Riot Van #10 - Ricomincia da te

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#10 - Novembre 2011 1 MAGAZINE INDIPENDENTE GRATUITO#10NOVEMBRE 2011 Testata iscritta presso il Tribunale di Firenze il 12/3/2009, reg. n. 5707 Ricomincia da te

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RiotVan numero 10 - Ricomincia da te

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#10 - Novembre 2011 1

Magazine indipendente gratuito #10 noveMbre 2011

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Sicuramente è la crisi più seria che i giovani del-la nostra generazione e di quelle successive ab-biano mai visto: troppo piccoli per avere ricordi dei primi 90, con le tangenti e i lanci di moneti-ne. Era più una questione italiana, nostra. Oggi cambiano i problemi e il contesto: sono i mer-cati e l'Europa, attori esterni a dettare i tempi e i modi, del nostro cambiamento politico. Am-messo che si tratti davvero di cambiamento. Nell'aria c'è sempre il rischio di riciclare soluzio-ni già viste, che siano la nomina di un governo tecnico che tolga le castagne dal fuoco, o l'uso dei sanpietrini come armi del cambiamento: in ogni caso, si tratta di copioni già visti.oggi sembra che il modo in cui si esprimono le idee, la loro forma, pretenda di rappresentare anche la loro sostanza. roma e la manifesta-zione del 15 ottobre ne sono un chiaro esem-pio. Sia chi ha partecipato agli scontri, sia chi li ha condannati duramente rivendicando il ca-rattere pacifico della manifestazione, ha finito

con l'affidarsi solamente alla forma, tralascian-do, forse un po' colpevolmente, il contenuto, il desiderio di cambiamento. Sperare che basti una manifestazione-sfilata di qualche ora per ri-solvere la crisi è tanto ingenuo quanto credere che bruciare la macchina del tuo vicino di casa ti permetta di trovare lavoro. In ogni caso, si agi-sce senza avere chiaro l'obiettivo. Forse siamo vittime di una situazione confusa e distorta o forse colpevoli di eccesso di pigrizia, di una par-tecipazione spesso superficiale. Alla ricerca di qualcosa di indefinito: il cambiamento non ha di per sé alcuna connotazione positiva o negativa. Dopo anni di atrofia, non possiamo risvegliarci all'improvviso sognatori. Il fallimento di questo approccio può essere il male minore: tra i rischi ci sono la manipolazione da parte di chi difen-de un sistema cannibale e l'antico metodo del cambiare tutto per non cambiare niente. Nel mondo-mercato virtuale delle borse, non c'è spazio per l'uomo. Esigenze, passioni, capacità,

socialità, idee: tutto questo viene soffocato. In ogni ambito il successo sembra che si sviluppi distaccato, se non a discapito, della società.Servirebbe un cambiamento culturale, dove per cultura si intende il modo in cui ci rapportiamo al resto del mondo e della società. Comprende-re il presente e la sua complessità è oggi tanto difficile quanto necessario. Partire dalla vita e dal lavoro quotidiano, mettendoli al servizio di un progetto più ampio, più alto. O anche meno meschino, tanto per cominciare. andare oltre la superficie, convertire il sentimento in azione, e indirizzare le capacità su un qualcosa che parta qui ed ora, avendo consapevolezza del nostro agire, ma che punti ad arrivare lì domani, dimo-strando di avere progettualità. Dice bene Da-niele pasquini quando scrive su noClaps “Sono le nostre vite la rivoluzione”. Partire dalle perso-ne come potenziali vettori di cambiamento, dal lavoro quotidiano e locale, guardando anche agli esempi che arrivano da lontano. un proces-so condotto con concretezza e determinazione, nella consapevolezza che il domani lo si costrui-sce a partire da oggi.

Mauro Andreani

Direttore responsabi le

Direttore esecutivo

Responsabi l i organizzativ i ed editoria l i

Redattori e col laboratori

Graf ica e impaginazione

Supporto web e broadcasting

Michele Manzotti

Mauro Andreani

Niccolò Seccaf ieno, Jacopo Aiazzi, Giuseppe Di Marzo, Michele Santel la, Giul io Schoen, Mattia Vegni

Andrea Bertel l i, Simone D'Alterio, Eleonora Di Maggio, Andrea Lattanzi, Francesco Guerri, Stefano Lascia l fari, Elena Panchetti, Daniele Pasquini

Michele Santel la, Mattia Vegni

Francesco Canessa, Giovanni Cosi, Francesco Guerri, Beatrice Puccioni

Sono stati fatti tutti gl i sforzi per segnalare e a l locare correttamente i crediti fotograf ici. Ricordiamo che i l d ir itto del l'immagine fotograf ica resta del l'autore

Stampato presso Pol istampa, Firenze - Tiratura 3000 copie in carta ecologica - Real izzato con i l contributo del l'Ateneo Fiorentino

Riot Van Magazine Indipendente Gratuito n.10

Rv è una rivista indipendente, finanziata dall'università di Firenze, dal DSU toscana e talvolta auto finanziata. RV è aconfessionale, apar-titico ed è redatto da giovani studenti, laureandi e neo-laureati. Fondata nell'ottobre del 2008 da due studenti del corso di Media e Gior-nalismo per l'esigenza di fare pratica nel settore del giornalismo e dell'editoria, possibilità che il corso non offriva, si è poi evoluta in un magazine di ampio respiro, un canale video, un sito web e un'associazione culturale che organizza eventi sul territorio fiorentino. For-nire un'informazione svincolata da logiche prettamente commerciali o da interessi politici è la nostra missione. Musica emergente, arte undeground, auto produzioni sono il nostro pane, ve lo offriamo fragrante ogni qual volta i fondi ci permettono di uscire. Buon appetito.

RIPARTIRE DALLE PERSONE

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Bar Argentina via della Mattonaia/viale gramsci---Bevo vino via di San niccolò 59/r---Gold via gioberti 54/r---Feedback store Corso tintori 43/r---Gold via verdi 19/r---Centro Java infoshop Via Pietrapiana angolo Via Fiesolana---Caffè biblioteca delle Oblate Via Dell'Oriuolo 26---Bar della facoltà di Architettura piazza ghiberti---Ninotchka via pandolfini 29-31/r---Velvet Goldmine Officine, via giampaolo orsini 87/r---Société Anonyme via della Mattonaia 24---Danex Records via degli artisti 8---Circolo Aurora viale pratolini angolo piazza tasso---Strizzi bar via oriani 20/r---Bar Massimo, via Carlo del prete 9/r---Car-dillac via degli alfani 57/r---New Store via San gallo 95/r---Australiano borgo Santa Croce 31/r---Soul Kitchen via de benci, 34/r---Il Panino Tondo Via Montebello 56/r---La citè Borgo San Frediano, 20/r---BeBop Via dei Servi 76---Velvet Club p.zza ghiberti 17/r---X graphics via della pergola 47---Cargo Via dell'erta canina 12/r---Jazz Club Via nuova de' Caccini 3---Pop Cafè piazza Santo Spirito 18/r---Il Barone via romana 123/r---Casa della Creatività vicolo Santa Maria Maggiore---Eskimo Via de' canacci 12r---Plaz piazza dei Ciompi---Unplugged Via de' Saponai 14/r---Fuoriskema via del Corso---Kitch viale gramsci 3/r---Tempo reale villa Strozzi via pisana 77---Notte fiorentina Borgo san Frediano---Gustapanino Via de' Michelozzi 13/r---Caffè Cabiria piazza Santo Spirito 4/r---Cafè Artigiani Via dello Sprone 16/r---Libreria Brac via dei vagellai 18/r---Piccadilly music store Via San Gallo 69/r---Volume piazza Santo Spirito 5/r---Verticale via ponte alle Mosse 41/b---Ultra via XXvii aprile---Ethic borgo albizi 37/r---Data Records via dei neri 15/r---Rock Bottom records via degli alfani 34/r---Marque Moon piazza Santa Maria Maggiore 7r---Scuola di Comics via del Corso 1---Nardini Book Store via delle vecchie Carceri---Le Bertucce Pizza & Taglieri Via Santa Elisabetta 16r angolo Via delle Oche---Caffè letterario °Le Murate piazza delle Murate

Copisteria Universale

Puoi trovare RiotVan presso i nostri sponsor

Oppure presso:

bar massimo

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firenze

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Riot Van presenta

Cronostoria politica dell’uomo che, per diciotto anni, ha plasmato l’Italia e la biografia professionale di un economista dal doppio volto.

di Jacopo Aiazzi

Da Berlusconi a Monti

Roma 15 ottobre: non solo violenza e devastazioni ma un’ analisi sulle cause che hanno trasformato la giornata in una guerriglia urbana.

di Jacopo Aiazzi e Andrea Bertelli

Tutti in piazza, destinazione nessuna

Le proposte del movimento 15M, gli obiettivi dei manifestanti spagnoli e ciò che è rimasto dopo la manifestazione del 15 ottobre.

di Giulio Schoen

Gl i Indignados a Madrid

Uno sguardo sulla città scozzese, gemellata con Firenze, che combatte la crisi investendo sulla cultura, i giovani e la musica.

di Michele Manzotti

Pol it ica Edimburgo

Un nuovo metodo con cui le organizzazioni possono ottenere finanziamenti dal basso. Una possibilità imprenditoriale tanto innovativa quanto interessante.

di Francesco Guerri

Eppela, trampol ino per le buone idee

A Firenze è nato un nuovo elemento creativo, provocatorio, irriverente ma, al tempo stesso, estremamente ponderato e rispettoso.

di Jacopo Aiazzi

Guerri l la Spam

Presentazione della prima fatica discografica della giovane band fiorentina e un’intervista per spiegare la loro evoluzione artistica.

di Simone D’Alterio e Elena Panchetti

Zoopark

Dal divanetto del Viper Theatre vi proponiamo l’intervista a Benjamin Stanford, in arte Dub Fx, che ci racconta la sua storia e ci spiega i suoi strumenti da lavoro.

di Stefano Lascialfari

Interv ista a Dub Fx

Da l’apocalittica serie Hydra, che tenta di guadagnarsi la meritata vetta della popolarità, a quelle ormai diventate famose a livello nazionale come Freaks.

di Mauro Andreani e Eleonora Di Maggio

Le nuove web series

Una Firenze che vive un profondo malessere creativo, raccontato attraverso gli artisti che vivono la città e il romanzo che racconta di un’Italia sconvolta dalla lotta politica e dalla guida del Partito Unico.

di Daniele Pasquini

Recensioni letterarie

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"Non entrerò mai in politica"- Fino al 1992, pro-muove sui suoi network il Psi e Craxi. "Scendo in campo"-' 93 entra in politica e fonda Forza Italia."Vendo le mie tv"- '94 si dimette dalla diri-

genza Fininvest, affidandola a parenti e fidati collaboratori."Sono l’Unto dal Signore"- Si presenta alle elezio-ni insieme ad An di Fini, la Lega Nord di Bossi, il Ccd di Casini e Mastella."Mai detto che sono l’Unto dal Signore"- entra in conflitto con il pool di Mani pulite, tentando di approvare un decreto per uscire da tangentopoli."Toghe rosse"- durante la Conferenza mondiale contro la criminalità organizzata riceve un avviso di garanzia per corruzione dal pool di Milano."Con Bossi mai più nemmeno un caffè"- '94 la Lega toglie la fiducia al governo. berlusconi è co-stretto a dimettersi. "Scalfaro e Dini comunisti"- il 22 dicembre viene formato un governo tecnico guidato da dini. "D’Alema comunista"- Alle politiche del '96 FI si presenta senza la Lega: vince prodi. "L’amico D’Alema"- Collabora con D’Alema alla bicamerale, occupandosi di riforme giudiziarie e costituzionali."L’Islam cultura inferiore"- alle elezioni politiche

del 2001 recupera il rapporto con la Lega di bossi."Dell’Utri è un perseguitato"- 2001 sale alla pre-sidenza del Consiglio. "La proporrò per il ruolo di kapò"- 2003 ricopre la carica di Presidente del Consiglio dell’UE."Tutta colpa dell’euro"- 2005 sconfitta alle elezio-ni regionali. dimissioni e varo del governo ber-lusconi iii."Ciampi comunista"- 2006 Romano Prodi vince le elezioni. "Meno tasse per tutti"- 2006 decreta la nascita del popolo delle Libertà."Via la spazzatura da Napoli in tre giorni"- 2008 vince le elezioni politiche."Il miglior premier degli ultimi 150 anni"- 2011 a seguito delle pressioni di europa e mercati inter-nazionali si dimette"Sempre stato assolto"- E’ stato oggetto di nu-merosi procedimenti penali, nessuno dei quali si è concluso con sentenza definitiva di condanna, per via di assoluzioni, scadenza dei termini di pre-scrizione e depenalizzazioni dei reati contestati.

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nel 1999 la Commissione Santer si di-mette in blocco. La commissione d’inchie-sta del parlamento UE concluse che v’era “una responsabilità collegiale dei com-missari nei casi di frode e nepotismo”.

2005 international advisor per goldman Sachs, membro del Research Advisory Council del Goldman Sachs Global Market Institute. Advisor della Coca Cola Company.

Secondo la rivista tedesca der Spiegel, nu-merosi sono stati gli investimenti di Mario Monti e goldman Sachs nel debito greco, insieme ai tentativi di mascherare le reali condizioni del debito pubblico della grecia.

1994 candidato dal governo berlusconi come commissario europeo. deleghe a Mercato Interno, Servizi Finanziari e Inte-grazione Finanziaria, Fiscalità ed Unione doganale.

1999 confermato commissario europeo dal governo D’Alema delega alla Concor-renza. inaugura il procedimento contro la Microsoft.2001 blocca la fusione tra general electric e Honeywell.

nel 2010 redige il libro bianco contenen-te misure per il completamento del merca-to unico europeo. editorialista de il Corriere della Sera.

1965 laurea in economia presso l’Univer-sità Commerciale Luigi bocconi di Milano. 1968 specialistica presso l'Università di Yale (Stati uniti). 1980 professore di economia politica presso l’Università Bocconi, direttore dell’I-stituto di economia politica.

nel 1981 è relatore della commissione parlamentare sulla difesa del risparmio fi-nanziario dall’inflazione.1982 presidente della commissione sul sistema creditizio e finanziario. 1988-89 membro del Comitato Spaven-ta sul debito pubblico.

1989 diventa Rettore alla Bocconi.1994 diventa presidente della bocconi.

uno dei risultati più importanti della sua attività di ricerca in campo economico è il modello Klein-Monti, risultato degli stu-di paralleli con il premio nobel Lawrence Klein. il modello descrive il comportamen-to di una banca in regime di monopolio.

2005 presidente del “Bruegel” gruppo tendenzialmente indipendente composto e finanziato da 16 Stati membri dell’Ue e 28 multinazionali. Si occupa di analisi delle politiche pubbliche, politica sociale, stra-tegia politica, economia, scienza, politiche industriali, politiche commerciali, consu-lenze militari.

2010 è presidente europeo della Com-missione Trilaterale, gruppo di interesse di orientamento neoliberista fondato da David Rockefeller con l’obiettivo di eser-citare una pressione politica sui governi delle nazioni industrializzate, per portarle a sottomettersi alla loro strategia globale. Membro del comitato direttivo del grup-po bilderberg.

Le due facce di Mario Monti

2005 international advisor per goldman Sachs, membro del Research Advisory Council del Goldman Sachs Global Market Institute. Advisor della Coca Cola Company.

Cronostoria Politica di Silvio Berlusconi

2011 viene nominato Senatore a vita dal presidente della repubblica giorgio Napolitano. Riceve l’incarico di formare un nuovo governo.

a cura di Jacopo AiazziG

rafica RiotVan

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Tutti in piazza, destinazione nessuna

iene da ridere a sentire telegior-nali nazionali, grandi testate gior-nalistiche, insigni luminari del niente che s’indignano per l’unica manifestazione violenta al mon-

do. Tenendo conto solo degli effetti e non delle cause scatenanti si rischia di fare la fine degli struzzi, mettendo la testa sotto la sab-bia per non voler capire o svaluta-re. In tutti i centri nevralgici, dove la rabbia verso il sistema finanzia-rio era più amplificata, da Atene a Londra, di scontri ce n’erano già stati in precedenza, anche peg-giori di quelli del 15 ottobre a Roma, ma in quei paesi l’attenzione è rimasta sulle cause e non sugli effetti. Inoltre, in tutte le altre

nazioni del mondo, la manifestazione del 15 ottobre era stata dilazionata nelle più grandi città del paese, men-tre a Roma si è scelto la quantità, a discapito della qualità, assembrando tutti i movimenti, sindacati e partiti

in un'unica, abnorme situazione. Tutto ciò ha provocato numero-se distinzioni sia nelle motiva-zioni, sia nelle modalità d’azio-ne: da chi manifestava contro il sistema finanziario, a chi vo-leva rovesciare il governo ber-lusconi, da chi voleva accam-parsi in piazza S. giovanni per continuare la protesta, a chi

ha preferito incendiare auto e frantumare ve-

trine. Centinaia di migliaia di mani-

festanti erano così rappresentati da innumerevoli bandiere, slogan, partiti, sindaca-ti, movimenti, tutti con l’insana voglia di esternare una propria protesta, senza tenere mini-mamente conto di utilizzare la forza del numero. Tutti pronti a sbandierare il proprio sim-bolo perdendo così anche il minimo cenno d’ideologia comune che doveva carat-

terizzare la giornata. un altro errore estrema-mente grave è da attribuire esclusivamente all’amministrazione comunale, sperando si tratti realmente di errore e non di pretesto, permettendo ai residenti di lasciare como-damente parcheggiate macchine e motorini nel tragitto del corteo, hanno così concesso l’occasione di innescare la scintilla. Si parla

di italiani come particolarmente violenti senza tenere conto che, forse, una rabbia già covata da troppo tempo, trova un amplifi-catore in una classe politica che si è dimostrata più volte inade-

guata. Questa non deve essere presa come una giustificazione, ma altrettanto erroneo è generalizzare. C’erano presunti black block, anarco-insurrezionalisti, comunisti rivolto-si, fascisti infiltrati, incappucciati arrivati alla manifestazione già muniti di caschi e ran-delli con l’intento di esportare un modello di rivoluzione fine a se stesso, senza obiettivi precisi e senza alcuna rivendicazione politi-ca. viene da chiedersi se queste persone, se non infiltrati, abbiano realmente una qualche ideologia che non sia basata su un sempli-ce miscuglio d’idee, privo di una concreta prospettiva di futuro. Si parla di soggetti violenti e di cor-teo violentato ma nessuno alla fine riesce davvero a capire chi sia vittima e chi carnefice. Per evitare di soffocare sotto i lacrimogeni, cosa arginata grazie alla ottima ventilazione della piazza, quasi tutti si sono coperti il volto con sciarpe o felpe, alcuni per cercare di difendere un obiettivo -in que-sto caso l’occupazione di S. Giovanni- e non permettere alla polizia di vanificarlo. Molti manifestanti normali hanno fatto cordone per impedirgli l’ingresso in piazza, date le cariche indiscriminate, dovute anche al caos del momento. odio viscerale verso coloro che parlano di falsi tentativi dei manifestan-ti di allontanare i violenti dal corteo, mentre in realtà i veri manifestanti hanno trattato i presunti incendiari nello stesso modo in cui hanno accolto Pannella. Hanno così tentato di respingere la polizia, perché i violenti non

si vestono solamente di nero, ma ogni tan-to portano orgogliosamente uno scudetto dell’Italia sul braccio. L’incomprensibile foga nel declamare carcere a vita per questi vio-lenti e l’assoluto disinteresse nei confronti di criminali mondiali che, in giacca e cravat-ta, nuotano in dorate piscine a discapito del resto del mondo e vengono proposti come una cura al virus che loro stessi hanno creato. non ci resta che sperare, per le future mani-festazioni, nella creazione di una coscienza comune, nell’abbattimento dell’egocentrico individualismo partitico e nell’istituzione di un servizio di sicurezza interno al corteo e ca-pace di allontanare elementi nocivi allo sco-po della manifestazione stessa. Sperando di costruire un movimento efficace e duraturo che riporti all’attenzione, anche degli italiani, quali sono le reali cause di questo malessere, dalla politica malata alla finanza grottesca, e una concreta proposta per il futuro. Consa-pevoli che sia violenza anche quella perpe-trata giornalmente da contratti usa e getta, stipendi ridicoli, mutui esosi e una costante, spesso comoda, rivisitazione delle informa-zioni. basterebbe che fosse reso pubblico il

numero di giornalisti, videoma-ker e fotografi precari utilizzati per raccontare quanto successo. non resta da dire che a roma, il 15 ottobre, abbiamo assistito a due diversi tipi di violenza: quella intollerabile e fine a sè stessa, e quella comprensibile di chi tenta,

manifestando il proprio dissenso, di otte-nere qualcosa, di cambiare questo mondo contorto. anche chi non è capace di scindere le due cose si troverà a rispondere con uno schiaffo, piuttosto che con un sorriso, a chi tenta di mettergli una carota nel retto. Senza casco si rischia di prendere qualche sassata di troppo, senza una bandana sulla bocca si rischia di soffocare sotto i lacrimogeni ma, forse, se alle prossime manifestazioni ci sarà più coesione tra gli organizzatori e un servizio di sicurezza interno, non si rischieranno spia-cevoli intrusioni e manomissioni. Solo chi è rimasto seduto sul divano si è indignato per gli indignados.

Jacopo AiazziAndrea Bertelli

Cause ed effetti di ordinaria violenza perpetrata da anni, dietro lo sportello di una banca o dalle poltrone del parlamento.

I violenti non si

vestono sola-

mente di nero

A Roma si è

scelto la quan-

tità, a discapito

della qualità

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#10 - Novembre 20118

Il 15 Ottobre a Madrid

L'orizzontalità salverà il mondo

#10 - Novembre 20118

L'assemblea Sol ci spiega cosa vuole il movimento 15M

1. un modello economico che migliori il settore pubblico impedendo la privatizzazione dei servizi come la sanità o l'acqua, la regolamentazione dei mercati contro gli abusi e la ditta-tura di banche e multinazionali, l'ineguale distribuzione della ricchezza, il ritiro del sostegno pubblico alle banche.

2. una moratoria sulla costruzione e riqualificazione del territorio, e invece la valorizzazione e il trasferimento di altri settori produttivi in altri paesi e continenti, mettendo in atto misu-re contro il lavoro precario, invece di promuoverlo.

3. un cambiamento del modello politico, con l'eliminazione di tutte le leggi che favorisco-no la corruzione, la legge elettorale, leggi finanziarie comunali e partiti politici e il divieto di tutti i funzionari pubblici incaricati o condannati per violazione.

4. un modello di cambiamento della partecipazione dei cittadini, contro la manipola-zione dei mass media e della pubblicità per mascherare la violenza del sistema, contro la mancanza di informazioni pubbliche da parte del governo. Modelli di informazione, comu-nicazione e partecipazione orizzontale.

5. un cambiamento del modello urbano-territoriale, con lo sviluppo di piani di adattamen-to urgenti in tutti i comuni, che fissano il grave deficit nei servizi pubblici come sanità, igiene, istruzione e trasporto pubblico accumulato in decenni selvaggi di sviluppo, l'eliminazione di tutte le forme giuridiche che incoraggiano la speculazione.

6. L'attuazione delle politiche per l'edilizia abitativa, evitando gli sfratti per l'incapacità di pagare mutui e per mettere in atto misure contro il mobbing immobiliare.

7. un cambiamento di modello ambientale, promuovendo misure drastiche per proteg-gere l'ambiente, il patrimonio culturale e il vivere sostenibile, sostenere le energie rinno-vabili e gli acquisti verdi, rispetto al modello consumistico importato dai centri commerciali, residenziali e dei trasporti privati.

8. un cambio di modello sociale, rispetto alla omogeneizzazione, la commercializza-zione e la privatizzazione di tutte le sfere della vita, contro la violenza del patriarcato e l'individualismo.

A Madrid l'enorme adunata di Puerta del Sol è nata da sei diverse manifestazioni par-tite da altrettanti quartieri. arrivati a plaza de Cibeles, dove i cortei si sono uniti per ar-rivare poi a Sol, sembrava che ognuno sa-pesse perchè si trovava li. Sarà che ci sono 5 milioni di disoccupati, sarà che sono stati fatti tagli senza precedenti nella democra-zia sociale, sarà la recente modifica della Costituzione per tagliare la spesa pubblica, oppure i tagli nel campo dell'istruzione, la privatizzazione della salute e dei servizi pubblici, ma questa consapevolezza si ri-scontrava in quasi tutte le espressioni delle centinaia di migliaia di persone presenti in piazza. e la stessa consapevolezza ha fatto si che tutto filasse liscio, compresa l'occu-pazione dell'hotel a Madrid e di un altro edificio a Barcellona.non è un caso che i sei cortei siano partiti separati dai quartieri. proprio nei quartieri sono cominciati a mancare servizi sociali, scuole e lavoro. e da li la gente, uscita da un lungo periodo di oscurantismo e da una mancanza di partecipazione, ha comincia-to ad organizzarsi in piccole assemblee e a prepararsi alla manifestazione del 15 otto-bre. Non esistono capi, referenti, non c’è gerarchia; questa è la grande differenza con Democrazia real ya, nata prima e con obiettivi vicini al 15-M, ma poi accettando una struttura verticale. L’assenza di un ver-tice fa sì che le decisioni vengano prese dall’assemblea, convocata per qualsiasi decisione e indipendentemente dal grado d’importanza. Ci vanno tutti alle assem-blee e non hanno bandiere; ognuno parte-cipa da singolo e come tale interviene. va da se che anche nei cortei le distinzioni tra gruppi e movimenti sono stati soppiantati da problemi più seri, più immediati. il ma-nifesto del Movimento 15M [riquadro] po-teva nascere solo in questo ambiente.

Grafica R

iotVan; foto Puerta del Sol

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#10 - Novembre 2011 9#10 - Novembre 2011 9

No Claps è un blog collettivo nato nei mesi scorsi per fare incontrare le persone, per porre domande e per cercare di riflette-re su quello che sta accadendo. E ovvia-mente per cambiare il mondo. No claps, che ancora non era No claps, ma solo un perché non facciamo un blog collettivo?/eh sai ce ne sono pochi (un’idea un po’ così), nacque un giorno di inizio agosto. noi era-vamo tutti un po’ ubriachi e eccitati sinap-ticamente da quello che stava accadendo nel mondo.L’adrenalina del precipizio, la rabbia del ca-dere, aprire il giornale e soffocare, la sensa-zione di vivere un momento storico, la con-vinzione di non potere in fondo fare niente.Il senso di impotenza ci attanaglia e con-danna alla disillusione. Ma dopo essere stati in piazza, nelle assemblee, nelle occu-pazioni, frustrati disillusi e sfiniti, ci siamo messi a pensare.Le domande sono tante ma sembrano ri-condursi a una sola: perché no?E poi si sviluppano così: Perché qua non succede mai niente? perché non succede niente di significativo? Perché tutti gli sforzi e le energie spese si traducono in un mare di inettitudine e inazione? O azioni anacro-nistiche? E come si cambia? Che strumen-ti bisogna darsi? Perché le persone non si muovono? Che linguaggio scegliere? Come si parla? Come si comunica? Che cosa man-ca? Che cosa vogliamo? essere un movimento porta con sé il rischio che nella lontananza dell’obiettivo la rab-bia diventi stanca e i propositi inetti, o che diventi semplicemente uno sfogo impro-duttivo di frustrazione. Lo sappiamo. Una marea di sinapsi atrofizzate e impre-gnate da un deleterio quanto triste biso-gno di consenso e conservazione, processi identitari via via sempre più escludenti o autoreferenziali: in questo riconosciamo i limiti dell’azione politica di tutti questi anni. (proporsi di cambiare il mondo è una cosa così folle e ingenua.)Assuefatti dalla semplificazione ad ogni co-sto cerchiamo timidamente di approcciare la via della ricerca e del dialogo. No claps aspira a essere un’ulteriore strumento per quel popolo che rivendica con forza diritti, giustizia sociale, equità, onestà, rispetto dell’ambiente o dei beni comuni, democra-zia; un blog aperto e collettivo, nel tentati-vo quasi disperato di “fare e pensare” con-temporaneamente, tra la rete e le piazze, la legittima indignazione e l’effettiva neces-sità di iniziare a elaborare nuove soluzioni.Stiamo cercando il modo di diventare la carne potente di una libera moltitudine. E’ folle, lo sappiamo. non lo si fa mica con un blog. no. Ma perché no? http://noclaps.wordpress.com

Fatjona Lamçe

Quello che rimane della grande mobilitazione del 15 ottobre in Spagna sono gli appuntamenti di novembre per contrastare la qua-si scontata vittoria del PP alle elezioni e due edifici occupati, uno a Madrid e un altro a Barcellona, prima che altre città seguissero l'esempio.

Nella capitale l'edificio occupato è un vecchio albergo del centro di nome Madrid che affac-cia con un lato proprio su puerta del Sol, teatro delle proteste e delle acampade di maggio. L'edificio ha cinque piani, seminterrato e due tetti. Dispone di sale polifunzionali, camere completamente attrezzate, magazzini, cucine, mensa, energia elettrica e un sacco di altro materiale.E' stato occupato alla fine del corteo del 15 ottobre da gruppi di indignados uniti al movi-mento di lotta per la casa, i quali sono entrati sfruttando i ponteggi che da mesi coprivano il palazzo abbandonato. E' diventato in pochi giorni uno spazio multidisciplinare, per temi diversi come l'educazione, l'assistenza in merito agli alloggi, l'agricoltura biologica, il micro-credito. Oltre al centro sociale, due piani sono stati adibiti a dormitorio provvisorio per famiglie e persone sotto sfratto.La proprietà il giorno dopo ha presentato la relativa denuncia alla polizia nazionale. il corpo però non agirà finché non ci sarà una decisione giudiziaria. il presidente della Comunidad de Madrid esperanza aguirre, già contestatissima sul fronte dei tagli scolastici, negli stessi giorni ha subito un tentativo di "irruzione" da parte di sconosciuti in casa sua, e ha subito annunciato che "probabilmente volevano okkuparla, con la k che va tanto di moda".alla prima assemblea gli occupanti, costituitisi Assemblea Hotel Madrid, hanno spiegato così la scelta di occupare un edificio piuttosto che accamparsi in piazza: "Questo posto è un simbolo della vecchia mentalità, l'edificio è una ex tenuta reale appartenente a Montever-de, una società nota per l'enorme attività speculativa che include l'appropriazione di beni pubblici per la conversione in appartamenti di lusso. Sorprendentemente, l'azienda è ora in bancarotta, come molte altre che hanno portato avanti questa mentalità facendoci crollare nella situazione insostenibile che viviamo oggi".Applausi dall'interno dell'albergo e dalla Puerta del Sol, dove la folla ascolta le parole dagli altoparlanti piazzati in cima agli ascensori della metropolitana."pertanto – proseguono – la liberazione di questo spazio è del tutto legittima. vi invitiamo a partecipare e contribuire con idee concrete per vivacizzare questo edificio che riteniamo assolutamente adatto per uso popolare, aperto e partecipativo, un nuovo espacio liberado a Madrid".

Giulio Schoen

Hotel Madrid

No Claps oltre il consenso

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Raccontateci quando e perché avete detto "formiamo Eppela". L’idea è nata nell’autunno 2010. Nicola Len-cioni, il fondatore di eppela, ha iniziato a docu-mentarsi sul crowdfunding a livello mondiale per pura passione e curiosità personale. un giorno mi ha chiamata nel suo ufficio e mi ha detto “E’ geniale, voglio farlo anche in Italia”. non ho potuto dirgli di no.E' un lavoro vero e proprio o una passione a cui non potete rinunciare?eppela è un lavoro. il marchio è di proprietà

di un’agenzia di comunicazione che ha ovvia-mente altre attività, molto differenziate. per me e i miei collaboratori però è un lavoro full time.Siamo curiosi, vogliamo entrare nei partico-lari tecnici: come funziona il portale? Come dovremmo muoverci per sfruttarne al me-glio le potenzialità? per prima cosa dovete avere un progetto. Non un’idea vaga, un’intuizione, ma un pro-getto strutturato e realizzabile a breve termi-ne. La reputazione sociale e la credibilità sono

molto importanti: ricordiamoci che le perso-ne devono sentirsi coinvolte e convinte per darvi delle somme di denaro. dovete stabilire la soglia economica che volete raggiungere e la durata del progetto on line (fino a un mas-simo di 120 giorni). poi vi servono: un video carino e accattivante che racconti il proget-to e un testo che spieghi chi siete e a cosa vi serviranno i soldi. infine il cuore della vostra proposta: a ogni offerta delle persone voi pro-metterete in cambio una ricompensa legata al progetto: oggetti, ringraziamenti ma anche vere e proprie esperienze, emozioni. Le per-sone sposeranno la vostra idea come piccoli mecenati, se riceveranno qualcosa di davvero unico e divertente in cambio saranno ancora più invogliati a sostenervi. Le ricompense van-no ben calcolate nel budget richiesto, dovete essere pronti a corrisponderle al più presto in caso di successo, ne va della vostra credibilità.A questo punto il progetto va on line. E' fonda-mentale che ogni progetto riceva l’appoggio e la spinta iniziale dalla sua community di rife-rimento. E’ fondamentale usare tutti gli stru-menti di comunicazione privata, mail, social network, blog, ma anche parlarne a voce con chiunque, in conversazioni private, in occasio-

Avete mai sentito parlare di crowdfunding? Copio e incollo da wiki-pedia: dall'inglese crowd, folla e funding, finanziamento, è un pro-cesso collaborativo di un gruppo di persone che utilizzano il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di individui ed organizza-zioni. Barack Obama usò questa tecnica per finanziare parte della sua campagna elettorale. Come è possibile che un'idea venga finan-ziata da gente comune? In Italia ancora questa forma di finanzia-mento non è molto diffusa, ma c'è chi lavora per questo. eppela.com è uno dei portali che prova a mobilitare risorse dal bas-so. Abbiamo chiesto a Chiara Spinelli, project manager di Eppela, come funziona tutto questo.

Il crowdfunding. Come funziona la nuova forma di finanziamento che parte dal basso

Eppela, trampolino per le buone idee

E' gemellata con Firenze dal 1964, così come importanti città del mondo legate alla bel-lezza e alla cultura. Ma dimostra di credere a queste due caratteristiche. La prima è un dono del passato, l’altra è una conquista, e non da poco, del presente. Se volessimo prendere esempio sulla valorizzazione del-le attività culturali perché non rivolgere lo sguardo a edimburgo, fiera capitale scozzese e centro di attrazione dai grandi numeri.Prendiamo come punto di riferimento il Frin-ge che quest’anno si è svolto dal 5 al 29 ago-sto e che è la rassegna che raccoglie insieme teatro, musica, cabaret e danza. nel 2011 sono stati staccati 1milione 877mila e 119 biglietti con un incremento di quasi 50mila rispetto al 2010. Questi dati non tengono conto degli eventi gratuiti. una cifra dovuta al fatto che il Fringe 2011 ha visto sulla scena 41mila e 689 rappresentazioni di 2542 show diversi in 258 luoghi che sono disseminati in tutta la città. inoltre sono stati 21192 gli artisti sul palco. Tutto questo genera per l’economia di Edimburgo e dell’intera Scozia 142 milioni di sterline (quasi 163 milioni di Euro). Que-

sta del Fringe è la realtà più evidente, a cui bisogna aggiungere nel mese di agosto le migliaia di spettatori del Royal Tattoo Military Festival, la spettacolare parata di bande mili-tari da tutto il mondo che si svolge al castello, quelli dell’International Festival, più affine al nostro Maggio Musicale Fiorentino, e quelli del Festival del libro che vede la presenza di autori di grande livello. La cifra di due milioni di spettatori può essere calcolata addirittura per difetto. A tutto ciò va aggiunto d’estate il Festival cinematografico e quello dedicato al Jazz e blues a giugno e luglio, oltre alle altre rassegne che si snodano per tutto l’anno per un totale complessivo di dodici. Che a loro volta fanno cartello e si sono consorziate nella struttura degli Edinburgh Festivals, organismo che così dà lavoro complessi-vamente a oltre 5 mila persone a tempo pieno. La città e il governo scozzese dimostrano di continuare a credere in questa realtà. il mi-nistro della cultura e delle relazioni esterne Fiona Hyslop ha spiegato che la Scozia preve-de per la cultura il 7 per cento del suo bilan-cio. «Spendiamo tanto — ha detto nel suo

incontro con la stampa estera — perché c’è un grande ritorno economico relativo al turi-smo. anno dopo anno i festival di edimburgo continuano ad accogliere pubblico da ogni parte del mondo. Questo ci permette anche di investire sui giovani talenti della Scozia. Così possiamo vedere un futuro sempre più positivo per la nostra attività». Fonti del go-verno della città inoltre sottolineano la vici-nanza culturale con Firenze, ricordando che la collaborazione su iniziative specifiche c’è stata in passato. Ma recentemente non è sta-to promosso alcun progetto comune, nono-stante sia riconosciuta la potenzialità di una collaborazione dal punto di vista culturale.Forse uno sguardo alle nostre città gemella-te, pur con sistemi politici differenziati, po-trebbe essere utile per fare in modo che la nostra cultura (già elemento di attrazione di visitatori da tutto il mondo) diventi un ele-mento dinamico. La coesione come punto di forza, pur nella specificità di ogni singolo organismo culturale, è una strada che può essere percorsa. basta che, come in terra scozzese, ci sia la volontà politica per farlo. Chiediamo troppo?

Politica Edimburgo di Michele ManzottiPolitica Edimburgo

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ni pubbliche. Dovete chiedere di fare un’offer-ta e di spargere la voce per voi. il passaparola è l’unico modo per raccogliere quanti più con-tatti possibile: solo nella “quantità” della diffu-sione della notizia alla fine si estrae la “qualità” dei sostenitori che credono nella vostra idea e decidono di aiutarvi concretamente.Come si finanzia Eppela?eppela trattiene il 5% della cifra raccolta dai progetti che vanno a buon fine. In che modo funziona il sistema di raccolta dei fondi?Eppela utilizza il sistema di pagamento Paypal, sicuro e garantito.L’offerta fatta è una promessa di pagamen-to. La somma offerta viene prelevata soltan-to alla scadenza del progetto e solo se quello ha raggiunto il budget che si era prefissato. Se non ce l’ha fatta non c’è nessun movimento di denaro, le promesse di pagamento vengono cancellate e nessuno perde nulla. il progetto fallisce e il progettista, ovviamente, non paga la percentuale a eppela.Se il progetto invece raggiunge o supera (senza limiti) la soglia richiesta, allo scadere del tempo i soldi vengono prelevati dai con-ti Paypal dei sostenitori, viene trattenuta la percentuale di transazione di Paypal, il 5% di eppela e i fondi vengono trasferiti automati-camente sul conto Paypal del progettista.Avete portato a termine progetti, che ambiti riguardavano?Sono 5 i progetti andati a buon fine da maggio a oggi: il primo siamo proprio noi. abbiamo avviato il sito presentandoci come un proget-to semplice, chiedendo a chi era interessato alla nostra piattaforma di darci una mano e sostenerci. Questo progetto è stato avviato insieme alla campagna di comunicazione di eppela. Poi c’è stata Chiaralascura, giovane stilista vegana che realizza i suoi capi a tema, utiliz-zando solo prodotti ecocompatibili. in ordine cronologico poi, “Quell’estate al mare”, corto-

metraggio ambientato a Cervia negli anni 60, “Lo guardo Sofia”, un esperimento di graphic novel/romanzo illustrato, e infine Visibilibri, un gruppo di lettura che organizza eventi di lettura pubblica davvero coinvolgenti.La creatività è il cibo dei giovani. C'è molta voglia di migliorare la società con progetti innovativi e ben pensati. Eppela come lo vedete in questo contesto?in america il crowdfunding è una realtà di finanziamento consolidata e aperta a tutti, di cui i giovani usufruiscono continuamente. eppela vuole fare la stessa cosa in italia e in Europa. Perché attraverso il crowdfunding si può stabilire una nuova gerarchia, basata solo sul merito, sul talento, sulle idee e non sui favoritismi, le amicizie e le raccomanda-zioni. E tutti sappiamo quanto in Italia ce ne sia bisogno. Progetti per il futuro?Le idee sono molte. Concludo raccontando-vi un progetto che sicuramente interesserà i vostri lettori: a breve inizieremo a cercare i nostri Eppela Student Leader. Studenti atti-vi nella loro università, con contatti e amici, dinamici e inseriti in tutte le iniziative, appas-sionati di idee e creatività. Li selezioneremo e chiederemo loro di aiutarci a parlare di crowdfunding e di Eppela, di attivare la di-scussione su questo sistema, di fare passa-parola. Diventeranno parte del nostro staff, un’opportunità interessante anche per en-trare in contatto con il mondo di una start up web, sicuramente stimolante per uno studente. vogliamo trasformare il periodo di crisi in un’opportunità, provando a cambiare le di-namiche asfittiche e grigie del nostro mer-cato delle idee. Ci crediamo davvero. avete voglia di darci una mano?Cogliamo l’occasione per ringraziare agli ami-ci di Riot Van e tutti i lettori!

Francesco Guerri

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erché è proprio a questo che puntano le azioni di guerrilla Spam: distrarti portan-

do la tua attenzione verso temati-che forti, trattate con leggerezza. Così, lo scorso 2 giugno per la festa della Repubblica, sui principali monumenti fiorentini sono apparsi ma-nifesti che ritraevano l’immagine di un corpo femminile nudo e diviso in sezioni, ognuna caratterizzata da una percentuale di sconto. Il seno al 30%, la zona pelvica al 90% facevano da base alla troneggiante scritta Saldi di fine Repubblica. Spam nasce nel novembre del 2010 come un’idea collettiva e si propo-ne di essere la nemesi del classico artista e dei più moderni writers. Incontrarli è quasi impossibile: non si capisce bene quanti siano, da dove provengano, quali siano i loro nomi. L’anonimato è lo strumen-to che usano per contestare e rivalutare l’opera d’arte in quanto tale, cercando di restituire l’attenzione che a volte viene rubata dall’artista stesso. Cercano di stravolgere il paradosso provocato da chi arriva a mettere semplicemente l’idea, commissionando l’opera a un laborato-rio. non riesci a trovarli alla loro non-Mostra e la loro sedia, durante la non-Conferenza Stampa, è rimasta vuota. allo stesso tempo non si na-scondono dietro l’anonimato per modificare l’ambiente cittadino. Nelle

loro azioni, infatti, è sempre presente il concetto di rispetto: contestano senza disturbare l’ambiente, attaccando solo cose facilmente rimovi-bili e assorbibili. Sono l’ennesimo

elemento artistico nato da un senso di malessere: il bisogno

di ristruttura-re la creatività fiorentina. E non solo. oltre a Firenze han-

no fatto interventi a Siena, Arezzo, Milano, Tori-no, benevento, Salerno e pure un esperimento a Colle Val d’Elsa. Lo scopo dell’azione era analiz-zare le reazioni degli abitanti di un piccolo borgo nei confronti di un intervento di street art. Per l’occasione hanno scelto quello che ormai è il loro segno distintivo: corpi umani con televisori al posto della testa si minacciavano, pistola in pugno, dalla finestra. i colligiani, non essendo abituati a questo tipo d’iniziative, non sono ri-masti indifferenti, percependo anche la minima trasformazione come un’intrusione. La provo-cazione però sembra particolarmente sottile.

associando televisione, “vicini di casa” e un piccolo co-mune, vengono alla mente le grandi tragedie della cro-naca nera avvenute nei piccoli paesi. Dall’infanticidio di Cogne, all’omicidio di Avetrana, spesso le notizie ven-gono ingigantite, eccessivamente esaminate dai media nazionali per non trattare altri argomenti. Per sottoli-neare questo aspetto, il 9 maggio scorso, su molti muri fiorentini è apparsa l’immagine di un enorme uomo, con la solita televisione che sostituiva il cranio e lance di metallo al posto di mani e gambe, con cui infilzava il corpo martoriato di una bambina. Il testo sottostan-te l’immagine ha reso il tutto inequivocabile: Ci vuole

Misseri cordia. il loro uomo spam è un essere perduto, annegato nei meccanismi di distrazione che questa società

spesso utilizza e mostrato ai vari passanti come infausto presagio. Ar-riva a impersonificare Gesù, Giuseppe, Maria e pure il bestiame, consi-gliandoti di guardare la tv. Chiaramente ispirati dal filosofo Karl Popper con il suo “spegni la tv, accendi il cervello”, con il loro lavoro Lo studio nuoce gravemente al regime riprendono, forse involontariamente, una frase di giuseppe Mazzini: “democrazia è anche la responsabilità di coltivare l’intelletto”. Nell’arco di un anno hanno prodotto quattordici opere, tutte molto irri-verenti e ponderate. Se vi hanno incuriosito potete visitare il loro blog, dove probabilmente pudici e bigotti storceranno il naso vedendo i loro lavori.

Jacopo Aiazzi

Nota: Tutti i lavori di Spam sono realizzati con carta 80gr e colla da carta da parati in polvere, sciolta in acqua. Il manifesto attaccato sul muro non rovina, né macchia la parete e può essere rimosso in modo totale. Né la carta, né la colla possono inquinare l’ambiente, né deturpare pa-lazzi o edifici storici.

UNA MOSTRA CONTRO LE MOSTRE: LA PRIMA NON MOSTRA NON AUTORIzzATA DI SPAMil 24 ottobre a chiasso dè borgherini, una strettissima viuzza vicino a ponte vecchio che a prima vista si proponeva come un pisciatoio a cielo aperto, è iniziato un evento che ha rivalutato una parte di Firenze tanto sconosciuta quanto caratteristica. La prima Non-Mostra è nata sotto l’insegna della contestazione artistica: Spam ha voluto criticare le normali, spesso noiosissime mostre d’arte, dove l’artista si occupa principalmente di intrecciare pubbliche relazioni e utili conoscenze con lo scopo di vendere i suoi prodotti. per questo motivo, il luogo dove sarebbe avvenuta è stato reso noto soltanto poche ora prima, i creatori delle opere non si sono fatti vedere, non c’era un biglietto d’ingresso né drink da bere. Il chiasso ha cambiato la propria fisionomia con la prima opera affissa e ha ripreso le sue normali connotazioni quando l’ultima pagina è stata staccata dagli spettatori.oltre alle principali opere di Spam, i muri del vicolo erano ricoperti da cervelli con il corpo di spermatozoi che si dirigevano freneticamente verso un grande utero televisivo, il quale, una volta accolti, li rigettava confezionati in barattoli. Sull’altra parete si ramificava un enorme albe-ro, i cui frutti erano dei piccoli televisori bianchi. i visitatori hanno potuto riempire gli schermi vuoti con scritte che andavano dal “geniali” a “smettete di imbrattare (però bravi)” di chi pro-babilmente non conosce ancora il loro modo di operare. il pavimento piastrellato era cosparso dall’ormai nota immagine della donna spam con la vagina riempita di banconote e la scritta non calpestare la tua dignità, per un totale di 193 opere affisse. tutti i lavori di Spam sono stati esposti, come sempre, in modo non invasivo.

QUANDO LA DISTRAzIONE FA BENE ALLO SPIRITO

Guerrilla SpamVi è mai capitato di passeggiare per le vie citta-dine ed essere rapiti da un’irriverente immagi-ne sul muro? Se vi è successo, probabilmente siete stati spammati…

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il momento giusto per ascol-tare questo album; non che ci siano momenti più o meno giusti per farlo, ma diciamo che quello attuale gli si ad-dice in maniera particolare: il primo vento freddo che ti taglia la faccia, i raggi pallidi e

timidi del sole, il grigio spento di nuvole autun-nali creano un paradossale ossimoro con il sunny raggae funky degli Zoo Park e del loro omonimo ep.Il gruppo in questione nasce a Firenze nel febbra-io 2010 con una formazione di 7 elementi; per tutte le 9 tracce che compongono il loro nuovo progetto, pubblicato nel maggio 2011, venia-mo sbalzati in una dimensione calda, ritmata, soul e spiccatamente in levare. Si tratta di un'a-malgama di vari generi: il basso funky, comune denominatore per ogni brano, la voce assoluta-mente soul, calda e precisa di irene bisori, trasci-nata dall’energia reggae di quella del MC Stefano Secci.il disco si apre con Groovy Kinga: ritmo funky, basso, batteria e tromba creano la cornice per-fetta per l’apertura dolce e delicata dettata dal-la voce di irene che, con lo scorrere dei secondi, lascia spazio alle sua grinta funky, perfettamente intervallata dagli episodi vocali raggae di Stefano MC. Enjoy this funky music, esortano i ragazzi. e così sia.Sulla stessa linea Raggaettone: impossibile non muovere piedi, gambe e mani al ritmo di questo inno reggae: is the power of the rasta.Con Boom Babylon l’atmosfera è più rilassata, easy, nonostante non manchi una bella chitarra rockeggiante nell’intro.Facciamo un nostalgico salto negli 80’s (o forse anche nei 70’s) con Don’t tell me, un mix di dan-ce e tamburi afro tribali: il refrain con le voci in controcanto ricorda quasi la discomusic. Hanno stile e fantasia, i ragazzi.The Front Door: il pezzo che mi è rimasto in testa dalla prima volta che li ho ascoltati è lievemente ipnotico, positivamente ridondante, scandito.in una parola, soul.un salto nel sole e nel soul lungo 40 minuti, il tut-to grazie alle voci di Stefano Secci e irene bisori, alla chitarra di Federico Gaspari, alla Keyboars di Julien vannucchi, al basso di alessandro Cianfe-roni, alla tromba di Simone Laureana e al drums di Stefano Ciancitto; insomma, grazie all’estro, alla fantasia e all’anima colorata di bravi musicisti.un consiglio per chi vuole ascoltarli: cercate un loro live ed andatevelo a vedere; il palco, il calore del pubblico, le grida ed il sudore li rappresenta-no alla perfezione, creando un mood ed un em-patia magica con chi li circonda.

Elena Panchetti

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SIGNORI E SIGNORE, ECCO A VOI: ZOOPARK La prima fatica discografica della giovane band fiorentina

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Cosa è cambiato dalla nostra ultima intervista?Sono cambiati innanzitutto i progetti del grup-po e come abbiamo deciso di muoverci: ab-biamo intenzione di lavorare di più in sala, su pezzi nuovi e di provare a muoverci attraverso promozioni; stiamo anche cercando un’agen-zia di booking che ci dia modo di spostarci un po’ di più dal territorio, magari anche al nord e nel Salento.Da chi e com’è nata l’idea del gruppo e per-ché avete scelto di chiamarvi zoopark?il nome è stato scelto istintivamente, senza un motivo particolare, dal nostro batterista e a noi piacque subito, suonava bene. Sempre da lui è nata l’idea di formare il gruppo che, dopo varie trasformazioni , ha assunto l’attuale for-mazione a partire da gennaio dell’anno scorso.Che cosa vi rende originali?La nostra particolarità sta nella mescolanza dei generi e dei soggetti che sono nel gruppo i quali provengono a loro volta da gruppi e da generi musicali totalmente eterogenei; ognu-no ci mette le proprie idee, la propria espe-

rienza e ne viene fuori qualcosa di estrema-mente originale.

Quali pensate che siano state le tappe più importanti del vostro

percorso?Sicuramente abbiamo

imparato tanto, suo-nando su grandi

palchi come q u e l l o

del Rock Otocec in Slovenia, che ha cambiato anche la dimensione dello stesso progetto: ci ha resi più consapevoli di quello che possiamo fare e di quello a cui possiamo aspirare.Qualche aneddoto?di situazioni particolari ne son capitate tante, ma dovendo sceglierne una c’era la festa del pd ad empoli, dove non abbiamo più suonato perché c’era un fonico arrogante e megaloma-ne. La situazione era già paradossale di per sé: si doveva suonare in un tendone da circo da-vanti a 3 persone contate e alla fine il batterista ha cominciato a discutere col fonico che l’ha rincorso e siamo dovuti scappare. il batterista ha detto “Se mi metti le mani addosso ti de-nuncio!” il fonico gli è andato addosso, sicchè lui scappava e l’altro lo rincorreva; sembrava una scena “alla Tom e Jerry” e alla fine siamo andati via. vabbè poi tutti i vari disguidi per la produzione del disco: senza entrare troppo nei particolari, ci sono state minacce varie; al-cuni soggetti ci hanno chiamato affermando che avevamo fatto loro un torto, ma il torto non esisteva. Ci sono state anche persone che durante la produzione del disco ci chiedevano soldi, quando in realtà non dovevano averne; a proposito di ciò, ne approfittiamo per dire che se la gente crede che facciamo soldi si sba-glia: tutto quello che si guadagna lo reinvestia-mo per il gruppo.C’è una delle vostre canzoni a cui siete più “affezionati”?Stefano detto I’Secci: per quanto mi riguarda una storia particolare ce l’ha The front door che rispecchia un po’ il personaggio musica-

le che ho ascoltato e ascolto più spesso che è notorius b.i.g.; in questo brano è ripresa anche una parte che è un pezzo di una sua canzone. La più efficace e quella che funzio-na di più, secondo me, rimane comunque Boom Babylon, che risulta più orecchiabile e che ha riscosso più successo. (Julien) poi , comunque, ogni pezzo ha la sua particolarità e ognuno di noi ha un brano che preferisce suonare o ascoltare, proprio perché veniamo da generi molto diversi.Promuovete il vostro primo disco.nel disco si può vedere tutto il lavoro fatto insieme e siamo soddisfatti al 100% del risul-tato; qui a Firenze è andato benissimo, ce lo chiedono in molti e questo ci fa piacere per-ché premia il lavoro di tutti. ascoltandolo ti diverti e sembra di essere ad un nostro con-certo dal vivo; essenzialmente è un disco da live; se dovessimo utilizzare 3 aggettivi si po-trebbe definirlo eclettico, divertente e sexy. tendenzialmente è meglio non pronunciarsi più di tanto: preferiamo che sia la gente stes-sa ad ascoltarlo e a farsi un parere personale. ad ogni modo in questo album non abbiamo dato tanto peso ai testi, quanto alla musica, ma questo non vuol dire che sarà così anche nei nostri prossimi lavori: una crescita del gruppo determina anche una crescita nel-la composizione, nell’arrangiamento e non solo. Chi si approccia a questo album deve capire che per noi stessi è stato quasi una sor-presa per come è venuto fuori, lo si potrebbe definire il riassunto di un anno. E’ vero: non è un concept album studiato, non c’è ancora un filo conduttore vero e proprio, ma è co-munque palesemente palpabile il nostro im-pegno e, allo stesso tempo, quanto ci siamo divertiti a farlo. Quanto credete realmente nel vostro progetto?tanto, perché sono tante le energie spese da tutti, c’è una voglia molto sentita e forte da parte di ognuno di noi di mandare avanti il più possibile questo progetto; ma la situa-zione non è semplice: i soldi sono quelli che sono e c’è da spendere tanto anche in una probabile produzione, per cui è necessario fare più date possibili; a volte la gente ci criti-ca per questo, dicendo che noi suoniamo un po’ ovunque. Comunque l’affiatamento non si discute ed è il motore del gruppo: dopo un anno e mezzo, più che membri di un gruppo siamo amici. noi siamo pronti per crescere: non aspettiamo altro che una botta di culo, un’occasione e noi saremo pronti a coglierla come si deve.

A nome di tutto il gruppo ci teniamo a rin-graziare Riot Van, che ci segue spesso. Ci fa piacere che ci sia qualcuno che possa parla-re di noi, anche per dare visibilità ai gruppi emergenti.

Simone D'Alterio

La band è pronta a crescereDopo un anno, Riot Van torna ad intervistarli per parlare del loro primo disco

Gli Zoopark stanno insieme dal febbraio del 2010 e sono uno dei gruppi emergenti più interessanti e originali del panorama fioren-tino: in tutta Firenze ormai si ballano Boom Babylon e Groovy Kin-ga e il repentino e discreto successo della band non poteva lasciar-ci indifferenti. E’ un sabato mattina soleggiato e gradevole e in uno dei tanti spazi verdi che si estendono alle spalle del polo universi-tario di Novoli, inizia la nostra intervista interrotta ogni tanto da autoambulanze, piccioni e “vucumprà” senegalesi…

L'intervista

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Se lo osserviamo all'opera, durante le sue performance dal vivo, no-tiamo come l'artista australiano sia molto impegnato a dare pedate a strani oggetti, disposti ordinatamente dentro una valigetta nera. Ad ogni movimento, segue un cambiamento del suono o del timbro del-la voce. La canzone prende vita come un puzzle, via via che Dub Fx compone e ne assembla i pezzi. Cosa c'è in quella valigetta e come funziona? La voce di una persona ha una varietà timbrica molto limi-tata, eppure, la sentiamo assumere le tonalità più disparate: da voci angeliche a suoni cupi e gutturali. La pedaliera multi-effetto permet-te di modificare l'input sonoro, che sia prodotto da una pianola elet-trica o dalla voce di un cantante attraverso un microfono, permet-

tendogli di simulare una varietà di suoni potenzialmente infinita. I pulsanti numerati richiamano differenti “set di effetti sonori”, ognu-no dei quali assolve ad una funzione diversa nel corso dell'esibizio-ne. Una canzone, infatti, è una concatenazione di suoni, che devono combinarsi tra di loro, in modo da non sovrapporsi e compromettere il prodotto finale. Quando sarà il momento di registrare la base di beatbox, ad esempio, avremo bisogno di un set di effetti costituito da equalizzatori e compressori, che filtrino ed eliminino le distorsioni audio, ed “incastrino” adeguatamente la traccia, in modo che non di-sturbi le altre. Prima di un esibizione, si può salvare l'insieme di effetti che più ci aggrada su uno dei pulsanti della pedaliera, e richiamare

C'è anche lei nel camerino del Viper Theatre di Firenze, dove il suo “Ben” si è esibito la notte di Halloween. Irriverente, senza peli sulla lingua, smonta senza alcuna remora ogni nostra più candida e romantica concezione di arte come impegno socio-politico.

Combattere il sistema? Ma che dite? Io l'ho fat-to per far soldi, per viaggiare. La mia politica è solo mia, non voglio insegnar nulla a nessuno.

Se ne sta stravaccato sul divano, abbraccia-to alla sua graziosa Flower Fairy, che ormai da cinque anni lo accompagna in giro per il mondo, diventando parte integrante dei suoi show. Non esisterebbe Dub Fx senza Flower Fairy. È lei che lo ha introdotto negli ambien-ti più underground di Manchester, facendogli conoscere le nuove tendenze dell'elettronica, suonata nei locali meno glamour della città e nei rave in mezzo ai boschi. non solo, è anche la sua consulente alimentare.

Gran parte della mia preparazione allo show, consiste in una corretta alimentazione. Flower Fairy è la mia nutrizionista personale; conosce più cose lei che una laureata.

L'ATTREZZATURA DA BATTAGLIA

L'arte di vagabondare al ritmo di Dubstep

DUB FX

non sfoggia alcuna presunzione, nes-suna vanità. Ci dipinge la sua avventu-ra come una fortuita combinazione di eventi. Si racconta come un ragazzo comune, insofferente verso la mono-tonia della vita, che canta in una band, in un paese, l'Australia, dove chi prova ad inventarsi qualcosa di nuovo non è visto di buon occhio. allora decide di partire alla volta di Manchester, dove, oltre alla sua dolce metà, incontra un nuovo pubblico disposto ad ascoltar-lo. anche la scelta di fare musica con la voce è stato un caso.

Utilizzare la voce per creare le basi delle canzoni che scrivevo, era sempli-cemente il modo più facile per mette-re in scena le mie idee. Con il tempo ho scoperto che questa tecnica affa-scinava la gente, più di quanto non lo facesse-ro le mie canzoni di per sé.

persino il successo non era nei suoi piani. Si

esibiva per strada e vendeva i suoi cd per fi-nanziare i suoi vagabondaggi. poi il successo, grazie anche ai video pubblicati su Youtube e visualizzati, in pochissimo tempo, da milioni di persone. adesso le cose sono cambiate.

Chiacchera un sacco, Dub Fx, in una specie di toscanaccio-british. Di nome fa Benjamin Stanford, e la cosa più somigliante ad una casa si trova in Australia, ma parte delle sue origini affondano a Lucca, dove ha vissuto con la madre fino a 12 anni.

Dub FX ritratto di poop

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velocemente quel “suono”, semplicemente premendo quel pul-sante. Non tutti i timbri sono raggiungibili dalla voce umana. Le frequenze troppo alte o troppo basse sono fisicamente impossibili da riprodurre. Per quelle più basse, si può utilizzare un bass syn-thesizer, uno strumento che permette di riprodurre suoni con fre-quenze troppo basse per essere raggiunte naturalmente. La voce del cantante, in questo caso, funziona come un plettro sulle corde di una chitarra, “sollecitando” lo strumento elettronico, per produr-re linee di basso, o basi particolarmente gravi. Durante l'esibizione, può essere noioso utilizzare sempre gli stessi suono pre-impostati. Tramite i pedali inclusi nella stessa pedaliera e nel bass synthesizer, o tramite il midi controller pedal, installato sotto di esso, è possibile cambiare alcuni parametri degli effetti, mutando il tipo di suono prodotto, dal vivo e in maniera dinamica. Tutti gli strumenti sopra

descritti, costituiscono una vera e propria orchestra a disposizione dell'artista. Ma per un solo uomo, è complicato suonare più stru-menti contemporaneamente. Il loop station, consente di registra-re separatamente, tutto ciò che viene prodotto da tale orchestra virtuale, per poi essere utilizzato a discrezione dell'artista. Premen-do il tasto record si può registrare la traccia desiderata; ripremen-do lo stesso tasto, tale traccia viene salvata e riprodotta in “loop”. Si possono registrare quanti più loop si desidera, e sovrapporre gli uni con gli altri, fino a creare una base apprezzabile. Il loop station permette anche di gestire e immagazzinare i loop, permettendo di fermarli e riprodurli nel corso della performance, senza dover-li ri-registrare ogni volta. Tutto questo apparato, collegato ad una coppia di casse da 135 watt l'una, alimentate da una batteria da 75 ampere, costituisce l'attrezzatura da battaglia di Dub fx.

Nell'era di facebook e di youtube, la distan-za tra l'anonimato e il successo, può esse-re misurata in “click”. Ben Dowden, in arte Dowdenboy, è un film maker di Bristol. Da circa tre anni, filma e promuove le esibizio-ni di artisti indipendenti e street performer, con particolare attenzione alle contamina-zioni tra generi e alle sperimentazioni elet-troniche. Sul suo canale youtube, “bd”, è possibile esplorare un piccolo universo di artisti, con stili che variano dalla drum 'n' base, all'hip hop. Dub Fx è stato tra i primi “clienti” di Dowdenboy, con i video di “Love someone” e “ Flow” , che ad oggi contano più di 10 milioni di visualizzazioni ciascuno. tra i numerosi artisti promossi da dowden-boy, segnaliamo Mc Xander e i Dub Mafia.

All'inizio facevo musica per sopravvivere men-tre viaggiavo. Ora è diventato difficile godermi veramente i luoghi dove vado. Se decido di viaggiare devo fare quello e basta, non posso viaggiare e fare musica. Quando sono andato in India, ad esempio, avrei voluto visitare tanti posti, conoscerne la cultura. L'unica cosa che ho visto sono stati aeroporti e discoteche.

Ha dovuto pianificare tutto e abbandonare la sua vita itinerante, vissuta a bordo del suo mini 0van: un Mercedes di cinque metri, dotato di pannelli solari e doccia. Quando gli chiediamo dove sia finito, ci scherza sopra, con un po' di nostalgia.

Ultimamente di inverno fa freddo, mi tocca prendere una stanza d'albergo, con il riscal-damento. Il vecchio furgone è rimasto a Bri-stol, ho cercato di venderlo, ma non lo vuole nessuno.

ultimamente ha comprato casa in australia, dove migra per sei mesi l'anno, per sfuggire al freddo inverno europeo. anche la sua musica ha dovuto plasmarsi alle nuove esigenze sceni-che. Suonare in un club con migliaia di perso-ne è diverso dall'esibirsi in strada.

Per strada dovevo vendere cd, esibendomi con pezzi melodici e tecnicamente più raffinati. Da quando suono nei club ho capito una cosa: usare troppa tecnica non fa ballare la gente. Per far ballare la gente, basta un basso forte e una base ignorante. Non bisogna stare ad in-tripparsi troppo.

non che non suoni più per strada, anzi. Ci rac-conta, per l'appunto, di quando lo ha fatto a Firenze, in piazza Santa Croce. O almeno ci ha

provato.

Senza neanche sentire cosa facevo, sono ar-rivati i carabinieri e volevano farmi spegnere tutto. Io avevo già iniziato e gli ho chiesto se almeno mi facevano finire il pezzo. Loro hanno detto: “bene, finisci quello che stai facendo, poi sgombra tutto”. Così ho fatto un unico pezzo, l'ho fatto durare 15 minuti, ho venduto 20 cd e sono andato via.

Stefano Lascialfari

Dub FX e Flower-Fairy.

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i media in silenzio, ammutoliti, scompar-si. Questi gli ingredienti, per il momento, di “HYDRA”, web series in corso d'opera com-pletamente realizzata nel valdarno, ma che guarda molto, molto più lontano. un proget-to nato dalla volontà di un gruppo di studen-ti interessati al cinema, che hanno deciso di cimentarsi nella produzione di qualcosa che si allontanasse dai canoni standardizzati del-la fiction televisiva nazionale. una serie pro-dotta e concepita per il web, con l'obiettivo di ottenere visibilità mediale contribuendo anche a sollecitare l’attenzione su quei gio-vani che, come loro, non si sentono scorag-giati dal futuro poco chiaro che li attende. Sul set della terza puntata incontro Marco Sani, sceneggiatore, PierFrancesco Bigazzi e Rossano Dalla Barba, registi, e Roberto D'A-dorante, fotografo.

Come nasce Hydra?in realtà ci eravamo dati appuntamento per girare un semplice cortometraggio. poi però la serialità ci ha attirati, anche perché in que-sto periodo le web series stanno spuntando come funghi, e volevamo cavalcare questo entusiasmo. abbiamo optato per il post apo-calittico perché è un genere che in italia non è mai stato sfruttato per produzioni seriali.

L'idea agli inizi era quella di realizzare solo una puntata pilot e aspettare gli sviluppi. poi però ci siamo fatti prendere la mano e ab-biamo deciso di girare e pubblicare la serie a prescindere, e l'abbiamo fatto su Youtube, perché offre a costo zero grande visibilità e riscontro diretto sul pubblico. La prima puntata ha avuto molti problemi, anche a livello organizzativo: ci siamo ritro-vati all'improvviso in un progetto più grande di noi. L'associazione Fresnel in questo ci ha aiutati molto, fornendoci le attrezzature e mettendoci in contat-to con i tecnici. La serie è completa-mente girata nel Val-darno. Per scelta?È sicuramente una scelta, quella di valo-rizzare il proprio terri-torio, in questo caso un ambiente molto valido per creare sce-ne post apocalitti-che. per gli esterni ad esempio abbiamo già utilizzato la zona delle balze, i boschi di val-lombrosa e il borgo

abbandonato di Castelnuovo dei Sabbioni. per gli interni invece, la pieve San giovan-ni battista e alcuni lavatoi sotterranei della vecchia San giovanni valdarno sono stati ambienti fondamentali per massimizzare la tensione emotiva che si andava man mano creando, così come il vecchio Bricchettificio di Ponte alle Forche. Ci piace uscire di casa e guardarci intorno. Si ha sempre una certa antipatia verso il posto dove si abita, invece in questo modo lo si riscopre e apprezza.in più, la comodità di girare a dieci chilometri da casa è ovvia, anche perché siamo obbli-gati a tempi ristretti di produzione. Tempi ristretti, ovvero?Nel mese di pausa fra una puntata e l'altra

Un ambiente post apocalittico, in cui vagano persone regredite a bestie. Pillole da prendere “Una ogni due giorni, e se proprio la te-sta vi esplode, un'altra. Ma solo, solo se davvero necessario”.

THE NEW WEB SERIES

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foto

dalla

serie

"Hyd

ra"

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giriamo la seguente, o meglio, dobbiamo or-ganizzarla, girarla, montarla e pubblicizzarla. Il tutto in trenta giorni. L'unica cosa che av-viene due o tre settimane prima è la stesura finale della sceneggiatura, per dar modo ai registi di orientarcisi.Una bella fatica. Qual'è il vostro obbiettivo?La serie è un biglietto da visita, ognuno di noi qui sta facendo vedere il lavoro che sa fare. e poi vogliamo far capire che anche in provincia ci sono persone che hanno ambizione, e non solo nelle grandi città. Youtube è un'occasio-ne geniale per presentare i propri prodotti, ma c'è una grossa differenza rispetto al baci-no di utenza a seconda che tu sia un ragazzo di reggello piuttosto che di roma. per noi questo è motivo di dubbio, ma anche di fru-strazione, perché abbiamo un prodotto di buona qualità che tuttavia ancora non riesce ad uscire dalla valle.Cosa vi aspettavate dopo aver caricato il primo video su Youtube?

Ovviamente migliaia di visualizzazioni! Ave-vamo già progettato i festeggiamenti, ma quando ci siamo svegliati ce ne erano 200. Lì ci siamo resi conto che la dinamica sarebbe stata più lenta di quello che ci aspettavamo. L'entusiasmo però non è finito, anzi, abbia-

mo deciso di andare avanti no-nostante tutto.Andrete avanti fino alla quin-ta puntata. Perché soltanto cinque?

innanzitutto la seconda e la quarta puntata saranno divise in due episodi, quindi in realtà gli appuntamenti saranno sette. in ogni caso, gira tutto intorno al numero cinque: i nomi dei personaggi sono tutti composti da cin-que lettere, mentre le iniziali dei titoli delle puntate compongono il nome Hydra. Parlando della trama, ci troviamo in uno scenario post apocalittico che, capiamo, in qualche modo è stato influenzato dai me-dia. Un futuro plausibile? in effetti esistono vari studi in campo univer-sitario abbastanza coerenti con quello che

noi ci siamo inventati di sana pianta. Solo dopo la pubblicazione della prima punta-ta abbiamo scoperto che la serie non è poi così fantascientifica come pensavamo, che c'è qual-cosa di fondato. Sicura-mente, darà molto da riflettere.

Eleonora Di Maggio

ricordare non è

più una scelta

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Il web ridisegna i confini della tv

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foto

dal

la s

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Il fenomeno delle web series nasce sul finire degli anni 90. Le prime serie ad essere trasmesse online, erano degli spin-off di serie tv "tradizionali" che venivano messi a disposizione sui siti delle varie case di produzione.

niziato come un modo per testare il gradimento del pubblico e speri-mentare nuovi linguaggi e nuove so-

luzioni, la diffusione via web sta cambiando il modo di pensare e realizzare questi prodotti multimediali. Tra gli esempi più famosi riusciti c'è Pioneer One, uscita nel 2010. incentrata su tematiche fantascientifiche è un tipico caso di produzione dal basso. I creatori della serie hanno raccolto con delle donazioni online un budget di 6.000 dollari per realizzare l'e-pisodio pilota. distribuito gratuitamente tra-mite il circuito Bit Torrent, ha riscosso in breve tempo un enorme successo tramite il passa-parola, arrivando ad un milione di download in poco tempo: questo ha permesso agli au-tori di raccogliere più di 20.000 dollari in do-nazioni per la realizzazione di altri episodi. il meccanismo, è semplice: per ogni cifra dona-ta, è prevista una ricompensa: dal mp3 della sigla iniziale, all'inserimento del donatore nei crediti dell'episodio. In questo modo è il pub-blico a scegliere il valore della serie. in italia, la serie web più famosa è Freaks!, che a metà tra fantascienza e thriller, attinge elementi

delle più conosciute Misfits e Flash Forward, con una piccola dose di mistero alla Lost: un gruppo di ragazzi di Roma rimangono vittima di un misterioso svenimento, ritrovandosi improvvisamente quattro mesi dopo, ognu-no con un particolare super potere, con una serie di interrogativi e un misterioso avversa-rio da affrontare. Frutto di quattro giovani menti nostrane, è stata interamente distri-buita tramite Youtube e promossa tramite i social network, arrivando a totalizzare più di otto milioni di visualizzazioni in due mesi, con un seguito online di oltre novantamila follo-wer. Sul sito della serie (www.freakstheseri-es.com) c'è una sezione dedicata alle fan art e alle fan fiction che gli appassionati hanno realizzato, a testimonianza di un vero e pro-prio “fenomeno Freaks!”. La serie ha ricevu-to anche diverse critiche, sia per gli elementi “ispirati” ad altre serie di successo, sia per via dei modi e costi di produzione. Sebbene i re-alizzatori abbiano parlato di un budget di soli

2000 euro, molti utenti hanno sottolineato come il gruppo si sia avvalso di competenze e attrezzature di professionisti del settore tele-visivo, grazie ad un ampia rete di conoscenze e amicizie: senza quella i costi sarebbero stati ben diversi. Occorre ricordare infatti che al-cuni dei suoi autori e interpreti sono anche dei blogger abbastanza conosciuti. Dopo il successo della prima serie, sono già iniziate le riprese della seconda, attesissima serie. Non mancano sulla rete altri esperimenti simi-li, sempre made in Italy: Giostra, poliziesco/mafioso ambientato a Messina, In her Shoes, comedy in rosa alla Sex and the City, Tutti in piedi sul divano, sit-com leggera, realizzata da ragazzi di Firenze. Insomma, il panorama è variegato e come quasi sempre accade con i fenomeni web, non mancheranno le ciofe-che, le rivelazioni, le polemiche, gli hater, i troll, gli scettici e gli addicted.

Mauro Andreani

I

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#10 - Novembre 201120 #09 - Luglio 2011

Grafica R

iotVan

In copertina c’è il Batti-stero in fiamme, men-tre in quarta, a brucia-re, è San Miniato.vanni Santoni ci rac-conta la città attraverso molte voci. un roman-zo corale, dove ad in-trecciarsi sono i destini di studenti fuorisede e artisti falliti, ragaz-ze americane e spac-ciatori, e carabinieri e ravettari. personaggi che si dan-no il cambio senza so-

sta nel racconto di una città viva. L’autore li fa incontrare e parlare e camminare (che per ogni personaggio si potrebbe davvero tentare di seguirlo tra le vie del centro, o di locale in locale) nelle notti di Firenze.

Notti, soprattutto, per ripensare ad un pas-sato glorioso che non torna (non importa quale passato, se quello di dante o quello di antognoni o quello di quando i locali era-no belli pieni e l’elettronica buona: in ogni caso, è passato).E a questa amarezza se ne aggiunge un’al-tra, comune a molti personaggi. La consa-pevolezza di non poter esser parte della bellezza di Firenze. Che i desideri e le ambi-zioni restano smorzati, le velleità artistiche restano tali, il talento scarseggia e anche chi ce l’ha davvero ne ha comunque trop-po poco per potersi meritare uno spazio in Santa Croce o una statua in qualche via…Una Firenze che rischia di vivere di passato, di essere città museo, invasa da turisti che non riescono a comprenderla e abitata da persone che vorrebbero partire ma non ci riescono o che in ogni caso, alla fine, ritor-nano sempre.

Perché di motivi per restare ce ne sono: una ragazza che non c’è verso di dimenticare, gli scorci di basiliche e torri e porte sempre di-versi da ogni angolo, le birre in Santo Spirito o i lungarni silenziosi. e tra le buone ragioni,

fa sapere San-toni tramite le riflessioni di una giovane ragazza, c’è anche il lam-predotto (pen-sieri che diven-tano un incrocio tra uno spetta-colare tour te-matico tra i mi-gliori chioschi della città ed una sperticata ode al panino

con le interiora…).

Si intrecciano, oltre alle vite e ai pensieri dei personaggi, vere e proprie tragedie inte-riori e umane commedie. da schiantare ad esempio il dia-logo tra Bekko e Repa, due aficionados di Santo Spi-rito. il cui esordio (“che t’hai Repa maremma merda!” – “Che botta c’hai!” – “Che botta c’hai te!”) apre la strada ad una serie di discorsi su cani, tossici storici, ap-provvigionamen-ti d’oppio e feste brutte (ma con fi-gliole fiche) e che in pochi passi dipinge i contorni di vite sgra-ziate che non c’è ver-so però di non sentire vicine.

È un libro che nonostan-te le fiamme promesse in copertina, fin dal titolo (mutuato dal S'i' fosse foco, ardere' il mondo di Cecco an-giolieri.), è un atto d’amore:

“Cos’è questa storia per cui ormai una si deve giustificare se rimane?” pensa Annabel. (…) Altro che ardere: la veri-

tà è che sono io, che ardo per questa città.

Si continua a chiedersi “icché si fa” e ci si guarda perplessi, perché la città è morta, la Fiorentina è spenta e non si intravedono prospettive.

Ma il camminare confuso, che è il vero ardore di tutti i personaggi e che era

iniziato con un vagare in auto nel limbo dei viali, nel centro della città si fa vita nuova: che parte in Battistero e dopo tanto pe-regrinare sale e sale fino a San Miniato, fino a trovare pace.

[vanni Santoni, classe 1978, ha pubblicato Personaggi Precari (rgb) e Gli interes-si in comune (Feltrinelli) con

cui nel 2009 ha vinto il premio “Scrittore toscano dell’anno”. È

fondatore del progetto SIC – Scrit-tura Industriale Collettiva.]

Laterza, 10 euro

Se fossi fuoco, arderei FirenzeVanni Santoni

20

a cura di Daniele Pasquini

Vanni Santoni

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#10 - Novembre 2011 21#09 - Luglio 2011

Nessun ParadisoEnrico Piscitelli

d accoglierci, in copertina, c’è un tramonto infuocato sulle ac-que di venezia.

nel suo primo romanzo enri-co piscitelli presenta uno sce-nario distopico in cui l’Italia è

governata dal Partito Unico: siamo all’indomani dell’assassinio del Capo del Partito. Nessun Para-diso è la storia di un uomo che dal Sud arriva nel-la Serenissima (mai epiteto fu più inadeguato…) per incontrare altri ribelli come lui, altri opposi-tori, per cercare di fare chiarezza su quanto sta accadendo. E qua sono almeno tre i tormenti vissuti dal pro-tagonista: uno riguarda la propria origine, il rap-porto col padre scomparso, con il nonno, i suoi ciliegi e le sue storie; il secondo riguarda l’amore, presente e passato; il terzo, infine, è una grande riflessione sull’opposizione al regime.

"Controllare l’informazione, le notizie, i giornali, la televisione, vuol dire riuscire a rendere tutti deboli. Più deboli. Quando qualcuno riesce ad accedere a informa-zioni non sottoposte al controllo, e decide di opporsi alla Macchi-na, deve assolutamente veicolare quelle Verità, renderle evidenti e appetibili. Per fare questo deve cominciare a informare altri singoli individui, e poi piccoli gruppo. Deve – in sostanza – fare Rete. E met-tersi in Rete."

Ed è questo che ci aspettiamo fin dall’inizio da questo piccolo roman-zo, di sapere se c’è un eroe in ballo, se scoppierà mai la rivoluzione. Quello che invece pian piano veniamo a capire è che le rivoluzioni sono impossibili. Che chi si oppone, credendosi libero, è in realtà solo un ingranaggio di quel dissenso organizzato che il Partito tiene su per darsi una legittimazione democratica. Il Partito che ben volentieri su-bisce un atto di violenza di qualche ribelle, per poi poter giustificare la propria, di violenza.(intanto procedono, intrecciandosi e richiamandosi a vicenda, le vi-sioni del passato del protagonista, che cerca di ricucire insieme i pezzi e fare chiarezza.) Ma la cosa più interessante che ci dice piscitelli è davvero che questa rivoluzione non si può fare. Che il cambiamento è un illusione e la libertà di chi non si conforma è uno strumento concesso dall’alto. È breve quindi il passaggio tra la speranza e il disincanto, e l’amarezza che resta in bocca nelle ultime pagini sembra sancire una sconfitta totale.

Ma l’autore di Nessun Paradiso, dopo aver disseminato tante pillole, aver citato Pasolini e aver riflettuto su informazione, potere e forme di dissenso, dopo aver costruito una storia e averla distrutta, è riusci-to comunque a dare molto al lettore. Analisi e suggestioni non sono sprofondate nelle acque di venezia, la meditazione resta a galla. e alla fine dei giochi, nonostante tutto, si ha davvero qualche mezzo in più per sperare di provocare il cambiamento.

[Enrico Piscitelli ha pubblicato la raccolta di racconti La minima impor-tanza (Las vegas) ed il saggio-pop Shakerato, non mescolato (Effequ). Ha curato due antologie di narrativa e dirige una collana (“Novevolt”), per Zona Editrice. È uno degli autori del blog collettivo MilanoRoma-Trani e attento osservatore del mondo delle riviste e autoproduzioni letterarie.]

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