Resistenza n. 3 anno 2010

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Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno VII - Numero 3 - Giugno 2010 > segue a pag. 4 > segue a pag. 4 POSTE ITALIANE Spa - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) ART. 1 comma 2 aut. N. 080016 del 10/03/2008 - DCB - BO guidato, guarda caso, da uno dei più importanti (se non il più importante) degli editori italiani. Oltre alla crisi economica internazio- nale, sui cui effetti nazionali, però, incidono le politiche governative, tre le situazioni che rischiano di far collas- sare il settore editoriale e ridurre i livelli dell’informazione e, di conse- guenza, della nostra democrazia costi- tuzionale e repubblicana. Avevamo scritto su queste pagine di tentativi di imbavagliare l'informazio- ne: il pericolo si sta ora avverando Vediamoli. Leggi restrittive del diritto di cronaca. Mentre scriviamo la discussione è aperta, le notizie che giungono dalle N on è azzardato affermare che uno dei settori fondamentali per valutare i livelli di democrazia di un Paese, in Italia sia in profonda crisi. Le ragioni non vanno ricercate nel classico destino “cinico e baro” di saragattiana memoria, ma in precise scelte del governo Editoriale Democrazia in sofferenza massima vigilanza S ettori sempre più ampi dell'opi- nione pubblica stanno avvertendo l'avanzare di una situazione ano- mala in Italia, rispetto al panorama dei paesi democratici. È ormai evidente che l'attacco alle libertà garantite dalla Costituzione repubblicana non è più, come si usa dire, strisciante. I tentativi sono palesi. Prova ne siano, ultimamen- te, quelli di mettere il bavaglio agli orga- ni di informazione, le rappresaglie nei confronti di giornalisti della televisione pubblica, i minacciosi provvedimenti nei confronti di operatori dell'informa- zione e degli stessi editori (passando dal- l'eliminazione delle agevolazioni postali che penalizza anche la stampa no profit), il ricorso da parte del governo di centro- destra al voto di fiducia in Parlamento, tale da impedire il vitale confronto di idee e di proposte nella dialettica fra i gruppi politici rappresentati. Addirittura si è giunti alle obbro- briose circolari – con tanto di impri- matur ministeriale – emesse da diri- genti scolastici per impedire agli insegnanti, singoli e collettivamen- te, di parlare con i giornalisti, di rispondere a loro domande – anche in spazi esterni – che abbiano atti- nenza con le difficoltà in cui si dibat- te la scuola, con la politica governa- tiva in tale delicatissimo ganglio della vita del paese. È un'autentica Ancora in piazza come sempre Il 25 Aprile in Piazza Nettuno durante la celebrazione del 65° anniversario della liberazione. Ha aperto William Michelini a nome del Comitato provinciale della Resistenza e della Lotta di Liberazione ed ha pronunciato l’intervento ufficiale la presidente della Provincia, Beatrice Draghetti (articoli da pag. 2 in avanti). Intollerabile attacco alla libera informazione Giovanni Rossi* Siamo con il mondo della scuola (articoli nelle pagine interne)

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rivista. organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno VII - Numero 3 - Giugno 2010

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Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno VII - Numero 3 - Giugno 2010

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guidato, guarda caso, da uno dei piùimportanti (se non il più importante)degli editori italiani.Oltre alla crisi economica internazio-nale, sui cui effetti nazionali, però,incidono le politiche governative, trele situazioni che rischiano di far collas-sare il settore editoriale e ridurre ilivelli dell’informazione e, di conse-guenza, della nostra democrazia costi-tuzionale e repubblicana.Avevamo scritto su queste pagine ditentativi di imbavagliare l'informazio-ne: il pericolo si sta ora avverandoVediamoli.Leggi restrittive del diritto di cronaca.Mentre scriviamo la discussione èaperta, le notizie che giungono dalle

Non è azzardato affermare che unodei settori fondamentali pervalutare i livelli di democrazia

di un Paese, in Italia sia in profonda crisi.Le ragioni non vanno ricercate nel classicodestino “cinico e baro” di saragattianamemoria, ma in precise scelte del governo

Editoriale

Democraziain sofferenzamassima vigilanza

Settori sempre più ampi dell'opi-nione pubblica stanno avvertendol'avanzare di una situazione ano-

mala in Italia, rispetto al panorama deipaesi democratici. È ormai evidente chel'attacco alle libertà garantite dallaCostituzione repubblicana non è più,come si usa dire, strisciante. I tentativisono palesi. Prova ne siano, ultimamen-te, quelli di mettere il bavaglio agli orga-ni di informazione, le rappresaglie neiconfronti di giornalisti della televisionepubblica, i minacciosi provvedimentinei confronti di operatori dell'informa-zione e degli stessi editori (passando dal-l'eliminazione delle agevolazioni postaliche penalizza anche la stampa no profit),il ricorso da parte del governo di centro-destra al voto di fiducia in Parlamento,tale da impedire il vitale confronto diidee e di proposte nella dialettica fra igruppi politici rappresentati. Addirittura si è giunti alle obbro-briose circolari – con tanto di impri-matur ministeriale – emesse da diri-genti scolastici per impedire agliinsegnanti, singoli e collettivamen-te, di parlare con i giornalisti, dirispondere a loro domande – anchein spazi esterni – che abbiano atti-nenza con le difficoltà in cui si dibat-te la scuola, con la politica governa-tiva in tale delicatissimo gangliodella vita del paese. È un'autentica

Ancora in piazza come sempre

Il 25 Aprile in Piazza Nettuno durante la celebrazione del 65° anniversario dellaliberazione. Ha aperto William Michelini a nome del Comitato provinciale dellaResistenza e della Lotta di Liberazione ed ha pronunciato l’intervento ufficiale lapresidente della Provincia, Beatrice Draghetti (articoli da pag. 2 in avanti).

Intollerabile attacco alla libera informazione

Giovanni Rossi*

Siamo con ilmondo della scuola

(articoli nelle pagine interne)

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degli eventi (ad es. il Sacrario partigia-no di Piazza Nettuno, il Museo dellaResistenza di via Sant'Isaia 20, PortaLame e piazza dell'Unità, l'ex carceredi San Giovanni in Monte, ilMemoriale di Sabbiuno a MonteDonato, il monumento delle Cadutedella Resistenza di Villa Spada in via

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Una maggiore, diffusa attenzioneagli eventi storici del 1943-45 siandava evidenziando negli ulti-

mi tempi, soprattutto in prossimità del 25aprile scorso. Lo abbiamo visto nelle formedella ricerca, della diaristica, della lettera-tura, della cinematografia, della documen-taristica. Con intenti e risultati i più diver-si, che vanno dal lavoro serio ed onesto, aipropositi di speculazione politica in chiavedestrorsa. (Di quest'ultima si è notato uninsistente, ancorché trascurabile aspetto, sipotrebbe dire... macchiettistico, secondocui sarebbe opportuno sostituire il 25Aprile, il giorno della Liberazione, con il18 aprile giorno della famosa sconfittaelettorale delle sinistre in Italia). Tra gli aspetti positivi, che ci si per-metta di sottolineare, vanno colti imotivi di interesse che si registranoanche nel campo dell'insegnamento,laddove, ad onta dell'insufficienza (odeliberato disinteresse) ministeriale,dirigenti e docenti scolastici impron-tano il loro lavoro nelle classi su basi diconcretezza, scevre di retorica, lavoroche ha nelle testimonianze di protago-nisti (della Resistenza, della deporta-zione nei lager, di studiosi) utilissimisupporti. La sede dell'apprendimento,della formazione civile e dell'arricchi-mento culturale, diventa sempre più lapalestra nella quale la pur comprensi-bile curiosità lascia spazio ad un vero eproprio colloquio tra l'adolescente el'adulto (soprattutto anziano). Di tuttociò si ha anche convincente dimostra-zione nei temi individuali, nei reso-conti collegiali, nei disegni, che sono ilfrutto delle lezioni in classe e delleuscite di istruzione in ambito territo-riale ed all'estero.Si intendono nell'un caso i luoghi

Saragozza, il Casone partigiano nelleex valli di San Pietro in Casale, ilMuseo-Memoriale della Libertà di EdoAnsaloni in via Giuseppe Dozza 24) enell'altro i viaggi per vedere e capire ilsignificato di nomi come Fossoli-Carpi, Risiera di San Sabba a Trieste,Mauthausen, Auschwitz.

Crescente interesse per gli eventi della Lotta di Liberazione

Un pilastro a nome 25 AprileSoprattutto in una fase delicata della società italiana vengono approfonditi i motivi ideali che hannoanimato il Secondo Risorgimento. Significative manifestazioni nel Bolognese

Antonio Sciolino

La voce dell'ANPI inPiazza Nettuno

L'integritàdel Paeseun bene da proteggereEssa appartiene al patrimonioconquistato grazie allaconcordia dei partitiantifascisti impegnati nellaResistenza. L’intervento delpresidente William Michelini

“Festeggiando, in questa data del 25Aprile, la vittoria delle forze coalizzatecontro la barbarie nazifascista, rendia-

mo onore a quanti, anche col sacrificiodella vita, hanno aperto anche nelnostro Paese l’avvento della libertà, econ essa della democrazia. Onoriamole donne e gli uomini della Resistenza;i militari dei Gruppi di Combatti-mento italiani e quelli che, deportatinei campi di internamento tedeschi,rifiutarono il ricatto scellerato delritorno a casa al patto di servire sottola bandiera dell’invasore; onoriamo ideportati politici e le vittime del raz-zismo; onoriamo i militari degli eser-citi alleati che, giunti da tutti i conti-nenti, sono stati protagonisti fonda-mentali dell’immane lotta che ha con-dotto alla liberazione.Rivolgiamo al popolo polacco, attra-verso il colonnello Henri Streleki, rap-presentante del governo, oggi presentein questa piazza con noi, la testimo-

Cippo nei giardini diPorta Saragozza.L'omaggio allamemoria delle personeomosessuali deportate escomparse nei campi disterminio tedeschi. Staparlando GiancarloGrazia, del Direttivoprovinciale dell'ANPI.

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Quest'anno ulteriori contributi testi-moniali sono stati offerti in provinciada protagonisti venuti da altre partidel mondo. A Grizzana ed aCastiglione de' Pepoli un ex militaredel contingente del Sud Africa checombattè in quei monti (ne riferiamo aparte), ed a Gaggio Montano un grup-po di ex combattenti della Força expe-dicionaria brasilera che nell'altoAppennino affrontò al prezzo di pesan-ti sacrifici il potente esercito tedesco.Tra le manifestazioni principali incittà, vanno ricordate quelle del 21Aprile, 65° anniversario dellaLiberazione di Bologna (toccantel'omaggio degli ex bersaglieri del“Legnano” al Sacrario dei partigiani edalla lapide di Palazzo Re Enzo dedica-ta ai valorosi dei Gruppi di combatti-mento); il convegno in Comune sulruolo dei Gruppi di combattimento edei militari internati nei lager nazistiper la rinascita dell'Esercito italiano; ilconvegno dedicato alla figura di NildeIotti, deputata del PCI per tre legisla-ture, componente della Commissioneinterpartitica che attuò la stesura dellaCostituzione, presidente della Cameradei deputati; la celebrazione solennedel 25 Aprile 1945 ancora in Piazza

Nettuno. A quest'ultima manifesta-zione hanno conferito una particolaresolennità i gonfaloni del Comune diBologna, decorato di Medaglia d'Oroal Valor Militare per il contributodella città alla Lotta di Liberazione,della Provincia, i labari di associazionid'Arma, ivi compresa l'ANPI, unarappresentanza delle Forze Armate,con un reparto in armi.Il significato della giornata, l'impegno

nianza del nostro più profondo cordo-glio per il gravissimo lutto nazionaleche l’ha recentemente colpito. La partecipazione di noi italiani allosforzo congiunto è stata resa possibiledal concorde impegno dei partiti poli-tici animati dall’antifascismo, i quali,nell’interesse primario del Paese, sep-pero unirsi nel Comitato diLiberazione Nazionale, sotto il cuiorientamento operarono le formazionidella Resistenza. Nelle nostre provinceil braccio operativo fu il ComandoUnico Militare Emilia Romagna.Tale concordia ebbe una determinanteimportanza per dare vita allaRepubblica e alla sua massima Carta,la Costituzione. Altrettanto nellagigantesca, faticosissima opera di rico-struzione dalle rovine materiali emorali della guerra.

Il 25 Aprile di 65 anni fa donò al Paeseil frutto inestimabile della riunifica-zione, sanando la lacerazione tra leregioni del centro-sud e quelle delnord, separate dai fronti di guerra perlunghi e terribili venti mesi.Tuttora ne apprezziamo il significato,mentre ci accingiamo a solennizzare il150° anniversario dell’Unità naziona-le, come ci ha recentemente ricordatoil presidente della Repubblica, l’on.Giorgio Napolitano.Cosa ha significato e cosa significa il25 Aprile? Cosa hanno significato idecenni precedenti e quelli successivi?Rispondiamo con legittimo orgoglioche si tratta del patrimonio storico delPaese, nel quale per tanta parte ci rico-nosciamo. Un patrimonio che è doveredelle libere istituzioni e della societàcivile trasmettere incessantemente alle

giovani generazioni. In primo luogoattraverso i canali della cultura, dellascuola, della ricerca, di ogni strumen-to di comunicazione sana e quindiveritiera.E proprio ai giovani, sui quali gravamaggiormente il peso delle difficoltàcontingenti, rivolgiamo l’appello afarsi pienamente protagonisti dellaconquista di maggiori fortune, di cuihanno a buona ragione diritto, a parti-re dall’occupazione sicura e soddisfa-cente. Nell’epoca che oggi qui cele-briamo, giovani militanti scelsero diessere protagonisti della salvezza delPaese. Sia il 25 Aprile, sempre più,una data fondamentale che rafforzi lacoesione sociale, la solidarietà verso chimaggiormente ha bisogno di aiuto.E, non da ultima, una caposaldo delladifesa dell’integrità del Paese”.

di ogni democratico per preservare leconquiste repubblicane e costituziona-li frutto di immani sacrifici è stato alcentro delle parole di BeatriceDraghetti, presidente della Provinciadi Bologna. Ha aperto, a nome delComitato provinciale della Resistenzae della Lotta di Liberazione, il presi-dente dell'ANPI provinciale WilliamMichelini, di cui pubblichiamo quiaccanto il testo.

Cappella Farnese di Palazzo d’Accursio 23 Aprile. Un aspetto del convegno dedicato allafigura di Nilde Iotti membro della Costituente, presidente della Camera dei deputati edirigente del PCI.

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censura. Così come sono reiterati i ten-tativi di ridurre al silenzio la magistra-tura (negandole, poi, le risorse perammodernare il sistema giudiziarioprivandolo dello strumento essenzialedelle intercettazioni telefoniche), sipunta ad insidiare i diritti del mondodel lavoro, invalidando il famoso arti-colo 18 e la contrattazione collettiva. Nel contempo si manifestano aspetticrescenti dell'immoralità a vari livelli,compresi quelli di stampo governati-vo; di malaffare; della scandalosa eva-sione fiscale che ha dimensioni macro-scopiche. La “cricca” affiora in ognidove. A tutto ciò occorre che la rispo-

blicazioni senza fini di lucro (compre-sa Resistenza- ndr). Un palese disin-centivo alla cultura ed alla lettura oltreche un rilevante danno alle aziende delsettore. Si tratta di un provvedimentodi dubbia legittimità visto che il soste-gno al comparto è costituzionalmenteprevisto e vi sono leggi che lo regola-no ed il tutto è stato superato con un

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Commissioni parlamentari perfinoconfuse e contraddittorie, ma lasostanza del problema è chiara: ilParlamento sta dibattendo provvedi-menti che tendono a limitare, tra l’al-tro, il diritto di cronaca, cioè la possi-bilità dei giornalisti che lo vogliano eche ne abbiano il coraggio, di raccon-tare ciò che accade nei Palazzi delpotere. Perché il punto è proprio que-sto: le leggi che si propongono punta-no a tutelare gli affari dei potenti, noncerto la privatezza della vita dei singo-li cittadini. E per chi dovesse “disob-bedire”, multe salate (per giornalistied editori) e perfino il carcere (almenoper i giornalisti “recidivi”).Aumenti spropositati delle tariffepostali. Con un decreto varato dallasera alla mattina il governo ha abroga-to le tariffe agevolate per gli abbona-menti postali e la spedizione di libri.Sotto taglione sono finite pure le pub-

Democrazia insofferenza massimavigilanza> segue da pag. 1

Attacco alla liberainformazione> segue da pag. 1

sta – che pure si esprime da parte dicategorie di lavoratori e di organizza-zioni politiche e della società civile -aumenti di intensità e qualità. Non ètollerabile che l'attacco antidemocrati-co (“gli elettori ci hanno premiato,possiamo anche fare a meno dell'oppo-sizione”) raggiunga i suoi scopi.Gli ex partigiani, gli antifascisti, dasempre sensibili antenne della demo-crazia, mettono la loro forza a disposi-zione dello schieramento in difesadelle conquiste ottenute a prezzo disacrifici e sangue. Ci rivolgiamo inparticolare ai giovani che spesso, vana-mente, cercano un lavoro soddisfacen-te e duraturo, a vincere la sfiducia, afar parte, dell'ampio movimento rin-novatore. La loro energia è fondamen-tale. L'ANPI, per quel che le compete,ha aperto spazi utili.

decreto reso operativo il primo aprile(proprio un brutto scherzo da “pesced’aprile”).Tagli alle provvidenze per l’editoria.Sono previste riduzioni per decine edecine di milioni di euro che colpiran-no non tanto la potente editoria mag-giore, ma le voci minori e locali delmondo dell’informazione. Il tutto al difuori di ogni progetto di riforma e dimodifica di un sistema legislativo e dimercato che favorisce, guarda caso, ilduopolio televisivo. I tagli alle aziendesignificano tagli all’occupazione ed alprodotto e, quanto meno, minori inve-stimenti e minor qualità. Inoltre un capitolo rilevante è quellodetto delle intercettazioni telefoniche:qui si tende a mettere al riparo chidelinque o giù di lì.Da tutto questo il settore dell’infor-mazione risulterà ridisegnato in que-sto modo: meno voci in campo conuna conseguente contrazione del plu-ralismo informativo e culturale (e siparla tanto di federalismo e locali-smo!), la cui conseguenza evidente sarà(ma in realtà le cose stanno già diven-tando così) minori strumenti a dispo-sizione dei cittadini per esercitare ipropri diritti democratici.In conclusione la democrazia natadalla Resistenza antifascista dovrebbediventare progressivamente altra cosa:un “democrazia” teleguidata, dove ilpotere legislativo verrebbe esercitatoda istituzioni meno trasparenti e con-trollabili dall’opinione pubblica e dauna classe politica la cui ultima preoc-cupazione sarà quella di essere sotto-posta al controllo da parte degli orga-ni d’informazione.La Federazione della stampa, i giorna-listi sensibili al pericolo hanno presoposizione, pubblicamente. È necessa-rio che il campo si allarghi, nell'inte-resse di tutti.

*Segretario generale aggiuntodella Federazione nazionale

della stampa italiana

L’ANPI ha trasferito la sedeSiamo in via San Felice 25

Nel maggio scorso è avvenuto il tra-sloco della sede unica dell’ANPI edell’ANPPIA da via della Zecca 2 avia San Felice 25, cap. 40122.

Restano inalterati: telefoni 051.235615 (presidenza esegreteria), 051. 231736 (segreteriaorganizzativa),fax 051. 235615e-mail [email protected], sito web www.anpi-anppia-bo.it

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Ilavoratori di molte fabbriche bologne-si hanno contribuito con rilevantiapporti in uomini (parecchi dei quali

in posizioni dirigenti nelle brigate di città,montagna e pianura) e in materiali opera-tivi e logistici (armamenti di quelle mili-tarizzate, prodotti sofisticati, chiodi a trepunte, esplosivi come alla Baschieri ePellagri) alla Lotta di Liberazione. Inoltrecon l'organizzazione e lo svolgimento degliscioperi contro il nazifascismo del marzo1944. Nell'aprile scorso il ricordo di que-gli eventi e dei compagni di lavoro chepersero la vita, è avvenuto in diversi stabi-limenti: negli impianti ferroviari OfficineGrandi Riparazioni di via Casarini (hannoparlato Michelini presidente dell'ANPI eil consigliere regionale MaurizioCevenini), al Deposito Locomotive di viaLazzaretto (l'assessore regionale ai TrasportiPieri e Crescimbeni dell'ANPI), allaSabiem di Santa Viola (Masi della sezione“Gianna Tarozzi” e il presidente del

Consiglio provinciale Merola). Nellostabilimento Magneti Marelli (exWeber) di via Timavo si è svolta unatornata di assemblee dedicate al 65°anniversario della Liberazione, durantele quali è stata onorata la memoria del-l'operaio meccanico GualtieroMarzocchi, ispettore della BrigataGaribaldi “Irma Bandiera”, ucciso daifascisti quando aveva 26 anni.Catturato il 5 febbraio 1945 nell'abi-tazione della sorella a Monte SanPietro, della sua sorte non si seppenulla, fino al ritrovamento del suocorpo privo di vita, una settimanadopo, in un fossato in via DueMadonne, nella campagna tra Bolognae San Lazzaro. Hanno parlato l'ex par-tigiano Giorgio Righi, dell'ANPISanta Viola, il delegato della FIOM-CGIL Andrea Dall'Olio (sua la sottoli-neatura delle fabbriche quali puntiforti della Resistenza), Duccio

Campagnoli all'epoca assessore alleAttività produttive della Regione.Due corone di alloro – una a nome deilavoratori, una della direzione del-l'azienda – sono state collocate allalapide che ricorda il sacrificio diGualtiero Marzocchi.Nel manifestare la soddisfazione deilavoratori per la riuscita dell'iniziativa,che del resto nella fabbrica si svolgeogni 25 Aprile, le RSU, rappresentan-ze sindacali unitarie, della MagnetiMarelli-Weber, hanno auspicato che ilruolo delle maestranze nella Lotta diLiberazione venga adeguatamentevalorizzato, non in termini occasionali,bensì nel numero più esteso possibiledi luoghi di lavoro, affinché le nuovegenerazioni di operai, tecnici, impie-gati lo assumano pienamente qualepatrimonio della democrazia repubbli-cana.

L’omaggio agli operai caduti durante la Lotta di liberazione

Contro iI nazifascismo gli apportialla Resistenza nei luoghi di lavoro

In diverse fabbriche, basi organizzative e punti di reclutamento per le brigate, si costruirono materiali per il sabotaggio e ordigni esplosivi.

Il brutale assassinio di Gualtiero Marzocchi della Weber.

Cappella Farnese di Palazzo d'Accursio 21 Aprile. Il convegno dedicato ai Gruppi di combattimento dell'Esercito italiano nella liberazionedi Bologna. Rivolge il saluto augurale a nome del Comune di Bologna, il commissario straordinari Annamaria Cancellieri.

Il ruolo dei gruppi di combattimento italiani per la Liberazione

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Loriginalità e la freschezza delle tanteiniziative che l'ANPI elabora emette in campo suscita l'attenzione

degli organi di informazione e di studiosi.Soprattutto sul versante delle manifesta-zioni del 65° anniversario dellaLiberazione, giornali, trasmissioni radiofo-niche e televisive hanno infittito servizi,interviste, richiesta di materiali d'archivio.Interessante, inoltre, da parte di studentiuniversitari – anche stranieri – che hannoscelto di dedicare le tesi di laurea ai temidella Resistenza in Emilia-Romagna e nelBolognese.Abbiamo riferito nello scorso numerodi Resistenza che il 2009 si è chiusonella provincia di Bologna con 6405inscritti (1921 le donne), dei quali1342 partigiani riconosciuti, 266 ipatrioti ovvero collaboratori in variomodo delle brigate, 4289 le personealtre classificate col termine antifasci-sti, 508 tesserati ad honorem in quan-to familiari di Caduti.Il servizio di statistica dell'ANPI pro-vinciale ha completato nel gennaioscorso l'analisi della composizione deinuovi iscritti relativamente all'interoarco del 2009. Che è il seguente:

Sezioni di: Bologna Ufficio, BolognaBarca, Bologna Bolognina, BolognaCorticella, Bologna Lame, BolognaPorto, Bologna S. Viola, Bologna S.Donato, Bologna Saragozza, BolognaSavena, Anzola Emilia, Bentivoglio,Baricella, Bazzano, Casalecchio di

Reno, Castel Maggiore, Castenaso,Crespellano, Galliera, GranaroloEmilia, Imola, Marzabotto, Minerbio,Monte San Pietro, Monteveglio,Ozzano Emilia, S. Giorgio di Piano, S.Giovanni Persiceto, Sasso Marconi,Zola Predosa

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Interessante progressione di iscritti, in particolare delle nuove generazioni

Ringiovanimento dell'ANPI

Totale nuovi iscritti: 683SessoUomini: 442Donne: 241

Età18-25 anni: 7626-40 anni: 18341-60 anni: 28261-75 anni: 12476-90 anni: 1891-110 anni: 0

ProfessioneAgricoltore: 6Artigiano: 15Autista/Autotrasportatore/Ferroviere: 6Bibliotecario: 4Casalinga: 2Commerciante: 5

Dirigente: 7Disoccupato: 10Giornalista: 14Impiegato: 156Imprenditore: 3Infermiere/medico/farmacista: 12Insegnante/educatore: 47Libero professionista: 82Operaio: 39Operatore culturale: 2Pensionato: 159Precario: 9Religioso: 1Ricercatore: 8Sindacalista: 8Studente: 88

ResidenzaProvincia di Bologna: 619Altre province: 64

Dice (tra l’altro)la Costituzione “Una e indivisibile”Articolo 5: “La Repubblica, unica eindivisibile, riconosce e promuove leautonomie locali; attua nei servizi chedipendono dallo Stato il più ampiodecentramento amministrativo; ade-gua i principi ed i metodi della sualegislazione delle esigenze dell’autono-mia e del decentramento”.

“ La bandiera tricolore”Articolo 12: “La bandiera dellaRepubblica è il tricolore italiano:

verde, bianco e rosso, a tre bande ver-ticali di eguali dimensioni”.

“Fedeltà e giuramento”Articolo 54: “Tutti i cittadini hanno ildovere di essere fedeli alla Repubblicae di osservarne la Costituzione e leleggi. I cittadini cui sono affidate fun-zioni pubbliche hanno il dovere diadempiere con disciplina ed onore,prestando giuramento nei casi stabilitidalla legge”.

“Troppa libertà di stampa”?Articolo 21: “Tutti hanno diritto dimanifestare liberamente il propriopensiero con la parola, lo scritto e ognialtro mezzo di diffusione”.

“A proposito di evasori”Articolo 53; “Tutti sono tenuti a con-correre alle spese pubbliche in ragionedella loro capacità contributiva. Ilsistema tributario è informato a criteridi progressività”.

“Riguarda anche i ministri”Tutti i cittadini hanno il dovere diessere fedeli alla Repubblica e di osser-varne la Costituzione e le leggi.I cittadini cui sono affidate funzionipubbliche hanno il dovere di adem-pierle con disciplina ed onore, prestan-do giuramento nei casi stabiliti dallalegge.

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Di questi, sempre nel 2009, alla Festade l’Unità al Parco Nord di Bologna sisono avuti 58 nuovi aderenti; a“Irlanda in festa” 15; alla Festa dellaResistenza di Marzabotto 4.

Cosa prevede lo Statuto

Soci ordinari A termini dell'art. 23 dello Statutodell’ANPI, “possono essere ammessicome soci con diritto di voto, qualorane facciano domanda scritta: • coloro che hanno avuto il riconosci-mento della qualifica di partigiano opatriota o di benemerito dalle compe-tenti commissioni;• coloro che nelle formazioni delleForze Armate hanno combattuto con-tro i tedeschi dopo l’armistizio; • coloro che, durante la Guerra diLiberazione siano stati incarcerati odeportati per attività politiche o permotivi razziali o perché militari inter-nati e che non hanno aderito allaRepubblica sociale italiana o a forma-zioni armate tedesche. Possono altresì essere ammessi comesoci con diritto al volto, qualora ne fac-ciano domanda scritta, coloro che,condividendo il patrimonio ideale, ivalori e le finalità dell’ANPI, intendo-no contribuire, in qualità di antifasci-sta, ai sensi dell’art. 2, lettera b), delpresente Statuto, con il proprio impe-gno concreto alla realizzazione e allacontinuità nel tempo degli scopi asso-ciativi, con il fine di conservare, tute-lare e diffondere la conoscenza dellevicende e dei valori che la Resistenza,con la lotta e con l’impegno civile edemocratico, ha consegnato alle nuovegenerazioni, come elemento fondantedella Repubblica, della Costituzione edella Unione Europea e come patrimo-nio essenziale della memoria delPaese”.

Soci d’onoreLe tessere ad honorem sono destinateai soci d’onore, ovvero “i familiari deiCaduti nella Guerra di Liberazione edi coloro che come prigionieri politici

o vittime di rappresaglie o comeostaggi o come perseguitati politicifurono assassinati dai nazifascisti ocomunque siano deceduti successiva-mente in seguito a ferite o malattieriportate durante la Lotta diLiberazione, purchè ne siano personal-mente degni. I familiari di cui alcomma precedente sono: il coniugesuperstite e i discendenti diretti e, indifetto di questi, gli ascendenti diret-ti” (art. 22 Statuto dell’ANPI).

Dal tesseramento 2010 è stata intro-dotta la Tessera dello studente, riserva-ta agli studenti delle scuole mediesuperiori. Va chiarito che non si trattadi una tessera speciale ma di quellastessa dell’Associazione per la quale èstato predisposto un “bollino studen-te”. A tal proposito si ricorda che èpossibile iscriversi all’ANPI solo dopoaver compiuto il diciottesimo anno dietà.

Un denso programma di inizia-tive è riservato ai visitatori dellaseconda Festa nazionale del-l'ANPI, che si terrà ad Anconanegli spazi della magnifica MoleVanvitelliana (dal nome del pro-gettista Luigi Vanvitelli, la cuicostruzione è iniziata nel 1733).Il maestoso edificio è ubicato nelporto storico della città marchi-giana in prossimità del mare enel cui ambito si svolgerannoincontri culturali, dibattiti dicarattere politico, intratteni-

menti e concerti musicali. Inprimo piano i temi relativi al150° anniversario dell'Unitàd'Italia.Informazioni e prenotazioni:[email protected], ANPIComitato provinciale, piazzaRoma 22, 60122 Ancona; tel efax 071/203237

Nella foto: la Mole nella caratte-ristica forma di stella a cinquepunte

Dal 24 al 27 giugno la seconda Festa nazionale dell’ANPI

Appuntamento alla Mole di Ancona

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L'autore della presente dichiarazione è studente universitario,iscritto alla sezione ANPI “Sonillio Parisini” del QuartierePorto. La sua adesione è avvenuta il 25 Aprile dello scorso

2009, al termine della manifestazione celebrativa al Muro dellaResistenza di via Marzabotto, durante la quale egli, diciannoven-ne all'ultimo anno del Liceo classico “Minghetti”, pronunciò unsaluto interprete dei sentimenti democratici di tanta parte dellagioventù.Ecco il testo dellea motivazione scritta per Resistenza.

“Mi riesce difficile indicare con precisione quelle che sono state leragioni che mi hanno spinto ad aderire all’ANPI, ma oggi, adun anno di distanza, penso di poterle riassumere nella volontà difar parte di un’associazione costruita attorno ad un progetto cheva al di là della contingenza quotidiana, che si propone di testi-moniare valori e ideali validi e irrinunciabili nell’esperienza diogni giorno. Valori che sono o dovrebbero essere alla base stessadella convivenza civile del nostro Paese, quali la democrazia, la

libertà, l’antifascismo, il rifiuto di ogni totalitarismo e di ognisopraffazione, senza i quali è impossibile immaginare una socie-tà veramente giusta.Partendo dunque dal presupposto che essi devono rappresentare ilpunto fermo, irrinunciabile da cui muovere qualsiasi considera-zione, qualsiasi discorso, qualsiasi progetto che si riferisca oabbia l’ambizione di incidere sulla nostra società, ho vistonell’ANPI un soggetto affidabile in cui riporre la mia fiduciasicuro di trovare persone altrettanto e ancor più animate dallemedesime convinzioni. Per quanto riguarda poi la mia esperienza di quest’anno non hoavuto che conferme e piacevoli sorprese nel trovare un ambientedisponibile e consapevole della necessità di guardare ai giovanicome interlocutori e protagonisti di un graduale e, al contempo,inevitabile processo di transizione generazionale volto alla conti-nuazione e al rafforzamento, se possibile, delle attività, delle ini-ziative e della testimonianza da sempre portate avantidall’ANPI”.

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Perché, io ventenneho aderito all'ANPI”

Francesco Coco

Dicevamo innanzi dell'attenzionedella stampa. Citiamo a questoproposito il quotidiano la

Repubblica, che a pagina 13 rubricataPolitica e Storia reca un ampio servizioa firma Maria Cristina Carratù titolato“25 Aprile, nell'ANPI boom di parti-giani junior” e nel sommario: “iscrittia quota 110 mila, uno su dieci sotto i30 anni. In Veneto lite su Bella Ciao”.Quest'ultimo accenno è ad un cosid-

detto “fraintendimento” secondo cui ilsindaco leghista di Mogliano, in pro-vincia di Treviso, avrebbe posto il vetoall'esecuzione della celebre musica daparte della banda comunale.Nello stesso giornale già il 3 gennaioscorso era stato pubblicato un servizioin due parti su un'intera pagina del-l'edizione fiorentina: quello principa-le, titolato “ANPI, sorpasso dei giova-ni”, sommario “Gli iscritti under 35superano i padri della Resistenza. Ma i

valori non cambiano”. Il secondo èimperniato sull'intervista al segretarioventenne (il più giovane d'Italiasegnala l'autrice Carratù) di una neo-nata sezione recante il titolo vorgolet-tato “Partigiano a 20 anni/ vuol diredifendere/ la democrazia”. Del temadei giovani nella nostra organizzazionesi è diffusamente occupato il Corrieredi Bologna (dorso locale del Corrieredella Sera) nel numero uscito il 25

aprile. L'ampio servizio di RenatoBenedetto porta il titolo “Liberazione,ecco l'identikit/della nuova ANPI:/boom di 'partigiani' junior”. E nelsommario: “Oltre 150 iscritti hannomeno di 25 anni”. Oltre ad una dichia-razione del segretario provincialeWilliam Michelini, il giornalistaapprofondisce l'indagine ascoltandodue giovani: un iscritto diciannovenne(“Per molti ragazzi il 25 Aprile è un

Ex e nuovi partigiani visti dalla stampa

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giorno di vacanza di cui non si conoscel'origine. Bisogna ripartire dalla cono-scenza storica”), ed il segretario dellasezione di Casalecchio di Reno,Matteo Ruggeri, 29 anni, il quale sot-tolinea i compiti che stanno di frontealle nuove generazioni e che l'ANPIpropugna: tra i quali diritti del lavoro,lotta alla mafia, con un forte richiamoai valori della Resistenza.Mentre continua, senza termini di sca-denza, la campagna del tesseramento edelle nuove adesioni, si approssima iltempo congressuale, che partendodalle sezioni avrà il suo apice nell'assi-se nazionale prevista nel 2011, signifi-cativamente a Torino in coincidenzacon le celebrazioni dell'Unità d'Italia.Ambedue i percorsi rappresentano unapalestra dibattimentale da cui faremergere nuove risorse necessarie peril rafforzamento ulteriore della nostraorganizzazione.

La sezione ANPI “Toffano-Soldati” del Quartiere Savena, incollaborazione con lo SPI-CGIL

di Bologna, con il Comitato “LeResidenze del Fossolo” e la FondazioneBrigata Maiella e con il patrocinio delQuartiere Savena e dell’ANPI provin-ciale di Bologna, ha indetto un concor-so dedicato alla Brigata Maiella perl’anno scolastico 2009-2010.La Brigata, il cui nucleo centrale sicostituì nel dicembre 1943 in Abruzzocome gruppo di volontari civili in

armi, fu aggregata alle truppe alleateche risalirono il versante orientale delCentro-nord per la liberazione dal nazi-fascismo del nostro Paese. Sulla divisa ipartigiani della Maiella al posto dellestellette militari, non facendo partedelle Forze Armate, recavano mostrinebianco-rosso-verde. La mattina del 21aprile 1945, dopo un lungo ciclo ope-rativo in Romagna che li portò ad esse-re protagonisti della liberazione diBrisighella, gli uomini della Brigatafurono tra i primi ad entrare a Bologna,

preceduti dal II Corpo polacco. Nel2007 il parco pubblico tra le vieBarbacci, Lenin e Marx (zona Fossolo,Quartiere Savena) è stato intitolato allaBrigata Maiella e la omonimaFondazione ha fatto realizzare unascultura ispirata alla formazione e allesue vicende che è stata donata alla cittàdi Bologna per essere collocata nelparco. In considerazione dell’impor-tanza del contributo dato allaLiberazione della città di Bologna edell’Italia, la sezione ANPI Savena,con gli altri Enti impegnati nel pro-getto e promotori dello stesso, ha inte-so dare il suo apporto per la diffusionedella conoscenza delle vicende dellaBrigata Maiella e per la sensibilizza-zione dei cittadini residenti nell’areadel parco e tutta la cittadinanza attor-no ai temi della Resistenza, della pace,della convivenza civile e dei valori del-l’antifascismo, base della CartaCostituzionale italiana.Gli abruzzesi, 1500 effettivi, pagaronola loro generosa dedizione con 55caduti, 131 feriti, 36 mutilati.

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Premiazione per il concorso scolastico del Quartiere Savena

Studenti d'arte e medi a tu per tu con l'iter della Brigata MaiellaI lavori preparatori basati sui tempi della Lotta di Liberazione sonostati accompagnati dagli insegnanti. Ne sono nati un bozzetto, fuso in bronzo (20 le opere presentate), ed un percorso di memoria. Tra gli apporti determinanti, quelli dell'ANPI e dello SPI-CGIL

> segue a pag. 10

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Al concorso hanno aderito l’Istitutod’Arte e Liceo artistico “Arcangeli”ISART di Bologna e i laboratori inter-classe delle scuole Marella, Farini eViscardi del 12° Istituto comprensivodi Bologna. I ragazzi dell’ISART,seguiti dai professori Danilo Cassano,Filippo Giberto, Marianna DeBenedictis e Amelio Ghelli, hannorealizzato 20 opere, accompagnate dairelativi studi preparatori, ispirate allastoria della Resistenza, e della BrigataMaiella in particolare, e al significatodella riconquista della libertà e dellademocrazia; mentre i più giovani stu-denti delle scuole medie hanno volutoinserire un percorso di memoria e dipresa di coscienza nei laboratori voltialla conoscenza e alla rivitalizzazionedel territorio del Quartiere Savena edei suoi parchi e giardini. L’ANPI Savena ha favorito la fase dipreparazione organizzando alcuniincontri nelle classi con il ricercatoreMarco Serena, autore di un libro sullastoria della Brigata Maiella, e haseguito l’intero concorso fino alla pre-miazione che ha avuto luogo lo scorso

9 maggio, durante la 7ª festa del giar-dino Brigata partigiana Maiella.I premi, realizzati in bronzo dallaFonderia Artistica Merighi Arte a par-tire dal bozzetto di Federica Imbellonee gentilmente donati dal titolareMassimo Merighi, sono andati alleopere di Bianca Zueneli (1° posto),

Felipa Puleo (2° posto), Linda WangZhenwei (3° posto) e Filippo Bignami(premio speciale della giuria). Sonostati premiati pure i ragazzi del 12°Istituto comprensivo che hanno parte-cipato al laboratorio di Orienteeringdiretto dal professor Mario Nanetti eal laboratorio di scacchi diretto dalprofessor Pietro Aiello. I laboratori,inseriti nel progetto “L’Isola che nonc’era” coordinato dal professor StefanoCamasta, hanno animato il pomerig-gio della festa con gare di scacchi eorienteering aperte a tutti.Dall’1 all’8 giugno 2010 le opere e glistudi preparatori realizzati dagli stu-denti dell’ISART sono stati espostinella Piazza Coperta del Centro Civicodel Quartiere Savena in via Faenza 4.Le diverse fasi del concorso sono statefilmate e riprodotte in un DVD – rea-lizzato da Gisella Gaspari e finanziatodallo SPI CGIL, dalla FNP CISL edalla UIL Pensionati – insieme allacerimonia di inaugurazione del monu-mento alla presenza dei reduci dellaBrigata e dei rappresentanti dellaFondazione Brigata Maiella.La sezione ANPI ringrazia i suoimembri Simona Salustri e ClaudioGandolfi per l’impegno profuso neilavori.

Sezione ANPI “Toffano-Soldati”

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Studenti e Brigata Maiella> segue da pag. 9

Premiazione di Federica Imbellone (a sinistra), realizzatrice del bozzetto per il premio; alcentro Bruno Pizzica segretario generale SPI-CGIL Bologna, origine abruzzese (il padre,della Brigata Maiella, fu tra i liberatori della nostra città); a destra Roberta Mirasegretaria della Sezione ANPI Savena

Istituto tecnico “Belluzzi”della Barca

Undici classi inassemblea suResistenza eCostituzione

Nell'aula magna dell'Istituto tec-nico industriale “Oddone Bel-luzzi” della Barca si è svolto un

incontro su “Resistenza e Costi-tuzione”organizzato dalla scuola stessa in collabora-zione con il prof. Rolando Dondarini e la

sezione ANPI “Gianna Tarozzi” con lapartecipazione di studenti e insegnan-ti di sette quinte classi e quattro diquarta. Hanno parlato: Matilde Betti(giudice di Bologna) Luca Alessandrini(direttore Istituto Parri) Antonella Agostini (rappresentante delcomitato studenti universitari “Costi-tuzionalmente”). E con essi i partigianiMario Anderlini, Romano Poli eGabriella Zocca, nonchè il segretariodella sezione ANPI Barca AlessandroMasi. La preside ha partecipato all'in-contro assieme alla prof. Rita Giorgi,organizzatrice dell'evento.È intervenuto un rappresentante deglistudenti nel Consiglio di Istituto.

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Un 25 aprile fortemente carat-terizzato (ed in qualchemodo ... diverso) quello svol-

tosi a Pianoro: ha avuto al centro ilconcorso nazionale per giovani musi-cisti recante il titolo “Note per lamemoria”, organizzato dalla localesezione ANPI “Franco Bonafede” edall'Associazione “Alfredo Impol-liti”. Ben 321 i partecipanti prove-nienti da conservatori musicali, scuo-le di musica private e scuole medie adindirizzo musicale di molte regionid'Italia. Complessivamente sono state232 le esibizioni, svoltesi dal 20 al 25aprile nella Sala Teatro Arcipelago,struttura polivalente nel parco delGinepraio. Con la riuscitissima mani-festazione culturale si è voluto ricorda-re Alfredo Impolliti, compositore edirettore d'orchestra, venuto a manca-re nel 2002, e nel contempo la Brigatapartigiana Stella Rossa - Lupo cheebbe moltissimi pianoresi tra i suoicombattenti contro i nazifascisti.Franco Bonafede, operaio metalmecca-nico, entrò a 18 anni nella Resistenzacol nome di battaglia “Febo”, primanella 62ª Brigata Garibaldi “CamicieRosse” poi nella 7ª BrigataGaribaldi GAP “Gianni”meritandosi la Medagliad'Argento al Valor Militare.L’alto livello di preparazionedei giovani, a giudizio dellagiuria, ha portato a conclude-re il concorso con due distin-ti concerti dei premiati e haoccupato l’intera giornata del25 aprile.

La mattina si è svolta la premiazionedei solisti, orchestre, e della sezionemusica da camera, nella cornice delMuseo delle Arti e Mestieri dove sonostati premiati ben 17 primi assoluticon il massimo del punteggio di100/100. Una sala stracolma di perso-ne che hanno assistito all’esibizionedei vincitori ai quali è stata consegna-ta una pergamena ricordo. L’assessoreall’Istruzione Franca Filippini nel pro-nunciare il saluto del Comune ha sot-tolineato la validità di questi eventiche meritano di essere maggiormentepubblicizzati e portati al grande pub-blico; perché questi avvenimenti dovei giovani sono i veri protagonisti, conla loro passione per la musica, dovreb-bero essere presi ad esempio. Il pome-riggio presso la Sala Arcipelago, nel-l’ambito delle celebrazioni del 25Aprile, sono stati premiati i vincitoridella sezione dedicata alle scuolemedie ad indirizzo musicale, presentila Giunta del Comune e il SindacoGabriel Minghetti che si sono succe-duti a premiare i concorrenti.Di questa prima edizione, che ha otte-nuto un grande successo, va ancora

detto che i ragazzi e le ragazze chehanno partecipato, (l’età massima perpartecipare era 17 anni), sono stati iveri protagonisti, con la passione per lamusica la serietà con cui hanno affron-tato il giudizio di una giuria.Il concorso ha confermato l’idea, cheda anni porta avanti la nostra sezionedi Pianoro, in base alla quale dando lapossibilità ai giovani di esprimersi,essi rispondono positivamente. Se neavuto una convincente prova nelleintere giornate delle audizioni: il con-corso è stato anche un punto di ritrovodei giovani pianoresi che hanno segui-

to con interesse l’evento. Ciauguriamo di poter ripetereil successo odierno il prossi-mo anno e che l’aver avvici-nato in un modo nuovo ediverso i giovani faccia sco-prire loro l’ANPI e i valori dicui la nostra associazione èportatrice.

Da varie regioni italiane al concorso nazionale di musica “Note per la memoria”

Un 25 Aprile “diverso”321 studenti (max 17 anni)alla 4 giorni di Pianoro

Paolo Corazza

Abbiamo necessitàdel sostegno

dei nostri lettoriSi attende ancora che la grave deci-sione dell’istanza governativa diannullare le precedenti tariffe posta-li di miglior favore riservate allepubblicazioni “No Profit”, venga deltutto abolita. Non può nemmenorassicurare la provvisoria sospensio-ne. Ne’ si sa quando - ad onta diassicurazioni fatte sapere a mezzabocca - ciò avverrà.Nel frattempo lo spropositato, inatte-so, incremento delle spese di spedizio-ne a domicilio pesa enormente suibilanci. Accade anche in quellodell’ANPI per ciò che riguarda, nellafattispecie, “Resistenza” che viene vei-colata a diverse migliaia di indirizzi,privati e pubblici (scuole, biblioteche,enti civili e militari, istituti di ricerca).È dunque sommamente utile il contri-buto dei lettori. Ringraziamo l’amicoGiuliano Ghini che ha sottoscrittoeuro 50,00.Informazioni e indirizzi a pagina 28.

Pianoro Vecchio nella Valle del Savena

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La mia collega Fabrizia Montaldi edio abbiamo avuto l’opportunità diaccompagnare i ragazzi della 3 B

della scuola media di Castel Maggiore aSabbiuno di Paderno e all’ex carcere bolo-gnese di San Giovanni in Monte.Questa visita didattica sui luoghi dellamemoria è stata possibile grazieall’aiuto fondamentale dell’ANPI edell’ ISREBO Istituto provinciale perla Storia della Resistenza “LucianoBergonzini”.I ragazzi di terza media sono ancoramolto giovani per entrare nei “mecca-nismi” della guerra vissuta eppurecredo che l’esperienza sia stata di gran-de valore. Le persone incontrate inquesto percorso, articolato sui luoghistessi della guerra e su lezioni in clas-se, hanno permesso ai ragazzi di com-prendere una verità non confinata suilibri di storia. La nostra gratitudine va agli organiz-zatori degli incontri e della visita comeMariangela Mombelli, GabrieleMolinari, Angela Verzelli e PietroOspitali ed ai nostri straordinari ospi-ti Lino Michelini, Lina Serenari eAroldo Tolomelli. Con loro abbiamoseminato il germe di valori straordina-ri ottenuti a prezzo della vita ed orasaranno i ragazzi nel corso della loromaturazione a stabilire ciò che è buonoe ciò che è cattivo.Da queste esperienze sono maturatipiccoli saggi che i ragazzi hanno rea-lizzato.

*Insegnante

GRAZIE PER LA LIBERTÀChi erano veramente i partigiani ? Deglieroi ? Forse si, ma forse più semplicementeuomini, uomini che hanno lottato per i lorodiritti, per i loro ideali, per la loro libertàe per quella del nostro paese. Persone chenon erano soldati, ma gente come noi, adul-ti o poco più che ragazzi , che di fronte alfascismo, che negava loro la libertà e le cosepiù semplici, hanno detto “Basta!”. Genteche ha scelto di rinunciare a cose come lafamiglia, la vita di tutti i giorni e la spen-sieratezza tipica dei ragazzi. Oggi noi ono-riamo tutti coloro che sono morti in guerra,ma dobbiamo distinguere chi ha avuto ilcoraggio di rischiare la propria vita per ciòche credeva da chi invece a combattuto perordine dei nazisti. Vogliamo ricordare inmodo speciale coloro che hanno dato inizioalla Resistenza, il primo passo versoun’Italia nuova, più umana e più giustacon alla base una costituzione per tutti. Noiragazzi, cittadini del futuro, vogliamorenderci conto della loro dura realtà, delloro grande coraggio e del fatto che a lorodobbiamo la libertà. E soprattutto voglia-mo ringraziare questi eroi di un passatonon troppo lontano a cui dobbiamo rispettoe riconoscenza.

LA RESISTENZAResistenza, una parola dai molteplicisignificati, ma che in Italia è sinonimo diribellione, opposizione e forti ideali avversial Fascismo. Alla dittatura che da ventianni seminava il terrore nel nostro paese.Questi ideali sono scaturiti da personecomuni che hanno detto “NO” alla oppres-sante dittatura dei nazisti; uomini e donnecomuni come contadini, insegnanti, medici,operai, artigiani, soldati e preti che hanno

in maggioranza imbracciato il fucile edhanno iniziato a combattere.Oggi molte persone ignorano i tanti luoghicome Sabbiuno di Paderno o Monte Soledove sono stati consumati eccidi dall’odionazista. O altri luoghi come la risiera diSan Sabba (Trieste) dove partigiani, ebreied altri disertori alla legge fascista sonostati torturati fino alla morte. La data del25 aprile è la celebrazione e il ricordo dellafine della guerra, ma a volte diventa l’op-portunità per una vacanza o il pretesto perrimanere a “casa da scuola”. È giustoanche questo, ma facciamo in modo chequella data sia anche e sempre per tutti ilsinonimo di resistenza e libertà.

LA MAGGIORANZA ERANOGIOVANI La Resistenza nasce quando tanti uomini edonne si oppongono e dicono basta, lo fannodecidendo di combattere e di lasciare le pro-prie famiglie. C’erano pochi soldati, lamaggior parte era gente comune che nonaveva mai preso in mano un’arma e che nonsapeva fare la guerra.Pur essendo consapevoli di questo, hannolottato lo stesso coraggiosamente per il loropaese. La maggioranza erano giovani ogiovanissimi che anziché fare una vita feli-ce e spensierata come un ragazzo normale,non sono stati egoisti ed hanno deciso dipassare i loro anni migliori in guerra, pen-sando al proprio paese. Sono morti quasi45.000 partigiani per liberare l’Italiadall’invasione nazista. È grazie a loro seoggi abbiamo un paese libero.

LA LIBERTÀ È UN DIRITTO DITUTTILa seconda guerra mondiale portò solo

Studenti di Castel Maggiore dopo la visita al carcere e a Sabbiano

“Chi erano i partigiani?Semplicemente gente come noi”

Osservazioni collettive in classe dopo le lezioni su guerra e Resistenza e la conoscenza dei luoghi assieme ai protagonisti

Sergio Travagli*

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distruzione e morte. Non fu assolutamentegiustificabile e non può essere e non deve maiessere ripetuta per alcun motivo.In questa guerra non morirono solamentesoldati ma tante persone comuni, cittadiniche persero la vita pur non c’entrandonulla.Chi si rese conto dell’impossibilità di conti-nuare a subire atrocità furono i partigiani.Si riunirono in gruppi ed andarono inmontagna, sugli Appennini e nelle vallatedell’Italia settentrionale. Lottarono finoalla morte contro i tedeschi che avevanooccupato il paese.Queste persone si sacrificarono per le loroidee e le portarono avanti con fierezza ecoraggio, sostenendo che la libertà è undiritto di tutti.

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DALLA GUERRA ALLA RESI-STENZAIl 1° settembre 1939 le truppe tedescheentrarono in Polonia. Dopo l’entrata inguerra di Francia e Regno Unito, laGermania invase altri stati. Nel 1940Italia e Giappone si allearono con laGermania. Nel settembre del 1943 l’Italiachiese e ottenne l’armistizio, ma la guerrafinì definitivamente quando sulle città diHiroshima e Nagasaki furono sganciatedue bombe atomiche. In Italia in queglianni vigeva il regime fascista, ma unaparte di italiani decisa che non era possibi-le continuare a vivere nei limiti che il regi-me imponeva; così nacque un movimento dipersone chiamate partigiani che si opposeroal Fascismo.Quando i partigiani si uniro-no non avevano armi, così “un passo alla

volta” le presero rubandole ai militari oassaltando caserme. Quelle di calibro mag-giore furono prese dai carri armati. La vitadei partigiani era molto dura e sapevanoche in caso di cattura le loro pene sarebberostate pesantissime. Il loro destino era quellodi essere condannati a morte, dopo un lungoperiodo di tortura. Secondo noi la guerra vasempre evitata e l’uccisione di persone, anchein nome della libertà, non può essere giusti-ficata; tuttavia il sacrificio di queste perso-ne è stato fondamentale per la fine dellaguerra e per la nostra libertà.

Angelica, Simone, Luca, Francesco,Alice, Theodora, Alice, Carlo,Giampaolo, Sara, Michela, Andrea,Luca, Raul, Simona, Rossana, Fabio,Luca, Alberto, Giulia, Rayan, Sonia,Martina, Giulia.

Da circa due anni è rinata aMarzabotto la sezione ANPIintitolata ad Amedeo

Nerozzi eletto sindaco socialista il 19settembre 1920 (in seguito aderì alPartito comunista d'Italia), capolegadei mezzadri, consigliere provinciale.Bersagliato dallo squadrismo fascistafu costretto ad emigrare in Belgio.Divenne poi volontario in difesa dellaRepubblica spagnola militando nellaBrigata internazionale Garibaldi colruolo di tenente medico. Morì neicombattimenti sulla Sierra Cabals il 9settembre 1938.In questo periodo ci siamo prodigati arealizzare varie iniziative sul territoriocomunale. La sezione è composta inmaggioranza da giovani.Abbiamo realizzato una mostra dedi-cata alla Brigata Stella Rossa, propo-nendola in tutte le iniziative che fac-ciamo. Attualmente stiamo lavorandoper allestire la Festa della Resistenzache si terrà il 18 e 19 giugno nellapiazza di fianco al Comune.Venerdì 18 alle ore 18 la manifestazio-ne inizierà con la deposizione di unacorona di fiori all’interno del Sacrarioalla presenza delle autorità locali e diWilliam Michelini presidente del-l'ANPI provinciale, a seguire il Coro

delle Mondine di Bentivoglio. Ildibattito sarà dedicato al tema“Donne, impegno politico e Costi-tuzione”, con alcune partigiane eAlberto Preti docente di storia con-temporanea Università di Bologna,Alessandro Baldini presidente delcomitato per la difesa dellaCostituzione, Cinzia Venturoli ricerca-trice di storia. Al termine suonerà ilgruppo musicale “I Talco”.La giornata di sabato 19 inizierà alle18 con il coro dell’Accademia coraleReno all’interno del Sacrario, a seguireil dibattito su “Armadio della Vergo-gna e stragi” con Luca Baldissara,Paolo Pezzino autori del libro “IlMassacro. Guerra a civili a MonteSole”, Editrice Il Mulino, Bologna2009, Andrea Marchi presidente

ISREBO, Gianpie-tro Lippi scrittore.Coordinerà l’incontro CinziaVenturoli.Alle 21,30 nella piazza di Marzabottoproiezione dell’Uomo che Verrà” delregista Giorgio Diritti, premiato aiDavid di Donatello come migliorfilm. A questa pellicola sono stati assegnati anche il premio per la produ-zione e per il fonico di presa diretta. Alla proiezione sarà presente il castdel film. Per l’intera durata della festa all’inter-no della sede comunale sarà esposta lamostra sulla Brigata Stella Rossa.Anticipiamo inoltre che è in calenda-rio il secondo Campeggio delleResistenze che si terrà il primo weekend di luglio a Monte Sole. In pro-gramma conversazioni con giornalistie scrittori sui temi del lavoro e dellalotta alla mafia.Si avvicenderanno inoltre diversigruppi musicali e non mancherà lostand gastronomico.

*Segretario ANPI MarzabottoPer info gruppo facebook ANPI

Marzabotto

Il 18 e 19 giugno festa a Marzabotto

L'ANPI èritornata

più “resistente” Federico Sandrolini*

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Una vera mattina di festa,nello spirito che dovrebbeessere la costante di ogni

momento di ricordo legato alledonne, agli uomini ed agli avveni-menti della Resistenza. Istituzioni,aderenti dell’ANPI, cittadini delQuartiere, bambini, adolescenti eadulti uniti dal desiderio di ricordareil sacrificio delle 128 partigianeCadute onorate dal bel monumentonel parco della villa bolognese, in unacerimonia i cui tratti salienti hannofatto pensare a tutto, tranne che ad

una ricorrenza formale, ad iniziaredalla deposizione delle corone di allo-ro donate dal Comune di Bologna edal Quartiere Saragozza, affidata a treragazze del Coro e a due dei GiovaniEsploratori, che per la prima voltaavevano salito i vialetti che portano almonumento nella giornata che haassociato l’omaggio a tutte lemamme, al ricordo di donne che conil loro sacrificio hanno dimostrato diessere a pieno titolo madri dellanostra Democrazia.Fortemente simbolica la collocazione

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del monumento (un ponte ideale traprimo e secondo Risorgimento), situa-to come è nel parco che vide la prigio-nia di Ugo Bassi e Giovanni Livraghi– fuggiti da Roma dopo la cadutadella Repubblica del 1849 - primadella loro fucilazione per manoaustriaca al portico della Certosa), efortemente simbolico il suo disegno,che si sviluppa tra la parte inferiore ela parte superiore in una passeggiatache costeggia il muro punteggiatodalle formelle con i nomi delle parti-giane, e dalle lastre con i disegni ed i

Una giornata straordinaria nel parco di Villa Spada

Emozione coi giovanissimial monumento alle partigianeL’immagine più bella di una domenica mattina di festa nel verde e nel sole (inatteso) di Villa Spada, nellapedecollinare fuori porta Saragozza, è sicuramente nello scambio di sguardi – gli uni tra il fiero el’impegnato, gli altri tra il compiaciuto e il commosso – che sul piazzale del monumento alle cadutepartigiane si rivolgevano da un lato le ragazze e i ragazzi del coro “R’Esistente” di ANPI Pratello, edall’altro il Commissario straordinario in Comune Annamaria Cancellieri e il Presidente dell’ANPIWilliam Michelini.

Gianluigi Amadei

Ragazzi del coro R’Esistente del rione Pratello e dei boy scout mentre depongono una corona d’alloro a nome della cittadinanza bolognese.

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Paola Marani, alla lezione magistralesulla storia di ieri e le prospettive dellademocrazia del prof. Gianni Sofri, alsaluto assai gradito della portavocedegli Esploratori, passando per letestimonianze vibranti sempre ricchedi spunti di Giancarlo Graziadell’ANPI Saragozza, della staffettaDolores Manservisi e del presidentedell’ANPI provinciale WilliamMichelini, che hanno ricordato il ruolofondamentale delle donne nei 19 mesidella Resistenza, e quanto l’opera dellepartigiane e delle staffette sia statapreziosa non solo ai fini dellaLiberazione, ma per la conquista dal1945 in avanti dei diritti fino ad allo-ra negati alle donne nel nostro Paese.Toccante infine la rievocazione deglieventi che segnarono i mesi della rea-lizzazione del monumento, e dello spi-rito che ne guidò l’ideazione, per boccadell’architetto Letizia Gelli Mazzuca-to, che ne fu uno dei progettisti.A fare da cornice “musicale” alla mani-festazione, le due applaudite esibizionidelle ragazze e dei ragazzi del Coro“R’Esistente” di ANPI Pratello, ormaiuna costante in tutte le manifestazioni

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pensieri degli studenti che hanno col-laborato all’opera. Questo è stato ilpercorso che domenica 9 maggiohanno seguito anche i gonfaloni, leautorità, i cittadini e i giovani antifa-scisti presenti alla manifestazione, pas-sando dallo spiazzo in cui erano statedeposte le corone, fino all’anfiteatroche ha visto gli interventi di salutoprevisti dal programma; e lungo i gra-dini che salgono a fianco del muro, èstato particolarmente commoventevedere con quanto affetto i giovani chepartecipavano alla cerimonia – vestiticon le magliette rosse del Coro, con lecamicie kaki degli Esploratori, o con igiubbotti di chi insieme ai genitori oai nonni aveva deciso di passare unamattina particolare – si assiepavanointorno ai partigiani e alle staffettepresenti, per aiutarli nel cammino.Tanti i momenti e le suggestioni dellaparte più ufficiale della cerimonia, daricordare in un giorno ricco di emozio-ni: dall’intervento coinvolgente delCommissario Annamaria Cancellieri,al saluto delle istituzioni portato dal-l’assessore Provinciale GabriellaMontera e dal consigliere regionale

Le rappresentanze del Comune, della Provincia e di Zola Predosa con i rispettivi gonfaloni durante la manifestazione a Villa Spada.

a carattere antifascista del QuartiereSaragozza (e non solo). La cui presenzariscuote consensi crescenti non soloper la qualità artistica (grazie allaMaestra Michela) e per l’accurato lavo-ro di approfondimento sulle vecchiecanzoni dei partigiani e sulle canzonidegli antifascisti di ieri e di oggi,quanto per il messaggio che diffondo-no con il canto avendolo ricevuto conl’esempio quotidiano dai propri geni-tori e nonni, facendosi così testimonidella necessità di trasmettere di gene-razione in generazione i valori chefurono alla radice del movimento diliberazione nazionale, e da cui nacque-ro le formazioni partigiane. Ed è motivo di soddisfazione – perloro come per noi – avere ritrovatoquesta sottolineatura anche nelle paro-le del Commissario Cancellieri: “Finoa quando ci saranno bambini così pic-coli, che cantano ‘Ribelli, ribelli!’ contanta convinzione e partecipazione,possiamo essere sicuri che non ci sianorischi per la nostra Democrazia”.

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Di grande significato la partecipa-zione dell'ANPI quest'anno, allamanifestazione del 1° Maggio a

Portella della Ginestra, in provincia diPalermo, in ricordo dell'eccidio di lavora-tori che festeggiavano la storica data inquell'inizio del mese e nello stesso tempola vittoria dei partiti di sinistra uniti nel“Blocco del Popolo” nelle prime elezioniregionali in Sicilia, svoltesi appena due set-timane innanzi. Furono undici le vittime(due bambini) della sparatoria della bandaGiuliano, più ventisette feriti.L'infamia consumata ebbe vari moven-ti concomitanti: frenare l'impetosomovimento politico e sindacale teso aconquistare il lavoro nelle terre incoltedella proprietà latifondista, arrestarel'avanzata delle forze di sinistra, vistacon sospetto Oltreoceano. Già nume-rosi delitti erano stati compiuti pertogliere di mezzo capilega e dirigenticomunisti e socialisti. Recenti studihanno attribuito la strage a mafia, rot-tami della Xª MAS fascista di JunioValerio Borghese, orientati da ambien-ti infedeli di servizi segreti italiani estatunitensi. Il bandito Giulianovenne trovato ucciso, con una platealemessa in scena. E il suo cuginoPisciotta che sapeva tutto venne avve-lenato a morte in carcere.All'incontro popolare di Portella dellaGinestra, assieme ai tanti siciliani,sono giunti almeno 500 persone, orga-nizzate in comitive dall'ANPI, in granparte giovani, provenienti da diverseparti d'Italia: Triste, Padova, Milano,Monza, Modena, Reggio Emilia,Parma, Bologna, Rimini, Ravenna,Firenze, Lucca, Prato, Pistoia, Livorno,Grosseto, Latina, Salerno, Napoli,

ni e gli antifascisti di Bologna allamanifestazione di Portella dellaGinestra località vicina al paese diPiana degli Albanesi e dei comuni diSan Giuseppe Jato e San Cipirello tra-dizionalmente organizzata dalla CGILdi Palermo. Il viaggio, in aereo, hacomportato l'impiego di due giornate.Tutti i partecipanti hanno concorsoalle spese preventivate.E' stata un'esperienza unica per il forteimpatto emotivo, specie davanti almacigno memoriale opera dell'artistaEttore de Conciliis sulle cui pietresono incise numerose iscrizioni), pienadi calore umano, tale da suscitare unmotivato entusiasmo. Abbiamo saputoche lì le rivendicazioni del lavoro veni-vano agitate già dai tempi dei fascisiciliani (1893) per iniziativa delmedico e dirigente contadino NicolaBarbato. La festa venne vietata, sottol'egida del 1° Maggio dalla dittaturafascista, che sostituì la giornata simbo-lica con quella del 21 Aprile per ilcosiddetto “Natale di Roma”. La tra-dizione venne ripresa dopo laLiberazione.

(Alessandro Masi)

nonché una rappresentanza giuntadalla capitale belga, Bruxelles. Ha scritto l'ANPI nazionale, nel-l'esprimere la soddisfazione per il suc-cesso, che “la nuova stagionedell'ANPI è dunque già una realtà, dicui l'associazione nel suo complessopuò essere fiera, frutto innanzituttodell'impegno generale”. Il quale nonmancherà di certo per assicurare unottimo risultato anche alla secondafesta nazionale che in programma adAncona (24 – 27 giugno p.v.) conl'Alto Patronato del presidente dellaRepubblica Giorgio Napolitano. L'ANPI nazionale segnala inoltre:“abbiamo alle spalle un buon 25Aprile, ricco di iniziative di memoria,riflessione politica, di cultura, dimusica, di sport e incontri nelle scuo-le con studenti e insegnanti svoltisi intutta Italia”

La rappresentanza bologneseUna comitiva di dieci persone, preva-lentemente giovani, tutte inscritteall'ANPI, ha rappresentato i partigia-

Ex partigiani e giovani antifascisti da varie regioni

Un 1° Maggio particolarecon l'ANPI a PortellaManifestazione che contribuisce a rafforzare l'unità del Paese ed a dareforza alla lotta contro la mafia ed i propositi di disgregazione

Sul cippo è incisa la frase in dialettosiciliano che riportiamo in italiano: “Il mio cuore, dopo tanti anni, qui aPortella, dentro le pietre, dentro il sangue,dei compagni ammazzati”.

Delegati bolognesi alla manifestazione diPortella

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degli oratori della giornata, ma anchenel sentimento prevalente sulla spia-nata in fondo alla conca di Portella: laResistenza Antifascista che l'ANPI dapiù di sessantacinque anni porta avan-ti e le lotte sindacali e antimafiose deicompagni siciliani non possono cheessere unite da un legame profondo einscindibile di comunanza di valori. Ipartigiani, così come i sindacalisti deldopoguerra e coloro che hanno com-battuto e continuano con tutte le loroforze a combattere la mafia hannoavuto e hanno come loro primo obiet-tivo quello di donare un futuro alPaese e alle generazioni successive.Il desiderio di garantire un domanidemocratico, un lavoro, uno statosociale equo unì ed unisce tuttora ide-almente tante generazioni in lotta,prima armata contro il nazifascismopoi politica contro un'oppressione piùsubdola ma quasi altrettanto pericolo-sa. L'Italia ha dimostrato storicamentedi non essere spesso in grado di impa-rare dal proprio passato, tuttavia ascol-

Francesca Pellegrini*

APortella una sola cosa è possibilefare. Ascoltare il vento leggero,sentire l’erba e le nuvole, udire

con nuove orecchie l’urlo delle pietre cheancora gridano ciò che hanno visto con lacomplicità di tutti quelli che si sono avvi-cendati a recitare ogni anno la loro partedi vuota testimonianza.Portella dovrebbe essere il sacrario di unafolla muta in ascolto non delle voci deivivi, ma di quelle dei morti.Giuseppe Casarrubea.

Quest'anno una nutrita delegazionedell'ANPI provinciale di Bologna hapassato un Primo Maggio differentedal consueto. Non in piazza ma su unprato fiorito di montagna tra alti pic-chi rocciosi. Dagli anfratti di quellerocce sessantatre anni fa il banditoSalvatore Giuliano e la sua banda, conla connivenza ignobile di servizi segre-ti stranieri e di quelli nostrani più omeno “deviati”, spararono sulla follariunita in festa causando la primagrande strage dell'Italia repubblicana,dopo che già in Sicilia gli omicidi disindacalisti avevano iniziato a lasciareuna scia di sangue. Se non si conosces-se la sua tragica storia Portella dellaGinestra, questo il luogo del nostroPrimo Maggio 2010, rimarrebbeimpressa nelle retine di chi lo visitasemplicemente come un luogo idillia-co di quiete e silenzio tra le spogliemontagne di Piana degli Albanesi, inquell'entroterra siciliano in cui la vitascorre silente con un ritmo che noi datempo sembriamo aver perduto.Ma noi la storia di quel luogo la cono-sciamo, ed è per questo, per rendereomaggio a quei Caduti e per coltivar-ne la memoria, che siamo venuti finqui a passare la festa dei lavoratori.La CGIL provinciale di Palermo ha perla prima volta deciso di coinvolgerenel ricordo della strage la nostraAssociazione, che si è mossa in forzecon una presenza coinvolta e guidatadal presidente nazionale RaimondoRicci. La pregnanza del significato diquesta manifestazione congiunta èstata sottolineata non solo nelle parole

tando la voce della giovane ChicchiFerrara, segretario della Camera delLavoro di Piana, ed il grave contrap-punto offertole dal novantenne Ricci,la speranza sembra potersi aprire unvarco. Se il testimone passa davvero dacoloro che hanno lottato nelNovecento a chi oggi, in questo duroDuemiladieci, ha nelle braccia e nellatesta la forza di intavolare una nuovalotta democratica allora forse l'Italiapuò davvero cominciare ad imparare.Ad ascoltare quello che ha da dire unasindacalista di un paese siciliano chevuole con tutte le sue forze cambiareed uscire dal ricatto della mafia, smet-tere di accettare la logica del lavoroottenuto da pochi e soltanto tramiteclientele, ridare finalmente voce a que-gli undici morti e tanti feriti che pertroppo tempo sono stati obbligati atacere.

* Sezione Anpi - Sasso Marconi

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“Una potente lezione assunta da noi giovani”

Un particolare del grande incontro popolare organizzato da CGIL e ANPI nazionale aPortella

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La zona dell’Appennino bolognese frai comuni di Marzabotto, GrizzanaMorandi e Monzuno, oggi Parco

storico di Monte Sole, alla fine del settem-bre 1944 fu sconvolta da una terribile stra-ge compiuta dai nazisti che uccisero 770persone: 216 bambini, 316 donne e 142anziani. Fu il più grave massacro di civilinell’Europa occidentale occupata dai tede-schi e, assieme alla strage delle FosseArdeatine, è diventata il simbolo della vio-lenza nazifascista in Italia.Non è facile raccontare alle giova-nissime generazioni una pagina distoria così efferata ma GiuliaCasarini con il suo libro Stivali aMonte Sole, illustrato da AntonioFerrara, c’è riuscita. La narrazionesi sviluppa attraverso lo sguardoincredulo e triste di due animali ,una lupa e un mulo, travolti dal-l’orrore che gli esseri umani posso-no concepire e scatenare. La lorostoria risulta un efficace monito. Ledomande senza risposta che GiuliaCasarini mette in bocca ai due ani-mali: “Perché si fa la guerra?”,“Perché si uccidono donne e bambiniinnocenti?” e lo sguardo attonito deidue animali davanti alla ferocia del-l’uomo, diventano un omaggio allapace come unica risposta possibile. Persempre.La Compagnia Teatrale della LunaCrescente, in collaborazione colCIDRA (Centro imolese documenta-zione Resistenza e Antifascismo) haproposto, il 23 aprile scorso allaBiblioteca Comunale di Imola e il 24aprile alle ore 16 al Teatro Comunaledi Dozza, una lettura integrale del

libro Stivali a Monte Sole: le voci diCorrado Gambi e Marina Mazzolanisono state accompagnate dalla musicae soprattutto dalle ombre costruite eanimate da Paola Camerone, ispiratealle illustrazioni di Antonio Ferrara.Allo spettacolo era presente l’autriceche ha risposto alle domande deiragazzi.La scelta di utilizzo delle ombre, comesupporto all’animazione della “sempli-ce” lettura, di per sé già largamente

evocativa, ha a che fare con l’adegua-tezza di questo linguaggio.Con la sua natura eterea, l'ombra riescesicuramente a mitigare la brutalità deifatti narrati, pur salvaguardandonel'impatto fortemente emotivo e ladimensione poetica della memoria.Nello stesso tempo, la coerenza tra lin-guaggio e contenuto si situa anche adun livello più profondo, per spiegare ilquale occorre partire da una domanda:che cos'è l'ombra?L'ombra è un fenomeno fisico dallanatura ambigua, sospeso fra presenza

ed assenza; noi tutti la vediamo e nefacciamo il testimone della nostra esi-stenza terrena, eppure non possiamoafferrarla e la definiamo più comeun'assenza (di corpo e di luce) checome una presenza. Quale strumentomigliore, dunque, per raccontare lastoria di persone ormai scomparse, mache continuano e devono continuare avivere nella memoria collettiva noncome semplici ricordi, ma in quantotestimoni della brutalità umana e

ideali di pace e di speranza?A partire da queste considerazioniPaola Camerone ha animato il suolavoro sulla costruzione di perso-naggi ed ambientazioni dell'epoca,a partire dall'osservazione di fotosulla guerra e sulla Resistenza, maanche da personali ricordi ed emo-zioni di bambina legati ai raccontifatti dai nonni e mille volte ascol-tati. Un mondo di fatto lontano,ma che continua a vivere dentro dinoi attraverso la memoria di chil'ha raccontato.Questa commistione di linguaggi

(scrittura, lettura, musica, ombre) pro-duce effetti fortemente coinvolgenti e,visto il grande lavoro di preparazionee, soprattutto, visti i risultati e il sen-tito apprezzamento del pubblico (diragazzi e adulti), si sta ora lavorandoper proporre il progetto anche in altrecittà, e specialmente nei Comuni(nelle sale, nelle scuole, nelle bibliote-che…) in cui ebbero luogo i tragicifatti di cui si racconta.

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Il coraggio di raccontare agli adolescenti gli atti infami del nazifascismo

Una lupa e un mulotravolti dall'orrore

Lea Marzocchi

Pagine del libro “Stivali a MonteSole” trasferite in un lavoro teatralerealizzato con le ombre a Dozza con lacollaborazione del CIDRA di Imola

Una delle illustrazioni nel libro.

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Io nel 1945 non c’ero.Ma quella Storia, laStoria di quei giorni,

è anche la mia storia,come di noi tutti lo è.Tutti noi ne siamo parte.Io, come tutti quellidella mia generazione hoavuto il privilegio dinascere libera, di poterscegliere che cosa con-servare e cosa rifiutare,da quale passato allonta-narsi con decisione e inquale invece riconoscer-si. Mi piace ricordare leparole di Mario Ander-lini, mio compagnonell’ANPI, un combat-tente di 95 anni: ricordiamoci sempreche noi abbiamo combattuto per lenostre idee, certo; per noi, per quelliche la pensavano come noi ma ancheper quelli che non la pensavano comenoi. I privilegi che ci son dati - quellodella libertà, quello di poter scegliere -presuppongono una responsabilità:non soltanto nei confronti di tuttequelle donne, uomini; giovani donne egiovani uomini che si impegnarono inprima persona per costruire un’Italiapiù degna, libera dalla violenza e dallaprevaricazione come metodi di lottapolitica e sistema di governo, per faredi questo Paese una comunità doveidee altre potessero esprimersi e altrevite potessero essere vissute, a costo dirinunciare alla proprie, di vite.Responsabilità anche nei confronti dinoi stessi, perché il privilegio dellalibertà non è dato una volta per tuttema lo si può perdere allo stesso modoin cui lo si perse allora. E oggi come allora, Resistere. Anzi,Resistere Resistere Resistere… percitare qualcuno che ha più esperienzadi me. Ma cosa può significareResistenza per una ragazza, un ragazzodella mia generazione?Resistenza è ostinatamente coltivare leterre confiscate alla mafia nonostantele minacce e gli incendi che distruggo-no raccolti e macchinari; è coraggiosa-mente fare informazione resistendo

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alle intimidazioni e alla restrizione dispazi e risorse, anche sotto forma dileggi. Resistenza è fare cultura pro-muovendo pluralità di idee e di espres-sioni, è educare a riconoscere la bellez-za che sfida il senso e il gusto comune,a distinguere tra le differenze oppo-nendosi all’omologazione, è fare edu-cazione. Ed è soprattutto non averpaura: paura del diverso, dello stranie-ro che fa diventare l’altro una minacciae non una risorsa; paura ad esprimerele proprie idee, idee diverse e questodovunque, anche nei luoghi di lavoro;paura a riconoscere le differenze quan-do è opinione generale che tutti sianouguali, che non ci sia nulla da fare e ilmassimo che resta è delegare all’uomodella Provvidenza di turno e auspicareil miracolo. Resistenza è opporsi a chiquella paura te la vuol mettere e habisogno che la si abbia, è aprirsi e nonrinchiudersi nei propri egoismi, è par-tecipare, fare parte. E’ prendere parte. Scriveva Antonio Gramsci nel 1917 :“Credo che vivere voglia dire esserepartigiani. Chi vive veramente nonpuò non essere cittadino e partigiano.L’indifferenza è abulia, è parassitismo,è vigliaccheria, non è vita. Perciò odiogli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della sto-ria. L’indifferenza opera potentementenella storia. Opera passivamente, maopera. È la fatalità; è ciò su cui non si

può contare; […] è lamateria bruta che strozzal’intelligenza. Ciò che suc-cede, il male che si abbat-te su tutti, avviene perchéla massa degli uominiabdica alla sua volontà. [… ] Tra l’assenteismo el’indifferenza poche mani,non sorvegliate da alcuncontrollo, tessono la teladella vita collettiva, e lamassa ignora, perché nonse ne preoccupa; e allorasembra sia la fatalità a tra-volgere tutto e tutti, sem-bra che la storia non siaaltro che un enorme feno-meno naturale, un’eruzio-

ne, un terremoto del quale rimangonovittime tutti, chi ha voluto e chi nonha voluto, chi sapeva e chi non sapeva,chi era stato attivo e chi indifferente.Alcuni piagnucolano pietosamente,altri bestemmiano oscenamente, manessuno o pochi si domandano: seavessi fatto anch’io il mio dovere, seavessi cercato di far valere la miavolontà, sarebbe successo ciò che è suc-cesso?” Resistenza infine è non rinun-ciare alla speranza, ad una speranzaconcreta: studiare pensando che ciòche si studia possa servire a qualcosa,riconoscersi in una comunità inclusivae non esclusiva, che offra accoglienza eopportunità - di vita, di cittadinanza,di espressione; è avere un lavoro epoter credere in un futuro. È crederenel futuro.Utopie? Eduardo Galeano ha scritto:“Lei è all'orizzonte.Mi avvicino di due passi,lei si allontana di due passi.Cammino per dieci passi el'orizzonte si spostadieci passi più in là.Per quanto io cammini,non la raggiungerò mai.A cosa serve l'utopia?Serve proprio a questo: a camminare”.

*A nome dell'ANPI diSan Pietro in Casale, il 25 aprile 2010

I sentimenti di una ragazza del giorno d'oggi

“Nel '45 non c'eroma quella Storiaè anche la mia”

Resistenza è lotta alla mafia, è fare cultura, non aver paura del diverso, non rinchiudersi nei propri egoismi.

Il peso morto dell'indifferenza

Lara Giotta*

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Nel conferire la cittadinanzaonoraria all'ex soldato delSud Africa Colin Eglin, lui

presente, il Consiglio comunale diGrizzana Morandi, riunito in sedutastraordinaria il 17 aprile scorso, havoluto accomunare nel prestigiosoriconoscimento tutti i combattentidella VI Divisione corazzata sudafri-cana (all'epoca facente parte delleForze Armate del Commonwealthbritannico) che nel grizzanese ed aMonte Sole combatterono per la libe-razione del paese e dell'intero territo-rio montano, avvenuta il 16 aprile1945. Il grado del loro sacrificio invite umane è scritto da quelle 502tombe di Caduti sull'Appennino, rac-colte nel cimitero militare sudafrica-no di Castiglion de' Pepoli, dove, ter-minata la cerimonia in Comune,Eglin è andato a redere omaggio allamemoria dei commilitoni.Arruolatosi a 18 anni nell'esercito,abbandonando nel contempo gli studinella Facoltà di Scienze dell'Universitàdi Città del Capo, il giovane divenneistruttore a tempo pieno nell'area dellastessa Cape Town e con tale unità fuprima in Egitto e da qui trasferito inItalia. Ha quindi seguito tutto il per-corso bellico della Divisione corazzata,risalita passo dopo passo dalla Toscanatutto l'Appennino fortificato dellaLinea Gotica tedesca.Finita la guerra, Colin Eglin rimase inItalia altri nove mesi, durante i quali

frequentò corsi di architettura e piani-ficazione urbana, ed al ritorno in patrianel 1946 riprese gli studi laureandosinello stesso anno con una tesi sul con-trollo della quantità.La decisione del Comune di GrizzanaMorandi è stata rafforzata anche dalsolido impegno dell'ex soldato perdare al suo paese, lacerato dall'apar-theid (separazione), dal sanguinosoconflitto tra bianchi e popolazione dicolore, un volto nuovo, rimuovendo illungo e doloroso carattere razzista.Eglin infatti è stato anche uno dei pro-tagonisti delle vicende politiche suda-fricane. Eletto nel 1954 consigliereprovinciale di Maitland per il Partitounitario, nel 1958 divenne il membronel Parlamento del Partito Unito(UP). Fu uno dei ribelli che presenta-rono una dichiarazione di dissenso nel-l'agosto 1959, in seguito al congressodell'UP a Bloemfontein. Nel novem-bre dello stesso anno fu uno degli 11membri del Parlamento che formaro-no il nucleo del Partito Progressista(PP). Nel 1971 divenne il leader delpartito. Per attrarre gli africani verso ilPP, fondò “Deutbraak”, il primo gior-nale di opinione vertligte (illuminata)

in Sud Africa. Iniziò a questo fine undialogo tra il PP, la cittadinanza neraed i leader urbani. Eglin è sposato conJoyce Mabel ed ha tre figlie. Si è riti-rato dall'attività politica e vive aClifton, Cape Town. Nelson Mandelalo ha definito “Uno degli architettidella democrazia in Sud Africa ed haaggiunto: “Egli conferma la mia pro-fonda convinzione che ci siano uominie donne buoni in tutte le comunità,capaci di mettere l'interesse generaledella Nazione sopra a qualsiasi altro”.

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Partecipò alla liberazione dell'area Monte Sole

Ex soldato sudafricanocittadino onorario di Grizzana MorandiIl conferimento del titolo nella seduta straordinaria del ConsiglioComunale. In patria ha contribuito al superamento dell'apartheid. Il presidente Nelson Mandela lo ha qualificato “architetto dellademocrazia”

In alto: Colin Eglin durante la guerra;sopra con Nelson Mandela; a sinistra ilcimitero sudafricano di Castiglion de’ Pepoli

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In occasione del 65° Anniversariodella Liberazione, il Comune diVergato ha avuto l’onore e la gioia

di incontrare le autorità brasilianenella giornata del 26 aprile scorso perricordare il sacrificio dei componentidella FEB (Força ExpedicionariaBrasileira) che partecipo’ generosa-mente alla riconquista della libertàdel nostro Appennino.L’incontro del ministro della DifesaNelson Jobim, il Capo di StatoMaggiore Gen. Enzo Martins Peri, ilCapo di Stato Maggiore dell’Aero-nautica, il Brigadiere. Juniti Saito edel Generale di Divisione SergioWestphalen Etchegoyen, con il sinda-co di Vergato Sandra Focci, ha avutoun alto valore simbolico per ricordarela generosità ed il valore di quegliuomini venuti a combattere per lanostra libertà. La visita delle autoritàbrasiliane e della delegazione di vete-rani a ricordo dei caduti della FEBnella battaglia del 5 marzo 1945 aCastelnuovo è stato un momento diimportanza storico-culturale e diespressione di fratellanza di uominiuniti per affermare ideali di libertà e di

della guerra, da elementi della 232a

divisione di fanteria, della 29a corazza-ta e della 114a leggera. Il paese fuliberato il 5 marzo 1945 dai soldati (icosiddetti “pracinhas”) della FEB, unadivisione dell’esercito brasilianoaggregata alla Quinta Armata ameri-cana e giunta in Italia nell’estate ’44. Un importante contributo per la riu-scita della battaglia fu dato dai parti-giani, affiancati nei quattro mesi dioperazioni belliche nella Valle delReno, ai brasiliani i quali ebbero 240morti, 1.382 feriti e 44 dispersi.A Castelnuovo, di fronte al cimitero,nel 1998 il Comune di Vergato haeretto un monumento dedicato ai pra-cinhas. Vi si legge: “5 Marzo 1945.Molti soldati dell’eroico esercito brasi-liano caddero qui per liberare una terrache non era la loro. Il sacrificio deicaduti non può e non deve esseredimenticato”.

democrazia. La piccola frazione diCastelnuovo, posto su un massicciopanoramico, ricorda un momento distoria fondamentale per il Comune diVergato ed i dintorni. Castelnuovo,infatti, rappresentava sulla LineaGotica una posizione chiave delle dife-se tedesche per il controllo della stata-le Porrettana, tenuta, nell’ultima fase

Nel 65° anniversario della liberazione di Vergato

Omaggio ai brasilianicaduti a Castelnuovo

Sono venuti rappresentantidel governo e delle ForzeArmate del paese latino-americano assieme ad unadelegazione di veterani checombatterono nel nostroAppennino al fianco deipartigiani.

Sopra gli ospiti brasiliani a Vergato accolti dal Sindaco Sandra Focci (al centro con lafascia tricolore). Sotto la delegazione a Fornovo Taro (Parma) dove la FEB bloccò 15 milatedeschi in ritirata dalla Lunigiana, sul fronte tosco-emiliano.

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molte opere di difesa e di arginatura,senza sostituirle con altre più adegua-te, per illusorie, ingenue o strumenta-li certezze, per distrazione colpevole,per precisa volontà eversiva.È venuto il momento che chiunquecondivida questo abbozzo di analisi(scontando la sua sommaria approssi-

mazione) si senta impegnato a dareuna mano, senza se e senza ma, inun’opera insieme di demistificazione edi pulizia (spesso di macerie) delnostro patrimonio di memoria storica,come di consolidamento delle ragionidemocratiche non negoziabili cheintessono il vivere civile e di creazionedi nuovi approdi sociali e individualidi un’umanità che tutti ci racchiude.

L’Istituto Storico provinciale dellaResistenza e della Società Contem-poranea “Luciano Bergonzini” diBologna (ISREBO), per quello chepuò, vuole essere presente in questoprocesso e dare il proprio contributoalla città, a tutti i Comuni della pro-vincia e a tutte le persone che deside-

rano trovare nel nostro pas-sato (fondamentalmente ilXX secolo) occasioniimportanti per essere prota-gonisti della propria esi-stenza. I suoi capisaldi ope-rativi restano la ricerca sto-riografica, accompagnatadalla presenza in eventi e

manifestazioni; il lavoro didattico coninsegnanti e studenti di ogni ordine discuola, inteso su spettro sempre piùaperto; l’attività documentaria e archi-vistica. Perché tutto questo sia possi-bile, occorre il massimo di coinvolgi-mento dei soci, pubblici e singole per-sone, che rappresentano il vero “capi-tale” dell’Istituto e dai quali ci siattendono idee e proposte, sollecitazio-ni e indicazioni strettamente collegatealle tensioni, agli andamenti, alleurgenze che si avvertono vibrare nellanostra società. Peraltro, il “LucianoBergonzini” si sente parte di una rete,assai articolata e complessa, che com-prende il Comune di Bologna; laProvincia; i Comuni della provincia ele loro Associazioni; gli altri Istitutiper la Storia del Movimento diLiberazione in Italia e segnatamente ilregionale “Parri”; Luoghi dellaMemoria (con una particolare atten-zione, anche emotiva, al sistemaMonte Sole: Parco e Scuola di Pace); ilCidra (Centro imolese documentazio-

Ogni tanto la nostra coscienza col-lettiva e individuale sente il biso-gno di ripensare le ragioni fonda-

mentali del proprio stato e delle condizio-ni che garantiscono equilibrio, sicurezza,chiarezza di intenti e di prospettive, anchenella contesa più aspra e nelle trasforma-zioni più profonde.Il guaio è che proprioquando si avverte maggior-mente l’esigenza di tali“punti fermi”, per regolaree interpretare contraddi-zioni che altrimenti appa-iono procedere per stradedivergenti e pericolose, cisi accorge che il deposito di“valori condivisi” è tristemente poveroe molti di tali “valori” si presentanoassai deteriorati. Insomma, è come se,mentre ci si occupava di altro, un’astu-ta talpa avesse corroso molte radicidella pianta su cui saltellavamo, cosìche all’arrivo del turbine (che si sabene che prima o poi arriva) la stabili-tà dell’albero rischia di venire meno,facendoci precipitare a terra, con granrumore di ramaglie e di terreno lancia-to in aria.Uno dei fasci principali di radici del-l’immagine utilizzata, uno dei deposi-ti più importanti di cui sopra è costi-tuito dalla nostra memoria storica che,combinandosi con i sedimenti cultura-li, sociali ed emotivi che andiamo for-mandoci nell’esperienza di vita, ci per-mette di leggere il presente e impe-gnarci per il futuro in modo insiemerazionale e sentimentalmente aperto.La mia impressione è che non siamomessi bene, da questo punto di vista;credo che l’acqua passata sotto i pontinegli ultimi decenni abbia portato via

Memoria storica e sedimenti culturali, sociali ed emotivi

Un Istituto al passo coi tempiNecessario il massimo di coinvolgimento del “capitale” rappresentato da soci dell’ISREBO

pubblici e singole persone. Obiettivi di consistente impegno

Andrea Marchi*

CONSIGLIO DIRETTIVO ELETTO IL 16 FEBBRAIO 2010

Antonioni Ezio, BergonziniMauria, Binchi Carmela, Bongio-vanni Letizia, Dalla Casa Brunella,Dogliani Patrizia, Dondi Mirco,Marchi Andrea, Menzani Tito,Morando Maria Paola, OnofriNazario Sauro, Prati Olga, PretiAlberto, Rigillo Elio, RomaniWerther, Ropa Rossella, SalustriSimona, Tarozzi Fiorenza, Ventu-roli Cinzia, Zagatti Paola

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ne Resistenza e Antifascismo) e il ter-ritorio imolese; l’insieme delle altreistituzioni culturali e di ricerca bolo-gnesi; l’Università; il sistema dellascolarità; il sistema dell’impresa, dellacooperazione e delle organizzazionisindacali; il sistema del volontariatoorganizzato (in primis l’ANPI); altrerealtà sociali e culturali. Con tuttiquesti soggetti intendiamo mantene-re, irrobustire, creare relazioni di buonvicinato e di collaborazione, anche pri-vilegiati. Come pure con tutte quellesingole persone che, a diversi livelli diresponsabilità e di collocazione, opera-no nel tessuto sociale e culturale delbolognese (e oltre).L’Istituto vuole portare nella rete, lapropria distintività di proposta e dipresenza, tanto nel campo della ricer-ca, quanto in quelli della didattica,della documentazione e degli eventi.Con un tratto che va mantenuto e sot-tolineato: offrirsi come palestra per igiovani ricercatori e, più in generale,porsi come un punto di riferimentoper la costruzione di memoria e la for-mazione storiografica delle giovanigenerazioni. Un servizio a cui attri-buiamo eccezionale valore (testimonia-to dalle 18 pubblicazioni degli ultimianni).Le direttrici di lavoro si muoverannodalle indagini sul fascismo e sullaguerra nei nostri territori, terreni sucui c’è ancora tanto da scavare (un’ot-tima possibilità potrebbe essere rap-presentata dalla doppia occasione incorso di configurazione del progettoLinea Gotica e del 150° dell’Unitàd’Italia, entrambe promosse a livelloregionale. Si tratta certamente dicimenti molto severi e non facilmenteaffrontabili per la nostra piccola strut-tura, ma sui quali pensiamo possiamospendere competenze, qualità e ampiaflessibilità di intervento. Oltre che unaprofonda conoscenza del complessoarticolarsi del nostro territorio e dellesue sfumature e particolarità); alletematiche della ricostruzione e del“Miracolo economico”; delle trasfor-mazioni degli anni ’60 e ’70 del secoloscorso; delle tendenze più recenti, con

la nostra ormai tipica capacità di muo-verci su registri diversi quanto adimensioni geografiche, sfondi diacro-nici, settori di indagine, in grado disoddisfare molteplici esigenze eapprocci, garantendo sempre serietà erigore nel lavoro prodotto.Non c’è nessun velleitarismo in quan-to fin qui esposto. Anche se si ha pienaconsapevolezza dei tempi che stiamovivendo, non favorevoli, in generale, alprogramma delineato, come si è ricor-dato più sopra. La crisi economicacomplessiva e le persistenti difficoltàfinanziarie degli enti pubblici non ci

renderanno la vita più semplice. Maquesta condizione chiarirà in mododavvero evidente la nostra capacità diessere percepiti come un presidio indi-spensabile per la coscienza civile dellenostre comunità.Sfida che intendiamo raccogliere conpiena responsabilità e ragionevole con-vinzione di poter far bene.

*Presidente dell’ISREBO “Luciano Bergonzini” di Bologna)

La Febbre del Fare è il titolo di undocumentario cinematograficoopera dei bolognesi Michele Mellara

e Alessandro Rossi, che presenta spessoinediti materiali presi da vari archivi, in

primis da quello della stessa Cinetecacomunale. Vi sono mostrati una seriedi spezzoni i quali rappresentanoBologna e i suoi amministratori dal1945 al 1980.

Un documentario tra ricostruzione e nascita del mito

La “febbre del fare”: Bologna dal '45 all'80

Massimo Meliconi

Bologna, 1944-45, in Piazza Maggiore. Il bestiame fatto affluire dalle campagne persottrarlo alle razzie dei tedeschi veniva ricoverato in cortili, palazzi (anche nobiliari), conevidenti problemi di salute pubblica. La nuova amministrazione comunale, finita la guerra,dovette affrontare questi problemi assillanti. (archivio ANPI provinciale)

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Il filmato è diviso in tre parti, che siriferiscono ad altrettanti sindaci stori-ci: Dozza, Fanti e Zangheri. Le imma-gini, quasi tutte in bianco e nero,fanno vedere una città che esce daidisastri della guerra e del fascismo conla grande volontà di ricostruire e diricostruirsi, animata perciò da quellavoglia di fare, da cui il citato titolo. Iprimi amministratori di allora, inbuona parte ex partigiani, che genera-rono il mito di “Bologna la rossa”, insenso strettamente politico ( la nomeadi grassa e dotta lo era già da unpezzo). Una città che riuscì a creare uninvidiabile tessuto economico-socialetanto da fare poi notizia sulla stampaestera , con al centro dello sviluppo dipiccole e medie imprese, assieme aduna estesa ed efficiente rete di servizisociali, il “ welfare”, come si usa direoggi in inglese. Ben consapevoli chenon c'è vero benessere senza solidarie-tà, che una comunità per essere taledeve pensare certo alla sua crescita eco-nomica, ma anche a come includeretutti i suoi membri in questo svilup-po. Questa descritta è stata una dellecaratteristiche fondamentali delmodello bolognese di quegli anni equegli uomini e quelle donne, anche sela loro parlata a molti oggi può risul-tare naive, ne erano ben consapevoli,probabilmente aiutati anche dalle loroconvinzioni ideologiche. C'è da dire che il documentario, cosìinteressante, non ha assolutamenteintenzioni agiografiche, tanto più chedi errori se ne facevano anche allora.Basti ricordare lo spezzone in cui sivede l'ultima corsa del tram, che smet-teva definitivamente di sferragliare perle vie di Bologna (ostacolava il trafficoautomobilistico!), una scelta che oggimolti cittadini e urbanisti giudicanoinfatti a posteriori sbagliata, vistianche i tentativi e le vivaci polemichea cui abbiamo assistito recentementeper l'eventuale ripristino del tramoggi, ovviamente tecnologicamente alpasso con i tempi. Non c'erano - vieneda dire - amministratori infallibili, maemerge nelle immagini un rapporto

molto forte fra amministratori eamministrati, fra rappresentanti poli-tici e cittadini. Basti pensare all'urba-nista prof. Giuseppe Campos Venuti –già assessore comunale di Bologna edattualmente protagonista del dibattitosulla rivitalizzazione del centro storico- il quale racconta come per un certoperiodo abbia girato alla sera perBologna con i rappresentanti di alcuniconsigli di fabbrica ( allora, a Bologna,di fabbriche in città ce ne erano anco-ra molte) per affrontare i problemirelativi a quello che sarebbe stato ilnuovo piano regolatore. Non sfuggirà

neanche come venivano affrontatiquelli che oggi chiameremmo il pro-blema dei privilegi della casta, bastipensare a quando l'allora assessoreAdriana Lodi racconta ( con tanto dimormorio in sala) come, essendo giàall'estero per conto del Comune diBologna, si sia recata, a sue spese, aStoccolma a vedere gli asili svedesi pertrasferirne qui l'esperienza. Altritempi davvero. Il racconto per imma-gini di repertorio si chiude con il1977, la crisi che scosse la città con lafrattura politica tra partiti della sini-stra con gli studenti dell'Università ela tragica morte in via Mascarella dellostudente Francesco Lorusso, uccisodurante una manifestazione dallosparo di un uomo delle forze dell'ordi-ne. Con tanto di pezzo degli Skiantose di saggio della dialettica di Bifo. Iltema del 1977 non è parte della narra-zione, è un suo limite temporale e cul-turale. Dopo inizia un'altra storia. Gliepisodi che le immagini richiamano ericordano sono tantissimi e non si pos-sono qui riprendere tutti. Il documen-tario merita senza dubbio di esserevisto anche perché gli spunti sonoveramente stimolanti, in sala quandoho assistito alla proiezione c'eranotanti giovani, che all'epoca, come sidice, “non c'erano”, a dimostrazionedell'interesse vivissimo che buonaparte delle nuove generazioni provanoper la storia della città, sia quelli chein essa sono nati, sia quelli che sonovenuti ad abitarla e le migliaia diquanti, provenienti da altrove, la vivo-no per studio o lavoro. Evidentementenon è un lavoro solo per vecchi nostal-gici, ma un contributo alla riflessionesu un pezzo di storia recente che inte-ressa tutti. Un'ultima cosa forse èimportante ricordare: recentementequalcuno a Bologna ha detto che: chi èstato comunista, chi ha partecipato aquella storia, per tanto o per pocotempo, si dovrebbe vergognare.Andate a vedere questo documentario:qualunque cosa ci troviate, una cosasarà chiara: in quella storia, in quelpercorso di tante vite, c'è tanto, maproprio tanto di cui portare vanto,orgogliosamente.

Bologna dal ‘45 all’80> segue da pag. 23

Se ne è andatoRaffaello Leonetti

Èstato uno dei giovani, quandoaveva 19 anni, che respinsero lachiamata a far parte dell'eser-

cito repubblichino asservito all'invaso-re nazista e scelsero di aderire allaResistenza. Così Raffaello Leonelli,venuto a mancare, all'età di 85 anni,l'8 maggio scorso a Monteveglio, doverisiedeva, il paese della sua vita, nelquale ha esercitato l'attività di com-merciante. L'ANPI provinciale lo haannoverato tra i suoi dirigenti qualevice presidente effettivo e successiva-mente, quando la salute divenne cagio-nevole, nel ruolo onorario. Raffaellomilitò nella Brigata Giustizia e Libertà- Montagna, dopo un primo periodo dialcuni mesi vissuti alla macchia qualerenitente alla leva fascista, ed un altro,sotto falso nome e per poter usufruiredel permesso di circolazione, nell'orga-nizzazione tedesca del lavoro coattoTodt. Nei ranghi della formazione par-tigiana operante nella zona di GaggioMontano, nell'alto Appennino, preseparte a diversi combattimenti, duranteuno dei quali, il 22 settembre 1944,rimase ferito. L'ANPI provinciale diBologna ha trasmesso alla famiglia unmessaggio di condoglianze, espresseanche dal presidente WilliamMichelini nella cerimonia di commiatoonorando nello scomparso il preziosocontributo di idee ed attività.

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Arbe in croato, dal 1945, sichiama Rab ed è una dellequattro grandi isole che

costellano il golfo del Quarnaro a suddi Fiume (Rijeka). Rab è un’oasi dipace che esprime al meglio la propriavocazione turistica ma durante laseconda guerra mondiale conobbeuno dei peggiori crimini contro citta-dini sloveni, croati ed ebrei.Nell’arco di tempo fra il luglio 1942e la fine di agosto del 1943 nellapiana di Kampor l’esercito di occupa-zione italiano costruì un campo diconcentramento per civili nel qualetrovarono la morte 1435 persone. Taleè il numero delle vittime nominativa-mente accertate, ma vi sono valideragioni per ritenere che esse siano statemolte di più. A Rab non vennero eseguite fucilazio-ni e non c’erano camere a gas concamini fumanti. A Kampor si mori-va di fame, per deperimento fisico, perdissenteria, per maltrattamenti e permalattie di ogni genere. La vita nelletende, sia d’estate che d’inverno, quan-do la bora gelida non perdona, un gia-ciglio di paglia sulla terra nuda, pocaacqua, latrine rigurgitanti liquame incaso di pioggia: queste furono le causeprincipali di una così alta mortalità.

In poco più di tredici mesi si raggiun-se questo tragico primato, superiorepercentualmente a quello del campo diconcentramento nazista di Buchen-wald. Nel campo di Rab, lo ripetiamo,non comandavano i tedeschi, ma imilitari del Regio Esercito Italianomandati da Mussolini a portare la”civiltà” fascista. Nessuno venne chia-mato a rispondere per questi crimini.Nessuno ha pagato il giusto conto allagiustizia. Questa storia è largamente ignoratadagli italiani, taciuta dalla stampa edalla televisione. Assolutamente disat-tesa dai testi scolastici. Bisogna anche

dire che mentre per altri crimini diguerra si è dovuto attendere la scoper-ta dell’armadio della vergogna, quinon c’è nessun armadio da scoprireperché i documenti riguardanti ilcampo di concentramento diArbe/Rab sono pubblicamente reperi-bili da anni negli archivi dello StatoMaggiore dell’Esercito Italiano aRoma e si possono trovare in pubbli-cazioni di autorevoli storici e ricercato-ri italiani, sloveni e croati disponibilinelle biblioteche degli istituti storici enegli archivi pubblici. Dunque, un colpevole silenzio è calatosu una pagina dolorosa della nostrastoria. Silenzio al quale l’Italia, a parti-re dalle massime espressioni istituzio-nali dovrebbe porre rimedio, perchéancora oggi manca un doveroso rico-noscimento ed un segno di amore perle vittime di Kampor. Questo segno diamore e di pacificazione, a più di ses-santa anni dalla fine della guerra, èstato chiesto più volte nella celebrazio-ne che ogni anno, in settembre si svol-ge presso il Memoriale alla presenza dirappresentanti dei governi di Slovenia,Croazia e Israele. C’è ancora da direche i luoghi dove ogni anno giusta-

Le vacanze possono offrire sorprese e risorse insperate. Damolto tempo in estate frequento l’isola di Rab nell’altrasponda dell’Adriatico, ma soltanto qualche anno fa sonovenuto a conoscenza del fatto che durante l’ultima guerral’esercito italiano aveva costruito un campo di internamen-to per civili nella piana di Kampor di fronte alla baia cheguarda il mare.Volevo saperne di più. Coglievo voci edespressioni generiche e quasi un senso di riluttanza nel par-lare dell’argomento nelle persone che interpellavo. Finchèun giorno un amico, partigiano della “Rapska Brigada”,

Vinko Vrtodusic’ volle raccontarmi cosa era successo a Rabdurante l’occupazione militare italiana dal 1941 al 1943 efu lui stesso ad accompagnarmi nel luogo ove sorge ilMemoriale che ricorda le vittime di quei giorni tremendi.Adesso Vinko purtroppo non c’è più. Ci sono gli amicidell’UABA l’associazione simile all’ANPI che riunisce ivecchi partigiani superstiti e i nuovi antifascisti di Rab. Ècon loro che vorrei continuare a coltivare la memoria per-ché simili tragedie non abbiano mai più a ripetersi. (G.G.)

Un crimine fascista durante l’occupazione militare della Slovenia

Kampor, ferita ancora apertaIl campo di concentramento italiano nell’isola di Arbe-Rab (1942-1943) nel quale vennero internati

migliaia di civili, 1935 dei quali non sopravvissero. Un aspetto della guerra di aggressione misconosciuto.Nessuno dei responsabili è mai stato chiamato a pagare per questo crimine.

Giancarlo Grazia

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Una panoramica del campo diconcentramento di Rab, fatto di semplicitende. Caldo rovente in estate, gelo d'inverso.

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mente vengono ricordate le vittimedelle foibe non sono poi tanto lontanidall’isola di Rab - due ore d’auto opoco più - ma finora questa strada nonè stata percorsa da nessuna rappresen-tanza ufficiale del nostro Paese e le vit-time del campo di internamento ita-liano continuano ad essere ignorate. Anche noi cittadini democratici eantifascisti dovremmo concorrere arompere la cortina di silenzio cheavvolge ancora que-sta tragica storiatutta italiana. Un appello lo rivol-giamo anche allanostra associazione,l’ANPI, che dimo-stra sempre grandesensibilità e costanteimpegno nel ricor-dare, soprattutto aigiovani, le colpe delfascismo nella secon-da Guerra Mondiale.Anche su questa tra-gica vicenda L’ANPIdovrebbe far sentirela propria autorevolevoce insieme a quel-la dell’U.A.B.A.,l’Unione degli expartigiani e antifa-scisti di Rab, che hanno promosso,insieme alle autorità nazionali croate eslovene, la costruzione di un Museoaccanto al Memoriale del campo di con-centramento di Kampor. Si può, sideve fare.

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Ma veniamo ai fatti storici.Il 7 luglio 1941 in una riunione svol-tasi a Lubjana il generale MarioRoatta, comandante della 2a Armatadel Regio Esercito Italiano, comuni-cò agli ufficiali che era stata disposta lacostruzione di un campo di interna-mento per civili per 6.000 persone,prevalentemente slovene. Il luogo pre-scelto era l’isola di Arbe in una locali-

tà chiamata Kampor. Il progetto pre-vedeva fasi successive fino ad unacapienza di 20-25.000 posti. Alla finedel 1942, considerate le difficoltà ditrasporto via mare di uomini edapprovvigionamenti, il progettovenne ridimensionato ad una disponi-bilità di 10-12.000 persone. La comu-nicazione venne data quando i lavorierano già iniziati da un mese. Vedremo più avanti cosa avvenne adArbe dal 1941 in poi, è però necessa-rio considerare le ragioni della costru-zione di numerosi campi per internaticivili oltre a quelli di Gonars

(Pordenone), Monigo (Treviso),Chiesanova (Padova), Renicci (Arezzo)già esistenti da tempo e di tanti altrisparsi in Italia e in Dalmazia. Si trat-tava di un sistema integrato aventeprecise finalità: colpire gli antifascisti(“sovversivi”); togliere di mezzo le per-sone sospettate di aiutare i partigiani eanche i familiari dei partigiani mede-simi: il tutto compreso nel quadro diuna operazione di pulizia etnica cheprevedeva anche l’allontanando dipopolazioni autoctone di intere zonedella Slovenia per sostituirle con“immigrati” italiani provenienti dalleregioni più povere del nostro Paese,soprattutto con parenti dei reparti

delle “camice nere” caduti. Il progetto collimava con la politicarazzista ed espansionista nella peniso-la balcanica, annunciata da Mussolinifin dai primordi del fascismo, portatapoi avanti nel corso del ventennio conle leggi razziali del 1938 ed oltre.Quello di Kampor era il più grandeed avrebbe dovuto essere assunto comemodello nella costruzione di altricampi di internamento, ma la cadutadel regime fascista (25 luglio 1943) el’armistizio con gli anglo-americani(8 settembre 1943) posero fine a talifolli propositi. Resta il fatto che quel-

lo di Kampor non fusoltanto il campo diconcentramento piùgrande fu anche ilpiù grande cimiterodi internati civili inEuropa. Per capirel’origine della trage-dia di Kampor (enon solo di Kam-por!) bisogna risali-re al 6 aprile 1941quando, dopo duegiorni di bombarda-menti dell’aviazionemilitare tedesca suBelgrado, la Germa-nia e l’ Italia (conl’intervento di Un-gheria, Bulgaria eRomania) invaseroil Regno di Jugo-

slavia, paese che fino ad allora, benchésottoposto a fortissime pressioni daparte dei nazisti e di Hitler in persona,era rimasto neutrale nella guerra chestava sconvolgendo l’Europa. Non ciaddentreremo nei particolari di questacomplessa vicenda, sta di fatto chedopo l’aggressione e la resa incondizio-nata (17 aprile 1941) il Regno diJugoslavia cessò di esistere e l’interoterritorio venne smembrato.

(I - continua al prossimo numero)

Kampor, ferita aperta> segue da pag. 25

La descrizione,, tradotta dallo sloveno, della cartina. Dall’alto:sede comando del campo;postazione militare in cemento armato; blocco stradale di accesso al campo; grande faro;cimitero.

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In occasione del decimo anniversa-rio della Liberazione, si forma ilComitato promotore per il rinno-

vo del Sacrario dei caduti partigianicon sede presso il Comune diBologna. Ne fanno parte i massimidirigenti della Resistenza, componentidel Comitato Regionale di Liberazione

Nazionale Emilia-Romagna e delComando Unico Militate dell’Emilia-Romagna: Antonio Zoccoli, GiuseppeAlberganti, Giuseppe Beltrame,Lionello Bergamini, Paolo Betti,Gianguido Borghese, Mario Cagli,Lionillo Cavazzuti, Francesco Colombo,Pietro Crocioni, Giuseppe Dozza, EnaFranzoni, Renato Giorgi, Verenin

Grazia, Romeo Landi, Angelo Saliz-zoni, Romolo Trauzzi. Al comitato ade-riscono il Comune e la Provincia diBologna, nonché l’ANPI a nome delsuo presidente provinciale GiovanniBottonelli. Per concludere il ciclo solenne dellecelebrazioni del decennale, il Comitato

“sente imprescindibile dovere di dareuna sistemazione definitiva al SacrarioPartigiani sito in Piazza Nettuno, conun atto di doveroso omaggio allamemoria di coloro che tutto diedero disé per il trionfo della grande causa”.La somma raccolta, seppur ragguarde-vole, non sarà però sufficiente a copri-

re tutte le spese sostenute e ilComitato chiederà in seguito alComune di partecipare alla coperturafinanziaria con un contributo di unmilione di lire, approvato all’unanimi-tà dal consiglio.L’urgenza principale è quella di restau-rare degnamente il Sacrario e risolvereil problema del progressivo deteriorar-si delle foto dei caduti partigiani dan-neggiate gravemente dall’esposizioneal sole, accartocciate e scolorite, comesi era già evidenziato nel 1948. Ma il Comitato porta avanti un pro-getto di riordino complessivo ed inca-rica nuovamente l’architetto GiuseppeVaccaro della riforma definitiva eanche della direzione artistica per ilrifacimento delle riproduzioni delleimmagini che compongono il monu-mento. Viene anche aperta una sottoscrizionepubblica che si rivolge a tutti i cittadi-ni, partiti, associazioni, enti, banche,amministrazioni perché il nuovoSacrario “sorga dal solidale contributodi tutti, a testimonianza dell’unanimesentimento di affetto e di riconoscenzaalla memoria dei Caduti”.Il 25 aprile 1956, nella celebrazioneunitaria della vittoria sul fascismo,viene inaugurato il nuovo SacrarioPartigiano.

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Più di duemila le formelle coi volti di donne e uomini Caduti per la Libertà

Monumento di vita e di speranzaIl Sacrario dei partigiani di Piazza Nettuno, alta testimonianza dell’amore dei bolognesi per la giustizia

e la libertà, memoria perenne al sacrificio delle partigiane e dei partigiani caduti nella Resistenza,compendia la somma del carattere forte della città Medaglia d’Oro al Valor Militare

per il contributo dato alla lotta di Liberazione.

La prima parte del saggio dell’autrice ha descritto la nasci-ta, nei giorni della Liberazione di Bologna avvenuta il 21Aprile 1945, dello straordinario “documento” perenne, sulluogo stesso delle efferate esecuzioni capitali pubbliche adopera dei fascisti repubblichini al soldo degli invasori tede-schi. Gli stessi assassini lo definirono con feroce cinismo

“Posto di ristoro per i partigiani”. Il Sacrario ha avuto ini-zio con l'applicazione al muro di alcune foto dei martiri daparte di familiari. Via via le immagini si sono moltiplicate,dando così vita, attraverso varie soluzioni tecniche, a quel-lo che è diventato il grande complesso rappresentativo dipagine incancellabili della storia di Bologna e provincia.

Paola Furlan

25 Aprile 2010. Le coriste del Gruppo Verdianeum si esibiscono davanti al Sacrario deicaduti partigiani di Piazza Nettuno, nel loro repertorio Fratelli d’Italia di Mameli e l’Inno alla gioia di Beethoven

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RESISTENZAOrgano dell’A.N.P.I. Provinciale di BolognaVia della Zecca n. 2 - 40121 BolognaTel. 051.231736 - Fax [email protected]

Direttore responsabileEzio Antonioni

Comitato di redazioneRemigio Barbieri (redattore), Ermenegildo Bugni (coordinatore), Paola Coltelli, Giancarlo Grazia, MassimoMeliconi, Lino Michelini, Nazario SauroOnofri, Gabrio Salieri, Renato Sasdelli

Segretario di redazioneAntonio Sciolino

Con la collaborazionedi Cooperativa Manifesta

Registrazione al Tribunale di Bologna n. 7331 del 9 maggio 2003Stampa: Tipografia Moderna s.r.l. Via dei Lapidari 1/2, 40129 BolognaTel. 051.326518 - Fax 051.326689

L’importante cerimonia riunisce inpiazza del Nettuno i familiari deicaduti da tutti i comuni della provin-cia, che partecipano all’evento insiemealla popolazione di Bologna. Il grande drappo tricolore che copre ilmonumento viene fatto cadere dal sin-daco Giuseppe Dozza mentre una granfolla applaude a lungo e resta poi com-mossa ed in silenzioso raccoglimentoper qualche minuto davanti “ai marti-ri della libertà”.Il rinnovato Sacrario riprende la sem-plice linearità di quello precedente,circoscrive le foto e i dati in un telaiopiù leggero con i tre grandi quadri adisposizione per le foto, che ora hannotutte la stessa dimensione.In alto, in lettere di bronzo fissate almuro con perni di ferro si legge lascritta: “Bologna 8 settembre 1943 –25 aprile 1945 Caduti della Resistenzaper la libertà e la giustizia, per l’onoree l’indipendenza della Patria”.

Alla base del Sacrario, il progetto pre-vede un portafiori in ferro rivestito dimetallo canettato patinato che poggiasu un piano sottostante eseguito inpietra ofiolitica di Montovolo lavorata

a punta fina, che però non verrà ese-guito. La soluzione al problema deldeterioramento delle immagini vienetrovato nella sostituzione delle foto-grafie con formelle in fotoceramica,fissate ad altissima temperatura equindi in grado di reggere i raggi delsole. Il Sacrario è composto dai voltidelle partigiane e dei partigiani cadutinella Resistenza: 2059 formelle con lefotografie e i nomi. Nell’ultima fila inbasso, due tavole elencano le formazio-ni combattenti della provincia diBologna e il numero dei partigiani:14.425 di cui 2.212 donne; partigianiferiti, 945; patrioti arrestati, 6.543;fucilati per rappresaglia, 2.350; mortinei lager nazisti, 829; medaglie d’oroal Valor Militare, 22; medaglie d’ar-gento, 40. Nella storia di Bologna delsecondo dopoguerra, il Sacrario hasempre rappresentato un luogo di altatensione ideale dove testimoniare ilcarattere forte di una città medagliad’oro al Valor Militare per i meritiavuti nella Resistenza: “Città partigia-na, fedele alle antiche tradizioni, nonvolle soggiacere alla prepotenza deltedesco invasore, e col sangue purissi-mo di migliaia dei suoi figli minori,con le sue case distrutte ed in epici,diuturni combattimenti sostenuti conle armi strappate al nemico, fuall’avanguardia dell’impari lotta e nel-l’insurrezione che, nell’alba radiosa,dell’aprile 1945, portò la Patria allariconquista della sua libertà”.Città benemerita del Risorgimento

Monumento di vita e di speranza> segue da pag. 27

nazionale, in ricompensa del valoredimostrato dalla cittadinanza nell’epi-sodio militare dell’8 agosto 1948. Città Medaglia d’oro al Valor Civile aseguito del criminale attentato terrori-stico che sconvolse duramente la cittàil 2 agosto 1980. Il Sacrario, altomonumento di umana pietà, resta dasempre nel cuore dei bolognesi illuogo che più testimonia la storia dellacittà, i suoi caduti, la lotta per la liber-tà ed il forte significato di partecipa-zione condivisa della vita civile edemocratica. Negli anni immediata-mente successivi alla Liberazione, inoccasione degli anniversari, corone emazzi di fiori coprivano il sagrato finoad inondarlo di colori e le spose inau-gurarono allora la tradizione di depor-re davanti al Sacrario il proprio mazzonuziale. Così quel muro che era statoun monito per la città, rappresentazio-ne della morte, della repressione ferocee negazione della pietà, è oggi anchemonumento di vita e di speranza, ilmonumento più bello e più amatonella memoria dei cittadini, quello chelega in modo assoluto Bologna con glialti valori di civiltà e di democraziadella sua storia.

(Fine. La puntata precedente è stata pub-blicata nel numero 2 aprile 2010)

Familiari in visita al Sacrario autunno ‘45

LE BRIGATE. 1ª Garibaldi “IrmaBandiera”; 2ª “Paolo”; 4ª “Venturoli”;5ª “Bonvicini”; 6ª autonoma “Giaco-mo”; 7ª Garibaldi GAP “Gianni”; 8ªGL “Masia”; 9ª autonoma “SantaJusta”; 36ª Garibaldi “Bianconcini”;62ª Garibaldi “Camicie Rosse”; 63ªGaribaldi “Bolero”; 66ª Garibaldi“Jacchia” (erroneamente scritta “Mac-chia”); “Matteotti” montagna; “Mat-teotti pianura”; “Giustizia e Libertà”;Autonoma “Stella Rossa”; 7ª Garibaldi“Modena”; Divisione Garibaldi “Nan-netti” nel Veneto; SAP Imola.A piè del grande quadro in cui sonoraccolte le immagini dei Caduti, sonoallineate formelle che elencano l’arti-colazione delle brigate partigianebolognesi; le successive quattordicicontengono le riproduzioni fotografi-che di aspetti salienti della Resistenzae dei giorni della liberazione.