sempre ricomincia, ricomincia, ha sempre da ricominciare, … · Il Carduccino 3 pagnare non solo...

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Caporedattore: Marcello Cappellari Redattori: Federico Baglioni, Francesca Gozzoli, Beatrice Barbieri, Andriana Blaha, Ilaria Landuzzi, Giovanni Zemolini Editore Licia Piva Direttore Isabella Dallapiccola Vice Direttore Cristina Cannelli Responsabile grafica Paola Occhi Anno Scolastico 2017/18 - N°3 «Il viaggio «Il viaggio sempre sempre ricomincia, ricomincia, ha sempre da ricominciare, ha sempre da ricominciare, come l'esistenza» come l'esistenza» Folco Quilici Folco Quilici

Transcript of sempre ricomincia, ricomincia, ha sempre da ricominciare, … · Il Carduccino 3 pagnare non solo...

Caporedattore: Marcello Cappellari

Redattori: Federico Baglioni, Francesca Gozzoli,

Beatrice Barbieri, Andriana Blaha, Ilaria Landuzzi,

Giovanni Zemolini

Editore Licia Piva

Direttore Isabella Dallapiccola

Vice Direttore Cristina Cannelli

Responsabile grafica Paola Occhi

Anno Scolastico 2017/18 - N°3

«Il viaggio «Il viaggio sempresempre ricomincia, ricomincia, ha sempre da ricominciare, ha sempre da ricominciare,

come l'esistenza» come l'esistenza» Folco QuiliciFolco Quilici

Il Carduccino 2

Ettore Bimbatti, 4B

“P er far sognare

devi educare la

curiosità”, affer-

mava Folco Qui-

lici.

Ed egli dedicò tutta la vita a di-

vulgare il suo amore per la natu-

ra, per gli animali, per l’ambiente

e ci riuscì, facendo nascere la

passione per gli oceani e i fondali

marini a migliaia di persone nel

mondo, già a partire dagli anni

cinquanta. Considerato uno dei

più grandi documentaristi italiani,

fu uomo di spiegazioni nei suoi

libri, ma soprattutto di immagini

grazie agli innumerevoli docu-

mentari realizzati.

La sua scomparsa costituisce una

grande perdita per la cultura

m o n d i a l e , m a a n c h e

per Ferrara dove era nato il 9 a-

prile 1930 da Nello Quilici, gior-

nalista e direttore del quotidiano

“Corriere Padano”, oltre che do-

cente di storia politica moderna

nell’ Ateneo Ferrarese e da Mimì

Quilici Buzzacchi, pittrice delica-

ta ed interessante, nelle cui opere

figurano anche affascinanti visio-

ni di Ferrara e delle Valli di Co-

macchio.

Proprio dai genitori ereditò sia la

capacità di narrare nei suoi ro-

manzi sia la capacità di rappre-

sentare la natura, non su una tela

come faceva la mamma, ma attra-

verso le immagini dei suoi docu-

mentari. Al suo attivo 8 film e

oltre 300 documentari, ma anche

tanti servizi e inchieste televisive,

soprattutto per la Rai, dove ha

anche ideato e curato la rubrica

“Geo” della terza rete per ben 18

anni.

L’esordio nel cinema, dopo

un’esperienza cineamatoriale,

avvenne con “Sesto continente”,

presentato con successo nel 1954

alla Mostra Internazionale del

Cinema di Venezia.

“Un silenzio dell’altro mondo”,

spiegava la voce narrante nei pri-

mi minuti di quel documentario

girato nel Mar Rosso, in cui si

potevano vedere anche tante cose

dell’altro mondo: relitti di navi

affondate, flora e fauna marina,

pesci di ogni genere e colore. An-

che perché Sesto Continente fu il

primo documentario subac-

queo della storia del cinema gira-

to a colori. Nel film c’era anche

una caccia alla squalo che per

tecnica e dettagli ricorda,

trent’anni prima, le peripezie e i

marchingegni de “Lo Squalo” di

Spielberg.

Il mare è sempre stato lo sfondo

dei suoi film, interpretati prima

da attori scelti tra la gente comu-

ne e, più tardi, da professionisti,

quando preferiva approfondire il

rapporto uomo-natura.

Del 1956 è “L’ultimo Paradiso”,

del 1962 “Ti-Koyo e il suo pesce-

cane”, del 1971 “Oceano”, del

1975 “Fratello mare” e del 1991

“Cacciatori di navi”: tutti film

che hanno avuto un ottimo esito

di critica e di pubblico ed

importanti riconoscimenti

a livello internazionale.

Nel 1971 ha addirittura

ricevuto la nomination

all’Oscar per il documen-

tario “Toscana”, uno dei

16 film della serie

“L’Italia vista dal cielo”

alla quale hanno collabo-

rato, per il commento par-

lato, scrittori come Calvi-

no, Sciascia, Silone, Pio-

vene, Soldati.

In molti delle sue decine

di lavori si è fatto accom-

Ci lascia a 87 anni a Orvieto

FOLCO QUILICI: ADDIO AL PIÚ GRANDE DOCUMENTARISTA

FERRARESE DI RARA CARATURA

Il Carduccino 3

pagnare non solo da scienziati e

archeologi, ma anche da antropo-

logi come Levi Strauss e storici

come Fernand Braudel, proprio

perché la sua necessità di divul-

gazione abbracciava in modo to-

tale ogni aspetto della conoscen-

za.

Ha anche omaggiato il territorio

ferrarese con “Le ali del Delta”,

diretto nel 1988 insieme al fi-

glio Brando, anche lui regista ci-

nematografico: una esplora-

zione con amore del Parco

del Delta.

Nel 2006 Forbes lo inserì

tra le cento firme più in-

fluenti del mondo, grazie ai

suoi film e ai suoi libri

sull’ambiente e sulle cultu-

re.

Ma il suo legame con Fer-

rara restò sempre forte e

famigliare, pur vivendo da

moltissimi anni a Roma, a

Ferrara tornava molto spes-

so, sia per presentare i suoi

libri, ma anche come pila-

stro del Premio Estense.

A questo proposito Riccar-

do Maiarelli, vicepresidente

di Unindustria Emilia, che

promuove il Premio Estense, ha

affermato: “la sua presenza alle

riunioni della giuria e alla ceri-

monia di premiazione è stata co-

stante e sempre incisiva, fino a

quando le sue forze glielo hanno

consentito”. Folco Quilici ha i-

noltre anche vinto L’Aquila

d’Oro, simbolo del premio Esten-

se, nel 1995: uno dei tanti ricono-

scimenti che Ferrara ha attribuito,

negli anni, a uno dei suoi inter-

preti migliori. Così come la

laurea honoris causa attribui-

tagli nel 2003 dall’Università

Ferrarese.

E ora, in seguito alla sua re-

cente scomparsa, il Comune

cittadino si sta già mobilitan-

do per intitolargli prima pos-

sibile un luogo significativo

della città, per omaggiarlo

come maestro e dimostragli

eterna gratitudine.

Anche perchè il suo amore

per Ferrara era da lui dichia-

rato in ogni occasione.

“Sono cittadino del mondo

ma con Ferrara sempre nel

cuore” come aveva dichiara-

to ad un incontro a Palazzo

Roverella nel 2015, in cui

incantò i presenti con il suo garbo

e la sua signorilità: “Ho avuto

una vita avventurosa, ho percor-

so milioni di chilometri, esplora-

to centinaia di paesaggi in tutto il

mondo, girato decine di docu-

mentari e film ambientati in luo-

ghi che oggi non esistono più, ma

ho avuto sempre Ferrara nel mio

cuore”.

Il Carduccino 4

Benatti Andrea, Alice

Manferdini, Giulia Dosso, 4B

L a seconda missione,

che lo ha impegnato

n e l c o r s o d e l

2016/2017, si è svolta

in Afghanistan. La base era situa-

ta ad Herat: un aeroporto civile e

militare che ospita eserciti prove-

nienti da varie nazioni. La man-

sione che lui ha svolto è stata

quella di personal recovery, la

professione di soccorso ai feriti

attraverso l’utilizzo di elicotteri.

In caso di attentati o ferimenti di

persone, era fondamentale agire

al più presto: ogni uscita preve-

deva l’intervento di due o più eli-

cotteri che ospitavano a bordo

personale medico, mitraglieri di

bordo, personale addetto alla si-

curezza e kit di sopravvivenza.

Fortunatamente non si sono ri-

scontrati episodi di ferimento o

recupero ma se si fossero a verifi-

cati, sarebbe stato necessario in-

tervenire immediatamente.

P e r c h é h a d e c i s o

d’intraprendere questa carrie-

ra lavorativa?

“Sin da ragazzino mi affascinava

l’Esercito, quindi ho capito da

subito che quello sarebbe stato il

mestiere che avrei fatto da gran-

de. A vent’anni sono partito co-

me VFA (volontario in ferma an-

nuale), ed in quell’anno ho realiz-

zato ancor più la convinzione che

la mia era una vera e

propria passione.”

Ha sempre svolto il

lavoro di personal

recovery, o prece-

dentemente aveva

altre mansioni?

“Precedentemente ho

avuto altre mansioni,

principalmente quella

di conduttore (ho pre-

so tutte le patenti in

ambito militare).”

Quali tipi di studi ha

intrapreso per prati-

care il suo attuale

lavoro?

“Ho frequentato un

istituto professionale;

ma non sono stati

questi gli studi mirati

a farmi entrare nelle Forze Arma-

te. Piuttosto, ho seguito numerosi

corsi di carattere militare dopo

essermi già arruolato, ad esempio

quello di topografia. Poi ovvia-

mente ci sono stati molti corsi di

carattere pratico, come quello per

ottenere la qualifica di aeromobi-

le (cioè per poter svolgere attività

di personal recovery sugli elicot-

teri) ed il corso “prigionieri di

guerra”, particolarmente duro.

Questo consisteva in una vera e

propria simulazione di una cattu-

ra di alcuni di noi da parte di mi-

litari afgani, i quali ci infliggeva-

no varie “torture” per costringerci

a rivelare informazioni riservate

in nostro possesso.”

Ha mai avuto paura che le po-

tesse succedere qualcosa du-

rante una sua spedizione?

“Sì, sempre. Ogni giorno trascor-

so in questi luoghi può essere pe-

ricoloso, anche trovandosi nella

propria base … quindi la paura ci

accompagna quotidianamente.”

La sua visione dell’umanità è

cambiata dopo aver vissuto e

visto determinati episodi?

“Sicuramente sì, entrando in con-

tatto con realtà così diverse dalla

nostra ho potuto rendermi conto

di quanto noi siamo fortunati ri-

spetto a tanta altra gente che vive

nel mondo. È stato questo

l’insegnamento per me più im-

portante che non dimenticherò

mai più.”

Quale tipo di addestramento

fate lei e i suoi colleghi in pre-

parazione ad una nuova spedi-

zione?

“In vista di una missione, bisogna

Nel corso del 2016/2017 il militare specializzato nel ruolo di personal recovery ha svolto

un’importate incarico in Afghanistan

Un eroe in incognito

Il Carduccino 5

esercitarsi già diversi mesi prima

e le esercitazioni da fare sono

specifiche per ogni missione. In-

nanzitutto ci sono da seguire del-

le lezioni teoriche e poi, ovvia-

mente, molte attività pratiche:

poligoni, allenamento fisico, si-

mulazioni, etc.”

Quali sono le motivazioni che la

spingono ad accettare un nuovo

incarico?

“Le motivazioni sono tante. Co-

me prima cosa, partire in missio-

ne fa parte del mio lavoro, quindi

è un dovere a cui sono chiamato;

inoltre, ho sempre pensato che

entrare in contatto con delle po-

polazioni che affrontano così tan-

te difficoltà sia in primis

un’opportunità per dare il proprio

contributo, affinché qualcosa

possa migliorare. Tutto ciò viene

vissuto in maniera più motivata

se, come nel mio caso, ci sono

dei colleghi

che sono prima

di tutto amici,

con i quali ven-

gono vissute

queste espe-

rienze così im-

portanti.”

I suoi fami-

gliari per

quanto ri-

guarda le de-

cisioni in am-

bito lavorativo

l’hanno sem-

pre sostenuta?

“Con mia mo-

glie abbiamo

sempre discus-

so e preso deci-

sioni insieme

riguardo queste

scelte lavorati-

ve così impor-

tanti; in ogni

caso, lei mi ha

sempre sostenuto, anche se tal-

volta “a malincuore”, perché era-

vamo ben consapevoli che queste

esperienze potevano essere per

certi versi rischiose.”

Non si è mai sentito in colpa

per non essere riuscito a salva-

re una vita o è sempre riuscito

a far sopravvivere tutti?

“In realtà non mi è mai capitato

di salvare una vita, perché non se

ne è mai presentata l’occasione.”

Durante una missione ha del

tempo libero durante il quale

può fare attività di svago?

“Certo, l’abbiamo. Nei miei mo-

menti liberi ad esempio guarda-

vamo dei film con i miei colle-

ghi, oppure facevamo dell’attività

fisica.”

Come si tiene in contatto con

amici e famigliari?

“Quando si parte per l’estero, una

volta giunti in sede ci si procura

una sim card che, inserita nel

proprio cellulare, dà la possibilità

di telefonare a chi si vuole, anche

in Italia. Inoltre è possibile usu-

fruire di una wi-fi, che è però ben

diversa da quella che si adopera

in casa… quella afgana non pren-

deva così bene da farci chiamare

o navigare liberamente, anche

perché eravamo tantissimi! Con i

parenti comunicavo quindi per

telefono attraverso videochiamate

Whatsapp o con normali telefo-

nate.”

Il campo dove alloggiate lei e i

suoi colleghi è segreto oppure è

noto?

“Sì, la nostra base occupa una

posizione segreta all’interno di

un aeroporto civile.”

È consentito portare cose da

casa tipo fotografie o oggetti a

voi cari? Se la risposta è affer-

mativa quanti e quali lei si por-

ta?

“Certo, è possibile. Per quanto mi

riguarda, ho portato con me il

computer, qualche foto della mia

famiglia ed un giochino della mia

bambina (che durante il periodo

della missione aveva pochi mesi),

poi nient’altro di significativo,

anche perché come ho detto pote-

vo vedere i miei cari tramite vi-

deochiamata.”

È mai stato aiutato da associa-

zione come Medici senza fron-

tiere nella cura delle vittime?

“Sì, in missione c’erano anche

diversi medici, sia militari, che

civili; di questi ultimi facevano

parte anche membri di Medici

senza frontiere, che si occupava-

no di assistere gli eventuali feri-

ti.”

Il Carduccino 6 Il Carduccino 6 Il Carduccino 6

Agnese Marongiu,

Chiara Bertazzoli, 1A

G uidata dalla sua pas-

sione a soli 15 anni,

Chiara Bertazzoli ha

già vinto tre titoli

Nazionali di bandiera nella con-

trada Borgo San Giovanni

(Ferrara) negli anni 2015, 2016,

2017.

Da dove è nata questa passio-

ne?

“Mi ha inserita nel gruppo della

contrada mia sorella all’età di 7

anni, da lì è stata tutta magia. Il

capo contrada mi ha dato la prima

bandiera e io ho imparato guardan-

do, ho iniziato gli allenamenti con

i bambini della mia età poi cre-

scendo sono cambiata di fascia

fino ad arrivare ad oggi con i più

grandi. Nel mio percorso la perso-

na più importante è stata e sarà

sempre il mio allenatore Simone

Ramari che mi trasmette tutt’ora

gradi emozioni.”

Come sono strutturati i tuoi alle-

namenti?

“Mi alleno due volte a settimana

per due ore con i miei allenatori e

tutti i giorni due ore nel mio giar-

dino di casa con la mia amica Sil-

via Carlini, che mi fa da allenatri-

ce, anche se non è il suo ruolo

all’interno della contrada.

Quali emozio-

ni provi

quando entri

in gara?

“Molti sban-

dieratori si

fanno prende-

re dalle emo-

zioni in gara,

io invece sono

una di quelle

poche che

quando entra non mostra nessuna

emozione. L’unica cosa che sfode-

ro è la mia faccia agguerrita che

mi fa sentire sicura delle mie ban-

diere e del lavoro svolto. Ovvia-

mente ansia e paura si fanno senti-

re fino al fischio del giudice, al

rullo dei tamburi, alla nota del pri-

mo squillo di una chiarina, fattori

che mi indicano l’inizio della ga-

ra.”

Un tuo sogno che vorresti si rea-

lizzasse?

“Avevo un sogno qualche anno fa

e proprio quest’anno si è realizza-

to, ovvero entrare a far parte della

categoria assoluti dove ci sono i

più grandi, dove si capisce la pro-

pria bravura e le vere emozioni”

Oltre al Palio, quali sono le tue

passioni di quindicenne?

“La mia grande passione è solo il

Palio, non c’è niente di più emo-

zionante”.

Eleganza, talento e precisione.

Questa è la nostra campionessa ferrarese

Il Carduccino 7

Nicolò Baglioni,

Alessio Branchini, 4B

I l suo sogno di bambina era

quello di diventare attrice.

Occhi grandi e intensi, 1,59 cen-

timetri di simpatia, si è fatta no-

tare in passato per il carattere

vulcanico e la volontà di ferro.

La sua grande occasione arriva

oltre 25 anni fa nella redazione

del fortunato programma di

Gianni Boncompagni, "Non è la

Rai", dove lavora come segreta-

ria.

Come è ini-

ziata la tua

carriera?

“Un giorno

Boncompa-

gni mi ha

detto di in-

ventare una

rubrica per-

ché dal lu-

nedì succes-

sivo sarei

andata in

onda. Non ho dormito per due

notti e quando la mia rubrica è

andata sul piccolo schermo è sta-

to subito un grande successo. Poi

ho lavorato nel varietà di Raidue

"Convention"e nel film rivelazio-

ne di Gabriele Muccino

"L'Ultimo Bacio”.

Come ti prepari per una

parte?

“Seguo l’istinto, prendo le

decisioni di pancia. Mi

immedesimo in ogni nuo-

vo personaggio, lo amo

follemente e poi lo lascio

quando le riprese sono fi-

nite per passare a quello

successivo. Guardo e ri-

guardo continuamente, in

maniera maniacale film

dove ci sono personaggi

analoghi a quello che devo

interpretare. Mi immedesi-

mo talmente che faccio

impazzire chi mi vive ac-

canto. Il mio fidanzato sa

che oggi posso essere

un’amante insaziabile e

poi dopo qualche mese

non mi faccio nemmeno

sfiorare perché sto inter-

pretando la vittima di una stupro.

Non è semplice starmi accanto.”

Meglio il cinema, la tv o il tea-

tro?

“Quello che mi ha dato e mi dà il

teatro non me lo ha dato e non

me lo darà mai nessun film. Ne-

gli ultimi 20 anni la televisione

ha appiattito tutto, le persone non

vanno più al cinema, guardano i

film su internet. Il cinema sta vi-

vendo una profonda crisi”

Qual è il ruolo che ancora sogni

di avere? “Vorrei una parte, dove e come

nella vita, si passi da un momen-

to drammatico ad un uno comico.

Ci sono alcuni registi che sono

riusciti a realizzare questa cosa,

mi viene da pensare ai grandi

ruoli che venivano scritti per la

Magnani. Per me Anna Magnani

è stata una grande maestra di vi-

ta. Guardandola nei suoi film, nei

vari ruoli che le venivano asse-

gnati, riuscivo veramente a capire

quanto fosse dolorosa e comica

la vita allo stesso tempo”.

Intervista con la brillante attrice romana

A tu per tu con Sabrina Impacciatore

Il Carduccino 8 Il Carduccino 8

Giulia Formignani, 2B

“I l mondo digitale è

governato dalla sua

stessa architettura”.

Queste sono le paro-

le di Lawrence Lessing, un pro-

fessore di fama internazionale.

Egli sostiene che il mondo virtua-

le è regolato da un “codice” for-

mato dall’hardware (parte fisica e

tangibile dell’elaboratore dati) e

dal software (l’insieme dei pro-

grammi in esso contenuti). Gra-

zie a questa struttura si possono

installare, sul calcolatore dati,

appositi programmi che bloccano

l’accesso ai siti diseducativi proi-

biti ai minori. In Cina, il Governo

ha elaborato dei programmi che

bloccano l’accesso a molti siti

web e anche ai social media per

impedire ai cittadini cinesi di e-

sprimere la propria opinione su

argomenti considerati scomodi

dal Governo. I fenomeni di rego-

lazione dei comportamenti me-

diante architettura si possono no-

tare anche nella vita reale, per

esempio, le transenne e le fioriere

sono usate per delimitare uno

spazio, per impedire un accesso e

regolare il traffico. I pali e i pa-

nettoni di

c e m e n t o

servono per

impedire il

transito di

veicoli sul

marciapiede

o sul viale.

Le sbarre

automatiche

si alzano

solo per chi

ha i requisiti

per transita-

re, i cancelli e le porte automati-

che limitano l’accesso solo alle

persone autorizzate. Il codice è

efficace per prevenire i cattivi

comportamenti mentre la legge è

utile per sanzionare questi atteg-

giamenti sbagliati. Il codice però

opera su Internet, che non pre-

senta confini ed, essendo realiz-

zato dagli esseri umani, può esse-

re modificato in qualsiasi mo-

mento in modo da restringere o

allargare il controllo sulle azioni

umane. La rete monitora attenta-

mente ogni attività compiuta nel

mondo virtuale violando molto

spesso la nostra privacy. La Co-

stituzione, tra i diritti inviolabili

dell’uomo, tutela questo diritto di

riservatezza delle informazioni

relative alla propria vita persona-

le ma viene lo stesso messa a re-

pentaglio dalle nuove tecnologie.

Per esempio, prima di installare

un qualsiasi social network, com-

pare la normativa sulla privacy e

Internet: opportunità e pericoli

La rete come mezzo di comunicazione, manifestazione del pensiero e di commercio

Il Carduccino 9

sul trattamento dei dati personali.

Se non si accettano queste regole,

molto spesso, non si riesce ad

accedere all’applicazione. Ciò

serve ai gestori dei vari social per

sapere i gusti delle persone estra-

polando, anche senza accorgerse-

ne, dei dati sensibili. Vengono

inviati messaggi pubblicitari non

richiesti e i dati vanno a finire,

senza il consenso dell’individuo,

a s o c i e t à p u b b l i c i t a r i e .

L’ordinamento giuridico prevede

delle disposizioni volte a repri-

mere tutti quei comportamenti

che si sostanziano nella lesione

della riservatezza personale.

Questi atteggiamenti, però, sono

molti e non si riesce a far fronte a

tutti. L’unica arma di difesa sta

nei comportamenti prudenti degli

individui a diffondere i propri

dati sensibili, cercando di sapere

con chi si ha a che fare e soprat-

tutto ricordarsi che una volta

pubblicate certe informazioni non

si può più eliminarle. Per tutelare

la privacy si possono seguire cer-

ti accorgimenti. Si possono in-

ventare password più complesse

e diverse per ogni applicazione,

non aprire allegati di posta elet-

tronica provenienti da utenti sco-

nosciuti o sospetti, configurare le

impostazioni del browser ad un

livello quantomeno medio, oppu-

re installare sull’elaboratore dati

un buon antispyware (spyware

sono dei programmi che si instal-

lano in maniera fraudolenta negli

elaboratori dati copiando e in-

viando i nostri dati personali ad

altre società che li rivendono a

fini di lucro). Attraverso Internet

si può esprimere liberamente il

proprio pensiero con i blog e fo-

rum che sono delle piazze virtua-

li, un punto di incontro tra perso-

ne che condividono gli stessi

hobby e le stesse passioni. Il ge-

store di questi spazi quindi, di-

venta il punto di riferimento di

un’intera comunità di utenti. Egli

deve lasciare libertà di pensiero

(articolo 21 della Costituzione)

ma deve anche controllare che le

manifestazioni di certe idee non

risultino offensive per altri utenti.

Si possono anche comprare vari

accessori e vestiti tramite la rete.

Esiste l’e-commerce che è

l’insieme delle transazioni fina-

lizzate all’acquisto di beni e ser-

vizi tramite Internet. Il commer-

cio virtuale abbatte tutti i costi

del commercio reale (esempio

spese di gestione del negozio e

stipendi dei commessi) inoltre il

cliente non si deve presentare

fisicamente presso l’attività com-

merciale risparmiando tempo e

trasporto. Internet è quindi un

buon mezzo per esprimere le pro-

prie idee, svolgere ricerche e fare

acquisti. Bisogna però essere an-

che prudenti perché rimane sem-

pre un “territorio” senza confini e

quindi esposto in continuazione a

pericoli.

Il Carduccino 10

America, 1992

Popwart: il primo SMS La rivoluzione fino ai giorni nostri.

Iaria Mazzoli,

Francesco Gubelli, 2A

S ono passati 26 anni dalla

nascita del “nonno” dei

nostri sempre più usati e

rapidi messaggini.

Già…. nasce il 3 dicembre 1992

dall’ingegnere della Vodafone,

Neil Popwart, che lo invia dal suo

computer al cellulare di un collega

su rete GSM, per augurargli

“Buon Natale”.

L’anno successivo nel 1993 parte

il vero e proprio SMS inviato da

un cellulare ad un cellulare per

mano di uno stagista della Nokia

e, da quel momento, l’evoluzione

della comunicazione telefonica

non si è più fermata.

Negl’anni novanta possedevano il

cel lulare

solo per-

sone che

dovevano

essere re-

peribili e

ricopriva-

no incari-

chi impor-

tanti.

Insomma,

era un

p rodo t to

ed un servizio di nicchia. Dopo

qualche anno lo si inizia a vedere

in mano a sempre più persone,

perciò l’oggetto del desiderio di-

venta alla portata di tutti, si inizia

a “messaggiare” e la comunicazio-

ne si fa sempre più veloce.

L’utilizzo degl’SMS non ha rivo-

luzionato solo la comunicazione,

ma anche il modo di fare donazio-

ni che possono

avvenire man-

dando SMS ad

appositi nume-

ri e, con que-

sto piccolo

gesto, si può

aiutare chi ha

perso casa per

calamità natu-

rali e aiutare la

ricerca ed altre

associazioni.

Possiamo dire

che l’SMS ha

cambiato an-

che la solida-

rietà!

Ma per i ra-

gazzi la vera rivoluzione è lo

smartphone! Si messaggia in mo-

do rapido e gratuito grazie a

“WhatsApp”, ma ciò che ha fatto

impazzire i giovani e i meno gio-

vani sono le EMOTICON. Con le

faccette, gli animaletti, ecc.. si rie-

scono a trasmettere gli stati

d’animo e, per le giornate “no”,

udite udite: il dito medio!

Tutto è più chiaro, colorato, velo-

ce e si può condividere in tempo

reale con gruppi numerosi di per-

sone…

Eppure qualcosa è venuto a man-

care! Sarà la telefonata per metter-

si d’accordo sulle uscite, oppure

manca la sorpresa dell’amico che

suona il campanello per chiedere :

“Esci ?”. E se qualche amico dice

di non uscire, poco importa, tanto

si è già fuori e qualcuno si incon-

trerà. Oggi non c’è bisogno di u-

scire, si resta “divanizzati” a mes-

saggiare su WhatsApp, tanto c’è

lo smartphone che ci fa stare co-

modi, non c’è bisogno di muovere

un muscolo se non i pollici sempre

più “touch”.

Il Carduccino 11

Punzetti, Ansaloni, Roversi,

Gavioli, Pavinato, 2O

A lcuni seduti fra i banchi,

altri per terra in modo

più informale.

Le classi del Liceo

“Carducci” di Ferrara, hanno in-

contrato Don Erkolano Lodu Tom-

be Yugusuk, per confrontarsi con

lui sulla situazione politico-sociale

del suo paese natìo.

Don Erkolano, originario di Juba

(attuale Sud Sudan), era arrivato a

Ferrara nel 2004 per terminare gli

studi come seminarista cattolico

p r e s s o l a p a r r o c c h i a

dell’Immacolata; nel 2009, dopo

aver preso i voti, era tornato nel

suo paese d’origine; oggi egli è

Rettore del locale seminario in

Juba, con 75 adepti fra i 15 e i 21

anni.

Don Erkolano ha spiegato come,

fin dal 1955, ci siano sempre state

guerre civili in Sudan e alcune

sono ancora in atto: quella scop-

piata nel 2013, tra il governo sud-

sudanese e il movimento di libera-

zione, pare trovi l’appoggio di

grandi potenze mondiali (come

Cina, Usa e Paesi Arabi) che, inte-

ressate solo all’accaparramento

delle risorse petrolifere e minera-

rie di quel territorio, sostengono la

guerriglia armata persino col rifor-

nimento di armi.

Le lunghe guerre, tuttavia, hanno

portato povertà e violenza nei vil-

laggi e hanno contribuito ad un

peggioramento delle condizioni di

salute generale (ndr: nei campi

profughi

del Sud

S u d a n

c’è il

colera!).

D o n

Erkola-

no ha

sottoli-

n e a t o

come i

gu er r i -

glieri siano privi di etica e giunga-

no nei villaggi bruciando case, uc-

cidendo uomini, abusando delle

donne (che sono le vittime princi-

pali di questa situazione) e portan-

do via i bambini per addestrarli

all’uso delle armi e per farne bam-

bini-soldato.

In un clima simile, la Chiesa Cat-

tolica e i suoi sacerdoti si devono

impegnare quotidianamente, anche

a rischio della propria vita, portan-

do aiuto a centinaia di persone

sfollate in fuga dalle violenze,

distribuendo cibo e beni di pri-

ma necessità, garantendo

l’accesso all’acqua pulita e pro-

teggendo donne e bambini, dal

momento che le Organizzazioni

Internazionali, pur presenti sul

territori (come UNICEF e ONU),

stanno soltanto a guardare.

Forte è la denuncia di don Erkola-

no e lascia tutti senza parole.

Don Erkolano elogia, però, il con-

tributo di alcune associazioni On-

lus italiane, che promuovono

l’alfabetizzazione dei bambini e la

formazione degli insegnanti affin-

ché il tasso di analfabetismo at-

tualmente presente (pari al 75%),

diminuisca.

Don Erkolano sottolinea anche il

ruolo della CRS (Christian Relief

Service), organizzazione che tenta

di dare assistenza ed istruzione di

base ai bambini orfani di guerra,

perché non cadano nelle mire dei

guerriglieri.

“Dove c’è ignoranza, c’è guerra” :

con queste parole Don Erkolano

conclude il dialogo con gli studen-

ti del “Carducci”, sottolineando

l’importanza dell’istruzione e del

pensiero critico, vivi e presenti nel

mondo occidentale, ma negati in

alcuni paesi del cosiddetto “sud

del mondo”.

Gli studenti del “G. Carducci” hanno incontrato Don Erkolano

LA TRISTE SITUAZIONE NEL SUD-SUDAN

Le parole di un umile sacerdote che lotta ogni giorno per i diritti del suo popolo

Il Carduccino 12

Giulia Fantini, 3L

“H o sempre

pensato che

la diversità è

la cosa mi-

gliore di una persona”. Queste le

parole di Caleb, un ragazzo mila-

nese di 20 anni, che ha deciso di

raccontare in un’intervista di un

particolare che lo rende “diverso”

dal resto della maggior parte del-

le altre persone. Caleb fa parte

della comunità LGBT+, in parti-

colare, egli rappresenta la tran-

sessualità, cioè tutti coloro che

non si riconoscono nel loro sesso

di nascita, ma in quello opposto.

Quando hai conosciuto il termi-

ne transessualità? E quando

hai capito di identificarti in es-

so?

“Il termine transessualità l’ho

conosciuto quando sono entrato

nella fase adolescenziale, anche

se, quando ero un po’ più picco-

lo, mi capitava di ritrovarmi in

persone parecchio più grandi che

avevano cambiato sesso. Possia-

mo dire che mi sono sempre visto

diverso dagli altri, non solo da

questo punto di vista, ma ho sem-

pre pensato che la diversità è la

cosa migliore di una persona, per

cui non ho fatto molto caso a

questo. Anzi, quando ho iniziato

a capire che c’era qualcosa che

non andava, in un certo senso

non ci ho dato molto peso.”

Chi è stata la pri-

ma persona con

cui ne hai parla-

to?

“È stata la mia

migliore amica.

Lo sospettava da

un po’ di tempo

ma ha aspettato

che fossi io a dir-

glielo, forse per

farmelo capire da

solo, ma è stata

sempre pronta a

consigliarmi al

meglio, ogni volta che poteva, mi

è sempre stata accanto”.

Come l’hanno presa i tuoi geni-

tori?

“ L o r o n o n l o s a n n o .

O almeno, papà non lo sa.

Per lui sono sua figlia, credo che

pensi solo all’omosessualità. An-

che se io ho ammesso a me stesso

di essere transessuale. Non so

quanto possa immaginare, visto

che sono sempre stato un ma-

schiaccio, quando ancora non

avevo capito chi fossi realmente.

Mamma invece, vorrebbe solo

che posticipassi questa mia vo-

glia frenetica di fare il grande

passo, a quando sarò indipenden-

te, ma per lo meno ha accettato la

cosa, se così si può dire”.

Il tuo orientamento sessuale ha

qualcosa a che vedere con il tuo

genere?

“No, il mio orientamento sessua-

le, resta sempre quello. Mi piac-

Diversità, qualcosa che ci accomuna. Caleb, un ragazzo milanese, racconta la sua transessualità

Il Carduccino 13

ciono le ragazze ed essendo

maschio, potrei definirmi ete-

ro”.

Come vivi la sessualità in una

relazione amorosa?

“Diciamo che su questo ancora

non sono così tanto fluibile, nel

senso che, quando si tratta di

una cosa più del bacio, potrei

sentirmi a disagio, ma cerco

solo di non darci molto peso.”

Come affronti l’argomento

“transessualità” con le perso-

ne nuove che conosci e con

cui magari vuoi mantenere

un rapporto nel futuro?

“Se conosco qualcuno mentre

sono in giro con i miei amici,

molte persone usano i pronomi

femminili e sono i miei amici a

dire “No, guarda che è un ra-

gazzo”. Perché è come se io mi

sentissi a disagio, non cono-

scendo la mentalità della per-

sona che mi sta davanti, e pro-

vo sempre a cambiare discorso.

Mentre se si tratta di una persona

che conosco su un social, se ha

visitato il mio profilo almeno una

volta, già sa chi sono, quindi di-

ciamo che ho la fortuna di non

dover dire apertamente di essere

transgender. Non è che me ne

vergogno, ma sono uno che tiene

molto al parere altrui, e non vor-

rei rimanerci male anche per una

piccola cosa. Però sto cercando di

migliorare e sembra funzionare.”

Sei stato vittima di bullismo

per le tue scelte?

“Non fisicamente. Se non conto

qualche sconosciuto che mi ha

tirato delle cose addosso. Verbal-

mente, parecchie volte, ma mai in

faccia: ormai le persone preferi-

scono insultare senza mostrare il

proprio viso, su un social, magari

senza farti capire chi siano.”

Hai intenzione di operarti?

“Non vedo l’ora che accada, ma

prima c’è il percorso con lo psi-

cologo, che ti prescrive gli ormo-

ni. Per il momento, sto pensando

di fare l’isterectomia, che sarebbe

la rimozione delle ovaie, e suc-

cessivamente la mastectomia, che

riguarda il seno. Mentre la fallo-

plastica, cioè la ricostruzione ge-

nitale, non sono ancora sicuro di

farla, per vari motivi. Per quanto

riguarda il costo, varia in base a

quanto vuoi aspettare. Ci sono

alcune strutture dove lo psicologo

è convenzionato, quindi è inter-

no, mentre altre strutture è ester-

no. L’intervento al seno, se vuoi

farlo subito dopo il percorso con

lo psicologo, si aggira attorno ai

5.000 euro, mentre se vuoi aspet-

tare parecchi anni, l’intervento

viene pagato dallo Stato.”

C’é qualcosa dell’essere [stato]

donna che vorresti cancellare?

“L’essere donna alla fine è una

cosa che mi appartiene, ma è co-

munque una cosa del passato,

quindi perché cancellarla? Spero

solo di fare l’operazione il prima

possibile, per sentirmi bene con

me stesso, sperando di essere ac-

cettato dalla società, anche se è

molto difficile.”

Il Carduccino 14

Fantini Giulia, 3L

«L a crescita in-

controllata di

detriti intorno

all’orbita terre-

stre potrebbe rendere inutilizzabi-

li alcune aree dello spazio e ciò

avrebbe ripercussioni sulla vita di

tutti, di chi usa il cellulare, di chi

guarda la televisione, di chi si

affida alle previsioni del tempo».

Queste sono le parole di Holger

Krag, capo del Space Debris

Office all’Esa, l’Agenzia Spazia-

le Europea. L’uomo ha collocato

nella spazio circa 17.000 ordigni

e continua a lanciare satelliti arti-

ficiale di ogni dimensione e per

ogni uso. Di questi oggetti circa

il 5% sono attivi mentre il restan-

te 95% sono rottami e vengono

comunemente denominati “space

debris”. Al momento esistono tre

orbite che accumulano spazzatu-

ra: LEO (orbita bassa), l’orbita

cimitero e l’orbita geostazionaria

in cui si trovano più detriti. La

prima forma dell’ inquinamento

spaziale è avvenuta il 4 ottobre

1957 con il lancio dello Sputnik,

il primo satellite artificiale man-

dato nello spazio intorno alla

Terra. Da allora sono stati messi

in orbita diversi apparecchi che,

esaurita la loro funzione, vengo-

no progressivamente abbandona-

ti. Questi oggetti viaggiano a ve-

locità comprese tra i 3 Km/sec e i

7,7 Km /sec, per cui una collisio-

ne con oggetti in funzione po-

trebbe avere conseguenze molto

dannose. Migliaia e migliaia di

pezzi di satelliti e altri oggetti

fuori controllo orbitano intorno

alla Terra. In media un rifiuto

r i e n t r a t u t t i i g i o r n i

nell’atmosfera terrestre: la mag-

gioranza si incendia, un gran nu-

mero resiste e può atterrare mi-

nacciando la vita e le proprietà

delle persone. Inoltre, tutti gli

a p p a r e c c h i

t e c n o l o g i c i

p r e s e n t a n o

una vita limi-

tata e legata

alle condizioni

climatiche del-

lo spazio. In-

fatti le tempe-

rature eccessi-

vamente basse

e la presenza

di elementi

chimici nel

lungo periodo

possono risultare corrosivi. Il

problema nasce quindi quando

questi apparecchi iniziano a rila-

sciare elementi tossici o del com-

bustibile che potrebbero arrivare

a essere pericolosi sia nello spa-

zio sia sulla Terra. La prolifera-

zione di rottami spaziali può an-

che costituire una minaccia per il

corretto funzionamento delle co-

municazioni satellitari e le attivi-

tà economiche ad esse legati. I

satelliti più diffusi sono i nano-

satelliti CubeSat, la maggior par-

te di essi entra in orbita già fuori

uso. Questi rottami non sono rin-

tracciabili dai radar e nonostante

le dimensioni ridotte possono

danneggiare i dispositivi funzio-

nanti che orbitano intorno al glo-

bo terrestre. Sia l’inquinamento

della Terra, sia quello spaziale

sono provocati dall’azione

dell’uomo, che nel primo caso

immette nell’atmosfera molti gas

serra come l’anidride carbonica,

mentre nel secondo caso non ha

considerato i detriti spaziali come

una minaccia per l’uomo. Stando

ai dati forniti dall’Agenzia Spa-

ziale Federale Russa Roscosmos,

il 40% dei rifiuti sarebbe prodot-

to dalla Cina, il 27,5% dagli Stati

Uniti e il 25,5% dalla Russia Il

restante 7% è dovuto a tutti gli

altri Paesi che in questi ultimi

anni hanno partecipato alle mis-

sioni spaziali internazionali.

L’inquinamento dello spazio ha

una lunga storia e quindi non esi-

stono soluzioni immediate. Inol-

tre, le operazioni di pulizia dello

spazio hanno costi molto elevati

e non esiste un unico metodo per

L’INQUINAMENTO NELLO SPAZIO

PERICOLO DALL’ALTO I ROTTAMI SPAZIALI POSSO DIVENTARE UNA MINACCIA PER LA TERRA

Il Carduccino 15

la raccolta dei rifiuti poiché i vari

detriti possiedono dimensioni e

c a r a t t e r i s t i c h e d i v e r s e .

Nell’ambito delle Nazioni Unite è

stato creato nel 1958 il Comitato

per l’utilizzazione pacifica dello

s p a z i o e x t r a - a t m o s f e r i c o

(Uncopuos) che stabilisce un pia-

no triennale di lavoro per

l’emanazione di una risoluzione a

questo problema. Inoltre, la NA-

SA sta cercando soluzioni per rici-

clare la spazzatura spaziale. Gli

studi della Comunità scien-

tifica internazionale stanno

avanzando e alcuni Stati

come Francia, Giappone,

Russia e Stati Uniti hanno

già adottato leggi nazionali

per mitigare la produzione

di detriti spaziali (space

debris) e per garantire

maggiore sicurezza in futu-

ro.

PIZZA REGINA ITALIANA L’Unesco incorona la pizza napoletana:

è ufficialmente un patrimonio dell’umanità

Ferreri Zoe, 2B

“L ’Unesco ha premiato la

creatività dei pizzaioli che

hanno saputo trasformare elementi

basici come acqua e farina in una

creazione che rappresenta l’Italia”

queste le parole di Petrillo, consi-

gliere dell’Unesco.

La famosa pizza napoletana, con

la gioia di tutta Italia, viene rico-

nosciuta dall’Unesco come patri-

monio dell’umanità. Lo ha deciso

il 12° Comitato per la Salvaguar-

dia del Patrimonio Culturale Im-

materiale dell’Unesco, riunito

per la scelta sull’isola di Jeju, in

Corea del Sud. Si ritiene infatti che

il pizzaiolo non sia più un mestiere,

ma bensì un’arte a tutti gli effetti.

Inoltre, la produzione della pizza,

comprende gesti, canzoni, gergo

locale, espressioni visuali. I piz-

zaioli e i loro ospiti effettuano un

rito sociale, in cui forno e bancone

fungono da palcoscenico.

Ciò si verifica in un’atmosfera con-

viviale, che comporta continui

scambi con gli ospiti. Questo tipo

di arte parte dai quartieri poveri di

Napoli, fino alla vita quotidiana

della comunità. Per molti giovani

diventare pizzaiolo rappresenta un

modo per evitare l’emarginazione

sociale.

L’idea è partita nel 2014 da Alfon-

so Pecoraro Scanio, tra i tavoli del

Napoli Pizza Village, una famosa

festa, che offre un grandissimo vil-

laggio di 30.000 mq sul lungomare

Caracciolo a Napoli con ben 50 tra

le rinomate pizzerie e con centi-

naia di ottimi pizzaioli provenienti

da tutto il mondo. La festa dura no-

ve giorni e si è calcolato che in

questo lasso di tempo vengano

sfornate più di 100.000 pizze, pre-

parate al momento. Scanio è stato

immediatamente appoggiato da

Claudio Sebillo e Alessandro Mari-

nacci, ideatori e organizzatori

dell’evento.

La risposta è arrivata il 9 dicembre

e si è deciso di festeggiare il pre-

mio con tutta Napoli. Il centro dei

festeggiamenti è stata l’antica piz-

zeria Brandi, dove con esibizioni

acrobatiche veniva servita la pizza

gratuitamente. La leggenda narra

che era proprio nella pizzeria

Brani che il pizzaiolo Raffaele

Esposito cucinava le sue pizze

per la regina Margherita.

Altrettanto entusiasta della pre-

miazione i l consigl iere

dell’Unesco Pier Luigi Petrillo,

il quale afferma che per i piz-

zaioli è più che meritato un ri-

conoscimento del genere.

Quello della pizza è un business

che, solo in Italia, ha raggiunto i 10

miliardi di euro distribuiti nelle

63.000 pizzerie locali per l’asporto,

dove lavorano oltre 150.000 perso-

ne.

Il Carduccino 16

Intervista al prof. Bruno Dallapiccola

Clonazione delle scimmie:

quella umana è più vicina?

Nicolò Baglioni,

Alessio Branchini, 4B

S i chiamano Zhong Zhong e

Hua Hua: sono due macachi della

specie cinomolgo (piccolo primate

molto diffuso nel sud-est asiatico)

e hanno la particolarità di avere lo

stesso identico materiale genetico

senza essere gemelli naturali. Sono

stati clonati in laboratorio

del Chinese Academy of Science

Institute of Neuroscience di Shan-

ghai, mediante la cosiddetta tec-

nica del trasferimento nucleare

di cellule somatiche. La stessa

utilizzata nel 1996, per la pecora

Dolly, il primo mammifero a es-

sere stato clonato con successo

nella storia.

Le "piccole" starebbero crescen-

do senza differenze rispetto alle

coetanee normali. L'equipe

dell'Istituto di neuroscienze

dell'Accademia cinese delle

scienze ha dichiarato che l'obiet-

tivo che si sono prefissati è la

creazione di un "esercito"

di scimmie geneticamente identi-

che da usare in laboratorio per la

ricerca su malattie diffuse come i

tumori, il Parkinson e l'Alzheimer.

L'annuncio, però, ha sollevato non

poche perplessità e interrogativi

etici, facendo crescere la preoccu-

p a z i o n e d i u n ' i m m i n e n -

te clonazione umana. A questo

proposito abbiamo intervistato il

prof. Bruno Dallapiccola, geneti-

s t a , d i r e t t o r e s c i en t i f i co

dell’ospedale Bambino Gesù di

Roma.

In cosa consiste la tecnica del

trasferimento nucleare di cellule

somatiche?

“Consiste nel prelevare il nucleo

di una cellula da un tessuto anima-

le (in questo caso, cellule fetali) e

inserirlo in una cellula uovo dalla

quale sia stato rimosso il nucleo

contenente il DNA. La combina-

zione risultante è trattata con com-

binazioni di enzimi e riportata allo

stato embrionale, in modo che le

sue cellule possano differenziarsi

in ogni tipo di cellula del corpo,

come per una cellula uovo appena

fecondata. A questo punto, il tutto

viene impiantato in una madre sur-

rogata.”

Quanti embrioni sono stati im-

piantati per ottenere i due maca-

chi?

“Il tasso di successo è stato basso:

soltanto due baby macachi ottenuti

da 79 embrioni clonati, impiantati

in 21 madri scimmie surrogate.

Finora, nessuno al mondo era riu-

scito a usare la tecnica del trasferi-

mento nucleare di cellule somati-

che su delle scimmie: a differenza

di altri mammiferi come pecore,

topi o mucche, questi animali si

erano infatti rivelati in qualche

modo "resistenti" alla clonazione,

perché portatori di diversi geni in

grado di interrompere lo sviluppo

della cellula uovo.”

Cosa porterà l’aver raggiunto

questo traguardo?

“La vita umana non è stata pro-

grammata per essere attivata con

sistemi di tipo artificiale ma

dall'incontro di due gameti, uno

dell'uomo e l'altro della donna. La

clonazione di una scimmia signifi-

ca aver clonato un animale che è il

più vicino all'uomo. Tutto questo

apre ad una strada completamen-

te nuova. L'aver ripreso questo

tipo di ricerca è una notizia im-

portante, anche per le ricadute

pratiche, avere due animali iden-

tici con lo stesso profilo genetico

può servire alla sperimentazione

farmacologica. E' chiaro che tut-

to questo riaccende drammatica-

mente il problema del dibattito

etico, perché siamo alla vigilia di

una possibilità teorica di clonare

anche l'uomo, con tutte le rica-

dute che ne derivano. Il dibattito

iniziato alla fine degli anni 90 re-

sta vivo, perché è difficile capire

fino a che punto il ricercatore è

capace di mettere un limite alla

propria ricerca. Ricordiamo che la

pecora Dolly è morta di malattia e

quindi il soggetto clonato potrebbe

avere qualcosa che ancora oggi

non sappiamo ben definire".

Il Carduccino 17

Mattia Bellio

Matteo Tagliati, 3E

L avoro, sacrificio, con-

centrazione e vita sana.

È la ricetta per il suc-

cesso secondo Marco

Malaguti, 16 anni, promessa del-

la scherma italiana già nel giro

della Nazionale. Ha alle spalle

numerose gare nazionali e inter-

nazionali e sta proseguendo co-

stantemente con questa attività.

Quando e come hai iniziato a

praticare la scherma?

“Ho cominciato all’età di 7 anni.

Era l’anno delle Olimpiadi di Pe-

chino 2008 e ho scoperto questo

sport vedendolo alla TV. Subito

molto colpito, ho deciso di pro-

vare a praticarlo!”

Ti ha coinvolto fin da subito

questo sport?

“Ho iniziato con il fioretto per un

paio d’anni, poi mi sono preso

una pausa di riflessione, poiché

non ero molto convinto di conti-

nuare. Alla fine mi sono reso

conto che questo sport era quello

giusto per me.”

Sei già da qualche anno nel gi-

ro della Nazionale. Come sei

riuscito ad arrivare così in al-

to?

“Lavoro, sacrificio, concentrazio-

ne e vita sana! Sono questi i 4

punti fondamentali che ho sem-

pre rispettato, soprattutto quando

ho cominciato a partecipare a ga-

re di alto livello”

Com’è gestire lo sport e gli im-

pegni della vita quotidiana?

“Comporta sicuramente molti

sacrifici, anche se poi gradual-

mente ci si abitua. Non è facile

trovare la voglia e la concentra-

zione per studiare dopo un week-

end in viaggio per le competizio-

ni. Nei fine settimana ho sempre

delle gare, ogni tanto vorrei ripo-

sarmi o vedermi con gli amici ma

so che ho degli impegni da ri-

spettare.

Quali sono gli aspetti della vita

sportiva ad alto livello che ti

hanno messo più in difficoltà?

“Mangiare leggero e alzarsi pre-

sto”. Specialmente prima delle

gare ho una dieta da rispettare,

anche se vorrei abbuffarmi per

soddisfare la mia fame. E inoltre

mi tocca svegliarmi sempre mol-

to presto…..”

Al contrario, quelli positivi?

“Sicuramente la soddisfazione

personale che si prova con il rag-

giungimento degli obiettivi è

molto grande. Tanti sacrifici, ma

con i risultati ci si rende conto

che ne vale la pena!”

La più grande delusione avuta

nel tuo sport?

“L’anno scorso non sono riuscito

a centrare i Mondiali, né nel sin-

golo, né in squadra. È stato un

brutto colpo, ma dalle sconfitte si

riparte e si diventa più forti.”

LA SCHERMA NEL SANGUE

Il Carduccino 18

Il "Carducci" fa il bis La 5C visita Telestense

La classe 5C

I l 29 novembre 2017 la

classe 5C, accompagnata

dalle docenti O. Presti e T.

Villani, nell'ambito dell'al-

ternanza scuola-lavoro e in rela-

zione all'approfondimento degli

studi legati all'interazione sociale

e alla comunicazione, si è recata

presso gli studi televisivi dell'e-

mittente locale. Accompagnata

dal giornalista N. Franceschini,

uno dei volti più noti del TG cit-

tadino, la classe ha potuto muo-

versi liberamente nel percorso

didattico proposto dallo staff del

giornale e dalla direttrice prof.ssa

D. Bighinati. Partendo da un e-

xcursus storico sulla nascita pio-

neristica della televisione, la visi-

ta si è articolata sui più moderni

sistemi tecnologici della comuni-

cazione di massa, non tralascian-

do, né l'aspetto più propriamente

tecnico della ripresa televisiva

(programmazione, ripresa, mon-

taggio e computo del tempo), né

le componenti etiche e linguisti-

che, che la professione del gior-

nalista richiede. Sia le docenti,

che gli studenti sono stati intervi-

stati, sia pur brevemente, sul va-

lore da loro attribuito a una visita

scolastica in relazione al loro per-

corso di studi. Il dott.

Franceschini ha fatto

notare come i servizi

televisivi di un'emitten-

te locale come questa si

siano progressivamente

affinati nel corso del

tempo: da poco, infatti,

il servizio televisivo

non contempla solo il

TG serale, ma le edizio-

ni sono raddoppiate,

aggiungendone una alle

13:30 e coprendo anche il fine

settimana, fermo restando che il

massimo ascolto investe sempre

il TG e i servizi sportivi.

Riportando il ricordo di una visi-

ta a un emittente locale molto più

sofisticata e tecnologizzata di

quanto si pensasse, la classe è

uscita arricchita da un'esperienza

sociale ed umana da valorizzare,

sia a livello personale, che scola-

stico.

Viva Telestense e viva il nostro

TG!

Il Carduccino 19

I mille volti di Marco Bonini La scrittura è il suo grande amore

Nicolò Baglioni,

Alessio Branchini, 4B

T ante fiction, commedie tea-

trali e cinema, ma è anche

sceneggiatore e produttore

cinematografico. Marco Bonini,

romano, classe 1972 ci ha conces-

so un’intervista prima di presen-

ziare in veste di “madrino” (come

si è definito lui), alla manifesta-

zione Cine@donna.

In quale dei tanti ruoli che hai

ricoperto ti trovi più a tuo agio?

“Mi piace la scrittura, il mio pri-

mo amore da quando ero adole-

scente, anche se è l’ultimo dei

“lavori” che ho fatto. Poi viene

sicuramente la recitazione. La pro-

duzione invece non mi dà nessun

compiacimento, è stata una pura

necessità.”

Tu eri un ballerino. Come sei

arrivato alla recitazione?

“Ho iniziato a ballare tardi, ero già

al liceo, la mia insegnante di clas-

sico ad un certo punto mi disse:

“Per il corpo di ballo sei troppo

alto e come primo ballerino non

sei abbastanza bravo, ma sei però

molto espressivo”. Quindi ho de-

ciso di fare l’esame in accademia

d’arte drammatica e l’ ho passa-

to.”

S e i s t a t o i l c o -

sceneggiatore di Noi e la Giu-

lia che ha ottenuto diversi pre-

mi e consensi. Come ci si sente

ad essere pluripremiati?

“Ricevere un riconoscimento è il

regalo più grande per un attore,

per un produttore ed uno sceneg-

giatore. Significa che la tua idea,

quella che forse nessuno voleva,

invece ha valore. Dopo questo

film, Aurelio De Laurentis mi ha

cercato per la sceneggiatura del

cine-panettone. I primi riconosci-

menti importanti mi sono arrivati

come sceneggiatore e non come

attore, anzi adesso spesso mi

chiedono se recito ancora”

C’è un ruolo che non hai anco-

ra fatto e che ti piacerebbe in-

terpretare?

“Mi piacerebbe recitare dei clas-

sici a teatro, in particolare

l’Enrico V di Shakespeare. Ho

amato moltissimo recitare Piran-

dello e mi piacerebbe rifarlo. Da

giovanissimo ho interpreta-

to Caligola di Camus a teatro e

soffrii terribilmente tutto il tem-

po; il regista era fragile e il ruolo

immenso. Mi piacerebbe rifarlo

un giorno, per cancellare

quell’incubo. Penso che oggi po-

trei dare molto di più a quel perso-

naggio.”

Ti ricordiamo sul piccolo scher-

mo, nel ruolo del simpaticissimo

tassista, di Le ragazze di Piazza

di Spagna, e di commissario (più

serio), in Il terzo segreto di Fati-

ma. C’era, in quelle due inter-

pretazioni, completamente di-

verse tra loro, qualche caratteri-

stica di Marco? “C’è sempre Marco in ogni perso-

naggio e non c’è mai. Si deve

sempre trovare se stessi in ogni

personaggio, se no, non ci si im-

medesima: me stesso, ma nelle

condizioni del personaggio.”

C’è qualche attore al quale ti

ispiri?

“Ai più grandi come Tognazzi,

Gassmann, Manfredi, Mastroian-

ni, Sordi.”

C’è un no che proprio non hai

digerito?

“Di no ce ne sono tutti i giorni, da

tutti i livelli, in tutti i contesti,

spesso anche da persone assoluta-

mente inaspettate che credevi qua-

si tuoi fratelli. I no ti servono a

darti la misura di quanto veramen-

te vuoi fare una cosa, credo che

sia fondamentali per darti stimoli

a migliorarti”.

Il Carduccino 20

Francesca Gozzoli, 5E

I l 26 gennaio al Museo di

Casa Romei a Ferrara si è

svolta una tavola rotonda

sui flussi migratori. A pren-

dere parte a questo intervento

sono stati: il Presidente Associa-

zione Culturale Umanità France-

sco Ferroni, il Professor Paolo

Magri, Vice Presidente Esecutivo

e Direttore dell’Istituto per gli

Studi di Politica Internazionale

(SPI), Monsignor Massimo Man-

servigi Vicario Generale della

Diocesi di Ferrara e Alfred Go-

mis, attuale portiere della

S.P.A.L.

Il presidente Ferroni è il primo a

prendere la parola centrando su-

bito il discorso su due punti car-

dine di questo intervento ovvero,

l’essere consapevoli dei flussi

migratori che avvengono nel

mondo e di quanto questi siano

inarrestabili e prendere coscienza

del fatto che i media spesso dan-

no una concezione errata del fe-

nomeno dell’ immigrazione.

Spesso inoltre si pensa che la cri-

minalità e il terrorismo siano do-

vuti a questo fenomeno ma non è

così perché il tasso di criminalità

è discendente e solo una percen-

tuale molto bassa di terroristi è

immigrato stabile. Il Presidente

ha concluso poi il suo intervento

riflettendo sul significato del ter-

mine Umanità, che dà anche il

nome all’associazione, come sen-

timento di solidarietà, fratellanza,

tolleranza e amore. Significati

che però sono stati dimenticati al

giorno d’oggi.

Di seguito il Professor Magri at-

traverso alcuni grafici sulle mi-

grazioni ha fatto presente che ci

sono circa 23 milioni di rifugiati

in tutto il mondo. Sebbene i me-

dia mostrino di averne accolti fin

troppi nel nostro paese, l’Italia ha

un numero basso di integrazioni e

invece uno più elevato di emigra-

zioni e perciò anche noi italiani

in qualche modo contribuiamo a

questi 23 milioni di migranti.

Guardando invece in maniera più

ampia questo fenomeno possia-

mo vedere che l’Europa ospita

solo un quinto di questi rifugiati,

mentre l’Africa e il Medio Orien-

te ne ospitano il maggior numero.

È stato inoltre interessante com-

prendere che durante le traversate

del mare, che collega la Siria, al

nostro paese e non solo, lo

“scafista” non viene visto come

un uomo che approfitta della si-

tuazione, ma acquista un vero e

proprio valore simbolico, perché

è visto come mezzo per realizza-

re il sogno che, in questo caso, è

la fuga dal paese a cui si appar-

tiene. Il professore Magri ha sot-

tolineato come in realtà l’Europa

non stia facendo abbastanza per

risolvere questo problema.

Monsignor Manservigi invece ci

ha voluto sensibilizzare su un

progetto che è stato portato a Fer-

rara non

molto tempo

fa, chiamato

“Un rifugia-

to in casa

mia” a cura

della Caritas

Italiana, at-

traverso il

quale, citta-

dini, parroc-

chie e istituti

r e l i g i o s i ,

possono ac-

cogliere nel-

le proprie

abitazioni un

certo numero di rifugiati, questo

progetto ha già dato i suoi primi

frutti perché 170 famiglie, 150

parrocchie e 3 istituti religiosi

hanno già aderito a questa inizia-

tiva.

L’ultimo intervento della giorna-

ta è stato quello di Alfred Gomis,

attuale portiere della S.P.A.L che

ha riportato la sua esperienza an-

che commuovendosi, ma defi-

nendo la sua storia “difficile ma

felice”. È importante che le mi-

grazioni si trasformino in integra-

zioni.

“Migrazione: da emergenza a integrazione”

Il Carduccino 21

Il 14 marzo si è spento nella sua casa a Cambridge

Scomparso Stephen Hawking

Ilaria Landuzzi, 1B

“È quando le aspettative

sono ridotte a zero che si apprez-

za veramente ciò che si ha”. So-

no queste le parole di Stephen

Hawking. È morto mercoledì 14

marzo nella sua casa a Cambri-

dge a 76 anni. Malato di SLA

dall'età di 21 anni, era da molto

tempo costretto sulla sedia a ro-

telle. Nato a Oxford l'8 gennaio

1942, ha scoperto di essere affet-

to da SLA (sclerosi laterale amio-

trofica) nel 1963. Gli avevano

dato appena due mesi di vita, ma

la malattia non gli ha impedito di

diventare uno dei più grandi

scienziati al mondo. Sono stati i

figli a dichiararne il decesso con

un comunicato diffuso ai media.

“Siamo profondamente rattristati

per la morte del nostro adorato

padre. È stato un grandissimo

scienziato e un uomo straordina-

rio. I suoi lavori vivranno ancora

per molti anni dopo la sua scom-

parsa. Il suo coraggio e la sua

perseveranza, insieme al suo es-

sere brillante e al suo umorismo,

hanno ispirato persone in tutto il

mondo”. A Hawking si devono la

teoria cosmologica sull'inizio

senza confini dell'Universo e la

termodinamica dei buchi neri ed

ha sempre dichiarato che: “I bu-

chi neri vengono chiamati come

tali perché sono legati alla paura

umana di essere distrutti da qual-

cosa.” È stato grazie ad un com-

puter con sintetizzatore vocale e

ad una sedia a rotelle che Ha-

wking è riuscito a comunicare

con il mondo. Era famoso per le

sue scoperte scientifiche ma an-

che per le sue battute pungenti

“La vita sarebbe tragica se non

fosse divertente”. È apparso in

serie tv come I Simpson, The Big

Bang Theory, Futurama e The

Griffin ma ha anche ispirato film

come La Teoria Del Tutto. Ha

scritto numerosi libri scientifici

che sono diventati best sellers

nonostante argomenti così com-

plessi. “Se dovessimo scoprire

una teoria completa del tutto,

dovrebbe diventare comprensibi-

le per tutti, non solo per un grup-

po di scienziati”.

“ Ali del Vento ASD”, “ASD Ti

presento un amico”, “ASD E-

quilandia”, “La fattoria della pace

ASD”. Sono solo alcuni dei centri

equestri di tutta Italia che hanno

partecipato ad Equiblu. Un circuito

di attività equestri dove si coniuga-

no inclusione sociale, sensibilizza-

zione alla tematica dell'autismo e

divulgazione dell'importanza del

cavallo per il benessere e lo svilup-

po delle abilità residue dei più de-

boli. Il 2 aprile è stata la giornata

mondiale della consapevolezza

sull'autismo. Per tale evento, Equi-

tabile ha promosso “Equiblu”, du-

rante la giornata i centri equestri

aderenti all'iniziativa hanno realiz-

zato una serie di eventi rivolti a

giovani e adulti con forme di disa-

bilità o disagio. Avvicinamento e

conoscenza del cavallo, giri in car-

rozza, passeggiate in sella, compe-

tizioni equestri per cavalieri diver-

samente abili, dimostrazioni a ca-

vallo. Il tutto per abbattere i muri

del pregiudizio.

28 centri equestri in tutta Italia hanno partecipato all’iniziativa

Equiblu: essere parte del mondo, non un mondo a parte

Il Carduccino 8 Il Carduccino 22

Marcello Cappellari, 5H

D a quando la Crypton future

Media l’ha creata, nel 2007, Ha-

tsune Miku ha riscosso un suc-

cesso veramente inaspettato, ha

aperto i concerti di Lady Gaga e

di molte altre popstar, fu ospite al

“David Letterman show”, le sono

stati dedicati quattro videogiochi

e attualmente fa concerti in tutto

il mondo.

È oggetto quasi di venerazione

per moltissimi appassionati di

manga e anime e sono sempre di

più coloro che ascoltano (e com-

pongono) sue canzoni.

Stiamo parlando del prossi-

mo idolo della musica pop?

Forse, ma ciò che la contrad-

distingue rispetto alle altre

cantanti è la sua caratteristi-

ca fondamentale (e che la

rende unica): Hatsune Miku

non esiste.

La Crypton, che opera nel

campo della musica, è

un’impresa di origine giap-

ponese specializzata nei sin-

tetizzatori vocali e per que-

sto, il programma per cui lei

è stata creata, si chiama ap-

punto “Vocaloid” e permette

di inserire le parole scritte

dal compositore su una trac-

cia musicale. Molto spesso,

però, il programma Vocaloid vie-

ne usato per creare delle cover di

canzoni già esistenti, solo per il

gusto di sentire la voce di Miku

che canta una canzone che

piace a chi crea la cover.

La mascotte di questo inno-

vativo programma è dop-

piata dalla cantante giappo-

nese Saki Fujita, che attual-

mente collabora con la ditta

Crypton per contribuire a

migliorare il software cano-

ro.

Questo programma musica-

le si può acquistare in rete a

un prezzo abbordabile e,

una volta installato, è possi-

bile comporre canzoni a

proprio piacimento, metter-

le poi in rete, caricarle sul

sito ufficiale della Crypton

e sperare solo che vengano

eseguite dalla “cantante” in

uno dei suoi concerti che si

tengono in giro per il mon-

do. È questo infatti che fan-

no molti dei suoi fan sparsi in

Giappone o negli Stati Uniti, do-

ve la popstar in ologramma, al

Nokia Theatre di San Francisco,

in poco tempo ha segnato il sold-

out dei biglietti.

Le persone che hanno assistito a

uno dei suoi concerti dicono che

è un evento spettacolare.

La cantante, quando si muove e

canta sul palco, è affiancata an-

che da due musicisti in carne e

ossa, che la accompagnano con

batteria e tastiera e i fan, da sotto

il palco, seguono i suoi movi-

menti agitando all’unisono i ba-

stoncini luminosi che riempiono

lo spazio sottostante riservato ai

numerosissimi spettatori, che pa-

re non siano scoraggiati dall’idea

di andare ad adorare un ologram-

ma.

Gli spettatori dei suoi concerti

sono perlopiù uomini di tutte le

età, che accorrono da tutto il

mondo per ammirarla mentre

canta e balla, ma non mancano

Hatsune Miku, la popstar che non esiste Riempie teatri, stadi, saloni, concerti, ma non esiste

Il Carduccino 23

anche ragazze che la apprezzano

per la sua musica e anche i bam-

bini del mondo si avvicinano a

lei, grazie alle sue forme, piccole,

proporzionate e che rientrano nei

canoni dell’arte infantile.

Hatsune Miku però non è l’unica

pop-star virtuale della Crypton

appartenente al programma Vo-

caloid. Oltre a lei vi sono anche i

gemelli Rin e Len Kagamine, che

sono stati creati dalla stessa ditta

e sono destinati a un pubblico più

giovane, per avvicinare i bambini

alla musica J-Pop e sono doppiati

dalla stessa cantante; vi è Megu-

rine Luka, dai lunghi capelli rosa

che è stata creata essenzialmente

per cantare in lingua inglese, ci

sono Sakine Meiko e Kaito

Shion, creat i per primi

(quest’ultimo da sempre conside-

rato il fidanzato di Miku) e Akita

Neru e Yowane Haku, due Voca-

loid sperimentali e prossimi al

rilascio sul mercato.

La ditta che l’ha creata, da quan-

do è iniziata l’esportazione in

tutto il mondo, ha incassato capi-

tali enormi, quanto una multina-

zionale della musica, dal mo-

mento che oltre al programma

di punta, i fans comprano anche

bambole, peluche, magliette e

“action figures”, statuine raffi-

guranti lei e gli altri personaggi.

La ditta, sempre per far contenti

i fans ha anche rilasciato sul

mercato un programma di vide-

o m a k e r c h i a m a t o

“MIkuMikuDance” (abbreviato

in MMD), dove chiunque, con

un po’ di pratica, può realizzare

delle scenette divertenti, creare

piccoli film con i Vocaloid co-

me protagonisti e successiva-

mente caricarli in rete.

I gusti personali della cantante?

Nessuno li conosce. Cosa le pia-

ce? Non si sa… il suo colore

preferito? Non è stato specifica-

to…di lei si sa solo che “compie

gli anni” il 31 Agosto e che la

sua età corrisponde a sedici anni.

Il suo creatore, Hiroyuki Ito, ha

affermato che queste lacune non

sono state lasciate al caso, dal

momento che la cantante trova

tutto ciò che le manca nella men-

te del fan, in modo tale

che possa adattarsi al

meglio a chi ascolta la

sua musica, e restare

“più vicina” a chi la se-

gue.

Moltissimi fan afferma-

no di preferire lei alle

cantanti tradizionali pro-

prio perché questa lacu-

na non lasciata al caso

fa sì che la persona che

la segue si rispecchi in

lei e non la veda così

distante come invece

può essere una cantante

in carne e ossa.

Nelle sue canzoni poi i

temi sono i più vari, ma

chi le scrive parla di e-

state, di etica dei robot e

di malattie, ma non

mancano coloro che le scrivono

dei testi di stampo umoristico e

anche di carattere allegro. I fans

europei hanno poi fatto sì che la

cantante dai capelli azzurri canti

anche l’inno nazionale della loro

patria…e, cercando in rete, c’è

pure l’Inno di Mameli! Per ascol-

tarla basta andare su Youtube,

dove le sue canzoni spopolano e

ne vengono create sempre di nuo-

ve.

Sono sempre più numerose anche

le persone che di lei fanno il co-

splay, l’arte di vestirsi come per-

sonaggi di manga e anime che

scelgono lei in quanto molto po-

polare tra i cosiddetti Otaku, gli

appassionati di manga e anime.

Sfortunatamente esiste anche un

numero esponenziale dei cosid-

detti Hentai, ovvero i manga, le

immagini e gli anime erotici che

la raffigurano in atti e posizioni

oscene, ma questo sembra non

disturbare i suoi fans, che la se-

guono e assistono ai suoi concerti

proprio come se fosse una bravis-

sima cantante in carne ed ossa.

Beatrice Barbieri,

Andriana Blaha, 3L

“R ichiamo l’Assemblea

all’ordine!” Niente panico, non

siamo in un tribunale e nessuno ha

alzato le mani. In realtà siamo

nell’Auditorium dell’Istituto supe-

riore “G. Carducci” in compagnia

di cinque classi interne e dei ra-

gazzi di Intercultura provenienti

da tutto il mondo che hanno deciso

di studiare nel nostro Paese. Ciò

che si è svolta mercoledì 21 mar-

zo è una simulazione del MEP,

(Model European Parliament).

Durante queste assemblee gli stu-

denti come veri e propri parlamen-

tari svolgono tutte le relative fun-

zioni: tengono discorsi, esprimono

il proprio punto di vista accenden-

do un dibattito con gli altri colle-

ghi delegati. I temi trattati merco-

ledì sono stati gli obiettivi di svi-

luppo sostenibile o meglio, Sustai-

nable Development Goals, si tratta

di 17 traguardi che l’ONU si è im-

posta di raggiungere entro il

2030. I ragazzi sono stati divisi in

commissioni per argomentare il

proprio tema, trovare cause, pro-

blemi ed eventuali soluzioni.

Come a una vera e propria simula-

zione del Parlamento Europeo, i

delegati di ogni Commissione, so-

no stati chiamati a esporre le pro-

prie tematiche davanti al tavolo

della giuria. Gli alunni hanno pre-

so molto sul serio la situazione

utilizzando formalità nei termini

del discorso, una grande capacità

oratoria ed entusiasmo, presentan-

do temi importanti come sanità,

istruzione, energia pulita, disoccu-

pazione, giustizia, uguaglianza di

genere.

Così, accompagnati dall’orgoglio

dei professori, hanno affrontato il

pubblico ed esposto le loro idee da

(quasi) Europarlamentari afferma-

ti!

Ad esempio Mattia Camattari, che

ha fatto da rappresentante per la

commissione 8 sul lavoro dignito-

so, ha trovato soluzioni legate al

libero arbitrio, al diritto di parola,

all’aiuto ai giovani e alla collabo-

razione tra gli Stati membri.

Federico Canetto che scende

all’ambone (nonché il tavolo

dell’auditorium) prima di essere

chiamato dalla Giuria, viene gen-

tilmente pregato di scendere solo

dopo l’invito. Tra gli applausi

dell’assemblea, Canetto, tratta

l’argomento trasporti eco -

sostenibili e zone verdi sicure e

accessibili a tutti con una partico-

lare attenzione a bambini, donne e

anziani.

Carducci e Intercultura per i

Sustainable Development Goals