sempre ricomincia, ricomincia, ha sempre da ricominciare, … · Il Carduccino 3 pagnare non solo...
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Caporedattore: Marcello Cappellari
Redattori: Federico Baglioni, Francesca Gozzoli,
Beatrice Barbieri, Andriana Blaha, Ilaria Landuzzi,
Giovanni Zemolini
Editore Licia Piva
Direttore Isabella Dallapiccola
Vice Direttore Cristina Cannelli
Responsabile grafica Paola Occhi
Anno Scolastico 2017/18 - N°3
«Il viaggio «Il viaggio sempresempre ricomincia, ricomincia, ha sempre da ricominciare, ha sempre da ricominciare,
come l'esistenza» come l'esistenza» Folco QuiliciFolco Quilici
Il Carduccino 2
Ettore Bimbatti, 4B
“P er far sognare
devi educare la
curiosità”, affer-
mava Folco Qui-
lici.
Ed egli dedicò tutta la vita a di-
vulgare il suo amore per la natu-
ra, per gli animali, per l’ambiente
e ci riuscì, facendo nascere la
passione per gli oceani e i fondali
marini a migliaia di persone nel
mondo, già a partire dagli anni
cinquanta. Considerato uno dei
più grandi documentaristi italiani,
fu uomo di spiegazioni nei suoi
libri, ma soprattutto di immagini
grazie agli innumerevoli docu-
mentari realizzati.
La sua scomparsa costituisce una
grande perdita per la cultura
m o n d i a l e , m a a n c h e
per Ferrara dove era nato il 9 a-
prile 1930 da Nello Quilici, gior-
nalista e direttore del quotidiano
“Corriere Padano”, oltre che do-
cente di storia politica moderna
nell’ Ateneo Ferrarese e da Mimì
Quilici Buzzacchi, pittrice delica-
ta ed interessante, nelle cui opere
figurano anche affascinanti visio-
ni di Ferrara e delle Valli di Co-
macchio.
Proprio dai genitori ereditò sia la
capacità di narrare nei suoi ro-
manzi sia la capacità di rappre-
sentare la natura, non su una tela
come faceva la mamma, ma attra-
verso le immagini dei suoi docu-
mentari. Al suo attivo 8 film e
oltre 300 documentari, ma anche
tanti servizi e inchieste televisive,
soprattutto per la Rai, dove ha
anche ideato e curato la rubrica
“Geo” della terza rete per ben 18
anni.
L’esordio nel cinema, dopo
un’esperienza cineamatoriale,
avvenne con “Sesto continente”,
presentato con successo nel 1954
alla Mostra Internazionale del
Cinema di Venezia.
“Un silenzio dell’altro mondo”,
spiegava la voce narrante nei pri-
mi minuti di quel documentario
girato nel Mar Rosso, in cui si
potevano vedere anche tante cose
dell’altro mondo: relitti di navi
affondate, flora e fauna marina,
pesci di ogni genere e colore. An-
che perché Sesto Continente fu il
primo documentario subac-
queo della storia del cinema gira-
to a colori. Nel film c’era anche
una caccia alla squalo che per
tecnica e dettagli ricorda,
trent’anni prima, le peripezie e i
marchingegni de “Lo Squalo” di
Spielberg.
Il mare è sempre stato lo sfondo
dei suoi film, interpretati prima
da attori scelti tra la gente comu-
ne e, più tardi, da professionisti,
quando preferiva approfondire il
rapporto uomo-natura.
Del 1956 è “L’ultimo Paradiso”,
del 1962 “Ti-Koyo e il suo pesce-
cane”, del 1971 “Oceano”, del
1975 “Fratello mare” e del 1991
“Cacciatori di navi”: tutti film
che hanno avuto un ottimo esito
di critica e di pubblico ed
importanti riconoscimenti
a livello internazionale.
Nel 1971 ha addirittura
ricevuto la nomination
all’Oscar per il documen-
tario “Toscana”, uno dei
16 film della serie
“L’Italia vista dal cielo”
alla quale hanno collabo-
rato, per il commento par-
lato, scrittori come Calvi-
no, Sciascia, Silone, Pio-
vene, Soldati.
In molti delle sue decine
di lavori si è fatto accom-
Ci lascia a 87 anni a Orvieto
FOLCO QUILICI: ADDIO AL PIÚ GRANDE DOCUMENTARISTA
FERRARESE DI RARA CARATURA
Il Carduccino 3
pagnare non solo da scienziati e
archeologi, ma anche da antropo-
logi come Levi Strauss e storici
come Fernand Braudel, proprio
perché la sua necessità di divul-
gazione abbracciava in modo to-
tale ogni aspetto della conoscen-
za.
Ha anche omaggiato il territorio
ferrarese con “Le ali del Delta”,
diretto nel 1988 insieme al fi-
glio Brando, anche lui regista ci-
nematografico: una esplora-
zione con amore del Parco
del Delta.
Nel 2006 Forbes lo inserì
tra le cento firme più in-
fluenti del mondo, grazie ai
suoi film e ai suoi libri
sull’ambiente e sulle cultu-
re.
Ma il suo legame con Fer-
rara restò sempre forte e
famigliare, pur vivendo da
moltissimi anni a Roma, a
Ferrara tornava molto spes-
so, sia per presentare i suoi
libri, ma anche come pila-
stro del Premio Estense.
A questo proposito Riccar-
do Maiarelli, vicepresidente
di Unindustria Emilia, che
promuove il Premio Estense, ha
affermato: “la sua presenza alle
riunioni della giuria e alla ceri-
monia di premiazione è stata co-
stante e sempre incisiva, fino a
quando le sue forze glielo hanno
consentito”. Folco Quilici ha i-
noltre anche vinto L’Aquila
d’Oro, simbolo del premio Esten-
se, nel 1995: uno dei tanti ricono-
scimenti che Ferrara ha attribuito,
negli anni, a uno dei suoi inter-
preti migliori. Così come la
laurea honoris causa attribui-
tagli nel 2003 dall’Università
Ferrarese.
E ora, in seguito alla sua re-
cente scomparsa, il Comune
cittadino si sta già mobilitan-
do per intitolargli prima pos-
sibile un luogo significativo
della città, per omaggiarlo
come maestro e dimostragli
eterna gratitudine.
Anche perchè il suo amore
per Ferrara era da lui dichia-
rato in ogni occasione.
“Sono cittadino del mondo
ma con Ferrara sempre nel
cuore” come aveva dichiara-
to ad un incontro a Palazzo
Roverella nel 2015, in cui
incantò i presenti con il suo garbo
e la sua signorilità: “Ho avuto
una vita avventurosa, ho percor-
so milioni di chilometri, esplora-
to centinaia di paesaggi in tutto il
mondo, girato decine di docu-
mentari e film ambientati in luo-
ghi che oggi non esistono più, ma
ho avuto sempre Ferrara nel mio
cuore”.
Il Carduccino 4
Benatti Andrea, Alice
Manferdini, Giulia Dosso, 4B
L a seconda missione,
che lo ha impegnato
n e l c o r s o d e l
2016/2017, si è svolta
in Afghanistan. La base era situa-
ta ad Herat: un aeroporto civile e
militare che ospita eserciti prove-
nienti da varie nazioni. La man-
sione che lui ha svolto è stata
quella di personal recovery, la
professione di soccorso ai feriti
attraverso l’utilizzo di elicotteri.
In caso di attentati o ferimenti di
persone, era fondamentale agire
al più presto: ogni uscita preve-
deva l’intervento di due o più eli-
cotteri che ospitavano a bordo
personale medico, mitraglieri di
bordo, personale addetto alla si-
curezza e kit di sopravvivenza.
Fortunatamente non si sono ri-
scontrati episodi di ferimento o
recupero ma se si fossero a verifi-
cati, sarebbe stato necessario in-
tervenire immediatamente.
P e r c h é h a d e c i s o
d’intraprendere questa carrie-
ra lavorativa?
“Sin da ragazzino mi affascinava
l’Esercito, quindi ho capito da
subito che quello sarebbe stato il
mestiere che avrei fatto da gran-
de. A vent’anni sono partito co-
me VFA (volontario in ferma an-
nuale), ed in quell’anno ho realiz-
zato ancor più la convinzione che
la mia era una vera e
propria passione.”
Ha sempre svolto il
lavoro di personal
recovery, o prece-
dentemente aveva
altre mansioni?
“Precedentemente ho
avuto altre mansioni,
principalmente quella
di conduttore (ho pre-
so tutte le patenti in
ambito militare).”
Quali tipi di studi ha
intrapreso per prati-
care il suo attuale
lavoro?
“Ho frequentato un
istituto professionale;
ma non sono stati
questi gli studi mirati
a farmi entrare nelle Forze Arma-
te. Piuttosto, ho seguito numerosi
corsi di carattere militare dopo
essermi già arruolato, ad esempio
quello di topografia. Poi ovvia-
mente ci sono stati molti corsi di
carattere pratico, come quello per
ottenere la qualifica di aeromobi-
le (cioè per poter svolgere attività
di personal recovery sugli elicot-
teri) ed il corso “prigionieri di
guerra”, particolarmente duro.
Questo consisteva in una vera e
propria simulazione di una cattu-
ra di alcuni di noi da parte di mi-
litari afgani, i quali ci infliggeva-
no varie “torture” per costringerci
a rivelare informazioni riservate
in nostro possesso.”
Ha mai avuto paura che le po-
tesse succedere qualcosa du-
rante una sua spedizione?
“Sì, sempre. Ogni giorno trascor-
so in questi luoghi può essere pe-
ricoloso, anche trovandosi nella
propria base … quindi la paura ci
accompagna quotidianamente.”
La sua visione dell’umanità è
cambiata dopo aver vissuto e
visto determinati episodi?
“Sicuramente sì, entrando in con-
tatto con realtà così diverse dalla
nostra ho potuto rendermi conto
di quanto noi siamo fortunati ri-
spetto a tanta altra gente che vive
nel mondo. È stato questo
l’insegnamento per me più im-
portante che non dimenticherò
mai più.”
Quale tipo di addestramento
fate lei e i suoi colleghi in pre-
parazione ad una nuova spedi-
zione?
“In vista di una missione, bisogna
Nel corso del 2016/2017 il militare specializzato nel ruolo di personal recovery ha svolto
un’importate incarico in Afghanistan
Un eroe in incognito
Il Carduccino 5
esercitarsi già diversi mesi prima
e le esercitazioni da fare sono
specifiche per ogni missione. In-
nanzitutto ci sono da seguire del-
le lezioni teoriche e poi, ovvia-
mente, molte attività pratiche:
poligoni, allenamento fisico, si-
mulazioni, etc.”
Quali sono le motivazioni che la
spingono ad accettare un nuovo
incarico?
“Le motivazioni sono tante. Co-
me prima cosa, partire in missio-
ne fa parte del mio lavoro, quindi
è un dovere a cui sono chiamato;
inoltre, ho sempre pensato che
entrare in contatto con delle po-
polazioni che affrontano così tan-
te difficoltà sia in primis
un’opportunità per dare il proprio
contributo, affinché qualcosa
possa migliorare. Tutto ciò viene
vissuto in maniera più motivata
se, come nel mio caso, ci sono
dei colleghi
che sono prima
di tutto amici,
con i quali ven-
gono vissute
queste espe-
rienze così im-
portanti.”
I suoi fami-
gliari per
quanto ri-
guarda le de-
cisioni in am-
bito lavorativo
l’hanno sem-
pre sostenuta?
“Con mia mo-
glie abbiamo
sempre discus-
so e preso deci-
sioni insieme
riguardo queste
scelte lavorati-
ve così impor-
tanti; in ogni
caso, lei mi ha
sempre sostenuto, anche se tal-
volta “a malincuore”, perché era-
vamo ben consapevoli che queste
esperienze potevano essere per
certi versi rischiose.”
Non si è mai sentito in colpa
per non essere riuscito a salva-
re una vita o è sempre riuscito
a far sopravvivere tutti?
“In realtà non mi è mai capitato
di salvare una vita, perché non se
ne è mai presentata l’occasione.”
Durante una missione ha del
tempo libero durante il quale
può fare attività di svago?
“Certo, l’abbiamo. Nei miei mo-
menti liberi ad esempio guarda-
vamo dei film con i miei colle-
ghi, oppure facevamo dell’attività
fisica.”
Come si tiene in contatto con
amici e famigliari?
“Quando si parte per l’estero, una
volta giunti in sede ci si procura
una sim card che, inserita nel
proprio cellulare, dà la possibilità
di telefonare a chi si vuole, anche
in Italia. Inoltre è possibile usu-
fruire di una wi-fi, che è però ben
diversa da quella che si adopera
in casa… quella afgana non pren-
deva così bene da farci chiamare
o navigare liberamente, anche
perché eravamo tantissimi! Con i
parenti comunicavo quindi per
telefono attraverso videochiamate
Whatsapp o con normali telefo-
nate.”
Il campo dove alloggiate lei e i
suoi colleghi è segreto oppure è
noto?
“Sì, la nostra base occupa una
posizione segreta all’interno di
un aeroporto civile.”
È consentito portare cose da
casa tipo fotografie o oggetti a
voi cari? Se la risposta è affer-
mativa quanti e quali lei si por-
ta?
“Certo, è possibile. Per quanto mi
riguarda, ho portato con me il
computer, qualche foto della mia
famiglia ed un giochino della mia
bambina (che durante il periodo
della missione aveva pochi mesi),
poi nient’altro di significativo,
anche perché come ho detto pote-
vo vedere i miei cari tramite vi-
deochiamata.”
È mai stato aiutato da associa-
zione come Medici senza fron-
tiere nella cura delle vittime?
“Sì, in missione c’erano anche
diversi medici, sia militari, che
civili; di questi ultimi facevano
parte anche membri di Medici
senza frontiere, che si occupava-
no di assistere gli eventuali feri-
ti.”
Il Carduccino 6 Il Carduccino 6 Il Carduccino 6
Agnese Marongiu,
Chiara Bertazzoli, 1A
G uidata dalla sua pas-
sione a soli 15 anni,
Chiara Bertazzoli ha
già vinto tre titoli
Nazionali di bandiera nella con-
trada Borgo San Giovanni
(Ferrara) negli anni 2015, 2016,
2017.
Da dove è nata questa passio-
ne?
“Mi ha inserita nel gruppo della
contrada mia sorella all’età di 7
anni, da lì è stata tutta magia. Il
capo contrada mi ha dato la prima
bandiera e io ho imparato guardan-
do, ho iniziato gli allenamenti con
i bambini della mia età poi cre-
scendo sono cambiata di fascia
fino ad arrivare ad oggi con i più
grandi. Nel mio percorso la perso-
na più importante è stata e sarà
sempre il mio allenatore Simone
Ramari che mi trasmette tutt’ora
gradi emozioni.”
Come sono strutturati i tuoi alle-
namenti?
“Mi alleno due volte a settimana
per due ore con i miei allenatori e
tutti i giorni due ore nel mio giar-
dino di casa con la mia amica Sil-
via Carlini, che mi fa da allenatri-
ce, anche se non è il suo ruolo
all’interno della contrada.
Quali emozio-
ni provi
quando entri
in gara?
“Molti sban-
dieratori si
fanno prende-
re dalle emo-
zioni in gara,
io invece sono
una di quelle
poche che
quando entra non mostra nessuna
emozione. L’unica cosa che sfode-
ro è la mia faccia agguerrita che
mi fa sentire sicura delle mie ban-
diere e del lavoro svolto. Ovvia-
mente ansia e paura si fanno senti-
re fino al fischio del giudice, al
rullo dei tamburi, alla nota del pri-
mo squillo di una chiarina, fattori
che mi indicano l’inizio della ga-
ra.”
Un tuo sogno che vorresti si rea-
lizzasse?
“Avevo un sogno qualche anno fa
e proprio quest’anno si è realizza-
to, ovvero entrare a far parte della
categoria assoluti dove ci sono i
più grandi, dove si capisce la pro-
pria bravura e le vere emozioni”
Oltre al Palio, quali sono le tue
passioni di quindicenne?
“La mia grande passione è solo il
Palio, non c’è niente di più emo-
zionante”.
Eleganza, talento e precisione.
Questa è la nostra campionessa ferrarese
Il Carduccino 7
Nicolò Baglioni,
Alessio Branchini, 4B
I l suo sogno di bambina era
quello di diventare attrice.
Occhi grandi e intensi, 1,59 cen-
timetri di simpatia, si è fatta no-
tare in passato per il carattere
vulcanico e la volontà di ferro.
La sua grande occasione arriva
oltre 25 anni fa nella redazione
del fortunato programma di
Gianni Boncompagni, "Non è la
Rai", dove lavora come segreta-
ria.
Come è ini-
ziata la tua
carriera?
“Un giorno
Boncompa-
gni mi ha
detto di in-
ventare una
rubrica per-
ché dal lu-
nedì succes-
sivo sarei
andata in
onda. Non ho dormito per due
notti e quando la mia rubrica è
andata sul piccolo schermo è sta-
to subito un grande successo. Poi
ho lavorato nel varietà di Raidue
"Convention"e nel film rivelazio-
ne di Gabriele Muccino
"L'Ultimo Bacio”.
Come ti prepari per una
parte?
“Seguo l’istinto, prendo le
decisioni di pancia. Mi
immedesimo in ogni nuo-
vo personaggio, lo amo
follemente e poi lo lascio
quando le riprese sono fi-
nite per passare a quello
successivo. Guardo e ri-
guardo continuamente, in
maniera maniacale film
dove ci sono personaggi
analoghi a quello che devo
interpretare. Mi immedesi-
mo talmente che faccio
impazzire chi mi vive ac-
canto. Il mio fidanzato sa
che oggi posso essere
un’amante insaziabile e
poi dopo qualche mese
non mi faccio nemmeno
sfiorare perché sto inter-
pretando la vittima di una stupro.
Non è semplice starmi accanto.”
Meglio il cinema, la tv o il tea-
tro?
“Quello che mi ha dato e mi dà il
teatro non me lo ha dato e non
me lo darà mai nessun film. Ne-
gli ultimi 20 anni la televisione
ha appiattito tutto, le persone non
vanno più al cinema, guardano i
film su internet. Il cinema sta vi-
vendo una profonda crisi”
Qual è il ruolo che ancora sogni
di avere? “Vorrei una parte, dove e come
nella vita, si passi da un momen-
to drammatico ad un uno comico.
Ci sono alcuni registi che sono
riusciti a realizzare questa cosa,
mi viene da pensare ai grandi
ruoli che venivano scritti per la
Magnani. Per me Anna Magnani
è stata una grande maestra di vi-
ta. Guardandola nei suoi film, nei
vari ruoli che le venivano asse-
gnati, riuscivo veramente a capire
quanto fosse dolorosa e comica
la vita allo stesso tempo”.
Intervista con la brillante attrice romana
A tu per tu con Sabrina Impacciatore
Il Carduccino 8 Il Carduccino 8
Giulia Formignani, 2B
“I l mondo digitale è
governato dalla sua
stessa architettura”.
Queste sono le paro-
le di Lawrence Lessing, un pro-
fessore di fama internazionale.
Egli sostiene che il mondo virtua-
le è regolato da un “codice” for-
mato dall’hardware (parte fisica e
tangibile dell’elaboratore dati) e
dal software (l’insieme dei pro-
grammi in esso contenuti). Gra-
zie a questa struttura si possono
installare, sul calcolatore dati,
appositi programmi che bloccano
l’accesso ai siti diseducativi proi-
biti ai minori. In Cina, il Governo
ha elaborato dei programmi che
bloccano l’accesso a molti siti
web e anche ai social media per
impedire ai cittadini cinesi di e-
sprimere la propria opinione su
argomenti considerati scomodi
dal Governo. I fenomeni di rego-
lazione dei comportamenti me-
diante architettura si possono no-
tare anche nella vita reale, per
esempio, le transenne e le fioriere
sono usate per delimitare uno
spazio, per impedire un accesso e
regolare il traffico. I pali e i pa-
nettoni di
c e m e n t o
servono per
impedire il
transito di
veicoli sul
marciapiede
o sul viale.
Le sbarre
automatiche
si alzano
solo per chi
ha i requisiti
per transita-
re, i cancelli e le porte automati-
che limitano l’accesso solo alle
persone autorizzate. Il codice è
efficace per prevenire i cattivi
comportamenti mentre la legge è
utile per sanzionare questi atteg-
giamenti sbagliati. Il codice però
opera su Internet, che non pre-
senta confini ed, essendo realiz-
zato dagli esseri umani, può esse-
re modificato in qualsiasi mo-
mento in modo da restringere o
allargare il controllo sulle azioni
umane. La rete monitora attenta-
mente ogni attività compiuta nel
mondo virtuale violando molto
spesso la nostra privacy. La Co-
stituzione, tra i diritti inviolabili
dell’uomo, tutela questo diritto di
riservatezza delle informazioni
relative alla propria vita persona-
le ma viene lo stesso messa a re-
pentaglio dalle nuove tecnologie.
Per esempio, prima di installare
un qualsiasi social network, com-
pare la normativa sulla privacy e
Internet: opportunità e pericoli
La rete come mezzo di comunicazione, manifestazione del pensiero e di commercio
Il Carduccino 9
sul trattamento dei dati personali.
Se non si accettano queste regole,
molto spesso, non si riesce ad
accedere all’applicazione. Ciò
serve ai gestori dei vari social per
sapere i gusti delle persone estra-
polando, anche senza accorgerse-
ne, dei dati sensibili. Vengono
inviati messaggi pubblicitari non
richiesti e i dati vanno a finire,
senza il consenso dell’individuo,
a s o c i e t à p u b b l i c i t a r i e .
L’ordinamento giuridico prevede
delle disposizioni volte a repri-
mere tutti quei comportamenti
che si sostanziano nella lesione
della riservatezza personale.
Questi atteggiamenti, però, sono
molti e non si riesce a far fronte a
tutti. L’unica arma di difesa sta
nei comportamenti prudenti degli
individui a diffondere i propri
dati sensibili, cercando di sapere
con chi si ha a che fare e soprat-
tutto ricordarsi che una volta
pubblicate certe informazioni non
si può più eliminarle. Per tutelare
la privacy si possono seguire cer-
ti accorgimenti. Si possono in-
ventare password più complesse
e diverse per ogni applicazione,
non aprire allegati di posta elet-
tronica provenienti da utenti sco-
nosciuti o sospetti, configurare le
impostazioni del browser ad un
livello quantomeno medio, oppu-
re installare sull’elaboratore dati
un buon antispyware (spyware
sono dei programmi che si instal-
lano in maniera fraudolenta negli
elaboratori dati copiando e in-
viando i nostri dati personali ad
altre società che li rivendono a
fini di lucro). Attraverso Internet
si può esprimere liberamente il
proprio pensiero con i blog e fo-
rum che sono delle piazze virtua-
li, un punto di incontro tra perso-
ne che condividono gli stessi
hobby e le stesse passioni. Il ge-
store di questi spazi quindi, di-
venta il punto di riferimento di
un’intera comunità di utenti. Egli
deve lasciare libertà di pensiero
(articolo 21 della Costituzione)
ma deve anche controllare che le
manifestazioni di certe idee non
risultino offensive per altri utenti.
Si possono anche comprare vari
accessori e vestiti tramite la rete.
Esiste l’e-commerce che è
l’insieme delle transazioni fina-
lizzate all’acquisto di beni e ser-
vizi tramite Internet. Il commer-
cio virtuale abbatte tutti i costi
del commercio reale (esempio
spese di gestione del negozio e
stipendi dei commessi) inoltre il
cliente non si deve presentare
fisicamente presso l’attività com-
merciale risparmiando tempo e
trasporto. Internet è quindi un
buon mezzo per esprimere le pro-
prie idee, svolgere ricerche e fare
acquisti. Bisogna però essere an-
che prudenti perché rimane sem-
pre un “territorio” senza confini e
quindi esposto in continuazione a
pericoli.
Il Carduccino 10
America, 1992
Popwart: il primo SMS La rivoluzione fino ai giorni nostri.
Iaria Mazzoli,
Francesco Gubelli, 2A
S ono passati 26 anni dalla
nascita del “nonno” dei
nostri sempre più usati e
rapidi messaggini.
Già…. nasce il 3 dicembre 1992
dall’ingegnere della Vodafone,
Neil Popwart, che lo invia dal suo
computer al cellulare di un collega
su rete GSM, per augurargli
“Buon Natale”.
L’anno successivo nel 1993 parte
il vero e proprio SMS inviato da
un cellulare ad un cellulare per
mano di uno stagista della Nokia
e, da quel momento, l’evoluzione
della comunicazione telefonica
non si è più fermata.
Negl’anni novanta possedevano il
cel lulare
solo per-
sone che
dovevano
essere re-
peribili e
ricopriva-
no incari-
chi impor-
tanti.
Insomma,
era un
p rodo t to
ed un servizio di nicchia. Dopo
qualche anno lo si inizia a vedere
in mano a sempre più persone,
perciò l’oggetto del desiderio di-
venta alla portata di tutti, si inizia
a “messaggiare” e la comunicazio-
ne si fa sempre più veloce.
L’utilizzo degl’SMS non ha rivo-
luzionato solo la comunicazione,
ma anche il modo di fare donazio-
ni che possono
avvenire man-
dando SMS ad
appositi nume-
ri e, con que-
sto piccolo
gesto, si può
aiutare chi ha
perso casa per
calamità natu-
rali e aiutare la
ricerca ed altre
associazioni.
Possiamo dire
che l’SMS ha
cambiato an-
che la solida-
rietà!
Ma per i ra-
gazzi la vera rivoluzione è lo
smartphone! Si messaggia in mo-
do rapido e gratuito grazie a
“WhatsApp”, ma ciò che ha fatto
impazzire i giovani e i meno gio-
vani sono le EMOTICON. Con le
faccette, gli animaletti, ecc.. si rie-
scono a trasmettere gli stati
d’animo e, per le giornate “no”,
udite udite: il dito medio!
Tutto è più chiaro, colorato, velo-
ce e si può condividere in tempo
reale con gruppi numerosi di per-
sone…
Eppure qualcosa è venuto a man-
care! Sarà la telefonata per metter-
si d’accordo sulle uscite, oppure
manca la sorpresa dell’amico che
suona il campanello per chiedere :
“Esci ?”. E se qualche amico dice
di non uscire, poco importa, tanto
si è già fuori e qualcuno si incon-
trerà. Oggi non c’è bisogno di u-
scire, si resta “divanizzati” a mes-
saggiare su WhatsApp, tanto c’è
lo smartphone che ci fa stare co-
modi, non c’è bisogno di muovere
un muscolo se non i pollici sempre
più “touch”.
Il Carduccino 11
Punzetti, Ansaloni, Roversi,
Gavioli, Pavinato, 2O
A lcuni seduti fra i banchi,
altri per terra in modo
più informale.
Le classi del Liceo
“Carducci” di Ferrara, hanno in-
contrato Don Erkolano Lodu Tom-
be Yugusuk, per confrontarsi con
lui sulla situazione politico-sociale
del suo paese natìo.
Don Erkolano, originario di Juba
(attuale Sud Sudan), era arrivato a
Ferrara nel 2004 per terminare gli
studi come seminarista cattolico
p r e s s o l a p a r r o c c h i a
dell’Immacolata; nel 2009, dopo
aver preso i voti, era tornato nel
suo paese d’origine; oggi egli è
Rettore del locale seminario in
Juba, con 75 adepti fra i 15 e i 21
anni.
Don Erkolano ha spiegato come,
fin dal 1955, ci siano sempre state
guerre civili in Sudan e alcune
sono ancora in atto: quella scop-
piata nel 2013, tra il governo sud-
sudanese e il movimento di libera-
zione, pare trovi l’appoggio di
grandi potenze mondiali (come
Cina, Usa e Paesi Arabi) che, inte-
ressate solo all’accaparramento
delle risorse petrolifere e minera-
rie di quel territorio, sostengono la
guerriglia armata persino col rifor-
nimento di armi.
Le lunghe guerre, tuttavia, hanno
portato povertà e violenza nei vil-
laggi e hanno contribuito ad un
peggioramento delle condizioni di
salute generale (ndr: nei campi
profughi
del Sud
S u d a n
c’è il
colera!).
D o n
Erkola-
no ha
sottoli-
n e a t o
come i
gu er r i -
glieri siano privi di etica e giunga-
no nei villaggi bruciando case, uc-
cidendo uomini, abusando delle
donne (che sono le vittime princi-
pali di questa situazione) e portan-
do via i bambini per addestrarli
all’uso delle armi e per farne bam-
bini-soldato.
In un clima simile, la Chiesa Cat-
tolica e i suoi sacerdoti si devono
impegnare quotidianamente, anche
a rischio della propria vita, portan-
do aiuto a centinaia di persone
sfollate in fuga dalle violenze,
distribuendo cibo e beni di pri-
ma necessità, garantendo
l’accesso all’acqua pulita e pro-
teggendo donne e bambini, dal
momento che le Organizzazioni
Internazionali, pur presenti sul
territori (come UNICEF e ONU),
stanno soltanto a guardare.
Forte è la denuncia di don Erkola-
no e lascia tutti senza parole.
Don Erkolano elogia, però, il con-
tributo di alcune associazioni On-
lus italiane, che promuovono
l’alfabetizzazione dei bambini e la
formazione degli insegnanti affin-
ché il tasso di analfabetismo at-
tualmente presente (pari al 75%),
diminuisca.
Don Erkolano sottolinea anche il
ruolo della CRS (Christian Relief
Service), organizzazione che tenta
di dare assistenza ed istruzione di
base ai bambini orfani di guerra,
perché non cadano nelle mire dei
guerriglieri.
“Dove c’è ignoranza, c’è guerra” :
con queste parole Don Erkolano
conclude il dialogo con gli studen-
ti del “Carducci”, sottolineando
l’importanza dell’istruzione e del
pensiero critico, vivi e presenti nel
mondo occidentale, ma negati in
alcuni paesi del cosiddetto “sud
del mondo”.
Gli studenti del “G. Carducci” hanno incontrato Don Erkolano
LA TRISTE SITUAZIONE NEL SUD-SUDAN
Le parole di un umile sacerdote che lotta ogni giorno per i diritti del suo popolo
Il Carduccino 12
Giulia Fantini, 3L
“H o sempre
pensato che
la diversità è
la cosa mi-
gliore di una persona”. Queste le
parole di Caleb, un ragazzo mila-
nese di 20 anni, che ha deciso di
raccontare in un’intervista di un
particolare che lo rende “diverso”
dal resto della maggior parte del-
le altre persone. Caleb fa parte
della comunità LGBT+, in parti-
colare, egli rappresenta la tran-
sessualità, cioè tutti coloro che
non si riconoscono nel loro sesso
di nascita, ma in quello opposto.
Quando hai conosciuto il termi-
ne transessualità? E quando
hai capito di identificarti in es-
so?
“Il termine transessualità l’ho
conosciuto quando sono entrato
nella fase adolescenziale, anche
se, quando ero un po’ più picco-
lo, mi capitava di ritrovarmi in
persone parecchio più grandi che
avevano cambiato sesso. Possia-
mo dire che mi sono sempre visto
diverso dagli altri, non solo da
questo punto di vista, ma ho sem-
pre pensato che la diversità è la
cosa migliore di una persona, per
cui non ho fatto molto caso a
questo. Anzi, quando ho iniziato
a capire che c’era qualcosa che
non andava, in un certo senso
non ci ho dato molto peso.”
Chi è stata la pri-
ma persona con
cui ne hai parla-
to?
“È stata la mia
migliore amica.
Lo sospettava da
un po’ di tempo
ma ha aspettato
che fossi io a dir-
glielo, forse per
farmelo capire da
solo, ma è stata
sempre pronta a
consigliarmi al
meglio, ogni volta che poteva, mi
è sempre stata accanto”.
Come l’hanno presa i tuoi geni-
tori?
“ L o r o n o n l o s a n n o .
O almeno, papà non lo sa.
Per lui sono sua figlia, credo che
pensi solo all’omosessualità. An-
che se io ho ammesso a me stesso
di essere transessuale. Non so
quanto possa immaginare, visto
che sono sempre stato un ma-
schiaccio, quando ancora non
avevo capito chi fossi realmente.
Mamma invece, vorrebbe solo
che posticipassi questa mia vo-
glia frenetica di fare il grande
passo, a quando sarò indipenden-
te, ma per lo meno ha accettato la
cosa, se così si può dire”.
Il tuo orientamento sessuale ha
qualcosa a che vedere con il tuo
genere?
“No, il mio orientamento sessua-
le, resta sempre quello. Mi piac-
Diversità, qualcosa che ci accomuna. Caleb, un ragazzo milanese, racconta la sua transessualità
Il Carduccino 13
ciono le ragazze ed essendo
maschio, potrei definirmi ete-
ro”.
Come vivi la sessualità in una
relazione amorosa?
“Diciamo che su questo ancora
non sono così tanto fluibile, nel
senso che, quando si tratta di
una cosa più del bacio, potrei
sentirmi a disagio, ma cerco
solo di non darci molto peso.”
Come affronti l’argomento
“transessualità” con le perso-
ne nuove che conosci e con
cui magari vuoi mantenere
un rapporto nel futuro?
“Se conosco qualcuno mentre
sono in giro con i miei amici,
molte persone usano i pronomi
femminili e sono i miei amici a
dire “No, guarda che è un ra-
gazzo”. Perché è come se io mi
sentissi a disagio, non cono-
scendo la mentalità della per-
sona che mi sta davanti, e pro-
vo sempre a cambiare discorso.
Mentre se si tratta di una persona
che conosco su un social, se ha
visitato il mio profilo almeno una
volta, già sa chi sono, quindi di-
ciamo che ho la fortuna di non
dover dire apertamente di essere
transgender. Non è che me ne
vergogno, ma sono uno che tiene
molto al parere altrui, e non vor-
rei rimanerci male anche per una
piccola cosa. Però sto cercando di
migliorare e sembra funzionare.”
Sei stato vittima di bullismo
per le tue scelte?
“Non fisicamente. Se non conto
qualche sconosciuto che mi ha
tirato delle cose addosso. Verbal-
mente, parecchie volte, ma mai in
faccia: ormai le persone preferi-
scono insultare senza mostrare il
proprio viso, su un social, magari
senza farti capire chi siano.”
Hai intenzione di operarti?
“Non vedo l’ora che accada, ma
prima c’è il percorso con lo psi-
cologo, che ti prescrive gli ormo-
ni. Per il momento, sto pensando
di fare l’isterectomia, che sarebbe
la rimozione delle ovaie, e suc-
cessivamente la mastectomia, che
riguarda il seno. Mentre la fallo-
plastica, cioè la ricostruzione ge-
nitale, non sono ancora sicuro di
farla, per vari motivi. Per quanto
riguarda il costo, varia in base a
quanto vuoi aspettare. Ci sono
alcune strutture dove lo psicologo
è convenzionato, quindi è inter-
no, mentre altre strutture è ester-
no. L’intervento al seno, se vuoi
farlo subito dopo il percorso con
lo psicologo, si aggira attorno ai
5.000 euro, mentre se vuoi aspet-
tare parecchi anni, l’intervento
viene pagato dallo Stato.”
C’é qualcosa dell’essere [stato]
donna che vorresti cancellare?
“L’essere donna alla fine è una
cosa che mi appartiene, ma è co-
munque una cosa del passato,
quindi perché cancellarla? Spero
solo di fare l’operazione il prima
possibile, per sentirmi bene con
me stesso, sperando di essere ac-
cettato dalla società, anche se è
molto difficile.”
Il Carduccino 14
Fantini Giulia, 3L
«L a crescita in-
controllata di
detriti intorno
all’orbita terre-
stre potrebbe rendere inutilizzabi-
li alcune aree dello spazio e ciò
avrebbe ripercussioni sulla vita di
tutti, di chi usa il cellulare, di chi
guarda la televisione, di chi si
affida alle previsioni del tempo».
Queste sono le parole di Holger
Krag, capo del Space Debris
Office all’Esa, l’Agenzia Spazia-
le Europea. L’uomo ha collocato
nella spazio circa 17.000 ordigni
e continua a lanciare satelliti arti-
ficiale di ogni dimensione e per
ogni uso. Di questi oggetti circa
il 5% sono attivi mentre il restan-
te 95% sono rottami e vengono
comunemente denominati “space
debris”. Al momento esistono tre
orbite che accumulano spazzatu-
ra: LEO (orbita bassa), l’orbita
cimitero e l’orbita geostazionaria
in cui si trovano più detriti. La
prima forma dell’ inquinamento
spaziale è avvenuta il 4 ottobre
1957 con il lancio dello Sputnik,
il primo satellite artificiale man-
dato nello spazio intorno alla
Terra. Da allora sono stati messi
in orbita diversi apparecchi che,
esaurita la loro funzione, vengo-
no progressivamente abbandona-
ti. Questi oggetti viaggiano a ve-
locità comprese tra i 3 Km/sec e i
7,7 Km /sec, per cui una collisio-
ne con oggetti in funzione po-
trebbe avere conseguenze molto
dannose. Migliaia e migliaia di
pezzi di satelliti e altri oggetti
fuori controllo orbitano intorno
alla Terra. In media un rifiuto
r i e n t r a t u t t i i g i o r n i
nell’atmosfera terrestre: la mag-
gioranza si incendia, un gran nu-
mero resiste e può atterrare mi-
nacciando la vita e le proprietà
delle persone. Inoltre, tutti gli
a p p a r e c c h i
t e c n o l o g i c i
p r e s e n t a n o
una vita limi-
tata e legata
alle condizioni
climatiche del-
lo spazio. In-
fatti le tempe-
rature eccessi-
vamente basse
e la presenza
di elementi
chimici nel
lungo periodo
possono risultare corrosivi. Il
problema nasce quindi quando
questi apparecchi iniziano a rila-
sciare elementi tossici o del com-
bustibile che potrebbero arrivare
a essere pericolosi sia nello spa-
zio sia sulla Terra. La prolifera-
zione di rottami spaziali può an-
che costituire una minaccia per il
corretto funzionamento delle co-
municazioni satellitari e le attivi-
tà economiche ad esse legati. I
satelliti più diffusi sono i nano-
satelliti CubeSat, la maggior par-
te di essi entra in orbita già fuori
uso. Questi rottami non sono rin-
tracciabili dai radar e nonostante
le dimensioni ridotte possono
danneggiare i dispositivi funzio-
nanti che orbitano intorno al glo-
bo terrestre. Sia l’inquinamento
della Terra, sia quello spaziale
sono provocati dall’azione
dell’uomo, che nel primo caso
immette nell’atmosfera molti gas
serra come l’anidride carbonica,
mentre nel secondo caso non ha
considerato i detriti spaziali come
una minaccia per l’uomo. Stando
ai dati forniti dall’Agenzia Spa-
ziale Federale Russa Roscosmos,
il 40% dei rifiuti sarebbe prodot-
to dalla Cina, il 27,5% dagli Stati
Uniti e il 25,5% dalla Russia Il
restante 7% è dovuto a tutti gli
altri Paesi che in questi ultimi
anni hanno partecipato alle mis-
sioni spaziali internazionali.
L’inquinamento dello spazio ha
una lunga storia e quindi non esi-
stono soluzioni immediate. Inol-
tre, le operazioni di pulizia dello
spazio hanno costi molto elevati
e non esiste un unico metodo per
L’INQUINAMENTO NELLO SPAZIO
PERICOLO DALL’ALTO I ROTTAMI SPAZIALI POSSO DIVENTARE UNA MINACCIA PER LA TERRA
Il Carduccino 15
la raccolta dei rifiuti poiché i vari
detriti possiedono dimensioni e
c a r a t t e r i s t i c h e d i v e r s e .
Nell’ambito delle Nazioni Unite è
stato creato nel 1958 il Comitato
per l’utilizzazione pacifica dello
s p a z i o e x t r a - a t m o s f e r i c o
(Uncopuos) che stabilisce un pia-
no triennale di lavoro per
l’emanazione di una risoluzione a
questo problema. Inoltre, la NA-
SA sta cercando soluzioni per rici-
clare la spazzatura spaziale. Gli
studi della Comunità scien-
tifica internazionale stanno
avanzando e alcuni Stati
come Francia, Giappone,
Russia e Stati Uniti hanno
già adottato leggi nazionali
per mitigare la produzione
di detriti spaziali (space
debris) e per garantire
maggiore sicurezza in futu-
ro.
PIZZA REGINA ITALIANA L’Unesco incorona la pizza napoletana:
è ufficialmente un patrimonio dell’umanità
Ferreri Zoe, 2B
“L ’Unesco ha premiato la
creatività dei pizzaioli che
hanno saputo trasformare elementi
basici come acqua e farina in una
creazione che rappresenta l’Italia”
queste le parole di Petrillo, consi-
gliere dell’Unesco.
La famosa pizza napoletana, con
la gioia di tutta Italia, viene rico-
nosciuta dall’Unesco come patri-
monio dell’umanità. Lo ha deciso
il 12° Comitato per la Salvaguar-
dia del Patrimonio Culturale Im-
materiale dell’Unesco, riunito
per la scelta sull’isola di Jeju, in
Corea del Sud. Si ritiene infatti che
il pizzaiolo non sia più un mestiere,
ma bensì un’arte a tutti gli effetti.
Inoltre, la produzione della pizza,
comprende gesti, canzoni, gergo
locale, espressioni visuali. I piz-
zaioli e i loro ospiti effettuano un
rito sociale, in cui forno e bancone
fungono da palcoscenico.
Ciò si verifica in un’atmosfera con-
viviale, che comporta continui
scambi con gli ospiti. Questo tipo
di arte parte dai quartieri poveri di
Napoli, fino alla vita quotidiana
della comunità. Per molti giovani
diventare pizzaiolo rappresenta un
modo per evitare l’emarginazione
sociale.
L’idea è partita nel 2014 da Alfon-
so Pecoraro Scanio, tra i tavoli del
Napoli Pizza Village, una famosa
festa, che offre un grandissimo vil-
laggio di 30.000 mq sul lungomare
Caracciolo a Napoli con ben 50 tra
le rinomate pizzerie e con centi-
naia di ottimi pizzaioli provenienti
da tutto il mondo. La festa dura no-
ve giorni e si è calcolato che in
questo lasso di tempo vengano
sfornate più di 100.000 pizze, pre-
parate al momento. Scanio è stato
immediatamente appoggiato da
Claudio Sebillo e Alessandro Mari-
nacci, ideatori e organizzatori
dell’evento.
La risposta è arrivata il 9 dicembre
e si è deciso di festeggiare il pre-
mio con tutta Napoli. Il centro dei
festeggiamenti è stata l’antica piz-
zeria Brandi, dove con esibizioni
acrobatiche veniva servita la pizza
gratuitamente. La leggenda narra
che era proprio nella pizzeria
Brani che il pizzaiolo Raffaele
Esposito cucinava le sue pizze
per la regina Margherita.
Altrettanto entusiasta della pre-
miazione i l consigl iere
dell’Unesco Pier Luigi Petrillo,
il quale afferma che per i piz-
zaioli è più che meritato un ri-
conoscimento del genere.
Quello della pizza è un business
che, solo in Italia, ha raggiunto i 10
miliardi di euro distribuiti nelle
63.000 pizzerie locali per l’asporto,
dove lavorano oltre 150.000 perso-
ne.
Il Carduccino 16
Intervista al prof. Bruno Dallapiccola
Clonazione delle scimmie:
quella umana è più vicina?
Nicolò Baglioni,
Alessio Branchini, 4B
S i chiamano Zhong Zhong e
Hua Hua: sono due macachi della
specie cinomolgo (piccolo primate
molto diffuso nel sud-est asiatico)
e hanno la particolarità di avere lo
stesso identico materiale genetico
senza essere gemelli naturali. Sono
stati clonati in laboratorio
del Chinese Academy of Science
Institute of Neuroscience di Shan-
ghai, mediante la cosiddetta tec-
nica del trasferimento nucleare
di cellule somatiche. La stessa
utilizzata nel 1996, per la pecora
Dolly, il primo mammifero a es-
sere stato clonato con successo
nella storia.
Le "piccole" starebbero crescen-
do senza differenze rispetto alle
coetanee normali. L'equipe
dell'Istituto di neuroscienze
dell'Accademia cinese delle
scienze ha dichiarato che l'obiet-
tivo che si sono prefissati è la
creazione di un "esercito"
di scimmie geneticamente identi-
che da usare in laboratorio per la
ricerca su malattie diffuse come i
tumori, il Parkinson e l'Alzheimer.
L'annuncio, però, ha sollevato non
poche perplessità e interrogativi
etici, facendo crescere la preoccu-
p a z i o n e d i u n ' i m m i n e n -
te clonazione umana. A questo
proposito abbiamo intervistato il
prof. Bruno Dallapiccola, geneti-
s t a , d i r e t t o r e s c i en t i f i co
dell’ospedale Bambino Gesù di
Roma.
In cosa consiste la tecnica del
trasferimento nucleare di cellule
somatiche?
“Consiste nel prelevare il nucleo
di una cellula da un tessuto anima-
le (in questo caso, cellule fetali) e
inserirlo in una cellula uovo dalla
quale sia stato rimosso il nucleo
contenente il DNA. La combina-
zione risultante è trattata con com-
binazioni di enzimi e riportata allo
stato embrionale, in modo che le
sue cellule possano differenziarsi
in ogni tipo di cellula del corpo,
come per una cellula uovo appena
fecondata. A questo punto, il tutto
viene impiantato in una madre sur-
rogata.”
Quanti embrioni sono stati im-
piantati per ottenere i due maca-
chi?
“Il tasso di successo è stato basso:
soltanto due baby macachi ottenuti
da 79 embrioni clonati, impiantati
in 21 madri scimmie surrogate.
Finora, nessuno al mondo era riu-
scito a usare la tecnica del trasferi-
mento nucleare di cellule somati-
che su delle scimmie: a differenza
di altri mammiferi come pecore,
topi o mucche, questi animali si
erano infatti rivelati in qualche
modo "resistenti" alla clonazione,
perché portatori di diversi geni in
grado di interrompere lo sviluppo
della cellula uovo.”
Cosa porterà l’aver raggiunto
questo traguardo?
“La vita umana non è stata pro-
grammata per essere attivata con
sistemi di tipo artificiale ma
dall'incontro di due gameti, uno
dell'uomo e l'altro della donna. La
clonazione di una scimmia signifi-
ca aver clonato un animale che è il
più vicino all'uomo. Tutto questo
apre ad una strada completamen-
te nuova. L'aver ripreso questo
tipo di ricerca è una notizia im-
portante, anche per le ricadute
pratiche, avere due animali iden-
tici con lo stesso profilo genetico
può servire alla sperimentazione
farmacologica. E' chiaro che tut-
to questo riaccende drammatica-
mente il problema del dibattito
etico, perché siamo alla vigilia di
una possibilità teorica di clonare
anche l'uomo, con tutte le rica-
dute che ne derivano. Il dibattito
iniziato alla fine degli anni 90 re-
sta vivo, perché è difficile capire
fino a che punto il ricercatore è
capace di mettere un limite alla
propria ricerca. Ricordiamo che la
pecora Dolly è morta di malattia e
quindi il soggetto clonato potrebbe
avere qualcosa che ancora oggi
non sappiamo ben definire".
Il Carduccino 17
Mattia Bellio
Matteo Tagliati, 3E
L avoro, sacrificio, con-
centrazione e vita sana.
È la ricetta per il suc-
cesso secondo Marco
Malaguti, 16 anni, promessa del-
la scherma italiana già nel giro
della Nazionale. Ha alle spalle
numerose gare nazionali e inter-
nazionali e sta proseguendo co-
stantemente con questa attività.
Quando e come hai iniziato a
praticare la scherma?
“Ho cominciato all’età di 7 anni.
Era l’anno delle Olimpiadi di Pe-
chino 2008 e ho scoperto questo
sport vedendolo alla TV. Subito
molto colpito, ho deciso di pro-
vare a praticarlo!”
Ti ha coinvolto fin da subito
questo sport?
“Ho iniziato con il fioretto per un
paio d’anni, poi mi sono preso
una pausa di riflessione, poiché
non ero molto convinto di conti-
nuare. Alla fine mi sono reso
conto che questo sport era quello
giusto per me.”
Sei già da qualche anno nel gi-
ro della Nazionale. Come sei
riuscito ad arrivare così in al-
to?
“Lavoro, sacrificio, concentrazio-
ne e vita sana! Sono questi i 4
punti fondamentali che ho sem-
pre rispettato, soprattutto quando
ho cominciato a partecipare a ga-
re di alto livello”
Com’è gestire lo sport e gli im-
pegni della vita quotidiana?
“Comporta sicuramente molti
sacrifici, anche se poi gradual-
mente ci si abitua. Non è facile
trovare la voglia e la concentra-
zione per studiare dopo un week-
end in viaggio per le competizio-
ni. Nei fine settimana ho sempre
delle gare, ogni tanto vorrei ripo-
sarmi o vedermi con gli amici ma
so che ho degli impegni da ri-
spettare.
Quali sono gli aspetti della vita
sportiva ad alto livello che ti
hanno messo più in difficoltà?
“Mangiare leggero e alzarsi pre-
sto”. Specialmente prima delle
gare ho una dieta da rispettare,
anche se vorrei abbuffarmi per
soddisfare la mia fame. E inoltre
mi tocca svegliarmi sempre mol-
to presto…..”
Al contrario, quelli positivi?
“Sicuramente la soddisfazione
personale che si prova con il rag-
giungimento degli obiettivi è
molto grande. Tanti sacrifici, ma
con i risultati ci si rende conto
che ne vale la pena!”
La più grande delusione avuta
nel tuo sport?
“L’anno scorso non sono riuscito
a centrare i Mondiali, né nel sin-
golo, né in squadra. È stato un
brutto colpo, ma dalle sconfitte si
riparte e si diventa più forti.”
LA SCHERMA NEL SANGUE
Il Carduccino 18
Il "Carducci" fa il bis La 5C visita Telestense
La classe 5C
I l 29 novembre 2017 la
classe 5C, accompagnata
dalle docenti O. Presti e T.
Villani, nell'ambito dell'al-
ternanza scuola-lavoro e in rela-
zione all'approfondimento degli
studi legati all'interazione sociale
e alla comunicazione, si è recata
presso gli studi televisivi dell'e-
mittente locale. Accompagnata
dal giornalista N. Franceschini,
uno dei volti più noti del TG cit-
tadino, la classe ha potuto muo-
versi liberamente nel percorso
didattico proposto dallo staff del
giornale e dalla direttrice prof.ssa
D. Bighinati. Partendo da un e-
xcursus storico sulla nascita pio-
neristica della televisione, la visi-
ta si è articolata sui più moderni
sistemi tecnologici della comuni-
cazione di massa, non tralascian-
do, né l'aspetto più propriamente
tecnico della ripresa televisiva
(programmazione, ripresa, mon-
taggio e computo del tempo), né
le componenti etiche e linguisti-
che, che la professione del gior-
nalista richiede. Sia le docenti,
che gli studenti sono stati intervi-
stati, sia pur brevemente, sul va-
lore da loro attribuito a una visita
scolastica in relazione al loro per-
corso di studi. Il dott.
Franceschini ha fatto
notare come i servizi
televisivi di un'emitten-
te locale come questa si
siano progressivamente
affinati nel corso del
tempo: da poco, infatti,
il servizio televisivo
non contempla solo il
TG serale, ma le edizio-
ni sono raddoppiate,
aggiungendone una alle
13:30 e coprendo anche il fine
settimana, fermo restando che il
massimo ascolto investe sempre
il TG e i servizi sportivi.
Riportando il ricordo di una visi-
ta a un emittente locale molto più
sofisticata e tecnologizzata di
quanto si pensasse, la classe è
uscita arricchita da un'esperienza
sociale ed umana da valorizzare,
sia a livello personale, che scola-
stico.
Viva Telestense e viva il nostro
TG!
Il Carduccino 19
I mille volti di Marco Bonini La scrittura è il suo grande amore
Nicolò Baglioni,
Alessio Branchini, 4B
T ante fiction, commedie tea-
trali e cinema, ma è anche
sceneggiatore e produttore
cinematografico. Marco Bonini,
romano, classe 1972 ci ha conces-
so un’intervista prima di presen-
ziare in veste di “madrino” (come
si è definito lui), alla manifesta-
zione Cine@donna.
In quale dei tanti ruoli che hai
ricoperto ti trovi più a tuo agio?
“Mi piace la scrittura, il mio pri-
mo amore da quando ero adole-
scente, anche se è l’ultimo dei
“lavori” che ho fatto. Poi viene
sicuramente la recitazione. La pro-
duzione invece non mi dà nessun
compiacimento, è stata una pura
necessità.”
Tu eri un ballerino. Come sei
arrivato alla recitazione?
“Ho iniziato a ballare tardi, ero già
al liceo, la mia insegnante di clas-
sico ad un certo punto mi disse:
“Per il corpo di ballo sei troppo
alto e come primo ballerino non
sei abbastanza bravo, ma sei però
molto espressivo”. Quindi ho de-
ciso di fare l’esame in accademia
d’arte drammatica e l’ ho passa-
to.”
S e i s t a t o i l c o -
sceneggiatore di Noi e la Giu-
lia che ha ottenuto diversi pre-
mi e consensi. Come ci si sente
ad essere pluripremiati?
“Ricevere un riconoscimento è il
regalo più grande per un attore,
per un produttore ed uno sceneg-
giatore. Significa che la tua idea,
quella che forse nessuno voleva,
invece ha valore. Dopo questo
film, Aurelio De Laurentis mi ha
cercato per la sceneggiatura del
cine-panettone. I primi riconosci-
menti importanti mi sono arrivati
come sceneggiatore e non come
attore, anzi adesso spesso mi
chiedono se recito ancora”
C’è un ruolo che non hai anco-
ra fatto e che ti piacerebbe in-
terpretare?
“Mi piacerebbe recitare dei clas-
sici a teatro, in particolare
l’Enrico V di Shakespeare. Ho
amato moltissimo recitare Piran-
dello e mi piacerebbe rifarlo. Da
giovanissimo ho interpreta-
to Caligola di Camus a teatro e
soffrii terribilmente tutto il tem-
po; il regista era fragile e il ruolo
immenso. Mi piacerebbe rifarlo
un giorno, per cancellare
quell’incubo. Penso che oggi po-
trei dare molto di più a quel perso-
naggio.”
Ti ricordiamo sul piccolo scher-
mo, nel ruolo del simpaticissimo
tassista, di Le ragazze di Piazza
di Spagna, e di commissario (più
serio), in Il terzo segreto di Fati-
ma. C’era, in quelle due inter-
pretazioni, completamente di-
verse tra loro, qualche caratteri-
stica di Marco? “C’è sempre Marco in ogni perso-
naggio e non c’è mai. Si deve
sempre trovare se stessi in ogni
personaggio, se no, non ci si im-
medesima: me stesso, ma nelle
condizioni del personaggio.”
C’è qualche attore al quale ti
ispiri?
“Ai più grandi come Tognazzi,
Gassmann, Manfredi, Mastroian-
ni, Sordi.”
C’è un no che proprio non hai
digerito?
“Di no ce ne sono tutti i giorni, da
tutti i livelli, in tutti i contesti,
spesso anche da persone assoluta-
mente inaspettate che credevi qua-
si tuoi fratelli. I no ti servono a
darti la misura di quanto veramen-
te vuoi fare una cosa, credo che
sia fondamentali per darti stimoli
a migliorarti”.
Il Carduccino 20
Francesca Gozzoli, 5E
I l 26 gennaio al Museo di
Casa Romei a Ferrara si è
svolta una tavola rotonda
sui flussi migratori. A pren-
dere parte a questo intervento
sono stati: il Presidente Associa-
zione Culturale Umanità France-
sco Ferroni, il Professor Paolo
Magri, Vice Presidente Esecutivo
e Direttore dell’Istituto per gli
Studi di Politica Internazionale
(SPI), Monsignor Massimo Man-
servigi Vicario Generale della
Diocesi di Ferrara e Alfred Go-
mis, attuale portiere della
S.P.A.L.
Il presidente Ferroni è il primo a
prendere la parola centrando su-
bito il discorso su due punti car-
dine di questo intervento ovvero,
l’essere consapevoli dei flussi
migratori che avvengono nel
mondo e di quanto questi siano
inarrestabili e prendere coscienza
del fatto che i media spesso dan-
no una concezione errata del fe-
nomeno dell’ immigrazione.
Spesso inoltre si pensa che la cri-
minalità e il terrorismo siano do-
vuti a questo fenomeno ma non è
così perché il tasso di criminalità
è discendente e solo una percen-
tuale molto bassa di terroristi è
immigrato stabile. Il Presidente
ha concluso poi il suo intervento
riflettendo sul significato del ter-
mine Umanità, che dà anche il
nome all’associazione, come sen-
timento di solidarietà, fratellanza,
tolleranza e amore. Significati
che però sono stati dimenticati al
giorno d’oggi.
Di seguito il Professor Magri at-
traverso alcuni grafici sulle mi-
grazioni ha fatto presente che ci
sono circa 23 milioni di rifugiati
in tutto il mondo. Sebbene i me-
dia mostrino di averne accolti fin
troppi nel nostro paese, l’Italia ha
un numero basso di integrazioni e
invece uno più elevato di emigra-
zioni e perciò anche noi italiani
in qualche modo contribuiamo a
questi 23 milioni di migranti.
Guardando invece in maniera più
ampia questo fenomeno possia-
mo vedere che l’Europa ospita
solo un quinto di questi rifugiati,
mentre l’Africa e il Medio Orien-
te ne ospitano il maggior numero.
È stato inoltre interessante com-
prendere che durante le traversate
del mare, che collega la Siria, al
nostro paese e non solo, lo
“scafista” non viene visto come
un uomo che approfitta della si-
tuazione, ma acquista un vero e
proprio valore simbolico, perché
è visto come mezzo per realizza-
re il sogno che, in questo caso, è
la fuga dal paese a cui si appar-
tiene. Il professore Magri ha sot-
tolineato come in realtà l’Europa
non stia facendo abbastanza per
risolvere questo problema.
Monsignor Manservigi invece ci
ha voluto sensibilizzare su un
progetto che è stato portato a Fer-
rara non
molto tempo
fa, chiamato
“Un rifugia-
to in casa
mia” a cura
della Caritas
Italiana, at-
traverso il
quale, citta-
dini, parroc-
chie e istituti
r e l i g i o s i ,
possono ac-
cogliere nel-
le proprie
abitazioni un
certo numero di rifugiati, questo
progetto ha già dato i suoi primi
frutti perché 170 famiglie, 150
parrocchie e 3 istituti religiosi
hanno già aderito a questa inizia-
tiva.
L’ultimo intervento della giorna-
ta è stato quello di Alfred Gomis,
attuale portiere della S.P.A.L che
ha riportato la sua esperienza an-
che commuovendosi, ma defi-
nendo la sua storia “difficile ma
felice”. È importante che le mi-
grazioni si trasformino in integra-
zioni.
“Migrazione: da emergenza a integrazione”
Il Carduccino 21
Il 14 marzo si è spento nella sua casa a Cambridge
Scomparso Stephen Hawking
Ilaria Landuzzi, 1B
“È quando le aspettative
sono ridotte a zero che si apprez-
za veramente ciò che si ha”. So-
no queste le parole di Stephen
Hawking. È morto mercoledì 14
marzo nella sua casa a Cambri-
dge a 76 anni. Malato di SLA
dall'età di 21 anni, era da molto
tempo costretto sulla sedia a ro-
telle. Nato a Oxford l'8 gennaio
1942, ha scoperto di essere affet-
to da SLA (sclerosi laterale amio-
trofica) nel 1963. Gli avevano
dato appena due mesi di vita, ma
la malattia non gli ha impedito di
diventare uno dei più grandi
scienziati al mondo. Sono stati i
figli a dichiararne il decesso con
un comunicato diffuso ai media.
“Siamo profondamente rattristati
per la morte del nostro adorato
padre. È stato un grandissimo
scienziato e un uomo straordina-
rio. I suoi lavori vivranno ancora
per molti anni dopo la sua scom-
parsa. Il suo coraggio e la sua
perseveranza, insieme al suo es-
sere brillante e al suo umorismo,
hanno ispirato persone in tutto il
mondo”. A Hawking si devono la
teoria cosmologica sull'inizio
senza confini dell'Universo e la
termodinamica dei buchi neri ed
ha sempre dichiarato che: “I bu-
chi neri vengono chiamati come
tali perché sono legati alla paura
umana di essere distrutti da qual-
cosa.” È stato grazie ad un com-
puter con sintetizzatore vocale e
ad una sedia a rotelle che Ha-
wking è riuscito a comunicare
con il mondo. Era famoso per le
sue scoperte scientifiche ma an-
che per le sue battute pungenti
“La vita sarebbe tragica se non
fosse divertente”. È apparso in
serie tv come I Simpson, The Big
Bang Theory, Futurama e The
Griffin ma ha anche ispirato film
come La Teoria Del Tutto. Ha
scritto numerosi libri scientifici
che sono diventati best sellers
nonostante argomenti così com-
plessi. “Se dovessimo scoprire
una teoria completa del tutto,
dovrebbe diventare comprensibi-
le per tutti, non solo per un grup-
po di scienziati”.
“ Ali del Vento ASD”, “ASD Ti
presento un amico”, “ASD E-
quilandia”, “La fattoria della pace
ASD”. Sono solo alcuni dei centri
equestri di tutta Italia che hanno
partecipato ad Equiblu. Un circuito
di attività equestri dove si coniuga-
no inclusione sociale, sensibilizza-
zione alla tematica dell'autismo e
divulgazione dell'importanza del
cavallo per il benessere e lo svilup-
po delle abilità residue dei più de-
boli. Il 2 aprile è stata la giornata
mondiale della consapevolezza
sull'autismo. Per tale evento, Equi-
tabile ha promosso “Equiblu”, du-
rante la giornata i centri equestri
aderenti all'iniziativa hanno realiz-
zato una serie di eventi rivolti a
giovani e adulti con forme di disa-
bilità o disagio. Avvicinamento e
conoscenza del cavallo, giri in car-
rozza, passeggiate in sella, compe-
tizioni equestri per cavalieri diver-
samente abili, dimostrazioni a ca-
vallo. Il tutto per abbattere i muri
del pregiudizio.
28 centri equestri in tutta Italia hanno partecipato all’iniziativa
Equiblu: essere parte del mondo, non un mondo a parte
Il Carduccino 8 Il Carduccino 22
Marcello Cappellari, 5H
D a quando la Crypton future
Media l’ha creata, nel 2007, Ha-
tsune Miku ha riscosso un suc-
cesso veramente inaspettato, ha
aperto i concerti di Lady Gaga e
di molte altre popstar, fu ospite al
“David Letterman show”, le sono
stati dedicati quattro videogiochi
e attualmente fa concerti in tutto
il mondo.
È oggetto quasi di venerazione
per moltissimi appassionati di
manga e anime e sono sempre di
più coloro che ascoltano (e com-
pongono) sue canzoni.
Stiamo parlando del prossi-
mo idolo della musica pop?
Forse, ma ciò che la contrad-
distingue rispetto alle altre
cantanti è la sua caratteristi-
ca fondamentale (e che la
rende unica): Hatsune Miku
non esiste.
La Crypton, che opera nel
campo della musica, è
un’impresa di origine giap-
ponese specializzata nei sin-
tetizzatori vocali e per que-
sto, il programma per cui lei
è stata creata, si chiama ap-
punto “Vocaloid” e permette
di inserire le parole scritte
dal compositore su una trac-
cia musicale. Molto spesso,
però, il programma Vocaloid vie-
ne usato per creare delle cover di
canzoni già esistenti, solo per il
gusto di sentire la voce di Miku
che canta una canzone che
piace a chi crea la cover.
La mascotte di questo inno-
vativo programma è dop-
piata dalla cantante giappo-
nese Saki Fujita, che attual-
mente collabora con la ditta
Crypton per contribuire a
migliorare il software cano-
ro.
Questo programma musica-
le si può acquistare in rete a
un prezzo abbordabile e,
una volta installato, è possi-
bile comporre canzoni a
proprio piacimento, metter-
le poi in rete, caricarle sul
sito ufficiale della Crypton
e sperare solo che vengano
eseguite dalla “cantante” in
uno dei suoi concerti che si
tengono in giro per il mon-
do. È questo infatti che fan-
no molti dei suoi fan sparsi in
Giappone o negli Stati Uniti, do-
ve la popstar in ologramma, al
Nokia Theatre di San Francisco,
in poco tempo ha segnato il sold-
out dei biglietti.
Le persone che hanno assistito a
uno dei suoi concerti dicono che
è un evento spettacolare.
La cantante, quando si muove e
canta sul palco, è affiancata an-
che da due musicisti in carne e
ossa, che la accompagnano con
batteria e tastiera e i fan, da sotto
il palco, seguono i suoi movi-
menti agitando all’unisono i ba-
stoncini luminosi che riempiono
lo spazio sottostante riservato ai
numerosissimi spettatori, che pa-
re non siano scoraggiati dall’idea
di andare ad adorare un ologram-
ma.
Gli spettatori dei suoi concerti
sono perlopiù uomini di tutte le
età, che accorrono da tutto il
mondo per ammirarla mentre
canta e balla, ma non mancano
Hatsune Miku, la popstar che non esiste Riempie teatri, stadi, saloni, concerti, ma non esiste
Il Carduccino 23
anche ragazze che la apprezzano
per la sua musica e anche i bam-
bini del mondo si avvicinano a
lei, grazie alle sue forme, piccole,
proporzionate e che rientrano nei
canoni dell’arte infantile.
Hatsune Miku però non è l’unica
pop-star virtuale della Crypton
appartenente al programma Vo-
caloid. Oltre a lei vi sono anche i
gemelli Rin e Len Kagamine, che
sono stati creati dalla stessa ditta
e sono destinati a un pubblico più
giovane, per avvicinare i bambini
alla musica J-Pop e sono doppiati
dalla stessa cantante; vi è Megu-
rine Luka, dai lunghi capelli rosa
che è stata creata essenzialmente
per cantare in lingua inglese, ci
sono Sakine Meiko e Kaito
Shion, creat i per primi
(quest’ultimo da sempre conside-
rato il fidanzato di Miku) e Akita
Neru e Yowane Haku, due Voca-
loid sperimentali e prossimi al
rilascio sul mercato.
La ditta che l’ha creata, da quan-
do è iniziata l’esportazione in
tutto il mondo, ha incassato capi-
tali enormi, quanto una multina-
zionale della musica, dal mo-
mento che oltre al programma
di punta, i fans comprano anche
bambole, peluche, magliette e
“action figures”, statuine raffi-
guranti lei e gli altri personaggi.
La ditta, sempre per far contenti
i fans ha anche rilasciato sul
mercato un programma di vide-
o m a k e r c h i a m a t o
“MIkuMikuDance” (abbreviato
in MMD), dove chiunque, con
un po’ di pratica, può realizzare
delle scenette divertenti, creare
piccoli film con i Vocaloid co-
me protagonisti e successiva-
mente caricarli in rete.
I gusti personali della cantante?
Nessuno li conosce. Cosa le pia-
ce? Non si sa… il suo colore
preferito? Non è stato specifica-
to…di lei si sa solo che “compie
gli anni” il 31 Agosto e che la
sua età corrisponde a sedici anni.
Il suo creatore, Hiroyuki Ito, ha
affermato che queste lacune non
sono state lasciate al caso, dal
momento che la cantante trova
tutto ciò che le manca nella men-
te del fan, in modo tale
che possa adattarsi al
meglio a chi ascolta la
sua musica, e restare
“più vicina” a chi la se-
gue.
Moltissimi fan afferma-
no di preferire lei alle
cantanti tradizionali pro-
prio perché questa lacu-
na non lasciata al caso
fa sì che la persona che
la segue si rispecchi in
lei e non la veda così
distante come invece
può essere una cantante
in carne e ossa.
Nelle sue canzoni poi i
temi sono i più vari, ma
chi le scrive parla di e-
state, di etica dei robot e
di malattie, ma non
mancano coloro che le scrivono
dei testi di stampo umoristico e
anche di carattere allegro. I fans
europei hanno poi fatto sì che la
cantante dai capelli azzurri canti
anche l’inno nazionale della loro
patria…e, cercando in rete, c’è
pure l’Inno di Mameli! Per ascol-
tarla basta andare su Youtube,
dove le sue canzoni spopolano e
ne vengono create sempre di nuo-
ve.
Sono sempre più numerose anche
le persone che di lei fanno il co-
splay, l’arte di vestirsi come per-
sonaggi di manga e anime che
scelgono lei in quanto molto po-
polare tra i cosiddetti Otaku, gli
appassionati di manga e anime.
Sfortunatamente esiste anche un
numero esponenziale dei cosid-
detti Hentai, ovvero i manga, le
immagini e gli anime erotici che
la raffigurano in atti e posizioni
oscene, ma questo sembra non
disturbare i suoi fans, che la se-
guono e assistono ai suoi concerti
proprio come se fosse una bravis-
sima cantante in carne ed ossa.
Beatrice Barbieri,
Andriana Blaha, 3L
“R ichiamo l’Assemblea
all’ordine!” Niente panico, non
siamo in un tribunale e nessuno ha
alzato le mani. In realtà siamo
nell’Auditorium dell’Istituto supe-
riore “G. Carducci” in compagnia
di cinque classi interne e dei ra-
gazzi di Intercultura provenienti
da tutto il mondo che hanno deciso
di studiare nel nostro Paese. Ciò
che si è svolta mercoledì 21 mar-
zo è una simulazione del MEP,
(Model European Parliament).
Durante queste assemblee gli stu-
denti come veri e propri parlamen-
tari svolgono tutte le relative fun-
zioni: tengono discorsi, esprimono
il proprio punto di vista accenden-
do un dibattito con gli altri colle-
ghi delegati. I temi trattati merco-
ledì sono stati gli obiettivi di svi-
luppo sostenibile o meglio, Sustai-
nable Development Goals, si tratta
di 17 traguardi che l’ONU si è im-
posta di raggiungere entro il
2030. I ragazzi sono stati divisi in
commissioni per argomentare il
proprio tema, trovare cause, pro-
blemi ed eventuali soluzioni.
Come a una vera e propria simula-
zione del Parlamento Europeo, i
delegati di ogni Commissione, so-
no stati chiamati a esporre le pro-
prie tematiche davanti al tavolo
della giuria. Gli alunni hanno pre-
so molto sul serio la situazione
utilizzando formalità nei termini
del discorso, una grande capacità
oratoria ed entusiasmo, presentan-
do temi importanti come sanità,
istruzione, energia pulita, disoccu-
pazione, giustizia, uguaglianza di
genere.
Così, accompagnati dall’orgoglio
dei professori, hanno affrontato il
pubblico ed esposto le loro idee da
(quasi) Europarlamentari afferma-
ti!
Ad esempio Mattia Camattari, che
ha fatto da rappresentante per la
commissione 8 sul lavoro dignito-
so, ha trovato soluzioni legate al
libero arbitrio, al diritto di parola,
all’aiuto ai giovani e alla collabo-
razione tra gli Stati membri.
Federico Canetto che scende
all’ambone (nonché il tavolo
dell’auditorium) prima di essere
chiamato dalla Giuria, viene gen-
tilmente pregato di scendere solo
dopo l’invito. Tra gli applausi
dell’assemblea, Canetto, tratta
l’argomento trasporti eco -
sostenibili e zone verdi sicure e
accessibili a tutti con una partico-
lare attenzione a bambini, donne e
anziani.
Carducci e Intercultura per i
Sustainable Development Goals