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Saussurecontinua

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Sincronia e diacronia• Asse della simultaneità: considerazione dei rapporti tra

entità coesistenti, facendo astrazione dal fattoretemporale (linguistica sincronica).

• Asse della successione: considerazione dei cambiamentidella lingua nel tempo (linguistica diacronica).

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La lingua è un sistema di valori,un sistema di elementi interrelati

Significato----------------------

Significante

Significato----------------------

Significante

Significato----------------------

Significante

Nella lingua non vi sono che differenze

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ValoreL’identità di un segno non è data dalla materialità degli elementi stessi,

ma dalle relazioni che essi intrattengono con gli altri elementi delsistema, dalle posizioni che ricoprono, dalle differenze che licaratterizzano: l’identità è data dal valore.

Esempi: un pezzo nel gioco degli scacchi oppure il treno Roma-Milanodelle 8,30; una strada che collega due citta, il valore del rosso(sempre dato dal sistema di riferimento: stop, schieramento politico,allarme, cardinale, ecc.);

Irrilevanza degli aspetti materiali e importanza degli aspetti relazionali,differenziali (relativi ai significanti e ai significati consideratiseparatamente), oppositivi (relativi all’unità di segno, in relazione aglialtri segni) degli elementi.

Differenza e opposizione definiscono l’identità e il valore di un segno.L’identità di un segno è una questione di forma.

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Arbitrarietà materiale

Possibilità teorica di usare qualunque materiale per dare sostanza aisignificati e ai significanti dei codici semiologici. Non esiste alcunaintrinseca vocazione di certi materiali a fungere da senso piuttostoche da espressione. La specie umana utilizza svariati canali: ottico-mimico-prossemici, ottico-gestuali, ottico-grafici, olfattivi, fonico-uditivi, ecc.) per dare corpo alle espressioni delle sue semiotiche(vedi la questione del valore).

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Lingua come formaPrima dell’intervento di una lingua storico-naturale l’universo del pensiero e quello dei

suoni sono delle nebulose senza distinzioni interne:

«Preso in se stesso il pensiero è come una nebulosa in cui niente è necessariamentedelimitato. Non vi sono idee prestabilite, e niente è distinto prima dell’apparizionedella lingua. Di fronte a questo reame fluttuante, i suoni offrono forse di per se stessidelle entità circoscritte in anticipo? Niente affatto. La sostanza fonica non è più fissané più rigida; non è un calco di cui il pensiero ha bisogno. Noi possiamo dunquerappresentarci il fatto linguistico nel suo insieme, e cioè possiamo rappresentarci lalingua, come una serie di suddivisioni contigue proiettate, nel medesimo tempo, siasul piano indefinito delle idee confuse (A) sia su quello non meno indeterminato deisuoni (B)» (CLG: 136)

A

B

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• R. Barthes, Elementi di semiologia (1964), Einaudi, 1966, p. 52:

«Questa immagine è molto utile perché induce a concepire laproduzione del senso in modo originale, non più come la semplicecorrelazione di un significante e di un significato, ma forse, piùessenzialmente, come un atto di ritaglio simultaneo di due masseamorfe, di due “regni fluttuanti”, come dice Saussure; […] il sensocompare quando queste due masse vengono simultaneamente“ritagliate”: i segni (così prodotti) sono quindi degli articuli. Fra questidue caos, il senso è allora un ordine, ma tale ordine è essenzialmentedivisione: la lingua è un oggetto intermedio fra il suono e il pensiero:essa consiste nell’unire l’uno e l’altro scomponendolisimultaneamente […] la lingua è l’ambito delle articolazioni, e il sensoè, in primo luogo, scomposizione […]. Ne consegue che il compitofuturo della semiologia non consiste tanto nello stabilire dei lessici dioggetti, quanto nel ritrovare le articolazioni che gli uomini impongonoal reale […] semiologia e tassonomia sono forse chiamate adassorbirsi un giorno in una scienza nuova, l’artrologia o scienza dellesuddivisioni».

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Continuo/discreto

• Discreto è un elemento che si presenta come nettamenteindividuabile e separato da altri elementi/fenomeni tramite limiti bendefiniti e senza gradi intermedi.

• Continuo è un fenomeno che si presenta come un flusso ininterrotto,senza distinzioni o salti; i limiti tra un fenomeno e l’altro non sonodefiniti.

• La discretezza è una caratteristica distintiva del linguaggio umanorispetto al linguaggio animale.

• Più precisamente, la forma della lingua è discreta (ad es. sistemafonologico), ma non la sostanza (cfr. varietà sociolinguistiche).

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Arbitrarietà radicale come classificazione dell’esperienza

• Piano del suono:• [i] [i:] > distinzione fonetica, non pertinentizzata in italiano: vino / vi:no

/i/ /i:/ opposizione fonologica, pertinentizzata in inglese: ship /sheep[t] [th], /t/ /th/

• Piano grammaticale:• Esistenza di una forma duale in certe lingue (es. greco), o triale, che altre non

hanno: l’italiano ha solo i valori singolare/plurale• suddivisione del continuum temporale: l’italiano ha l’imperfetto, l’inglese non ce

l’ha.

• Piano lessicale:• Articolazione diversa delle distinzioni lessicali (in italiano distinzione lessicale tra

foglio e foglia che in altre lingue non c’è: es. spagn. /hoja/; il francese bois coprel’area semantica che in tedesco è suddivisa tra Holz e Wald, e in it. tra legno ebosco): il francese mouton copre i due valori inglesi sheep (montone vivo)+mutton(carne di montone cotta).

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Rapporti sintagmatici e associativi (o paradigmatici)Distinzione corrente nella psicologia associazionistica dell’Ottocento (ereditatadall’empirismo inglese e da Aristotele) tra associazioni per contiguità e per somiglianza(Lepschy, Mutamenti di prospettiva nella linguistica, il Mulino, 1981: 13-14).

•Rapporti sintagmatici (in praesentia)basati sul principio della linearità del significante: prendere il largo, forzare la mano, spezzare una lancia

•Rapporti associativi (in absentia)basati sulla trama mnemonica e virtuale della lingua: uniscono due o più termini accomunati dalla condivisione del morfema lessicale (giornale, giornalista, giornalismo), oppure del morfema derivazionale (giornalista, macchinista, velocista, ecc.), oppure del campo semantico (carta, notizia, scrittura ecc.).

Barthes (Elementi di semiologia, 1964: 53) li definisce «due forme di attività mentale».Prima di lui Jakobson considera i due assi della combinazione e della selezione i principidi organizzazione di qualsiasi processo simbolico (afasie, metafora e metonimia, poesiae prosa, lirica ed epica).

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Arbitrarietà e relativismo linguistico

• Il sistema della lingua per Saussure si determina in modo completamenteautonomo rispetto al pensiero che essa è incaricata di organizzare(Arbitrarietà radicale). Questa impostazione è motivata da ragioniepistemologiche: tentativo di costruire la linguistica come disciplina autonomarispetto alla logica, alla psicologia e alla sociologia.

• Rischio: produzione di un circolo vizioso tra significato e significante che sipresuppongono reciprocamente, perdendo ogni aggancio alla dimensioneextralinguistica (realtà/pensiero).

• Cosiddetta ipotesi Sapir-Whorf: le categorie ritagliate dalla linguagenererebbero quelle del pensiero e, a lingue diverse, corrispondenderebbeun diverso sistema di analisi della realtà, un diverso pensare e un diversosentire (cosiddetta ipotesi Sapir-Whorf).

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Contro l’arbitrarietà radicaleUna opposta lettura antiarbitrarista accentua il ruolo giocato dacondizionamenti e processi prelinguistici o addirittura non linguistici nel modoin cui vengono elaborate le categorie del linguaggio:•Argomento dei colori (basato sulla natura della percezione): Berlin e Kay,1969 dimostrano che i modi di categorizzare i colori non sono arbitrari perchétutte le distinzioni di colore nelle lingue dipendono da alcuni colori focali: seuna lingua ha solo due nomi per il campo “colore”, questi saranno bianco enero; se ne ha tre, si aggiungerà il rosso; se ne ha quattro, il giallo, poi il verdeecc. fino a un totale di 11 colori universali (J. Gumperz, S. Levinson,Rethinking Linguistic Relativity, Cambridge University Press 1996).•Metafore e schemi corporei: Johnson e Lakoff, Metafora e vita quotidiana,1982 (1980); Manetti, Comunicazione, 2011: 84-87.

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Limiti dell’arbitrarietà• Sul piano fonologico, tutte le lingue devono rispettare dei vincoli formali (individuare ad

esempio un numero non troppo basso ma neppure troppo alto di classi di suono (fonemi),che in genere si aggira intorno alla trentina.Esiste inoltre una dimensione simbolica nelle lingue, che assegna forza espressiva aisingoli suoni: per es. la “a” è il suono fisicamente più ricco di energia nella lingua italianae ciò può essere talvolta sfruttato nella comunicazione, in particolare nella poesia e inpubblicità. Altri casi di fonosimbolismo: “i”, “r”, vedi Dogana, Le parole dell’incanto,Angeli, 1990.

• Sul piano lessicale le parole non possono essere troppo lunghe, ma neppure troppo brevi(ridondanza).

• Forme sintattiche che riproducono la sequenza degli eventi: via via / molto molto / veni,vidi, vici.

• I nomi dei numeri da zero a dieci sono arbitrari, ma non i successivi.

• Le derivazioni morfologiche funzionano per analogia: insegnante, insegnare,insegnamento, ecc.

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HJELMSLEV(1899-1965)

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GlossematicaDa γλωςςα (lingua) + suffisso –ema: scienza degli elementi formalidella lingua.

è glossemi: elementi formali ultimi dell’analisi linguistica

Teoria incentrata sul metodo e gli aspetti formali della linguistica (adesclusione degli aspetti fisici, fisiologici, psicologici, sociologici: linguacome totalità autosufficiente).

•Il linguaggio, 1943 (pubblicato nel 1963); tr. it. a cura di Lepschy,Einaudi 1970.•Prolegomena to a Theory of Language (1953, tr. ingl. in partemodificata del testo Omkring sprogteoriens grundlæggelse) (1943), tr.it. I fondamenti della teoria del linguaggio (1968): testo di riferimentoper le teorie di Hjelmslev•Résumé of a Theory of Language, pubblicato postumo a cura di F. J.Whitefield nel 1975.

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Principi della teoria di Hjelmslev• Valorizzazione dei concetti saussuriani di lingua, valore, arbitrarietà.

• «Scopo della teoria linguistica è mettere alla prova […] la tesi che un processo ha unsistema sottostante, che una fluttuazione ha una costanza sottostante» (FTL: 13)

• La teoria deve rispettare il principio empirico della coerenza, esaustività, semplicità:«La descrizione deve essere libera da contraddizione (coerente), esauriente esemplice quanto più si possa. L’esigenza dell’assenza di contraddizioni ha precedenzasu quella della descrizione esauriente. L’esigenza della descrizione esauriente haprecedenza su quella di semplicità» (FTL:14).

• Elaborazione di un metodo deduttivo (cioè analitico): il linguista deve partire dal testonella sua interezza, considerarlo come una classe e analizzarlo in componenti(scomporlo).

• Principio di immanenza: la teoria linguistica «inizia col circoscrivere l’ambito del suooggetto», «mirando a una comprensione immanente del linguaggio come strutturaspecifica autosufficiente, e cercando una costanza all’interno del linguaggio e non fuoridi esso» (FTL:22)

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Funzione segnicaIl segno è una funzione segnica: mette in relazione il piano dell’espressione con il piano del contenuto

Funzione segnica = E = Espressione

C = Contenuto

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Piano dell’espressione e piano del contenuto

• «Non può esserci semplicemente un’espressione senza qualcosa di espressoe viceversa. Queste due proprietà sono fondamentali a tutti i linguaggi. Dalmomento che non siamo sicuri che un significato, sia in senso mentalisticoche in senso behaviouristico, sia implicato, non farò uso del termine“significato” per denotare la cosa che è espressa. La definirò contenuto,termine scelto perché perfettamente non impegnativo, che consente dirinviare il problema del significato vero e proprio a una più tarda discussione.La cosa più importante è che, anche se eliminassimo locutore e ascoltatore,e se eliminassimo il significato considerato come coscienza del locutore ecomportamento dell’ascoltatore, questi espedienti non ci permetterebbero diridurre il linguaggio a mera espressione. Il contenuto è il complementonecessario dell’espressione. Il linguaggio resta doppio, è una struttura a duefacce che implica contenuto ed espressione. Io li chiamo i due piani dellinguaggio» (La struttura fondamentale del linguaggio (1968), «Versus», 43,1973: 11).

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Stratificazione del linguaggio

E

C

Forma

Forma

Materia

Materia

Funzione segnica

= Sostanza

= Sostanza

Questo modello di stratificazione «coglie l’organizzazione reale diqualunque sistema comunicativo» (Volli, Manuale di semiotica,Laterza 2000: 51).b

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Forma• «La conoscenza di un oggetto presuppone la conoscenza di una forma e ha

luogo tramite una forma. Il fenomeno amorfo non esiste (esistenza =conoscenza immediata possibile). Conoscere la vera natura di un oggettosignifica individuare la forma di cui esso è funzione. Nella fattispecie, ilproblema della forma linguistica è il problema linguistico (semiologico) nellasua assoluta totalità. La lingua è una forma e nient’altro. […] Nella lingua tuttoè forma. Tutta la linguistica è morfologica» (La struttura morfologica (1939), tr.it. 1991: 128-129).

• Forma dell’espressione: organizzazione fonologica, morfologica, sintattica diuna lingua; organizzazione di una narrazione, di una pubblicità, di un quadro.

• Forma del contenuto: modo in cui si organizza, segmenta, si piega ilpensiero, «schema astratto di coordinamento e di classificazionedell’esperienza» (Hjelmslev, Nota a La forma del contenuto del linguaggiocome fattore sociale, in Id. Saggi di linguistica generale, Pratiche 1981:124).In una lingua è lo schema lessicale, le differenze e le opposizioni lessicaliespresse fonologicamente, morfologicamente e sintatticamente.

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«Ogni lingua traccia le sue particolari suddivisioni all’interno della“massa del pensiero” amorfa, e dà rilievo in essa a fattori diversi indisposizioni diverse, pone i centri di gravità in luoghi diversi e dà loroenfasi diverse. È come una stessa manciata di sabbia che puòprendere forme diverse, o come la nuvola di Amleto che cambiaaspetto da un momento all’altro. Come la stessa sabbia si può metterein stampi diversi, come la stessa nuvola può assumere forme semprenuove, così la stessa materia può essere formata o strutturatadiversamente in lingue diverse. A determinare la sua forma sonosoltanto le funzioni della lingua, la funzione segnica e le altre da essadeducibili. La materia rimane, ogni volta, sostanza per una nuovaforma, e non ha altra esistenza possibile al di là del suo esseresostanza per questa o quella forma» (Hjelmslev, Fondamenti di teoriadel linguaggio, 1968:56-7)

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Il triangolo forma, sostanza, materia

sostanza (di e/c)

Forma (di e/c) Materia (di e/c)-----------------------------------------------------------------------

Cfr. C. Caputo, Hjelmslev e la semiotica, Carocci, 2010:139-40: p. e. la parola mosca (Fe) è solidale con unaforma del contenuto (Fc) che può essere “insetto” oppure “la città di Mosca”, o un “finto neo”, “il pizzettodella barba sotto il labbro inferiore, “il chicco di caffè in un liquore: si tratta di designata la cui consistenzamateriale è fuori del segno stesso, ossia fuori della funzione di solidarietà Fe-Fc. È l’interprete cheall’interno di un interpretante o di una sostanza del contenuto (Sc) sceglie quale Fc coordinare con la Fe.

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Materia e Sostanza dell’espressioneMateria:•Voce, grana della voce•Tono•Limiti e potenzialità dell’apparato fonico acustico•Inchiostro (scrittura)•Gesso, colore, plastica ecc. (nelle semiotiche non verbali)

Sostanza:• Voce articolata, successione di vocali e consonanti• scrittura tipografica• Fotogrammi di un film, Colore organizzato sulla tela di un quadro (nelle

semiotiche non verbali)

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Forma del piano dell’espressione• Es. Sistema vocalico italiano

i

é

è

a

ò

ó

u

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Forma del piano del contenutoDanese Tedesco Francese Italiano

trae

skov

Baum

Holz

Wald

arbre

Bois

forêt

albero

legno

bosco

foresta

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Sostanza del contenuto• Insieme delle valutazioni adottate da una comunità = apprezzamenti collettivi

(< antropologia sociale). È il livello del contratto sociale che permette dipertinentizzare la materia. Es. del cane, dell’elefante…

• Categorie dell’uso sul piano del contenuto, basate su tradizioni ideologiche,culturali, opinioni correnti; nostro modo di pensare il mondo, valutarlo,interpretarlo; oggetti di varie discipline (geometria, fisica, filosofia, sociologiaecc.)

«primo dovere del linguista, o più in generale del semiologo, […] descrivere quel che noiabbiamo chiamato il livello dell’apprezzamento collettivo, seguendo il corpus di dottrinee opinioni adottato nelle tradizioni e negli usi della società considerata. […] Occorreràindubbiamente considerare anche uno studio delle condizioni socio-biologiche e delmeccanismo psico-fisiologico che, grazie a disposizioni naturali e ad abitudini acquisite,valide per le esperienze sensoriali ed altre esperienze, permettono ai soggetti parlanti,appartenenti alla comunità linguistica di cui si tratta, di creare, riprodurre, evocare emanipolare in vari modi gli elementi di apprezzamento menzionati e quelle unità che, apartire da essi, possono venir formate» (La stratificazione del linguaggio (1954), tr. it. inSaggi linguistici, vol. I, Unicopli, 1988: 231)

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Livelli della sostanza• Sostanza dell’espressione fonica:

• Livello fisico• Livello fisiologico• Livello acustico

• Sostanza del contenuto:• Apprezzamenti collettivi• Disposizioni naturali e capacità sensoriali che permettono agli

individui di una comunità di creare e riprodurre gli elementi di apprezzamento

• Livello socio-biologico• Livello fisico

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Schema, norma, uso• Schema = langue o forma pura (modello astratto): es. in italiano formazione degli

aggettivi a partire da un sostantivo con l’aggiunta dei suffissi –ico (politico, selvatico), -oso (giocoso, favoloso) / formazione di parole composte (rompighiaccio, portabandieraecc.) e locuzioni polirematiche (vedere nero, scala mobile); potenziale infinità sistemicadel lessico.

• Norma = langue o forma materiale; insieme di modelli, regole non scritte ma condiviseintuitivamente, regolarità implicita, riconosciuta e imitata da chi parla che tende aescludere determinate forme comunque possibili (per esempio si dice vedere nero manon vedere blu) o invece a introdurre forme nuove sulla base dello schema (es. dalleregole di composizione neologismi in –poli: tangento-poli, parento-poli, ecc.); fenomenidi obsolescenza e di neologia.

• Uso = insieme di possibili variazioni nella realizzazione della norma (es. –oso: stiloso,petaloso; piuttosto che con funzione congiuntiva). L’uso impone agli individui una certamaniera di utilizzare in modo preferenziale le unità del sistema.

La relazione tra schema e uso è dal punto di vista glossematico una determinazione trauna entità costante (lo schema) e una entità variabile (l’uso) (Caputo, Hjelmslev,Carocci, 2010:72):

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Segni e figure• Unità di prima articolazione: segni

• Unità di seconda articolazione: figure

• «Una lingua è, per il suo stesso fine, in primo luogo e soprattutto un sistema di segni,per essere pienamente adeguata essa deve essere sempre pronta a formare nuovisegni, nuove parole e nuove radici. Ma con tutta la sua illimitata ricchezza, per essereadeguata una lingua deve essere anche facile da impiegare, pratica da apprendere eusare. E, rispettando l’esigenza di un numero illimitato di segni, ciò si può ottenere setutti i segni sono costituiti da “non segni” il cui numero sia limitato, anzi, preferibilmente,limitatissimo. Questi “non segni” che entrano in un sistema di segni come parti di segnisaranno chiamati qui “figure”; si tratta di un termine puramente operativo, introdottosemplicemente per convenienza. Una lingua è dunque organizzata in maniera che,grazie a un numero limitato di figure e a disposizioni sempre nuove di esse, si possacostituire un numero larghissimo di segni» (FTL:51).

• Per Hjelmslev un sistema di comunicazione può essere considerato una semiotica solose ha la stessa struttura della lingua naturale e cioè solo se è articolato in figure, inunità minime prive di significato.

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Doppia articolazioneMartinet, 1960:

• Monemi (o morfemi, o morfi): unità minime dotate di significato (es. stud-ent-e) (Questione terminologica: morfemi? monemi? morfi? iposemi? Adottanol’espressione morfi: Lyons, Crystal, Simone, Beccaria, De Mauro)

• Fonemi: unità minime distintive, non dotate di significato; classi di suoni,entità astratte: il parlante non emette fonemi, ma realizzazioni concrete.

• Fonemi e tratti distintivi: Le regole di commutazione ci permettono didistinguere fonemi differenti: se in una parola sostituiamo un suono con unaltro e otteniamo un cambiamento di significato, allora i due suoni sonoriconducibili a due fonemi differenti (cara/chara/gara); k e g sono velari eocclusivi, distinti solo per un tratto: k è sordo, g è sonoro) (i caratteri sordo,sonoro, occlusivo, velare sono esempi di tratti distintivi) (vs varianti o allofonidei fonemi; ad es. in italiano la r uvulare è una variante del fonema r(apicale)).