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ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANANNO XCI N. 11 • 1° GIUGNO 196Spediz . in abbon . postale - Gruppo 2° - 1 a quindici

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CENTENARIO DI SAN PIETROLa gigantesca cupola di Michelangelo, che presentiamo in copertina, s'inarca esat-tamente sul sepolcro del primo Vescovo di Roma, del primo Papa, San Pietro

IN QUESTO NUMERO :

II centenario di San Pietro«Nel nome santo e forte di Cristo» si sono riunitii Vescovi italianiIl Rettor Maggiore nella Spagna e nel PortogalloConfezionò alla santità l'abito della cortesiaEsistono ancora i patriarchiMissionari come pionieri

IL CEHTENARIODI SAN PIETRO

Lo celebreremo quest'anno a cominciare dal29 giugno, per ricordare il martirio di SanPietro.

A chi conosce un poco la storia sfuggirà di certoun gesto di meraviglia . Quando si pensa ai fiumidi inchiostro, versati nel secolo scorso a dimostra-zione che San Pietro non era mai stato - e quindinon era morto - a Roma, è naturale un po' di sor-presa, perchè dopo cent'anni nessuno più avanzidei dubbi su tale affermazione. Sembrerà, anzi, unastranezza che in passato ci si sia tanto accaniti anegarla. Ma il motivo c'era . Non si trattava di unanotizia storica di nessuna importanza : ad essa èintimamente legato il Primato romano da Pietrotrasmesso ai suoi successori. E questo soprattuttopremeva ai negatori della venuta dell'apostolo aRoma .

Ventisei anni or sono, nel 1941, Pio XII volle chefossero iniziate serie ricerche archeologiche sotto labasilica vaticana . I risultati furono positivi . Nel ra-diomessaggio natalizio del 195o lo stesso Papa po-teva annunziare al mondo la lieta notizia con questeparole : « È stata veramente trovata la tomba diSan Pietro ? A tale domanda la conclusione finaledei lavori e degli studi, risponde con un chiarissimo :Sì. La tomba del Principe degli apostoli è stata ri-trovata . . . La gigantesca cupola s'inarca esattamentesul sepolcro del primo vescovo di Roma, del primoPapa » .

La notizia anche allora non fece colpo. Nonche la cosa abbia perso di interesse, ma son ces-sate la polemica astiosa e la negazione a tutti icosti. E allora, scomparso il pregiudizio, tutti am-mettono come pacifica la venuta e la morte di Pietroin Roma, anche se qualcuno per non arrivare allelogiche conseguenze cerca qualche scappatoia . Ed èumano. Alla verità si arriva faticosamente, e trattotratto s'incontra il disco rosso .

Città del Vaticano - Basilica di San Pietro. Il piede della ce-lebre statua di San Pietro, consumato dai baci che la feded'innumerevoli moltitudini vi ha impresso attraverso i secoli

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Persino fra i nostri fratelli separati le condizionipsicologiche si vanno ammorbidendo . Molti fraloro saluteranno con gioia la decisione di Paolo VIdi onorare in modo speciale gli apostoli Pietro ePaolo, nella ricorrenza del XIX centenario del loromartirio. Roma, specialmente, li deve commemo-rare, perchè San Pietro ne fu il primo vescovo eSan Paolo fu "maestro e amico della prima comu-nità romana" . Ma la commemorazione, giustamente,si estende al mondo intero, in quanto San Pietro èil pastore universale del gregge di Cristo, e SanPaolo è il maestro delle genti . Quindi tutto il mondocristiano si sente obbligato a ricordare i due apo-stoli gloriosi .

1i1té't1Z1011i del Papa questo anno cheva dal 29 giugno 1967 alla stessa data del 1968, deveessere "l'Anno della Fede" .

I due apostoli sono i campioni di questa primariafra le virtù cristiane .

San Pietro la manifestò più volte apertamentenegli anni in cui visse accanto al Signore . È sua lafrase incisiva : « Signore, da chi andremo? Tu solohai parole di vita eterna » . E l'altra che gli ottenneil primato : « Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivo* .E se una volta egli fu fedìfrago, resta immutata lapromessa di Gesù : « Io ho pregato per te, o Si-mone, affinchè la tua fede non venga meno ; e tuquando sarai convertito, conferma i tuoi fratelli » .Sulla roccia di Pietro poggia la fede della Chiesa edei singoli fedeli .

Non è da meno San Paolo . Anch'egli, miracolo-samente attratto alla fede dal Redentore, vivrà diquesta virtù, la andrà predicando nel mondo, laesalterà nelle sue lettere, e assieme al suo coapostoloPietro, la confermerà versando il suo sangue .

martiri della fede sono i dueapostoli .

La celebrazione del loro martirio, deve, secondoil Papa, risolversi "principalmente in un grande attodi fede" . Perchè il mondo moderno, così ricco diinventiva, di progresso, di beni materiali, di ardi-mento, « proteso verso mirabili conquiste nel do-minio delle cose esteriori, e fiero di una cresciutacoscienza di sè », in realtà si è impoverito a causadella negazione di Dio, e si dibatte nello squilibrio,nella decadenza, nella agitazione, nell'angoscia .

Anche nella Chiesa, dopo il Concilio, il Papavede motivi di turbamento. Quella che doveva esserela meravigliosa aratura del Campo di Dio, per unasemina del Vangelo ricca di promesse, da parecchiviene trasformata - è il Papa che lo dice -- in unadiffusione « di opinioni esegetiche e teologiche nuove,spesso mutuate da audaci, ma cieche filosofie pro-fane » : « si prescinde dalla guida del magistero ec-clesiastico »; « si osa spogliare la testimonianza dellaSacra Scrittura del suo carattere storico e sacro, esi tenta di introdurre nel Popolo di Dio una men-

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talità cosiddetta "post-conciliare", che del Conciliotrascura la ferma coerenza dei suoi ampli e magni-fici sviluppi dottrinali e legislativi con il tesoro dipensiero e di prassi della Chiesa, per sovvertirne lospirito di fedeltà tradizionale e per diffondere l'illu-sione di dare al cristianesimo una nuova interpreta-zione arbitraria e isterilita » .

L fede v i v a in Gesù Cristo e nella sua Parola,predicata e consacrata dalla voce e dal sangue deidue apostoli, l'adesione piena al magistero ecclesia-stico, che ne è l'interprete autentico e fedele, ci dàla sicurezza per resistere all'urto di teorie e di prassiben poco conformi all'insegnamento della Scritturae della secolare tradizione della Chiesa .

In questo Anno della Fede, secondo i desideri delPapa, il Credo, più che in altri tempi, deve diven-tare la preghiera abituale di tutti i fedeli, come èsempre stata una delle più care alle anime ferventi .

Il Papa raccomanda che venga solennemente eripetutamente recitato ad onore dei SS . Apostoli,nelle chiese cattedrali presente il vescovo, il presbi-terio, i seminaristi, i religiosi, i laici in gran numero .Altrettanto nelle chiese parrocchiali, nelle comunitàgrandi e piccole, religiose e familiari . E a questarecita del simbolo della fede ad alta voce corri-sponda non meno sonora la testimonianza delleopere, in perfetta coerenza con quanto si proclamacon le parole .

in questo anno il ricordo centenariodel martirio degli apostoli Pietro e Paolo, Paolo VIafferma di voler seguire l'esempio del Servo di DioPio IX il quale, or fa un secolo, indisse uguale, so-lennissima commemorazione.

In quegli anni di vera persecuzione, il celebrareSan Pietro e il suo martirio era occasione favorevoleper dimostrare quanto la fede era ancor viva fra icristiani, e come essi credessero alla venuta dell'apo-stolo a Roma e alla trasmissione del suo primatoai pontefici romani . I tempi erano tristissimi .

Una ben congegnata orchestrazione, partita dal-l'Italia e risonante per tutta l'Europa, presentavaormai agonizzante il papato . Uomini eminenti, macattivi profeti, ne proclamavano imminente la fine .La pubblicità assordante e continua otteneva i suoieffetti. Anche i buoni nell'urto della bufera si sen-tivano raffreddare la fede .

La commemorazione centenaria di San Pietro ve-niva al momento giusto.

Don Bosco, infaticabile difensore del papato, esul-tava nella fiducia che quei festeggiamenti avrebberorinsaldato la fede nei buoni e resi meno baldanzosii cattivi. Scrisse un volumetto con la vita di SanPietro e cenni sul centenario imminente, e lo pub-blicò nel gennaio di quell'anno. Nella chiusa auspi-cava che l'intercessione del Santo facesse ritornarepresto « i bei giorni di pace e di trionfo per la Chiesa » .

Ma egli sapeva che questo non si sarebbe avveratotanto presto. Dopo cent'anni noi siamo ancora inattesa della novella Pentecoste, da lui profetata .

I festeggiamenti a Roma riuscirono di unasolennità imponente . Sembrava che a mano a manoil Pontefice perdeva il suo dominio temporale - loestendeva ancora su di un piccolo lembo - Iddiolo volesse confortare con manifestazioni di fede e diattaccamento alla sua persona, che lo rincuorasseroa bere tutto l'amaro calice .

Ottantamila forestieri, cinquanta cardinali, quat-trocento cinquanta vescovi erano presenti . La maestàdelle sacre cerimonie, l'entusiasmo del popolo, lesolenni manifestazioni civili e militari diedero aRoma un aspetto indescrivibile .La scena più commovente si ebbe quando il Papa

ricevette in udienza speciale quelle molte centinaiadi vescovi . Al suo arrivo tutti si prostrarono, ripe-tendo : « Tu es Petrus! » . Gli fu letto un indirizzo af-fettuoso in cui gli protestavano attaccamento e ob-bedienza completa . Fu una scena che strappò lelacrime. Uno dei prelati presenti, racconterà a Torinoche « i vescovi si stringevano attorno a Pio IX, comei giovani dell'Oratorio attorno a Don Bosco » .

A tanto trionfo, però, Don Bosco non avevapotuto essere presente. Ma volle che la data venissecelebrata in tutte le sue case, e a Roma si fece rap-presentare da Don Cagliero e da Don Savio . Essiebbero un posto distinto per le funzioni nella ba-silica, e ricevuti in udienza privata, presentarono alPapa un'affettuosa lettera nella quale Don Boscoesprimeva i sentimenti di devozione e di fedeltàdi sè e dei suoi alla persona e agli insegnamenti delPapa. E al termine prometteva preghiere perchè ilPontefice potesse sostenere « le gravi burrasche, forsenon lontane », che Dio avrebbe permesso ad operadei suoi nemici .

Ma parlando in privato ai suoi figlioli Don Boscodisse espressamente : «Adesso ci sono le rose, e diqui a tre mesi verranno le spine » .

Queste parole venivano pronunciate il 29 giugno .Precisamente tre mesi dopo, il 29 settembre, bande

di volontari invadevano il territorio pontificio, edavano l'avvìo ai noti avvenimenti, ricordati neitesti di storia, e che qualcuno vorrebbe poco ele-gantemente commemorare nella data centenaria, inchiave piuttosto ostile alla Chiesa.

Ma questa ha ben altro da fare che attendere aquanti vorrebbero attraversarle la strada .

Tra burrasche e trionfi, come appunto scrivevaDon Bosco a Pio IX, essa adempie alla sua missionedi diffondere la fede, secondo il preciso comandodi Cristo : « Predicate il vangelo a tutte le creature .Io sarò con voi fino alla fine dei tempi » .

Le creature che attendono il Vangelo sono ancoramolte. L'Anno della Fede è stato proclamato anchecon l'ansia di raggiungerle tutte, per farle entrarenel sicuro ovile di Cristo .

La Basilica di San Pietro,centro della cattolicità e faro di fede,a cui, soprattutto nell' 'Anno della Fede", converranno pastorie fedeli da tutto il mondo cattolico

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"BEL NOME SANTO E FORTE DI CRISTO"

Nei primi giorni di apriletutti i Vescovi italiani sisono incontrati a Roma peraffrontare i problemi dellaChiesa in Italia. Uno stu-pendo discorso del Papa hasottolineato questo «fattostorico nuovo e mirabile nel-la quasi bimilienaria vicen-da della Chiesa in Italia »

I Vescovi d'Italia, riuniti in assemblea plenaria,cantano il "Credo' coi Papa : in quella pro-fessione di fede essi rappresentavano i fedelidi tutte le diocesi d'Italia

« Ci sovviene la parola del Signore : "Dove sono due• tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro" .Qui non due o tre, ma quasi trecento Vescovi, quantiquesto Paese ne conta, successori degli Apostoli, nellapiena coscienza del loro mandato e nell'indiscussoesercizio della loro funzione di maestri e di guide delpopolo cristiano, si riuniscono per studiare e trattareinsieme le questioni comuni e urgenti del loro mini-stero, di null'altro preoccupati e solleciti all'infuoridegli interessi spirituali della Chiesa di Dio » .

Gli occhi di Papa Paolo VI si posavano con affettosui suoi Vescovi, tutti i Vescovi italiani riuniti nellaSala Clementina ad ascoltarlo, mentre egli prose-guiva : « Come Cristo non sarebbe - per questo fatto•

in questa ora - in mezzo a noi? Non assume questoavvenimento il significato e il valore d'una misteriosa• dolcissima presenza del Signore? Non risuonanoancora nei nostri animi le antifone del Giovedì santoCi ha congregati in una cosa sola l'amore di Cristo ;dove è carità e amore, lì è Dio? » .

Un fatto storiconuovo e mirabile

Era la mattina del 7 aprile scorso . In quei giornila stampa italiana, distratta dalle polemiche per un

XIXOONRIUNITI 1 VESCOVI ITALIANI

rigore non assegnato dall'arbitro in una partita dicalcio e dal matrimonio clandestino di una diva,non diede molto rilievo al fatto che i Vescovi ita-liani si fossero riuniti a Roma per la loro secondaAssemblea generale ; eppure era «un fatto storico- come lo definì il Papa - nuovo e mirabile, nellaquasi bimillenaria vicenda della Chiesa in questo Paese* .

L'Assemblea generale dei Vescovi italiani siiscrive nell'ampio quadro delle realizzazioni post-conciliari . Il Concilio aveva previsto la formazionedi Conferenze Episcopali nazionali, e quella italiana,la CEI, si era già riunita in Assemblea una primavolta l'anno scorso, per un primo scambio di vedutesulla situazione religiosa in Italia, per darsi unostatuto e i quadri operativi necessari . Si erano for-mate commissioni di studio e comitati vari, s'eranotracciate le linee d'azione, si era cominciato, in-somma. A quasi un anno di distanza i Vescovi sisono riuniti nell'aprile scorso per costatare il lavorofatto e programmare quello da fare, «per dare alpopolo italiano - come ha detto il Papa - maggiorecoscienza della sua tradizione e tuttora presente pro-fessione cattolica, e per agevolare l'esecuzione di pro-grammi pastorali di comune interesse » .

Furono giorni di intenso lavoro . Lettura di rela-zioni, interventi, riunioni di gruppo . E l'ultimo

giorno, l'udienza del Papa che delineò bene con lasua parola, calda e persuasiva, i problemi trattati .

Il riordinamentodelle diocesi

Dapprima Paolo VI espose "alcune brevi conside-razioni" .

Sottolineò « la forma unitaria di essere e di agire chela Conferenza Episcopale imprime all'Episcopato ita-liano*, e si soffermò «sul valore spirituale, sullo splen-dore esemplare, sulla crescente carità che l'unionefraterna e organica di tutti i Vescovi della Penisolaproduce per la pienezza e per l'autenticità del suocarattere ecclesiale». Il Papa rilevò pure « il clima dilibertà civile nel quale oggi può svolgersi la missionespirituale della Chiesa in Italia . Anche questa - haaggiunto - è una circostanza storica di grande valore .La possiamo apprezzare al confronto delle condizioni,in alcuni casi tuttora assai mortificanti (se pure eroichee gloriose per i nostri fratelli che le subiscono), nellequali si trova la Chiesa in altri Paesi* .

Il Papa tratteggiò anche « la missione dell'Episcopato,rivolta a imprimere nella coscienza del clero e dei fe-deli i princìpi sacri e forti della fede cristiana, che

può e deve risolversi anche in un salutare contributopedagogico per la formazione integrale dell'uomo,come credente e come cittadino onesto e valoroso» .

L'ultima considerazione del Papa fu rivolta a « unagrande novità, temuta, desiderata, ormai matura eimminente : il preannunciato riordinamento delle Dio-cesi, inteso non già a sconvolgere il presente assettodella geografia diocesana, ma a instaurarlo secondocriteri che nessuno può contestare essere obbiettivi,opportuni, urgenti » . Su questo problema, che quandosarà avviato a soluzione forse metterà in crisi nonpochi cristiani attaccati a loro modo alla Chiesa, ilPapa ha avuto parole di una delicatezza sorprendente .« Comprendiamo benissimo - ha detto -- come unatale novità possa incontrare molte difficoltà e feriremolti interessi particolari ; e lodiamo il modo apertoe pieno di riguardo e di competenza, con cui si procedenello studio della pianificazione di questo riordina-mento ; ma preghiamo quanti vi sono interessati a te-nere presente il bene generale e superiore della Chiesaitaliana, e a fare opera generosa e solidale perchè ladifficile operazione sia compresa favorevolmente dalClero, dai fedeli e dalla pubblica opinione* .

Quest'oradi tenebre e di lampi

Nella seconda parte del suo discorso il Papa af-frontò « alcune questioni di grande importanza per ilbene del popolo di Dio » . Prima, quella della fede .

«Qualcosa di molto strano e doloroso - ha detto -sta avvenendo, non soltanto nella mentalità profana,areligiosa e antireligiosa, ma altresì nel campo cri-stiano, non escluso quello cattolico, e sovente - quasiper inesplicabile "spirito di vertigine" (Isaia) - anchefra coloro che conoscono e studiano la Parola di Dio .Viene meno la certezza nella verità obbiettiva e nellacapacità del pensiero di raggiungerla . . . Si mette inquestione ogni dogma che non piaccia e che esiga umileossequio della mente per essere accolto ; si pretende diconservare il nome cristiano arrivando alle negazioniestreme d'ogni contenuto religioso . . . La moda fa leggepiù della verità . . . Alla Chiesa non si obbedisce, masi fa facile credito al pensiero altrui e alle audacieirriverenti e utopistiche della cultura corrente, spessosuperficiale e irresponsabile» .

Il Papa ha quindi additato ai Vescovi il loro com-pito « in quest'ora - come l'ha chiamata - di te-nebre e di lampi . Tocca a noi Vescovi per primi, maestrie testimoni della fede quali siamo, di prendere posi-zione, con la calma e sincera denuncia degli erroricircolanti talvolta come un'epidemia ; tocca a noi pa-stori di anime comprendere, compatire, istruire, cor-reggere gli spiriti tuttora aperti al dialogo e alla ri-cerca della verità, avidi talvolta d'una serena e ra-gionevole nostra testimonianza, e più prossimi che forsenon sembri a riaprire gli occhi alla luce di Cristotocca a noi, nei momenti di crisi più grave, ripeterea lui, Cristo, per tutti, le parole di Pietro : Signore,a chi andremo noi? Tu solo hai parole di vita eterna » .

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Non possiamorimanere silenziosi

« Un'altra importante questione - ha proseguito ilPapa - riguarda il laicato cattolico » . E ha incorag-giato « a riprendere lo studio, alla luce del Concilio,di tutte le questioni che riguardano il loro inserimentoe la loro missione nella Chiesa e per la Chiesa» .

Infine il Papa Paolo VI ha affrontato la questionedella moralità. « Intendiamo per moralità innanzi tuttoquella del costume, che sembra a tal punto dissolversiin forme spregiudicate e ripugnanti da incontrare quae là non più la censura dei responsabili e dei saggi,ma quella libera e indignata dei giovani . Dio li bene-dica. Non sarebbe la prima volta nella storia che lafresca e spontanea reazione d'una gioventù sana e forterichiama con istintivo vigore la molle tolleranza dellasocietà alla sensibilità e all'osservanza di leggi morali . . .

Ma la mente va oltre, cioè corre alla moralità delpensiero, dei rapporti umani, del senso del dovere edella responsabilità » . E qui la voce del Papa si è ve-nata di tristezza . « La diffusione della delinquenza or-ganizzata, la facilità e l'estensione dei pubblici scan-dali, l'onore tributato a un divismo spregiudicato circale leggi elementari dell'amore e della famiglia, l'aspira-zione a rendere legale il dissolvimento del vincolo co-niugale, lo stile sempre più decadente ed equivoco ditanti spettacoli e di tante forme edonistiche di diverti-mento, fanno temere della resistenza sana e buona dellacoscienza morale del nostro popolo » .

Il discorso di Paolo VI si è chiuso con questi ac-cenni gravi : « Sappiamo quanto è difficile agire oggi indifesa della moralità ; non se ne vuole nemmeno sentirparlare . Ma noi non potremo rimanere indifferenti esilenziosi . Coloro che amano l'onestà, la purezza, ladignità della vita, devono sapere che noi siamo conloro solidali» .

Nel nome santoe forte di Cristo

La parola del Papa era venuta a confermare lepreoccupazioni, i problemi, le soluzioni concrete ele direttive pratiche che i Vescovi avevano studiatoa lungo durante la loro Assemblea .

Quando Paolo VI all'inizio dell'udienza era en-trato nella Sala Clementina, i Vescovi in piedi loavevano accolto con il canto del "Credo" ; in quellaprofessione di fede essi rappresentavano i fedeli ditutte le diocesi d'Italia. Alla fine, il Papa benedissei Vescovi, e con essi le loro diocesi, « nel nome santoe forte di Cristo» .

D'ora innanzi i Vescovi italiani terranno ognianno la loro Assemblea generale, e i cattolici - perusare ancora le parole di Paolo VI -- «guarderannostupiti e felici a questa novità che l'Assemblea rap-presenta, e alle promesse che essa racchiude » .

Ora le direttive del Papa attendono di essere at-tuate, i programmi approntati dai Vescovi vannorealizzati punto per punto, da parte delle commis-sioni di studio, dei comitati, dei sacerdoti, dei reli-giosi, dei fedeli, di tutti, « nel nome santo e forte diCristo ».

La sera del 13 maggio 1887 DonBosco si presenta in udienza al papaLeone XIII. II Papa gli muove incontrosorridendo. Fa un cenno a monsignorDella Volpe che gli avvicini una sedia .La sedia era a una certa distanza ; ilPapa la tira a sè, vi fa sedere DonBosco, lo prende per mano e strin-gendogliela amabilmente :- Oh, caro Don Bosco, - gli do-

manda, - come state? Come state?E dopo una breve pausa :- Don Bosco, - prosegue il

Papa, - forse avete freddo, non èvero ?

Va al suo letto, ne scosta le cortine,ne toglie un plaid copripiedi : - Ve-dete, - continua - questo bel tap-peto d'ermellino, che mi fu regalatooggi per il mio giubileo sacerdotale?Voglio che voi siate il primo ad ado-perarlo . - E con tutta grazia glieloaccomoda sulle ginocchia. Poi tornaa sedersi, riprende a stringergli lamano e continua il colloquio .Don Bosco con un nodo di com-

mozione alla gola risponde :- Sono vecchio, Padre santo, ho

72 anni : questo è il mio ultimoviaggio e la conclusione di tutte lemie cose .

Quell'ultimo incontro di Don Boscocon il Papa era come la più bellaconclusione di tutta una vita spesaper educare i giovani all'amore alPapa e alla Chiesa . Quando Pio IXera dovuto andare esule a Gaeta,Don Bosco gli aveva inviato una let-tera commovente e una offerta di de-naro raggranellato con il sacrificiopersonale di ognuno dei suoi birichini .Quel dono fece venire le lagrime agliocchi del Papa . Don Bosco era solitodire a tutti senza rossore e senza paura,

anzi con orgoglio : « lo sono con ilPapa, e con il Papa intendo rimanereda buon cattolico fino alla morte» .Quell'insegnamento venne da luiinstillato a tutti i ragazzi .

Il defunto cardinale Augusto Hiond,primate di Polonia, salesiano, l'avevatalmente assorbito fin da fanciullo chele sue ultime parole prima di morirefurono queste : « Sono stato semprefedele alla Chiesa ; ho sempre obbe-dito al Papa, perchè vedevo in lui ilVicario di Cristo in terra » . E con unultimo filo di voce al suo segretariodon Baraniak, oggi arcivescovo diPoznan, sussurrò : « Di' al SantoPadre che gli sono stato sempre fe-dele » .

Occorre, come Don Bosco,educare i ragazzi ad amare ilPapa perchè il Papa è il "dolceCristo in terra".

Il nostro Fondatore, per confessionedi profani e liberali del suo tempoebbe «l'arte di innamorare del Pa-pato più di mille maestri clericali e dimille giornalisti così detti cattolici coiloro eccessi» . L'immortale Pio XI ri-cordando il suo personale incontrocon Don Bosco, affermava «d'averpotuto leggere nel suo cuore, comeal di sopra di ogni gloria egli ponevaquella di essere il fedele servitore diGesù Cristo, della sua Chiesa, delsuo Vicario ».

Nel 1867 in occasione del XVIIIcentenario del martirio di San Pietro,ripubblicò la vita del Principe degliApostoli, scrivendo nel proemio : « Co-minciando dal regnante Pio IX, noiandiamo dall'uno all'altro Ponteficefino a San Pietro, fino a Gesù Cristo .

E D U C H I A M O

COME DON BOSCO

Educateli ad amare il Papa

Perciò chi è unito al Papa è unito conGesù Cristo, e chi rompe questo le-game fa naufragio nel mare burra-scoso dell'errore e si perde eterna-mente» .

Occorre, come Don Bosco,educare i ragazzi ad amare il Papaperchè il Papa è la guida infalli-bile . L'uomo ha estremamente biso-gno di una guida sicura, altrimentinon trova la strada che lo conduce aDio. La Chiesa infallibile ci è statadata come madre e guida . Essa pro-cede come una nave sul mare. AI ti-mone di quella nave c'è il Papa, cheè infallibile quando si tratta della dot-trina della salvezza.

Don Bosco in un sogno meravi-glioso vide al comando della naveammiraglia della Chiesa il romanoPontefice, che guidava tutta la flottain mezzo agli attacchi dei nemici . Efu la vittoria . La nave ammiraglia andòad ancorarsi tra due altissime colonnegranitiche che sorgevano in mezzo almare. Su di una, dominava la statuadell'immacolata e alla base si leggevala scritta latina «Ausiliatrice dei Cri-stiani» . Sull'altra colonna, più alta epiù massiccia, raggiava un'Ostia, esotto vi si leggevano le parole latine :« Salvezza dei credenti» .

Questo spiega perché Don Boscoripeteva frequentemente ai suoi ra-gazzi e ai suoi salesiani : «Amiamolii romani Pontefici e non facciamo di-stinzione del tempo e del luogo in cuiparlano ; quando ci dànno un consi-glio, e più ancora quando manife-stano un desiderio, questo sia per noiun comando ».

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IL RETTOR II1AGGIORENELLA SPAGNAE IIEL PORTOGALLO

Con un linguaggio colorito ungiornale madrileno ha chiamato ilrapido giro del Rettor Maggioreper la Spagna e il Portogallo unviaggio matador, non tanto peri viaggi (che furono tutti aerei)quanto per la catena ininterrottadi incontri, conferenze, dialoghicon i confratelli visitati .

A Madrid e nella zona di Ma-drid potè incontrarsi e parlarecon 1035 confratelli, a Sivigliacon 476, a Lisbona con 168, aBarcellona con 543 . In tutto 2222confratelli. Lo scopo di questiincontri era ben definito : non sitrattava di fare visite, sia purecon tutte le manifestazioni care epiacevoli che accompagnano la pre-senza del Superiore, ma di incon-trarsi con i confratelli, parlare,dialogare con essi. In programmac'erano soprattutto gli incontri coni salesiani che hanno responsabilitàdi governo, sia nella Spagna chenel Portogallo, e specificatamentecon gli ispettori, i consiglieri ispet-toriali, i direttori di ogni ispet-toria ; inoltre gli incontri con isalesiani in formazione e con iconfratelli che si trovavano nellequattro zone visitate : Madrid,Siviglia, Lisbona, Barcellona .

« Il mio viaggio - ha detto lostesso Rettor Maggiore a un in-tervistatore di Barcellona - rien-tra nel programma di visite a di-versi punti del mondo salesiano,

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per incontrarmi con il maggiornumero possibile di salesiani. Questiincontri mirano a facilitare lo svol-gimento della missione che la Chiesaaffida ai figli di Don Bosco inquesto straordinario momento post-conciliare » .

Il problema centrale trattatodal Rettor Maggiore in questosuo viaggio è stato quello del rin-novamento . Egli si era prefisso didialogare sugli elementi essenziali• autentici del rinnovamento vo-luto dal Concilio e dal CapitoloGenerale. Sono state conferenzedi ore e ore, seguite da dialoghicon ogni categoria di salesiani, etutti hanno mostrato un desideriovivo, una soddisfazione evidentedi sentire direttamente dal Padre• attraverso un dialogo familiarecon lui, cose che già in qualchemodo conoscevano, ma che, uditedalla viva voce del Successore diDon Bosco, apparivano in unaluce nuova e in tutta la loro im-portanza .E appunto perchè lo scopo del

viaggio era eminentemente di la-voro, noi sorvoliamo sugli onoriresi al Rettor Maggiore negli ae-roporti e nelle città visitate, suiricevimenti, sulle visite fatte ericevute, sui servizi della televi-sione, della radio e della stampa .Dovunque don Ricceri è statoaccolto non solo con gradimento•

simpatia, ma con entusiasmo .

Il canto «Don Bosco ritorna»scandito a suon di banda da po-tenti masse giovanili, è assurto alsignificato di simbolo : era DonBosco che, dopo 81 anni, ritor-nava nella persona del suo sestoSuccessore nella sua cara e fede-lissima Spagna .

Anche le doti personali delRettor Maggiore hanno contri-buito ad accrescere interesse alfatto della sua presenza : i gior-nali furono unanimi nel rilevarlo .Il « Tele-Expres » di Barcellonapresentava un profilo del «PadreRicceri, sessagenario, ma ancorapieno di vivacità e di nerbo intel-lettuale » . Il « Diario di Barcel-lona» del 13 aprile scriveva :«La personalità del Padre LuigiRicceri è molto distinta e la suafigura suscita simpatie istantaneeper l'intelligente bontà che ir-radia » .

ft LA SPAGNA~5 AL PRIMO POSTO

« Nel complesso dell'Opera sale-siana - ha dichiarato il RettorMaggiore in una intervista - laSpagna rappresenta un elemento diprimaria importanza : posso affer-marlo con tutta certezza . Tantoper il numero di vocazioni, quantoper la straordinaria qualità ; spe-

II sesto Successore di DonBosco don Luigi Ricceri, inun giro di nove giorni attra-verso la penisola Iberica, siè incontrato con oltre 2200confratelli e ha riunito i di-rigenti salesiani (ispettori,consiglieri ispettoriali e di-rettori) per dialogare conessi sul rinnovamento delpost-Concilio e del post-Capitolo Generale e dare di-rettive per il fiorire cre-scente delle Opere salesianedella Spagna e del Portogallo

cialmente per le vocazioni missio-narie » .

Le opere salesiane della Spa-gna, che nel 1957 erano 97, at-tualmente sono 167, divise in 7ispettorie . I salesiani spagnoli- novizi compresi - sono 33 19 .I figli di Don Bosco sono giuntinella Spagna nel 1881 e nel 1886ebbero l'onore di una visita dellostesso santo Fondatore. La primascuola professionale fu fondata inBarcellona nel 1884. Oggi i sale-siani nella Spagna hanno 50 scuoleprofessionali proprie, ufficialmentericonosciute, e dirigono le « Uni-versidades Laborales » di Sivi-glia e Zamora, tre grandi Scuoledell'Opera Sindacale e otto Centridelle Deputazioni Provinciali, trai quali i grandiosi complessi del« San Fernando » di Madrid edegli « Hogares Ana Mundet » diBarcellona .A riconoscimento e premio di

questo lavoro sociale che si svolgeda 8o anni, l'indimenticabile PapaGiovanni, a richiesta del Governospagnolo, nominava San GiovanniBosco celeste Patrono di tutte leScuole di Formazione Professio-nale e Industriale della Spagna .

Un indice eloquente del fioriredell'Opera di Don Bosco nellaSpagna è quello delle vocazioni .Lo ha rilevato il Rettor Maggiorein una intervista a Madrid : « Seb-bene anche noi - ha detto -

Salamanca (Madrid) - Sopra : 1 150 chierici salesiani studentidi teologia, fedeli a una simpatica tradizione di famiglia, hannosubito familiarizzato col Successore di Don Bosco . Sotto: IlRettor Magnifico della celebre Università Cattolica di Sala-manca porge al Rettor Maggiore l'omaggio del Corpo accade-mico e degli studenti

nell'insieme notiamo gli effetti diquella che si chiama crisi di voca-zioni, c'è da dire che per noi essanon è tanto sensibile ; anzi in alcuneparti del mondo abbiamo un con-solante rifiorire di vocazioni . . . LaSpagna in questo occupa il primoposto. Basti dire che quest'anno inovizi salesiani spagnoli sono 335,mentre dieci anni fa erano 215. Ildiagramma delle vocazioni nellaSpagna è ascendente, anche se af-fiorano fattori che potrebbero di-minuirle col tempo » .

APERTURA CORAGGIOSAMA FEDELTAALLA TRADIZIONE

La prima tappa del RettorMaggiore fu nella capitale. « In-comparabile - scrive un testi-monio - lo spettacolo dei dieci-mila allievi dei vari istituti diMadrid riuniti insieme nel col-legio di Atocha per rendere omag-gio al Rettor Maggiore ». Un lororappresentante ha detto : « Vole-vamo conoscerla . Abbiamo tantecose da dirle : la prima è che siamoa sua disposizione perchè sappiamoche lei ama i giovani e che amaconcretamente i giovani di oggi ; liama perchè li vuole migliori : piùdinamici, più apostolici, più quali-ficati, più cristianamente giovani .Per questo noi la eleggiamo comenostro capo e maestro della nostragiovinezza . . . » .

Nominava quindi a uno a unoi dieci collegi di Madrid . Si vede-vano allora i folti gruppi rispon-dere alla chiamata sventolando uncandido fazzoletto, tra grida dientusiasmo e di gioia . Alla finetutti i diecimila giovani preseroa sventolare insieme il fazzolettoscandendo un nome che in quelmomento apparve davvero fati-dico : "Don Bosco!" .

La risposta del Rettor Maggioreaccrebbe il loro entusiasmo . «Esi-ste disse richiamando le paroledi Paolo VI - una vocazione pro-pria dei giovani, quella di farsipromotori coraggiosi e rumorosidell'ideale . E l'ideale unico, vero,non deludente per tutti, oggi, èsolo Gesù, perchè Egli è gioia, Egliè pace. E oggi il mondo ha bisognodi gioia e di pace, più dell'aria cherespira » .

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Da Madrid, a Salamanca. Quialtre migliaia di giovani dei trecollegi della città inneggiano alSuccessore di Don Bosco, riunitinel grande « Teologado » . E poiecco i 150 studenti di teologia coni salesiani delle tre case, ad ascol-tare il Rettor Maggiore. La suafu una parola di bontà e di inco-raggiamento, ma fu soprattuttoun programma di rinnovamentosulla base degli insegnamenti delConcilio e del Capitolo Generale .

Ai chierici teologi in partico-lare disse : « Siete l'oggetto dellenostre grandi speranze, ma anchedelle nostre grandi ansie . La Con-gregazione fra qualche anno sarànelle vostre mani. Come avverràquesto trapasso? "Rinnovamento"è parola che galvanizza, ma spessotravolge e sconvolge i giovani. Ilrinnovamento è necessario, ma co-me? quale? Voi certamente anelateal rinnovamento autentico, e quindifecondo : rinnovamento autentico delConcilio autentico, rinnovamento au-tentico del Capitolo Generale au-tentico ; non quello che attinge adautori privati, spesso improvvisati,impreparati . Questi non sono Con-cilio . Purtroppo si può essere trattiin inganno da fosforescenze . Aper-tura coraggiosa quando questa co-struisce ; difesa della tradizionequando essa è linfa vitale che pro-viene da sorgente vitale . . . » .

Più tardi tenne anche una con-ferenza-dialogo ai chierici di Gua-dalajara. « Pensate - disse loro -quanto e quale magnifico lavoro visi prospetta . Preparatevi ! Attrez-zatevi in questi anni preziosi . Viattende una palestra appassionantepreparare dei lieders per la Chiesa,per la Spagna. Ma per questo do-vete rinnovarvi veramente e con-vincervi che questo stupendo lavorofrutterà sui giovani in proporzionedi quello che voi darete, ma piùancora di quello che voi sarete .I giovani esigono che voi siate qualiessi vi sognano : testimoni auten-tici del Dio vivente, copie vive delloro amico e padre Don Bosco .Non deludeteli ! » .

I GIOVANI : PRIMAVERADELLA CHIESA

Da Madrid, in volo, a Siviglia .Qui si rinnova la gioia, l'entusia-

smo di Madrid. Altre migliaia digiovani che acclamano al Succes-sore di Don Bosco e ascoltano lasua parola :

« Vengo a voi, cari giovani, conil cuore traboccante di gioia, stareiper dire, primaverile . Com'è bellae varia la vostra primavera anda-lusa ! Essa si ripete ogni anno conla magia dei suoi colori e con laricchezza delle sue promesse neivostri campi, negli ubertosi vigneti,nella vostra terra incantata . Nonè difficile in questo momento ripe-tervi dal profondo del cuore leparole del vostro squillante innovoi siete "la primavera della Chie-sa" ; da voi, infatti, come da tuttele primavere, dipende "l'avveniredella Spagna". Sì, voi siete laprimavera della Chiesa. Così vi hasentiti il Concilio, così vi sente tut-tora il Papa . "A per voi, giovani,- dice il Messaggio Conciliare -per voi soprattutto che la Chiesacon il suo Concilio ha acceso unaluce". È a voi che rivolge l'invitodi costruire nell'entusiasmo un mon-do migliore dell'attuale ». . .

Il Rettor Maggiore viene quindiaccompagnato nell'accogliente Ca-sa di Esercizi dei PP . Gesuiti,dove s'incontra con i direttoridelle ispettorie di Cordoba e diSiviglia, che hanno appena ter-minato gli Esercizi Spirituali, ebevono avidi le direttive del Suc-cessore di Don Bosco

« Rinnovamento : è volontà delConcilio come della Congregazione .Rinnovamento : non rifiuto e con-danna del passato, ma riconosci-mento dei "segni dei tempi" . LaCongregazione non si può arrestare,sente il bisogno di scrollare da sèil superfluo, di riconoscere le even-tuali scorie, accetta il nuovo chela ringiovanisce realmente, inte-riormente, e ne rinvigorisce l'azioneapostolica oggi ; ma non abbando-nerà mai l'acqua della sua sorgente,per acque amare di cisterne » .

In serata il Rettor Maggiorevisita 1' « Universidad Laboral »,l'imponente scuola di meccanica,elettronica ed elettromeccanica cheil Governo spagnolo ha affidatoai salesiani. Vi sono raccolti oltre1200 allievi convittori, divisi ingruppi con cappella, scuole, sale dagioco, refettori distinti . Immensa lasala macchine, lunga 16o metri. Al-l'agape fraterna il gruppo foiclo-

ristico dei corsi superiori, com-posto di oltre trenta elementi incostume, eseguisce impeccabil-mente una "rondalla" andalusa .

Il 9 aprile la gioia di avere ilSuccessore di Don Bosco conloro tocca agli studenti teologidell'ispettoria di Siviglia e di Cor-doba, a Sanlucar La Mayor . Tradi essi i più felici sono i sacerdotinovelli, che possono concelebrarecol Rettor Maggiore .

,1( PORTOGALLO FEDELE

Il io aprile all'aeroporto di Li-sbona il signor don Ricceri trovòun foltissimo gruppo di salesianivenuti da tutte le case del Porto-gallo e dell'Oltremare (ce n'eranoanche da Timor, da Mozambico,da Capo Verde!), di Figlie diMaria Ausiliatrice, di Coopera-tori e di Exallievi. La TV quellasera offrì ai telespettatori un benriuscito servizio sul Superiore deiSalesiani.

All'assalto dei giornalisti il Ret-tor Maggiore rispose con questadichiarazione : « Il motivo della miavenuta in Portogallo è quello dipromuovere un incontro con i diri-genti salesiani portoghesi, perchè lanostra Congregazione è impegnatain un'opera di revisione e di rinno-vamento alla quale tutti dobbiamocollaborare. Lamento di avere cosìpoco tempo per rimanere tra di voi.Al Portogallo dove fioriscono tantenostre Opere, nel continente comenell'oltremare, dovrei dedicare mag-gior tempo. Ma conto di potermifermare più a lungo ritornando travoi per il cinquantenario di Fa-tima «.

Il giorno stesso tenne conferenzaai consiglieri ispettoriali, ai diret-tori e a tutti i confratelli . L' i i con-celebrò nel magnifico Santuariodi Maria Ausiliatrice, quindi vollefar passare qualche ora di letiziasalesiana agli studenti di filosofiae ai novizi di Manique e ai sale-siani di Estoril. Fece pure visitaalle Figlie di Maria Ausiliatrice .

Sull'incontro di don Ricceri coni salesiani portoghesi ecco unarapida nota del segretario : «Por-togallo fedele, confratelli uniti, sa-crificati : si mangiavano con gliocchi il Rettor Maggiore e beve-vano con gioia avida tutte le pa-

Madrid - Sopra : Il Rettor Maggiore invita i diecimila giovaniriuniti nel Collegio di Atocha a farsi "promotori coraggiosi erumorosi dell'ideale cristiano'" . Sotto: Gli allievi salesiani diMadrid, mentre il compagno loro interprete dice al Rettor Mag-giore : "'Volevamo conoscerla. Abbiamo tante cose da dirle . . ."

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Lisbona - Don Ricceri tra i ragazzi del Portogallo, chel'hanno raliegrato e commosso con la loro espansiva cordialità

role del Superiore. Commoventie traboccanti di sentimento, i cantieseguiti in massa dai con fratelligiovani e anziani. Al canto di"Don Bosco ritorna", tradotto inportoghese, e dell'inno alla Casettadei Becchi, composto dal compiantomons. Cimatti, il Rettor Maggiorenon riuscì a trattenere le lacrime,tanta era la spontaneità dell'esecu-zione » .

«VOGLIAMORINGRAZIAREDON BOSCO»

Il 12 aprile a Barcellona-Sarriàsi rinnova lo spettacolo di Madride di Siviglia : migliaia e migliaiadi giovani raccolti nel vasto cor-tile, osannanti al sesto Successoredi Don Bosco . Quando il RettorMaggiore risponde al saluto, l'en-tusiasmo va alle stelle .

« Noi giovani di oggi - avevadetto uno di loro - amanti di ciòche è moderno, della velocità, dellalibertà, di ciò che è autentico, vo-gliamo ringraziare Don Bosco del-l'esempio che ha dato ai giovani delsuo tempo, per i quali è semprestato l'amico che comprende e ilpadre che guida. Per questo ap-punto i giovani di quel tempohanno amato Don Bosco . La ra-gione è unica : Don Bosco ha avutofiducia nei suoi giovani » .

A questo saluto giovanile donRicceri rispose con parole vi-branti di giovinezza : « A voi cheoccupate il posto di quei giovaniche 8o anni fa hanno accolto DonBosco qui a Barcellona tra evvivae applausi, affido un ideale con le

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parole stesse del Concilio : Siategenerosi, puri, rispettosi, sinceri .Costruite con entusiasmo un mondomigliore dell'attuale . Per questo laChiesa vi guarda con fiducia eamore. Questo luminoso programmave lo affida anche il sesto successoredi Don Bosco, per fare della gio-ventù di questa terra spagnola, unagioventù portatrice di un messaggiodi luce, di gioia, di pace, come lochiede il Concilio, come sempre l'havoluto Don Bosco» .

Nel pomeriggio il Rettor Mag-giore visita il nuovissimo Studen-tato filosofico di Sentmenat (Bar-cellona) e parla ai chierici . Lasera stessa è allo Studentato Teo-logico di Barcellona-Horta, e tieneai 1zo chierici teologi conferenzasull'attualità della vocazione sale-siana, seguita da relativo dialogo .

RICORDAVA LA VISITADI DON BOSCO

Il mattino del 13 aprile pre-siede le riunioni dei Consiglieriispettoriali al Tibidabo, dove amezzogiorno offre ai novelli sa-cerdoti dello Studentato la gioiadi concelebrare con il Successoredi Don Bosco nel Tempio Na-zionale Espiatorio del Sacro Cuore .In chiesa, perfezione di canti edi cerimonie, clima di fervore neicelebranti e nella folla delle rap-presentanze ; a mensa, gioia, mu-sica, canti e le graziose danzedegli aspirantini del Tibidabo .

In serata parla ai salesiani riu-niti nell'Auditorio degli « HogaresAria Mundet », una bellissimaopera affidata dalla Provincia ai

salesiani. Commovente il cantodella Salve Regina nell'immensachiesa del complesso, presenti mi-gliaia di assistiti . Cena a Barcel-lona-Horta con 1200 allievi .

L'ultimo giorno, 14 aprile, volleconcelebrare con tutti i direttoridelle ispettorie di Barcellona e diValenza nella chiesa di Barcel-lona-Sarrià, la seconda casa fondatada Don Bosco in terra spagnola .Nota commovente : ad assisterec'era la veneranda signora An-geles Martí-Codolar, discendentedella famiglia dei primi benefat-tori di Don Bosco e fondatricedello Studentato Teologico . Essaricordava la visita fatta da DonBosco 81 anni prima, nel 1886 .Altro incontro graditissimo a

don Ricceri fu quello con l'arci-vescovo mons. Marcelino Olae-chea, venuto espressamente a Bar-cellona per salutarlo. Anche alleFiglie di Maria Ausiliatrice ilRettor Maggiore volle dare laconsolazione di udire la paroladel Successore di Don Bosco .

Prima di lasciare la Spagna ra-dunò i direttori delle due ispet-torie nominate e tenne loro unaconferenza fiume . Essi non l'avreb-bero più lasciato partire! . . . Senti-vano in quell'ora di distacco unsentimento comune a tutti i suoifigli della Spagna e del Portogallo :il dispiacere che la visita fosse statatroppo breve .

La sera stessa del suo ritornoa Torino, volle dare la "buona-notte" ai confratelli di Valdocco .« Sarete desiderosi - disse tral'altro - di sapere come i nostriconfratelli spagnoli e portoghesihanno accolto la parola del RettorMaggiore. Ecco : hanno mostratouna grande disponibilità, un desi-derio vivo di sentire molte cose ; losi vedeva, lo si sentiva attraversoi lunghi, interessantissimi dialoghi . . .Hanno compreso che il postconcilioe il postcapitolo non sono un corteotrionfale, ma un cammino piuttostoduro, difficile, aspro, molto arric-chente ma molto impegnativo . Enecessario quindi rimboccarsi le ma-niche e mettersi al lavoro tuttiuniti, tutti corresponsabili, tuttidesiderosi di collaborare efficace-mente, nello spirito di Don Boscoe seguendo le direttive del Papa,alla costruzione della Chiesa deldopoconcilio ».

Confezionoalla santitàl'abitodella cortesia

San Francesco di Sales èil genio che ha reso ama-bile la vita devota e ha co-struito la strada più agevoleper raggiungere la santità

I primi cristiani si preparavano al martirio cruento,che attendevano quale coronamento della loro vitadi eroica testimonianza . Quando la Chiesa ebbe lalibertà, gli anacoreti con la loro vita di rinunciatotale intesero sostituire al martirio cruento un mar-tirio incruento . Il Medioevo con la sua ascetica deldistacco e della fuga dal mondo vide la santità ri-fugiarsi nei monasteri e, anche quando San Fran-cesco d'Assisi l'accompagnava in mezzo alle folle,essa non si staccava dall'austerità e sceglieva isentieri impervi della rinuncia incondizionata .

San Francesco di Sales confezionò alla santitàl'abito della cortesia, la introdusse anche nei salotti•

la presentò con tratti, con gesti, con parole, convoce sprigionanti simpatia .

Ecco la logica con cui rese la vita devota amabile• accessibile a tutti . San Paolo dice : « Se distribuissianche tutti i miei beni ai poveri e dessi il mio corpoa esser bruciato, se non ho la carità, tutto questonon mi giova a nulla » .

San Giovanni a sua volta annunzia : « Dio è amore :•

chi sta nell'amore sta in Dio e Dio sta in lui » .San Francesco di Sales deduce : « Se la santità è

intimità con Dio, questa intimità vive e prosperasolamente nell'amore . Il primato dunque non spetta

all'austerità, ma alla carità . Io potrei anche subireil martirio, ma, se esso non è vivificato dalla carità,si nullifica » .

L'unità di misura della santità non è data dallamortificazione, ma dall'amore . Il cristiano si santi-fica a misura che ama e, quanto più ama, tanto piùgli diventa leggera la Croce, la quale santifica perchèporta l'Amore crocifisso . La croce con Gesù è un'ala,senza Gesù è un semplice strumento di tortura .La strada che dal dolore sale all'amore è tropporipida ; invece è molto agevole il sentiero che dal-l'amore scende al sacrificio .

« Se anche mi strappasteun occhio . . .»

Prima o poi l'anima amante del Signore sentiràbisogno di sacrificarsi . Ma l'amore di Dio come simanifesta? Se il Padre nostro, che è in noi, ha ifigli sulla terra, il miglior modo per esprimerglil'affetto è amarne i figli, che sono accanto a noi

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e con noi fanno qualche tratto di strada alla ricercadel bene comune .

Se siamo misticamente uniti nell'unità del Corpomistico, la maniera più semplice per amare il Capoinvisibile è essere cortesi con le sue membra visi-bili . La santità ha un punto di partenza e un puntod'arrivo : il punto di partenza è amare il prossimocome noi stessi ; il punto di arrivo è amare i nostricompagni di viaggio come li ha amati Gesù .

Questo è l'imperativo categorico della santità :« Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore,con tutta l'anima tua, con tutta la tua mente . . . ameraiil prossimo tuo come te stesso » . « Vi do un nuovocomando : che vi amiate l'un l'altro come io ho amatovoi » .

San Francesco di Sales insegnava e faceva . Erimasta celebre la risposta che diede a un avvocatoche si ostinava a odiarlo per presunti torti ricevuti :« Se anche mi strappaste un occhio, io continuerei amirarvi amorosamente con l'altro ».

Se il mio fratello ha il dovere d'amarmi, io, peresprimergli il mio affetto, non potrò escogitare unaltro metodo più efficace di questo : facilitargli ilcompito. Per il fatto che il mio compagno di stradaper salvarsi e per santificarsi deve amarmi, io nonpotrò fargli un dono più grande di questo : renderefacile il suo obbligo essenziale, che consiste nel do-vere d'amarmi . Siamo al nucleo dell'intuizione diSan Francesco di Sales. Come potrò facilitare l'im-perativo divino dell'amore? E molto semplice : ren-dendomi amabile.

Conclusione solare : io mi santifico a misura chemi rendo amabile per amore di Dio . La carità cosìfiorisce in cortesia . Il Santo della dolcezza avanzanei giardini fioriti della vita devota e si domanda :esiste un metodo facile per rendersi amabile?, Erisponde : la società viene facendo mille e milleesperimenti per rendere più gradita la convivenza ;poi fissa, sotto forme di norme, gli esperimenti me-glio riusciti; l'insieme di queste norme costituisceil codice delle belle maniere, il galateo . Siamo giuntial centro del giardino incantato di San Francescodi Sales : per renderci amabili dobbiamo praticarecon garbo, con dolcezza e con perfezione il galateo .La santità ha un corpo e un'anima, il corpo è ilgalateo, l'anima è la carità. La formula della santità,perciò, è assai semplice : galateo più carità ugualesantità . Il galateo senza carità può formare, tutt'alpiù, un galantuomo ; la carità senza galateo dà uncristianesimo acerbo . La carità, vivificando il ga-lateo, genera il santo dall'umanità matura e perciògustosa .

La santità di un cristiano scostante, se è autentica,è per lo meno acerba . La santità matura, invece, haun sapore umano, un sapore cristiano e un saporedi casa, perciò è deliziosa .«Abbiate somma cura -- scriveva alla signora di

Brulart - di non recar molestia al marito o aglialtri di famiglia con lo stare troppo in chiesa o la-sciando che la casa vada come vuole . . . Voi non sol-tanto dovete essere divota e amare la divozione,ma dovete renderla amabile a ciascuno . E la ren-derete amabile se la renderete utile e piacevole . I

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malati ameranno la vostra divozione se da voi cari-tatevolmente consolati ; la vostra famiglia, se viriconosce più curante del bene ; vostro marito, sevede che quanto più cresce la vostra divozione,tanto più siete buona verso di lui. Insomma bisognarendere, fino a che ci è possibile, la nostra divozioneattraente » .

È ciò che faceva lui stesso in forma così perfettache San Vincenzo de' Paoli potè esclamare : « Comesiete buono, mio Dio ! Mio Dio, come siete buono,se in Monsignor Francesco di Sales, vostra creatura,vi è tanta dolcezza e bontà!» .

La santità nei salotti

La santità sta bene sul Golgota, nel deserto, nelmonastero, in chiesa e anche . . . nel salotto. E SanFrancesco di Sales alla signora devota, con la stiavoce flautata è capace di esprimersi in questi ter-mini : « Signora, tenga presente che lei è la presen-tatrice di Gesù, l'annunciatrice della buona novellae, perciò, deve essere simpatica ; deve prestare lasua simpatia a Gesù . Si ricordi che il messaggio sicolora della simpatia di chi l'annuncia . Lei deveannunciare a suo marito, ai suoi figli e agli amicidi casa sua, ogni giorno, la buona novella e perciò,ogni giorno, lei deve essere simpatica» . E poi, sot-tolineando le sue parole con uno dei suoi argutisorrisi, aggiunge : « Da signorina si fece bella e sim-patica per avvincere quel giovanotto che oggi è suomarito ; da signora, deve conservarsi graziosa eamabile per facilitargli i compiti di marito e di pa-dre. Non si dimentichi che il cilicio piú pungente,e forse più meritorio, è dato dalla costanza del suosorriso! ».

All'uorno, specie se giovane, San Francesco diSales presenta così la santità : « Per amore di Gesù,sviluppa armonicamente tutte le doti, di cui il Si-gnore è stato generoso con te. Cura il tuo corpocon gli esercizi fisici e sia ben venuta anche la scherma[oggi direbbe lo sport], purchè il tuo corpo sia ro-busto, armonico e, soprattutto, docile allo spirito .Arricchisci la tua mente di scienza, riempi il tuocuore di sapienza per rendere la tua città più abi-tabile e la tua compagnia più gradita» .

Con questo messaggio San Francesco di Salesdiventa il santo dell'umanesimo che Paolo VI defi-nisce plenario . « O umanisti, la santità per voi è aportata di mano - esclama San Francesco di Sales -basta che vivifichiate il vostro umanesimo della ca-rità di Cristo . Badate bene : nulla dovete sottrarrealla vostra dottrina umanistica, proprio nulla . Nonsi tratta di togliere, ma di aggiungere . Aggiungeteal vostro umanesimo la dimensione della trascendenza .È vero : l'uomo è la misura di tutte le cose ; ma èancora più vero che la misura dell'uomo è Dio, cheè nel cielo tra le stelle e nel vostro animo, tra le vo-stre idee e i vostri affetti » .

Una novità per le Religiose

La santità che presenta San Francesco di Salesè soprattutto una santità per laici . E per i religiosinon ha novità? Per le anime consacrate il Santoha l'intuizione più bella . Molte giovani dirette dalui, sentivano il fascino di Gesù e volevano consa-crare al Signore la loro vita, praticando i consiglievangelici . Come regolarsi con queste signorine pro-venienti, in genere, dalla borghesia, che in queltempo era sulla cresta dell'onda? Lasciarle a casaloro, perchè finissero per diventare le servette deinipoti? Era come addossare a queste figliole il pesodella maternità, privandole delle gioie della ma-ternità. D'altra parte, dove mandarle queste fi-gliole? Tra le suore dei monasteri penitenti ? Mala loro salute reggerebbe? Tra le figlie del suo ca-rissimo San Vincenzo de' Paoli ? Ma le Suore dellacarità dovevano essere le serve di Gesù sofferentetra i poveri. E di serve quelle figlie della borghesianon avevano i muscoli . Egli allora le raccolse inuna Congregazione dove l'austerità è molto discretae la bontà cortese è la regina .

Ecco, in termini nostri, il leit-motiv dei suoi fer-vorini, che crearono nella Chiesa uno spirito nuovodi vita religiosa .

Care figliole, - diceva loro - voi non avete unfisico robusto per essere le serve dei poveri e deimalati, neppure siete in grado di essere delle peni-tenti, però avete un cuore assai sensibile e perciòmolto preparato a comprendere il Cuore di Gesù .E sapete che cosa Gesù desidera da voi? Che ilsuo amore sia sovrano, assoluto nella vostra comu-nità. Voi, come i primi cristiani, dovete essere uncuor solo e un'anima sola . Amatevi con la carità

Annecy, la pittoresca città della Savoia,che fu sede vescovile di San Francescodi Sales . Al centro la Basilica della Visita-zione, che ne conserva le sacre spoglie

di Gesù e traducete questa carità con la più sinceracortesia .

Il vostro tratto, il vostro dialogo, il vostro stiletrovano un modello perfetto nella convivenza pro-digiosa di cui goderono due amiche predilette dalPadre celeste. Le conoscete molto bene queste duedonne che hanno mutato il corso della storia . Unaera e rimaneva, nella convivenza, ostensorio vivo diGesù, la Vergine Santa, e l'altra, Santa Elisabetta,ripiena di Spirito Santo, con le parole e con la vitaproclamava "beata" la Madre di Dio . La convi-venza di queste due donne era intessuta di cosepiccole e di carità immensa . Esse si amavano, siascoltavano, si emulavano, si servivano, portavanoGesù in mezzo a loro e si lasciavano guidare dalloSpirito Santo. Questo mistero di perfetta convi-venza soprannaturale si chiama Visitazione e per-ciò, poichè lo imiterete ventiquattro ore su venti-quattro, vi chiamerete visitandine .Quando il cuore di Gesù volle una confidente,

scelse Santa Margherita Maria Alacoque tra quellesuore che, dietro la guida del loro padre, leggevanomolto bene il poema dell'Amore divino .

Il vescovo di Saluzzo, in un'affabile conversazione,rivolse questo complimento a San Francesco : « Tuvere Sal es : tu sei veramente sale ,> . E San Fran-cesco, giocando sulla parola "Saluzzo", pronto : e Ettu Sal et lux : e tu sei sale e luce » .

San Francesco fu egli stesso sale e luce : fu saleche rese gustosa la santità e fu luce che ne illuminòla strada maestra : l'amore .

I suoi scritti e l'irradiazione della sua vita nellaChiesa operarono il prodigio della pesca miracolosadella santità. Nel secolo scorso questa spiritualitàgenerò un grande santo, il nostro Don Bosco e, aigiorni nostri, è salita sul trono pontificio con PapaGiovanni .

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città. Con la sua morte - ha scritto un giornale -« una parte della vecchia Latina, con le sue case rcon le sue piazze quadrate, se n'è andata per seme

Esistono ancora i patriarchi,quegli uomini saggi e antichi,tutti di Dio, con una missione

speciale da compiere, un popoloda formare e guidare . Don CarloTorello, morto nel febbraio scorsoa Latina, apparteneva a questaspecie rarissima di uomini . « È ilpadre spirituale di Latina », scris-sero di lui sul giornale « Il 1\Ies-saggero » di Roma, e dissero bene .

Don Torello era stato il primoparroco della città, e per vent'anniaveva tenuto saldamente in manole redini della sua vita spirituale.L'aveva aiutata a crescere .Dapprima Latina fu città solo

per modo di dire : in quel lon-tano 1933, quando don Torello ciarrivò, era già tutta sulla carta,disegnata al millimetro nelle mappedegli architetti, ma sulla terra-ferma era solo un susseguirsi dicantieri in costruzione, spuntatidal fango dell'Agro Pontino comeper sortilegio, e formicolanti dipiccoli uomini affaccendati .

Novecento in tutto, la sua par-rocchia. Ma erano cresciuti pre-sto di numero, sbucati da ognidove, giovani desiderosi di met-tere su casa. Ogni domenica c'eraun'infornata di matrimoni ; unadomenica furono 154 . I più diquesti giovani erano veneti, sani

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e immuni dai bacilli del maltusia-nismo, e si capisce che prestogli abitanti a Latina arrivarono inmolti anche dalla . . . luna!

Una sera all'oratorio salesianopresero posto sulla grossa giostradi ferro, insieme con don Torello,sei capi famiglia con tutti i rela-tivi discendenti (i rampolli piúsnelli issati sui tralicci) ; la giostracigolava e gemeva ; si contarono :erano ottanta persone .

Dieci anni dopo il suo arrivo,gli abitanti di Latina toccavano15.000; dopo altri dieci anni,nel 1953, erano 5o .ooo . Il popoloormai era costituito, solidamenteinstallato nella sua terra promessa,e il patriarca poteva mettersi indisparte . Era stanco, gli detterola cittadinanza onoraria e lo lascia-rono tranquillo .

Calzò stivalonialti sino ai fianchi

A dire il vero, quella terra pro-messa, ai suoi inizi, non era af-fatto desiderabile o invidiabile .Non scorreva latte e miele, mapaludi e malaria . Nel luglio del

1933 Mussolini fece visita a quel-l'abbozzo di città e capitò ancheall'asilo dei bambini, tenuto dalleSuore Vincenzine Figlie della Ca-rità ; domandò loro se fosserocontente di trovarsi nella nuovacittà, ma la superiora rispose conun poco ossequente nossignore,spiegando che la popolazione erasenza sacerdoti . La chiesa parroc-chiale era già pronta, nuova fiam-mante ; le sue ampie vetrate fil-travano la luce spiovente dal cielo,ma sembrava che nessuno la vo-lesse . Quello schietto nossignoresmosse le acque . Papa Pio XIconsiderò il gregge senza pastoredi Latina come una spina nelsuo cuore, e scrisse al superioredei salesiani don Ricaldone perchèvolesse togliergli quella spina . Edon Ricaldone ricorse a don To-rello .

Lo mandò con queste raccoman-dazioni : « Serietà di osservanzareligiosa, prudenza somma, chiesaaccurata e ordinatissima, impor-tanza grande all'istruzione reli-giosa » . Questo prete monferrinoche nascondeva il grande cuoredi patriarca sotto una scorza rudecome la corteccia delle viti dellesue colline, gli ubbidì allalettera .

Arrivò a Littoria - come si

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chiamava in quei tempi - il 28ottobre ; quaranta giorni dopoprese possesso ufficiale della par-rocchia. Con stile oratorio va-gamente in sintonia con i tempiche correvano, ma con le ideedella Chiesa di Cristo che sca-valcano i tempi, disse nell'omelia :« Ecco in mezzo a voi il vostroparroco, il primo di questa terra,che la vostra fatica diuturna hasottratto ai miasmi pestiferi e harestituito alla nuova Italia : terrabenedetta dai vostri sudori, terrache canta - con i suoi solchi apertiper le messi - il più grandiosoinno del vostro lavoro fecondo edella vostra indomita volontà . Fe-dele al mio ministero, io adempiròfedelmente il comando di GesùCristo, che vuole si dia a Cesarequel che è di Cesare, ma anche aDio quel che è di Dio* . E conquesta franchezza evangelica in-cominciò .

Trovò i parrocchiani assorbitinelle faccende materiali, e troppooccupati a conquistarsi la terraper poter guardare al cielo . Capìche avevano bisogno di una caldaparola di fede, ma che da solinon sarebbero mai andati a cer-carla fra le quattro mura dellachiesa, e decise di compiere luiil primo passo. Calzò stivaloni

alti sino ai fianchi e si avventurònel fango, tra le ruspe, le scava-trici e le pompe assordanti. Andòcome amico, e come amico loaccettarono .

Piccolo di statura, in apparenzadebole e malaticcio, era in realtàcoriaceo e infaticabile . La terzanae la quartana, che non risparmia-vano le costituzioni piú robustee le sgretolavano, ci provaronoanche con lui, ma non lo piega-rono .

Lo preoccupavano assai più ledifficoltà concrete . La chiesa, bellafin che si vuole, gli era stata con-segnata priva di ogni suppellet-tile . La casa parrocchiale era unpovero ambientino a pian ter-reno, non aveva locali per le as-sociazioni nè cortili per i giochidei ragazzi . I sacerdoti salesianiche al sabato sera giungevano daRoma per dare una mano inparrocchia, non sapevano doveandare a dormire. Dopo cena ri-muovevano il tavolo, collocavanotre brandine nel refettorio e duenel corridoio d'ingresso, e chidormiva dormiva. Il governo aiu-tava don Torello con un sussidiodi 4325 lire all'anno, ma don To-rello ne doveva spendere 6200solo per pagare i viaggi dei sacer-doti di Roma. Un superiore, an-dato a fargli visita, osservò ognicosa e poi sbottò : «Abbiamo spar-pagliate per il mondo, nei luoghipiù arretrati e perfino nelle fo-reste, una settantina di residenzemissionarie poverissime, ma nessunadi esse si trova così sprovvista dimezzi per lavorare tra i giovani» .Poi aggiunse : « Perchè non scrivia Roma? » . Don Torello non selo fece dire due volte : inviò unalettera senza complimenti, e ot-tenne terreno per l'oratorio, at-trezzature e giochi .

Oltre alla città che stava sor-gendo, i cinque salesiani dovevanobadare anche a cinque borghi di-stanti da sei a dieci chilometri,abitati soprattutto da coloni ve-neti. (Perchè i coloni si sentisseropiù in casa loro, i borghi porta-vano nomi delle loro parti, comeGrappa, Sabotino, Carso. Anchela parrocchia era in qualche modoveneta, dedicata a San Marco .Insomma, tutto l'insieme sem-brava una fetta di Veneto trapian-tata nel Lazio) . Per servire pasto-ralmente tutti i centri, i salesiani

ogni domenica inforcavano la bi-cicletta alle sei del mattino e fa-cevano la prima sgroppata . Arri-vati, confessavano, predicavano,celebravano ; poi di nuovo con-fessavano, battezzavano, celebra-vano una seconda messa, e tuttoa stomaco vuoto. Ritornavano inbicicletta, e finalmente pranza-vano. Subito dopo rimontavanoin sella, e via per il catechismo,la predica, la benedizione e le vi-site ai malati. Era un week-endfaticoso, e don Torello scrisse inVaticano per ottenere la conces-sione di un po' di caffelatte trala prima e la seconda messa .

Pedalava a tutta birra

Nell'apostolato in bicicletta donTorello era un asso. Chiamatod'urgenza, di giorno o di notte,partiva senza indugio, con qua-lunque tempo. Un giorno dovevacorrere in fretta in uno dei bor-ghi, mentre soffiava un vento con-trario fortissimo . Un robusto gio-vanotto si offrì di precederlo pertagliargli l'aria, e don Torello ac-cettò la sua compagnia . Premettesui pedali e partì a tutta birra,mentre il vento fischiando tra glieucalipti gli gonfiava a campanala lunga talare, e il suo volonte-roso aiutante, anzichè precederlo,neppure riusciva a seguirlo . Ar-rivarono distaccati, lui fresco esorridente, l'altro sfiancato e conla lingua a ciondoloni .

Intanto le cifre che man manoscriveva sui registri parrocchialilo rincuoravano. Non solo c'eranomolti matrimoni e battesimi, male comunioni salivano con uncrescendo impressionante : 16.ooodistribuite durante il primo anno,50.000 nel secondo, 78.000 nelquarto, ioo .ooo nel quinto. Manmano che proseguiva la bonificadell'Agro Pontino anche la boni-fica spirituale si compiva di paripasso .Una cosa don Torello usava

altrettanto bene che la bicicletta :la parola. Fu ottimo predicatore .Preparava le sue prediche fis-sando uno schema ordinato, mapoi, quando si trovava a tu per tu

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con i fedeli, sovente gli schemiandavano a farsi benedire e luitirava fuori, dal suo cuore di pa-dre affettuoso e severo, le ideeincandescenti che sconcertavanole coscienze e cambiavano le vite .

Sotto la rude scorza esterioreera tutto un crepitìo di allegriae di cordialità . La sera, col beltempo, sedeva sulla giostra del-l'oratorio e intrecciava lunghe gu-stose conversazioni. Disputava coni ragazzi interminabili partite abarrarotta. Tanti a Latina lo ri-cordano ancora al centro del cor-tile, veloce, estroso, entusiasta,spumeggiante, trascinatore. « Glimancava solo la spada, - di-cono - e poi era un piccolo Na-poleone » . Fu appassionato dellosport, e da buon piemontese sim-patizzò sempre per la sua Juven-tus. Ancora a 81 anni, inchiodatosulla poltrona a rotelle, si facevaportare davanti al televisore perle partite di calcio . Partecipavacon schietto entusiasmo ai filmdel Far West, e quando arriva-vano i "nostri" pestava i piedi ebatteva le mani con lo stesso fer-vore dei suoi ragazzi. Sul bocca-scena del teatro aveva fatto scri-vere «Divertendomi imparo », magli fecero notare che avrebbefatto meglio a scrivere : « Diver-tendomi sparo » .Dimostrò sempre profonda ca-

rità verso tutti. Pronto com'eradi parola, non parlò mai maledegli assenti e seppe scusare eperdonare chi non pensava comelui. Badava poco alle apparenze .Un giorno una mamma tutta af-flitta gli domandò se potesse con-durre alla prima Comunione ilsuo bambino anche senza il ve-stito nuovo . Le rispose : « Il Si-gnore guarda dentro, non di fuori » .

Ecco le pennellate del suo ri-tratto, tracciate da chi lo conobbe :« D'animo forte, ottimista, ricco diesperienza e di carità pastorale,eccellente organizzatore, audace, ra-pido nell'esecuzione » .

Un bell'ortoirrigato dalla Grazia

Ebbe vita tutt'altro che facile .Giovanissimo salesiano, era stato

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mandato al Testaccio di Roma,un quartiere turbolento dove videvolare sassate e schioppettate (perqualche tempo le guardie lo scor-tarono dalla casa salesiana allascuola statale e al ritorno, perchèqualcuno non voleva che egli in-segnasse religione) .

Fu poi un anno parroco a Ri-mini, prima di infilarsi gli stiva-loni e girare tra i cantieri di La-tina. L'ultima guerra non lo ri-sparmiò. Tra il '4o e il '42 videi suoi cinque borghi, cresciutitroppo, diventare parrocchie e- come succede ai figli divenutiadulti - staccarsi da lui . Temetteanche di perdere la parrocchia,perchè se un tempo era statauna sterpaglia incolta, ora l'avevadissodata per benino e trasfor-mata in un bell'orto, irrigato dallaGrazia, che faceva gola.

Poi nel *gennaio 1944 - era aletto malato - gli eventi militaripresero una piega risolutiva . GliAmericani bussarono indiscreta-mente alla porta di Latina, pre-annunciando la liberazione conun bombardamento . Le belle ve-trate della chiesa cessarono di fil-trare la luce del cielo e si sbricio-larono sull'impiantito . Due gior-ni dopo, avvenne lo sbarco adAnzio e Nettuno (dalla cima delcampanile si vedevano sul marele navi americane). Altri bom-bardamenti, morti, feriti, tantagente in pena da incoraggiare .Un giorno i Tedeschi fecero sal-tare la banca ; la cassaforte dila-niata sparse ai quattro venti lebanconote, e la gente sfidava lamitraglia per arraffarle .

Le serate, lunghe e piene ditimori, le trascorrevano con gliamici nella casa salesiana, o coni salesiani nelle case degli amici ;erano lunghe veglie, dedicate allalettura, alla preghiera, a farsi co-raggio con vecchie barzellette.

Poi l'ordine di sfollare . Due pis-sidi piene di particole consacratefurono consumate in fretta conl'aiuto di tutti . Caricarono su uncarrettino le masserizie, i capretti(che fuggirono e non tornaronopiù), e un maialetto che fuggì asua volta, ma da bravo figliuolprodigo ritornò . Poi il contror-dine : non si sfolla più .

I bombardamenti si fecero più

fitti . Prima crollò il teatro, poi lachiesa. Morti da seppellire, feritida assistere. E tra le macerie, iladri. I soldati tedeschi arriva-vano con gli autocarri e svuota-vano le abitazioni abbandonate .Don Torello, un giorno che erainchiodato a letto dal male, ebbela visita inattesa di un soldato te-desco che ispezionò in giro, videun orologio, se ne impossessò euscì . La notte seguente un ladroportò via anche le galline. Poi fi-nalmente la liberazione, e si co-minciò tutto da capo .

I patriarchimuoiono benedicendo

Nello sforzo di ricominciaredon Torello spremette le sue re-sidue energie. Da troppi anni erasulla breccia ; lasciò il posto aigiovani. E inaugurò la sua Viacrucis di sofferenze con una paresialla lingua : il predicatore convin-cente, il sapido conversatore, nonriusciva più a farsi intendere. Poicadde e si ruppe il femore. Lasua bicicletta ebbe allora tre ruote,e fu una sedia a rotelle . Poi, perevitare un'infezione generale, do-vettero amputargli la gamba .

Soffrì molto. Gli domandavano :« Come sta?* e rispondeva : « Be-ne» . Se il contrario era troppoevidente, diceva : « Come vuole ilSignore » . Sovente mormorava :« Amen », oppure : « Grazie, Gesù » ;era il suo modo di reagire alletrafitte del male .

Per il funerale la popolazionesi riversò in massa a salutarlo .Ora pensano di raccogliere i suoiresti nella sua chiesa, e di dare ilsuo nome a una via della città .

L'indomani della morte, ungiornale scrisse : « Una parte dellavecchia Latina, con le sue case rosse,con le sue piazze quadrate, se n'èandata per sempre ». Qualche gior-no prima, il sindaco era andato avisitare don Torello . Mentre ilsindaco piangeva, don Torellospinse lo sguardo attraverso la fi-nestra e benedisse la città. Anchei patriarchi antichi morivano be-nedicendo .

NEL MONDOSALESIANO

Nel quadro dell'adeguamento dei Cooperatori Salesianialle direttive del Concilio e del XIX Capitolo GeneraleSalesiano si inserisce il Il Convegno Nazionale dei ConsiglieriIspettoriali d'Italia, che si è svolto dal 21 al 23 aprile adAriccia (Roma) .

La presenza pressoché totale dei Consiglieri Ispettoriali ap-partenenti alle venti zone d'Italia, i temi trattati e susseguen-temente approfonditi in gruppi di studio e in numerosi inter-venti chiarificatori, lo scambio di esperienze veramente validee incoraggianti, gli impegni presi perchè gli iscritti dei 630 Cen-tri Cooperatori d'Italia si qualifichino meglio e siano sensibi-lizzati maggiormente alle attese della Chiesa e della Congrega-zione oggi, dànno garanzia che frutti copiosi dell'importanteassise salesiana non tarderanno a giungere a maturazione .

Temi trattati : la spiritualità salesiana, l'aspetto ecclesialedella cooperazione salesiana, la figura morale del consigliereispettoria/e, nei suoi compiti e nelle sue attribuzioni .

Nel convegno si è messa in evidenza la necessità di dareall'apostolato una più accentuata caratterizzazione, quella afavore della gioventù, che fu oggetto principale delle cure delFondatore .

CONVEGNO NAZIONALECONSIGLIERI ISPETTORIALIDEI COOPERATORI

L'assemblea, presieduta da don Luigi Flora, direttore gene-rale dei Cooperatori Salesiani, è stata onorata dalla visita deiRettor Maggiore, che a nome di Don Bosco disse ai Delegatie Consiglieri un vibrato "grazie" per il lavoro compiuto, elasciò loro la parola d'ordine di Paolo VI ai Salesiani : progre-dire sempre nel collaborare alla realizzazione della grande ric-chezza del Concilio .Mons. Achille Glorieux, segretario del "Consilium de Lai-

cis", con la nota sua competenza tenne una relazione su "ICooperatori Salesiani al passo con il Concilio" .

Il prof. Vittorio Bache/et, Presidente Generale dell'AzioneCattolica Italiana, portò il saluto della massima organizzazionecattolica dei Laici in Italia, accompagnato da calde espressionidi devozione a Don Bosco .

La domenica 23, alla chiusura del convegno, fu presenteanche la nuova Presidenza Nazionale degli Exallievi Salesiani .Lo scambio delle consegne tra il Presidente cessante, dott .Chiesa, e il nuovo Presidente, prof . Angelini, avvenne in unclima di grande cordialità e commozione, accresciute dallaparola del Rettor Maggiore, che plaudì all'opera svolta dalpresidente Chiesa e si felicitò col nuovo presidente Angelini .

Ariccia (Roma) - Visione parziale dell'Assemblea Consiglieri Ispettoriali Cooperatori d'Italia . Alla presidenza : (da sinistra) don A. Buttarelli, Delegato Nazio-nale- i relatori dott. Serafina Buonocore e avv. Umberto Casonato - don Luigi Fiore - il Rettor Maggiore - il prof . Bachelet - il prof. Dambra, regolatore del convegno

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Il 12 aprile la Casa Madre di Torino ha avuto la visitadi un ospite illustre e graditissimo, il cardinale GiuseppeBeran, arcivescovo di Praga e Primate della Cecoslovac-chia . Il card . Beran è nostro Cooperatore d'antica data eamico personale del vescovo salesiano mons. Trochta . Sierano conosciuti ancora prima della guerra a Praga, dovedon Trochta stava costruendo il nuovo istituto e mons.Beran era rettore del Seminario . La loro amicizia si raf-forzò nel campo di concentramento a Dachau, dove fu-rono deportati ai lavori forzati . Anzi si trovarono soventeinsieme a tirare la carretta carica di sassi .

Un anno dopo la guerra mons . Beran fu nominato ar-civescovo di Praga e, passato un altro anno, don Trochtafu nominato vescovo di Litomerice, diocesi confinante con('archidiocesi di Praga . Come nei tempi del campo di con-centramento, si trovarono ancora insieme a combatterecontro il dilagare del comunismo finchè, nel 1949, l'arci-vescovo di Praga fu deportato in un luogo sconosciuto,e mons. Trochta processato e imprigionato.

"IL SIGNORE TI RIVESTA

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Il cardinale Berana Valdocco

Mons. Beran, liberato definitivamente nel 1965, ottenneil permesso di uscire dalla patria, e il Santo Padre Paolo VIne premiò la fedeltà e le sofferenze con la porpora cardi-nalizia .

Il card . Beran da molto tempo desiderava conoscere iluoghi dove è sorta l'Opera Salesiana . Provò quindi unagrande gioia nel celebrare la Messa comunitaria all'altaredi Maria Ausiliatrice e nel visitare le camerette di Don Bosco .Volle pure far visita alle Figlie di Maria Ausiliatrice, ai nostrichierici filosofi di Foglizzo e al Colle Don Bosco . Ovunqueaccolto come in trionfo e con commoventi prove di ammi-razione e gratitudine per quanto ha sofferto per la Chiesae per la causa di Dio . A sua volta il Cardinale nell'affet-tuoso abbraccio che diede a don Ziggiotti al Colle DonBosco e nelle parole piene di fede e di paterna bontà cherivolse ai confratelli e ai giovani, volle dire tutto il suoamore, la sua stima e la sua benevolenza per i figli diDon Bosco.

DELL'UOMO NUOVO"Un manipolo di una quarantina di giovani gene-

rosi, novizi delle Ispettorie Centrale e Subalpina, il9 aprile si sono presentati a Valdocco per riceverela veste chiericale o il Crocifisso del Coadiutore,entrando con questo primo passo nelle file dellaCongregazione salesiana . La solenne funzione harichiamato nella chiesa di San Francesco prima epoi nella Basilica un folto pubblico di parenti eamici dei giovani . Si è creato così un clima di rac-coglimento, di preghiera e soprattutto di commo-zione : quel gruppo di giovani inginocchiato in pre-sbiterio, davanti all'altare, nell'offerta a Dio dellaloro giovinezza, non era senza un profondo signi-ficato : era una donazione totale, un sacrificio chesaliva a Dio unito al grande Sacrificio del loroMaestro e Signore, Gesù .

Ne//e foto : Il Prefetto Generale don Albino Fedrigottibenedice e impone le vesti chiericali .

Il Ministrodegli Esterion . Fanfanidai salesiania Cremisan

II Giovedì Santo, 23 marzo scorso, l'on . Fanfani, in pel-legrinaggio con i figli alla Terra Santa, ha voluto essereaccompagnato nella visita ai Luoghi Santi dall'ispettoredei salesiani don Francesco Laconi e ha partecipato al-l'agape salesiana con i teologi di Cremisan . All'indirizzorivoltogli da un chierico ha risposto assicurando che l'azionedi equilibrio, di progresso e di pace dell'Italia cristiana con-tinua in tutti i settori . Ha pure rievocato la grande missionesociale e religiosa di Don Bosco. Quindi, passando a ri-cordi personali, ha detto : « Non posso dimenticare il mioprimo incontro con un degno figlio di Don Bosco, quando"matricola" dell'Università Cattolica di Milano, fui con-dotto, potrei dire quasi per mano, dall'attuale arcivescovodi Torino mons . Pellegrino, allora mio collega di Univer-sità, ai corsi di letteratura greco-cristiana . Corsi che eranotenuti da don Paolo Ubaldi con quella sapienza che tuttii letterati ricordano, con quello zelo della verità che pote-vano apprezzare anche gli studenti non di lettere, com'eroio, e con quella bontà che gli faceva promettere agli allievidi tanto in tanto che se fossero stati diligenti e buoni,avrebbe non più parlato di filologia greca, ma letta unapagina viva dei Vangeli, naturalmente prima in greco, poiin latino e finalmente in piemontese! » .

Dopo aver ricordato anche la figura di don Cojazzi,«altro grande salesiano», venne al tema centrale del suodiscorso, il testamento di Gesù nell'ultima Cena : « Vi lasciola mia pace, vi do la mia pace» . È la pace di cui ha bisognol'umanità oggi e che viene continuamente predicata dalsuo Vicario, Paolo VI .

Il centenario della visitadi Don Bosco a Fermo

La domenica 26 febbraio il Seminario di Fermo ha cele-brato il centenario della visita che Don Bosco fece alcard . De Angelis, arcivescovo di Fermo, il 27 e 28 feb-braio 1867 . Per l'occasione il prof. don Romolo Illuminatiha illustrato ampiamente la visita di Don Bosco al Semi-nario e le relazioni di profonda stima e venerazione che le-gavano Don Bosco all'eroico card . De Angelis, che il Santoaveva avvicinato più volte quand'era prigioniero del go-verno a Torino .

Ecco una battuta del dialogo cordialissimo che si svolsein quella occasione tra il Cardinale e Don Bosco :- Don Bosco, mi benedica! Sono vecchio : non ci

vedremo più su questa terra : Don Bosco, mi benedica!- lo benedirla! lo povero prete? Mai più!- Oh, sì che mi benedirà!- Ma come? lo povero prete benedire un Cardinale,

un Vescovo, un Principe? Tocca a lei benedire me!- Quando è così, vede quella borsa? - e glie l'addi-

tava . - È poca cosa, ma se mi benedice gliela dono per lasua chiesa ; altrimenti no!

Il Beato pensò alquanto e poi concluse :- Quand'è così, la benedico. Vostra Eminenza della

mia benedizione non ha bisogno, mentre io ho bisognodella sua carità .

Nella foto : Alcuni seminaristi di Fermo posano sotto ilbusto eretto in Seminario in onore di Don Bosco .

Una piccolaONU sacerdotalea Salerno

Nella Parrocchia "Maria SS . del Car-mine e San Giovanni Bosco" di SalernoS. E. mons. Demetrio Moscato, arcive-scovo primate di Salerno, il 20 marzoscorso ha ordinato dodici novelli Sacer-doti salesiani, allievi dello StudentatoTeologico locale . I Sacerdoti novelli ap-partengono alle ispettorie adriatica, na-poletana, pugliese, australiana, cinese,thailandese. Erano presenti don Giovan-nini del Consiglio Superiore e gli ispettoridon Cesare Aracri e don Antonio Marrone .

Il Vicepresidentedella Bolivia in visitaalla Casa Madre

Il 22 aprile il Vicepresidente della Bo-livia, Luis Adolfo Siles Salinas (al centro),accolto dal nostro prefetto generale donAlbino Fedrigotti, visitava la Basilica diMaria Ausiliatrice e le Camerette di DonBosco, interessandosi vivamente di ognicosa che richiamasse la presenza diDon Bosco. È un grande ammiratore e be-nefattore dell'Opera Salesiana in Bolivia .

Riaffermazionecristiana sulla santitàdella famigliaRoma - Il 1 ° aprile scorso, alla sala

Borromini, a cura dei Cooperatori e degliExallievi salesiani, ebbe luogo una affol-lata manifestazione sulla santità della fa-miglia . Parlò l'on . Igino Giordani .

Ne//a foto : Il delegato ispettoriale deiCooperatori don Stelvio Tonnini presental'oratore .

MLa nuovaPresidenzaNazionaledegli Exallievisalesiani

Lo scorso aprile, in due turni successivi le PresidenzeRegionali e i Consigli Regionali hanno eletto la nuovaPresidenza Nazionale degli Exallievi, composta di ottomembri che rappresentano tutta l'Italia . Domenica 23 aprile,presso l'istituto Sacro Cuore, gli otto membri dellanuova Presidenza hanno eletto all'unanimità come pre-sidente nazionale il prof. A/do Angelini, direttore delCentro RAI-TV di Napoli ; come vicepresidenti l'avv.Nicola Ciancio, il prof. Augusto Ferrarini, il prof. SergioVinciguerra ; come consiglieri il dott. Ugo Ba/estri, il dott .

Mario Bonacchi, il prof. Ignazio David, l'ing. Giovanni Fi-stola ; come segretario il dott. Luigi Capuzzo.

Nella foto : da sinistra a destra : don Umberto Bastasi,Segretario generale - dott. Luigi Capuzzo - ing . GiovanniFistola - prof. Aldo Angelini - mons. Luigi Piovesana,rappresentante degli Exallievi Sacerdoti - dott. SilvioChiesa, presidente emerito - prof . Ignazio David - donArcadio Vacalebre, Delegato nazionale - dott. Ugo Balestri- prof. Augusto Ferrarini - prof. Sergio Vinciguerra .

Centottanta Maestri riuniti in un convegno di studio a Chiari (Brescia)

Nella nostra «Scuola di Orientamento all'Aposto-lato» di Chiari, il 6 aprile scorso, 185 Insegnanti sisono riuniti per trattare i problemi educativi più urgentie attuali nella luce della pedagogia di Don Bosco .È stato un incontro fervido, cordialissimo, nellosfondo di un clima di serena e attiva intraprendenzasuscitato nel nome di Don Bosco . Il corpo inse-gnante della provincia di Brescia ha dato una nuovaprova di essere dei più preparati e dei più consape-voli dell'alta missione educativa della scuola . DonPietro Gianola, del Pontificio Ateneo Salesiano, hapresentato un saggio concreto e pratico della fi-nezza psicologica e pedagogica di Don Bosco edu-catore. L'ispettrice scolastica dott . Maria Jonochtrattò il tema dell'educazione religiosa del fanciullonella scuola elementare : compito per il quale vienedelegata al Maestro parte della missione stessa dellaChiesa . II direttore dell'istituto don Paolo Gerli pre-sentò la nostra « Scuola di Orientamento all'Apo-stolato» per quei maestri che ancora non la cono-scessero nel suo nuovo stile . La banda musicale,l'orchestrina e i canti dei duecento allievi allieta-rono la mensa dei convenuti .

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L'ENCICLICA "POPULORUM PROGRESSIO IN ATTO

MISSIONARI COME PIONIERIPer comprendere ciò che sia, e

ciò che voglia, l'ultima enciclicadel Papa, la "Populorum Progres-sio", forse la cosa migliore è andarein India, fare una capatina a Sa-gayatottam e fermarcisi qualchegiorno. Lì si capiscono tante cose .Lo dice don Luigi Bertuzzi, il

salesiano che da Torino segue losviluppo delle opere sociali nei ter-ritori di missione . Lui la "Populo-rum Progressio" la tiene sotto gliocchi, arata da una biro rossa chenei punti salienti ha lasciato il segnoanche dall'altra parte della pagina .

Incorniciate in un riquadro rosso,balzano queste parole dell'enciclica

« I popoli della fame interpellanooggi in maniera drammatica i po-poli dell'opulenza . La Chiesa trasaledavanti a questo grido di angoscia,e chiama ognuno a rispondere conamore al proprio fratello » . Piùmarcata la sottolineatura alle pa-role : « Il cammino della pace passaattraverso lo sviluppo » .

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PIONIERIDELLA NUOVA

i FRONTIERA

Domando a don Bertuzzi se siastato a Sagayatottam.

« Sì, certo - risponde. - Cisono stato tre anni fa . Ho trovatoun giardino, un'oasi di verde .Ma avrei voluto esserci già nel1950 » .Perchè nel 1950?« Allora era tutto deserto, lag-

giù. Quell'anno arrivarono duemissionari, due pionieri tipo "nuo-va frontiera", che si costruironouna capanna alla meglio e comin-ciarono a scavare . Sul loro capoun sole senza misericordia ; sottoi piedi, sabbia rovente e neancheun filo d'erba, ma più sotto an-cora scorreva un mare di acquafresca. Scavarono fin che raggiun-sero l'acqua, con una pompa lafecero zampillare in superficie, e

il deserto cominciò a fiorire . Que-sto avvenne nell'anno 195o .L'anno che visitai Sagayatot-

tam - racconta - i monsoni sierano dimenticati dell'India. Sen-za monsoni in India non piove,senza pioggia il sole brucia tutto,i raccolti se ne vanno e arriva lamiseria e la fame . Ricordo che lanostra jeep sollevava cortine dipolvere come per proteggere unaritirata frettolosa . Poi, d'improv-viso, ci balzò incontro il verdedegli alberi piantati dai missio-nari a Sagayatottam, e sembravaun miraggio nel deserto . Aetra-versammo un magnifico viale .Sulla sinistra, l'entrata della chie-setta semplice e invitante. Poi unportico ombreggiato : eravamo alCentro professionale, che accogliecento ragazzi privilegiati . E cioè :ragazzi orfani, o appartenenti afamiglie scardinate, o colpiti daqualche menomazione bastante perfarli rigettare dagli altri ma com-

Le opere sociali fondate dai missionari salesiani in Indiatrovano una felice concordanza di idee e di intenti conla nuova enciclica del Papa " Populorum Progressio ".Ecco alcune di queste opere sociali, così come sonostate viste di recente da un salesiano che le ha visitate

patibile con un lavoro quasi nor-male e con la possibilità di aprirsiun varco nella vita .

Attorno al centro ci sono icampi, ben allineati . Vi si colti-vano riso, arachidi, piante dafrutta ; si allevano bestiame grossoe animali da cortile . Oltre ai mis-sionari (che ora sono dodici), eoltre ai cento ragazzi, vi lavoranonon pochi contadini che vengonodai villaggi sorti lì attorno . Unlavoro sano, svolto all'aria aperta,in una pianura inondata di luce :pare di essere in una bella fattoriadella pianura emiliana .

I ragazzi imparano a lavorarela terra con le tecniche moderne,con aratri e trattori, con appro-priati sistemi di irrigazione . Manon è tutto. Se, rilasciati dal Cen-tro agricolo, dovessero tornare aivillaggi d'origine, non saprebberoche farsene del loro bagaglio tec-nico, e imparata l'arte, dovrebbero

davvero metterla da parte per con-dividere la misera vita degli ?ltri .I missionari, con gli aiuti chevengono dall'Italia, hanno co-minciato a preparare case coloni-che, piccole ma sufficienti per lefuture famiglie degli allievi di-messi. Le casette sorgono pocolontano da Sagayatottam, e i loroproprietari possono servirsi anchedelle macchine agricole del Centro .Alcuni indiani provveduti di

mezzi hanno costruito, non moltolontano, delle fattorie in proprio,copiando meglio che potevano ilmodello della missione . I missio-nari ne sono ben contenti ; conil loro esempio concreto inse-gnano come si realizzano le in-stallazioni agricole, come si col-tivano i campi, come si sperimen-tano nuove colture, come si al-leva il bestiame, come si usanogli attrezzi moderni . Proprio perquesto essi si allineano con gli

insegnamenti sociali della Chiesa :la loro realizzazione piccola macompleta e convincente stimolagli altri a fare altrettanto . La zonaintorno a Sagayatottam si statrasformando . Il Centro dei mis-sionari è come il sasso gettato inuno stagno tranquillo : il sasso èpiccolo, ma le onde che sollevasi allargano sempre più, tutto in-torno, e chissà fin dove » .

LA FAMESILENZIOSADELLE CAMPAGNE

Come mai - chiedo a don Ber-tuzzi - gli Indiani non sannocavarsela da soli, non riescono ascavare i pozzi d'acqua necessariper irrigare?

«Quando si è veramente po-veri - risponde, - capita pro-prio così. L'acqua è tutto perl'agricoltura, e l'India (soprat-tutto nel sud) ne ha molta chescorre sotto terra. L'irrigazioneassicura due raccolti all'anno ; sei monsoni dànno una mano siarriva a tre raccolti ; se ce la met-tono proprio tutta, i raccolti pos-sono essere anche quattro in unanno. Ma i contadini poveri (esono tanti) non hanno i soldi peri pozzi. Per costruirne uno oc-corrono dalle 50.000 alle 70.000lire : una bazzecola in Italia, uncapitale nelle campagne dell'In-dia. Un operaio di città, pagatodiscretamente, guadagna quattroo cinque rupie al giorno, cioè da400 a 500 lire, e stenta a mante-nete la famiglia . Il lavoro in cam-pagna rende meno ancora . Inqueste condizioni, come si fa acostruire pozzi ? » .

Domando se la fame non siapiù brutta nelle periferie dellegrandi città che nelle campagne .

« È più vistosa in città - ri-sponde, - non più brutta . Legrandi città hanno decine di mi-gliaia di affamati perchè i conta-dini non trovando di che viverein campagna, si riversano in cittàrincorrendo quell'ultima speranza .A dire il vero la città offre ai po-verissimi qualche possibilità dilavoro : tirare il riksciò, portare

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un pacco da un posto all'altro,fare qualche lavoro manuale ; siraggranella qualche rupia e sicompera qualcosa da mettere sottoi denti. Nelle campagne invece,specialmente quando il monsonefa cilecca, se il raccolto va fal-lito non ci sono altre risorse .Dove cresce il bambù i contadinine mangiano le radici ; ma intanti posti non c'è neppure ilbambù .

La fame in città è più impres-sionante perchè ostenta il suosquallore sui marciapiedi, sottogli occhi di tutti ; in campagna èpiù silenziosa e più disperata. Liho visti bene, in un'annata senzamonsoni, certi villaggi tagliatifuori dal mondo . Sono entrato incerte capanne dove non c'era as-solutamente nulla : pavimento interra battuta, un bastone di tra-verso in un angolo per poggiarvisu il sari . Neppure un giaciglioper la notte . Durante le "annateno", questa gente può morire difame, chiusa nella sua capanna,in silenzio, senza protestare, senzala forza di fare qualcosa ».

LA BANCADEL RISO

Don Bertuzzi ha arrotolato laPopulorum Progressio " e con essa

tambureggia sullo scrittoio .Le città oggi sono stipate e

congestionate - continua, - mail problema delle città va risoltoin campagna, con l'agricoltura .Se le campagne bastassero a sestesse, si spegnerebbe l'afflussoalle città . I grossi centri avrebberocosì un po' di respiro per organiz-zarsi meglio .

I missionari salesiani stannodando un'importanza sempre mag-giore all'agricoltura, com'è giusto .Finora si erano dedicati in pre-valenza all'insegnamento nei varitipi di scuole, con ottimi risultati .Ma la fame suggerisce ora di daremaggior peso alle opere sociali .Ne stanno sorgendo molte : aDamra, a Mendal nell'Assam ; aTirupattur e nel North Arcot(India Sud) ; a Sulcorna vicino aGoa. Sono opere che ho visto .

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A Datura si sta costruendo unvillaggio moderno . Ci sono duemissionari salesiani di Ivrea . Han-no distribuito la terra ai contadinipoveri e messo in funzione unistituto di credito che non appareelencato sui manuali bancari : la"banca del riso" . Da quelle parti(e in molte altre dell'India) suc-cedeva questo : con le annatemagre i contadini si trovavanosenza riso per la semina e senzasoldi per acquistarlo. I soliti pro-fittatori gielo offrivano, a pattoche dopo il raccolto lo restituis-sero insieme con un fortissimointeresse ; i contadini venivanodepredati di gran parte del rac-colto e giungevano alla seminaseguente di nuovo senza riso . Siprolungava così una catena dipenosi strozzinaggi senza via diuscita. La "banca del riso" messasu dai missionari, ora impresta ilriso per le semine, e all'epoca delraccolto si accontenta della resti-tuzione più un interesse simbo-lico. Così i contadini sono riscat-tati dalla fame .A Sulcorna vicino a Goa

sta sorgendo la "Don BoscoFarm", la "Fattoria Don Bosco" .All'Ispettoria salesiana del SudIndia sono stati donati duecentoettari di terreno incolto . E unposto fantastico. Ci si arriva sol-tanto con la jeep (o con l'elicot-tero, quando ci sarà) . Ho trovatolà un sacerdote e un coadiutoreche aveva fatto pratica di "pio-nieristica" a Sagayatottam, e quindiè esperto nell'arte di cominciaredal niente . Il progetto è di co-struire un Centro di sviluppo so-ciale, di trapiantare sul posto dacinquanta a cento famiglie nulla-tenenti, e assegnare loro una ca-setta e un po' di terra .

ZANZAREE COBRA

Ho trovato già qualche famiglia,i primi venuti, al lavoro . I duesalesiani abitavano in una capannamolto sommaria. Avevano servizioai acqua "corrente" a rotta dicollo giù dalla montagna. Fuoridella capanna era il regno delle

zanzare, ma un tipo pacifico dizanzare, che si contentano di ron-zare sugli acquitrini e non mor-dono l'uomo. Molto più indocilisono i serpenti . La vigilia di Na-tale udimmo un tramestio in pol-laio ; accorremmo : un cobra avevaucciso cinque galline e succhiatoil loro sangue . Il missionario unanotte lo attese e lo fece fuori .Gli indiani sarebbero stati moltopiù gentili del missionario . Essisono persuasi che se si uccide uncobra, arriva sua moglie (o unparente stretto) a far le vendette .Perciò mettono una ciotola di lattesull'uscio, perchè lo beva e se nevada in pace .

I missionari di Sulcorna ora sisono costruita un'abitazione piùdignitosa. Sognano un bulldozer,che risparmierebbe loro tante fa-tiche nello spianare il terreno epreparare i campi . Un paid di chi-lometri di tubatura servirebbe loroper imbrigliare l'acqua da bere .Con filo da corrente e relativaapparecchiatura difenderebbero icampi da quel guastafeste che èil porco selvatico . E un ghiottoneincallito e impenitente, ma baste-rebbe qualche leggera scarica dicorrente sul suo roseo grugno perconvincerlo a cercarsi un altromodo di sbarcare il lunario .

I missionari hanno con sè an-che un ragazzino, il primo chestudierà nel Centro agricolo. Lotrovarono per strada, mentre daGoa si portavano a Sulcorna.Era solo al mondo, e lo preserocon sè. L'ho visto : ha già impa-rato a lavarsi e a tenersi pulito ;fa quel che può per rendersiutile. Ricordo anche la Messadomenicale celebrata dal missio-nario. Con un lungo giro passò acaricare sulla jeep i pochi fedelidella zona. Poi montò l'altarinonella capanna piena dei sacchidelle scorte . Quando cominciò laMessa, il cagnolino fu messofuori, e ci rimase male ; ma nonci fu modo di allontanare le gal-line che tornavano sempre bec-chettando e pigolando senza de-vozione .Don Bertuzzi sorride ; anche

l'enciclica, deposta sullo scrittoio,sembra si goda un po' di quellapace georgica .

UN VILLAGGIOCHIAMATONEW YORK

Sempre nel sud, a Tirupattur,è già in piedi un villaggio di set-tanta case, assegnate a una tribùdi indiani che prima occupavanouna località soprannominata confantasioso sarcasmo New York .Era la New York della miseria .

Nel North Arcot invece il ve-scovo salesiano scava pozzi d'ac-qua, e distribuisce greggi, alleva-menti di galline, di oche, di ca-pre, di mucche, di buoi . Il con-tadino che ottiene in prestito unpaio di buoi è felice come se pos-sedesse un trattore o un auto-carro : si presenta a qualche pos-sidente offrendosi per lavorare isuoi campi o per trasportare i suoiprodotti. Gli animali da cortilesono donati ai contadini a pattoche col tempo essi restituiscanouna parte dei piccoli avuti, chesaranno regalati ad altre famigliepovere . E contadini e animalifanno del loro meglio per svilup-pare la zootecnia della regione .A vederle, le più volenterose sem-brano le ochette, che i bambiniconducono al pascolo. Cammi-nano al passo d'oca, naturalmente,ben irreggimentate, con la serietàd'un antico esercito prussiano ; esi direbbero comprese della mis-sione altamente sociale che svol-gono esistendo, deponendo uova,e moltiplicandosi in fretta .

L'ELEMOSINAÈ COMODAMA NON RISOLVE

Domando se la povertà dell'Indianon dipenda dall'indolenza del suopopolo, e se tutto ciò che i mis-sionari regalano non si smarriscacome una goccia nel mare .

«Me le aspettavo queste do-mande - dice, e riprende l'enci-clica, e la sfoglia : - Guardi cos'hascritto il Papa. Dice che bisogna"offrire alle nazioni che sonomeno sviluppate un aiuto tale,che le metta in grado di provve-dere esse stesse, e per se stesse,

al loro progresso". È proprio ciòche fanno i missionari : essi nonfanno dell'elemosina (tutto som-mato sarebbe molto più comoda,ma servirebbe a poco) ; essi cer-cano di mettere i loro poveri incondizione di lavorare e di sbri-garsela da soli. Non donano afondo perduto, ma vogliono chei loro poveri riscattino col lavorole cose di cui vengono in possesso .Insomma, li stimolano a lavorare,a produrre e a elevarsi sul pianosociale.

E poi non è vero che gli In-diani non lavorano : è un grossopregiudizio da sfatare . È vero in-vece che molti di essi non si tro-vano in condizione di poter la-vorare.

Pensi al clima, per esempio,che per molti mesi dell'anno,specialmente nel sud, è estenuante .C'è un'umidità che spossa . E poilavorano in proporzione di ciòche possono mettere nello sto-maco. L'indiano povero non ènutrito, non ha forze .Un giorno ho chiesto a un

contadino, mediante l'interprete,che cosa avrebbe mangiato quelgiorno. Corse sotto un albero, eda un cespuglio cavò fuori unapiccola brocca di terracotta rico-perta da un foglio . Me la aprìsotto gli occhi : conteneva un po'di riso. Gli domandai se nonmangiasse altro. Sorrise, si sfilòil turbante (che era un cencio),lo srotolò e cavò qualcosa dallembo più interno : un peperon-cino rosso e qualche grumo disale : il condimento per il suo riso .Forse era l'unico pasto di tuttala giornata. Non tutti possonopermettersene due . Capisce che inqueste condizioni non è facile ren-dere sul lavoro . . .Ma c'è di più : sovente sono

senza strumenti. Come si fa acoltivare la terra con le mani ocon arnesi rudimentali, mentrealtrove tutto è fatto dalle mac-chine ?

Ma questo è certo, e dimostratoda mille testimonianze : anche ipiù diseredati, messi in condi-zione di lavorare e opportuna-mente stimolati, hanno rispostobene alle attese . L'indiano è untipo in gamba, e non vanno per-

Mamma che spacca le _pietre per guadagnarsiun po' di riso per sèe per il suo bambino

duti gli sforzi economici fattidargli una mano .

Dovrebbe vedere come si stannomettendo le cose a Mendal. Men-dal è nel nord-est, in Assam .Un'intera valle, con una ventinadi villaggi, è avviata verso il su-peramento della fase prettamenteagricola, ben incamminata nelsettore artigianale e orientata al-l'industria . Non posso dire tuttoin poche parole, perchè Mendalmerita un lungo discorso : lì, comea Sagayatottam e altrove, la "Po-pulorum Progressio" si incarnanegli uomini e nelle cose. Sevuole, ne riparleremo ».

« Certo », rispondo. Don Bertuzziora si è alzato e tiene l'enciclicarotolata sotto il braccio; le suelarghe pagine si aprono come labocca di un'arma da fuoco. Gli dico- Sta tenendo l'enciclica come

se fosse un bazooka!Don Bertuzzi sorride e conferma- Ma è proprio un bazooka,

la "Populorum Progressio" . . .

per

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ESERCIZI SPIRITUALI

Per CooperatoriRipetiamo l'elenco dei corsi di Esercizi Spirituali che sisvolgeranno nel corrente giugno e nei prossimi luglioe agosto. Per iscrizioni rivolgersi al Delegato Coopera-tori della locale Casa Salesiana o delle Figlie di MariaAusiliatrice .

Muzzano Biellese (Vercelli) : 7-10 agostoMuzzano Biellese (Vercelli) : 12-16 agosto (per coniugi)Muzzano Biellese (Vercelli) : 16-19 agostoComo - Salesianum - Via Conciliazione, 48 : 28 giugno-2 luglioComo - Salesianum: 25-28 agostoComo - Salesianum : 31 agosto-3 settembreCison di Valmarino (Treviso) : 16-20 agostoBardolino - Eremo Rocca di Garda (Verona) : 3-6 agostoBologna - San Luca: 12-15 agostoBologna - San Luca : 31 agosto-3 settembrePietrasanta (Lucca) : 2-5 agostoLoreto : 22-26 agostoMontefiolo di Casperia (Rieti) : 27-30 agostoCastelgandolfo (Roma) - Casa nostra : 4-6 agosto (perconiugi)Pacognano di Vico Equense (Napoli) : 16-20 agosto(per coniugi)Ostuni (Bari) : 25-29 giugno (Cooperatori e Cooperatrici)Cenate di Nardò (Lecce): 5-8 luglio (Cooperatori e Coo-peratrici)Potenza : 25-29 agosto (Cooperatori e Cooperatrici)

Per CooperatriciMuzzano Biellese (Vercelli) : 30 luglio-3 agostoMuzzano Biellese (Vercelli) : 3-7 agostoMuzzano Biellese (Vercelli) : 27-31 agostoComo - Salesianum - Via Conciliazione, 48 : 10-14 agostoCesuna - Villa Tabor (Vicenza) : 13-16 luglioBologna-San Luca : 25-28 giugnoCalci (Pisa) : 6-9 agostoLoreto : 25-29 luglioLoreto : 27-31 agostoFiuggi (Frosinone) : 29 giugno-3 luglioPacognano di Vico Equense (Napoli) : 25 giugno-1o luglio(Cooperatrici giovani e adulte con predicazione distinta)Pacognano di Vivo Equense (Napoli) : 5-9 agosto (Inse-gnanti e Cooperatrici giovani)Zafferana Etnea (Catania) : 29 giugno-3 luglio

Esercizi di orientamentoPer giovani dai 18 ai 25 anni circa

Fiuggi (Frosinone) : 5-9 luglio (signorine)Loreto (Ancona) : 17-21 agosto (signorine e universitarie)Ostuni (Bari): 30 luglio-3 agosto (per giovani Cooperatori)

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Le condizionierano disperate

Mio figlio Carlo, studente di 17 anni, il29 gennaio u . s. mentre si allenava per unagara di ski sulla "direttissima" del monteMoro di Frabosa Soprana, a causa di qualchecunetta gelata, perdeva l'equilibrio e piom-bava a forte velocità contro alcuni alberi. Gliamici che lo seguivano lo portavano al ter-mine della pista . Qui Carlo aveva i primisintomi di mal di testa, che poco dopo, inalbergo, divenivano fortissimi con annebbia-mento della vista e perdita di equilibrio .

Subito veniva trasportato a Torino, dovearrivava a tarda sera ormai in stato di comacon paralisi a tutta la parte destra del corpo .A mezzanotte, alla clinica neurochirurgicadelle Molinette, con urgenza veniva sottopostoad un difficile intervento chirurgico per ema-toma endocranico. La prognosi continuavariservatissima e il ragazzo era sempre in statodi semi-incoscienza . Il terzo giorno improv-visamente peggiorava . In breve tempo per-deva conoscenza e subentrava una secondaparalisi . Con la massima urgenza veniva por-tato in sala operatoria e sottoposto a secondaoperazione al cranio durata cinque ore . Lecondizioni erano disperate . Mio marito e io,pure a conoscenza della gravità del caso, in-tontiti dal dolore, speravamo ed eravamo quasisicuri che Carlo sarebbe guarito perchè perlui avevamo invocato (e proprio nel giornodella festa : il 31 gennaio) l'aiuto di Don Bo-sco e della ladonna. Quando si ha tantafiducia nell'aiuto divino, sempre si ottiene, enoi abbiamo avuto la grazia completa . Il no-stro Carlo ci è stato ridato sano, senza al-cuna imperfezione, normalissimo in tuttocome se nulla fosse capitato .

Ora, a due mesi dall'incidente, nostro figlioha ripreso la scuola, e con molta attività, ela sua vita è normale come prima. Pur rico-noscendo con quanta cura Carlo sia statoseguito dal professore primario con i suoimedici, noi e loro riconosciamo che senzal'aiuto divino sarebbe stato impossibile pen-sare a una guarigione così perfetta .

Di cuore ringraziamo Maria Ausiliatricee Don Bosco e chiediamo per questo nostrofiglio, che gli è sempre stato devoto, la lorocontinua protezione .Torino ROSETTA ALLORIO

i

« Chiedo a mio Figlioche ti curi»

Da dieci anni soffrivo di stomaco . Le curedi mio padre e di mio fratello, ambedue me-dici, non mi portavano nessun giovamento .Consultai i migliori specialisti della capitalefederale. Variavano le diagnosi e le cure, maogni cibo, fosse anche solo una tazza di latte,continuava a procurarmi una sofferenza in-sopportabile. In dieci anni ero giunta a unadebolezza estrema.

Una notte, in mezzo alle mie continue sof-ferenze, udii chiaramente dentro di me unavoce che mi disse : « Chiedo a mio Figlio, cheti curi». Rimasi sorpresa . Poi pensai: « E laVergine! » e sentii una grande gioia . Da al-lora sono spariti tutti i miei mali e digeriscoqualunque cibo .L'immensa bontà della Vergine Ausilia-

trice risplende ancor piú in questo caso, peravermi donato la salute senza che io avessiosato chiederla .Buenos Aires (Argentina)

FANNY MARIA C . DE COATTE

« La Madonna esaudiscein proporzione della nostra fede »

Il 29 gennaio u . s. mia madre, mentre cam-minava con me e con papà, improvvisamentedopo aver accusato un forte dolore alla testae alla spina dorsale, si accasciava priva disensi. Mentre, sconvolta, temevo stesse perspegnersi, invocai la mia Ausiliatrice, perchèprovvedesse almeno per la salute dell'animadella mamma. Soccorsi da passanti, l'accom-gnammo all'ospedale, dove trovarono moltogravi le sue condizioni . Dopo tre giorni eraancora in stato subcomatoso, tanto che i me-dici ci consigliarono un altro ospedale . Il pri-mario di medicina dell'ospedale di Caltanis-setta dove andammo, diagnosticò emorragiacerebrale con secondaria notevole compro-missione neurologica e una certa bradilalia .Con le prime cure del caso si provvide ancheall'Unzione degli infermi e al santo Viatico .L'unica speranza era quella di una graziaparticolare . Allora volli recarmi a San Ca-taldo per pregare nella cappella dell'istituto

« Maria Ausiliatrice » dove ero stata allieva .Là trovai la suora già mia assistente. Le rac-contai ogni cosa ed essa mi disse : «Abbi fede,tutta quella di cui puoi essere capace ; laMadonna concede le grazie in proporzione dellanostra fede. Ti esaudirà, vedrai! ». Seguendola sua esortazione ho pregato con tanta fede'disposta però ad accettare la volontà de'Signore. La mamma ebbe ancora una bruttacrisi, durante la quale, pregando, le misi sottoi cuscini le immagini di San Giovanni Boscoe di Maria Ausiliatrice . Dopo qualche giornonotammo un miglioramento generale confer-mato dall'accertata scomparsa dell'emorragiacerebrale. Oggi è decisamente in via di gua-rigione. « Per questa volta ringrazi il Signore »,le disse un medico nel congedarla dall'ospe-dale ; e lo ripetono quanti sono a conoscenzadel caso . Inoltre tutti, medici compresi, sisono meravigliati che non sia rimasta para-lizzata. Attribuiamo tutto alla Madonna Ausi-liatrice, che sin dal primo momento è inter-venuta preservando la mamma da una fineimprovvisa .Canicatti (Agrigento)

ANGELA RITA M . AUSILIA LEONE

Pietro Corazza (Noventa di Piave - Venezia) duranteuna siccità che minacciava tutti i prodotti agricoli, altermine di una novena ottenne la pioggia.Teresa Gallino (Torino) ricevette in famiglia due grazieper intercessione di Maria Ausiliatrice .Matilde Capra rende noto che ottenne una grazia perintercessione di Maria Ausiliatrice e di S . G. Bosco ;ora ne attende un'altra di grande importanza .Innocente Palamini (Parre - Bergamo) pregando S . Gio-vanni Bosco e S. D. Savio guarì da grave occlusioneintestinale e da peritonite .Maria e Antonio Doglio (Torino) riconoscenti a MariaAusiliatrice e a S. G. Bosco per grazia ricevuta, invo-cano protezione su tutta la famiglia.Maria Teresa Pica (Torino) fu esaudita nelle preghierea Maria Ausiliatrice e a S . G. Bosco per sè e per lamamma gravemente ammalata .Tommaso Rubino (Petronà - Catanzaro) narra che, tuffa-tosi con dei compagni in mare agitato, potè salvarsi conaltri due exallievi salesiani invocando Maria Ausiliatrice .Elisa Zanon in Ventura (Tesero - Trento) ringrazia MariaAusiliatrice per la guarigione da gravi malanni e compli-cazioni .Elsa Battaglia (Torino) professa la sua riconoscenza aMaria Ausiliatrice per la guarigione e la promozionedel figlio .Nilla Bontempi in Righini (Aosta) ringrazia S . G . Boscoper la sistemazione del figlio in un buon collegio salesiano .Zema Mattioli Cantaluppi (Orta S . Giulio - Novara)invia offerta di ringraziamento a Maria Ausiliatrice perimportante guarigione ottenuta .

I

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Guarito da ematoma cerebrale

La mia famiglia, già tragicamente provataper il grave incidente automobilistico cheaveva privato la mia cara sorella del dilettoconsorte, a soli tre mesi di distanza, si trovò

Oggi non mancano i giovani generosi, aperti, do-tati di una particolare sensibilità per capire e aiutarei giovani della loro età a superare con successo ledifficoltà e i pericoli propri dell'adolescenza .

Questa loro sensibilità li rende apostoli tra i com-pagni e non di rado si acutizza e sfocia in una au-tentica chiamata di Dio al sacerdozio .

II valore di queste vocazioni al sacerdozio aumentaquando si tratta di "vocazioni adulte", vale a diredella chiamata di giovani dai 15 ai 25 anni, perchèallora più facilmente il germe della vocazione giungea maturazione. Sono - direbbe il Papa - « giovanipieni di fuoco e di fantasia, che hanno intuito la piùalta definizione della vita : un'avventura d'amore di-vino».

A Bagnolo Piemonte dall'inizio di quest'anno sco-lastico fiorisce un cenacolo di una trentina di questevocazioni adulte, che l'anno prossimo si trasferi-ranno nella ridente sede di Monte Oliveto di Pi-nerolo .

I Cooperatori e gli Exallievi che conoscessero qual-cuno di questi giovanotti privilegiati, possono indi-rizzarli all'ispettore dell'Ispettoria Centrale :

Rev.mo don Giuseppe Zavattaro - via MariaAusiliatrice, 32 - Torino .

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oppressa da una nuova angoscia : mio fratellodoveva essere operato di ematoma cerebrale .Nel mio strazio lo affidai al venerabile DonRua e ne provai subito un grande sollievo,perchè il cuore mi diceva che ci avrebbeesauditi. Oggi posso rendere pubblica la grandegrazia, mentre supplico il Venerabile a volercicontinuare la sua valida assistenza in questoperiodo di gravi prove familiari . Attendo conansia di venerare sugli altari questa mirabilefigura di asceta e di santo .Roma

ANNA IULIANO

Premiato il lavoro missionariodi una Cooperatrice

Desidero ringraziare don Rua perchè miha guarita completamente da un dolorosomale allo stomaco, che mi affliggeva da lungotempo. Avendo ricevuto un'immagine del Ve-nerabile da un Superiore in visita al Labora-torio Missionario, nel quale lavoro come Coo-peratrice, e l'invito a invocarlo, volli affidarmiàlla sua intercessione e cominciai a recitareogni mattina un Pater, Ave, Gloria. 11 male,fino allora ribelle alle altre cure, è completa-mente scomparso .

Ora, a titolo di riconoscenza, continuo lapratica quotidiana della recita del Pater, Ave,Gloria in onore del Venerabile .Torino

NATALINA CAPRA

La grazia fu proprio completa

Da anni ero sotto cura . Non si riusciva adiagnosticare il male. Tumore? e di che na-tura ? . . . Tre anni di cure, senza migliora-menti. Un'amica di casa, che frequenta laCasa famiglia delle Figlie di Maria Ausilia-trice, mi consigliò di ricorrere al venerabileDon Rua, prossimo agli onori degli altari .Io non sapevo chi fosse Don Rua, ma tantol'amica quanto la sottoscritta fummo ispiratea pregare il primo Successore di San GiovanniBosco. Non trascurai di consultarmi con spe-cialisti di grande fama ; poi contro ogni spe-ranza sperai nell'intercessione del Venerabile,e la grazia venne e completa . Infatti non sologuarii, ma il Signore mi donò anche una dolcecreaturina, che allieta la mia giovinezza .

Riconoscente invio una modesta offertaper le Opere Salesiane .Faenza

ROSA VALLI

Dopo settimane angosciose

Sono veramente riconoscente al Servo diDio mons. Luigi Maria Olivares per avermiottenuto dal buon Dio la grazia di ritornare,dopo angosciose settimane, alla mia attivitàcasalinga. Il giorno 29 giugno u . s . fui colpitada sospetta neoplasia cerebrale e paresi albraccio e alla gamba destra, e venni ricoverataall'Istituto Nazionale di Milano per lo studioe la cura dei tumori, reparto neurologico . Miomarito venne a trovarmi e mi disse di averincominciato con grande speranza, lui e le bam-bine, una novena a mons . Luigi Olivares . Daallora i medici hanno riconosciuto un miglio-ramento tale da escludere ogni intervento chi-rurgico. Sono tornata alla mia famiglia e horipreso le mie occupazioni con serenità e fiduciadi avere l'assistenza del Servo di Dio .Corbetta (Milano)

MARIA PELLEGATA IN BALZAROTTI

« Ci veda la mano di un Santo »

Il 21 gennaio scorso lasciai in vespa il mioufficio, che rappresenta in Egitto la Commis-sione Cattolica Internazionale per le Migra-zioni, per recarmi a lavorare alla NunziaturaApostolica . Erano le i i del mattino . Infilaiil Lungo Nilo, mi misi sulla destra e proce-detti, come di consueto, con velocità misurata .

Ma la prudenza personale non basta . In-fatti, silenzioso e traditore, mi giunse allespalle un camion, che mi rovesciò e fuggì .E io giacqui a terra senza conoscenza . For-tunatamente, una decina di minuti più tardi,passava sulla stessa via una camionetta dellasanità pubblica . L'autista comprese che erouno del "Don Bosco" . Mi raccolse e mi portòall'Istituto, di dove immediatamente fui tra-sportato all'Ospedale Italiano. La radiografiamanifestò una frattura cranica di sette cen-timetri sulla parte sinistra parieto-temporale,e la commozione cerebrale, che preoccupò i

Una sola cura fu efficace :la preghiera a don Beltrami

dottori più della frattura . L'incidente, dissero,è mortale. Nel caso di una ripresa, si prevedenon avvenga in meno di due o tre mesi . Sa-lesiani e ragazzi, suore di diverse comunità ebambine, amici religiosi e civili di Egitto èdell'estero si unirono in preghiera . Un tele-gramma raggiunse l'ispettore don FrancescoLaconi, in visita a Teheran (Persia), il qualeesortò i confratelli e i giovani del "Don BoscoCollege" a strappare la grazia al servo diDio Simone Srugi di Nazareth .

Al quinto giorno, l'incoscienza che sem-brava senza fine, cessò contro ogni previ-sione. Al tredicesimo giorno il primario, chesi era mostrato il più cauto, mi congedò . Lavigilia della mia partenza, il co-primario midisse: «Padre, normalmente noi dottori attri-buiamo a elementi naturali i risultati positiviche otteniamo . Però, per quanto la concerne,le dico che lei poteva morire ; invece è rimasto .Ebbene, ci veda la mano di un Santo » .

Ringraziai Simone Srugi, che continua anchein Paradiso a "curare" i suoi divoti .Il Cairo (Egitto)

DON PIETRO COSENTINO

Il 30 giugno del 1965, improvvisamentemi sentii in fin di vita . Appena fu possibile,il dottore ordinò un elettrocardiogramma, pen-sando si trattasse del cuore. Qualche giornodopo dovetti essere portata al pronto soc-corso, dove fu diagnosticata una forte anemia .In seguito fui curata per ben sei mesi diesaurimento nervoso . A un certo punto, stancadi medici e di medicine che non riuscivano aliberarmi dal mio forte malessere, mi rivolsicon tutto il cuore al novello Venerabile donAndrea Beltrami, che ho conosciuto attraversoil Bollettino Salesiano . In pochi giorni, senzaaltre cure, mi sentii bene e oggi sono perfetta-mente guarita, anzi mi sento meglio di prima .Melilli (Siracusa)

AUSILIA SIGNORELLI

L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, eretto in Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924, n . 22, può legalmente

ricevere Legati ed Eredità. Ad evitare possibili contestazioni si consigliano le seguenti formule :

Se trattasi d'un legato: « ..« lascio all'istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino a titolo di legato la somma di Lire . . . (oppure) l'im-mobile sito in. . . » .

Se trattasi, invece, di nominare erede di ogni sostanza l'istituto, la formula potrebbe essere questa :«. . . Annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomino mio erede universale l'istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torinolasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo» .(luogo e data)

(firma per esteso)

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SALESIANI DEFUNTIDon Giovanni Antal, già Catechista Generale dei Salesiani,t a Piossasco il io maggio, a 75 anni . (Di questa grandefigura di salesiano parleremo in un prossimo numero) .Don Isacco Gianníni t a Torino-Valdocco a 88 anni .Si è spento con la serenità degli antichi patriarchi della sua terra questosalesiano palestinese, che si compiaceva di aver goduto le predilezionidel primo Successore di Don Bosco . Il venerabile don Rua, infatti,lo aveva eletto direttore della casa salesiana di Beitgemal, quando nonera ancora trentenne . Dopo essersi prodigato in molteplici attivitàsalesiane in Palestina, venne in Italia e fu parroco di N . S . della Neve- aLa Spezia, dove ancora oggi se ne ricorda lo zelo e la carità . Svolsepure un apprezzato lavoro come docente di Teologia in vari studentatiin Piemonte e nel Veneto . Don Giannini, sotto un'apparenza quasiruvida, nascondeva un cuor d'oro : forse sta qui il segreto dell'affettoe della simpatia che seppe suscitare dovunque svolse il suo apostolato disacerdote zelante e di salesiano fedelissimo a Don Bosco .Don Daniele Zurita t a Puebla (Messico) a 59 anni .Svolse la sua attività come economo ispettoriale, direttore e delegatonazionale dei Cooperatori e degli Exallievi . Diede vita al BollettinoSalesiano del Messico . Lavorò instancabile per il rinnovamento del-l'Ispettoria . Fu zelantissimo delle vocazioni salesiane e si contano acentinaia quelle dovute all'efficacia del suo apostolato . Una doloro-sissima infermità diede la misura della sua fortezza d'animo .Don Carmelo Tuscano t a Biella (Vercelli) a 44 anni .Un infarto al cuore lo costrinse a interrompere la Messa domenicaledopo la recita del Credo . Trasportato all'ospedale, dopo alcune oreentrava nel riposo eterno . Aveva una personalità ricca e capace dimansioni delicate . Amò l'arte e la musica, e seppe farle amare. I suoidiscepoli vedevano in lui non solo l'insegnante, ma una guida alla qualeaffidarsi con fiducia .Don Giovanni Rolfo t a Torino a 46 anni .Cresciuto all'ombra della casa salesiana, vide presto nella vocazionereligiosa sacerdotale un ideale di consacrazione a Dio e di donazione alleanime e io visse in un crcseendo che lo portò a un apostolato tra i giovanifestoso e sacrificato . Provato a piú riprese dalla malattia, diede prova diserenità, di finezza d'animo e di completa adesione alla volontà di Dio .Don Giulio Mariti t ad Alassio a 72 anni .Conquistato all'ideale della vita salesiana a Valdocco nel 1922, troncòla carriera d'ufficiale degli Alpini e partì per le missioni della Pata-gonia. Tornò in Italia dopo 17 anni . Dal 1950 attendeva con generositàe sacrificio alla segreteria del liceo di Alassio e a organizzare il museodi storia naturale . Lascia vivo rimpianto tra i confratelli che ne ammi-ravano la bontà semplice e alimentavano alla sua conversazione gio-viale lo spirito di famiglia tipicamente salesiano.Don Dionigi Brambilla t a Bologna a 6z anni .Dopo avere esercitato con zelo il ministero in varie case, tornò a Ra-venna come direttore e per Iz anni vi svolse una attività indefessa,portando molto avanti quel lavoro di ricostruzione dell'Istituto, chela guerra aveva devastato . Collaborò col compianto don Sala a darevita all'Oratorio, che raggiunse ben presto uno sviluppo notevolissimo,lasciando nei giovani che lo frequentavano una impronta che ha valsoa guidarli per il difficile sentiero della vita .

COOPERATORI DEFUNTICan. Andrea Speme t a Napoli a 41 anni .o Servire la Chiesa » fu l'ideale che ne informò tutta la vita, per cuinon disse mai basta nel sacrificarsi per le anime, senza riguardi perla propria salute . Fu direttore dell'o Ufficio Culto Divino a della Curia,assistente diocesano degli Universitari, direttore dei « Fanciulli mi-nistranti » della Diocesi . Exallievo affezionato, ammiratore entusiastadi Don Bosco, faceva parte della Presidenza ispettoriale degli Exal-lievi, quale Delegato per i Sacerdoti . Quando il Delegato ispettoriale,durante la malattia, gli offrì una reliquia di Don Bosco, il can . Spemeesclamò: « Oh, Don Bosco, se vuoi mi puoi guarire, però . . . » . E non finì lafrase, dimostrando di aver compreso che altri erano i disegni di Dio .Can. Prof. Virginio Bongioanni t in Acqui Terme a 83 anni .Fu artista insigne. Quasi tutte le chiese della diocesi portano il toccosapiente della sua mano . Cooperatore convinto, per ben 45 anni prestòla sua opera disinteressata di sacerdote nell'artistica chiesa dell'Isti-tuto S . Spirito, diretto dalle Figlie di Maria Ausiliatrice .Giovanni Roatta t a Ormea Prale (Cuneo) .Per tutta la vita sentì un trasporto speciale per Don Bosco . Visse nelsuo spirito e avviò sulla medesima via i suoi dodici figli . La letturaassidua dei fascicoli delle « Letture Cattoliche », del Bollettino Sale-siano e della vita di Don Bosco contribuì a formarlo a un sodo spi-rito cristiano. Il Signore l'ha premiato anche con un figlio vescovo(S . E. mons . Ilario Roatta, vescovo di Sant'Agata dei Goti) e con unaltro figlio sacerdote .Davide Grossi t a Costa d'Oneglia (Imperia) .Visse il movimento cattolico moderno in tutte le sue forme, attuandoin pieno l'insegnamento del Concilio : pregava molto, era il bracciodestro del suo parroco, aiutava i bisognosi, si occupava, quale delegatodel Sindaco, degli interessi del paese, non aveva rispetti umani, com-batteva gli errori, ma non era settario . Ebbe una predilezione per SanGiovanni Bosco, di cui aveva acquistato la statua, e ne curava la festaannuale in parrocchia .

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PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI

Arturo Mattai t a La Spezia a 79 anni .Exallievo e Cooperatore affezionato, padre di due figli salesiani, fuuomo di fede illuminata e profonda . La praticò a viso aperto soprat-tutto nel difficile ambiente operaio dell'Arsenale della città ; la inculcòcon l'esempio e con la parola ai suoi figli, di cui vide con gioia il ma-turare della vocazione religiosa ; la diffuse con discreto e sagace sensoapostolico nell'ambiente in cui la Provvidenza lo fece vivere . Consape-vole dei valori familiari, condivise con la consorte non solo le ansieapostoliche, ma anche gli umili lavori domestici . La morte lo sorpresementre andava a comperare il pane, dopo aver partecipato secondo ilsolito al sacrificio eucaristico.Francesco Sacrístani t a Niardo (Brescia).Visse in semplicità di fede ed esemplarità di vita, dedicata al serviziodella Chiesa e della numerosa famiglia . Donò generosamente al Signoretre figli : uno sacerdote e due religiosi laici, di cui uno salesiano coadiutore .Rag. Guido Botto t in Acqui Terme a 55 anni .Exallievo e Cooperatore fervente, coltivò una devozione profonda aMaria Ausiliatrice e a San Giovanni Bosco, dai quali ottenne la forzadi sopportare con edificante rassegnazione la lunga malattia . Ancoranell'agonia non cessava di ripetere la nostra giaculatoria: Maria,Auxilium Christianorum, ora pro nobis .Leonílde Baratto t a Pederobba ('Treviso) a 8o anni .È volata al cielo nel giorno di Pasqua, per unirsi al Cristo Risorto,questa Cooperatrice salesiana, madre di 17 figli . Otto di essi sonoreligiosi nella Famiglia di Don Bosco : due Sacerdoti e sei Figlie diMaria Ausiliatrice, una delle quali missionaria in Corea . Un nono èmissionario tra gli Oblati di Maria Immacolata in Canadà, in mezzoagli Indiani . Altre due figlie bramavano farsi suore di Don Bosco, mail Signore le chiamò a se prima che potessero soddisfare il loro voto .Anni fa, quando il Rettor Maggiore volle premiare con medaglia igenitori che avevano dato alla Congregazione alcuni figli, lo stessodon Ziggiotti volle andare a Padova per consegnare personalmente«alla prima mamma di tutto il mondo salesiano+ la medaglia d'oro .Quando per la prima volta ricevette l'Unzione degli infermi ebbe laconsolazione di rivedere tutti i suoi figli, compresi i missionari, giuntiin patria per salutare la mamma per l'ultima volta . Invece le otten-nero la guarigione miracolosa, e dopo alcuni giorni essa ritornava acasa dall'ospedale.Dolorosi furono gli ultimi cinque anni, e specialmente l'ultimo, chepassò inchiodata nel suo letto, ma felice di essere assistita, per turno,da una delle figlie suore .Chiuse gli occhi confortata dalla presenza di un figlio sacerdote, dallasuora e dalle ultime due figlie vissute sempre con lei .Anna Maria Scavía ved . Cortona t a Sezzadio (Alessandria) a 83anni .Era fervente Terziaria Francescana, zelante Cooperatrice e amicaaffezionata dell'Università Cattolica e delle Opere di Don Bosco. Perqueste nutriva grande ammirazione e profondo attaccamento al loroFondatore . Chiuse la sua vita apostolica ed eucaristica, dopo averlaimpreziosita con lunghi anni di sofferenze santificate .Maria Merlo Picco t a Caluso (Torino) a 68 anni .Visse di fede, di lavoro e di sacrificio . In famiglia prodigò ai suoi carii tesori del suo amore e della gioia espansiva che le fu caratteristica ;in società praticò la carità' a piene mani con un fare modesto e bo-nario, che la rese cara a quanti la conobbero . Cooperatrice salesiana,esplicò il suo zelo in ogni attività apostolica, parrocchiale e salesiana .Maria Perocco t ad Acqui Terme a 6o anni .Exallieva delle Figlie di Maria Ausiliatrice e Cooperatrice salesiana,seppe trasfondere nei figli, con l'esempio di una vita cristianamentevissuta, l'amore e la devozione a Maria Ausiliatrice e a San GiovanniBosco .

ALTRI COOPERATORI DEFUNTIAiraldi Emerenziana - Alberti Pia - Anfossi mons . Filippo - ArestivoMichele - Badano Antonio - Barisone don Andrea - Baussola Anna -Berrino Francesco - Bertagna Angela - Bertasa Modesto - Bisso Clo-tilde - Bobini Pietro - Boccone Stella Giulietta - Bonanati Emilio -Bonazzola Faustino - Bottaro Clotilde - Calleri Giovanni - CanepaMaria - Carlini Giuseppina - Carlini Rosa - Carneggia Giuseppina -Carpi Idea - Cavo don Camillo - Cerutti Carolina - Chiaramello Mar-gherita - Cinque Maria - Clini Francesco - Curotto prof. Ernesto -D'Acunzo Giorgina - Dagnino Giacomo - Dallimonti Ugo - Dal PozzoAnna - Diaspro Raffaele - Di Franco dott . Giuseppe - Fasce MariaTeresa - Ferraris Carlo - Fracanzani n . d . Elena - Fracanzani Piaved . Pietrogrande - Gallazzi Pio - Gattai Giuseppina - Giella Rosa -Giolitto don Marco - Glorio can . Santino - Grassi Eugenia - GrassoAntonio - Guala Margherita - Gusmeroli Lorenzo - Lilli Anna - Li-voti Domenica - Lovazzano Arturo - Macciò Giovan Battista - Man-nucci Piero - Marfuggi Gemma - Mela Caterina - Messina don Gae-tano - Monti Fiera - Morelli Pietro - Morgigno Giuseppina - MoroElvira - Mosso teol . don Giulio - Nesa Omobono - Novara FerreroMargherita - Novaro Amalia - Ottenga Paolo - Papi rag . Angelo -Pareti Antonino - Parodi Giuseppe fu G. B . - Parodi Luigina - Per-dichizzi Antonino - Pescio don Cesare - Picci Giuseppe - PieragostiniGina - Prato Antonio - Quilini ing . Giovanni - Reghenzani Teresa -Rinaldi Anna - Ronzio Martina - Rosa Giella - Santolini Franco -Sasso don Paolo - Scea Zerlia Carla - Silingardi Anna - SottomanoPierina - Tedici Luigi - Verda don Damiano - Veri Vito - VerroneEva - Viani don Pietro - Visca Carlo - Vittone cav. Giuseppe - Ze-noni Carlo - Zignoli comm. gen .le Antonio - Zolla Domenica ved . Conti .

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suffragio di Bonelli Michele, Margherita eMaria, a cura di Bonelli Giovanni Battista•

sorella Vittoria (Roma) . L . 50.000 .Borsa : Don Seriè, a cura di Ada Scelsi (Ales-sandria) . L. 50 .000 .Borsa : San Giovanni Bosco, assistici, in suf-fragio dell'anima del papà, Maroso Giuseppe,a cura di Passarin Gianna (Marostica-Vi-cenza) . L . 50 .000 .Borsa : Ravedati Paolo, fondata dal bisnonnoA. L . (Torino) . L . 50 .000 .Borsa: Papa Giovanni XXIII, fondata dalcomm. Luigi Amelio (Torino) . L. 50 .000 .Borsa : San Giovanni Bosco, fondata dal Comm .Luigi Amelio (Torino) . L. 50 .000 .Borsa : Sebastiano e Giovanna Borg, in memoriae suffragio, a cura del figlio Don Francesco Borg(Malta) . L . 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura di JulesJacgmin (Carlsbourg-Belgio). L. 50 .000 .Borsa : Sacro Cuore di Gesù e S. G . Bosco,a cura di Marie Petit (Carlsbourg-Belgio) .L. 50 .000 .Borsa: Don Rua e S . D . Savio, a cura di CamilleToulemonde (Carlsbourg-Belgio) . L . 50 .000 .Borsa: Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco, a cura diMarie Pajot (Carlsbourg-Belgio). L. 50 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, S . G . Bosco, PapaGiovanni XXIII e anime purganti, in ringra-ziamento e invocando protezione per i proprifamiliari, a cura di Giuseppina Bova (BavaMarina) . L. 50 .000 .

CROCIATAMISSIONARIA

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Chiesa, a cura di Ragazzo Maria (Beneva-gienna-Cuneo) . L. 25 .000 .Borsa : San G . Bosco e Papa Giovanni XXIII,a cura di Gallo Elsa (Alassio-Savona) .L . 25 .000 .Borsa : San Giovanni Bosco e S. D. Savio,proteggete noi e i nostri figliuoli, a cura diT. V. M. (Trivero-Vercelli) . L . 25 .000 .Borsa : Maria Ausiliatrice, proteggimi, a curadi N. N. (Bergamo) . L. 25 .000 .Borsa: Gesù Sacramentato, S. G. Bosco eanime del purgatorio, a cura di RosalbaGaglione (Torre del Greco-Napoli) . L. 26.000 .Borsa : Sacro Cuore di Gesù e Maria Ausilia-trice, a cura di Francini Giulia (Arezzo) .L. 36 .000.Borsa : Maria Ausiliatrice, S . G. Bosco eS . D. Savio, proteggeteci spiritualmente e fisi-camente, a cura di Mariani Maria (Seregno) .L. 25 .000 .

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