Resistenza n. 1 anno 2011

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Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno VII - Numero 1 - Gennaio 2011 > segue a pag. 2 > segue a pag. 2 POSTE ITALIANE Spa - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) ART. 1 comma 2 aut. N. 080016 del 10/03/2008 - DCB - BO L’intervista La nostra forza in difesa della Costituzione Repubblicana Luca Sancini S i chiude un anno difficile, il 2010, tra fibrillazioni politi- che e sempre meno risorse per le associazioni. Come sta l'ANPI? Ne parliamo con il Presidente William Michelini. Il riscontro che arriva dalla parteci- pazione dei cittadini agli appunta- menti è stato ottimo. Sia il 21 aprile sia il 25 aprile, in piazza c'erano migliaia di persone a testimoniare quanto sia integro e vivo il legame tra la gente con la Resistenza. Così è stato per le visite ai campi di concen- tramento, i ricordi ai cippi dei cadu- Nuovi protagonisti ai congressi: la voce giovane, speranza, fiducia Federica Trenti* P artecipando ad un congresso dell'ANPI mi viene da pensare con dolore che non è questa l'Italia per la quale si è combattuta una guerra di Liberazione; non per questa società così corrotta e involuta, così incapace di futuro, è stato pagato il prezzo di combattere una dittatura, di respingere l'occupazione tede- sca nel quadro di una terribile guerra. Recentemente ho letto questa frase tratta da un libro di testo delle scuole tedesche: I giovani non sono responsabili per quello che è accaduto nel passato. Ma sono responsabi- li per quello che ne verrà fatto nel corso della storia. Penso sia una frase meravi- gliosa, una frase severa, che richiama alla responsabilità e che dice: quanto è accaduto, ti riguarda. Ti interessa. Oggi come allora, anche se in un con- testo diverso, mi sa che è tornato il 12 Dicembre 2010. Due giovani della sezione ANPI di Casalecchio di Reno partecipano all’anniversario dell’Eccidio di Sabbiuno di Paderno. (Foto di Gianni Pagani) Auguri per un 2011 decisamente migliore L’ANPI provinciale di Bologna e Resistenza augurano agli iscritti con le rispettive famiglie, a tutti i sinceri democratici un cordiale augurio di un 2011 decisamente migliore. L’auspicio è stato al centro di un ami- chevole incontro nella sede bolognese dell’associazione partigiani e antifasci- sti in via San Felice 25, cui hanno par- tecipato rappresentanze delle istituzio- ni pubbliche, di partiti, sindacali, delle Forze Armate. A conclusione dei con- gressi delle sezioni ANPI di città e pro- vincia si svolgerà, il 12 e 13 febbraio prossimo al Circolo Benassi di viale Sergio Cavina - quartiere Savena (non gen- naio come erroneamente ap- parso in precedenza), l'assise provinciale dell'Associazione. Sono 170 i delegati, dei quali una significativa quota appar- tenente alle giovani generazioni. Invitate autorità civili e militari, forze politiche dell'area antifascista, sindacati, dell'associazionismo. Relazione introdutti- va sul tema "La nuova stagione dell'ANPI" di William Michelini, cui seguirà il dibatti- to, al termine del quale si vota per il rinnovo delle cariche e del documento con- clusivo dei lavori. Il 12 e 13 febbraio a Bologna Congresso provinciale ANPI La tessera ANPI 2011

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La rivista dell'ANPI provinciale di Bologna

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Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno VII - Numero 1 - Gennaio 2011

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L’intervista

La nostra forza in difesa della Costituzione Repubblicana

Luca Sancini

Si chiude un anno difficile, il2010, tra fibrillazioni politi-che e sempre meno risorse

per le associazioni. Come stal'ANPI? Ne parliamo con ilPresidente William Michelini.Il riscontro che arriva dalla parteci-pazione dei cittadini agli appunta-menti è stato ottimo. Sia il 21 aprilesia il 25 aprile, in piazza c'eranomigliaia di persone a testimoniarequanto sia integro e vivo il legametra la gente con la Resistenza. Così èstato per le visite ai campi di concen-tramento, i ricordi ai cippi dei cadu-

Nuovi protagonisti ai congressi:la voce giovane, speranza, fiducia

Federica Trenti*

Partecipando ad un congressodell'ANPI mi viene da pensare condolore che non è questa l'Italia per

la quale si è combattuta una guerra diLiberazione; non per questa società cosìcorrotta e involuta, così incapace di futuro,è stato pagato il prezzo di combattere unadittatura, di respingere l'occupazione tede-sca nel quadro di una terribile guerra.Recentemente ho letto questa frase trattada un libro di testo delle scuole tedesche: Igiovani non sono responsabili per quello cheè accaduto nel passato. Ma sono responsabi-li per quello che ne verrà fatto nel corsodella storia. Penso sia una frase meravi-gliosa, una frase severa, che richiamaalla responsabilità e che dice: quanto èaccaduto, ti riguarda. Ti interessa. Oggi come allora, anche se in un con-testo diverso, mi sa che è tornato il

12 Dicembre 2010. Due giovani dellasezione ANPI di Casalecchio di Renopartecipano all’anniversario dell’Eccidiodi Sabbiuno di Paderno. (Foto di Gianni Pagani)

Auguri per un 2011 decisamente migliore

L’ANPI provinciale di Bologna eResistenza augurano agli iscritti con lerispettive famiglie, a tutti i sinceridemocratici un cordiale augurio di un2011 decisamente migliore.L’auspicio è stato al centro di un ami-chevole incontro nella sede bolognesedell’associazione partigiani e antifasci-sti in via San Felice 25, cui hanno par-tecipato rappresentanze delle istituzio-ni pubbliche, di partiti, sindacali,delle Forze Armate.

Aconclusione dei con-gressi delle sezioniANPI di città e pro-

vincia si svolgerà, il 12 e 13febbraio prossimo al CircoloBenassi di viale Sergio Cavina- quartiere Savena (non gen-naio come erroneamente ap-parso in precedenza), l'assiseprovinciale dell'Associazione.Sono 170 i delegati, dei qualiuna significativa quota appar-

tenente alle giovani generazioni.Invitate autorità civili e militari,forze politiche dell'area antifascista,sindacati, dell'associazionismo.

Relazione introdutti-va sul tema "La nuovastagione dell'ANPI"di William Michelini,cui seguirà il dibatti-to, al termine delquale si vota per ilrinnovo delle cariche edel documento con-clusivo dei lavori.

Il 12 e 13 febbraio a Bologna

Congresso provinciale ANPI

La tessera ANPI 2011

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ventivi, non si sentiva dai tempi delFascismo in Italia. Che ne pensa ? Fare gli arresti preventivi è un'opera-zione prettamente fascista, non avreialtri aggettivi da trovare. Succedeva aitempi del regime: quando BenitoMussolini veniva a Bologna, a centina-ia gli antifascisti schedati venivanopreventivamente rinchiusi in carcerenei giorni immediatamente preceden-ti. Ho sentito dare degli assassini aimanifestanti. Ci sono tracce di fasci-smo nelle teste di alcuni ministri.

Parliamo di numeri. Come staandando il tesseramento e il dibat-tito ?Stando ai dati riferiti a fine novembredell’anno appena concluso, gli aderen-

ti, i convegni. E anche per le cerimo-nie degli eccidi, ad esempio aCasalecchio e Sabbiuno. C'è un senti-mento molto forte e ancora diffuso mava coltivato anche nelle nuove genera-zioni. Che restano sempre tra gli interlo-cutori privilegiati delle vostre ini-ziative. Infatti come ogni anno sono prosegui-ti le visite e i concorsi nelle scuole pri-marie e superiori che si basano su lavo-ri di ricerca fatti dai ragazzi che ognianno devono sviluppare un tema riferi-to a più ampi aspetti della memoriaresistenziale. Toccando ambiti anchecome la ricostruzione del dopoguerra:così con il raccogliere ricordi e infor-mazioni tra i nonni e i genitori si svi-luppano momenti anche di storia loca-le. Questo succede soprattutto neiComuni della provincia dove tra l'al-tro la Resistenza bolognese fu protago-nista di episodi e azioni memorabili. Dicembre è stato il mese della rab-bia degli studenti. In tanti anche aBologna sono scesi in piazza. Gli studenti hanno mille ragioni perprotestare ma devono stare attenti alleprovocazioni. Devono capire che i sac-cheggi o le violenze allontanano i cit-tadini da una protesta che invece ègiusta. Mi piace sempre ricordare chea noi, ai tempi della clandestinità, ciera ordinato di fare le scritte contro laguerra e il fascismo sull'asfalto ed evi-tare così di sporcare i muri delle caseper non fare arrabbiare la gente. Sonocose che vanno tenute in conto: biso-gna allargare il fronte della protesta,non rinchiudersi e isolarsi con atti noncondivisi dagli altri. Avere forza maanche intelligenza. La manifestazionedel 22 dicembre a Roma è andatameglio, ora ci sarà da continuare marestando su quella linea di condotta. Intanto sono arrivate proposte edichiarazioni dalla Destra che inve-ce alimentano un clima di scontro.Si è tornati a parlare di arresti pre-

Intervista: nostra forza

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ti sono complessivamente oltre 6200.Decisamente interessanti sono i datidei nuovi iscritti. abbiamo portatonella nostra organizzazione 1.019 anti-fascisti, di cui 547 uomini e 472donne. Ottantanove sono ragazzi dai18 a ai 25 anni e 266 le altre personesotto i 40 anni. Vengono da tutti glistrati sociali della società, dall'artigia-no all'imprenditore, dallo studenteall'operaio, dal medico all'insegnante.Sono forze giovani e capaci e penso chead esempio tra loro, magari tra chi hauna certa esperienza di direzione ecoordinamento all'interno della suaprofessione, possa rappresentare abreve il nerbo della nuova dirigenzadell'ANPI. Il nostro futuro è tutto dadiscutere anche per via di una sempremaggiore debolezza finanziaria dovutaalle mancate risorse che ci spettano daparte delle istituzioni pubbliche, prin-cipalmente dal governo; parliamo diun 75% in meno. C'è un tentativo diaffossare così associazioni comel'ANPI. Noi sentiamo molta fiduciain chi si iscrive all'ANPI, ma nonsiamo l'ombelico del mondo, sono ipartiti che devono fare le scelte politi-che. Si apre il 2011 e per Bologna saràun ritorno alla normalità con le ele-zioni del sindaco. Come affronte-rete questa fase ?Innanzitutto vorremmo sottolineare lacorrettezza di rapporti tra noi e il com-missario straordinario in ComuneAnna Maria Cancellieri, un buon rap-porto che ci ha consentito anche diveder accettato completamente tuttoil nostro programma di celebrazioniper il 2011. Sulle primarie del centro-sinistra come ANPI non prenderemoposizione a favore di nessun candidato,ma siamo pronti a discutere i rispetti-vi programmi qualora essi volesseropresentarcelo. Non abbiamo intenzio-ne invece di confrontarci con il PDL diBerlusconi. Ma ai candidati prima e al prossimosindaco poi, cosa chiederà l'ANPI ?Di essere più vicino ai problemi veridella città. Credo che certe condizioni

Salviamol’UnitàNazionale

L’unità dell’Italia riconquistatadalla Resistenza vittoriosa controil fascismo ed il nazismo è un bene

irrinunciabile per il presente ed il futuro delPaese. L’ANPI è in campo contro il secessio-nismo leghista ammantato di federali-smo e contro politiche governative adesso corrive e, al tempo stesso, esaspera-tamente centraliste e taglieggiatrici deipoteri locali e regionali e delle lororisorse finanziarie necessarie per lepolitiche sociali. L’ANPI ribadisce la necessità impre-scindibile del rispetto e dell’attuazionedel dettato costituzionale in materiadi autonomie locali e si batte affinché,in coerenza, si attui il federalismofiscale e, con la riforma delParlamento, si riduca il numero deiparlamentari e si preveda l’istituzionedi una Camera in cui siano rappresen-tati i poteri locali. (dal Documento politico-pro-grammatico per il 15° CongressoNazionale dell’ANPI)

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momento di farci e di porre la doman-da nella cui risposta si compirono tantidestini: da che parte vuoi stare? Noi,oggi, la mia generazione, quelle piùgrandi e le più giovani, non dobbiamodimenticare ciò che è stato. Grazieall'ANPI che continua a lavorare, adesserci rappresentando gli insegna-menti degli antifascisti.Grazie per queste nostre tessere e peraverci scritto sopra antifascista, ce nericordiamo nei momenti di sconfortoche purtroppo non mancano in questitempi, il nostro panorama non brilla.Un altro tipo di prepotenza ci invade,un'oppressione diversa, assurda quantopersistente. Sessantacinque anni fa ipartigiani desideravano un Paese eduna vita degna di essere vissuta, unPaese all'altezza dei loro sogni e peresso lottarono, pur nella totale incer-tezza di poter vivere dentro quelsogno. Ma ebbero delle speranze, unfuturo di là dalla guerra, da scoprire efiducia in esso, di là dalle bombe.Ecco, io vorrei che le parole sogno,speranza, fiducia, fossero ricchezzaanche degli sguardi del mio tempo.Vorrei, ma qualcosa si è rotto. Miononno diceva che la vita è una ruotache gira, beh, quella ruota non gira piùbene, stride da far paura. Il livello esecrabile – al quale, per

diversi aspetti, è venuta ad abituarecerta politica negli ultimi venti anni -culmina in assuefazione cui è urgenteopporre, con gli strumenti dellaCostituzione, la capacità di contrastarele innumerevoli offese e di impedirel'indebolimento dei punti fermi dellademocrazia. Vogliono indurci a pensa-re che i valori, le regole, la legge sianocose fuori tempo. Se questo è il climapercepito nel Paese, significa che iltempo di lottare è già stamattina. Non è anacronistico parlare di antifa-

scismo, non è fuori tempo parlare diLiberazione. Anacronistici e fuoritempo sono l'ignoranza, per esempiola secessione è anacronistica. Una ban-

diera incendiata non è solo anacroni-stica, ma è un gesto fuori dal mondo elontano da ogni grazia. La mafia èanacronistica così come la presidenzadel Consiglio dei Ministri retta da unapersona che offende ripetutamente leistituzioni. Una scuola che non da agliuomini e alle donne del domani lestesse possibilità è anacronistica. Lo so, dovrei scrivere che tutto questo"dovrebbe" essere anacronistico. Ma ilcondizionale, ora come ora, mi sa dirassegnazione, di ineluttabilità, ditempo ancora a disposizione nell'attesache cambino le cose. Ed io credo che ditempo per aspettare non ce ne possia-mo permettere più.

storiche siano irripetibili. Noi vivem-mo un periodo dove fu altissima lapartecipazione popolare a ricostruireuna città distrutta. Nacque così quelsenso di coinvolgimento alla crescitadella città, a contribuire ad unamigliore qualità della vita: penso alletante Case del Popolo costruite dailavoratori nel loro tempo libero. Oggisentiamo una sorta di menefreghismodiffuso, una meno clamorosa, o addi-rittura una mancata partecipazionepopolare alla vita della città. La nostrasperanza allora è che la nuovaAmministrazione sappia dare unaspinta soprattutto in questo senso:riprendere un contatto vero con i pro-blemi dei cittadini: dal traffico, allacasa, alle nuove povertà, all’occupazio-ne con particolare riferimento ai gio-vani, all’incoraggiamento allo svilup-po di imprenditoria avanzata, e saperpoi così coinvolgere maggiormentetutti.

La voce giovane> segue da pag. 1

Giovani elavoro. Sicurezza sul lavoro

Èagli occhi di tutti lo svilimentoin atto del lavoro sempre piùprivato di diritti, la sua perdi-

ta di centralità e dignità. I più colpi-ti sono i giovani, condannati ad unprecariato tale da non permettere lorodi costruire un progetto di vita. Pernon parlare del fenomeno sempre piùdiffuso degli incidenti e dei morti neiluoghi di lavoro che denunciano unasituazione di grave inapplicazionedelle regole. Il lavoro diviene in questicasi una rischiosa avventura nel buio.Tutto ciò è in palese e profondo contra-sto con la Costituzione che tantaimportanza ha conferito al lavoro darenderlo fondamento della Repubblica.

(dal Documento politico-programmatico per il 15°

Congresso Nazionale dell’ANPI)Centofiori di CorticellaMemory Partytre spettacolicontrol’autoritarismo

Il prossimo 28 gennaio alle ore21.00 presso la Sala Centofiori divia Gorky 16 a Corticella, sarà

presentato il progetto teatrale MemoryParty, articolato in tre spettacoli cura-ti da Fulvio Ianneo, dedicato a GisiFleishmann, Ana Wiernik e RosarioParata, tre vite simbolo di una uma-nità che reagisce alle crudeltà impostedal potere autoritario e spietato.All’importante iniziativa culturale,organizzata in occasione dellaGiornata della Memoria, ha dato ilpatrocinio, tra gli altri, l’ANPI pro-vinciale ed il Comune di Bologna.

Per informazioni rivolgersi aiseguenti recapiti: Fulvio [email protected] tel. 331 5262544

*L’autrice è una giovane che ha partecipato al congresso dellasezione ANPI di Crespellano. Il testo è del suo intervento nel dibattito

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dodici sezioni e ne contiamo quarantain provincia. Gli anziani partigianiiscritti sono 1377 mentre i soci nonpartigiani li contiamo nel numero di4846 per un totale di 6223 associati.Fra i dirigenti dell’ANPI vi sonoormai tanti antifascisti delle nuovegenerazioni, quindi le prospettive dilasciare il testimone in buone mani cisono tutte. Molti di coloro che si iscri-vono alla nostra Associazione, trovanole motivazioni nell’adesione concretaai valori dell’antifascismo, contro unadestra presuntuosa e arrogante, porta-trice di autoritarismo e disfattismopopulista. Mi auguro che l'ANPI, soli-da organizzazione veramente democra-tica, con la lievitazione delle adesioni,possa migliorare le capacità di convin-cimento per arricchire le ragioni diuna storia che mai deve essere dimen-ticata. È necessario fare sì che il popo-lo italiano non dimentichi gli anni’20, ‘30 e ‘40 ed il “meraviglioso”documento elaborato e scritto nell’im-

L'ANPI ha aperto le proprie sedialla attiva partecipazione degliantifascisti, questo fa ben spera-

re e ci da fiducia sulla buona conti-nuità del nostro impegno affinché ilPaese possa superare questo negativomomento in cui si evidenzia una fortetendenza al potere autoritario e plebi-scitario, deleterio per ogni forma didemocrazia. Certamente stiamovivendo una nuova realtà associativaed i congressi sezionali, in via di svol-gimento, mostrano qualità di parteci-pazione e di interventi; questi ultimiin qualche occasione non privi di unadialettica piuttosto accesa che certa-mente avrà un adeguato riscontrochiarificatore al congresso provinciale.In altre parole Statuto alla mano, verràribadito che l'ANPI non intendecadere in polemiche partitiche riaffer-mando il suo ruolo di difensore dellademocrazia costituzionale.Nella nostra città siamo presenti con

mediato dopoguerra dall’insieme delleforze politiche che dettero vita edenergie alla Lotta di Liberazione, affin-ché le varie ragioni dei cittadini diquesto Paese confluissero in un unicoinsieme di regole, che si chiamaCostituzione. Teniamone particolar-mente conto in questo momento incui viene osteggiata da coloro chehanno una scarsa etica morale emescolano autoritarismo, lievitazionedi ingiustizie e privilegi e scarsa consi-derazione verso la povertà, l'amore, ladignità. Ribadisco che l'ANPI, cheebbe l'onore di essere con i suoi uomi-ni fra gli artefici della Costituzionerepubblicana, ne è il maggiore sosteni-tore ed è per tale motivo che ha apertole sue porte alle nuove generazioni.Lasciare il nostro testimone a loro,questo è il nostro desiderio, perchétutto non svanisca nell'oblio e nellamenzogna. È a voi giovani che ciappelliamo affinché il vostro futuro equello della Nazione sappia tenereconto della storia che noi partigianiabbiamo intensamente (e dolorosa-mente) vissuta.

*responsabile organizzazionedell’ANPI provinciale

La nuova stagione dell’ANPI

Noi anziani diciamo ai giovani...Ermenegildo Bugni*

La tessera ANPI 2011dell’avv. Berti Arnoaldi

Il presidente dell’ANPI provincialeLino (William) Michelini ha ricevutodall’avv. Francesco Berti Arnoaldi Veli

la seguente lettera.

“Caro Lino ancora vivo il nostro AldoAniasi, la FIAP decise di confermare lapiena possibilità, per i partigiani, diappartenere senza alcuna incompatibilitàalla FIAP e all’ANPI. Io aderii ancheall’ANPI, ma non mi pare di avere avutouna tessera di riconoscimento. Ho ricevuto ildocumento politico-programmatico per il15° congresso ANPI e ti prego di farmiavere dalla segreteria di Bologna la regola-re tessera per la quale ti do in quanto neces-sità i miei dati personali e di partigiano

della Brigata “Giustizia e Libertà” conanzianità dal giugno 1944. Inoltre desi-dero regolare i conti con il versamento dellatessera, dell’abbonamento a “PatriaIndipendente” e la quota per la sottoscrizio-ne nazionale per il 15° congresso naziona-le. Verserò intanto una integrazione volon-taria di euro 100.Sempre insieme. Ti abbraccio”

Risposta di William Michelini

Caro Francesco,leggo con grande piacere la lettera con laquale annunci di porre attenzione al docu-mento politico-programmatico per il 15°congresso dell’ANPI.Sono convinto che da tale interesse sorgeràun tuo utile contributo per la vita e l’atti-vità della nostra associazione. Altrettanta

soddisfazione ci procura la tua adesionealla nuova campagna di tesseramento2011 ed alla sottoscrizione nazionale,nonché per l’abbonamento a “PatriaIndipendente”. Per parte nostra, ti comuni-co che abbiamo già provveduto ad inserirtinell’indirizzario del nostro periodico pro-vinciale “Resistenza”. Sappiamo della tuapassione di uomo della Resistenza, che rive-sti con autorevolezza fin dai tempi dellaLotta di Liberazione e in seguito di diri-gente della FIAP - assieme all’indimenti-cato Aldo Aniasi - sempre all’insegnadell’unità delle forze democratiche e anti-fasciste.Nella certezza che saremo concordi nell’ini-ziativa per trasmettere alle nuove genera-zioni i valori che ci animarono in gioventù,ti saluto cordialmente e contraccambio l’ab-braccio.

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Questo si aspettano da noi i cittadini:essere sempre più presenti e attivi maciò ha anche un prezzo, che dobbiamoessere in grado di affrontare. Vediamocome stanno le cose.Il bilancio consuntivo 2010 reca cifrein rosso che evidenziano un deficitche consideriamo però molto positi-vo, perché prodotto da spese altamen-te produttive, sul piano dei contenutidella nostra presenza sul territorio,una presenza altamente significativasul presente assai problematico che lasocietà civile sta vivendo. Le sempre più numerose iniziativeche chiedono il nostro intervento,anche finanziario, che non possiamofar mancare sul piano provinciale,così come nonché il doveroso soste-gno all’opera della struttura naziona-le. Ciò a maggior ragione essendostati ridotti dal 2009 al 2010 i con-tributi statali a un quarto del valore,vale a dire da 160.000 Euro a quaran-tamila, per cui va sostenuto, dalleprovince più forti l’onere relativo allaorganizzazione del congresso naziona-le (Torino, 24-27 marzo 2011) concongrua sottoscrizione. In concreto come possiamo procedere,ai fini conseguenti del risultato che ciproponiamo? La strada da percorrere,considerata la premessa, è fondamen-talmente unica, nel rigoroso rispettodella nostra identità: da un lato l’im-pegno generoso di ogni iscritto, secon-do possibilità; dall’altro la ricerca inambito democratico di sponsorizzazio-ni oneste che non inquinino la nostraadamantina identità.La risposta sta quindi in noi stessi, aquanto molte sezioni dimostrano già

nel concreto del loro operare.Esaminando infatti la media pro-capi-te delle quote tessere, noi troviamosensibili differenze nelle stesse, chevanno dagli oltre 20 euro ai 6.Abbiamo potuto verificare che talidisuguaglianze non derivano dasostanziali capacità sul piano economi-co da zona a zona, quanto invece dallasottovalutazione del problema. Vaaltresì detto – per quanti non sanno –che Comune e Provincia di Bologna,nonostante i tagli inflitti ai rispettivibilanci, sostengono in gran partel’onere del costo delle manifestazioniattraverso il finanziamento delComitato provinciale della Resistenzae della Lotta di Liberazione e molticomuni della provincia, si comportanosimilmente. Un contributo a sostegno delle inizia-tive che organizzazioni democratiche,specie giovanili, e nostre sezioni piùattive, sviluppano lodevolmente mesedopo mese nel corso degli anni, pen-siamo debba venire da settori econo-mici e produttivi che il movimentodemocratico si è dato, costruendo evalorizzando capacità imprenditoriale.Su questa linea d’impostazione vaindirizzata l’attività futura che devevedere l’Associazione riconosciutacome un motore, non solo ideale, perla storia passata, ma elemento proposi-tivo per invertire l’attuale deriva densadi pericoli mortali per la democrazia.

Uno dei temi alla base delladiscussione in atto nei con-gressi di sezione e di quello

provinciale dell’ANPI è quello delfinanziamento delle nostre attività,che in carattere con la nuova imposta-zione organizzativa dell’Associazione,e rappresenta il filo conduttore dellarelazione finanziaria proposta all’esa-me e all’approvazione dei delegati.La necessità di più ampie capacitàeconomiche, derivano dal bisogno diessere in controtendenza nei confron-ti dell’andamento dell’economia ingenerale e delle misure restrittive,che senza senso logico, il governoimpone a settori fondamentali delvivere civile delle strutture periferi-che dello Stato: poteri locali; insegna-mento; ricerca e a quanto di vitaleserve al progresso. La stessa strutturanazionale dell’Associazione è postanelle condizioni di non poter svolge-re adeguatamente il proprio insosti-tuibile ruolo nella società. Vannoquindi rivisti e programmati sunuovi criteri due cardini della nostraamministrazione: il libero contributoper l’adesione; l’autofinanziamentoquale principio fondamentale dell’au-tonomia politica di cui siamo gelosicustodi. Tutto ciò è un derivato del-l’impegno nostro a salvaguardia dellaconquista basilare della Lotta diLiberazione: la libertà. Se la derivaautoritaria ha raggiunto limiti, oltreai quali si arriverebbe alla dittaturavera e propria, dall’altro il senso dif-fuso di questo pericolo, pone alla cit-tadinanza più attenta e vigile a vede-re nell’ANPI, un argine solido disicuro riferimento e affidamento.

Amministrare il bilancio dell’ANPI con criteri e strumenti al passo coi tempi

La crescente attività necessita di risorse

Un appello agli iscritti ed agli organismi del movimento democratico

Renato Romagnoli

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Granarolo Emilia, Imola, Marzabotto,Monterenzio, Ozzano Emilia, S. AgataBolognese, S. Giorgio di Piano, S.Giovanni in Persiceto, S. Pietro inCasale, Sasso Marconi, Zola PredosaTotale nuovi iscritti: 1025

SessoUomini: 548 Donne: 477

Età18-25 anni: 8926-40 anni: 26741-60 anni: 42961-75 anni: 19876-90 anni: 42

ProfessioneAgricoltore: 3Artigiano: 15Autista/Autotrasportatore/Ferroviere: 9Bibliotecario: 8

Sono oltre milleI nuovi iscritti ANPIcon il titolo di antifascisti

Le adesioni all’ANPI provinciale diBologna hanno conseguito notevolirisultati. Il 2010 si è concluso con i

dati che seguono.Sezioni di: Bologna Ufficio, BolognaBarca, Bologna Bologna Bolognina,Corticella, Bologna Porto, BolognaSan Donato, Bologna San Vitale,Bologna Saragozza, Bologna SaragozzaPratello, Bologna Savena, BolognaSPI-CGIL, Anzola Emilia, Baricella,Bazzano, Calderara di Reno,Casalecchio di Reno, Castello diSerravalle, Castel Maggiore, Castel S.Pietro Terme, Castenaso, Castiglionedei Pepoli, Crespellano, Galliera,

Casalinga: 11Commerciante: 8 Dirigente d’azienda: 25Disoccupato: 8Forze dell’Ordine: 1Giornalista: 17Impiegato: 258Imprenditore: 6 Infermiere/medico/farmacista: 21 Insegnante/educatore: 82Libero professionista: 137Magistrato: 1Operaio: 49Operatore culturale: 4 Pensionato: 240Precario: 3Ricercatore: 7Sindacalista: 8Studente: 104

ResidenzaProvincia di Bologna: 936Altre province: 89

L’ANPI come memoria dei valo-ri della Resistenza e baluardodella democrazia e a difesa della

Costituzione, ma non solo: la nuovaANPI come stimolo al nuovo e puntoforte di ancoraggio per rinsaldarel’unità del Paese e per porsi comepunto di riferimento per i giovani.Sono questi i principali temi chestanno emergendo nei congressi dellazona imolese. Essi hanno rimarcato lavitalità dell’associazione e la eccellen-te qualità delle iniziative. Si sono giàsvolti i congressi delle sezioni diBorgo Tossignano, Casalfiumanese eFontanelice, di Dozza e CastelGuelfo, Castel del Rio, Mordano eBubano. Il congresso della sezione diImola è programmato per sabato 22

gennaio c.m. e vedrà anche la parteci-pazione di delegati delle altre sezionidella zona, rappresentate al congressodel coordinamento territoriale.L’argomento che emerge con più forzanei congressi e nelle iniziativedell’ANPI è quello dei giovani:l’ANPI, di fronte all’attuale situazionepolitica, sociale ed economica oggirappresenta l’organizzazione unitaria

ed indipendente che offre loro la spe-ranza nel futuro, a partire dalla memo-ria della gloriosa stagionedell’Antifascismo e della Lotta diLiberazione. La Resistenza oggi, hasottolineato con forza un nuovo iscrit-to durante il congresso di DozzaImolese è quella contro il lavoro preca-rio, per l’università e la formazione eper la libertà e per l’unità del Paese.Da qui la sollecitazione, proprio aigiovani, a realizzare iniziative concretepromosse dall’ANPI al fine di unire leistituzioni, le scuole e la cittadinanzaanche oltre le fondamentali celebrazio-ni del 25 Aprile, tanto più in occasio-ne del 150° anniversario dell’Unitàd’Italia.

Le proposte dei giovaninei congressidell’Imolese

Gabrio Salieri

Così i risultatinell’area territoriale

Afine 2010 i nuovi iscrittiall’ ANPI di Imola -

già compresi nella scheda provin-ciale sovrastante -

sono risultati complessivamente 74, di

cui 26 donne e 48 uomini. La suddivi-sione per età: 7 con meno di 20 anni,17 fra i 20 e i 29 anni, 12 fra i 30 e i39 anni, 11 fra i 40 e i 49 anni, 11 frai 50 e i 59 anni, 8 fra i 60 e i 69 anni,6 fra i 70 e i 79 anni e 8 oltre gli 80anni. Le professioni: 1 agente di com-mercio, 2 allenatori, 2 artigiani, 1autotrasportatore, 1 casalinga, 1 cen-

tralinista, 1 cooperante, un dirigente,2 disoccupati, 3 educatori, 1 giornali-sta, 12 impiegati, 1 infermiere, 1informatico, 4 insegnanti, 2 liberi pro-fessionisti, 3 operai, 1 operatrice cul-turale, 15 pensionati, 1 quadro diretti-vo, 1 ricercatore, 1 sindacalista, 14

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Un vitale congresso del-l’ANPI, quello di Castel SanPietro Terme che si è tenuto

nella Sala Sassi del Comune. Tra ipartecipanti Ennio Frabboni, elettopresidente della sezione, GianluigiAmadei, rappresentante provinciale,il sindaco Sara Brunori, e diversi gio-vani dell’ attivismo resistente, senzadimenticare tutti gli altri, che pre-senziando hanno dato senso alCongresso. In primo piano nel dibat-tito: resistere, nel mondo del lavoro,contro il precariato, nel mondo dellascuola, contro il progetto di disfaci-mento della scuola pubblica, nelmondo dell’associazionismo, contro iltentativo di affossare l’iniziativa parte-

cipativa della gente. Si veda ad esem-pio il decreto legge 78, che vieta ilfinanziamento comunale delle attivitàsportive e culturali, a meno che si isti-tuiscano tasse di scopo, o il tentativodi ostacolare l’ANPI riducendone con-sistentemente i finanziamenti sullabase di un arbitraria attribuzione diquasi il 70% meno dei suoi iscritti.È necessario che i giovani prendanocoscienza di tutto ciò; i giovani c’era-no, una rappresentanza più ampia del-l’anno scorso, come giustamente osser-vato da uno di loro. L’ANPI si conferma importante; lalotta di oggi è ricca di valori, controgli egoismi, i particolarismi. Ed agliex partigiani ed ai nuovi antifascisti

spetta il compito di essere attivi edattenti a scuotere le coscienze, monito-rando costantemente la vita pubblicaper i diritti costituzionali e per unasana vita democratica.

Castel San Pietro Terme

Più giovani al congressodell’attivismo resistente

Il congresso della sezione ANPI di CastelSan Pietro. Da sinistra: il sindaco SaraBrunori, Ennio Frabboni, eletto presidente,Gianluigi Amadei della presidenzadell’ANPI provinciale.

Decima di Persiceto

Fruttuoso incontrotra ANPI e giovani

Sollecitato da un gruppo digiovani si è svolto a Decima diPersiceto, nella sede del-

l’ARCI, un incontro con rappresen-tati dell’ANPI: tema il ruolo deipartigiani durante la Lotta diLiberazione e, negli anni successivi,la Repubblica e la Costituzione, edin particolare la attuale difficilefase della vita nazionale. I giovanihanno motivato la loro iniziativacon la volontà di contribuire nelleforme più efficaci a portare avantigli ideali democratici. Alla riunione hanno partecipatoanche tre rappresentanti di cittadinistranieri immigrati, i quali hannoarricchito la discussione che hariguardato anche il tema del razzi-smo e la necessità di combatterloove e come si manifesti.

Miseria morale

Uno sfregio di stampo nazifascistaè stato compiuto settimane addie-tro sul monumento dedicato ai

patrioti abruzzesi della Brigata“Maiella” che parteciparono nella prima-vera 1945 ai combattimenti per la libe-razione di Bologna. L’insieme dei tre bloc-

chi di pietra calcarea si ispira al profilodel massiccio appenninico - dalle cui faldesono stati ricavati e trasportati nellanostra città in dono imperituro – ed è statocollocato nel parco d’angolo viale Lenin-via Marx, Quartiere Savena. Il delin-quenziale insulto è stato sprezzantementecondannato dai cittadini e dall’ANPI.

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Onorando la memoria del pilo-ta alleato John Klemlen(nella realtà Samuel

Schneider), uno dei caduti nella bat-taglia di Porta Lame, ed al cui nomeè stato dedicato il giardino in riva alcanale Cavaticcio, Bologna democra-tica e antifascista ha inteso abbraccia-re idealmente con affetto e ricono-scenza il gran numero di giovani stra-nieri che scelsero di far parte dellaResistenza in città, nella provincia edin zone vicine confinanti conl’Imolese nelle quali operavano nostreformazioni. Vennero con noi ragazzidi diverse etnie, nazionalità, religio-ni, coi quali era inizialmente faticosointendersi con le parole, ma poi – èstato detto alla celebrazione del 7novembre scorso - sapemmo, recipro-camente, stabilire l’utile, caloroso, fra-terno rapporto.I campi di concentramento in Italiaper prigionieri alleati contenevanoattorno agli 80 mila uomini. Le vie difuga degli anglo-americani eranodirette a al sud con l’obiettivo di var-care le linee del fronte o al nord conproposito di riparare in Svizzera. Partedi essi, assistiti e protetti da famiglie,specie nelle case coloniche - al pari dinostri soldati e ufficiali – si unirono aiprimi gruppi della Resistenza.

Consistente il numero dei sovietici,tra prigionieri di guerra e cittadinicatturati in patria dai tedeschi edeportati in Italia quale manodoperacoatta impiegata in opere di fortifica-zioni. Di essi circa 5 mila, riusciti adevadere, entrarono a far parte di briga-te partigiane nelle regioni del centro-nord, 425 persero la vita in combatti-menti, rappresaglie, eccidi. In Emilia-Romagna furono circa 900 i sovietici(132 in provincia di Bologna) e di essi82 caduti. Abbiamo condiviso – è ancora la vocedel ricordo - rischi, fame, freddo,paure, gioie, dolore cocente quando ci

venivano a mancare in combattimen-to o sotto la tortura di un nemicoferoce. Infine l’entusiasmo quando lalibertà venne conquistata. Resistenza èandata alla ricerca dei loro nomi: sonoin queste pagine (l’elenco è purtroppoincompleto), in parte appena accen-nati quando, non di rado, infatti,stranieri preferivano mantenere riser-vate le generalità per ragioni di sicu-rezza. Lo ha fatto anche SamuelSchneider pilota sudafricano dichiara-tosi neozelandese, così come i nostripartigiani lo facevano con nomi detti“di battaglia”.

Partigiani sovieticiaffluiti nella 36ªBrigata Garibaldi“AlessandroBianconcini”, a Ca’ diMalanca in territorioMonte Romano(Brisighella),provincia di Ravenna.Sono con loro ilcommissario politicoGuido Gualandi“Moro” (terzo dadestra alle spalle);accosciati: a sinistraErnesto Venzi “Nino”,a destra con gliocchiali lo jugoslavoVincenzo Mlakar“Vinko”; foto scattatanell’agosto 1944.

Nel nome di John Klemlen Bologna democratica

e antifascista li ha stretti in un unico affettuoso abbraccio

I nostri fratelli stranieri che divennero partigiani

Giovani militari di diverse etnie, nazionalità, religioni, catturati daitedeschi invasori delle rispettive patrie o costretti a servire nella

Wehrmacht scelsero di guadagnare la libertà. Molti di essi persero la vita

Antonio Sciolino

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I loro nomi:

Adriashevski Vladimirovic Niko-laj, soldato sovietico fuggito dalla pri-gionia tedesca. Partigiano della 5ªBrigata Matteotti “Otello Bonvicini”di pianura, operante tra Medicina eMolinella, dall’1 luglio 1944 allaLiberazione.

Abramov Anatoli, soldatosovietico fuggito dalla pri-gionia tedesca. Partigianodella 2ª Brigata Garibaldi“Paolo” nella zona di S.Pietro in Casale. Scoperto il27 dicembre 1944 mentrestava asportando armi dal-l’arsenale locale dellaWehrmacht ingaggiò loscontro a fuoco. Esaurite lemunizioni si dette allamorte facendo esplodere unabomba a mano.

Beckers Wilhelm, “Willy, anche“Giuseppe Longo”, classe 1922 nato aHeerlen (Olanda). Dopo l'occupazionetedesca arruolato forzosamente nel-l'aeronautica militare Luftwaffe impe-gnata nelle campagne d’ Africa e poid’Italia. Ferito a Salerno, ricoveratoall'ospedale militare di Bologna.Disertore si unì alla 63ª BrigataGaribaldi “Bolero” (battaglione“Monaldo”), operante nella zona colli-nare tra Reno e Bazzanese. Egli militòanche nella zona di Montefiorino.Dopo la Liberazione si unì in matri-monio con la staffetta bologneseAventina Zagnolini

Collado Martinez Carlo, classe 1919nato a S. José di Costarica, venuto astudiare nella Facoltà di Medicinadell'Università di Bologna, presso laquale si laureò con una ricerca suitumori cerebrali. Componente di ungruppo clandestino antifascista nelPoliclinico Sant’Orsola, dopo unprimo arresto da parte della brigatanera si aggregò alla 63ª Brigata

Garibaldi “Bole-ro” ope-rante sulla fascia collinaredella Bazzanese. Catturato a Rasiglio(Sasso Marconi) con altridodici compagni da unreparto delle SS tedeschenell’ambito del combat-timento dell’8-9 ottobre1944, assieme ad essivenne ucciso al cavalcaviadi Casalecchio di Reno.

Diegnisov Ivan Gregorievic, nazio-nalità sovietica, nato a Celiebink nel1923. Fatto prigioniero dallaWehrmacht e portato in Italia è fuggi-to e si è dato alla macchia in Romagna.Catturato dai tedeschi il 10 settembre1944 durante un rastrellamento. Si presume sia stato fucilato aBologna.

Ghioiev Aleksander, “Sandro”,nato nel 1911 a Mosca, ferroviere.Volontario nel 1941 nell’ArmataRossa catturato nel 1942 sottoStalingrado. Prigioniero ai lavori for-zati in Italia. Ad Imola in contatto conla Resistenza. Nella 48ª poi nella 36ªBrigata Garibaldi “A. Bianconcini”

combatté a Monte Bastia e di MonteBattaglia. Con altri partigiani varca lalinea della 5ª Armata USA. Gli ameri-cani lo mettono in un campo di con-centramento come prigioniero nemi-co. Tramite la Missione militare sovie-tica in Italia viene liberato e rimpatria-to. Nuovamente nell'Armata Rossa èdestinato al fronte antigiapponese.

Gimma o Gimm, soldato sovieticoprigioniero dei tedeschi e portato inItalia. Disertò nell’estate 1944 conaltri compatrioti e si unì alla 36ªBrigata Garibaldi “A. Bianconcini”.Partecipò il 29 settembre 1944 allabattaglia di Ca’ di Guzzo (Castel delRio); con i compatrioti Nicolaj eMichel riuscirono a rompere l’accer-chiamento nemico ed a mettersi insalvo. Qualche tempo dopo aCasalecchio dei Conti (Castel SanPietro) i tre giovani persero la vita inuno scontro a fuoco coi tedeschi.

Goven Joseph, soldato cecoslovaccoincorporato nella Wehrmacht, abban-donò il reparto assieme all'ufficialeaustriaco Erich Mestale ed entrò a farparte della Resistenza a CastelMaggiore. Perse la vita assieme adiversi partigiani nella battaglia del14 ottobre 1944 attorno a CasaGuernelli in località Sabbiuno diPiano tra i quali il comandante FrancoFranchini “Romagna”. Qui i tedeschifucilarono 35 persone trovate nei pres-si compresi due disertori, un polaccoed un tedesco i cui nomi sono rimastiignoti.

Gregorj, soldato dell’Armata Rossafatto prigioniero dai tedeschi in Patria,portato in stato di servaggio in Italia,fuggito ed entrato a far parte della 63ªBrigata Garibaldi “Bolero”, cadutonella battaglia di Casteldebole il 30ottobre 1944, con il compatriota capi-tano Karaton.

Hans. soldato tedesco. Catturato dai

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Montefiorino(Modena), giugno1944. Partigiani del gruppo comandodel Battaglione russod’assalto. Con loroOsvaldo Clò,“Bologna”, anni 18,secondo da destra,originario diMonteveglio. (Foto earchivio Corti,Montefiorino).

L’olandese Willy Bechers

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partigiani della 62ª Brigata Garibaldi“Camicie rosse” operante nelle medievalli del Savena, Idice, Sillaro, chieseed ottenne di aggregarsi alla formazio-ne, nella quale combatté valorosamen-te. Nell'ottobre 1944 con la compa-gnia comandata da Rino Coriambivarcò il fronte della Linea Gotica.

Heinz, nazionalità tedesca, disertoredella Wehrmacht di stanza a Bologna,nella vita civile giocoliere del Circoequestre Busch. Entrò a far parte della7ª Brigata GAP “Gianni”. Trovato neipressi del cancello di ingresso dellabase clandestina nell’ex macello comu-nale di via Azzo Gardino dal gappistaOrlando Bovina “Repubblica”, di sen-tinella, siccome era in divisa militare,venne sul momento fatto prigioniero.Interrogato, raccontò che un tenentedel suo reparto gli comunicò l’avvenu-ta esecuzione capitale in Germania deigenitori per attività antinazista. Luistesso sospettato dall’ufficiale, loabbatté a baionettate e si dette allafuga. Trovò rifugio in un albergo con l’aiutodi una donna; scoperto ed arrestatodalla polizia politica Gestapo riuscìnuovamente a sottrarsi ai rigori, libe-randosi di due guardie. Messo alla prova dai gappisti Heinzguadagnò la piena fiducia dei compa-gni. Durante il combattimento del-l’intero 7 novembre 1944, nella baseaccanto a Porta Lame rimase ferito aduna spalla. Ricoverato in una base par-tigiana alla Casa Buia (versoCorticella), nel corso di un rastrella-mento tedesco venne catturato.Opponendosi all’ingiunzione degli exkameraden di scavarsi la buca, primafu ferocemente bastonato quindi fuci-lato sul posto.

Hoff (Giok), soldato scozzese, scappa-to alla fine del 1943 da un treno insosta sulla Direttissima con destina-zione Germania, assieme ai commili-toni Steves e Bob , ambedue neozelan-desi, all’ indiano sihk, Sad ed al pilo-

ta sud-africano di origine tedescaHermes. Tutti si unirono al primo nucleo arma-to della Brigata “Stella rossa- Lupo”dislocato a Ca' di Germino e Brigadello(Vado – Monzuno). Nell’autunno 1944riuscirono a varcare la Linea Gotica eda rientrare nei rispettivi reparti origi-nari.

Jacques, soldato francese prigionierodei tedeschi venne liberato da parti-giani della 36ª Brigata Garibaldi “A.Bianconcini” a Coniale, appenninotosco-romagnolo (Fiorenzuola).Partecipò alla battaglia di Ca' diGuzzo (Castel del Rio) del27 settembre 1944, sulfinire della quale decise direstare nella casa per soc-correre i compagni feriti,condividendone così lasorte estrema.

Joseph, soldato cecoslo-vacco disertore dellaWehrmacht. Combattènella 36ª Brigata Garibaldi“A. Bianconcini” in 'agosto1944 a Monte Bastia e Carzolano.Ferito ad una gamba, venne curato eospitato da una famiglia contadina.

Jvosevic Vojka, “Anna”, da Jovan.Giovane di nazionalità jugoslava, sicollegò col movimento clandestinoantifascista a Bologna nella primaveradel 1944. Svolse attività nel Serviziosanitario del Comando Unico MilitareEmilia-Romagna (CUMER).

Karaton capitano sovietico prigionie-ro dei tedeschi evase e si aggregò allaBrigata "Stella rossa – Lupo” operantesulla media montagna tra Reno eSetta, al comando di una quarantina diconnazionali. Entrò in seguito a farparte della 63ª Brigata Garibaldi“Bolero”. Fu tra i protagonisti dellabattaglia del 30 ottobre 1944 aCasteldebole, nella quale perse la vitaassieme al connazionale Grigori.

Karuavs Aleoso, da Nocem, nato nel

1920. Militò dall’1 aprile 1944 nella9ª Brigata Santa Justa fino allaLiberazione.

Kieselov Kirillovic Alexey, anni 17,soldato russo, prigioniero dei tedeschie portato in Italia. Fuggito e aggrega-tosi alla Brigata Matteotti diMontagna “Toni”, caduto in combatti-mento il 2 ottobre 1944 a Capugnano(Porretta Terme).

Kitarovic Vinka, classe 1926, stu-dentessa, croata di Sibenik (Sebenico),deportata in Italia per attività antifa-scista, destinazione Bologna, assieme

alle compagne di istitutoMarija Separovic e VisnjaGavela. Affidata ad unistituto privato di corre-zione di Santa Viola è riu-scita a fuggire ed a entrarenella Resistenza. Con lopseudonimo “Lina” è statastaffetta della 7ª GAP, poiinviata per ragioni di sicu-rezza a Modena ha milita-to nella Brigata Garibaldi“Walter Tabacchi”, col

nome di battaglia “Vera”. Ha fattoparte in seguito dell’Ufficio di collega-mento del CUMER.

Klemlen John, pilota dell’aviazionemilitare neozelandese. Falsa identitàdi copertura , in realtà era SamuelSchneider, pilota della Sud AfricanAirForce, abbattuto dalla contraereatedesca nel cielo presso Bologna,nascosto dai contadini ed aggregatosialla 7ª Brigata GAP “Gianni”, perse lavita nella battaglia del 7 novembre1944 a Porta Lame lungo il canaleCavaticcio durante la sortita dallapalazzina della base del Macello comu-nale.

Kocker Leo, da Massimiliano edErminia Ferri; n. il 5/8/1897 aSalisburgo (Austria). Nel 1943 resi-dente a Castelfranco Emilia (MO).Commerciante. Ebreo. Fu arrestato il25/11/44 a Castelfranco Emilia -molto probabilmente perché ebreo - e

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> segue da pag. 9

La croata Kitarovic

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associato alle carceri di S. Giovanni inMonte (Bologna). Come risulta dairegistri del carcere, il 14/12/1944 fuprelevato dalle SS, con altri detenuti,condotto a Sabbiuno di Paderno(Bologna) e qui fucilato.Kolia, militare sovietico nella 36ªBrigata Garibaldi “A. Bianconcini”.Perse la vita durante la battaglia di Ca'di Guzzo (Castel del Rio) del 27 set-tembre 1944.

Konovalenko Grigori, militaresovietico arruolato coattamente nellaWehrmacht tedesca. Disertore conaltri suoi compagni si aggregò al bat-taglione Sugano della Brigata “Stellarossa – Lupo”, che decise di spostarsinell’Appennino modenese. Terminatal’epopea della Repubblica diMontefiorino, quando la formazione siapprossimò ad attraversare la linea delfronte tedesco- americano in un vio-lento scontro a fuoco col nemico il 2agosto 1944 cadde con l’arma inpugno.

Kostantinoff Dimitri, nato nel 1914a Ginevra (Svizzera), medico, nel 1943residente a Pianoro. Collaborò con laBrigata “Stella Rossa-Lupo”.Riconosciuto benemerito dal settem-bre 1943.

Kovacs Giuseppe, nato nel 1916 aMaltò (Ungheria), laureato inMedicina. Militò nella 8ª BrigataGiustizia e Libertà “Massenzio Masia”.

Krisckianis Reimkold, anni 36,nazionalità russo-lituana, ucciso daitedeschi il 12 aprile 1944. Sepolto aCastelmaggiore (Bologna).

Lepeyre Jaques, “Napoleon”, natoad Orleans (Francia), residente aParigi, disertò dalla Wehrmacht e siunì alla Brigata “Giustizia e Libertà –Montagna”, fucilato dai tedeschi aCastelluccio di Moscheda il 29 settem-bre 1944.

Maryan Jlja, classe 1917, nato aFodonu (Jugoslavia); ivi residente.Prestò servizio militare con il grado disottotenente nell’esercito jugoslavo dal1936 al 1941. Catturato dai tedeschi eportato in Italia evase e si aggregò alla63ª Brigata Garibaldi “Bolero” e operòa Ponte Ronca (Zola Predosa) eBologna fino alla liberazione

Marussa Andrevic Filip; Misca (oMiscia); Vassiliev (o Wassilev), tresovietici prigionieri dei tedeschi edunitisi alla 63ª Brigata Garibaldi“Bolero”. Catturati dalle SS nella bat-taglia di Rasiglio (Sasso Marconi)dell’8 ottobre 1944 e uccisi al cavalca-via di Casalecchio di Reno il giorno 10successivo assieme ad altre dieci perso-ne tra partigiani e civili.

Matkern Karl, anni 22, nazionalitàrusso-lituana, ucciso dai tedeschi il 12ottobre 1944 a Castelmaggiore(Bologna) dove è seppellito.

Miscia. militare sovietico, fuggitodalla prigionia tedesca sulla montagnatosco-romagnola si unì alla 36ª BrigataGaribaldi “A. Bianconcini”. Caddenella battaglia di Cà di Guzzo (Casteldel Rio) il 27 settembre 1944.

Mlakar Vincenzo “Vinko”, diLubiana, classe 1923, studente univer-sitario, partigiano nel Fronte di libera-zione sloveno contro l’occupazionefascista. Catturato nel 1942, in carcerea Padova e a Bologna (S. Giovanni inMonte), internato a Bentivoglio(Bologna). Entra in contatto con laSAP locale. Trasferito in montagnaprima nella 66ª Brigata “Jacchia” poinella 36ª Brigata Garibaldi “A.Bianconcini”, partecipa ai combatti-menti di Monte Carzolano e MonteBastia. Varcate le linee del fronte, rien-tra in patria a far parte dell’Esercitopopolare jugoslavo di liberazione.

Moscard Paul Henri, “ Francesino”;nato nel 1922 a Parigi. Arruolato coat-tamente nell'esercito tedesco, disertònell'estate 1944 ed entrò a far partedella Brigata Matteotti “Toni”-Montagna operante nell’alta valle delReno. In uno scontro con le SS pressoCastelluccio (Porretta Terme) fu cat-turato e fucilato sul posto con altriquattro compagni italiani.

Mostel Erich, classe 1924, nato adAltheim (Austria), ufficiale della 362ªDivisione di fanteria della Wehrmachttedesca, catturato sulla via di Salicetoda partigiani del distaccamento diCastelmaggiore della 7ª Brigata GAP.Chiese subito di essere accolto nellaResistenza locale. Partecipò a diverseazioni dei gappisti.

Naidionov Mikhail, sovietico, militònella Brigata Matteotti -Montagna“Toni”.

Nakicenovic Ljuba, “Luisa”, anni23, nata a Kutti (Jugoslavia), studen-

Montefiorino(Modena), ancora ungruppo di partigianirussi, in posa durantela fase dellarepubblica. (ArchivioBotti Modena). Le immagini sonotratte dal volumefotografico “Montagnedella libertà”, Comunedi Montefiorino –Istituto storico dellaResistenza di Modena,1994, pp.159

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tessa in Medicina e Chirurgianell’Università di Bologna. Partigianadella 63ª Brigata Garibaldi “Bolero”.

Nibalungo Grigori, soldato russo,prigioniero della Wehrmacht, fuggitoil 1 luglio 1944 ed entrato a far partedella 5ª Brigata Matteotti “OtelloBonvicini” operante nella pianura traMedicina e Molinella

Olandese, disertore della Wehrmachtnella quale, come i compatrioti dopol’occupazione tedesca dell’Olanda, erastato forzosamente incorporato.Aggregatosi alla 7ª Brigata GaribaldiGAP “Gianni”, partecipò alla batta-glia di Porta Lame del 7 novembre

1944 nell’area del canale Cavaticcio,riportando ferite. Ricoverato nellainfermeria clandestina di via Ducad’Aosta (oggi via Andrea Costa) inprossimità del canale Ravone. Inseguito a delazione la struttura sanita-ria venne individuata; i fascisti feceroirruzione, catturarono tredici partigia-ni italiani ivi degenti e un ufficialemedico austriaco dell’aeronauticamilitare tedesca Luftwaffe: tutti fucila-ti il 13 dicembre al Poligono di Tiro asegno.

Ponomarenko Pietro,nato nel 1919 a Karkow(Ucraina), soldato sovie-tico fuggito l’1 aprile1944 dalla prigioniatedesca. Militò nella 2ªBrigata Garibaldi “Pa-olo” nella zona di SanPietro in Casale fino allaLiberazione.

Sad, indiano Sihk nato aNuova Delhi (India), carrista nell'VIIIArmata inglese, prigioniero dei tede-schi nel sud Italia, fuggì dal trenodiretto al nord sulla DirettissimaFirenze-Bologna. Accolto nella Bri-gata “Stella rossa – Lupo” partecipò aicombattimenti tra Reno e Setta.Nell'autunno 1944 varcò le linee delfronte assieme a commilitoni e rientrònel reparto di appartenenza.

Sadavich Carl; nato a Vienna, austria-co, disertore della Wehrmacht nel-l’estate 1944, combattente della 36ªBrigata Garibaldi “A. Bianconcini”,cadde a Santa Maria di Purocielo(Brisighella ) il 10 ottobre 1944.

Sakellaropoulos Ottone, “Greco”,nato a Patrasso (Grecia) nel 1920, stu-dente universitario nella facoltà diMedicina e Chirurgia a Bologna, mili-tò nell'8ª Brigata Giustizia e Libertà“Masia”.

Sakolof Anatoli, nato in Russia, mili-tò nella 5ª Brigata Matteotti diPianura “Otello Bonvicini” operantetra Medicina e Molinella.

Subsch o Subek, militare cecoslo-vacco, con l’invasione della sua patriacostretto ad arruolarsi nellaWerhmacht, disertò in EmiliaRomagna e si unì alla 36ª BrigataGaribaldi “A. Bianconcini” operantesulla montagna tosco-romagnolaCadde nel combattimento di Cà diGuzzo (Castel del Rio) il 28 settem-bre 1944.

Trifonov Nikolai, sovietico, militò

nella Brigata Matteotti –Montagna “Toni”.

Vucinic Zarko, “Gianni”,nato nel 1919 a Sagua inMoravia (Jugoslavia), com-merciante. Militò nella 7ªBrigata GAP Gianni inBologna città.

Warzog Franz “Franco”,classe 1915, cecoslovacco,

disertò dalla Wehrmacht a Fivizzano(Massa Carrara) e si aggregò allaResistenza Lunigiana e nell’Appenni-no tosco-emiliano; unito in matrimo-nio con Lina Torri, 1921 a Lizzano inBelvedere.

Wengler Johann, classe 1921, nato aKirchanschoring (Austria), meccanicocarrista. Disertò ad Asia di San Pietroin Casale, si unì alla 2ª BrigataGaribaldi “Paolo”e morì in uno scon-tro armato con i fascisti in frazioneMassumatico il 19 aprile 1945.

Zydek Wilhelm, polacco, nato inSlesia nel 1902, fuggì dal servaggiotedesco e militò nella 36ª BrigataGaribaldi “Alessandro Bianconcini”sull'Appennino tosco-romagnolo.

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L’indiano Sad nella “Stella rossa-Lupo”

Il cecoslovacco Warzog

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La ricerca ha avuto come punti diriferimento: il dizionario biografi-co “Gli antifascisti, i partigiani e levittime del fascismo nel bolognese(1919-1945)”, a cura di AlessandroAlbertazzi, Luigi Arbizzani,Nazario Sauro Onofri; voll. 6 editidal 1985 al 2005. “Stella Rossa aMontesole” di Giampiero Lippi(1989). “Le montagne della liber-tà” di Angela Remaggi, ClaudioSilingardi, Carlo Federico Teodoro,volume fotografico, Comune diMontefiorino – Istituto storicodella Resistenza di Modena, 1994,pp.159 (A.S.)

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Astadio ormai avanzato dell’an-no scolastico 2010-2011,quindi con i programmi di

lavoro in pieno sviluppo, è ora tempodegli arricchimenti e dell’approfondi-mento delle materie di studio. Ciriferiamo in questa nota ai temi dellastoria locale, nel quadro di quellanazionale. Da vari istituti e singoleclassi pervengono al Comitato pro-vinciale della Resistenza e della Lottadi Liberazione, nonché alla presiden-za dell’ANPI, da parte di dirigenti diIstituti comprensivi e di singolidocenti, richieste di collaborazione.Ciò in termini di partecipazionediretta alle lezioni in classe o sulcampo di esperti – meglio ancora diprotagonisti degli eventi oggetto distudio – e di supporto economico lad-dove la attuale, grama, condizionedella scuola italiana induce a farlo. Tale supporto, globalmente inteso, datempo produce risultati di ottimolivello circa la preparazione intellet-tuale degli adolescenti, grazie in parti-colare al solido impegno degli inse-gnanti. Ne da prova, appunto, la pro-secuzione anno dopo anno delle propo-ste di cui si è detto. Vediamo di segui-to alcuni esempi dei programmi dilavoro, anche imperniati sul 150°dell’Unità d’Italia.Gaggio Montano, Istituto compren-sivo “Salvo D’Acquisto”, concorsoriservato alle classi quinte della scuolaprimaria e terze della scuola seconda-ria. Le classi produrranno lavori dianalisi e di ricerca su alcuni aspettisociali, economici e di vita quotidianache hanno caratterizzato il periodo sto-rico e che hanno portato alla costitu-

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zione dello Stato Unitario. I temi pos-sibili di approfondimento: figure delRisorgimento e legame con nomi divia e piazze; miti e memoria nel terri-torio; importanza dell’istruzione nelprocesso di unificazione del Paese:quando nonni e bisnonni andavano a

scuola; prime infrastrutture locali; sto-ria della ferrovia Porrettana; gli eventi

connessi alla seconda guerra mondiale.Riola, Scuola primaria “G. Bontà”,concorso 2 giugno riservato alla classe5ª. Le forme di governo centrali e loca-li. La nostra Repubblica, come, perchée quando è nata. Il governo locale:Regioni, Provincie, Comuni. Il fun-zionamento politico-amministrativodel Comune: una giornata in Comunecon il sindaco e gli assessori. E ancora:la dignità umana e il diverso modo incui si esprime e deve essere tutelata aseconda del sesso e dell’età.Riola Ponte (Grizzana Morandi),Istituto comprensivo statale, concorso2 Giugno riservato alle classi III A eIII B della Scuola media, con lezioni inaula e uscite sul territorio. Gli obietti-vi: capacità di lettura di diverse fonti,consapevolezza del passato storico,conoscenza dei diritti umani, riflessio-ne sulla Costituzione. Di conseguenza:conoscenza dei fatti storici legati allaResistenza ed all’occupazione stranierain Italia, loro significato a livello stori-co e culturale. Luoghi della Resistenzae della guerra, ruolo della popolazionecivile, Comitati di liberazione nazio-nale e nascita della Costituzione; ditta-tura, totalitarismo, antifascismo,Resistenza, partigiano, guerra civile.Gli strumenti di supporto: giornali,dizionari ed enciclopedie, audiovisivi,lettura e scrittura guidata, intervistaal protagonista. La verifica del lavoroavviene attraverso osservazione,discussione, lettura, autocorrezione,riflessione: finalizzati ad incoraggiaregli alunni ad una visione critica dellarealtà.

Protagonisti della Lotta di Liberazione chiamati nelle scuole

Lezioni in aula e sul campo per acquisire compiutamentela visione critica della realtà

Scuola: esigenzadi un futuro di qualità

La scuola, in tutti i suoi gradi,da quella per l’infanziaall’Università, è ormai ridot-

ta ad una sorta di “fabbrica” delprecariato. Penalizzati sono nel con-tempo insegnanti e studenti. Daun’istruzione di qualità deriva ilfuturo economico e civile del Paese. L’ANPI ribadisce la necessità di uninsegnamento più strutturato e rigo-roso della storia dell’Antifascismo edella Resistenza, fondativi dellaCarta Costituzionale. Il consolida-mento della democrazia passa anchedalla formazione di cittadini consa-pevoli della propria storia, in partico-lare quindi di quella che ha prodottola democrazia, con dispendio di sacri-fici e sangue, e con un investimentoadeguato di idee, progetti e responsa-bilità.

(dal Documento politi-co-programmatico per il 15°

Congresso Nazionale dell’ANPI)

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Castel di Casio-Granaglione,Istituto comprensivo con sede inBerzantina. Richiesta di supporto tecnico-econo-mico per la realizzazione di produzio-ni scritto-grafico-fotografiche relativealle seguenti tematiche storiche: Unitàd’Italia, la Costituzione (Scuola secon-daria di Primo Grado). La Resistenza,la Costituzione, il lavoro nel nostroterritorio negli anni dell’immediatodopoguerra, emigrazione (ScuolaPrimaria). Nel corso dell’anno scolasti-co i docenti delle diverse scuole chie-deranno interventi per poter sviluppa-re insieme ai discenti percorsi di Storialocale. Lo scopo: conoscere ed operarecon le fonti storiche di vario tipo, met-tere in relazione presente e passato,cogliere i cambiamenti nel tempo eriflettere sulle cause che li hannodeterminati, conoscere caratteristichee storia del proprio territorio perapprezzarne l’unicità e l’importanza,effettuare relazioni fra storia locale,nazionale ed internazionale. La richie-sta di collaborazione nasce dalla neces-sità di valorizzare lo studio della Storia

transito verso la deportazione nei lagertedeschi – ndr ), grazie al supportodell’ANPI e con la guida del signorFranco Varini. Fu un’esperienza indi-menticabile e coinvolgente.Potremmo, anche in questa occasione,- scrive l’insegnante referente deidocenti – usufruire del vostro appog-gio?”.

La sezione Barcanelle scuole e gemellaggiocon Rovereto

Un significativo incontro è inprogramma il 22 gennaioc.m. a Folgaria (Trento). La

sezione bolognese ANPI “GiannaTarozzi” della zona Barca e quellatrentina di Rovereto danno vita ad unincontro per sancire il loro gemellag-gio, dal quale nasceranno iniziativemolteplici.Intensa attività dell’ANPI Barca in

locale, disciplina fondamentale per lacostruzione dell’identità personaledegli alunni e per sviluppare atteggia-menti di partecipazione attiva e consa-pevole alla vita della comunità diappartenenza. Vado-Monzuno, Istituto comprensi-vo., Progetto (in preparazione) dellatradizionale festa di fine anno dedicatasoprattutto al 150° anniversariodell’Unità d’Italia. Richiesta di uncontributo analogo a quello degli annipassati come segno di apprezzamentoper una iniziativa che coinvolge alun-ni, insegnanti, genitori, Amministra-zione comunale, associazioni del terri-torio. Invito all’ANPI ad inviare unproprio rappresentante.Bologna, Scuola primaria “EdmondoDe Amicis”. È in programma unaescursione delle due classi quinte alParco storico didattico di Monte Sole(sommità dell’area dominata dallaBrigata “Stella Rossa-Lupo”tra Reno eSetta in cui i tedeschi compirono lastrage degli abitanti – ndr) da tenersinel mese di maggio. “Si desidera laguida del signor Alessandro Masi,nonno di un alunno che da sempremostra interesse e collaborazione allavita scolastica. Cinque anni fa fu orga-nizzata una gita a Fossoli (il campo di

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Lezioni in aula

La Resistenzafonte ispiratrice della democrazia

L’autore del messaggio, pervenutoall’ANPI via posta elettronica in data28 ottobre 2010, non si è firmato.

Pessima scelta, inoltre per niente educativa.Padrone ognuno di ispirarsi a fonti attendibili omeno, serie o faziose. Certo è che ignorare (di pro-posito o per carenza culturale?) quanto la storio-grafia rigorosa ha prodotto, e sta producendo,sulla realtà della guerra e della Lotta diLiberazione impedisce di capire cosa è realmenteavvenuto nei terribili anni ’30 e ’40 del secoloscorso. Si documenti l’autore della missiva, ladittatura fascista ha trascinato l’Italia in guer-re di aggressione infinite: ripresa in Libia,Etiopia, Spagna, Albania, poi (accordandosi adHitler) Francia, Jugoslavia, Grecia, Unione

Sovietica. Gran brutta cosa la guerra.Quaranta milioni di morti, militari e civi-li. In Italia la Lotta di Liberazione – par-tigiani e soldati delle rinnovate ForzeArmate – ha consentito il riscatto del nostroPaese di fronte al mondo, di conquistare lademocrazia e la Costituzione repubblicana.Tutto questo va insegnato nelle scuole performare solide coscienze nelle giovani gene-razioni. La Resistenza, emiliana compresa,avendo deposto le armi il 25 aprile 1945,ha continuato ad offrire un contributo diinestimabile valore, dalla ricostruzione inavanti. Post scriptum. Si dia, il genitorequarantenne, qualche minuto per andare inPiazza Nettuno: avrà di che utilmenteriflettere Riceviamo via e-mail questo mes-saggio del tutto anonimo, del quale l’auto-re evidentemente si vergognava.

L’ANPI risponde ad un anonimo messaggio

Lettera disinformata di un “nostalgico”che si dice “sconvolto”

Sono un quarantenne appassionato distoria. Ho appena finito di leggerel'ultimo libro di Giampaolo Pansa

“I vinti non dimenticano” e ne sono rima-sto letteralmente sconvolto.Facendo parte del consiglio scolasticodell'Istituto frequentato da mia figlia,sicuramente proporrò la discussione dellibro sopra indicato durante l'ora di sto-ria. Inoltre vi mando in allegato le4.541 vittime massacrate nella mia terradai vostri eroi.

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collaborazione con le scuole. Con miagrande gioia il 23 dicembre scorso,con il nostro coro abbiamo cantatonell’Aula Magna della scuola “DeAmicis” di via Galliera, assieme aglistudenti delle due quinte classi. Inaprile all’Istituto tecnico industriale“Odone Belluzzi” (via Casarini) il col-legio dei docenti ha deliberato di indi-re un’assemblea generale sul temadella Costituzione della Repubblicainvitandovi partigiani, docenti univer-sitari, magistrati.Questi di seguito gli incontri per ilGiorno della Memoria: - sabato 22, scuola media “G. Dozza”(via De Carolis), incontro con studentie docenti e proiezione di un film;- venerdì 28 gennaio, scuola media“Irnerio” (via Finelli), incontro deglistudenti e docenti con il giudiceMatilde Betti e Franco Varini partigia-no e deportato; - lunedì 31, scuole “Zanotti” (via DelGiorgione), incontro con studenti edocenti con Libero Mancuso (ex magi-strato), Armando Gasiani partigianoed ex deportato a Mathausen, SilvanoOrsini prigioniero dei tedeschi dopo

l’8 settembre 1943. Nel mese di febbraio a Fossoli (campodi concentramento) e Memoriale diCarpi con circa 100 studenti dellescuole medie “G. Dozza” (via DeCarolis).Nel mese di maggio, visita al Parco diMonte Sole: con 50 alunni delle scuo-le elementari “E. De Amicis” (5ª A e 5ªB e le maestre) e con 100 studentidelle scuole “Irnerio”.

(Alessandro Masi)

“Tonino” e “Gianni”ricordati allescuole Aldini Valeriani e Sirani

Lo scorso 10 gennaio all’Istitutotecnico “Aldini-Valeriani” e“Sirani” per iniziativa delle

sezioni ANPI della Bolognina e Lamee del Comitato Antifascista delNavile è stato onorato il ricordo di

Emilio Bussolari “Tonino” di anni 29e di Efrem Benati “Gianni” di anni 18,rispettivamente bidello e studentedell’Istituto. I due erano partigiani emilitavano nel battaglione Tarzandella 7ª Brigata Garibaldi GAP”Gianni” ed incapparono nel granderastrellamento del 4-7 dicembre 1944,da parte di alcuni reparti delle SS tede-sche e paracadutisti della Divisioneaviotrasportata “Hermann Goering”guidati da fascisti locali, riguardanteuna vasta area compresa tra AnzolaEmilia e Amola di San Giovanni inPersiceto nel corso del quale furonocatturati circa 300 persone.“Tonino” venne fucilato il 14 dicem-bre e “Gianni” il 23 successivo aSabbiuno di Paderno assieme ad uncentinaio di persone provenienti ingran parte dalle carceri di SanGiovanni in Monte e dal rastrellamen-to stesso.A loro ricordo, alla presenza di varieautorità, di 80 studenti e di alcunidocenti della scuola, sono state scoper-te le loro fotografie affisse sopra l’auladi torneria che prende il nome dei dueCaduti.

La lezione infinitadettata da Marzabotto

Vladimiro Longhi* Roberto Dall'Olio**

Il sindaco di Bentivoglio ed io inqualità di presidente dell'ANPIdel nostro comune, siamo stati

alla manifestazione di Marzabotto pertestimoniare con la nostra presenza ilvalore assoluto ed intaccabile dellamemoria delle stragi nazifascisteavvenute nel nostro Paese dopo l'8settembre '43. È stata una celebrazio-ni particolare. Niente ritualità, testi-

monianze di israeliani (un ebreo vien-nese che ha perso tutti i congiunti, si èsalvato dallo sterminio e dopo la guer-ra è emigrato in Israele dove ha poiperso un figlio aviatore civile colpitodai razzi dei palestinesi), palestinesi(un ragazzo che ha visto fucilare paren-ti e fratelli dall'esercito israeliano), unex militare italiano sopravvissuto adAuschwitz: Apprezzate le parole delleautorità e l'orazione ufficiale dell'on.Rosy Bindi, molto sentita e partecipa-ta. Unico neo: nessun messaggio dalGoverno (incredibile!...) e solo un esiletelegramma della seconda carica delloStato il sen. Schifani. A parte il com-mosso saluto del presidente dellaRepubblica Giorgio Napolitano. Èdavvero con questa latitanza delGoverno che si può costruire unamemoria condivisa nel Paese del sole!Davvero ... complimenti!Lasciamo profondamente commossi da

questa memorabile mattina una brevesintesi in versi:

Marzabotto urlaMarzabotto urla / il suo dolore contenutonella piazza gremita / a fianco della chiesadove ci sono l'Italia / il mondole montagne / e un pontesul fiume di sangue / sospeso sulla paceil tempo corso / degli orologidice sessantasei / gli anni passatii cuori dicono / che nulla è passatosempre lì coraggio / e dolore stannoin memore / lucedi stagioni / che sanno tornare.

*sindaco **assessore alla cultura di Bentivoglio

“...per me è del tutto indifferenteammazzare ottanta o mille persone”Erich Muhsfeldt, OberschaerfuhrerSS (citato da Miklos Nyiszli, Sonostato l'assistente del dr. Mengele).

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Il 29 ottobre 1944, un reparto diventuno partigiani della 63ªBrigata Garibaldi “Bolero” arriva

a Casteldebole, ( vedasi Casteldebole infiamme a cura di Mauro Maggiorani,edizioni ANPI) sulla riva del Reno,con l’obiettivo di attraversare il corsod'acqua e poi puntare decisamenteverso la città, per raggiungere le basiprefissate. C’è un traghetto, ma non èpossibile utilizzarlo a causa della vio-lenta piena del fiume. Così venti par-tigiani si rifugiano nel capanno diuna cava nella golena per trascorrerela notte; il ventunesimo, AlessandroVentura, del posto, ha colto l’occasioneper recarsi a casa sua ad abbracciare lafamiglia. La mattina del 30 - a causa diuna spiata – il capanno viene attaccatoin forze da un reparto di circa duecen-to SS e paracadutisti acquartieratinella zona.

Alla battaglia si unisce anche una bat-teria antiaerea tedesca, che martella adalzo zero la posizione dei partigiani.

Una posizione impossibile da difende-re e contro un nemico dieci volte piùnumeroso i partigiani non hannoscampo: muoiono tutti e venti, alcunidi essi feriti, spietatamente abbattuti.Il ventunesimo partigiano AlessandroVentura accorre al fragore delle armida fuoco e da posizione esterna all’ac-cerchiamento spara a sua volta su ungruppo di nemici uccidendo un uffi-ciale tedesco e ferendo due soldati, poiriesce a fuggire. Il giovane verrà cat-turato cinque mesi più tardi il 28marzo 1945 e fucilato il 18 aprile,quattro giorni prima della liberazionedi Bologna al Poligono di Tiro a segnodi via Agucchi. Assieme a lui è con-dannato a morte un gruppo di parti-giani durante un processo-farsa dal tri-bunale repubblichino. I loro nomi:Benfenati Federico “Bill”, anni 20,tornitore di Casalecchio di Reno;

Proveniente dai colli bolognesi a sud-ovest dellacittà, dove per mesi la 63ª Brigata Garibaldicomandata da Corrado Masetti, nome di battaglia

“Bolero”, si era saldamente radicata nel tessuto socialecontadino e dei paesi lungo la provinciale bazzanese ildistaccamento Comando, stava dirigendosi a Bologna,completo di armi e munizioni. Era la notte tra il 29 ed il30 ottobre 1944. Le basi partigiane della città andavanopopolandosi ritenendo il CUMER che l’offensiva deglieserciti alleati - la 8ª Armata inglese sul fronte adriatico ela 5ª statunitense su quello tirrenico il cui fronte appen-ninico ormai si affacciava sulla pianura bolognese – fosseimminente. Si trattava di salvaguardare le strutture socia-

li, economiche, produttive, logistiche della città dall’ope-ra dei guastatori tedeschi in ritirata. Ma gli eventi furonodel tutto diversi.L’avvicinamento a Bologna fu oltremodo difficoltoso, costòsangue dei reparti della Resistenza in vari luoghi dellanostra provincia. Come a Casteldebole, borgata in prossi-mità del fiume Reno già uscito dal percorso montano, traBorgo Panigale e Tripoli di Casalecchio. La Brigata avevagià combattuto aspramente a Rasiglio (Sasso Marconi),subendo gravi perdite, ed a Monte Capra, facendosi inoltrelargo, durante il tragitto a Ponte Rivabella di Monte SanPietro dove sbaragliò il posto di blocco nemico. Infine la tragica conclusione.

Onorati a Casteldebole i Caduti partigiani della 63ª Brigata Garibaldi “Bolero” ed i cittadini vittime della barbaria

La libertà e la democrazia nacqueroanche sul greto arroventato del Reno

Massimo Meliconi

Resta indelebile, a sessantasei anni dal terribile evento, il ricordo della battaglia di Casteldebole. Se ne è parlato nella scuola media loca-le agli allievi e ai docenti (testimonianze di due ex partigiani) e con la manifestazione celebrativa cui hanno partecipato rappresentan-ze dell’ANPI, del Comune con il sub commissario Raffaele Ricciardi, della Provincia con l’assessore Marco Pondrelli, della RegioneEmilia-Romagna con il consigliere Marco Monari, il quale ha pronunciato un appassionato intervento. Il ruolo delle donne nella Lottadi Liberazione è stato illustrato da una mostra fotografica tematica.

Ritratto di Corrado Masetti “Bolero”comandante della 63ª Brigata Garibaldi alui intitolata

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ché il colpire senza pietà le popolazio-ni inermi era parte integrante dellastrategia nazista. Li comanda il maggiore delle SSWalther Reder, austriaco, proprio lui,il boia di Marzabotto, riconosciuto da

Otello Bonvicini, anni 30, barbiere,di Bologna; Cabras Salvatore, anni36, di Bologna; i fratelli GruppiCesarino, anni 20, meccanico, eGruppi Pietro, anni 18, meccanico diCasalecchio di Reno; VenturaAlessandro “Fra Diavolo”, anni 17,operaio, di Bologna. L’accusa speciosaper tutti: appartenenza a banda arma-ta e alto tradimento. Quando i tradito-ri della Patria, al soldo dell’occupantenazista, sono proprio i componenti deltribunale fascista. Nello scontro di Casteldebole vengonoammazzati anche cinque civili locali,rastrellati a caso, falciati dalle mitra-glia tedesca, colpevoli unicamente ditrovarsi troppo vicino al luogo delloscontro. Sono Alfredo Galli, anni 51,Raffaele Merighi, anni 62, AugustoPedrini, anni 59, Nello Santandrea,anni 62, ed Enrico Sgarzi, anni 69. Latragica mattina del 30 aprile non con-clude però questa terribile vicenda.Inizia la rappresaglia contro la popola-zione civile di Casteldebole, vuoi pervendicare il camerata ucciso, vuoi per-

un testimone, Giuseppe Mignani,risparmiato in quanto invalido, privodi una gamba, che racconta in unadenuncia ai carabinieri del comandan-te nazista come di un uomo con unbraccio solo, che parlava italiano,impossibile confondersi. Il fascicoloche accusava Reder, che ha semprenegato di aver preso parte all’eccidio,per lunghi anni carcerato in Italia, concondanna all’ergastolo, prima di esseregraziato nel 1985 dall’alloraPresidente del Consiglio BettinoCraxi, “dormì” letteralmente per annifino al 1967, quando la sua pratica fuarchiviata dal Tribunale militare di LaSpezia, tal ché la strage diCasteldebole risulta, a tutt’oggi, com-piuta da “ignoti” soldati tedeschi. Ladenuncia di Mignani è riapparsa neltristemente famoso “Armadio dellavergogna”. Oggi, se si digita WaltherReder sul computer e si arriva aWikipedia, si vedrà che dell’eccidio diCasteldebole non si fa menzione. Tornando al racconto dell’eccidio, leSS di Reder rastrellano il paese e radu-nano un centinaio di persone in uncortile e la mattina del 31 ottobre, lemitragliatrici sono pronte. All’ultimomomento Reder viene dissuaso da un

Rasiglio. Ca’ Cavallazzo, la base partigiana attaccata dai tedeschi l’8 ottobre 1944.

I venti eroi,le età, i mestieriHanno sparato fino all’esaurimento ditutte le loro munizioni, cadendo l’unodopo l’altro sotto i colpi della forzapreponderante del nemico. Questi inomi dei venti eroi della 63ª BrigataGaribaldi “Bolero”, le loro giovani età,i loro mestieri di lavoratori

Adani Gino, anni 20, garzone, diZola Predosa; Calari Monaldo,“Enrico”, anni 30, calzolaio, commis-sario politico, di Bologna; D’ErricoPasquale, anni 23, carabiniere, di SanGiorgio Jonico (Taranto); FantiRenzo, anni 22, studente di Bologna;Franceschini Enrico, “Leone”, anni20, meccanico, di Casalecchio diReno; Gregorj e Karaton, soldato eufficiale dell’Armata Rossa fuggitidalla prigionia tedesca; Masetti

Corrado, “Bolero”, anni 39, calzola-io, comandante della 63ª Brigata, diZola Predosa; Magagnoli Giuseppe“Grillo”, anni 18, meccanico, diBologna; Marchioni Mario “Barba-rossa”, anni 20, macellaio, diBologna; Masetti Arvedo, “Pirata”,anni 23, meccanico, di Zola Predosa;Migliori Marino, “Maciste”, anni 19,colono, di Bologna; Murotti Aldo,anni 23, operaio, di Zola Predosa;Pedrini Attilio, anni 22, coltivatorediretto, di Sala Bolognese; PoliUbaldo, “Piccolo”, anni 26, ferraio-lo, di Zola Predosa; Rondina LuigiAntonio, “Gim”, anni 18, imbianchi-no, di Bologna; Seghi Wolfango,anni 18, apprendista cuoco, diBologna; Spisni Secondo, “Mom”,anni 23, falegname, di Castelmaggio-re; Testoni Costantino, anni 21, mec-canico, di Zola Predosa; VenturoliFranco, “Mazzini”, anni 18, fornaio,di Bologna.

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ufficiale della Wehrmacht e rinunciaallo sterminio totale. Sceglie però dieciuomini validi, li fa legare con fil diferro a colonne e a pali del telegrafo eli fa fucilare a intervalli di dieci minu-ti. I nomi delle vittime, sia impiccatecol filo di ferro, sia fucilati sono iseguenti: Mario Baiesi, anni 18, Ugo

Borelli, anni 44, Alfonso Calzati,anni 42, Giuseppe Casagrande, anni38, Afro Fiorini, anni 34, VincenzoGamberini, anni 30, MedardoLambertini, anni 42, Marco Mar-chesini, Filippo Montanari, anni 48,Giordano Perini, anni 38. I tedeschi incendiano il paese e obbli-gano i sopravvissuti ad abbandonare leloro case. Rimangono solo le fiamme ei corpi dei Caduti, nella golena o appe-si ai pali del telegrafo. Uccisi due

volte, se possibile, quando WaltherReder, nel 1986, mentre si godevanella sua Austria la grazia ottenuta daCraxi l’anno prima, in un comunicatoal settimanale austriaco Die ganzeWoche (Per tutta la settimana), dichia-rava "Non ho bisogno di giustificarmidi niente" e ritrattava la richiesta diperdono avanzata nel 1964 agli abi-tanti di Marzabotto attribuendonel'iniziativa al suo avvocato difensore.

costante per garantire a tutti i cittadi-ni pari diritti non solo teorici,ma esigibili presso i nostri servizi – apartire, per esempio, da un sistemasanitario pubblico al vertice nazionaledella qualità e con i conti in ordine –significa garantire l’uguaglianza e l’in-clusione, combattendo lo scontro e ladivisione, contro ogni isolamento,contro ogni solitudine. Tutto ciò in uncontesto in cui sempre più grandi sonole difficoltà finanziarie a causa dellacrisi, certo, ma anche dei ben noti taglialla spesa: forse sarebbe necessario ren-dersi conto che una cifra in una tabel-la, in un elenco di uscite, spesso non èun dato statistico, ma uno dei tasselliche tiene unita la società e difende illavoro ed il sacrificio di generazioniintere.”

Offrirono i loro giovani per avereuna certezza, una fede, la trovaro-no in un nome: libertà.

Sono parole di Enzo Biagi, pubblicatesul suo primo giornale, Patrioti, nel-l’aprile del 1945.Parole che dovrebbero essere lette, det-tate, proclamate in ogni scuola, scrittesui quaderni dei nostri ragazzi, nelcuore ampio del nostro Paese. Se sen-tiamo il bisogno di dirlo, di chiederlocon tanta forza, è perché sappiamo cheoggi, purtroppo, sempre più a rischioè la nostra democrazia. Qualche setti-mana fa, il Capo dello Stato ha ribadi-to che “Gli ideali che ispirarono alloraquanti scelsero consapevolmente dipartecipare alla Resistenza contro ladittatura fascista e condussero allarinascita delle istituzioni democrati-che conservano intatta la loro attualitàe sono alla base dei valori di pace,libertà e giustizia solennemente sanci-ti dalla Costituzione repubblicana”.La malattia dell’individualismo piùsfrenato, la mancanza di una prospetti-va comune, il disimpegno fanno si cheil popolo sia indotto ad accettare diavere un duce. Deleghi all’uomo forteil proprio destino. E dietro al duce, inrealtà, non c’è un popolo, ma unassembramento di individui in lottatra loro. Individualismo, razzismo,distruzione della coesione sociale, sonole malattie alla base del successo delMein Kampf (La mia battaglia) il testo

hitleriano che ha teorizzato il nazio-nalsocialismo. Scontro, divisione,disuguaglianza è la triade che sfidaoggi pace, libertà e giustizia.Essere antifascisti oggi, significa dun-que battersi attivamente contro questemalattie. Posso dire con orgoglio chela Regione Emilia-Romagna è da sem-pre e costituzionalmente antifascista.Nel complesso delle sue politiche sibatte costantemente per la coesionesociale: il nostro sistema di welfare, lostato sociale, mira con convinzione – econ risultati invidiati a livello europeo– a tenere unita la società. L’impegnodella Regione contro la crisi economi-ca – con ammortizzatori sociali finan-ziati “in casa” anche per le categoriedimenticate dallo Stato – sta permet-tendo a decine di migliaia di lavorato-ri di non rimanere soli. L’investimento

L’intervento del consigliere regionale Marco Monari (PD)

Il patrimonio antifascista dell’Emilia Romagna“

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Sul greto del Reno

Il sub Commissario Raffaele Ricciardi, rappresentante del Comune di Bologna, intervienealla cerimonia in ricordo della battaglia di Casteldebole del 24 ottobre scorso assieme adaltre autorità civili ed ai rappresentanti di sezioni ANPI. (Foto di Gianni Pagani)

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Anche quello della Resistenzaaveva una proprio servizio di assi-stenza sanitaria. Fu Ilio Barontini,

"Dario", comandante del Comando UnicoMilitare Emilia-Romagna (CUMER) adisporne la costituzione ed a proporrequale coordinatore responsabile il dott.Giuseppe Beltrame,"Pino". Sorse così e sisviluppò una rete di protezione che avevamolteplici riferimenti negli ospedali delBolognese dove numerosi medici e infer-mieri curarono, a rischio della propria vita,molti patrioti feriti. Nell'estate del 1944,con l'intensificarsi della lotta partigiana e,di conseguenza, con la necessità di assiste-re un maggior numero di feriti, ilComando decise di allestire una infermeriaclandestina in città per provvedere alleprime cure e, quando fosse stato necessario,allo smistamento dei feriti stessi negliospedali per interventi chirurgici e tratta-menti specialistici.La ricerca di un luogo idoneo portò aduna villetta situata in una stradinalaterale a via Duca d'Aosta (oggi viaAndrea Costa), nei pressi della chiesadel Ravone. Era un luogo appartato,silenzioso e poco frequentato. E così sidecise. Rigorosissime le regole dellaclandestinità: le persiane delle finestredovevano restare chiuse sì da fare sem-brare l'edificio totalmente disabitato; imovimenti delle persone per i riforni-menti di medicinali e viveri dovevanoessere fatti in modo da non destaresospetti. Il trasporto dei feriti dovevaessere effettuato in orari e con appro-priate modalità da persone di assolutafiducia. I feriti erano assistiti da unmedico e da una infermiera; un'altra

persona provvedeva alla cucina ed aicollegamenti con l'esterno. Venne alle-stita anche una base di appoggio in unvicino edificio di via del Carso. Nonmancavano medicinali, materiali dimedicazione e attrezzature chirurgicheforniti da ditte produttrici (FARMAC,SAMO) collegate alla Resistenza e daospedali della città. In quella piccolama efficientissima infermeria vennerocurati numerosi partigiani che potero-no riprendere il loro posto nella lottaclandestina.Tutto andò per il meglio fino alla metà

di novembre quando, a seguito dellebattaglie di Porta Lame del giorno 7 edella Bolognina della settimana dopo,il giorno 15, si dovettero ricoverarequattordici partigiani della 7a Brigata“GAP", alcuni dei quali feriti grave-mente. Con loro anche un giovaneaustriaco ufficiale medico dellaLuftwaffe che aveva disertato ed erapassato nelle file della Resistenzainsieme ad un altro soldato tedesco chefungeva da infermiere. Non fu imme-diatamente possibile effettuare il tra-sferimento negli ospedali, vuoi per lecondizioni dei feriti, vuoi perché itedeschi e i fascisti avevano intensifica-to la sorveglianza in città. Si eranoperciò venute a creare nuove e deltutto impreviste condizioni sia dalpunto di vista dell'attività propria-mente medica che da quello della sicu-rezza. Era notevolmente aumentato ilnumero delle presenze all'interno dellavilletta: tra feriti, personale sanitario,addetti ai collegamenti e al riforni-mento di medicinali e viveri, si conta-vano ormai una ventina di persone. Ad aggravare la situazione negli ulti-mi giorni si erano verificati alcuni fattipreoccupanti. Una pattuglia delle SSaveva fatto irruzione in un ospedalearrestando alcuni ricoverati. In quellostesso reparto si trovavano anche trepartigiani trasferiti dall'infermeria; sitemeva per la loro sorte e anche per irischi che potevano derivarne per l'in-fermeria stessa. Segnalazioni preoccu-panti erano venute anche da altri ospe-dali dove i controlli dei nazifascisti sifacevano sempre più stretti. In effettila sorte dell'infermeria partigiana eragià segnata.Un'infame delazione portò il 9 dicem-bre 1944 alla cattura dei gappisti rico-verati nell'infermeria. Insieme ai 14partigiani vennero arrestati anche l'uf-ficiale austriaco e il disertore tedesco.Si salvarono fortunosamente il medicoitaliano, l'infermiera e la staffetta. Ipartigiani feriti vennero con estremabrutalità caricati su un camion e por-tati alla caserma "Magarotti" (nella via

Il 13 dicembre 1944 quattordici partigiani feriti assassinati dalla brigata nera

La strage dell’infermeriaOrganizzato dal servizio sanitario della Resistenza bolognese il luogodi cura clandestino venne scoperto per delazione. I giovanicombattenti della libertà vennero sottoposti a tre giorni di torturainfine passati per le armi

Giancarlo Grazia

Un acquerello raffigurante la palazzinasede dell’infermeria partigiana di via Ducad’Aosta 77 (ora via Andrea Costa) cheoggi non esiste più. (autore Plutarco, 27agosto 1946). > segue a pag. 20

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zio durò tre giorni e quattro notti. Untestimone oculare raccontò che i feriti,denudati e legati ad una cancellata,esposti al freddo invernale, vennero alungo fustigati a sangue e torturati,costretti ad assistere al supplizio deiloro compagni. Da nessuno di essi

venne una parola che compromettessel'organizzazione partigiana. Questoaumentò la rabbia dei loro carneficiche infierirono sui loro corpi martoria-ti al punto di riaprire sadicamente conla lama dei pugnali le ferite che stava-no rimarginandosi. Fu una sofferenzainimmaginabile. Il quarto giorno ven-nero portati al poligono di tiro LiciaAgucchi e qui fucilati. Era il 13dicembre 1944.Dopo la liberazione, nel 1946, i loronomi vennero ricordati in una lapidemurata sul fronte della villetta che liaveva accolti. Ma nel 1957 la villettavenne abbattuta per fare posto ad unanuova costruzione e anche la lapideandò distrutta. Negli anni successivi ilComune di Bologna e l’ANPI provvi-dero a ripristinare una nuova lapidenella quale insieme ai nomi dei parti-giani caduti viene ricordata la gloriosainfermeria partigiana.

***

Dopo la liberazione Pino Beltrame fuassessore all’Igiene e Sanità delComune di Bologna a fianco diGiuseppe Dozza. Ricoprì tale incaricoper molti anni guadagnandosi la stimae l’apprezzamento dei bolognesi chepiù volte lo rielessero nel Consigliocomunale.

omonima, attualmente via deiBersaglieri), dove aveva sede il coman-do della brigata nera fascista. Il suppli-

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Strage infermeria

La tortura e il patiboloBrini Arrigo “Volpe”, anni 20, mec-canico, da Medicina, 7ª BrigataGaribaldi GAP “Gianni”, ferito nellabattaglia della Bolognina; CanellaGiancarlo, anni 18, da Budrio, 4ªBrigata Garibaldi “Remigio Ventu-roli”; i fratelli Dal Rio Franco“Bob”, anni 18, operaio meccanicoferito alla Bolognina e Dal RioSettimo “Inverno”, anni 21, falegna-me, ferito a Porta Lame, ambedue daCrespellano, entrambi della 7ª GAP;Fiorini Ardilio “Rino”, anni 23, fab-bro, di Bologna, 7ª GAP, ferito allaBolognina; Lazzari Gian Luigi, anni18, operaio, da Granarolo, 4ª BrigataGaribaldi “Remigio Venturoli”, feritoalla Bolognina; Mazza Rossano“Franco”, anni 18, operaio meccani-co, di Bologna, 7ª GAP, ferito allaBolognina; Panzarini Lino “Pippo”,anni 34, gelataio, di Bologna, 7ª GAP,ferito in uno scontro a fuoco;Raimondi Enrico ”Americano”,anni 26, fornaio di Bologna, 7ª GAP,ferito nella sortita dalla base del

Macello comunale; Roversi Luciano“Filo”, anni 23, di Bologna, già dellaregia Marina Militare, battaglione fra-telli “Bruno e Vanes Pinardi” della 1ªBrigata “Irma Bandiera”, degente;Turrini Riniero “Maresciallo”, anni22, mezzadro, di Bologna, 63ª BrigataGaribaldi “Bolero”, ferito allaBolognina; Zanichelli Giorgio, anni22, colono poi impiegato, da SanPietro in Casale, distaccamento GAPdi Castelmaggiore, ferito nell’attaccoai nazifascisti a Porta Lame dopo lasortita dalla base dell’OspedaleMaggiore di via Riva Reno.Oltre ai partigiani italiani furono cat-turati nell’infermeria e con essi tortu-rati ed uccisi gli aggregati alla 7ª GAP“Nicolaj” ed “Olandese”, il primogià prigioniero sovietico e il secondoincorporato forzosamente nellaWehrmacht in seguito all’occupazionedella sua patria (di loro non si sonomai conosciute le generalità).Nella stessa retata incappò anche ilgiovane ufficiale medico tedesco,disertore dell’aeronautica militareLuftwaffe, che immediatamente subìla violenza dei nemici aggressori e delquale non si seppe più la sorte.

Nella foto: il 12 dicembre scorso un foltogruppo di cittadini del Quartiere Saragozzaha reso omaggio alle vittime dell’Infermeriapartigiana al numero 77 di via AndreaCosta. Prima della deposizione della coronadell’ANPI, in un raccolto silenzio sono statiletti uno per uno i nomi dei 14 Martiri.Successivamente Giancarlo Grazia haricordato la sorte di questi giovani che, giàferiti nelle battaglie di Porta Lame e dellaBolognina, dovettero subire indicibili torturenella caserma repubblichina di viaMagarotti (ora via dei Bersaglieri) peressere poi fucilati al poligono di viaAgucchi. Alla manifestazione era presenteanche Paolo Panzarini figlio di uno deiCaduti, Lino, ferito nel combattimento diPorta Lame. (G.)(Foto di Arrigo Tolomelli)

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Fu con grande sorpresa che uno, almassimo due anni orsono, venni asapere dell’esistenza di questi rac-

conti di Luciano Bergonzini.Mi erano del tutto ignoti, mentre io mi

illudevo di essere uno dei pochi amici diLuciano che sapeva tutto di lui e del suopassato. Così come ritenevo di conosceretutto quello che aveva scritto o che aveva inanimo di scrivere. Parlavamo spesso deinostri progetti culturali privati, molti deiquali poi realizzati, anche se non pochisono rimasti allo stato di intenzione.In breve, questa la storia della nostraamicizia e del tipo di rapporti che ave-vamo. Lo conobbi uno o due giornidopo la Liberazione di Bologna quan-do rientrò a casa in divisa militare conla scritta rossa “Press” (Stampa) sullaspalla sinistra. Lavorava nel giornaledel rinato Esercito italiano che si chia-mava Patria.Mi parlò a lungo della sua attività dicronista-combattente ed io lo aggior-nai su quanto era avvenuto nel mondogiornalistico bolognese il giorno dellaLiberazione e dei giornali usciti, anchese fatti alla garibaldina. Avevano vistola luce solo per un giorno perché ilcomando alleato proibì subito l’uscitadei quotidiani, sia di partito sia indi-pendenti. Io avevo lavorato a“Giustizia e libertà” l’organo delPartito d’Azione, nella cui brigata cit-tadina - la 8ª “Masia” - avevo militatodurante i venti mesi della Resistenza.Luciano - smessa la mimetica e con ilcongedo in tasca - iniziò a lavorare nelquotidiano Rinascita, l’organo delComitato di liberazione nazionale, per

piccole a discorrere di tutto e di tutti.Fu così che cominciammo a spiegarcivicendevolmente i saggi che volevamoscrivere e li leggevamo per primi unavolta finiti. Liberi ognuno di accettareo no le osservazioni dell’altro.Lunghe, quasi infinite le discussionisulla letteratura contemporanea. Dopola fine del conflitto erano arrivati tuttigli autori americani - ed erano quasitutti del Novecento - che non avevamoletto durante la dittatura, a comincia-re da Hemingway. Per me e perLuciano fu una scoperta epocale e inbreve diventammo, non solo noi, maquasi tutti i giovani che volevano scri-vere, “figli” del grande scrittore ameri-cano.Quanti di quei “figli” di Hemingwaysiano divenuti adulti non sono ingrado di dire. Non lo divenneGiacomo Fontana che ebbe un grandesuccesso con “Nazzareno”, un librooggi del tutto dimenticato come il suoautore. Un buon successo, ma di brevedurata, premiò anche Luciano con “Unfucile per Saba”, un racconto ben scrit-to su una vicenda bellica.Numerosi a Bologna gli autori di rac-conti brevi, dei quali non ricordo inomi. Tra questi vi ero pure io chepubblicai qualche scritto su quotidia-ni e settimanali che non ebbero storia.Rinunciai quando compresi che nonera il mio “genere” e cestinai, senza

passare, nei primi mesi del 1946, a “IlProgresso d’Italia”, il quotidiano dellasinistra bolognese. Quanto a me, perqualche tempo tornai nel mio banco alliceo e non ci incontrammo per anni. Ci rivedemmo e cominciammo a fre-quentarci all’inizio degli anniCinquanta quando - dopo brevi pas-saggi a “La Squilla” il settimanale delPSI e a “La Voce dei lavoratori”, ilperiodico della Camera del lavoro -andai a lavorare a Il Progresso.L’amicizia con Luciano fu immediata,cordiale e totale. Dopo aver chiuso ilgiornale, attorno alla mezzanotte, nonandavamo a letto e facevamo le ore

Un libro postumo di Luciano Bergonzini, docente universitario, con i suoi racconti dopo i lunghi anni di storico della Lotta di Liberazione

Nel 1945 eravamo tutti “figli” di Hemingway

Nazario Sauro Onofri La foto. Luciano Bergonzini, partigianodella 36ª Brigata Garibaldi “AlessandroBianconcini”, nell’ottobre 1944 a Bisano diMonterenzio (Bologna), già liberato, a pochichilometri dalla linea del fronte.

Chi era il... “padre”Ernest Hemingway (1898 - 1961),narratore e giornalista americano,nato a Oak Park (Illinois, USA), pre-mio Nobel 1954 per la letteratura.Suoi romanzi famosi: “Di là dal fiumee tra gli alberi” e “Addio alle armi”entrambi riferiti alla sua esperienzanella guerra del 1915-18 in Italia, "Ilvecchio ed il mare", "Fiesta" e soprat-tutto il più letto nel mondo "Per chisuona la campana" sulla guerra civilespagnola di cui fu diretto testimoneparteggiando per i repubblicani.Simpatizzò per la rivoluzione cubanadei "barbudos" e fu amico di FidelCastro. A 64 anni di età, convinto di essereminato da una grave malattia, si ucci-se senza lasciare una parola di saluto anessuno.

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rimpianti, gli appunti e i lavori abboz-zati. Se ricordo bene, “Un fucile per Saba”fu l’ultimo scritto di narrativa diLuciano. Poi cambiò “genere” anchelui e scrisse solo saggi di storia e dieconomia. Sia io che altri suoi amiciattribuimmo la cosa al fatto che, dopola fine de Il Progresso, Luciano avevaabbandonato il giornalismo e iniziato

la carriera universitaria nella Facoltà diEconomia e Commercio. Dopo una parentesi lunghissima e lasua scomparsa, la figlia Mauria ha trat-to inaspettatamente da un cassettodimenticato questa serie di racconti -quasi certamente scritti in epochediverse - che riaprono un discorsochiuso da oltre mezzo secolo. Dopo diche - ma saranno i lettori a sciogliere ilnodo - il problema è quello di saperese è stato un errore averli dimenticatiper tanto tempo o se potevano conti-nuare a dormire.

In ricordo di Sauro Ballardini

Il “Topo”partigianoe Maestro di Belle Arti

Se ne andato Sauro Ballardini, “Topo”nella Resistenza bolognese, grandeuomo, sia come partigiano che come

artista. Nacque a Faenza il 7 settembre1925 ed il soprannome “Topo” gli fu affib-biato quando giocava da ala sinistra nellasquadra della sua città; l’ala destra era

Edmondo Fabbri poi commissario tec-nico della nazionale di calcio italiana. Nell’ottobre 1943 fu chiamato allearmi con la sua classe ma le sue tradi-zioni repubblicane gli impedirono diservire l’esercito di Salò. A Bologna,dove si trovava al campo di aviazione,conobbe Bruno Corticelli “Marco”,vice comandante della 63ª BrigataGaribaldi “Bolero” e Franco Franchini“Romagna” comandante del distacca-mento della 7ª GAP di Castelmaggio-re, e subito aderì alla Resistenza dive-nendo commissario politico del distac-camento stesso.Il 14 ottobre 1944 Sauro partecipò ad

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Figli di Hemingway A me sono piaciuti perché sono benscritti e ricreano il clima degli annidel dopoguerra, un momento moltoimportante nella storia del nostroPaese. Non potrei però dire se sono ilprodotto di un “figlio” di Hemingwayo non piuttosto di una penna raffinata.In ogni caso, occorrerebbe un esamefilologico che non ho fatto, ma che,prima o poi, bisognerà pur fare.Inoltre, credo proprio che sia il caso dicominciare a chiederci: “Hemingway!Chi era costui?”. E se fu veramente ilpadre di molti scrittori della genera-zione uscita dalla guerra.

Luciano Bergonzini, Venti racconti par-tigiani, a cura di Werther Romani,Collana “La terra e il tempo”dell’Istituto per la storia dellaResistenza e della società contempora-nea della provincia di Bologna“Luciano Bergonzini”, EdizioniAspasia, Bologna 2010, pagg. 137,Euro 10,00.

Il volume è stato pubblicato con la col-laborazione del Comitato provincialedella Resistenza e della Lotta diLiberazione, con il contributodell’ANPI provinciale ed il sostegnodella famiglia Bergonzini.

Quella valigetta bianca...

“Prendi la valigetta”, sono le ultimeparole che Luciano mi ha detto.Nella valigetta, di plastica bianca colmanico rosso, c’erano questi ventiracconti ai quali lavorava da un paiod’anni, dopo il lungo impegno per“La svastica a Bologna”. Era arrivatoormai alla rilettura e alle tante picco-le, minute, leggere rifiniture.Sono venti pezzi di un unico raccontofatto da storie di persone e di vitediverse, di “quelli che non si arrese-

ro”. […] Grazie all’ANPI di Bologna,a William Michelini, come sempreper primo, ad Andrea Marchi, aMauro Maggiorani, a WertherRomani, e a tutte le amiche e gliamici dell’ISREBO che hanno volutoaprire la valigetta e che ogni giorno,nonostante i tempi e la modestia dellerisorse, vanno avanti nella ricerca,nella formazione, nella divulgazione.A Sauro Onofri non dico grazie, tantolo sa che gli voglio bene.

Mauria Bergonzini

Contributi dei lettori a sostegno di ResistenzaSottoscrizioni per “Resistenza”

Giancarlo Grazia e Laura Arbizzaniricordando il compagno partigiano el'amico carissimo Sauro Ballardini“Topo” sono vicini a Jeannine, Elio eAndrea e sottoscrivono 100 euro perResistenza.La sezione ANPI di Corticella 100euro a ricordo di Sauro Ballardini.Giovanni Pulini e Roberta Borsaridi Bologna 20 euro.La sezione ANPI di Ozzano Emilia300 euro.Tagliavini Sergio 40 euro.La sezione ANPI di Galliera 100euro.> segue a pag. 23

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una azione che portò alla liberazione diun gruppo di partigiani rinchiusi daun reparto fascista nella casa colonicadella famiglia Guernelli a Sabbiuno dipianura. Durante lo scontro il coman-dante “Romagna” venne ferito amorte. Poche ore dopo, per vendetta acausa delle pesanti perdite subite seguìla rappresaglia dei nazifascisti nei con-fronti di abitanti del luogo: 33 perso-ne vennero trucidate sul posto. Sauroera presente anche alla battaglia diPorta Lame. Il 7 novembre 1944 fuuno dei trecento partigiani che, uscitidalla base dell’Ospedale Maggiore divia Riva Reno, attaccarono alle spalletedeschi e brigata nera, infliggendoloro severe perdite in uomini e veicoli.Dopo alcuni giorni tornò a Faenzafacendo il viaggio a piedi. Nella suacittà natale assunse un ruolo impor-tante nella Resistenza, oltrepassandospesso il fronte per portare messaggifino all’arrivo degli alleati (il 18dicembre 1944), distinguendosi poinell’organizzazione dell’ANPI locale.Il 21 aprile 1945 entrando a Bolognadisse: “Sono molto contento di trovarela città liberata dai partigiani che pre-sidiano tutti i luoghi importanti dellacittà.” Nel 1946 espatriò in Jugoslaviaa Sarajevo dove si mise in contatto conil Ministero del Lavoro per cercare dirisolvere i numerosi problemi del-

di carcere duro a Srmska Mitrovica evenne scarcerato, dopo il disgelo traJugoslavia e URSS, per il probabileintervento di Luigi Longo nel 1957.Finalmente libero si trasferì nell’alloracapitale cecoslovacca Praga dove si lau-reò all’Accademia delle Belle Arti otte-nendo il ruolo di docente di restauro edi arte monumentale. Suo è un grandemosaico di straordinaria bellezza che sitrova in un ingresso della metropolita-na praghese. A Praga conobbe JeannineSaillant e dal loro matrimonio nacque-ro due figli, Andrea ed Elio. In questafase si guadagnò l’amicizia di Manzù eGuttuso che lo andarono a trovare inCecoslovacchia. Rientrato a Bolognanel 1981 riprese la sua attività artistica,organizzando diverse mostre perl’Istituto dei beni culturali, e la mili-tanza nelle file dell’ANPI di Bolognaassumendo il ruolo di membro delConsiglio Direttivo. Da allora si è sem-pre impegnato proponendo la testimo-nianza della sua ricca e difficile espe-rienza: partigiana prima e di esule poi,portandola anche nelle scuole dovespesso veniva chiamato a parlare.Noi tutti ce lo ricordiamo come unapersona di grande umanità, sempredisponibile e molto legato a suoi com-pagni di lotta con i quali ha condivisofino all’ultimo gli ideali di libertà edemocrazia.

l’emigrazione in quel difficile momen-to storico. In quel periodo si dette ilnome di copertura Athos Bovina. Dopola rottura dei rapporti tra Tito e Stalin,nel 1951 venne arrestato dalla poliziapolitica jugoslava e condannato comecominformista, (da Cominform, ovveroComitato Informazione, titolo succedu-to a Comintern, ovvero ComitatoInternazionale, entrambi strumenti distretta osservanza stalinista) insieme adun gruppo di compagni, al termine diun processo farsa, non avendo abiuratola militanza nel PCI. Scontò sette anni

Una rara foto di Sauro Ballardini davantiad un casolare nei pressi di Molinellaassieme alla sorella Maria, staffettapartigiana, all’indomani della Liberazionedi Bologna.

Mosaico realizzato nel 1974 da Sauro Ballardini, professore all’Accademia di Belle Arti di Praga, che si trova nell’atrio della stazione“Florenc” della metropolitana è dedicato alla vittoriosa battaglia di Sokolovo (Ucraina) combattuta l’8 -9 marzo 1943 contro i nazisti dalPrimo battaglione cecoslovacco assieme all’Armata Rossa.

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campagna presso Bologna, scelse dicontinuare a combattere il nazifasci-smo coi partigiani della 7ª GAP.Perse la vita durante la battaglia. Al centro del giardino, è stato costrui-to un cippo recante una formella inceramica con la foto della palazzinasinistrata dal cannoneggiamento tede-sco. All’incontro, coi numerosi cittadi-ni, sindaci coi gonfaloni di varie muni-cipalità, il Comune di Bologna è statorappresentato dal sub commissariostraordinario Michele Formiglio, laProvincia dall’assessore Giuseppe DeBiase e la Comunità ebraica dal presi-dente Guido Ottolenghi.

Analoga cerimonia, con la posa dicorone di alloro alle lapidi del Casserodi Porta Lame recanti i nomi dei cadu-ti partigiani. Ha reso loro gli onorimilitari un picchetto in armi del 121°Reggimento Artiglieria Contraerea distanza nella nostra città. (Foto Gianni Pagani)

Precisazione. - Il libretto titolato 2000km in bicicletta per combattere i nazi-fascisti di Cesare Cesari e recensito daLuca Piras (Resistenza n. 5, novembre2010) è stato edito a cura di CesareBianchi

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RESISTENZAOrgano dell’A.N.P.I. Provinciale di BolognaVia San Felice 25 - 40122 BolognaTel. 051.231736 - Fax [email protected]

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Segretario di redazioneAntonio Sciolino

Con la collaborazionedi Cooperativa Manifesta

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Dai il 5 per 1000 all’ANPIAttribuirlo all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia è semplice nei modelli CUD, 730-1 e Unico per la dichiarazio-ne dei redditi del 2011 nel quadro “Scelta per la destinazione del cinque per mille dell’Irpef” apponi la tua firma solo nelprimo dei tre spazi previsti, quello con la dicitura: “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale e delleassociazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art.10, c.1, lett.a), del D.Lgs. n.460 del 1997”.Sotto la firma inserisci il Codice Fiscale dell’ANPI 00776550584È importante firmare anche se il calcolo della tua Irpef è pari a zero o a credito. La ripartizione delle somme tra i benefi-ciari viene calcolata in proporzione al numero di sottoscrizioni ricevute da ciascun soggetto. Quindi firma e fai firmare infavore dell’ANPI.

Brani di storia viva bolognese

Tra le numerose manifestazionirievocative di episodi dellaLotta di Liberazione in città

ed in provincia vi è stata quella dellabattaglia di Porta Lame svoltasi il 7novembre 1944. Di particolare signi-ficato la inaugurazione del giardinorealizzato dal Comune di Bolognanell’area dell’ex macello comunale,tra via Azzogardino ed il canaleCavaticcio, dedicato al pilota JohnKlemlen (in realtà Samuel Schneiderdella South African Air Force) che,nell’estate ‘44 decollato dalla baseaerea di Rimini e salvatosi dall’abbat-timento del suo caccia “Spitfire” nella

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