e di altre testateantifasciste.Tante sono state le iniziative, gli spet-tacoli, le conferenze, le mostre.La Banda Roncati ha accompagnatograndi e piccini e i burattini si sonoesibiti grazie alle magiche mani diRiccardo Pazzaglia nello spettacolo “Ilcalzolaio del Pratello”.Ha ragione chi dice: “Queste cose nonnascono da sole”, e vanno coltivate,fatte crescere, così come ci ha racconta-to Graziella Bertozzo nella mostra dalei allestita.Grazie di cuore a tutti i partecipanti, atutti bambini che hanno cantato incoro e a quelli che son venuti a gioca-re; a tutti coloro che ci hanno aiutato.Alla mia compagna di viaggio resi-stente Claudia Parmeggiani. A chi ciha fatto capire quanto fosse importan-te quest'idea.

trascrivo qui link a filmati del coro suyoutube & affini:

http://www.youtube.com/watch?v=Thp2hBzZzt0http://vimeo.com/4335525http://vimeo.com/4371369http://vimeo.com/4336243http://www.youtube.com/watch?v=rEOGP2ovI98&feature=related

In pieno svolgimento il programma corale, accompagnato dalla fisarmonicista MikaelaCappucci. (L’oscuramento tecnico delle due immagini è voluto).

VISITE AI CAMPI DI DEPORTAZIONE

Proseguendo nell’organizzazione diviaggi di istruzione sul tema“Vedere per conoscere e ricordare”,l’Associazione ex deportati politicinei lager nazisti (ANED) diBologna ha in calendario il seguen-te programma dal 3 al 9 luglio pros-simo. Visite all’ex campo diSachsenhausen ed a quello interna-zionale di Ravensbruck (internazio-nale femminile). Le ulteriori tappe:Berlino, Potsdam, Castello diSanssouci, Berlino, Norimberga. Iviaggi si svolegeranno in pullman. Informazioni: ANED Bologna, viaPignattari 1, tel e fax 051-220488.

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GLI STUDENTI della classe 4° Adel corso Tecnici e GraficiPubblicitari dell'Istituto Aldini

Valeriani – Sirani di Bologna, in occasionedel 64° anniversario dell'Eccidio diSabbiuno di Paderno, hanno visitato ilSacrario ai caduti della Resistenza sito sullacollina bolognese.Questa esperienza rappresenta un per-corso educativo e formativo ai valori eagli ideali della Lotta di Liberazione,trasmessi poi alla nostra Costituzione.Dalla visita è nata la pubblicazione“per la Libertà immagini e parole

dedicate ai Martiri di Sabbiuno” cheraccoglie i pensieri, le fotografie ed imanifesti che gli studenti, guidati dailoro insegnanti, hanno realizzato aseguito delle emozioni e sensazionivissute durante il percorso svolto etradotte poi in una narrazione visiva.Ricordiamo che il 5 dicembre 1944tedeschi e fascisti operarono due gran-di rastrellamenti ad Anzola Emilia edAmola di Piano in territorio di SanGiovanni in Persiceto catturando circa200 persone. Portati nelle carceri diSan Giovanni in Monte, una parte di

loro venne deportata a Mathausenmentre una sessantina di persone futrucidata - unitamente ad altri detenu-ti, per complessive cento persone circa,in alcune riprese nel dicembre 1944 -a Sabbiuno ed i loro corpi vennerorotolati nei calanchi fangosi della zona.

A.S.* * *

Per visite guidate

Per visitare il monumento a Sabbiunodi Paderno il referente è:Pietro Ospitali, cell. 338-3612503e-mail: [email protected] le comitive egli forniràl’opportuna illustrazione storica.Ulteriori riferimenti: ISREBO, tel.051-330015

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Studenti a Sabbiuno“... dove è nata la Costituzione”

I ragazzi della quarta classe A sul bordo del colle in cui furono eseguiti gli eccidi.

Libertà e dignità“Se voi volete andare in pellegri-naggio nel luogo dove è nata lanostra Costituzione, andate sullemontagne dove caddero i parti-giani, nelle carceri dove furonoimprigionati, nei campi dovefurono impiccati. Dovunque èmorto un italiano per riscattarela libertà e la dignità, andate lì, ogiovani col pensiero, perché lì ènata la nostra Costituzione”.

Pietro Calamandrei, passo del discorso agli studenti

sulla Costituzione

Tessere ANPI “ad honorem”Nella ricorrenza del 64° anniversario dellaLiberazione, alle famiglie dei partigianiCaduti sono state consegnate le tessere “adhonorem” dell’ANPI. Nella foto: in aspettodella manifestazione svoltasi nella Sala diCittà di San Lazzaro di Savena, dove sonostate distribuite 39 tessere. Presenti ilsindaco Marco Macciantelli, l’assessoreMarco Pondrelli, Ezio Antonioni vice-presidente dell’ANPI provinciale.

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DA STUDENTESSA ginnasialenegli anni della guerra, a stu-dentesse e studenti medi che

oggi vivono nella pace (ma nel mondo ibagliori dei conflitti tormentano moltipaesi). Vinka Kitarovic, oggi 83enne,ama così descrivere il suo rapporto conle giovani generazioni. Ed è felice del-l’attento ascolto che ottiene la testimo-nianza che le viene richiesta ad integra-zione delle lezioni di storia in classe.Recentemente è stata a San Pietro inCasale (quinte elementari) e successiva-mente alle “Gandino” di Bologna (dueterze medie).

Come hai trovato i ragazzi?Terreno vergine su un temaindubbiamente complicato, comeè quello dell’occupazione italiananel tuo paese, la Croazia, dellaattività clandestina coi tuoi com-pagni. Parlaci delle “Gandino”.

E’ vero è complicato. Ma voglio direche la preparazione professionale delleinsegnanti, la prof.ssa Carla Tondelli ela prof.ssa Aurora Patacchia, ha gran-demente facilitato il compito. Infattile domande dei ragazzi sono semprestate puntuali, frutto di indubbieriflessioni.

Quale chiave di conoscenza haiusato, visto che i testi di storia inuso nelle scuole sono assai caren-ti in materia?

Mi sono attenuta ai dati di fatto.L’occupazione della mia patria da partedelle truppe italiane, il clima di terro-re instaurato dalle bande fasciste usta-scia di Ante Pavelic, il tentativo disnaturare la nostra storia fino a proi-birci l’uso della nostra lingua madre(in Istria addirittura si giunse alla “ita-lianizzazione” dei nomi e cognomi,delle città ed anche delle località. Da

qui la mia adesione all’attività patriot-tica clandestina.

Ti hanno chiesto del comporta-mento degli occupanti italiani? Sesì, come hai risposto?

Esercito da un lato, camicie nere dal-l’altro. Qualche differenza, ma pursempre occupanti. Con conseguenzeassai dolorose. Ma tanti soldati italianidopo l’8 settembre 1943 si sono unitialle formazioni partigiane della miapatria, così come in Slovenia,Montenegro, Albania, Grecia.

Nella tua vicenda ha avuto unafase determinante la deportazio-ne in Italia, precisamente aBologna. Come l’hai raccontata?

Ho detto del nostro gruppo di giovanicomunisti scoperto dalla polizia e delladeportazione nell’ottobre 1942 (non1944 come è apparso erroneamente nelnumero di dicembre scorso di“Resistenza”), sottraendoci alle fami-gli e agli affetti. E di seguito la fugadall’Istituto di rieducazione ubicato aSanta Viola e l’ingresso nellaResistenza bolognese. Naturalmenteho evitato accuratamente di usare tinteforti. Di fronte alle domande ho sem-

pre richiamato i ragazzi a pensare apersone come loro, poi come i loro fra-telli, i loro genitori. Infatti noi quiabbiamo proseguito la lotta antifasci-sta e per la pace.

A proposito di domande, di chegenere?

Gli allievi hanno domandato chiari-menti sulla materia storica, oltre aquella insegnata da docenti particolar-mente sensibili, appresa in programmispecifici della televisione. Mi ha sor-presa, ad esempio, la domanda di unragazzo su come, perché e con qualeesito a livello di popolo tedesco si èverificato l’attentato a Hitler nel suoQuartier Generale. E mi hanno postoquesiti sulla base di informazioni rice-vute in famiglia, talune dai nonni pro-tagonisti degli eventi, tal altre dagenitori informati.

Da molti decenni non sei piùstraniera in Italia: ti hanno chie-sto come mai?

Sì, me lo hanno chiesto, stavo per dir-telo. Ho parlato dell’attività di staffet-ta partigiana a Bologna poi a Modena,quando dovetti “cambiare aria”, comesi dice, perché ormai individuata. Hodetto di aver conosciuto un giovanepartigiano che poi ho sposato e di averdato alla luce una figlia. Così sonorimasta a Bologna, qui ho lavorato etutt’ora vivo. Ed ho spiegato loro delleconquiste a prezzo di duri sacrifici: lapace, la Repubblica, la Costituzione.

E quando te ne sei andata?Hanno voluto la mia presenza in unafoto di gruppo. E mi hanno commossosalutandomi dalle finestre della scuola.

R.B.

Lezione di storia con testimone alle “Gandino” di Bologna

Da studentessa (83 anni)agli studenti medi di oggi

Quando c’era “Lui”

“Leggendo i diari posso assicurareche trovo Mussolini un uomo stra-ordinario e di grande cultura. Nonera affatto un dittatore sanguinario:era una brava persona che ha fattodegli errori. Ha perso la guerra per-ché era troppo buono”.

Marcello Dell’Utri, 4 maggio 2009

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L’iniziativa che noi chiamiamo “Leimmagini della memoria” rivoltaalle scuole è nata da una fattiva col-

laborazione tra il nostro Centro sociale el’ANPI Bolognina (ricordiamo con affettotra i promotori Cesare Masina, oltre alnostro Elio Vigarani) e coinvolgeva neiprimi anni le classi quinte elementari eterze medie della Bolognina.Successivamente si aggiunse l’ANPICorticella e il contributo del Centro socia-le Villa Torchi, con la richiesta di coinvol-gere anche la scuola media “Panzini” diCorticella.Dovemmo però rinunciare a malin-cuore alle V elementari, perché l’impe-gno per noi diventava troppo gravoso.Cominciammo nel 1990 presentandoai ragazzi di alcune classi lo spettacolo“Paesaggio con donne in risaia”, realiz-zato dal giovane regista NinoCampisi: tre nostre socie raccontavanosulla scena la loro vita di mondine e distaffette partigiane, intercalate concanti dell’epoca e diapositive. Lo spet-tacolo riscosse particolare successo neiragazzi, che subissarono di domande letre protagoniste. Poi sull’argomentolavorarono nelle classi e i lavorimigliori vennero premiati una matti-nata di spettacolo al Teatro Testoni,con buoni libro. Ma quando le nostretre anziane amiche non sono state piùin grado di recitare, abbiamo iniziato,Elio e io, talvolta accompagnati daaltri testimoni dell’epoca (ricordo par-ticolarmente la dott.ssa Bianca Finzi,ex presidente della Comunità Ebraicadi Bologna che per alcuni anni è venu-ta spesso con noi); insieme abbiamoiniziato ad andare in tutte le terze clas-si medie delle scuole “Testoni-

Fioravanti”, “Zappa”, “Panzini” e“Maria Ausiliatrice” per incontrare iragazzi. Dopo una breve presentazionestorica a loro fatta del periodo fasci-smo-antifascismo-Resistenza, rispon-dere per un paio d’ore alle loro doman-de. Quasi sempre domande di grandeinteresse, e soprattutto l’argomentorisveglia la massima attenzione ditutti i ragazzi (compresi quelli defini-ti “turbolenti”), portandoli ad attua-lizzare i fatti storici: guerre, forme dirazzismo, violenza, tentativi di rinasci-ta e riabilitazione delle estreme destre.Così coinvolti, i ragazzi approfondi-scono a scuola e a casa le loro ricerchee producono lavori (temi, disegni,

ricerche, talvolta addirittura volumi)che sono di grande qualità e dimostra-no chiaramente quanto ancora oggi sipossa coinvolgere i nostri giovani inuno studio che veramente li appassio-ni. (Ricordo un anno in cui, ad unanostra “Festa di primavera”, un paio diclassi presentarono un vero spettacolodi tre ore: “Alla conquista della liber-tà” che, con canti, balli e recitazionicopriva due secoli di storia, dall’eranapoleonica alla II guerra mondiale. Enon è stato l’unico spettacolo dellescuole sull’argomento!).Tutti i lavori prodotti vengono da noiogni anno letti e i due migliori (anostro giudizio!) di ogni classe vengo-no premiati con una targa personaliz-zata. Questa premiazione per alcunianni è stata fatta ancora al TeatroTestoni in una mattinata di spettacoloalla presenza di tutte le classi (450-500 ragazzi). Ricordo che un anno pre-sentammo un film di Liliana Cavanisulle donne della Resistenza , un altroanno uno spettacolo su Marzabotto eMonte Sole. Ma l’iniziativa era moltocara, perciò preferimmo mandare anostre spese i ragazzi a Monte Sole e la

Le immagini della memoria del Centro sociale“Montanari” al Navile

“Un bellissimo incontrotra anziani e studenti”

Alda Cavalli

Il 9 maggio scorso nel Parco diVilla Spada sono stati inauguratii primi restauri del monumentoalle 128 partigiane della provin-cia di Bologna cadute nella lottadi Liberazione. Diciamo “primirestauri” perché il progetto -approvato dal Comune diBologna e portato avanti con l’at-tiva collaborazione dell’ANPI -

si completerà soltanto con opereche non hanno potuto essere rea-lizzate in questa fase a causadelle difficoltà finanziarie delComune. Anche di questo dob-biamo essere “grati” all’attualegoverno che ha tagliato le risorsefinanziarie degli Enti locali. Alla cerimonia - nella quale si è

ricordato anche il 64° anniversa-

Incontro inaugurale nel parco di Villa Spada

Restauri al monumentodelle 128 partigiane

Il manufatto è opera degli studenti del Liceo artistico e dell’Istituto d’Arte, unitamente a operai delle fabbriche.

A questi primi interventi seguiranno altri di arricchimento dell’area

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scelta si è rivelata giusta, perché sitratta di un ulteriore coinvolgimentostorico. Da allora ritorniamo a fineanno in ogni classe per la premiazione.Tutto questo continua ancora. Que -st’anno faremo la 19^ edizione de “Leimmagini della memoria”. Da alcunianni abbiamo dovuto, a malincuore,rinunciare alle preziose testimonianzedi Elio (l’anagrafe non perdona, comediceva sempre lui!), ma ogni annodiamo ad ogni ragazzo una copia dellasua autobiografia “Il Marinaio”, e poil’iniziativa si svolge tuttora con lostesso sistema.Il nuovo, prezioso testimone che miaccompagna in tutto questo, al postodi Elio, è Renato Romagnoli, il gappi-sta “Italiano” della VII Brigata, e conlui continua con successo questo pro-gramma.In conclusione desidero sottolineareche con gli anni è cresciuta l’approva-zione della nostra iniziativa da partedei signori dirigenti delle scuole e deiprofessori (si notava talvolta all’iniziola reticenza e in qualche caso contrarie-tà). Oggi, e ormai da anni, sono loroche ci cercano, riconoscendo che loro

stessi non sono in grado di fare unalezione storica così convincente.Specialmente la nuova generazione diinsegnanti, che non hanno avuto testi-moni tra i familiari, non possono esse-re preparati ad ogni approfondimentorichiesto dalla curiosità dei ragazzi di14/15 anni. Vi assicuro che, finché cisarà possibile (sempre per problemi dianagrafe!) continueremo in questa ini-

ziativa; nel frattempo raccogliamotutto il materiale storico possibile per-ché i più giovani possano continuare alnostro posto. Noi comunque, purtrop-po oggi nello scantinato, ma nellafutura nuova sede in un posto adegua-to, abbiamo catalogato e a disposizio-ne di consultazione tutti i lavori (pre-miati e non premiati) che sono statipresentati dai ragazzi.

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rio della fine della guerra inEuropa (8 maggio 1945) - hannopartecipato con i loro gonfalonirappresentanze dei Comuni chenel Monumento trovano incisinomi di partigiane dei rispettiviterritori. Dopo gli interventi delPresidente del Quartiere Sara-gozza Roberto Fattori e dellaPresidente della Commissionecomunale delle elette di Bo-logna, Siriana Suprani (Com-missione che nell’ottobre delloscorso anno ha dedicato unaseduta alla valorizzazione delmonumento delle partigiane)hanno preso la parola MillyVirgilio, assessore del Comunedi Bologna, Simona Lembi,Assessore della Provincia diBologna e Lino “William”Michelini, presidente provincia-

le dell’ANPI. Sono intervenutianche studenti del LiceoArtistico “Francesco Arcangeli”e dell’Istituto d’Arte, presentiinsieme ai loro docenti, chehanno portato l’esperienzamaturata con i lavori di restaurodel monumento. Da sottolineareche la presenza e i lavori esegui-ti dai ragazzi e dagli insegnantidell’”IsArt”, nonché di operaidelle fabbriche metal meccani-che, porta a ricordare che trenta-quattro anni fa, le compagne e icompagni di scuola d’arte chesedevano sui loro banchi abbel-lirono il muro e la cavea conopere che hanno retto per moltianni alla usura del tempo aidanni causati dall’uomo.Particolarmente significativa lapresenza di Daniele Ferri, un

signore oggi quarantacinquenneche, all’età di undici anni, quan-do frequentava la scuola ele-mentare di Monterenzio, scrissela poesia “Donna”, tuttora incisanel fronte del monumento. Lapoesia venne scelta fra tanteinviate da un concorso fra lescuole elementari. Non menocommovente la partecipazionedel coro ”R’esistente” dei bimbidel Pratello che con la loro fre-sca voce hanno portato lamemoria dei canti dellaResistenza. Questa in breve lacronaca di una giornata da nondimenticare.

Gc. G.

Sottoscrizioni per “Resistenza”

La nostra rivista “Resistenza” è prodotta esclusivamente col lavoro redazionaledi volontariato, quindi il consistente costo è quello di carta, stampa, postale. Ilcontributo dei lettori aiuta a farla vivere e – come da progetto dell’ANPI pro-vinciale – a renderla sempre più adeguata al compito di strumento di conoscen-za per le nuove generazioni, oltre che di appoggio alle iniziative contro i rischidi involuzione antidemocratica e di difesa della Costituzione repubblicana.

Katia e Alessandro salutano con gioia l’arrivo di Lorenzo e ricordano sempreil loro caro Luigi Arbizzani nell’anniversario della scomparsa, avvenuta l’8aprile 2004. Sottoscrivono €50.Giusto Dal Basso €10.Sezione comunale ANPI Galliera €60.In onore di Marco Marangoni, partigiano SAP di Ravenna, recentementevenuto a mancare, famiglia e amici sottoscrivono €250.Maria Antonietta Plazzi nel ricordo del marito Nazario Galassi partigiano escrittore €50

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VENGONO UCCISI il 27 giu-gno: Angelo Benni, anni 73,mezzadro; Vittorio Gnesini, 44

anni, calzolaio, a Torre di Monghidoro,partigiano; Gino Nanni, anni 22, brac-ciante, a Pergola di Campeggio, dopo chegli fu incendiata la casa; Maria Quadrio,anni 34, casalinga, a Valle di Campeggio,per rappresaglia.

L’11 agosto 1944, dopo aver subitotorture vennero uccisi: DomenicoEnrico Calzolari, detto “il Barberin”,anni 46, barbiere, 62^ BrigataGaribaldi, a Monghidoro, insieme aifratelli Gino, anni 28, Pietro, anni 23,e Giovanni Musolesi, anni 20, tuttimezzadri di Monzuno. Questi ultimierano della “Stella Rossa”. La loro casavenne data alle fiamme e furono porta-ti a Monghidoro dove subirono tregiorni di torture. Il quarto fratello,Ubaldo, anni 30, operaio, era partigia-no nella 63^ Brigata Garidaldi“Bolero”, operante nei colli bolognesi;fu uno dei tredici partigiani massacra-ti al cavalcavia di Casalecchio di Renouna settimana dopo, il 10 ottobre

1944.

«Del Barberin e di quelle fucilazioni che cisono state a Monghidoro in agosto – miracconta Dario Castelli - ne sentii parlare,ma anche lì non si poteva intervenire, c’era-no state delle critiche in brigata perché nons’interveniva, ma ci dissero che era una cosaimpossibile, non c’erano le armi, le persone.C’era chi voleva intervenire anche senzaarmi. Allora le armi erano poche perché ilanci degli inglesi..., poi l’ultimo lancio cifu preso dai tedeschi in seguito a una spia-ta»1.

Alfredo Fabbri, che era stato anche luiarrestato a Monzuno e rinchiuso a Ca’di Giorgio di Monghidoro, dove avevasede il comando tedesco, insieme aifratelli Musolesi, così ricorda queigiorni:

«…dopo un po’ vado alla finestra e vedoun mucchio di soldati lì sotto, tutti con ilfucile e mi dico vuoi scommettere che questiqui... Ho dubitato subito in qualcosa dipoco simpatico, e vedo che camminavano dalpalazzo andavano verso Monghidoro, con

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loro dei prigionieri, ma non ricordo inquanti erano. Allora mi sono ritirato e hochiuso gli scuri, e gli altri mi hanno dettoperché chiudi gli scuri. Li chiudo perchévoglio dormire un po’ e con la luce non sidorme. Perché lì c’erano anche le sorelleBruna e Amalia Musolesi, e io ho pensatose vanno alla finestra e vedono i fratellilungo la strada..., ma qualcosa loro hannosentito e hanno detto hanno ucciso i nostrifratelli. Queste sono le parole che hannodetto loro. Anche Dino, il fratello più pic-colo dei Musolesi, era presente davanti alplotone, Dino aveva diciassette anni, mal’hanno tirato fuori. Dopo il fatto ci hannocaricati tutti quanti sul camion e c’eraanche Dino, per portarci a Bologna, alleprigioni di San Giovanni in Monte eandando giù, strada facendo, Dino mi haraccontato quello che era successo là al murodel mercato. Mi ha detto: “Ci hanno messitutti in fila e ci hanno chiamati fuori me ePietro, e hanno ammazzato i miei fratelli eil Barberin, e quando ha visto i due fratel-li morti Pietro è caduto per terra svenuto,allora un tedesco gli ha dato un calcio evisto che non si muoveva, bisognava dargliun po’ d’acqua, un po’ di cognac, invece

Uno stillicidio di uccisioni nell’estate-autunno 1944

Monghidoro: lunga strage di fratelli, donne, ragazziAutori i tedeschi assecondati dai fascisti per contrastare la Resistenza.

Sterminio di famiglie, incendi di case. Il capoluogo subì i devastanti bombardamenti degli eserciti contrapposti.

Vittoria Comellini

A Monghidoro tra i mesi di giugno e ottobre del 1944 fu commes-sa dai tedeschi, affiancati da alcuni repubblichini locali, una verastrage di civili avvenuta sui sentieri, davanti alle case delle nostrecontrade. Il nostro territorio, nell’alto Appennino bolognese, solcato dallastatale n. 65 della Futa, era già compreso – sia pure nel limite anord – nel formidabile dispositivo della “Linea Gotica” tedesca,apprestata già prima della liberazione di Roma e che era venutaad essere un baluardo potentissimo dopo quella di Firenze, avvenu-ta alla fine di luglio. Essendo in posizione strategica di crinale, il

capoluogo subì distruttivi cannoneggiamenti e bombardamentiaerei, prima dagli americani della 5^ Armata avanzanti, poi daitedeschi in ritirata.Monghidoro è stato terra di antifascisti e della Resistenza, e permantenere alti gli ideali di libertà ha pagato un pesante tributo,anche in termini di vite umane. Qui, per contrastare l’attività deipartigiani della 62^ Brigata Garibaldi “Camicie rosse”, sonostati compiuti efferati delitti, ventitré in tale arco di tempo: donne,ragazzi, un adolescente, gruppi di fratelli. Di seguito l’elencazio-ne.

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quello con la pistola lo ha ammazzatoanche lui”. Ci hanno messi laggiù a SanGiovanni in Monte pieno di fascisti, earrivare dei partigiani lei può pensare... cisiamo messi là in un cantone come un canequando il padrone lo mena, che si ritira lànella sua cuccia»2.

Ho ascoltato Nello Lelli, che mi hariferito questo racconto:«Calzolari era nel mirino, che essendo bar-biere, incamerava notizie da tutti, avevauna buona copertura. Io ne ho presi tanti dibigliettini da lui per mio padre e gliene hoanche dati. C’era tutto uno stratagemma,gli portavo le uova, dentro una sportina.“Portale al Barberin - mi diceva mio padre- che mi sono andato a tosare e non ha volu-to niente”. Lui poi mi dava un bigliettino:“Dallo a tuo padre, non guardarlo micache ci sono delle cose...”. Io me li nasconde-vo in mezzo ai libri. Non li ho mai letti!Poi quella mattina...io come tutte le matti-ne andavo a scuola dalla Nanetti, e quel-la mattina d’agosto mi ricordo che venne emi disse di andare a casa perché oggi aMonghidoro succedono delle cose, che èmeglio che tu non le veda. Io presi i mieilibri e andai a casa, e mio padre mi disse:“Beh, com’è che sei a casa?” e io gli dissiche era stata la maestra. “Vuoi scommettere- disse mio padre - che ammazzano queipoveri ragazzi che hanno arrestato là a Ca’

di Giorgio”. Poi dopo passò di lì una per-sona che urlava: “Hanno ammazzato ilBarberin, e altri tre o quattro ragazzi, lihanno fucilati nel campo della fiera”, epiangeva»3.

Così mi ha testimoniato SergioNassetti:«Il giorno che hanno ammazzatoCalzolari io ero lì con suo figlio Sergio eCesarino delle Mingoline, che giocavamoche c’era una massa di ghiaino, e sentiamotum, tum, erano i tedeschi con davanti ilBarberin, lui si voltò verso suo figlio, maun tedesco gli diede uno schiaffo e lo fecevoltare dall’altra parte, allora Sergiodisse: “C’è babo, vado a dirlo a mama”, eandò in casa. C’erano altri quattro con lui,che poi ne ammazzarono solo tre, eranoquelli dell’acqua fresca, uno lo mandaronoa casa, perché era troppo giovane»4.

Il 19 settembre viene ucciso aMonghidoro Domenico Macchiavelli(anni 21, operaio, della 62^ Brigata) eil 27 settembre FerdinandoGiovannardi, anni 38, operaio parti-giano della 62^ Brigata, falciato conuna raffica di mitra mentre tentava disottrarsi alla cattura. Dopo pochi gior-ni, il 29 settembre, vengono uccise, aCa’ di Giorgio, per rappresaglia, tredonne: Bianca Bassi, di anni 24,

Celestina Magaroli, di anni 20, eAmalia Ubaldini, di anni 54, colona, esuo figlio Franco Lolli di anni 13..

Furono uccisi il 2 ottobre aRoncastaldo, piccolo borgo tra Loianoe Monghidoro, mentre gli americaniavevano già liberato Monghidoro:Carlo Calzolari, 32 anni, colono;Fortunato Antonio Caramalli, 48 anni,fabbro; i fratelli Bruno Gamberini,anni 29, ed Ernesto Gamberini, 36anni, ambedue coloni; GiuseppeMarchetti, 19 anni, operaio, i fratelliMinarini, Emidio, 40 anni, operaio, ePietro, 36 anni, colono. Erano parti-giani della 62^ “Camicie Rosse”.Tuttti questi uomini furono prelevatiin una casa nella frazione deiPiamaggioli, mentre gli americani giàsi vedevano a pochi chilometri in linead’aria. Erano conosciuti come personeche non avevano mai dimostrato sim-patie per il fascismo, alcuni di loro,dopo l’8 Settembre 1943, si erano resiirreperibili alla chiamata sotto le armidella Repubblica di Salò, nasconden-dosi nei boschi, vicino a casa.

La figlia di Carlo Calzolari così mi haraccontato:«La storia è così: quell’autunno lì piovevasempre, e loro erano tutti bagnati e sonovenuti in casa per asciugarsi un po’, perchéloro erano sempre alla macchia. Sono venu-ti in casa per mangiare e per cambiarsi,dalla casa si vede un bosco e da lì lorohanno visto sto plotone di tedeschi venire giùe allora sono scappati tutti e si sono nasco-sti, in qualsiasi posto, uno di qua e uno dilà, perfino sotto i materassi, ma li hannotrovati tutti. I tedeschi avevano un fogliocon dei nomi e urlavano che c’erano dei par-tigiani. Mio zio Aldo, si era nascosto sottola sottana di Melania, che era seduta suuna sedia vicino alla rola del camino, chenon aveva fatto in tempo a nascondersi, luiè rimasto lì e si è salvato, poi li hanno por-tati via e sapranno solo loro cosa è successo.Prima sono andati diretti, avevano fretta,perché c’erano già gli americani a pochi chi-lometri. Li hanno portati laggiù a Ca’ deiRossi, e alla mattina li hanno portati giùin un campo prima del cimitero di

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Monghidoro, 3 novembre 1944. Il centro del paese danneggiato dal passaggio del fronte.Sono sinistrati il campanile e i fabbricati. Nella via, soldati e veicoli americani.(Foto di Mulcanhy, n.197645 nei National Archives di Washington. Operatore della196^ Signal Photo Company diretta da Robert Schmidt, II Corps 5^ Army USA).

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Roncastaldo, c’era un pagliaio, che poi liha trovati il sindaco Carlo Alpi, che eranotutti massacrati, distrutti, che non si rico-noscevano. Non conoscevano mica chi erauno o l’altro, perché poi hanno raccolto ipezzi, forse erano già in decomposizione, lihanno sepolti così subito. Dopo qualche mesequando si è calmato tutto, sono andati aprenderli con delle casse. Per riconoscerli, cison andati gli uomini, che le donne nonavevano cuore. Li riconoscevano Tizio per lacintura, quell’altro per... per quelle cose lì seno erano irriconoscibili. Così io non ho piùrivisto mio padre»5.

Vennero fucilati dai tedeschi, ormai inritirata, in un’altra zona diMonghidoro, a Campeggio, vicinoall’Idice, anch’essi il 2 ottobre, i fra-telli Lorenzini, agricoltori: Alfonso,anni 54, Serena, anni 59, e Serafino,anni 65.

Riporto la testimonianza di NelloLelli, da me raccolta il 17 febbraio2007:«Allora, quando successe il rastrellamento,uccisero quelle quattro persone che non c’en-travano niente, tranne Gnesini Vittorio,che era di sinistra, era un comunista ed erasempre in contatto, ma poi c’era la Quadriodi Campeggio, che si era affacciata allafinestra per chiamare il marito che lo sta-vano portando via, poi Benni di Grigano,sai allora quando la gente aveva dei biso-gni andava dietro casa, e lo uccisero lì comeun cagnaccio…mentre Gnesini scappò nellamacchia, lo inseguirono e lo uccisero come uncane. Lo scoprì una di Pallerano, una certaNannoni, che, siccome i tedeschi le avevanorubato il miele, correva loro dietro, perchévoleva che glielo restituissero. Si fermò lìalla Torre da noi e raccontò che lì in mezzoalla strada c’era un uomo morto, e io e unmio fratello, un trovatello, andammo giù etrovammo quest’uomo al quale mancavamezza testa, l’avevano ammazzato a botte,e mio babbo da quel giorno lì non ha piùdormito a casa, di notte andava alla mac-chia con gli altri. Poi ammazzarono uncerto Nanni che abitava … era un ragaz-zo giovane, quando capì che c’era questorastrellamento scappò nel solaio, perquisen-do la casa lo trovarono e lo ammazzarono

in quell’estate del 1944 un inasprirsidella violenza nazifascista e i mortidell’ultima ora, prima della resa, furo-no tanti, dovunque. Ma anche se moltidi loro morirono soli su un sentiero,nel cortile di casa o contro un muro, ilsacrificio della loro vita va ricordato,insieme agli altri, come parte di unavera e propria strage.

* * *

1 Intervista del 14 ottobre 2008 aMonghidoro al partigiano DarioCastelli, all’epoca 17enne, militantenella Brigata Stella Rossa, raccolta dal-l’autrice, come tutte le altre che com-paiono in questo articolo.2 Intervista a Monzuno del 12 novem-bre 2008.3 Intervista a Nello Lelli del 17 febbra-io 2007 a Monghidoro4 Intervista a Sergio Nassetti del 2luglio 2008 a Monghidoro5 Intervista del 25 giugno 2008 aMaria Pia Calzolari, figlia di CarloCalzolari.

lassù come un cane, poi prelevarono tuttaquesta gente».

Va poi aggiunto anche: Neri Nello,nato a Monghidoro, anni 22, rastrella-to sempre nel settembre 1944 daitedeschi e dato per disperso.

In quei pochi mesi furono quindi ucci-se nel nostro territorio ventuno perso-ne di Monghidoro e tre di Monzuno,mai ricordate tutte insieme nelleannuali celebrazioni, che unite alle vit-time dei bombardamenti e dei milita-ri morti in guerra, ai soprusi quotidia-ni di alcuni repubblichini, alle notiziedelle stragi che avvenivano nelle zonelimitrofe e che vedevano coinvolti altriconcittadini e parenti, danno la misu-ra del clima di precarietà, d’ insicurez-za e di dolore costante che pesò permesiLa liberazione avvenne il 2 ottobre1944. Due settimane dopo, il 20 otto-bre, il fronte si arrestò davanti al con-trafforte pliocenico di Livergnano. Il13 novembre il maresciallo Alexander,comandante in capo del teatro di guer-ra del Mediterraneo, lanciò per radiopubblicamente alla Resistenza il fune-sto messaggio di sospendere l’attività.Il fronte si mosse solo il 14 aprile1945. Tutto il territorio del bolognese vide

Monghidoro, 2 novembre 1944. Ufficiale dell’AMG, Allied Military Government, versafagioli di cui è pieno l’elmetto nel cappello di un abitante del paese.(Foto di Mulcanhy, n.195899-5 nei National Archives di Washington).

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di comando nella 65^ Brigata “WalterTabacchi” della II Divisione ModenaPianura, indi nel battaglione FratelliArtioli della 63^ Brigata Garibaldi“Bolero”, sui nostri colli.Nelle battaglie da noi sostenute sulmonte di Puianello e nella zona diLevizzano e nelle tante azioni di guer-riglia, parecchi partigiani persero lavita. Ricordo con commozione i dueArtioli, di 18 e 20 anni, RaffaelloBaccolini, e quelli uccisi sui calanchidi Sabbiuno, come Zambelli, Bazzani,Manfredini, Soli, Zini.A me, finalmente conquistata la liber-tà, è stata conferita la Medagliad’Argento al Valor Militare. (Ricevettianche un attestato di riconoscenzadella Quinta Armata americana peravere, assieme al giovane partigianoRomeo Regazzi, salvato il pilota di un

NEL CORSO dei miei 92 anniqualche errore posso averlocommesso, ma sono contento

di avere fatto, quando è capitato ilmomento giusto, la scelta che ha poisegnato l’esistenza personale. Quella didiventare partigiano per combattere,assieme a tanti altri giovani e donne, perla liberazione dall’occupante nazista edai fascisti che li affiancavano. E per lagiustizia sociale, visto che ce n’era tantobisogno nelle campagne dove la miafamiglia, composta da 30 persone (era-vamo 13 fratelli) lavorava la terra.Oggi perciò mi indigna l’offesa vergo-gnosa della destra che esprime e sostie-ne l’attuale governo, tesa ad equipara-re i partigiani ai repubblichini di Salò,estremi sostenitori della dittaturafascista nata nella e dalla violenza,responsabile di aver trascinato il nostroPaese nel disastro. Come posso, io,accettare una simile aberrante pretesa?Certo che non posso. Anche nel nomedei tanti compagni che sono Cadutiper dare all’Italia un avvenire demo-cratico. Dedico le mie energie a farconoscere ai concittadini il pericolo ditale manovra, che sostanzialmentepunta a capovolgere l’assetto dellanostra Repubblica, reintroducendo lafigura autoritaria, il pensiero unico.Quando in Italia vigeva un regime delgenere, sono stato costretto ad andare,da artigliere, in Albania, dove l’eserci-to ha subìto uno dei più catastroficirovesci. Dopo l’armistizio dell’8 set-tembre 1943 fui tra gli organizzatoridello sciopero operaio alla Ducati, tra-sferita in parte a Bazzano in seguito aibombardamenti del 12 ottobre 1944che distrussero completamente la fab-brica di Borgo Panigale. Ebbi un ruolo

aereo precipitato ed aver reso possibileil passaggio della linea del fronte).Ebbene, la medaglia ho ritenuto giu-sto donarla al Comune di Bazzanoaffinché rimanga testimonianza delsacrificio che i concittadini hannodovuto affrontare per sconfiggere ilnazifascismo. Avvenne in una sedutadel Consiglio comunale del 4 giugno2000.Le nuove generazioni devono essereposte nella condizione di poter attin-gere con pienezza e consapevolezza alleradici della storia del luogo che abita-no, la storia che i padri hanno creatoper loro. E’ non solo giusto, ma neces-sario che i giovani imparino ad usare lacritica. E sappiano che ci furono perso-ne umili, povere, appena istruite cheebbero l’illuminazione di alzare labandiera della libertà.

L’indecente equiparazione dei repubblichini ai partigiani

«Sulla mia testa la ‘taglia’di 1.000.000 e un kilo di sale»

Mario Anderlini

Lo stratagemma di Mario Anderlini per fare cessare le persecuzioni dei repubblichini allasua famiglia. Sulla testa del partigiano la taglia di un milione di lire ed un kg. Di sale.Fu stampato e diffuso un “santino” annunciante la sua pseudo morte, con l’invocazioneall’eterno giudice di “ridonare pace, amore, concordia sul suolo della nostra Patriainsanguinata”.

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le indagini compiute in Germania nonsi sa dove si trovi. Quindi un processoin contumacia, ma non per questomeno importante. Non si tratta infatti solo di infliggereuna condanna ad una o più persone (se

provata la responsabilità dei fatti lodirà la sentenza), bensì di giudicare eanalizzare cosa sia un “crimine control'umanità” per affidarne il giudizioalla presente e alla futura memoria.A testimoniare il ruolo che assolvevaSchmidt il Tribunale aveva chiamatoun suo camerata SS, l'austriaco PaulRoch, comandante della 2°Compagnia del Reparto Carristi.

Èormai prossima la conclusione delprocesso avanti il Tribunale mili-tare di Verona (presidente il dott.

Vincenzo Santoro, giudici a latere il dott.Franco Antonelli e il capitano dell’aero-nautica dott. Antonucci), istruito dalPubblico Ministero dott. Marco De Paolis.L'organo giudiziario militare veronese,dopo la soppressione del TribunaleMilitare della Spezia avvenuta un anno fa,è infatti competente per territorio a giudi-care sulle responsabilità per l'eccidio avve-nuto il 10 ottobre 1944 di tredici uomini,seviziati, legati al collo con filo spinato,falciati alle gambe coi mitra affinché ilpeso dei loro corpi ne straziassero le carnisoffocandoli a morte. L'orrenda carneficinafu commessa da un reparto di SS, la feroceguardia hitleriana che già si era resaresponsabile di inenarrabili stragidall'Appennino tosco-emiliano aMarzabotto, fin giù alle porte di Bologna ein seguito oltre.

L'11 giugno prossimo è infatti fissatala nona udienza del processo durante ilquale, presumibilmente, ci sarà anchela lettura della sentenza. Imputato è l'ex capitano ManfredSchmidt, all'epoca 30 anni, addetto alservizio di controspionaggio dellaDivisione. Il suo è uno dei nomi trova-ti nei documenti occultati per undecennio nell'armadio della vergognache dimostrano la sua partecipazioneall'efferata strage. Non è però presentein aula. Il capitano Schmidt, malgrado

Costui insieme al Maresciallo ErnestPaa, comandante della 1° Compagniadel reparto era alle immediate dipen-denze del capitano Schmidt. Rochoggi 86 anni, interrogato aKlangenfurt (Austria), dove risiede, atutt'oggi non si è presentato in aula.Molte circostanze di fatto le ha tutta-via messe a verbale e sono divenutecomunque patrimonio conoscitivo peril tribunale. Altro ex SS che ha descrit-to le condotte del capitano Schmidt inquei giorni è l'ex SS telegrafistaZoschke: quest'ultimo, per le mansio-ni che ricopriva, ebbe modo di ascolta-re infatti tutti i radiomessaggi cheattestavano, dopo il 12 ottobre, il pas-saggio ai “servizi” segreti degli ameri-cani del capitano Schmidt.Il processo per i fatti del Cavalcavia erainiziato il 27 maggio 2008 innanzi alTribunale militare di La Spezia, inquel periodo ancora competente perterritorio (davanti a tale Tribunale fucelebrato tra il 2006 ed il 2007 il pro-cesso per i fatti di Marzabotto conclu-sosi con 9 condanne all'ergastolo dive-nute definitive, e 7 assoluzioni), perpassare all'attuale di Verona, la cuiprima udienza si tenne il 9 ottobre2008, durante la quale vennero pre-sentate le documentazioni raccolte eprodotte dai Carabinieri con le indagi-ni ordinate dall'Autorità giudiziaria. Nell'udienza del 22 gennaio 2009,una volta perfezionate le costituzionidelle parti civili, rappresentate dagliavvocati Andrea Speranzoni (familia-ri), Giuseppe Giampaolo (enti locali),Enrico Bonora (Presidenza delConsiglio dei Ministri), e la difesadegli imputati sostenuta dall’Avv.Andrea Solmi, sono stati chiamati adeporre i testimoni brigadieri FranzStuppner e Sandro Romano delComando Carabinieri del Trentino-Alto Adige ed il maresciallo capo G.F.Giuseppe Giannoni. E il sottoscrittoquale testimone degli avvenimenti incausa, in quanto ex partigiano della63° Brigata Garibaldi che in quelperiodo era acquartierata a Rasiglionelle basi di Ca’ Barbara, Ca’ di Sotto,Ca’ di Co (dove mi trovavo), Ca’ di

L'eccidio di Casalecchio di Reno innanzi al Tribunale Militare di Verona

Ormai alla resa dei contii crimini delle SS naziste

Prossima la sentenza, con tutta probabilità in giugno. Letestimonianze hanno portato schiaccianti prove sulle responsabilità

del reparto nazista e dei suoi componenti

Bruno Monti*

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Chiuzzi e Cavallazzo.Nella udienza del 3 febbraio è stata lavolta dei familiari delle vittime:Fernanda e Medardo Raimondi figlidel colono Alberto, in quanto particivili e dei testimoni Romano Poli,Remo Zanna, Sergio Cavallari detto“Carnera” tutti e tre della 63°Garibaldi, Renato Romagnoli dellaVII GAP, e Sergio Notoli. Il 4 febbraio sono stati ascoltati fami-

liari delle vittime: tre figli di MauroEmeri, Armando, Loris e Graziella, edi testi di Iader Palmieri, Gino Boschied il fratello di Ubaldo MusolesiFernando, citati dall'Avv. Speranzoni.Nell'udienza del 18 febbraio hannodeposto altri familiari: EmanuelaDall'Oca, Catia Battistini. Altri verba-li di testimoni non in grado di presen-tarsi in Tribunale sono stati acquisitiagli atti, in particolare quelli diAlbina Palmieri, Daniele Emeri e delDott. Emanuele Babina. Acquisiti agliatti anche i verbali delle nove SSviventi sentite per rogatoria e dei testiVolk, Gutemberg e Lefor. A sua voltail Pubblico Ministero dott. De Paolisha prodotto una serie di documentiutili alla ricostruzio-ne dei fatti. Il giorno19 febbraio é statoascoltato il prof.Paolo Pezzino, do-cente di Lettere eFilosofia nell'Uni-versità di Pisa (auto-re di alcuni volumisulle stragi nazifasci-ste in Toscana), qua-le consulente chia-mato dal PubblicoMinistero. Nell'udienza del 25marzo ha deposto ilcolonnello dei carabi-nieri Roberto D'Elia,in ordine all'indagineda lui condotta sul-l'imputato ManfredSchmidt.Per conto delle particivili istituzionali –Comune di

Casalecchio, Provincia di Bologna,Regione Emilia Romagna – sono statisentiti il sindaco Simone Gamberini, iltecnico comunale Maurizio Natalini,

Giacomo Venturivice presidente dellaProvincia di Bo-logna, mentre laRegione ha inviatouna documentazionepresentata dall'Avv.Giuseppe Giampao-lo. Per finire una nota-zione in qualchemodo di caratterestorico. Il processo si svolgenella stessa aula nellaquale dall'8 all'11gennaio 1944 furonoprocessati dal Tri-bunale straordinariorepubblichino (no-minato a furor dimilitanti della RSIdurante il congressofondativo che si tene-

va anch'esso a Verona il 24 novembre1943), e condannati a morte i “tradito-ri” del regime che il 25 luglio 1943nella seduta del Gran Consiglio delfascismo col famoso ordine del giornoGrandi provocarono la caduta diMussolini e della sua dittatura venten-nale. Vennero infatti fucilati alla schie-na, l'11 gennaio 1944 nel prato diforte San Procolo, presso Verona, igerarchi Galeazzo Ciano (marito dellafiglia del duce, la quale invocò invanola clemenza e maledì il padre);Gottardi, De Bono, Pareschi,Marinelli. Altri, tra i quali il propo-nente primo dell'ordine del giorno,Dino Grandi (conte di Mordano nel-l'imolese) riuscirono a salvare la pelleriparando chi all'estero, chi altrove.Ciò non li ha però salvati dal giudiziodegli italiani e della storia qualiresponsabili dello squadrismo e dellarovina del Paese.

*Segretario della Sezione ANPIdi Casalecchio di Reno

“Li ho visti mentreli portavanoal massacro”

Ho visto i tredici compagni mentrevenivano condotti al massacro. Fu alcavalcavia della linea ferroviariaPorrettana, quel tragico mattino del10 ottobre 1944. Allora, non ancoradiciottenne ero partigiano della 7^brigata Gap e con la nostra infermie-ra Stella Tozzi, 33 anni, che avevalasciato il posto di lavoro alPoliclinico S. Orsola per svolgere ilsuo compito professionale con noinella base di via Lame 194, in bici-cletta stavamo andando a far visita alcomandante della mia squadra,Dante Guadarelli (nome di battaglia“Rino”) rifugiato presso la sua fami-glia non lontano dal cavalcavia. Lui siera allontanato dall’ospedale militare“Putti”, diretto dal prof. Oscar

Scaglietti, benemerito della Re -sistenza, dove era stato ricoverato,con la falsa motivazione, per la feritaad un polmone riportata in uno scon-tro a fuoco col nemico ad un posto diblocco nella zona di Calderara. Si erasaputo che i repubblichini erano sullesue tracce.Vidi il gruppo di partigiani della63^ brigata Garibaldi “Bolero”, cat-turati nella battaglia di Rasiglio, e dicivili rastrellati, che procedevanoscortati dalle SS. Accelerammo. Neparlai con “Rino” e durante la con-versazione sentimmo spari, ma non cifacemmo molto caso, a quell’epocaera un po’… naturale. Quando tor-nammo indietro io e Stella vedemmoil tragico spettacolo. Lo ho racconta-to in sede di testimonianza davanti alTribunale militare di Verona.

Renato Romagnoli (Italiano)

I sinistri simboli nelle uniformi delleformazioni naziste: il teschio sulberretto, la sigla SS (Schultz Staffeln)applicata al bavero delle giacca.L’ufficiale è il Generalmajor KurtMeyer Holder.

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Otello Bonvicini, «Giorgio», daAmedeo ed Enrichetta Bettini; nato il17 maggio 1914 a Bologna. Barbiere.Militante socialista sin dalla giovaneetà, partecipò attivamente alla lottacontro il fascismo durante la dittatura.Dopo l’8 settembre 1943 divenne unodei dirigenti militari del partito,delquale fu rappresentante nel ComandoSAP di Bologna. Alla fine del 1944 funominato comandante della brigataMatteotti Città. Nonostante l'intensaattività militare, non trascurò quellapolitica e nel gennaio 1945 assunse lasegreteria della FGSI, l'organizzazionegiovanile socialista, nonché redattoredi «Rivoluzione socialista», il periodi-co clandestino della FGSI. A seguitodi una delazione, fu arrestato dai fasci-sti alla fine di marzo. Sottoposto asevizie, non tradì i compagni di lotta.Processato, unitamente ad altri 26imputati tra il 12 e il 17 aprile 1945 econdannato a morte, assieme ad altricinque imputati, venne fucilato alpoligono di tiro il 18 aprile 1945. Perinfangare la memoria dei partigianicondannati, il tribunale fascista pro-cessò contemporaneamente anche per-sone accusate di avere commesso reaticomuni. Per onorare la memoria diBonvicini, il partito socialista diede ilsuo nome alla brigata MatteottiPianura, che divenne la 5^ Brigata“Bonvicini” della Divisione Bologna.Decorato con medaglia d'oro al valormilitare alla memoria.

Lettera che Otello Bonvicini scrisse

alla moglie dal carcere di SanGiovanni in Monte poche ore prima diessere fucilato al Poligono di Tiro il 18aprile 1945.

Carissima LinaPerdonami, Perdonami, io non volevo fartitanto male, credimi che l'unico dolore mio,è quello di saperti sola. Sola perché io nonsarò più vicino a te in carne e ossa, ma tisarò sempre vicino, ti proteggerò e cercherò didarti dal di là quella felicità che non sonostato capace di darti in questo mondo.Lina mia ricordati una cosa sola che ti hoamato tanto tanto e non ho mai mancato almio dovere di marito e di padre.I bambini non ho bisogno di raccomandarte-li perché ti conosco ma ti prego di dire a loroche suo padre non è mai stato un delinquen-te ne tanto meno un assassino, digli pure chese suo padre è morto non è morto da vigliac-co, e se anche la sentenza è stata ingiusta nondevono provare odio per nessuno.Che crescano onesti e si mantengano puritutta la loro vita, che io gli auguro lungae più felice di quella di suo padre, diglipure che non cerchino per nessun motivo divendicarsi, perché se così è stato vuol dire cheera il mio destino e contro ad esso non ci sipuò andare.Baciali lungamente per me e ricordamispesso a loro per quello che sono stato.A te un lungo bacione e non dimenticartimai di me

Otello

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Lettere inedite di partigiani caduti

Otello, “cara moglie...”Paride, “cara mamma...”

NEL CORSO delle ricerche storiche sulle fonti documentarie collegate alla Lotta diLiberazione a Bologna, condotte dall'Assessorato alla Cultura del Comune, sonostate ritrovate presso le famiglie le lettere inedite, pubblicate di seguito, che testi-

moniano la passione e gli stadi d'animo che animarono i combattenti per la libertà.(A cura di Antonio Sciolino)

Nella foto: Otello Bonvicini sul Pincio dellaMontagnola.Sotto: L’inizio della lettera scritta alla moglie.

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Ti prego innanzi-tutto di perdonarequesta mia scap-pata e ti prego dicredere che se finoad ora mi sonosempre trattenuto èstato per te.Da troppo tempoquesta idea miossessionava. Nonposso restare impo-tente di fronte alleeroiche gesta deinostri gloriosiv o l o n t a r id e l l ' I t a l i aRepubblicana.Stai tranquillache farò tutto ilmio possibile per poter ritornare.Un giorno forse tu andrai fiera di ciò chesto compiendo.

Cara Mamma ti prego di farti animo e coraggio in questotriste momento che se verrà superato ciricompenserà di tutti i dolori che abbiamosofferto.

Paride Musi, da Amedeo e MedeaCremonini; nato il 29 giugno 1927 aBologna; ivi residente nel 1943.Licenza elementare. Postino.Sull'esempio del fratello più anziano,Giocondo, si impegnò fin dai primitempi nella lotta contro i nazifascisti.Militò prima nel gruppo "B. Buozzi"sull'Appennino bolognese e poi nellaBrigata Stella rossa Lupo dall'11 otto-bre 1943 con funzione di ispettoreorganizzativo del 1° Battaglione.Cadde in combattimento a Burzanella(Camugnano) il 18 luglio 1944. Il fra-tello Giocondo, classe 1914, fornaio,comandante di battaglione della 1^Brigata “Irma Bandiera”, venne fucila-to assieme ad altri undici partigiani eantifascisti ilk 30 agosto 1944 al poli-gono di tiro di via Agucchi.Riconosciuto partigiano dall'11 otto-bre 1943 al 18 luglio 1944. A nomedei due fratelli è stata dedicata unastrada della città nella Bolognina.

Quelle che seguono sono lettere da luiinviate alla madre, ai fratelli Giocondoe Franco e al padre Amedeo.

Cara Mammanell'istante in cui riceverai questa mia, iosarò già lontano.

Ti abbraccio fortee ti bacio Tuo affezionato

Paride

Caro Giocondosono convinto chetu biasimerai ilmio operato, mache in fondo infondo ne saraicontento. Te neavrei parlato maave vo paura che tumi sgridassi.Mai come in que-sto momento misento onorato dipoterti abbracciare

Paride

Caro Babbo perdonami tu pure e acqua inbocca. Ti abbraccio

Caro Franco dai retta alla mamma e cercadi darle ciò che non ho saputo dare io. Bacidi nuovo a tutti.

Vostro Paride

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Fototessera di Paride Musi.A lato una delle lettere di commiato scrittealla madre, al padre e al fratello.

Il “posto di ristoro per partigiani” in Piazza Nettuno il 25 Aprile scorso

Un particolare della manifestazione per il 64° Anniversario della Liberazione il 25 Aprilescorso. La posa della corona di alloro ad opera del Comune di Bologna con 2 ex partigiani ilsaluto dei rappresentanti delle Forze Armate. Il muro che regge il sacrario fu classificatodalle Brigate Nere come “posto di ristoro” per partigiani che li venivano fucilati. (Foto Luciano Nadalini).

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CARE AMI-CHE e amicidell’ANPI, il

mio nome è LeonardoBarcelo. Sono arrivatoin Italia dal Cile nel1974 quale rifugiatopolitico, perseguitatodal regime fascistaguidato dal generaleAugusto Pinochet.Allora giovane, venti-seienne, ho vissutoquei tragici giorni ini-ziati l’11 settembre1973, data nella quale perse la vita l’eroico presidente SalvadorAllende insieme a migliaia di democratici cileni fucilati, incarce-rati o fatti scomparire.Come tanti altri perseguitati sono stato rifugiatonell’Ambasciata Italiana a Santiago del Cile, città nellaquale ero membro della direzione del partito del presiden-te, e dopo alcuni mesi ebbi la possibilità di venire in Italiadove sono stato accolto da parte del mondo democratico, tracui i partiti italiani, con la sola eccezione del MovimentoSociale Italiano. Sono stato presidente del Comitato Italia-Cile della Regione Emilia Romagna e pertanto ricordo lemigliaia di iniziative che Bologna, le altre città e i paesipromossero per sostenere i democratici cileni in lotta con-tro la dittatura di Pinochet e per denunciare a livello inter-nazionale le nefandezze di tale regime. Dal 1981 insegnolingua spagnola all’Università degli Studi di Bologna, e nel1992 ho ottenuto la cittadinanza italiana. Da sempre misono impegnato nella difesa deidiritti umani con una particolareattenzione alla Memoria storicadell’Italia, e primariamente allaResistenza e alla difesa dellaCostituzione. Sono iscrittoall’ANPI da diversi anni.Nel 2004 sono stato eletto consi-

gliere comunale(gruppo PD) aBologna e una dellemie preoccupazioniprincipali è stataquella di continuare,pure all’interno delConsiglio, a richia-mare costantementeall’importanza deivalori prima ricorda-ti. Ciò, tra le altreiniziative,mi ha por-tato a presentare unordine del giorno il

12 gennaio 2009 per invitare i parlamentari della nostraregione ad opporsi nelle sedi competenti alla proposta dilegge 1360 per l’istituzione dell’Ordine del Tricolore che in7 articoli pretenderebbe di attribuire tale onorificenza,senza nessuna distinzione, sia ai Partigiani sia a coloro chenella seconda guerra mondiale prestarono servizio militarenella Repubblica di Salò. In tal modo si cancellerebbe ilruolo di nemici dello Stato, legittimamente costituito, ditutti coloro che dopo l’8 settembre 1943 decisero di arruo-larsi nella formazione eversiva della Repubblica Sociale.Ritengo che questo revisionismo storico sia del tutto, etica-mente e politicamente, inaccettabile.Grande sorpresa e sgomento ho avuto quando, nel portarein discussione questo Odg alla prima Commissione AffariCostituzionali del Comune di Bologna, mi sono sentito direda un rappresentante dell’attuale minoranza di destra chenon era opportuno che fossi io a presentare questa mozione,

non avendo vissuto o avuto fami-liari nel territorio che avesseropartecipato a quel particolaremomento storico. Ragionamentoche fa un doppio torto, in primoluogo alla Resistenza quale fattostorico e provato rispetto al qualequalsiasi persona, senza differen-

Lettera di un docente universitario bolognese

di origine cilena sfuggito ai golpisti di Pinochet

“Ho tutto il dirittodi denunciare

la ferocia fascista”

Nelle foto: Santiago del Cile, 11 settembre 1973.L’ultima immagine del presidente Salvador Allende,mentre sta per uscire dal palazzo del governo, LaMoneda (progettista l’architetto Toesca, origine italiana)subito bombardata da un aereo di militari rivoltosi.Lo stadio di Santiago si va affollando di cittadinirastrellati nelle case e nelle sedi democratiche.

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za di nazionalità, può esprimere le proprie valutazioni e insecondo luogo, di non meno importanza, alle persone di ori-gine straniera che vengono arbitrariamente differenziatedalle persone di origine italiana nel diritto di espressione.Strana concezione della storia che comporterebbe che fra unpo' di anni della Resistenza non si potrà più parlare poichénon ci saranno più dei contemporanei ai tragici fatti dellaguerra. Auguro a Bologna, città medaglia d’oro della

Resistenza e accogliente verso le persone che diventano cit-tadini italiani, che non torni ad essere governata da personee partiti che preconizzano il revisionismo storico di frontealla Resistenza e una totale chiusura verso l’integrazionedelle persone che con sforzo e competenze cercano di farearricchire la vita politico-culturale della nostra città, senzasentirsi inferiori solo per essere nati in un paese straniero.

Il settore Cultura e rapporti conl'Università del Comune di Bolognain collaborazione con il CINECA, laFondazione Villa Ghigi e il ParcoStorico Monte Sole ha realizzato unprototipo di applicazione multime-diale dedicato alla strage di MonteSole con lo scopo di ricostruire, con-servare e diffondere la memoria degliepisodi dell'insorgenza partigiana ein particolare della brigata "StellaRossa", unitamente a quella deglieccidi perpetrati nell'autunno del1944 a Monte Sole e nel circostanteterritorio tra Reno e Setta, nonchédella vita di quelle comunità e degliscenari di guerra della “LineaGotica”.Il prototipo, studiato e realizzato peressere utilizzato in molteplici e diffe-renziate installazioni museali e per lafruizione on-line (disponibile entrol'estate 2009), offre la visualizzazionedigitale 3D del contesto ambientaledi Monte Sole e insieme l’accesso aduna banca dati multimediale di tipostorico.La ricostruzione in 3D consente divisualizzare la zona di Monte Solecome appariva durante la guerra, nel1944, e come appare oggi.L'elaborazione grafica ha preso avviodall'analisi fedele di cartografie dellametà del Novecento e di foto aereescattate dagli alleati durante le perlu-

strazioni e i bombardamenti. La ricostruzione virtuale del paesag-gio, degli insediamenti e della viabi-lità permette di comprendere l’im-portanza strategica della zona, leposizioni di tedeschi e alleati, e leazioni compiute dai partigiani.Lo scenario organizza informazionied approfondimenti sul periodo 8settembre 1943 - 25 aprile 1945attraverso un database costruito su 5entità principali:� Caduti partigiani e vittime civili, � Eventi ed episodi, � Brigate partigiane e corpi militari, � Testimonianze, � Luoghi. Al momento il database comprende

le seguenti schede:� 1104 biografie di vittime civili ecaduti partigiani in combattimento� 262 testimonianze�277 fra episodi bellici, episodi par-tigiani, episodi con caduti e vittimecivili. Questo dato rappresenta l'80%del totale degli eventi, poiché nonsono state ancora inserite la granparte delle schede relative agli episo-di bellici della Linea Gotica.� 3 brigate partigiane, ossia circal'80% del totale (mancano le schededettagliate sui reparti tedeschi, ita-liani e sui reparti alleati che hannooperato nella zona)�736 toponimi che costituiscono il40% dei luoghi interessati.Inoltre, nella sezione “Appro fon di -menti”, sono presenti testimonianze ericostruzioni audio video, fondi foto-grafici, filmati storici, documenti,fonti storiche e gli atti processuali.Il prototipo sarà visibile a partire dal25 aprile p.v. presso il Museo dellaResistenza sito in Via S.Isaia 20.

La ricostruzione digitale del territorio

MONTE SOLE IN 3 DConnessione con una banca dati sulle battaglie e gli eccidi conservano

e diffondono la memoria degli episodi dell'insorgenza partigiana

La zona di Montesole attraversata dalla Valle del Reno che si vede al centro della foto.

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Quest’anno si sono già svolte leseguenti manifestazioni:-domenica 15 marzo il tradizionaleincontro conviviale al Molino Rosso diImola, con oltre 300 partecipanti e lagradita presenza, fra gli altri, delPresidente provinciale dell’ANPI,Lino “William” Michelini;-sabato 21 marzo la visita al campo disterminio di Fossoli;-martedì 14 aprile consegna solennepresso il Municipio di Imola delle tes-sere ad honorem ai famigliari deiCaduti; nella stessa giornata l’ANPIha partecipato alla cerimonia di sco-primento della targa dell’UNESCO almonumento al soldato polacco (le pat-tuglie del 2° Corpo d’armata polaccofurono le prime truppe Alleate adentrare in Imola, accolte dai partigianiil 14 aprile del 1945);-mercoledì 15 aprile, promossa daiComuni di Imola, Medicina e CastelSan Pietro Terme, è stata deposta unacorona alla lapide che ricorda le sedicivittime del Pozzo Becca, prelevatedalle carceri e trucidate il 12 aprile,

Sono 261 i partigiani viventi chefanno parte dei 990 iscritti all’ANPIdella zona imolese. Ai partigiani siaggiungono 4 famigliari di Caduti e725 antifascisti (484 uomini e 241donne). Sono inoltre 124 i famigliariai quali viene consegnata ogni anno, inoccasione del 14 aprile, anniversariodella Liberazione di Imola, la tesseraad honorem. Il tesseramento per il 2009ha superato - il dato è parziale ed èriferito a metà aprile - il 90% rispettoall’anno precedente, 41 sono nuoviiscritti. Una suddivisione per classi dietà vede fra gli antifascisti: 75 conmeno di 35 anni, 278 fra i 36 ed i 60anni e 372 oltre i 60 anni.L’ANPI della zona imolese collaboraattivamente con le istituzioni locali (ilCircondario imolese è composto daiComuni di Imola, Castel San PietroTerme, Medicina, Dozza Imolese,Mordano, Castel Guelfo, Castel delRio, Borgo Tossignano, Fontanelice eCasalfiumanese) e mette in campoogni anno, insieme al CIDRA (CentroImolese di Documentazione sulla

Resistenza e l’Antifascismo e storiacontemporanea) ed all’ANED(Associazione Nazionale ex Deportati)numerose iniziative, fra le quali ancheun intenso lavoro con le scuole, sia contestimonianze di partigiani all’internodelle stesse classi scolastiche, sia convisite alla mostra-museo permanentedella Resistenza e del Novecento pres-so il CIDRA di Imola.

Intensa attività dell’ANPI di Imola

Nelle scuole, nella società gli ideali della Resistenza

Gabrio Salieri

Ca’ di Guzzo nella vallata del Sillaro in territorio di Castel del Rio dopo la battaglia.

I resti della torre di Monte Battaglia dopo il violentissimi scontri tra le forze partigiane econtingenti della Wehrmacht impegnati sul fronte della linea gotica.

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due giorni prima della Liberazione diImola, dalle Brigate Nere e dalle SS;-giovedì 23 aprile, a cura del CIDRA,presentazione del volume di FrancoBaldisserri, “Amleto”, che ricordal’opera fondamentale svolta dagli smi-natori (Amleto, padre dell’autore,morì il 12 maggio del ’45, insieme adaltri due sminatori per lo scoppio diuna mina tedesca);-sabato 25 aprile, anniversario dellaLiberazione, l’ANPI ha partecipatoalle celebrazioni ufficiali della ricor-renza. Ad Imola sono intervenuti ilSindaco Daniele Manca, l’on. MassimoMarchignoli e, per l’ANPI, Silvia Sassidel Direttivo nazionale;-mercoledì 29 aprile, commemorazio-ne di Livia Venturini e Rosa Zanotti,uccise dalla GNR fascista il 29 apriledel 1945, durante una manifestazionenel centro della città organizzata daiGruppi di difesa della donna; nel corsodella cerimonia, nel Municipio diImola, è stata inoltre consegnato undiploma ad honorem alla partigiana InesDalmonte, che militò nel battaglioneSAP montano di Imola;Le altre iniziative da questo mese inavanti:-domenica 3 maggio, posa di corone aCasetta di Tiara (Firenzuola);-mercoledì 13 maggio, deposizione diuna corona a ricordo delle vittime delprimo bombardamento aereo di Imola,il 13 maggio del 1944.I prossimi appuntamenti (alcune dellemanifestazioni si svolgeranno in colla-borazione con altre organizzazionidell’ANPI dell’Emilia Romagna edella Toscana) sono le feste popolarialla Faggiola (Palazzuolo sul Senio)domenica 14 giugno; la posa di coroneal Passo della Sambuca il 23 agosto; aMonte Battaglia (Castel del Rio)domenica 6 settembre; a Ca’ Malanca(Brisighella) domenica 13 settembre;le manifestazioni di Castel del Rio e diCa’ di Guzzo (Castel del Rio) domeni-ca 27 settembre e la commemorazionea Ca’ Genasia (Riolo Terme) sabato 3ottobre.

Nelle carceri come al confino, ai qualila dittatura fascista condannavamigliaia di lavoratori, intellettuali,studenti, non solo si prepararono iquadri della Resistenza armata e dellariscossa nazionale, ma si delineò lastruttura repubblicana e si gettaronole fondamenta della Costituzione, siapure in modo generico.I dibattiti serrati che noi facevamopartendo da questa o quella constata-zione raccolta in uno dei tanti testipolitici e storici che studiavamo, ciportavano a intravedere i problemiche avremmo dovuto affrontare dopola caduta del fascismo.Perché era nella logica delle cose che ilfascismo dovesse cadere. Non sapeva-mo come ciò sarebbe avvenuto, masapevamo che ciò sarebbe accaduto eche, nonostante le profezie diMussolini, questo non sarebbe stato ilsecolo del fascismo.Perciò discutendo animatamente fradi noi (militanti del Pci – ndr) o con icompagni di altra formazione politica,andavamo configurando, giorno dopogiorno, il volto che avrebbe dovutoavere l’Italia. L’Italia ripulita dal fasci-smo sarebbe stata quella del prefasci-smo, cioè vi sarebbe stata continuitàtra il liberal-conservatorismo antemarcia su Roma e le forze che avreb-bero costituito il nuovo liberal-con-servatorismo, o la repubblica italiana(la monarchia era condannata da tutti)avrebbe avuto un volto nuovo?Bisognava intenderci, e intanto capirecosa era stato il fascismo. Una paren-tesi, come dicevano i crociani, o unmale cresciuto con l’Italia, perchénato dalle stesse condizioni che aveva-no determinato la nascita dell’Italia. Ein definitiva, se avevano ragione i noncrociani, come era possibile impedireche l’Italia stessa ricadesse vittima diquel male oscuro che era il fascismo,

non necessariamente in camicia nera,ma il principio autoritario che si chia-mava fascismo in Italia, ma nazismoin Germania, franchismo in Spagnaecc.?Ed ecco il nostro continuo dibattito(qualcuno disse una volta che demo-crazia è discussione (Masarick), faemergere l’inefficienza, le carenze, leambiguità dello Statuto Albertino e lanecessità di forgiare una nuovaCostituzione, che non fosse un com-promesso tra i diritti del sovrano e idoveri del suddito, ma un accordo tracittadini con uguali diritti e doveri,dove libertà e democrazia fossero con-siderate beni inalienabili e definitivi.Una Costituzione non “flessibile”,perciò non modificabile a forza didecreti legge, come aveva fattoMussolini, ma una Costituzione chegarantisse per sempre il nostro dirittoa vivere e lavorare in pace, liberi dipensare come si vuole e di esprimerecon altrettanta libertà il nostro pen-siero.La Costituzione repubblicana cheabbiamo pensato in tempi oscuri evoluto a coronamento della nostralotta e della guerra di liberazione, rap-presenta un capovolgimento totale diciò che voleva e faceva il fascismo. (…)Farla funzionare dipende dallo sforzodi tutti, dalla buona volontà di ognicittadino. Dal desiderio che deve esse-re in ognuno di noi di non voler maipiù rivivere il passato e dalla consape-volezza che questa nostra Costituzioneè nata dal popolo e per il popolo.

A cura dell’Associazione PerseguitatiPolitici Antifascisti (ANPPIA) provin-ciale di Bologna.Fine. Le precedenti puntate: I, giugno2008; II, settembre 2008; III, dicembre2008; IV, febbraio 2009; V, aprile2009.

Dagli appunti di Luigi Orlandi

Le discussioni in carcerepensando alla Costituzione

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Icittadini di San Giorgio di Piano, inparticolare le nuove generazioni equelli venuti da altre parti,hanno

avuto occasione di conoscere, recente-mente, pagine di storia locale successivealla guerra.È avvenuto in occasione della giornatadella memoria e dell’Olocausto ricor-data presso la scuola media inferiore“Cristoforo Colombo” da parte deglistudenti delle tre classi, dei docenti,della direttrice didattica, degli assesso-ri comunali all’Istruzione e allaCultura, del segretario dell’ANPI, coni signori Walter Cardi e Anna RosaNannetti delle associazioni famigliaridei Caduti di Marzabotto. Dopo unainteressante illustrazione dei fatti con-seguenti la guerra voluta dal nazifasci-smo e delle persecuzioni razziali diebrei, zingari, omosessuali e avversaripolitici, sterminati nei vari lager diDachau, Mauthausen, Auschwitz,rione di San Sabba (Trieste), passandodai campi di smistamento di Bolzano,si è parlato, grazie alla testimonianzadi W. Cardi dellaStrage di Marzabotto.La giornata concordatacon la scuola, da partedell’AmministrazioneComunale, ha prose-guito con la presenta-zione degli argomentiraccolti nel volume “Ibambini del 1944 – Lavita dopo gli eccidi”pagg. 103, una raccol-ta di testimonianzecurate da Anna RosaNannetti, allora adole-scente e partecipe etestimone delle disu-

mane sofferenze. Anna Rosa racconta:“Dopo i primi giorni dagli eccidi e dailutti famigliari, iniziò per i bambini unaltro lungo periodo di dolore. Con le casedepredate e distrutte, i campi incolti, lestalle svuotate non era possibile sopravvive-re, dovevamo fuggire dai nostri paesi ….Per essere accolti in un centro di raccolta deiprofughi o cercare familiari e parenti anco-ra in vita”. Questa era la situazione chesi presentava a fine guerra, per adulti ebambini soli e in tenera età sullenostre montagne.Un appello a tale proposito fu lanciatodal sindaco comunista di Bologna,Giuseppe Dozza, e dalla Camera con-federale del lavoro provinciale. Era unforte richiamo alla solidarietà concoloro che avevano subito le conse-guenze nefaste della lunga e duraguerra e delle famiglie di quanti ave-vano combattuto nella Resistenza con-tro gli occupanti tedeschi e le squa-dracce fasciste di Salò. E furono inmolti a rendersi disponibili a divideregli scarsi pasti, l’umile casa, il poco

riscaldamento, con chi tanto avevaperduto e patito nel lungo invernodella nostra montagna, il più freddo enevoso a memoria d’uomo, sul qualeavevano combattuto gli eserciti con-trapposti e le formazioni di partigiani.Ospitammo inizialmente bimbi diMarzabotto.La risposta fu eccezionalmente ampia etante bambine e bambini furono accol-ti nelle case di lavoratori, artigiani,coltivatori. Tale esperienza ebbe, pur-troppo, necessità di ripetersi, semprecon successo, per i tanti bambini diNapoli, che ricordavano l’eroismodelle “Quattro giornate” di insurrezio-ne, nel settembre ’43 contro l’occu-pante tedesco e successivamente per lepopolazioni del Polesine colpite, nel1951, dall’alluvione disastrosa del Po.I Comuni della bassa, le Camere delLavoro, le donne dell’UDI, i partigia-ni dell’Anpi si mobilitarono con tan-tissime iniziative, pur nella carenza dimezzi, nel persistente razionamentodei generi alimentari e di ogni altrogenere, in una nobile gara che traevaorigine da altra iniziativa. Nel 1907 isangiorgesi ospitarono i figli di lavora-tori della terra di Argenta (Ferrara) insciopero per i diritti fondamentali.Anna Rosa scrive: “Ogni famiglia affi-dataria ha dato il meglio di se stessa perfavorire l’integrazione di questi piccoliospiti, per aiutarli a superare le paure pas-sate e a ritrovare una nuova sicurezza in sestessi e negli altri.” Le testimonianze

proseguono con:Lucia (aveva 4 anni) “ ...fui destinata presso unafamiglia di S. Giorgio diPiano, non era una fami-glia ricca, anzi, lui erafacchino e lei era mondina(la loro ricchezza era den-tro di loro)”.Benito (aveva 7 anni) alsuo arrivo dirà: “Voglioessere chiamato Primo…ero con mio fratelloRomano (anni 9) e lafamiglia che doveva ospi-tarci (il Campanaro) si feceavanti e disse: i due fratel-

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Quando San Giorgio ospitòbimbi della montagna,di Napoli e del Polesine

Luigi Crescimbeni

San Giorgio di Piano. La gioisa tavolata con i bambini di Marzabotto “dopo lacura” presso le famiglie ospiti locali. Organizzazione del circolo Unione DonneItaliane (UDI).

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li li prendo io (non si possono dividere). Acasa ho due bambini grandi come voi, sta-rete assieme”.Luigi Arbizzani in “Uomini, lotte ealtre cose” ha ricordato con foto e connotizie questi fatti e così commentasul giornale l’Unità del giorno 11 gen-naio 1946: “A S. Giorgio di Piano nescenderanno 52, altre centinaia sparsi neglialtri comuni (…) molti cittadini appog-giati alle biciclette, c’è anche un calessino,sono quelli delle frazioni che hanno unlungo viaggio per ritornare a casa. Poiverso le ore 16 il grosso camion con il cari-co di bimbi assistiti dalle donne dell’UDI(…). sono un po’ intorpiditi, coi pochipanni che hanno addosso. Sono stati condot-ti nel refettorio delle scuole comunali dovec’è un caldino accogliente ed è loto servitauna colazione. Tutti mangiano con appeti-to. Tutto intorno stanno le donne e gliuomini affettuosi e preoccupati come verigenitori (…) I tutori ricevono i bambini ele bambine, li avvolgono con le sciarpe cheavevano portato appositamente e li prendo-no in braccio …”.Come abbiamo già detto in quellenuove case sconosciute c’è chi avrebbetrovato bambini coi quali stabilire unrapporto di amicizia che avrebbe con-tinuato a durare nel tempo.È seguita una proficua e positivadiscussione che, partita dai ragazzi,sollecitata anche dalle domande e con-siderazioni dei docenti, perché la novi-tà era dovuta al fatto che in discussio-ni c’erano le conseguenze causate dallaguerra: la popolazione civile, donne,vecchi e bambini.Oggi, a distanza di pochi giorni ormaidal voto per il rinnovo dei consiglicomunali e provinciali, nonché delParlamento europeo quegli avveni-menti ci dicono del perché della soli-darietà, della presenza forte nel sociale,della vicinanza ai più deboli e biso-gnosi che è sempre stata presente inquanti, a partire dalla Liberazione finoad oggi ne hanno poi ricevuto il testi-mone amministrando con onestà ecompetenza i nostri Comuni,Provincia e Regione.

Innanzitutto il curioso titolo èGabardèn… traduzione in dialetto digabardine, ovvero il soprabito in tes-

suto leggero di mezza stagione, o l’im-permeabile. Non è escluso che derivi dagabbana, suggerisce l’erudito, come unavolta si diceva della giacca. Comunque sia,Gabardèn è il soprannome dell’autore,Sergio Guidi (classe 1923, originario delCesenate, ex plurimestieri: tecnico radio,fotografo, assicuratore e altri; ora abitantenel rione Barca di Bologna), che gli affib-biò certo Giulio Bisacchi, fuochista allozuccherificio, specialista in materia dinomignoli. Un nomignolo in seguitonobilitato, se così si può dire, da famosipersonaggi della tv in “giallo”, l’impecca-bile tenente Sheridan, e poi dal quasi tra-sandato tenente Colombo, che indossa-vano appunto un impermeabile bianco,freddo o caldo che fosse.Durante i venti mesi dell’occupazionetedesca Sergio Guidi, che all’epocacontava tra i 20-22 anni, si sottrassealla chiamata alle armi dello pseudogoverno repubblichino di Salò. Infatti,dopo essersi presentato a Viserba, alleporte di Rimini, insieme ad un grup-po di altri giovani, di notte, “tagliò lacorda” attraverso i campi. Arrivato acasa il padre lo caricò sulla canna dellabicicletta e lo accompagnò al sicuro inuna località collinare “fuori mano”,egli dice. Di fatto disertore, secondo ifascisti, che riservavano a personecome lui, una volta catturate, la fucila-zione alla schiena sul posto.In questo libro, non a caso scritto daun romagnolo purosangue cesenate, cisono due aspetti che colpiscono imme-diatamente: il taglio umoristico nonbanale, perché applicato anche neicontesti più drammatici, il continuomischiarsi di quello che si potrebbedefinire il “ pubblico “ e il “ privato”.La storia di un individuo, cioè l'autoremedesimo, scandita con la storia con la

S maiuscola, il ventennio fascista, laseconda guerra mondiale, laResistenza, la repubblica e laCostituzione, la ricostruzione.Per rafforzare questo concetto, l’autoredivide la sua vita in due parti: la primache finisce con la Liberazione, la secon-da che inizia con il dopoguerra con lalibertà e la democrazia ritrovate finoagli anni 80. Anni nei quali già emer-ge la crisi della cosiddetta “primarepubblica”, che non molto tempodopo verrà rapidamente cancellata. C'èun' appendice finale che riguarda ilmatrimonio della figlia e che affrontala questione soprattutto da un puntodi vista umoristico. La parte iniziale del libro è particolar-mente gustosa, perché racconta la vitadi un bambino che poi diventeràragazzo in una Romagna agrestedescritta con toni quasi fiabeschi, veroarchetipo di un' Italia contadina chesembra oggi la favola di se stessa, tantoè lontana e diversa dall'Italia attuale,con il bello e il brutto che potevaavere. Con ironia e leggerezza si raccontaanche di un paese, in questo casol’Italia, di quel tipo trasformato dallapropaganda fascista in un presuntoimpero battagliero, pugnace, in realtàfatto da “soldati con le pezze ai piedi eil morale verso il basso…i fucili mod.91 (Mod.91 - ovvero lo spropositata-mente lungo modello 1891, anno incui fu “inventato” e imbracciato daifantaccini italiani già nello sbarco inLibia del 1911, nella prima GuerraMondiale (1915-1918) e ancora nellenumerose altre) pezzi da museo” (pag119, ibidem), e le ragioni per le qualipoi un popolo si oppose a quel disastroe nacque quel movimento che poi sfo-ciò nella Resistenza. Quando egli dice“pezze ai piedi” è la pura e semplice

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Disertore, radiotecnico e... molto altro

Una giovinezza all’insegna dell’elegante “é Gabardèn”

Massimo Meliconi

> segue a pag. 28

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Cefalonia 1943 Lettere dal Massacrouscito a cura dei tipi Hobby e Worknel 2008 è stato presentato lo scorsofine marzo alla Libreria Irnerio diBologna, un luogo dove si continua adorganizzare la presentazione di inizia-tive editoriali rilevanti ai fini dellavita culturale della nostra città. Il libro è la storia di Enrico Solito, ungiovane ufficiale della Divisione Acquidi stanza a Cefalonia, sul versantegreco del mare Ionio, caduto assieme aquasi 8000 militari italiani. Quando,dopo l'Armistizio dell’8 settembre, itedeschi intimarono il disarmo dei sol-dati italiani, questi ultimi decisero,con un referendum, di resistere con learmi invece che arrendersi. La batta-

glia iniziò il 15 settembre e si protras-se fino al 22 successivo. Sul camporimasero quasi 5000 fra ufficiali e sol-dati italiani. Altri 3000, prigionieriormai dei tedeschi, persero la vitadurante il trasporto sul continentegreco. Si tratta di un atto nobile didifesa dell'onore della nostra Patriapagato con l'estremo sacrificio. Queste appassionanti pagine riportanole lettere che Enrico inviava a casa inquel settembre del '43, riprese informa narrativa, ma fedele ai testiautentici, dal nipote di Solito cheporta il suo stesso nome. Ne hanno conversato con l'autoreAlessandra Calanchi e AlessandroCastellari ripercorrendo i momenti più

difficili ed emozionanti che hannocaratterizzato questa particolare pagi-na della storia italiana recente.

A. S.

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Pagine sul sacrificiodella Divisione Acqui

Nella copertina del libro uno “Stukas”tedesco, apparecchio da bombardamento inpicchiata usato nell’attacco ai soldatiitaliani.

RESISTENZAOrgano dell’A.N.P.I. Provinciale di BolognaVia della Zecca n. 2 - 40121 BolognaTel. 051.231736 - Fax [email protected]

Direttore responsabileEzio Antonioni

Comitato di redazioneRemigio Barbieri (redattore),Ermenegildo Bugni (coordinatore), Paola Coltelli, Elio Gollini, Giancarlo Grazia, Massimo Meliconi,Lino Michelini, Nazario Sauro Onofri,Renato Sasdelli.

Segretario di redazione Antonio Sciolino

Con la collaborazione di Cooperativa Manifesta

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realtà, come hanno patito i soldati del-l’epoca.Quindi il secondo dopoguerra, caratte-rizzato da pasti frugali se non proprioda fame vera, la ricerca di un lavoro edi un futuro che per il nostro autore eper molti altri come lui ha avuto allafine un buon esito, in un' Italia moltocresciuta economicamente e con preci-si fondamenti democratici, ma che

probabilmente non ha mai fatto deltutto i conti con il passato, forse oggice ne rendiamo conto più di ieri. Per queste poche cose che ho ricordatoe per molte altre che si possono ritro-vare nel racconto, il libro di SergioGuidi è una testimonianza importan-te, un racconto vero di vita vissuta checi fa ricordare la canzone di un notocantautore (si tratta di Francesco DeGregori) che diceva che “la storiasiamo noi”.Una doverosa notazione finale: il libro

“é Gabardèn”> segue da pag. 27

è autoprodotto (pagg. 375 scritte rigo-rosamente a mano) e si acquista in unacartolibreria di piazza Bonazzi, zonaBarca, Quartiere Reno.

delle discussioni nei vari Consigli -tutti contrari al progetto di legge,come Comune e Provincia di Bologna,riferiamo ora di quelli pervenutici inseguito.Approvata coi voti della maggioranzadel centro-sinistra una mozione sotto-posta all’esame dell’Assemblea elettivadella Regione Emilia Romagna. NelConsiglio comunale di Ozzano Emiliasu 21 consiglieri presenti in 18 hanno

votato contro il progetto di legge e 3 afavore. Il Consiglio comunale diMalalbergo ha approvato l’ordine delgiorno contrario al progetto legge con10 voti, 1 astensione, 3 contrari.La raccolta delle firme prosegue nellanostra provincia, allo scopo di estende-re l’informazione e mantenere viva lamobilitazione in difesa della legalitàrepubblicana e della Costituzione.

Sconfitto il tentativo> segue da pag. 1