Resistenza n. 1 anno 2010

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Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno VII - Numero 1 - Febbraio 2010 > segue a pag. 4 > segue a pag. 5 > segue a pag. 2 POSTE ITALIANE Spa - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) ART. 1 comma 2 aut. N. 080016 del 10/03/2008 - DCB - BO Editoriale Bologna esige una rapida soluzione della grave crisi William Michelini* I n primo luogo vorrei rivolgere un sincero augurio a tutte le forze politiche che ispirano il loro agire ai dettami della Costituzione repub- blicana affinché possano ottenere dagli elettori il maggior numero pos- sibile di consensi. La nostra Emilia Romagna, da sempre specchio di democrazia e dell'attività di chiara impronta antifascista, merita che abbia continuità tale linea di gover- no, che l'ANPI apprezza largamente. Un governo regionale proiettato in Il costo della Libertà Inobliabili le pagine di storia che ricordano il sacrificio della vita degli ebrei, omosessuali, zingari, Testimoni di Geova, partigiani, civili vittime di eccidi, antifascisti deportati e militari morti nei lager Fresca linfa dai giovani Mentre, avvicinandosi l'aprile, si vanno preparando le molteplici iniziative per celebrare il 65° anniversario della Liberazione con la vittoria sul nazifascismo, l'ANPI sta mettendo a punto il programma dei congressi e sviluppa l'attività di tesseramento 2010. Il 2009 è stato chiuso con 5900 iscritti su scala provinciale (ex partigiani 1608 nuovi aderenti 4292). Articoli alle pag.4 e 5 P agine di storia incancellabili, quelle racchiuse nella data del 27 gennaio e si affiancano alle moltissime altre in cui sono scritti gli eventi che hanno avuto per protagonisti ragazze e giovani, donne e uomini, nonché fanciulli e anzia- ni. L'ANPI ha partecipato con impegno alle tante manifestazioni promosse dalle istituzioni pubbliche, in parec- chie scuole sia in città che in provin- cia, sottolinea (anche con l'articolo che segue) il valore delle iniziative. Queste ultime avranno un ulteriore sviluppo appressandosi il 65° anniversario della Il nuovo anno scolastico Ripreso nelle classi lo studio della guerra e della Resistenza Antonio Sciolino C ontinua l'impegno dell'ANPI nelle scuole di Bologna e della pro- vincia per far conoscere ai giovani la Costituzione della Repubblica e il con- tributo della nostra città all'Antifascismo e alla Resistenza. La nostra rivista ha pubbli-

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Organo dell'ANPI Provinciale di Bologna - Anno VII - Numero 1 - Settembre 2010

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Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno VII - Numero 1 - Febbraio 2010

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Editoriale

Bologna esigeuna rapidasoluzionedella grave crisi

William Michelini*

In primo luogo vorrei rivolgere unsincero augurio a tutte le forzepolitiche che ispirano il loro agire

ai dettami della Costituzione repub-blicana affinché possano otteneredagli elettori il maggior numero pos-sibile di consensi. La nostra EmiliaRomagna, da sempre specchio didemocrazia e dell'attività di chiaraimpronta antifascista, merita cheabbia continuità tale linea di gover-no, che l'ANPI apprezza largamente.Un governo regionale proiettato in

Il costo della LibertàInobliabili le pagine di storia che ricordano il sacrificio della vita degliebrei, omosessuali, zingari, Testimoni di Geova, partigiani, civilivittime di eccidi, antifascisti deportati e militari morti nei lager

Fresca linfa dai giovani

Mentre, avvicinandosil'aprile, si vannopreparando le moltepliciiniziative per celebrare il65° anniversario dellaLiberazione con lavittoria sul nazifascismo,l'ANPI sta mettendo apunto il programma deicongressi e sviluppal'attività di tesseramento2010.Il 2009 è stato chiuso con5900 iscritti su scalaprovinciale (ex partigiani1608 nuovi aderenti4292). Articoli alle pag.4 e 5

Pagine di storia incancellabili, quelleracchiuse nella data del 27 gennaioe si affiancano alle moltissime altre

in cui sono scritti gli eventi che hannoavuto per protagonisti ragazze e giovani,donne e uomini, nonché fanciulli e anzia-ni. L'ANPI ha partecipato con impegno

alle tante manifestazioni promossedalle istituzioni pubbliche, in parec-chie scuole sia in città che in provin-cia, sottolinea (anche con l'articolo chesegue) il valore delle iniziative. Questeultime avranno un ulteriore sviluppoappressandosi il 65° anniversario della

Il nuovo anno scolastico

Ripreso nelle classi lo studio della guerrae della Resistenza

Antonio Sciolino

Continua l'impegno dell'ANPInelle scuole di Bologna e della pro-vincia per far conoscere ai giovani

la Costituzione della Repubblica e il con-tributo della nostra città all'Antifascismo ealla Resistenza. La nostra rivista ha pubbli-

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fiducia riposta nelle donne e degliuomini che manifestarono la volontàdi sostenerlo, furono espressi con con-vinzione ed ancora oggi – fatte salve

talune, gravi, riserve per quanto talecrisi ha generato – non abbiamo moti-vo per ignorare l'una e l'altra. Nonintendiamo accodarci al ruolo chiasso-

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chiave di innovazione e sviluppo -civile, economico, culturale - racco-gliendo le proposte e le attese che sor-gono incessantemente dalla società.Valutiamo però con grande piacerequanto il presidente Vasco Errani, conla sua dichiarazione per Resistenza (apag. 3) contenente le idee che anima-no il lavoro suo e della compaginepolitica di cui è alla testa. Sappiamobene che si tratta di un lavoro difficol-toso in un quadro economico - quindisociale - difficile, sia in Italia che alivello internazionale e che non lasciaindenne l'Emilia – Romagna.Ciononostante, ripetiamo, passi inavanti sono stati fatti e altri ancorapotranno essere compiuti con l'appog-gio degli elettori col voto del 28 e 29marzo.All'importante appuntamento man-cherà la rilevante quota di voti concer-nenti il rinnovo del Consiglio comu-nale, della carica del sindaco, deiConsigli di quartiere della città diBologna. La grave crisi in atto, tantoinaspettata quanto – temiamo – dinon rapida soluzione, amareggia pro-fondamente gli ex partigiani e gliantifascisti dell'ANPI. La nostra con-divisione per il programma che civenne illustrato alla vigilia delle ancorrecenti elezioni amministrative, la

Bologna esige una rapida soluzione della grave crisi> segue da pag. 1

so e sostanzialmente inquinante, di chirimesta nel fango. Ce ne guardiamobene. Così come manifestiamo unaposizione critica nei confronti di chi,anziché contribuire con le parole e gliatti, mostra di svolgere un'azione privadi contenuto propositivo, ma di fatto allimite dell'esclusivo interesse personale.Diciamo con estrema franchezza chequesto non ci piace, anzi lo denunciamoin quanto deleterio.Così come è fortemente deleteria la vol-garità, il tornaconto di parte, l'insulto,l'allusione velenosa che vengono dai set-tori della destra politica e alimentanoquotidianamente la grancassa mediaticadi materia incontrollabile, volta esclusi-vamente a ingenerare disorientamentodella parte, vasta, di cittadini menoattenti alla sostanza della crisi. Di benaltro hanno bisogno Bologna ed i suoicittadini. La legislatura inaspettata-mente troncata, aveva già ripreso edavviato il programma di attività pro-spettato in campagna elettorale dallamaggioranza di centro-sinistra (soste-gno alle famiglie in difficoltà, salute,viabilità urbana e risanamento ambien-tale, asili nido e scuole materne, cultu-ra, progetti di città metropolitana,gestione del territorio, grandi infra-strutture, ed altro ancora), ora è a

L’appello di Dozza“Uomini e donne di Bologna!Nel ricordo doloroso ma fiero deinostri Caduti, nella coscienzadello sforzo immane onde la vitae il lavoro risorgono da tanti luttie rovine, l'aureo simbolo del valo-re appuntato sul Gonfalone delComune, sia a tutti monito diquanto la riscattata libertà costi alpopolo, sia preciso impegno didifendere contro ogni oltraggio econtro ogni insidia il prestigiodelle nostre libere popolari istitu-zioni repubblicane, sia a noi diauspicio e guida nel percorreredecisi ed uniti la via gloriosa dellecivili feconde conquiste del lavo-ro, della scienza, delle arti, cuiBologna legò il proprio nome neisecoli”

Bologna, 24 novembre 1946

L’ANPI: prestoalle urne nell’interessedella città

L’ANPI provinciale di Bologna faappello ai partiti affinché -come già si è pronunciato il

Consiglio comunale cittadino con unordine del giorno votato all’unanimità -la crisi in atto seguita alle dimissioni del

sindaco venga al più presto sanatamediante il ricorso alle urne.Spetta dunque al governo nazionaleemanare senza indugi il decretod’urgenza per fissare la data delleelezioni.La presidenza dell’ANPI valuta ledimissioni del professor FlavioDelbono, da lui motivate, come attodi chiarezza e correttezza che contri-buisce a rasserenare e rassicurarel’opinione pubblica della nostracittà ed a rendere possibile l’appro-vazione del bilancio comunale neitempi previsti dalla legge. I parti-

giani e antifascisti bolognesi, nelsottolineare l’alto significato dellatradizione democratica della cittàMedaglia d’Oro al Valor Militaredella Lotta di Liberazione, che maiha conosciuto l’interruzione del pro-ficuo lavoro dell’intera amministra-zione pubblica, mettono a disposi-zione delle forze che si identificanonella Costituzione repubblicana ilpatrimonio morale, civile e politicodi cui sono portatori.

Bologna, 26 gennaio 2010

> segue

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rischio di arresto e paralisi, a fronte diun prolungato regime commissariale.Le stesse categorie imprenditoriali sisono pronunciate contro quest'ultimaprospettiva. Sentiamo a questo puntodi condannare severamente l'azionesubdola con la quale si è tramato perimpedire la rapida soluzione della crisimediante l'appaiamento, in un’unicatornata il 28 e 29 marzo, delle votazio-ni regionale e comunale. Non vadimenticato, in tal proposito, il votounanime dei gruppi consiliari inComune e la presa di posizione nettadi altre componenti del tessuto citta-dino (compresa quella dell'ANPI pro-vinciale, che riproduciamo alla pagina2). Un auspicio che in un primo tempoaveva ottenuto l'assenso del ministrodell'Interno, Roberto Maroni. Si pro-spettava quindi un percorso senza

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eccessive difficoltà, che poi, di puntoin bianco, è stato bloccato con cavillo-si, sostanzialmente speciosi, pretesti.Nello stesso tempo, la speranza di unlavoro congiunto delle parti politicheè stata infranta e si è ulteriormenteincattivita, con inaudita violenza, lacampagna ostile. L'obiettivo, rivelatonel sottofondo e in superficie, è teso adappannare e possibilmente distruggereil buon nome di Bologna guadagnatodalla Resistenza e dalla Lotta diLiberazione che ha dato vita, neidecenni successivi, ad una preziosa einvidiabile conduzione della città. Questo richiamo all’unità di tutti i cit-tadini bolognesi è, a nostro parere,quanto mai opportuno, visti i risultatidella faticosa rinascita governata dalsindaco della Liberazione GiuseppeDozza, dopo la tragica eredità lasciata

dalla guerra voluta dalla ventennaledittatura fascista (ne tengano mente inostalgici attuali!). Un richiamoall’unità che non può che riportarcialla mente il suo appello lanciato il 21aprile 1945, quando invitò la cittadi-nanza bolognese a cooperare per ilbene e la ricostruzione della città;appello rinnovato il 24 novembre1946 in occasione del conferimentodella Medaglia d'Oro al Valor militareappuntata dal presidente dellaRepubblica, Enrico De Nicola, sulgonfalone comunale. La parte finaledel manifesto, sottoscritto anche daimembri della Giunta municipale, èriprodotta nel box della pagina prece-dente.

* Presidente ANPI Provinciale

Questa Regione è dasempre impegnata atenere viva la rifles-

sione sulla Resistenza e sugliideali di libertà, democrazia,giustizia che animarono la lottacontro il nazifascismo. Lo con-sidero un dovere civile e cultu-rale fondamentale. Vorrei inparticolare ricordare le iniziati-ve che abbiamo messo a puntonel 2008, insieme alle altre Istituzioni riu-nite nel Comitato per le celebrazioni delSessantesimo anniversario della Costi-tuzione, con l’obiettivo preciso di andare aldi là del puro dato celebrativo e di rinno-vare l’attenzione sulla nostra Carta e sullasua attualità. Abbiamo così realizzato Il grande libro.Conversazioni sulla Costituzione una tra-smissione che è possibile vedere ancheonline sul nostro sito internethttp://www.regione.emilia-roma-gna.it/costituzione/ . Curata dallo sto-rico e politologo Paolo Pombeni latrasmissione analizza i principali arti-coli della nostra Costituzione, ancheattraverso il contributo di personaggicome Romano Prodi, Ernesto Gallidella Loggia, Umberto Veronesi,Augusto Barbera, Angelo Panebianco.Ma le iniziative promosse sono state

davvero tante. La mostra L’offesa dellarazza, razzismo e antisemitismo nell’Italiafascista, ad esempio, curata dal-l’Istituto regionale per i Beni Artistici,Culturali e Naturali, che ha permessodi ricostruire quella pagina oscuradella storia italiana, rappresentatadalle leggi razziali. O anche il sentiero della Costituzione

"Monte Sole - Barbiana" coni primi 12 cartelli relativi aiprimi 12 articoli dellaCostituzione, inaugurato lascorsa estate come parte ini-ziale di un percorso che uniràdue luoghi simbolo dellanostra storia: il Parco diMonte Sole, in cui si consu-mò uno dei più efferati ecci-di della Seconda Guerra

Mondiale e il paese toscano in cuiinsegnò Don Milani. E come non ricordare la Scuola di Pacedi Monte Sole, istituita negli anni pas-sati proprio con una legge dellaRegione Emilia-Romagna e che pro-muove un’intensa attività di educazio-ne alla pace e al rispetto dei dirittiumani, in particolare nei confronti deipiù giovani? Credo che un Paese senza memoria siaanche un Paese senza futuro. Per que-sto il nostro impegno continuerà. Lodobbiamo al ricordo dei tanti che siimpegnarono fino al sacrificio di sé perla vittoria della democrazia.E lo dobbiamo anche ai nostri giovani,per scongiurare il rischio, che non vamai sottovalutato, dell’oblio”.

Una dichiarazione per “Resistenza”

Il presidente Errani:“La nostra Regione

presidio sicuro per la democrazia”

Vasco Errani

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Dal 2006 chi si riconosce nell'anti-fascismo e nei valori che esso pro-dusse può iscriversi all'ANPI. I

motivi di questa decisione si riscontranonella volontà degli ex partigiani di mante-nere viva la memoria di quello che è statodefinito il secondo Risorgimento che lastoria ha sancito con gli eventi che hannocaratterizzato il biennio 1943 -45. A tut-t'oggi l'associazione bolognese è struttura-ta in 13 sezioni in città e 40 nella provin-cia, con un totale di 5900 iscritti di cui4289 non partigiani. Vi sono diverse sezio-ni in cui la direzione, (presidente, segreta-rio e comitato direttivo) e composta esclu-sivamente da nuovi iscritti che con la lorogioventù portano nuova linfa e capacità dilotta per superare l’attuale situazione diincertezza e confusione politica.Le continue provocazioni, la incessan-te ed irresponsabile azione di figure digoverno, quali ministri, benché abbia-

politico, ma nella unità delle forze del-l'antifascismo porta avanti un proget-to di vita ribadito sui valori costituzio-nali. Nei primi giorni del prossimo marzoinizieranno i congressi su base seziona-le e provinciale che sfoceranno in quel-lo nazionale nel febbraio del 2011. Ciauguriamo una grande campagna diproselitismo e tanti giovani con incari-chi dirigenziali che diano un chiarospecchio di come andrà a radicarsi sulterritorio nazionale nel prossimo futu-ro questa gloriosa associazione. Unaessenziale e costruttiva funzione – è ilnostro auspicio – può venire col con-tributo degli ex partigiani nelle scuo-le, in termini di collaborazione coninsegnanti e dirigenti affinché i ragaz-zi assumano compiutamente consape-volezza della importante storia d'Italiadel Novecento. Auspichiamo che lanuova stagione veda l'ANPI piùnumerosa, più giovane, più forte ecapace di stimolare la coscienza degliitaliani verso i valori della solidarietà edella civile convivenza.

*responsabile dell'organizzazione

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no giurato fedeltà alla Costituzione, cer-cano di farne scempio. Ciò è motivo dipericolose spaccature nella nazione. Gliepiteti, le accuse, le sovrapposizioni divoci, tutto ciò pare che faccia comodo achi vuole imporre cosiddette “riforme” aproprio piacimento. L'ANPI ripudia le posizioni di populi-smo, rischiosa fonte di eversione, e siritiene doverosamente impegnata allatutela della memoria che, su principi eregole della democrazia e dell'antifasci-smo, ha saputo con la lotta di Resistenzaesplicitarne i valori inestimabili riporta-ti sulla Carta Costituzionale. Quindi:una grande associazione in cui la gioven-tù italiana sappia trovarsi per proporsi edare una mano a questo paese perchépossa veramente mettersi sulla stradadella libertà, del diritto, della giustiziauguale per tutti e di una dovuta ed one-sta politica. L'ANPI non è un partito

Verso la stagione congressuale

Una fresca linfadai giovani all’ANPI

Ermenegildo Bugni*

Liberazione. Il 27 gennaio sono statiricordati gli ebrei bolognesi, braccatidai nazifascisti e deportati nei campidi sterminio; di essi 90, tra i quali unbambino, non sono tornati. E ricorda-ti le persone omosessuali, gli zingarivittime della follia hitleriana, cui sonodedicati rispettivamente un cippo nelparco di Porta Saragozza ed una gran-de lapide nel muro di cinta lato norddella Certosa. Uniti a tali due “catego-rie”, i Testimoni di Geova. E ancora icaduti partigiani, i civili vittime deglieccidi, i deportati, i militari che hannolasciato la vita nei lager. Una data simbolica quella del 27 gen-

naio, che segna la liberazione, ad operadi un reparto dell’esercito sovietico,dei deportati superstiti di Auschwitz,il lager nazista in terra polacca divenu-to il sinistro simbolo della numerosarete di campi di sterminio disseminatiin tutta Europa. Un simbolo che sta atestimoniare la nefandezza consumataai danni dell’umanità dai regimi hitle-riano e accoliti in altri paesi, compresal’Italia, sull’onda di quanto avvenutoqualche anno prima in Germania. Ilfascismo, con l’avallo della monarchiasabauda, ha varato e applicato le leggirazziali, dando man forte in seguitoalla cattura e alla deportazione degliebrei italiani.È una conquista che è costata anche aBologna sofferenza, perdita di viteumane, distruzioni immani. Il fasci-

smo è stato responsabile di tutto ciò,col carico di assassinii alla sua nascita,persecuzioni politiche, licenziamentinei posti di lavoro, confino, carcere.Quindi ai giovani queste pagine distoria vanno costantemente dette erinfrescate. Noi dell’ANPI mantenia-mo questo impegno, fornendo testi-monianza e promuovendo iniziative.Il 27 gennaio è dunque una data cheabbraccia e racchiude tutto ciò edanche noi - nel ricordo delle migliaiadi compagni caduti nella lotta diLiberazione, di militari internati chehanno rifiutato di servire il nazifasci-smo, delle tante famiglie che ci hannofornito l’appoggio con un costo spessodi sacrifici e di sangue - la assumiamocome nostra.

Il costo della Libertà> segue da pag. 1

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Borgo Tossignano (comprendenteanche Fontanelice e Casalfiumanese):57 iscritti, di cui 48 uomini e 9 donne.Per età sono: 13 fra 80 e 89 anni, 9 fra70 e 79, 14 fra 60 e 69, 9 fra 50 e 59,5 fra 40 e 49, 3 fra 30 e 39, 3 fra 20 e29 e 1 sotto i 20 anni.Castel del Rio: 68 iscritti di cui 49uomini e 19 donne. Per età sono: 1 fra90 e 99, 7 fra 80 e 89, 4 fra 70 e 79, 15

fra 60 e 69, 18 fra 50 e 59, 7 fra 40 e 49, 2 fra 30 e 39 e2 fra 20 e 29. Di 12 non è indicato l’anno di nascita.Castel Guelfo: 6 iscritti, di cui 5 uomini e una donna. 5hanno più di 80 anni ed 1 è fra i 20 e i 29.Dozza e Toscanella: 34 iscritti, di cui 22 uomini e 12donne. La suddivisione per età vede: 15 fra 80 e 89 anni,3 fra 70 e 79, 3 fra 69 e 60, 3 fra 50 e 59, 2 fra 40 e 49,4 fra 30 e 39, 3 fra 20 e 29 ed 1 con meno di 20 anni.Mordano: 14 iscritti, di cui 7 uomini e 7 donne. Per etàsono: 1 fra 90 e 99 anni, 7 fra 80 e 89, 1 fra 70 e 79, 1 fra50 e 59, 1 fra 40 e 49, 1 fra 30 e 39 e 2 con meno di 20anni.

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Nella zona imolese il tesseramentoall’ANPI per il 2010 è in pienosvolgimento. Oltre la metà degli

iscritti dell’anno precedente si sono giàdirettamente recati alla sede di Imola perrinnovare la loro adesione. Si registranoanche già numerose nuove iscrizioni in par-ticolare da parte di giovani poco più cheventenni. Nei prossimi giorni le tessere nonancora rinnovate saranno affidate alle singo-le Sezioni territoriali e, per Imola, ai collettori delle zone in cuila città è stata suddivisa per essere consegnate direttamente a casadegli iscritti.Si può intanto fare il punto sul tesseramento 2009.Nell’intera zona imolese sono iscritti all’ANPI 982 parti-giani, patrioti e antifascisti, di cui 690 uomini e 292donne. Questa la situazione nelle varie Sezioni:Imola: 803 iscritti di cui 559 uomini e 244 donne.Questa la suddivisione per età: 1 centenaria, 16 fra 90 e99 anni, 274 fra 80 e 89 anni, 156 fra 70 e 79, 110 fra 60e 69 anni, 84 fra 50 e 59 anni, 74 fra 40 e 49 anni, 42 fra30 e 39 anni, 30 fra 20 e 29 anni e 16 giovanissimi conmeno di 20 anni.

Il tesseramentonell’Imoleseper genere

e classi di età

cato un attento resoconto delle attivitàsvolte lo scorso anno. Ecco ora alcuneiniziative in programma per i prossimimesi.L'Istituto Comprensivo “SalvoD'Acquisto” di Gaggio Montanoorganizza per il sesto anno consecutivo“La festa del 2 giugno” ed indice ilbando di concorso rivolto alle quinteclassi della scuola primaria ed terzedella scuola secondaria. Il tema chesarà trattato, mediante l'utilizzo difonti storiche, riguarda i rapporti tra lapopolazione civile e le diverse forzepresenti sul territorio dopo l'armisti-zio dell'8 settembre 1943: tedeschi,alleati e partigiani, in particolaresaranno approfonditi alcuni deiseguenti aspetti: difficoltà a rapportar-si con i tedeschi ed i fascisti, paura etimore per l'incolumità propria e deifamiliari, difficoltà a reperire i più ele-mentari mezzi di sussistenza (abitazio-ne, cibo, vestiario...), collaborazionecon le forze alleate e i partigiani, soli-

darietà tra gli abitanti dei paesi occu-pati. L'Istituto comprensivo“Antonio Giuriolo” di Castel diCasio-Granaglione ha elaborato unprogetto didattico dal titolo “I sentie-ri della libertà” in cui le tematichedella Resistenza, della CartaCostituzionale e della nascita dellaRepubblica Italiana sono affrontate instretto rapporto alla geografia locale edel territorio. In particolare sarà stu-diata la Lotta di Liberazione nellaValle del Reno e limitrofi, la vita quo-tidiana durante la Resistenza, la dorsa-le appenninica fra bombardamenti estragi. L'Istituto Comprensivo“Don Milani” di Grizzana Morandi-frazione Riola presenta il “Progetto 2giugno” che coinvolge la quinta classedella scuola primaria “GiorgioMorandi” e sviluppa i seguenti argo-menti: conoscenza della Costituzioneed in particolare approfondimento dialcuni articoli, studio delle fonti oraliintese come patrimonio culturale, i

luoghi della Resistenza ed il ruolodella popolazione civile, l'Afghanistantra resistenza ed occupazione.L'Istituto comprensivo di Vado-Monzuno partecipa al progettoS.E.Me (Sharing European Memories),una condivisione dei luoghi dellamemoria, promosso e finanziatodall'Unione Europea. Lo studio si basasulle tematiche del passaggio del fron-te lungo la Linea Gotica sul-l'Appennino bolognese. In particolarecon la proposta dal titolo “La guerradei padri raccontata ai figli” sarannoaffrontati i vari aspetti storici e cultu-rali della trasmissione delle memoriefamiliari. Inoltre anche quest'anno gli alunnidella scuola dell'infanzia, della prima-ria e della secondaria saranno coinvoltinel progetto “Festa del 2 giugno” sulletematiche dell'educazione alla pace,della convivenza civile, dell'intercul-turalità, del patrimonio storico locale.

Ripreso lo studio sulla guerra e la Resistenza> segue da pag. 1

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Il 27 gennaio scorso alla scuola media“Zanotti” di Santa Viola nel QuartiereReno è stata ricordata la strage di

innocenti perpetrata nei campi di stermi-nio nazisti con la collaborazione dei fascistiitaliani: più di 11 milioni di vite umane ingran parte passate per il camino dei fornicrematori. La professoressa Sgrò ha saluta-to gli ospiti: Armando Gasiani, partigianodeportato a Mathausen, Silvano Orsini,che fu militare dell'esercito italiano invaso-re della Grecia, Marco D'Orazi giudicecivile ed Alessandro Masi in rappresentan-za dell'ANPI della Barca. Altra iniziativa riguarda il coinvolgi-mento di cinque classi di terza media edi docenti della stessa scuola che visi-teranno il lager di Mathausen assiemead Armando Gasiani che in questocampo ha visto morire il fratello

Serafino. L'ANPI della Barca parteci-perà alla realizzazione della visita for-nendo un contributo economico cheper buona parte proviene dalla dona-zione della famiglia del partigianoRemo Zanna, deceduto il 4 gennaioscorso, che tante volte si è recato inqueste scuole per far conoscere la suadura esperienza e partecipazione allaLotta di Liberazione nella nostra pro-vincia. Qualche giorno prima si ètenuta un'analoga iniziativa alla scuolamedia “Giuseppe Dozza” della zonaBarca dove i docenti hanno organizza-to la proiezione del film “Il bambinodal pigiama a righe”. Alla manifesta-zione sono intervenuti i partigianiMario Anderlini, Romano Poli e GinoVentura, quest’ultimo a sua voltadeportato in Germania, i quali hanno

diffusamente raccontato pagine di vitavissuta e messo in risalto i valori e gliideali sanciti dalla Costituzione natadalla Resistenza. Inoltre cinque classidi terza si recheranno il 10, 18 e 22febbraio al campo di Fossoli ed alMuseo di Carpi /Modena, altrettanteandranno a Montesole il 29, 29 aprilee 3 maggio.Infine l'11 febbraio si è svolto unincontro con le terze classi della scuolamedia “Irnerio”, collegato alle iniziati-ve per il “Giorno della Memoria”,con la partecipazione del già magi-strato ed attuale consigliere comunaleLibero Mancuso e degli ex deportatiGino Ventura e Bruno Sarti.

A.M.

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Iniziative dell'ANPI “Gianna Tarozzi” della Barca

Nelle scuole del Quartiere Reno testimonianze di ex partigiani

Visite didattiche al campo di Fossoli ed al lager di Mauthausen in Austria

Incontro con gli studenti diBentivoglio e San Giorgiodi Piano in occasione delGiorno della Memoria

Olocausto:opera teatralesullo sterminiodegli ebrei

Il giorno 27 gennaio scorso in occasio-ne del “Giorno della memoria”, alleore 9.30, presso il teatro TE-ZE

di Bentivoglio, per iniziativa dell’ANPI econ la fattiva collaborazione del corpodocente dell’Istituto comprensivo, haavuto luogo un significativo incontro cul-

turale con la partecipazione di tutti glialunni delle scuole medie di SanGiorgio di Piano e di Bentivoglio.Erano presenti i sindaci ed i rappresen-tanti dell’ANPI del territorio.Vladimiro Longhi, sindaco diBentivoglio, ha illustrato il significatodella giornata. Luigi Crescimbeni,presidente dell’ANPI sangiorgese ecomponente della segreteria provincia-le, ha presentato una testimonianzasignificativa della circostanza.All’incontro ha fatto seguito una inte-ressante rappresentazione teatrale, conaccompagnamento musicale, dal titolo“Olocausto” scritto e recitato daTiziana Di Masi.Si tratta di una riflessione sulla grandetragedia che ha colpito gli ebrei e tuttele minoranze che sono cadute nei lagernazisti. La narrazione si basa sia sunotizie storiche generali che su espe-rienze umane vissute dai protagonisti

di questi eventi drammatici.L'interpretazione è semplice, schietta elineare. Il filo conduttore della memo-ria è la caratteristica strutturale dellospettacolo che racconta, nel tempo enello spazio, la vita di un bambino, diuna donna e di un uomo.

Tiziana Di Masi vestita da deportata inun momento del suo spettacolo “Olocausto”

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Tra le iniziative volte a tramandarealle giovani generazioni gli eventistorici durante la Seconda guerra

mondiale si stagliano quelle dell'ANED,l'associazione provinciale degli ex deporta-ti nei campi di sterminio nazisti.La presenza è stata quanto mai nutritanelle manifestazioni dedicate al recen-te “Giorno della Memoria” del 27 gen-naio scorso e già il programma per ilcorrente anno prevede: incontri negliistituti scolastici con la partecipazionedi ex deportati; un corso di aggiorna-mento in febbraio-marzo sul tema “ Ledonne e i bambini nei lager”; il 7-10maggio viaggio all'incontro interna-zionale nel campo di Mauthausen

(Austria) nel quale furono deportati edhanno perso la vita tanti bolognesi edemiliani; il 3-9 luglio viaggio perAnna Frank con itinerario Bruxelles(Belgio), Amsterdam (Olanda) ed illager nazista di Bergen-Belsen(Germania); in ottobre visita al campodi Nazwailer (Germania ai confini conla Francia) ed al Parlamento europeo,cui parteciperà la deputata RitaBorsellino.Nel corso dell'anno trascorso è stataparticolarmente intensa l'attivitàdell'ANED provinciale. Spiccano nelbilancio di attività 58 incontri nellescuole (246 classi); 12 viaggi scolasti-ci nei campi di sterminio; partecipa-

zione all'incontro internazionale diMauthausen con tre pullman, assiemealla presidente dell'Assemblea legi-slativa della Regione EmiliaRomagna e stendardo regionale; visi-ta all'ex lager femminile internazio-nale di Ravensbruk; allestimento diuna mostra documentaria con foto etesti illustrativi esposta in otto occa-sioni e luoghi.Informazioni presso la sede provincia-le in Bologna, v ia De Pignattari,1 cap 40124, tel. 051-220488, cell. 331-1097077; posta elettronica: [email protected],sito www.aned.bo.it

Lezioni “sul posto” per capire meglio la storia

Studenti ai lagercon gli ex deportati

Anna Frank ritratta sorridente seduta allasua scrivania.

Il campo di concentramento e di sterminio di Natweiler situato in Alsazia ai confinitra Germania e Francia aperto dai nazistiil 21 maggio 1941 e liberato dalle forzeamericane il 23 novembre 1944.

“Storie scomode” del ‘900 al CIDRA

Si intitola “Storie scomode del nove-cento italiano” la serie di iniziativeche il CIDRA di Imola ha organizza-

to - in collaborazione con sabatosera-online presso la sede di Casa Gandolfi

in via dei Mille, 26 - Imola.Questo il dettaglio: Giovedì 18 feb-braio - ore 18: 1943-1945 Gli Alleatiin Italia. L'esercito multietnico neisuoi rapporti con la popolazione, con ilProf. Marco Mondini (Scuola NormaleSuperiore di Pisa)Giovedì 11 marzo - ore 20.30: Gliantifascisti italiani nella Russia diStalin: accoglienza e persecuzione con

la Prof.ssa Elena Dundovich(Università di Pisa)Giovedì 18 marzo - ore 18: I cattolicitra Concilio Vaticano II e il"Sessantotto" in Italia, con il Prof.Maurizio Tagliaferri (Facoltà Teologicadell'Emilia Romagna).

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Di ritorno da un viaggio di istruzionea Trieste ed alla Risiera di San Sabbausata dai nazisti quale lager di stermi-

nio, da studenti e docenti delle scuoledi Bentivoglio riceviamo e pubblichia-mo:

All'ANPI provinciale di BolognaAl Comitato Provinciale della

Resistenza e della Lotta di Liberazione

“Noi, ragazzi delle classi medie terza A eterza B di Bentivoglio, nei giorni 19,20 e21 novembre 2009, abbiamo potuto visita-re una città meravigliosa, elegante e riccadi storia: Trieste e i territori limitrofi, tuttograzie al vostro contributo. Pensiamo cheuna lettera sia il minimo per ringraziarvi,realizzeremo anche una documentazione delnostro viaggio. Sicuramente tutto saràpronto per il “Giorno della Memoria”.Gli incontri avvenuti durante il viaggiod'istruzione hanno arricchito le nostre cono-scenze e toccato le corde più intime dei nostrisentimenti.Grazie davvero”.Seguono le firme di alunni e docentidelle classi terze

Il Centro imolese di documentazionedella Resistenza e dell’antifascismo(Cidra), con la collaborazione

dell’ANPI, sta programmando la parteci-pazione, come tutti gli anni, ad una serie diiniziative nelle scuole, tanto che alla datadel 23 gennaio, erano già sette le prenota-zioni negli Istituti scolastici. Si tratta,come sempre, di lezioni-testimonianze chevanno ad integrare ed approfondire i pro-grammi relativi alla storia contemporaneaelaborati dai docenti. Intanto è possibilefare un positivo bilancio dell’attività del2009, che ha visto la partecipazione di1507 studenti delle scuole superiori agli

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incontri presso i vari istituti e di 358alunni che hanno visitato il museodella Resistenza.Da segnalare inoltre una ottima inizia-tiva nuova del CIDRA: una pubblica-zione, in particolare destinata allescuole, dal titolo “In cammino verso lalibertà - storie a fumetti di donne euomini imolesi dal fascismo allademocrazia”, con sceneggiatura e adat-tamento di Lea Marzocchi e CarloFerri, disegni di Daniele Trombetti. Sitratta di tre storie della Resistenza conforte impatto emozionale e pieno rigo-re storico. Una è il salvataggio che il

compianto sindaco di Imola, AmedeoRuggi, il partigiano “Meo”, compìaiutando una famiglia ebrea, nel gen-naio del 1944 a rifugiarsi in Svizzera.La seconda è la storia della 36.aBrigata Garibaldi, «dalla Dogana aPurocielo». Infine la terza riguardadirettamente il presidente delCIDRA, Elio Gollini, il partigiano“Sole”.La pubblicazione è stata presentata allaSala delle Stagioni di Imola, presentel’assessore alla Cultura del Comune diImola, Walter Galavotti e alcune scola-resche, il 19 gennaio scorso.

Interessante ciclo di lezioni in classe

La Resistenza imolesein tre storie a fumetti

Lettera da Bentivoglio

Un viaggio di istruzione a Trieste e San Sabba

Interno della Risiera di San Sabba trasformata nel 1943 in lager nazista

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Bologna conserva con amore e rico-noscenza importanti segni delsacrificio che i militari italiani

hanno affrontato per tenere alto l'onore delPaese dopo la sfortunata resistenza agliinvasori nazisti nei giorni cruenti dell'8settembre 1943, a fronte della fuga igno-miniosa della monarchia e dei vertici delleForze Armate. Un monumento sorge inprossimità dell'ingresso nord della Certosa,progettato dal compianto architetto con-cittadino Leone Pancaldi, volutodall'ANEI a ricordo dei circa 70 mila com-militoni che morirono di stenti e malattiainternati nei lager in Germania e nellaPolonia occupata, sui 650 mila che rifiuta-rono la lusinga del ritorno in Patria previogiuramento di fedeltà alla repubblichina diSalò ed a Hitler arruolandosi nell'esercitomercenario. Sono stati 550 i militari diBologna e provincia che non fecero ritorno.Il monumento è così composto: duestrutture verticali rappresentanti la

Giustizia e la Libertà nell'atto di com-primere un reticolato simbolo dellaprigionia. Nel praticello, sovrastata dauna lastra di vetro è interrata un'urnala quale racchiude le ceneri provenien-ti dal lager di Hamburg-Ojendorf eterra con uno spezzone di filo spinatodel lager di Wietzendorf.Sempre a Bologna, in piazza Nettunoa fianco dell'ingresso di Palazzo ReEnzo, è murata una lapide, a curadell'ANEI provinciale, voluta daireduci in onore e memoria dei lorocompagni “martiri dei lager nazisti”.

In alto la lapide dell'ANEI che ricorda gliinternati militari. Di fianco il monumento ai caduti militariitaliani nei lager nazisti

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Furono 650 mila gli internati nei lager, 70 mila morti (550 i bolognesi) di stenti e malattia

I militari italiani opposero il “no” al nazifascismo

Reparto Gennargentunella Va Armata USA

Monterenzio: scordatii quattro sardi Cadutiper la Liberazione

Risalendo la trafficatissima provin-ciale fondovalle dell'Idice, pocodopo l'abitato di Monterenzio-

capoluogo, sul lato destro, vi è un modestopilastrino sul quale è murato un marmorecante una epigrafe scolpita ma del tuttoilleggibile a causa dell'annosa incuria. Chivuole decifrarla, a malapena così viene asapere che lì, il 3 dicembre 1944 persero la

vita quattro soldati italiani del 1°reparto Gennargentu appartenente alla210a Divisione della 5a Armata degliStati Uniti.I loro nomi: artigliere Giuseppe Siani,Vito Cadeddu, Pasquale Erra, EnnioMorgello. Vi è accennato esplicita-mente che essi caddero in quel gelidoinverno contro l'occupante tedesco perla Liberazione di Monterenzio. Ma diciò pare (se così si può dire) che ci siadimenticanza, perlomeno da cinqueanni e passa. C'è da chiedersi comemai il Comune non senta la necessitàdi preservare l'integrità del documen-to marmoreo, rendendo così onore allamemoria di quei giovani sardi.

Sottoscrizioni per “Resistenza”I contributi che con generosità cigiungono da affezionati lettorisono fondamentali per far vivere lanostra rivista, prodotta in redazio-ne col lavoro di volontariato, alpari dei materiali scritti e illustra-tivi. Ringraziamo di cuore i sotto-scrittori.

Lambertini Lina, Bologna, sotto-scrive 100 euro in memoria diLambertini GiuseppeFransoni Francesco, Bologna, sot-toscrive 10 euro

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Sono nato a Contarina(Rovigo) l'8 aprile 1922 esono vice Presidente della

sezione di Bologna del-l'Associazione nazionale exmilitari internati (ANEI). Durante il secondo conflittomondiale ero arruolato nel-l'esercito italiano con ilgrado di sergente maggiorenella Ia batteria obici nellacittà di Dubrovnic inJugoslavia. Il giorno 9 set-tembre 1943, all'indomanidell'armistizio dell'Italiacon le potenze Alleate, laseconda armata corazzatatedesca iniziò l'attacco allanostra guarnigione che pre-sidiava la città slava. Dopopochi giorni di resistenza itedeschi riuscirono a sopraf-fare il nostro presidio.Personalmente, dall'altodella posizione dove mi tro-vavo, ho assistito ai combat-timenti senza mai essernecoinvolto. Il giorno 12 set-tembre giunse una staffettadi militari tedeschi che ciimpose la resa incondiziona-ta. Il nostro comando decise di subiretale imposizione vista l'impossibilitàdi fronteggiare la soverchiante forzadel nemico. Dopo essere stati fatti pri-gionieri, siamo stati inquadrati e sti-pati su un convoglio di carri bestiamediretto verso l'interno della Jugoslavia.Proseguimmo poi, con un viaggio dicirca una settimana, per la Germania.

Arrivammo così al lager tedesco VI D,ubicato nella città di Dortmund, inWestfalia Strassen, dove rimasi perventi mesi fino al giorno della libera-zione. La vita nel campo era moltodura: eravamo alloggiati in due barac-che di legno appoggiate su palafitte,mentre una terza baracca fungeva daospedale ed infermeria. In quest'ulti-

mo ambiente la mortalitàera elevatissima a causadelle pessime condizioni incui si trovavano i prigio-nieri che giungevano daivari luoghi di lavoro forza-to. L'attività iniziava allesei di mattina con l'appel-lo. Poi venivano seleziona-ti vari gruppi di prigionie-ri che avevano ancora qual-che energia per essere adi-biti ai più svariati lavoripresso i campi esterni alnostro. Invece per quei pri-gionieri, come il sotto-scritto, che venivano uti-lizzati all'interno delcampo, iniziava la giornatadi lavoro per il manteni-mento della funzionalitàdel nostro lager. Alle ore12 ci si fermava per consu-mare la prima colazioneche consisteva in un reci-piente contenente un litrodi brodaglia priva di qua-lunque sapore e nutrimen-to. Alle 14 si riprendeva alavorare sino alle 18 perpoi subire il secondoappello. Sottolineo chequesto impegno avveniva

sempre all'aperto ed in qualunquecondizione di tempo. Alle ore 20 veni-va distribuito un pezzo di pane di circamezzo chilo che doveva essere suddivi-so tra sei uomini. Quindi si rientravatutti in baracca per il riposo notturno.Le condizioni interne alla baraccaerano quanto di peggio la menteumana possa immaginare. Ammassati

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Un soldato bolognese di adozione, preso a Dubrovnic deportato in Westfalia

“Nel lager da due carabinieriseppi delle Caserme Rosse”

Facevano parte della grande deportazione di uomini dell'Arma invisi agli occupanti nazisti. Essi raccontarono il luogo di transito di via Corticella con destinazione ignota

Alfonso Fantato*

Sandbostel, estate 1944. La giornata di soldati italiani fattiprigionieri dai tedeschi nei giorni successivi all’8 settembre 1943 einterneti nei campi di concentramento in Germania.(La foto è stata scattata clandestinamente, assieme a varie altre, daltenente Vittorio Vialli che in modo fortunoso riuscì a nascondere lamacchina e alcuni rullini di pellicola. L’autore dopo la guerra è statodocente nell’Università di Bologna.

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come bestie senza coperte e materassi eprivi di alcun accorgimento igienico. Iposti da dormire erano costituiti dascaffali di legno sviluppati su tre piani.Noi detenuti ci coprivamo come pote-vamo con il nostro pastrano militare.Accadeva spesso che con la sveglia delmattino qualcuno venisse ritrovatomorto. In questo campo vi era un viavai continuo di prigionieri italiani,russi, belgi, francesi, polacchi. Moltidi noi finivano a lavorare nelle minie-re di carbone o nelle industrie dellaKrupp, dotate di altiforni dove, dopotre mesi di lavoro, i detenuti diventa-vano delle larve umane: malati dibroncopolmonite o tubercolosi, con unaltissimo tasso di mortalità. Ogniqualvolta che entrava nel nostrocampo qualche prigioniero italianocercavo di avvicinarlo per chiedere lavicenda personale. Fu in una di questeoccasioni che incontrai due carabinieriromani che mi dissero di proveniredalle Caserme Rosse di Bologna. Ilfatto mi incuriosì molto poiché essen-do io residente nella nostra città spera-vo di avere notizie dei miei familiari edi quello che succedeva dalle mieparti. Dal racconto dei due carabinieri

emerse il fatto che il comando tedescosi era servito degli appartenentiall'Arma fingendo di affidare loro uncompito di polizia nella città di Roma,cosa che si rivelò presto essere un gros-so inganno. I due militari avevano par-tecipato agli scontri del 9 settembre aPorta San Paolo contro i tedeschi.Presi prigionieri vennero avviati versoi lager nazisti seguendo un lungoavventuroso viaggio. Partiti con la tra-dotta militare dalla capitale sul finiredi settembre giunsero a Bologna efurono rinchiusi nei capannoni delleCaserme Rosse di via Corticella doverimasero per alcuni giorni. I due mili-tari mi descrissero la dura vita nelcampo bolognese. Dal racconto emerseun fatto inconfutabile che ogni tenta-tivo di fuga veniva punito in modoviolento, quindi era saggio non tenta-re di scappare pena la perdita dellavita. Dopo questo lungo periodo distenti e patimenti a Dortmund, versometà aprile del 1945, fummo liberatidagli americani. Io, assieme ad altricinque commilitoni, decisi di partireper l'Italia affrontando un lungo e dif-ficile viaggio di ritorno in condizionifisiche molto precarie ma con la fortu-na che molti commilitoni non hannoavuto. Le Caserme Rosse sono oggiluogo di strutture della civile Bolognama conservano un alto significato sto-

rico. Giustamente sono al centro diiniziative che anch'io vivo con profon-da emozione. E che continuo a fre-quentare con impegno.

* Vice Presidente provinciale ANEI(a cura di Armando Sarti

e Antonio Sciolino)

Posta in redazione

Un “grazie” a Resistenza

Nel numero precedente del nostroperiodico abbiamo pubblicato un artico-lo sulla fine tragica di un antifascistaassassinato nella sua abitazione da squa-dristi. In merito ci è pervenuta laseguente lettera.

Ringrazio tutta la redazione di Resistenzaed in particolare il dr. Antonio Sciolinoche, nell'ultimo numero del vostro periodico,ha raccontato la vita e la morte del miononno Emilio Bassi con precisione e reali-smo. Esprimo anche la mia riconoscenza perl'attenzione dimostrata in questa ed altrecircostanze.Cordiali saluti

Giovanna Bassi (Sasso Marconi)

Bosanka (Jugoslavia), aprile 1943.Alfonso Fantato in una foto inviata aifamiliari accanto al “Mio obice” da149/13.

Sandbostel. Soldati e marinai italiani internati mentre consumano la “sbobba” all’internodi una baracca del campo di concetramento.

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Ogni volta che vado alla Festa deL'Unità sulla neve (ora FestaDemocratica) a Folgaria, in pro-

vincia di Trento, il mio primo pensiero èrivolto ai Caduti partigiani di MalgaZonta. La quale si trova dopo Passo Coe adun'altitudine di poco più di m. 1600 slm,nell'area dell'ex base militare della NATO,diventato parco naturale delizia d'invernoper sciatori e nelle altre stagioni per bellepasseggiate nonché incursioni a più largoraggio. La prima volta che andai a Folgaria e icompagni locali mi dissero di MalgaZonta, subito mi diedi da fare perorganizzare una marcia a quel luogoperché seppi del cippo che testimoniae tramanda l'eccidio di 14 partigianipiù tre persone addette alla malga.Con me c'erano tanti compagni diBologna (ricordo con commozione unamico e grande amante della monta-gna, il compianto prof. GiulioTurtura, docente di Microbiologiaindustriale nella Facoltà di Agrariadella nostra Università). In più dicento complessivamente, con bandieree corona che dopo averla deposta can-tammo in coro Bella ciao. Alle feste

Proposta di gemellaggio della sezione ANPI

“Gianna Tarozzi”

Dalla Barca a Folgariaricordando i 17 partigiani

fucilati a Malga ZontaAlessandro Masi*

Le due foto, rinvenute nel portafoglio di un soldato tedesco, ritraggono i partigiani e malgari rastrellati a Malga Zonta pochi istanti primadi essere uccisi.

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successive l'omaggio al cippo l'abbia-mo sempre portato, anche con nevealta più di un metro.Finalmente quest'anno, nel gennaioscorso, la festa è ritornata a Fogaria –dopo le localizzazioni in altri centrialpini – ed allora mi sono messo pre-ventivamente in contatto con AlbertoRella, ex sindaco di quel comune e peranni responsabile dell'ANPI diTrento; con lui abbiamo organizzato lamanifestazione del 23 gennaio pome-riggio (la mattinata aveva già in pro-gramma quella del PartitoDemocratico con la partecipazione delsegretario nazionale Pier LuigiBersani) affollata da 400 persone.Hanno parlato Alberto Rella che haillustrato la vicenda di Malga Zonta, ildirettore del Museo storico di Trento,Giuseppe Ferrandi, il quale ha traccia-to i percorsi in quelle montagne dellebrigate partigiane, il giovane Paolo,volontario della festa e iscrittoall'ANPI di Mirandola (Modena) e ilsottoscritto. Nel recare il salutodell'ANPI di Bologna ho lanciato laproposta di gemellaggio tra noi e

La fucilazione immediataLa tragedia di Malga Zonta si consu-mò il 12 agosto 1944, dopo un estesorastrellamento di agguerriti repartinazifascisti, che si concentrò sullamalga accerchiata. Della trentina dimontanari intrappolati venne compiu-ta una selezione, previo controllo degliscarponi da essi calzati per vedere chisi e chi no recasse nelle suole tracce disterco del bestiame accudito. Allora 14ragazzi e 3 malgari, considerati inblocco partigiani, vennero addossati almuro e in pochi minuti fucilati.

Base missilistica NATOMalga Zonta negli anni della “guerrafredda”, essendo ubicata sul versante

del confine orientale, fu una base mis-silistica puntata verso i paesi dell'estcon ricoveri sotterranei e casematte insuperficie. Di bellico oggi non è rima-sto nulla.

Tre provincie annesse al ReichGiova ricordare che Hitler, dopo l'ar-mistizio dell'Italia con gli Alleatidell'8 settembre 1943, per “punizio-ne”, e senza nemmeno avvertireMussolini, proclamò l'annessione alGrande Reich germanico delle provin-cie di Bolzano, Trento e Belluno, clas-sificando quei territori Alpenvorland(così come quelli dell'alto Adriatico inAdriatischeskustenland.

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Il Comitato Direttivo dell’ANPIprovinciale di Bologna, riunito perdiscutere e mettere a punto temi di

rilevante interesse in ordine all’attivitàassociativa, ha espresso “una forte prote-sta” per la scelta della direzione RAI ditrasmettere sulla rete Uno, in due pun-tate (domenica 6 e lunedì 7 dicembreu.s.) il film Il sangue dei vinti tratto daun libro del giornalista e scrittoreGiampaolo Pansa.“Si è offerta agli spettatori - affermal'ANPI - una descrizione falsata di unperiodo storico comprendente la tragediavissuta dal nostro Paese, trascinato inuna guerra disastrosa dalla dittaturafascista e dal ruolo repressivo esercitatodalla Repubblica di Salò durante l’oc-cupazione tedesca. A milioni di spettato-ri è stato celato il tradimento mussoli-niano, e messo in ombra l’azione serviledei repubblichini sotto la bandierahitleriana, presentando in modo ambi-guo i caratteri della Lotta di

Liberazione. Tale trasmissione ha rap-presentato un insulto al sacrificio edalla memoria delle decine di migliaia dipartigiani e cittadini torturati con effe-ratezza, uccisi, deportati nei lager, inparticolare proprio nello stesso mese didicembre in cui il programma è statomesso in onda. La distorsione degli eventi è apparsaancor più marcata nella parte – intolle-rabile – successiva alla Liberazionequando si è infangata in misura sconciala Resistenza , cui sono stati addossati

deprecabili episodi avvenuti nell’imme-diato dopoguerra ed ai quali essa è statadel tutto estranea.”L’ANPI provinciale di Bologna “con-danna nettamente l’iniziativa delladirezione RAI, richiama l’attenzionedello schieramento democratico ed anti-fascista contro i pericoli di tale vero eproprio rigurgito revisionista teso a sna-turare la realtà storica. Sollecita lamessa a punto nelle tre reti pubblicheitaliane di una programmazione onestae veritiera per accompagnare negliimmediati mesi del 2010 al 65° anni-versario della Lotta di Liberazione com-battuta dai partigiani, dai militaridell’esercito di Liberazione e da quellideportati nei lager dai tedeschi con l’ap-poggio dei repubblichini.Ciò affinché le nuove generazioni - ter-mina il testo dell'ANPI - abbianocoscienza di pagine fondamentali dallequali sono nate la Repubblica e laCostituzione.

Un film in RAIche falsa la storia

e denigrala Resistenza

l'ANPI di Fogaria, affinché sianomaggiormente trasmesse e fatte cono-scere ai giovani di zone differentid'Italia il comune impegno per la con-quista e la difesa della democrazia.Una proposta accolta con entusiasmoin quel gran salone centrale della festae suggellata nel finale dal canto di

Bella ciao, rinnovandosi così il valoredegli ideali della Resistenza partigianaal nazifascismo, sanciti dalla nostraCostituzione.

* Segretario della Sezione ANPI Barca

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Nel precedente numero diResistenza è apparso un brevearticolo titolato “Ri-Nasce al

Pratello la sezione ANPI”, al qualevorremmo aggiungere qualche nota.Effettivamente la rinascita della sezio-ne rappresenta la conclusione di unpercorso avviato da alcuni anni da unapiccola/grande idea: il coro R'esistentedei bambini del Pratello che ogni 25aprile rende omaggio alla memoria deipartigiani caduti del Pratello con icanti della Resistenza. Anche la gior-nata del 22 novembre è cominciatacon l'omaggio alla memoria dei parti-giani caduti, poi con la proiezione diun filmato con le immagini delle pre-cedenti edizioni del 25 aprile delPratello ed all'ingresso la mostra“Ragazzi per la Libertà” con i disegnidegli alunni della scuola elementare“Silvani“ sulla battaglia di PortaLame. Dopo la relazione introduttiva diGiancarlo Grazia ed il saluto del presi-dente del Quartiere Saragozza,Roberto Fattori, sono seguiti numero-si interventi sotto la sapiente regia diCristiana Scappini e ClaudiaParmeggiani le principali promotricidelle iniziative e del sito internet dell'ANPI Pratello. A seguire, dopo leconclusioni di William Michelini, si èesibito il coro R'esistente, presente unospite d'eccezione, Greta ZuccheriMontanari la bambina protagonistadel film sull'eccidio di Marzabotto“L'uomo che verrà”, di cui è stato pro-iettato il trailer. Poi è giunta l'ora delpranzo (il famoso ”pranzo della sportadove ognuno mangia di quel che siporta”) e nel pomeriggio i bambinihanno cominciato a disegnare i pezzidi stoffa che andranno a comporre labandiera della pace della sezione daaffiancare a quella dell’ANPI. Durantetutta la giornata è proseguito il tesse-ramento alla nuova sezione ANPIPratello, con un numero di adesionisuperiore alle aspettative. Per conclu-dere, una giornata che oltre ad esserestata l’assemblea costitutiva di unasezione dell'ANPI, per numerosi pre-senti è stata sopratutto una bella gior-

nata di festa. Con l’inizio del nuovoanno la sezione ha messo a fuoco iprincipali obiettivi di lavoro. Primofra tutti il consolidamento della strut-tura organizzativa per meglio affron-tare gli obiettivi che ci prefiggiamosoprattutto in direzione del mondodella scuola e fra i giovani, rivolgendo-ci a tutti coloro che considerano l’anti-fascismo non un ferro vecchio da but-tare quanto piuttosto una sostanzialeidea-forza per portare avanti i valoridella Resistenza e della Costituzione.In questo quadro deve essere conside-rata la partecipazione alla Giornatadella Memoria, con l’omaggio allalapide della “scuoletta ebraica” nellasede del quartiere in via Pietralata ealla lapide di Villa Cassarini a PortaSaragozza dove sono ricordati le perso-ne omosessuali vittime delle leggi raz-ziali. E’ già in previsione l’incontro perdelineare il programma della Festadella Liberazione del prossimo 25aprile nel Pratello che vorremmo ancorpiù ricca e partecipata di quella entu-siasmante dello scorso anno.

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Eppoi l’impegno a collaborare albando di concorso per le scuole delQuartiere sul tema della Costituzione.Il Centro anziani “La Pace” ha messo adisposizione la cospicua cifra di 3000Euro. E’ una parte del risultato acqui-sito con il lavoro di volontariato che i“nonni” hanno voluto destinare airagazzi delle scuole, soprattutto inquesto momento nel quale laCostituzione è oggetto di continuiattacchi da parte della destra berlusco-niana. Bravi amici de “La Pace”! E un“bravo particolare all’instancabile pre-sidente Angelo Gualandi, sociodell’ANPI di antica data.! La sezione ANPI del Pratello si impe-gna a collaborare a questa bella inizia-tiva ed ha già costituito un appositogruppo di lavoro. C’è tanto da fare.L’amarezza per le vicende di Palazzod’Accursio è grande. Ma non disarmia-mo: vogliamo che il segno dell’antifa-scismo prevalga anche nelle prossimeelezioni che riguardano non solo ilComune ma anche i quartieri.

Parte alla grande la sezione “Pratello 2009”:

Il bello di stare insiemeUn proficuo rapporto di collaborazione con il centro anziani

“La Pace” (donazione di 3000 euro) e col volontariato. Impegno di lavoro con le scuole del quartiere

Gian Franco Degli Esposti

I bambini del coroR'esistentepartecipano allagiornata di festa perla costituzione dellasezione ANPI“Pratello 2009”.

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forestale a Monte Cavallo diGranaglione, nell'Alto Reno, doveaveva posto il suo comando la brigataMatteotti di Montagna, comandata daAntonio Giuriolo, nome di battaglia“Toni”, che cadde poi in uno scontrocon i tedeschi il 12 dicembre 1944 allaCorona. Vincenti prese parte a tutti i combat-timenti della formazione socialista enell’estate 1944 quando si trovava sulCimone – dopo la fine della“Repubblica di Montefiorino” – i par-tigiani furono invitati a prendere unanon facile decisione. Giuriolo e il gros-so della brigata decisero di attraversa-re la linea del fronte e di prendere con-tatto con gli alleati. Altri partigiani,tra i quali Vincenti, decisero di torna-re a Molinella e qui – dopo un viaggioa piedi durato quindici giorni - siaggregarono alla brigata Matteotti diPianura. Nel febbraio 1945, quando ilsuo nome fu strappato sotto tortura aun partigiano molinellese, poi fucila-to, Vincenti finì nelle mani dei tede-schi e incarcerato nella Rocca sforzesca

di Imola. Fu un soggiorno terribile,punteggiato dall’arrivo e dalla susse-guente scomparsa di molti altri giova-ni patrioti. Terminò il 14 aprile quan-do Vincenti era uno dei pochi se nonl’unico detenuto rimasto vivo. Il carce-riere italiano che lo aveva in consegna,gli mise in mano un foglietto nelquale era scritto:«In seguito ordine discarcerazione del Maresciallo tedesco èstato posto in libertà il detenutoVincenti Giuliano».Se tedeschi e fascisti si fossero stancatidi uccidere non è possibile dire. È unfatto che il mio amico Giuliano fu l’ul-timo a lasciare vivo quel luogo dimorte. Poi ebbe dei problemi a copri-re i pochi chilometri che separanoImola da Molinella, ma poté assapora-re prima e godere poi la riconquistatalibertà.

N.S.O

1) Giuliano Vincenti, Da disertore dellaRSI a partigiano combattente, Bologna

2009, pp.12.

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Sessantacinque anni dopo il mio carocompagno e amico GiulianoVincenti ha deciso di mettere su carta

i ricordi sulla sua partecipazione allaResistenza col nome di battaglia “Saetta”,quando non aveva ancora vent’anni (1). Hascritto non molte pagine, ma ha disegnatoun quadro completo e preciso sulla vicen-da personale, della quale ha reso soprattut-to il clima politico-morale in cui si svolse. Nato nel 1925 a Molinella, fu chiama-to alle armi dalla “repubblichina fasci-sta” nel 1943 e arruolato nell’esercitodal quale disertò quasi subito e rientròa Molinella a piedi. Catturato, fu spe-dito a Spoleto, ma disertò anche dalreparto che operava nel perugino.Secondo ritorno a piedi a Molinelladove venne catturato nuovamente. Nella primavera del 1944 fu inviato aPescara dove, prima di disertare per laterza volta, scavò non poche trincee epiantò molti paletti con filo spinato. Tornato, anche questa volta, a piedi aMolinella, si aggregò a un gruppo digiovani con i quali raggiunse – ma inbicicletta – un rifugio della Guardia

La avventurosa vicenda di un giovane molinese

Da disertore della RSI a partigiano combattente

La chiamata alle armi della “repubblichina fascista”, la fuga, il ritorno a casa a piedi dall’Umbria, nuova cattura ancora un ritorno a casa, in montagna con la brigata di Toni.

Ancora una cattura e rinchiuso nella Rocca sforzesca di Imola.

La Rocca sforzesca diImola, esempio diarchitettura fortificatatra il medioevo ed ilrinascimento, durantela Lotta di Liberazionedivenne luogo diprigionia per ipartigiani

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Il 24 dicembre scorso Imola ha festeg-giato una centenaria d’eccezione,Prima Vespignani, la partigiana

Nadia. Durante i venti mesi del terrorenazifascista ha militato nel battaglione“Rocco Marabini” della Brigata SAPImola. A farle visita, nella sua casa a pochipassi dalla stazione ferroviaria, il presi-dente dell’Anpi di Imola LucianoLama con il segretario Alfiero Salieri,la segretaria della Camera del Lavoroimolese, Elisabetta Marchetti, il sinda-co di Imola, Daniele Manca e tantialtri, parenti ed amici, con i quali laneo centenaria, insieme al figlio MauroMorini, ha lucidamente e amabilmen-te conversato, ricordando anche che, inrealtà, la vera data di nascita è un gior-no prima, il 23 dicembre 1909. Suo padre però, a causa del maltempo,poté recarsi in Municipio soltanto ilgiorno successivo e, per non incorrerein problemi (allora era d’obbligo regi-strare i neonati entro le 24 ore), nedenunciò la nascita solo il 24.Prima Vespignani - così ne scrive ilDizionario biografico Gli antifascisti, ipartigiani e le vittime del fascismo nel bolo-gnese (1919-1945) (a cura di LuigiArbizzani, Nazario Sauro Onofri,Volume V di sei, Comune di Bolognae Istituto per la Storia di Bologna,1988) - iscritta al PCI dal 1929, feceparte della cellula femminile imoleseche fu attiva durante tutti gli annidella dittatura fascista. Dal novembre1943 fu tramite per i collegamenti frai primi gruppi partigiani armati. Collaborò alla formazione dei Gruppidi Difesa della Donna ad Imola ed invari altri comuni del bolognese. Fu frale animatrici della manifestazionedelle donne svoltasi il 29 aprile del1944 a Imola, nella piazza centraleantistante il Palazzo Comunale duran-te la quale i fascisti spararono, provo-cando la morte sul colpo di MariaZanotti e di Livia Venturini decedutaper le gravissime ferite dopo 38 dolo-rosissimi giorni. Dall’ottobre 1944 si occupò della dif-fusione della stampa clandestina nel-l’imolese. Militò nel battaglione

Festeggiatissima ad Imola la valorosa antifascista

I primi cento annidella partigiana “Nadia”

Vividi ricordi del rischioso impegno nella clandestinità. È stata tra le organizzatrici della manifestazione delle donne del 29

aprile 1944 nel corso della quale due di esse persero la vita sotto il fuoco dei repubblichini

Gabrio Salieri

Il funerale di Livia Venturini deceduta dopo 38 giorni per le ferite riportate durante lasparatoria dei fascisti contro la manifestazione delle donne di Imola del 29 aprile 1944 nelcorso della quale morì sul colpo Maria Zanotti.

Imola, 14 aprile 1945. Corteo di esultanza nel giorno della Liberazione. A destra partedelle macerie di un edificio sinistrato dai bombardamenti.

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zia fascista, ma dichiarano di non sape-re nulla di una riunione alla qualeinvece avevano partecipato. Vengonocredute e liberate ed allora riescono adavvisare altri partecipanti, in partico-lare Guido Gualandi (che diverrà poi“il Moro”, commissario politico della36.a Garibaldi), che riuscirà così asfuggire alla cattura.“Conoscevo Nella Baroncini - è ancoraPrima Vespignani che parla - solamen-te di vista prima che fosse arrestata einviata al confino. Al suo ritorno a Imola fui messa incontatto con lei: era la dirigenteresponsabile dei Gruppi di Difesadella Donna. Da quel momento hosempre lavorato al suo fianco.Andavamo ad organizzare le donne intutto il comprensorio, sempre in bici-cletta senza copertoni… Poi ci fu la preparazione della manife-stazione di piazza del 29 aprile 1944.Fu preparata accuratamente con decinee decine di riunioni. Secondo gli ordi-ni, Nella ed io non saremmo dovuteessere presenti, ma entrambe pren-demmo una decisione nostra e vi par-tecipammo. Nella Baroncini rimase ai marginidella strada e io invece andai in piazzaper sostenere le donne, che erano unpo’ titubanti... Dopo gli spari cheuccisero le due compagne, fui presa datanto furore che afferrai per il cravatti-

“Rocco Marabini” della Brigata SAPImola. Riconosciuta partigiana con ilgrado di sottotenente dal 10 settembre1943 al 14 aprile 1945, data dellaLiberazione di Imola. Stralciando dallibro di Livia Morini “… per esserelibere…” la sua testimonianza inprima persona, Prima Vespignaniricorda che la sua prima scuola d’anti-fascismo è stata la famiglia, con ilpadre Domenico, perseguitato daifascisti e condannato dal Tribunalespeciale, “… Sono entrata nel PCI nel-l’ottobre del 1929. Da allora ho sem-pre fatto attività politica: partecipavoalle riunioni, alla diffusione dellastampa, alle scritte sui muri, all’assi-stenza alle famiglie dei compagni arre-stati e soprattutto avevo il compito diaccompagnare i vari funzionari delPCI mandati dal Centro estero del par-tito che a quei tempi si trovava aParigi. Assieme a Gustavo (Augusto Morini,anch’egli partigiano n.d.r.), che alloraera il mio fidanzato (e che poi divennesuo marito n.d.r.), mi recavo al recapi-to di Castel San Pietro a ritirare lastampa proveniente dalla Francia amezzo di un compagno iscritto allamilizia fascista…”. La polizia fascista riuscì a scoprire etroncare l’attività, ma fortunatamentenon riuscì ad individuare “i due sposi-ni di Imola”.Il 1° maggio del 1932 PrimaVespignani è fra le donne che parteci-pano alla processione della Madonnadel Piratello lasciando cadere a poco apoco volantini rossi recanti fra l’altrole parole “pane per i nostri figli…” cheinondarono letteralmente tutta Imola.Furono effettuati vari arresti, ma,nonostante le torture nessuno fece ilnome delle donne. “Posso dire di esse-re stata molto fortunata - sono paroledi Prima Vespignani - ma sono semprestata anche molto prudente: non mipresentavo mai con il mio vero nome,bensì come Nadia. Anche dopo laLiberazione molte persone hanno con-tinuato a chiamarmi così”.Prima Vespignani e la sorella minoreLaura vengono interrogate dalla mili-

no uno dei più noti brigatisti neriimolesi e lo insultai violentemente”.Prima Vespignani fu poi avvertita pro-prio da una parente di quel brigatistanero dell’intenzione di deportarla inGermania, per cui stette nascosta nellecampagne imolesi, anche se tentò,camuffata da vecchia, di partecipare aifunerali di Maria Zanotti, il cui corpoperò era già stato seppellito dai fascistiin tutta fretta.Poi nell’autunno del 1944 NellaBaroncini e Prima Vespignani rientra-rono ad Imola, sempre allo scopo diorganizzare le donne in quella chesembrava l’imminenza della liberazio-ne, ma le cose non andarono propriocosì e ci fu un lungo e pericoloso inver-no durante il quale sfuggire alla spie-tata caccia al partigiano e sotto il sibi-lo delle granate alleate, costituire basiper i viveri, confezionare le bandiereed i bracciali distintivi, produrre e dif-fondere la stampa clandestina. Dopotanti arresti e le individuazioni dellebasi, “Nadia” e Livia Morini continua-rono a compilare i bollettini dellainformazione antifascista sull’unicamacchina da scrivere rimasta.Poi venne il giorno della Liberazione,“una di quelle giornate che ti compen-sano dei sacrifici di tutta una vita.

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Nella foto: Prima Vespignani “Nadia” (a destra) su una jeep militare con una compagna eun soldato nei giorni immediatamente seguenti la liberazione della città.

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Mi ricordo “Pietro” (DiegoOrlandi), nostro artificiere cheincontravo presso la chiesa del

Sacro Cuore, oltre il ponte di Galliera, chemi consegnava le armi e le bombe da tra-sportare. Mi ricordo la pesante bombadestinata a Ferrara per un atto di sabotag-gio, che faticavo a trasportare correndoverso il treno e un soldato tedesco che insi-stette ad aiutarmi. Salvandomi la vita senzache ne fosse conscio. In treno, infatti,incappammo in un posto di controllo ed iopassai indisturbata perché ero con il tede-sco. Fu gentile, Mi riaccompagnò nelloscompartimento e mi salutò, ignaro di cosaavesse trasportato. La vita della staffetta era questa edancora l'aiuto ed affiancamento ai gap-pisti quando necessario e richiesto.Lasciata la casa dei Masi, abitai in unastanza di un appartamento al pianter-reno della Cirenaica, vuoto perché lafamiglia era sfollata, (ora viaBentivogli). La finestra con le inferria-te con i vetri aperti serviva all'occor-renza per depositare armi e bombe da

prelevare per un’azione o da depositaread azione compiuta, compito che spet-tava a me. Rimasi a Bologna fino allaseconda metà del giugno 1944, quan-do “Luigi” (Alcide Leonardi), nostrocomandante di Piazza, mi disse diavere saputo da una fonte che ero ricer-cata dai fascisti: dovevo lasciare lacittà. Ricordo la sera prima della par-tenza quando in casa di “Paolo”(Gianni Martini) in via del Pratellosalutai i miei compagni.Andai a Modena. Mi presentarono a“Gino” (Italo Scalambra) della 65aBrigata Garibaldi “Walter Tabacchi” edivenni la staffetta del comando. Presiil nome Vera. Piano piano imparai aconoscere la città ed i paesi della pro-vincia modenese che visitavo giornal-mente in sella alla mia fedele biciclet-ta. Trasportavo armi, munizioni e pro-paganda dalla città ai paesi e viceversae consegnavo gli ordini ai vari distac-camenti per singole azioni di guerra esabotaggio. Anche qui conobbi i parti-giani giovani e meno giovani. Vorrei

ricordare: Omar Bisi, MarcelloSighinolfi “Mirko”, i fratelli Lugli eBaroni ed altri i cui nomi mi sfuggo-no. Ed ancora Walter Tabacchi, nostroartificiere cui è intitolata la brigata,torturato e ucciso. Carmen, la miasocia nelle “passeggiate in bici”,Aurora, nostra dattilografa nonchéstaffetta e poi i titolari dei negozimodenesi che fungevano da recapitoper la propaganda. Ma non posso nonmenzionare le donne che mi hannoospitato a casa loro. L'operaia dellaManifattura Tabacchi, presentandomicome una cugina lontana, mi trattavacome una figlia.Di fronte alla nostra casa abitava ilfamigerato torturatore dell'AccademiaMilitare di Modena, tenente Soliericon la moglie. Spesso ci trovavamoassieme nel rifugio a parlare, ma nonsospettò mai di me. Nei giorni dellaLiberazione fuggì e si perdettero le suetracce. Le coraggiose donne dei casola-ri contadini che mi accoglievanomaterne. Erano madri, sorelle, spose

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La vicenda umana e di partigiana con lo pseudonimo “Lina” della studentessa croata deportata nella città emiliana

Braccata dai fascisti a Bolognadiventai la staffetta “Vera” a Modena

Affettuosa accoglienza nelle famiglie che rappresentavano il fulcro della Resistenza.La rischiosa attività a supporto della 65° Brigata GAP “Walter Tabacchi” e poi del CUMER

Si conclude con questa terza puntata (le precedenti inResistenza n.°5 dicembre 2008 e n.°4 settembre 2009) latestimonianza dell’autrice, di origine croata, sulle vicende

che la portarono a diventare staffetta partigiana a Bologna. Natail 5 aprile 1926 e abitante con la famiglia a Sibenik (Sebenico),studentessa ginnasiale e attiva nella Resistenza contro l’occupa-zione italiana della sua patria, individuata dalla polizia fu arre-stata, nell’ottobre 1942, quando aveva 16 anni assieme ad altrecompagne e deportata a Bologna.Nella nostra città fu affidata ad un istituto privato per la“rieducazione delle minorenni traviate” ubicata a Santa

Viola. Il 5 ottobre 1943 durante un bombardamento aereoevase con una compagna. Trovata ospitalità presso unafamiglia di militanti comunisti, di fronte alle difficoltà diritornare in patria le due ragazze entrarono a far partedella Resistenza bolognese quali staffette gappiste dal feb-braio al giugno 1944 e Vinka assunse il nome di copertu-ra “Lina”. Ricercata dalla polizia fu allontanata daBologna e inserita nell’organizzazione di Modena qualestaffetta del comando della 65a Brigata GAP “WalterTabacchi”, col nome “Vera”. L’articolo tratta inizialmenteancora dell’ultimo tempo ancora a Bologna.

Vinka Kitarovic

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dei partigiani, spesso staffette anch'es-se impegnate nell'attività di sostegnoalla lotta armata. Ho scordato i loronomi, ma non il loro coraggio e ladedizione convinta da sempre che laResistenza non poteva fare a meno delloro apporto. Gigi e Ilva, marito emoglie, operai nella cui casa ho vissu-to parecchio tempo, gentili, disponibi-li, fraterni. Per un periodo, tutto ilcomando fu collocato in una palazzinarimasta disabitata, di fronte ad unacaserma di “brigate nere”. Noi erava-mo in quattro: due uomini e duedonne (Gino, Brunetti, Aurora ed io).Ci fingevamo coppia di sposi sfollati.Erano gentili: specie con me e Aurora.Man mano che passavano i giornidiventava sempre più difficile lavorarein città: posti di blocco, rastrellamen-ti, intimazioni di fermo anche ai sin-goli. Io fui fermata parecchie volte eme la cavai anche senza documenti.Spesso mi facevo passare per una don-

nina allegra, senza fissa dimora. Solonel tardo autunno 1944 ebbi docu-menti, naturalmente falsi.C'era tanta paura dentro di me, manon la esternavo: forse questo eracoraggio. Nell'autunno 1944 vennescoperto il nostro magazzino di armi emunizioni. Arrestarono Walter, trova-rono i nomi di “Gino” e “Vera” e cicercarono. Non conoscevano i nostriconnotati: furono arrestati parecchi,specie donne, tra le quali la Carmen.Cercarono di individuare anche la“Vera” ma non ebbero successo. Verso la fine dell'anno 1944 passai alCUMER. Il mio compito era l'indivi-duazione della dislocazione dei mezzicorazzati, postazioni dei tedeschi, tra-smissione degli ordini, accompagna-mento degli inviati alleati paracaduta-ti assieme ai lanci (che spesso al postodi armi contenevano sigarette e ciocco-lata), incontro con i compagni di altrecittà da accompagnare ai recapiti clan-

destini del comando in continuo cam-bio di luogo. Per tutti ricordo SanteVincenzi, ucciso il giorno prima dellaLiberazione di Bologna.I primi mesi del 1945 furono pieni diansie, di attesa dell'avanzata alleatache non arrivava. Furono mesi di con-tinui attacchi partigiani alle postazio-ni dei tedeschi e dei fascisti; furonotempi in cui molti nostri compagnipersero la vita. E arrivò aprile. Davantiall'avanzata alleata, i tedeschi si ritira-vano, i fascisti fuggivano, i partigianidi montagna e pianura intensificavanogli attacchi alle retrovie. Mi ricordo Modena il 19 e 20 aprile.Deserta. Qualche soldato tedesco equalche franco tiratore repubblichinoda snidare. Il 22 aprile l'arrivo deglialleati in una città già del tutto libera-ta. È finita la guerra. Pace. Il tripudiodi gioia della gente scesa per le strade.Io avevo appena compiuto 19 anni.

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Modena, 23 aprile 1945 all’indomani della liberazione della città. Una foto di gruppo con staffette ed alcuni componenti del comandoinsurrezionale. Dietro la balaustra, al centro con abito chiaro, Vinka Kitarovic (nome di battaglia Vera). Sono individuati: sullagradinata seconda da sinistra, Ernestina Salieri (Diva) di Nonantola, accanto in ordine decrescente Lidia Valeriani (Aurora) di Modena,sull’ultimo gradino Mario Bisi di Soliera; in piedi: terzo da sinistra William Ghinosi di Modena, quarto Italo Scalambra di Ferrara,quinto Andrea Bentini di Bologna, sesto Ivo Casarini di Modena, ultimo a destra Tullio Lugli di Soliera; accasciati, primo a destraFranco Bertoni di Modena.

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Su “Repubblica Bologna”, a firma diValerio Varesi titolato “Suite e splen-dori del Baglioni l’intramontabile

Grand Hotel” (30 dicembre 2009, pag.VII) sono contenute talune inesattezzerelative all’azione partigiana della squadra“Temporale”della 7ª brigata GAP, tesa acolpire il comando di piazza tedesco ivistanziato. E' allora quanto mai utile, abeneficio dei lettori, precisare quantosegue.Un primo tentativo venne attuatopoco dopo la mezzanotte del 29 set-tembre 1944 mentre era in corso unafesta nel salone principale, previosopralluogo di due partigiani (LorenzoUgolini “Naldi” e Claudio De Fenu“Gravello”) in divisa dell’esercitofascista. Successivamente un gruppo disei (Dante Drusiani “Tempesta”,Evaristo Ferretti “Remor”, NazzarenoGentilucci “Nerone”, Giorgio Gio-vagnoni “Crisso”, Achille Paganelli

“Celere”, Vincenzo Toffano “Terremo-to”), dopo aver eliminato due militi diguardia all’ingresso, salito lo scalone,portarono al piano sopraelevato unacassa da 90 kg di esplosivo, una bombaa tempo e una tanica di benzina, iltutto trasportato con un camioncinotipo facchinaggio. La sparatoria conco-mitante con l’innesco del dispositivo(che non funzionò) provocò la morte didue militi della GNR fascista, delmaresciallo dei paracadutisti ChristianKnorr (che aveva partecipato alla libe-razione di Mussolini, prigioniero nel-l’albergo abruzzese del Gran Sassod’Italia), di un suo commilitone, diuna nobildonna bolognese, nonché ilferimento di altre 17 persone. Feritoanche un partigiano per la reazione diun tedesco. Se ne ha notizia in un rap-porto del prefetto a Mussolini. A suavolta in cronaca il Resto del Carlinoriferì di un comunicato della SD

(Sicherheitsdienst, il servizio di sicu-rezza tedesco) che dieci incolpevoliostaggi civili tratti dal carcere di SanGiovanni in Monte erano stati fucilatiper rappresaglia. L’azione non ebbel’esito previsto a causa di un difettonel dispositivo di accensione. L’attentato fu ripetuto tre settimanedopo, il 18 ottobre, ad opera diDrusiani, Ferretti, Gentilucci,Toffano, Dante Palchetti “Lampo”,Golfiero Magli “Maio”. Nel buio del-l’oscuramento furono collocate duecasse ancora contenenti quasi un quin-tale di tritolo accanto a due pilastrisotto il portico di via Indipendenzaprospiciente il portone d'ingressoall'albergo e fronteggiante la cattedra-le di San Pietro: lo scoppio provocò ilcrollo di una consistente porzione delpalazzo. Erronea la citazione nel sud-detto articolo del coinvolgimentodella Palazzina Majani, la quale, inve-ce, essendo ubicata nel lato sud delBaglioni, laddove finisce il portico,non ebbe alcun danno. Così come èinesatto che all’azione parteciparonosolo due gappisti. Nemmeno una rigadi notizia apparve stavolta sul quoti-diano della città. La parte sinistratavenne ricostruita nel dopoguerra.

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Il prestigioso hotel di via Indipendenza violato in due successive riprese

Baglioni: gappisti all'attaccodel comando piazza tedescoUna prima azione il 29 settembre 1944 che troncò la festa danzante.Per rappresaglia vennero fucilati dieci ostaggi civili. Due settimanedopo la nuova azione distruttiva, passata stavolta sotto silenzio

Veduta parziale della conseguenza dell’attentato.

La palazzina Majani sul lato sud delBaglioni, realizzata nel 1908 su disegnodell’architetto Augusto Sezanne, del tuttoindenne dall’esplosione. Al piano terreno eraattivo il negozio della cioccolata; al pianosuperiore il caffè con terrazza frequentatodalla élite petroniana.

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essere presenti, può contribuire ad evi-tare l'isolamento degli immigrati eduna pericolosa divisione tra stranieri enon.

Molti gli immigrati che lavorano pre-cariamente in varie zone d'Italia,secondo una sorta di mappa “agricola”del nostro Paese. Esiste infatti la zonadella raccolta dei pomodori, quelladegli agrumi, degli ortaggi ecc. matutte hanno in comune lo sfruttamen-to sistematico di lavoratori stranieriche guadagnano mediamente 15 euroal giorno senza sicurezza alcuna, innero ed in condizioni di vita moltoprecarie. A tacere degli immigrati chelavorano negli allevamenti zootecnici,sia in Emilia che nel Nord-Est dell'ol-tre Po, nonché di quelli che si addossa-no lavori pesanti nelle fonderie e nellefabbriche del pellame.Occorre evitare che altre Rosarno pos-sano verificarsi. Soprattutto necessitafare i conti con un certo razzismo chepervade il nostro Paese, “perché trop-po spesso gli italiani dimenticanocome sono stati trattati loro all'iniziodel novecento quando emigravamo inAmerica alla ricerca di fortuna” haricordato don Arrigo Chieregatti cheha ospitato nella sua canonica uno deidue operai stranieri morti nello scop-pio della Marconigomme.

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Il 18 gennaio scorso, su iniziativa deisindacali CISL, UIL e CGIL, presenti ilsindaco Delbono e la presidente della

Provincia Draghetti, si è svolta il PiazzaNettuno una significativa manifestazione“presidio” contro il razzismo e lo sfrutta-mento dei lavoratori extracomunitari e dicolore alla quale ha aderito l'ANPI diBologna.Sotto le Due Torri non c'è la situazio-ne che è esplosa con violenza recente-mente in Calabria a Rosarno, tuttaviacon l'incalzare della crisi – come haribadito il segretario della CGILCesare Melloni – accresce la diffiden-za di una parte dei cittadini italianiche finisce con la rabbia dei migrantiper le discriminazioni odiose di cuisono soggetti. A sua volta il leaderdella CISL Alessandro Alberani haprecisato che anche a Bologna è diffu-so il “caporalato”. Se va sottolineato che Rosarno non èrazzista, è pur vero che la “ndranghe-ta” servendosi del caporalato esercita ilcontrollo del territorio dove si estendee si afferma l'illegalità ed il lavoronero.La presenza del lavoro degli immigra-ti a Bologna pertanto è da considerarenel modo più attento e responsabileavendo presente che i lavoratori stra-nieri presenti sono circa 44 mila, ovve-ro l'11,5 % del totale (circa 90 mila inprovincia) con un incremento del 14%rispetto al 2008. Lavorano prevalente-mente nel settore edilizio come mura-tori e gruisti, Sei mila sono le badanti.È previsto per il prossimo 1° marzouna giornata di sciopero dei lavoratoriimmigrati.Questo non è soltanto un problema deisindacati ed anche l'ANPI, nei modi enelle forme con le quali è possibile

Noi e i migranti: la manifestazione antirazzista

Anche a Bologna il “caporalato”L’incontro popolare in Piazza Nettuno promosso dalle organizzazioni

sindacali e sociali, con la partecipazione dell’ANPI Provinciale

Ezio Antonioni

New York , 1910 circa. Donne e uomini italiani con i rispettivi figli ad Ellis Island, il“varco” nel quale venivano selezionati gli emigranti.

New Orleans, 1890. Episodio di linciaggioad opera di “tutori dell’ordine costituito”armati di fucili e bastoni nei confronti diemigrati italiani.

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Il Museo della Resistenza di Bolognainaugurato nel suo allestimento attua-le e definitivo nel novembre 2006, sta

registrando un notevole sviluppo dell’atti-vità.Una efficace prima azione organizzati-va avviata è stata preceduta da unaricognizione sulle urgenze, con verifi-ca di alcuni indicatori di flusso e atti-vazione di incentivi relativi al miglio-ramento della fruizione del servizio daparte dei visitatori.La strategia di promozione è statariprogettata, partendo da un’analisi eun monitoraggio del chi, da dove,come e quando; una prima direttricepercorsa è stata quella di avviare atti-vità culturali collaterali (spettacoli tea-trali, eventi cittadini, ecc.) ed analizza-re il pubblico (e il non pubblico) cheaveva fruito del Museo: dai dati si èvista una vocazione regionale ed inter-nazionale dei visitatori, e sono quindipartite diverse azioni, fra le quali lacreazione ex-novo di un elenco di indi-rizzi di posta elettronica, l’introduzio-ne fra le offerte al pubblico dellamediazione culturale museale e l’idea-zione di adeguati percorsi.Anche il sito internet è stato rivisto inalcune parti grafiche ed è stata conso-lidata la sua rispondenza ai criteri difruibilità previsti dalla legge; sonostate completate le pagine vuote, arric-chite ed aggiornate quelle già presen-ti, inserendo una pagina dinamicarelativa agli eventi in corso, si sonoaggiunte due pagine di presentazione,in inglese e francese. Sono state poiinviati messaggi di posta elettronica di

offerta di collaborazione ai Musei diStoria contemporanea nel mondo e adAssociazioni dell’Unione Europea pre-poste allo sviluppo della memoria col-lettiva. Queste azioni hanno portato adun considerevole aumento dei visitato-ri stranieri, compresi alunni di istitutisuperiori europei (Pamplona/Spagna,Norwick /Gran Bretagna, Saint-Paul eTolone/Francia, e diverse città della

Danimarca) e a collaborazioni con stu-denti e docenti di diverse Università.In questi giorni si è avviato un interes-sante progetto con una dottoranda diricerca in storia all’Università diBritish Columbia Vancouver (Canada)che scriverà la sua tesi sulla rappresen-tazione della seconda guerra mondialee dell’Olocausto nei Musei di storiacontemporanea in Italia, Austria eUngheria.Nel sito web è stata inserita la possibi-lità di una newletter, la comunicazioneelettronica, che viene ora inviata concadenza almeno quindicinale e semprein occasione di un evento, una paginadinamica sulle attività proposte dalMuseo e/o dall’Istituto storico Parri.Il Museo ha una pagina come gruppoFacebook pubblico.Dopo un lusinghiero aumento dellepresenze nel 2008, nel 2009 si registra

un aumento assolutamente superiorealle aspettative: dai 3325 visitatori del2008 si è passato ai 6490 del 2009, (su271 giorni di apertura) con una pre-senza di 2287 studenti, 43 plessi sco-lastici, 109 classi (20 elementari, 28medie inferiori, 61 medie superiori) dicui 74 provenienti da Bologna, 19dalla Provincia e 16 da altre regioni estati europei. Gli insegnanti sono stati192.Per quanto riguarda gruppi di adulti,ci sono state 17 visite guidate e 20visite con attività educativa, per untotale di 1081 presenze. I visitatori si concentrano nei periodiin cui la Resistenza entra nell’agendacelebrativa (anniversario dellaLiberazione, 8 Settembre 1943, ecc.),mantenendo standard medio/alti neglialtri mesi, vi è un’ottima percentualedi stranieri che consente di allinearsialle migliori performance, ovvero gliottimi risultati, degli altri musei. Sono state 19 gli eventi culturali acui il Museo ha preso parte, quasitutti sono momenti di promozioneche hanno visto il coinvolgimento didiverse realtà cittadine (“Attraverso iMusei”, R-esistenze, Settimana dellaCultura MIBAC, Notte bianca diSant’Isaia, Città dello Zecchino,ecc.), senza nessuna spesa al di fuoridell’impiego del personale distaccatoal museo e del personale di guardia-nia.Riprogettata inoltre l’attività educa-tiva per le scuole, con cui si è volutomettere al centro il museo, sia comeerogatore delle materie di sviluppodidattico, che come sede dei labora-tori. Una concezione moderna del museoè intrinsecamente filosofia dellacomunicazione, del passaggio diinformazioni, della trasmissione deicontenuti da una fonte emittente aduna ricevente-destinatario; il museoè comunicazione perché è il luogodella mediazione culturale tra i beniesposti e l’utenza. La comunicazione museale è didatticase viene orientata al raggiungimentodi scopi predeterminati, se utilizza

Positivo bilancio di attività dell’istituzione culturale

Dall’Italia e dall’esteroal Museo della Resistenza

Raddoppiata nell’arco di poco più di un anno la frequentazione di scuole, gruppi, studiosi. L’importanza della comunicazione didattica

Patrizia Cuzzani*

Museo della Resistenza di BolognaVia Sant’Isaia, 20, tel. 051. 3397250cell. 335.5860516.Sito internetwww.museodellaresistenzadibologna.it

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strumenti idonei all’ottimizzazionedel processo di apprendimento, ossiamezzi che stimolino le diverse poten-zialità cognitive dei fruitori e facilitinol’accesso all’informazione. Una fruizione didatticamente finaliz-zata, si differenzia da quella genericaperché non si limita alla semplice dif-fusione di notizie e informazioni, maorganizza il sapere in un sistema ordi-nato di elementi. La comunicazione didattica in talecontesto non può essere identificatacon quella divulgativa tradizionale népuò coincidere con un metodo comu-nicativo specialistico e scolastico. Ilservizio educativo del museo contem-poraneo, se vuole sfuggire alla subal-ternità del modello della comunicazio-ne di massa, aspirando a produrreapprendimento che resti nel repertorioculturale dei fruitori, deve essere ingrado di stabilire percorsi, di proporretracce di attività, di indurre lettureche abbiano una corrispondenza contendenze, con interessi, con linee distudio, con percorsi intellettuali che ilfruitore del museo viene compiendo(sia esso studente, insegnante, visitato-re). Solo a questa condizione si puòpensare che l’esperienza musealediventi desiderabile e non si risolva inevento occasionale; la verifica positivadella qualità dell’esperienza effettuatasi ottiene se nasce la necessità di ritor-nare, di ripercorrere, di rivedere, nonsolo di vedere, quanto il museo offre.Un’esperienza museale deve rispettarealcune funzioni proprie: incentividegli stati affettivi legati all’apprendi-mento, comunicazione del messaggiodi istruzione, consolidamento di com-petenze acquisite (inscindibilmentelegate al curricolo nel caso di incontriscolastici), diversificazione del messag-gio a seconda delle esigenze individua-li, controllo del processo e del prodot-to dell’offerta didattica.Per il 2010 si conferma il progettoeducativo del 2009, sommariamentedescritto in questo stesso articolo.

*Responsabile Museo della Resistenza

Di indubbio interesse didattico ilMuseo-Memoriale della Libertàrealizzato da Edo Ansaloni nel

centro direzionale dell’azienda floro-vivai-stica di via G. Dozza 24, a tergo dei cimi-teri militari polacco e inglese. Il progettostorico-scientifico è dell’Istituto dei BeniCulturali della Regione Emilia-Romagna.Quale materiale di apprendimento,studio e documentazione vi si trovanomostre fotografiche dotate di esaurien-ti didascalie: una fornita dall’ANPIprovinciale che descrive i tratti dellaResistenza a Bologna e provincia,comprendente anche le immagini dipartigiani e staffette; una seconda(ANED) tratta della deportazione neilager tedeschi, dai quali, finita la guer-ra, numerosi bolognesi di città e deicomuni non sono più tornati.Una sezione di grande impatto emo-zionale rappresenta, col supporto diluci e rumori, la ricostruzione di aspet-ti della lotta partigiana e della vitapericolosa dei contadini (le cui caseerano basi delle squadre e fonte di sus-

sistenza) durante i venti mesi del ter-rore nazi-fascista: i trasferimenti diuomini per destinarli al lavoro coattonelle fortificazioni tedesche ideato dal-l’ing. Fritz Todt; le ore e le giornatedei cittadini nei rifugi nella attesa edurante i bombardamenti aerei; la bat-taglia di Porta Lame il 7 novembre1944 vittoriosamente combattuta da300 partigiani contro ingenti forzetedesche e repubblichine, nelle alternefasi; un aspetto del fronte sul-l’Appennino tosco-emiliano, imper-niato sulla scalata a Monte Belvedere,nell’Alto Reno, ad opera di repartidella Decima Divisione di montagnaamericana.Nei capannoni e all’aperto vi sono vei-coli e armi di ogni nazionalità, ivicompreso un vagone bestiame ferro-viario simile a quelli usati per ledeportazioni.

Museo – Memoriale della Libertà

Foto, luci, rumori: nel ’43-‘45Carrellate di interesse didattico nelle mostre sulla Resistenza

dell’ANPI e dell’ANED sulla deportazione. Aspetti salienti dell’occupazione e del terrorismo nazifascista.

Tra i cimeli storici del parco veicoli del Museo-Memoriale della Libertà il vagone merci(1906) con locomotiva a vapore (1910) usati per la deportazione di “rastrellati” nei lagertedeschi. Sui pennoni le bandiere d’Europa, polacca e britannica.

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RESISTENZAOrgano dell’A.N.P.I. Provinciale di BolognaVia della Zecca n. 2 - 40121 BolognaTel. 051.231736 - Fax [email protected]

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della Svizzera, quindi decise di inoltra-re le domande per incarichi annualinelle scuole elementari. Aveva giàfatto il maestro con esiti disastrosi,prima a Gualtieri (RE) e poi a

Tolmezzo (UD), dove fu sanzionatopesantemente dai dirigenti scolastici edove combinò pesanti guai con donnedel luogo, maritate o nubili che fosse-ro. Finalmente, col sostegno dellarivoluzionaria di origine russa An-gelica Balabanoff, raggiunse l’obietti-vo che lungamente si era prefissato,estromettere dal PSI i riformisti. Ciriuscì al congresso di Reggio Emiliadel 7-10 Luglio 1912 , in cui ottenneanche, per la fine dell’anno, la direzio-ne dell’Avanti!. La domanda per la scuola diCrespellano è del 29 luglio 1912.Sindaco del paese è il socialistaAugusto Ferrari, eletto nel 1907, ma illeader riconosciuto e carismatico delsocialismo nel Comune e nel compren-sorio è il dr. Michele Ferro, farmacistae farmacologo di buona fama, riformi-sta turatiano, che conosce Mussolini enon lo ama, ma forse lo teme politica-mente.Per esaminare le domande dei maestrie decidere chi assumere, il Sindaco

Ferrari convoca un Consiglio Co-munale straordinario per il 7 diSettembre del 1912 . A questo puntosi possono fare soltanto delle congettu-re, anche se basate sui documenti del-l’archivio comunale di Crespellano cheho rinvenuto nel 1998, facendo altrericerche. Michele Ferro è componentedella commissione ma “si ammala” enon si presenta!..Perché ?..Per il farmacista socialista di Crespel-lano, votare contro l’astro nascente delsuo partito e futuro direttore dell’Avanti!, risulta estremamente diffici-le e pertanto non va alla seduta. Ogginon possiamo sapere se i precedentinegativi di insegnante del ventinoven-ne maestro forlivese fossero noti aiconsiglieri comunali crespellanesi,sappiamo invece che la votazione sancìla vittoria del maestro VittorioMartelli che prevalse su Mussolini persoli due voti.Benito Mussolini diresse il giornalesocialista fino al 1914, quando fuespulso dal partito per un articolo difondo a favore dell'interventodell'Italia nella prima guerra mondia-le (24 maggio 1915 – 4 novembre1918), in contrasto con la linea pacifi-sta e neutralista del PSI.

* Curatore del Memoriale di Sabbiuno.

Nei primi del 1912, BenitoMussolini, il futuro Duce delfascismo, non se la passava certa-

mente molto bene.Con la allora sua compagna RacheleGuidi (lei 19 anni, lui 29) e la figliaprimogenita Edda, nata nel 1910 eregistrata all’anagrafe col cognomedella madre, abitava a Forlì, in PiazzaXX Settembre. Si trattava di una siste-mazione migliore della precedente,quella di via Merenda,1, che era fattadi una sola stanza, con quattro mobilie nel mezzo, un leggio con spartito perviolino, che il giovane Benito amavastrimpellare in maniera accettabile;sempre una abitazione modestissima,certamente povera, a tal punto che lacoppia chiamava Edda (da HeddaGabler di Ibsen), “la figlia della mise-ria”. A quel tempo Mussolini erasocialista ultra massimalista, ateo,anticlericale, autore di plateali e reto-riche sfide a Dio, chiamato a dimo-strargli la sua esistenza folgorandoloentro un minuto. Al congresso del PSIdi Milano del 1910 non ebbe certa-mente successo e dovette interromperela sua oratoria ringhiosa e scattanteper le risate del pubblico.Bersaglio delle sue invettive i riformi-sti, accusati di tiepidezza, inerzia eprobabile complicità col governo perla guerra di Tripoli, contro la qualemanifestò con uno sciopero generale,assieme ai repubblicani di PietroNenni, che paralizzò il forlivese e pro-curò ad ambedue il carcere per cinquemesi. La povera Rachele, rimasta senzarisorse (aveva in tutto dodici lire) siarrabattava con l’aiuto dei compagnidi partito e portava al marito ed anchea Nenni, abbandonato da tutti, qual-che dolce e della frutta. Ricordandoquei tempi Rachele diceva che si man-giava raramente la carne e spesso eracostretta a piegarsi a raccogliere cicorianei campi. Uscito di prigioneMussolini ottenne la corrispondenzadell’Avanti! di Forlì, ma il compensoera magro e allora pensò seriamente dimettere a profitto i suoi titoli di stu-dio. Era un maestro ed aveva ottenutol’abilitazione per l’insegnamento delfrancese, che aveva parlato negli anni

Mussolini per due votimaestro elementare

respinto a CrespellanoPietro Ospitali*

Mussolini giovane socialista

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