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Serenella Molendini Consi gliera di Parità 1 Ministero del Lavoro della Salute e delle Politiche Sociali Provincia di Lecce

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Serenella Molendini Consigliera di Parità

1

Ministero del

Lavorodella Salute e delle Politiche

Sociali

Provincia di Lecce

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Il World Economic Forum pubblica ogni anno il Gender Gap Report, un rapporto che misura le dimensioni del divario tra uomini e donne, attraverso l'Indice di Divario di Genere, in riferimento a cinque aree, basate sui modelli globali di disparità tra uomini e donne:

partecipazione economica (stessa remunerazione a parità di mansione),

opportunità economiche (accesso al mercato del lavoro non legato a un salario ridotto o a mansioni non qualificate),

partecipazione politica (presenza femminile nelle strutture decisionali),

formazione,

salute e benessere.

Nello studio la definizione di partenza di gap di genere è quella di un'eguaglianza tra generi, cioè uno stadio dello sviluppo in cui "i diritti, le responsabilità e le opportunità degli individui non devono essere determinate dall'essere nati maschi o femmine".

Avendo esaminato complessivamente 128 paesi, il Rapporto del 2007 ci aiuta a comprendere i divari tra donne e uomini in oltre il 90% della popolazione mondiale.

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Quattro paesi nordici, Svezia (1), Norvegia (2), Finlandia (3) e Islanda (4), occupano di nuovo le prime posizioni dell’ultimo Gender Gap Index.

Tutti i paesi facenti parte dei top 20 hanno evidenziato progressi rispetto al 2006, alcuni più di altri. Tra i primi venti paesi, Lettonia (13) e Lituania (14) sono quelli che hanno registrato il maggiore sviluppo, guadagnando rispettivamente sei e sette posizioni.

Questo enorme successo si deve alle minori differenze uomo-donna nell’ambito della partecipazione alle attività lavorative e delle retribuzioni. La classifica Gender Gap mostra, invece, una realtà preoccupante per il nostro Paese. L'Italia delle opportunità alle donne, a livello politico ed economico, è passata dal 77esimo posto su 128 nel 2006 ad occupare l’84esimo posto nel 2007.

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L'Italia ottiene 0,6498 punti - in un indice che va da 0 (disuguaglianza) a uno (parità) - contro lo 0,8146 della prima della classe, la Svezia.

In materia di partecipazione all'economia, l'Italia ha il suo voto peggiore, ( è 101esima) il migliore è per l'istruzione ( 32esima), e poi seguono la partecipazione alla vita politica ( 80esima), la salute e la speranza di vita ( 82esima).

In Italia, se è vero che le donne investono di più in cultura rispetto agli uomini, riescono meglio negli studi, danno maggiore rilievo al lavoro, sperimentano forme nuove del produrre e riprodurre, rivestono una molteplicità di ruoli nelle diverse fasi di vita, tuttavia, nel mondo del lavoro si riscontrano numerose criticità, amplificate, ancor più, nelle nostre realtà meridionali dove il gap gender è ancora più accentuato e la disoccupazione femminile è a livelli altissimi.

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Tassi femminili

% OCCUPAZIONE % DISOCCUPAZIONE % ATTIVITA’

ITALIA 46,6% 6,6% 50,7%

PUGLIA 29,3 17,3 35,4

CAMPANIA 28,7 15,2 33,8

BASILICATA 34,6 15,9 41,2

CALABRIA 33,2 14,4 38,8

OBIETTIVO DI LISBONA PER L’OCCUPAZIONE FEMMINILE E’ IL 60%

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Il mercato del lavoro femminile italiano e soprattutto pugliese presenta:

• Una difficoltà di ingresso e di ricollocazione delle donne.• Un’uscita precoce delle donne di età centrale.• Una rilevante presenza femminile nel mercato del lavoro sommerso.• La persistenza di differenziali salariali tra uomini e donne. • Una maggiore precarietà nei rapporti di lavoro.• Una grande difficoltà di conciliare le attività di “cura” (purtroppo ancora

solo a carico delle donne) e il lavoro.• Carriere interrotte per scoraggiamento o incomplete, posizioni

apicali rarissime, o semplicemente irraggiungibili.

LE CRITICITA’

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Il dilemma di Lisbona: quale 60%?Il dilemma di Lisbona: quale 60%?

• Mantenere occupazione esistenteMantenere occupazione esistente

• Contrastare fenomeni di abbandono Contrastare fenomeni di abbandono (maternità)(maternità)

• Migliorare l’occupazione esistente Migliorare l’occupazione esistente

• Mobilità verticale Mobilità verticale (apicalità)(apicalità)

donne 46,6%donne

46,6%

NON SOLO NON SOLO NUOVINUOVI INGRESSI NEL MERCATO INGRESSI NEL MERCATO

Necessario Necessario incrementoincrementodi oltre 10 % di oltre 10 %

uomini

64,7%

uomini

64,7%

Tasso Tasso di occupazionedi occupazione

In ItaliaIn Italia

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Obiettivi per il 2010 per l’istruzione

1. Dimezzare il tasso di abbandono prematuro degli studi2. Dimezzare la disparità tra i sessi in matematica

scienza e tecnologia3. Garantire che almeno l’80% delle persone tra i 25 e i

64 anni abbiano il titolo di studio di scuola superiore4. Dimezzare la percentuale di studenti 15enni con

carenze in lettura, matematica e scienze5. Garantire che almeno il 15% della popolazione adulta

partecipi a programmi di apprendimento permanente.

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Abbiamo dunque alcuni problemi da affrontare:

1) Migliorare le competenze scientifiche ( didattica di genere)

2) Superare la segregazione formativa delle ragazze (orientamento di genere )

3) Migliorare l’occupazione femminile nei settori in cui le donne sono sottorapresentate ( superamento della segregazione occupazionale con azioni positive )

4) Sostenere le carriere delle donne ( infrangere il soffitto di cristallo anche con le quote )

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Il Consiglio europeo di Stoccolma del marzo 2001 ha posto l'accento sulla necessità di incoraggiare i giovani, e in particolare le giovani donne, a interessarsi ai curricoli e alle carriere scientifici e tecnologici. Una gran parte della capacità di ricerca e d'innovazione dell'UE dipenderà da questo. Il Consiglio si è fissato due obiettivi: aumentare del 15 % entro il 2010 il numero di studenti in questi curricoli e ridurre lo squilibrio tra uomini e donne. Se vi sono maggiori probabilità di raggiungere il primo obiettivo (è l’unico settore dove l’Italia registra risultati positivi, infatti, nel biennio 2002-2004 il tasso di crescita è stato del 10,2%, più che doppio rispetto alla media UE che è di 4,6%), il secondo richiederà sforzi notevoli: infatti troppo poche donne sono presenti nelle carriere scientifiche e tecnologiche, attualmente nei paesi dell'UE vi sono da due a quattro volte più uomini che donne nelle carriere scientifiche e tecnologiche.

PARAMETRO 2

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L’Unione Europea ha riconosciuto che la disparità nell’accesso alle carriere tecnico-scientifiche compromette:

• l’equità del sistema - la discriminazione di genere è una violazione dei diritti umani; • l'eccellenza – si rinuncia a sviluppare le potenzialita` di una percentuale rilevante della popolazione • l'efficacia - l'invecchiamento della popolazione rende indispensabile formare i giovani di entrambi i sessi; • l'efficienza - è uno spreco istruire e formare giovani scienziate per poi non usarne le capacità sul lavoro.

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qualche motivo della scarsa presenza femminile nelle discipline scientifiche:stereotipi nell'istruzione~ il 72% dei ragazzi ritiene di essere dotato in matematica, contro il 62% delle ragazze~ gli insegnanti di matematica dedicano il 20% di tempo in più ai ragazzi;

influenza dei genitori~ il 70% dei genitori auspicano una carriera scientifica per i maschi, contro il 45% che la auspicano per le proprie figlie~ il pc si comprava se c’è un maschio in casa!~ investono risorse economiche nell'alta formazione più per i maschi che per le femmine

stereotipi nella pubblicità~ le ragazze sono presenti in quella per i cellulari~ nelle campagne pubblicitarie dedicate alla ICT le ragazze sono presenti come "segretarie" e non come "tecnici"

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Non c'è alcuna predisposizione genetica dei maschi ad avere successo in matematica. Piuttosto è una questione di potere o di mancata emancipazione delle donne, in termini politici, sociali e culturali. Così chi ha più potere, più è bravo a fare di conto.

O meglio: dove le donne sono meno considerate nella società la distanza tra i due sessi sulle materie scientifiche si allarga. E infatti mentre in Islanda il gap si è ribaltato a favore delle donne, e Svezia, Norvegia e Finlandia lo stanno per azzerare; l'Italia è in fondo alla classifica, al pari di Giappone e Grecia, e solo poco sopra la Corea e la Turchia.

Lo hanno studiato quattro economisti italiani, Luigi Guiso dell'Università europea di Firenze, Ferdinando Monte, dell'Università di Chicago, Paola Sapienza dell'Università del Northwestern e, infine, Luigi Zingales della School of Business di Chicago. La ricerca è stata pubblicata sull'ultimo numero della prestigiosa rivista americana Science, ed è anche una risposta alla clamorosa tesi di Lawrence Summers, l'ex ministro del Tesoro di Bill Clinton, che nel 2005, quando da rettore di Harvard, sostenne, in un convegno a porte chiuse a Boston, che le donne sono biologicamente svantaggiate nel campo scientifico. Summers fu travolto dalle critiche, provenienti non solo del mondo femminista, e l'anno dopo costretto a lasciare Harvard.

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•stereotipi e preconcetti sui ruoli e le abilità delle donne•carenza di modelli di ruolo di donne di successo nella ricerca•difficoltà di conciliazione tra lavoro professionale e di cura•mancanza di mentori

qualche ragione per la scarsa presenza delle donne nella ricerca

ruolo propulsivo dell'UE:risorse e culture di riferimento per l'identificazione e attuazione di

politiche finalizzate alla partecipazione delle donne alla ricerca

qualche ragione per essere riuscite ad esserci:

•il forte sostegno dei loro familiari: genitori e mariti• l'incoraggiamento da parte degli insegnanti delle scuole medie superiori e dell'università• la propria determinazione in un duro e faticoso lavoro•Il senso di autoefficacia e di “sana” competitività

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Il dilemma “apicalità”Il dilemma “apicalità”

“Apicalità” è il risultato dell’incrocio di diverse dimensioni:contrattualegerarchico-organizzativa; reddituale; sostanziale; simbolica

Apicalità come Apicalità come Decision making positionDecision making position

DefinizioneDefinizione

Formale - sostanzialeFormale - sostanzialePosizione – ruolo Posizione – ruolo

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0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

LettoniaLituaniaFranciaEstonia

BulgariaUngheria

PortogalloRegno Unito

BelgioSloveniaSpagna

ItaliaPolonia

RomaniaSlovacchiaRepubblica

FinlandiaIrlandaSveziaMedia

AustriaGermania

GreciaPaesi Bassi

LussemburgoDanimarca

CiproMalta

Donne (%)

Uomini (%)

Database Social and Economic Domain, Women and Men in Managerial Positions, Eurostat Labour Force Survey, 2006.

Persone in posizioni Persone in posizioni manageriali* in UEmanageriali* in UE

Persone in posizioni Persone in posizioni manageriali* in UEmanageriali* in UE

Italia, 32% donne e 68% uominiItalia, 32% donne e 68% uomini

* * comprende, secondo la definizione del Labour force survey Direttori, Direttori generali, Direttori di produzione operativi e Direttori di piccole imprese secondo classificazione ISCO ‘88

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La rappresentanza La rappresentanza al Parlamento al Parlamento europeoeuropeo

La rappresentanza La rappresentanza al Parlamento al Parlamento europeoeuropeo

Italia quartultima nel rapporto tra Italia quartultima nel rapporto tra seggi disponibili e donne elette.seggi disponibili e donne elette.Presenza al 19,2% molto al di sotto Presenza al 19,2% molto al di sotto della media europea (30,3%).della media europea (30,3%).

Interparlamentary Union, 2007

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 85 90 95 100

MaltaLussemburg

EstoniaCipro

SloveniaLettoniaIrlanda

LituaniaDanimarcaFinlandia

SlovacchiaAustriaSvezia

UngheriaBelgioGrecia

PortogalloRepublica

Paesi bassiSpagnaPoloniaFrancia

Regno UnitoItalia

Germania

donne

uomini

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La rappresentanza La rappresentanza politica nazionale politica nazionale

La rappresentanza La rappresentanza politica nazionale politica nazionale

In Italia:In Italia:La percentuale di donne elette nelle assemblee parlamentari a suffragio diretto costituisce uno degli indicatori adottati in sede nazionale e internazionale per la valutazione della partecipazione femminile all’attività politica. Le quote di parlamentari italiane elette nelle assemblee nazionali sono pari a circa il 14% degli eletti al Senato della Repubblica e al 17% alla Camera dei deputati Al Governo italiano per 21 Dicasteri solo 4 sono donne, due in meno rispetto al precedente governo.

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La rappresentanza La rappresentanza di categoria e di categoria e del lavoro del lavoro

La rappresentanza La rappresentanza di categoria e di categoria e del lavoro del lavoro

ASdo, Eurispes 2007

Solo 1 presidente donna tra le associazioni datoriali e di categoria.

Negli organismi datoriali e associazioni di categoria solamente 3 vicepresidenti donna contro 46 uomini a livello centralee solo 11 donne contro 163 uomini nelle presidenze a livello regionale.

Una sola segretario donna tra i sindacati e solo 10 donne su 46 nelle segreterie generali

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La cooptazione:La cooptazione:le donne nei Cdale donne nei Cda

La cooptazione:La cooptazione:le donne nei Cdale donne nei Cda

European Professional Women’s Network 2007

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

NorvegiaSvezia

FinlandiaDanimarca

Gran BretagnaIrlanda

GermaniaFranciaAustriaOlanda

SvizzeraGrecia

SpagnaBelgio

ItaliaPortogallo

0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50

NorvegiaSvezia

FinlandiaDanimarca

Gran BretagnaIrlanda

GermaniaFranciaAustriaOlanda

SvizzeraGrecia

SpagnaBelgio

ItaliaPortogallo

% di Società europee con % di Società europee con donne nei Cdadonne nei Cda % di donne nei Cda - Europa% di donne nei Cda - Europa

Italia al penultimo posto in EuropaItalia al penultimo posto in Europa

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Le donne continuano a essere sottorappresentate, per non dire discriminate, anche nel mondo della ricerca in Europa.

Lo conferma un sondaggio co-finanziato dalla Commissione nell’ambito dei Gender Action Plans.

Il sondaggio Gender and science si basa su un questionario online a scelta multipla, compilato da 143 scienziati (53,1% dei quali uomini), che tocca tanto gli aspetti personali che quelli professionali della vita dei ricercatori. Emerge che le ricercatrici sono consapevoli del divario di genere nelle professioni scientifiche, che è confermato peraltro dai dati oggettivi: 83 uomini su cento hanno una posizione stabile, a fronte di sole 56 donne.Si tratta di una segregazione tanto orizzontale che verticale. Le donne sono concentrate in settori precisi come la biologia e la medicina, mentre sono scarsamente rappresentate in altri campi. Dall'altra parte, il cosiddetto soffitto di vetro impedisce a molte scienziate di salire oltre un certo livello, dove la maggior parte delle posizioni sono occupate da uomini.

Tutto ciò accade nonostante la proporzione di uomini e donne sia abbastanza equilibrata all'inizio della carriera. “I risultati confermano che molte donne partecipano più attivamente all'inizio della loro carriera scientifica, mentre le loro ambizioni lavorative si riducono dopo aver avuto un figlio" .

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Apicalità, criticità… maternitàApicalità, criticità… maternità

Le scelte di fecondità e la Le scelte di fecondità e la sindrome del ritardosindrome del ritardo

Le scelte di fecondità e la Le scelte di fecondità e la sindrome del ritardosindrome del ritardo

La fecondità è diminuita a livello nazionale del 10%.

Ripresa nel Nord (primo figlio +17%, secondo +11%), calo generale nel Mezzogiorno

Tra i molteplici fattori oramai non più determinante l’assenza di lavoro ma la presenza di lavoro. La dilazione nel tempo della prima maternitàdilazione nel tempo della prima maternità è una strategia professionale!

Crescita degli ultimi tre anni (da 1,22 a 1,31) comunque legato alla crescita (dal 6% al 10%) della natalità delle donne immigrate.

L’incremento maggiore si è realizzato proprio laddove la partecipazione femminile e i servizi servizi all’infanzia più diffusi (es: Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Toscana, mentre è diminuita soprattutto in Sicilia e Basilicata).

Non causalità, ma interdipendenza

Tema chiave dei SERVIZI

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ANNO 2007

Dati occupazione

15-64 anni

25-34 anni

35-44 anni

45-54 anni

Persona single 60,7 78,9 83,8 73,5

Coppia con figli 43,8 52,1 56,9 53,0

Tassi Di Occupazione Femminile Per Diverse Condizioni Familiari - CNEL

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Apicalità, criticità… maternitàApicalità, criticità… maternità

1 . offrire servizi all'infanzia al 33% dei bambini di età compresa tra 0 e 3 anni*

Raggiunto soltanto da 5 Stati membri : Belgio, Finlandia, Francia, Svezia e Danimarca;

Sotto il 10%Sotto il 10% Spagna, Austria, Repubblica Ceca, Bulgaria, Germania, Grecia, Lituania, Italia,Italia, Ungheria e Polonia, dove si registra l'offerta più scarsa di servizi all'infanzia

Italia 9,9%, con punte minime del 1,8% in Calabria e del 22% in Emilia Romagna

2. offrire servizi copertura al 90% dei bambini dai 3 anni all'età scolare

RaggiuntoRaggiunto da 8 paesi: Belgio, Finlandia, Francia, Svezia, Danimarca, ItaliaItalia,, Germania e Spagna.

I servizi. I servizi. Dopo Lisbona… Dopo Lisbona… Barcellona Barcellona

I servizi. I servizi. Dopo Lisbona… Dopo Lisbona… Barcellona Barcellona

Secondo stime Centro nazionale di documentazione per l'infanzia e l'adolescenza, 2007, per ogni incremento del 5 % della copertura nazionale sarebbero necessari due miliardi di euro. ( 9 per l’obiettivo del 2010).

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Apicalità, criticità… maternitàApicalità, criticità… maternità

Dal soffitto di cristallo …. al labirintoDal soffitto di cristallo …. al labirinto

Fattori Fattori esogeni esogeni

(di sistema)(di sistema)

Fattori Fattori esogeni esogeni

(di sistema)(di sistema)

Dinamiche Dinamiche personalipersonali

Dinamiche Dinamiche personalipersonali

Fattori organizzativi Fattori organizzativi (contesto lavorativo)(contesto lavorativo)

Fattori organizzativi Fattori organizzativi (contesto lavorativo)(contesto lavorativo)

CondivisioneCondivisione

Asimmetria dei Asimmetria dei ruoliruoli

Disponibilità, Disponibilità, derogabilità, derogabilità, inderogabilitàinderogabilità

CulturaCultura

… …..

Stereotipi – Pregiudizi Stereotipi – Pregiudizi trasformati in prassi trasformati in prassi organizzative (es. allocazione)organizzative (es. allocazione)

Resistenza alla leadership Resistenza alla leadership femminile (contrasto tra femminile (contrasto tra qualità e modalità stereotipate)qualità e modalità stereotipate)

Esigenze familiari – maternità Esigenze familiari – maternità e contrapposizione e contrapposizione organizzativa (discriminazioni)organizzativa (discriminazioni)

… …..

ServiziServizi

Sistema di Sistema di congedi non congedi non convenienticonvenienti

IncentivazioniIncentivazioni

… …

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Insomma, il problema ha una dimensione orizzontale e una verticale. Da un lato, la maternità blocca la carriera in sé (e questo è più evidente in alcuni settori di ricerca nei quali le donne scarseggiano maggiormente), dall’altro la competitività limita fortemente un equo accesso al potere

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Il monopolio pressoché maschile degli organismi direttivi e di valutazione della ricerca, siano essi costituiti per elezione o in base a criteri di eccellenza in un particolare settore, dà vita ad un sistema a democrazia ridotta, perchè difficilmente un gruppo misto giunge alle stesse decisioni di un gruppo composto solo da uomini o solo da donne. In particolare, la sottorappresentanza femminile negli organi preposti al reclutamento esclude la possibilità di un cambiamento 'fisiologico', senza interventi esterni, del sistema. Sono quindi necessarie azioni che promuovano una partecipazione qualificata delle donne nelle professioni scientifiche, e queste devono agire simultaneamente sulla rimozione sia degli ostacoli interiori, che trattengono le donne dallo scegliere o dall'impegnarsi a fondo in certi settori, sia di quelli organizzativi: in questo caso acquisire una maggiore consapevolezza dei meccanismi che regolano il mondo della ricerca è un passo necessario. La presa di coscienza dell’esistenza di una “questione donne e scienza” in Europa e in Italia ha portato alla messa in campo di una serie di azioni positive a sostegno dell’occupazione e delle carriere femminili. ( L125/91 e Dlgs 198/2006).

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Azioni positivedlgs 198/2006 art. 42

Sono uno strumento per combattere le discriminazioni dirette

ma, soprattutto, le discriminazioni indirette

Ambiti d’intervento delle azioni positive Accesso alla formazione e al lavoro, anche autonomo e

imprenditoriale Progressione di carriera Diversificazione delle scelte professionali Inserimento in settori in cui le donne sono

sottorappresentate Promozione della riorganizzazione nei luoghi di lavoro,

sia per promuovere la posizione delle donne che per agevolare la ripartizione delle responsabilità tra i sessi

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Chi può promuovere un’azione positiva

Il Comitato nazionale per l’attuazione dei principi di parità di trattamento ed uguaglianza di opportunità tra lavoratori e lavoratrici

Le Consigliere di parità I Comitati di Parità opportunità a livello

locale e aziendale I datori di lavoro pubblici e privati Le OO.SS. nazionali e territoriali

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“Col seppellire il genere nella scienza, la cultura europea ha perso gran parte del suo passato. E‘ tempo di portare alla luce questa storia: è tempo di trasformare sia scienza sia società in modo che potere e privilegio non seguano mai più confini di genere.” ( Londa Schieebinger in “ The mind has no sex? The women in the

origin of modern science”, Harward University press)