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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PARMA Facoltà di Lettere e Filosofia Corso di Laurea in Civiltà letterarie e Storia delle civiltà RELAZIONE FINALE SAUSSURE ESPERANTISTA Relatore: Chiar.mo Prof. Davide Astori Correlatore: Char.ma Prof.ssa Fabienne Winkler Laureanda: Stefania Rinaldi Matricola n.175562 ANNO ACCADEMICO 2009/2010 1

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PARMA

Facoltà di Lettere e Filosofia

Corso di Laurea in Civiltà letterarie e Storia delle civiltà

RELAZIONE FINALE

SAUSSURE ESPERANTISTA

Relatore:

Chiar.mo Prof. Davide Astori

Correlatore:

Char.ma Prof.ssa Fabienne Winkler

Laureanda:

Stefania Rinaldi

Matricola n.175562

ANNO ACCADEMICO 2009/2010

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INDICE

Introduzione............................................................................................3

1 Breve storia della nascita dell'esperanto..............................................5

2 René de Saussure...................................................................................15

2.1. Notizie biografiche, inserimento e movimenti all'interno

dell'ambiente esperantista.................................................15

2.2. Le origini della Nuova Lingua: Il Nov-Esperanto, o

Esperanto II.........................................................................20

2.3. La moneta unica per un'unica Nazione: Lo Spesmilo.....29

2.4. Il ricordo di René de Saussure...........................................32

3 René, Ferdinand e l'Esperanto.................................................................37

4 Bibliografia analitica della vita di René de Saussure..........................43

5 Conclusioni....................................................................................................55

6 Appendice......................................................................................................57

7 Bibliografia....................................................................................................63

8 Ringraziamenti......................................................................................67

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Introduzione

René de Saussure, matematico ed esperantista ginevrino, fu il fratello di

Ferdinand de Saussure, padre della linguistica moderna. Nonostante tale

importante legame di parentela, la sua figura, per quando fondamentale nello

sviluppo della lingua esperanto e della comunità esperantista, è passata in

secondo piano: risulta davvero difficile, ad oggi, trovare notizie su René che

esulino dalla biografia schematica ed essenziale che potrebbe esserci fornita da

una qualsiasi Wikipedia, al di là di alcuni limitati cenni all'interno di manuali di

storia del movimento esperantista, a rari articoli per lo più in esperanto o francese,

a qualche fortuito ritrovamento in qualche rivista dell'epoca in cui visse o di poco

successiva, e nelle sue pubblicazioni, che restano comunque di difficile

reperibilità.

Scopo della presente tesi è di raccogliere una parte, seppur piccola, del materiale

esistente su René de Saussure dando una forma piuttosto organica, evidenziando i

punti principali della sua evoluzione all'interno dell'ambiente esperantista e,

dall'altro lato, dell'evoluzione dello stesso ambiente sottoposto al suo passaggio:

ci si chiede quali siano effettivamente le tracce lasciate dai lavori di René

sull'esperanto e nei lavori e negli studi del più noto fratello Ferdinand.

Tralasciando in gran parte il primo periodo, ovvero quello degli studi prettamente

scientifici, la struttura della tesi si dividerà in una rapida presentazione della

nascita e della prima evoluzione del movimento esperantista, per poi scendere nel

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dettaglio della vita di René, delle sue opere nel campo dell'interlinguistica e dei

progetti ad esse paralleli (come, ad esempio, la moneta unica).

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Capitolo 1

Breve storia della nascita dell'Esperanto

(ovvero una seconda introduzione)

La maggior parte delle lingue artificiali nasce, in Europa, nel corso dell' 800,

in un contesto socio-culturale in continuo fermento: concluso il secolo dei

Lumi, l'Ottocento si presenta come una fusione tra il romanticismo e

l'illuminismo, per cui la passione è mediata dalla ragione e viceversa.

L'Ottocento è il secolo del telegrafo, della macchina da scrivere e dei nuovi

mezzi di comunicazione: la stampa perde il suo monopolio, e la possibilità di

conoscere si allarga anche ai ceti più bassi e agli individui analfabeti

attraverso il cinematografo, il grammofono e il fumetto. La cultura resta

riservata ad un ambito socialmente privilegiato, mentre iniziano ad aprirsi

nuove porte, e prende vita “il lento processo di alfabetizzazione universale”1

che porterà, nei secoli successivi, all'estensione su grande scala dell'istruzione

e, di conseguenza, della conoscenza.

Il concetto di Nazione, sviluppatosi già da dopo la fine della rivoluzione

francese e in epoca napoleonica, si trasforma in modo quasi radicale: la

1 Ortoleva, Peppino, Mediastoria - comunicazione e cambiamento sociale nel mondo contemporaneo, Pratiche, Parma 1995, pag.40

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Nazione non è più considerata come il bene supremo per cui tutto è concesso.

In questo contesto si sviluppano quelle lingue che cercano di farsi

internazionali, ovvero le lingue ausiliarie: il concetto di lingua ausiliaria è

imprescindibile da quello di lingua nazionale. Lo scopo di una lingua

ausiliaria è quello di affiancarsi a una lingua nazionale e creare uno strato di

internazionalità comune a tutti i paesi, con le prerogative di essere facile da

scrivere, pronunciare e soprattutto imparare. Usando parole di altri, in una

lingua ausiliaria “l’identità nazionale non viene dimenticata, ma viene

sublimata in favore di un’identità di tipo nuovo. Se la lingua inventata inizia

ad avere una rilevanza sociolinguistica, si forma una comunità su base etica e

non etnica.”2

Gli elementi comuni a tutte le lingue ausiliarie possono quindi riassumersi in:

– Invenzione, il «puro gioco creativo verbigerante»3;

– Una considerazione religiosa per cui la diversità delle lingue è origine

di tutti i mali4;

– La considerazione della lingua come strumento di comunicazione di

massa;

– La nascita di “un’identità sovrannazionale in conflitto potenziale con

quella nazionale”5;

Il fondatore dell'esperanto, Lejzer Ludwik Zamenhof nacque, primo di nove

2 Gobbo, Federico, “Il dilemma dell'Esperanto”, Università di Torino, 1995 pag.843 Bausani, Alessandro, Le lingue inventate - Linguaggi artificiali, linguaggi segreti, linguaggi universali, Trauben, Roma, 1974, pag. 84 Naturalmente questa caratterizzazione religiosa si rifà a miti antichi, in particolar modo alla

biblica Torre di Babele, dalla quale, secondo il mito, deriverebbe la diversità delle lingue, inflitta all'uomo come punizione per aver cercato di eguagliare Dio.

5 Gobbo, Federico, opera cit. pag. 84

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fratelli, nel 1859 a Białystok, un piccolo centro nel nord-est della Polonia.

In famiglia imparò il russo e lo yiddish, frequentò abitualmente la sinagoga

con il padre, più per convenzione che per fede reale, unendo nella propria

formazione l'elemento ebraico con quello laico illuminista.

Frequentò il liceo a Varsavia, e durante gli studi imparò tedesco, latino e

greco. Più tardi imparò anche l'inglese, da autodidatta.

In età adulta Zamenhof parlava correntemente russo, polacco, inglese, tedesco,

yiddish e francese e nel 1878 elaborò il suo primo progetto linguistico, che

chiamò Lingwe Universala.

Durante il suo diciannovesimo compleanno lui e sei compagni di classe

cantarono un inno nel nuovo idioma, di cui ci resta il seguente frammento6:

Malamikete de las nacjes, Inimicizia delle nazioni,

Kadó, kadó, jam temp’ está! Cadi, cadi, è tempo ormai!

La tot’ homoze en familje Tutta l’umanità in una famiglia

Konunigare so debá. Unificare si deve.

La Lingwe Universala può essere considerata come una sorta di progenitore

dell'esperanto, poiché molti dei suoi principi linguistici e lessicali furono poi

riutilizzati per la formazione di quest'ultimo: ad esempio la scelta

dell’alfabeto e delle radici latine; la traduzione di poesie come strumento per

dare alla lingua un bel suono; la scelta di insegnare la lingua agli amici. La

frase jam temp’ está, inoltre, non di rado viene usata in pubblicazioni

6 Forster, Peter G., The Esperanto Movement, Mouton, The Hague-Paris-New York 1982, pag. 52

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esperantiste, citata come proverbio.

Nel 1885 Zamenhof terminò gli studi, ed iniziò ad allargare il proprio progetto

di una nuova lingua con lo scopo di unire ebrei e goim7. Due anni dopo sposò

Klara Zilbernik, riuscì a procurarsi tramite suo padre un visto della censura,

tramite il padre di lei le necessarie risorse finanziare, e nel 1887 pubblicò il

“Primo Libro” (Unua Libro) con lo pseudonimo di Doktoro Esperanto (colui

che spera).

Nell'Unua Libro, Zamenhof illustrò i principi della nuova lingua, e sebbene

dichiarò la propria incertezza e la possibilità di cambiamento, quei principi

restarono quasi del tutto identici durante l'evoluzione dell'esperanto, portando

a datare in quell'anno l'effettiva nascita della lingua.

Nella prefazione Zamenhof illustrò ciò che restava da fare con la nuova

lingua. I punti più salienti per quanto riguardava le volontà di sviluppo della

lingua erano:

. Che la lingua sia straordinariamente facile, cosicché possa essere imparata

a fondo giocando.

. Che tutti coloro i quali hanno imparato a fondo questa lingua possano

usarla subito per capirsi con persone di nazioni diverse, non importa se

questa lingua verrà accettata dal mondo e troverà molti adepti oppure no –

cioè che la lingua già dal suo inizio e grazie alla propria struttura (konstruo)

possa servire come rimedio effettivo per comunicare internazionalmente.

. Trovare rimedi per vincere l’indifferenza del mondo e far sì che il più presto

possibile si cominci ad usare continuativamente a livello di massa (amase

7 Ovvero tutti coloro non facenti parte della comunità ebraica.

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komenci uzadi) la lingua proposta come lingua viva – senza avere in mano la

chiave e non solo in casi di estremo bisogno.8

Inizialmente Zamenhof gestì il movimento esperantista9 cercando di

ufficializzarne i membri, ovvero chiese agli “adepti” di registrarsi, senza però

rinunciare all'aspetto globale della lingua e alla sua diffusione anche al di fuori

dell'ambiente strettamente esperantista.

Questo tipo di dualismo fu realizzato “chiedendo agli «adepti» di adoperarsi

nel far firmare una dichiarazione in cui il sottoscrivente prometteva di

imparare l’esperanto se almeno altre dieci milioni di persone avessero

firmato, cifra che indicava la massa critica dopo la quale il mondo non

avrebbe potuto rifiutarsi di adottare ufficialmente la lingua. Questo dualismo

accompagnerà tutta la storia dell’esperantismo: alcuni accentueranno

l’aspetto elitario della comunità dei parlanti, altri invece privilegeranno

l’aspetto di massa, ricordando la vocazione ausiliaria. Entrambi gli aspetti

sono indispensabili l’uno all’altro: senza la vocazione ausiliaria nessuno si

avvicina all’esperanto e senza una rete sociale di relazioni affettive di

supporto difficilmente la spinta ideale rimane a lungo.”10

Nel tentativo di “allargare la partecipazione” al di fuori dell'ambiente

8 Gobbo, Federico, opera cit. pag. 869 Una chiara definizione del termine esperantismo è quella fonitaci da Gobbo (opera cit.): “Per

esperantismo si intende lo spirito della lingua o Sprachgeist, ovvero l'insieme delle credenze condivise dagli esperantisti riguardo l'essere e il dover-essere della lingua, come sistema ma soprattutto come veicolo d'identità. (…) L'idea principale da cui partire per poter comprendere l'esperanto e il movimento esperantista è che i due aspetti, la lingua e l'ideologia, non posso essere analizzati separatamente: ogni presa di posizione linguistica ne implica una ideologica.”

10 Ludovikito, Senlegenda biografio de L. L. Zamenhof, Ludovikito, Kioto 1982, letto in Gobbo, Federico opera cit. pag. 86

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esperantista, Zamenhof pubblicò, sulla scia del successo dell'Unua Libro, il

Dua Libro interamente in esperanto.

Nel 1889 venne pubblicato l' “Adresaro” (indirizzario) nel quale furono

registrati quasi un migliaio di indirizzi di aderenti al movimento esperantista.

La condizione per poter entrare nel Adresaro era dimostrare di essere in grado

di tradurre almeno un breve testo in lingua. Nello stesso anno uscì il primo

periodico, il mensile La Esperantisto, interamente in esperanto già dopo pochi

numeri.

Quest'aspetto è decisamente rilevante per comprendere appieno la

conformazione del movimento esperantista: secondo Forster, infatti, le

persone registrate nell'Adresaro erano solo “tip of the iceberg”, ovvero la

punta dell'iceberg del movimento: esisteva infatti un sottobosco fitto di

parlanti non registrati, o di persone semplicemente interessate11.

Il 30 Luglio 1905 in un celebre discorso pronunciato durante il primo

congresso universale a Boulogne-sur-Mer, Zamenhof consolidò la sua

autorità all'interno del movimento, e ne riaffermò le idee principali .

11 Forster, Peter G. opera cit. pag.17-18. Il passo completo tratto da Forster è decisamente esaustivo per quanto riguarda la realtà della diffusione della lingua già nei primi decenni dopo la “nascita”. Forster parla di punta dell'iceberg per quanto riguarda gli esperantisti registrati nell'Adresaro, specificando l'esistenza di un cospicuo numero di parlanti non ufficiali, se di ufficialità vera e propria si può parlare. Unico ostacolo al riconoscimento di questa “comunità” fu la difficoltà per un non-membro di utilizzare la lingua in modo effettivo.Dal testo: “Esperanto supporters are always at pains to point out that the number of Esperanto organisations is only th “tip of the iceberg”:that there are many more speakers of Esperanto who are outside the movement. That some such speakers will exist cannot be denied. Not all or even most who take Esperanto courses or teah themselves. Esperanto through generally available textbooks end up joining the movement. There are also many competent speakers who lapse in their membership. However, the degree to wich it is possible to use Esperanto without being a member of the organised movement is severely limited.It is possible to buy and borrow Esperanto books, or to maintean personal contacts already established through Esperanto;”

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Nel 1901 due francesi, il filosofo Louis Couturat12 e il matematico Léopold

Leau avevano fondato la Délégation pour l’adoption d’une langue auxiliaire

internationale13, a cui prendevano parte accademici europei e statunitensi.

Couturat, nel 1907, pubblicò un pamphlet sotto lo pseudonimo Ido14

(discendente, figlio) in cui presentò il suo progetto che, analogamente a quanto

accadde per l'esperanto, diede poi nome a una nuova lingua15.

Zamenhof disconobbe l'autorità della commissione con una circolare in cui

spiegò che solo gli esperantisti potevano applicare modifiche alla lingua, ma

questo non fermò Couturat, che ben presto fece circolare un certo numero di

dizionari idisti e una rivista chiamata Progreso.

Per contrastare il progetto idista, nel 1908 venne fondata l'Akademio16, un

organo con il compito di conservare i principi fondamentali della lingua e

12 Quasi tutte le notizie rintracciabili su Couturat ne evidenziano l'importanza degli studi matematici. Per quanto rigurarda il campo dell'interlinguistica, il suo contributo è reperibile solo nell'ambito dell'ido.

13 Inizialmente lo scopo di quest'associazione fu quello di analizzare i progetti di riforma dell'esperanto e decidere quali proposte potevano effettivamente essere utili allo sviluppo della lingua: fu da uno di questi progetti che poi nacque l'Ido.

In Large troviamo che “Nel 1907 la Délégation aveva il supporto di trecento società e di milleduecentocinquanta professori universitari e scienziati (Large 1985: 80) e Couturat e Leau avevano pubblicato due studi comparativi su una quarantina di progetti di lingue ausiliarie, tuttora testi di riferimento in interlinguistica.” (Large A. 1985 “The Artificial Language Movement”, Oxford: Basil Blackwe, pag. 80)14 L'intento iniziale della riforma idista fu quello di rendere l'esperanto più facile da imparare ma,

tra le critiche mosse all'ido, vi fu anche quella di non essere una lingua “neutrale”, ovvero di attingere elementi da lingue esistenti prendendo elementi lessicali e grammaticali dalle lingue romanze escludendo le altre, essendo quindi più facile da parlare/imparare/scrivere solo per alcuni parlanti (per i parlanti lingue romanze).

15 L'Ido si refece all'Esperanto delle origini, ma venne meno ai principi base della lingua universale: era infatti piuttosto complicato, e applicabile ad un élité piuttosto che ad una vasta comunità.

16 Da Wikipedia: “L'Akademio de Esperanto è un istituto linguistico indipendente il cui scopo consiste nel conservare e proteggere i principi fondamentali del linguaggio esperanto e nel controllare la sua evoluzione". È composta da 45 membri eletti per 9 anni, e si rinnova per terzi ogni tre anni.La candidatura di un nuovo membro dev'essere avanzata da almeno cinque persone che già appartengano all'organismo.I suoi organi ufficiali sono: Oficialajn Informojn de la Akademio de Esperanto; Oficiala Bulteno de la Akademio de Esperanto.

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controllarne l'evoluzione.

Nello stesso anno venne fondato il primo organo esperantista internazionale,

l'Universala Esperanto-Asocio, ad opera di Hector Hodler17. Nello statuto

redatto nel corso del quarto congresso a Dresda si legge che “The goal of the

association is the facilitation of relations of all kinds between speakers of

different languages and the creation of a strong link of solidarity between the

members”18. L'UEA si pose come organo neutrale sia in materia politica che

religiosa, accettando membri su base internazionale.

Zamenhof continuò ad aprire i congressi fino al 1912, poi, fino alla sua morte

nel 1917, sedette tra il pubblico, e volse il suo interesse verso l'homaranismo

(‘umanitariesimo’)19, il lato religioso del progetto, sempre più indipendente

17 Hector Hodler (Ginevra, 1 Ottobre 1881-Leysin, 13 Marzo 1920) fu un giornalista ed esperantista svizzero. Fu compagno di scuola di Edmond Privat, ed insieme si avvicinarono all'ambiente esperantista. Fu Direttore Generale e Vicepresidente dell'UEA. Alla sua morte lasciò in eredità all'UEA la rivista da lui fondata “Esperanto” e la propria biblioteca, in seguito ribattezzata Biblioteca Hector Hodler, ad oggi una delle più ricche biblioteche di esperanto del mondo. Per una biografia minima vedi anche AA.VV. Enciklopedio de esperanto, Budapest, Literatura mondo, 1933-1934. Alcune notizie in rete sono reperibili su http://it.wikipedia.org/wiki/Hector_Hodler

18 Forster, Peter G, opera cit. pag. 155, “lo scopo dell'associazione è quello di facilitare ogni tipo di relazione fra parlanti di diverse lingue e la creazione di un solido legame di solidarietà fra i membri”.

19 Il tema dell'homaranismo è di particolare interesse per comprendere la totalità del progetto di Zamenhof. L'aspetto religioso non fu reso noto fin da subito, ma risulta evidente che il progetto unificatore non riguardava solo l'aspetto linguistico. A questo proposito Astori, nell'articolo “Comunicazione internazionale e libero pensiero: Esperanto tra pianificazione linguistica e religiosa” (reperibile online all'indirizzo: http://riviste.unimi.it/index.php/inkoj/article/view/603/816) spiega che “Come l’Esperanto sarebbe stato ponte fra le lingue, seconda lingua di tutti che - concepita come realtà mediale- avrebbe dovuto tutelare le varie lingue del pianeta e anzi (paradossalmente) promuoverle, così una nuova cultura mondiale - basata sui fondamenti della tolleranza e della reciproca comprensione - avrebbe contribuito al migliore rapporto fra i popoli offrendosi come terreno comune in cui ognuno, pur nella sua diversità, avrebbe potuto portare se stesso in un rapporto rispettoso e costruttivo con gli altri. Il conflitto più aspro fra culture, tema privilegiato da Zamenhof, si delineava da subito nell'ambito religioso: come una lingua-ponte, pur nella tutela delle native, avrebbe contribuito al miglioramento della comunicazione nel mondo, così una una religione ponte, nei medesimi termini dell’Esperanto, avrebbe aiutato il progresso dell’Umanità.” Sempre in Astori, (articolo reperibile online all'inidirizzo http://www.metabasis.it/5/pdf_05/05_13_Astori.pdf )

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dall’ esperantismo. Nel 1910 a Washington (primo congresso extraeuropeo)

Zamenhof si occupò meno degli aspetti ideali dell’esperanto, ormai definiti,

per delineare le due strade attraverso cui l’esperanto avrebbe potuto

raggiungere la vittoria finale (fina venko), ovvero il momento in cui tutto il

mondo parlerà la lingua: o per decreto dei potenti o attraverso il lavoro dei

singoli, delle «masse popolari». Quest’ultima, secondo Zamenhof, è la via

privilegiata20.

“Homarano significa, etimologicamente, “membro dell’umanità (ano de homaro)”, e, secondo le parole dello stesso Zamenhof, “membro della famiglia umana”. Se l’Homaranismo è una filosofia, o una religione, o una visione del mondo è difficile dire: è almeno il frutto del percorso di riflessione di un uomo che ha dedicato gratuitamente la vita a un ideale che, se non ha prodotto bene vistoso, certo non ha generato male. Criticando ogni tipo di nazionalismo e di particolarismo, centrandosi intorno ai concetti di reciproka frateco, egaleco e justeco, intende porre su un piano di assoluta parità le credenze di tutti gli essere umani, nella speranza di giungere alla realizzazione di un universalismo che garantisca pace, prosperità e benessere per l’intera umanità.”.20 Chiaramente questa seconda introduziona ha lo scopo di rendere chiaro il contesto storico in

cui è calata la vita di René de Saussure e dare un quadro della storia della nascita del movimento. La storia del movimento esperantista continua ancora, ed episodi recenti ne sono la testimonianza: è interessante, ad esempio, il caso della micronazione Isola delle Rose, una piattaforma artificiale nel mar Adriatico, 500m fuori dalle acque territoriali italiane, che nel 1968 venne proclamata dal suo fondatore, l'ignegnere bolognese Giorgio Rosa, Stato Sovrano. L'esperienza durò poche settimane, ma è uno dei simboli più tangibili dell'esistenza del movimento esperantista che oggi conta membri e delegazioni attivi in tutto il mondo. (fonte: “Libero Stato dell'Isola delle Rose”, Fabio Vaccarezza, in “Il Collezionista” n.12/2006 pag.29).

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Capitolo 2

René de Saussure

2.1 .Notizie biografiche, Inserimento e movimenti all'interno

dell'ambiente Esperantista:

René de Saussure, figlio di Horace-Benedict e fratello del padre della

linguistica moderna Ferdinand De Saussure, fu un matematico, linguista ed

esperantista svizzero, nato a Ginevra il 17 Marzo del 1868; dopo il ginnasio

nella città natale, si laureò in filosofia e matematica all'Università di

Baltimora, dal 1895 al 1898 fu insignito della cattedra di Matematica presso

l'Università Cattolica di Washington D.C..Una volta tornato in Europa,

insegnò matematica all'Università di Ginevra, da cui poi, nel 1913, si trasferì a

Berna, dove fu docente di Geometria fino al 1925.

Dottore onorario all'università di Ginevra e membro della “Società

Ginevrina”, René de Saussure morì a Berna il 2 Dicembre 1943.

Condensando in questo modo la vita di René de Saussure, si dimentica il suo

fondamentale ruolo nell'ambito della linguistica moderna: René, fratello di

Ferdinand de Saussure, fu membro attivo all'interno delle società esperantiste

e finì per ricoprire un ruolo fondamentale nella formazione della lingua

teorizzata da Zamenhof.

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La vita di René de Saussure dal punto di vista della sua interazione con la

formazione dell'esperanto si trasforma in un percorso tortuoso, caratterizzato

dall'attività di un intellettuale “oltranzista” dell'interlinguistica. Durante il suo

lavoro come docente di Matematica a Ginevra, René entrò in contatto con i

gruppi esperantisti ginevrini, e ne fece parte, tanto che nel 1906, in qualità di

vicepresidente della Geneva E-ista Grupo (Gruppo Esperantista di Ginevra),

René de Saussure aprì e diresse la rivista “Internacia Sciencia Oficejo E-ista”

e divenne redattore e amministratore della rivista “Internacia Scienca Revuo”,

forte della collaborazione con Hector Hodler (1887-1920) ed Edmond Privat

(1889-1926)21.

Come membro della E-Akademio (accademia di Esperanto) René de Saussure

diresse i lavori per il primo dizionario e per la prima grammatica di Esperanto.

Fu inoltre segretario e direttore della Internacia Scienca Asocio E-ista

(Associazione internazionale Esperantista delle scienze, ISAE) di Ginevra, che

contava al tempo più di 800 membri.22

Collaborò con diversi periodici, tra cui la Oficiala Gazeto (rivista del

Comitato Linguistico e del Congresso del Comitato Esperantista).

21 Un'opera recente, ma di grande importanza, sulla vita, le opere, e la figura pioneristica di Privat è la tesi di dottorato di Perla Martinelli “Edmond Privat- l'uomo e l'opera”, pubblicata nel 2004 dall' Università di Genova. In un articolo di Nova Sento l'opera è riassunta così: “Gxi estas ankaux la plej kompleta pri Edmond Privat, cxar gxi traktas cxiun faceton de lia aktiveco: trilingva verkisto kaj publicisto, apostolo de la paco, standardisto de la sendependigxo de cxiuj ne liberaj popoloj, amiko de Gandhi, religia sinkretisto, mondfederalisto, socialisto kaj, kompreneble, ambasadoro de Esperanto. Nia lingvo estas fakte la sola komuna matrico kiun ni retrovas en cxiu lia aktiveco, apud certa interpreto pri la svisa identeco” (Fonte: Nova Sento in rete- nr.400)

22 Andy Kunzli, “René de Saussure (1868-1943)- tragika sed grava esperantologo kaj interligvisto el Sivlando” in S.Fielder-L.Haitao (a cura di), Studoj pri interligvistiko. Festlibro omage a la 60-jarigo de Detlev Blanke/ Studien zur Interlingvistik, Festschrit fur Detlev Balnke zum 60. Geburtstag, Dobrichovice 2001 (edizione elettronica a cura di Liu Haitao: http://esperantic.org/librejo/dbstudoj/index.htm).

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Nel 1911 fu nominato membro onorario della Svisa Esperanto-Societo.

Tra il 1907 e il 1914 lavorò al progetto di una moneta unica internazionale, lo

Spesmilo (vedi. p. 2.3), e suggerì l'adozione di un calendario internazionale.

La propaganda Esperantista di René de Saussure si diffuse in Inghilterra e in

Germania, in particolar modo a Dresden, per poi allargarsi a Barcellona (1909)

e Anversa (1911), fino ad arrivare a diffondersi anche all'interno degli uffici

dell'esercito svizzero.

Con la comparsa del progetto di riforma Ido23, il progetto di riforma della

lingua esperanto (1907/08), e la nascita della discussione sull'esperantologia24,

René de Saussure fu spinto ad analizzare le teorie relative alla formazione

delle parole in Esperanto25. Con l'aiuto delle proprie competenze matematiche

e sfruttando la propria posizione all'interno dell'Università di Ginevra, de

Saussure pubblicò due opere: “La construcion logique des mots en

Esperanto” (Ginevra, 1910) e “Resumo de la teorio de antido kun Lingvaj

Kritikoj kaj Klarigoj de konataj Esperantistoj kaj Idistoj” (Ginevra, 1910).

23 Come già specificato nel Cap.1, il progetto di riforma Ido, proposto da Couturat attraverso la Délégation, aveva l'obiettivo di riformare l'esperanto. Secondi molti il progetto fu eccessivamente pretenzioso e mancò di rispondere all'ideologia basilare del movimento esperantista: per queste ragioni la Délégation venne disconosciuta da Zamenhof e dal movimento, e l'ido divenne un progetto non più integrativo ma parallelo all'esperanto.

24 Con “discussione sull'esperantologia” si intende qui il dibattito che nacque dopo la presentazione del progetto idista, che divise il movimento in coloro che avrebbero voluto mantenere il “tradizionale” esperanto e coloro che invece si schierarono dalla parte di Couturat, appoggiando la riforma e, in tal senso, negando la matrice popolare su cui si fondava la lingua.

25 Il motivo principale che spinse René a quest'analisi può verosimilmente essere considerato il desiderio di restutire al movimento esperantista i propri principi “ultrademocratici”. Nonostante la pubblicazione di opere come “La construcion logique des mots en Esperanto”, René-Antido finì per staccarsi dal movimento, nel momento in cui ne realizzò l'interno cambio radicale.

18

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In queste due opere René propose nuove tecniche per la formazione delle

parole in esperanto, e affermò l'appartenenza della lingua al gruppo della

“pianilinguistica”, ovvero delle lingue pianificate.

Con lo scopo di avanzare proposte rivoluzionarie, in contrasto con le teorie di

Louis Couturat, fondatore dell'Ido, e mirate a rendere la grammatica

dell'Esperanto idonea ai principi su cui fu fondato il movimento esperantista.

(vedi. p. 2.2), René de Saussure assunse lo pseudonimo di Antido. Le sue

proposte furono inizialmente ben accolte all'interno della comunità

esperantista e influirono sull'evoluzione, sull'uso e sulle opere esperantiste

(vedi. p. 2.2), tanto che divennero la base dello studio sulla formazione della

parola in esperanto. Le teorie di de Saussure furono accettate di buon grado

anche da altri studiosi, tra cui il “fondatore” dell'esperanto L.L. Zamenhof, ma

l'Accademia Esperantista, di cui de Saussure faceva parte, si mostrò scettica e

conservatrice, tanto che furono ufficialmente approvate solo nel 1967.

Il 1 Settembre 1925, anno del nuovo Congresso Universale di Ginevra, il

congresso rifiutò formalmente le proposte di René De Saussure che dichiarò

con una circolare di non voler più essere definito un Esperantista e la

fondazione di un nuovo gruppo che chiamò Nuovo Esperanto, e con cui

adottò una nuova lingua chiamata Nov-Esperanto o Esperanto II.

René de Saussure apparteneva al gruppo di linguisti che intendevano trovare

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un compromesso tra Esperanto e Ido. Tra il 1907 e il 1937 si dedicò alla

pubblicazione di una serie di nuovi progetti di riforma ,molti dei quali furono

pubblicati sotto lo pseudonimo “Antido”:

“Lingwo internacia de Antido 1” (1907)

“Esperanto de Antido 2” (1910),

“Lingvo Kosmopolita” (1912),

“Lingvo Cosmopolita” (1913),

“Lingvo internatsia de Antido” (1917),

“Esperantido” (1919),

“Nov-Esperanto” o “Mondialo” (1925-32),

“Universal Eo” (1935),

“Esperanto II” (1937).

Con il volume “Esperanto II” René-Antido mise nero su bianco la nuova

lingua (vd. p. 2.2).

Importante per l'attività di de Saussure fu la collaborazione con Emma

Chenevard (1884-1939) che dal 1917 al 1918 fu presidentessa provvisoria

della Società Esperantista Svizzera e che appoggiò il progetto di riforma di de

Saussure e cercò di inserirlo nell'Accademia Esperantista, di cui fu segretaria,

per poi passare all'Accademia del Nuovo Esperanto.

Con le proposte esperantiste di de Saussure nacquero anche nuovi gruppi di

esperantisti, tra cui il gruppo Esp-ida fondato in Boemia. Seguirono poi gruppi

a Berna che organizzarono corsi di nov-esperanto.

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Nonostante questo, René De Saussure venne rifiutato sia dall'Accademia che

dagli Idisti, a causa delle iniziative che aveva preso con lo pseudonimo di

Antido, e si trovò a combattere da solo la sua battaglia. Decise infine di

abbandonare l'ambiente esperantista, e si arruolò nella legione straniera, fino

alla sua morte a Berna, il 2 Dicembre 1943, durante la Seconda Guerra

Mondiale.

2.2 Le origini della Nuova Lingua: Il Nov-Esperanto, o Esperanto II.

Con la pubblicazione del volume “Esperanto II” nel 1937, René prende le

distanze dal tradizionale ambiente esperantista, vedendolo ormai quasi

totalmente privato delle idee di eguaglianza su cui Zamenhof l'aveva

fondato26, e fonda una nuova lingua, che chiamerà Nov-Esperanto, o

Esperanto II.

L'intento è quello di riportare l'esperanto alle “origini” e modificarlo, in modo

da renderlo il più possibile facile da apprendere ed utilizzare.

Già nel 1910, con la pubblicazione dell'articolo “Les “tares” de l'espéranto/

Die “Mangel” des Esperanto”, Saussure avanzò le prime proposte di modifica

della lingua, elencandone i 10 punti deboli.

Le modifiche che propose si possono velocemente schematizzare:

26 Verosimilmente questo distacco si dovette alla sfiducia che il Congresso mostrò nei confronti delle opzioni riformiste proposte da René, e all'influenza che ebbe, dopo la morte di Zamenhof, il movimento idista.

21

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• L'infinito con finale in -ar anziché -i e accento sull'ultima sillaba anziché

sulla penultima;

• Inserimento del genere neutro, oltre che al maschile e al femminile;

• Plurale in -i anziché in -j;

• Riforma del lessico:

quanto a quest'ultimo punto de Saussure cercò di eliminare i

neologismi che possedevano già una radice sinonima all'interno della

lingua e introdusse il principio di necessità e sufficienza della

composizione delle parole in Esperanto, in base al quale ogni parola

deve contenere tutti gli elementi necessari per evocare (con o senza

l'aiuto del contesto) l'idea che essa deve esprimere (Principio di

necessità) e ogni parola deve contenere soltanto gli elementi necessari

per evocare l'idea che essa deve esprimere: è bene perciò escludere

ogni altro elemento estraneo o superfluo (Principio di sufficienza).

Questo principio rispondeva in particolar modo alle critiche mosse da

Louis Couturat (ideatore dell'Ido), secondo il quale il criterio di

formazione delle parole composte in esperanto non rispettava il

principio di reversibilità.27

27 http://ial.wikia.com/wiki/Ren%C3%A9_de_Saussure

22

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• Zamenhof definì l'uso del sostantivo come derivativo dall'aggettivo; in

Esperanto l'aggettivo diventa sostantivo con la finale -o, ovvero:

dall'aggettivo grand deriva il sostantivo grando, che significa

grandecon. Secondo le teorie del francese Contraut, se il sostantivo

deriva dall'aggettivo diventa personale. Quindi grando diventerebbe

grandulon (grandan homon). Saussure contestò questo teoria

sostenendo la sua derivazione dall'uso francese, quindi non conforme

all'ideologia a base della lingua esperanto.28

• Per limitare la naturale difficoltà nell'apprendere una nuova lingua, de

Saussure propose di migliorare l'effetto delle finali determinative di

genere. Appoggiato dallo studioso svizzero Auguste Forel (1848-

1931), propose di riformare l'alfabeto esperanto sostituendo alle lettere

“russe” inserite da Zamenhof dei segni alternativi presi dall'alfabeto

latino.

L'esperantista svedese Jean Borel (1868-1946), fondatore del Gruppo

Esperanto di Berlino e redattore della rivista Germana Esperanto, scrisse sulla

sua rivista a proposito delle teorie di de Saussure:

“La altvalora laboro de Antido, farita laŭ pure scienca metodo meritas esti

salutata kun ĝojo, ĉar ĝi faras al nia afero realan servon. Pli kaj pli aperas

28 Andy Kunzli, opera cit.

23

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esploremaj kaj kritikemaj spiritoj instigitaj de la reformemuloj divers-

sistemaj, kaj estas necese, ke ni Esperantistoj povu klarigi al ili science sur

kiu forta, praktika bazo staras la vortkonstruo en Esperanto. Ĝis nun ni havis

nesufiĉajn verkojn pri tio kaj niaj kontraŭuloj trouzis tiun mankon. Antido

ĵetas plenan lumon sur la principojn de l'Esperanta vortfarado pruvante

samtempe, ke kvankam ĝi ne estis reguligita per leĝdonaj ordonoj, tiu

vortkonstruo ĉiam estis farata (almenaŭ de la bonaj aŭtoroj), laŭ tute logika

sistemo, kiu per sia simpleco kaj natureco certe superas la "apriorie"

konstruitajn metodojn de derivado. Mankis nur la scienca formulado de la

reguloj. Kiel Antido diras, li elpensis nenian novan teorion; lia laboro

prezentas simple studon pri la mekanismo de Esperanto, kiel ĉiuj bonaj

aŭtoroj senkonscie ĝin uzas. Jen la ovo de Kolumbo! Antido unue havas la

meriton malvolvi la principojn en maniero nepre klara kun sciencaj formuloj.

Kaj tio vere ne estas malgranda merito. Ĉiuj Esperantistoj kaj amikoj de

lingvo internacia nepre devas legi tiun broŝuron.”

Con il Congresso Universale di Ginevra, nel 1925, il congresso si pronunciò in

merito alle riforme saussuriane decretando il rischio che si correva riformando

una lingua già “formata”, aggiungendo l'inutilità della riforma per gli ambiti

scientifici e commerciali, e si limitò ad adottare il plurale in -i, anziché in -j.

René prese così definitivamente le distanze dal movimento, e come accennato

sopra, realizzò una nuova lingua, che chiamò Nov-Esperanto, e il suo nuovo

movimento fu rappresentato da una bandiera con simbolo bianco su sfondo

24

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verde, segno della presa di posizione rispetto ai “vecchi” esperantisti.

Sotto lo pseudonimo di Antido continuò a cercare di cambiare il movimento

esperantista, ma senza perdere di vista il proprio nuovo obbiettivo.

Delle riforme dell'Esperanto II, quella più incisiva fu quella sul piano dell'

ortografia dell'esperanto e sui segni diacritici, che vennero sostituiti con suoni

più naturali:

J divenne Y, Ĵ e Ĝ confluirono in J, Ŭ divenne W, Ĉ divenne CH, Ŝ divenne

SH, KV divenne Q, KZ e KS divennero X, EJ divenne E29.

Molte delle uscite grammaticali furono cambiate e fu reso più semplice un

buon numero di termini grammaticali (ey per kaj "e", be per ĉe "a", e ki per ol

"poi").

Nel testo che segue, scritto dallo stesso René sotto lo pseudonimo di Antido e

contenuto nel volume “Esperanto II”, interessante anche in funzione del

contenuto, sono evidenti alcuni cambiamenti nel passaggio da Esperanto a

Esperanto II:30

29 http://en.wikipedia.org/wiki/Esperanto_II30 In italiano: “Al secondo congresso mondiale di Esperanto a Ginevra (nel 1906), divenni un

esperantista e presi parte alla fondazione dell' Associazione Scientifica Esperantista, della quale fui eletto segretatio. Per più di cinque anni fui anche capo della redazione della “Rivista Internazionale di Scienza”, organo ufficiale dell'Associazione, che ebbe più di 800 membri. Nel 1908 ci fu il seocondo congresso mondiale di Esperanto a Cambridge, a cui partecipai, e in cui la mia proposta di istituire un fondo di aiuto alla finanza internazionale fu approvato dal congresso. Dopo il congresso, apparve il progetto di riforma Ido, elaborato da Marquis de Beaufont e dal professor Couturat. Realizzai immediatamente che il progetto era totalmente inconforme ai principi su cui si fonda l'Esperanto, la cui flessibilità veniva distrutta dall'Ido, attraverso un sistema di derivazioni logiche troppo rigido per l'uso quotidiano del linguaggio scritto e parlato, e da quel giorno respinsi l'eco dell'Ido dalla “Rivista Internazionale di Scienza”.Durante il mio lavoro di riforma per l'Esperanto esaminai non solo il progetto Ido, ma anche le interlingue dei progetti delle scuole “naturaliste (Occidental, latino sine flexione, ecc.). Questi progetti linguistici sono progetti interessanti ma i loro autori dimenticano che il difficoltà principale dell'interlingua non è la facilità di

25

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Esperanto Esperanto II

Vizitinte perhazarde la 2-an

Universalan Kongreson de Esperanto

ĉe Genevo (je 1906), mi fariĝis

Esperantisto kaj partoprenis tie la

fondon de la Int(ernacia) Scienca

Asocio Esperantista, de kiu mi estis

elektata sekretaro. Dum pli longe ol

kvin jaroj mi ankaŭ estis ĉef-

redaktoro de la Int(ernacia) Scienca

Revuo, la oficiala organo de tiu

Asocio, kiu tiam havis pli ol 800

membrojn. En 1907 okazis la 3-a

Universala Kongreso de Esperanto

ĉe Cambridge, kiun mi ankaŭ ĉeestis

kaj kie mia projekto de internacia

helpmono estis akceptata de la

Kongreso. Post tiu Kongreso aperis

la riformprojekto Ido, verkita de

Markezo de Beaufront kaj Prof.

Couturat. Mi tuj konsciis, ke tiu

Vizitinte perhazarde la 2-a

Universala Kongresu de Esperanto

be Genevo (te 1906), mi farevis

Esperantisto ey partoprenis tie la

fondu de la Int(ernacia) Scienca

Asocio Esperantista, kaes mi estis

elektata sekretaro. Dum pli longe ki

qin yaron mi anke estis chef-

redaktoro de la Int(ernacia) Scienca

Revuo, la oficiala organo de ta

Asocio, kay tiam havis pliente ki 800

membrun. En 1907 okazis la 3-a

Universala Kongreso de Esperanto

be Cambridge, kaw mi anke beestis

ey kie mia projekto de internacia

helpmono estis akceptata di la

Kongreso. Pos ta Kongreso aperis la

riformprojekto Ido, verkita di

Markezo de Beaufront ey Prof.

Couturat. Mi tuy konsciis, ke ta

comprensione da parte degli Occidentali, ma il fatto che sia comprensibile per tutti i popoli della terra. E la cosa più difficile non è creare un'interlingua, ma farla vivere, e solo l'Esperanto ha avuto successo in questo. Lasciare le basi dell'Esperanto e il lavoro già svolto dagli Esperantisti sarebbe una pazzia, [?] anche perchè gli Esperantisti non accetterebbero una lingua totalmente nuova.”

26

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projekto estas tute ne konforma al la

spirito de Esperanto, kies

rimarkindan flexeblon Ido detruis per

logika derivsistemo tro rigida por la

ĉiutaga uzado de la lingvo skribe kaj

parole, kaj ekde tiu tago mi komencis

rifuti la pretendojn de Ido en la

Int(ernacia) Scienca Revuo. Dum mia

laboro por la riformo de Esperanto

mi ekzamenis ne nur la projekton Ido,

sed ankaŭ la interlingvojn el la

skololo "naturista" (Occidental,

Latino sine flexione, ktp.). Tia

lingvoprojektoj estas interesaj, sed

ilia aŭtoroj forgesis, ke la plej

malfacila parto de la interlingva

problemo ne estas la facila kompreno

por la Okcidentanoj, sed la facila

parolado por ĉiuj popoloj de la

terglobo. Kaj [lo?] ankoraŭ pli

malfacila ne estas krei interlingvon,

sed ĝin vivigi, kaj tion sukcesis nur

projekto estas tute ne konforma al la

spirito de Esperanto, kaes rimarkinda

flexeblu Ido detruis per logika

derivsistemo tro rigida por la

chataga uzado de la lingvo skribe ey

parole, ey dey ta tago mi komencis

rifuti la pretendun de Ido en la

Int(ernacia) Scienca Revuo. Dum mia

laboro por la riformo de Esperanto

mi examenis ne nur la projektu Ido,

sed anke la interlingvun el la skolo

"naturista" (Occidental, Latino sine

flexione, etp.). Tala lingvoprojekton

estas interesa, sed lina awtoron

forgesis, ke la ple malfacila parto de

la interlingva problemo ne estas la

facila kompreno por la

Okcidentanon, sed la facila parolado

por cha popolon de la terglobo. Ey lo

ankore pli malfacila ne estas krei

interlingvu, sed ju vivigi, ey tu

sukcesis nur Esperanto; forlasi la

27

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Esperanto; forlasi la bazon

Esperantan kaj la grandegan laboron

jam faritan de la Esperantistoj estus

vera frenezaĵo, [tiente?] pli ke la

Esperantistoj neniam akceptos

lingvon tute novan. 31

bazu Esperanta ey la grandega

laboru yam farita di la Esperantiston

estus vera frenezajo, tiente pli ke la

Esperantiston niam akceptos lingvu

tute nova. 32

Nella traduzione da Esperanto a Nov-Esperanto di questo testo è possibile

identificare i cambiamenti esposti in tabella:

(Nell'ordine in cui compaiono nei testi citati)

Nov-

Esperant

o

Traduzione, senso del

cambiamento o

spiegazione (dove

necessario)

Esperanto

-u: -on (come Kongresu: Kongreson, fondu:

fondon).

be ĉe

te je

farevis fariĝis

ey kaj

kaes kies, de kiu.

ki ol

31 http://en.wikipedia.org/wiki/Esperanto_II32 De Saussure. 1938. Twelve lessons of Esperanto-II for beginners.

28

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anke ankaŭ

ta tiu

kay kiu

pliente ki più di

-n Come yaron:jaroj,

membrun: membrojn

-j

kaw kiun

projekto cambio di pronuncia projekto

di (accettato) da. [cambio di significato]

pos post

cha ĉiu

dey da-proveniente da-. [cambio di significato]

tala tia

li-n-a lin per ili è li più

plurale -n

ili-a

ankore ankoraŭ

ju ĝin

tu tion

niam neniam

È oltretutto evidente come René si oppose fin da subito alla riforma idista, e

come maturò il proprio distacco da una comunità (quella esperantista) che

sintomaticamente stava perdendo contatto con le idee su cui il movimento era

stato fondato.

29

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2.3 La moneta unica per un'unica Nazione: Lo Spesmilo

Nel 1906 René de Saussure, sfogliando la stampa esperantista notò che le cifre

venivano indicate con la valute dei diversi paesi di origine: da questo nacque

la sua idea di ideare una moneta unica internazionale, utilizzabile per il

commercio estero, chiamata Spesmilo, e suggerì l'adozione di un calendario

internazionale.

Il progetto dello Spesmilo venne presentato da René al Congresso mondiale di

Esperanto a Cambridge nel 1907 e fu immediatamente approvato dai

giornalisti esperantisti. L'industriale Herbert F. Hoveler33 fondò una banca per

provare la nuova valuta inserendola nel commercio e nell'industria: la

Ĉekbanko esperantista. La banca annoverò 1267 clienti, ma fu sciolta dopo la

morte di Hoveler. Ciò nonostante si deve alla Ĉekbanko l'invenzione di quello

che allora si chiamava Cheque-postal, ovvero una “cartolina” con la quale,

attraverso la banca, era possibile spostare piccole quantità di denaro.

Il tentativo di una banca inglese, appoggiata da Winston Churchill34 (che

33 Hoveler fu un industriale tedesco, membro del comitato linguistico (Lingva Comitato) nel 1908, e dal 1912 anche dell'Accademia Esperantista. Fu l'ideatore della propaganda di riforma grammaticale ŝlosiloj (chiavi),(alcune informazioni su questa propoganda sono reperibili in esperanto nei testi dello stesso Hoeveler o online all'indirizzo : http://eo.wikipedia.org/wiki/%C5%9Closiloj ), riforma per altro molto vicina alle riforme grammaticali proposte da René de Saussure, che riguardava l'uso della vocale E invece del dittongo IU all'interno delle parole, più comprensibile per la maggior parte dei parlanti.

34 Churchill non era nuovo a simpatie nei confronti delle lingue pianficate. Nel 1930, quando Odgen inventò e propose il Basic English, lo stesso Churchill fu uno dei suoi primi sostenitori. Churchill dichiarò che “il potere di controllare la lingua offre molte piú ricompense che portar via provincie o terreni alle persone o schiacciandoli attraverso lo sfruttamento. Gli imperi del futuro sono gli imperi della mente.” (Maria Teresa Coppola, 2007, “Il lascito di Orwell per la lingua”, saggio tratto dall'opera “Il lascito di Orwell per la lingua inglese in particolare e la lngua in generale”,2006, Università degli Studi di Catania)

30

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dichiarò espressamente la necessità di una moneta esperantista35), di introdurre

lo Spesmilo fu interrotto dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

Lo Spesmilo, il cui valore equivaleva a 0,733 grammi d'oro (all'epoca quasi

mezzo dollaro), fu ideato sulla base dell'ideologia unitaria esperantista, che

tendeva a ridurre al minimo le difficoltà di utilizzo e circolazione dei mezzi

proposti: si scelse di far sì che il valore dell'unità monetaria di base, lo speso

(dal latino spes,”speranza"; in Esperanto spesmilo significa "mille spesoj"),

fosse sufficientemente piccolo da eliminare la necessità di sottodivisioni.

Tuttavia la sua suddivisone in millesimi anziché in centesimi rese difficile il

“cambio di abitudine” e fu forse questo uno dei motivi per cui non ebbe il

successo sperato.36

In occasione del venticinquesimo anniversario della fondazione del

movimento Esperantista fu coniata questa moneta d'oro:

35 “La valuta esperanto”, Dr. H. Unger (in Der Wielt Spiegel), in “L'esperanto: quindicinale di informazione e commenti” numero X, Marzo, 1932.Vd. appendice36 “La valuta esperanto”,opera cit. Vd. appendice

31

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Recentemente lo Spemilo è stato ripreso in considerazione per la versione in

Esperanto del noto gioco in scatola Monopoli , con questo aspetto:

In questa particolare edizione del gioco37 la zona più economica è Vojo de

Bulonjo-ĉe-Maro, sede del primo Congresso Universale del 1905, mentre la

più cara è Placa de Zamenhof, e il tabellone si presenta così:38

37 Il gioco è effettivamente in commercio, e maggiori dettagli sulla struttra e sulle regole del gioco, con alcuni “suggerimenti” sulle frasi più utili per poter giocare in esperanto sono reperibili a questo indirizzo: http://koplushia.tripod.com/Monopolo/index.html

38 http://enesperantujo.blogspot.com/2010/01/la-origino-de-la-spesoj.html

32

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2.4 Il ricordo di René de Saussure

La vasta eco che la vita e le teorie di René de Saussure/Antido ebbero

nell'ambiente Esperantista è rintracciabile in alcune opere a lui

contemporanee39.

Kàlmàn Kalocsay40 pubblicò, all'interno del suo Rimportretoj una poesia

intitolata “René de Saussure”, esaltandone, in modo ironico, l'intelligenza e lo

spirito d'iniziativa:

“,Saussure, - la pura, klara

Mens'

39 La poesia in Esperanto è un capitolo che meriterebbe d'essere trattato a parte. Negli articoli “La poesia Esperantista Parte Prima e Parte Seconda” Astori traccia un riassunto dello sviluppo storico della poesia e della narrativa formatasi in ambiente esperantista, dalla sua fondazione ad oggi.

In particolare Astori riconosce, anzitutto, due filoni: quello della produzione “originale” vera e propria, e quello della traduzione dei testi classici della letteratura mondiale. Astori divide poi il corso della letteratura esperantista in cinque fasi: la prima fase “pionieristica”, che va dal 1887 alla Prima Guerra Mondiale, ed è caratterizzata soprattutto dalla produzione poetica legata alle diverse scuole del periodo; la seconda fase detta “periodo parnassiano”, dalla fine della guerra fino agli anni Trenta, in cui al fenomeno poetico si affianca l'esame del fenomeno linguistico (in cui possiamo includere Migliorini), fase particolarmente influenzata dalla scuola tedesca e da quella di Budapest -di cui Kalocsay è un esponente-e dalla fondazione di riviste inerenti la lingua esperanto; la terza fase , ovvero il “periodo nero”, fu (come intuibile dal nome) un periodo poco produttivo, soprattutto a causa delle interruzioni e delle difficoltà di comunicazione legati allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale; la quarta fase, detta “rinascimentale”, dal 1952 agli anni Settanta, caratterizzata dallo sviluppo della scuola di Budapest e delle riviste fondate durante il periodo parnassiano e da un “aumento della produttività” artistica; la quinta fase giunge fino all'ultimo ventennio, e caratterizza un cambio radicale nel fare poesia, in particolare, citando direttamente Astori, “le scuole perdono importanza a scapito di talenti isolati, contornati da pleiadi di autori minori, mentre la produzione extraeuropea si fa sempre più massiccia e determinante,confermando lo sviluppo già iniziatosi nel periodo precedente” (Astori, D. “La poesia esperantista. Parte prima”).

Sia nella parte prima che nella parte seconda dell'articolo di Astori sono raccolte alcune opere dei principali poeti esperantisti, tra cui lo stesso fondatore dell'esperanto Zamenhof, William Auld (che fu candidato per il premio Nobel dal 1999 fino all'anno della morte dell'associazione degli scrittori esperantofoni) , e Kalocsay.

40 Poeta, esperantista e traduttore ungherese. Il suo nome è spesso citato come Kolomano, soprattutto per quanto riguarda le pubblicazioni in ambito esperantista. Fu direttore della rivista letteraria esperantista “Literatura mondo” , che successivamente divenne anche casa editrice. Il gruppo di letterati che si formò intorno alla rivista tra il 1920 e il 1930 è noto come Scuola di Budapest. “Rimportretoj” (piccoli ritratti in rima) è una raccolta di poemetti ironici dedicati ai personaggi di spicco del movimento esperantista. (“Kàlmàn Kalocsay, a brief biography”, Adrianne Ilson. Reperibile all'indirizzo http://web.archive.org/web/20091027045734/http://www.geocities.com/adrianneilson/kalbio2.htm)

33

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la projektinto, projektonto

Trabrilis, kvazaŭ lumofonto

La vortstrukturon lia Lens'

Ascendis el vort-arba dens'

Kiel la av' al Blanka Monto

Saussure - la pura, klara

Mens'

La projektinto, projektonto.

Ne senmerita la incens'!

Al tre nebula horizonto

Pluiris li, sed post renkonto

La nia restis lia Pens'!

Saussure, - la pura, klara

Mens'".41

All'interno delle Karikaturaj bildkartoj42 che il pittore Jean-Robert disegnò su

commissione di Alice-Leontine Farges43, compare una caricatura dello stesso

Renè, con la testa a forma di Spesmilo, intento a mischiare le parole in

Esperanto con funghi, radici, e varie pozioni.

41 Kàlmàn Kalocsay, “Rimportretoj”, 1934

42 Jean-Robert, “Karikaturaj Esperanto-kartoj”, Lione, 192043 Nata a Couloutre,nel 1869, fondò nel 1910, a Lione la "E-ista Hejmo”, ovvero “la dimora

esperantista” aperta a tutti i membri del movimento.

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Capitolo 3

René, Ferdinand e l'Esperanto

René de Saussure e Ferdinand de Saussure erano fratelli, educati quindi nel

medesimo ambiente, e non è possibile prescindere da tutte le componenti

psicologiche che questo legame ha avuto come conseguenza.

In questa sede l'obbiettivo principale è quello di analizzare quello che può

interessare in materia linguistica: gli studi Esperantisti di René de Saussure

hanno influenzato in qualche modo l'opera di Ferdinand de Saussure?

Ferdinand De Saussure mantenne pubblicamente un neutro distacco

dall'ambiente esperantista, ma il fratello René confessò all'amico Edmond

Privat di aver iniziato ad interessarsi all'esperanto dopo una conversazione con

Ferdinand, durante la quale quest'ultimo confessò il proprio interesse per la

materia e la propria impossibilità a partecipare a quello che fu il secondo

Universala Kongreso de Esperanto di Ginevra, a causa della propria posizione

a capo del Dipartimento di Linguistica44.

Non risulta difficile credere che Ferdinand de Saussure si fosse,anche solo in

un certo periodo della sua vita, interessato alle lingue strutturate come

l'esperanto, soprattutto partendo dalla sua passione per qualunque cosa fosse

44 http://www.bookrags.com/wiki/Ferdinand_de_Saussure#Connection_to_Esperanto

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conoscibile e non. La curiosità di Ferdinand si allargava a diversi ambiti: basti

ricordare il caso dei segni enigmatici del "marziano" e dello'"ultramarziano"

inventati verso la fine dell'Ottocento dalla medium ginevrina di origine

ungherese Hélène Smith, il cui caso di "sonnambulismo con glossolalia" fu

studiato da eminenti psicologi, ed anche da Ferdinand de Saussure45: e se

Ferdinand si azzardò tanto, è possibile che si sia avvicinato anche a un terreno

meno “ultraterreno” come quello delle “lingue inventate”, facenti parte di

quella branca della linguistica che alcuni ricercatori francesi hanno chiamato

“linguistica fantastica“46, e giunto a questo punto, anche alla più scientifica

interlinguistica

Entrando più nello specifico ed esaminando il Cours de linguistique générale,

l'influenza diretta o indiretta che l'esperanto esercitò sulle teorie saussuriane

diventa più evidente: lo strutturalismo linguistico teorizzato nel Cours,ovvero

lo studio della lingua intesa come sistema autonomo e unitario di segni, dando

rilievo primario all'asse della sincronia rispetto a quello della diacronia, si può

già trovare in forma embrionale tra gli studi di Zamenhof, in particolar modo

in quelli che riguardano il primo periodo dell'Esperanto, all'incirca intorno al

1888, riguardo alle teorie del linguista ed esperantista Jan Baodouin di

Couternay (1845-1929), che furono accolte da Zamenhof con grande

entusiasmo: Couternay aveva considerato la distinzione fra linguaggio

45 In merito a questo è interessante vedere Flornoy, Theodore 1985 “Dalle Indie al pianeta Marte. Il caso Hélène Smith: dallo spiritismo alla nascita della psicoanalisi” , Milano, Feltrinelli e Lepschy, Giulio C., 1989, “Saussure e gli spiriti” Bologna, il Mulino, e Giacomelli, Roberto “Lo strano caso della signora Hèlène Smith. Spiritualismo, glossolalia e lingue immaginarie”, Libri Scheiwiller, 2007.

46 Auroux, Sylvain, Chevalier, Jean-Claude, Jacques-Chaquin, Nicole, e Marchello-Nizia, Christiane 1985, La linguistique fantastique, Paris, Clims-Denoël.

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(sistema astratto) e discorso (applicazione di quel sistema da parte dei suoi

parlanti), ed enfatizzato la possibilità di studiare le lingue sincronicamente,

sulla base del loro effettivo uso, anziché diacronicamente.47

Naturalmente non si sta cercando di ricercare la radice delle teorie

rivoluzionarie esposte nel Cours, ma è tuttavia interessante notare come le

teorie di Ferdinand de Saussure si siano sviluppate quasi contemporaneamente

a quelle avanzate da Zamenhof in ambito esperantista. La possibilità che

Ferdinand de Saussure fosse entrato in contatto con gli esperantisti si rivela

ancora meno remota se prendiamo in considerazione che, all'interno dello

stesso Cours, l'Esperanto viene citato due volte:

Riguardo all'immutabilità del segno, de Saussure asserisce che “ciò è così

vero che deve verificarsi anche a proposito delle lingue artificiali. Chi ne crea

una la tiene in pugno finché essa non è in circolazione […] L'esperanto è un

tentativo del genere. Se riesce, sfuggirà alla legge fatale? Passato il primo

momento, la lingua entrerà molto probabilmente nella sua vita semiologica:

essa si trasmetterà con leggi che niente hanno in comune con quelle della

creazione riflessa e non si potrà più tornare indietro.”48

Riguardo le parole sterili e le parole produttive (capaci o incapaci di generare

altre parole a seconda che esse stesse siano più o meno decomponibili): “In

una lingua artificiale sono tutte analizzabili (le parole). Un esperantista ha

47 Tonkin, Humphrey, “Amleto in Esperanto” versione online: http://uhaweb.hartford.edu/TONKIN/pdfs/HamletoEnEsperanto.pdf

Limitandoci, fra la documentazione possibile, a un articolo di registro esperantista.48 Saussure, Ferdinand de “Cours de linguistique générale”, a cura di Charles Bally, Albert

Riedlinger e Albert Secheaye, Losanna-Parigi, Payot, 1916. Trad. it.: Ferdinand de Saussure,Tullio de Mauro (a cura di) Corso di linguistica generale, Roma-Bari, Laterza [1967], 1986. Pag 94-95.

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piena libertà di costruire su una radice data delle parole nuove”49.

All'amico Edmond Privat, René de Saussure raccontò che quando invitò il

fratello a partecipare al Congresso Universale di Ginevra, Ferdinad rispose di

“dover mantenere una certa riservatezza sulle sue simpatie in favore

dell'esperantismo poiché, in considerazione del ruolo che ricopriva anche in

ambito professionale, temeva che prendervi parte avrebbe potuto rivelarsi

controproducente”50

Nella postfazione al Cours De Mauro cita anche un altro episodio che

parrebbe legare Ferdinand all'ambiente esperantista: nel Giugno 1894, alla

morte di Whitney51, Ferdinand venne invitato dalla American Philological

Association a “partecipare alla commemorazione del linguista in occasione

del primo congresso dei linguisti americani da tenersi alla fine del Dicembre

1894 a Filadelfia”52. Non dette risposta a quest'invito, ma è una chiara

testimonianza del contatto e degli interessi del Maestro per quegli universal

languages che tanto contribuiranno alla nascita della prima interlinguistica53.

Un'altra testimonianza, e forse la più valida, del contatto tra Ferdinand de

Saussure e gli ambienti esperantisti, è la valutazione della lingua che emerge

dalle pagine di Antoine Meillet, un suo giovane allievo e caposcuola della

glottologia francese del primo Novecento, in cui afferma che “Tout discussion

49 Saussure, Ferdinand de, opera cit. Pag.20150 Astori, D., “Saussure e il dibattito (inter)linguistico sulle lingue internazionali ausiliarie a

cavallo fra XIX e XX secolo”, in Atti del Sodalizio Glottologico Milanese Vol. III n.s. (2010 [2008]), pp.102-120

51 Willian Dwight Withney (1827-1894),editore del The Century Dictionary, linguista e lessicologo americano. Anticipò Ferdinand De Saussure, nel 1867, con la teoria dell'arbitrarietà dei segni. Lo stesso Ferdinand gli riconobbe dei credits nel capitolo “Immutabilità e Mutabilità dei segni” all'interno del Cours. (“William Dwight Withney”,Thomas Day Seymour).

52 Astori, D. opera cit.53 Astori, D. opera cit.

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théorique est vaine: l'Esperanto fonctionne”54: questa visione è

indimostrabilmente riconducibile a delle sollecitazioni da parte di Ferdinand

de Saussure, ma sicuramente riconducibile al coinvolgimento di tanti uomini

di cultura, che si sono passati il testimone fino ad André Martinet55, uno dei

più importanti studiosi di fonologia del XX secolo.

54 A. Meillet, Les langues dans l'Europe nouvelle, Parigi, 1928, pag. 268 in Astori, D. opera cit.55 R.Titone “il dibattito sull'esperanto: tra tentativi sperimentali e polemica 'malparolaia'”

“Rassegna italiana di Linguistica applicata” XX (1988) (versione online all'indirizzo: http://disvastigo.esperanto.it/index.php?option=com_content&task=view&id=76&Itemid=58 )

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Bibliografia analitica delle opere di René de Saussure56

(UEL= Universala Esperanta Librejo)

1907

Grammaire élémentaire de la langue internationale, avec receuil d'exercices =

Elementa gramatiko de la lingwo internaciona, kun exercaro; Genève (con

pseudonimo Antido)

In questo testo del 1907, corrispondente al periodo di nascita della riforma idista,

René/Antido pubblicò questa grammatica dell'esperanto completa di esercizi in francese ed

esperanto. Questo testo fu ripubblicato fino ad arrivare alla terza edizione.

Projekto pri internacia monsistemo. Projet de monnaie auxiliaire internationale

(Aparta represaĵo en: Internacia Scienca Revuo, 4a jaro, 1907, no 41a, p. 129-

137); Genève

Nella rivista Internacia Scienca Revuo, gestita dallo stesso René de Saussure, fu pubblicato

questo testo che presentava per la prima volta il progetto della moneta internazionale,

ovvero dello Spesmilo.

1908

Geometrio Folietara aŭ nova teorio geometria pri la movo de l'korpoj en spaco,

Genève

56 Senza alcuna velleità di esaustività, la seguente carrellata di opere è da intendersi come una raccolta ancora in fieri, dettata dalla difficoltà di reperirimento della vasta e variegata produzione di René de Saussure: dove necessario e possibile si sono indicate informazioni minime a inquadrare lo scritto.

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1909

Unuformigo de la scienca terminaro / L'unification de la terminologie

scientifique, Vième Congrès international de psychologie, Genève 3-7 août 1909;

Genève

Quasi contemporaneamente allo studio per l'introduzione della moneta unica, René propose

anche l'unificazione della terminologia scientifica attraverso l'uso dell'esperanto. Questo

progetto, al quale in questa disserzione non è stato dato lo spazio dovuto, fu solo un

tentativo, che si limitò a questa pubblicazione.

9a Kongreso Internacia de Geografio, decidoj kaj deziroj; Genève

Pri la uzado de l'simbolo & anstataŭ "kaj" (1 feuillet); Bern

Questo testo fa riferimento ad una delle prime proposte grammaticali avanzate da René de

Saussure (vd cap.2.2), ovvero alla sostituzione della congiunzione «kaj» con il simbolo &.

1910

La construction logique des mots en espéranto. Réponse à des critiques, suivies

de propositions à l'Académie espérantiste; Genève (con pseudonimo Antido)

La construction logique des mots en espéranto. Réponse à des critiques, suivies

de propositions à l'Académie espérantiste. Erratum et addendum à la brochure;

Genève, UEL (con pseudonimo Antido)

La construction logique des mots en espéranto. Réponse à des critiques, suivies

de propositions à l'Académie espérantiste. Teoria ekzameno de la lingvo

esperanto kun fonetika internacia alfabeto sistemo No 2. Gramatiko. Ekzercaro.

Krestomatio; Genève, UEL (con pseudonimo Antido)

Resumo de la teorio de Antido, kun lingvaj kritikoj kaj klarigoj de konataj

esperantistoj kaj idistoj; Genève, UEL

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Questi quattro testi, pubblicati nello stesso anno in risposta alle critiche avanzate

dall'Accademia Esperantista alle proposte di cambiamenti grammaticali e lessicali della

lingua, René de Saussure cerca di sostenere le proprie iniziative, riassumendole e

presentandone i vantaggi dell'adozione. In particolare, nell'ultimo testo “Resumo de la

teorio de Antido, kun lingvaj kritikoj kaj klarigoj de konataj esperantistoj kaj idistoj.”

vengono elencate e riassunte tutte le teorie presentate con lo pseudonimo Antido e ne

vengono spiegati dettagliatamente i vantaggi rispetto all'esperanto tradizionale,

contrapposti agli “svantaggi” delle proposte idiste.

Teoria ekzameno de la lingvo esperanto kun fonetika internacia alfabeto sen

supersignoj, sistemo No 2. Gramatiko. Ekzercaro kaj krestomatio.”; Genève (con

pseudonimo Antido)

In questa opera René de Saussure tenta di presentare la grammatica dell'esperanto senza i

caratteri particolari (supersignoj) adottati dagli esperantisti.

La logika bazo de vortfarado en esperanto. Propono al la Akademio esperantista

okaze de la sesa universala kongreso de esperanto en Washington 1910; Genève

Insieme di proposte di cambiamento presentate al congresso universale di Washington del

1910, comprensivo delle proposte riguardanti il lessico, la grammatica, la possibilità di

adozione della moneta unica Spesmilo e dell'unificazione del linguaggio scientifico.

1911

Respondo al la oficiala Raporto de la Delegitaro por elekto de helplingvo

internacia. (Ankaŭ: Réplique au compte rendu officiel des travaux du comité de

la délégation pour l'adoption d'une langue internationale); Genève

Principes logiques de la formation des mots. (ankaŭ: kun resumo); Genève

In quest'opera René illustra il principio di necessità e sufficienza della composizione delle

parole in Esperanto, in base al quale ogni parola deve contenere tutti gli elementi necessari

45

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per evocare (con o senza l'aiuto del contesto) l'idea che essa deve esprimere (Principio di

necessità) e ogni parola deve contenere soltanto gli elementi necessari per evocare l'idea

che essa deve esprimere: è bene perciò escludere ogni altro elemento estraneo o superfluo

(Principio di sufficienza).

Naville, Ernest; “La devo. Parolado adresita al la sinyorinon de Genevo et de

Lausanne.”; Trad di R. de Saussure. Dua eld.; Genève

Ramuz, C(harles)-F(erdinand); “Aline. Svisa rakonto.” Trad. di R. de Saussure.

Dua eld.; Genève

1914

La vort-teorio en Esperanto. (avec autographie de l'auteur); Genève, UEL

In questo testo René de Saussure spiega la teoria della formazione della formazione delle

parole in esperanto, includendo le proposte di riforma del lessico (vd. Cap.2.2)

Deklaro (1 feuillet); Bern

Seippel, Paul; “Adèle Kamm. Esperanta” trad. de R. de Saussure (el franca

lingvo, cun permeso de l'aùtoro); Genève

La monnaie internationale; Genève

Disserzione sulla necessità dell'adozione di una moneta internazionale.

1915

Seippel, Paul; “Adèle Kamm. Esperanta trad. de R. de Saussure (el franca lingvo,

cun permeso de l'aùtoro.” ;2a eld.; Bern

Fundamentaj reguloj de la vort-teorio en esperanto, Raporto al la akademio

esperantista .; Bern

Altra opera sulla formazione delle parole in esperanto, vertente sui fondamenti regolatori

della teoria lessicale.

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1916

Projekto de praktika skribo por la lingvo internacia / de Antido; Bern

Progetto di semplificazione della scrittura dell'esperanto. Già nell'opera “Teoria ekzameno

de la lingvo esperanto kun fonetika internacia alfabeto sen supersignoj, sistemo No 2.

Gramatiko. Ekzercaro kaj krestomatio.” veniva presentata una via semplificata per la

scrittura in esperanto, qui analizzata nel dettaglio.

“La vort-strukturo en Esperanto / raporto al la Esperanta Akademio.”; (ankaŭ 5a

eld.); Bern

Antido;“Fundamento de la internacia lingvo esperantida”; Bern

Primo abbozzo di grammatica della nuova lingua esperanto II.

Antido; “Projekto de fonetika skribo por la lingvo internatsia / de Antido.”; Bern

(Svisa Espero)

In pieno periodo di attività di René/Antido come sovversivo e pioniere della nuova lingua

esperanto II, quest'opera spiega dettagliatamente il nuovo sistema di simboli fonetici da

utilizzare per l'esperanto II.

1917

Les "tares" de l'espéranto (ankaŭ 3a eld.); Bern, Svisa Espero

Questo testo è di fondamentale importanza, perchè è un dettagliato riassunto di quelle

componenti lessicali e grammaticali dell'esperanto che René de Saussure cercò di cambiare

per semplificare l'apprendimento della lingua.

Antido; “Kleine Grammatik der Weltsprache. Petite grammaire de la langue

mondiale. Piccola grammatica della lingua mondiale (eldonita de SES).”

(mankas en CDELI); Bern

Prima grammatica della nuova lingua ideata da René de Saussure, scritta sotto lo

pseudonimo Antido.

1918

47

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La vort-strukturo en Esperanto; Suplemento al "La Teknika Revuo". Januaro

Versione definitiva dei testi precedentemente pubblicati sulla teoria lessicale della

formazione delle parole in esperanto.

La structure logique des mots dans les langues naturelles, considérée au point de

vue de son application aux langues artificielles.; Bern

Studio sulla struttra logica delle parole nelle lingue naturali, considerate dal punto di vista

della loro applicazione alle lingue artificiali, ovvero una raccolta di argomentazioni ed

esempi da poter considerare per rendere di più facile apprendimento l'esperanto.

Il seguente gruppo di opere riguardano la nuova lingua Esperanto II. Pubblicate tra il 1919

e il 1938 da René de Saussure, anche con lo pseudonimo Antido, da Emma Chenvard e

Alice Frances Spiers (vd. Cap.2). Si tratta principalmente di grammatiche, trattati teorici e

traduzioni di tesi classici (come la “Carmen”) in esperanto II. La maggior parte di queste

opere si sono rivelate di difficilissima reperibilità, ad eccezione del volume “Twelve

lessons of Esperanto II for biginners” in cui, come suggerito dal titolo, sono presentati

alcuni esercizi e le lezioni fondamentali di grammatica dell'esperanto II. Per quanto

riguarda le opere non reperibili è necessario limitarsi alla traduzione dei titoli, di per se già

sufficientemente esplicativi del contenuto.

1919

Antido; “Fundamento de la internacia lingvo Esperantida, revizita k. aprobita de

la Esperantida Akademio”; Bern

“Fondamenti della lingua internzaionale Esperantisa, rivista e approvata dall'Accademia

Esperantida”

Antido; “Nova formo de la lingvo internacia "Esperanto".” Dua eld., Bern

“Nuova forma della lingua internazionale “Esperanto””

Antido; “Nova formo de la lingvo internacia "Esperanto". (Kun vortaro)”

(ankaŭ: dua k. tria eld.); Bern

“Nuova forma della lingua internazionale “Esperanto”. (Con vocaboli)”

48

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1920

Antido; “Petit vocabulaire de la langue internationale "Esperantide". 1ère

partie: Vocabulaire international-français. 2e partie: Vocabulaire français-

international.”; Bern

“Piccolo vocabolario della lingua internazionale “Esperantida”. Prima parte: Vocabolario

internazionale-francese. Seconda parte: vocabolario francese-internazionale”

Chenevard, Emma; “La langue internationale "Esperantide" en 4 semaines.”;

Neuchâtel

“La lingua internazionale “Esperantida” in quattro settimane”

Chenevard, Emma; “UNIVO de la Internacian Asocion. Trad. en la Internacia

lingvo Esperantida el la oficiala franca texto.”; Bern

“UNIVO dell'Associazione Internazionale. Traduzuione in lingua internazionale

Esperantida del testo originale francese”

1921

Antido; “Fundamenta vortaro de la lingvo Esperantida”; Bern

“Parole fondamentali della lingua Esperantida”

1922

Antido; “Fundamentan vortaro kay gramatiko de la lingvo Esperantida, dialekto

de Esperanto, kreita da Antido por la bezonon de komerco, tekniko, cienco k.

literaturo.”; Bern

“Parole fondamentali e grammatica della lingua Esperantida, dialetto dell'esperanto, creata

da Antido per il bene del commercio, della tecnologia, della scienza e della letteratura”

Antido; “Fundamento (trilingva) de la lingvo Esperantida (dialekto de

esperanto)”; Neuchâtel

“Fondamenti (in tre lingue) della lingua Esperantida (dialetto dell'esperanto)”

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Antido; “Karmen. Opero en qar akton lau la Novelo de Prosper Mérimé da

Henry Meilhac & Ludovic Hulévy. Muziko de Georges Bizet“; Tradukita en

internacia lingvo Esperantida da Antido.; Bern

“Carmen. Opera in quattro atti tratta dal romanzo di Prosper Mérimé da Henry Meilhac e

Ludovic Huvlévy. Musica di Georges Bizet”

1923

Antido; “Fundamenta Krestomatio de la internacia lingvo "Esperantida". Kun

gramatiko k. exercaro.”; Bern

“Raccolta di fondamenti della lingua internazionale “Esperantida”. Con grammatica ed

esercizi”

Antido; “Universala vortaro (trilingva) de la internacia lingvo esperantida.”;

Duma eldono.; Bern

“Vocabolario universale (trilingue) della lingua internazionale esperantida”

1924

Spiers, Alice Frances; “Esperantido text book.”; Washington

“Libro di testo Espernatido”

1925

Antido; “Fundamenta Krestomatio de la internacia lingvo "Esperantida". Kun

gramatiko k. exercaro.”; Bern

“Raccolta dei fondamenti della lingua internazionale “Esperantida”. Con grammatica e

esercizi”

Fundamenta Krestomatio de la internacia lingvo Nov-Esperanto; Bern

“Raccolta dei fondamenti della lingua internazionale “Esperantida”. Con grammatica e

esercizi” [pubblicata con il nome completo anziché con lo pseudonimo]

Reynold, G., de; de Saussure, René; “Le problème de la langue internationale. A

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propos de l'Espéranto, réponse de R.d.S.”; Genève

“Il problema della lingua internazionale. A proposito dell'Esperanto, risposta di René de

Saussure”

1926

Fundamenta Krestomatio de la internacia lingvo Nov-Esperanto;2a eld.; Genève

“Raccolta dei fondamenti della lingua internazionale Nov-Esperanto”57

1928

Antido; “Fundamenta krestomatio de la internacia lingvo Nov-Esperanto. Kun

gramatiko, exercaro ey literaturajon. Unema parto.”; Bern

“Raccolta dei fondamenti della lingua internazionale Nov-Esperanto. Con grammatica,

esercizi e letteratura. Parte prima.”

1929

Antido; “Idiome mondial "Nov-Esperanto". Premier manuel.”; Bern

“Lingua mondiale “Nov-Esperanto”. Primo manuale”

Antido; “The World-Idiom (Idiomo Mondiala) "Nov-Esperanto": first grammar

for beginners.”; Bern

“La lingua mondiale “Nov-Esperanto”: prima grammatica per principianti”

1931

Antido; “Kompleta fundamento de l'idiomo "mondiala" "Nov-Esperanto".”;

Genève

“Fondamenti completi della lingua “mondiale” Nov-Esperanto”

57 La nuova lingua viene chiamata Nov-Esperanto o Esperanto II per la prima volta in questo testo. La differenza con i testi precedenti in cui la lingua viene chiamata Esperantida è dovuta al distacco di René de Saussure dalla comunità esperantista, per cui rimando al capitolo 2. Il cambiamento della denominazione è una precisa connotazione del distaccio in quanto inizialmente la lingua “esperantida” voleva essere un dialetto dell'esperanto, dalla pubblicazione di questo testo in poi divenne invece una lingua indipendente chiamata appunto nov-esperanto o esperanto II.

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1932

Antido; “Kompleta fundamento de l'idiomo "Mondiala" por "Nov-Esperanto".”;

Genève58

“Fondamenti completi della lingua “Mondiala” per il “Nov-Esperanto”

1933

Antido; “Kompleta fundamento de l'idiomo "mondiala" or "Nov-Esperanto". 1.

Gramatiko ey vortaro (3-lingva).”; Duma eld.; Genève

Riedizione del testo precedente, stavolte tradotto in tre lingue.

Strukturo de l'idiomo "mondiala" or "Nov-Esperanto". (1 feuillet); Genève

“Struttura della lingua “mondiala” o “Nov-Esperanto”

1937

Antido; “Oficiala fundamento de la Akademio por la interlingvo Esperanto II-a,

or Esperanto renovigita konforme al la postulon de la moderna vivo, okaze de la

50-yara jubileo de Esperanto, 1887-1937.”; 2a eld.; Bern

“Fondamenti ufficiali dell'Accademia per l'interlingua Esperanto II, o Esperanto rinnovato

conforme alla vita moderna, in occasione del cinquantesimo giubileo dell'Esperanto, 1887-

1931”

1938

Twelve lessons of Esperanto-II for beginners; Bern

Testo già nominato sopra, è la grammatica definitifiva dell'Esperanto II.

58 Il termine “mondiala” fu uno dei nomi che assunse il Nov-Esperanto” nelle sue prime fasi.

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Le opere seguenti sono edizioni o riedizioni postume delle opere di René de Saussure, per

lo più opere teoriche, grammatiche e traduzioni delle opere in esperanto o di documenti

ufficiali:

1945

Weltgeld und Weltbank; Bern

1950

Kion vi scias pri Socikredito?(1 feuillet); Bern

1969

Fundamentaj reguloj de la vort-teorio en Esperanto. Raporto al la Akademio

Esperantista verkita de R.d.S.; Iltis, Saarbrücken

Konkurso. Kia estas la logika senco de l'vorto «Grando»? Fotorepreso de la

eldono 1911.”; Iltis, Saarbrücken

1982

La vort-teorio de Esperanto / R. de Saussure; kun postparolo de André Albault

kaj bibliografio de Reinhard Haupenthal.”; Iltis, Saarbrücken

1985

La vort-strukturo en Esperanto; Brasilia, LG Antauen

53

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Conclusioni

Fra le maggiori difficoltà del lavoro, insieme sfida e grande soddifazione per il

risultato comunque raggiunto, è stata la reperibilità delle fonti che, se da un lato

ha comportato qualche lacuna nel percorso di ricostruzione della figura di René,

dall’altro non ha inficiato il senso globale dell’analisi condotta: molti sono stati i

materiali in lingua esperanto (accanto ai più tradizionali francese e inglese), e

spesso si è dovuto di necessità fare ricorso, per recuperare le diverse

informazioni, a banche dati di biblioteche estere (soprattutto quelle indicate dal

Sistema bibliotecario svizzero59) e a siti della rete, previa valutazione della loro

attendibilità.

Lo scopo prefissato, di delineare il personaggio e la persona di René de Saussure,

indicandone le principali tappe dell’evoluzione nell'ambiente dell'interlinguistica

e dell'esperantismo, cercando di chiarirne l'importanza del ruolo nei cambiamenti

apportati alla lingua in seguito alle sue pubblicazioni, tra il 1908 e l'inizio della

Prima Guerra Mondiale, è stato conseguito: René de Saussure, alla luce di

un'attenta descrizione dei fatti, emerge come particolarmente importante per

l'evoluzione dell'esperanto, e ancora come stimolo per Ferdinand de Saussure e la

sua riflessione, non ultimo per la sfida etica di proporre uno strumento linguistico

democraticamente puro, uguale e facile per tutti.

59 Le Banche Dati fornite dalle biblioteche svizzere sono reperibili online all'indirizzo http://www.nb.admin.ch/dienstleistungen/online_katalog/00456/index.html?lang=it

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Se un percorso ulteriore, che esula dalle velleità di una tesi triennale, condurrebbe

sicuramente a studiare i documenti conservati in Francia e Svizzera e negli

archivi delle biblioteche esperantiste (costi e difficoltà di ottenere permessi di

visita sono stati, onestamente, un deterrente non minimo), il primo passo, quello

di raccogliere in un’unica presentazione note e informazioni frammentarie e

disperse fra le pieghe di una bibliografia di difficile accesso, offrendo un

panorama globale e unitario della figura di René de Saussure, evidenziandone

l’importanza e le specificità anche in relazione alla produzione del più famoso

fratello Ferdinand, ha soddisfatto ampiamente l’ipotesi di lavoro proposta come

oggetto della tesi.

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Appendice

Periodici e Esperanto a Brescia

Prima pagina del quindicinale “L'esperanto: quindicinale di informazione e commenti”, numero X Marzo, 1932 e articolo “La valuta esperanto”. Il periodico è reperibile presso l'emeroteca scientifica Queriniana di Brescia, insieme al numero di Gennaio e Febbraio 1932 e ad altri periodici esperantisti dagli anni 1928 al 1950.

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Alcuni dettagli dell'articolo. Da sinistra: immagine di una riproduzione di uno Spesmilo; Titolo

dell'articolo, firma dell'autore e fonte.

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Altri periodici esperantisti (vd. Immagini sopra) reperibili presso l'emeroteca

scientifica Queriniana di Brescia sono:

-“Rivista Italiana di Esperanto” (Italia Esperanta Revuo, fino al 1932);

-“L'esperanto”.

La rivista “L'esperanto: qundicinale di informazione e commenti” da cui è tratto

l'articolo “La valuta esperanto” fu donata all'emeroteca dal Sig. Di San Lazzaro, e

testimonia in più articoli l'esistenza di un gruppo esperantista bresciano, di cui Di

San Lazzaro probabilmente fece parte,che nacque nel 1915 e del quale ho potuto

avere informazioni precise tramite una lettera dell'ex-presidentessa del Gruppo

Esperantista Bresciano Sig.ra Beatrice Angiolina Marinaro della quale ho potuto

prendere visione grazie ai membri del Gruppo Esperantista Bresciano. La Sig.ra

Marinaro, recentemente deceduta, scrisse che “Già nel lontano 1925 il Signor

Gaetano Facchi era in contatto con esperantisti spagnoli e portoghesi per il

commercio delle derrate agricole. Nel 1926 conobbe il prof Grassini, preside

dell’istituto Veronica Gambara, situato in via Tosio. Le due sezioni A e B ebbero

corsi d’Esperanto durante il periodo di questo preside, sostennero gli esami di I

e II corso, ma ora le allieve sono tutte…..in cielo.Dall’istituto magistrale il corso

d’Esperanto passò nel circolo di cultura fascista, situato in Via Umberto I, in

città. Scoppiata poi la guerra nel ’40, il gruppo veniva riunito nell’appartamento

della Sig.na Ermelinda Bordogna. La sottoscritta, desiderosa di conoscere paesi

nuovi, si era iscritta a Lingue a Cà Foscari a Venezia, ma poi, venendo sempre

più forte il pericolo di bombardamenti, i miei genitori preferirono “un asino

vivo…che un dottore morto” (Si partiva a mezzanotte con le tradotte. Si assisteva

alle lezioni e la sera si tornava in città). Non potendo realizzare il mio sogno, mi

ricordai dell’Esperanto. Mi recai nei vari istituti, nei vari circoli di cultura e un

giorno mio padre lesse sul giornale di Brescia questa notizia: “Nell’oratorio di

S. Alessandro in Via Tosio si teneva una conferenza sulla lingua Esperanto,

tenuta dal Prof. Canuto”. Mi recai, ascoltai l’ottima conferenza e mi presentai al

dott. Canuto; e conobbi così la sig.na Ermelinda Bordogna. Questi mi

indirizzarono alla scuola magistrale tenuta alla sera dal maestro Carlo Crotti.

Frequentai il primo e il secondo corso d’esperanto, prendendo i relativi diplomi

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e incomincia anch’io ad insegnare nei corsi serali, prima all’istituto Veronica

Gambara poi, tolti i custodi, mi recai alla Scuola Media Dante Alighieri in Via

Grazie; tenni anche qui i corsi fino a che venne tolto il custode. Allora mi recai

in Via Trieste, al circolo S. Clemente e vi insegnai un anno. Insegnai pure nelle

mie classi IV e V elementari, dapprima a Montirone, poi a Brescia nella Scuola

S. Giacomo. I miei alunni iniziarono così a corrispondere con classi francesi e

belghe. Sia la sig.na Bordogna, sia la sottoscritta Beatrice Marinaro

parteciparono dal 1948 ai vari congressi regionali, nazionali e internazionali.

Fui iscritta anche all’ILEI e partecipai ai vari convegni. Partecipai pure ai

convegni degli Esperantisti cattolici, conoscendo così Padre Carolfi, Padre

Jacobitti, Mons. Viola e i due fratelli Mons. Longoni, Padre Ciccanti e Mons.

Balconi.Giunsi così al 1999 e diventando cieca, passai la presidenza alla Sig.ra

Luciana Branchi e al segretario dott. Luigi Fraccaroli ambedue in città .Ora il

gruppo dei giovani sta lavorando per ottenere una via, una piazza o un giardino

pubblico intestato a Zamenhof o all’Esperanto. Noi dei tempi passati avevamo

già iniziato questa richiesta, non ottenendo nulla. Speriamo che le nuove leve

ottengano di più.”60 (Lettera della Sig.ra Marinaro del 12/11/2001). Attualmente

il Gruppo Esperantista Bresciano continua la sua attività, sotto la presidenza del

Dott. Luigi Fraccaroli.

60 Per queste informazioni ringrazio sentitamente la segretaria dell'associazione esperantista bresciana Sig.ra Daniella Branchi, che si è dimostrata disponibile ed entusiasta, consentendomi di prendere visione di documenti, anche personali, relativi alla nascita dell'associazione e all'operato della Sig.ra Marinaro.

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Ringraziamenti

Desidero inanzitutto ringraziare sinceramente il professor Astori per i preziosi

consigli, l'interesse e le ore dedicate alla mia tesi di laurea.

Inoltre, ringrazio sentitamente la professoressa Winkler per la disponibilità

dimostrata nel seguire questo lavoro, e la segretaria del Gruppo Esperantista

Bresciano Sig.ra Daniella Branchi per il prezioso aiuto in extremis.

Intendo esprimere la mia più sincera gratitudine ai miei genitori Mirella e Valerio,

per avermi supportato sia moralmente che economicamente durante questi anni, ai

miei amici, ad Andrea per l'infinita pazienza e per le rassicurazioni, ai piccoli di

casa Davide, Matteo e Sofà, e ai nonni Luigi e Dosolina per aver fatto di me la

persona che sono e che vorrei potessero essere qui oggi.

Questa tesi è dedicata interamente al mio personalissimo René de Saussure, mio

fratello Alberto, che non ha mai detto una parola in merito, ma probabilmente

cercando in qualche documento introvabile si potrebbe capire che abbiamo

sempre seguito la stessa strada.

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