Resistenza n.4 - anno 2009

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Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno VI - Numero 4 - Settembre 2009 > segue a pag. 8 > segue a pag. 2 POSTE ITALIANE Spa - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) ART. 1 comma 2 aut. N. 080016 del 10/03/2008 - DCB - BO Editoriale Abbiamo idee solide da sostenere William Michelini Il primo atto del nuovo sindaco Piazza Nettuno, 22 giugno verso sera, esito del ballottaggio elettorale per la scelta della carica di sindaco di Bologna. Il prof. Flavio Delbono (al centro) come primo atto rende omaggio, assieme a consiglieri comunali e cittadini, al sacrario dei caduti della Lotta di Liberazione. (Foto Iguana Press, per g.c. Archivio La Repubblica) A passi molto lenti si sta muovendo un tipo di scuola che vuole dare uno spazio ben maggiore, rispetto alle abitudini di sempre, allo studio del periodo storico della Seconda Guerra Mondiale, della Resi- stenza, della nascita della Repubblica, della realiz- zazione e proclamazione della Costi- tuzione italiana. Proprio a partire dalla nascita della Repubblica è iniziato il periodo di oblio in cui è stato repentinamente deciso di non immettere negli studi della scuola dell’obbligo il periodo di tempo oggetto del nostro interesse. Ricordiamo i Programmi delle Scuole Elementari del 1955, con DPR n.503/55, in cui si esorta a … dare un maggior risalto al Risorgimento naziona- le, nell'ultimo anno del ciclo..., senza aggiun- gere altro riferito alla guerra appena conclusa. Leggiamo i Programmi del 1985, DPR n. 104/85, … saranno oggetto di approfon- dimento i fatti, gli avvenimenti, i perso- naggi che hanno contribuito a…con spe- cifico riferimento al processo che ha con- dotto alla realizzazione dell'unità nazio- nale, nonché alla conquista della libertà e della democrazia… . Ma i sussidiari poco aggiungono per riportare gli avvenimen- ti storici del periodo 1943/1948 per far Lo studio del periodo storico più vicino Scuola, programmi lacunosi ma si muovono energie nuove Attenzione e sensibilità di docenti e dirigenti, seppur con fatica aprono spazi vitali. L'importanza dei filoni della Seconda Guerra Mondiale, Resistenza, Repubblica e della Costituzione. Prof. Antonio Baruffi* A l clima immotivatamente surri- scaldato della recente campagna elettorale per le elezioni ammini- strative, che di fatto aveva snaturato in gran parte il senso di una competizione democratica (senza risparmio di “colpi bassi” albergati a destra), è subentrato via via, a risultati avvenuti, un quadro politico più pacato. Di ciò l'ANPI provinciale di Bologna sottolinea la ragionevolezza e nello stesso tempo esprime piena soddi- Al mondo della scuola tutto i migliori auguri dall’ANPI di buon lavoro per proficui risultati

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Organo dell'ANPI Provinciale di Bologna - Anno VI - Numero 4 - Settembre 2009

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Organo dell’ANPI Provinciale di Bologna - Anno VI - Numero 4 - Settembre 2009

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EditorialeAbbiamo ideesolideda sostenere

William Michelini

Il primo atto del nuovo sindaco

Piazza Nettuno, 22 giugno verso sera, esito del ballottaggio elettorale per la scelta dellacarica di sindaco di Bologna. Il prof. Flavio Delbono (al centro) come primo atto rendeomaggio, assieme a consiglieri comunali e cittadini, al sacrario dei caduti della Lotta diLiberazione. (Foto Iguana Press, per g.c. Archivio La Repubblica)

Apassi molto lentisi sta muovendoun tipo di scuola

che vuole dare uno spazioben maggiore, rispetto alleabitudini di sempre, allostudio del periodo storicodella Seconda GuerraMondiale, della Resi-stenza, della nascita dellaRepubblica, della realiz-zazione e proclamazione della Costi-tuzione italiana.Proprio a partire dalla nascita dellaRepubblica è iniziato il periodo dioblio in cui è stato repentinamentedeciso di non immettere negli studidella scuola dell’obbligo il periodo ditempo oggetto del nostro interesse.Ricordiamo i Programmi delle Scuole

Elementari del 1955,con DPR n.503/55, incui si esorta a … dareun maggior risalto alRisorgimento naziona-le, nell'ultimo anno delciclo..., senza aggiun-gere altro riferito allaguerra appena conclusa.Leggiamo i Programmidel 1985, DPR n.

104/85, … saranno oggetto di approfon-dimento i fatti, gli avvenimenti, i perso-naggi che hanno contribuito a…con spe-cifico riferimento al processo che ha con-dotto alla realizzazione dell'unità nazio-nale, nonché alla conquista della libertà edella democrazia… . Ma i sussidiari pocoaggiungono per riportare gli avvenimen-ti storici del periodo 1943/1948 per far

Lo studio del periodo storico più vicino

Scuola, programmi lacunosi ma si muovono energie nuove

Attenzione e sensibilità di docenti e dirigenti, seppur confatica aprono spazi vitali. L'importanza dei filoni dellaSeconda Guerra Mondiale, Resistenza, Repubblica e dellaCostituzione.

Prof. Antonio Baruffi*

Al clima immotivatamente surri-scaldato della recente campagnaelettorale per le elezioni ammini-

strative, che di fatto aveva snaturato ingran parte il senso di una competizionedemocratica (senza risparmio di “colpibassi” albergati a destra), è subentrato viavia, a risultati avvenuti, un quadro politicopiù pacato. Di ciò l'ANPI provinciale diBologna sottolinea la ragionevolezza enello stesso tempo esprime piena soddi-

Al mondo della scuola tuttoi migliori auguri

dall’ANPIdi buon lavoro

per proficui risultati

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sfazione. D'altra parte già nel pienodella contesa, se così si può dire, lanostra associazione di partigiani eantifascisti non aveva mancato diesprimersi, confrontandosi viso-a-visocon quei candidati (di centrosinistra,civici, sinistra) che avevano espressa-mente chiesto di incontrarsi per illu-strare, in sedi separate, le rispettiveproposte. A tutti loro l'ANPI, dopoaver ascoltato doverosamente idee eproposte, aveva espresso preoccupazio-ne per l'eventuale scivolamento nelpeggio del panorama politico, metten-do quindi in risalto la necessità dellasalvaguardia del tessuto democratico,della coesione sociale.Questo ci teniamo a sottolineare oggiche il confronto tra chi ha ottenutodalla maggioranza dei cittadini lafiducia per governare e le opposizioni èentrato nelle sedi proprie delle rappre-sentanze. La presenza ed i compitidell'ANPI, ciò detto, non debbonoessere considerati esauriti. Tutt'altro.L'una e gli altri hanno ancor più pre-gnanza. Su scala locale, visto l'esito checonsideriamo positivo scaturito dalle

urne, contiamo su una costante colla-borazione con le istituzioni pubblicheaffinché i valori scaturiti dalla Lotta diLiberazione e contenuti nellaCostituzione repubblicana, che già aBologna e generalmente in EmiliaRomagna siano mantenuti, consolida-ti ed ampliati in ogni ganglio dellacollettività. Ciò per, non solo contra-stare, bensì sconfiggere i tentativi rei-terati di insidiare la democrazia, didisgregare la compattezza nazionale.Riteniamo che la trasmissione dellaResistenza e dell'antifascismo alle gio-vani generazioni sia un modo determi-nante per ottenere tali risultati.L'ANPI provinciale apprezza assaiquanto viene fatto nelle scuole perarricchire la conoscenza della storiacontemporanea ed auspica che taleorientamento, dovuto a dirigenti edocenti di indubbia sensibilità, vengaulteriormente esteso nei gradi superio-ri dell'insegnamento e delleUniversità. Così come sottolinea, a talproposito, il buon rapporto con leistanze territoriali delle Forze Armate,di cui i partigiani sono riconosciuticomponenti. Una sede istituzionaleper lo sviluppo su vasta scala di taliiniziative è rappresentata poi dal

Comitato per la Resistenza e la Lottadi Liberazione, il quale, si avvale diuna presidenza a tre: sindaco diBologna, presidente della Provincia,un rappresentante degli ex partigianiufficialmente riconosciuti tali.Abbiamo idee solide da proporre e nonmancheremo presto di farlo.Tradizionalmente l'ANPI ad ogni rin-novo di amministrazione comunale siincontra col nuovo eletto, contiamo diavere l'occasione quanto prima.Intanto desideriamo esprimere l'ap-prezzamento per il gesto significativodel neo sindaco, Flavio Delbono, cheappena sancito dall'esito delle urne lasua elezione, ha voluto rendere omag-gio ai caduti della Resistenza in PiazzaNettuno.

Auguri dell'ANPI al neosindaco

Il presidente dell'ANPI provincialeWilliam Michelini ha inviato al neo-sindaco un telegramma augurale dibuon lavoro. Il prof. Delbono ha cosìrisposto: “Ringrazio sentitamente per isinceri auguri. Sono certo che avremo moltealtre occasioni di reciproca e proficua colla-borazione. Cordiali saluti”

Editoriale: idee> segue da pag. 1

Mostra sui 65 annidi attività ANPIUna mostra alla festa de l'Unitàal Parco Nord di Bologna

Come ogni anno, l’ANPI è pre-sente con un proprio spazioalla Festa provinciale de

l’Unità del Partito democratico, inprogramma al Parco Nord di Bolognadal 28 agosto al 21 settembre. Per l’occasione è stata allestita unamostra che ripercorre la storia dell’as-sociazione, la quale quest’anno com-pie 65 anni di vita: l’ANPI fu infatticostituita a Roma nel giugno 1944dal Comitato centrale di Liberazionenazionale. Il 5 aprile 1945, con il

decreto luogotenenziale n. 224,l’ANPI ottenne il riconoscimento diente morale, che la trasformava daassociazione di fatto in organismodotato di personalità giuridica e che leassicurava la rappresentanza ufficialedei partigiani. Il nucleo della mostra è costituitodalle fotografie custodite nell’archiviodella sede ANPI provinciale diBologna, attualmente in corso di rior-dino e catalogazione all’interno delprogetto “Una città per gli archivi”,promosso dalla Fondazione del Montee dalla Fondazione della Cassa diRisparmio di Bologna. Le fotografie, per la maggior parteinedite, rappresenteranno avvenimen-ti spesso poco noti nella storiadell’ANPI e della città. La mostra è visitabile tutte le sere di

apertura della festa, dalle 19.30 alle23.30; all’interno dello stand è inol-tre possibile iscriversi all’ANPI eacquistare le pubblicazioni dell’asso-ciazione.

Bologna 18 giugno 1950. Donnedell'ANPI di Malalbergo in sfilata per il“Mese della Resistenza” alla Montagnolain occasione della festa de l'Unità

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La Conferenza nazionale femminiledell’ANPI si è riunita a Roma nelloscorso maggio per analizzare l’at-

tuale situazione politica e sociale e discu-tere le iniziative da intraprendere per nonfar mancare la voce di quante si riconosco-no -

per antica o giovane militanza -negli ideali antifascisti e nei principi dellaCostituzione Repubblicana.L’incontro è stato anche finalizzato adefinire le linee e gli orientamenti deldocumento da presentare allaConferenza di Organizzazione nazio-nale dell’ANPI svoltasi a Chiancianonel successivo giugno.Il confronto fra le partecipanti – che siè aperto al termine della relazioneintroduttiva – ha messo in luce lagenerale e profonda preoccupazionerispetto al quadro politico attualecaratterizzato da evidenti segnali diinvoluzione autoritaria e reso ancorpiù critico dalle diffuse e pervasivemanifestazioni di degrado etico esociale che colpiscono con maggioreinsistenza la rappresentazione dellegiovani donne. Ma altrettanto centraleè stato il tema della crisi economicache sta già provocando un arretramen-to dei diritti e delle condizioni di lavo-ro e che rischia di colpire con piùdurezza le donne ed i giovani, per iquali si prospetta sempre più un futu-ro privo di certezze, garanzie e cresci-ta. Proprio alla luce di queste conside-razioni è stato riaffermato il ruolo fon-damentale dell’ANPI e in essa delledonne, così come nel nostro Paese èsempre avvenuto nei momenti in cui èstato necessario fronteggiare e combat-tere a favore dei diritti e della demo-crazia.I punti salienti del lavoro da svolgeresono stati così individuati:- da un lato continuare a coltivare lamemoria storica riguardante il contri-buto femminile alla lotta per la libertà el’emancipazione anche grazie l’utilizzodei moderni mezzi di comunicazione;- dall’altro produrre iniziative sui temiche sono stati al centro del dibattito: labattaglia per il diritto al lavoro, allostudio e per il sostegno alla maternità

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attraverso adeguati servizi; il valoreirrinunciabile della pace e dei dirittiumani universali; il rafforzamento del-l’educazione alle pari opportunità apartire dalla scuola; l’affermazione diuna informazione autonoma e traspa-rente, rispettosa delle donne e orienta-ta a valorizzarne i talenti e le potenzia-lità, condizione per la crescita cultura-le e civile di tutta la società.L’impegno è dunque quello di avviareiniziative culturali e politiche compre-se nel progetto: “Donne, antifascismo,democrazia: ieri, oggi e domani”all’interno del quale il passato e lamemoria si allacciano strettamente aitemi del presente e alla volontà dicostruire una società più giusta, libera,democratica in cui le donne sianofinalmente protagoniste.Il progetto sarà dedicato a Nilde Iotti,nel decennale della sua scomparsa, etutta l’ANPI è sollecitata a ricordarnela personalità e l’impegno per le donnee la democrazia nel nostro Paese, ancheall’interno delle istituzioni repubbli-cane a partire dall’AssembleaCostituente.Per dar corso agli impegni, laConferenza fa propria la proposta di

istituire nei diversi territori e a livellonazionale dei Laboratori (Forum) chediventano il fulcro del progetto, sia dalpunto di vista organizzativo sia per laloro caratteristica di essere luoghiaperti alla riflessione, all’approfondi-mento e al confronto dei temi indivi-duati. I Laboratori devono dunqueessere i luoghi in cui l’ANPI tutta siapre alla società e ricerca attivamenteil confronto con le altre espressionidella società civile e della cultura chesi riconoscono nei suoi valori fondanti.Contemporaneamente la Conferenzaimpegna tutta l’ANPI a rafforzare equalificare la presenza delle donne nel-l’associazione anche attraverso la costi-tuzione del Coordinamento nazionaledelle Donne.Questi i temi più significativi e gliimpegni.Ma quali le presenze ? Le modifichedello Statuto dell’ANPI e l’aperturadell’Associazione a chi si riconoscenegli ideali dell’antifascismo e neivalori della Costituzione ha dato i suoifrutti: giovani donne sono intervenutenel dibattito, portando punti di vistaed esperienze dell’oggi, accanto a quel-le che hanno vissuto l’impegno ditempi più lontani.

Antifascismo democrazia: ieri, oggi, domani

Preservare il patrimonio di lotte delle donne

Verso la costituzione del Coordinamento Nazionale delle donnedell'ANPI e l’istituzione del Forum sul territorio

Mauria Bergonzini

Bologna 25 aprile 1945.Partigiane alla sfilata inPiazza Maggiore per laconsegna delle armi. Libro Bologna CittàPartigiana pag. 86

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Una grande questione nazionale

Verità giustizia memoriaper le vittime

delle stragi nazifasciste

Un forte appello dei democraticial Parlamento e al Governo

L'ANPI chiede ai Presidenti rispet-tivamente del Senato e dellaCamera dei deputati Schifani e Fini,

a tutti i parlamentari e ai segretari dei par-titi nazionali che il Senato dellaRepubblica e la Camera dei Deputati esa-minino le risultanze alle quali sono perve-nuti, nel 1999, il Consiglio dellaMagistratura Militare; nel 2001, laCommissione Giustizia della Camera; nel2006, la Commissione Bicameraled'Inchiesta sulle cause e sulle responsabi-lità del criminoso occultamento,nell'“Armadio della Vergogna”, dei 2274fascicoli riguardanti le stragi nazifascistedel '43-'45. Alla gran parte delle 15.000-20.000 vittime -dagli ufficiali e militari di Cefalonia, a

tanti anziani, donne e bambini-non è statamai resa giustizia.L'ANPI chiede che con una mozioneparlamentare – con spirito di verità,solenne dignità, ed impegno per laricerca storica e la memoria – si chiu-da una delle pagine più dolorose edoscure della nostra storia.

Manifestazioni ANPI settembre-ottobre 2009

Domenica 27 settembre Ca' di Guzzo (Castel del Rio), CàBerna (Lizzano in Belvedere),Ronchidòs (Gaggio Montano)

Domenica 4 ottobre Marzabotto

Lunedì 5, venerdì 9, sabato 10,domenica 11 e venerdì 16 ottobre anniversario della strage al Cavalcaviadi Casalecchio di Reno

lo è costruito su una serie di monolo-ghi. Anche stavolta si intende mesco-lare esperienze reali, come la storia di

Irma Bandiera, la giova-ne partigiana bolognesecatturata dai fascisti nel1944, seviziata e infineuccisa sulla strada neipressi di casa, con storied'invenzione che combi-nano fantasticamenteelementi dell'anedotticapopolare e dell'humus,cioè della sostanza ferti-lizzante, resistenziale.Il tono è prevalentemen-

te comico, costruito sulle caratteristi-che attoriali di Vito, senza escluderecomponenti sentimentali, drammati-che, o comunque proprie del “realismomagico” della tradizione culturaleemiliana.

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La piazza antistante il palazzo muni-cipale di Marzabotto sarà teatrodomenica 27 settembre (ore 20.30)

di uno spettacolo, con attore il bolognesedi origine persicetana Vito (StefanoBicocchi) che si inquadra nelle manifesta-zioni dedicate al 65° annivervario dellastrage di civili operata da reparti delle SStedesche sui monti a cavallo delle valli delReno e del Setta. Il titolo, mutuato daquello della celebre can-zone universalmenteamata ed eseguita, è BelloCiao, intenzionalmenteritoccato dall'autore tea-trale e narratore MaurizioGaruti, a sua volta persi-cetano d'adozione essen-do originario di SanGiorgio di Piano. Infatti ilseguito del titolo è piccolestorie del resistere quoti-diano, e si riferisce allaguerra cui le donne sono protagonistequali artefici di un duro impegno nellafamiglia, nel lavoro, nella società.Come già felicemente sperimentato inaltre occasioni (di cui Amarcord, folliedella bassa è solo l'ultima), lo spettaco-

Sabato 26 settembre, piazza delComune ingresso gratuitoore 18 inizio manifestazionesaranno presenti: Romano Franchi sin-daco di Marzabotto, Michele Silicanisindaco di S’Anna di Stazzema,WalterCardi vice presidente del comitatoonoranze e presidente associazionefamigliari delle vittime,WilliamMichelini presidente A.N.P.I. provin-ciale di Bologna. ParteciperàL’Accademia Corale Reno con i cantidella Resistenza.ore 18,30 deposizione corona all'in-terno del Sacrario.ore 18.45 inaugurazione, all'internodel Comune,della mostra fotografica edocumentale sulla Brigata “StellaRossa”. Nella sala consiliare verranno

trasmessi video sulla Resistenza bolo-gnese a cura dell’Istituto Parri.ore 19 apertura stand gastronomici.All'interno della piazza intrattenimen-to danzante con orchestra.

domenica 27 settembre presso lapiazza del Comune ingresso gratuitoore 18 inizio manifestazione con pre-mio ANPI Marzabotto “Partigianiieri, Partigiani oggi” ai lavoratori incassa integrazione della Cartiera diMarzabotto.ore 19 apertura stand gastronomiciore 20.30-21 Il grande “VITO” conbrani tratti dallo spettacolo “BelloCiao”ore 22 canti e balli all'interno dellapiazza

Bello Ciao con Vitoil 27 a MarzabottoIl lavoro teatrale, opera di MaurizioGaruti è dedicato ad Irma Bandiera e alla“resistenza quotidiana” delle donne

Marzabotto 26-27 settembre

Programma Festa della Resistenza

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fensiva pubblicazione del giornale “IlTempo” relativa all'azione bellica di viaRasella.Apprezzo profondamente che la decisionedella massima autorità giudiziaria della

nostra Repubblica abbia emesso un responsocoerente con la verità storica delle dramma-tiche vicende che hanno caratterizzato inItalia la fase finale della Seconda guerramondiale, aprendo la strada al passaggiodell'Italia dal totalitarismo alla democra-zia. Si tratta di una decisione coerente conaltre decisioni assunte in merito dallaCorte Costituzionale nell'immediato dopo-guerra che costituiscono il fondamento dellanostra democrazia costituzionale.Debbo congratularmi con te e con la tuafamiglia a nome di tutta l'ANPI naziona-le, e personalmente, per la determinazione ela costanza con la quale un impegno digrande significato storico e morale è statocondotto, con l'augurio e la fiducia che lanuova decisione della Corte d'Appello diRoma, la cui vicenda è stata rinviatadalla Corte Suprema, concluda nel segnodella verità e della giustizia questa inter-minabile vicenda.La decisione della Corte a distanza di oltremezzo secolo dalla conquista della democra-zia nel nostro Paese, è la migliore rispostaa chi, con gesti vili come le recenti scritteingiuriose sui muri della sede nazionaledell'ANPI, vorrebbe richiamare un passa-to obbrobrioso contro il quale è giusto sischierino tutte le forze democratiche delPaese in nome della libertà e della giusti-zia.”

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La notizia delle oltraggiose frasifasciste tracciate sul muro dellasededell’ANPI nazionale a Roma a

proposito dell’attacco del 23 marzo 1944condotto dai partigiani che provocò gra-vissimi danni alla 11 ̂ compagnia delterzo battaglione SS Polizei RegimentBozen ha determinato l’indignata rapidarisposta di condanna da parte del sindacodella città, del presidente della Provincia edel presidente della Regione Lazio.Su questo episodio lo stesso RosarioBentivegna, uno dei componenti delgruppo GAP che eseguì l'azione diguerra, ha scritto a Corrado Augias sulquotidiano la Repubblica manifestan-do il suo sdegno per questo vile atten-tato di chiara marca fascista.Si ricorda che recentemente laCassazione ha condannato un giornaleromano per aver definito i partigianiche operarono in via Resella “massa-cratori”, riconoscendo all’attacco parti-giano la natura di “legittimo atto diguerra”.Il presidente nazionale dell'ANPIRaimondo Ricci ha scritto al prof.Rosario Bentivegna questa lettera:“Caro Bentivegna, ho letto con grande inte-resse la sentenza della Corte di Cassazionecon la quale è stata annullata la decisionedella Corte di Appello di Roma di respin-gere la richiesta di responsabilità per l'of-

L’attentato di via Rasella

Vili scritte fasciste sul muro della sede dell'ANPI nazionale

Ezio Antonioni

Atestimonianza dell’apprezza-mento per “Resistenza” da partedi iscritti all’ANPI e simpatiz-

zanti, continuano le sottoscrizioni di cuidiamo un ulteriore elenco. Contributi chepermettono di far vivere e migliorare que-sta rivista.Tinarelli Gloriano di Altedoeuro 10 ANPI Castiglione dei Pepoli23.40In memoria di Mario Naldi “Bobi”partigiano della 36^ Brigata Gari-baldi “Bianconcini” sottoscrivono:Famiglia Naldi-Calzolari Bologna 100Famiglia Naldi-Grandi Bologna 90 Corbani Maurizio con Titti, Carla eMaui Bologna 50 Miseli Corrado Bologna 20 Riga Paolo Bologna 10

Neri Bruno e Ceccarini MauraBologna 25 FISAC-CGIL Bologna euro 500.La 36^ Brigata Garibaldi “Biancon-cini” fu una delle più attive e impor-tanti sull'appennino tosco-emiliano ene fecero parte numerosi bolognesi.Sostenne combattimenti quasi quoti-diani per tutta l’estate del 1944, anchese furono intensificati dopo il 10 set-tembre con l’inizio dell’offensiva allea-ta da Firenze verso Bologna. In questafase la brigata fu organizzata in quat-tro battaglioni e sostenne storici com-battimenti a Ca’ di Guzzo, Monte

Battaglia e Santa Maria di Purocielo. Il 16 ottobre, dopo duri e sanguinosicombattimenti, la formazione attra-versò la linea del fronte e si ricongiun-se con gli alleati la Brigata venne sciol-ta il 22 febbraio 1945, ed i partigianiin maggior parte si arruolarono nel-l'esercito italiano e precisamente neiGruppi di Combattimento Legnano,operante nella Valle dell'Idice e neiGruppi di Combattimento Cremonain linea sul fronte del basso Senio. Ilmassimo delle effettivi durante laguerriglia fu di 1597 partigiani rico-nosciuti, 102 classificati patrioti, piùun altro vasto numero di benemeriti. Icaduti furono 172 e di feriti 121.

La scritta apparsa sul muro della sedenazionale dell'ANPI

Sottoscrizioni per “Resistenza”

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Èormai prassi consolidatanell’Istituto Comprensivo diGaggio Montano aderire ogni

anno al Progetto “2 Giugno” in collabo-razione con l’ANPI provinciale diBologna. Il tema di quest’anno è statoincentrato sulla ricostruzione nell’imme-diato dopoguerra con particolare riferi-mento alle aree dei Comuni montani diGaggio, Lizzano in Belvedere e Casteld’Aiano che sono state teatro durante l’au-tunno-inverno 1944-45 di feroci com-battimenti. Le classi quinte della scuolaprimaria e le classi terze della secondaria diprimo grado si sono cimentate in interes-santi ricostruzioni storiche, utilizzandometodologie diverse a seconda dell’etàdegli studenti. Il lavoro dei ragazzi è iniziato conl’esecuzione di disegni, fotografie e laricerca di testimonianze dei direttiprotagonisti di quel periodo storicoancora viventi nel territorio dei trecomuni, per passare ad un’analisi sto-rica dettagliata con dovizia di partico-lari. Gli studenti, coordinati dagliinsegnanti, hanno dipanato le fasi

salienti della ricostruzione dopo la tra-gedia della guerra e hanno potutoconoscere come la vita in quel periodoera davvero dura, ben lontana dallecomodità dei giorni nostri. La docu-mentazione delle ricerche è agli atti

dell’Istituto Scolastico di Gaggio epuò essere visionata. Questo progetto è di grande impor-tanza per l’educazione degli studenti ela collaborazione con l’ANPI provin-ciale è stata e continua ad essere fontedi interesse; riteniamo infatti che lascuola debba continuare a proporre itemi legati alla Resistenza contro leforze dittatoriali che hanno insangui-nato l’Europa nel secolo scorso per per-mettere alle nuove generazioni diconoscere e riflettere su ciò che sta alleradici della nostra democrazia e dellanostra Costituzione. Proprio al riguar-do nello scorso mese di marzo ilMinistero della Pubblica Istruzione haattivato un bando di concorso dal tito-lo “Cittadinanza e Costituzione”, a cuianche il nostro Istituto ha aderito, cheva nella direzione di quanto espressosopra e permette ad insegnanti e stu-denti di rivisitare la CostituzioneItaliana che deve essere proposta nellescuole con metodologie varie e accatti-vanti. Tutto ciò è la riprova che i temilegati alla Resistenza, alla Costituzio-

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“Progetto 2 giugno nell’area dell’Istituto comprensivo di Gaggio Montano”.

La ricostruzione in tre comuni studiata a scuola con chi la fece

Devastazioni della guerra, sacrifici delle popolazioni, il costo della ripresa, nel lavoro dettagliato deiragazzi coordinati dai docenti, continua la proficua collaborazione tra l’Istituto Comprensivo di Gaggio

Montano e l’ANPI di Bologna sui temi della Resistenza.

Prof.ssa Maria Marta Carboni*

Nella foto a sinistra il centro diCastel d’Aiano, devastato daibombardamenti come apparve alletruppe brasiliane liberatrici. (daGiancarlo Bandini, Dagli “States”all’Appennino).Nella foto a destra Ronchidoso diGaggio Montano, i resti delSantuario degli Emigranti (adestra), dedicato alla SacraFamiglia in fuga dall’Egitto, chesorgeva a m.1000 slm sul crinaletra monte Castello e monteBelvedere. A Ronchidoso i tede-schi massacrarono per rappresagliaantipartigiana 82 abitanti. (FotoMaria Marchi, in Fabio Gualandi,Monumenti dedicati al soldatobrasiliano).

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ne e alla Ricostruzione postbellica nonsono obsoleti, ma devono rimanereben presenti nella programmazionescolastica. Purtroppo infatti i pericolialla democrazia non sono finiti, anzi,nuove forme di intolleranza arrivanoda più parti, sia in Europa che nelmondo. Le dichiarazioni del capo ira-niano Amadinejad che nega la Shoah eforze destabilizzanti che immettononei siti Internet immagini e simboliinneggianti al fascismo e al nazismo

devono far pensare che non c’è mailimite al delirio di alcuni uomini. Igiovani sono i più esposti a questeforme degenerative e tutti dobbiamovigilare; soprattutto alla scuola spettaun compito importante che da solaperò non può affrontare; infatti la pre-senza di ragazzi di molte etnie e reli-gioni permette di sperimentare la con-vivenza ed imparare a conoscere.Questa strada è difficile ma è l’unicapercorribile senza perdere la propria

identità. Esprimiamo un grazieall’ANPI di Bologna per la sua testi-monianza e per la collaborazione chesperiamo sia ancora lunga e proficua.

*Insegnante di storia-ScuolaSecondaria di 1° Grado

di Gaggio Montano

Alle Centoventotto partigiane dellaprovincia di Bologna cadute nellalotta di Liberazione, che simbo-

leggiano il valore ed il sacrificio di tutte ledonne della Resistenza, è dedicato ilMonumento costruito nel Parco di VillaSpada. Il monumento nacque nel trente-simo anniversario della Liberazionesoprattutto per iniziativa delle partigianedell’ANPI e fra le sue principali animatri-ci, insieme a Emma Casari, c’era LetiziaGelli Mazzuccato del gruppo di urbanistied architetti “Città Nova”, gli stessi cheavevano precedentemente progettato ilsuggestivo monumento ai fucilati diSabbiuno di Paderno. Sui restauri almonumento di Villa Spada abbiamo chie-sto il parere a Letizia Mazzuccato, autricedel progetto.“Se trentaquattro anni fa avessimocostruito un monumento in bronzotutti questi problemi non li avremmoavuti. Invece decidemmo diversamen-te. Anche allora i partigiani e l’ANPIavevano, come oggi, la difficoltà di por-tare la loro testimonianza nelle scuole,per fare sapere ai giovani quello che erasuccesso nella seconda GuerraMondiale nel nostro Paese; per faresapere quali condizioni di vita c’erano,come potevano tante donne essereentrate nella Resistenza, come potevaesserci stata tanta partecipazione: realtàche erano – e sono – alla radice dellanostra Costituzione e anche del dirittoal voto delle donne in Italia.Parlare di questo non era facile perchéla scuola era molto chiusa in se stessa:ma anche oggi, benché si parli di scuo-

la più aperta, il messaggio rischia discivolare via fra mille altri messaggiconfusi. Quindi i problemi che aveva-mo nel 1975 credo che siano ancoraattuali. Da qui l’idea del monumento,che fu fatto in modo povero, con moltovolontariato e su una ampia superficie,per contenere molti gesti e messaggi eper obbligarci a fare qualcosa tutti glianni. Studenti del liceo artistico e dellascuola d’arte fecero sculture, bassorilie-vi, affreschi con i loro maestri; così ilmonumento si rivestiva e con la festavenivano fatte letture e canti.Da allora la partigiana Emma Casariinsieme con tanti altri ha fatto damotore per promuovere la partecipazio-ne di classi intere di ragazzi con i loroinsegnanti (che preparavano un lavorodi tutta la classe durante l’anno scola-stico che culminava nella festa di pri-mavera: potevano essere ricerche, poe-sie, pitture, sculture). Oggi Emma sisente “vecchia”, come dice lei, e vuoleconsegnare ad altri il testimone. Peròquesto non è tanto facile perché la par-

tecipazione, è un lavoro: ha un costoalto, ma produce anche un valore alto.Si parla di valori quasi invisibili, masappiamo quanto è alta la posta ingioco!Ecco, è da questa premessa, che abbia-mo impostato il discorso non solo dellamanutenzione del monumento, maanche del suo arricchimento. Con lenuove formelle in terracotta del LiceoArtistico, le pitture ed alcune nuoveopere, fra il collegamento con la vicinaBiblioteca frequentata da molti giova-ni, soprattutto studenti, un corrimanoper favorire le persone anziane a salire lascalinata che accompagna i nomi dellepartigiane incise nei mattoni e altrecose ancora.È auspicabile che scuole, associazioni,gruppi di cittadini fruiscano di questospazio per attività culturali improntatealla memoria perché, come più volte siè detto, senza memoria non c’è futuro”.

Gc. G.

Restauro ed arricchimento a Villa Spada

L’opera del Liceo Artisticonel Monumentoalle 128 partigianeIl significato dell’intervento in una dichiarazione di LetiziaMazzuccato tra i curatori del Progetto

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comprendere cosa i “fratelli d’Italia” hanno dovuto affron-tar e patire. Per la scuola media anche i Programmi D.M.9/02/1979 non danno indicazioni di ricerca di maggiorapprofondimento del periodo in oggetto, ma allarganomaggiormente l’impegno dell’arco temporale da studia-re… per la III classe: dal 1815 ai giorni nostri con riferi-menti essenziali all'Europa, al mondo, alla decolonizzazio-ne. Si avrà particolare riguardo all'Italia nell'ultimo cin-quantennio, nel quadro della storia mondiale… Ben piùdifficile si è mostrata la situazione quando, con l’introdu-zione della Legge Moratti, si è prefigurata la sparizionedegli argomenti del novecento o una totale revisione.Questo breve exursus per notare come è sempre stato diffi-cile per la scuola elementare e media italiana farsi garantedel perpetuarsi di una memoria degli avvenimenti che cihanno portato alla democrazia, proprio per la totale assen-za di un assetto normativo.Si deve pertanto solo all’attenzione ed alla sensibilità didocenti e Dirigenti scolastici il merito di aver voluto intro-

durre questo periodo di vita italiana tra i contenuti diStoria che i nostri ragazzi devono studiare ed apprendereper una loro più completa formazione. Specifico che si parlain questo caso di formazione squisitamente culturale eritengo sia l’aspetto ragguardevole che, assieme ad altri,concorre alla formazione globale dello studente. Si potreb-be pensare che è cosa naturale e consequenziale ad un lavo-ratore della scuola sottolineare e “tifare” per l’aspetto cultu-rale, ma in questi tempi, in cui i ragazzi escono dalle scuo-le dell’obbligo avendo una formazione culturale assaidistante dagli stessi giovani loro coetanei degli anni sessan-ta e settanta, in più la bassa considerazione della cultura daparte dell’opinione pubblica, diventa preminente ritornarea mettere al primo posto le conoscenze della letteratura,dell’arte, della Storia come parti indispensabili alla forma-zione di ragazzi consapevoli e con capacità di discernimen-to critico.

*Dirigente scolastico dell'Istituto Comprensivo Castel di Casio-Granaglione

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Scuola e territorio un binomio a lungodiscusso, contrapposto, auspicato; inogni caso inevitabilmente presente e

attuale. La scuola è infatti un sistemasociale aperto pertanto non èpossibile, nel predisporre l'azione didatti-ca, non tener conto della cultura espressadal territorio; essa è la cultura che l'am-biente sociale esprime e nella qualel'alunno è immerso. Da questo punto divista la scuola diventa un luogo amico chenon chiede solo prestazioni ma che offrepossibilità di incontro e di essere usata anche in modo informale. Ecco allorache con l’autonomia, la scuola, daluogo chiuso, autoreferenziale, diventaun ‘luogo pedagogico’ aperto. Anche quest’anno l’Istituto Compren-sivo di Castel di Casio-Granaglioneconclude l’avventura scolastica con laFesta d’Istituto, appuntamento che,forte dell’esperienza maturata l’annoscorso, cade il 16 maggio 2009 e, coe-rentemente con l’estensione territoria-le della scuola, si realizza nell’areaurbana del Comune di Granaglione. Una vetrina per condividere con tuttii presenti il lavoro di un intero annoscolastico nelle sue punte di originali-tà espresse dagli alunni nelle attività

Prof. Baruffi: programmi lacunosi ma si muovono energie nuove

Fondamentale la centralità dell’alunno

La scuola, non solo prestazionima offre possibilità d’incontro

Prof.sse Debora Cusimano, Elvira Dami, Maria Rita Criseo*

Giovani e ragazze a Molino del Pallone (Granaglione) nella primavera 1944. Tra di essidue partigiani catturati dai tedeschi e impiccati nella piazzetta della chiesa di Biagioni il 4luglio 1944. Essi sono Attilio Vivarelli, anni 21 (primo a sinistra) e Saverio Bruni, anni25, catanzarese di origine (in alto). Altri otto ragazzi vennero fucilati lo stesso giorno.

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to le classi nello studio della storialocale che ha coinciso con l’analisi ditemi della storia contemporanea, indi-viduati in tracce e segni ancora presen-ti nel territorio, in opere di storiogra-fia locale, nella memoria degli abitan-ti. In sede di programmazione si è con-cordato sul fatto che nell’insegnamen-to della storia contemporanea occorratenere presente in primo luogo la sua

di cooperazione laboratoriale e proget-tuale. Dal punto di vista didattico latrasversalità del conoscere e del fare,dell’analizzare e dell’agire in cuil’alunno è coinvolto, non riguarda unasola disciplina o un solo progetto,riguarda tutte le discipline e tutti iprogetti. In altre parole riguarda lascuola del soggetto/alunno, cui conse-gniamo una reale unitarietà del saperefacendolo lavorare con le discipline inmodo progettuale. Questo per dire che

è importante che i progetti siano cari-chi di disciplinarità e le disciplinecariche di progettualità. Solo in que-sto modo il lavoro scolastico si caratte-rizza come vero e proprio strumentoformativo, capace di mobilitare abili-tà, conoscenze e competenze struttura-te nella testa e nelle mani dell’alun-no/persona. In quest’ottica le insegnanti di letteree storia della scuola secondaria di I°grado di Castel di Casio hanno guida-

Primaria di Castel di CasioClasse V^Gli alunni si sono seriamente impe-gnati a conoscere il passaggio tra laprima e la seconda Guerra Mondiale.Nell’osservazione del proprio territo-rio hanno ricercato documenti riferitialla costruzione della diga di sbarra-mento di Suviana avvenuta negli anniventi. Le loro ricerche sono state sinte-tizzate nella realizzazione di un cartel-lone ed un servizio fotografico di queitempi. Inoltre hanno messo in relazio-ne la stazione ferroviaria di PorrettaTerme con gli avvenimenti dellaSeconda Guerra Mondiale e della lottapartigiana in montagna, le deportazio-ni in Germania ed anche notizie suibombardamenti di Porretta Terme.

Primaria di Ponte della VenturinaClasse V^Gli alunni sono stati guidati alla com-prensione delle cause che hanno porta-to alla Seconda Guerra Mondiale. Percontestualizzare tale evento nella vitadei nostri luoghi è stato affrontato l’ar-gomento dell’uso della ferrovia duran-te l’evento bellico, ricercando la testi-monianza del sig. Lorenzini che lavo-rava in quel settore. Gli alunni hannovisitato il rifugio di monte Cavalloluogo di formazione della BrigataMatteotti ed hanno approfondito lafigura di Capitan Toni. L’incontro coltestimone sig. Pirini ha fatto com-prendere l’eccidio di Monte Sole. La

Motivazioni delle attività svolte dalle classi

nascita del movimento dellaResistenza è stata studiata con l’inter-vento in classe della sig.a PatriziaCuzzani responsabile del Museo dellaResistenza.

Primaria di Casola-,BerzantinaClasse V^ A e Classe V^BLe classi hanno affrontato la tematicadella 2° Guerra Mondiale ricercando-ne le cause. Lo sguardo si è rivolto aconoscere e capire la Resistenza emolto sono servite due uscite moltosignificative al Museo della Resistenzadi Bologna, con la collaborazione delladott.ssa Patrizia Cuzzani, e al Museobellico di Montese con la collaborazio-ne dell’impiegata della biblioteca. Èstata realizzata una presentazione inpower point utilizzando materialefotografico, interviste, e lezioni fronta-li durante le quali i ragazzi hannoaffrontato la conoscenza del percorsoche ha portato alla nascita dellaRepubblica.

Media di Castel di CasioClasse I^La classe si è impegnata nel conoscerevari aspetti di vita quotidiana riferitial periodo storico della SecondaGuerra Mondiale. Tale ricerca hasoprattutto puntato sulle interviste ainonni che vissero in prima personaquei momenti storici. Il prodotto è un intreccio di elementidi vita quotidiana e della nascita dei

movimenti di Resistenza in monta-gna.

Classe II^Gli alunni si sono mossi ricercando inbiblioteca argomenti riferiti allaSeconda Guerra Mondiale, raccoglien-do testimonianze dirette ed indiretterelative al momento storico ed allanascita delle Brigate Partigiane neiComuni del nostro Istituto. Ciò ha portato gli studenti alla realiz-zazione di una recita dal titolo “La guerra dentro di noi – Gli effettidella guerra a breve e lungo termine“.

Classe III^Progetto di storia “Il 2 giugno”In continuità con i temi sviluppati nelprecedente anno scolastico, quest’annola classe ha lavorato sul seguente tema:“La conquista dei diritti civili: dallaResistenza alla Costituzione italiana”.Attraverso la comparazione di fontifotografi che, documentali e storiogra-fiche gli alunni hanno analizzato letappe fondamentali che hanno portatoalla nascita della Repubblica italiana,giungendo a percepire la storia comeun costrutto frutto dell’azione dell’uo-mo.La classe ha profuso particolare impe-gno nelle attività di ricerca cooperati-va, producendo cartelloni illustratividelle tappe fondamentali analizzate.

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vastità e la sua problematicità. La sto-ria contemporanea è un sapere ‘caldo’,esposto inevitabilmente al condiziona-mento di un futuro da costruire; perquesto deve essere insegnata fuori daidogmatismi e dalle vincolanti opzioniideologiche. Si tratta di un compitodidatticamente molto difficile, mapedagogicamente indispensabile sevogliamo raggiungere il pieno coin-volgimento dell’alunno nella direzionedi una educazione alla pace e allaresponsabilità di una convivenza civilepartecipata.La classe prima, seguita dalla prof.ssaDebora Cusimano ha sviluppato unlavoro di ricerca sulla storia del movi-mento di Resistenza. Per motivaremaggiormente i discenti allo studio ditale tematica, senza dubbio ancoracomplessa in relazione alla fascia d’età,è stato proposto un approccio direttoai vari tipi di fonti storiche, con loscopo di mettere in evidenza punti divista diversificati. I materiali docu-mentari, oggetto di ricerca e di studio,approfondendo aspetti riguardanti lastoria locale, hanno contribuito a farcomprendere che l’esperienza esisten-ziale di tutti noi e del nostro territoriosi collega alla storia nazionale, interna-zionale e mondiale. In particolare,l’impiego di fonti storiche nella didat-tica della storia ha rappresentatoindubbiamente per la classe una pre-ziosa opportunità per un investimentocognitivo ed affettivo.La classe seconda, seguita dalla prof.ssaElvira Dami ha continuato il percorsodi ricerca iniziato nello scorso annoscolastico, impegnandosi nello studiodei vari aspetti della vita quotidianariferiti al periodo della Seconda GuerraMondiale; l’argomento è stato amplia-to e approfondito con interviste ainonni che hanno vissuto in prima per-sona i momenti storici del dopoguerra. Ne è nato uno studio che raccoglie unintreccio di elementi di vita quotidia-na e di notizie sulla formazione deimovimenti di Resistenza in monta-

gna. Nei racconti di vita scaturiti dallasensibilità degli alunni molte personepotranno identificarsi avendo fattoesperienza diretta del periodo storicoin questione, diversamente le ultimegenerazioni potranno leggere le testi-monianze come il racconto di un pas-sato che ha influenzato profondamentela vita dell’Italia e degli italiani fino adoggi. La classe terza, seguita da MariaRita Criseo, in continuità con i temisviluppati nel precedente anno scola-stico, ovvero la Resistenza Partigiana -da cui è nato il copione di un recital-,quest’anno ha proseguito lavorandosul tema della conquista dei DirittiCivili, come conseguenza ultima dellaResistenza cioè di quell’impegno

spontaneo portato fino al sacrificiodella vita compiuto anche per la nostralibertà e che noi abbiamo il dovere dinon dimenticare.Attraverso la comparazione di fontifotografiche, documentali e storiogra-fiche gli alunni hanno analizzato letappe fondamentali che hanno portatoalla nascita della Repubblica, giun-gendo a percepire la storia come uncostrutto frutto dell’azione dell’uomo.La classe ha profuso particolare impe-gno nelle attività di ricerca cooperati-va, producendo cartelloni illustratividelle tappe fondamentali analizzate.

*Insegnanti di Storia Scuola Media

Nell’ambito della Festa del’Unità al Parco Nord diBologna a cura dell’ANPI

vengono presentati nuovi volumiriguardanti il periodo bellico e sullaResistenza.Presenti gli autori ne parlerannoricercatori e scrittori di storia.

domenica 30 agosto ore 21Massimo Storchi autore del libro Ilsangue dei vincitori. Saggio sui criminifascisti e i processi del dopoguerra(1945-46), Aliberti2008Con Paola Z agatti, ISREBO

martedì 15 settembre ore 21Simona Salustri autrice del libro Lanuova guardia. Gli universitari bolognesitra le due guerre (1919-1943), Clueb,2009. Con Brunella Dalla Casa,ISREBO

venerdì 18 settembre ore 21Presentazione del volume dei proff.Luciano Casali e Dianella Gagliani (acura di), La politica del terrore. Stragi e

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Scuola: prestazioni e incontro

L’Anpi alla Festa de l'Unità di Bologna

Appuntamenti in libreria con la storiae un DVD su Monte Sole

violenze naziste e fasciste in EmiliaRomagna, L'Ancora del Mediterraneo,2008. Con Mauro Maggiorani, diret-tore ISREBO

Spazio del sindacato Sabato 12 settembre ore 21Presentazione del dvd Lo stato di ecce-zione sul processo per le stragi diMonte Sole alla presenza del registaGermano Maccioni e dello sceneggia-tore Loris Lepri

Spazio donnaMercoledì 16 settembre ore 21Presentazione del libro di PatriziaDogliani Il fascismo degli italiani. Unastoria sociale, Utet 2008Con la prof.ssa Elda Guerra ed il gior-nalista Giorgio Tonelli

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Il progetto didatti-co Scarpe rotte epur bisogna andar,

portato a compimentodalla classe III A dellascuola media “DonMilani” dell’IstitutoComprensivo diGrizzana Morandi,è nato dall'esigenza difar capire ai ragazzi diun'età tra i 12 e i 14anni i nessi di causaeffetto che legano laResistenza alla costru-zione dell'Italia de-mocratica avvenutaattraverso la stesuradella Costituzione. Ilmateriale utilizzato èservito a sviluppareuna narrazione storicafinalizzata a creare,attraverso una cre-scente drammatizza-zione, una tensioneemotiva tale da con-tribuire alla forma-zione di una coscienzacivile nei buoni citta-dini di domani.Tempi e fasi disvolgimento:Il progetto didatticoha avuto una duratadi 26 ore e si è svi-luppato secondo leseguenti fasi: Prima fase: lezione inaula computer. Brainstorming inizialeper sondare le loro conoscenze sulperiodo storico della Resistenza. Presentazione in Power point.Seconda fase: la Resistenza e la storia:periodizzazione e contestualizzazione.Linea del tempo per sottolineare lacontinuità tra gli eventi precedenti e il

momento storico ci si appresta ad ana-lizzare (lezione dialogata). Consegna airagazzi del materiale fornito (fotocopiedi brani storiografici e letterari, letteree canzoni sulla Resistenza e foto d’epo-ca che ritraggono partigiani e partigia-ne) da analizzare durante il ciclo dilezioni. Presentazione alla classe dialcuni esempi di fonti scritte: lettura eanalisi di lettere di condannati a morte

e di testimoni chehanno vissuto laguerra di Liberazio-ne tratti da P.Malvezzi, G. Pirelli(a cura di) Lettere deicondannati a mortedella Resistenza ita-liana, M. Franzinel-li, Ultime lettere dicondannati a morte edi deportati dellaResistenza italiana,Guidetti Serra, (acura di), Compagne.(Lezioni dialogate) Terza fase: la Resi-stenza attraverso laletteratura. La lottadi liberazione vistadagli scrittori.Nascita e sviluppodel romanzo “resi-stenziale”.Letteratura comefonte di un comunesentire che emergedal proprio presente(lezioni dialogate).Attraverso i braniletti sia in classe siaindividualmente acasa, è stato possibi-le dare avvio ad unariflessione personaleche ha saldato il tra-gico evento del pas-

sato all'impegno nel presente, facendoleva sull'empatia. Quarta fase: la Resistenza attraverso lafotografia e le canzoni. La storia dellalotta di liberazione studiata utilizzan-do la fotografia, le canzoni e la musicacome documenti e come fonti dellaconoscenza storica. Lettura e analisi diFischia il vento e Bella ciao (lezione dia-

La Resistenza e la Costituzione italiana:

Impegno, entusiasmo straordinario della classe III A di Grizzana Morandi

Riflessioni sul progetto didattico “Scarpe rotte e pur bisogna andar...”

Prof.ssa Monica Foggia*

Schema del progetto didatticoObiettivi: Saper individuare le fasi e l’evoluzione del conflitto Saper valutare l’importanza del fenomeno della Resistenza all’internodel contesto bellico. Saper valutare criticamente il fenomeno dellaResistenza nel suo contesto storico/ideologico. Saper collegare la cadu-ta dei totalitarismi al contesto della guerra. Saper individuare i percor-si e le stratificazioni della memoria nel contesto del secondo conflittomondiale. Saper comprendere le dinamiche e le diverse qualità dellememorie nei conflitti.Metodologie didattiche: • Lezioni dialogate. • Ricerche guidate elavori di gruppo sulle fonti (scritte, orali, iconografiche, letterarie). • Lettura, analisi e discussione delle fonti prese in esame. • Rappresentazioni grafiche. • Analisi e ricerche bibliografiche.Strumenti: Manuale in dotazione. Atlante storico e cronologia delperiodo 1943-1945.Materiale fotografico. Fotocopie Canzoni. Testimonianze.Spazi: Aula di classe. Laboratorio multimediale.Contenuti: analisi di alcune fonti scritte tratti dai seguenti volumi: Piero Malvezzi, Giovanni Pirelli (a cura di) Lettere dei condannati a mortedella Resistenza italiana. Mimmo Franzinelli, Ultime lettere di condanna-ti a morte e di deportati della Resistenza italiana. Bianca Guidetti Serra,(a cura di), Compagne.Analisi di alcuni brani tratti dai seguenti romanzi: Renata Viganò, L’Agnese va a morire. Beppe Fenoglio, Una questione pri-vata e I ventitré giorni della città di Alba. Italo Calvino, Il Sentiero dei nididi ragno Analisi della poesia di S. Quasimodo, Alle Fronde dei salici.Analisi di foto d’epocaAnalisi di fonti audio: le canzoni partigiane Fischia il vento e Bella ciao

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logata). La canzone può a ragione con-siderarsi quale prova tangibile dellacondivisione di un ideale sociale. Essacostituisce una valida testimonianzadell'adesione ad una fede politica, raf-forzando il senso di appartenenza a undato gruppo. Sottolinea gli eventiprincipali della vita politica e socialeaccompagnandone l'evoluzione. Inquanto espressione della partecipazio-ne popolare, la canzone diventa undocumento efficace per la comprensio-ne dell'evento storico che si vuole esa-minare. Ma essa è un documento cari-co di significati, che rivela gli aspettilegati alla partecipazione emotiva esentimentale. Quinta fase: discussionein classe il più possibile libera e apertasul riconoscimento e la gestione delleemozioni in relazione alle “memorie”di un conflitto. La memoria, infatti, èun fatto sociale e in quanto tale appar-tiene all'intera comunità, ma come nelcaso della Resistenza, le memorie indi-viduali non coincidono con la memo-ria collettiva e ciò avviene soprattutto

quando nella quotidianità della vita diun individuo irrompe un evento tragi-co come la guerra. Essa costituisce un“rovesciamento” come ad esempiodurante l'occupazione nazista, quandol'aiuto dato a qualcuno che ne avevabisogno era illegale, mentre le perse-cuzioni, le stragi, le torture, anchequelle perpetrate ai danni della popo-lazione inerme, erano considerate leci-te. La memoria è uno strumento for-midabile per creare nuove prospettivecapaci di tracciare una sorta di “stradaparallela” che conduca a nuovi scenarie a molteplici punti di vista in gradodi incorporare anche identità e memo-rie separate, “divise”.Sesta fase: produzione di elaborati con-sistenti in racconti nei quali gli alunnihanno narrato in prima persona unmomento particolare della lotta parti-giana. I ragazzi si sono immedesimaticompletamente nei panni di ex parti-giani e partigiane e hanno raccontatola Resistenza dal nostro tempo, facen-do riferimento agli articoli della

Costituzione italiana ispirata propriodai principi e dalle esigenze natidurante la lotta di Liberazione.Gli alunni hanno mostrato continua-mente una particolare empatia verso letematiche trattate durante lo svolgi-mento del percorso didattico ciò haconsentito loro di portare a termine unimportante percorso di maturazionesia dal punto di vista personale, siacome gruppo. L'impegno, l'entusia-smo e la determinazione che la classeha dimostrato durante questa espe-rienza sono stati straordinari e mihanno ulteriormente convinta dellaprofonda necessità che il nostro paeseha di riappropriarsi di quei valori fon-danti che hanno fatto nascere laRepubblica e che troppo spesso, oggi,vengono dimenticati e persino derisi.

*Docente di Lettere presso l'I. C. Grizzana Morandi

Cartina d'accerchiamento delle SS. Il piano strategico posto in atto dalla 16^ Panzergrenadier Division Reichsfuhrer SS a Monte Sole,comprendente i territori di Grizzana, Marzabotto e Vado di Monzuno.

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Un fascicolo di dieci cartellecompendia le riflessioni e lenotizie frutto di un viaggio distudio delle classi terze discuola media di San Giorgio diPiano (anno scolastico 2008-2009). Nell’impossibilità dipubblicare integralmente illavoro, che pure lomeriterebbe, offriamo al lettorebrani tratti dal testo unificato.

Quando siamo arrivati, l’atmosferadi gioco è cambiata: nessunorideva più, nessuno parlava con

un compagno”. Sono le righe iniziali delresoconto collettivo di viaggio. Il primoapprodo che ha zittito i ragazzi è nel sottocampo di Gusen, una appendice diMauthausen, quest’ultimo il più grandelager in territorio austriaco. Del Gusenoriginario “ non è rimasto molto poi-ché gran parte del territorio ora èoccupato da edifici residenziali.Quando ho visto tutto ciò sono statocolto da rabbia, trovo veramenteoltraggioso che persone vivano contranquillità dove oltre 10.000 prigio-nieri sono stati assassinati. Abbiamopotuto visitare il memoriale, ovvero illuogo che raccoglie l’ex forno crema-torio, dove ci siamo raccolti in silenzioinsieme ad Armando, che appena haparlato di Serafino si è messo a pian-gere.”“Armando aveva 17 anni quando fudeportato col fratello che ne aveva 24.-Gli avevano applicato sulla casacca iltriangolo rosso dei politici. Quando sipresentò a casa i familiari non lo rico-nobbero. Quando si resero conto cheera lui gli chiesero dove era stato tuttoquel tempo e dove era Serafino. Luicercò di spiegare ma nessuno gli cre-dette. Per 50 anni non ne parlò mai,soltanto una notte di Natale dopo avervisto il film La vita è bella di RobertoBenigni incominciò a raccontare la sua

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Una esperienza indimenticabile in Austria degli studentimedi di San Giorgio di Piano

“Viaggio a Mauthausen:un grazie ad Armandoe ai nostri professori”

La tragica scalinata di 186 gradini che i prigionieri erano costretti a risalire portando aspalla i macigni.

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storia, che ha scritto nel suo libroNessuno mai ci chiese. Ogni anno accom-pagna scolaresche”.Dopo Gusen ci siamo diretti verso ilcampo di Mauthausen; quando cisiamo fermati siamo scesi lentamentedal pullman. Quello non era un postocome un altro: mi è venuta la pelled’oca, ma non perché era freddo”.“Il lager nazista di Mauthausen sitrova alla sinistra del fiume Danubio.Al suo interno una cava di granito. Iprigionieri erano costretti a trasporta-re sulle spalle massi di 30 kg o più,lungo una scalinata formata da 186gradini. Il tutto avveniva con qualsiasicondizione meteorologica, fosse piog-gia o neve. Sempre silenziosamente cisiamo avviati su per la scala dellamorte. È una salita terribile eArmando ci ha raccontato. Non riusci-vo a trattenere la mia commozione,soprattutto quando il mio sguardo haincontrato quello di Armando, così

straziato”. “Arrivati alla fine si è aper-ta una visione confortante: tutti i paesiche hanno avuto dei morti nel campohanno fatto ergere 44 monumenti inonore dei caduti. Il primo che si incon-tra è il monumento alle donne.Armando non vide nessuna donna per-ché erano chiuse in una specie di bor-dello dove venivano stuprate da SS ekapò. Il monumento rappresenta unadonna senza ventre, a noi ha fatto veni-re in mente un verso della poesia diPrimo Levi: Il ventre freddo come unarana d’inverno”.“In biglietteria Armando ha dettotranquillamente all’impiegata: Sa chequi nel lager ci sono stato anch’io?Successivamente siamo entrati nelmuseo che al tempo era l’infermeria,nella cui cantina sono situati i tre fornicrematori, vicino all’angolo del ‘colpodi grazia alla nuca’. Inoltre c’era lacamera a gas, allestita come doccia”. “Prima della gita avevo sentito direche una volta che fossimo entrati sisarebbe sentito l’odore di morte; ionon ci credevo ma quando sono entra-to nella stanza sono stato costretto acambiare opinione. Avevo una stranasensazione, molto difficile da descrive-re, un sapore amaro in bocca, bastava a

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farmi sentire poco bene. Siamo statianche nel laboratorio dove facevanoesperimenti sui deportati”.“Quando è finito di piovere è giunto ilmomento più bello, forse: tutti noi,riuniti accanto al monumento agli ita-liani abbiamo letto poesie o frammen-ti di brani. Sono contento cheArmando abbia apprezzato la piccolacerimonia in onore di tutti i Caduti,anche se questo non basta a ripagarlodi tutto quello che ha fatto per noi”. Il campo principale di Mauthausenvenne costruito a cominciare dal 1938e da esso dipendevano numerosi sottocampi. Vi furono rinchiuse 300 milapersone di 44 nazionalità diverse, tracui dei cinesi presi a Parigi duranteuno spettacolo del circo; 8 mila gli ita-liani dei quali 3 mila di Bologna e pro-vincia”. Il campo fu liberato dagliamericani il 5 maggio 1945”.“ Ringrazio Armando e i miei profes-sori, perché non tutti portano gli alun-ni in visita nei campi nazisti e pensoche per noi è stata una gran fortuna”.

Lettera della scuolaalla sezione ANPI

La dott.ssa Angela Cocchi, dirigentedell'Istituto Comprensivo di SanGiorgio di Piano, ha fatto pervenirealla sezione comunale dell'ANPI laseguente lettera:

I docenti delle classi terze delle scuolemedie di San Giorgio di Piano e diBentivoglio ringraziano per il contri-buto che è stato da voi elargito e che haconsentito a tutti gli alunni residenti aSan Giorgio di Piano, con pari oppor-tunità e indipendentemente dalle dif-ficoltà familiari, di partecipare al viag-gio di istruzione a Mauthausen, a com-pimento di un percorso di granderilievo educativo. Distinti saluti i prof. Piantanida Flora,Moretti Daniela, Bragaglia Giulia,Atti Adriana, Zanoni Anna, LobelloFabio.

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Da San Giorgio a Mauthausen

Un particolare del lavoro forzato nel cantierecon deportati e l'ufficiale tedesco che licomanda.

Chi è GasianiHa accompagnato gli studentidell'Istituto Comprensivo di SanGiorgio di Piano un sopravvissuto alladeportazione a Mauthausen, ArmandoGasiani, attivo nell'ANED di Bologna(Associazione nazionale ex deportati).Di famiglia contadina, classe 1927,all'epoca abitante nella campagna diAnzola Emilia, venne catturato il 5dicembre 1944 assieme al fratelloSerafino, classe 1920, durante il maxi-rastrellamento nazifascista nella vastaarea anzolese e persicetana.L'operazione repressiva tesa a colpire laResistenza e la rete popolare che lasosteneva ebbe come prologo le tortu-re, le fucilazioni sul colle di Paderno,le deportazioni. Armando Gasiani for-tunatamente riuscì a tornare a casa,non così il fratello Serafino, debilitatonel fisico e gravemente ammalato,morì nella terra straniera l'11 luglio1945, due mesi dopo la Liberazione.

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Era giunta l’ora di resistere” …”eragiunta l’ora di essere uomini; dimorire da uomini per vivere da

uomini”:. così recita l’epitaffio di PieroCalamandrei riportato sulla lapide dei fra-telli Carlo e Nello Rosselli, assassinati inFrancia dove da esuli politici continuavanola lotta contro il regime dittatoriale fascistada sicari fascisti nel giugno del ’39. Cosiegli, che fu antifascista, partigiano, poidocente universitario e politico e tra i padrifondatori della nostra Costituzione, pro-nunciò in un discorso tenuto al TeatroLirico di Milano, 28 febbraio 1954 neltentativo di spiegare quale fu l’impulso chespinse migliaia di ragazzi a formare laResistenza come strumento di lotta controil dominio totalitario e omicida del regimenazifascista.Egli paragona questo “miracolosomoto di popolo” alle “gemme deglialberi che spuntano lo stesso giorno” e

alle “rondini di un continente che lostesso giorno s’accorgono che è giuntal’ora di mettersi in viaggio”.A distanza di oltre 60 anni, è più chemai viva l'esigenza di trasmettere allegiovani generazioni il messaggio,l’eredità spirituale e morale dellaResistenza, accompagnando in visitagli studenti nei luoghi simbolo dellalotta e raccontando loro che cosa èstato questo periodo storico. Nontanto e non solo come fatto militareinserito in quel grandioso e tragicoevento che è stato il secondo conflittomondiale – ma soprattutto perché è apartire dalla lotta antifascista e dalriscatto morale per quelle decine dimigliaia di uomini e di donne corag-giosi che vi presero parte che ha avutoinizio il mutamento dell’identità delpaese che poi ha portato alla democra-zia e che vive nella Costituzione.

E ancor più oggi in cui si registranoattacchi alla memoria storica, e tenta-tivi di imporre riletture revisionisteche stravolgono il senso della giustiziae della verità. Sessantacinque anni faper cambiare l‘Italia bisognava esserci,oggi bisogna esserci perché in Italianon ci si dimentichi il valore dellademocrazia, bene prezioso che va dife-so e preservato.L’ANPI di Castenaso rinnova costante-mente l'impegno per trasferire allegiovani generazioni il valore dellaResistenza. A ciò occorre innanzituttol’approccio didattico, indispensabileper cercare le tracce di memoria neiluoghi e per compiere una ricostruzio-ne storica dei fatti. Il secondo passo, ilpiù difficile, è far sì che la conoscenzadei fatti possa educarli all’uso dellamemoria del passato. A tale scopo la Resistenza può fornireun consistente contenitore di valoriforti e di testimonianze, per ora, anco-ra dirette.Sono proprio i giovani a dover assume-re i panni dei “nuovi resistenti”. Sonoloro che faranno la Storia. Sono loroche hanno tutto da vincere o tutto daperdere.

* Presidente dell’ANPI di Castenaso

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Lezioni delle scuole di Castenaso

Con gli studenti sui luoghi della StoriaFattivo ed apprezzato contributo dell'ANPI comunaleanche in termini di testimonianze dirette

Olindo Pazzaglia*

La Sezione ANPI di Castenaso, nelrispetto di una tradizione da anniconsolidata, nell’intento di mostrare

alle giovani generazioni i luoghi che hannodeterminato la nascita della Repubblica eper preservare una Memoria storica chenon deve andare perduta per non esseretradita, ha organizzato insieme ai docentidegli allievi delle classi II e III della scuolamedia “G. Gozzadini” di Castenaso trevisite guidate ai luoghi significativi dellaResistenza e della Lotta di Liberazione.• Il 17 aprile visita con le classi III Ce III E al Museo del Deportato diCarpi, nel cui cortile sono collocati 16

monoliti di cemento armato recanti inomi dei campi di sterminio nazisti.L’interno è articolato in tredici sale incui, scritte graffite e luci suggestive,riportano alla mente del visitatorepensieri e avvenimenti vissuti daideportati durante l'occupazione tede-sca e del concomitante periodo repub-blichino. La visita è proseguita nella vicinaFossoli, già campo di internamentomilitare per prigionieri anglo-ameri-cani allestito dagli italiani nel 1942successivamente utilizzato dalle SScome campo di raccolta e transito di

prigionieri politici e razziali verso ilager ed è terminata con la visita allanota Villa Emma di Nonantola nellaquale furono ospitati e condotti insalvo numerosi bambini ebrei.• Il 5 maggio, dopo una visita alMuseo Nazionale della Ceramica diFaenza, l’ANPI ha accompagnato iragazzi della II A in visita alla localitàdi Ca’ di Malanca, nell'alto territoriodi Brisighella, in prossimità diMarradi già in Toscana,uno dei luoghipiù significativi della valle di

Tradizione consolidata

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Purocielo in cui, nell’ottobre 1944 laquasi totalità della 36ª BrigataGaribaldi costituita da due battaglio-ni, suddivisi in dodici compagnie conun totale di circa un migliaio uomini,ormai la “Linea Gotica non lasciavapiù spazio, allora si tentò dalle retrovielo sfondamento del fronte tedesco indirezione di Fornazzano per unirsi agliAlleati. Il tentativo fallì e la Brigatadovette subire per tre giorni il violen-to contrattacco tedesco. Fino alla nottedel 12 ottobre tanti furono i combat-tenti, gli scontri armati, e numerosi imorti e i feriti, sia nelle file partigianeche in quelle del nemico. La Brigata,nonostante le tante perdite, riuscì amantenersi unita e ad attraversare ilfronte dal Monte Busca, congiungen-dosi così con le forze alleate. I suoieffettivi si arruolarono volontari nelrinnovato esercito italiano è inquadra-ti nel Gruppo di Combattimento”Cremona” parteciparono alle opera-zioni belliche sul fronte del Senio nellabassa ravennate, ed all'offensiva finaledell'aprile 1945.Dopo la rievocazione della battagliacon grande ospitalità l’ANPI, all’in-

pomeriggio, visita all’edificio adiacen-te che ospita il Museo della Resistenzae della Guerra di Liberazione.•L’ 11 Maggio visita al Sacrario diMarzabotto, edificato per ricordare edare degna sepoltura alle vittime dellaguerra e della strage avvenuta nei ter-ritori dei Comuni di Marzabotto,Monzuno-Vado, Grizzana Morandi, ealla località di Monte Sole.

terno del “Centro Residenziale Ca’Malanca”, ha offerto il pranzo agli stu-denti e insegnanti. L’edificio da varianni, da aprile ad ottobre, ospita grup-pi di scolaresche, associazioni culturalie sportive per soggiorni con finalità distudio e per promuovere la conoscenzadegli ambienti collinari e delle civiltàcontadine e montanare che contribui-rono alla Lotta di Liberazione. Nel

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Tradizione consolidata

Partigiani della 36^ Brigata Garibaldi “Bianconcini” a Ca di Malanca assieme ad una famiglia contadina della zona nell’estate del1944. Alla sommità del gruppo secondo da destra l’autore dell’articolo Olindo Pazzaglia.

Uno scorcio dei baraccamenti del campo di Fossoli. Costruito per raccogliere prigionieri edalleati durante l’Italia in guerra al fianco della Germania fu adibito dopo l’8 settembre aposto di transito per deportati nei lager nazisti

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affidato alla seguente dichiarazione.Hanno altresì chiesto al PubblicoMinistero dott. Marco de Paolis eall’avv. di parte civile AndreaSperanzoni di ricorrere in appello. Ilprocesso era iniziato il 27 maggio2008 nel Tribunale Militare di LaSpezia, poi trasferito il 9 ottobre dellostesso anno in quello di Verona.«La storia ha già emesso un verdettodi condanna sulla condotta delle SSnaziste e di ciò che fecero nel nostroPaese dal 1943 al 1945, quindi ciaspettavamo di avere la risposta giudi-ziaria.Ma così non è stato.Tale sentenza, oltre a lasciarci amareg-giati, si presta a mille domande.Perché dichiarare l’imputato colpevolee poi non condannarlo sulla base diuna morte presunta? Perché si ricorre

Sorprendente la decisione dei giudicidel Tribunale Militare di Verona(dott. Santoro presidente, dott.

Antonelli e dott. Antonucci) di chiudere,l’11 giugno scorso, il processo sull’orrendastrage del cavalcavia di Casalecchio diReno – 13 impiccati e contemporanea-mente mitragliati – e di fucilazioni di altre6 persone in territorio di Sasso Marconi,con la formula “non luogo a procedere perpresunta morte dell’imputato”, l’ex capi-tano delle SS Manfred Schmidt.Ma di costui non esistono in patria attidi decesso, mentre sono stati reperitiquelli dei corresponsabili Max Simoned Helmut Wilhelm Loos.Profondamente amareggiati, i familia-ri delle vittime hanno esaminatoriflessi e conseguenze di tale situazionein un’assemblea svoltasi il 18 giugno.Il loro pensiero sulla sentenza è stato

alla morte presunta quando la stessadifesa non si è appellata a questa pos-sibilità richiedendo l’assoluzione del-l’imputato in quanto non colpevole?Sulla base di quali documenti si puòparlare di presunta morte, dato che perl’anagrafe tedesca il Sig. SchmidtManfred risulta vivo? Perché non deci-dere subito di dichiararlo non proces-sabile? Ci sono forse uomini, nell’am-bito delle Corti giudicanti, che invecedi valutare i fatti, i documenti, si sonoarrovellati per cercare i cavilli di unaindiretta assoluzione nella terminolo-gia giuridica?Senza dubbio, noi famigliari eravamocoscienti del fatto che per arrivare allaverità la strada sarebbe stata assaiardua perché occorrevano ricerca,indagini, documenti e testimonianze.Se pur la maggior parte di noi ignaridi procedure giudiziarie, nel corso del

Amarezza dei parenti delle vittime per l’esito del processo ad uno dei responsabili dei massacri di Casalecchio e Sasso

L’SS è di sicuro colpevolema è vivo o morto?nel dubbio niente condannaLa sorprendente decisione del Tribunale Militare di Verona viene impugnata e si fa ricorso in appello. Si rivendica un atto di giustizia anche a risarcimento per i crimini contro l’umanità.

Il capitano Manfred Schmidt in una fotodell’epoca

Sono deluso, come molti dei cittadinie dei familiari delle vittime presentiin aula, per una sentenza che non ha

avuto il coraggio di arrivare fino in fondo,nonostante nel corso del procedimentofossero emersi in maniera incontroverti-bile i profili di colpevolezza dell’imputatoManfred Schmidt. La formula individuatadal giudice ammette implicitamente laconsapevolezza, se così non fosse ci sarebbestata un’assoluzione piena per non avercommesso il fatto. È una sentenza pilatesca

che non rende giustizia ai familiaridelle vittime e ad una comunità chel’attende da 65 anni. Una volta lette lemotivazioni del non luogo a procede-re, siamo quindi orientati a ricorrere inappello. La verità storica ha già emes-so al sua sentenza, ma siamo convintiche sia necessario anche in sede giudi-ziaria ripristinare la verità dei fatti.

Simone GamberiniSindaco di Casalecchio di Reno

Il sindaco. “Sentenza priva di giustizia”

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un’azione messa in atto dalle truppe dioccupazione tedesca e finalizzata almassacro e alla deportazione di moltiprigionieri, in larga parte civili.Il nostro dovere di familiari è stato ditestimoniare, anche se abbiamo dovu-to vincere anni sofferenza abbiamo cer-cato di dare il nostro contributo per laconoscenza dei fatti. Ci ha uniti la con-vinzione che testimoniare significanon solo ricordare ma anche voler tra-smettere un valore e un insegnamentoall’intera comunità e alle generazionifuture alle quali abbiamo il dovere diinfondere un’idea chiara di giustizia.Per questi motivi abbiamo volutoessere sempre presenti in ogni fase delprocesso e dare il nostro contributo.Siamo certi che questo sia servito.Anche se la sentenza emessa l’11 giu-

processo abbiamo capito l’importanzadelle indagini condotte dai Carabinierie del lavoro svolto dal PubblicoMinistero e dagli avvocati di partecivile per dimostrare la fondatezzadelle accuse e la veridicità dei fatti.In aula abbiamo ascoltato testimo-nianze, letture di documenti e spiega-zioni che hanno fatto emergere laresponsabilità e la colpevolezza delcapitano Manfred Schmidt.Responsabilità e colpevolezza chevanno oltre la nota strage delCavalcavia di Casalecchio e che siestendono ai fatti accaduti nel nostroterritorio sin dal 7 ottobre 1944, in

gno scorso non ci ha soddisfatti fino infondo, vogliamo e dobbiamo credereancora nella giustizia e chiediamo alPubblico Ministero Marco de Polis eall’avvocato Andrea Speranzoni di con-tinuare nel lavoro che con tanto rigorehanno iniziato ricorrendo in appello alfine di raggiungere una sentenza chia-ra sulle responsabilità ormai accertatadel capitano Manfred Schmidt». I familiari dei Caduti hanno seguitol’intero iter processuale partecipandoalle udienze nelle due città con viaggiin pullman organizzati dall’ANPI diCasalecchio di Reno.

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Colpevole: vivo o morto?

Ci ha delusi il modo col quale è fini-to il processo detto “eccidio delcavalcavia”, ma che in realtà com-

prende le altre morti causate dalle SSnaziste sulle colline limitrofe. Ma l’esitoinsoddisfacente non ci esime dal rivendi-care con forza un atto di giustizia. C’è del-l’assurdità da cancellare. Proponiamoquindi un riesame in secon-da istanza.In attesa che la magistra-tura si pronunci, chiedo aResistenza (che ha segui-to con attenzione l’anda-mento delle udienze – n.1 febbraio, n. 2 aprile, n.3 giugno 2009) la gene-rosa ospitalità per consen-tirmi di ricordare ancoraalcuni tratti della dolorosavicenda.I martiri dell'eccidio sono:Giacomo Dall'Oca, anni 20, meccani-co; Mauro Emeri, anni 50, colono;Ubaldo Musolesi, anni 30, operaio;Alberto Rimondi, anni 50, colono;

Gino Zacchini, anni 17, operaio;Carlo Martinez Collado, anni 25,medico assistente nella clinica uni-versitaria di Anatomia patologica delS. Orsola, originario del Costa Rica; isoldati dell'Unione Sovietica fuggitidalla prigionia-servaggio tedescaFilip Andrevic Marussa, Misca (o

Miscia), Vassiliev (0 Wassiliev), piùaltri tre rimasti ignoti e un partigia-no italiano del quale è rimasta scono-sciuta l'identità.

Essi furono catturati successivamenteallo scontro dell' 8 ottobre fra le SS edi partigiani della 63^ BrigataGaribaldi acquartierata in quel perio-do a Rasiglio (Sasso Marconi).Le SS dopo averli catturati li trascina-rono nella frazione di Ronca di MonteS. Pietro e per tutta la notte li rinchiu-

sero in una porcillaia.Il giorno 9 ottobre 1944, dopolo scontro al Cavallazzo, le SSritornarono in forza nei luoghie non trovando tuttavia i parti-giani, in quanto la notte dell'8ottobre la Brigata lasciò lazona di Rasiglio, le SS allora sivendicarono sui contadini,ritenuti fiancheggiatori. Ilrastrellamento del giorno 9ottobre fu esteso anche a tuttala zona nord di Rasiglio. Tuttele case della zona vennero bru-

ciate. A Ca’ di Cò vennero orribilmen-te trucidati l'anziano Cerretti Virgilio,di anni 74, colono e le sue due figlieMaria, di 47 anni e Isabella di anni 45,

Percorso di morteBruno Monti*

A sinistra lo scudetto della 16a divisione corazzata SS Reichsführer; a destra quella dei mercenari componenti delle SS italiane.

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esse furono prima torturate e poi ucci-se a colpi di baionetta. Il 9 ottobre vennero rastrellati inoltrealtri civili, padre PasqualeBroccadello, parroco di San Pietro diScopeto (Sasso Marconi), padreRuggero Ruggeri (detto padre Mario);quest'ultimo si trovava in convalescen-za presso la propria famiglia a Scopeto.Le SS irruppero nella casa dove allog-giava e senza neanche dargli il tempodi calzare le scarpe lo trascinarononella colonna dei rastrellati fra i qualivi era anche Don AngeloCavaciocchi parroco diRasiglio, che era incolpato diaver dato rifugio a tre parti-giani.La cagionevole salute di DonMario, la difficoltà di inerpi-carsi lungo i sentieri, resivischiosi da una pioggia tor-renziale, nonostante fosse aiu-tato dai compagni, gli impe-divano di seguire il passo a cuiera obbligata la colonna deirastrellati e passato a guado iltorrente Olivetta, alle pendicidi Monte Cervo, s'accasciò interra. Sotto le minacce degliaguzzini, con uno sforzosovrumano si rialzò e rag-giunse il maresciallo delle SSche, dopo avergli ordinato difermarsi, gli sparò due colpidi pistola alla testa da distan-za ravvicinata. Quando il con-fratello era ormai agonizzanteDon Broccadello, sfidandol'ira delle SS, gli impartì l'assoluzionee recitò il De Profundis. Il carnefice,chinatosi sul corpo del moribondo, glisparò alla tempia e gli rubò l'orologioe il portafogli sotto gli occhi attonitidegli altri rastrellati. Il corpo, abban-donato sotto una quercia, venne recu-perato dai parrocchiani su indicazionedi don Boccadello alcuni giorni dopoil fatto e fu sepolto nel cimiteroTignano di Sasso Marconi. Il 14 otto-bre 1944.I catturati del giorno 8 a Rasiglio lamattina del giorno 9 furono invececondotti a Calderino, mentre i rastrel-

lati del giorno 9 alla sera li condusseroa San Chierlo.La mattina del 10 ottobre quelli di SanChierlo e quelli di Calderino, raduna-ti, iniziarono la marcia versoCasalecchio, attraverso il ponte diRivabella, le località Geso, Gessi, aRiale.Era stata formata quasi una unicacolonna.Giorni prima a Ceretolo erano statiuccisi il bracciante Nascè Celso chestava lavorando in un campo l'8 otto-

bre ed il farmacista di CasalecchioClemente Cocchi che stava passeg-giando assieme alla moglie sotto ilCavalcavia. La coppia di coniugi fu fer-mata in un primo momento, quindiintimata di andarsene; ma il maritovenne richiamato e ucciso sul posto. Intotale furono 19 persone uccise neigiorni 8, 9 e 10 ottobre. Il 9 ottobre '44 il testimone al proces-so di Verona Gino Boschi vide le SSche uccisero padre Ruggeri. Il 10 otto-bre il testimone Sergio Notoli cheallora abitava a Riale vide la colonnadei rastrellati e il gruppo dei catturati

di Rasiglio che avevano le mani legatedietro la schiena. La colonna deirastrellati fu fatta proseguire fino alleCaserme Rosse, mentre il gruppo deitredici fu fermato nella Piazzetta delCavalcavia e li trucidati.Il processo per i fatti del Cavalcavia erainiziato il 27 maggio 2008 innanzi alTribunale militare di La Spezia, inquel periodo ancora competente perterritorio (davanti a tale Tribunale fucelebrato tra il 2006 ed il 2007 il pro-cesso per i fatti di Marzabotto conclu-

sosi con 9 condanne all'ergastolodivenute definitive, e 7 assoluzio-ni), per passare a quello di Verona,la cui prima udienza si tenne il 9ottobre 2008, durante la qualevennero presentate le documenta-zioni raccolte e prodotte daiCarabinieri con le indagini ordina-te dall'Autorità giudiziaria. Le parti civili sono state rappresen-tate dagli avvocati AndreaSperanzoni (familiari), GiuseppeGiampaolo (enti locali), entrambidel Foro di Bologna ed EnricoBonora, mentre la difesa degliimputati è stata sostenuta dall’avv.Andrea Solmi. Fra i tanti testimo-ni sono stati sentiti: FranzStuppner e Sandro Romano delComando Carabinieri delTrentino-Alto Adige, il marescial-lo capo G.F. Giuseppe Giannoni edil col. Roberto D’Elia. E qualetestimone degli avvenimenti incausa il sottoscritto, in quanto expartigiano della 63° Brigata

Garibaldi che in quel periodo eraacquartierata a Rasiglio nelle basi diCa’ Barbara, Ca’ di di Sotto, Ca’ di Co(dove mi trovavo), Ca’ di Chiuzzi eCavallazzo.I materiali del processo verrannoopportunamente ordinati e messi adisposizione degli studiosi e dei citta-dini tutti, a cominciare dai giovani edalle scuole.

*Segretario della Sezione ANPIdi Casalecchio di Reno

Nella foto Alberto Rimondi, colono, uno dei 13 martiridell’eccidio. In secondo piano si intravedono (alle spalle esulla destra altri due massacrati dalle SS

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L’ANPI di Bologna ha ricevuto unalettera del signor Stefano Franci chechiedeva notizie di sua madre Flora

Tarozzi visto che, assieme alle sue sorellegemelle, ha recentemente scoperto che lei,durante la guerra, non faceva solo la “leva-trice di condotta” a Lizzano in Belvederema era stata anche partigiana della Brigata7 ̂Modena della Divisione Armando, cheoperava sull’appennino tosco-emiliano.Il signor Franci ha dedicato moltotempo all’approfondimento dei fattiavvenuti nel nostro territorio nell’ulti-mo conflitto bellico, ma mai pensavache aprendo, per caso, un libro viavrebbe trovato notizie della suamamma Aver scoperto questo “segre-to” dopo tanti anni, ha innescato neifamiliari un meccanismo di orgoglioda un lato e di meraviglia dall’altro.Da qui la decisione di volerne sapere dipiù facendo ricerche per avere confer-ma di quanto appurato.Flora Tarozzi era stata proprio parti-giana e questo fatto è stato confermatodalla verifica effettuata nell’archiviodell’ANPI di Bologna dove risulta il

suo riconoscimento e l’appartenenzaad una brigata di montagna, la 7^Modena. La levatrice in un paese come Lizzano– all'epoca a ridosso della Linea Gotica– si muove con più facilità e fruisce diun permesso particolare, il famigerato“papier” tedesco, per potere circolare.Questo avrà aiutato molto Flora a svol-gere il ruolo di sostegno e aiuto ai par-tigiani, grazie alla buona coperturadovuta proprio al suo ruolo pubblico.E perché Flora non ha mai raccontatoai suoi figli e familiari la sua vicendapartigiana ed il suo ruolo nella Lotta diLiberazione nazionale. Tanti possonoessere i motivi tra i quali non escludia-

mo la modestia ed una certa riserva-tezza di carattere. Anche se si trattadi situazioni differenti, ricordiamoche sono stati tanti i deportati che alungo non hanno parlato della lorotragica esperienza chiudendosi in unrigoroso silenzio.Forse Flora ha sottovalutato quelloche ha fatto per la Resistenza, dandoper scontato che era un dovere civilee morale combattere i nazifascisti perriconquistare la libertà e la democra-zia nel nostro Paese.Una cosa è certa, i figli possono esse-re orgogliosi ricordando la loromadre, non solo perché ha fatto

nascere tanti bambini in un piccolopaese di montagna ma soprattutto per-ché si è impegnata in una causa giusta,rischiando la propria vita, ogni giorno,per dare un futuro ai propri figli ed alnostro Paese.L’ANPI di Bologna, cogliendo il desi-derio di conoscenza dei parenti, inten-de approfondire le ricerche, cercandodi ricostruire la storia di Flora Tarozzianche attraverso le testimonianze dialcuni partigiani della DivisioneModena.

A.S.

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Guerra a Lizzano in Belvedere

La levatriceera staffetta partigianaI figli lo apprenono dopo 65 annie scrivono all’ANPI di Bologna

Flora Tarozzi nella fotografia d’epoca del documento di levatrice

I suoi compagni di lotta nell’Appennino

Vidiciatico (Lizzano in Belvedere) 13 aprile1945 il comandante della divisionepartigiana “Modena-Montagna”, MarioRicci (nome di battaglia Armando) mentreparla ai suoi partigiani davanti alla chiesadella frazione impartendo le disposizioni perl’ultima battaglia. Gli è accanto l’ufficialedi collegamento americano tenente EltonKennedy. (Foto National ArchivesWashington)

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la popolazione femminile, il mondorurale, le relazioni interpersonali e lasessualità, ed anche il rapporto tra cit-tadino e stato. Il lavoro costituiscequindi un capitolo della storiadell’Italia Unitaria, non isola ilVentennio bensì tenta di capire quan-to il regime fascista abbia modificatoed inciso sullo sviluppo sociale, deicomportamenti e delle mentalità degliItaliani rispetto all’epoca liberale, equanto di esso sia rimasta traccianell’Italia repubblicana. Dogliani nella sua introduzionemuove anche alcune critiche alla sto-riografia anglo-americana che in passa-to, secondo l’autrice, ha intensamentecontribuito allo studio del fascismoitaliano ma che negli ultimi anni nel-l’impegnarsi essenzialmente in unastoria culturale del fascismo ha rischia-to più volte di legittimare quanto ilfascismo ha rappresentato di se stesso.Una seconda critica è invece incentra-ta sulla pubblicistica italiana, soprat-tutto quella divulgativa che, a diffe-renza di quella storica ancora una voltad’origine anglosassone, composta daautori non accademici ma seri e profes-sionali che non disdegnano di attinge-re con cura a fonti storiche, in Italia ècomposta essenzialmente da pubblici-sti “dalla penna veloce e con prepara-zione inadeguata”. Da almeno duedecenni tale letteratura presenta ilVentennio come un epoca nostalgica-mente da ricordare nella quotidianità,più genuina ed ordinata, di un temponel quale sembra che “la massimaaspirazione dell’italiano medio fosse,come diceva una canzone in voga altempo, di guadagnare ‘mille lire almese’”. O ancor peggio quando agli

L’autrice, docente di Storia contem-poranea presso l’Università diBologna, non è al primo lavoro sul

fascismo: nel 1999 ha pubblicato L’Italiafascista 1922-1940 presso la Sansoni-RCSe con Richard J.B. Bosworth ha curato ilvolume Italian Fascism. History, Memoryand Representation (MacMillan, Londra).Qui ritorna con “una” storia sociale delregime fascista italiano. A differenza delnazismo al quale sono stati dedicati studidi storia sociale sia da parte di storici tede-schi che anglosassoni, il fascismo italianoappare ancora privo di una storia socialecomplessiva, mentre esso è divenutooggetto e modello per una lettura cultu-rale del fenomeno totalitario. Questolavoro si presenta come prima sintesi dellasocietà italiana sotto il regime fascista,dagli anni della presa del potere sino allasua crisi durante il conflitto mondiale,passando attraverso il lungo decenniodell’organizzazione e dell’ottenimento diun consenso tra classi medie e tra cetipopolari. Partendo da studi che hannoricostruito settori specifici dell’organizza-zione di massa del partito (le opere rivolteall’infanzia, alla maternità, ai giovani, aldopolavoro) la mobilitazione della popo-lazione maschile (la milizia, lo sport) edanalizzato l’insediarsi e l’organizzarsi delregime in provincia Il fascismo, degli ita-liani esamina l’incidenza del fascismo nellaquotidianità degli italiani, nelle mentalità,nel plasmare paternalismo e conformismoindividuando anche atteggiamenti di resi-stenza e di dissidenza sociale e culturale. Ilfascismo interviene nella “modernizza-zione” della società italiana e sollecita l’in-contro tra politica e vita sociale, nel con-tempo però congela e fa arretrare il paeserispetto ad alcune grandi linee di sviluppooccidentale, che coinvolgono in particolare

antifascisti (a differenza degli opposi-tori al nazismo inviati in campi di con-centramento) era riservata una vacan-za balneare in qualche isola del medi-terraneo. L’Autrice osserva, nel ricor-dare alcune annotazioni dello storicoMassimo Legnani, che vi sono state, evi sono ancora, delle corresponsabilitàdella storiografia italiana, o megliolatitanze ed insensibilità, nell’affronta-re il vissuto quotidiano della gentecomune e di indagare il tasso di ade-sione, di consenso, che il fascismo ebbesulla popolazione italiana. Per supera-re queste carenze, giunge questo volu-me che tenta soprattutto di valutaregli strumenti legislativi, associativi,coercitivi, di persuasione che il Partitonazionalfascista e lo stato fascista mise-ro in atto per organizzare l’intera esi-stenza e quotidianità degli italianidopo la Grande guerra.Un’ultima nota che interessa i nostrilettori: Dogliani sottolinea l’assenza distudi sulle città durante il fascismo enota la mancanza di uno studioaggiornato e monografico sulle città“culla” del fascismo, tra questeBologna, studiata essenzialmente perla fase dello squadrismo e nella suaespansione architettonica, ma poco oniente per quanto riguarda la società, igruppi di potere, il consenso nel corsodel secondo decennio del regime.Il libro è stato presentato in regionedurante la primavera 2009 da alcuniistituti storici della Resistenza: aReggio Emilia, a Cesena, a Rimini, esarà discusso il 16 settembre alle ore21 nell’ambito delle iniziative dellaCasa dei pensieri presso la Festa pro-vinciale dell’Unità di Bologna.

Patrizia Dogliani,Il fascismo degli italiani.

Una storia sociale, Utet, Torino, novembre 2008,

pp. X-371. Euro 23.00

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Una sintesi della società nazionale sotto la dittatura

Il fascismo degli italianiL'analisi del vissuto quotidiano della gente comune e l'indagine sul tasso di adesione e di consenso che il regime ha avuto sulla popolazione

Aprile Padovani

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Alla libreria Ambasciatori diBologna è stato presentato,recentemente, il libro di Luca

Baldissara e Paolo Pezzino “Il Massacro”.Guerra ai civili a Monte Sole con la parte-cipazione, oltre che degli autori, deglistudiosi Carlo Galli e Paolo Prodi e delsenatore Walter Vitali. Gli interventi sonostati coordinati dal giornalista MicheleSmalgiassi.Si tratta di un volume scritto da duestorici di professione, scientificamentedocumentato e convincente nellainterpretazione degli autori che rico-struiscono i fatti accaduti tra il 29 set-tembre ed il 5 ottobre del 1944 perpoter capire che cosa è successo e per-ché si è verificato un evento tanto effe-rato nel territorio tra il Setta ed ilReno.La tesi portata avanti dagli autori è chel'eccidio, detto di Marzabotto ma chein realtà ha coinvolto anche i territoridi Grizzana e Monzuno, è da ritenersiun atto di “guerra terroristica”, crimi-nale, contro i civili. Quindi non c'èstata una azione pianificata di controguerriglia e lo scontro con il comandodella Brigata “Stella Rossa” è statoquasi casuale. Enorme la mole di carte, documenti,dati e notizie utilizzate per lunghicinque anni prima di dare alle stampeun testo che si presenta come operacompleta dalla quale non si può pre-scindere nella trattazione delle vicendedi Monte Sole.Questo territorio era divenuto essen-ziale per i tedeschi per mantenere stra-tegicamente la linea di passaggio tra laToscana e l'Emilia. L'analisi storica sidiversifica dall'interpretazione passata

che vede i fatti di Marzabotto comel'incarnazione pura e semplice delmale, un atto di disumanità al di fuoridelle categorie della morale, per assu-mere una definizione concreta che sta-bilisce che la violenza è una realtà stru-mentale ed il massacro viene spiegatoin una logica di controllo militare delterritorio. Per la mentalità militaretedesca l'insorgenza militare di civiliera di per sé un atto illegittimo e quin-di la popolazione andava costretta anon dare più aiuto ai “banditi” parti-giani. Con questo libro, ha dichiaratoBaldissara, si intende restituireMarzabotto alla storia, utilizzando daun lato l’analisi rigida dei fatti accadu-ti ma dall’altro esercitando uno sforzodi comprensione e riflessione da conse-gnare alla discussione ed al dibattito.Da qui l'interpretazione della ricostru-zione del massacro come frutto di unascelta militare tedesca ben precisa che

impiega reparti di una divisione SS -la 16^ Reichsfuhrer - specializzata ineccidi - che aveva già operato inUnione Sovietica in funzione antipar-tigiana, poi in Italia a partire daSant'Anna di Stazzema. Una macchina da guerra fortementepoliticizzata scagliata contro unapopolazione “rossa” inerme ed una bri-gata “comunista” che non era tale.Il massacro viene attualizzato dal fattoche i criteri militari terroristici utiliz-zati a Monte Sole sono quelli che sonostati sperimentati nelle colonie maanche nel dopoguerra e fino ai giorninostri in alcuni paesi con conflittiancora aperti, a segnare la differenzatra l'Europa ed il resto del mondo.Le molte verità interpretative sedi-mentate nel tempo vengono revisiona-te ed integrate da una rigorosa analisidegli avvenimenti che da voce soprat-tutto alle vittime, testimoni di quelloche è accaduto, inserite però in un con-testo preciso e storicamente accertato.Nel libro parlano anche i massacratoriche sono quegli ufficiali, soldati sem-plici e altri che avevano già testimo-niato nel corso dei processi Kesserlinge Simon, Reder ed in ultimo il proces-so di La Spezia del 2007.Una scelta degli autori è stata quella dinon mettere le note a piè di pagina maalla fine del libro per lasciare spazioalla descrizione degli eventi, senzaappesantirli con altro scritto, nell'in-tento di rivolgersi ad un pubblicovasto e non solo agli addetti ai lavori.Resta evidente lo sforzo fatto dai duestudiosi che hanno avuto coraggio nel-l'affrontare una vicenda storica eumana così complessa e delicata congrande onestà intellettuale, senza pre-concetti e mettendo in fila tutti i fattidisponibili per fornire un'opera com-pleta di verità storica e scientifica.

Luca Baldissara - Paolo Pezzino“Il Massacro”.

Guerra ai civili a Monte SoleEdizioni Il Mulino

Biblioteca storicaBologna, 2009 pp. 613 euro 33.00

Guerra terroristica a Monte Sole

La distruzione dei luoghie l'efferata uccisione di un'intera popolazione

Antonio Sciolino

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scarponi infangati, divise mimetichefradice, elmetti gocciolanti, visi stan-chi, severi. Qui solo donne? Doveessere uomini? Essere partigiani?Questi non erano come i tedeschi chesi erano fermati a settembre. Forseerano gli stessi che avevano fucilato ifigli della zia Claudjina. Finito dimangiare, si scambiarono alcune paro-le in quella lingua che dalle loro labbrausciva dura e inflessibile. Poi si alzaro-no e senza dire nulla uscirono nella

notte. La porta rimase aperta. Nessunoosò chiuderla per paura del rumore cheavrebbe fatto. Nessuno osò affacciarsi.La mattina seguente (primi giorni diottobre 1944) si svegliarono al suonodelle campane. Più tardi sentirono unrombo avvicinarsi e nella curva deipioppi comparvero alcune jeep.Scendevano ballonzolando per la viasassosa. Furono sotto il castagneto, poiil sorbo, poi il corniolo e infine giun-sero e si sparsero nell'aia. I volti nonerano truci, ma aperti, gioviali, allegri.

La maggioranza dei giovani si eraunita ai partigiani, come avevanofatto due figli di Angiolina, altra

sorella di Juffa. Come avevano fatto, inmomenti diversi, Clorindo e Orlando, idue fratelli che la famiglia di Maria avevapreso in affidamento molto più indietronel tempo, percependo per il loro mante-nimento un modesto compenso. A volte,da Bologna, veniva a trovarli la madre.Clorindo si era innamorato di Elena equando anche per lui era giunto ilmomento di scegliere aveva chiesto alei: “Maestrina tu che hai studiato,cosa mi consigli di fare?” Elena nonstette a pensarci troppo, Giorgio, ilsuo fidanzato, Nino, Mario, Carlo eperfino il giovane zio Dario eranoandati coi partigiani, dunque era natu-rale che gli consigliasse questa scelta.Solo quando il fronte era già passato,seppero da due partigiani che si eranofermati al Capannotto, la casa dellamia infanzia, in attesa che liberasseroBologna, che Clorindo aveva fattoparte del loro gruppo ed era stato ucci-so dai tedeschi sul Monte Morello. Eanche suo fratello Orlando, seguì lastessa sorte. I partigiani capitavanospesso al Capannotto sia di per prende-re del cibo, che per fermarsi un po' aparlare. Raccontavano del loro coman-dante, Lupo, e delle operazioni didisturbo che organizzava contro i tede-schi. Juffa aveva costruito un rifugio nelboschetto dell'abbeveratoio ma crollòprima di essere utilizzato. Allora si unìa quelli della Grillara e insieme scava-rono e allestirono a regola d'arte uncapiente rifugio alla base della colli-netta vicino al canale. Poi un giornoudirono un sibilo attraversare l'aria euna nuvola di fumo si sollevò oltre iltorrente, nel campo dei Casoni seguitada uno scoppio. Poi un altro sibilo eun altro scoppio, questa volta la grana-ta era caduta nel campo fra la Calonicae la Ca' del Ponte. Erano le prime can-nonate, il fronte si stava avvicinando.Poi bombardarono Loiano: Si vedeva-no gli aerei scuri scendere in picchiata.Colpi di scarponi e di calci di fucili siabbatterono sulla porta. Una decina:

Offrivano (i soldati nuovi venuti) cioc-colato, torrone, caramelle. E scatolettedi buona carne e pane bianco e biscot-ti! E infine tanto DDT per i parassiti.Dopo l'arrivo degli americani gli sfol-lati che vivevano al Capannotto torna-rono alle loro case.I giovani americani facevano la cortealle ragazze dei dintorni e a qualcunaera successo di essere rimasta gravida.Anche alle sorelle facevano la corte:Signorine fichy fichy, io dare coperte,dare sigarette, dare scatolette, signori-ne fichy fichy? Le scatolette, Nina,Elena e Caterina pensarono bene diandare a cercarsele verso Monterumici,dove il fronte aveva sostato a lungo.Con loro andò anche la zia Cesarina.L'impresa era rischiosa, poiché il terre-no era disseminato di mine.Al Molino Nuovo videro, stesa interra, una coperta americana: quellecoperte di lana aerano preziose, ci sipotevano ricavare vestiti oppure sipotevano semplicemente stendere sulletto. La sollevarono per portarla acasa, ma sotto c'era un soldato morto.Inorridite e senza guardarlo in facciagliela sistemarono sopra pensando chesua madre avrebbe voluto che lolasciassero coperto.Vagarono per i campi e la boscaglia allaricerca di postazioni abbandonate, den-tro le quali era più probabile trovarequalcosa, facendo attenzione ai sottili,quasi invisibili fili delle mine e a seratornarono incolumi con una buonascorta di scatolette nei tascapani.

Alma Gamberini, Le scarpe dipinteGiraldi Editore Bologna 2008

pagg. 346, euro 16,00.

Il tempo di guerra nei casolari di Monzuno

Quando c'erano partigiani, i tedeschi e gli americani

Alma Gamberini

Monterumici di Monzuno, 18 aprile 1945.La resa di soldati della 297^ DivisioneAlpina della Wehrmacht a carristiamericani. (Autore Robert H. Schmidt,196^ Compagnia di documentazionefotografica della 5^ Armata USA,National Archives Washington).

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Posso dire di condividere pienamentele finalità del testo, teso a far conosce-re alle nuove generazioni i fatti tre-mendi accaduti a Monte Sole; comealtrettanto significativa è l'affermazio-ne: “Battersi contro la guerra con learmi della memoria e della conoscen-za”. Sicuramente gli aspetti umani cheemergono dalla lettura di queste pagi-ne attualizzano il messaggio da trasfe-rire ai giovani di oggi. A completare ed integrare l'opera, lavicenda del processo del Tribunalemilitare di La Spezia, la bellissimapoesia di Montale e le lettere strug-genti di alcuni giovani eroi che hannodato la vita per la nostra Patria e per laconquista della democrazia.Il libro rappresenta una preziosamemoria di un sopravvissuto che, congli occhi di ragazzo, ci racconta ildramma di una popolazione spazzatavia dalla furia nazista.Da tempo Francesco Pirini, che oggiha 82 anni, si dedica ad un compito dipace: quello di accompagnare scolare-sche e comitive sui luoghi di MonteSole.

Francesco Pirini, “II ragazzo di Marzabotto”,

a cura di Giacomo Pecorari e AndreaMarchi, introduzione di Walter

Vitali, Garbo Edizioni, Bologna,2009, pagg. 144, euro 12,00

Leggendo questo importante libro dimemorie sono tante e profonde lesensazioni che si provano seguendo

il dettagliato racconto che ricorda i dram-matici giorni tra il 29 settembre ed il 5ottobre 1944 della strage di abitanti dicasolari e di borghi nella montagna diMarzabotto, Grizzana e Vado di Monzuno,tra il Setta ed il Reno. Ne racconta agliintervistatori Francesco Pirini fortunosa-mente scampato quando all'epoca aveva17 anni. Non così per i familiari e parenti:infatti il sottotitolo reca la folgorante riga“15 volte orfano”.

“Non c'era mai posto per noi nei rifu-gi”. Questa frase esplicita lo stato d'ani-mo di un ragazzo sempre in disperatafuga, mentre tutto intorno ci sono fiam-me e morti ad opera di quattro compa-gnie della 16^ PanzergremadierDivision Reichsfuher SS.Dal racconto emerge la solidarietà deicontadini che gli danno ricetto e ospi-tano Pirini e l'aiuto degli americaniche lo accolgono “adottandolo”.Toccante è la testimonianza dellasorella Lidia che ruota attorno allevicende del massacro di Casaglia.

Libro-intervista con Francesco Pirini

Quindici volte orfanoÈ il racconto di un sopravvissuto alla strage di Monte Sole

Ermenegildo Bugni

Francesco Pirini a 17anni quando scampò allastrage. A destraun’immagine attuale.Pirini recatestimonianza deglieventi che ha vissuto nellescuole ed in incontri concittadini.

Il Presidente dell’ANPI WilliamMichelini si è recato nel giugno scorsoa Riola Ponte per la premiazione deimigliori elaborati sui temi dellaResistenza svolti dalla classe III Adella Scuola Media “Don Milani”dell’Istituto comprensivo di GrizzanaMorandi (iniziativa di cui riferiamonell’apposito articolo). A seguito del-l’incontro con gli alunni ha ricevuto laseguente lettera. William MicheliniRiola Ponte, 11 giugno 2009

Carissimo William, ho ricevuto proprio orail libro (“Bologna Città Partigiana”) chemi ha appena inviato, è veramente bello e poile immagini sono molto inte-ressanti e commoventi. Laringrazio per avermi pensatoinviandomi questo libro.Sono veramente commossa manello stesso tempo felice diaver conosciuto una personache ha segnato la storia, unuomo che ha lottato per darcila libertà, non avrei maipensato che potesse ancoraricordarsi di me. Inoltre lei èuna persona veramente spe-ciale, anche se non ho avuto il

piacere di vederla ancora, tranne quel giornoa scuola. Il libro lo hanno apprezzato moltoanche i miei genitori e pure loro le mandano

i più calorosi e affettuosisaluti. Non la dimenticheròmai, lei d’ora in poi avrà nelmio cuore uno spazio tutto suola ringrazio ancora e speroche mi venga a trovare ungiorno o l’altro perché io lapossa accogliere a bracciaaperte.

Un bacio Erminia Gentilini

Lettera all’ANPIdi una studentessa

Erminia Gentilini inoccasione della festa del 1°

Maggio a Riola Ponte

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Inizia con un monito di GiuseppeDossetti ai giovani: amare laCostituzione, a non considerarla vec-

chia solo perché è stata approvata da unagenerazione precedente alla nostra, il“Sentiero della Costituzione” nel Parcodella Pace, nato su iniziativa della localesezione dell’ANPI in collaborazione con ilComune ed il patrocinio della RegioneEmilia Romagna e della Provincia diBologna. I quattro pannelli seguenti sonodedicati ai primi dodici articoli della mas-sima carta nata dalla Resistenza: i PrincipiFondamentali della convivenza civile.Proseguirà, nelle intenzioni dei promotori,con la posa di ulteriori pannelli, fino acompletare un’interessante passeggiata allaconoscenza dei 54 articoli comprendenti iDiritti e Doveri dei Cittadini. Elegante lascelta dei materiali: pannelli serigrafati inplexiglass a grandezza d’uomo dispostilungo il sentiero ghiaiato che si snodaall’interno della vasta area verde, luogo diincontro di bambini, giovani e meno gio-vani e quindi un significativo spazio adat-to al passaggio del testimone generazio-nale. Bello e partecipato l’appuntamentoinaugurale tenutosi il 2 giugno scorso allapresenza di diverse centinaia di persone,con interventi del Sindaco ValerioGualandi, di Luigi Crescimbeni, presi-dente dell’ANPI di San Giorgio, conclu-sosi con una lezione impartita dal Prof.Tommaso Giupponi, associato di DirittoCostituzionale all’Università di Bologna. Dagli interventi è emerso come i pro-motori vedano nel “Sentiero dellaCostituzione” un, vero e proprio inve-stimento a difesa dei valori dellademocrazia e la possibilità di utilizzar-lo, in un’ottica di lungo periodo,quale: “teatro” per diverse manifesta-zioni istituzionali, “classe all’aperto”per le scuole sangiorgesi e delle zonelimitrofe e costante occasione di pro-mozione culturale. Altresì l’obiettivo èquello di mettere al centro dell’atten-zione dei cittadini, la necessità di vigi-lanza democratica, in un periodo nelquale la stessa Costituzione vieneposta sotto attacco. L’ANPI el’Amministrazione Comunale, hannoespresso la convinzione profonda che ladifesa della Costituzione sia, oggi più

che mai, una priorità. Il “Sentiero dellaCostituzione” vuole aumentare questaconsapevolezza e ribadire che la CartaCostituzionale è di rigorosa attualità.L’articolato è l’atto costitutivo dellanostra Repubblica nata dallaResistenza e incarna i valori di demo-crazia, uguaglianza, laicità, giustizia.

*Comitato DirettivoANPI di San Giorgio di Piano

Il “Sentiero della Costituzione” havisto la partecipazione non solo politi-ca ma anche finanziaria dell’ANPI diSan Giorgio di Piano con 2000 euro.Nasce nel nuovo spazio del Parco dellaPace, in via Fosse Ardeatine, che com-pleta il già esistente parco alberato oveha sede il Centro Sociale Falcone-Borsellino che pure ha partecipato

concretamente a realizzare l’iniziativa.L’ampia area fu individuata e successi-vamente acquisita dal Comune con lascelta del PRG degli anni ’70.Ci piace ricordare che questa area neglianni della guerra vedeva la presenza didue famiglie contadine: il mezzadroed il piccolo coltivatore diretto.Nell’attuale struttura muraria a fine1943 fu installato dal ComandoTedesco un centro di avvistamento eascolto anti-aereo con presenza dimilitari italiani, che a fine estate 1944fu attaccato da una formazione parti-giana del Battaglione dedicato ai fra-telli Galliano e Renato “Tampellini”che portò al disarmo dei militari, inti-mando loro di tornarsene a casa e recu-perando nove fucili e alcune pistole.

A San Giorgio di Piano

Nel Parco della Paceil “Sentiero

della Costituzione”Alessandro Cioni*

Inaugurazione del “Sentiero della Costituzione” a San Giorgio di Piano. A sinistra LuigiCrescimbeni, presidente ANPI e sulla destra il Sindaco Valerio Gualandi.

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Mauro Pizzoli era un campione diciclismo, “un bel ragazzo, sim-patico, modesto, sportivo e

non si dava delle arie”. Così lo ricordaPaolo Bassi archivista dell’ANPI che pre-cisa: “aveva tutte le caratteristiche per riu-scire nella vita e nello sport. Ha vinto tantecorse per la Ciclistica Felsinea con lamaglia dal colore sociale viola. Mauro eraun grande scalatore, un passista e un velo-cista, molte corse le vinse in volata.”Assassinato dalle brigate nere fascistequando aveva vent’anni (era nato l’11dicembre 1924 a Castelmaggiore), a lui èstato intestato nel 1987 il Centro DiurnoComunale per anziani di via Agucchi 300.Sempre a lui sono stati dedicati una socie-tà ciclistica che organizza, tra l'altro, ilTrofeo Mauro Pizzoli ed una palestra nelQuartiere Navile.Anche William Michelini, presidentedell'ANPI provinciale, lo ricorda beneperché abitava nella stessa zona (ilBattiferro) della famiglia Pizzoli, ori-ginaria di Castelmaggiore, che duran-te la lotta di Liberazione aveva assuntodecisamente un orientamento di mili-tanza partigiana.Anche Mauro, nome di battaglia“Pzulein” (Pizzolino), come il fratelloAdolfo militò nel 3° Battaglione“Ciro” della I^ Brigata “IrmaBandiera”. Durante la Resistenzaattaccatissimo com'era alla sua bici-cletta, per evitare di vedersela sottrar-re dai tedeschi, Mauro la lubrificò perbene, la protesse con sacchi di carta ela interrò in un posto segreto pensan-do di recuperarla a guerra finita. Cosìnon è stato.Il 28 ottobre 1944 con altri quattrocompagni entrò in azione presso unacasa colonica di Corticella in via delle

Fonti per liberare capi di bestiamerubati dai tedeschi nelle stalle dei con-tadini, come spesso accadeva su largascala nelle nostre campagne. Il gruppofu sorpreso dai soldati tedeschi e cattu-rato, portato al comando militare diSant' Anna (oggi via Peglion) dovesorge l'Istituto Agrario Serpieri e liatrocemente torturati. Il giorno dopo iprigionieri vennero trascinati nuova-mente in via delle Fonti dove furonoimpiccati ai pali dell'elettrificazionetranviaria. All'indomani le madri dei partigiani sirecarono sul luogo con un ciclo furgo-ne e, sfidando le sentinelle, tolsero ilcappio ai figli e li riportarono allerispettive case. Nel giugno del 1996 è stato inaugura-to, sul luogo dell'impiccagione, unmonumento ai quattro caduti, operadel architetto Severino Maccaferri.

La comunità di Corticella, l'ANPIprovinciale e l'ANPI Bolognina, ilQuartiere Navile, il fratello del cadutohanno voluto ricordare Mauro Pizzolipresso il Centro a lui dedicato scopren-do un'immagine ed una lapide a ricor-do del grande campione e dell'eroepartigiano.

A.S.

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Una grande promessa del ciclismo italiano

La “corsa” di Mauro Pizzolistroncata dai tedeschiIl giovane venne impiccato con altri quattro partigiani a Corticella

Mauro Pizzoli fotografato con la magliadella Felsinea società sportiva per la qualecorreva

Roma 6 giugno 1943. Mauro Pizzoli taglia vittorioso il traguardo della Coppa Principe diPiemonte.

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Scese dalla nave a Trieste fummoseparate e destinate: quattro aRoma, quattro a Milano e tre a

Bologna. Io fui destinata a Bologna conMarija Separovic e Visnja Gavela. DiTrieste vidi un pezzo di marciapiede primache i poliziotti ci infilassero in macchina.Lunghe ore di viaggio; ognuna mi allon-tanava sempre più dal mio Paese.Immensa tristezza. Era la terzasettimana di ottobre 1942. A notte, ancora fonda, arrivammo inuna città che poi seppi essere Bologna,e qui fummo consegnate ad un uomo ead una donna. Eravamo nell'istitutoper la rieducazione delle minorennitraviate che comprendeva anche unreparto di minorati psichici e un altrodi epilettici, ed ora anche noi.L'istituto a conduzione privata, si tro-vava in Via della Viola a BorgoPanigale.Vita nell'istituto. Le bambine e leragazze traviate, i minorati e le guar-diane - un mondo a noi completamen-te sconosciuto e angosciante - ci guar-davano con sospetto ma anche concuriosità, perché presentate come“pericolose sovversive”ed in più nonparlavamo italiano.I titolari dell'istituto, la famigliaPiazzi: padre, un figlio ed una figlia. I

figli bravi fascisti. Il padre Angelo eradiverso. Ci guardava con compassionee nel tempo trovammo in lui moltacomprensione. Era il primo italianoche si differenziava dai fascisti, finoraconosciuti. Capimmo che forse vi eradiversità tra un italiano e un fascista.Nei lunghi mesi del 1943 scoprimmoche anche tra le guardiane c'era diffe-renza. Solo ai primi mesi avemmoqualche notizia dalle nostre famiglie,

poi più niente. Visnja Gavela, di fami-glia ricca fu graziata e mandata a casa.Rimanemmo in due. Tutte le volteche, orecchiando, sentivamo sussurrareo vedevamo i visi neri dei fascisti capi-vamo che la guerra per loro andavamale: era una gioia per noi. 25 luglio 1943, caduta del fasci-smo,speranza di poter tornare a casa; 8settembre 1943, armistizio Italia-Alleati, stessa speranza ma vana. CaosItalia occupata dai tedeschi, repubbli-ca di Salò. Bombardamenti. I tedeschivenivano in istituto e noi avevamo iltimore di finire in Germania.Poi un giorno una guardiana sidichiarò antifascista affermando dipoterci mettere in contatto con altriantifascisti se riuscivamo a fuggire.Accettammo subito e la speranzarinacque.Durante una delle poche passeggiatefuori dall'istituto, lungo Via Agucchi,ci incontrammo con un giovane che ciindicò il luogo dove trovarlo se riusci-vamo a fuggire. Il 5 ottobre 1943 ci fu un bombarda-mento nella nostra zona. Fu colpita lacentrale elettrica confinante con l'isti-tuto, danneggiato anch'esso. Una

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Con il nome di battaglia “Lina”, poi cambiato in “Vera” per sottrarsi allo spionaggio

La croata deportata a Bolognadivenne staffetta della VII GAP

Studentessa 18enne a Sebenico, la sua città, era stata presa dagli occupanti italiani per attività antifascista.Fuga dall'istituto di rieducazione di Santa Viola, e ingresso nella Resistenza.

Per sfuggire allo spionaggio fascista, trasferimento a Modena alle dipendenze del CUMER

Vinka Kitarovic

In un precedente articolo (Resistenza n° 5 dicembre 2008),Vinka Kitarovic, nata il 5 aprile 1926 a Sibenik (Sebenico)in Croazia, ha scritto della sua adolescenza, dell'occupazio-ne militare italiana della sua terra, dell'inizio della lottapartigiana, della sua militanza antifascista durante gli studiginnasiali, nei ranghi dell'Unione della gioventù comunista

yugoslava (SKOJ). Tale attività le è costata l'arresto e ladeportazione in Italia, nell'ottobre 1944, quando aveva 18anni. Destinazione Bologna. In queste pagine essa narracome entrò nelle fila della Resistenza a Bologna ed in segui-to a Modena. Vive a Bologna, dove ha scelto di vivere daallora, fa parte degli organi dirigenti dell'ANPI provinciale.

Vinka Kitarovic quand’era staffetta aModena con il nome di battaglia “Vera”

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visione apocalittica: fumo, polvere,cancelli scardinati, urla, terrore.Cogliemmo l'occasione per fuggire.Correndo intravidi il vecchio AngeloPiazzi, che senza dubbio capì e ci salu-tò con la mano. Nel luogo fissato trovammo il giovanedi cui purtroppo non ho mai saputo ilnome. Ci accompagnò in una casa,credo a Longara di Calderara di Reno,dove incontrammo Linceo Graziosi,Giorgio Scarabelli e Bruno Tubertini,da poco liberi dopo anni di carcerefascista. Ci prospettarono due possibi-lità: tentare di raggiungere laJugoslavia, tenendo conto del caosgenerale che imperava in quel periodo,promettendo di aiutarci; oppure rima-nere in Italia con loro e combattere ilfascismo. Immediatamente, nono-stante il desiderio di rivedere le nostrefamiglie, decidemmo di rimanere quiperché convinte che ovunque si com-battesse il nazifascismo avremmocombattuto anche per la nostra gentelontana.Fummo accompagnate in una casa dicontadini a Zola Predosa. Non ho maisaputo i loro nomi ma l'accoglienza fupiena di simpatia e di generosità daparte delle donne che ci accolsero; nonlo dimenticherò mai. Conoscevano ilrischio che correvano ma non si tiraro-no mai indietro. Il giorno dopo ci trasferimmo in mon-tagna, credo Monte San Pietro, dovetrovammo anche alcuni uomini. Eral'inizio del movimento partigiano.C'erano anche i prigionieri alleati fug-giti, accolti dai contadini, un po'distanti da noi. Io e Marija portavamoi pasti ai prigionieri ma un giorno,mentre aspettavamo che finissero ilpranzo, mi sentii un fucile nella schie-na: erano militi italiani. Non so come,con il mio italiano imperfetto, raccon-tai che eravamo profughe siciliane,fuggite davanti all'avanzata alleatasenza documenti. Meraviglia! Mi cre-dettero ordinandoci di presentarci incaserma il giorno dopo: naturalmente

dobbiamo ancora andarci. I prigionie-ri, sentendo le voci, tentarono di fug-gire mentre i militi corsero dietro loroe noi due velocemente tornammo daicompagni raccontando il fatto. Essicapirono di essere stati traditi. Fudeciso di sciogliere il gruppo e ognunodoveva tornare al suo luogo di origine.Ma quale era il nostro luogo di origi-ne? Ricordo la lunga camminata not-turna per sentieri sconosciuti evitandoi luoghi abitati e, non so come, al mat-tino eravamo a Zola Predosa.Riconobbi la casa, bussai, ci accolsero,ci ascoltarono e avvisarono i compagni. Tornammo a Bologna, accolti a casadei fratelli Baffè: Ottavio e Argentina.Persone meravigliose, affettuose, pienedi umanità. L'odio provato per gli italiani al mioarrivo stava scomparendo. Nelle perso-ne finora incontrate, dopo la fuga,riconobbi gli stessi sentimenti dellamia gente e mi sentii tra amici.Imparai ad andare in bicicletta. Nel frattempo ci trasferirono in viaCrociali presso la famiglia Masi doveconobbi i figli: Giacomino, Vincenzo eGianni (quest'ultimo arrestato durantelo sciopero alla Ducati del 1 marzo1944 e deportato in Germania dovemorì), la sorella Lina e la madre. Nonho parole per esprimere la riconoscen-za a questa famiglia di operai antifasci-sti. Essi sono un ricordo importantedella mia vita. I primi passi della Resistenza. Miaccompagnavo con un giovane, che poiseppi essere Ermanno Galeotti, primopartigiano caduto, Medagliad'Argento al Valor Militare. Facevamola ricognizione degli obiettivi militarie strategici, i possibili atti di sabotag-gio, pedinamenti dei gerarchi fascisti,qualche trasporto delle scarse armi cheallora possedevamo. Fingevamo diessere una coppia ed eravamo tantogiovani da non suscitare sospetti. Io avevo intanto cominciato a parlarediscretamente italiano, la Marija no.Spesso fingeva di essere sordomuta.Alla fine di gennaio la Marija andò aVillanova di Castenaso, come staffettadella SAP e si fece onore. Io rimasi a

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RESISTENZAOrgano dell’A.N.P.I. Provinciale di BolognaVia della Zecca n. 2 - 40121 BolognaTel. 051.231736 - Fax [email protected]

Direttore responsabileEzio Antonioni

Comitato di redazioneRemigio Barbieri (redattore),Ermenegildo Bugni (coordinatore), Paola Coltelli, Elio Gollini, Giancarlo Grazia, Massimo Meliconi,Lino Michelini, Nazario Sauro Onofri,Renato Sasdelli.

Segretario di redazione Antonio Sciolino

Con la collaborazione di Cooperativa Manifesta

Registrazione al Tribunale di Bologna n. 7331 del 9 maggio 2003Stampa: Tipografia Moderna s.r.l. Via dei Lapidari 1/2, 40129 BolognaTel. 051.326518 - Fax 051.326689

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La croata deportata Bologna nella allora costituenda VIIbrigata GAP. Mi chiamai Lina.La bicicletta era la mia compagnafedele. Sul manubrio una sporta e den-tro, coperta da stracci, armi, munizio-ni, ordini, materiali di propaganda.Piano piano conobbi altri partigiani,in prevalenza giovani come me o pocopiù adulti. Per tutti voglio ricordare“Aldo” (Bruno Gualandi), “Paolo”(Giovanni Martini), “Gianni”(Massimo Meliconi, Medaglia d'Oro alValor Militare), “Italiano” (RenatoRomagnoli) e anche “William” (LinoMichelini).Staffetta dei Gap di centro, nel tempoimparai i luoghi ove incontrarci, prele-vare o riportare armi, ordini, propa-ganda. Mi ricordo un gelido giorno delfebbraio 1944, io e “Sassi” (SonilioParisini), partimmo per la montagnabolognese ed arrivammo a Castiglionedei Pepoli e a Baragazza a prelevare gliesplosivi per le bombe. Mi ricordo lagelida notte stellata, la corriera sgan-gherata che ci riportò a Bologna.

(Continua al prossimo numero)