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STIAMO VIVENDO UNA RIVOLUZIONE CULTURALE. CE LA RACCONTA L’ANTROPOLOGO DUCCIO CANESTRINI , L’AUTORE DI “ANTROPOP. LA TRIBÙ GLOBALE”. Nell’era di Internet sono nate nuove culture? Quali? Siamo nell’era dell’ibridazione, dove l’aggettivo ibrido (così com’è accaduto al sostantivo contaminazione) ha perso la sua connotazione negativa. E’ una rivoluzione culturale, perché a differenza di quanto si pensava in passato, meticciati e mescolanze sono fertili. Non che siano tutti necessariamente belli, eh. Ma è certo che, per dirla con le parole dell’antropologo statunitense James Clifford, “i frutti puri impazziscono”. Per citarne un altro, l’indiano Arjun Appadurai “oggi tutti interpretano tutti e le culture piccole e grandi si interpretano tra loro”. Per scoprire nuovi modi di essere e di vivere bisogna ancora viaggiare oppure basta navigare nel web? A prescindere dal fatto che esiste una vera e propria etnografia delle nuove culture digitali, personalmente adoro esplorare il web. Secondo me non si può fare antropologia soltanto sui libri o sul web, la pellaccia bisogna portarla in giro. Solo così ti rendi conto che le cose sono in continuo cambiamento. Magari, dopo molti viaggi, ti accorgi che anche gli altri hanno viaggiato parecchio, e il corriere che suona il campanello per consegnarti un libro ordinato online è quello che anni fa gli antropologi vittoriani avrebbero definito un “tribale”. Per contro, non basta viaggiare. Ho da poco conosciuto un “grande viaggiatore” che proclamava di aver “fatto” più di cento Paesi e voleva convincermi che la rovina del Perù sono stati i terroristi in fuga dal buon governo cileno di Pinochet. Oggi per un antropologo quali sono le destinazioni più interessanti per cogliere tendenze e modi di vivere? Direi le megalopoli dei cosiddetti paesi in via di sviluppo, che in modi anche diversi dal nostro, guarda un po’, si sono invece sviluppati. E’ in quei contesti giovani e riglobalizzati, ricchi di innesti tecnologici su antiche culture (e tenuti d’occhio dai trend spotter occidentali) che si trova la massima antropodiversità. Le nuove generazioni sono sempre meno legate al possesso di beni materiali, sono sempre più nomadi. A questo proposito, con l’affermarsi di un neo-nomadismo, come è cambiato il concetto di abitare? L’hanno chiamata generazione remix, generazione Y, me generation, zero, selfie, trovare definizioni per le nuove generazioni è lo sport preferito da giornalisti e sociologi urbani. Ma è vero. Ai giovani spesso bastano smartphone, jeans e maglietta. Se penso che io ho il garage pieno di diapositive… Torna su ABBONATI I PIÙ LETTI QUESTA SETTIMANA VESTIRE LA STORIA da AD Today | pubblicato il 4 luglio 2014 IPERTESTI POETICI da AD Today | pubblicato il 5 luglio 2014 STANZE AD ARTE da AD Today | pubblicato il 3 luglio 2014 ARTE E DINTORNI da AD Today | pubblicato il 3 luglio 2014 CHIMICA DELLA MATERIA da AD Today | pubblicato il 27 giugno 2014 ARTICOLI RECENTI TRAME DI LUSSO 7 aprile | da AD Today UN’IDEA CONCRETA 11 luglio | da AD Today L’ORGANIZZAZIONE DEL FREDDO 11 luglio | da AD Today VIAGGIO D’AUTORE 11 luglio | da AD Today MAGIA MEDIEVALE 11 luglio | da AD Today L’ERA DELL’IBRIDAZIONE 11 luglio | da AD Today SPETTACOLI IN VIGNA 11 luglio | da AD Today L’ERA DELL’IBRIDAZIONE Pubblicato il 11 luglio 2014 | da AD Today HOME NEWS PEOPLE FOCUS ON EVENTS CARTELLONE AD STYLE LIFESTYLE GLAM AND THE CITY CERCA L'era dell'ibridazione - AD TODAY http://adtoday.it/lera-dellibridazione/ 1 di 3 11/07/14 15:24

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Page 1: L'era dell'ibridazione - AD TODAYfiles.homoturisticus.com/antropo/docs/20140721141719.pdfda tenere d’occhio. Quando ne parlo agli albergatori (ho avuto studenti che si sono laureati

STIAMO VIVENDO UNA RIVOLUZIONE CULTURALE. CE LA RACCONTAL’ANTROPOLOGO DUCCIO CANESTRINI, L’AUTORE DI “ANTROPOP. LA TRIBÙGLOBALE”.

Nell’era di Internet sono nate nuove culture? Quali?Siamo nell’era dell’ibridazione, dove l’aggettivo ibrido (così com’è accaduto al sostantivocontaminazione) ha perso la sua connotazione negativa. E’ una rivoluzione culturale, perché adifferenza di quanto si pensava in passato, meticciati e mescolanze sono fertili. Non che siano tuttinecessariamente belli, eh. Ma è certo che, per dirla con le parole dell’antropologo statunitenseJames Clifford, “i frutti puri impazziscono”. Per citarne un altro, l’indiano Arjun Appadurai “oggitutti interpretano tutti e le culture piccole e grandi si interpretano tra loro”.

Per scoprire nuovi modi di essere e di vivere bisogna ancora viaggiare oppure basta navigarenel web?A prescindere dal fatto che esiste una vera e propria etnografia delle nuove culture digitali,personalmente adoro esplorare il web. Secondo me non si può fare antropologia soltanto sui libri osul web, la pellaccia bisogna portarla in giro. Solo così ti rendi conto che le cose sono in continuocambiamento. Magari, dopo molti viaggi, ti accorgi che anche gli altri hanno viaggiato parecchio, eil corriere che suona il campanello per consegnarti un libro ordinato online è quello che anni fa gliantropologi vittoriani avrebbero definito un “tribale”. Per contro, non basta viaggiare. Ho da pococonosciuto un “grande viaggiatore” che proclamava di aver “fatto” più di cento Paesi e volevaconvincermi che la rovina del Perù sono stati i terroristi in fuga dal buon governo cileno diPinochet.

Oggi per un antropologo quali sono le destinazioni più interessanti per cogliere tendenze emodi di vivere?Direi le megalopoli dei cosiddetti paesi in via di sviluppo, che in modi anche diversi dal nostro,guarda un po’, si sono invece sviluppati. E’ in quei contesti giovani e riglobalizzati, ricchi di innestitecnologici su antiche culture (e tenuti d’occhio dai trend spotter occidentali) che si trova lamassima antropodiversità. Le nuove generazioni sono sempre meno legate al possesso di beni materiali, sono sempre piùnomadi. A questo proposito, con l’affermarsi di un neo-nomadismo, come è cambiato ilconcetto di abitare?L’hanno chiamata generazione remix, generazione Y, me generation, zero, selfie, trovare definizioniper le nuove generazioni è lo sport preferito da giornalisti e sociologi urbani. Ma è vero. Ai giovanispesso bastano smartphone, jeans e maglietta. Se penso che io ho il garage pieno di diapositive…

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Page 2: L'era dell'ibridazione - AD TODAYfiles.homoturisticus.com/antropo/docs/20140721141719.pdfda tenere d’occhio. Quando ne parlo agli albergatori (ho avuto studenti che si sono laureati

da tenere d’occhio. Quando ne parlo agli albergatori (ho avuto studenti che si sono laureati sultema) comprensibilmente impallidiscono. Nell’arte degli ultimi anni aleggia spesso uno spirito ludico. A cosa pensa sia dovuto?Non sono un esperto d’arte, ma credo che lo spirito ludico ci sia sempre stato. La dimensione delgioco, etologicamente e antropologicamente parlando, è sganciata da funzioni pratiche immediate.Ricrea, in tutti i sensi. E così l’arte non deve “servire” a nulla, giusto? Altrimenti è un’altra cosa. Di cosa parla “Antropop. La tribù globale”, il suo ultimo libro?E’ diviso in quattro parti. Nella prima Ken molla Barbie, lesbiche sadiche uccidono insetti,smanettoni alzano gli occhi dal display e girano con i Google Glass. Concetti come identità etradizione vengono messi alla griglia. Nella seconda parte faccio un po’ di storia dell’antropologiapartendo dai fumetti di Flash Gordon per arrivare a Django unchained di Tarantino. La terza èautobiografica, racconto dove e perché mi sono rifiutato di mangiare un pipistrello lesso. La quartaparte si intitola Corporama, e prende in considerazione fenomeni neotribali di lookdiversità (nasiforati, tatuaggi, braghe calate) oltre a piccole manie come quella di fotografare le pietanze.

WHO’S WHO.

Duccio Canestrini insegna Antropologia del turismo nel Corso di laurea dell’Università di Pisa inScienze del turismo presso la sede distaccata del Campus di Lucca. Laureato in Antropologiaculturale a Siena, ha fatto ricerca sul campo in India, con il prof. Paul Bouissac della VictoriaUniversity di Toronto (Canada). Oggetto della missione, le tecniche del corpo degli acrobati delcirco indiano, derivate da performance religiose. L’antropologia del corpo, da allora, è rimasta unsuo specifico ambito di ricerca. Da anni si occupa di divulgazione antropologica, tenendoconferenze spettacolo su vari aspetti della contemporaneità. Dal 1992 al 1994 ha insegnato acontratto Antropologia del turismo presso la Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento e hatenuto seminari in vari corsi Master. Alternando ricerca e divulgazione per più di dieci anni haviaggiato in tutti i continenti da inviato della rivista geografica “Airone”, realizzando anchedocumentari sul rapporto uomo ambiente (in Africa e in Sudamerica) distribuiti in Australia etrasmessi in Italia da Raitre. Per cinque anni è stato responsabile degli eventi culturali dellamanifestazione espositiva milanese “I Viaggi di Outis”. Nel 2005 ha svolto il coordinamentoscientifico di Civitour, la sezione dedicata al turismo responsabile della manifestazione padovanaCivitas. Particolarmente interessato alla mediazione culturale, ha seguito due missioni umanitariedell’Onu, con Staffan de Mistura, in Kurdistan e in Afghanistan. Nel 2005 ha lavorato comeesperto nello Sri Lanka, nella zona colpita dallo tsunami, nell’ambito di un progetto dicooperazione internazionale allo sviluppo finanziato dal Ministero degli esteri italiano. Nel 2006 hafatto parte del gruppo di esperti cui S3.Studium ha affidato il progetto di ricerca previsionale su Ilfuturo del turismo in Italia e nel Mediterraneo fra il 2007 e il 2011.www.youtube.com/watch?v=ilOFnX2JZ_E

Autore: Mario Gerosa

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