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Salesco Bollettino RIVISTADELLAFAMIGLIASALESIANAFONDATADADONBOSCONEL1877 ANNO102N .1 S PEDIZ.I N ABBONAMENTOPOSTALEGRUPPO2°(701 - 1°QUINDICINA 1GENNAIO 1978

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Salesco Bollettino

RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA DON BOSCO NEL 1877ANNO 102 N . 1

• SPEDIZ. IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° (701 - 1° QUINDICINA •

1 GENNAIO 1978

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-Sommarlo

«Caro BS . ..»--Salesía"noCONTRO I VALORI FASULLI

Rivista della

Caro BS, ho letto il tuo articolo dell'ot-tobre scorso sulla pubblicità, e mi pare

Famiglia Salesianafondata da san Giovanni Bosco

pareQuindicinale d'informazione e cultura religiosa

Direttore responsabile:

2

Servizio di copertina : pag . 4Foto : Felici

LE IDEE

Giovani . Cresceteli nella gioia, 8Chiesa . Perché il cristiano s'impegna nelsociale (card. Silva), 20-21Libri . Benvenute novità, 22-23

GLI UOMINI

Don RicceriUn grazie, un invito, un saluto, 3La Strenna 1978, 3Ha seminato per 12 anni, 4-7Exallievi . Verso il 7° Congresso, 29Cooperatori . Sarcheletti eletto segretariogenerale, 30

L'AZIONE

Argentina . Dagli Appennini alle Ande, 24India . Gli oratori sull'Himalaya, 16Indonesia . Lavoriamo felici in una casettadi bambù, 30Italia . Da vent'anni Don Bosco patronodegli apprendisti, 9-12A servizio dei giovani : il Cnos, 11« Signore, teneteci in capo . . . », 17-19Il «Don Bosco» di Giorgio Rocca, 29La Scaletta 1978, 29La festa del ciao, 30Korea . I week end di padre Martelli, 19Paraguay. Audiovisivi per il Vangelo,14-15Thailandia . Perché fuggono dal Vietnam,12-13Dal Vietnam con amore, 29

IL PASSATO

Apprendisti . «Il mastro minusiere si im-pegna», 10Correva l'anno 1878, 25-26FMA . Quanto è difficile mettere su casa inAmerica, 26-28

Rubriche

Caro BS, 2 - Educhiamo come Don Bosco,8 - BS risponde, 20 - Libreria, 22 - Dalmondo salesiano, 29 - Preghiamo per inostri morti, 31 - Ringraziano i nostrisanti, 32 - Solidarietà fraterna, 35 .BS, indice dell'annata 1977, 34

esagerato il raffronto che fai tra la pubbli-i cità e il Vangelo. Bisogna essere buonidentro, questo è vero, ma non trascurare,se è possibile, anche l'estetica . Non la-sciarsi influenzare dalla pubblicità, d'ac-cordo, ma qualche prodotto bisogna pureusarlo . II deodorante a volte occorre, an-che il dentifricio . Caro BS, ti prego, chia-risci . . .

Licia Guastini, Sondrio

La pubblicità può e dovrebbe esseresempre buona e utile . Ma non sempre lo è .Anzi. . . L'articolo voleva bollare il malvez-zo di troppi pubblicitari, che inventano perla gente dei «bisogni fittizi», dei valori fa-sulli e delle nuove forme di idolatria, alloscopo di far vendere il più possibile certiprodotti. E voleva mettere in guardia lepersone ingenue - e ce ne sono, soprat-tutto fra i giovani - che restano abbaci-nate dalle promesse di certa pubblicità efiniscono per acquistare un deodorantesperando di trovare con esso . . . fascino,amore e felicità .

Quanto a lei, signora Licia, nessunapaura. Nella sua lunga lettera dimostra dipossedere un quadro di valori cristiani incui la persona umana è messa al primoposto, e tutto il resto viene giustamenteproporzionato . Se tutti pensassero comelei, certa pubblicità a tranello che oggi cibombarda non ci sarebbe. E il BS nonavrebbe da scrivere certi articoli contro.

UNA RAGIONE DI VITA

Gradirei entrare in contatto con giovaniamanti della poesia e dell'arte, per scambie collaborazioni reciproche . Mi trovo pa-ralizzato, e lo scrivere rappresenta per meuna vera ragione di vita . Grazie .

Giuliano Marchiori300010 Bojon (VE)

PUBBLICATE QUESTA

Forse oggi i Re Magi arriverebbero daGesù Bambino così . . . Ma l'importante èarrivare fino a Lui (S.T .) .

nel 1877

DON ENZO BIANCOCollaboratoriSr . Giuliana Accornero - Pietro Ambrosio - Te-resto Bosco - Sr. Elia Ferrante - Adolfo L'Arco -Jesùs MélidaFotografia : Antonio GottardtArchivio salesiano : Guido CantoniArchivio Audiovisivi LDCFotocomposizione e impaginazioneScuola Grafica Salesiana Pio XI - RomaStampa : Officine Grafiche SEI - TorinoAutorizzazione delTribunale di Torino n . 403 del 16-2-1949

COLLABORAZIONELa Direzione sollecita a inviare notizie e fotoriguardanti la Famiglia Salesiana, e s'impegnaa pubblicarle secondo le possibilità del BS .

IL BS NEL MONDOIl BS esce nel mondo con 37 edizioni nazionali(in 20 lingue diverse, con tiratura annua di oltre10 milioni di copie) in :Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Austra-lia - Austria - Belgio (in fiammingo) - Bolivia -Brasile - Centro America (a San Salvador) - Cile- BS Cinese(a Hong Kong) - Colombia - Ecua-dor - Filippine - Francia (per i paesi di linguafrancofona) - Germania - Giappone - Gran Bre-tagna - India (in inglese, più le edizioni nellelingue locali malayalam, tamil e telugù) - Irlanda- Italia - Jugoslavia (edizioni in croato e slove-no) - Korea del Sud - BS Lituano (edito a Roma)- Malta - Messico - Olanda - Perù - Polonia -Portogallo - Spagna - Stati Uniti - Thailandia -Venezuela .

PER RICEVERE IL BSIl Bollettino Salesiano viene inviato gratis :- ai componenti la Famiglia Salesiana- agli amici e sostenitori delle Opere di sanGiovanni Bosco .Le richieste vanno inoltrate alla Direzione o al-l'Ufficio Propaganda (indirizzi sotto).IL GRAZIE CORDIALE DI DON BOSCOa chi contribuisce alle spese per il BS o aiuta leOpere Salesiane nel mondo .

CAMBIO DI INDIRIZZOComunicare, insieme con il nuovo, anche l'in-dirizzo precedente.

I LIBRI PRESENTATI SUL BSsi possono richiedere alle rispettive Editrici :- o contrassegno (spese di spedizione a cari-co del richiedente) ;- oppure con versamento anticipato medianteconto corrente postale (spese di spedizione acarico dell'Editrice) . Indirizzi :LASLibreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Sa-lesiano 1, 00139 Roma, Ccp . 57 .49.20 .01 .LDC: Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leu-mann (Torino) . Ccp 2/27196 .SEI : Società Editrice Internazionale (Ufficio diRoma) - Corso Regina Margherita 176, 10152Torino . Ccp 1/27997 .

INDIRIZZI DEL BSDirezione e Amministrazione :Via della Pisana 1111 - Casella Postale 9092 -00100 Roma-Aurelio . Tel . (06) 64 .70 .241 .Ufficio Propaganda :Arnaldo Montecchio - Via Maria Ausiliatrice 32 -10100 Torino . Tel . (011) 48.29 .24 .

CONTO CORRENTE POSTALEnumero 46 .20 .02, intestato a Direzione Gene-rale Opere Don Bosco, Roma .

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DON RICCERI ALLA FAMIGLIA SALESIANA

Un grazieun invitoun saluto

Carissimi amici,il 21° Capitolo Generale, che ha

avuto inizio felicemente l'ultimogiorno dell'ottobre 1977 a un se-colo dal primo Capitolo dellaCongregazione (celebrato nel set-tembre-ottobre 1877), probabil-mente sarà ancora in corso quan-do andrà in stampa questo nume-ro del nostro Bollettino .

Mi sembra quindi doveroso che,anche a nome dei quasi duecentomembri del Capitolo provenientida tutte le parti del mondo, viporga gli auguri per il nuovo anno,pieni di affettuosa riconoscenzaper ciascuno di voi, e per le vostrecare famiglie .

Superfluo dirvi che questi no-stri sentimenti saranno tradotti infervida preghiera, tanto più chemolti dei membri del Capitolo sisentono particolarmente obbligativerso di voi per la carità inesauri-bile con cui aiutate in mille moditante loro opere nei vari conti-nenti .

Grazie, per la benevolenza .Quanto a me, personalmente de-sidero esprimervi la profonda ri-conoscenza per la benevolenza,l'affetto con cui mi avete accom-pagnato nei dodici anni del mioRettorato. Guardando indietro aquesto lungo periodo, trovo tantimotivi di ringraziarvi dall'intimodel cuore per la simpatia (spessotradotta concretamente in opere)con cui mi avete accompagnato,dimostrando in tal modo nellamia persona il vostro attacca-mento e la vostra devozione versoColui che assai modestamenterappresentavo : Don Bosco .

Sono sicuro che anche nell'av-venire continuerete a nutrire que-sti stessi sentimenti verso coluiche d'ora in poi rappresenterà ilcaro Padre comune Don Bosco .

Invito: la strenna 1978. L'argo-mento della Strenna tradizionaleper l'anno 1978, direi che è quasid'obbligo : la catechesi. Il Sinododei Vescovi conclusosi a Romaappena alla fine dell'ottobre scor-so, e lo stesso nostro Capitolo Ge-

nerale, si sono occupati di questomandato che Cristo ha affidatoalla Chiesa, e che Don Bosco havoluto fosse lavoro specifico deimembri della sua Famiglia .

Il tema poi ci interessa ancorpiù da vicino perché riguardaspecialmente, 'se non esclusiva-mente, i giovani e i fanciulli .

Rivelare Cristo ai giovani, oggispecialmente, è di particolare ur-genza: essi ne sentono, anche sespesso inconsciamente, un pro-fondo bisogno . Questo spiegaperché tante volte ricorrono a ciòche possiamo chiamare «i surro-gati di Gesù » : la droga, l'erotismo,la violenza, ecc . ; surrogati chementre denunciano il paurosovuoto apertosi nel loro cuore, di-cono il bisogno di «qualcosa» chedia loro quel nutrimento che solopuò appagare la loro fame .

Lo vediamo direi all'evidenzanelle migliaia e migliaia di giovaniseri, positivi, realizzatori, che nonriempiono le colonne dei giornali,è vero, ma hanno trovato in Gesùla gioia, la pace e la ragione dellaloro esistenza .

Rivelare Cristo ai giovani, attra-verso la catechesi, è quindi un ur-gente compito degli adulti ; maquesta rivelazione risulterebbesterile e vana se gli adulti, i geni-tori per primi, non lo rivelasserovivendo essi la vita di Gesù e conLui. Non poche volte, dobbiamoriconoscerlo, i giovani soffrono diquesta gravissima carenza, i figlisubiscono la contro-testimonian-za dei genitori, i giovani finisconovittime della «non fede» degliadulti .

Ecco quindi perché s'impone ediventa indispensabile quella cheè l'anima della Catechesi : la testi-monianza, il vivere sinceramenteil Vangelo. La Catechesi infatti, serealizzata in tutta la sua pienezza,è trasmissione di vita più che dinozioni o di idee astratte, e di vitaevangelica ; per questo tale vita sitrasmette tanto più vitalmente,quanto più è vissuta da chi deve evuole trasmetterla .

Il giovane d'oggi è allergico achi vuol fargli solo da maestro, maaccetta chi gli si presenta comeuomo che vive quello che dice oraccomanda agli altri . Don Bosco,Catechista per eccellenza, ce lo ri-pete con la sua parola semplicema profonda : «L'esempio valepiù di ogni elegante discorso» ;

La Strenna 1978• II recente Sinodo, che i Ve-

scovi hanno dedicato alla cate-chesi,i! il Capitolo Generale 21° in-

centrato sul tema «testimonianzae annuncio»,• il fatto che l'opera salesiana

«era fin dall'inizio un semplicecatechismo» (MB 9,61),

tutto oggi richiama e sollecita laFamiglia di Don Bosco a viverecon slancio rinnovato il suo impe-gno tipicamente salesiano :

PORTARE CRISTOAI GIOVANI

NELLA CATECHESI

Perché la nostra proposta di fe-de risulti efficace, ognuno di noi :• sostenga la sua azione edu-

cativa e pastorale con la testimo-nianza coerente della propria vitacristiana ;•

tenga aggiornata la propriacultura religiosa ;• si renda disponibile, pronto e

creativo nel prestare un efficaceservizio di catechesi anzitutto aigiovani, nella famiglia, nella chie-sa locale, nel proprio ambiente .

« Nessuna predica è più edificantedel buon esempio » .

Faccia il Signore che il richiamodel Santo Padre e della Chiesa allaCatechesi trovi eco efficace spe-cialmente in tutti noi che ci ispi-riamo alla scuola di Don Bosco .

Saluto . Mentre vi rinnovo il miosaluto augurale, vi prego di un ri-cordo per me; anch'io terrò sem-pre in cuore dinanzi al Signore labontà da voi usata verso questofiglio di Don Bosco .

R,,J3

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PROTAGONISTI/DON RICCERI

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Ha seminato per dodici anniQuando questo articolo vedrà la luce, forse la Congregazione salesiana avrà già il suo nuovo RettorMaggiore, il settimo Successore di Don Bosco. Al momento, sapendo solo che don Ricceri lascia queltimone che per dodici anni ha retto con lucidità, coraggio e fede viva, il Bollettino sente il bisogno di dirgli

- e non a nome suo soltanto - il più vivo «grazie» nel Signore .

L a sua mano aveva impugnato iltimone della Congregazione

Salesiana il 27 aprile 1965, alle ore12,10. Un lungo applauso dei 150 ca-pitolari aveva sottolineato la raggiun-ta maggioranza dei voti già al secondoscrutinio, dopo una prima votazionedi orientamento . E don Ricceri, checome tutti i timonieri aveva i nervisaldi, non riuscì a dominare la com-mozione: i suoi elettori scavalcandobanchi, regolamenti e protocolli si as-siepavano in festa attorno a lui, donZiggiotti lo aveva subito stretto fra lebraccia, un salesiano dell'India loaveva incoronato secondo l'uso delsuo paese con una ghirlanda di fiori ;poi qualcuno aveva intonato «DonBosco ritorna! », e tutti si erano unitial coro . . .

Don Bosco era tornato redivivo nelsuo sesto Successore .

Nei giorni precedenti don Ricceriaveva parlato molto ; in tanti eranoandati da lui a esporre i loro punti divista, per sentirlo e «saggiarlo» ; e poici si era messo di mezzo anche il tem-po cattivo, un'umidità insolita nell'a-prile romano, e il risultato era statouna solenne raucedine. Lui riparatodietro un umorismo che faceva veloalla commozione, andava dicendo colsuo filo di voce : «Ora che il CapitoloGenerale mi ha eletto, io non ho piùvoce in capitolo» . Ma a sera, nellabuona notte, pronunciava ben chiarele parole che sarebbero state il pro-gramma del suo rettorato : «Avanticon Don Bosco vivo oggi, per rispon-

dere alle esigenze del nostro tempo, ealle attese della Chiesa» .

Riferiscono che don Ziggiotti, con-gratulandosi con i Capitolari che ave-vano eletto don Ricceri così in fretta,avesse esclamato : «L'avete trovatosubito, l'uomo giusto!» Dicono. Ma èsicuro che don Ricceri stesso in queigiorni preferì definirsi «Cireneo diDon Bosco ». II tempo aiuterà a giudi-care il complesso rettorato che ora sichiude; ma a occhio e croce sembrache ambedue quelle asserzioni fosse-ro azzeccate . Quanto a far da cireneo,certo toccò a don Ricceri guidare conla sua mano forte la Congregazionenel momento più difficile e travaglia-to della sua storia .

"Vocazione a superiore" . «Di donRicceri - scrisse in quei giorni un sa-lesiano che gli era vissuto molti anniaccanto - si può dire ciò che è statodetto di Don Bosco: "E' un volitivodalle idee chiare e dal cuore puro" .Non saprei trovare una vocazione piùsicura e più corrisposta della sua . Dicostituzione sana, don Ricceri cono-sce una sola malattia, diventata ormaicronica: il lavoro . Ma è la malattiaprofessionale del salesiano di razza . Eil lavoro di don Ricceri è essenzial-mente quello organizzativo, il lavorodel vero superiore . Credo che egli ab-bia avuto da Dio anche la vocazione aessere superiore : infatti lo ha dotatoad hoc» .Questa persuasione è largamente

condivisa .

Prima di assumere incarichi di re-sponsabilità, era stato in mezzo aigiovani negli oratori . Si trovava benecon loro, sapeva conquistarli anchecon la musica. Scriverà un giorno :«Sono passato attraverso a quasi tut-te le esperienze dell'attività salesiana,ma sento che quanto di valori sale-siani e di frutti spirituali ho trovato evissuto nei sei oratori in cui ho lavo-rato, non l'ho più trovato in alcunadelle altre attività» .

Era stato in mezzo ai giovani sale-siani in formazione, e uno di loro hatestimoniato : «Ci preparavamo e ciformavamo al sacerdozio, guardandoa lui» .

Poi nel '35 fu fatto per la prima vol-ta direttore, e da allora ha occupatoposti di responsabilità sempre più ar-dui, ininterrottamente per 42 anni . Eha tirato avanti con quel ritmo di la-voro. Nel 1942, direttore a Messina,era fisicamente provato ; domandòallora a don Ziggiotti, di passaggio inSicilia, di lasciarlo rientrare nei ran-ghi per qualche tempo. «Vedremo diaccontentarti», lo aveva assicuratodon Ziggiotti . Qualche giorno dopoinvece, gli arrivava da Torino un in-carico ancora più pesante : la nominaa Ispettore . . .

La carica comportava un 500 con-fratelli da animare, 25-30 case da visi-tare. E lui era sempre in viaggio, in-stancabile. Si presentava : «Ecco ilvostro commesso viaggiatore» .Chiamato nel Consiglio Superiore

ad animare l'associazione dei Coope-

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Momenti della sua vita (da sinistra) : Don Riccerisi trovava bene con i ragazzi . Ha scritto moltis-simo, a singoli e gruppi, e a tutta la FamigliaSalesiana. Ha viaggiato anche moltissimo: èandato a trovare i suoi salesiani in tutti I conti-nenti . Foto sotto : Don Ricceri al Becchi, davantialla .casetta di Don Bosco .

iratori salesiani e il settore della stam-pa, ci si buttò con tutta l'anima . Chivisse quegli anni al suo fianco, ricordala sua strategia di lavoro . Dopo una«levataccia» da salesiano dei primitempi, messa e meditazione . Poi ilmomento dei piani : rinchiuso nellasua camera, «meditava» anche l'a-zione. Disponeva sullo scrittoio tantifoglietti bianchi con in cima il nomedei suoi collaboratori. E man manoche le iniziative, le idee, le cose da farevenivano a galla, le appuntava sui fo-glietti . Poi, dopo la prima colazione,scendeva a trovare uno per uno i suoicollaboratori .

Per lo più non li chiamava nel suoufficio ma - quasi preoccupato chenon perdessero il tempo prezioso -passava personalmente dall'uno al-l'altro, con i suoi appunti ; interroga-va, s'informava, proponeva . Non co-mandava. Sapeva di non essere infal-libile, perciò voleva sentire l'altruiparere (e se occorreva modificava ipiani). Poi domandava col tono piùnaturale : «Preso nota?», e calando lasua biro sui suoi appunti : «Possocancellare?». E raggiunta la certezzaquasi metafisica di un primo e di unsecondo «sì», aggiungeva una paroladi fiducia e d'incoraggiamento, ma-gari una battuta, e passava in punta dipiedi a un altro ufficio .

I suoi collaboratori avevano la cer-tezza di essere seguiti, valorizzati, sti-mati, e rendevano al meglio . «Chi sa-peva soltanto scopare, scopava sol-tanto, ma lo faceva bene», ha detto untestimone .L'associazione dei Cooperatori de-

ve molto alla guida sicura di don Ric-ceri. Non solo la potenziò, ma soprat-tutto la «rivelò» a non pochi salesianiche sembravano indifferenti verso

questo ramo della Famiglia di DonBosco. Ricordano che in una confe-renza tenuta a un gruppo di salesianiseppe presentare l'idea dei Coopera-tori in modo così persuasivo che unconfratello esclamò : «Se è così, con-viene che noi salesiani ci facciamotutti Cooperatori . . . » .

Sapeva destare entusiasmo, ener-gia e iniziative attorno a sé . Il suoesempio trascinava . Dice una curiosatestimonianza : «Era sempre in testa,sempre al fianco, e sempre in coda aincoraggiare l'ultimo». E i risultatinon potevano mancare .

Non stupisce quindi che nel 1965, iCapitolari in lui vedessero (come unodi loro ha scritto) «l'uomo capace difare il punto, di raccogliere un'ere-dità, dei messaggi, di farsi interpretedei segni dei tempi» . E lo eleggesseroRettor Maggiore .

Uomo del cambiamento . Per larealtà salesiana d'oggi, don Ricceri èstato anzitutto l'uomo del cambia-mento. La sua azione si è svolta inquell'epoca di grandi cambiamentiche è stato il post-Concilio . Lui stessoha preso parte all'ultima sezione delConcilio, è stato tra i padri conciliareche sigillarono i documenti definitivi,compreso quel Messaggio del Conci-lio ai giovani che dice : «E' per voigiovani soprattutto, che la Chiesa conil suo Concilio ha acceso una luce,quella luce che rischiara l'avvenire, ilvostro avvenire» .Uomo dei cambiamenti, don Ric-

ceri si è però inserito con grandeequilibrio nella «corrente» . Perchésono stati e sono tuttora anni difficiliper chi siede al timone e deve guidarela barca . Il card. Garrone in un librofortunato sulla Chiesa post-conciliareè ricorso all'immagine delle stagioni .« Giovanni XXIII annunciò il Conciliocome una primavera della Chiesa -ha scritto -, e nella grandissimamaggioranza i cristiani lo salutaronocome tale. In effetti la Chiesa uscì dalConcilio come da un nuovo bagnobattesimale. Ma oggi più nessuno siarrischierebbe di chiamare primaveralo stato attuale .

«D'altra parte - ha proseguito ilcard . Garrone - di autunno non sipuò parlare, perché la stagione pre-sente non è quella dei frutti ; e, se neraccogliamo, sono per lo più acerbi .Invece questo è certo : si sta abbat-tendo sulla Chiesa un vero uragano,che non sembra risparmiare nessuno .Saremmo allora nell'inverno? Certunilo pensano, ma nulla è più contrarioall'evidenza dei fatti : la Chiesa nonassomiglia affatto alla natura che siavvolge nel silenzio e nell'immobilitàinvernale .

«Resta allora l'estate, l'epoca deitemporali, la stagione dei lampi e deituoni, quando basta un istante perchénel buio improvviso il cielo cominci a

esplodere . . . » . Ecco, oggi siamo nell'e-state dei temporali .

Questo linguaggio metaforico forsemeglio di un lungo discorso descrive iltempo in cui don Ricceri si è trovato asvolgere il suo mandato di RettorMaggiore . Occorreva il cambiamentonella Chiesa e nella Congregazione (laCongregazione in fondo non è che unpezzettino di Chiesa), ma le impa-zienze degli «oltranzisti» da una par-te, e le resistenze dei «reazionari»dall'altra hanno reso tutto molto piùdifficile . Di qui i temporali, e i pochifrutti acerbi .

Ma bisognava cambiare, sull'esem-pio della Chiesa, e don Ricceri ha av-viato l'aggiornamento della realtà sa-lesiana già a partire da quel Capitolodel '65 che lo aveva eletto . E' stato unCapitolo attraversato dal soffio inno-vatore del Concilio ; ma non bastava .Nell'agosto 1966 la Santa Sede con undocumento esplicito (l'« Ecclesiaesanctae») chiedeva agli Istituti reli-giosi di celebrare un Capitolo genera-le «speciale», per un'assimilazioneradicale della mentalità e del rinno-vamento portati avanti dal Concilio . Edon Ricceri rispose con il Capitolo del1971, durato quasi 7 mesi : uno dei piùlunghi che si siano celebrati . Dato si-gnificativo : tra i partecipanti, per laprima volta i membri eletti dalla baserisultavano più numerosi degli aventidiritto per carica .Nel lungo dibattito veniva studiato

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il progetto apostolico di Don Boscoper la gioventù, era portata avanti l'i-dea (dimostratasi in questi anni moltofeconda) della Famiglia Salesiana,erano riformulate le Costituzioni dellaCongregazione, e il frutto di quel lun-go e appassionato dialogo venivacondensato in 22 documenti offertialla riflessione dei salesiani .Ma, come ammoniva don Ricceri

stesso, tutto quello era la «Congrega-zione della carta», che occorreva fardiventare Congregazione della realtà .E per questo compito assai più diffi-cile del precedente, don Ricceri è di-venuto animatore del rinnovamento .

Maestro di salesianità . Per primacosa don Ricceri si è fatto tra i sale-siani maestro di salesianità . La suaanimazione è passata insistentemente

Don Ricceri ha avuto il senso dell'incontro edella festa . Qui sopra : In India, prende sul seriol'investitura a . . . .maharajà. . Le foto a fianco :partecipa a Berlino alla premiazione dei piccolicampioni dei collegio ; indossa gli abbiglia-menti di tacito giunti In dono dall'Amazzonia .

attraverso la parola : quella orale equella scritta .Ogni tre mesi una pubblicazione

ufficiale in sei lingue e in ottomila co-pie - gli «Atti del Consiglio Superio-re» - portava nelle 1 .500 case sale-siane la «Lettera del Rettor Maggio-re». Lettere, mai semplici biglietti davisita, molto spesso veri opuscoli sulle30 pagine e più. Gli argomenti sonostati i più vari, ma legati al momentostorico, e orientati al rinnovamento .Lettere sulla vita religiosa (sul lavorosalesiano, sul «male oscuro dell'indi-vidualismo», «contro l'imborghesi-mento», sul dialogo in comunità) ;lettere sull'impegno con la gioventù(«i salesiani, missionari dei giovani»),sulla Famiglia Salesiana (particolareinteressamento per i Cooperatori e gliExallievi), sulle missioni (presentatecome «la strada al rinnovamento»),sul sottosviluppo dei popoli, e sulla

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responsabilità politica del salesiano .Anche il BS in occasione del suo cen-tenario ha avuto la sua brava lettera,sull'importanza delle «notizie di fa-miglia». Sintomatico, e in certo sensoriassuntivo dell'intero insegnamentodi don Ricceri, il titolo di un'altra let-tera : «Guardiamo al futuro con l'otti-mismo di Don Bosco,» .

Anche il suo insegnamento orale, intante conferenze, omelie, buone notti,è stato in parte raccolto e affidato auna serie di nove volumi, intitolati«La parola del Rettor Maggiore» econtenenti quasi 500 testi .

Gli incontri personali. Persuasoperò che «un incontro personale valepiù di cento lettere, articoli, opuscoli olibri», don Ricceri molto spesso hapreso il cappello e si è messo in viag-gio per incontrare i salesiani nelle loro

case. Incontri ufficiali e casuali, con-vegni e congressi, riunioni d'alto li-vello con i responsabili, e conversa-zioni con i salesiani più giovani, con iCooperatori, gli Exallievi . Ogni annosvariati viaggi, in tutti i continenti .

I suoi arrivi erano sempre una fe-sta : più volte i responsabili degli ae-roporti hanno chiuso un occhio econsentito che l'intera famiglia sale-siana, magari con banda in testa, an-dasse ad accoglierlo ai piedi dellascaletta . Nelle riunioni poi don Ric-ceri portava il doppio contributo per-sonale della chiarezza di idee e dellesue doti innate di «leader della di-scussione» . E alla partenza, quantecose ancora da dire, quanti problemipiccoli e grandi da risolvere su duepiedi, quante strette di mano da di-stribuire . Poi le corse frettolose al-l'aeroporto, e qualche volta la notiziache l'aereo . . . non l'aveva aspettato ma

era partito senza di lui .Rimaneva il rimpianto dell'incon-

tro finito, ma anche il ricordo vivo diun contatto che aveva suscitato idee,problemi e volontà di operare .

Non è tempo di raccolta . Il rinno-vamento, come ha più volte detto DonRicceri, comincia con la « conversionedel cuore» . Che sfugge ai resoconti eai bilanci. Ma ha anche i suoi aspettivisibili, e molti dei cambi avvenutinegli ultimi 12 anni possono esserealmeno enumerati .Primo cambiamento significativo

- compiuto da don Ricceri anche inobbedienza a un preciso invito delCapitolo Generale 1965 - è stato nel'72 il trasferimento della Casa Gene-ralizia da Torino a Roma . Portarsi alcentro della cristianità e vicino al Pa-pa era forse necessario e inevitabile :

Don Bosco, che fu definito da PapaGiovanni «prete romano» nel signifi-cato più alto dell'espressione, l'a-vrebbe approvato. Ma staccarsi daValdocco, portarsi lontano dalla ca-setta dei Becchi, è costato anche mol-to. Per così dire, la testa è venuta atrovarsi a Roma, ma il cuore è rimastonel vecchio Piemonte di Don Bosco .

Anche il Consiglio Superiore, cioègli uomini che affiancano il RettorMaggiore nel governo della Congre-gazione, ha avuto le sue trasforma-zioni. Per un collegamento più strettocon la base della Congregazione si èintrodotta la figura dei ConsiglieriRegionali (attualmente sono 6, e sispartiscono in 6 zone le 1 .500 case sa-lesiane) . Sempre nell'ambito dellaCasa Generalizia si sono istituiti eperfezionati i dicasteri, cioè l'insiemedi uffici e di collaboratori diretti, in-caricati di particolari sezioni : missio-

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ni, pastorale giovanile, ecc .Anche le comunità salesiane hanno

visto al loro interno modificati e pre-cisati i ruoli (non è stato solo un cam-bio di terminologia), mentre i singoli- attraverso il rinnovato «Consigliodella comunità» e l'«Assemblea deiconfratelli» - sono stati chiamati auna partecipazione più diretta nell'e-laborazione dei piani operativi e nellamaturazione delle decisioni .La Formazione Permanente per i

singoli è ormai considerata un dirit-to-dovere e i corsi di «ricarica spiri-tuale» organizzati presso la Casa Ge-neralizia sono stati copiati con risul-tati positivi in varie parti del mondo .

Pure i contatti e la collaborazionetra i vari rami della Famiglia Salesia-na in questi dodici anni si sono dimolto accresciuti . Cooperatori edExallievi hanno acquisito maggioriresponsabilità nella direzione dei loromovimenti . Le VDB, che vantano nelservo di Dio don Rinaldi il loro fon-datore, hanno buoni motivi per con-siderare don Ricceri il loro rifondato-re : egli rilanciò la loro associazione alprincipio degli anni '60, e poi ne haappoggiato in pieno i successivi svi-luppi .

Il Centenario delle Missioni sale-siane per volontà di don Ricceri è di-ventato occasione per un rilancio nonsolo delle missioni salesiane ma an-che dello spirito apostolico . Fra letante iniziative, che hanno coinvoltola Famiglia Salesiana come pure i ra-gazzi nelle scuole e negli oratori, si èavuto a Roma un «incontro dei Ve-scovi salesiani missionari» prove-nienti dalle varie parti del mondo, cheè stato il primo del genere forse nonsolo per la Congregazione Salesiana .

Sempre durante il rettorato di DonRicceri, si è avuta la beatificazione didon Rua, la «promozione» dell'Ate-neo salesiano a Università Pontificia,la ristampa anastatica degli scritti diDon Bosco. Con questa ultima inizia-tiva, i centri di cultura della FamigliaSalesiana hanno ora gli strumenti peruna più approfondita conoscenza delfondatore .

Lo sforzo per il rinnovamento, inquesti ultimi 12 anni è stato dunqueconsiderevole . E i risultati consegui-ti? Il card . Garrone direbbe che è an-cora piena estate, tempo più che altrodi uragani, e non della raccolta difrutti : «Se ne raccogliamo, sono an-cora acerbi» .

Neppure è tempo, questo, per valu-tare un rettorato che appena si con-clude (mancano ancora le prospetti-ve), ma probabilmente nelle paroledel card . Garrone c'è già una sintesiassai vicina al vero . I frutti dovrannovenire, e forse anche presto, secondoquell'avvertimento del Vangelo : «Al-tro è chi semina, e altro chi miete» .

Del resto, ncn sembra di poter col-locare in questa prospettiva anche ilpontificato di Paolo VI?

Le tappedella sua vita

1901 . Don Luigi Michele Ricceri na-sce 1'8 maggio a Mineo (Catania), daGiuseppe e Agrippina Bertolone .1915. A dicembre entra nel novizia-

to di San Gregorio (Catania) ; per la suaetà troppo giovane, dovrà prolungareil noviziato di vari mesi .1917. A 16 anni e un giorno si con-

sacra al Signore con i voti religiosi .

Un rettorato in un pontificato .Paolo VI: probabilmente non saràpossibile dissociare la figura di donRicceri da quella di questo Papa, né laconsiderazione del suo rettorato daquella del pontificato in cui si è svolto .I punti di contatto sono tanti .

Il rettorato di don Ricceri si è dipa-nato tutto all'interno del pontificatodi Paolo VI, e ne ha condiviso come diriflesso gli andamenti : le vicende del-la Congregazione sono state in picco-lo come influenzate e stimolate dallevicende generali della Chiesa .Ma c'è di più : fra don Ricceri e

Paolo VI in tante occasioni si è potutoconstatare una sintonia fatta da unaparte di amore filiale, e dall'altra diuna predilezione affettuosa, che inpiù di un caso ha lasciato don Riccericonfuso e confortato . Si sono incon-trati molte volte, nelle più svariatecircostanze, e ogni volta si è ricreatoquel clima che distingueva gli incontridi Don Bosco- prete romano - con i«,Suoi» Papi . In questa fedeltà al Papadon Ricceri è stato di esempio allaFamiglia Salesiana .

"Noi non ci fermiamo mai". Quel27 aprile 1965, quando l'eco dell'ap-plauso che lo salutava nuovo RettorMaggiore si spense, don Ricceri parlòai Capitolari che lo avevano eletto . Lesue prime parole, fuori di ogni sche-ma oratorio e di ogni aspettativa, fu-

1921-1925 . Compie gli studi teolo-gici a Randazzo e Catania . II 19 .9 .1925è ordinato sacerdote a San Gregorio :ha 24 anni .1935. Dopo alcuni anni nelle case di

formazione della Sicilia, è nominatodirettore del «Don Bosco» di Palermo .Ha 34 anni, e da allora per 42 anniconsecutivi porterà sulle spalle la re-sponsabilità del comando.1942-1948. Viene chiamato in Pie-

monte a reggere l'Ispettoria Subalpi-na. Nei momenti cruciali della guerra ècoinvolto in un doloroso episodio diguerra partigiana, viene arrestato dal-le SS naziste, e conosce il carcere .1948-1952 . Gli è affidata la direzio-

ne delle case di Novara e poi Milano .1952. E' chiamato a reggere l'I-

spettoria Lombardo-Emiliana .1953. A giugno il Rettor Maggiore

don Ziggiotti lo chiama al ConsiglioSuperiore, affidandogli due modernisettori di attività : i Cooperatori, e lastampa. Tra l'altro rinnova il Bollettino,e lancia con successo il mensile « Me-ridiano 12 » .1965. Il 27 aprile è eletto Rettor

Maggiore dal 19° Capitolo Generale .1971 . Il 20° Capitolo Generale lo ri-

conferma per un secondo sessennio .1977. Indìce il 21° Capitolo Genera-

le . Prima che esso cominci dichiara :«Improponibile per me un terzo man-dato » .

rono : «Mi hanno detto or ora : corag-gio! Ce ne vuole tanto, di coraggio! » Eaveva ragione. Questi anni di rapidatrasformazione sono stati pesanti edifficili .

Poi a sera di quel giorno ormai lon-tano, nella buona notte, come ren-dendosi conto d'improvviso del verti-ce su cui lo avevano collocato, avevachiesto quasi con accoramento : « Nonlasciatemi solo » . C'è da supporlo, nonostante la buona volontà di chi gli eraaccanto, tante volte forse si è sentitosolo. Ma con tutto il suo coraggio hatenuto ferma la mano sul timone dellaCongregazione, da buon cireneo diDon Bosco ha portato per 12 anni lasua croce .

Ora passa il testimone ad altre ma-ni. Forse la frase di Don Bosco che haripetuto più sovente, dovunque è an-dato e ha parlato, è questa: « Noi nonci fermiamo mai; c'è sempre cosa cheincalza cosa . . . » . Il mondo dei giovaniavanza e incalza . E perché anche iSalesiani che lavorano in questo mo-do possano non fermarsi mai, para-dossalmente a volte occorre avere ilcoraggio - raro e difficile - di met-tersi in disparte .«Che cosa farebbe ora, se avesse 25

anni?», gli ha chiesto l'ANS in un'in-tervista- del novembre scorso . DonRicceri ha risposto : «Tornare ai gio-vani, tornare alla musica » .

ENZO BIANCO

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Educhiamo come Don Bosco

Cresceteli nella gioiaUna sera Giovannino Bosco e suo

fratello Giuseppe se ne stanno a con-templare il tramonto ; il sole incendial'orizzonte e pennella le nubi con ilcolore dell'oro .

«Mamma, com'è bello!», dicono in-sieme.

«E' Dio che ha fatto tutto questo .Egli è grande!», mormora mammaMargherita.

Scende la notte. I bimbi stanno alungo, col nasino in su, a mirare ilbrillio delle stelle .«Mamma, com'è bello!»« E' Dio che ha seminato tante stelle.

Se è così bello il nostro cielo, quantosarà bello il Paradiso» .

Con questa educazione spicciola adammirare Dio nella natura, Giovanni-no Bosco visse anni di serenità e digioia.

Adolescente a Chieri, fonda l'origi-nalissima «Società dell'allegria», unclub di amici che si impegnano a viverenella gioia . La Società dell'allegria haun regolamento composto di due soliarticoli, chiari come il sole.

Primo : «Ogni membro della societàdell'allegria deve evitare ogni discor-so e ogni azione che disdica a un buoncristiano» .Secondo : «Esattezza nell'adempi-

mento dei doveri scolastici e dei do-veri religiosi » .

Più tardi, fatto prete, chiederà spessoa qualche ragazzo :

« Vuoi essere amico di Don Bosco?»« Oh, s ì » .«Allora devi essere a+ b-c. Sai che

cosa significa a+b-c?».«No».« Te lo dico io. Devi essere a, cioè

allegro ; più b, cioè più buono ; meno c,cioè meno cattivo» .

I ragazzi, Don Bosco li voleva sem-pre nella gioia . La gioia è il clima piùpropizio per far fiorire quelle esili edelicate pianticelle che sono le animegiovanili .

∎ Occorre abituare i ragazzi adamare e ammirare la natura . Peresempio, fate loro notare il chiaroredelle stelle sulla neve fresca, oppurela vista inattesa di un prato stellato dimughetti . La gioia «è giubilo, letizia ; èquanto di più intenso ha l'allegrezza » .

Entrano nella composizione dellagioia un certo sbigottimento, un certomistero, e anche un senso di umiltà edi gratitudine . Si avvertono a un trat-to tante cose vive : una foglia, un fiore,una nuvola, il moscerino ronzantesullo stagno, la rondine che stridegarrula .

Occorre abituare i ragazzi a gu-stare la vita di famiglia . Sentendosiamati dai loro cari, i fanciulli avverti-ranno sbocciare insensibilmente neiloro cuori la gioia che in certi mo-menti, come a Natale o a Pasqua o inaltre occasioni, diventerà più intensadel solito. «Se manca la gioia, mancatutto», scrisse il romanziere Steven-son. I momenti della gioia sono comel'aratro che rovescia la terra in uncampo secco e inselvatichito .

1 Per gustare la gioia, occorre abi-tuare i ragazzi a mantenere l'animaperennemente in grazia . Don Bosco livoleva «più buoni e meno cattivi» .Solo così i ragazzi conservano la fre-schezza del loro senso di scoperta . Lapresenza del Signore nella loro animaapre il cuore alla gioia, anche seavessero fisicamente qualche doloreda sopportare .

Il naturalista inglese Jeffries, pove-ro e gravemente ammalato, ma riccodi Dio, esclamava dalla sua poltronadi invalido : «Ogni filo d'erba è mio,'come se io l'avessi piantato ; tutte leerbe mi appartengono e io le amo .Ogni falco che passa alto nel cielo èmio ; c'è cosa più bella della curvadescritta dal suo volo contro l'azzur-ro? Oh, giorni felici, felici! » .

Occorre abituare i ragazzi a sen-tirsi uniti gli uni con gli altri . E' que-sta la gioia di amarsi scambievol-mente, la cosiddetta gioia della «co-munione dei santi», cioè la gioia disentirsi fratelli nel Signore . Lo SpiritoSanto stabilisce tra tutti noi una co-munione, una solidarietà . Bisogna farcapire ai ragazzi che ognuno di lorovale molto di più se messo insiemecon gli altri, che non isolato . I ragazzihanno bisogno di affiatarsi con i lorocompagni per essere veramente sestessi; hanno bisogno di vivere nellacarità fraterna per essere veramentefigli di Dio . Non si è cristiani per sesoli . Il vero lievito della gioia è l'amorefraterno, è il volersi bene.

' Don Bosco sussurrava all'orecchiodi qualche ragazzo : «Devi esserea- b--c . Significa : allegro, più buono,meno cattivo» .

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ITALIA

Da vent'anni Don Boscopatrono degli apprendisti

Nel 1958 Pio XII proclamava Don Bosco patrono degli apprendisti italiani . Quel gesto aveva i suoi buoniperché. Anche oggi i figli di Don Bosco sono come lui impegnati al fianco dei giovani, nei cinque

continenti, per prepararli al lavoro e alla vita .

V ent'anni fa esatti, il 17 gennaio1958, Pio XII su proposta di

Luigi Gui allora Ministro del Lavoroproclamava Don Bosco «Patrono deigiovani apprendisti italiani» . Fu ungesto significativo . Quali le motiva-zioni? Fondamentalmente due :

• perché poche persone al mondohanno amato tanto i giovani lavora-tori come Don Bosco ;

• perché fu lui che, quando ancoranon esistevano i sindacati, stipulò il«primo contratto di lavoro» a difesadei giovani apprendisti che migrava-no dalla provincia alla città di Torino .Don Bosco fece un proposito . Pro-

duceva un certo effetto, 120 anni fa,vedere quel prete aggirarsi per lestrade della città, entrare nelle piccoleofficine e botteghe di artigiani, ar-rampicarsi per le scale e i ponti dellecase in costruzione, intrattenersi aparlare con i capomastri e i garzonimuratori .

La gente si chiedeva : «Chi è quelprete?» «E' Don Bosco», rispondevaqualcuno informato .

« E che fa lassù? » «Cerca ragazzi » .« Per farne? » « Li invita al suo ora-

torio e li fa giocare, insegna loro ilcatechismo, li aiuta a imparare a leg-gere e a scrivere . E se sono disoccu-pati, cerca loro un posto di lavoro » .

Spesso sul far della sera la gentevedeva Don Bosco alla stazione diPorta Nuova o nei giardini pubblici :erano luoghi di convegno dei giovanisfaccendati (spesso già iniziati allamalavita) o di poveretti che non sa-pendo dove passare la notte si accoc-colavano lì sui gradini, dormivanosulle panchine .Un giorno Don Bosco andò a fare

una visita nelle carceri di Torino, e neuscì sconvolto. Le carceri rigurgita-vano di giovani minorenni, alcuni disoli 16 anni, di 15 . Si era fermato da-vanti a una cella in cui c'erano treragazzi .Domandò a uno : «Come ti chia-

mi?» «Antonio» . «Come mai ti troviqui?» «Ho rubato . . . » . « Perché? »«Avevo fame» .

« E tu - chiese a un altro - checos'hai fatto?» «Ho rubato un man-tello e un paio di calzoni . . . Avevofreddo» .

Don Bosco sentì un nodo salirgli

alla gola . Appoggiò la testa sulle maniche stringevano i ferri dell'inferiata, escoppiò a piangere .

I tre ragazzi si avvicinarono mera-vigliati, e domandarono : « Reverendo,si sente male? » Egli si allontanò senzapoter rispondere .

Ma uscito, fece un proposito : «Vo-glio dedicare la mia vita al bene diquesti giovani, che non sono cattivi,ma che spinti dalla necessità lo di-ventano. Mi adopererò per fare di lorodegli onesti cittadini e dei buoni cri-stiani » .

E quel proposito per parte sua lomantenne. Del resto era in armoniacon quanto gli aveva detto, a 9 anni, ilmisterioso personaggio del suo «so-gno» : «Insegna a questi ragazzi labruttezza del peccato e la bellezzadella virtù . . . Tu li devi cambiare daanimali feroci in mansueti agnelli » .

« E come?», aveva domandato stu-pefatto Giovannino . «Con la ragione,la religione e l'amorevolezza » .

Nessuno pensava ai giovani. Il Pie-monte di quegli anni era ancora unoStato a economia pre-industriale,un'economia nella quale prevalevanoi piccoli laboratori privati, le botteghedegli artigiani o le piccole industrie incui lo sfruttamento degli operai, masoprattutto della manovalanza nonqualificata, raggiungeva punte chehanno dell'inverosimile .

Solo nel 1866 una legge vietò, dopoaspre resistenze degli industriali ita-liani, di impiegare nelle fabbrichefanciulli di età inferiore ai nove anni .La giornata lavorativa media era di 14ore, e arrivava fino alle 16 ore!

A questo sfruttamento disumano siaggiungeva il fatto dell'immigrazione,che proprio in quegli anni assunse unritmo vertiginoso. Con tutte le incer-tezze e le instabilità che portava consé: sradicava la gente dal suo am-biente naturale per inserirla in unambiente del tutto diverso . E colpivasoprattutto i giovani, i quali moltospesso venivano a trovarsi «poveri»nel senso più tragico della parola :senza una casa, senza lavoro, senzacibo, alla mercé del primo che li as-soldava e che li sfruttava .Don Bosco comprese subito con

chiarezza quali fermenti avrebbero

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suscitato le istanze sociali che alloragià penetravano nelle masse : agita-zioni, sussulti, lotte, e clima arroven-tato per strappare giuste rivendica-zioni .

Il manifesto marxista cominciava apenetrare tra le masse, sfruttandonel'ignoranza e la miseria, insinuando laribellione che avrebbe trasformato ilproblema del lavoro in lotta di classee livellato inesorabilmente la perso-nalità umana (livellamento che si ve-de ben chiaro oggi, nei paesi in cui ilmarxismo si è imposto) .Don Bosco si oppose a quei fer-

menti con un piano semplice ma bendefinito, «concreto», animato da unavisione moderna del problema del la-

Convenzione tra il Sig . Giuseppe Ber-tolino Mastro Minusiere (dimorante inTorino ed il giovane Giuseppe Odassonatio di Mondovì, con intervento delRev.do Sacerdote Giovanni Bosco e conl'assistenza e fideiussione del padre deldetto giovane Vincenzo Odasso, natio diGaressio, domiciliato in questa capitale .

Per la presente scrittura a doppio origi-nale da potersi insinuare a semplice ri-chiesta di una delle due parti, fattasi nellaCasa dell'Oratorio esistente in Torinosotto il titolo di San Francesco di Sales,venne pattuito quanto infra :

1) II Sig . Bertolino Giuseppe MastroMinusiere esercente la professione in To-rino, riceve nella qualità di apprendistanell'arte di falegname il giovane GiuseppeOdasso, natio di Mondovì, del viventeVincenzo natio di Garessio e in questacapitale domiciliato, e si obbliga di Inse-gnarli l'arte suddetta, per lo spazio di annidue che si dichiarano aver avuto principiocol primo del corrente anno, ed aver ter-mine con tutto il 1853 ; di dare al medesi-mo nel corso del suo apprendimento lenecessarie istruzioni e le migliori regoleonde ben imparare ed esercitare l'artesuddetta di Minusiere ; di dargli relativa-mente alla sua condotta morale e civilequegli opportuni salutari avvisi che da-rebbe un buon padre al proprio figlio;correggerlo amorevolmente in caso diqualche suo mancamento, sempre peròcon semplici parole di ammonizione e nonmai con atto alcuno di maltrattamento ;occuparlo inoltre continuamente in lavoripropri dell'arte sua, e proporzionati alla dilui età e capacità ed alle fisiche sue forze,ed escluso ogni qualunque altro servizioche fosse estraneo alla professione .

2) Dichiara formalmente e si obbligal'anzidetto Mastro di lasciar liberi per in-tiero tutti i giorni festivi dell'anno, ondel'apprendista possa attendere alle sacrefunzioni, alla scuola domenicale, e adogni altro dovere che gli incombe comeallievo dell'Oratorio anzidetto .

Qualora l'apprendista dovesse per ra-gioni di malattia od altro legittimo impe-dimento assentarsi dal suo dovere per

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voro: una visione valorizzatrice delgiovane operaio, ricostruttrice deisuoi valori morali e operativi, capacedi difenderlo mediante un vero e pro-prio contratto di lavoro . Un contrattonon sorto per improvvisazione mache affondava le sue radici nell'espe-rienza vissuta dal Santo nella suagiovinezza e in quella di situazionigiornaliere sofferte nella convivenzacon i suoi giovani .

Sì, perché, quando alla mattina, la-sciata la tettoia Pinardi, i suoi giovaniandavano al lavoro, egli si accompa-gnava con loro, li incoraggiava, spes-so li seguiva in fabbrica, avvicinava ipadroni, parlava con loro . . .

I datori di lavoro dai quali Don Bo-

Il Mastro Minusiere si impegnaDove minusiere è un piemontesismo e sta per falegname . Ecco uno dei «contratti dilavoro » stipulati da Don Bosco nel 1852, per assicurare a un apprendista oneste con-dizioni di lavoro .

La prima pagina del contratto stipulato da Donbosco nel 1852 In favore dei giovane appren-dista Giuseppe Odasso .

uno spazio di tempo eccedente li giorniquindici, s'intenderà in tal caso dovuta almastro una buonificazione, alla qualesoddisferà l'apprendista mediante l'atten-denza al lavoro, terminati li due anni del-l'apprendimento, per altrettanti giorni aservizio dello stesso Mastro, quanti si faràrisultare essere stati quelli della detta di luiassenza .

3) Lo stesso Mastro si obbliga di corri-spondere settimanalmente all'apprendi-sta l'importare della sua mercede, stataconvenuta in centesimi trenta al giornoper li primi sei mesi, ed in centesimi qua-anta per il secondo semestre del correnteanno 1852 ed in centesimi sessanta aprincipiare dal primo gennaio milleotto-centocinquantatré, fino al termine del-l'apprendimento . Si obbliga inoltre di se-gnare al fine di ciaschedun mese, in unapposito foglio che gli verrà presentato, eschiettamente dichiarate quale sia statala condotta durante il mese tenuta dal-l'apprendista .

sco si recava erano, in genere, bravicristiani . Ed egli ricordava loro, contatto e benevolenza, quali fossero iloro doveri di giustizia e i loro obbli-ghi : non maltrattare, non profittaredel bisogno altrui, non defraudaredella giusta mercede .

Nessuna legge proteggeva allora glioperai . Il «sindacalista» Don Bosco sirichiamava alla legge della coscienza,ma poi, per sicurezza, metteva . . . nerosul bianco .

Desta meraviglia, a chi legge questidocumenti, l'intuizione precorritriceche ha avuto il santo, e gli orizzontivasti che egli ha aperto più di cen-t'anni fa, quando ancora nessunopensava a salvaguardare i giovani

4) II giovane Odasso promette e si ob-bliga di prestare, per tutto il tempo del-l'apprendimento il suo servizio al dettoMastro Minusiere, con prontezza, assi-duità ed attenzione, di essere docile, ri-spettoso, ed obbediente al medesimo,comportandosi verso di lui come il doveredi buon apprendista richiede . E per cau-tela e guarentigia di tale obbligazionepresta per sicurtà il qui presente ed ac-cettante suo padre, Vincenzo Odasso, ilquale si obbliga al ristoro verso l'anzidettoMastro di ogni danno che per causa del-l'apprendista venisse a soffrire, sempreche però tale danno potesse all'appren-dista giustamente venir imputato, fossecioè per risultar proveniente da volontàspiegata e maliziosa, e non quale unsemplice effetto di accidentalità, o perconseguenza d'imperizia nell'arte .

5) Avvenendo il caso in cui l'apprendi-sta fosse per venire espulso, in seguito aqualche suo mancamento, dalla casa del-l'Oratorio di cui presentemente è allievo,cessando allora ogni suo rapporto col Di-rettore dell'Oratorio, si intenderà conse-guentemente anche cessata ogni influen-za e relazione tra esso sig . Direttore ed ilMastro Minusiere summentovato . Maquando il commesso mancamento ri-guardasse soltanto soltanto l'Oratorio enon riflettesse particolarmente il Mastrosuddetto, s'intenderà ciò nonostante du-rativa ed obbligatoria nel resto la presenteconvenzione, fino al compimento dellostabilito termine dei due anni, relativa-mente ad ogni altra condizione concer-nente esso Mastro, l'apprendista, ed il fi-deiussore .

6) li Sig . Direttore dell'Oratorio sum-mentovato promette di prestare la sua as-sistenza per la buona condotta dell'ap-prendista

infinattantoché

continueràquesti ad appartenere all'Oratorio, epperòaccoglierà sempre con premura qualun-que lagnanza che occorresse al Sig . Ma-stro di fare sui diportamenti del detto gio-vane. Locché tutto promettono i con-traenti, ciascheduno per la parte chepersonalmente lo concerne, di attendereed osservare esattamente, sotto pena delrisarcimento danni . Ed in fede si sono ap-piè della presente sottoscritti .Torino, dalla Casa dell'Oratorio di SanFrancesco di Sales, addì 8 febbraio 1852 .

Giuseppe BertolinoOdasso GiuseppeOdasso Vincenzo

Sac. Bosco Giovanni

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apprendisti da soprusi e facili imbro-gli .

Non esistevano i sindacati . I geni-tori non si interessavano : bastava loropoter raggranellare un po' di denaro,levarsi da dosso una bocca da nutrire,e abbandonavano i figli alla mercé delprimo padrone . Non ci pensavano leautorità locali, le quali affette di libe-ralismo, ritenevano il lavoro unamerce da comprare o rivendere inconcorrenza .In quei tempi ci pensò Don Bosco .

I contratti di Don Bosco . Egli dice-va : «Il lavoro è la dignità dell'uomo .Esso deve essere rispettato e tutelato,come deve essere rispettato e tutelatocolui che lo compie» .

Perciò a difesa dei suoi giovani sti-pulò i primi Contratti di lavoro . Neriportiamo a pagina 10 uno comeesempio. E' del febbraio 1852 .

Come si vede, il contratto ha saporedi fresca attualità . Infatti :a) fissa durata dell'apprendistato

in due anni ;b) f'a corrispondere a ogni periodo

un aumento di paga ;c) stabilisce che il giovane appren-

dista possa essere impiegato solo inlavori inerenti al suo mestiere; chenon possa essere adibito a servizi di-versi da quelli della mansione che de-ve apprendere, né sottoposto a lavorisuperiori alle sue forze ;

d) che le osservazioni siano fatte aparole, evitando percosse e maltrat-tamenti ;

e) che la domenica sia giorno di ri-poso .

In altri contratti (non in quello orapubblicato), Don Bosco giunse a otte-nere che il giovane apprendista po-tesse usufruire di 15 giorni di ferie .

Queste condizioni, per i tempi in cuifurono stipulati i contratti, sono daconsiderare veramente rilevanti erappresentano una grande tappa sulcammino delle conquiste operaie .

E è significativo che siano sgorgatedalla mente e dal cuore di un Santo .

I figli di Don Bosco . Anche la Con-gregazione che Don Bosco ispiratodal cielo volle fondare, fu da lui con-cepita come gruppo di uomini gene-rosi usciti dalle file del popolo, e messia servizio del popolo, cioè dei poveri edegli indifesi, per venire loro in aiuto .

E' interessante quanto ha scrittoAntonio Belasio nel 1879, in un opu-scolo riguardante l'opera salesiana .Esso fu composto dietro suggerimen-to di Don Bosco stesso, e quindi sottola sua ispirazione .

I tempi che viviamo - vi si legge- sono come l'alba di un nuovo gior-no . . . La vigoria crescente della demo-crazia, la minaccia del capitalismo, ladignità e la forza sempre più evidentidel popolo esigono una congregazio-ne nuova, democratica, che sia delpopolo e nel popolo, che « popolariz-zi » con esso, vada in ogni andamento

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A servizio dei giovani : il CNOSChe cos'è il CNOS : è un ente mo-

rale sorto nel 1967, che opera in Italiaa raggio nazionale . E' un ente conpersonalità giuridica civilmente rico-nosciuta con Decreto del Presidentedella Repubblica n. 1016 .

Si propone di promuovere e poten-ziare un servizio pubblico per la pro-mozione personale e collettiva dellagioventù e dei ceti popolari, nello spi-rito e con lo stile di Don Bosco . Perquesto scopo :- si applica allo studio e alla solu-

zione di problemi attuali nel campoculturale, scolastico, formativo, pro-fessionale, sociale e del tempo libero,in tutte le forme rispondenti alle esi-genze dei tempi e dei luoghi in cuisono attive le opere salesiane ;- cura i rapporti delle istituzioni

salesiane che svolgono servizi di pub-blica utilità, con gli organismi regio-nali, nazionali e internazionali, statalie parastatali, ecclesiastici e civili, chesi propongono finalità affini a quellesalesiane .Sede legale : Viale dei Salesiani, 9 -00175 Roma .Sede centrale operativa : via AppiaAntica, 126 - 00179 Roma .

Settori di attività-1 - Formazione e AggiornamentoProfessionale (CNOS/FAP)

Il Cnos/Fap è al servizio dei giovanilavoratori per aiutarli ad acquistareprecise capacità occupazionali. E'pure al servizio di lavoratori adultibisognosi di aggiornamento, specia-lizzazione, riconversione professio-nale .

Suoi collegamenti : il CNOS/FAPopera in collegamento con altri orga-nismi salesiani, come la Facoltà diScienze dell'educazione dell'Univer-sità Pontificia Salesiana, il Centro Sa-lesiano di Pastorale Giovanile, le Edi-trici SEI e LDC .

Suoi Centri Periferici : i Centri di for-mazione professionale del CNOS inItalia sono 36 .Gli allievi . I giovani e i lavoratori chehanno partecipato ai corsi professio-nali nell'anno 1976/77 sono 8.939 .I Docenti . Complessivamente sono688 .I settori professionali. Sono esclusi-vamente quelli dell'industria: mecca-nica, elettromeccanica, elettronica,grafica .

2 - Centri di Orientamento Scolasti-co, Professionale e Sociale (CO-SPES).

Sono operanti a livello nazionale 23Centri. Compiono un servizio psi-copedagogico per i giovani delleScuole e dei Centri di formazioneprofessionale, in appoggio all'azioneformativa della famiglia e degli edu-catori .

3 - Polisportive Giovanili Salesiane(PGS)Organizzano e presiedono all'atti-

vità sportiva nelle opere salesiane incollegamento con gli Enti Nazionaliper lo Sport ; la rivista «Juvenilia» è illoro organo di promozione e collega-mento .

4 - Turismo Giovanile Salesiano(TGS)

Persegue la promozione di attivitàculturali attraverso il turismo .

5 - Cinecircoli Giovanili Salesiani(CGS)In Italia sono oltre 150, e si pro-

pongono di soddisfare un'attuale esi-genza di formazione culturale speci-fica, nell'uso critico dei mezzi di co-municazione sociale .

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di conserva con lui, che con lui facciacausa comune, aiutandolo a conse-guire onestamente i vantaggi chepresenta la civiltà in progresso. S'im-pegni e lavori questa congregazione,che si è formata, per far godere a lui iguadagni : sicché il popolo la guardicome una società di generosi amiciche si sacrificano tutti per lui, per daresistenza a una società che si vuoi ge-nerare a una nuova forma di vita» .

In questo loro voler camminare congli umili, con i lavoratori, nell'umiltàstessa della loro vita, i Figli di DonBosco possono trovare oggi non me-no di ieri la loro attualità .Per i giovani lavoratori di oggi . Di

fatto i salesiani gestiscono oggi inItalia 36 Centri di Formazione Pro-fessionale (le loro opere di questo tiponel mondo ammontano a 480) ; l'annoscorso esse sono state frequentate daquasi 8 mila giovani italiani, e da unmigliaio di lavoratori disoccupati incerca di qualificazione, o occupati maminacciati di disoccupazione, o biso-gnosi di un aggiornamento, una ri-qualifica, una riconversione o specia-lizzazione. I Centri di FormazioneProfessionale sono organizzati nelCNOS, «Centro Nazionale Opere Sa-lesiane » (si può vedere a pagina 11 lastruttura completa di questo Entecomplesso, impegnato, al servizio deigiovani e degli operai) . Ai Centri van-no aggiunte le scuole e gli istituti tec-nici o professionali salesiani di variotipo, diurni e serali, che preparanoanch'essi schiere di giovani e operaprofessione e a un ruolo nella società .anch'essi schiere di giovani e di operaia una professione e a un ruolo nellasocietà .

Il mondo del lavoro giovanile, si sa,è oggi fluido, irto di problemi e incerca di nuovi sbocchi . In Italia lenorme che regolano l'apprendistatovengono considerate in buona partesuperate. Oggi sono in discussione oin via di attuazione la « legge per l'oc-cupazione giovanile», «la riforma delcollocamento» «la legge quadro» . Sitende a evitare che la formazionedell'apprendista risulti generica oesclusivamente tecnicizzata ; si vuolefare in modo che la sua preparazionesia qualificata, in grado cioè di inse-rirlo in modo valido e dignitoso - contutti i diritti - nel mondo del lavoro .

In sostanza si vuol una preparazio-ne che sottragga il giovane lavoratorea facili forme di sfruttamento e loaiuti a realizzare se stesso «comepersona», con possibilità di mobilitàorizzontale e verticale all'interno del-l'ambiente stesso di lavoro .

Nel raggiungere questi obiettivi, iCentri di Formazione Professionaleben organizzati hanno una funzionedecisiva. La porta è dunque apertaall'impegno salesiano tra i giovani la-voratori e il mondo operaio ; Don Bo-sco attraverso i suoi figli continua aessere valido Patrono degli apprendi-sti .

SILVINO PERICOLOSI

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THAILANDIA

Perché fuggono dal VietnamSarebbero 80 mila i profughi vietnamiti, e 110 mila gli annegati inmare. A Songkhla c'è un campo di raccolta in cui confluiscono iprofughi che raggiungono la Thailandia con le barche, dopo unatraversata di 600 Km. E c'è un missionario salesiano che presta

assistenza ai vietnamiti cattolici . Ecco il suo racconto .

S ono missionario in Thailandia,lavoro nell'estremo sud del pae-

se: sono parroco a Haad Yai, piccolocentro commerciale . A 30 Km dal miocentro c'è la località di Songkhla, chesi specchia sulle acque tranquille delgolfo di Thailandia . Di fronte, 600 Kmpiù lontano, ci sono le coste del Viet-nam . . . Il 17 aprile 1976 mi trovavo aSongkhla con la nostra piccola (quasineonata) comunità di cristiani, quan-do alcuni mi portarono la notizia :«Sono di nuovo arrivati profughivietnamiti! », e sui volti era dipinto undoloroso stupore .

La nonnina di novant'anni . Di pro-fughi ne erano già arrivati più di 600un anno prima, subito dopo la «libe-razione» del Vietnam, su povere bar-che da pesca, dopo una traversataavventurosa, che non tutte le barcheerano riuscite a concludere. Poi eranovissuti in un campo di raccolta, prividi tutto, aiutati dalla solidarietà deibuoni, e in attesa che qualche statoaccettasse di ospitarli . Solo sul finiredel 1975 l'America aveva deciso di ac-coglierli, e il campo si era svuotato . Sipensava che quel triste esodo fosse unfatto storico archiviato per sempre,che non si sarebbe ripetuto più . E in-vece adesso, eravamo da capo!Sì, eravamo davvero da capo . Dai

15-20 profughi arrivati in quel 17aprile 1976, nel giro di poche settima-ne si raggiunse la cifra di 450 . In me-dia arrivava una barca alla settimana .

Il barcone più grande ne portò 91 inun colpo, e tra essi una vecchietta di90 anni .

Novant'anni!Così, in una sua relazione, il missio-

nario salesiano padre Francesco DeLorenzi, che in questi anni ha seguitoda vicino i fuggitivi dal Vietnam arri-vati a Songkhla. Tra loro sono nume-rosi i cattolici, e questo è per lui unmotivo in più per occuparsene .Vengono accolti dal sorriso e dal-

l'innata ospitalità del popolo thailan-dese - continua il missionario -, e siaggiustano alla meglio nel campo .Sono sotto la tutela della polizia loca-le. Vari enti thailandesi e di altre na-zioni si danno premura di aiutarlinelle prime necessità, e cercano direndere meno pesante la loro perma-nenza al campo .

Dunque, nell'aprile 1976, andai atrovare i nuovi arrivati, e a un tratto

mi sentii rivolgere una richiesta chemi commosse: «Padre, ci può confes-sare? » Come l'anno precedente, an-che questa volta una delle prime ri-chieste era l'assistenza spirituale . Co-municando in inglese, lingua che al-cuni conoscevano discretamente, hodetto loro che volentieri mi mettevo adisposizione . II sabato andai a cele-brare per loro la messa nel campo, eprima del rito impartii a tutti l'asso-luzione generale . Avrebbero volutoche li portassi nella chiesa, ma eranotroppi (presto questi cattolici rag-giunsero il numero di 200), e le auto-rità non permisero . Da allora ogni sa-bato (alla domenica sono impegnatonella mia parrocchia e nelle chiese vi-cine) ho preso a recarmi da loro per lamessa. E' sempre una scena commo-vente : dai più piccoli alla nonninanovantenne partecipano al rito conuna fede che impressiona.

Tuan Khoi nella libertà di Dio . Larelazione di padre De Lorenzi prose-gue con altri particolari interessanti .

Giovanni Nguyen Tuan Khoi, ragazzo cattolicofuggito dal Vietnam, e annegato sulle spiaggedella Thailandia, è ora sepolto nel cimitero cri-stiano e vive nella libertà di Dio.

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Il Vescovo salesiano, mons . PietroCarretto, è stato a visitare i profughivietnamiti . Lo hanno subito circon-dato con affetto, dimostrandogli disentirlo come il loro vescovo . E lui haavuto la gioia di consegnare un aiutoinviato dal Papa .

Un giorno un profugo mi viene vi-cino: «Padre, mia moglie ha dato allaluce un bel bambino . Vorresti battez-zarlo?» Sicuro : «Sabato prossimoporto l'occorrente» . E quel sabato :«Che nome volete mettergli?» «Giu-seppe Songkhla » dice subito la mam-ma. Songkhla è il nome del campo, eGiuseppe è il santo a cui è dedicata lachiesetta del posto .

Un altro giorno alcuni vietnamitivengono a cercarmi alla missione :sono arrivate due nuove barche, maquei poveretti non hanno nulla persopravvivere, non hanno coperte, nézanzariere, e neppure pentole per cu-cinare. Come fare? Mi cascano lebraccia: non ho nulla, neppure unsoldo. Ma ecco un confratello bussaall'uscio : è appena arrivato dalla ca-pitale con la posta, e mi porge unalettera. Contiene l'offerta di un bene-fattore belga, 5 mila baht (300 milalire). Dico anch'io come Renzo delManzoni «La c'è la Provvidenza!», emi affretto a procurare l'occorrenteper i profughi arrivati .

Un altro giorno, rientrando dai mieigiri nella missione, vengo avvertito :« Padre, devi andare subito a Songkla :sono arrivate nuove barche, e un pro-fugo è morto ». Salto sull'auto, e corroal campo. Mentre viaggio mi dico :povera gente, devo fare il funerale piùsolenne possibile! Solenne, in quellecircostanze è parola un po' fuori po-sto; ma voglio che il rito dica a quellagente tutta la simpatia e solidarietànostra .

« E' un bambino di 11 ànni - miraccontano -, morto annegato pres-so le barche . I genitori al momentodell'arrivo, nella grande confusione,non se ne sono accorti . Solo all'oradella cena hanno notato che non c'e-ra . L'hanno cercato dappertutto, mainvano . Questa mattina si è trovato ilsuo corpo. Galleggiava sull'acqua» .«Dov'è ora?», domando. L'hanno

portato all'ospedale per il controllomedico. Corro all'ospedale : l'hannoportato a Haad Yai, nel cimitero co-mune. Corro là : l'hanno appena sep-pellito . Si chiama Tuan Khoi, e è cat-tolico ; mi do da fare per ottenere chela sua salma venga riesumata e tra-sportata nel cimitero cattolico . Il sa-bato seguente celebro la messa fune-bre al campo : oltre ai cristiani sonopresenti anche numerosi pagani, epregano tutti insieme .

Qualche tempo dopo vedo arrivarealla mia missione di Haad Yai i geni-tori e gli altri profughi, compresa lanonnina : chissà come, hanno ottenu-

to il permesso di venire . Li accompa-gno al cimitero, e la nonnina cade inginocchio : «Caro Tuan Khoi, eri fug-gito per essere libero e vivere feli-ce . . . ». E la commossa supplica ripetepress'a poco le parole di fede cheavevo detto loro durante la messa fu-nebre : Tuan Khoi è ora nella libertà diDio, e è diventato il nostro angeloprotettore . . .

Questa la testimonianza del missio-nario salesiano ; così nel dolore, e nellasperanza, si consuma il dramma diquesti scampati del Vietnam «libera-to » .

Vogliamo essere liberi . Secondocalcoli attendibili, i fuggiaschi vietna-miti sparsi per il mondo sono oggi al-meno 80 mila. Ciascuno col suo dram-ma . «Padre - racconta don De Lo-renzi citando testimonianze da lui rac-colte -, quando siamo fuggiti aveva-mo noleggiato due barche da pesca .Mia moglie e i miei figli si erano si-stemati su una barca, e io per dareuna mano a gente poco pratica erosalito sull'altra barca . Poi il mare ci hadivisi : a un certo punto non ho piùvisto l'altra barca, e di mia moglie edei miei figli non ho saputo Più nulla .Forse sono morti tutti» .

« Padre, vede quei tre uomini? Sta-vano preparandosi a fuggire con leloro famiglie. Mentre portavano sullebarche del materiale per il viaggio,sopraggiunsero i poliziotti di sorpre-sa. Tornare indietro per loro signifi-cava essere ammazzati, partire ha si-gnificato abbandonare moglie e figliper sempre . . . » .

« Padre, i profughi di questa barcahanno perduto diversi loro congiunti .Mentre stavano partendo sono statisorpresi dalla polizia, che ha fattofuoco. Hanno dovuto rispondere alfuoco, e ci sono stati morti da en-trambe le parti . . . » .

E' venuto il vescovo mons. Pietro Carretto: i profughi gli si sono stretti attorno, lo considerano illoro vescovo . Egli ha celebrato la messa al campo (foto), e cerca di aiutarli .

«Padre, per cortesia inoltri questalettera alla Croce Rossa . Sono fuggitolasciando in Vietnam la mia famiglia .Ho 25 anni, e ormai sono solo almondo» .

Nei primi tempi i profughi sono statiaccolti nei paesi vicini (anche nelGiappone, Filippine, Formosa, Singa-pore) con simpatia e solidarietà . Lenavi mercantili di passaggio lungo lecoste del Vietnam vedevano quei guscileggeri in balia delle onde, e si ferma-vano a raccogliere i profughi. Ma poiessi sono diventati troppi, e più nessu-no oggi li vuole. Le navi mercantilipassano accanto alle barchette ma nonsi fermano più . Ci sono barche a vela ebarche a remi che non ce la fanno araggiungere la spiaggia lontana. Tan-tissime sono già sprofondate per sem-pre in mare, col loro carico di dispera-zione .

Il Times di Londra (giornale autore-vole se mai ce n'è uno) il 13 settembrescorso scriveva : «Si calcola che circa110 mila rifugiati, che hanno lasciato ilVietnam durante gli ultimi due anni,sono morti in mare» .

Tra morti e scampati, dunque, i fug-giaschi dal Vietnam sarebbero quasi200 mila . Perché sono fuggiti?

Equel che domandano tutti coloroche visitano il campo di Songkhla,spiega padre De Lorenzi. E aggiunge :La loro risposta è unica : «Vogliamoessere liberi » . (Per una curiosa coin-cidenza la parola Thailandia vuol dire«terra dei liberi ») .

Qualcuno, notando le angustie delcampo profughi, a volte insiste : «Maqui, rinchiusi in poco spazio, espostialle intemperie, bisognosi di tutto,con un avvenire incerto, siete forseliberi?» Rispondono : «Viviamo nellasperanza che qualche nazione ci ac-cetti. Ma piuttosto che tornare inVietnam, preferiamo vivere qui» .

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I l 1 nome completo sulla porta è«Istituto Audiovisivo Don Bosco

Film »; il sottotitolo forse non proprioindispensabile precisa : «Per l'educa-zione e l'evangelizzazione » .

L'Istituto sorge ad Asunción, capi-tale del Paraguay. Ne è responsabiledon Pietro Piffari, un giovane sacer-dote bresciano di 34 anni, che dirigeun'équipe di 2 salesiani, 6 impiegati ecollaboratori occasionali .

Tutto cominciò una ventina d'annifa, quando l'Ispettoria salesiana delParaguay creò la « Don Bosco Film »,una casa distributrice di film a passoridotto, a servizio di parrocchie, ora-tori, centri di missione che non sape-vano a chi rivolgersi per intrattenerela gioventù .

L'iniziativa ha incontrato pienosuccesso, e col tempo si è ampliata : lasemplice casa distributrice è diventa-ta un efficiente Istituto Audiovisivo . Isuoi servizi oggi tendono a coprirel'intero arco del «linguaggio totale»,al servizio dell'educazione e dell'e-vangelizzazione . Questi servizi si arti-colano in quattro settori : filmotecadiapoteca, audioteca e fototeca .

La filmoteca continua in sostanza illavoro avviato dalla casa distributri-ce. Ha allargato di molto la sua atti-vità, è giunta a montare una media di90 programmazioni settimanali (unaterza parte delle quali sono realizzatecon impianti propri) .

La diapoteca (o raccolta di diapo-sitive) riunisce oggi un scelto mate-riale, raccolto in Europa e Americalatina, e arricchito da diapositive lo-cali che consentono all'educatore di

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Audiovisiviper il Vangelo

illustrare le sue tematiche con imma-gini della realtà del Paraguay .

L'audioteca (o raccolta di cassette)utilizza soprattutto i programmi del«Servizio Radiofonico per l'AmericaLatina» (Serpal), un'organizzazionedei cattolici della Germania. Vienecosì messo a disposizione degli edu-catori un vasto assortimento di cas-sette su temi catechistici e d'altro ge-nere formativo. L'Istituto Audiovisivoda qualche tempo ha in dotazione unvelocissimo duplicatore di cassette :qualsiasi persona ora può richiederela registrazione, su una propria cas-setta, di qualsiasi programma conte-nuto nel catalogo, al prezzo irrisoriodi un terzo di dollaro (300 lire) .

La fototeca è una raccolta di foto-grafie in bianco e nero, come pure diposters, riguardanti soprattutto larealtà paraguayana .

Il problema di sempre, per la DonBosco Film, è quello economico,perché l'Istituto ha scelto come lineadi condotta i prezzi bassi a tutti i costi,anche a costo del . . . fallimento .

« Noi facciamo catechesi, e non af-fari - spiega padre Piffari- . I nostriservizi raggiungono anche altre na-zioni sud americane, che hanno per lopiù gli stessi problemi economici cheabbiamo noi. Ma o riusciamo a man-tenere i nostri prezzi bassissimi, opiuttosto si chiude . Però in qualchemodo finora siamo sempre riusciti acoprire almeno le spese generali, enon abbiamo ancora fatto bancarot-ta. A volte infatti arrivano aiuti ina-spettati . . . e molto graditi» .

,ÍESCS MÉLIDA

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•L'ingresso dell'istituto Audiovisivo .DonBosco . ad Asunclón, nel Paraguay .

Noleggio film : un'occhiata sull'affollato de-posito .

© Un salesiano della .Don Bosco Film ., ilcoadiutore Saveriano Sanz, intento a uncontrollo delle pellicole.

Il laboratorio per lo sviluppo delle diapositi-ve.

• Confezione delle diapositive : raccolte in car-telle e album, sono pronte per la vendita e laproiezione.

•Lo studio di registrazione per le colonne so-nore e le fonocassette (sul fondo, la sala diregia).

• La diapoteca: gli insegnanti di religione ven-gono, vedono, scelgono, si portano a casaquanto loro occorre .

•Un angolo della fonoteca: i posters . Perchél'uomo è da tempo entrato nella civiltà delleimmagini, e i ragazzi .hanno bisogno. divedere .

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Gli oratori sull'Himalaya

93 giovani salesiani indiani cheI frequentano il liceo nella casa diSonada, la domenica lasciano da par-te i libri (finalmente!) e si sparpaglia-no nei villaggi tutto intorno, per rac-cogliere la gioventù e intrattenerlacome faceva Don Bosco sui prati diValdocco .

Sonada è un piccolo centro indianoa 600 Km a nord di Calcutta, nel di-stretto di Darieling (Bengala Occi-dentale). La casa salesiana sorge a ol-tre 2 .000 metri di altitudine, sulle pro-paggini della catena dell'Himalaya, inuna grande vallata rugosa che si in-cunea tra il Nepal e il Bhutan, La ro-busta casa in cemento armato è comeun balcone che si apre su valli dove lecase, già piccole di per sè, con la di-stanza sembrano miniature del pre-sepe. Più lontano, immensi e ordinatitappeti come di velluto : le piantagionidi tè . E più lontano ancora, le sconfi-nate pianure dell'India .

Come arrivare a tutti? Il distretto diDarieling è famoso in tutto il mondoper il suo tè squisitamente profumato .Gran parte della popolazione del di-stretto lavora nelle piantagioni : unapopolazione che è miscuglio di razze,e in maggioranza di religione buddi-sta (i cristiani sono ancora molto po-chi) . Ma i 93 chierici salesiani di So-nada lavorano tra la gente senza ba-dare a caste o a credenze religiose . Iloro piccoli oratori o centri giovanilisono aperti a tutti .

Si arriva a Sonada con una ferroviaminuscola e spericolata, o con lastrada sempre aggrappata sui ciglionisporgenti, affacciata a paurosi preci-pizi . La casa salesiana è stata fondatanel 1938, ma solo negli anni '60 si è

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Un migliaio e più di ragazzi pagani, nei villaggi attorno alla casasalesiana di Sonada, ogni domenica vengono coinvolti nell'avventura

dell'oratorio . Come a Valdocco, ai tempi di Don Bosco .

cominciato a lavorare tra i giovani delposto. Oggi, ogni domenica i giovanisalesiani si dividono in gruppetti di3-5, e vanno a raggiungere i villaggisparsi attorno a Sonada, nel raggio di10 Km. Più lontano non è possibileandare : la zona è montagnosa, lestrade poco praticabili, a volte sonosemplici sentieri . E ripidi .

In 23 villaggi essi hanno dato vita aun centro giovanile, che accoglie tuttala gioventù che c'è : in media 50 ra-gazzi per villaggio, piccoli e grandi . Etalvolta anche le ragazze, che non vo-gliono restare fuori o essere da meno .Molti villaggi attorno stanno chie-dendo anch'essi l'apertura di un cen-tro giovanile : ma come si fa ad arri-vare a tutti? Qua e là però l'iniziativadà frutti di responsabilizzazione : gio-vani più avanti negli anni, e ancheadulti, si impegnano nell'organizza-zione con i chierici ; proprietari delle

piantagioni, uomini di affari, inse-gnanti del posto, collaborano an-ch'essi concretamente .

1 capi dei 23 centri, insieme con unodei superiori dell'opera salesiana,formano un comitato per il coordina-mento delle iniziative, chiamato «Co-mitato di Azione Giovanile» . Ognimese, e ogni volta che c'è una specifi-ca necessità, il Comitato si riunisceper discutere gli argomenti di comuneinteresse . E le iniziative a cui si dà vitasono parecchie .

E' l'oratorio di Don Bosco All'iniziod'anno viene organizzato presso lacasa salesiana un «Rally della gio-ventù» a cui prendono parte tutti icentri. Oltre a ciò, ciascun centro or-ganizza le sue «giornate» : la giornatadello sport, la giornata dei genitori, lagiornata della premiazione, e poiescursioni, pic-nic, ecc . Durante l'an-no un campionato di calcio tra i cen-tri, e competizioni di vario genere,sono molto apprezzati dalla gioventù .A fine d'anno viene organizzata una«giornata sportiva» per i piccoli cam-pioni di tutti i centri . Alle manifesta-zioni più importanti si interessa anchela radio locale .

La raccolta dei fondi per sostenerele non indifferenti spese di organiz-zazione è un costante rompicapo per ichierici . Piccole feste, pesche di be-neficienza, vendite di oggetti confe-zionati nel tempo libero, portanoqualche contributo . In qualche occa-sione un obolo viene raccolto anchetra i ragazzi dei centri .

In confronto a quelle che vengonoorganizzate in altre parti del mondo,le attività giovanili di Sonada possonoavere ben poco di spettacolare . Maacquistano significato impressionan-te se si pensa che è l'oratorio di DonBosco che viene trapiantato da gio-vani salesiani indiani in 23 villaggisulle pendici dell'Himalaya, per tra-sformare anche i ragazzi di quelleparti in « buoni cristiani e onesti citta-dini» .(Adattamento dal Bollettino Salesiano

indiano)

Gruppi di ragazzi dei villaggi attorno a Sonada, organizzati negli oratori . Foto in alto : inghirlandatialla moda nepalese: foto sotto : con il pallone, sport ormai davvero mondiale .

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ITALIA/VITA VISSUTA

«Signore, teneteci in capo . . . »"E' un debito che mi ero prefissa di pagare da anni, un caro ricordo che desidero affidare alla famiglia

salesiana", ha scritto l'exallieva Angiola Broccati Stradella presentando questa testimonianza .

U n collegio di tanti anni fa (vera-mente si diceva «educandato»,

perché andavamo alle scuole di sta-to). Era in via Gagliaudo ad Alessan-dria, e era intitolato a «Maria Ausilia-trice» . Le buone suore facevano quelche potevano con quel gruppo di 80ragazze, non poi tanto facilmente do-mabili .

Levata alle sei, messa, una brevesosta in studio per mettere in ordinela cartella, colazione e poi . . . in fila,nell'atrio del collegio, ampio e solen-ne perché derivava da un'antica casapatrizia .

Portavamo la divisa tutta in nero,elegante : coprispalle, vaste pieghescendenti oltre il ginocchio, collettobianco inamidato, un bel fiocco nero ;in testa un feltrino; calze e scarpe na-turalmente nere. La «divisa solenne»restò poi soltanto per le grandi occa-sioni : fu sostituita da un vestituccio inlana nera, vita lunga, collettino bian-co ricamato, in testa un piccolo basco,che noi volentieri portavamo sulleventitrè, con grande disappunto dellesuore che l'avrebbero voluto ben si-stemato a coprire i capelli e la fronte .Quando la moda suggeriva il bascoimpertinente, appena appena sullacocuzza, l'ordine era di tenerlo sugliocchi, quel tanto per vederci . . .

Suor Letizia, giovane e bella . Lasuora ci passava in rivista, squadraper squadra, a seconda degli istituti acui si era destinate . Tutto a puntino eguai a chi sgarra!

Verificata ogni cosa con rigore mi-litaresco, iniziava la preghiera chedoveva proteggerci «fuori» : «Signo-re/teneteci in capo la vostra santamano/affinché non ci succeda nessu-na disgrazia/né all'anima né al cor-po » .

Ta ta ta tà . . . Una cantilena, chenemmeno ci si faceva più caso . Un'a-bitudine, come il pranzo di fine scuo-la, come l'obbligato scatenarci nel-l'intervallo nel vasto cortile (birilli,bandiere, ecc .), lo studio pomeridiano(«Silenzio!»), interrotto da una brevemerenda, e ancora studio sotto gli oc-chi puntati dell'assistente : non unmormorio . . . Ma i biglietti passavanodall'una all'altra : « L'hai risolto il pro-blema? . . . La sai fare la dimostrazio-ne? . . . » E dal cassetto sbucavano fuorii libri proibiti, che la biblioteca «lai-ca» ci distribuiva . . .

Alla sera, dopo cena, la «medita-zione della buona notte»: voluta daDon Bosco! Si meditava? Non si me-ditava? Mah! E poi a letto : ancora si-lenzio .

Anche durante i pranzi fin verso lafine non si poteva parlare : si dovevaascoltare la lettura di libri edificanti . . .Ora penso: sarà per questo che amotanto il silenzio? Sarà per questo che ilfrastuono cittadino mi manda in be-stia?

La nostra assistente, suor Letizia,era giovane e molto bella . Forse per ilsuo aspetto era nata tra noi una voceche correva sotto sotto : che si fossefatta suora per delusione d'amore!Andiamo, era troppo bella per essersifatta suora così, solo per vocazione .

Lasciato il collegio venni a Torino,per completare gli studi all'Univer-sità . Poi mi sposai . C'era la guerra . . .

Una notte i bombardieri . 11 primoincontro con le bombe, in quel di viaPriocca. Stupore! Morti e feriti : e direche noi si guardava dal balcone, ibengala erano divertenti, si credeva aun'esercitazione . . . Non lo era .Una pausa lunga . Era tornato il si-

lenzio. Ciascuno faceva i fatti suoi.Mangiavamo pane di riso mal cotto, enei bei giardini si piantavano fave efagioli. I nostri vincevano sempre ; ofacevano ritirate strategiche . . . Si vi-vacchiava, a suon di inutili sirene perbombardieri che andavano a scarica-re lontano e ci rompevano ogni notteil sonno . Era un brutto vivere ma ras-segnato .

Una notte, però, scaricarono su To-rino: fecero tappeto di una lunga stri-scia e proseguirono nella distruzione :dirompenti, incendiarie . Ovungaefiamme . . .

Ero in rifugio, un rifugio per mododi dire. cioè la cantina . Cadevano icalcinacci. Mio marito, con un altro,salì verso i piani alti : «Magari lassùbrucia! » Tutti qui tremavano, e reci-tavano il rosario : s'implora sempre laMadonna, quando si è in pericolo! Iorincorsi mio marito : «Se dobbiamomorire, moriamo 'almeno insieme! »La tromba delle scale tintinnò di vetri,una dirompente era caduta vicinissi-mo .

E fu allora che, da spazi profondiormai dimenticati, sorse alle mie lab-bra una preghiera, diventata abitudi-naria nei tempi andati: «Signore, te-neteci in capo la vostra santa mano,affinché non ci succeda nessuna di-sgrazia né all'anima né al corpo . . . » .

Lo spostamento d'aria mi ributtògiù dalle scale ; poco dopo ricomparvemio marito : i vetri in volata gli aveva-no prodotto punti sanguinanti in tuttoil viso ; ma all'ultimo piano avevanofatto in tempo a spegnere l'incendiocon i famosi sacchi di sabbia .

Eravamo tutti vivi, e questo per ilmomento bastava .

Ma nell'atrio della casa si accata-stavano i morti del caseggiato vicino,

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crollato sotto una dirompente a picco .L'incendio faceva il resto . . .

Sopravvivere . Mio marito e io ac-carezzammo i mobili intatti, che cierano costati tanti sacrifici . Piangem-mo . di consolazione, anche se i lam-padari erano volati via insieme ai so-prammobili, anche se non c'era luce,non gas, non acqua .

Era la lotta per sopravvivere . Rac-cogliemmo il minimo indispensabilein zaini e valigie. Faceva un freddocane : 20 novembre. C'incamminam-mo a piedi, carichi da curvarci fino aterra, verso la stazione di Porta Nuo-va. Rotaie divelte, le incendiarie comesassolini ci incespicavano il passo .Avanti dunque, con il solo istinto dellasalvezza. «Signore, teneteci in ca-po . . . » .

Ore di attesa a Porta Nuova . Ripar-tiamo che era notte, digiuni da venti-quattro ore, stanchi, sfiniti . Direzione :Alessandria . «Signore teneteci in ca-po . . . » .

Ad Alessandria la guerra non eraancora comparsa ; riparammo pressola mia famiglia . «Sai mamma, mi ve-niva sempre da dire quella preghieradel collegio : Signore teneteci in ca-po. . . Ed eccoci qua» .

Di notte, si vedevano sull'orlo dellecolline i bagliori degli incendi : là èTorino, là è Milano .

Io, essendo insegnante, avevo l'ob-bligo di recarmi a Torino tre volte lasettimana. Imparai ad andare in bici-cletta. Pedalavo più di 10 Km, aspet-tavo rassegnata che arrivasse un tre-no. « Il treno per Torino viaggia con 60minuti di ritardo, con 90 minuti di ri-tardo . . . » Poi in vagone bestiame, o inpiedi in un corridoio . Mio marito pre-stava servizio presso le Ferrovie delloStato; lui era stato più fortunato dime : gli avevano destinato un ufficiopresso Alessandria . Si stava uniti .

Questa guerra non finisce mai, «Si-gnore teneteci in capo. . . » Da noi nonbombardavano ancora, benché cifosse un deposito di benzina tedescoal fondo del colle .

E nacque mia figlia Anna Maria . . .

Sono morte con i bambini. Annanacque nel letto dov'ero nata io, fubattezzata dal vecchio prete che ave-va sposato mio padre e mia madre,battezzato e sposato anche me .

Sembrava che la guerra fosse lon-tana, al di là delle colline, invece ibombardamenti si estesero . Fu mi-tragliato anche il natante che facevaservizio sul Tanaro, per un pelo nonscoppiammo tutti in aria : il depositotedesco era poco lontano. Giungeva-no voci di guerriglia, di massacri, dipaesi messi in fiamme. «Signore te-neteci in capo . . . » .

Altri mitragliamenti, la bambinafuori casa, corse pazze come fosserobastate a salvarla : «Signore teneteciin capo . . . » .

Un fragore interminabile, la collina

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. Suor Letizia era stata destinata da poco ai piccolini, Il amava tanto . .. . (1010 simbonca) .

tremava come un terremoto : « Hannobombardato Alessandria!» «Dove?»«Nei pressi del Duomo, giù di lì . . . » .Nei pressi del Duomo si trovava il miocollegio. Diedi il latte alla mia bambi-na, e inforcai la bicicletta : nessunopoteva trattenermi . «Signore, fa' chenon sia . . . » .Una volata da gran premio . Il col-

legio : un ammasso di macerie. Qual-cuno misi avvicinò: «Avevano apertoanche un asilo . . . Le suore sono mortecon i bambini» . «Le suore? Chi?» «Leconosceva? Suor Letizia, suor Letizial'hanno trovata con un bambino inbraccio. L'avevano destinata da pocoai piccolini, li amava tanto . . . » .

Di ghiaccio ; gli occhi che bruciano,le lacrime non escono .«La conosceva?» ridomandò insi-

stente la voce .« Era la mia assistente, quand'ero in

collegio » .

Pensieri nati dalle bombe . Bellissi-ma suor Letizia, finalmente mammadi un bambino non suo! Sarà statovero che si era fatta suora per unadelusione di amore? Ora aveva un fi-glio, proprio suo, e se l'era portato inparadiso!

La voce accanto a me continuava,continuava . . . « Forse il bambino è sal-vo. Sembra che suor Letizia l'abbiariparato con il suo corpo . Avevanotante macerie addosso, ma il corpo disuor Letizia aveva fatto arco sulbambino, come fosse di pietra . Dico-no che il bambino sia salvo .

Una voce, tante voci, Nomi di suoreche non conoscevo. Nomi di morti .«Quanti?» - domandai. «Non si saancora bene . Tanti, quasi tutti . . . » .

Mi allontanai dal disastro, dentro ilcuore una sorta di ribellione : suor

Letizia, a me l'ha insegnato, ma leinon l'ha recitato il « Signore, teneteciin capo . . . » .

Davanti agli occhi un viso bellissi-mo (forse a quel tempo non era piùcosì bello, i segni degli anni scavanosu tutti). Ma davanti a me c'era unviso ancora bellissimo, come me loricordavo; ed era sorridente . Le lab-bra mormoravano : «Ho salvato unbambino! E' come se avessi salvatotutte voi, le mie ragazze! » «Suor Leti-zia, ma il Signore non gliel'ha tenutauna mano sul capo . . . » « Certo - disse .il viso luminoso -, certo che me l'hatenuta. Al punto che mi ha dato unfiglio : gli ho dato la vita . . . » .

Allucinazioni . Pensieri nati dallebombe, affondati nei ricordi .Pedalavo. A casa dissi soltanto : « La

mia assistente, suor Letizia, ha dato lavita per un bambino » . Mi strinsi tra lebraccia la mia Anna, come fosse lamia Anna a essere salvata da suorLetizia . E forse lo è stato davvero . . .

Recitavo sempre al plurale. Mitra-gliamenti e bombardamenti conti-nuavano. La guerra continuava . Miomarito per il lavoro era dovuto rien-trare a Torino : si portava dietro unminestrone preparato in casa, che sitagliava a fette, così gelato com'era,un pezzo al giorno, nella casa senzaluce e senza gas, senza porta e senzafinestre . Al sabato tornava in biciclet-ta, strade gelate, nebbia, pioggia, te-deschi, repubblichini, partigiani . «Si-gnore, teneteci in capo . . . » .

Ci tenne in capo la sua mano . Ri-tornammo tutti e tre nella casa disa-strata di Torino . Al posto dei vetrimettemmo i compensati ; una vecchiastufa dei nonni . Per Anna Maria an-dava tutto benissimo, e fu una sco-

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perta quando trovammo i vetri dellefinestre .

Avevo ripreso la scuola a orario ri-dotto (non c'era riscaldamento); labicicletta l'usavo per provviste neidintorni o per portare a spasso labambina, sul seggiolino . Poi vennePaolo, e pian piano, le condizionicambiarono .

Riuscimmo anche ad avere la mac-china. Invece di due ora usavo quat-tro ruote per andare fuori Torino afare provviste : la roba fuori costavameno ed era più buona. Mi era rima-sto una specie d'incubo del tempo diguerra, la sensazione di un pericoloincombente . Perciò ogni volta, senzavolerlo, per antica abitudine recitavo :« Signore, teneteci in capo . . . » .

Recitavo sempre al plurale, anchese ero sola ; come al plurale, mio ma-rito e io, avevamo messo l'Angelo diDio: «Angelo di Dio, che sei il nostroCustode » .

Il rettifilo di Stupinigi . Anchequella volta dopo un furioso tempo-rale, presi il via per il fuori cintura ;meta il macellaio di paese . Il rettifilodi Stupinigi era uno specchio ; l'asfal-to navigava ancora nella pioggia re-cente. Una macchina scantonò a de-stra, su un piccolo slargo ; un'altrasfrecciò in tempo a sinistra . Andavoadagio, ma mi trovai davanti, in mez-zo alla strada, una macchina nonscoperta prima (e sarebbe stato im-possibile vederla!). A destra non c'eraspazio ; tentai il sorpasso . Se l'avessiinforcata, il torto sarebbe stato mio : echissà quali conseguenze . La gommadi riserva urtò contro un paracarro ; lamacchina fece un balzo, volò . «Si-gnore teneteci in capo . . . » .

E, contemporaneamente : « Spe-gnere il motore» .

Secondo pensiero : « E' mai possibi-le arrivare così bene su un prato? » Lamacchina era planata leggermente,correva dolce sull'erba .

Gl'involontari colpevoli, altri testi-moni, erano lì presso . «Incredibile!»«E' colpa nostra . . . » «Sì, doveva se-gnalare» . «Ci siamo salvati per unpelo» . «La signora non poteva farediverso». «Ecco i nostri nomi . . . »«Roba da mandare al Creatore» . Cistringemmo la mano : « Niente di gra-ve; un piccolo danno sul davanti . . . »Ma era passata .Da allora, non ridete vecchi

ex-convittori, non esco di casa senza ilmio «Signore, teneteci in capo . . . » equel che segue . Scippi, abbordaggi,incidenti vari all'onore della cronaca .Nebbia, pioggia, gelo . «Signore, tene-teci in capo . . . » .E' ormai un'abitudine. Qualche

volta penso che recito la preghieracome allora, proprio come allora : Tata ta tà . . . Con quel che mi resta davivere, affidato a quel ta ta ta tà .

ANGIOLA BROCCATI STRADELLAex al lieva

KOREA

I laboriosi week enddi padre Martelli

Padre Archimede Martelli è missionario nella Korea del Sud, è presi-de di scuola, e dedica il poco tempo libero ad assicurare un futuro

migliore ai figli dei lebbrosi .

Marco Kim Cholsu era diventato uno degli allievi della scuola salesiana .

el tempo libero del sabato e« domenica - scrive padre Ar-chimede Martelli - seguo due colo-nie di lebbrosi. Con la . . . complicitàdelle suore, mi lascio coinvolgere nel-la vita dei lebbrosi, e nelle loro neces-sità » .

Non vorrebbe questa iniziativa inpiù, perché ha già tanto altro da fare .Padre Martelli è stato l'iniziatore del-l'Opera salesiana nella Korea del Sud,e lavora a Kwangju come preside diuna scuola iniziata 25 anni fa (1850allievi, distribuiti in 30 classi di 60 al-lievi ciascuna) . La scuola funzionabene, i ragazzi koreani hanno unagrande voglia di studiare, e fanno farebella figura ai loro maestri . Ma ri-chiedono tanto impegno ai pochi sa-lesiani che lavorano tra loro . E comese non bastasse, padre Martelli di sa-bato e domenica si riposa in quel mo-do . . . cambiando lavoro .

« I figli dei lebbrosi - scrive in unarecente lettera - non sono mai leb-brosi. Ma urge educarli, per inserirlinella società come tutti gli altri bam-bini» . E è quanto lui cerca di fare .«Grazie agli aiuti che ricevo da amicidi Italia e Stati Uniti, riesco a pagaregli studi a 27 figli di lebbrosi, e unaparte della retta a più di 180 altri ra-gazzi ; ho procurato un trattore a uncentro lebbrosi, e intervengo comeposso in casi urgenti» . Che cosa vuoldire aiutare un ragazzo non lebbroso,figlio di genitori lebbrosi? Padre Mar-telli lo spiega raccontando la storia diMarco Kim Cholsu .

«Kim, perfettamente sano, vivevacon i genitori malati e con i nonni . Un

giorno perse il babbo, e quando fre-quentava la sesta elementare perseanche la mamma: ambedue portativia dalla lebbra. Era rimasto solo coni nonni, con un campicello e pochegalline. Ho pensato di mandarlo al«Centro professionale Don Bosco» diSeul, e lì ha frequentato il corso dielettronica . Nel tempo che la scuolagli lasciava libero, Kim si industriavaper guadagnare qualche spicciolo :vendeva giornali, faceva qualche la-voretto. Durante le vacanze tornavadai nonni e li aiutava a lavorare ilpiccolo campo . Una vacanza fece lorouna grossa sorpresa : portò in regalouna radiolina che aveva costruito conle sue mani .

« Oggi Kim è diplomato e lavora inuna buona ditta . Guadagna bene .Manda i risparmi ai nonni, e quandova a trovarli coltiva ancora per loro ilcampicello » . Questo è uno dei tantiragazzi koreani aiutati dai missionari .

Intanto la Korea sta facendo passida gigante sulla via del progresso . «Ikoreani - dice padre Martelli - inquesti anni sono diventati i migliorilavoratori e tecnici dei . . . paesi arabi .Costruiscono petroliere di 300 milatonnellate per conto della Nigeria,della Norvegia ecc . ; hanno contrattivantaggiosi già firmati fino al 1984 . InKorea si costruiscono case e auto-strade dappertutto. La capitale Seulsfiora i 7 milioni di abitanti» .

In un paese dove tutti lavorano conentusiasmo, padre Martelli e gli altrimissionari non sono da meno .

CLODOVEO TASSINARI

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-BS risponde

Caro BS, faccio parte di una parrocchia salesiana dove naturalmente igiovani hanno largo spazio, la fanno da protagonisti, non solo nello sport e nelloro circolo, ma anche nelle iniziative culturali e nel comitato di quartiere .Tutto per loro diventa " impegno e lotta" . Tutto si fa dibattito e diventapoliticizzato. Insomma, molto diverso da una volta quando anche noi si lavo-rava almeno altrettanto, però non si faceva tanta retorica e tanto frastuono .

E' giusto questo "buttarsi" nella politica? Almeno i sacerdoti - che a direil vero quasi mai si espongono in prima persona - invece di soffiare sottosotto, non dovrebbero dare più importanza al "religioso"?

Lettera firmata, Roma

Lo scrivente - che domanda di conservare l'anonimo, e anche per questo cidispenserà dall'esporre i tanti particolari contenuti nelle sua lunga lettera -poneun problema oggi fortemente sentito non solo nelle parrocchie d'una certa vitalità(salesiane o no, poco importa), ma nelle situazioni di chiesa e nelle realtà socialipiù diverse, nei paesi del benessere come in quelli del Terzo Mondo, sotto i regimidemocratici e "sotto " quelli in cui la democrazia è solo un nome .

BS presenta una risposta indiretta : un testo autorevole, del cardinale sale-siano Raul Silva Henríquez . Cioè dell Arcivescovo di Santiago del Cile, capo diuna Chiesa locale che da tanto tempo è chiamata a una testimonianza di fede insituazioni tutt'altro che agevoli . Il testo contiene riferimenti locali e personali, masoprattutto esprime un impegno cristiano che nasce dalla fede .

Provi il cortese lettore a confrontare tra loro : il suo punto di vista, lo stile divita della sua parrocchia, e gli orientamenti tracciati dal Cardinale per sé e per lasua Chiesa.

(Omelia pronunciata dal card . SilvaHenríquez il 1 ° agosto 1977, nel com-memorare il decimo anniversario dellamorte del cardinal Giuseppe Cardijn .Esposto il motivo della celebrazione, ilCardinale Silva ha così proseguito) .

Perché la Chiesa interviene nellequestioni economiche e sociali? Non è- sostengono alcuni - un orizzonta-lismo che la allontana dalla sua mis-sione, che dovrebbe essere verticale,dal cielo alla terra?Questo ci viene detto. E più di una

volta ci viene rinfacciato che siamouomini politici perché interveniamo,o almeno diciamo la nostra idea, in-dichiamo qual è il nostro pensiero ri-spetto ai problemi economico-socialidel nostro paese, della nostra terra,dell'umanità . Questo ci viene detto, eè ciò che vorrei ancora una volta con-futare . Non è vero, miei cari figli, cheDio è venuto sulla terra per lasciareche gli uomini si divorino tra loro co-me fiere, e per ricordare loro sola-mente che dopo questa lotta, questasofferenza, quest'ingiustizia della vi-ta, possederanno il cielo . Non è vero!E' una trappola . Il Signore è venuto

a stabilire il Regno di Dio, e come sa-rebbe spregevole e miserabile questosuo Regno se - ma è una bestemmiadirlo - se questo Dio che viene sullaterra non portasse con sé la giustizia ela carità tra gli uomini. Noi siamoconvinti che questa è una trappola incui si vuole farci cadere, che si vuolemettere innanzi a noi per impedire lanostra azione .

E' così ora, e lo era anche prima :sempre la Chiesa è stata criticata nellasua azione . Si è detto che va troppooltre, che non fa, non dice e non opera

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ventato questa teoria. Essa è dellaChiesa, è la dottrina che la Chiesa hapredicato insistentemente soprattuttoin questi ultimi ottant'anni, e che noncessa di far presente .

Se ci si domanda che cosa pensia-mo dell'economia attuale, rispondia-mo con il Concilio : « L'economia con-temporanea, come ogni altro campodella vita sociale, è caratterizzata daun dominio crescente dell'uomo sullanatura, dalla moltiplicazione e inten-sificazione dei rapporti, dall'indipen-denza tra i cittadini, gruppi e popoli,come pure da un più intenso inter-vento dei pubblici poteri » (GS n . 63) .

Cioè l'economia moderna sta rea-lizzando ogni giorno con maggior ef-ficacia ciò che il Signore ha detto al-l'uomo nel crearlo : cresci, moltiplica-ti, e domina la terra, sei il padronedella terra! Ogni volta più l'uomo vascoprendo in questa terra le misterio-se e grandi sorgenti di riccheza, dipotenza, di energia, di attività, che

Perché il cristiano s'

come il Maestro, che la sua missionenon è di questo mondo (tutti i mo-menti ci ricordano : «Il mio regno nonè di questo mondo»), che non deveintervenire nella realtà, nei conflittiche esistono in questo mondo . Questoè una falsità, una menzogna .

Dio è venuto per redimere l'uomo,per far trionfare la giustizia e la vita,perché l'uomo viva in pienezza,perché l'uomo ami Dio e ami il suofratello . E ha stabilito il suo Regno, laChiesa, perché gli uomini uniti in unimpegno di redenzione e di amoreverso il Creatore, riconoscendosi suoifigli, sappiano costruire una società difratelli in cui vengono rispettati i va-lori e i diritti di tutti . Per questo èvenuto il Signore .

Sei padrone della terra! Questa re-denzione che viene a santificare, pro-muovere, far fiorire nella vita dell'u-manità i grandi valori umani, questa èla redenzione che noi amiamo . Nonsiamo degli alienati, non siamo deimiserabili che passano in un campodi battaglia con un fiore in mano . No.Noi siamo il Buon Samaritano cheraccoglie il ferito, che lo trasporta coni propri mezzi, che lo cura, che ri-sponde per lui e vuole che torni allapienezza della vita .

Questa è la verità, e ci teniamo adirlo, non è una nostra invenzione .Non è che noi, che il cardinale Arci-vescovo di Santiago, in questo mo-mento della storia del Cile abbia in-

essa mette a sua disposizione, semprepiù diventa padrone di essa . Nulla c'èdi più bello che un'umanità intera chesa trarre vantaggio da questa minierainesauribile che il Signore ha messonelle sue mani!

Le inquietudini della Chiesa. Ma inquesto momento della storia, unagrande angustia colpisce noi e laChiesa intera: « Non mancano motividi preoccupazione - ha pure detto ilConcilio -. Non pochi uomini, so-prattutto nelle regioni economica-mente sviluppate, appaiono quasiunicamente retti dalle esigenze del-l'economia, cosicché quasi tutta la lo-ro vita personale e sociale viene pe-netrata da una mentalità che si dif-fonde sia nei Paesi a economia collet-tivistica che negli altri .«In un tempo in cui lo sviluppo

della vita economica, purché orienta-ta e coordinata in maniera razionale eumana, potrebbe permettere un'atte-nuazione delle disparità sociali, trop-po spesso essa si tramuta in causa delloro aggravamento, e in alcuni luoghiperfino del regresso delle condizionisociali dei deboli e del disprezzo deipoveri. Mentre folle immense manca-no dello stretto necessario, alcuni an-che nei Paesi meno sviluppati vivononell'opulenza o dissipano i beni . Illusso si accompagna alla miseria.

« E mentre pochi uomini dispongo-no di un assai ampio potere di deci-sione, molti mancano quasi total-

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M

Il presente testo è un'omelia tenuta dal card .Raul Sllva Henriquez, salesiano, che nel 1962dopo un abboccamento con Papa Giovanni di-stribui ai contadini poveri i terreni della suadiocesi.

impegna nel socialemente della possibilità di agire dipropria iniziativa o sotto la propriaresponsabilità, spesso permanendo incondizioni di vita e di lavoro indegnedi una persona umana » (GS n . 63) .

Queste sono le inquietudini dellaChiesa, miei cari figli. Non sono pa-role mie, sono parole della Chiesariunita nel Concilio, dei duemila e piùVescovi riuniti sotto l'autorità del Pa-pa. Sono parole serie, pronunciate danon molto tempo, appena una decinadi anni fa, e costituiscono ancora oggiuna triste realtà. Tutto questo noil'abbiamo vissuto, lo tocchiamo conmano, lo soffriamo .Ciò che dobbiamo fare . Ora qual è

l'atteggiamento della Chiesa davanti aquesti fatti? Non è solo ricordare allepersone investite di autorità qual è lastrada che la Chiesa vede, promuove,segnala; non è solo ricordare a tutti gliuomini quali sono i loro doveri neiconfronti delle situazioni di vita chenon sono «cristiane» ; non è solo se-gnalare e criticare qualche volta,quando le disposizioni e le leggi e lecondizioni umane in cui viviamo nonvanno d'accordo con questa dottrina .E' anche essere come il Buon Sama-ritano, prendersi cura dell'infermo,del ferito, cercar di porre rimedio allasituazione in cui si trovano, realizzareper quanto possibile organizzazioniche vengano in aiuto, far sì che sor-gano uomini capaci di portare il mes-saggio del Vangelo al mondo intero,

uomini che siano come il lievito chetrasforma tutta la massa . Ecco ciò chedobbiamo fare ( . . .)

Ci colpiscono sulle due guance .Vediamo in realtà nel mondo d'oggidue estremismi che combattono laChiesa, e combattono le sue idee chenoi facciamo nostre . Alcuni stanno asinistra, e altri stanno a destra, matutti e due sostengono di possedere lapanacea, il rimedio universale, permigliorare la situazione dei lavoratori .E a nostro giudizio - può darsi chesbagliamo, ma è il modo di pensaredella Chiesa - entrambi approfittanodella povertà, della miseria, del doloredella classe lavoratrice .Noi non la pensiamo come loro,

perciò ci tocca sentire le accuse e glischiaffi che ci giungono dalla sinistrae ci giungono dalla destra. Allora ri-cordiamo la parabola del Signore, chenon ci è mai risultata così chiara econvincente come ora : se ti colpisco-no sulla guancia destra, devi presen-

tare anche la sinistra . Così ci colpi-scono su ambedue le guance . .. Madobbiamo avere questa virtù, questacapacità di sopportare, per far sì che lanostra voce sia ascoltata .Noi stiamo combattendo contro

due sistemi ideologici intrinsecamen-te perversi. Essi hanno alla loro basequalcosa di perverso, e questa per-versità di base è il misconoscimentodi Dio. Sono atei!Sistemi senza Dio . E' atea l'ideolo-

gia marxista ; e è atea, miei cari figli,anche l'economia e l'organizzazioneliberale spinta agli estremi . E' atea :non pensa a Dio . Non crede che l'uo-mo è figlio di Dio, non crede che l'e-conomia deve mettersi al serviziodell'uomo perché l'uomo è ciò che piùconta, è il figlio di Dio e il padronedella terra . Non lo crede .Ci troviamo dunque di fronte a

queste dottrine economiche, chesembrano dominare l'umanità intera,e che creano situazioni impossibili daaggirare o da risolvere . Diventa alloraimpossibile ristabilire la pace, far sìche in un domani si possa vivere dauomini rispettosi gli uni dei diritti de-gli altri .

Non c'è soluzione, miei cari figli, senon facciamo nostro l'ideale di Cristoe della Chiesa. . .

E' il Papa che asserisce ciò che hoappena finito di dire : « Il cristiano chevuol vivere la sua fede in un'azionepolitica intesa come servizio, non

può, senza contraddirsi, dare la pro-pria adesione a sistemi ideologici chesi oppongono, radicalmente o supunti sostanziali, alla sua fede e allasua concezione dell'uomo . Non puòaderire all'ideologia marxista, al suomaterialismo ateo, alla sua dialetticadi violenza e al modo con cui essariassorbe la libertà individuale nellacollettività, negando insieme ognitrascendenza all'uomo e alla sua sto-ria, personale e collettiva .

« E neppure può aderire all'ideolo-gia liberale liberale che ritiene diesaltare la libertà individuale sot-traendola a ogni limite, stimolandolacon la ricerca esclusiva dell'interessee del potere, e considerando la soli-darietà sociale come conseguenza piùo meno automatica delle iniziativeindividuali, e non già quale scopo ecriterio più vasto della validità del-l'organizzazione sociale» (Paolo VI,Octogesima adveniens, n. 26) .

Abbiamo udito la voce del Maestro .Miei cari figli, noi crediamo a tuttociò, viviamo per questo, abbiamoconsacrato la nostra vita a questiideali. Avremmo potuto prenderenella nostra vita, forse, altri orienta-menti. Avremmo potuto procurarciun'esistenza più tranquilla; avremmopotuto approfittare di una società checi presentava tante possibilità persfruttarla. Non lo abbiamo voluto . Equesto non per nostra bontà o gene-rosità : non l'abbiamo voluto perchéabbiamo udito la voce del Maestroche ci chiama a comportarci così . Afar sì che nella nostra patria lavoria-mo perché la giustizia trionfi, eperché gli uomini di questa terra sisentano tutti padroni di essa e in gra-do di condurre una vita degna, uma-na, serena, bella nella giustizia, nel-l'amore e nella pace . Sentiamo questoinvito del Signore, e per questo siamoqui .

Non potrei rinnegare in questo mo-mento della mia vita ciò che sentotanto profondamente, non potrei es-sere incoerente verso un ideale che hoabbracciato fin da ragazzo, che per-seguo con tutto l'amore - stavo perdire in piena fedeltà, ma temo chenon sia proprio così -, con tutto l'a-more per un grande ideale che si cer-ca e che non sempre si riesce di rea-lizzare (. . .) .

Il nostro ideale è servire : servire laclasse lavoratrice, servire la nostrapatria, servire i nostri fratelli . E far sìche in un domani il nostro paese pos-sa sorgere come paese di fratelli, inlibertà, nella reciproca comprensione,in spirito di giustizia, di amore e dilavoro. Far sì che tutto ciò che Dio ciha dato appartenga a tutta quanta lacomunità degli uomini che noi amia-mo, far sì che ci sentiamo tutti figli delbuon Dio.

Così sia.Card . RAUL SILVA HENRfQUEZ

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Libreria1 . Perla Famiglia Salesia na

Benvenute N ov i tàAUBRY - BUTTARELLICooperatori di DioManuale «per vivere e pregare da verosalesiano nel mondoEdizioni Cooperatori, Viale dei Salesiani, 9- 00195 Roma. Pag. 576, extracommer-ciale .

Sarà una festa per molti Cooperatorisalesiani : l'opera si presenta «come unamico pronto a discutere con te per illu-minare la tua vocazione salesiana, dispo-sto a camminare con te sui sentieri dellapreghiera fino alla soglia dove non c'è piùbisogno di parole» . Maneggevole, tasca-bile, solido, denso di contenuto, utile perle situazioni più diverse, è fatto davveroper durare una vita .

In ordine di tempo è il terzo manualeche viene offerto ai Cooperatori : il primovide la luce nel lontano 1905, e portava lafirma illustre di mons . Pasquale Morganti ;il secondo nel 1957 era dovuto alla pennae all'esperienza di don Guido Favini . Ora,in occasione del Centenario dei Coope-ratori, hanno lavorato a quattro mani : donGiuseppe Aubry ha trasfuso nelle paginela ricchezza della teologia post-concilia-re, e don Armando Buttarelli ha immessonelle pagine il senso pratico di chi cono-sce a fondo la vita del Cooperatore oggi .

Il manuale non è soltanto una raccoltadi preghiere salesiane, è un sussidio diformazione iniziale e permanente. Il gio-vane cooperatore vi trova le nozioni difondo per capire la Famiglia Salesiana, ilveterano vi trova mille possibilità di ap-profondimento e di maturazione .

L'abbondante materiale è diviso in ottosezioni . La prima, « Lavorare con Don Bo-sco », è un'ampia panoramica sul progettodi Don Bosco e sulla realtà salesiana oggi .La seconda, «Scoprire le ricchezze dellamia vocazione», è un'esplorazione dellachiamata di Dio a essere cristiano, laico,salesiano, cooperatore . Le parti succes-sive sono un'alternanza di riflessioni epreghiere, personali e comunitarie, nellepiù svariate situazioni e circostanze dellavita cristiana e salesiana .

La stampa a due colori, le foto in biancoe nero e in quadricromia, l'impaginazionedi un artista come Luigi Zonta, il costocontenuto sotto le 4 .000 lire, tutto con-

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Tempo di libri . L'inverno concilia con la lettura, e anche i modesti programmi radio e TVsembra congiurino a favore del libro . . Intanto le editrici che si ispirano a Don Boscohanno sfornato in questi ultimi mesi una dovizie di opere (non solo libri, anche riviste,alcune nuove, filmine, ecc .) di vivo interesse. Ecco in due pagine una rassegna in-completa ma significativa di quanto è stato prodotto: per la Famiglia Salesiana, percapire i giovani ; per lavorare insieme con i giovani, per regalare ai giovani .

corre ad assicurare larga diffusione epieno successo a questo piccolo ma pre-zioso manuale .

AUTORI VARILa comunicazione e la Famiglia Sa-lesianaLDC 1977 . Pagine 280, lire 4.500

Questo ottavo volume della collana«Colloqui sulla vita salesiana», propone ilmateriale messo insieme da un gruppo distudiosi e di operatori, riuniti a Eveuxpresso L'Arbresle (Francia) nell'agosto1976 . Scopo dell'incontro : in occasionedel Centenario del BS, affrontare il temasempre più rilevante della comunicazionein rapporto alla vita salesiana .

Il libro si occupa sia della comunicazio-ne all'interno del piccolo gruppo (la co-munità salesiana), che della comunica-zione nei grandi gruppi attraverso i massmedia, sotto i punti di vista psicologico,storico e teologico . Era la prima volta chel'argomento veniva affrontato con qual-che sistematicità, e il volume si presentacome un tentativo abbastanza riuscito inun campo tutto da dissodare .

A cura di UMBERTO PASQUALELa Passione di Gesùin Alexandrina Da CostaLDC 1977 . Pagine 200, lire 2 .000.

Cooperatrice Sa-lesiana, Serva di Dio,mistica . II volumeraccoglie una singo-lare selezione di suoiscritti, organizzatacon sapienza da co-lui che fu suo diret-tore spirituale . Ne ri-sulta una commossarievocazione, anziuna sofferta parteci-

pazione alla Passione del Signore . Librooriginale, che getta nuova luce su una fi-gura singolare .

A cura di PIETRO CONTEI cristiani e l'EuropaLDC 1977 . Pagine 128, lire 1 .000

Nel futuro più o meno prossimo c'è unapatria comune chiamata Europa, e unruolo «europeo» che i cristiani sonochiamati a svolgere . E' tempo di pensarci,e i vescovi e altre personalità cattolichel'hanno già fatto . Il volume della LDC ri-porta quattro documenti significativi, talida consentire una sufficiente informazio-ne e da favorire una nuova consapevo-lezza .

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2. Per capirei giovani

RICCARDO TONELLIPastorale giovanile oggiLAS 1977. Pagine 320, lire 6.500

E' forse la prima ricerca scientificacompleta sull'argomento che veda la lucein Italia e in riferimento alla situazione ita-liana . L'autore anzitutto analizza gliorientamenti e i modelli di Pastorale Gio-vanile messi in atto oggi nelle chiese lo-cali . I dati, raccolti e composti in un vastoquadro, gli consentono di elaborare unprogetto concreto di Pastorale Giovanile,e di precisare i metodi d'intervento perrealizzare tale progetto .Opera fondamentale, che nasce tra

l'altro dall'esperienza decennale dell'au-tore nella redazione della rivista « Note diPastorale Giovanile» . Opera destinataagli educatori desiderosi di approfondi-mento della loro azione .

AUTORI VARIEducare alla non violenzaLAS 1977 . Pagine 232, lire 5.000

Realizzato per iniziativa del CNOS(Centro Nazionale Opere Salesiane), ilvolume vuol essere una proposta educa-tiva sul tema della violenza . Nella primaparte viene descritto il fenomeno dellaviolenza alla luce della psicologia e dellasociologia. La seconda parte presenta irisultati di un sondaggio d'opinione svoltofra i giovani . Nella terza parte si traggonole conseguenze, si elaborano cioè le lineedi un progetto educativo concreto . Il vo-lume presenta infine alcuni sussidi didat-tici di immediata utilizzazione .

Note di Pastorale GiovanileMensile del «Centro Salesiano pa-storale Giovanile»LDC. Abbonamento annuo lire 6 .000

E' l'unica rivistaitaliana totalmentededicata alla Pasto-rale Giovanile . Inogni fascicolo pre-senta uno studio (nel1978 sarà incentratoattorno al tema : « Lanuova condizionegiovanile e l'espe-rienza cristiana»);un dossier a caratte-

re monografico (alcuni titoli per il '78 : Pa-squa giovane, leggere il Vangelo in grup-po, i giovani la parrocchia e gli enti locali) ;infine una sezione per la pastorale deipreadolescenti.

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AUTORI VARIPerché i «cattolici a sinistra»SEI 1977 . Pagine 190, lire 3 .800

Perché tanti giovani appartenenti adassociazioni cattoliche sono passati, so-prattutto dopo i fatti del '68, nelle file deimovimenti di sinistra? In Emilia-Romagnaè stata condotta un'inchiesta sociologica,e il libro ne illustra i risultati . In sostanza lamaggior parte degli intervistati non asso-cia il «rifiuto della Chiesa istituzionale»con l'abbandono della fede ; anzi, soventegiustifica il proprio spostamento a sinistramotivandolo con la volontà di rimanerefedele al Vangelo .

3. Per lavorare con i giovani

Gesù di NazarethAudiovisivo con immagini tratte dal filmdi ZeffirelliL'opera completa comprende dieci seriedi 48 fotocolor ciascuna (costo di ogniserie : in filmina, lire 4 .500; in diapositive,lire 10 .000) .Ogni serie è accompagnata da un li-

bretto guida, e da una cassetta di sono-rizzazione sincronizzata (lire 3 .000 cia-scuna cassetta)

Sono ancora negli occhi di tutti le im-magini dell'incomparabile film girato daFranco Zeffirelli per la Televisione . LaLDC ripropone queste immagini in unosplendido audiovisivo, completo sottoogni aspetto, trasformandole così in effi-cace strumento di catechesi, per fanciulli,giovani e adulti .

Il libretto-guida aiuta ad ampliare il di-scorso catechistico con utili indicazioni eschemi differenziati per le diverse età . Lecassette di sonorizzazione, col loro ca-rattere meditativo e ricco di contenuti difede, rendono l'audiovisivo valido ancheper le «celebrazioni della parola» in pre-parazione alle feste dell'anno liturgico, inoccasione di esercizi spirituali, ritiri, in-contri di preghiera .

Sono uscite le prime 4 serie, le altre se-guiranno entro aprile .

Espressione GiovaniRivista Bimestrale della LDCAbbonamento annuo lire 5.500 (estero6.500)

La nuova rivista si pone in continuitàideale con la precedente «Teatro dei gio-

vani», e vuoi essere «comunicazione diesperienze giovanili di espressione dram-matica, di animazione cinematografica, dididattica della drammatizzazione . . . » .Ogni numero di 84 pagine comprende

queste sezioni : teatro (dramma o comme-dia o recital o teatro sperimentale) ; cine-ma (analisi approfondita di film significa-tivi, indicazione di esperienze di cinefo-rum); drammatizzazione nella scuola(idee ed esperienze per l'educazione al-l'espressione drammatica); avvenimenti(notizie, proposte, iniziative) ; segnalazioni(libri, dischi, musica) .

Con questa rivista neonata viene a col-marsi una lacuna nel settore dell'impegnosalesiano per la gioventù .

Dizionario Inglese-ItalianoItaliano IngleseAdattamento e ristrutturazione dell'origi-nale «Advanced Learner's Dictionary ofCurrent English» della Oxford UniversityPress .SEI 1977 . Lire 18 .000

Di solito BS non si sofferma su opere dicultura in genere, ma questo dizionario è«una proposta nuova» che merita segna-lazione . E' nato da un profondo ripensa-mento sui compiti che i vocabolari bilinguiin commercio di solito svolgono : essi ten-gono presenti le esigenze dei due mercati(nel caso, italiano e anglofono) ; invecequesta nuova opera della Sei è concepitae realizzata a uso esclusivo del lettoreitaliano, per venire incontro alle sue pe-culiari esigenze e risolvere i suoi problemipratici nei due tipi di traduzione .Ancora : accanto ai termini letterari, tro-

vano posto molti termini scientifici e teo-logici, molti neologismi, americanismi, equelle espressioni colloquiali e gergaliche tanto spesso fanno impazzire anchechi non è sprovveduto nell'inglese . I sin-goli vocaboli poi non sono presentati iso-lati, ma inseriti nel contesto d'uso, che nefacilitano la piena comprensione .

Infine la realizzazione grafica ha tenutoconto di nuovi criteri per rendere al mas-simo evidenti e quindi facilmente rintrac-ciabili i vari significati di uno stesso voca-bolo .

Il dizionario risulta così in grado di sod-disfare le esigenze dell'uomo colto,e -cosa che a prima vista sembra inconcilia-bile - di adattarsi alle esigenze di sem-plicità e chiarezza proprie degli studenti .

4. Da donare ai giovani

TRE RIVISTE BEN CONOSCIUTEMondo ErreMensile a colori per ragazzi e ragazzedagli 11 ai 15 anni . A cura del Centro Sa-lesiano Pastorale GiovanileLDC. Abbonamento annuo lire 3 .500

PrimaveraQuindicinale a colori per le giovani di13-18 anniAbbonamento annuo lire 5 .000 . Versa-mento su ccp 3/10531 intestato a Prima-vera, Via Timavo 14 ; 20124 Milano

Dimensioni NuoveMensile di cultura giovanile . A cura delCentro Salesiano Pastorale Giovanile .LDC. Abbonamento annuo lire 5 .000

UNA RIVISTA NUOVAProgettoMensile alternativo di informazione epartecipazioneA cura del Ser .mi .gLDC. Abbonamento annuo lire 3 .500

Il Sermig (ServizioMissionario Giovani-le) è ben noto a Tori-no, ma le sue idee einiziative sono cono-sciute anche in tuttaItalia . Sono ragazziche partono dalprincipio che il Mon-do Occidentale con-tinua a sfruttare ilTerzo Mondo, e che

perciò quanto si fa per aiutare il sottosvi-luppo non è un regalo ma una semplicedoverosa restituzione. A chi vuole entrarein rapporti con loro domandano di tassarsiun tanto al mese sui suoi guadagni, e soloallora gli dicono : adesso vieni e discutia-mo .

Forse a questo punto diventa superfluospiegare la loro rivista, che si definisce«alternativa di informazione e partecipa-zione» .

UOMINI DELLO SPORTUna lettura serena, l'accostamento a un

campione senza il pericolo di cedere neldivismo, forse lo stimolo a una crescitasportivamente sana . La SEI ha pubblicatouna serie di volumi indovinati, tra cui èfacile scegliere .NIKI LAUDA, lo e la corsa . 4' edizione .Lire 2 .500ORFEO PIANELLI, Il mio Torino . Lire3.500ADRIANO PANATTA, lo e il tennis. 2' edi-zione . Lire 3 .500GROS E THOENI, Noi e lo sci . Lire 3 .800DINO ZOFF, lo, portiere . Lire 3 .800

COLLANA « I NUOVI ADULTI »Ancora una serie

di volumi della SEIper i giovani (sonoloro i «Nuovi adul-ti») . C'è l'avventuradi cui la fantasia delragazzo ha bisogno,ma nel rispetto enella maturazionedei valori umani .Ogni volume lire3.500 .

JEAN-CLAUDE ALAIN, I ragazzi di Dubli-noJACQUELINE CERVON, La Costa degliSchiaviFRANCO ENNA, Relé neroARTURO MANFREDI, Il cacciatore di bi-sontiJEAN Ollivier, Sorcouf re dei corsariANTONIO PERRIA, L'arciere di Marre!ANDREINNE RICARD, A tutto gasENZO RUSSO, La banda CapparucciDOMENICO VOLPI, Gli Ufo vengono daCipango

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ARGENTINA

Dagli Appennini alle AndeTre sacerdoti salesiani nel novembre scorso sono partiti dagliAbruzzí per raggiungere Esquel nel Chubut, sulle Ande Patagoniche,

dove lavoreranno in una parrocchia vasta come la Sicilia .

L a parrocchia che attende i tremissionari misura 25 .000 Kmq, è

vasta cioè come la Sicilia, e contavafinora solo tre sacerdoti a servizio didecine di migliaia di abitanti sparsi intutta la regione.

Due dei tre sacerdoti che partonodall'Italia, don Antonio Mei e donVittorio Albasini, lasciano l'opera sa-lesiana di Vasto dove erano rispetti-vamente direttore e parroco ; il terzo,don Ubaldo Paciaroni, era direttoredella casa di Terni .

La partenza dei salesiani . A Terni,alla "funzione dell'addio" era presen-te anche il Vescovo .Vasto poi si è superata: è stata

molto sentita dalla popolazione, lacomunità parrocchiale ha volutoesprimere ai suoi missionari stima edammirazione. Nei giorni 3-6 novem-bre si sono celebrate le «giornate delsaluto», con varie iniziative : incontrocon i malati e gli anziani, incontro dipreghiera per le vocazioni, saluto de-gli scolari delle elementari (che ave-vano espresso col disegno il loro pun-to di vista sull'avvenimento, e prepa-rato in chiesa un'esposizione dei lorocapolavori), il saluto degli alunni dellemedie, ecc .

La sera del 5 i giovani esploratori sisono prodotti in un recital pienamen-te riuscito (in palco un gruppo di 60attori). Il succo del loro discorso èstato: «la missione di questi salesiani

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è un affare di tutti noi» . E tanto percominciare, con una lotteria hannoraccolto i fondi per l'acquisto di ungruppo elettrogeno .

Nella domenica 6 novembre la par-tecipazione della parrocchia alle fun-zioni è stata totale . C'erano anche idue Ispettori : quello dell'Italia(Adriatica), e quello della PatagoniaArgentina che riceve i tre missionari .E' emersa questa constatazione : che imissionari partono a nome della co-munità, cioè dei fedeli di Vasto, evanno a testimoniare in concreto trafratelli più poveri la fede comune .

La solidarietà viene ora espressadalla popolazione attraverso l'inizia-tiva chiamata «Un mattone per unpeone» (peón sulle Ande significabracciante, uomo di fatica alle dipen-denze altrui, e è sinonimo di povero) .Un comitato promotore ha lanciato laproposta di raccogliere i fondi ; i tresalesiani poi, una volta arrivati nellaparrocchia andina, vedranno se im-piegarli in un asilo, in una scuola o inaltra opera sociale più urgente .

La gente ha cominciato a offrire ilproprio «mattone simbolico», ma aipartenti è stato consegnato un matto-ne vero, con parecchie scritte sopra,perché se lo portino dietro e lo collo-chino poi nelle fondamenta del futuroedificio .

E perché lo spirito missionario del-la parrocchia non corresse il rischio di

Recital in chiesa, perla partenza dei missionari : la « casa dei Padre . diventa davvero casa dei figlinella misura in cui si riconoscono fra loro fratelli .

.Un mattone per un peone» è la risposta con-creta della città di Vasto, che ha deciso dl con-siderare l'attività dei missionari partenti .unaffare di tutti noi . .

tradursi in qualcosa di lontano e chi-merico, la comunità si è impegnata aviverlo anzitutto nel proprio quartie-re, tra quelli che si trovano in diffi-coltà materiali o hanno bisogno diuna presenza amica .

La parrocchia di Esquel, dove i trevanno a lavorare, nella sua parte piùinterna e montagnosa è popolata daidiscendenti degli indigeni sognati daDon Bosco. In parte essi si sono me-scolati con le popolazioni venute dal-l'Europa (i meticci), ma in parte comegruppo etnico si sono conservati in- 'tatti . Vivono di pastorizia allevandopecore. La zona è desertica, perciòper pascolare poche greggi occorronoestensioni grandissime . La gente siraccoglie in villaggi (poblaciones)molto piccoli a cui non è possibile as-segnare una propria scuola ; i ragazzi-ni, per frequentare le scuole (che sonostatali), vengono raccolti in internati .

A Esquel lavorano già tre salesiani,di cui uno è parroco e anche direttoredel collegio, un altro è missionario«itinerante». I tre salesiani italianicominceranno con le visite ai piccolivillaggi sparsi in quell'enorme par-rocchia, per confortare la popolazio-ne nella sua fede e aiutarla a cresceresotto il punto di vista umano e sociale .Poi, l'esperienza suggerirà i program-mi .

L'Ispettoria Adriatica da cui i tre sistaccano è povera di vocazioni e nonsa far fronte a tutte le opere che haaperte in Italia . Eppure la decisione diandare a lavorare sulle Ande, dove ilbisogno è estremo, è stata presa daiconfratelli si può dire all'unanimità,come atto di piena fiducia nel «Pa-drone della messe» che a suo tempomanda gli operai .

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Scalone di .Palazzo Madama ., l'edificio torinese che ha visto tante vicende risorgimentali .

Correva l'anno 1878Che ne era di Don Bosco e della Famiglia Salesiana, cent'anni fa?Ecco una rapida panoramica sui fatti principali di quel lontano 1878 .

C orreva l'anno 1878 . . . E natural-mente c'era una guerra . I Balca-

ni erano sconvolti . I russi finirono disbaragliare l'esercito dell'Impero ot-tomano, e Bismarck presentandosicome «onesto sensale» convocò aBerlino le parti per combinare la pa-ce. Dall'impero ottomano frantumatonascevano tre nuovi stati : Romania,Serbia e Montenegro ; la Gran Breta-gna si prendeva Cipro, e la Russia -che annetteva solo la Bessarabia eparte dell'Armenia - non nascose ladelusione per il magro bottino (maavrà in futuro tutto il tempo per ri-farsi, come ha largamente dimostratola storia) .

In Italia l'anno si apre con la morte(il 9 gennaio, si dice per polmonite omalaria) di Vittorio Emanuele II,«padre della patria» . Un mese dopo, il7 febbraio, muore anche Pio IX, dopo32 anni di pontificato che hanno vistoi moti risorgimentali, i dogmi dell'Im-macolata e dell'Infallibilità pontificia,l'unità d'Italia, la fine del potere tem-porale dei Papi, il «non expedit » chevieta ai cattolici di partecipare allavita politica . Re Vittorio e Pio IX invita non si erano mai stretta la mano,e c'è chi insinua che sono volati alcielo insieme per fare la pace .

Succedono re Umberto I «freddo eautoritario», e Leone XIII più conci-liante verso lo stato, che donerà allacristianità la Rerum Novarum . A capodel governo siede da due anni Agosti-no Depretis, passato alla storia comeinventore del «trasformismo parla-mentare» . L'assenza dei cattolici dal-la vita politica favorisce l'anticlerica-lismo, con dolore di Don Bosco .

Intanto Don Bosco è il «rettore»della Congregazione Salesiana, donRua ne è il numero due, e don Gio-vanni Cagliero - da un paio d'annimissionario in America - è il diretto-re spirituale .La loro Congregazione conta 4

ispettorie e 21 case, di cui 5 in America(Argentina e Uruguay), 2 in Francia (aNizza e Cannes), e 14 in Italia . I Sale-siani sono 442 compreso Don Bosco,ma tutti giovani : 142 sono ancora no-vizi, e 93 con i voti temporanei .

L'Istituto delle FMA ha appena seianni di vita, e conta 169 suore in 14case, di cui una in Francia (Nizza) euna in Uruguay .

L'anno nuovo trova Don Bosco aRoma, testimone dei decessi e dellesuccessioni ai vertici della Chiesa edello Stato . Sulla fine di gennaio tienela sua prima « Conferenza ai Coope-ratori salesiani» : è l'inizio di una tra-dizione, e è solennissima . Nella Chie-sa delle Oblate di Santa Francesca sidanno convegno, oltre a due cardina-li, «parecchi vescovi e arcivescovi ;cavalieri, conti e marchesi ; moltematrone delle prime famiglie, du-chesse e principesse pur anche ; il fio-re insomma del clero, del patriziato enobiltà romana». Don Bosco parlaper un'ora, spiega chi sono i Coope-ratori, e raccoglie aiuti per le sue mis-sioni .

Il 20 febbraio la Chiesa ha il nuovoPapa in Leone XIII, e Don Boscotraccia su un biglietto otto punti datrattare con lui ; ma qualcuno gli met-te i bastoni fra le ruote, e dovrà at-tendere quasi un mese per ottenerel'udienza .

Il 16 marzo finalmente il Papa loriceve. In un'ora di conversazione ot-tiene di iscrivere Leone XIII fra iCooperatori, e di avere un cardinaleprotettore anche per la sua congrega-zione (ne ha proprio bisogno . . .) .

Sulla fine di aprile un grande dolo-re colpisce Don Bosco : la morte delbarone Camillo Bianco di Barbaniache in tante occasioni aveva aiutatol'opera salesiana . E sei giorni più tar-di, un altro suo cooperatore lo lasciaper il cielo : il marchese DomenicoFrassati. Erano due colonne dell'Ora-torio, per non dire della Chiesa tori-nese .In maggio un altro valido collabo-

ratore lascia Don Bosco, ma questavolta non per il cielo : don Luigi Gua-nella. Arrivato a Valdocco tre anniprima per vedere come faceva DonBosco, decide di tornare alla sua dio-cesi per realizzare i suoi progetti . In-contrerà molte difficoltà e incom-prensioni, al punto da dire un giorno :« Solo Don Bosco mi ha capito » ; ma sifarà santo : oggi è beato .Il 16 maggio Don Bosco tiene la

prima Conferenza anche ai Coopera-tori torinesi, riuniti nella Basilica . Ipresenti questa volta appartengono atutti i ceti sociali, e anzi sono gli stessiche da decenni lo aiutano all'Orato-rio. Un'ora di conferenza, e un'altraora di conversazione a ruota libera incortile. Da quell'anno, gennaio emaggio diventano i mesi delle dueconferenze annuali per i Cooperatori,ovunque ce ne sia un gruppo e ci siaqualche salesiano che li raduna .

Sempre in maggio, in Argentina imissionari salesiani don Costamagnae don Rabagliati lasciano con unanave il porto di Buenos Aires direttinella Patagonia dei selvaggi per unaprima esperienza di vera missione ; allargo li investe una tale burrasca chetorneranno al porto una dozzina digiorni più tardi con la nave sfasciata,le ossa rotte e tanti motivi di ringra-ziare l'Ausiliatrice se sono ancora vivi .

In giugno vengono aperte due nuo-ve case in Italia . Le FMA inauguranoa Chieri presso Torino l'oratorio fem-minile, e a ottobre vi aggiungono varitipi di scuole . A Lucca arrivano tresalesiani chiamati dal Vescovo a farel'oratorio .

Qui gli anticlericali si scatenano :prima dalle pagine dei giornali, e poicon una dimostrazione in piazza algrido di «Abbasso i gesuiti» . . . Deveintervenire la forza pubblica . Allora la«Società Mazziniana» promuove unasottoscrizione di firme per chiedere alMinistero degli Interni l'allontana-mento dei salesiani . Il giornale catto-lico promuove una contro-sottoscri-zione, e vince per 8000 firme contro500 .

In luglio due nuove case in Francia .Il primo del mese Don Bosco manda aMarsiglia don Bologna ; gli inizi sem-brerebbero scoraggianti (otto ragazzi

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Leone XIII, Papa della Rerum Novarum .

messi a dormire in granaio) ; la storiasuccessiva no .

Il 5 luglio tre salesiani subentranoad altri religiosi nella casa di La Na-varre, un edificio fatiscente con unpugnetto di ragazzi straniti . Ne verràfuori una splendida scuola agricola .

Il 4 agosto gli Exallievi si radunanoper il loro consueto convegno, e DonBosco propone di fondare una «So-cietà di mutuo soccorso» . Perché no?Quel gruppo di exallievi sono ormaiben assestati nella vita, e l'iniziativaaiuterà exallievi più giovani e in diffi-coltà. Dieci giorni più tardi, grandefesta per Don Bosco: la benedizionedella prima pietra del nuovo tempioche sta costruendo a Torino presso lastazione di Porta Nuova, in onore disan Giovanni Evangelista .In settembre il Papa Leone XIII

invia ai missionari salesiani una lette-ra di congratulazioni e ringraziamen-to per quanto fanno, che li manda invisibilio .

Ottobre è pieno di avvenimenti . Il 2,le FMA aggiungono una loro fonda-zione a quella salesiana di La Navarre(il tetto della casa lascia cadere calci-nacci, e col brutto tempo la pioggia ;dalle fessure nei muri passano topi epipistrelli ; ma c'è pure uno sparutogruppo di orfanelle con tanto appetitoarretrato) .

Il giorno 10 Don Bosco apre un'al-tra casa a Este . Questa volta ad at-tendere i salesiani c'è un confortantepalazzo monumentale, in piena cam-pagna, e l'accoglienza festosa dellagente. Primo direttore di Este è donGiovanni Tamietti, a cui Don Boscoha fatto una strana profezia : lavoreràfino a 50 anni, e non raggiungerà l'etàdi anni 72. Sarà proprio così : colpito

nel 1898 da infezione tifoidea che gli 1lederà le facoltà mentali, morirà nel1920 a pochi mesi dalla fatidica sca-denza .

Il 10 ottobre gli storici riportano unimpressionante episodio di bilocazio-ne di Don Bosco, che sarebbe tutto daraccontare .

Altro episodio singolare viene rife-rito a dicembre : due ragazzi che unmattino servono la messa a Don Bo-sco, durante l'elevazione assistono aun caso di lievitazione : Don Bosco sisolleva al punto che i due chierichettinon riescono più ad alzare la pianeta .Uno di questi ragazzi si chiama Eva-sio Garrone, diventerà missionario esarà «medico» a Viedma ; fra i tanti,avrà in cura anche un certo ArtemideZatti oggi servo di Dio .

L'8 dicembre parte da Valdocco laquarta spedizione missionaria . Fra ipartenti c'è don Giuseppe Beauvoir,che trascorrerà 25 anni nella Terra delFuoco tra le popolazioni primitive,accompagnerà nel 1892 in Italia alcu-ni indigeni, e scriverà il primo dizio-nario della lingua Ona .Intanto le FMA preparano la se-

conda spedizione missionaria (10suore, che partiranno il 1" gennaio1879) . Le sei suore giunte a Montevi-deo nel '77, 1'8 dicembre del 1878hanno la gioia di assistere alla vesti-zione religiosa della loro prima voca-zione americana: una giovane uru-guayana di nome Laura Rodríguez .Non c'è un abito adatto per la vesti-zione, e si usa un camice della sacre-stia . Intanto un fratello di Laura, JuanPedro, stanco di fare il poliziotto, daalcuni mesi ha bussato alla porta deisalesiani lì a Montevideo : sta facendoil noviziato, e sarà il primo sacerdotesalesiano americano .

Durante l'anno si sono schiuse treculle in cui frigniscono futuri grandiamici di Don Bosco . Il 27 giugno aNazareth è nato Simaan Srugi, futurocoadiutore salesiano e Servo di Dio(da Nazareth, dunque, può venirequalcosa di buono) .

Il 10 ottobre nasce suor TeresaValsé Pantellini : milanese, di famigliaaristocratica, si farà povera con le ra-gazze povere di Trastevere prima dimorire a soli 29 anni ; anche lei è Servadi Dio .

La terza culla accoglie il futuro donSisto Colombo, milanese, che in-segnerà letteratura cristiana anticanelle università di Torino e Milano,pubblicherà un sacco di libri e faràrifiorire quegli studi in Italia. Ha labella idea di nascere nel giorno diNatale .Correva l'anno 1878 . .. Un anno

denso di vicende per un Don Bosco di63 anni, pieno di energia per superarele tante difficoltà, ma ben determina-to a mandare avanti - con la grazia diDio - i suoi progetti per il bene dellagioventù nel mondo .

FERRUCCIO VOGLINO

FIGLIE DI M. A .

Villa Colón, la «città di Colombo» inUruguay, era un secolo fa una

città neonata, a mezz'ora di treno daMontevideo, nella «22° sezione di po-lizia» a nord della capitale .

L'aveva fondata tra il 1874 e il '75una società di impresari italo-ameri-cani, che ne auspicavano prosperità esuccesso intitolandola allo scopritoredel nuovo mondo . Essi vi avevanodedicato una bellissima chiesa a santaRosa da Lima (la prima santa ameri-cana), e avevano costruito subito do-po un collegio, già affidato ai salesia-ni .

In una regione «dal suolo fertilecome le benedizioni di Dio, dal climadolce come il sorriso di mamma»(così la definivano alatamente i primimissionari), si trovava la ridente cit-tadina di Villa Colón, villeggiaturapreferita dalle famiglie agiate dellacapitale ; e lì dovevano piantare letende le prime FMA mandate dallasanta Mazzarello a dare inizio alla lo-ro attività missionaria in terra ameri-cana. Ma che pazienza e che fatica perarrivarci!

Per cominciare, la quarantena .Dopo il mese buono di traversataoceanica, quando il 12 dicembre 1877il Savoie aveva gettato l'ancora nelporto di Montevideo, nulla di più na-turale e desiderato che scendere fi-nalmente a baciare la loro nuova pa-tria di missionarie e correre nella ca-setta preparata per loro, dove le at-tendeva il lavoro tra la gioventù . In-vece no. Per cominciare, dovettero farappello a tutte le risorse del loro otti-mismo, e accettare dalle mani di Dio il,contrattempo inatteso di un rinvio :nove giorni di quarantena nell'isolaFlores . Lo scalo compiuto a Rio deJaneiro aveva fatto temere possibilicontagi di febbre gialla. Ma le suore- come dice un resoconto riportatodalla Cronistoria - «avevano con-servato la loro gaiezza, e se l'eranoportata in America, per essere anchelà serene figlie di Don Bosco » . E nonpermisero che al pericolo di febbregialla si aggiungesse quello dell'umorgrigio .

La quarantena venne ridotta poi acinque giorni, e le suore il 16 dicembreerano a Montevideo. Ma la serie deicontrattempi per loro era appena co-minciata . . .

Un mese e mezzo di noviziato . Alporto di Montevideo le sei suore era-no attese, e vennero «su comode vet-ture accompagnate al palazzo vesco-vile, dove il Vescovo mons . Veras leaccoglieva con bontà e premura pa-terna» . Però il Direttore salesiano del«Collegio Pio», don Luigi Lasagna,non aveva ricevuto conferma del loroarrivo, e quindi la loro sospirata pic-cola casa . . . non era pronta .

Le monache della Visitazione, che

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Ma quanto è difficilemetter su casa in AmericaOggi che le FMA in America sono 5800 e vi hanno aperto già 480 case,riesce difficile immaginare gli ostacoli incontrati all'apertura dellaloro prima opera . Le sei suore della prima spedizione missionaria,partite con gli emigranti e povere come loro, ebbero ragione degliostacoli grazie alla loro fiducia in Dio e alla generosità dei buoni .

avevano un convento in città, si of-fersero per ospitarle provvisoriamen-te. E da loro le Figlie di Don Bosco perun mese e mezzo fecero un noviziato« americano », tentando di mettere inpratica i rudimenti di lingua spagnolaappresi a Mornese e durante il viag-gio .

Arrivarono le feste natalizie, iniziòl'anno nuovo, il 1878, e le missionarieansiose di fare, di «darsi alle anime»,erano sempre là ad aspettare .

Le Visitandine si facevano in quat-tro: «Qui sono tutte per noi - diran-no le sei missionarie encomiando lasquisita ospitalità ricevuta - ; ma poisaremo noi tutte per gli altri» . Nondimenticavano infatti la raccoman-dazione che il Papa Pio IX aveva fattoloro prima di partire, nell'udienza del9 novembre : «Siate come le conchedelle grandi fontane, che ricevonoacqua e se ne colmano, per riversarlaa bene di quanti vanno ad attingere :conche di virtù e di sapere . . . » .

Il giorno memorabile . Il 3 febbraio,50 giorni dopo che il Savoie avevagettato l'ancora, è il grande giorno .«Nel giorno memorabile», come lodefinisce la Cronaca, don Lasagnaviene a prenderle al monastero, e leaccompagna finalmente a Villa

Colón, 11 Km dalla capitale, nella ca-setta preparata per loro . Essa apparepiccola piccola, povera povera, comein certe fiabe. Nei primi tempi èsprovveduta anche di cucina . Ma èperfettamente intonata allo spiritomissionario di quelle sei suore dispo-ste a tutto, che non credono a se stesseper tanto « dono » .

La loro gioia è al colmo quando,cinque giorni più tardi, una delle po-vere stanzette con la celebrazionedella prima messa viene trasformata- secondo l'immagine biblica - in« palazzo del re » . Da allora c'è la pre-senza di Gesù nell'Eucaristia a farlesentire veramente a casa loro . Orapossono dire di essere come a Mor-nese. Il quadro di Maria Ausiliatrice,benedetto da Don Bosco, troneggiaunico ornamento nella povera cap-pella .«Avevano trovato appena quanto

era assolutamente necessario per vi-vere - dice la cronaca - ma c'era dalavorare e da soffrire ; e in mezzo aloro, come a condividere la gloriadella povertà, dimorava Gesù in Sa-cramento, più caro per loro di tutti itesori del mondo ». Ora che c'è il Si-gnore a custodire la casa, le suoresanno che - come dice il salmista -non sarà vana la loro fatica . Infatti il

lavoro non manca . C'è da attenderealla lavanderia e guardaroba per l'af-follato collegio salesiano ; ma intantoavviano la scuola, i catechismi, e l'o-ratorio . Le ore del giorno risultanotroppo corte, e si rubano ore alla not-te, nella speranza di giungere a tutto .Rivendicazioni per ottenere la setti-mana corta? E chi ci pensa?In questa prima casa di FMA in

America, si ripete qualcosa di moltoanalogo a quanto acaduto a Mornese,la prima casa in assoluto della loroCongregazione. C'è una piena sinto-nia di spirito . E madre Mazzarelloscrive a quelle sue figlie che le sonoparticolarmente care: «Mi dite cheavete da lavorare : io ne sono benecontenta perché il lavoro è padre del-la virtù, e lavorando scappano i grilli,e si è sempre allegri . . . » .Muri con acciacchi . A Villa Colón

proprio non c'è posto per grilli . Anchegli entusiasmi per la casetta duranopoco. Le mura, pur senza avere le at-tenuanti della vecchiaia, comincianoa soffrire di qualche acciacco . La ca-setta donata con generosità da unodei fondatori della città, il signorFynn, rivela ben presto grossi difettidi costruzione che la rendono malsi-cura. La signorina Jackson, che avevaprovveduto per il viaggio delle mis-sionarie, offre allora 700 scudi per irestauri . Ma i risultati sono scorag-gianti, anzi il pericolo si fa più serio . Econ tante giovani che frequentano lacasa, non si può andare incontro aresponsabilità così gravi .

Che fare? Ecco viene incontro lacarità di un altro proprietario del po-sto, Carlos Uriarte : egli mette a di-sposizione delle suore, a titolo di pre-stito provvisorio, un suo villino di vil-leggiatura; c'è anche un giardinetto,un piccolo orto e il frutteto . E' unasistemazione di emergenza, ma prov-videnziale .

L'angustia dei locali però non con-sente di continuarvi l'attività dellascuola e della catechesi . Occorrereb-bero ampliamenti. E quando ci si faun pensierino, ecco un nuovo impre-visto : un rovescio commerciale, e ilconseguente dissesto finanziario,mettono il Signor Uriarte nella neces-sità di vendere il villino . E subito!

Si compie un anno appena dal pri-mo arrivo a Villa Colón, e già si profilail terzo trapianto . . . Il marchio dell'in-sicurezza, della povertà, continua asiglare l'opera appena iniziata . Oc-corre di nuovo chiudere gli occhi etuffarsi nelle braccia della Provvi-denza .

Ultimatum a san Giuseppe . DonLasagna è afflitto. Le opere iniziatepotrebbero uscire danneggiate daun'interruzione troppo protratta. Bi-sogna assolutamente trovare una ca-sa. Ma come? Don Lasagna stesso,con quel suo Collegio Pio che sta cre-scendo a vista d'occhio, si ritrova conpiù debiti che denaro .

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Nel 1879 altre FMA giungeranno, con la loro seconda spedizione missionaria, a Villa Colon : la fotole ha immortalate . Foto a destra : nel 1904 due paggetti portano le corone da collocare sul quadro diMaria Ausiliatrice, nella chiesa di Villa Colon appena ultimata .

Per trovare la soluzione del proble-ma le suore si appellano in modoparticolare a san Giuseppe, secondole consuetudini mornesine . E' marzo,il mese a lui dedicato, e don Lasagnasostiene le suore in un triduo fervoro-so, una specie di ultimatum, perchébisogna ottenere il miracolo (la Cro-naca si esprime proprio così) . Tantopiù che il signor Uriarte comunica diavere già pattuito la vendita della suavilla (25 mila pesos in contanti), e diceche il contratto verrà firmato a mez-zogiorno del giovedì seguente .

Bisogna togliere le tende . Questo èchiaro ; ma per dove? E come, soprat-tutto? Viene interpellato il Vescovo,ma al momento assolutamente si tro-va nell'impossibilità di prestare qua-lunque aiuto . Vive in povertà, equanto riceve lo devolve regolarmen-te in elemosine . A don Lasagna bale-na un'ispirazione . . .

Dal momento che il Signor Uriarte,contro il proprio interesse ma per fa-vorire in qualche modo le sue ospiti,ha dilazionato la stipula del contratto,bisognerebbe - pensa don Lasagna- poter contrarre qualche prestito,riscattare da lui il villino, e rimanervi .E il Direttore si fa mendicante. Va abussare alla porta di tutti i benefattoriche conosce . Ma niente da fare, tutti sidicono spiacentissimi di non potervenire incontro .E giunge la sera del mercoledì . Do-

mani a mezzogiorno . . .

La corsa contro il tempo . Notte in-sonne per don Lasagna: a sera tardaentra nella chiesa di san Vincenzo dePaolis (che i salesiani amministranonel centro di Montevideo) . Il «patro-no dei bisognosi » non vorrà collabo-rare con san Giuseppe? e dan Lasagnaprega a lungo .

Passata la mezzanotte, smette dipregare e scrive una lettera di suppli-ca - è proprio una supplica . La let-tera è indirizzata alla signora ClaraJackson. Intanto mezzogiorno si av-vicina . . .Alle quattro del mattino sveglia un

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chierico, gli consegna la lettera, gliindica il recapito, e lo manda a tuttavelocità . Tanta premura risulta inuti-le: la signora è uscita assai per tempo,e non rientra che nella tarda mattina-ta. Legge quella lettera e si sente inobbligo di fare una nuova e più seriarevisione della sua reale situazione fi-nanziaria . Chiama la sorella e si con-siglia con lei, che prova altrettantapena per quell'appello che si potrebbedire disperato se non fosse anche unconcentrato di fiducia nell'Onnipo-tenza di Dio e nella generosità dei suoiveri figli .

Mentre le due sorelle si consultano,il chierico pensa al tempo che scorre .Non consulta l'orologio, per due mo-tivi : perché sarebbe scorretto farlo inpresenza delle due signore, e perché . . .non ce l'ha. Finalmente da quel salot-to viene lo spiraglio di luce sospirato :le sorelle concedono il prestito a donLasagna, in rateazioni di 150 pesos .

E ricomincia la corsa a cronometro .Alle 11,30 il chierico porta la rispostaal Direttore . Non resta che correre dalsignor Uriarte, che però non si trovain casa. Allora don Lasagna vola allabanca, e lo raggiunge quando man-cano cinque minuti a mezzogiorno . Iltempo di pregarlo, con i termini disupplica più convincenti, di voler ac-cettare il pagamento rateale anzichél'intera somma in contanti offertaglidall'altro acquirente .

Per il signor Uriarte non è problemada poco, anche se poco è il tempo adisposizione per decidere. Gli costaparecchio accettare le condizioni chegli vengono offerte, con le incertezzeche comportano, almeno sotto il pun-to di vista delle scienze economiche .Ma le suore missionarie, dopo tutto,sono venute dall'Europa fin là fidan-do nella Provvidenza per il bene dellapopolazione, e decide di compiereanche lui un gesto di fiducia nellaProvvidenza .Era il marzo 1879; la prima casa

delle FMA un anno dopo poteva dirsistabilizzata, anche se ancora inade-guata all'espansione della loro atti-

vità. Il contatto - che in termini eco-nomici risultava per il signor Uriartecosì poco prospero - si rivelò inveceben presto accompagnato da garan-zie extra-commerciali . Cose che suc-cedono. Infatti poco più tardi egli sitrova gravemente infermo e don La-sagna non si rassegna a vederlo digiorno in giorno più sofferente .E' convinto che la Madonna deve

guarirlo, ora che essa gli è in qualchemodo debitrice per il favore che haaccordato alle sue Figlie . Va a trovar-lo, e con la sua fede massiccia gli im-partisce la benedizione di Maria Au-siliatrice . Quando se ne va, l'infermosembra assai sollevato e più fiducio-so. Nel volgere di pochi giorni ricupe-ra la salute in modo insperato . E siconvince che l'Ausiliatrice lo ha bat-tuto in generosità .

La piramide capovolta . Intanto lacasetta di Villa Colon, così radicatasul terreno della fede e della speranzareso fertile dall'amore e dal sacrificio,si apre sempre più alle crescenti esi-genze della gioventù del posto. Versola fine del gennaio 1879, con un nuovodrappello di missionarie giunte dal-l'Italia, nuove opere si prospettano inUruguay e poi (1880) in Argentina . Lacasa, anche, cresce . Un nuovo edificiopiù spazioso viene a sorgere accantoalla piccola villa del «prodigioso con-tratto » .

Oggi che le case delle FMA in Ame-rica sono 480, e le suore sono oltre5.800, viene al pensiero quanto dicevaFénelon . Le opere dell'uomo, egli so-steneva, sono come le maestose pira-midi d'Egitto, cioè ben poggiate suimmani basamenti e terminanti in unvertice piccolo piccolo . Anche le operedi Dio, aggiungeva Fénelon, sono si-mili a piramidi, ma alla rovescia :hanno cioè inizi modesti e poveri, mala loro espansione si fa man mano piùgrande . Così capovolte, queste pira-midi non cadono, anzi sono garantitee stabili nel loro equilibrio, perché illoro sicuro punto d'appoggio è Dio .

GIULIANA ACCORNERO

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flr~nnDAL VIETNAM CON AMORE

Il Notiziario salesiano di Hong Kong re-centemente ha pubblicato queste notiziesui salesiani del Vietnam, che si riferisco-no al periodo giugno-agosto 1977 .

L'ordine di nazionalizzazione dell'orfa-notrofio di Go Vap (alla periferia di Sai-gon, o come dicono oggi Ho Ci Min) èstato notificato ai salesiani di quella casain data 18 luglio . Per più di due anni essiavevano cercato di resistere a questa te-muta soluzione, ma per le loro speranzeormai era giunta la fine .

Gli emissari del governo, per dimostrareil loro zelo, avrebbero voluto imposses-sarsi di tutto ciò che si trovava nell'orfa-notrofio, come se fossero state cose diloro proprietà . Questo atteggiamentoprepotente fece perdere la pazienza aisalesiani di quella comunità ; uno di loroportò fuori un po' di roba e andò a na-sconderla nella residenza della Delega-zione (la casa principale dove risiede ilsuperiore dei salesiani del Vietnam) . Fuscoperto e arrestato, e subito venneroeseguite minuziose perquisizioni sia nel-l'orfanotrofio di Go Vap che nella Delega-zione. E quanto quel confratello cercavadi recuperare, è andato perduto .

II 29 luglio poi venne tenuto un pubblicoprocesso, nel quale - naturalmente - i

Gli exallievi del «GruppoArtistico Don Bosco» pro-pongono un disegno (fotoaccanto) del pittore GiorgioRocca. Riprodotto in for-mato 35x50, farà bella figu-ra sulle pareti di casa .

Giorgio Rocca, exallievobolognese, diplomato al-l'Accademia di Belle Artidella sua città, svolge in-tensa attività artistica ; hapartecipato con successo amostre e rassegne d'arte inEuropa e America .Il «Don Bosco» al car-

boncino che egli ha donatoal gruppo Exallievi di Bolo-gna, può essere richiesto(offerta libera) a :«Gruppo Artistico Don

Bosco», Via Jacopo dellaQuercia 1, 40128 Bologna .

Le offerte che giungeran-no sono destinate dagliExallievi ai terremotati delFriuli, in particolare allascuola salesiana di Tolmez-zo, dove un prefabbricatoraccoglie duecento ragazzi,cento dei quali appartengo-no alla zona, e non hannoaltra scuola per raccoglierli .

IL «DON BOSCO» DI GIORGIO ROCCA

nostri confratelli furono trovati e dichiaraticolpevoli. Tre di loro vennero arrestati, mapiù tardi rilasciati, e poterono unirsi al re-sto della loro comunità trasferitosi nellaparrocchia di Ben Cat . E per ora sono lì .

Più seria è la situazione dei primo sale-siano arrestato : è ancora in prigione, epurtroppo la sua salute era molto cagio-nevole .

L'episodio che va dedicato a quanti do-po il ritiro degli americani dal Vietnamsperavano nell'avvento di un socialismodal volto umano, o almeno diverso . Lenotizie da Hong Kong si soffermano poisulla vita religiosa delle comunità salesia-ne del Vietnam, ridotte - dopo le espul-sioni e le inimmaginabili traversie - daquasi 150 salesiani a meno di cento .

Intanto la vita religiosa e di apostolatoprosegue abbastanza regolarmente nellealtre comunità . « Lo zelo e lo spirito a tuttaprova dei nostri confratelli è un fatto im-pressionante, e è motivo di grande con-solazione per noi», ha scritto padre Tyl'attuale superiore dei Salesiani del Viet-nam .

INNI[ 1-un If11u

II 15 agosto, 58 di questi confratelli (checome si sa sono quasi tutti giovani), han-no rinnovato la loro professione religiosain diverse località, e quattro di essi hannoemesso i voti perpetui . Queste professioniperpetue potrebbero essere più numero-se, ma i superiori responsabili vannosempre più cauti nell'accettarle, data lasituazione. Qualche giovane salesiano avolte è stato invitato a ritirarsi, o a riman-dare la professione . Quattro novizi peresempio si trovano in questa situazione,mentre altri undici hanno invece profes-sato .

Da Dalat (dove si trova la maggior partedei salesiani vietnamiti in formazione) i tresalesiani che fanno scuola ai chiericihanno scritto tutta la loro gioia per esserestati ammessi a emettere la professioneperpetua . Naturalmente essi non parlanodelle difficoltà che incontrano, ma padreTy è più realista e scrive : « Noi ci troviamosul Calvario proprio mentre ci apprestia-mo a celebrare il 25° dell'inizio del lavorosalesiano in Vietnam . Ci piacerebbe com-memorare questa data con grande solen-nità, ma nella nostra situazione ci riterre-mo contenti di rinnovare nel nostro cuorela nostra fedeltà a Cristo e al nostro santofondatore. Proveremo a preparare i nostriconfratelli a questa immolazione» .Aggiunge ancora padre Ty : «Pregate

per noi, perché dopo la tempesta noipossiamo - più di prima e meglio di prima- essere veri figli di Don Bosco » .

SCALETTA 1978 :«MIA PATRIA L'EUROPA»

II 1978 sarà - se tutto va bene - l'an-no delle prime elezioni per il ParlamentoEuropeo. Perciò «La Scaletta» (il con-corso culturale e ricreativo che da undicianni impegna istituti e centri giovanili sa-lesiani anche di fuori Italia) ha scelto l'ideadell'Europa come argomento della suadodicesima manifestazione . Canti, danze,scene mimate ecc ., dovranno ruotare at-torno al tema « Mia patria l'Europa» .

L'organizzatore della manifestazionedon Michele Valentini nel novembre scor-so ha diramato le norme per la partecipa-zione, che è estesa a tutte le opere sale-siane e delle FMA d'Europa .

«La Scaletta 1978» avrà luogo a Romanella prima decade di maggio, e anchequest'anno verrà ripresa dalla televisione .

GLI EXALLIEVI ITALIANI VERSOIL 7° CONGRESSO NAZIONALE

Il 7° Congresso Nazionale degli Exallievidi Don Bosco sarà un « incontro di frater-nità e di studio» : gli exallievi si danno ap-puntamento a Pompei dal 22 al 25 aprileprossimo, per discutere « il ruolo delle as-sociazioni exallievi della scuola cattolica,nella realtà ecclesiale e sociale odierna» .Il tema, concreto e pratico, sarà affrontatoda quattro gruppi di studio . Si terrà pure la

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commemorazione di una figura che staacquistando sempre più rilievo nel mondocattolico, l'ingegnere e Servo di Dio Al-berto Marvelli, exallievo .

Oltre agli studi e all'impegno, la frater-nità : sono previste visite agli scavi diPompei, una gita a Capri, celebrazioninella bella Basilica, e serate fraterne . Sa-ranno invitati a partecipare il nuovo RettorMaggiore e un personaggio misterioso sulcui nome gli organizzatori per ora si ten-gono abbottonatissimi . . .

I posti a disposizione si aggirano sulmigliaio ; si prevede che molti exallievi in-terverranno con i familiari . Le prenotazio-ni rimangono aperte fino al 28 febbraio .Informazioni e iscrizioni presso : «Federa-zione Italiana Exallievi di Don Bosco», viaAmendola 5, 00185 Roma; tel . (06)47 .57 .315 .

LAVORIAMO FELICIIN UNA CASETTA DI BAMBU'

E' quanto scrivono i coniugi Mario eSonia Banti, gli exallievi recatisi a Bali perlavorare come medici in una missionecattolica (si veda nel BS del dicembrescorso, a pag . 10, l'intervista da loro rila-sciata ad Angelo Montonati) . Ecco quantoraccontano i due coniugi medici nella pri-ma lettera dall'Indonesia ai loro amici di« Voci Fraterne » :Siamo a Bali da tre settimane, e già la

nuova vita ha assunto un ritmo di norma-lità . Al nostro arrivo abbiamo avuto acco-glienze molto cordiali da parte della Mis-sione e di quanti ci avevano già cono-sciuti : è stata una gara per renderci piùfacile il nostro inserimento . Siamo siste-mati bene, in una casetta di bambù e pa-glia, in mezzo a un palmeto vicino al mare .

Al mattino partiamo sulla jeep col mis-sionario, e andiamo nei villaggi a curare imalati . Breve pausa all'una per il pasto abase di rane, riso, manioca, uova, pesce eun assortimento di frutta che in Italianemmeno si sogna . Alla sera rientriamocol buio, sempre viaggiando con la jeep,attraverso un magnifico paesaggio di ri-saie e foreste . Al nostro villaggio poi, cisono amici che molte volte ci vogliono acena con loro . . .

E' una vita molto sana . Tanto Sonia cheio siamo sempre più entusiasti della sceltafatta, ben contenti di svolgere la nostraattività a favore di queste popolazioni cosìpovere e buone .

Dr. MARIO e SONIA BANTI,Bali (Indonesia)

LA FESTA DEL CIAO

A Chioggia i ragazzi che nel periodoestivo hanno partecipato alle varie inizia-tive delle vacanze, nell'autunno si sonoincontrati nell'Oratorio Don Bosco percelebrare la «festa del ciao», organizzatadall'Azione Cattolica .

Sono arrivati in 800, con i distintivi al-l'occhiello che davano una nota di alle-gria . Si sono messi in cerchio e tenendosiper mano si sono salutati con un clamo-roso «ciao». Poi sempre tenendosi permano hanno formato il «serpentone» ecantando sono entrati nel teatro per lacelebrazione eucaristica . Poi di nuovo incortile per i giochi, e infine il serpentone ètornato a riempire il teatro . Questa volta ivari gruppi si sono esibiti in canti, scenettee racconti di esperienze vissute . Anche un

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Crescete in fretta, ragazzi . Giocano ai selvaggi, ma non lo sono : sono aspirantisalesiani che nella casa di Jarabacoa (Repubblica Dominicana) studiano sui libri,e studiano la loro vocazione . Un anno fa nella loro patria è stata fondata unanuova diocesi a Barahona, e un salesiano è stato fatto vescovo : mons . FabioRivas. La diocesi è grande, i sacerdoti sono una decina in tutto . In questi giornitre salesiani dell'Ispettoria sono stati « prestati » al vescovo, per dargli una mano :uno come parroco della cattedrale, uno per organizzare i movimenti giovanili, eun coadiutore incaricato dei servizi sociali .

La casa di Jarabacoa a cui appartengono i ragazzi della foto (colti dall'obiet-tivo nei loro giochi durante le vacanze), ha già dato alla Congregazione 24sacerdoti e 9 coadiutori . Viene da dire : «Crescete in fretta, ragazzi : la Chiesa habisogno di voi» .

missionario ha preso la parola, raccon-tando la sua vita e il suo lavoro .

Prima di sciogliere l'incontro i ragazzihanno fissato degli impegni concreti daassumere in persona prima, perché « mene importa » . Con questo slogan, e con unaltro fragoroso «ciao», tutti se ne sonotornati a casa .

COOPERATORI : LUIGI SARCHELETTIELETTO SEGRETARIO GENERALE

Due novità si sono verificate nel no-vembre scorso al vertice dell'Associazio-ne dei Cooperatori Salesiani : è stato in-trodotto il nuovo incarico di «SegretarioCoordinatore Generale», e è stato desi-gnato ad occuparlo il dr . Luigi Sarchelettidi Verona .

L'associazione dei Cooperatori, fonda-ta da Don Bosco 101 anni fa, ha sempreavuto e continua ad avere nel RettorMaggiore la massima autorità ; egli però laesercita normalmente attraverso unmembro del suo Consiglio ; a sua voltaquesto Consigliere Superiore ha finoraguidato l'Associazione con la collabora-zione di un Segretario Generale, sacer-dote Salesiano . (Consigliere Superiore inquesti ultimi sei anni è stato don GiovanniRainieri ;Segretari Generali sono stati 35anni don Stefano Trione, poi per 23 annidon Guido Favini, e negli ultimi 4 anni donMario Cogliandro) .Ora il Congresso Mondiale dei Coope-

ratori nel 1976 ha ritenuto che l'Associa-zione fosse in grado di corresponsabiliz-zarsi con i suoi laici in una conduzione

collegiale anche a livello mondiale . Perciòl'incarico di Segretario Generale, in pre-cedenza assegnato sempre a un salesia-no, è stato ora così sdoppiato : accanto aun «Delegato Generale» (salesiano, in-caricato della parte spirituale e formativa),viene a trovarsi il «Segretario Coordina-tore Generale», membro laico dell'Asso-ciazione, che si occuperà della parte or-ganizzativa .Don Mario Cogliandro è pertanto di-

ventato Delegato Generale, e la Consultamondiale dei Cooperatori nei mesi scorsiha designato per elezione il primo Segre-tario Generale nella persona del dr. LuigiSarcheletti .

Exallievo di Verona, 55 anni, sposato,già funzionario delle Ferrovie dello Stato,Sarcheletti è entrato anzitempo in pen-sione per potersi dedicare a tempo pienoai Cooperatori . Occupa posti di respon-sabilità nella sua diocesi, e in qualità diregolatore ha guidato brillantemente ilCongresso Mondiale Cooperatori svoltosil'anno scorso a Roma .

La vera novità del cambiamento avve-nuto consiste in questo: i Cooperatoridella base, guardando ai vertici, prima in-contravano solo una tonaca nera ; ora in-vece, accanto a un clergyman, incontranoun «doppio petto» grigio .

• Giovani Cooperatori . A Bahía Bianca(Argentina) un gruppo di Giovani Coope-ratori si sta preparando per recarsi prestoa svolgere attività missionaria in una zonaparticolarmente bisognosa di assistenzasotto il punto di vista pastorale e sociale .

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preghiamo per

iuuuni muiiiuSALESIANI DEFUNTI

Sac. Giuseppe Villani t a Napoli a 84 anniL'intero arco della sua lunga vita fu segnato da tenaceamore a Don Bosco, da fervido spirito sacerdotale, dacoraggiose realizzazioni . Era un forgiatore di carattericon l'esempio del suo animo forte, convinto, entusiastadell'ideale salesiano . II segreto della sua efficacia edu-cativa consisteva nella capacità di ambientarsi integral-mente nelle località a cui era destinato . Viveva in co-munione di vita e di ideali con la gente tra cui esercitavail suo ministero pastorale.

Soc. Giuseppe Massimi t a Porto Alegre (Brasile) a 95anniItaliano di nascita, svolse per molti anni la sua attivitàsacerdotale in Brasile a Rio Grande, ove costruì il LiceoLeone XIII . Poi a Porto Alegre, ove la sua passione per lagioventù abbandonata lo indusse a costruire la «Casadel piccolo operaio, Il suo zelo e la sua attività glimeritarono alti riconoscimenti sia dal Governo italianoche da quello brasiliano .

Sac. Luigi Testa t a Montevideo (Uruguay) a 84 anniRicco di autentico spirito salesiano, anticipava i tempicon i mezzi più moderni di evangelizzazione . Fu con-vinto promotore degli oratori giovanili, per i quali profu-se le ricche doti di inventiva e di realizzazione che glivenivano dal nativo Piemonte . Si dedicò con entusiasmoalla catechesi dei giovani e alle missioni, nelle città co-me negli ambienti rurali . Sapeva comprendere le perso-ne con eminente senso pastorale, in particolare quandosi trattava dei più poveri e bisognosi .

Coad . Lorenzo Menegola t a Este a 80 anniDiede alla Patria il fiore dei suoi 20 anni sui campi dibattaglia della prima guerra mondiale, poi si consacrò alSignore nella vita salesiana . Visse per ben 45 anni nellaCasa di Este, distinguendosi per la fedeltà agli impegnidel suo ufficio di infermiere . Temperamento buono e se-reno, era caro a tutti . Edificava con la sua fede e il suospirito di pietà . Una vita che ricorda al vivo la figuraideale del salesiano coadiutore come lo volle Don Bo-sco.

Coad. Paolo Guido t a Lima (Perù) a 78 anniDi origine astigiana, volle consacrarsi al Signore nellaFamiglia di Don Bosco, e nel 1927 partì per il Perù . Unasua attività caratteristica fu la ricerca dei fondi per lacostruzione del tempio a Don Bosco in Callao e a MariaAusiliatrice in Chosica . Ma la questua era per lui un'oc-casione di apostolato : faceva conoscere la Madonna,Don Bosco, Domenico Savio . La sua sincera pietà el'amore al lavoro rendevano efficace la sua parola .

Sac. Massimiliano Gomiero t a Udonthani (Thailandia)a 61 anniEra nato a Scorzà (Venezia), e ancor giovanissimoscelse l'ideale salesiano missionario . Nel 1934 partì perla Thailandia, e dopo l'ordinazione sacerdotale fu primaeconomo e poi direttore nella casa di Bangkok . Seppedare un forte impulso alla scuola salesiana e spendere lasua vita per l'educazione dei giovani più poveri . L'ultimagrave malattia lo colse come direttore della scuola diUdonthani . Volle rimanere al suo posto finché le forzeglielo permisero . Trasportato all'ospedale di Bangkok,edificò i confratelli, il personale e i molti exallievi che

Per quanti ci hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-sciuta giuridicamente con D .P. del 2-9-1971 n. 959 e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente personalitàgiuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ricevereLegati ed Eredità . Formule legalmente valide sono :

se trattasi d'un legato : « . . .lascio alla Direzione Generale Opere DonBosco con sede in Roma (oppure all'Istituto Salesiano perle missioni consede in Torino) a titolo di legato la somma di lire(oppure)l'immobile sito inper gli scopi perseguiti dall'Ente, e particolar-

venivano a trovarlo con il suo spirito di fede e di serenitànell'accettazione del piano divino .

Sac . Ferdinando Casagrande t a Haifa (Israele) a 55anniDalla nativa Mareno di Piave (Treviso), diventato sale-siano, era partito prima per il Centro America, e poi per ilMedio Oriente. Era dotato di spiccate attitudini pratiche,di sereno ottimismo, e quindi costituiva un elemento dicoesione nella comunità . Era pronto a qualsiasi man-sione o impegno apostolico fino al totale sacrificio di sé,perché era sostenuto da una spiritualità tanto semplicequanto profonda e robusta, che ne alimentava l'ottimi-smo anche nelle difficoltà . Un lungo calvario di soffe-renze lo preparò al suo incontro con Cristo risorto .

Soc. Francesco Mazzocchio t a Lima (Perù) a 90 anniEra nato in provincia di Agrigento, e nel 1927 parti comemissionario per il Messico. Fu poi per due anni ispettorea Cuba, e nel 1935 giunse in Perù ove rimase fino allamorte . Sacerdote di profonda pietà e di fine garboumano, si dedicò con passione alla cura delle vocazioni,formando alla vita religiosa molti salesiani, prima nell'a-spirantato di Magdalena del Mar e poi nel seminario diPiura. Una bella schiera di sacerdoti, sia salesiani chediocesani, e due vescovi, sono il frutto fecondo del suoapostolato. Questa magnifica figura di salesiano lasciaun esempio di viva pietà, di serena allegria e di amorefattivo per le vocazioni religiose e sacerdotali .

Soc . Giuseppe Gaino t a Varazze (Savona) a 87 anniVisse la sua vocazione sacerdotale e salesiana edu-cando con passione ed efficacia la gioventù . Il suo ac-cogliente sorriso, la sua incantevole semplicità gli atti-ravano la confidenza delle anime e rendevano efficace ilsuo ministero .

Sac . Giovanni Giovenale t ad Alassio (Savona) a 49anniFu prima missionario in Ecuador, ove svolse un'attivitàtosi intensa che la salute ne rimase fatalmente scossa .Dovette tornare in patria, ove portò inalterata la suapassione per l'attività apostolica salesiana . Si dedicòcon zelo alla scuola, e in particolare alla cura dei coo-peratori, che trovarono in lui l'umile e affettuoso amicodelle loro anime. Ma la sua vita era segnata, ed egli ci halasciato troppo presto . La sua immagine serena e lumi-nosa ci resta come esempio di generosa accettazione deidisegni di Dio .

COOPERATORI DEFUNTI

Eugenia Piccini ved. Bettini t a LivornoEssa stessa ha voluto annunciare la sua morte conquesto biglietto indirizzato all'Unione dei CooperatoriSalesiani : «Spero potermi riunire in Cielo, oltre che conmio marito, con Don Bosco e tutti i Cooperatori Sale-siani . E' con serenità di spirito che nell'attesa del grandeviaggio faccio i preparativi appena rientrata dal ritiro fraCooperatrici di Calci, predicati da don Emilio Bonomi,che Dio lo benedica in eterno per il bene-che ci ha fatto .Scrivetemi fra i vostri morti e pregate per me» .

Teresa Aprà t a Verzuolo (Cuneo)Fu mite e buona: amò la concordia e la pace . Pregòtanto . Praticò ed esortò alla fiducia nella Provvidenza,

ripetendo sovente : Dio vede, Dio provvede . Formò convero amore alla Chiesa numerose schiere di FanciulliCattolici. Fu esempio di fortezza cristiana in tutta la vita,e soprattutto nell'ultima dolorosissima malattia . Congioia aveva dato a Don Bosco un figlio sacerdote .

Teresa Mesianl t a Bova Marina (Reggio C .) a 39 anniDivenne cooperatrice salesiana a 15 anni, e seppe rea-lizzare questa vocazione nel dono continuo di se stessaagli altri, secondo lo spirito di san Giovanni Bosco . Gliamori del Santo: l'Eucaristia, la Madonna e il Papa, fu-rono i suoi, e li visse intensamente per sé e per gli altri .Colpita da male inesorabile, continuò a irradiare attornoa sé il sorriso candido della sua anima, che conquistavatutti quelli che l'avvicinavano, in una testimonianza cri-stiana di fede e di amore .

Luisa Borrlello ved. Palumbo t a Roma a 81 anniEra una madre cristiana e salesiana in senso pieno . IlSignore l'aveva fornita delle migliori qualità di mente e dicuore : nobiltà d'animo, generosità, intelligenza aperta,sensibilità ai bisogni altrui, carattere gioviale e ottimista .Fu cooperatrice salesiana e dirigente zelante e assidua,pronta a ogni iniziativa con slancio e dedizione, in par-ticolare nel settore degli Esercizi e delle Missioni . II suospirito di preghiera era ad alto livello, alimentato dalRosario quotidiano e dalla Comunione frequente . Nellecase salesiane e in quelle delle FMA era come in fami-glia . Benediceva il Signore per aver chiamato una suafiglia a diventare Figlia di Maria Ausiliatrice .

Giovanni Falessi t a Frascati (Roma) a 76 anniCooperatore salesiano da lungo tempo, affezionato let-tore del Bollettino, educò i suoi numerosi figli alla scuolae allo spirito di Don Bosco. La sua pratica cristiana(compresa la recita quotidiana del rosario), e la sua fedeprofonda, si imponevano all'ammirazione di tutti . Di-mostrò la generosità del suo animo in ogni occorrenza,ma particolarmente verso gli sfollati dell'ultima guerra,ai quali aperse amorosamente la sua casa. Accettò lasofferenza con cristiana fortezza, in fiduciosa adesioneal volere divino.

Filippo Lemmo t a Salerno a 68 anniFu educato negli istituti salesiani di Napoli-Vomero, Ca-serta e Portici, ove si distinse tra l'altro per la facile venapoetica e canora e-per l'abilità di attore . Pur avendo iltitolo per più alti incarichi (era professore di lingua eletteratura spagnola), preferì l'insegnamento elementa-re, per stare vicino ai piccoli . Ebbe vivissimo il sensodegli altri, per i quali si prodigò con viva fede e schiettasolidarietà umana . Nella lunga e dolorosa malattia diedeesempio luminoso di belle doti umane e religiose .

Cav. Mario Frangi t a Vedano Olona (VA) a 84 anni .E' stato un uomo laborioso, mite e saggio, a cui nonsono mancate, nella lunga giornata terrena prove e viveamarezze, superate con fede e serenità. E' stato so-prattutto generoso. Insieme con l'amata sposa (che l'hapreceduto nel Regno, e che ricevette dal Rettor Mag-giore don Ziggiotti una medaglia d'oro), ha offerto inletizia a Dio i suoi due figli, don Eugenio e don Gino,sacerdoti nella famiglia salesiana .

Giovanna Corredi ved. Nordera t A Caldiero (Verona)Visse l'ideale salesiano gioiosamente, amando MariaAusiliatrice, Don Bosco e la Congregazione, a cui fulieta di donare il figlio, don Luciano. La sua fu una vita difede, di sofferenze, ma anche di gioia nel vedere i figli e inipoti entrare nella società capaci di scelte mature .L'ultima malattia mise in evidenza la sua generositàspinta fino al sacrificio : offerse la sua vita per la Chiesa,il Papa, i Vescovi, i sacerdoti, per la famiglia salesiana ele sue missioni, in particolare per quella di Mossorò inBrasile. Al figlio sacerdote che amorosamente si ferma-va ad assisterla arrivò a dire : « Va', tu non sei il mio prete,ma il prete di tutti» .

Angelina Capolongo t Ottaviano (Na)

Giuseppina Striano t Ottaviano (Na)

mente di assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione, di culto edi religione » .

se trattasi, invece, di nominare erede di ogni sostanza l'uno o l'altro deidue Enti su indicati :« . . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomino mioerede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco con sede inRoma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino)lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, per gli scopiperseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e beneficenza, diistruzione e educazione, di culto e di religione » .(luogo e data)

(firma per disteso)

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EVITATO UN DISASTRO

Avevo acquistatoda poco tempo unacucina a gas, quan-do un giorno all'im-provviso uscì dalforno una fiammatache in un batterd'occhio divampòper tutta la stanzadistruggendo ogni

cosa. Il mio pensiero corse con terrorealla bombola a gas : se fosse scoppiataavrebbe distrutto la casa, e peggio ancoraavrebbe fatto otto vittime . In quel tragicomomento invocai con tutta la fede l'aiutodi Maria Ausiliatrice, mentre accorrevanoi Vigili del Fuoco, chiamati d'urgenza .Quei bravi giovani riuscirono a portarefuori la bambola e a spegnere il fuoco,evitando un disastro . Ringrazio loro, eringrazio la cara mamma Ausiliatrice, dicui sono tanto devota .Villa Estense (Padova)

Faustina Zovi Turra

LA REGINA DELLA MIA CASA

Desidero portare alla vostra conoscen-za due grandi grazie che la Regina dellamia casa e la Mamma dei miei bambini, acui sono consacrati, mi ha voluto elargireperché io impari dalla sua bontà a diven-tare una mamma cristiana .

Per distrazione, avevo dimenticato dalmacellaio la cartella del mio Gian Mario di8 anni, e stavamo andando a prenderel'altro mio bambino, Fulvio, di 4 anni, al-l'asilo «Maria Ausiliatrice' . Gian Mario,accorgendosi che non avevo la sua car-tella, attraversò di corsa la strada . Vidi conterrore sfrecciare una macchina, e mio fi-glio fermarsi miracolosamente a un passoda essa .

Giorni dopo fui investita da un camion,insieme con Fulvio . L'incidente non ebbegravi conseguenze, e fu Gian Mario a far-mi notare che la Madonna ci aveva aiutati .Dedico alla Vergine il proposito di noncorrere per la strada .Gravina di Catania

Graziella Boselli

Suor Giuseppina Tarantino FMA ( Paler-mo) desidera esprimere la sua ricono-scenza a Maria Ausiliatrice per una im-portante grazia ricevuta per sua interces-sione .

Adelina Boscarino (Scicli, Ragusa) rin-grazia di cuore Maria Ausiliatrice, SanGiovanni Bosco e gli altri santi dellaFamiglia Salesiana per la guarigione delnipotino da un grave malessere .

Suor Luisa Seregni FMA (Milano) se-gnala la riconoscenza di una mammaverso Maria Ausiliatrice, invocata con ar-dore per il figlio ammalato, e poi comple-tamente guarito, mentre si temeva un ma-le incurabile .

Cretaz Ivana, Emilio e figli sono ricono-scenti a Maria Ausiliatrice, San GiovanniBosco e San Domenico Savio per graziaricevuta, e offrono una Messa di ringra-ziamento .

Annarita (Aosta) ha chiesto a Dio lagrazia della guarigione della mamma perintercessione di Maria Ausiliatrice, e oraha la gioia di annunciare che la mamma ètornata a casa perfettamente guarita daun male che i medici non riuscivano ascoprire .

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u1uuIHI un IlCHIAMANO LA MIRACOLATA

. .

.. Mi trovavo in cuci-na, quando per uncolpo di sonno cad-di, provando subitoatroci dolori all'ancae al femore . Mi eroprocurata una dop-pia frattura, e dovettiessere portata subi-to all'ospedale . In

quei tristi momenti invocai a gran voceDon Bosco e Don Rua perché mi aiutas-sero, e non mi lasciassero abbattere .Promisi anche due mesi della mia pensio-ne, se mi avessero concesso la bella gra-zia di poter tornare a camminare comeprima .

I medici avrebbero dovuto operarmi, maper la mia età e le mie condizioni fisichenon si arrischiarono . Rimasi così inges-sata per tre lunghissimi mesi ; poi comin-ciai la solita trafila : girello, treppiede, ba-stone . . . Finché un po' alla volta riuscii acamminare da sola . Ora sono ritornatacome prima, mi sento rinata nel fisico, la-voro in casa più di prima, e posso fre-quentare liberamente la chiesa . Sono ri-masti tutti meravigliati, mi chiamano lamiracolata di Don Bosco . E io aggiungo : eanche di Don Rua .Ora continuo a invocarli per alcune

grazie spirituali importantissime, mentreogni mese ricevo con gioia il tanto attesoBollettino salesiano, apportatore di gioia edi serenità .San Damiano al Colle (Pavia)

Prassede Caravaggi

Luigi Fanano (Roma) ringrazia SanGiovanni Bosco per la guarigione del fi-glio da grave malattia .

Anna Spotti (Salsomaggiore TermeParma) è riconoscente a San GiovanniBosco, invocato per il fratello gravementeinfermo e infortunato, e ora guarito .

Erminia Cagnani (Corneliano d'Alba,Cuneo) ha pregato con fede immensa DonBosco per il figlio ammalato e ne ha otte-nuto la guarigione .

QUALCHE GI^ :

O RICEVETTIL .A 'SOSPIRATA

Da due anni l'ul-timo dei miei figli,che vive all'estero inun paese molto lon-tano, non mi scrive-va più, per le solitebeghe familiari . Lemie preghiere e imiei tentativi di rista-bilire le normali rela-

zioni che intercorrono tra padre e figlionon valsero a nulla. II 13 maggio, festadella santa Maria Mazzarello, mi recainella Basilica di Maria Ausiliatrice, e par-tecipai alla messa celebrata all'altare del-la santa da un anziano sacerdote . Al mio

lato avevo una FMA, con la quale scam-biai il saluto della pace . Poi pregai la san-ta, invocando la grazia tanto desiderata .Qualche giorno dopo ricevetti la sospiratalettera di mio figlio, con la quale le nostrerelazioni saranno riprese . Con tanta rico-noscenza .Torino

Virgilio Borsattino

HO RIPRESO IL MIO LAVOROSENZA ALCUN DISTURBO

In un momento di distrazione durante illavoro mi tagliai profondamente la primafalange di un dito . Portata d'urgenza alPronto Soccorso venni sottoposta a unadolorosa operazione . Il dottore diagno-sticò necessaria l'asportazione della fa-lange. Ma io mi rivolsi con fiducia a santaMaria Mazzarello, perché lavoro in unacasa salesiana, e le mie preghiere non fu-rono vane : il dito è guarito perfettamentesenza amputazioni, e ora ho ripreso il miolavoro senza alcun disturbo .Roma

Laura Compagnoni

. . .E IO VORRO''JCCIDERE IL MIO BAMBINO?

L'8 maggio 1977celebravo la festa disan Domenico Savionel nostro CentroSociale Giovanile diCamporeale, uno deipaesi terremotati delBelice . Nel pomerig-gio stavo intratte-nendo la comunità

giovanile nella nostra Cappella, e spiega-vo l'origine della devozione all'abitìno disan Domenico Savio, quando a un trattovidi una delle mamme presenti primamettersi gli occhiali scuri, e poi tergersi lelacrime che le rigavano il volto . Terminaila funzione consacrando i bambini a sanDomenico Savio .Due settimane dopo, quella stessa

mamma ritorna al Centro Sociale, e sfo-gandosi mi confida che era venuta il gior-no della festa di san Domenico Savio perringraziarlo del primo figlio, avuto all'ot-tavo mese in difficili condizioni, dopo varieemorragie, senza alcun intervento chirur-gico. Poi, raccontò, era venuta una sorel-lina, e con suo marito aveva pensato chedue figli potevano bastare . Invece tempodopo si era trovata di nuovo in attesacontro volontà, e d'accordo col maritoaveva deciso di abortire . Ma quel giorno,sentendo parlare del piccolo Domenicoche da Torino era corso a Mondonio alcapezzale della mamma in difficoltà, persalvare la sorellina Caterina, era rimastascossa . Aveva pianto, pentita del suo in-sano proposito, dicendo in cuor suo : Do-menico Savio ha salvato la sorellina, e iovorrò uccidere il mio bambino?

Terminò il suo sfogo chiedendo l'abiti-no del Santo, decisa a portare a compi-mento la gestazione .Camporeale (Palermo)

Sac. Natale Zuccaro, SDB

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PREMATURA MA SANA

Fin dal primo momento della mia attesami misi sotto la protezione di san Dome-nico Savio . Superai una minaccia diaborto e l'epatite virale . La nostra bambi-na nacque prematura ma sana . Purtropposi verificarono complicazioni, per cui fusottoposta a trasfusione. Ma ancora unavolta il Santo ci protesse, e la piccola su-però tutto molto bene . Ora lo preghiamoche voglia proteggerla sempre .Torino

Piera e Dario PerelloCON PROFONDA RICONOSCENZA

Felicemente sposata, ero in attesa dellaprima creatura, quando al terzo mese lecose si complicarono al punto che si te-meva un aborto . Fui ricoverata d'urgenzaall'ospedale, ma il professore curante nonmi diede alcuna speranza : secondo luil'aborto era inevitabile. Dopo due mesi emezzo di ricovero fui dimessa, ma le cosenon migliorarono, e fui costretta al riposoassoluto .

Una suora mi consigliò di rivolgermi asan Domenico Savio, il protettore deibambini, e io lo feci con tanta fede . Doposei mesi di letto e complicazioni di variogenere, finalmente venne alla luce una vi-vace e robusta bambina . Mamma, papà enonna esprimono la loro profonda rico-noscenza .Serravalle Scrivia (Alessandria)

Maria Vittoria Ragni BosioEmilia Molino ( San Paolo Sobrito, Asti)

ha raccomandato a san Domenico Savioun bambino portato d'urgenza all'ospe-dale per appendicite, e il bimbo è guaritosenza operazione .

Teresa La Vecchia (Agrigento) ringraziaMaria Ausiliatrice, San Giovanni Bosco eSan Domenico Savio per una grazia im-portante ottenuta a vantaggio 'della ni-pote .IN !~'- -

'AMMA E PAPA'

Mia sorella Lucia,sposata e madre diquattro figli, soffrivada anni, ma cometutte le vere mamme,l'ultima a cui badavaera se stessa . Finchéle cose si aggrava-rono al punto chedovette essere rico-

verata d'urgenza all'ospedale per un in-tervento chirurgico . Le condizioni risulta-rono così gravi che il chirurgo, dopo l'o-perazione, non nascose le sue preoccu-pazioni .

Allora io sono ricorsa alla nostra caraAlexandrina Da Costa . Presi la sua imma-gine che portavo nella borsetta, e la posisotto il guanciale dell'ammalata, pregan-do con tutta l'anima che intercedesse perquella povera mamma . La risposta fu im-mediata: mia sorella cominciò a miglioraree in pochi giorni giunse alla perfetta gua-rigione, fra lo stupore dei professore e deidottori .

Quest'anno il babbo fu colto da infarto eda successiva trombosi cerebrale, che loridussero in fin di vita . I medici lo dicevanoclinicamente già morto . Ma io mi rivolsi dinuovo con grande fiducia ad Alexandrina .Abbiamo constatato l'intervento divino : ilbabbo si è ripreso, e ora sta bene, nono-stante la gravità del male e i suoi 85 anni .Buddusò (Sassari)

Maria Oddis

«Zatti incomincia . . .»Il BS nei fascicoli di novembre e dicembre e scorsi aveva presentato il profilo del

salesiano laico Artemide Zatti nuovo Servo di Dio, la cui causa di canonizzazione èstata da poco introdotta . Il Postulatore salesiano delle cause, don Carlo Orlando, nelnovembre 1976 ha dato alle stampe un fascicolo contenente i cosiddetti «Articoli peril processo conoscitivo sulla vita, le virtù e i miracoli del servo di Dio» .

La causa di Zatti è stata introdotta perché la gente della Patagonia continua aricordarlo e a volergli bene . Era morto a Viedma il 15 .3 .1951, e già l'anno appresso lasua città adottiva gli dedicava una via ; nel 1953 collocava una lapide in suo ricordo ;nel '56 gli ergeva un monumento . Con un decreto-legge del 1975 infine mutava ilnome dell'ospedale regionale in quello di Zatti .

Intanto la gente, i salesiani che l'avevano conosciuto, i Vescovi della zona, insi-stevano perché la causa fosse introdotta . E c'era un motivo in più per farlo : findall'indomani della sua morte la gente aveva preso a recarsi alla sua tomba perpregare e portare fiori . Non sono mai mancati i fiori alla tomba di Zatti . E da diverseparti si segnalano grazie attribuite all'intercessione di Zatti . II fascicolo stampato dalPostulatore delle cause ne riporta alcune, tra cui le seguenti .

ATTI COMINCIA

Poco dopo lamorte del Servo diDio, il presidentedei giovani di Azio-ne Cattolica diViedma, signorGarcía, che soffri-va di esaurimentocronico e persi-stente, ricorse ad

A. ZATTI, lasciando tutte le medicine .Ottenne la guarigione . Il commento del-la gente fu questo: «Zatti comincia aconcedere grazie . . . » .

RICUPERO' LA VISTA PERDUTA

II sig . Ernesto Serralunga, domiciliatoa Bahía Bianca (Argentina) in data 2agosto 1976 attesta che sua nuora per-se improvvisamente la vista da un oc-chio. I medici lo attribuirono a un virus .Ricuperata la vista da quell'occhio, nel-lo stesso modo perse quella dell'altro . Imedici scartarono l'ipotesi del virus, e laconsigliarono di sentire gli specialisti diBuenos Aires .

In questa situazione, il sig . Ernestoinvocò con fede il servo di Dio ARTEMI-DE ZATTI perché intercedesse in favoredella madre dei suoi nipoti . Ebbene, pri-ma di partire per Buenos Aires essa ri-cuperò la vista perduta, tornando allanormalità .Il medesimo sig. Ernesto aggiunge

che sua figlia cadde in uno stato de-pressivo per vari mesi, al punto che

Abbiate Alessandro - Agostini Adriana - Baglione Rosa-lia - Ballerini Maria - Bampi Giuditta - Bardine Arpelice -Beldiotti Margherita - Bellini Antonia - Bonaccorso Giu-seppe - Bonarrigo Maria - Bonsenso Tina - Bravo MariaMaddalena - Camistraro Rosalia - Canali Lina - Cangia-no Assunta - Caretto Maria Grazia - Casetta Margherita -Catalano Lina - Colonnese Vincenza - Colzani Pier Luigi-Cugnasco Mary - Damiani Eledis - Dello Jacono Mar-gherita - De Marco Ada - De Martin Angela - De StiloDina - Di Nanni Adriano - Di Pasquale Anna - FerraroPietro - Ferrero A. Teresa - Ferroni Elide - Fre Dina e Ida- Gabasio Maria - Garini Luigina - Geninatti Maria -Giampè Vincenzina - Gilardoni Annunziata - Gino Seve-rina - Graci Nicolina - Longo Maria - Lorenzetti Maria -Mantovani Olga - Maretto Giovanna - Masetti Maria -

giunse a pensare al suicidio . Ancorauna volta egli si appellò all'intercessionedel Servo di Dio . Il miglioramento dellafiglia fu immediatamente evidente . Por-tata a Buenos Aires, gli psichiatri le pre-scrissero solo una comune cura fortifi-cante. Oggi è perfettamente ristabilita, esi dedica al suo apostolato di Legionariadi Maria .

IL MIGLIORAMENTO DEFINITIVO

La signora Ortiz di Bahía Bianca co-munica in data 2 giugno 1962 che il mi-glioramento definitivo di suo figlio infer-mo avvenne al termine di una novena incui aveva chiesto l'intercessione delServo di Dio, e in cui si era confessata ecomunicata .

I MEDICI TEMEVANO

In data 1 maggio 1964 la signoraAdela Lucia Sacco de Cortés scrive cheun suo nipote riportò la lesione a un oc-chio in un incidente . I medici giudicava-no difficile scongiurarne le conseguen-ze, soprattutto l'emorragia interna . Maessa invocò il Servo di Dio e tutto si ri-solse favorevolmente .

DOLORI RIBELLI

Da Córdoba in data 31 marzo 1965,Maria Elena F . ringrazia per molteplicifavori ottenuti per intercessione delServo di Dio ; e soprattutto per il miglio-ramento di una figlia, che soffriva doloriribelli a ogni trattamento medico .

HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE

Massanzana Giuseppina - Melchiorre Adele - MerizziMaria- Militello Giuseppina- Montana Maria Francesca -Nicolazzo Eugenio - Obinu Teodora - Orlando Rosalia -Osippia Antonietta - Pandolfino Margherita - PandolfinoRosa - Parisi Giuseppa - Parodi Lidia - Pelassa Luigi -Pelliccia Concetta - Pelonero Salvatrice - Picone Loretta- Pilat Agnese - Poretto Maria - Pugliese Filomena -Quantaione Antonino - Rembando Lisetta - Rinaldi Ma-ria Luisa - Risi Angelo - Rocchietti Manuela - RomagnoliMaria - Rossi Raffaela - Rusconi Paolina - Saporiti Giu-ditta - Soragnese Michele - Tortone Cav . Giuseppe -Trisoglio Carmelina-Ussino Giuseppina-Vaglio Marina- Zambaldi Elvira - Zandonella Eva - Zucca Ottorina -Zucchieti Norma .

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BS indice dell'annata 1977Le cifre prima della virgola Indicano il mese; quelle dopo, la pagina. I numeri in neretto Indicano una trattazione ampia dell'argomento .

I LUOGHIAlgeria : ritirati i salesiani 2,31 .Argentina: centenario missioni 2,8 ; Giovani Cooperatori

a Trelew 2,29 ; 5,30 ; Visita alla Patagonia 4,9 ; SanNicolàs de los Arroyos 4,25; Villa Regina 5,24 ;Buenos Aires : padre Baccino 6,25; Viedma : l'ospe-dale San José 11,4; 12,23.

Australia: 2,28 .Boiivia: si avvera un sogno di Don Bosco 3,12 ; San

Carlos de Yapacaní 3,30 ; 10,24 .Brasile : a Belem i profeti della speranza 2,17; i Tucani

4,15; le madrine di Corumbà 6,8 .Cecoslovacchia : salesiano arrestato 4,30; cinquantesi-

mo dell'opera 7,9.Costa Rica : l'opera sociale a San José 12,12 .Ecuador. fascicoli « Mundo Shuar . 12,30 ; servizio aereo

missionario 6,17 ; radio Shuar 7,28 ; 10,12; Exallievetra gli Shuar 11,7.

Etiopia: l'opera di Makallé 4,18 .Filippine : Tondo addio 2,22 ; Pasil, parrocchia sulle im-

mondizie 11,9 .Francia : Centenario del « Patro . 10,28 .Giappone : i pagani si sposano in chiesa 10,30 .Guatemala : un indiano tra gli indios 2,16; villaggio rico-

struito 7,30; parrocchia giovanile 10,31 ; i Coopera-tori aprono una scuola 12,29 .

Haiti: i principini neri 1,17.India : l'opera di Wellington 1,22 ; villaggio delle Beatitu-

dini 3,14; ragazzi della strada a Cochin 6,22 ; Centrocatechistico a Calcutta 7,29 ; i Santhali 10,19 .

Indonesia : due exallievi a Bali 12,30 .Israele: Simone Srugi a Beitegemal 7,21 .

ItaliaArese 1,28Baita Santa Maria 5,16 .Bellombra 12,30 .Bologna: Gruppo Artistico Don Bosco 12,16 .Borgofranco d'Ivrea 1,31 .Bova Marina : radio 3,28 .Castel Gandolfo (Paolo VI) 10,15 .Friuli 3,28; 7,29.Macerata : radio 4,29 .Messina: Centro psicopedagogico 6,30 .Mogliano Veneto 1,29 ; 4,29 .Montechiarugolo 5,20 .Rivalta : il centro giovanile 2,12.Roma : Don Bosco 7,28; Testaccio 6,30.Sanluri 11,41 .Torino : centenario missionario 2,10 ; 130 ° del SanLuigi 12,29 .Zorlesco: nuovo oratorio 10,31 .

Jugoslavia : 75° di attività 12,31 .Korea : . Psicologicamente lebbrosi . 1,12 .Messico: la madrecita santa 3,19; una vita per i Mixes

5,13 ; le vacanze diventano missione 6,12.Nicaragua : centro giovanile di Managua 3,16 .Paraguay: parrocchia di Coronel Oviedo 12,18 .Perù : il primo allievo di Callao 6,29 .Polonia : centenario missioni 2,9; permesso per una

nuova chiesa 6,31Spagna : cooperatori per il Terzo Mondo 6,16 ; suor Pa-

iomino a Valverde 10,25 ; monumento a Don Bo-sco 12,29 .

Stati Uniti : .Savio Clubs . 10,30 .Svezia : parrocchia a Stoccolma 5,31 .Thallandla: week end con i lebbrosi 2,14; tempo di dia-

logo 5,10 .Timor 1,29 .Uruguay: francobollo del centenario 10,29 .Venezuela: Isla del Ratón 3,18 ; signorina, perché si è

fatta suora? 6,6.Vietnam : difficoltà per i salesiani 4,30.Zaire: restituite le scuole 7,6 .

LE COSEAmici Domenico Savio: chi sono 5,3.Bibbia : traduzione ecumenica 1,11 .Bollettino Salesiano: « Dite cos'è per voi . 4,8 ; numero

unico per il Centenario (intero fascicolo di settem-bre) ; sono saliti a 37,12,28.

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.BS. risponde (rubrica): Uisper 1,16 ; Doppiovù 2,20 ;la Quaresima oggi 3,23 ; i ragazzi possono esseresanti 4,20 ; Formazione permanente 5,18 ; il turpilo-quio 6,14 ; predicare o sfamare? 7,18; la scuola pri-vata 10,22; far posto allo Spirito Santo (CG21)11,10 ; che cosa si prova a «tornare indietro . 12,20 .

Capitolo Generale: storia del 1 ° 3,25; storia dei succes-sivi 10,7.

Capitolo Generale 21 1,5 ; 11,10 ; relazione sullo statodella Congregazione 12,6 .

Congressi : mondiale Cooperatori 1,6; 1,28 ; Exallievi diAsia e Australia 2,11 ; 5,30 .

Convegni : su «lavoro nelle periferie . 2,31 ; 4,31 ; GiovaniCooperatori salesiani 3,3 .

Cooperatori Salesiani : centenario 1,4 ; programma 19771,30 ; visita in Terra Santa 2,30 ; vacanze familiari3,28 ; visita in Patagonia 4,9 ; per il Terzo Mondo(Spagna) 6,16; consulta mondiale 10,20; program-mi 1978 10,20; visita all'India 10,21 ; scuola percorrispondenza 12,29 ; aprono una scuola in Gua-temala 12,29; discorso card . Colombo 12,29 . VediCongressi, Convegni .

Edizioni Audiovisive Salesiane: 10,29 .Educhiamo come Don Bosco (rubrica) : bravi educatori

si diventa 2,15 ; insegnategli a dare qualcosa di sé3,9 ; portateli alla messa 4,28 ; insegnategli a con-fessarsi 5,6 ; riempite di gioia le loro vacanze 6,4 ;l'estate rischiosa dei ragazzi 7,10 ; i ragazzi nellascuola 10,5 : abituateli al pensiero dell'aldilà 11,3 ;riempite di fede il loro Natale 12,14.

Esercizi spirituali: 4,12.Exallievi Don Bosco : 46 parlamentari 3,31 ; 4,29 ; le va-

canze diventano missione (Messico) 6,12 ; pellegri-naggio a Czestochowa 10,31 ; exallieve tra gli Shuar11,7. Vedi Congressi .

Famiglia Salesiana: statistiche 1976 3,7; che cos'è 9,9 ;Don Bosco la nominò due volte 12,17.

Formazione Permanente: 5,18 .Francobolli: sulle missioni 6,3; sul Centenario Uruguay

10,29 .Giovani Cooperatori : campi di lavoro 5,30; vedi conve-

gni .Gioventù : il preadolescente 2,3; sei forte papà 3,10; i

ragazzi possono essere santi 4,20 ; l'escalationdelle parolacce 6,14 ; una sfida per la Chiesa 7,3 ; cisarà un posto per il Bambino? 12,3 .

Lebbra : psicologicamente lebbrosi 1,12 .Oscar Don Bosco: 11,41 .Missioni salesiane: 106' spedizione missionaria 2,6 ;

107' spedizione missionaria 12,28 ; chiusura cente-nario 2,7; Missioni e Maria Ausiliatrice 5,7 ; franco-bolli commemorativi 6,3 ; predicare o sfamare? 7,18;i punti caldi 12,11 ; indios : penne o progresso? 10,6;l' spedizione FMA 7,25 ; 11,36 .

Programmi d'accesso: 5,22 .Pubblicità: una religione per i figli 10,3 .Quaresima : ha ancora senso? 3,22 .Savio Clubs : 10,30.Scuole private: boom o crisi? 10,22 .Stampa : Doppiovù 2,20; Solidarietà fraterna 2,30 ; « Let-

ture cattoliche nuova serie» 2,31 ; «Note di Pasto-rale Giovanile . 4,14 .

Strenna 1977 : 1,3Suore Salesiane Oblate: 3,29 .Turpiloquio : 6,14 ; 10,20.Uisper: sigillo di garanzia 1,60 .

Vescovi salesiani : 4,3 .Volontarie Don Bosco : prima assemblea Generale 6,5 ;

10,10; nuovo Assistente centrale 12,30 .

LE PERSONESalesianiAlfaro padre Rafael 6,30 .Baccino padre Giovan Battista 6,25 .Bacchiarello padre Giuseppe 2,30 .Bandiera don Alfredo 5,23.Barale padre Adriano 6,17.Barale Pietro 9,4 .Baraniak mons. Antoni 11,40 .Bertolusso don Marcello 2,17 .Bohnen padre Lorenzo 1,17.Bonetti don Giovanni 9,5.

Bosco san Giovanni, intervista impossibile 1,24 ; il trat-tatello 7,20 ; suo pensiero sul Bs 9,6 ; disse due volte« Famiglia Salesiana . 12,17 .

Bosco don Teresio 9,12 .Busolin don Battista 5,7 .Caravario don Callisto, dichiarato martire 1,18 .Casetta don Carlo 2,14 .Cimatti don Vincenzo, aperto il processo 3,31 .Colazzi don Antonio 11,35.Del Col don Luigi 10,30 .Espinosa Rafael 5,13 .Farina don Raffaele 7,29 .Favini don Guido 9,10 .Feddema padre Ermanno 3,1 B .Gaddi don Gian Galeazzo 12,18 .Galotta don Teodosio 7,11 ; 12,20.Giaime don Giuseppe 11,9.Giménez padre Jesús 10, 19 .Hornauer padre Sigfrido 4,31 ; 9,35 .Javierre mons . Antonio 7,31 .Libralon padre Aquilino 10,24 .Lunkenbein padre Rudolf 2,31 .Maggio don Stefano 12,30 .Marchesi mons. Giovanni 4,15 .Menacherry padre Giorgio 6,22.Meotto don Francesco 7,31 .Orlando don Carlo 1,19Paceco padre Augustin 9,15 .Pernia padre Roberto 1,23.Piatti Aldo 7,16 .Pican padre Pietro 4,13 .Punthenpura don Giorgio 2,16 .Raineri don Giovanni, ai Cooperatori 1,7 .Ricaldone don Pietro 7,31 .Ricceri don Luigi, lettera alla Famiglia Salesiana 1,3 ;

omelia Congresso Cooperatori 1,10 ; al Sinodo deiVescovi 3,29; battesimo di un giapponese 7,31 ; sulCentenario del BS 9,3; Relazione sullo stato dellaCongregazione 12,6; improbabile un terzo mandato12,28.

Romeo don Umberto 6,30 .Rondini don Cesare 5,24 .Rossi padre Florindo 3,16.Saxida padre Ernesto 6,8 .Schinetti don Pietro 12,30 .Schlooz padre Franz 3,14; 4,29 .Sechi don Bruno 2,1 g .Silva card . Raul 3,24 ; 11,40 .Solaroli don Ercole 2,22 .Spies Raimondo 1,12.Srugi Simone 7,21 .Ter Schure don Giovanni 7,6 .Tomatis don Giorgio 1,22.Ulliana don Giovanni 5,10; 10,30 .Versiglia mons. Luigi, dichiarato martire 1,18 .Vesco don Aristide 10,29.Zatti Artemide 11,4 ; 12,23 .Zerbino don Pietro 9,11 .

Figlie Maria AusiliatriceCrugnola suor Ersilia 3,19 .Hernandez suor Enrichetta 6,6 .Palomino suor Eusebia 10,25 .Romero suor Maria 12,12 .Vallino suor Innocenza 4,22.

Cooperatori SalesianiBarneto Isidoro 1,8 .Benítez Francesco 4,25 .Coghi coniugi 1,20 .Giannantonio Giuseppe 1,9 .Ingaramo Roberto 1,8 .

Exaillevi Don BoscoBanti Mario e Sonia 12,30 .Bettega Roberto 7,14 .Catalano Nino 7,30 .Macario Erminio 1,29 .Salomoni Nino 12,16.

Altre persone

Cini conte Vittorio 12,31 .Colombo card . Giovanni 12,29.Frassati Pier Giorgio 11,35 .Giovanni XXIII 9,13 .Mao Tze-Tung, testimonianze 3,2.Paolo VI, ai Cooperatori 1,6 ; .Visita a Tondo . 2,25 ;

bravo parrocchiano 10,15 .

Page 35: Salesco - biesseonline.sdb.orgbiesseonline.sdb.org/1978/197801.pdf · sulli e delle nuove forme di idolatria, allo scopo di far vendere il più possibile certi prodotti. E voleva

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