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Noi non ci fermiamo mai; vi è sempre cosa che incalzacosa . . .Dalmomentochenoicifermassimo, lanostraOperacomincerebbeadeperire . DON Bosco 15APRILE1961 ANNOLXXXV -N . 8 EDIZIONEPERIDIRIGENTIDEICOOPERATORISALESIANI DIREZIONEGENERALE :TORINO712 .VIAMARIAAUSILIATRICE,32 . TELEF .48-41-17 Peruncristianesimo"vivo" JacquesMaritain,ilnotofilosofo,dice che«ilcomunismoèunavvenimentosto- ricosenzaprecedentiperchèèateismoas- solutoepositivo,unalottacontroDio,un attodifederovesciato,uningaggioreligioso ingrandestile» :ciòspiegalapresacheha sullemasseelasuamassicciaavanzata . Lostessofilosofosidomandaqualisiano imezziperbloccarel'avanzatadiquesto mostro,persbarazzarsidelcomunismo,e rispondetestualmente :«Ilsolomezzodi bloccarel'avanzataedidemolireilcomunismo èdi sbarazzarsidell'ateismopratico,dirom- pereconl'indif f erenzaincuivivonomolti cristiani . Éormaichiaroagliocchiditutti che uncristianesimodecorativononbastapiù» . Aguardarsiunpo'attornoeabenriflet- teredobbiamoconvenirepienamenteconle affermazionidiMaritain . Solouncristianesimoconvinto,profondo evissutoinpraticacoerenzapuòarginare ilmaterialismodituttiicolori,cheattraverso millecanalipenetra financonegliambienti enellepersoneche sembrerebberoipiù refrattariecorazzati . Perchèquestodi- scorso? Noipensiamoche inostriCooperatori nonpossonoavereun cristianesimodecorativo,disolatradizioneo, sesivuole,fattodiunacertapraticareli- giosa,senzapiùaltro . Orbene,gliEserciziSpiritualicisembrano ilmezzopiùefficaceperdareainostriCoo- peratorilacoscienzadiquestanecessità,e peraprirliaquestiurgentiedattualiimpegni, IMPEGNODELMESE Procurarelagraziadegli EserciziSpiritualichiusi almaggiornumerodianimepossibile SALESIANO perfarsentirelaresponsabilitàdiunafor- mazionecristianarispondenteall'esigenzadei tempiediquell'apostolatoacuiDonBosco lichiama . Èchiaroquindicheèdisommaimportanza farpartecipareilmaggiornumeropossibile diCooperatoriediCooperatriciagliEsercizi chiusiecomesiadabenedireognisacrificio intesoadorganizzareicorsiinmodochesi svolganoconserietàeconfrutto . Quest'annocomincerannoafunzionarele primedueCaseSalesianeperEsercizi :quella diZafferanaEtneadell'IspettoriaSicula,con oltrecentocamere;equelladiMuzzano Biellesedell'IspettoriaNovarese,concirca ottantacamere .Tutteeduesonodotatedi ognimodernoconfort . Taliiniziative,checertamentesaranno seguitedaaltreancora,sonosegnoevidente dellapreoccupazionecheiSuperiorihanno diallargareerenderesemprepiùfacilela partecipazioneagliEserciziperquantisi affiancanoevivono all'ombradellaFa- migliaSalesiana . ToccaainostriDiri- gentidicomprendere questapreoccupazio- nefacendosìchesiano molteleanimecheap- profitterannoditanta grazia .Noiattendia- mochequest'annoda ogniIspettoria,daogniCentrocisiauna piùlargaepiùfervidapresenzaagliEsercizi chiusi.Saràunapotentegraziaperiparte- cipantianzitutto ;malosaràancheperla PiaUnione,perlaChiesa :perchèdagli Esercizivengonofuorianimeveramente temprateperlebattagliedioggi. 25

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Noi non ci fermiamo mai; vi è sempre cosa cheincalza cosa . . . Dal momento che noi ci fermassimo,la nostra Opera comincerebbe a deperire . DON Bosco

15 APRILE 1961ANNO LXXXV - N . 8

EDIZIONE PER I DIRIGENTI DEI COOPERATORI SALESIANI

DIREZIONE GENERALE: TORINO 712 . VIA MARIA AUSILIATRICE, 32 .TELEF. 48-41-17

Per un cristianesimo "vivo"Jacques Maritain, il noto filosofo, dice

che « il comunismo è un avvenimento sto-rico senza precedenti perchè è ateismo as-soluto e positivo, una lotta contro Dio, unatto di fede rovesciato, un ingaggio religiosoin grande stile »: ciò spiega la presa che hasulle masse e la sua massiccia avanzata .

Lo stesso filosofo si domanda quali sianoi mezzi per bloccare l'avanzata di questomostro, per sbarazzarsi del comunismo, erisponde testualmente : « Il solo mezzo dibloccare l'avanzata e di demolire il comunismoè di sbarazzarsi dell'ateismo pratico, di rom-pere con l'indifferenza in cui vivono molticristiani . É ormai chiaro agli occhi di tuttiche un cristianesimo decorativo non basta più » .

A guardarsi un po' attorno e a ben riflet-tere dobbiamo convenire pienamente con leaffermazioni di Maritain .

Solo un cristianesimo convinto, profondoe vissuto in pratica coerenza può arginareil materialismo di tutti i colori, che attraversomille canali penetrafinanco negli ambientie nelle persone chesembrerebbero i piùrefrattari e corazzati .

Perchè questo di-scorso?Noi pensiamo che

i nostri Cooperatorinon possono avere uncristianesimo decorativo, di sola tradizione o,se si vuole, fatto di una certa pratica reli-giosa, senza più altro .

Orbene, gli Esercizi Spirituali ci sembranoil mezzo più efficace per dare ai nostri Coo-peratori la coscienza di questa necessità, eper aprirli a questi urgenti ed attuali impegni,

IMPEGNO DEL MESE

Procurare la grazia degli

Esercizi Spirituali chiusi

al maggior numero di anime possibile

SALESIANO

per far sentire la responsabilità di una for-mazione cristiana rispondente all'esigenza deitempi e di quell'apostolato a cui Don Boscoli chiama .

È chiaro quindi che è di somma importanzafar partecipare il maggior numero possibiledi Cooperatori e di Cooperatrici agli Esercizichiusi e come sia da benedire ogni sacrificiointeso ad organizzare i corsi in modo che sisvolgano con serietà e con frutto .

Quest'anno cominceranno a funzionare leprime due Case Salesiane per Esercizi : quelladi Zafferana Etnea dell'Ispettoria Sicula, conoltre cento camere; e quella di MuzzanoBiellese dell'Ispettoria Novarese, con circaottanta camere . Tutte e due sono dotate diogni moderno confort .

Tali iniziative, che certamente sarannoseguite da altre ancora, sono segno evidentedella preoccupazione che i Superiori hannodi allargare e rendere sempre più facile lapartecipazione agli Esercizi per quanti si

affiancano e vivonoall'ombra della Fa-miglia Salesiana .Tocca ai nostri Diri-

genti di comprenderequesta preoccupazio-ne facendo sì che sianomolte le anime che ap-profitteranno di tantagrazia. Noi attendia-mo che quest'anno da

ogni Ispettoria, da ogni Centro ci sia unapiù larga e più fervida presenza agli Esercizichiusi. Sarà una potente grazia per i parte-cipanti anzitutto; ma lo sarà anche per laPia Unione, per la Chiesa : perchè dagliEsercizi vengono fuori anime veramentetemprate per le battaglie di oggi. 25

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LA SIA UNIONEa servizio della Chiesa

Introduzione - Eccoci al se-condo tempo della nostra tratta-zione sulla cattolicità in rapportoall'impegno apostolico della PiaUnione. Già abbiam detto che sisarebbe trattato come di un corol-lario, di una messa in pratica diquanto detto prima. Lo indicano itermini stessi con cui formuliamo ilnostro argomento presente : la PiaUnione a servizio della Chiesa . Ela conseguenza della cattolicità dellaPia Unione stessa . E anzitutto unaconseguenza che sgorga in modoevidente dalla Pia Unione comeTerz'Ordine apostolico . Ma se ciònon bastasse, intervengono le ripe-tute e categoriche testimonianzedello stesso Don Bosco e le au-

L'apostolato, in seno alla ChiesaCattolica, per essere apostolato veroe non solo apparente, dev'essere ne-cessariamente « cattolico » . E cioèinserirsi nel quadro dell'universalitàe unità della Chiesa stessa, non sol-tanto però come appartenenza esudditanza, ma anche come vita,azione, servizio . La vita è perl'azione . E l'azione emana dallavita . Un cadavere non agisce perchènon vive . L'azione animale è tribu-taria della vita animale; l'azionespirituale è tributaria della vita spi-rituale; l'azione soprannaturale ètributaria della vita soprannaturale.E l'apostolato, che è e dev'esseresempre azione soprannaturale, è tri-butario della vita soprannaturale,che per noi è Cristo stesso, il qualea sua volta si concretizza nellaChiesa come suo Corpo Mistico .Ecco perchè l'apostolato deve inse-rirsi nella Chiesa, anche ed anzi so-prattutto e prima di tutto, comevita . Io sono la Via, la Verità e laVita (Io. XIV, 6) : la Vita che segnala Via vera, che ci pone nellarealtà dell'apostolato e ci redimedalle sue fallaci apparenze . « Io sonola vite, e voi i tralci » . « Sine menihil potestis facere. . . » (Io . XV, 5).Vite mistica della Chiesa, Vita so-prannaturale di Cristo e della Chiesastessa, senza la quale l'apostolatonon è possibile : « Sine me nihil. . . ».

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Ma, appunto perché Vita di Cristo

torevoli dichiarazioni dei SommiPontefici, in modo speciale diPio XII.

Ciò posto, il giudizio e l'atteggia-mento pratico che ne segue, in rap-porto alla Pia Unione, alla Congre-gazione Salesiana, alla Chiesa Ge-rarchica, a qualsiasi attività e formadi apostolato, diventano inequivoci .Saranno il giudizio e l'atteggiamentopratico che emanano da una co-scienza permeata di cattolicità, cosìcome abbiam cercato di esporre an-tecedentemente, e dall'essenza diuna Associazione che in definitiva,secondo il pensiero e la volontà diDon Bosco, va interpretata, comeabbiam detto, come un Movimentodi rieducazione alla cattolicità, col

I - Apostolato a servizio della Chiesae del suo Corpo Mistico, la Chiesa,si tratta di una Vita una, indivisi-bile e universale, che legittimamentedà luogo soltanto ad un'azione al-trettanto indivisibile, universale euna . È l'apostolato che in questitermini si riporta alla sua vera sor-gente e alla sua dimensione catto-lica vera: la vita e l'azione dellaChiesa come organismo soprannatu-rale vivo ed operante . È la messa afuoco della sua cattolicità, che nonè soltanto giuridica, ossia di appar-tenenza e sudditanza, ma organica,e cioè di vita e azione . Vita e azionedella Chiesa stessa : vita e azione uni-versale, indivisibile e una . Aposto-lato cattolico e cattolicità aposto-lica che esprime l'esigenza supremadell'apostolato stesso : l'esigenza diuna organica e vitale unità d'azione :« ut sint unum! » . E perchè sia ef-fettivamente tale, apostolato in fun-zione di servizio alla Chiesa .

Servizio! Parola dura . poichè im-plica ed impone il sacrificio ma so-

PENSIERIPER LACONFERENZAMENSILE

metodo attivo dell'azione apostolica .Giudizio e atteggiamenti pratici cheper noi qui si riassumono in una pa-rola sola : servizio . Servizio dellaChiesa . Poichè la cattolicità in attoè la Chiesa stessa, e la cattolicitàapostolica non può essere che apo-stolato in funzione, e dunque a ser-vizio, della Chiesa .

Illustreremo il nostro tema in trepunti: primo, partendo dalla naturadella Pia Unione; secondo, appel-lando a testimonianze di Don Boscoe, tra i Sommi Pontefici, di Pio XII ;terzo, a modo di conclusione, riflet-tendo sulla parola « servizio », esulle sue conseguenze pratiche ri-spetto alle diverse forme e inizia-tive apostoliche .

prattutto la rinuncia: rinuncia alavorare per se stessi, per le coseproprie, a fine di lavorare, senzatortuosità egoistiche ed equivoche,per Lui, per Cristo, per il suo CorpoMistico la Chiesa, inserendosi pie-namente nel suo servizio, per po-tersi inserire nella sua vita, nellasua azione, nella cattolicità organicadell'apostolato . La logica sopranna-turale e cattolica dell'apostolato nonè altro che questa. Essa vale per isingoli individui come per i gruppipiccoli e grandi, perchè tutti sonomembri, parte, del Mistico Corpo diCristo. Essa vale anche, anzi inmodo tutto particolare, per la PiaUnione, poichè questa è stata con-cepita ed attuata da Don Boscoproprio per rimettere in moto la lo-gica soprannaturale e cattolica del-l'apostolato ; ridestarne la coscienzain teoria ma soprattutto in pratica ;rilanciare la cattolicità viva ed ope-rante dei cattolici, precisamente at-traverso un universale Movimento dirieducazione alla cattolicità con ilmetodo attivo dell'azione apostolica.

II

Il pensiero di Don Bosco e la parola del PapaIl nome di « Pia Unione dei

Cooperatori Salesiani », senza unapprofondimento della cosa e piùancora del pensiero e della volontàdi Don Bosco, potrebbe trarre ininganno. « Cooperatori Salesiani » :

parrebbe significare una Pia Unionea servizio dei Salesiani, dell'OperaSalesiana, anzichè della Chiesa. Coe-sistono infatti, e l'Opera Salesianae la Pia Unione, con un rapportodi solidarietà reciproca. Ma, ecco

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la soluzione dell'enigma . Si trattanon già di un'Opera affiancata e so-stenuta da una Pia Unione di suoicooperatori, ma di un sistema apo-stolico solidale, a fortissima ispira-zione cattolica ed attivistica, risul-tante da due Organizzazioni tra lorocomplementari : la CongregazioneSalesiana da una parte, la PiaUnione dall'altra .È da questa combinazione che

bisogna partire . E allora Don Boscoe la Pia Unione saranno veramentecompresi. Una Congregazione es-senzialmente apostolica postulavaun Terz'Ordine « apostolico » ; unaansia apostolica sconfinata, qualequella di Don Bosco, non potevache contare su un numero sconfinatodi apostoli, mobilitando « tutti ibuoni », tutti i « cattolici d'azione »,come la sua longa manus apostolica,ed escogitando una formula orga-nizzativa adatta, sia dal lato for-mativo (Terz'Ordine: quasi salesianiesterni!), sia dal lato operativo :Terz'Ordine, sì, ma apostolico! Unideale apostolico infine, squisita-mente cattolico non soltanto sulpiano di una conformità giuridica,ma soprattutto come ispirazione ecome pratica, non poteva non tra-sformarsi, diventandone la quintes-senza, nella Pia Unione, che di taleideale era come il coronamento el'espressione più evidente ed impe-gnativa, e forse ancora la più riccadi possibilità di conquiste .

A servizio della CongregazioneSalesiana, dunque, o a servizio dellaChiesa? La risposta non può piùesser dubbia : a servizio della Chiesa .La qualifica di « salesiani » chesegue la parola « cooperatori », nonindica già il termine, lo sbocco,della loro cooperazione, ma il suopunto di partenza . E la specifica-zione della causa efficiente dellacooperazione in questione, e nongià della sua causa finale ; è la qua-lifica di coloro che s'impegnano nellospirito di Don Bosco e in un quadroorganizzativo che preludeva all'at-tuale Azione Cattolica, a cooperareall'apostolato gerarchico . Ciò è pie-namente conforme al Regolamentodella Pia Unione. Ma per coloro acui la logica delle cose e dei fattinon bastasse, sovvengono le testi-monianze esplicite di Don Bosco .Una per tutte : « Ho studiato moltosul modo di fondare i CooperatoriSalesiani. Il loro vero scopo direttonon è quello di coadiuvare i Sale-siani, ma di prestare aiuto allaChiesa, ai Vescovi, ai Parroci, sottol'alta direzione dei Salesiani, nelleopere di beneficenza, come cate-chismo, educazione dei fanciulli po-

veri e simili . È vero che ad essi sifarà appello nelle urgenze nostre, maessi sono strumento nelle mani delVescovo » (Meni. Biogr. XVII, 25) .Disegno troppo insolito e ancor

troppo precoce forse, nella coscienzaimmatura di molti, per venir at-tuato in pieno senza cadere in de-plorevoli equivoci. Ma, « sotto laspinta travolgente delle forze delmale e la condotta illuminatricedello spirito » (Pio XII), il disegnodi Don Bosco anche a noi ha rive-lato il suo senso pieno e genuino esi è imposto con tutto il peso dellasua provvidenziale missione. E neha ricevuto la suprema sanzionedalle labbra dello stesso SommoPontefice Pio XII, in quel discorsodel 12 settembre 1952 al Convegnointernazionale dei Cooperatori, chea buon diritto è diventato laMagna Charta della Pia Unione . Cibastino due o tre battute .

«Apostolo nato e suscitatore diapostoli, Don Bosco divinò, or è unsecolo, con l'intuizione del genio edella santità, quella che doveva es-sere più tardi nel mondo cattolicola mobilitazione del laicato control'azione del mondo nemico dellaChiesa» . Ed è appunto questa in-tuizione che la Pia Unione -« notevole primo abbozzo di AzioneCattolica », come già si era espressoPio XII - realizza . Sì che Pio XIIpoteva richiamare : « Voi infatti nonignorate, diletti figli, che la vostraPia Unione, innestata sul prolificoceppo della famiglia religiosa diSan Giovanni Bosco. . ., non ha tut-tavia per suo fine immediato di ve-nire in ausilio alla Congregazioneda cui prendete il nome, ma, piut-tosto, come dichiarò il vostro SantoFondatore, di prestare aiuto allaChiesa, ai Vescovi, ai Parroci . . . » .

Conelusione : servizio e solida-rietà . La conclusione che si ponecome un principio di ordine emi-nentemente pratico, è quanto maiovvia : servizio alla Chiesa, e solida-rietà con ogni forma e iniziativa diapostolato, da qualunque partevenga, purchè abbia il timbro dellaortodossia. Solidarietà che si esprimein un nobile e generoso apprezza-mento, e in una collaborazione vo-lonterosa, dall'anima aperta, pienadi slancio.

È ciò che stava a cuore a DonBosco . « . . . Diffondere l'energia dellacarità, che è l'anima di ogni aposto-lato, e che pertanto non si diffondea dovere se non attraverso unasincera e fattiva solidarietà a tuttol'apostolato » . « Unione di tutti i

buoni » : unione reale, non a pa-role; unione sul piano dell'azioneapostolica, che talora rischia di es-sere il piano di assurde e sterili di-visioni, mentre noi cristiani ci sen-tiremo davvero una cosa sola (« utunum sint! »), e saremo forti(« estote fortes in fide! »), quandoavremo realizzato l'unità d'azioneapostolica .

Ma soprattutto si tratta di unaesigenza della cattolicità . La catto-licità apostolica (l'abbiamo dimo-strato) non è che l'universalità el'unità dell'azione apostolica stessa.Ciò che implica necessariamente laconcezione dell'apostolato come ununico grande servizio alla Chiesa,in termini di solidarietà perfetta edella più ampia collaborazione . Sitratta di uno spirito, di una esi-genza profondamente radicata nellaPia Unione come Movimento di rie-ducazione alla cattolicità col metodoattivo dell'azione apostolica, la qualepertanto dovrà essere intrisa di cat-tolicità fino al midollo e fino alleultime conseguenze . Anche in questoDon Bosco ha voluto essere educa-tore, col suo insegnamento ma inmodo speciale con l'esempio e conl'azione dei suoi Cooperatori . EPio XII, che così magistralmentene ha interpretata la consegna esollecitato l'adempimento, non hapotuto ignorarlo . Una sola cita-zione, con cui chiudiamo :« Intimamente impregnati dello

spirito salesiano, voi intendete bene,diletti figli, quali stretti rapportisiano i vostri col complesso di quelleopere che vengono sostenute e pro-mosse dal laicato cattolico in aiutoalla Gerarchia secondo i tempi, iluoghi, le circostanze; e quale as-segnamento Noi possiamo fare sullavostra cooperazione . L'Azione Cat-tolica ha diritto di aspettarsi moltoda voi nel campo della carità, dellabeneficenza, della buona stampa,delle vocazioni, dei catechismi, degliOratori festivi, delle Missioni, dellaeducazione della gioventù povera epericolante . .. » (Pio XII, discorso12 settembre 1952).

« Cooperatori Salesiani », dunque,perchè nello spirito di Don Boscoe sotto l'alta direzione dei Salesiani,cooperano all'apostolato gerarchico .E cooperatori ad ogni forma di coo-perazione all'apostolato gerarchico,ossia ad ogni forma di apostolato,purchè legittima. Doppiamente coo-peratori, quindi. L'idea-madre del-l'apostolato dei laici - la coope-razione apostolica - non potevatradursi in una pratica più piena,più ispirata alla cattolicità, piùaperta a un volonteroso servizio . 27

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Lo spirito e lo stile dell'apostolatoIntroduzione

Nella la Conferenza annuale si è trattatoil tema della apostolicità del Cooperatore edella cattolicità nell'apostolato ; nella 2a ciproponiamo di completare il pensiero trat-tando dello spirito e dello stile che devonodominare l'attività di apostolato del Coope-ratore Salesiano .

Pensiamo di dare una traccia schematicadell'argomento, lasciando ai Conferenzieri ilcompito di svolgerla e adattarla all'ambientee alle circostanze .

I Cooperatori hanno la stessa origine e lostesso fine dei Salesiani, sono stati volutida Don Bosco per « la stessa messe »; devonoquindi operare con lo stesso spirito e con lostesso stile .

Quali le caratteristiche distintive di questospirito e stile salesiano?

Lo spirito del Cooperatore Apostolo

Lo spirito non può essere che quello delVangelo. Lo spirito del Vangelo è sopranna-turalità, che si concreta nella vita divina innoi, nella Grazia, la quale scatta attraversola fede e la carità.

La fede e la carità di Don Bosco hannoalimentato in Lui quell'amore alle anime,che fu la caratteristica più spiccata dellasua vita . 10 C'è un'affermazione categoricadi Don Bosco . Nel 1868, prendendo la paroladopo l'accademia del suo onomastico, disse :« L'unico scopo dell'Oratorio è di salvareanime » . 20 « Ecco il segreto del suo cuore,la forza, l'ardore della sua carità, l'amoreper le anime, l'amore vero perchè era il ri-flesso dell'amore verso nostro Signore GesùCristo e perchè le anime stesse egli vedevanel pensiero, nel cuore, nel sangue preziosodi nostro Signore ; cosicchè non v'era sacri-ficio o impresa che non osasse affrontareper guadagnare le anime così intensamenteamate » (Pio XI) . 30 « Chi non comprendeche tutto il complesso dell'Opera di DonBosco deve tendere a salvare le anime,soprattutto le anime dei giovani, non hacapito chi sia Don Bosco » (Don CAVIGLIA) .

Questo amore alle anime, soprattutto alle28 anime dei giovani, ha un suo timbro, una

sua fisionomia inconfondibile : l'amorevolezza .lo Parola tanto cara a Don Bosco, che riduceil suo sistema a tre parole d'immenso conte-nuto : Religione, ragione, amorevolezza . Questaè qualcosa più che la carità : è la dolcezzadella carità, è il sorriso della bontà . La primalezione l'aveva avuta nel sogno di 9 anni :« non con le percosse, ma con la mansue-tudine e la carità, tu devi guadagnarti questituoi amici » . E con l'amorevolezza guadagnòi suoi giovani e divenne sovrano dei cuori .20 « Don Bosco fu onnipotente nella trasfor-mazione dei suoi giovani, pur mancando ditutto, di tempo, di gente, di scuole, pur avendodei ragazzi messigli in casa dalla questura,gente grossolana, da coltello ; eppure ne hafatto qualche cosa, li ha educati, li ha formati .Ma come? con la bontà, con la gentilezza,con l'amorevolezza » (Don CAVIGLIA) . 3 0 DonBosco stesso a Parigi nel 1883 in un convegnodi illustri signori disse : « Le anime giovanilinel periodo della loro formazione han bisognodi sperimentare i benèfici effetti della dol-cezza sacerdotale ». Dolcezza o amorevo-lezza - commenta Don Ceria - è emana-zione di bontà, di una bontà che, nata ealimentata dall'amor di Dio, si appalesapaterna e confidente per il bene delle animee in chi visse sotto il suo influsso dalla teneraetà lascia un ricordo duraturo e salutare .Questa bontà, sapientemente e soavementeadattata all'età giovanile, Don Bosco scelseper suo metodo educativo e a buon dirittoDon Rua lo definì un uomo, nel quale Dioelevò la paternità spirituale al più altogrado .

Essere Cooperatori apostoli nello spiritodi Don Bosco significa dunque : l0 possedereun alto grado di amore alle anime ; 20 lavorareper esse con un elevato spirito di sopranna-turalità ; 30 dare al proprio apostolato unben marcato timbro di amorevolezza e di bontà .

Lo stile del Cooperatore Apostolo

« Essere apostoli nello stile e col metododi Don Bosco per i Salesiani dev'essere un40 voto, per i Cooperatori è una gloria»(Don CAVIGLIA) .

Più che definire lo stile dell'apostolato delnostro Padre e Maestro, a noi interessa ve-derlo in azione per cogliere le note più carat-

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TRACCIA

Salesiano PER LA 2a CONFERENZASalesianoANNUALE

teristiche e improntarne il nostro lavoroapostolico onde assicurarne l'efficacia. Ci li-miteremo alle seguenti :

1o Coraggio, intraprendenza, operositàinstancabile

Don Bosco diceva: « Per fare del bene bi-sogna avere un po' di coraggio, essere pronti asentire qualunque mortificazione, non mortifi-care mai nessuno, ed essere sempre amorevoli » .

Ci vuole un po' di coraggio: 1o per comin-ciare, affrontando la riluttanza interiore, leprobabili critiche, le non infrequenti ripulsedi quelli a cui è diretta la nostra opera ;20 per continuare senza perdersi di coraggioquando sorgono difficoltà che paiono insor-montabili. Don Bosco, al vedere ostacolatauna impresa, ne pigliava motivo per pensareche era un'opera veramente voluta da Dio . Gliimpedimenti li attribuiva al nemico del bene .Conseguenza del coraggio nel bene : l'in-

traprendenza operosa e instancabile . Maanche questa in Don Bosco ha un suo stile,che il Santo con quella sua incantevole earguta semplicità esprimeva con un mottoche gli era familiare : Laetari, bene faceree lasciar cantar le passere .

1o Laetari per Don Bosco era mante-nersi sempre di buon umore, il che si concre-tava: a) nella sua calma, quella calma tantoammirata e forse anche volontariamenteimitata da Pio XI ; b) nella costante allegria,che lo metteva in grado di presentare ai gio-vani e agli uomini del suo tempo il cristia-nesimo come fonte e datore di gioia . E ciriuscì così bene che San Domenico Saviodiceva ad un amico : « Noi facciamo con-sistere la santità nello stare molto allegri» .Il Cooperatore nella sua vita di apostolatoporta questa gioia. Quelli che lo avvicinanodevono concludere che solo la sua praticareligiosa dev'essere il motivo della sua gioia,per far nascere in loro il desiderio di imitarlo .

20 Bene lacere. San Giovanni Bosco,pur così amante della perfezione, soleva dire :« Il bene va fatto come si può » . Guai seDon Bosco per fare il bene avesse volutoaspettare di poterlo fare a perfezione! Guaise per aprire scuole professionali avesse pre-teso di avere in ordine laboratori, macchine,maestri d'arte! . . . Quando con prudente co-raggio il Cooperatore ha deciso un'operabuona, non tarda a mettervi mano finchèogni cosa sia pronta a puntino, ma inco-

mincia a fare come può. « L'ottimo è nemicoJ .del bene », diceva Don Bosco . Poi da cosanasce cosa e . . . « chi s'aiuta, Dio l'aiuta » .

3 0 Lasciar cantar le passere . Passereche accarezzano l'orecchio col canto lietoe piacevole delle lodi e passere che dan noiacon lo stridìo dei biasimi e delle critiche .Don Bosco fece il sordo alle une e alle altre .Quante lodi risonarono intorno a Don Boscoda vicino e da lontano! Ma anche quantecritiche! « Nemmeno intorno ai Santi man-cano i critici di professione, che trovanotutto da rifare . mentre essi non sanno ca-vare un ragno dal buco . " Balie asciutte ",chiama costoro uno scrittore italiano » (DonCERTA) . I Cooperatori apostoli non s'illudano :le passere non mancheranno di cantare ancheintorno al loro apostolato .

20 Ottimismo costruttivo e serenitàimperturbabile

Quando si parla dell'ottimismo di DonBosco - nota spiccatissima del suo aposto-lato - bisogna subito precisare che non èfaciloneria, nè bonomia, nè ignoranza deiproblemi o della loro gravità, ma graniticafiducia in Dio, la cui Grazia assicura la riu-scita del lavoro per le anime .Tutta la vita di Don Bosco è permeata

di questo ottimismo soprannaturale, antiveg-gente e lungimirante, illuminato e sorrettodalla fede . Non cessa di essere ottimista nep-pure sotto la gragnuola e le bastonate .« L'Oratorio nacque dalle bastonate, crebbesotto le bastonate e in mezzo alle bastonatecontinua a vivere » . Così Don Bosco stessonel 1872 . (Cfr . CERTA, San Giovanni Bosconella vita e nelle opere, capi XX e XXII) .Significativo in proposito il «sogno» delPergolato di rose . Ma le molte spine non val-sero a soffocarne l'ottimismo.

30 Sana modernità e apertura dipensiero e di metodi

« Don Bosco conobbe assai bene il suosecolo e seppe parlare al cuore del secolo XIXcon tanta efficacia che, in omaggio al servizioda lui reso alla società, uomini politici comeUrbano Rattazzi, i quali pure avevano fattochiudere le Congregazioni religiose, andaronoa suggerirgli il modo di perpetuare il suoapostolato sociale mediante la formazione diun tipo nuovo di Congregazione religiosaperfettamente legale » (ERNESTO VERCESI,Don Bosco, il Santo italiano, Bompiani) .Don Bosco ha dimostrato una sana mo-

dernità di pensiero e di metodo nel campopedagogico come in quello sociale . Anzi inquest'ultimo ha precorso i tempi, inserendo 29

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la sua opera in un clima di democrazia ed'impegno verso le masse popolari, che larendono a tutt'oggi della massima attualità .

Il Cooperatore Salesiano nel suo aposto-lato è aperto a questa sana modernità; fasuo il motto « Con Don Bosco e coi tempi »,dando al proprio apostolato una improntagenuinamente salesiana e nello stesso temposforzandosi di capire le idee del suo tempoper soddisfarne le oneste e giustificate esi-genze, senza deflettere da quella che è la so-stanza immutabile del Cristianesimo : Christusheri, hodie, ipse et in saecula .

Come il mondo, inteso in senso deteriore,sfrutta ai suoi fini di perversione il gustoe la mentalità moderna nel campo dellatecnica, della scienza, dell'arte, della stampa,del divertimento . . ., così il Cooperatore apo-stolo si serve dei ritrovati moderni per im-mettere lo spirito cristiano nella concretezzadell'epoca in cui vive, opponendo arma adarma e dimostrando coi fatti che la Chiesaavanza all'avanguardia di ogni progresso .

40 Pietà sacramentale, mariana, papale

Non sarebbe apostolato stile salesianoquello che non portasse alla frequenza deiSacramenti . Tutto il sistema educativo el'apostolato di Don Bosco è appoggiato sullaConfessione e Comunione . Tutto il lavorodei suoi Figli e Cooperatori andrebbe fal-lito se non avesse la sua base e il suo prin-cipio vitale nell'azione interiore della Grazia,che è la funzione dei Sacramenti . Senza diquesti non esiste neppure la moralità . Tuttigli scritti e le parole di Don Bosco portanoquesto concetto : si lavorano gli animi con isacramenti della Confessione e della Comu-nione, debitamente ricevuti. Anche nei Re-golamenti per Oratori, Istituti e Compagniela Confessione tiene un posto d'onore, maè presentata sempre in una luce serena evolutamente simpatica .

ROMA - Convegno Sacerdoti Cooperatori

Fu scelta la data del 9 marzo -il dies no.talis di S . DomenicoSavio -- perchè la giornata avevaper fine principale lo studio deimezzi più idonei per la formazionecristiana della gioventù, nella lucedello spirito e del metodo diDon Bosco .

Furono presenti 45 SacerdotiDecurioni o Cooperatori, con gliEcc.mi Monsignori Lorenzo Gar-giulo, Arciv. Coad . di Gaeta, BiagioBudelacci, Ausiliare di Frascati,Raffaele Macario, Suffraganeo di

30 Albano, Luigi Lannutti, Ordinario

Palatino . Altri 17 Sacerdoti amiciintervenuti al Convegno, hannochiesto il diploma, dopo aver uditouna esauriente spiegazione sullaPia Unione.

Nella funzione di apertura, svol-tasi al monumentale altare di SanGiovanni Bosco nel suo Tempio diCinecittà, parlò S. E. Mons. Gar-giulo.

Tema centrale del Convegno : Larisposta ai problemi attuali dei gio-vani nello spirito di Don Bosco .Relatore, il nostro Don Gian CarloNegri del P. A . S. La trattazione

L'apostolato stile salesiano deve ancheavere la nota mariana e papale . In ogni Coo-peratore e in ogni Cooperatrice si prolunga• perpetua l'« Apostolo dell'Ausiliatrice » eil « Difensore dell'autorità del Papa ». Sulletto di morte Don Bosco ha lasciato ai suoifigli questa sacra eredità con parole che larivelano elemento sostanziale della missioneaffidata da Dio a lui e ai suoi continuatori .

ConclusioneLa Famiglia Salesiana fino al 1884 non

ebbe uno stemma ufficiale . In quell'anno,dovendosi fissare lo stemma salesiano sullaBasilica del Sacro Cuore in Roma, fu ideatonella forma che conosciamo : uno scudo conuna grande àncora nel mezzo; a destra ilbusto di San Francesco di Sales ; a sinistraun cuore infiammato ; in alto una stellaraggiante; sotto un bosco, dietro cui altemontagne; in basso, due rami, uno di palma• l'altro d'alloro, intrecciati nei gambi, ab-bracciano lo scudo fino a metà . Si discussesul motto. Don Bosco lasciò che i Superioriproponessero. In fine disse : « Il motto fugià scelto fin dai primordi dell'Oratorio :Da mihi animas, coetera tolle » .

Non si poteva esprimere meglio quello chefu l'obiettivo supremo del Santo, il programmaessenziale di ogni apostolato salesiano .Questo amore alle anime ha una sua nota

inconfondibile : l'amorevolezza ; un suo campospecifico : la gioventù ; un suo stile, le cuicaratteristiche principali si possono ridurrea queste: coraggio e intraprendenza, otti-mismo e serenità, sana modernità di pen-siero e di mezzi, pietà sacramentale, mariana•

papale .Questo spirito e questo stile di apostolato

sono oggi di una attualità mirabile: costi-tuiscono quindi la gloria di ogni Coopera-tore apostolo, che trova in essi il segreto del-l'efficacia del suo lavoro per le anime .

destò il più vivo interesse. Segui-rono le « comunicazioni » del Dele-gato Ispettoriale Don Buttarelli,l'omaggio dei giovani e il saluto delRev.mo Ispettore Don Fiora, chevolle far dono ai convenuti di unacopia del volume di Don Braido sulSistema pedagogico di Don Bosco,di un quadro di S. Domenico Savioper la propria Associazione giova-nile e di un numero di Meridiano 12 .

Nel pomeriggio la visita al Se-minario Minore Ucraino diretto daiSalesiani e il simpatico e commo-vente omaggio dei giovani Ucrainichiusero il Convegno .

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CONVEGNI ZELATORI E ZELATRICIIspettoria Veneta S . Zeno

Il Rev.mo Ispettore Don L . Za-nella invitò a convegno gli Zelatorie le Zelatrici delle rispettive zonenei tre centri di R-Ionteortone,Trento e Verona. Tennero rela-zione sul tenia Vocazioni i sigg.Giulio Peron, il dott. Lino Rossi,il MO Luigi Cordioli . Furono rela-tori sul tenia Stampa il MO LuigiMantoan, la Ma Rossana Cecconi,il prof. Gino Sarcheletti . LaMa Nedda Carletti riferì sui Labo-ratori in tutti e tre i convegni .Il tema della «campagna» an-

nuale: Il Cooperatore Salesiano èapostolo dalla mentalità e aperturacattolica, nello spirito e con lo stilesalesiano fu illustrato nei tre centridal sig . Ispettore, che ne tracciòun completo profilo, entusiasmandoi presenti a realizzarlo in se stessicon generosa dedizione.

Il Delegato Ispettoriale Don Cle-mentel diede precise informazionisugli sviluppi della Pia Unione nellaIspettoria (1650 nuove iscrizioni,15 nuovi Centri, ecc .) e incoraggiòa costituire altri Centri anche dovenon fioriscono opere salesiane .

Dopo queste comunicazioni, i re-latori hanno diretto una conver-sazione nei gruppi specializzati riu-niti a parte, sugli impegni perma-nenti dell'apostolato dei Coopera-tori l'incremento delle Vocazioni,la moralizzazione delle Letture,l'esercizio della carità coi Labora-tori. Delle conclusioni e proposte- alcune delle quali molto interes-santi -- hanno riferito in assembleaplenaria .

Per l'incremento delle Vocazionisi è lavorato molto : una settantinadi giovanetti sono entrati nel pre-aspirantato . Con gli Zelatori e leZelatrici Vocazioni si sono dimo-strati preziosi e insostituibili col-laboratori i Maestri e le Maestre,che possono opportunamente sele-zionare, coltivare e avviare alleCase di formazione .

I relatori Stampa hanno toccatoconcordi un tasto doloroso : in Italiasi legge molta stampa cattiva, per-chè irreligiosa e immorale, e moltadi quella « indipendente », anch'essalaicista e non informata allo spiritocristiano . Hanno poi presentato leriviste salesiane e incoraggiata ladiffusione del Bollettino Salesiano .Il Delegato lesse quindi l'elenco

delle Rivendite di « Meridiano 12 »istituite dagli Zelatori Stampa .

La relatrice sui Laboratori si èprodigata in tutti i Convegni perportare idee ed entusiasmo intornoalla loro organizzazione, ha spiegatoquanto sia facile ed utile il trovarsiinsieme alcune Cooperatrici perfare qualche lavoro di cucito e dimaglia da destinare ai poveri, alleMissioni ed alle chiese, sull'esempiodella mamma di Don Bosco, cheviveva accanto al figlio per aiutarelo sviluppo delle sue opere .

I tre Convegni furono iniprontatial più cordiale spirito di famigliae di solidarietà salesiana.

Ispettoria SiculaNelle tre principali città della

Sicilia si sono tenuti tre Convegnidi Consiglieri e Zelatori P . U . conpartecipazione, entusiasmo e caloredegni dei figli dell'Etna .

Quello di Catania fu aperto dalRev.mo Ispettore Don B. Tomé,che presentò il Cooperatore apostoloal servizio della Chiesa militante inogni settore e in ogni ambiente so-ciale, ma soprattutto tra i giovani .

Il Delegato Ispettoriale Don Rasàillustrò in tutti e tre i Convegni lefinalità e il funzionamento del Con-siglio in ogni Centro della P. U.indicando il modo di disimpegnarei vari incarichi per consolidare leattività specifiche dei Consiglieri .

Quindi tre Consiglieri trattaronobrevemente gli argomenti principalidel Convegno: Stampa, Vocazioni,attività religiose. Seguirono in sepa-rate sedi le riunioni dei Gruppi spe-cializzati, che discussero gli stessiargomenti già studiati in prece-denza, riuscendo a formulare pro-poste molto concrete, che poi pre-sentarono all'assemblea .A Palermo la « Campagna » an-

nuale del Cooperatore apostolo fuillustrata dal Direttore Don Gem-mellaro, che pose l'accento sullacattolicità e sulla universalità del-l'apostolato voluto da Don Boscoper i suoi Figli e Cooperatori .

Il prof. Giovanni Rafotta trattòil tema della Stampa; l'IspettriceFilomena Vella, quello delle Voca-zioni ; il Giudice Salmieri illustròle attività di apostolato proposte aiCooperatori.

Seguì lo studio dei vari argomentifatto dalle Commissioni riunite in

sedi separate e concretato nelle pro-poste che furono presentate allariunione finale.Non meno animato e ricco di

frutti fu il Convegno di Messina,che ebbe uno svolgimento analogo .

Don Aronica vi tenne la relazionesull'apostolato salesiano, di cuitratteggiò alcuni caratteri, come lacattolicità, la santa audacia unita aprudenza, la santità e la solidarietà .

La signora Cavaliere svolse iltema della Stampa, sottolineandonel'enorme diffusione e la forte presache ha sull'animo dei lettori, spe-cialmente dei più giovani .

L'avv. Samarelli riferì sulle atti-vità religiose, richiamando l'impor-tanza della preparazione interioreai fini di un apostolato efficace .

A questo punto l'assemblea sidivise in gruppi di studio separati,che esaminarono ciascuno un deter-minato settore di attività, riferen-done poi all'adunanza generale .

In tutti e tre i Convegni si ebbedi mira di dare alle proposte e de-liberazioni la maggior concretezzapossibile, per facilitarne l'attuazionenei singoli Centri .

Convegno della CampaniaSi svolse a Napoli-Capano . Vi

intervennero il Delegato IspettorialeDon Aurelio Musto e la DelegataIspettoriale Sr . Gilda Alessi con unacinquantina di Zelatori e Zelatrici .

Si trattarono anzitutto temi diorganizzazione, tra cui quelli deiConsigli locali della P. U. In essiogni Consigliere deve avere compitiben definiti : stampa, vocazioni, ca-techismo, laboratorio ecc . Si studiòanche il piano di un pellegrinaggioa un Santuario della Madonna, conprecedente visita alle case di for-mazione dei dintorni . L'iniziativafu accolta con entusiasmo .

Per una formazione sempre piùsolida dei membri della P . U. siproposero vari mezzi per incre-mentare la frequenza alle Confe-renze mensili e all'Esercizio dellaBuona Morte, ma soprattutto agliEsercizi Spirituali, base e corona-mento di ogni altra pratica direttaad alimentare la vita interiore .

Dalle relazioni dei vari Centri sipotè constatare una consolante vi-talità della P . U . sia nel campo or-ganizzativo come in quello forma-tivo e apostolico.

AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI TORINO IN DATA 16 FEBBRAIO 1949, NUMERO 403 . - CON APPROVAZIONE ECCLESIASTICADIRETTORE RESPONSABILE : SAC . DOTT . PIETRO ZERBINO, VIA MARIA AUSILIATRICE 32, TORINO (712) - OFFICINE GRAFICHE SEI 31

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