Vincent Van Gogh

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Vincent van Gogh 1 Vincent van Gogh Autoritratto, olio su tela, 42 x 33,7 cm, 1887, Art Institute, Chicago Vincent Willem van Gogh (Zundert, 30 marzo 1853 Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890) è stato un pittore olandese. Autore di quasi 900 tele e di più di mille disegni, tanto geniale quanto incompreso in vita, si formò sull'esempio del realismo paesaggistico dei pittori di Barbizon e del messaggio etico e sociale di Jean-François Millet. Attraversata l'esperienza dell'Impressionismo, ribadì la propria adesione a una concezione romantica, nella quale l'immagine pittorica è l'oggettivazione della coscienza dell'artista: identificando arte ed esistenza, van Gogh pose le basi dell'Espressionismo. Biografia Gli studi interrotti (1868) La casa natale di van Gogh a Zundert: Vincent nacque nella stanza sotto il tetto, dalla cui finestra sventola la bandiera Notizie dei van Gogh si rintracciano a L'Aja fin dalla metà del XVII secolo e a partire dal Settecento quella famiglia trasmise di padre in figlio il mestiere di orefice. Nel primo Ottocento si ha notizia di un Vincent Van Gogh (1789-1874) pastore calvinista, padre di undici figli che praticavano diverse attività: tre di essi erano mercanti d'arte, mentre si sa che anche Theodorus van Gogh (1822-1885) dal 1º aprile 1849 era pastore a Groot-Zundert, un piccolo paese del Brabante di seimila anime. Sposatosi nel 1851 con Anna Cornelia Carbentus, figlia di un rilegatore della corte olandese, questa diede alla luce il 30 marzo 1852 un figlio morto, Vincent Willem. Esattamente l'anno dopo nacque un secondo figlio, il futuro artista, chiamato ancora Vincent Willem: ne seguiranno altri cinque, Anna Cornelia (1855-1930), Théo (1º maggio 1857 - 25 gennaio 1891), Elisabeth (1859-1936), Wilhelmina Jacoba (1862-1941) e Cornelis (1867-1900). Dal 1861 al 1864 Vincent frequentò la scuola del paese e dal 1° ottobre un collegio della vicina Zevenbergen dove apprese il francese, l'inglese e il tedesco e l'arte del disegno. Dal 1866 frequentò la scuola tecnica Hannik di Tilburg ma il 19 marzo 1868, a causa dello scarso rendimento nonché di problemi economici del padre, ritornò a Zundert

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Vincent van Gogh

Autoritratto, olio su tela, 42 x 33,7 cm, 1887, Art Institute, Chicago

Vincent Willem van Gogh (Zundert, 30 marzo1853 – Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890) è stato unpittore olandese.

Autore di quasi 900 tele e di più di mille disegni,tanto geniale quanto incompreso in vita, si formòsull'esempio del realismo paesaggistico dei pittoridi Barbizon e del messaggio etico e sociale diJean-François Millet. Attraversata l'esperienzadell'Impressionismo, ribadì la propria adesione auna concezione romantica, nella quale l'immaginepittorica è l'oggettivazione della coscienzadell'artista: identificando arte ed esistenza, vanGogh pose le basi dell'Espressionismo.

Biografia

Gli studi interrotti (1868)

La casa natale di van Gogh a Zundert: Vincent nacque nellastanza sotto il tetto, dalla cui finestra sventola la bandiera

Notizie dei van Gogh si rintracciano a L'Aja fin dalla metàdel XVII secolo e a partire dal Settecento quella famigliatrasmise di padre in figlio il mestiere di orefice. Nel primoOttocento si ha notizia di un Vincent Van Gogh(1789-1874) pastore calvinista, padre di undici figli chepraticavano diverse attività: tre di essi erano mercanti d'arte,mentre si sa che anche Theodorus van Gogh (1822-1885)dal 1º aprile 1849 era pastore a Groot-Zundert, un piccolopaese del Brabante di seimila anime. Sposatosi nel 1851 conAnna Cornelia Carbentus, figlia di un rilegatore della corteolandese, questa diede alla luce il 30 marzo 1852 un figliomorto, Vincent Willem.

Esattamente l'anno dopo nacque un secondo figlio, il futuro artista, chiamato ancora Vincent Willem: ne seguirannoaltri cinque, Anna Cornelia (1855-1930), Théo (1º maggio 1857 - 25 gennaio 1891), Elisabeth (1859-1936),Wilhelmina Jacoba (1862-1941) e Cornelis (1867-1900).

Dal 1861 al 1864 Vincent frequentò la scuola del paese e dal 1° ottobre un collegio della vicina Zevenbergen dove apprese il francese, l'inglese e il tedesco e l'arte del disegno. Dal 1866 frequentò la scuola tecnica Hannik di Tilburg ma il 19 marzo 1868, a causa dello scarso rendimento nonché di problemi economici del padre, ritornò a Zundert

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senza aver concluso gli studi.

Il lavoro nella casa d'arte Goupil (1869-1875)

Vincent van Gogh fotografato nel 1871

La scarsità del suo profitto scolastico convinse la famiglia atrovargli un impiego: lo zio paterno Vincent detto Cent(1820-1888), già mercante d'antiquariato, nel luglio del1869 lo raccomandò alla casa d'arte Goupil & Co. allaquale, per motivi di salute, aveva ceduto la sua attività aL'Aja; l'attività della casa Goupil consisteva nella vendita diriproduzioni di opere d'arte e il giovane Vincent sembròmolto interessato al suo lavoro, che lo obbligava a unapprofondimento delle tematiche artistiche e lo stimolava aleggere e a frequentare musei e collezioni d'arte. Mantenne icontatti con la famiglia, che dal gennaio del 1871 si eratrasferita a Helvoirt, dove il padre Theodorus svolgeva lasua attività pastorale. Vincent oltre ad incontrarefrequentemente a L'Aja il fratello Théo, intesse con lui unacorrispondenza che durerà tutta la vita.

Nel 1873 venne trasferito nella filiale Goupil di Bruxelles e a maggio in quella di Londra. Durante il trasferimentonella capitale inglese si fermò per alcuni giorni a Parigi, rimanendo affascinato dalla bellezza della città e daifermenti culturali che la animavano: la visita del Louvre e delle esposizioni di quadri al Salon lo colpironoprofondamente.

A Londra disegnò schizzi di scorci cittadini, che tuttavia non conservò (ne rimane solo uno, peraltro assai rovinato escoperto nel 1977, raffigurante la casa dove visse). Nella pensione in cui alloggiava, si dichiarò un giorno ad unafiglia della proprietaria, Eugenia Loyer (e non Ursula come si era sempre creduto), che, già fidanzata, lo respinse:caduto in una crisi depressiva, chiese ed ottenne di essere trasferito a L'Aja. Da questo momento iniziò a trascurare illavoro: a poco servì il ritorno a Londra, nel luglio del 1874, insieme con la sorella Anna. I suoi interessicominciarono a indirizzarsi verso le tematiche religiose, che si approfondirono anche dopo il suo trasferimento aParigi, nel maggio 1875: qui tuttavia frequentò anche i musei, appassionandosi a Jean-Baptiste Camille Corot e allapittura secentesca olandese. I dirigenti della Goupil erano sempre più scontenti di lui, che nel Natale del 1875 lasciòsenza preavviso il lavoro, andando a trovare la famiglia, che allora risiedeva a Etten, un piccolo paese presso Breda.Vincent comprese tuttavia di non potere più continuare la sua collaborazione in un'attività che ormai sentivaprofondamente estranea e si dimise dall'impiego il 1º aprile 1876.

La missione sociale e religiosa (1876-1880)Il 16 aprile 1876 partì per Ramsgate, il sobborgo londinese, dove lavorò come insegnante supplente presso la scuoladel signor Stokes, ricevendo in cambio soltanto vitto e alloggio, e poi proseguì l'insegnamento a Isleworth, dove lascuola si era trasferita: qui collaborò anche con un pastore metodista che teneva un'altra piccola scuola e il 4novembre pronunciò il suo primo sermone, che si ispirò a un quadro di Boughton, il Pellegrino sulla via diCanterbury al tempo di Chaucer. [1] Tornato in famiglia per Natale, venne dissuaso dai genitori, che spaventati siaccorsero delle sue precarie condizioni psico-fisiche, dal ripartire per l'Inghilterra.Lo zio Vincent gli trovò così un altro lavoro come commesso in una libreria di Dordrecht. Viveva da solo e frequentava la chiesa locale traducendo passi della Bibbia; convinse il padre a lasciargli tentare gli esami di ammissione alla Facoltà di teologia di Amsterdam, dove andò a vivere con lo zio paterno Johannes, frequentando anche uno zio materno, che gli fece impartire lezioni di latino e di greco. Non tralasciava tuttavia i suoi interessi

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artistici, visitando i musei, il ghetto ebraico e continuando a esercitarsi nel disegno.

La casa abitata da van Gogh a Cuesmes

Respinto agli esami di ammissione, dall'agosto del1878 frequentò un corso trimestrale dievangelizzazione in una scuola di Laeken, pressoBruxelles, la quale tuttavia non lo riconobbe idoneo asvolgere l'attività di predicatore. Nonostante tutto, allafine dell'anno si trasferì nella regione belga delBorinage, a Pâturage: qui, povero tra i poveri, si presecura dei malati e predicò la Bibbia ai minatori.Autorizzato, nel gennaio del 1879, a predicaretemporaneamente dalla Scuola di evangelizzazione diBruxelles, si trasferì nel centro minerario di Wasmes,vivendo in una baracca: il suo zelo e la suapartecipazione, anche emotiva, all'estrema povertà deiminatori apparvero eccessivi alla Scuola, che decise di

non rinnovargli l'incarico.

Vincent continuò tuttavia a svolgere quella che considerava una sua missione: si trasferì nel vicino paese di Cuesmesdove visse con un minatore del luogo e, pur indigente, cercò ancora di aiutare chi non stava in realtà peggio di lui,arrivando a cedere il proprio letto ai malati o a curare di persona i feriti delle esplosioni usando come bende i suoistessi vestiti. Leggeva i romanzi popolari che descrivevano la miseria delle popolazioni delle città industriali,interruppe per qualche tempo la corrispondenza con il fratello Théo, che ora lavorava nella casa Goupil e lodisapprovava apertamente, cercando di distoglierlo da un'attività che sembrava aggravare il suo delicato equilibriopsichico, e si spostò frequentemente per il Belgio percorrendo a piedi centinaia di chilometri. Nel giugno 1880 arrivòfino a Courrières, nel dipartimento del Passo di Calais, desiderando conoscere il pittore Jules Breton, che lì abitavaed era da lui molto ammirato, ma poi s'intimidì alla sola idea d'incontrarlo (nonché alla vista del "suo nuovoatelier...di un'inospitalità agghiacciante") e ritornò indietro, dormendo sulla paglia nei casolari abbandonati.

In luglio riprese la corrispondenza con Théo che gli mandò del denaro e lo incoraggiò a indirizzare le sue generosepulsioni sociali religiose verso l'espressione artistica. Vincent accolse un suggerimento che non poteva lasciarloindifferente e, nell'ottobre si stabilì a Bruxelles dove, comprendendo di aver bisogno di una scuola di tecnicapittorica, s'iscrisse all'Accademia di Belle Arti.

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La svolta artistica (1881)

Boccale e pere, olio su tela, 4,5x57,5 cm, 1881, Von der Heydt Museum,Wuppertal

Si legò d'amicizia con il pittore olandeseAnthon van Rappard e studiò prospettiva eanatomia, impegnandosi in disegni cheritraevano soprattutto umili lavoratori dellaterra e delle miniere: non a caso i suoi pittoridi riferimento erano Millet e Daumier.Nell'aprile 1881 lasciò l'Accademia e feceritorno presso la famiglia, ad Etten, doves'innamorò della cugina Kate Vos-Stricker,detta Kee, figlia di un pastore protestante, dapoco vedova con un figlio, senza però venircorrisposto. Non si rassegnò e la seguì adAmsterdam, dove lei si era trasferita in casadei genitori: al suo rifiuto di riceverlo, difronte ai genitori della donna, van Gogh siustionò volontariamente una mano allafiamma di una lampada.

A L'Aja ottenne l'incoraggiamento e i consigli del pittore Anton Mauve, cognato della madre, continuò a disegnaresotto la sua guida e, per la prima volta, verso la fine del 1881, eseguì nature morte dipinte a olio e figureall'acquarello: le nature morte con il Cavolo e gli zoccoli del Van Gogh Museum di Amsterdam e il Boccale e pere diWuppertal sono tra i suoi primi lavori. In rotta con i genitori per la sua insistente ostinazione verso la cugina e perl'aperto distacco mostrato nei confronti della religione (venendo scacciato di casa dal padre il giorno di Natale),lasciò Etten, rifiutando ogni loro aiuto economico, trasferendosi a L'Aja, vicino allo studio di Mauve, il quale,insieme con il fratello Théo, lo soccorse economicamente. Dopo pochi mesi, tuttavia, contrasti con il pittore - cheavrebbe voluto, secondo i suoi sistemi didattici, che Vincent si esercitasse copiando calchi in gesso, mentre eglipreferiva ispirarsi direttamente alla realtà - portarono alla rottura tra i due.

Del resto, van Gogh avrà sempre molta difficoltà a relazionarsi con gli altri pittori, pur stimati da lui: in questoperiodo, l'unico pittore che mostrava considerazione per le sue possibilità era il connazionale Johan HendrikWeissenbruch (1824-1903), artista già noto ed apprezzato.

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A Neunen (1883 - 1885)

Dolore (Sien Hoornik) litografia, 44,5x22 cm, 1882,collezione privata, Londra

Nel gennaio del 1882 Vincent conobbe una trentenneprostituta alcolizzata, butterata dal vaiolo, Clasina MariaHoornik detta Sien, già madre di una bambina e in attesa di unaltro figlio, che gli fece da modella: dopo il parto, visseroinsieme ed egli pensò anche di sposarla, sperando di sottrarlaalla sua triste condizione: scrisse al pittore van Rappard:«Quando la terra non viene messa alla prova, non se ne puòottenere nulla. Lei, lei è stata messa alla prova; diconseguenza trovo più in lei che in tutto un insieme di donneche non siano state messe alla prova dalla vita».

Tutto questo non gli impedì tuttavia, dapprima di ammalarsidi gonorrea (e fu per questo ricoverato in ospedale dove,secondo le lettere a Theo, eseguì un ritratto, andato perduto,del medico che lo ebbe in cura), e poi di lasciare Sien dopo unanno, anche per la pressione della famiglia (che, appresa lavolontà di Vincent di voler sposare una prostituta, tentòaddirittura di farlo internare) e, nel settembre del 1883, andò avivere nel nord dell'Olanda, nella Drenthe, ricca di torbiere,spostandosi spesso e ritraendo gli operai e i contadini dellaregione. Si recò anche a Nieuw-Amsterdam e a Zweeloo,sperando invano di conoscere il pittore Max Liebermann, che

aveva abitato in quei dintorni; in compenso, la gita a Zweloo venne da lui immortalata con vari disegni e unavivissima lettera a Theo.

Alla fine del 1883 tornò a vivere con i genitori, che si erano trasferiti a Nuenen, dove il padre era pastore. Questi eraintenzionato ad aiutare Vincent, ponendo fine alla sua vita errabonda, consentendogli di allestire un suo studio nellalavanderia del presbiterio; ma Vincent preferì prepararne uno in casa del sagrestano della parrocchia di Neunen, doveaveva la disponibilità di un paio di stanze. Lavorò intensamente e prese anche lezioni di pianoforte convinto, sullascorta delle teorie di Wagner e dei simbolisti, dell'esistenza di una relazione tra musica e colore.Della scuola impressionista, al fratello che gliene scriveva, rispondeva di non saperne nulla e di considerare veri eoriginali artisti Delacroix, Millet e Corot, «intorno ai quali i pittori di contadini e di paesaggi devono girare comeintorno a un asse». [2]

Non gli mancarono nuovi problemi: una vicina di casa, Margot Begemann, che accudì sua madre dopo una caduta econ la quale aveva avuto una relazione, tentò il suicidio, e il 26 marzo 1885 il padre morì improvvisamente d'infartodopo un violento alterco con lui; inoltre fu accusato dal parroco cattolico di essere responsabile della gravidanza diuna ragazza, Gordina De Groot, che aveva posato per lui. Nell'aprile del 1885 dipinse le due versioni de I mangiatoridi patate, con il quale, scrisse a Théo, [3]

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I mangiatori di patate, olio su tela, 82x114 cm, 1885, Van Gogh Museum,Amsterdam

« ho voluto, lavorando, far capire che questa povera gente, che alla luce di una lampada mangia patate servendosi dal piattocon le mani, ha zappato essa stessa la terra dove quelle patate sono cresciute; il quadro, dunque, evoca il lavoro manuale elascia intendere che quei contadini hanno onestamente meritato di mangiare ciò che mangiano. Ho voluto che facessepensare a un modo di vivere completamente diverso dal nostro, di noi esseri civili. Non vorrei assolutamente che tutti silimitassero a trovarlo bello o pregevole »

È qui espressa la radice etica della sua vocazione di pittore: e aggiunse: [4]

« So benissimo che la tela ha dei difetti ma, rendendomi conto che le teste che dipingo adesso sono sempre più vigorose, osoaffermare che I mangiatori di patate, insieme con le tele che dipingerò in avvenire, resteranno »

L'opera (della quale Vincent eseguì anche una litografia) non piacque all'amico van Rappard, che non glielo nascose:ma van Gogh, pur consapevole dei difetti dell'opera, la difese apertamente: [5]

« Anche se seguito a produrre opere nelle quali si potranno ritrovare difetti, volendole considerare con occhio critico, esseavranno una vita propria e una ragione d'essere che supereranno i loro difetti, soprattutto per coloro che saprannoapprezzarne il carattere e lo spirito. Non mi lascerò incantare facilmente, come si crede, nonostante tutti i miei errori. Soperfettamente quale scopo perseguo; e sono fermamente convinto di essere, nonostante tutto, sulla buona strada, quandovoglio dipingere ciò che sento e sento ciò che dipingo, per preoccuparmi di quello che gli altri dicono di me. Tuttavia, avolte questo mi avvelena la vita, e credo che molto probabilmente più d'uno rimpiangerà un giorno quello che ha detto di mee di avermi ricoperto di ostilità e di indifferenza. Io paro i colpi isolandomi, al punto che non vedo letteralmente piùnessuno »

Il reciproco risentimento portò alla fine della loro amicizia.

Anversa e Parigi (1886 - 1887)Un breve viaggio ad Amsterdam e la visita al Rijksmuseum appena aperto gli permisero di riscoprire Frans Hals eRembrandt, che riconobbe come gli ideali anticipatori della sua ricerca formale; poi, comprendendo di non poterrimanere in un paesino come Nuenen (il curato cattolico, a causa dell'episodio di Gordina De Groot, aveva proibitoai parrocchiani di posare per Vincent, che da allora era stato costretto a dipingere solo nature morte), nel novembredel 1885 si trasferì a pensione ad Anversa, frequentando assiduamente le chiese ed i musei della città dove scoprì lestampe giapponesi e ammirò il colorismo di Rubens: [6]

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Père Tanguy, olio su tela, 92x75 cm, 1887, Musée Rodin,Parigi

« Rubens è superficiale, vuoto, ampolloso, e in conclusione, ampolloso come Giulio Romano o, peggio ancora, come ipittori della decadenza. Nonostante questo, mi entusiasma, proprio perché è il pittore che cerca di esprimere l'allegrezza, laserenità, il dolore, e rappresenta questi sentimenti in modo veritiero grazie alle sue combinazioni di colori »

Un rigattiere di Nuenen acquistò da sua madre una serie di dipinti rimasti nello studio, vendendoli a 10 centesimil'uno e bruciando quelli che non gli sembravano commerciabili.Nel gennaio 1886, dopo aver frequentato un corso di disegno, si iscrisse ai corsi di pittura e disegno dell'École desBeaux-Arts ma senza alcun successo: il 31 marzo venne respinto il suo lavoro presentato per accedere ai corsid'insegnamento superiore, ma van Gogh si era già trasferito a Parigi per seguire i corsi di pittura di Fernand Cormon,pittore accademico mediocre ma di successo, allo scopo di migliorare la sua tecnica e poter ritrarre dei modelli; inquesto studio conobbe Émile Bernard, Louis Anquetin e Toulouse-Lautrec.La capitale francese è il centro della cultura mondiale: «non c'è che Parigi: per quanto difficile possa essere qui lavita, e anche se divenisse peggiore e più dura, l'aria francese libera il cervello e fa bene, un mondo di bene». [7] Ilfratello Théo vi era trasferito da sette anni per dirigere, a Montmartre, una piccola galleria d'arte per conto diBoussod e Valadon, i successori dell'impresa Goupil. Egli lo ospitò nella sua casa, dove Vincent allestì lo studio edipinse vedute della capitale, e gli presentò i maggiori pittori impressionisti. Inizialmente, la loro pittura lo interessòmolto poco: [8]

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Il ristorante della Sirène ad Asnières, olio su tela, 51,5x64 cm,1887, Musée d'Orsay, Parigi

« Ad Anversa non sapevo nemmeno che cosa fossero gli impressionisti: adesso li ho veduti e pur non facendo ancora partedel loro clan ho molto ammirato alcuni dei loro quadri: un nudo di Degas, un paesaggio di Claude Monet [...] da quando hoveduto gli impressionisti, Le assicuro che né il Suo colore né il mio sono esattamente uguali alle loro teorie »

e ribadirà ancora la sua lontananza da quella pittura due anni dopo alla sorella: [9]

« quando si vedono per la prima volta si rimane delusi: le loro opere sono brutte, disordinate, mal dipinte e mal disegnate,sono povere di colore e addirittura spregevoli. Questa è la mia prima impressione quando sono venuto a Parigi »

Per Vincent, l'arte moderna era rappresentata dalla scuola di Barbizon: oltre all'ormai classico Delacroix, egliammirava Corot, Daumier, Troyon, Daubigny, Bastien Lepage e soprattutto Millet, che rappresentava per lui ilvertice della pittura. L'importanza, che il suo iniziale dilettantismo e la sua inclinazione essenzialmente romantica,attribuiva al soggetto del dipinto e alla correttezza tecnica dell'esecuzione, gli faceva apprezzare perfino unMeissonier, lodatissimo a quel tempo e che pure era molto lontano dal suo spirito. Sapeva tuttavia che l'abilitàtecnica non doveva essere il fine dell'arte ma solo il mezzo per poter esprimere quello che sentiva: «quando nonposso farlo in modo soddisfacente, mi sforzo di correggermi. Ma se il mio linguaggio non piace, ciò mi lasciacompletamente indifferente». [10]

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Agostina Segatori, olio su tela, 55,5x46,5 cm, 1887,Amsterdam

L'osservazione più puntuale delle opere degli impressionisti gli fececomprendere l'originalità e i valori racchiusi in quella nuovaconcezione della visione: anche se non aderì mai a quella scuola,perché egli intese sempre esprimere solo quello che aveva «dentro lamente e il cuore», [11] guardò con favore a Guillaumin e a Pissarro, ela sua tavolozza, fino a quel momento scura e terrosa, si schiarìproprio grazie all'influsso della pittura impressionista e alleggerì ipropri soggetti, tralasciando i temi sociali per i paesaggi e le naturemorte; sperimentò anche l'accostamento dei colori complementaricimentandosi, nell' Interno di ristorante, con la tecnica puntinistainventata da Seurat.

Con Bernard, suo grande amico all'epoca, andò spesso a dipingere adAsnières, il sobborgo che sorgeva sulle rive della Senna; espose suoidipinti nella bottega di colori di père Tanguy e, insieme con ilgruppo del Petit boulevard di Anquetin, Bernard, Gauguin eToulouse-Lautrec, nel café Tambourin, gestito dall'ex-modella diDegas, l'italiana Agostina Segatori, con la quale, per qualche mese,ebbe una relazione.

I rapporti con il fratello Théo non erano sempre facili: pur volendosi molto bene, entrambi soffrivano di disturbinervosi. Il carattere, generoso ma imprevedibile e collerico di Vincent, non gli rendeva agevole mantenere durevolirapporti di amicizia; egli stesso si rendeva conto di non riuscire a non esprimere direttamente i propri sentimenti e anon manifestare con violenza le proprie opinioni: «non riesco a starmene tranquillo, le mie idee fanno talmente partedi me stesso che, talora, mi sembra che mi prendano alla gola». [12]

Il desiderio di conoscere il Mezzogiorno francese, «dove c'è più colore, più sole», [13] con la sua luce e i suoi colorimediterranei così lontani dal cromatismo nordico, fu una buona occasione per porre fine a una convivenza divenutadifficile.

Arles (1888)

La casa gialla,acquerello, 76x94 cm, 1888, Van Gogh Museum, Amsterdam

Trasferitosi ad Arles il 20 febbraio 1888, andòad alloggiare prima in albergo e poi, in maggio,affittò un appartamento di quattro stanze di unacasa dalle mura gialle che si affacciava sullapiazza Lamartine, [14] ritratta in un quadrofamoso.

Produsse una tela dopo l'altra, come temesse chela sua ispirazione, esaltata dalla novità del nuovomodello del mondo provenzale, potesseabbandonarlo. Si sentiva trascinatodall'emozione, che egli identificava con lasincerità dei suoi sentimenti verso la natura: leemozioni che provava di fronte alla naturaprovenzale potevano essere così forti dacostringerlo a lavorare senza sosta, allo stesso

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modo per il quale non si possono fermare i pensieri, quando questi si sviluppano in una coerenta sequenza nellapropria mente. [15] D'altra parte, affermava di mettere sulla tela non impressioni momentanee, ma immagini studiatea lungo e assimilate nel suo spirito attraverso una lunga e precedente osservazione del modello.Del modello naturale confessava di non poter fare a meno: non si sentiva in grado di inventare un soggetto anzi, perquanto riguarda le forme, aveva «il terrore di allontanarsi dal verosimile» [16] ma non aveva problemi a combinarediversamente i colori, accentuandone alcuni e semplificando altri. Scrisse alla sorella Wilhelmina: [17]

« La natura di questo paesaggio meridionale non può essere resa con precisione con la tavolozza di un Mauve, per esempio,che appartiene al Nord e che è un maestro e rimane un maestro del grigio. La tavolozza di oggi è assolutamente colorata:celeste, arancione rosa, vermiglio, giallo vivissimo, verde chiaro, il rosso trasparente del vino, violetto. Ma, pur giocandocon tutti questi colori, si finisce con il creare la calma, l'armonia »

Al fratello confidò [18] di aver abbandonato le tecniche utilizzate a Parigi, che risentivano dell'esperienzaimpressionista, per ribadire la visione romantica di Delacroix, non ritraendo fedelmente quello che gli sta di frontema ricercando il vigore dell'espressione attraverso il libero uso del colore. E all'amico pittore Bernard: [19]

Albicocchi in fiore, olio su tela, 65,5x80,5 cm, 1888, Van Gogh Museum,Amsterdam

« Non seguo alcun sistema di pennellatura: picchio sulla tela a colpi irregolari che lascio tali e quali. Impasti, pezzi di telalasciati qua e là, angoli totalmente incompiuti, ripensamenti, brutalità: insomma, il risultato è, sono portato a crederlo,piuttosto inquietante e irritante, per non fare la felicità delle persone con idee preconcette in fatto di tecnica [...] gli spazi,limitati da contorni espressi o no, ma in ogni caso sentiti, li riempo di toni ugualmente semplificati, nel senso che tutto ciòche sarà suolo parteciperà di un unico tono violaceo, tutto il cielo avrà una tonalità azzurra, le verzure saranno o dei verdiblu o dei verdi gialli, esagerando di proposito, in questo caso, le qualità gialle o blu »

Sperimentava tecniche diverse, ora mettendo in risalto le forme circondandole di contorni scuri e pennellando losfondo a strati, per creare una struttura a traliccio, ora ondulando i contorni per accentuare la struttura delle forme,ora punteggiando con brevi pennellate e ora invece spremendo il colore dal tubetto direttamente sulla tela. Altrevolte si convinceva «di non disegnare più il quadro con il carboncino. Non serve a niente; se si vuole un buondisegno, si deve eseguire direttamente con il colore». [20]

Andando incontro a un desiderio di Vincent, nell'estate del 1888 Théo van Gogh contattò Gauguin, offrendo dipagargli il soggiorno ad Arles con il fratello e garantendogli l'acquisto di dodici suoi quadri ogni anno per 150franchi. Gauguin, dopo qualche esitazione, accettò, pensando di mettere da parte quanto gli era necessario perrealizzare il suo desiderio di trasferirsi, di lì a un anno, in Martinica.

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Il dramma di Arles

La camera di van Gogh, olio su tela, 72x90cm, 1888, Van Gogh Museum,Amsterdam

Nell'attesa dell'arrivo di Gauguin, van Gogh sipreoccupò di arredare con qualche altro mobilel'appartamento e ornò con propri quadri la camerada letto. Gli scrisse: [21]

« ho fatto, sempre come decorazione, un quadro della mia camera da letto, con i mobili in legno bianco, come sapete.Ebbene, mi ha molto divertito fare questo interno senza niente, di una semplicità alla Seurat; a tinte piatte, ma dategrossolanamente senza sciogliere il colore; i muri lilla pallido; il pavimento di un rosso qua e là rotto e sfumato; le sedie e illetto giallo cromo; i guanciali e le lenzuola verde limone molto pallido; la coperta rosso sangue, il tavolo da toilettearancione; la catinella blu; la finestra verde. Avrei voluto esprimere il riposo assoluto attraverso tutti questi toni così diversie tra i quali non vi è che una piccola nota di bianco nello specchio incorniciato di nero, per mettere anche là dentro la quartacoppia di complementari »

Eppure, vi è chi ha visto [22] nel dipinto di questa camera da letto il desiderio mancato di rappresentare il sonno e ilriposo: «La tragedia della sua mente si avvicinava con segni di squilibrio e non gli permetteva né riposo né sonno.Nella camera abbandonata regna la calma, ma è una calma senza speranza e senza pietà. È una camera vuota, ma nonper caso. Essa è abbandonata per sempre causa la partenza o la morte. I colori sono brillanti e puri, senza ombre, manon suggeriscono gioia, anzi soltanto tristezza. È un riposo nato dalla disperazione. Così i colori rivelano l'animodell'artista a sua insaputa. Non si rende conto di quel che sente, né nella sua lettera, né nella sua pittura, e perciò ilsuo sentimento, la sua accorata umiltà, è espresso spontaneamente».Gauguin giunse ad Arles il 29 ottobre 1888. All'opposto di van Gogh, rimase subito deluso di Arles, «il luogo piùsporco del Mezzogiorno», e della Provenza: «Trovo tutto piccolo, meschino, i paesaggi e le persone»; [23] il sogno divan Gogh di fondare un'associazione di pittori che perseguissero un'arte nuova lo lasciava scettico; quanto a sé, eglicontava soltanto di trasferirsi, non appena ne avesse avuto la possibilità, ai tropici; lo irritavano anche le abitudinidisordinate di Vincent e la sua scarsa oculatezza nell'amministrare il denaro che avevano messo in comune.

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Paul Gauguin: Ritratto di van Gogh, dicembre 1888

Invece van Gogh manifestava un'apertaammirazione per Gauguin, che consideravaun artista superiore: riteneva che le proprieteorie artistiche fossero molto banali seconfrontate con le sue e la propria resapittorica sempre inferiore, persinogrossolana, rispetto al modello naturale.Nelle sue memorie, [24] Gauguin volleattribuirsi, generalmente a torto, il merito diaver corretto la tavolozza di van Gogh:

« Vincent, quando sono arrivato ad Arles, militava nella scuola neoimpressionista, anzi vi sguazzava, cosa che lo facevasoffrire, non perché questa scuola, come tutte le scuole, sia cattiva, ma perché non corrispondeva alla sua natura cosìimpaziente e così indipendente. Con tutti questi gialli sui violetti, tutto questo lavoro sui complementari -lavoro disordinato,d'altra parte - non riusciva a raggiungere che delle dolci armonie, incomplete e monotone; ci mancava lo squillo di tromba.Mi assunsi il compito di chiarirglielo, e mi fu facile, perché trovavo un terreno ricco e fecondo »

Anche nella valutazione degli altri pittori, le loro opinioni divergevano: van Gogh ammirava Daumier, Daubigny,Félix Ziem, Théodore Rousseau, «tutte persone che non posso vedere», e non apprezzava, contrariamente a Gauguin,Raffaello, Ingres, Degas: di Vincent, «cervello disordinato», Gauguin non riusciva a spiegarsi né i principi critici néquelle che considerava contraddizioni fra i principi e la pittura realizzata, trovando anche in queste divergenze laradice del prossimo, drammatico conflitto.

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Vaso di girasoli, olio su tela, 92x73 cm, 1888, Neue Pinakothek,Münich

Nei primi giorni del dicembre 1888 Gauguin fece ilritratto di van Gogh, rappresentandolo nell'atto didipingere girasoli. Vincent commentò: «Sono certamenteio, ma io divenuto pazzo». Nelle sue memorie Gauguinscrive che quella sera stessa, al caffè, i due pittori bevveromolto e improvvisamente Vincent scagliò il suo bicchierecontro la sua testa, che Gauguin riuscì appena a evitare:da quel momento Gauguin prese la decisione di partire daArles. Seguirono giorni di tensione: anche una visita almuseo di Montpellier per osservare le opere di Delacroixe di Courbet degenerò in litigio.

L'episodio più grave accadde il pomeriggio del 23dicembre: van Gogh - la ricostruzione del fatto è tuttaviacontroversa - avrebbe rincorso per strada Gauguin con unrasoio, rinunciando ad aggredirlo quando Gauguin sivoltò, affrontandolo. Tornato a casa, mentre Gauguinandò ad alloggiare in albergo, preparandosi a lasciareArles, van Gogh, in preda ad allucinazioni, si tagliò metàdell'orecchio sinistro, lo incartò, lo consegnò a Rachele,una prostituta del bordello che i due pittori erano solitifrequentare, e tornò a dormire a casa sua. La mattinaseguente venne fatto ricoverare dalla polizia in ospedale: ne uscì il 7 gennaio 1889. Tuttavia, due storici di Amburgo,Hans Kaufmann e Rita Wildegans sostengono nel libro "L’orecchio di Van Gogh, Paul Gauguin e il patto delsilenzio" che fu Gauguin a mutilare l'amico dopo la lite, mentre l'esperto francese Pascal Bonafoux sostiene chequesta teoria è clamorosamente errata [25] .

Suoi buoni amici, in questi frangenti, furono il dottor Rey, il pastore Salles e il postino Roulin, del quale aveva fattoqualche mese prima un ritratto rimasto celebre: in questa occasione dipinse cinque versioni del ritratto della moglieAugustine, spedendone una a Gauguin, e dipinse anche se stesso, con l'orecchio bendato. Alternava periodi diserenità, nei quali era in grado di valutare lucidamente e ironicamente tutto quello che gli era successo, a momenti diricadute nella malattia: il 9 febbraio, dopo una crisi nella quale credette che qualcuno volesse avvelenarlo, funuovamente ricoverato in ospedale. Uscito, vi fu ricondotto in marzo dalla polizia a seguito di una petizione firmatail 26 febbraio da ottanta cittadini di Arles.In ospedale, ricevette la visita di Signac, che ottenne il permesso di accompagnarlo nella sua casa gialla: «Per tutto ilgiorno mi parlò di pittura, di letteratura, di socialismo. La sera era un po' stanco. Tirava un maestrale spaventoso cheforse lo aveva innervosito. Volle bere un litro di essenza di trementina che si trovava sul tavolo in camera. Era ora dirientrare all'ospedale». [26]

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Augustine Roulin, olio su tela, 92x73 cm, 1889, Kröller-MüllerM., Otterlo

Il 17 aprile il fratello Théo si sposò. Vincent scrisse allasorella, come rassegnato di dover ormai convivere persempre con la sua malattia: [27]

« Leggo poco per aver tempo di riflettere. È molto probabile che abbia ancora tanto da soffrire. E questo non mi va affatto, adire il vero, perché in nessun modo desidero il ruolo di martire [...] Prendo tutti i giorni il rimedio che l'incomparabileDickens prescriveva contro il suicidio. Consiste in un bicchiere di vino, un boccone di pane e di formaggio e una pipa ditabacco »

Al fratello espresse la volontà di essere internato in una casa di cura: [28]

« Mi sento decisamente incapace di ricominciare a riprendere un nuovo studio e di restarci solo, qui ad Arles [...] a te, aSalles, a Rey io chiedo di fare in modo che alla fine del mese o all'inizio di maggio io possa andare come pensionatointernato [...] se l'alcool è stato certamente una delle più grandi cause della mia follia, allora è venuta molto lentamente e sene andrà molto lentamente, se se ne andrà [...] Infine, bisogna prendere una posizione di fronte alle malattie del nostro tempo[...] io non avrei precisamente scelto la follia, se c'era da scegliere, ma una volta che le cose stanno così, non vi si puòsfuggire. Tuttavia esisterà forse ancora la possibilità di lavorare con la pittura »

L'8 maggio 1889 van Gogh, accompagnato dal pastore Salles, entrò volontariamente nella Maison de santé diSaint-Paul-de-Mausole, un vecchio convento adibito a ospedale psichiatrico, a Saint-Rémy-de-Provence a ventichilometri da Arles.

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A Saint-Rémy-de-Provence (1889)La diagnosi del direttore della clinica, il dottor Peyron, fu di epilessia. Oggi si ritiene che van Gogh soffrisse dipsicosi epilettica o "latente epilessia mentale": preceduti dallo "stadio crepuscolare", egli subiva attacchi di panico eallucinazioni ai quali reagiva con atti di violenza e tentativi di suicidio, seguendo alla fine uno stato di torpore. Neilunghi intervalli della malattia era in grado di comportarsi in modo del tutto normale.

Cipressi, olio su tela, 92x73 cm, 1889, Kröller-Müller M. Otterlo

Nella clinica di Saint-Rémy non veniva praticata nessunacura, a meno di definire cura i due bagni settimanali cui ipazienti erano sottoposti. Non se ne lamentava il pittore,che scriveva che «osservando la realtà della vita dei pazziin questo serraglio, perdo il vago terrore, la paura dellacosa e a poco a poco posso arrivare a considerare lapazzia una malattia come un'altra». [29]

La finestra munita di sbarre guardava un giardino dellaclinica e, al di là di quello, i campi e, più lontano, lemontagne delle Alpilles, l'ultima catena delle Alpifrancesi. Aveva a disposizione per lavorare un'altracamera vuota, poteva anche andare a dipingere fuori dalmanicomio, accompagnato da un sorvegliante, e simanteneva in contatto epistolare con il fratello che glispediva libri e giornali.

« Osservo negli altri che anch'essi durante le crisi percepiscono suoni e voci strane come me e vedono le cose trasformate. Equesto mitiga l'orrore che conservavo delle crisi che ho avuto [...] oso credere che una volta che si sa quello che si è, unavolta che si ha coscienza del proprio stato e di poter essere soggetti a delle crisi, allora si può fare qualcosa per non esseresorpresi dall'angoscia e dal terrore [...] Quelli che sono in questo luogo da molti anni, a mio parere soffrono di un completoafflosciamento. Il mio lavoro mi preserverà in qualche misura da un tale pericolo »(Lettera a Théo van Gogh, 25 maggio 1889)

A giugno cominciò a dipingere cipressi: «il cipresso è bello come legno e come proporzioni, è come un obeliscoegiziano. E il verde è di una qualità così particolare. È una macchia nera in un paesaggio assolato, ma è una dellenote più interessanti, la più difficile a essere dipinta che io conosca» [30] e spedì al fratello un gruppo di tele, che glivennero lodate.Ad agosto subì un grave attacco, con allucinazioni e un tentativo di suicidio, dal quale si rimise a fatica a settembre,quando ricevette la notizia che due suoi dipinti, la Notte stellata e le Piante di iris, erano state esposte al Salon desArtistes Indépendants di Parigi.Nella Notte stellata van Gogh sembra allontanarsi decisamente dalla diretta osservazione della natura, per esprimereuno stato d'animo attraverso la libera fantasia, per liberare le proprie emozioni piuttosto che ricercare un aspettonascosto del paesaggio. Ma in quella visione della luna, delle stelle e di fantasiose comete è «come se il cielo,passando attraverso i suoi gialli e i suoi azzurri, diventasse un irradiarsi di luci in moto per incutere un timor panicoagli umani che sentono il mistero della natura». [31] E l'intento perseguito nel Oliveto con nuvola bianca, vienespiegato da Vincent al fratello come risultato di ricerca stilistica: [32]

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Oliveto con nuvola bianca, olio su tela, 73x92 cm, 1889, Museum of ModernArt, New York

« Gli ulivi con la nuvola bianca e lo sfondo di montagne, così come il sorgere della luna e l'effetto notturno, costituisconoun'esagerazione dal punto di vista dell'esecuzione; le linee sono incisive come quelle degli antichi legni. Là dove questelinee sono serrate e volute comincia il quadro, anche se può sembrare esagerato. È un po' quello che sentono Bernard eGauguin. Non ricercano la forma esatta di un albero, ma vogliono assolutamente che sia definito se essa è tonda o quadrata,e io dò loro ragione, perché sono esasperato dalla perfezione fotografica e banale di certuni [...] io mi sento spinto aricercare, se vuoi, uno stile, ma intendendo con questo un disegno più maturo e più intenzionale [...] gli studi disegnati congrandi linee nodose come nell'ultimo invio non erano quello che dovevano essere, ma voglio convincerti che nei paesaggi sicontinuerà ad ammassare le cose mediante un disegno che cerca di esprimere il groviglio delle masse »

A novembre ricevette l'invito a esporre sue tele all'associazione «Les XX», a Bruxelles: accettò, inviando sei quadri,due Girasoli, L'edera, Frutteto in fiore, Campo di grano all'alba e La vigna rossa.

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Davanti al manicomio di Saint-Rémy, olio su tela, 58x45 cm,1888, Musée d'Orsay, Parigi

Fu il pittore Bernard a invitare il critico d'arte Albert Aurier,redattore de «Le Moderniste» e ammiratore della letteraturasimbolista, a interessarsi di van Gogh: questi pubblicò allorasul «Mercure de France» del gennaio 1890 l'articolo LesIsolés: Vincent van Gogh in cui analizzò ed esaltòentusiasticamente la sua pittura. Definì inizialmente la suapersonalità:

« La scelta dei soggetti, il rapporto costante delle annotazioni più ardite, lo studio coscienzioso dei caratteri, la continuaricerca del segno essenziale per ogni cosa, mille significativi particolari testimoniano irrefutabilmente la sua profonda equasi infantile sincerità, il suo grande amore per la natura e per la verità, per la sua verità. Ciò che caratterizza tutta la suaopera è l'eccesso, l'eccesso della forza, l'eccesso della nervosità, la violenza dell'espressione. nella sua categoricaaffermazione della caratteristica delle cose, nella sua sovente temeraria semplificazione delle forme, nella sua insolenza nelguardare il sole in faccia, nella foga del suo disegno e del suo colore, fino ai più piccoli particolari della sua tecnica, si rivelauna personalità potente, maschia, audace, molto brutale ma a volte ingenuamente delicata. Questo, inoltre, si intuisce anchedalle esagerazioni quasi orgiastiche presenti in tutta la sua pittura: è un esaltato, nemico della sobrietà borghese e delleminuzie, una specie di gigante ebbro [...] un genio folle e terribile, spesso sublime, qualche volta grottesco, quasi sempresvelante qualcosa di patologico »

In seguito, Aurier rintracciò la sostanza della sua pittura nella poetica del simbolismo: van Gogh percepirebbe

« le segrete caratteristiche delle linee e delle forme, ma più ancora dei colori, le sfumature invisibili alle menti sane, lemagiche irradiazioni delle ombre [...] egli è quasi sempre un simbolista [...] perché sente la continua necessità di rivestire lesue idee di forme precise, consistenti, tangibili, di involucri materiali e carnali. In tutti i suoi quadri, sotto questo involucrofisico, sotto questa carne trasparente, sotto questa materia così materia, è nascosta, per gli spiriti che la sanno cogliere,un'Idea [...] »

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Notte stellata, olio su tela, 73x92 cm, 1889, Museum of Modern Art, NewYork

Per quanto riguarda la sua tecnica,

« l'esecuzione è vigorosa, esaltata, brutale, intensa. Il suo disegno rabbioso, potente, spesso maldestro e un po' grossolano,esagera il carattere, lo semplifica, elimina abilmente i dettagli, attinge una sintesi magistrale, qualche volta il grande stile [...]è il solo pittore che concepisca il cromatismo degli oggetti con questa intensità, con questa qualità da metallo prezioso »

Non credeva che van Gogh potesse mai godere di un successo che pure avrebbe meritato:

« quando anche la moda farà sì che i suoi quadri vengano comprati - cosa poco probabile - ai prezzi delle infamie diMeissonier, non penso che tanta sincerità possa suscitare la tardiva ammirazione del grosso pubblico. Vincent van Gogh è alcontempo troppo semplice e troppo raffinato per lo spirito borghese contemporaneo. Sarà completamente compreso soltantodai suoi fratelli, gli artisti »

Per quanto van Gogh potesse essere lusingato dalle lodi, giudicò l'articolo più un interessante pezzo di letteratura,piuttosto che un'analisi corretta della sua pittura. Al critico rispose direttamente [33] che le valutazioni sul suocromatismo gli sembravano più pertinenti se riferite a un pittore come Adolphe Monticelli e difese anche la pittura diMeissonier, per il quale espresse «un'ammirazione senza limiti».

La vigna rossa, olio su tela, 73x92 cm, 1888, Museo Puṡkin,Mosca

Riguardo al suo presunto simbolismo, si espresse con ilfratello [34] respingendo ogni sua adesione a quella corrente:«mi è così cara la verità, mi è così caro cercare di fare ilvero che credo di preferire rimanere un calzolaio piuttostoche un musicista con i colori».

In ogni caso, l'articolo suscitò interesse nell'ambienteartistico e durante la mostra dei XX a Bruxelles uno deiquadri inviati da van Gogh, La vigne rouge, dipinto l'annoprima ad Arles, fu acquistato il 14 febbraio per 400 franchidalla pittrice belga Anne Boch, sorella del pittore Eugène,conosciuto da Vincent e fondatore del gruppo dei XX: ilprimo e unico dipinto venduto in vita da van Gogh.

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Qualche giorno dopo si recò da solo ad Arles: al ritorno in clinica ebbe una grave e lunghissima crisi, dalla qualesembrava non potersi rimettere mai, tanto che fu lasciato a se stesso, libero di fare quel che voleva finché, ingeriti icolori, gli fu impedito di dipingere. Solo alla fine di aprile fu in grado di riprendersi e manifestò allora [35] il suodesiderio di lasciare la clinica, vista la mancanza di benefici per la sua salute.

Vaso con iris, olio su tela, 73x92 cm, 1889, Metropolitan,N. Y.

Si era intanto aperta a Parigi, il 19 marzo, una mostra dei pittoriindipendenti, inaugurata dal Presidente della Repubblica -dimostrazione di quanto la moderna pittura impressionista,neo-impressionista e post-impressionista fosse ormai divenuta«rispettabile» - e van Gogh vi partecipava con dieci tele. eranoesposti dipinti di Seurat, Signac, Toulouse-Lautrec, il doganiereRousseau, Guillaumin, Dubois-Pillet, Théo van Rysselberghe,Anquetin, Lucien Pissarro, Henry van de Velde. Monet sostenneche le opere di van Gogh erano le cose migliori della mostra eanche Gauguin gli scrisse, congratulandosi: «con soggettiispirati alla natura, là siete il solo che pensa»

Decisa ormai la partenza - «qui l'ambiente comincia a pesarmipiù di quanto possa esprimere: ho pazientato più di un anno, hobisogno d'aria, mi sento oppresso dalla noia e dal dolore» [36] - isoggetti degli ultimi dipinti di Vincent a Saint-Rémy sialleggeriscono: sono rose e iris su un fondo uniforme, ora conun «effetto dolce e armonioso per la combinazione dei verdi,rosa, violetti», ora con «un effetto di complementariterribilmente disparati che si esaltano per la loro opposizione».[37]

Il 16 maggio 1890 Vincent lasciò definitivamente Saint-Rémy per raggiungere il fratello a Parigi. Il direttore dellaclinica aveva rilasciato regolare autorizzazione e stilato l'ultima scheda. Rilevate le molte crisi avute dall'artistadurante la sua permanenza, della durata ciascuna di alcune settimane - ma l'ultima di quasi due mesi - e i suoitentativi di avvelenarsi con i colori e il petrolio, il dottor Peyron concludeva le sue osservazioni scrivendo:«Guarito».

Ad Auvers-sur-Oise (1890)Vincent arrivò a Parigi il 17 maggio e conobbe per la prima volta il nipotino e la signora van Gogh, la quale trovò ilcognato un uomo «forte, largo di spalle, con un colorito sano, un'espressione allegra e un'aria decisa». Passò tregiorni in casa del fratello, riesaminando i tanti suoi quadri che nel tempo gli aveva mandato, visitò il Salon, doverimase colpito da un Puvis de Chavannes, e una mostra d'arte giapponese. Poi, come convenuto, il 21 maggio partìper stabilirsi a Auvers-sur-Oise, un villaggio a 30 chilometri da Parigi, dove risiedeva un medico amico di Théo, ildottor Paul-Ferdinand Gachet (1828-1909), che si sarebbe preso cura di lui.

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Ritratto del dottor Gachet, olio su tela, 68×57cm, 1890, Collezione privata

Van Gogh prese alloggio nel caffé-locanda gestito dai coniugi Ravoux,nella piazza del Municipio. Appariva abbastanza soddisfatto dellanuova sistemazione: «Auvers è di una bellezza severa, e la campagna ècaratteristica e pittoresca». [38]

Il sessantaduenne dottor Gachet, omeopata, darwinista, favorevole allacremazione dei defunti - un'opinione scandalosa a quei tempi -repubblicano, socialista e libero pensatore, era un personaggio moltonoto a Auvers dove abitava in un villino che dominava il paese.Laureatosi a Montpellier in medicina generale e con un particolareinteresse per la psichiatria, aveva a lungo esercitato a Parigi, doveaveva conosciuto molti artisti, da Victor Hugo a Gustave Courbet, daManet a Renoir e a Cézanne, e la sua casa conservava parecchie tele diimpressionisti, oltre a una notevole quantità di soprammobili e oggettivari che van Gogh chiamava «nere anticaglie».

Era anche disegnatore, pittore - partecipò a esposizioni firmandosi conlo pseudonimo di van Ryssel - e incisore dilettante: nella macchina

della sua casa Cézanne, Pissarro e Guillaumin avevano eseguito alcune incisioni e fu su suo consiglio che van Gogheseguì la sua unica acquaforte, rappresentante lo stesso dottor Gachet. La sua competenza nelle cose artistiche, certecomuni preferenze e anche il suo garbo e la sua natura fondamentalmente malinconica fecero presa sul pittore, chefrequentò spesso la sua casa, ritraendo due volte la figlia Marguerite e non mancando di fargli il ritratto, che replicòin una seconda versione: [39]

« lavoro al suo ritratto; la testa, con un berretto bianco, molto bionda, molto chiara; anche la carnagione delle mani moltobianca, un frac blu e uno sfondo blu cobalto; appoggiato a una tavola rossa, sopra la quale c'è un libro giallo e una pianta didigitale dai fiori purpurei [...] Gachet è assolutamente fanatico di questo ritratto »

In quegli stessi giorni van Gogh confidò [40] che il suo maggior interesse, nella pittura, era il ritratto, «il ritrattomoderno»:

« Vorrei fare dei ritratti che tra un secolo, alla gente di quel tempo, sembrassero delle apparizioni. Non cerco di raggiungerequesto risultato attraverso la somiglianza fotografica, ma attraverso un'espressione appassionata, impiegando come mezzo diespressione e di esaltazione del carattere la nostra conoscenza e il nostro gusto moderno del colore »

In giugno Théo e la famiglia gli fecero visita e progettarono la possibilità di affittare a Auvers una casa dove Vincentavrebbe potuto vivere insieme a qualche altro artista. La visita fu ricambiata da Vincent il 6 luglio a Parigi, doveincontrò Toulouse-Lautrec e, per la prima volta, il critico d'arte Albert Aurier. In quei giorni Théo, oltre ad avere ilfiglio seriamente malato, era afflitto da problemi di lavoro: così, Vincent preferì ritornare presto a Auvers, nonsopportando il clima di tensione che percepiva nella famiglia del fratello.

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Campo di grano con volo di corvi, olio su tela, 50,3x103 cm, 1890, Van Gogh Museum,Amsterdam

Cominciava a temere una nuova crisi, el'eventualità lo rendevaparticolarmente nervoso: ebbe unaviolenta lite con Gachet per motivibanali - gli rimproverava di non averfatto incorniciare una tela diGuillaumin che il dottore teneva incasa - e scrisse al fratello: [41]

« Credo che non bisogna contare in alcun modo sul dottor Gachet. Mi sembra che sia più malato di me, o almeno quantome. Ora, quando un cieco guida un altro cieco, non andranno a finire tutti e due nel fosso? Non so che dire. Certamente lamia ultima crisi, che fu terribile, fu in gran parte dovuta all'influenza di altri malati; e poi la prigione mi opprimeva e il dottorPeyron non ci faceva caso, lasciandomi vegetare in quell'ambiente profondamente corrotto »

Dipinse il Paesaggio con cielo tempestoso, il Campo di grano con volo di corvi e Il giardino di Daubigny e scrisse:[42]

« Mi sono rimesso al lavoro, anche se il pennello mi casca quasi di mano e, sapendo perfettamente ciò che volevo, ho ancoradipinto tre grandi tele. Sono immense distese di grano sotto cieli tormentati, e non ho avuto difficoltà per cercare diesprimere la mia tristezza, l'estrema solitudine »

È certo che egli non faceva nulla per alleviare la sua solitudine nonostante ne fosse oppresso: non frequentò mai inon pochi pittori che soggiornavano a Auvers - uno di essi, l'olandese Anton Hirschig, alloggiava nel suo stessoalbergo - anche se forse loro stessi, spaventati, lo evitavano, a causa della sua malattia. Per lo stesso Hirschig, egli«aveva un'espressione assolutamente folle, con gli occhi infuocati, che non osavo guardare»

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Il suicidio

La sera del 27 luglio 1890, una domenica, dopo essere uscito per dipingere come al solito nelle campagne checircondavano il paese, rientrò sofferente nella locanda e si rifugiò subito nella sua camera: al Ravoux che, nonvedendolo presentarsi per il pranzo, salì per accertarsi della sua salute e lo trovò sdraiato sul letto, confessò di essersisparato un colpo di rivoltella al petto in un campo vicino.

Le tombe di Vincent e Théo van Gogh adAuvers-sur-Oise

Al dottor Gachet che, non potendo estrargli il proiettile, si limitò afasciarlo ma gli esprimeva, per rincuorarlo, la sua speranza di salvarlo,rispose che egli aveva tentato coscientemente il suicidio e che, se fossesopravvissuto, avrebbe dovuto «riprovarci» - «volevo uccidermi, ma hofatto cilecca» - esclamò; rifiutò di dare spiegazioni del suo gesto aigendarmi e, con il fratello Théo che, avvertito, era accorso la mattinadopo, Vincent passò tutto il 28 luglio, fumando la pipa echiacchierando seduto sul letto: gli confidò ancora che la sua «tristezzanon avrà mai fine». Sembra che le sue ultime parole fossero: «oravorrei ritornare». [43] Poco dopo ebbe un accesso di soffocamento, poiperse conoscenza e morì quella notte stessa, verso l'1,30 del 29 luglio.

In tasca gli trovarono una lettera non spedita a Théo, dove avevascritto, tra l'altro: «Vorrei scriverti molte cose ma ne sento l'inutilità ...per il mio lavoro io rischio la vita e ho compromesso a metà la mia ragione ... ».In quanto suicida, il parroco di Auvers si rifiutò di benedire la salma e il carro funebre fu fornito da un municipiovicino. Il 30 luglio la bara, rivestita da un drappo bianco e ricoperta di fiori gialli, fu calata in una fossa accanto almuro del piccolo cimitero di Auvers: assistevano Théo, che non smetteva di piangere, il dottor Gachet e i pochiamici giunti da Parigi: Lucien Pissarro, figlio di Camille, Emile Bernard, père Tanguy.

Pochi mesi dopo anche Théo van Gogh venne ricoverato in una clinica parigina per malattie mentali. Dopo unapparente miglioramento, si trasferì a Utrecht, dove morì il 25 gennaio 1891, a sei mesi di distanza dal fratello. Nel1914 le sue spoglie, per volontà della vedova, furono trasferite ad Auvers e tumulate accanto a quelle di Vincent.

L'arte di van GoghNon si può sostenere che la pittura sia stata una vocazione per van Gogh, che infatti cominciò a dipingere dopo avercompiuto ventotto anni. A giudicare dagli anni della sua piena giovinezza, se egli ebbe una vocazione, fu quella diessere vicino ai miseri della terra, i braccianti, i contadini poveri e gli operai per i quali il lavoro rappresentava lamaggiore sofferenza, quelli delle miniere. Figlio di un pastore protestante, cercò di unire la solidarietà sociale almessaggio evangelico, ma la Chiesa ufficiale sembrò sospettosa e forse spaventata dell'unione di quel duplicemessaggio e gli negò il suo appoggio.Un'altra contingenza familiare - l'attività del fratello Théo nell'ambito del commercio d'arte - lo indirizzò alla pittura,dove raccolse e fece proprio il messaggio, che non era soltanto artistico, ma ancora sociale ed etico, di Daumier,Courbet e Millet. La maggiore realizzazione di questo periodo fu I mangiatori di patate, nei quali, oltre a voleresprimere la propria simpatia verso gli umili, immedesimando in loro se stesso, volle soprattutto rappresentare -come scrisse - coloro che esprimono la dignità della propria umanità, vivendo pur miseramente ma del prodotto delloro lavoro, seppure, come è stato detto, [44] egli qui non fu «ben servito né dal suo disegno pesante e materiale, nédal suo colore assai scuro e sporco, senza energia né vitalità». E tuttavia, ancora alla fine del 1887, da Parigiconfidava che «le scene di contadini che mangiano patate» [45] erano ancora le cose migliori che avesse mai fatto.A Parigi van Gogh comprese la necessità di concentrarsi non tanto su un soggetto determinato, ma su comedipingere: assimilò il modo impressionista ma senza accettarlo, perché egli aveva necessità di porsi direttamente difronte alle cose, eliminando la mediazione degli effetti atmosferici e delle vibrazioni di luce. Il paesaggio

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meridionale della Provenza, con la certezza della sua visione immobile e assolata, serviva al meglio al suo scopo.

La pianura della Crau, olio su tela, 73 x 92 cm, 1888, Van Gogh Museum,Amsterdam

Così, nella Pianura della Crau, dipinta nelgiugno del 1888 ad Arles, i colori si distendonoin zone compatte, susseguendosi in profondità,[46]

« risultano a un tempo più intensi e preziosi e più calmi, di quella calma che è propria della certezza alfine raggiunta. Se inprimo piano vi sono ancora i tocchi impressionistici, più lontano le zone danno al motivo una consistenza e una chiarezzaassoluta. I toni di giallo, dal limone all'arancio, appaiono interrotti da una zona di verde, si spingono all'orizzonte che è altoma lontano, così da apparire infinito, contro il cielo di un verde azzurro tendente al grigio. L'arte di van Gogh, che eraestremamente soggettiva, si è fatta oggettiva, l'anima dell'artista si è distaccata dal suo prodotto, si è annullata nell'oggetto,l'ha reso stupendo per sé, un'immagine da adorare »

Ci si chiede perché egli abbia abbandonato la polemica sociale, pur mantenendo costante il suo impegno morale: oforse, se egli abbia realmente abbandonato quella polemica e non l'abbia invece trasformata in una ancora piùgenerale e radicale.Da Arles, nell'agosto 1888, scriveva [47] di essere tornato alle idee sostenute prima di trasferirsi a Parigi, ossia allanecessità di rendere con maggior forza la realtà attraverso un uso «arbitrario» del colore: così, il ritratto di un artistadovrà essere sì il più fedele possibile quanto ai lineamenti, ma per esprimere che quell'artista «sogna sogni grandiosi»e «lavora come l'usignolo canta, perché così è la sua natura», dovrà esagerare il biondo dei capelli, arrivando fino «allimone pallido», e come sfondo, anziché la banale parete di un appartamento, dipingere «l'infinito», il «turchino piùintenso e più violento», in modo che «la testa bionda illuminata sullo sfondo turchino cupo» ottenga un effettomisterioso, «come una stella nel profondo azzurro».In generale, egli si pone il problema di [48]

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Ritratto del postino Roulin, olio su tela, 69x63 cm, 1888, Museum ofFine Arts, Boston

« dipingere degli uomini e delle donne con un non so che di eterno [...] mediante la vibrazione dei notri colori [...] il ritrattocon dentro il pensiero, l'anima del modello [...] esprimere l'amore di due innamorati con il matrimonio di due coloricomplementari, la loro mescolanza e i loro contrasti, le vibrazioni misteriose dei loro contrasti [...] esprimere la speranza conqualche stella. L'ardore di un essere con un'irradiazione di sole calante [...] non è forse una cosa che esiste realmente? »

Detto altrimenti, si potrebbe sostenere che van Gogh, [49]

« ha capito che l'arte non deve essere uno strumento, ma un agente della trasformazione della società e, più a monte,dell'esperienza che l'uomo fa del mondo. Nel generale attivismo, l'arte deve inserirsi come una forza attiva, ma di segnocontrario: lampante scoperta della verità contro la crescente tendenza all'alienazione e alla mistificazione. Anche la tecnicadella pittura deve mutare, opporsi alla tecnica meccanica dell'industria come un fare suscitato dalle forze profondedell'essere: il fare etico dell'uomo contro il fare razionale della macchina. Non si tratta più di rappresentare il mondo in modosuperficiale o profondo: ogni segno di van Gogh è un gesto con cui affronta la realtà per cogliere e far proprio il suocontenuto essenziale, la vita »

La vita che esprime nel modo più immediato è certamente quella data da un modello vivente, quale che sia, come ilsignor Joseph Roulin, il postino di Arles. La realtà del suo modello è indubitabile: è un uomo biondo, dagli occhiazzurri e veste una divisa blu. Ma è nella possibilità del pittore costruire mediante il colore quell'esistenza che, daoggetto indipendente, viene rifatto, rivivendo così un'esistenza che è propria solo in quanto è stata ricreatadall'artista. Poiché i colori dominanti del dipinto sono il blu e il giallo, il tavolo diviene verde in quanto è la fusionedei due colori fondamentali, e il fondo bianco della parete, nel riflesso del blu della divisa, diviene celeste: «lamateria pittorica acquista un'esistenza autonoma, esasperata, quasi insopportabile: il quadro non rappresenta, è».Il ritratto di Joseph Roulin non ha nulla di «tragico» in sé: la tragedia sta nel vedere e vedersi [50]

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« con così lucida, perentoria evidenza. È tragico riconoscere il nostro limite nel limite delle cose e non potersene liberare. Ètragico, di fronte alla realtà, non poterla contemplare, ma dover fare e fare con passione e con furia: lottare per impedire chela sua esistenza sopraffaccia e distrugga la nostra. L'arte diventa allora (avrebbe detto Pavese) il mestiere di vivere: ed èquesto mestiere della vita che van Gogh disperatamente contrappone al lavoro meccanico dell'industria, che non è vita. Lapolemica iniziale non è stata dunque abbandonata, ma portata a un livello più profondo, dove non è in gioco soltanto ilcontenuto, il soggetto, la tesi, ma la sostanza, l'esistenza dell'arte »

Opere

Natura morta con Bibbia 1885 olio su tela 65x78 cm Amsterdam, Van GoghMuseum

1882

• Ragazza in un bosco, MuseoKröller-Müller di Otterlo

• Donne che portano sacchi di carbone,Museo Kröller-Müller di Otterlo

1884

• Tessitore al telaio, Museo Kröller-Müllerdi Otterlo

1885

• I mangiatori di patate, Van GoghMuseum di Amsterdam

• Paesaggio al tramonto, MuseoThyssen-Bornemisza di Madrid

• Natura morta con Bibbia, Van GoghMuseum di Amsterdam

1886

• Vaso di altee, Kunsthaus Zurich di Zurigo

1887

• Restaurant de la Sirène ad Asnières, Museo d'Orsay, Parigi• Un paio di scarpe, Van Gogh Museum di Amsterdam• Due girasoli, Metropolitan Museum of Art di New York• Giapponeseria: Oiran, Van Gogh Museum di Amsterdam• L'Italiana, Musée d'Orsay di Parigi• Fritillaria imperiale in un vaso di rame, Museo d'Orsay, Parigi• Ritratto di père Tanguy, Musée Rodin di Parigi

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1888

• Il ponte di Langlois, Museo Kröller-Müller di Otterlo• La Mousmé seduta, National Gallery di Washington• Seminatore al tramonto, Museo Kröller-Müller di Otterlo• Vaso di girasoli, Neue Pinakothek di Monaco• Salici al tramonto, Museo Kröller-Müller di Otterlo• Il postino Joseph Roulin, Museum of Fine Arts di Boston• Ritratto di Eugène Boch, Museo d'Orsay, Parigi• Notte stellata sul Rodano, Museo d'Orsay, Parigi• Ritratto di Milliet, Museo Kröller-Müller di Otterlo• Terrazza del caffè la sera, Place du Forum, Arles, Museo Kröller-Müller di Otterlo• Il caffè di notte, Art Gallery dell'Università di Yale• Les Alyscamps, Museo Kröller-Müller di Otterlo• La casa gialla, Van Gogh Museum di Amsterdam• La camera di Vincent ad Arles, Van Gogh Museum di Amsterdam• La sedia di Vincent, National Gallery di Londra• La sedia di Gauguin, Van Gogh Museum di Amsterdam• L'Arlesiana, Metropolitan Museum of Art di New York• Spettatori nell'arena, Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo• Autoritratto con l'orecchio bendato, Courtauld Gallery, Londra• Ramo di mandorlo in fiore in un bicchiere, Van Gogh Museum di Amsterdam

1889

• La Berceuse, Museo Kröller-Müller di Otterlo• Ritratto del dottor Rey, Museo Puškin di Mosca• Davanti al manicomio di Saint-Rémy, Museo d'Orsay, Parigi• Il giardino di Saint-Paul, Collezione privata• Lillà, Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo• Iris, Paul Getty Museum, Malibu• Vaso con iris, Metropolitan Museum of Art di New York• Natura morta con tavolo da disegno, pipa, cipolle e cera, Museo Kröller-Müller di Otterlo• Notte stellata, The Museum of Modern Art di New York• Autoritratto, Museo d'Orsay, Parigi• Corsia dell'ospedale di Arles, Collezione privata• Campo di grano con cipressi, National Gallery di Londra• Luna che sorge[51]

1890

• La ronda dei carcerati, Museo Puškin di Mosca• L'Arlesiana, Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma• Ramo di mandorlo fiorito, Van Gogh Museum di Amsterdam• Casolari con il tetto di paglia a Cardeville, Museo d'Orsay, Parigi• Ritratto del dottor Gachet, Collezione privata• Marguerite Gachet nel giardino, Museo d'Orsay, Parigi• Marguerite Gachet al piano, Kunstmuseum di Basilea• La chiesa di Auvers, Museo d'Orsay, Parigi• Campo di grano con volo di corvi, Van Gogh Museum di Amsterdam

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• Il buon samaritano• Casa bianca di notte[51]

• Strada con cipressi e cielo stellato[51]

FilmografiaSono una trentina i film e i telefilm dedicati al grande artista olandese. Il più noto è forse Brama di vivere, del 1956,di Vincente Minnelli con Kirk Douglas nel ruolo di van Gogh e Anthony Quinn in quello di Paul Gauguin. Nel filmVincent & Theo, del 1990, di Robert Altman, il personaggio del pittore è interpretato da Tim Roth.Alain Resnais realizzò nel 1946 il documentario Van Gogh e Van Gogh è anche un film di Maurice Pialat, uscito nel1991 e interpretato da Jacques Dutronc.Van Gogh è rappresentato anche in uno degli otto episodi del film Sogni di Akira Kurosawa, intitolato Corvi einterpretato dal regista Martin Scorsese.

Musica• Don McLean, Vincent, canzone rifatta fra gli altri anche da Roberto Vecchioni (1971)• Grigorij Samuilovič Frid, Lettere di van Gogh, opera in 2 parti per baritono, clarinetto, percussioni, piano e archi

op. 69 (1975)• Bertold Hummel, 8 frammenti di lettere di van Gogh per baritono e quartetto d'archi op. 84 (1985)• Einojuhani Rautavaara, Vincent, opera in 3 atti (1986-1987)• Einojuhani Rautavaara, Vincentiana, sinfonia n° 6 (1992)• Henri Dutilleux, Corrispondenze, per soprano e orchestra (2002-2004)

Curiosità• Sulla mutilazione di Van Gogh, ancora adesso le fonti sono discordanti. Il dottor Rey che lo curò ed il poliziotto

che fu chiamato in soccorso dalle prostitute la notte fatale del 23 dicembre affermavano che l'orecchio eracompletamente mutilato (questa è la versione anche di Gauguin, sebbene lui abbia rivisto l'amico solo quandoesanime e già fasciato); ma il figlio del dottor Gachet, così come la moglie di Theo e Signac affermavano che sifosse tagliato soltanto il lobo. Secondo il dr.Rey, l'orecchio mutilato fu portato in ospedale con ritardo, troppotardi per tentare una sutura. Il dottor Peyron di Saint-Remy, nel referto di ammissione di Vincent nel manicomio,scrisse che il paziente s'era mutilato "recidendosi l'orecchio".

• La prostituta Sien, dopo essersi separata da Vincent, tornò sulla strada. Ad inizio del XX secolo contrasse unmatrimonio di convenienza con un uomo altolocato "per dare ai suoi figli un nome"; poi, in preda all'alcool e alladepressione, si suicidò annegandosi.

• Ad Auvers sur-Oise è ancor oggi vivissimo il ricordo del soggiorno di Van Gogh. A tal proposito, gli è statodedicato un piccolo parco con una statua in bronzo scolpita da Ossip Zadkine. Inoltre, è possibile ancor oggiidentificare i luoghi dipinti dall'artista grazie a delle riproduzioni dei quadri stessi in loco.

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Bibliografia• A. Aurier, Les isolés, in «Mercure de France», 1890• J. B. de La Faille, L'époque française de van Gogh, Paris 1927• M. Tinti, Van Gogh, Bergamo 1933• G. L. Luzzatto, Vincent van Gogh, Modena 1936• L. Vitali, Vincent van Gogh pittore, Milano 1936• R. Franchi, Vincent van Gogh, Milano 1944• A. Parronchi, Van Gogh, Firenze 1949• L. Vitali, Vincent van Gogh, Milano 1952• M. Schapiro, Vincent van Gogh, New York 1952• F. Arcangeli, L'alfabeto di van Gogh, in «Paragone», maggio 1952• M. Valsecchi, Van Gogh, Firenze 1957• Tutte le lettere di Vincent van Gogh, 3 voll., Milano 1959• L. Vinca Masini, Van Gogh, Firenze 1966• J. Rewald, Il Post-impressionismo. Da van Gogh a Gauguin, Firenze 1967• F. Russoli, Vincent van Gogh, in «L'arte moderna», I, 1967• J. Leymarie, Qui était van Gogh?, Généve 1968• M. E. Tralbaut, Vincent van Gogh, le Mal Aimé, Lausanne 1969• L. Venturi, Le vie dell'Impressionismo. Da Manet a Cézanne, Torino 1970• G. C. Argan, L'arte moderna 1770/1970, Firenze 1970• P. Lecaldano, L'opera pittorica completa di van Gogh, 2 voll., Milano 1971• M. Bonicatti, Il caso Vincent Willem van Gogh, Torino 1977• A. Artaud, Van Gogh il suicidato della società, Milano 1988• P. Bonafoux, Vincent van Gogh, Milano 1990 ISBN 88 45 03378 3• R. De Leeuw, Van Gogh, Firenze 1998 ISBN 88 09 76052 2• R. Hughes, Vincent van Gogh, Milano 2002 ISBN 88 17 87002 1• G. C. Argan e F. Ammiraglio, Vincent van Gogh, Milano 2005 ISBN 08 478 2729 1• M. Gayford, La Casa Gialla. Van Gogh, Gauguin: nove settimane turbolente ad Arles, Milano 2007 ISBN

88-6158-014-9

Altri progetti

• Wikimedia Commons contiene file multimediali su Vincent van Gogh• Wikiquote contiene citazioni di o su Vincent van Gogh

Collegamenti esterni• Le opere di van Gogh in Artcyclopedia [52]

• La luna di Van Gogh svelata dagli astronomi [53]

• Vincent Van Gogh di Giordano Bruno Guerri, podcast della trasmissione "Alle otto della sera" di Radio Rai2 [54]

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Note[1] Il dipinto del Boughton è conservato del Van Gogh Museum di Amsterdam e anche il testo del sermone, inviato da Vincent al fratello Théo,

ci è pervenuto[2] Lettera (402) a Théo van Gogh, aprile 1885[3] Lettera (404) a Théo van Gogh, aprile 1885[4] Lettera (409) a Théo van Gogh, maggio 1885[5] Lettera (R 55) ad Anthon van Rappard, agosto 1885[6] Lettera (444) a Théo van Gogh, gennaio 1886[7] Lettera (459 a) a Horace Mann Levens, Parigi, autunno 1886[8] Ivi[9] Lettera (W 4) a Wilhelmina, Arles, luglio 1888[10] Lettera a van Rappard, aprile 1884[11] Lettera (166) a Théo van Gogh, dicembre 1881[12] Lettera (R 58) ad Anthon von Rappard, settembre 1885[13] Lettera (W 1) a Wilhelmina van Gogh, Parigi, autunno 1887[14] La casa non esiste più: gravemente danneggiata da un bombardamento nel 1944, fu demolita[15] Così esprime la sua frenesia compositiva nella lettera (504) a Théo van Gogh, luglio 1888[16] Lettera (B 19) a Jules Bernard, Arles, ottobre 1888[17] Lettera (W 3) da Arles, aprile 1888[18] Lettera (520) a Theo van Gogh, Arle, agosto 1888[19] Lettera (B 3) da Arles, aprile 1888[20] Lettera (539) a Théo van Gogh, Arles, settembre 1888[21] Lettera (B 22) Arles, ottobre 1888[22] L. Venturi, La via dell'Impressionismo, p. 322[23] Lettera (78) a Jules Bernard, dicembre 1888, in «Lettres de Gauguin à sa femme et à ses amis», Paris 1946[24] Avant et auprès, Paris 1923[25] Fonte: ilGiornale (http:/ / www. ilgiornale. it/ a. pic1?ID=348626)[26] In G. Coquiot, Vincent van Gogh, Paris 1924, p. 194[27] Lettera (W 11) a Wilhelmina, 30 aprile 1889[28] Lettera a Théo van Gogh, Arles, 21 aprile 1889[29] Lettera (591) a Théo van Gogh, 9 maggio 1889[30] Lettera (596) a Théo van Gogh, 25 giugno 1889[31] L. Venturi, La via dell'Impressionismo, p. 326[32] Lettere (607 e 613) settembre-ottobre 1889[33] Lettera ad Albert Aurier, 12 febbraio 1890[34] lettera (626) a Théo van Gogh, 12 febbraio 1890[35] Lettera (626) a Théo van Gogh, aprile 1890[36] Lettera (631) a Théo van Gogh, maggio 1890[37] Lettera (633) a Théo van Gogh, maggio 1890[38] Lettera (635) a Théo van Gogh, 21 maggio 1890[39] Lettera (638) a Théo van Gogh, 4 giugno 1890[40] Lettera (W 22) a Wilhelmina van Gogh, giugno 1890[41] Lettera (648) a Théo van Gogh, luglio 1890[42] Lettera (649) a Théo van Gogh, Auvers-surOise, luglio 1890[43] Lettera di Théo van Gogh alla moglie, 29 luglio 1890[44] L. Venturi, La via dell'impressionismo, p. 313[45] Lettera (W 1) a Wilhelmina van Gogh[46] L. Venturi, ivi, p. 315[47] Lettera (520) a Théo van Gogh[48] Lettera (531) a Théo van Gogh, settembre 1888[49] G. C. Argan, L'arte moderna, Firenze 1970, p. 157[50] G. C. Argan, cit., p. 161[51] http:/ / www. elapsus. it/ home1/ index. php/ scienza/ astronomia/ 63-tra-arte-e-astronomia-le-stelle-di-van-gogh[52] http:/ / www. artcyclopedia. com/ artists/ van_gogh_vincent. html[53] http:/ / www. repubblica. it/ online/ spettacoli_e_cultura/ vangogh/ vangogh/ vangogh. html[54] http:/ / www. radio. rai. it/ radio2/ alleotto/ vangogh/ index. cfm

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Fonti e autori delle voci 30

Fonti e autori delle vociVincent van Gogh  Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=28321577  Autori:: .snoopy., Al Pereira, Alexander VIII, Amarvudol, Andre86, Archenzo, Ariel, AttoRenato, Aytrus,Barbaking, Barone Birra, Baruneju, Beta16, Bouncey2k, Brownout, Bultro, Calabash, Chionatan, Cialz, Cloj, Codas, Croberto68, Davide21, Demart81, DostoHouskij, Dr Zimbu, Drugonot,Elcaracol, Ele94, Fabio.gastone, Fire90, Flavio.brandani, Frazzone, Furyo Mori, G.lele.b, GabrixBrown, Gac, Gacio, Giancarlodessi, Ginosal, Gio29, Giovannigobbin, GordonF, Guidomac, Gvf,Helios, Hellis, Ines, Inkub0, Jeang, JorisvS, Jupepy, KS, KaeZar, Kal-El, Karl von Trier, Kasper2006, Kibira, LaPizia, Leoman3000, Lord Randal, Luca Z.za, LucaStefano, Luisa, M7,MapiVanPelt, Marcogian, Marcok, Marcol-it, Margherita, Marko86, Massic80, Mau db, Melos, Michele Zaccaria, Mike.lifeguard, Mikialba, Moloch981, Mr buick, Munifico, Nanae, No2,Number 21, Omnius, Osk, P tasso, P.gibellini, Panairjdde, PaneBiancoLiscio, Paolo Di Febbo, Pedu88, PersOnLine, Phantomas, Pittaco, Poxx, Qbert88, Rael, RanZag, Renato Caniatti, Restu20,Riccardov, Ripepette, Roby69m, Roger469, Rokko9000, Sannita, Senpai, Signora con l'ombrello, Simo82, Simone, Snowdog, Steno73, T4bacc0, TheCadExpert, Tirinto, Tnd, Tomfox, Tooby,Turgon, Turillazzo, Twice25, Ulisse0, Umby2007, Unriccio, Vale maio, Valepert, Vituzzu, Webmuseums, Zengoghman, ¿uh?, 329 Modifiche anonime

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