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SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 2 LO/MI iN QUeSTO NUMeRO: lntervista a Roberto Cairoli, nuovo Direttore dell’ematologia di Niguarda • Dossier EHA • Tesori nascosti: San Fedele 026 DICEMBRE 2014 • numero 026 • anno X Periodico di AMS Onlus · Struttura Complessa di Ematologia Ospedale Niguarda Ca’ Granda • Milano www.malattiedelsangue.org PERIODICO DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE MEDICA DELL'ASSOCIAZIONE MALATTIE DEL SANGUE Enrica Morra premiata a Londra

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4 N. 46) ART

. 1 COMMA 2 LO/M

I

in questo numero:

• lntervista a Roberto Cairoli, nuovo Direttoredell’ematologia di niguarda

• Dossier EHA

• tesori nascosti: San Fedele026

DICEMBRE 2014 • numero 026 • anno XPeriodico di AMS Onlus · Struttura Complessa di EmatologiaOspedale Niguarda Ca’ Granda • Milanowww.malattiedelsangue.org

PERIODICO DI INFORMAZIONE E DIVULGAZIONE MEDICA DELL'ASSOCIAZIONE MALATTIE DEL SANGUE

Enrica Morra premiata a Londra

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sommario Direttore Responsabile:Michele Nichelatti

Direttore Scientifico:Enrica Morra

hanno collaborato a questo numero:Marco BrusatiSilvia CantoniAntonino GrecoMilena LodolaFlavia MammolitiLaura Marbello Marco Montillo Anna Maria NosariEde PalmieriGiuseppe RiganoChiara RusconiAlessandra TedeschiAlessandra TrojaniElena Zini

Grafica e impaginazioneAndrea Albanese

EditoreAssociazione Malattie del Sangue Onlusper la promozione della ricerca e per il progresso nel trattamento delleleucemie e delle altre malattie del sangueD.L. 04/12/97 n. 460/97 art. 10 comma 8iscritta al Registro Regionale del VolontariatoSezione provinciale di Milano MI-567 – Decreto15/04/11 n. 754

c/o EmatologiaOspedale Niguarda Ca' GrandaPiazza Ospedale Maggiore 320162 – MilanoC. F. 97225150156

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Fotoistockphoto.comNicola Vaglia

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Spedizione in AbbonamentoPostaleD.L. 353/2003 (conv. in l. 27/02/04n. 46) Art. 1 comma 2 DBC Milano

2 primo pianoArriva Roberto Cairoli

intervista al nuovo primariodell’Ematologia di Niguardaa cura di Michele Nichelatti

3abc geneticail lievito:utile strumentoper studiare i tumoridi Alessandra Trojani

5 tesori nascostiLa chiesa di

Santa Maria della Scalain San Fedele a Milano

di Ede Palmieri 19

editoriale/intervistaEnrica Morra

dossier/2Il punto sul

linfoma di Hodgkin

di Antonino Greco13Il futuro del trattamento

dei disordini linfoproliferativi cronicidi Alessandra Tedeschie Marco Montillo9

i meccanismi di formazione della leucemiadi Laura Marbello12VIII International Workshop della Macroglobulinemia di Waldenströmil Jan Gosta Waldenström Awarda Enrica MorraA cura della Redazione17

dossier/2il ricovero in Degenzaper il paziente affetto

da Linfoma diHodgkin

di Chiara Rusconi

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026 DiCemBre 2014 sommario

a scuola di scienza .......................................................................................................6in punta di forchetta................................................................................................. 7letti per voi ....................................................................................................................... 8fundraising............................................................................................................. 22-26aziende amiche .......................................................................................................... 27fumetti .............................................................................................................................. 28

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Ematos è la rivista di AMS Onlus, l'associazione che contribuisce in modo determinante a rendere l'Ematologia diNiguarda un centro d'eccellenza per la cura di leucemie, linfomi, mielomi e delle altre malattie del sangue.

dossier Ematosechi dall’EHA

echi da Londra

ematos • 026

Quando comincia l’avventura diNiguarda?“Nel giugno del 1994, è la data di in-gresso in ospedale… Possiamo an-

che non mettere il giorno…l’ho dimenticato”.

Cos’altro ha dimenticato professoressaMorra?“La condizione tragica in cui ho trovato il repar-to, per fortuna”.

Com’era l’Ematologia di vent’anni fa?“Un reparto in cui i malati erano sei per came-rata, con un bagno ogni tre stanze, quindi unbagno per 18 persone in corridoio”.

Questo cosa significa, tradottoin termini di qualità di cure?“Premesso che a Niguarda c’eraun’enorme dedizione nei con-fronti del malato, che era trattatocon il massimo delle attenzioni siada parte dei medici sia di infermierie amministrativi, era un piccolomondo estremamente solidale,che ti sosteneva e ti faceva reagiredi fronte al degrado, ma in quellasituazione logistica il paziente correva dei ri-schi. Era un momento storico in cui si stavanointensificando le terapie. E finché sommini-stravi la pastiglietta di farmaco antitumoralesenza grande potere distruttivo delle malattiepotevi anche tenere vicini i malati, ma quandocrolla la barriera delle difese immunitarie, per-ché spingi con i farmaci per ottenere di più, idegenti non possono rimanere in sei per ca-mera”.

Il 29 settembre era un lunedì, l’ospedale ha fe-steggiato la professoressa Enrica Morra, ches’apprestava a passare il testimone per la guidadella Struttura complessa di Ematologia al dot-tor Roberto Cairoli. In quel giugno del ’94, quan-do Enrica entrò a Niguarda, c’era anche lui.

“Allora il dottor Cairoli era poco più che un ra-gazzo. Io avevo 46 anni. Arrivavo da Pavia, do-ve ero rimasta per 21 anni, sono arrivata con lemani vuote a Niguarda, solo con la forza di unpercorso di formazione della prima ematolo-

gia d’Italia, quella di Pavia; non ho portato nes-suno con me, perché ho voluto dimostrareche i medici che lavoravano a Niguarda eranovalidi e potevano intraprendere questa batta-glia per dare dignità al paziente. Non è un casoche oggi sia tornato a dirigere il reparto doveha iniziato, il dottor Cairoli c’era allora, ha vissu-to tutta la trasformazione”.

Perché Niguarda?“C’è più di una ragione. E’ la città in cui sono na-ta, quando ho visto il reparto ho avuto un mo-to di sofferenza, mi domandavo perché la miacittà in una delle massime espressioni del ser-vizio pubblico dovesse vivere una qualità nel-la logistica così misera”.Erano anni difficili per Niguarda, una sorta diroccaforte chiusa su se stessa, fuori dall’Uni-versità.“Si era autoesclusa dall’università, per difen-dere la propria peculiarità assistenziale.”.

Questo cosa comportò?

“Niguarda ha dovuto fare la faticadoppia, è riuscito a diventareospedale di insegnamento per laformazione dei medici, senzaaverne riconoscimenti, se non ne-gli ultimi anni in cui si è data digni-tà alla ricerca come tale. Ma già al-lora c’erano dipartimenti chepubblicavano molto, penso alCardiologico, esistevano punteche rappresentavano l’ospedalelaico che ce l’avrebbe fatta da soloa fare grandi progressi medici echirurgici. Ciò era possibile per-ché era presente gente di altissi-mo profilo cui l’università avevavoltato le spalle”.

A Niguarda è nata la cardiochi-rurgia.“Con De Gasperis. Mio padre eraanestesista rianimatore e tornònel ’50 a Milano per lavorare conlui, portando le innovazioni dagliUsa. Non fece in tempo, morì in unincidente sul lavoro. Anche perquesto c’è una sorta di legame an-tico tra me e Niguarda e la perce-

zione che ho avuto ungrande privilegio adessere primario qui pervent’anni. Già allora eraun ospedale che pun-tava alla specializzazio-ne, si formarono legrandi competenzedella chirurgia specia-listica, nacque la neu-rochirurgia. Pur restan-do a i margin i

dell’Università ha saputo fare e fa scuola.Meritava un investimento di una vita,Niguarda dà una possibilità a chi vuole cresce-re. E’ uscito con la forza delle grandi professio-nalità presenti a uscire dal guscio di un’Italiaprovinciale ”

Cosa significa poter restare 20 anni a diri-gere un reparto?“Puoi progettare con le persone che hai vici-ne, quel posto aveva per me un significato: eraautoreferenziale. Valeva la pena di vedere ma-lati con sei letti per stanza. C’era in me la con-sapevolezza che era l’unico posto in cui tut-to era possibile. La mia mission era valorizzarechi ha lavorato con me. Ognuno per quello dicui è portatore. Per esempio, Anna MariaNosari è diventata una delle più grosse esper-te di infezioni nel paziente emopatico, il dot-tor Cairoli ha portato le tecnologie trapianto-logiche alla fine degli anni Novanta , il primotrapianto autologo, il dottor Montillo è unodei più grossi esperti in Europa di patologie

intervista

2

“Il mito da far crollare era: l’ematologo deve saper fa-re tutto. Ma l’ematologia è una scienza bambina,nata negli anni Settanta, e allora, come oggi, c’eranopatologie non ancora esplorate e tecnologie da speri-mentare. Per questo occorre specializzarsi”

Enrica Morra

3 ematos • 026

Livio Gargantini, ho messo radici. Nell’83mi sono laureato con una tesi fatta conPaola Marenco e Francesco De Cataldoche allora era il capo. In seguito mi sonospecializzato in Ematologia a Pavia ed inChemioterapia a Milano. Nell’86, dopo 15 mesi di Servizio Civile,ho vinto una borsa di studio bandita dal-l’AVIS Comunale di Milano. Prendevo800 mila lire lordi che arrotondavo fa-cendo il medico di pronto soccorso neipresidi della Croce Rossa Italiana di Mila-no. Nell’87, con grande fortuna, sonostato assunto a tempo indeterminato edho iniziato a lavorare al Centro Trasfusio-nale AVIS di Niguarda. Mi facevo metteresempre di pomeriggio così la mattina

Ci fa una breve storia della sua carriera?

Durante il corso di laurea in Medicinaho capito ben presto che non avreifatto il chirurgo. Mi piacevano il mi-croscopio ed il ragionamento clini-co. Mentre frequentavo il mitico

Padiglione Litta al Policlinico di Milano, unaprofessoressa mi disse che l’ematologia anda-va bene per me ed aveva ragione. In seguito,mi spostai a Niguarda dove di studenti ce neerano pochini e lì, insieme a Teresa Caimi e

di Paola D’Amico

“Mentre frequentavo il mitico Padiglione Litta al Policlinicodi Milano, una professoressa mi disse che l’ematologia andavabene per me ed aveva ragione. In seguito, mi spostai a Niguar-da dove di studenti ce ne erano pochi e lì ho messo radici. “

a cura di Michele Nichelatti

intervista al nuovo primariodell’Ematologia di Niguarda

primopiano

Arriva Roberto Cairoli

linfoproliferative. Insieme abbiamo creato iGruppi di patologa. E’ una battaglia che biso-gnava vincere dall’interno. Il mito da far crol-lare era: l’ematologo deve saper fare tutto. Mal’ematologia è una scienza bambina, nata ne-gli anni Settanta, e allora, come oggi, c’eranopatologie non ancora esplorate e tecnologieda sperimentare. Per questo occorre specia-lizzarsi”.

E’ anche questo il senso degli studi clinici?“Siamo diventati uno dei centri che fa più spe-rimentazione in Italia sui nuovi farmaci, il fu-turo è questo. Lavorare con i gruppi speciali-stici, potenziare gli studi clinici. Abbiamo igruppi mieloma, linfomi, leucemie acute, leu-

cemie croniche, linfoidi e mieloidi, malattieemorragiche e trombotiche, trapianti, auto-logi e allogenici…” Cosa serve?“Fondi. Abbiamo bisogno di fondi, di personein formazione specialistica che supportino igruppi, che vivano a fianco dello specialistaportatore dell’eccellenza. Le vie maestre sonostate quelle della specializzazione per patolo-gie e della valorizzazione delle singole perso-ne disposte a fare questo passaggio, oltre alpotenziamento degli studi clinici”.

Ams ha questa mission“E’ la mia mission, tutto quello che mi resta davivere sarà dedicato alla raccolta di finanzia-

menti, di risorse per pagare contratti ai giovanimedici, biologi per la ricerca, bisogna restitui-re dignità alla ricerca, aiutare la formazione esostenere la centralità del malato, non a parolema nei fatti. Diamo supporto anche al perso-nale infermieristico, l’altro braccio armato diquesta battaglia. Dobbiamo aiutare la struttu-ra a mantenere il livello altissimo e a esplorarequanto di nuovo c’è , ma senza l’aiuto del pri-vato non ce la puoi fare”.

Condividere gli obiettivi e le strategie per rag-giungerli è la prima cosa da fare.

Famiglia?Situazione familiare molto divertente: mogliefenotipicamente dell’Alta Brianza e due figliadolescenti, tutti più alti di me.

Hobbies?Da sempre gioco a basket, fino al cedimentostrutturale.

Libro e film preferiti?Mi piacciono i grandi divulgatori, tipoDawkins, Ridley e Wolpert e le grandi operescientifiche. Tra gli italiani trovo bravissimiBoncinelli (nato fisico cresciuto genetista),Mainardi (etologo) e Fochi (chimico); sapien-tino Odifreddi (matematico). Ultima lettura:“L’origine della specie e la selezione sessuale”di Darwin. Più che al singolo film, punto al re-gista. Tra i contemporanei: l’ultimo Clint Eastwood(su tutti “Gran Torino” e “One Million DollarBaby”). Mi incuriosiscono Ron Howard (l’exRichie Cunningham di Happy Days) e KenLoach che in “Tierra y libertad” riesce a far emo-zionare anche i non comunisti. Trovo insupe-rabili gli italiani: Tornatore (“La migliore offer-ta”), Avati (“Regalo di Natale”), Martinelli(“Vajont”), Salvatores (“Mediterraneo”) e moltialtri.

Infine, curare gli altri: scienza, arte o mis-sione?Scienza, curiosità, interesse e rispetto.

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ero libero di frequentare il reparto che era lacosa che m’interessava di più. Nell’88 sono ri-diventato un precario accettando un incari-

co di un anno in Ematologia: erano gli annidei primi trapianti di midollo e ci tenevo a farparte della squadra. Nel ’95 De Cataldo miha spedito a San Diego alla Ucsd per impara-re i trapianti da cellule staminali periferiche.Tornato a Niguarda, al posto di De Cataldoho trovato Enrica Morra. So che non si dico-no gli anni delle signore, ma all’epoca lei neaveva 47 ed io 37. L’uso delle cellule stamina-li periferiche si è rivelato ben presto vincentee in breve tempo ha quasi del tutto sostituitoil vecchio e noioso espianto di midollo os-seo. Nel ‘98 sono stato folgorato dalla gene-tica, grazie all’incontro con Alessandro Be-ghini allora ricercatore in erba (ora professo-re) all’Università di Milano, e con lui ho intra-preso una serie di studi sulle leucemie acute,nel campo della cosiddetta medicina trasla-zionale, che non si sono mai interrotti. Dopo più di 20 anni passati in compagnia dimolti amici, di Giovanni Gesu (Gesù per gliamici intimi) ed Alessandro Marocchi che mi

hanno sostenuto nelle attività di laboratorio,degli infermieri e dei tecnici con cui ho condi-viso molte notti, nel 2011 ho lasciato Niguarda

per l’Ospedale Valduce diComo. In riva al Lario, con ErikaRavelli e Mauro Turrini, en-trambi ex di Niguarda, ed alcu-ni indigeni del luogo abbiamocostruito una piccola ma deli-ziosa ematologia. Nel 2014 so-no di nuovo qui, al punto dipartenza.

Quando ha deciso cheavrebbe fatto il medico?Ben presto. Già alle elementari dichiaravo cheavrei fatto il pompiere, l’astronauta o il medi-co.

L'ematologia di Niguarda: continuità colpassato, o anche nuovi progetti? Continuità con il passato e nuovi progetti, ledue cose devono marciare insieme. La direzio-ne è la medicina razionale, il verso è la cono-scenza della biologia e della genetica per co-gliere le novità provenienti della ricerca di ba-se e applicarle quanto prima. Nel nostro lavo-ro, più che altrove, c’è fretta di progresso e diconoscenza.

Come vede la sinergia con l'Ams, e comeintende svilupparla?Siamo in guerra contro le malattie ematologi-che maligne. Ams, medici, personale non me-dico, ricercatori e familiari dei pazienti dovreb-bero essere tutti impegnati sullo stesso fronte.

primo piano - intervista al nuovo primario dell’Ematologia di Niguarda

Roberto Cairoli con Enrica Morra al Convegno del Niguarda Cancer Center, marzo 2014

Mi facevo mettere sempre di pome-riggio così la mattina ero libero difrequentare il reparto che era la co-sa che m’interessava di più.

5 ematos • 026

Èormai noto che alla base di gravi malattie vi èun’alterazione dell’equilibrio tra proliferazione emorte cellulare, processi che devono necessaria-mente bilanciarsi e coordinarsi tra di loro, affin-ché un organismo sia sano.

Alla fine degli anni ’90 si è scoperta l’apoptosi, cioè lamorte programmata della cellula, fenomeno fondamen-tale che garantisce un corretto equilibrio in un organo o

tessuto: mentre nascono nuove cellulene muoiono altre. Ma perché usare il lievito in laboratorio?Il lievito non è infettivo, si coltiva in mo-do molto semplice, e può essere testatocon farmaci.Le cellule di lievito vivono in colonie, ead un certo punto si suicidano perstress ambientali o perché le cellulestesse diventano incapaci di sopravvi-vere. La morte di queste cellule garanti-sce la sopravvivenza della colonia, la-sciando spazio alle nuove cellule giova-ni e sane di mantenere in vita la coloniastessa. L’apoptosi inizia già nell’embrioneumano che elimina le cellule che nonservono, garantendo il corretto svilup-po del feto. L’apoptosi continua nellecellule del corpo umano per tutta la vi-ta. Le scoperte inerenti la morte cellularesono moltissime, e iniziarono con il pre-mio Nobel Rita Levi Montalcini a metàdegli anni ’90, che osservò l’influenzadella morte cellulare programmata nel-lo sviluppo del sistema nervoso negliembrioni di pollo.Gli studi scientifici sull’apoptosi sono al-la base della ricerca sul cancro, dovemeccanismi di regolazione genica chenon funzionano più correttamente,bloccano l’apoptosi e innescano il pro-cesso di proliferazione cellulare incon-trollata nelle cellule tumorali. Uno dei principali traguardi della ricercaè comprendere i meccanismi biomole-colari che le cellule usano per prolunga-re la loro esistenza o togliersi la vita.

il lievito:utile strumentoper studiare i tumori

di Alessandra Trojani

abc genetica

Biologo, Specialista in Genetica Medica - SC di EmatologiaOspedale Niguarda Ca' Granda, Milano

Sembra una cosa strana che la coltivazione in laborato-rio del lievito e gli esperimenti che si possono fare su que-sto semplice organismo eucariote (organismo viventecostituito da cellule dotate di nucleo), possa produrrescoperte importanti nello studio dei tumori.

6 ematos • 026

di Milena Lodola

a scuola di scienza

Da qualche anno, con Alessandra Trojani, come me biologa del Laboratorio di ricerca dell’Ematologia, ho cominciatoun viaggio nelle scuole milanesi, impegnate nella raccolta tappi, per raccontare l’importanza della loro iniziativa. Laraccolta dei tappi permette infatti sia di diminuire la quantità di rifiuti di plastica da smaltire sia di sostenere la ricerca.In questi incontri abbiamo cercato di aprire ai ragazzi una finestra sul mondo della biologica e della genetica, spiegan-do in modo semplice la funzione della cellula e del DNA e il loro ruolo nelle malattie ematologiche.

in classe con i piccoli che raccolgono i tappi

Abbiamo già parlatodel DNA e sappiamocome è fatto.

Sentiamo però moltospesso parlare di geni, macosa sono? I geni sono“pezzetti” di DNA cheservono da stampo per lasintesi delle proteine. Macome può essere se il DNAsta racchiuso nel nucleo?Vi racconto la storiadell’RNA.Subito dopo essere “nata”per mitosi, la nuovacellula entra in unperiodo di pausa, in cuisembra che al suo interno nonsucceda nulla. In realtà questo è unperiodo estremamente importanteperché il DNA si srotola e vieneattaccato da degli enzimi chetrascrivono alla perfezione le basiazotate creando così una nuovamolecola: l’RNA. L’AcidoRiboNucleico è composto, come ilDNA da quattro basi azotate solo cheal posto della Timina (T) troviamol’Uracile (U) e, a differenza delDNA, è una molecola a singolofilamento! Una volta formatosi,l’RNA esce dal nucleo passandoattraverso la membrana nucleare.Esistono diversi tipi di RNA, quellipiù conosciuti sono, il tRNA, l’rRNA

e l’mRNA, ma cosa sono?Il tRNA o RNA transfer è collocato suiribosomi (organelli su cui avviene lasintesi delle proteine) e aiuta nellaproduzione delle proteine.L’rRNA o RNA ribosomiale forma, insiemealle proteine, i ribosomi.L’mRNA o RNA messaggero è quello chefunge da stampo per le proteine. Peressere tradotto in proteina, l’mRNA deveessere modificato, devono cioè esserglitolte alcune parti dette introni e aggiuntiun ‘cappuccio’ ad una delle due estremitàper fare in modo che venga riconosciutodal ribosoma e una ‘coda di adenine’all’altra estremità.Una curiosità: mentre il DNA è unamolecola molto ‘forte’, l’RNA èestremamente delicata!

6 - Il DNA, i geNi e l’RNA

7 ematos • 026

in punta di forchetta

Zuppa Di piselli e sCalognoIngredientidue scalogni, dado vegetale, 900 grammi di piselli surgelati.

PreparazioneFate un soffritto con olio e un paio di piccoli scalogni tagliati grossolanamente, direttamentenella pentola a pressioneAggiungete una busta di piselli surgelati da 900 gr.Fate sfumare per qualche minutoAggiungete un litro d’acqua e del dado vegetale (per questa quantità un paio di dadi ) Aggiungete alga essiccata bretone o giapponese a piccoli pezzettiChiudete la pentola a pressioneQuando fischierà, lasciate cuocere una decina di minuti abbassando la fiammaQuindi spegnete la fiamma e attendete che il vapore abbia sfiatatoAll’apertura della pentola passate il mixer a immersione nella zuppa quanto ritenete opportu-no, cioè lasciando parte dei piselli interi oppure fino ad ottenere una vellutataServite e condite con un filo d’olio crudoSi può accompagnare con del pane tostato e con una piccola aggiunta di coriandolo in polve-re o semi di sesamo tostati

le qualità delPisum sativumprovati per voi

Il pisello (Pisum sativum) è una piantaerbacea annuale originaria dell’areamediterranea e della Mesopotamia. Èuno dei legumi più antichi insieme allelenticchie; semi di piselli risalenti al

5.550 a.C. sono stati ritrovati in Turchia negliscavi di Halicat, ne sono stati ritrovati altresìnelle tombe dei Faraoni d’Egitto e nelleomeriche rovine di Troia. Sono consideraticome le lenticchie allo stesso modo ‘spazzi-no’ dell’intestino; sono ricchi di ferro.Valori nutrizionali: 81 calorie per 100 gram-mi; sono privi di colesterolo, contengonomeno amido di altri legumi e sono più dige-ribili, hanno un buon apporto di fibre e so-no utili per facilitare il transito intestinale.

Curiosità

Il papà della genetica, l’abate Giorgio Men-del, li utilizzò durante i suoi esperimenti sul-la trasmissione dei caratteri.La varietà di piselli lisci è tale, essendo costi-tuita in prevalenza da amido, mentre quelligrinzosi sono ricchi di zuccheri solubili edamido. I piselli come le lenticchie, i fagioli, iceci, la soia, proprio perché appartenenti al-la stessa famiglia, contengono un’elevataquantità di aminoacidi, al punto da essernei più ricchi fra i vegetali. L’associazione dicereali con legumi rende disponibile unamiscela proteica di valore biologico para-gonabile a quello delle proteine animali. Ri-so e piselli (o bisi), pasta e piselli, come purepasta e fagioli, pasta e ceci, riso e ceci rap-presentano alimenti nutrizionalmenteequilibrati.

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di Paola D'AmicoConsiglio Direttivo AMS

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letti per voi a cura di Michele

il mito del colonialismo “gentile” e civilizzatore degli italiani viene smantellato senza appello dallibro dello storico Del Boca, uno dei massimi esperti delle guerre di conquista italiane. sul libroleggiamo come una guerra che doveva essere una passeggiata sia invece costata all’italia 4400morti e 9000 feriti, e non abbia mai portato all’effettivo controllo di tutto il territorio, e come iltentato raggiungimento del controllo sia avvenuto con metodi ignobili, con l’uso intensivo dei

gas asfissianti, proibiti da tutte le vigenti convenzioni internazionali, che fanno sì che l’italia si sia mac-chiata di crimini ed atrocità di cui ci dovremmo vergognare, al pari di ogni altra nazione coloniale.italiani brava gente? ma mi faccia il piacere...

A beginner’s guide to constructing the universe

michael schneider (Harper & Collins, 18,99 $)

uno deipiùgrandiespertimondia-

li di studi strategici,spiega come mai l’im-pero romano è dura-to così a lungo sor-reggendosi su unesercito straordina-riamente efficiente.Viene descritta minu-ziosamente la strut-tura della legio (a sua

volta suddivisa in coorti e centurie) e della auxilia, rispetti-vamente composte da 6000 soldati e 6000 ausiliari di caval-leria, così come la struttura di comando generale e di logi-stica dell’esercito imperiale. apprendiamo allora che anchenel momento di massima espansione e di massima attivitàbelligerante, l’esercito imperiale è riuscito ad essere unamacchina quasi imbattibile senza mai superare, tra soldatied ausiliari, le 300 mila unità complessive. non mancano ladescrizione delle fortificazioni di confine terrestri e fluviali,e l’organizzazione dei sistemi di trasporto, talmente effi-cienti che, muovendosi dal porto di pozzuoli, le legioni po-tevano raggiungere Cartagine in soli 2 giorni, alessandriad’egitto in 9, e antiochia (in siria) in 15. avvincente, si leggetutto d’un fiato.

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Dio non avete biso-gno di consigli, sape-te già come fare. mase siete un poveromortale e non sapeteda dove cominciare,questo libro vi torne-rà utilissimo, perché,usando come prete-sto e filo conduttore inumeri interi da 1 a10, è in grado di spie-gare nei minimi dettagli tutto quello che vi serve (dalla simmetria del-le particelle alla struttura della vita), in modo che il vostro progettosia realizzabile, e – dopo realizzato – stia in piedi senza collassare inun buco nero od esplodere in una supernova. l’autore è un matema-tico americano che vive e insegna a new York, e che si interessa deimodelli applicati allo studio dell’arte; riesce a scrivere in modo moltodivertente e curioso, senza rinunciare al necessario rigore, ma so-prattutto senza usare neppure una formula. il libro non è disponibilein lingua italiana, ma leggerlo è davvero uno spasso.

La guerra d’Etiopia angelo Del Boca

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Per anni non abbiamo avuto moltearmi a disposizione per il tratta-mento di queste patologie. Sicura-mente l’introduzione degli anticor-pi monoclonali ha portato ad un si-

gnificativo miglioramento della prognosi ri-spetto alla sola chemioterapia. Ma attual-mente sono in studio nuovi farmaci checambieranno radicalmente la tipologia deltrattamento. Passi da gigante sono staticompiuti nell’ambito della comprensionedella fisiopatologia della cellula neoplasti-ca. Infatti, si è arrivati ad identificare i mec-canismi di alterato segnale che favorisconoa livello del linfocito neoplastico una proli-ferazione incontrollata e inibiscono la mor-te cellulare programmata con conseguen-te crescita progressiva di un clone. Questi

Il futuro del trattamento dei disordini linfoproliferativicronici

di Alessandra Tedeschi(*) Ematologo, Dirigente MedicoSC di Ematologia

Ospedale Niguarda ca' Granda, Milano

e Marco Montillo(*) Ematologo, Dirigente MedicoSC di EmatologiaOspedale Niguarda ca' Granda, Milano

Sulla scia del congresso della

Società Americana diEmatologia il congresso del-la Società Europea che si è te-

nuto a Milano a giugno ha

confermato le grosse novi-tà che rivoluzionerannonel futuro il trattamento dei

disordini linfoproliferativi

cronici.

echi dall’EHA

ematos • 0269

10 ematos • 026

echi dall’EHA

segnali, che percorrono strade differenti,presentano alterazioni dei meccanismi diregolazione (disregolazione), e tendono adattivarsi tra loro portando ad un circolo vi-zioso di continua stimolazione. Una voltaindividuati questi meccanismi il passo suc-cessivo è stato quello di identificare dellemolecole in grado di bloccare questi se-gnali. Quindi la filosofia dei nuovi farmacinon è più quella di inibire la crescita dellecellule intervenendo in differente manierasul DNA ma di correggere i segnali disrego-lati. Tutto questo si traduce nella possibilità

di evitare o comunque limitare in futurol’utilizzo della chemioterapia soprattuttonei pazienti più fragili. La chemioterapia in-fatti, rispetto a questi nuovi farmaci, eserci-ta sicuramente una azione tossica nei con-fronti delle cellule normali soprattuttoquelle che si moltiplicano molto veloce-mente come le cellule midollari. Ne conse-gue una rapida discesa dei valori ematicicon maggiore rischio di sviluppo di infezio-ni. Tra le nuove molecole particolarmenteattive vanno ricordate l’idelalisib, l’ibrutinibe l’ABT-199. Durante il convegno sono stati

riportati i risultati degli studi appena con-clusi o i dati preliminari di quelli ancora incorso mediante l’utilizzo di questi farmacinella Leucemia Linfatica Cronica e nei Lin-fomi che confermano la loro elevata effica-cia e scarsa tossicità. In particolare si è di-mostrata una netta superiorità del tratta-mento di combinazione ldelalisib+rituxi-mab rispetto alla terapia con solo rituximabnella leucemia linfatica cronica. I risultatiraggiunti dall’associazione terapeutica sisono dimostrati così favorevoli che lo stu-dio è stato chiuso precocemente. Il nostro centro ha partecipato con un ele-vato numero di pazienti arruolati allo studioche prevedeva una terapia di salvataggiocon ibrutinib o ofatumumab. I dati presen-tati durante il congresso hanno confermatol’importante efficacia dell’ibrutinib, miglio-re di quella dell’anticorpo monoclonale an-ti CD20 in monoterapia. E’ stato inoltre sot-tolineato come questi farmaci siano bentollerati e le tossicità nettamente inferiori aquelle che si evidenziano dopo immuno-chemioterapia.Durante il congresso sono stati mostrati idati preliminari di un’altra molecola, ABT-

Per anni non abbiamo avuto molte armi a disposizio-ne per il trattamento di queste patologie. Sicuramen-te l’introduzione degli anticorpi monoclonali ha por-tato ad un significativo miglioramento della prognosirispetto alla sola chemioterapia. Ma attualmente so-no in studio nuovi farmaci che cambieranno radical-mente la tipologia del trattamento.

Durante il convegno sono stati riportati irisultati degli studi appena conclusi o idati preliminari di quelli ancora in corsomediante l’utilizzo di nuovi farmaci nel-la Leucemia Linfatica Cronica e nei Lin-fomi che confermano una elevata effica-cia e scarsa tossicità.

echi dall’EHA

ematos • 02611

199, che avrà sicuramente un futuro impor-tante nel trattamento della leucemia linfati-ca cronica. L’ABT inibisce una proteina, de-nominata bcl-2, che è iperespressa in que-sta malattia e che conferisce una resistenzaalla chemioterapia. I dati mostrano che ilfarmaco non solo è particolarmente effica-ce ma permette di ottenere risposte intempi rapidi. Da sottolineare il merito particolare di que-sti nuovi farmaci che hanno mostrato dipoter ottenere buone risposte anche inquei pazienti che mostrano fattori progno-stici biologici sfavorevoli. Ovviamente si èdiscusso anche delle problematiche chepossono derivare da queste terapie non ul-tima la possibilità che le cellule neoplasti-che sviluppino dei meccanismi di resisten-za. La nuova frontiera sarà quella di proiet-tarsi verso lo sviluppo di nuove molecoleancora più specifiche la cui efficacia anchein questo caso verrà valutata in protocolli diricerca che sono di prossima apertura pres-so il nostro Centro.Nel panorama delle novità non si puòomettere di sottolineare come si siano con-solidati i dati di efficacia con i nuovi anticor-pi monoclonali con i risul-tati di Ofatumumab insie-me a chlorambucil nel trat-tamento, in prima linea,dei pazienti non elegibiliper un trattamento confludarabina. Risonanzamondiale ha avuto inoltrelo studio con obinotuzu-mab in pazienti affetti daleucemia linfatica cronicae condizioni cliniche gra-vate da numerose altre co-patologie. Il farmaco, cheha già ottenuto l’approva-zione negli Stati Uniti daparte dell’FDA, viene utilizzato presso il no-stro centro nell’ambito di nuovi trials clinicicontrollati sia nella leucemia linfatica croni-ca che nei linfomi indolenti. Dai diversi centri, non solo Europei, sonostati inviati al congresso circa 3000 lavorirelativi alla varie patologie ematologiche.Solo una piccola parte, circa il 9%, è stataselezionata per presentazione orale. E’ statoquindi un riconoscimento particolarmentesignificativo che nell’ambito della sessionedegli studi sui linfomi indolenti non follico-lari la dottoressa Alessandra Tedeschi siastata selezionata per presentare i risultati diuno studio sul trattamento di salvataggiodella Macroglobulinemia di Waldenstromcon la terapia di combinazione Bendamu-stine e Rituximab. Il lavoro, che verrà a bre-ve pubblicato, è stato effettuato per confer-mare l’efficacia di questa terapia di combi-nazione e soprattutto per definirne il gradodi tollerabilità in questa patologia.

Nel panorama delle novità non si puòomettere di sottolineare come si siano con-solidati i dati di efficacia con i nuovi anti-corpi monoclonali con i risultati di Ofatu-mumab insieme a chlorambucil nel tratta-mento, in prima linea, dei pazienti non ele-gibili per un trattamento con fludarabina.

Da sottolineare il merito particolare deinuovi farmaci che hanno mostrato di poterottenere buone risposte anche in quei pa-zienti che mostrano fattori prognostici bio-logici sfavorevoli.

Dai diversi centri, non solo Europei, sonostati inviati al congresso circa 3000 lavorirelativi alla varie patologie ematologiche.Solo una piccola parte, circa il 9%, è stataselezionata per presentazione orale.

12 ematos • 026

echi dall’EHA

L’ipotesi di danni molecolari edepigenetici che si instauranoprogressivamente rendono con-to della difficoltà di individuazio-ne delle alterazioni genetiche

fondanti e della molteplicità delle alterazio-ni riscontrate nella leucemia mieloide acu-ta. Dopo il riconoscimento negli ultimi annidella LAM con NPM1 mutata e della LAM

CEBPA mutata come entità specifiche, an-che se ancora sotto osservazione, sonoemergenti attualmente l’interesse per lemutazioni DNMT3A e IDH 1 e 2. Lo studiodei meccanismi molecolari riveste grandeinteresse per il clinico per lo stretto rappor-to con la ricerca e la sperimentazione dinuovi farmaci che potrebbero, in un futuroche si spera prossimo, aggiungersi al baga-glio di farmaci chemioterapici tradizionaliche ancora adesso rap-presentano la terapiastandard della LMA. Ilsignificativo migliora-mento della prognosie della terapia dellaleucemia promielociti-ca acuta, tramite l’indi-viduazione del mecca-nismo fondante dellamalattia e dello svilup-po di farmaci specifici,rappresenta lo stimoloper proseguire in que-sto cammino. Un altroambito di ricerca molto attuale è rappre-sentato dallo studio della malattia minimaresidua (MMR) cioè la quantità di cellulemalate non evidenziabili con la convenzio-nale osservazione al microscopio ottico do-

po il trattamento chemioterapico. La quan-tità di MMR studiata con tecniche più sensi-bili dell’occhio umano sta emergendo co-me un importante indicatore del rischio direcidiva della malattia. Questo dato si po-trebbe affiancare in futuro ai già noti indi-catori citogenetici e molecolari per indivi-duare la migliore strategia terapeutica unavolta ottenuta la remissione morfologicadella malattia. I principali punti di ricerca

sono l’individuazione del momento più si-gnificativo per monitorare la MMR duranteil percorso chemioterapico e l’entità del va-lore del valore di MMR da considerare co-me valore soglia.

di Laura Marbello

Un altro ambito di ricerca molto at-tuale è rappresentato dallo studiodella malattia minima residua (MMR)cioè la quantità di cellule malate nonevidenziabili con la convenzionaleosservazione al microscopio otticodopo il trattamento chemioterapico.

i meccanismi di formazionedella leucemia

Ematologo, Dirigente MedicoSC di EmatologiaOspedale Niguarda ca' Granda, Milano

Il congresso europeo diematologiaha visto riunitii massimi esperti nazionali

e internazionali che si occu-

pano della leucemia mie-loideacuta (LMA). Gli inter-

venti si sono concentrati

sui meccanismi di forma-zione della leucemia.

ematosdossier

La prima segnalazione risale al 1832quando un chirurgo di appena 34anni descrisse 7 casi di pazienti col-piti da un ingrossamento dei linfo-nodi e della milza, il suo nome era

Thomas Hodgkin.Le fasce più a rischio di sviluppare la malat-tia sono principalmente quelle compresetra i 20 e i 30 anni e tra i 50 e i 60 anni.La diagnosi è istologica e deve essere fattaattraverso il prelievo chirurgico solitamentedi un linfonodo e l’analisi da parte dell’ana-tomopatologo del tessuto sospetto.La prognosi e la terapia variano a secondadello stadio della malattia. Di qui la necessi-tà di un’accurata diagnosi e di procedureatte a definire l’estensione del linfoma al-l’esordio clinico (stadiazione), attraverso va-rie indagini strumentali (TAC, PET, RM) e lavalutazione del midollo osseo.Spesso il paziente giunge all’attenzionedell’Ematologo per il riscontro di una tume-fazione linfonodale superficiale o per un ri-scontro radiologico di un allargamento del-lo spazio compreso tra i 2 polmoni. Nellamaggior parte dei casi le condizioni clini-che e la sintomatologia del paziente per-mette di affrontare il percorso diagnosticoterapeutico in regime out patient quindisenza necessità di ricovero. Questo approc-cio, sicuramente meno traumatico per ilpaziente, necessita di un grande sforzo daparte dell’Ematologo che deve organizzaree coordinare, nel modo più lineare e più ce-lere possibile, le varie fasi diagnostiche del-la malattia avvalendosi dei vari specialisticompetenti e dei servizi. Contemporanea-mente alla fase diagnostica è fondamenta-le procedere con lo studio delle caratteristi-che fisiche del paziente in modo da stabili-

dossier

Il punto sul linfoma di Hodgkin

di Antonino Greco

Il linfoma di Hodgkinè unapatologia tumorale che col-

pisce inizialmente il siste-ma linfatico composto da

linfonodi, milza, timo, midol-

lo osseo e altre piccole aree

dell’organismo e che può

successivamente diffondersi

ad altri organi.

13 ematos • 026

Ematologo ContrattistaSC di EmatologiaOspedale Niguarda ca' Granda, Milano

neggevoli in regime out patient in grado daintervenire in quei casi di recidiva o refratta-rietà al trattamento anche dopo il trapiantoautologo di cellule staminali.Negli ultimi anni si stanno facendo enormisforzi per stratificare meglio i fattori chepossano predire una refrattarietà al tratta-mento o una maggiore possibilità di recidi-vare in modo da riservare i trattamenti piùlunghi o a maggiore tossicità solo a questa

categoria cercando di ridurregli effetti collaterali a brevema soprattutto a lungo termi-ne agli altri pazienti che rap-presentano la maggioranzadei casi.Non bisogna infine dimenti-

care che anche i pazientiguariti dal linfoma necessi-tano di specifiche attenzionie solo un follow-up compe-tente può ridurre le compli-canze a lungo termine do-vute ai vari trattamenti ese-guiti soprattutto nei pazien-ti più giovani con una lungaaspettativa di vita.Al Niguarda Cancer Centerla presenza continua e co-stante di un ristretto gruppodi ematologi che, in colla-

borazione con le varie strutture assistenzia-li, segua il paziente affetto da linfoma diHodgkin nelle varie fasi di diagnosi, cura efollow-up rappresenta una garanzia ulterio-re per il paziente e per i suoi familiari cheavranno al loro fianco un fondamentaleelemento di collegamento nella continuitàassistenziale.

ematosdossier

14 ematos • 026

re il cosiddetto fitness status , cioè di tuttequelle condizioni patologiche che potreb-bero influire negativamente sulla tolleranzadei trattamenti adoperati; ciò avviene, at-traverso un approccio multidisciplinare,servendosi di tecnologie idonee alle valuta-zione delle funzioni cardiaca, polmonare,epatica, renale, del sistema endocrino enervoso. Nella valutazione del paziente an-ziano, per esempio, trovano sempre più lar-go utilizzo gli strumenti di valu-tazione geriatrica multidimen-sionale, che permettono diidentificare la fitness dei pazien-ti e di allocarli correttamente indiversi sottogruppi che benefi-ciano di approcci terapeutici

largamente diversificati.Al termine di queste indagini allinfoma viene attribuito lo stadioe al paziente la fitness e in base aquesti viene stabilito l’approccioterapeutico.Il paziente con linfoma di Hodg-kin in stadio iniziale, può esseresottoposto a una chemioterapiadi breve durata (da 2 a 4 cicli) esuccessivamente a radioterapiacon irradiazione dei linfonodi col-piti dalla malattia all’esordio.Il paziente con malattia estesa adaree linfonodali siti da entrambi i lati deldiaframma e con coinvolgimento di altri or-gani è trattato con chemioterapia di duratapiù lunga (generalmente 6 cicli) riservandola radioterapia ai pazienti che all’esordioavevano localizzazioni di malattia di grossedimensioni (>10 cm). I protocolli, sia di che-mioterapia, sia di radioterapia, generalmen-

te non necessitano ricovero e possono es-sere eseguiti in regime di Day Hospital. In caso di linfoma di Hodgkin recidivantedopo la chemioterapia iniziale, viene pro-posto al paziente il ricovero in degenza perl’opzione della chemioterapia ad alte dosiseguita dal trapianto autologo (cellule sta-minali emopoietiche di sangue perifericoprelevate dallo stesso paziente ).In caso di fallimento anche di questa proce-

dura, viene preso in considerazione il tra-pianto allogenico di cellule staminali, dafratello/sorella compatibile oppure da do-natore volontario.Recenti sperimentazioni cliniche hannofornito all’armamentario dell’ematologonuovi farmaci con un profilo di tossicità re-lativamente basso e soprattutto molto ma-

Recenti sperimentazioni cliniche hannofornito all’armamentario dell’ematolo-go nuovi farmaci con un profilo di tossi-cità relativamente basso e soprattuttomolto maneggevoli in regime “out pa-tient” in grado da intervenire in quei casidi recidiva o refrattarietà al trattamentoanche dopo il trapianto autologo di cel-lule staminali.

Negli ultimi anni si stanno facendo enor-mi sforzi per stratificare meglio i fattoriche possano predire una refrattarietà altrattamento o una maggiore possibilitàdi recidivare

ematosdossier

15 ematos • 026

Gran parte del percorso diagnosti-co-terapeutico può fortunatamen-te essere affrontato dal pazienteda esterno, tra Ambulatorio e DayHospital e senza trascorrere la not-

te in ospedale. Vi sono tuttavia alcune si-tuazioni in cui può rendersi necessario il ri-covero in Degenza. Il ricovero può rendersiindispensabile durante la fase diagnosticao per la somministrazione del primo ciclo ditrattamento, qualora le condizioni del pa-ziente siano tali da necessitare assistenzacontinua. Una delle più frequenti indicazio-ni al ricovero è la presenza di una volumi-nosa localizzazione di malattia a livello del-lo spazio tra i due polmoni, il mediastino,con conseguenti problematiche respirato-rie e di circolo sanguigno. L'identificazioneprecoce di questa quota di pazienti, minori-taria ma critica, avviene grazie ad un conti-nuo scambio di informazioni tra i medicidei diversi settori dell'Ematologia: il medicoche sta seguendo il paziente in ambulato-rio propone il ricovero, valutando congiun-

tamente ai colleghi della degenza le princi-pali criticità. Spesso la fase diagnostica deipazienti con una presentazione di malattiaparticolarmente aggressiva è complessa erichiede il confronto e la collaborazione tradiverse figure professionali. Il NiguardaCancer Center è in grado di offrire al pa-ziente con linfoma un approccio diagnosti-co multidisciplinare, dove le differenti com-petenze specialistiche collaborano per ga-rantire un percorso diagnostico completo,accurato e al contempo celere. I casi in cui

la scelta della sede da sottoporre a biopsiaè particolarmente complessa vengono va-lutati nell'ambito di periodiche riunionimultidisciplinari, dove gli Ematologi si av-valgono delle competenze di Radiologi,Medici Nucleari e Chirurghi di diverse spe-cialità (Otorini, Chirurghi generali e toracici,per citare i più frequentemente coinvolti) alfine di identificare la sede più accessibile,privilegiando l'approccio chirurgico menoinvasivo. Un insostituibile protagonista delprocesso diagnostico del paziente con lin-

il ricovero in Degenza per il pazienteaffetto da Linfoma di Hodgkinun anello di una complessa catena assistenziale

di Chiara Rusconi

La diagnosi di Linfoma diHodgkinè spesso considera-ta favorevolmente dagli ad-

detti ai lavori: si tratta infatti

di uno dei tumori in cui si so-

no ottenuti i migliori risul-tati terapeutici.

dossier

Ematologo, Dirigente MedicoSC di EmatologiaOspedale Niguarda ca' Granda, Milano

collaborazione coni medici del CentroSterilità. Infine nondobbiamo dimen-ticare che la dia-gnosi di una pato-logia tumorale,seppur caratteriz-zata da una pro-gnosi complessiva-mente favorevole,la prospettiva ditrattamenti impe-gnativi e l'allonta-namento tempora-neo dalla propria

casa, dai propri affetti e dal proprio lavoro,sono fonte di intenso stress e preoccupa-zione per il malato. Da pochi mesi è dispo-nibile il supporto di una Psicologa, specia-lizzata nella gestione delle problematiche

foma è ovviamente rappresentato, una vol-ta eseguita la biopsia. dall'Anatomo Patolo-go, a cui l'Ematologo fornisce tutti gli ele-menti clinici utili per un approccio diagno-stico integrato. Un ampio gruppo di pa-zienti affetti da Linfoma di Hodgkin all'esor-dio è rappresentata da giovani adulti. Unmoderno approccio oncoematologico nonpuò dunque prescindere da un'esaustivainformazione sui rischi di infertilità correlatialla chemioterapia e sulle tecniche di pre-servazione della fertilità. Il Niguarda CancerCenter garantisce a tutti i pazienti che lodesiderino un counselling ed un eventualeaccesso alle più moderne tecniche di con-servazione della fertilità grazie alla stretta

ematosdossier

16 ematos • 026

conseguenti alle patologie oncoematolo-giche, sia per il paziente che per i suoi fami-gliari. Somministrato il primo ciclo di tratta-mento di prima linea e gestite le possibilicomplicanze acute, il paziente viene nor-malmente riaffidato alle cure dei colleghidell'out patient, per proseguire il proprioiter terapeutico in Day Hospital. Brevi rico-veri durante il trattamento chemioterapicopossono rendersi necessari per la gestionedi eventuali complicanze, prevalentemen-te di tipo infettivo. Per molti pazienti affettida Linfoma di Hodgkin la chemioterapia èseguita da una radioterapia di consolida-mento: la Radioterapia di Niguarda è in gra-do di offrire al paziente un trattamento se-condo le più moderne tecniche, conl'obiettivo di circoscrivere il più possibile learee irradiate e di limitare la tossicità. Qua-lora al completamento della terapia di pri-ma linea il medico responsabile del pazien-

te in Day Hospital non fossesoddisfatto dei risultati otte-nuti, o il medico responsabi-le dei controlli di follow-up inAmbulatorio riscontri una re-cidiva di malattia, il pazienteviene valutato per una tera-pia di salvataggio, consolida-ta al termine da un trapiantoautologo di cellule staminaliemopoietiche. Anche inquesta fase le competenzein gioco sono differenti e al-tamente specialistiche, coin-volgendo il Servizio di Im-munoematologia e il Labora-torio di Terapia Cellulare perla raccolta e conservazionedelle cellule staminali e, nonda ultimo, l'Ematologo delCentro Trapianti di MidolloOsseo, che valuterà l'idonei-

tà al trapianto e seguirà il paziente per tuttoil percorso trapiantologico. I cicli di chemio-terapia di seconda linea vengono spessosomministrati in regime di Degenza a causadella loro complessità e durata, così comela procedura di autotrapianto, che richiedeun ricovero di circa 20 giorni in ambienteprotetto, cioè con speciali precauzioni perridurre il rischio di infezioni in questa deli-cata fase terapeutica. Al termine di questocomplesso percorso terapeutico il pazienteviene riaffidato al medico dell'ambulatorioper proseguire i controlli.Il percorso che abbiamo descritto, estrema-mente sfaccettato e sempre più ritagliatosulle esigenze del singolo paziente, è com-plesso e coinvolge differenti livelli assisten-ziali: solo un continuo scambio di notiziecliniche e logistiche tra i diversi attori coin-volti e una corretta e puntuale informazio-ne del paziente ne possono garantire il fun-zionamento.

Per molti pazienti affetti daLinfoma di Hodgkin la chemio-terapia è seguita da una radio-terapia di consolidamento: laRadioterapia di Niguarda è ingrado di offrire al paziente untrattamento secondo le piùmoderne tecniche, con l'obiet-tivo di circoscrivere il più possi-bile le aree irradiate e di limita-re la tossicità.

Un ampio gruppo di pazienti affetti daLinfoma di Hodgkin all'esordio è rappre-sentata da giovani adulti. Un moderno approccio oncoematologiconon può dunque prescindere da un'esau-stiva informazione sui rischi di infertilitàcorrelati alla chemioterapia e sulle tecni-che di preservazione della fertilità

echi da Londra

ematos • 02617

Il congresso, che si svolge ogni 2 anni,riunisce gli scienziati di tutto il mondoche studiano da decenni la malattia,per illustrare e confrontare i progressiottenuti in ambito terapeutico, unita-

mente all’approfondimento delle basi ge-netiche e biologiche della WM.Quest’anno, in particolare, il workshop si èaperto con una vasta panoramica sulle re-centi scoperte genetiche della WM chehanno permesso l’introduzione di terapieinnovative. Queste ultime si basano su nuo-vi "farmaci bersaglio" che agiscono diretta-mente sui meccanismi biomolecolari alte-

Dal 13 al 17 agosto 2014 si è tenuto l’VIII InternationalWorkshop della Macroglobulinemia di Waldenström (WM) aLondra. I medici e i ricercatori dell’Ematologia di Niguardahanno partecipato all’eventoper condividere con i maggio-ri esperti internazionali i risultati dei loro studi. Questo con-gresso è riconosciutoa livello internazionale come uno deimomenti più importanti per definire lo stato dell’arte dellaWM, un tipo di linfoma ad oggi inguaribile.

il VIII International Workshop dellaMacroglobulinemia di Waldenström

il Jan Gosta Waldenström Award a Enrica Morra

A cura della Redazione

18 ematos • 026

echi da Londra

rati della cellula tumorale del WM.La presenza dell’Ematologia di Niguarda siriconferma in occasione di questo impor-tante evento: i risultati degli studi di geneti-ca della WM e della Gammopatia Monoclo-nale IgM (IgM-MGUS), una condizione asin-tomatica che può rappresentare l’antica-mera del linfoma, svolti grazie agli ematolo-gi Alessandra Tedeschi e Antonino Grecodedicati allo studio della WM e IgM-MGUS,sono stati presentati con una comunicazio-ne orale dalla biologa genetista AlessandraTrojani. I risultati degli studi genetici e bio-logici della IgM-MGUS, sono stati presentaticon una poster presentation da AntoninoGreco.L’Ematologia di Niguarda, diretta fino alloscorso settembre da Enrica Morra (cui è ap-pena subentrato il nuovo Direttore RobertoCairoli), è il principale centro italiano di rife-rimento per la Malattia di Waldenström erappresenta un polo scientifico di assolutarilevanza a livello mondiale.Al termine del Workshop, Enrica Morra, haricevuto il Jan Gosta Waldenström Award,prestigioso riconoscimento per l'impegnoprofuso a favore del progresso scientificonella lotta contro la MW. La nostra Presi-dente è la terza donna a ricevere il premiodopo la svedese Eva Kimby (2010) e la fran-cese Veronique Leblond (2012). Il premio,oltre a riconoscere l'impulso dato alla ricer-ca biologica e l'attività clinica della dotto-ressa Morra, premia la dedizione di tuttauna vita per la formazione e il supporto aigiovani ricercatori impegnati in questa pa-tologia.La premiazione si è tenuta nella famosaChurchill Room della House of Commonsdel Parlamento Britannico.

vicina al presbiterio. Alla fine del decennioseguente, si erige una facciata provvisoria(circa a metà dell’attuale chiesa), si consacraun altare ligneo, e si completa la decorazio-ne delle due cappelle laterali di quella cam-pata: godeva dello jus patronatum della cap-pella di destra la contessa Torelli della Gua-stalla, fondatrice dell’omonimo prestigioso

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La chiesa diSanta Maria dellaScala in San Fedele a Milano

di Ede Palmieri

Èstato san Carlo, giovanissimo arcive-scovo di Milano, ad assegnare loro lafatiscente chiesa di San Fedele e unpiccolo pezzo di terreno, e a sceglie-re l’architetto per la riedificazione:

Pellegrino Tibaldi, che già aveva lavorato perlui nella costruzione del Collegio Borromeodi Pavia ed era allora attivo al cantiere delDuomo di Milano. Il modello doveva esserela chiesa del Gesù a Roma, del Vignola: duegrandi campate coperte da volta a vela, sud-divise da enormi colonne in granito rosa diBaveno, a navata unica, perché la voce delpredicatore non si disperdesse, con cappellelaterali poco profonde, per dissuadere lacontemporaneità delle celebrazioni: austerae solenne, come auspicato nel testo re-datto dallo stesso san Carlo, sicura-mente con l’aiuto del Tibaldi, In-structiones fabricae et suppelectilisecclesiasticae, una sorta di ma-nuale su come costruire e deco-rare una chiesa e come dotarladei necessari oggetti liturgici. La prima pietra viene posatanel 1569, i lavori avanzano spe-ditamente: iniziano dal centrodella chiesa, dalla campata più

collegio femminile; quella di sinistra era sta-ta finanziata dallo spregiudicato mercantegenovese Leonardo Spinola, e dopo il suofallimento, dalla famiglia Rezzonico. Il pro-getto del Tibaldi è forte e dettagliato, ma la

E’ stato san Carlo Borromeo a chia-

mare a Milano nel 1563 i primi Padridella Compagnia di Gesù, da pocofondata da Ignazio di Loyola: voleva

avere il supporto di questo nuovo ebrillante ordine per attuare nella suadiocesi quella riforma della Chiesa che

il Concilio di Trento aveva così forte-mente delineato.

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tesori nascosti

le stampe che l’incisore fiammingo Gerola-mo Nadal aveva realizzato su diretta solleci-tazione di Ignazio di Loyola per aiutare il fe-dele a “vedere con l’immaginazione” le sce-ne evangeliche e a calarsi in quella realtà.Dopo una breve pausa, i lavori riprendonoall’inizio del Seicento, sotto lo stimolo dellaprossima canonizzazione di sant’Ignazio e disan Francesco Saverio, con la costruzionedella campata verso la piazza e delle duecappelle laterali, che proprio ai due santi ge-suiti sono dedicate: è Cerano incaricato dellapala d’altare raffigurante la Visione di san-t’Ignazio alla Storta, probabilmente comple-tato dal Cristo inchiodato alla croce del Ghe-rardini, suo genero, ora conservato nella Ca-sa Professa. Negli stessi anni si termina anchela parte absidale, ma la grande cupola saràeretta solo alla fine del secolo. Nel presbite-rio è collocato un enorme dipinto, recente-mente restaurato, di Agostino Santagostinoraffigurante il Trasporto delle reliquie dei SS.Fedele e Carpoforo (v. foto): le reliquie traslo-cate da Angera per volere di san Carlo Borro-

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straordinaria unità decorativa della chiesa sideve al rigoroso lavoro di predisposizioneiconografica fatto in collaborazione con Am-brogio Figino, che coordina tutte le mae-stranze e realizza personalmente la decora-zione della cappella della Guastalla: la palarappresentante l’Incoronazione della Vergine(attualmente il dipinto si trova nell’antisacre-stia), circondata da telette raffiguranti SantaMarta e Santa Maria (per esaltare il ruolofemminile delle ragazze del collegio) e SanPietro e San Paolo, cui la contessa Torelli eraparticolarmente devota. Nella cappella di si-nistra, Camillo Procaccini aveva dipinto lapala della Trasfigurazione (ora all’Isola Bella incollezione Borromeo). I recenti restauri, chehanno ridato alla chiesa la luminosità e ladolcezza delle cromie, e il movimentato svi-luppo degli spazi e delle superfici, hanno fat-to emergere delle decorazioni murali a fon-do oro, con girali in calce bianca, diffusi nel-l’Italia centrale ma rari nella nostra regione (v.foto); l’indagine stratigrafica ha dimostratoche sono stati coperti pochi decenni dopo la

realizzazione: forse una proposta del Tibaldiche non ha avuto successo! Da segnalare an-che un’altra peculiarità: nella cappella Torelli,le colonne destinate a reggere la trabeazio-ne dell’ancona marmorea sono dislocate(v.foto), e l’architrave è retta da due figure diangeli. Anche nella cappella Spinola sono gliangeli che reggono la trabeazione: qualcunoha voluto interpretare questa singolare ico-nografia come la necessità delle figure ange-liche per sostenere la Chiesa. Figino coordi-na anche l’equipe di ebanisti e intagliatorifornendo ai fratelli Taurino le fonti per i bas-sorilievi dei confessionali e del pulpito: sono

I recenti restauri, che hanno ridato alla chiesa la lumino-sità e la dolcezza delle cromie, e il movimentato sviluppodegli spazi e delle superfici, hanno fatto emergere delledecorazioni murali a fondo oro, con girali in calce bian-ca, diffusi nell’Italia centrale ma rari in questa regione.

Dopo una breve pausa, i lavori riprendono all’inizio delSeicento, sotto lo stimolo della prossima canonizzazionedi sant’Ignazio e di san Francesco Saverio, con la costru-zione della campata verso la piazza e delle due cappellelaterali, che proprio ai due santi gesuiti sono dedicate.

tesori nascosti

Cappella Spinola Rezzonico

colonne dislocate della cappella Torelli

Santa Maria della Scala in San Fedele

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meo erano particolarmente ambite data l’in-titolazione della chiesa. Nel dipinto una lun-ga processione si snoda per accompagnareil prezioso carico, autorità civili e religiosecontornano il baldacchino d’onore che sem-bra oscillare seguendo i movimenti dell’ince-dere. Le porte di San Fedele si schiudono da-vanti alla preziosa reliquia: sono ancora con-servate sotto l’altar maggiore. Nella seconda

metà del Settecento una seriedi eventi cambia la storia dellachiesa: prima di tutto la sop-pressione della Compagnia diGesù nel crescente clima illu-ministico viene soppressa. Mapoi eventi nettamente milane-si: il terrificante incendio che di-strugge il teatro di corte, la ne-cessità della sua ricostruzionein un luogo lontano dal palazzoducale, l’individuazione del sitodove era la fatiscente (e preca-ria quanto a stabilità) chiesa du-cale di Santa Maria della Scala,la decisione del suo abbatti-mento (1776) e della costruzio-ne del Teatro (1778) che perquesto assumerà il nome “allaScala”; da ultimo il trasferimen-to del titolo, degli arredi, dellefunzioni a San Fedele. Giungo-no in questa occasione lasplendida Deposizione del Pe-terzano (primo altare a sinistra),la Trasfigurazione di BernardinoCampi, il ricchissimo coro li-

gneo dai dossali intarsiati,che viene adattato dietro l’al-tar maggiore, la Madonnacon Bambino del secondo al-tare a sinistra, e una quantitàdi preziosi arredi liturgici.Santa Maria alla Scala, fonda-ta dal Regina della Scala in

remissione dei peccati delmarito Bernabò Visconti, erainfatti “cappella ducale”, e lì sisvolgevano tutte le cerimo-

nie legate al potere ducale prima, regio-im-periale in epoca spagnola e soprattutto au-striaca: celebrazioni di in-gresso, matrimoni, funera-li, ecc. Dalla fine del seco-lo, tutte queste funzioni sisvolgono in San Fedele:nella cripta vi vengonoanche sepolti alcuni bam-bini della famiglia impe-riale. La chiesa è assidua-mente frequentata daAlessandro Manzoni, chepurtroppo uscendo dallachiesa in una gelida do-menica invernale, cadesulla scala ghiacciata; leconseguenze furono cosìgravi da portarlo alla mor-te il 22 maggio 1873. EVerdi, che lo chiamava “ilSanto”, sotto l’onda dellaprofondissima emozione,scrive il celebre Requiem,che verrà eseguito esatta-mente una anno dopo inSan Marco. Il Novecento vede il ritor-no dei Padri Gesuiti, e ungrande fervore di attivitàspirituale e culturale. Inchiesa, nella Cappella del-la Guastalla, il dipinto d’al-tare viene sostituito dauna pala in ceramica poli-cromata e invetriata di Lu-

cio Fontana, raffigurante il Sacro Cuore cheappare a Santa Maria Alacoque: si tratta di uninserimento estremamente forte, perfetta-mente riuscito, come la collocazione nellacripta delle quattordici formelle della ViaCrucis, sempre di Fontana: una testimonian-za della volontà della Compagnia di essereaperta a tempi nuovi. E questo continuatut-

tora: da pochi mesi sono stati collocati tra lefinestre dell’abside tre grandi monocromi diPhil Sims, Oro, Argento e Blu, che mutandocon il variare della luce, sembrano adattarsialle cromie della chiesa, fornendo impareg-giabili suggestioni.

Il Novecento vede il ritorno dei Padri Gesuiti, e ungrande fervore di attività spirituale e culturale.In chiesa, nella Cappella della Guastalla, il dipin-to d’altare viene sostituito da una pala in cera-mica policromata e invetriata di Lucio Fontana,raffigurante il Sacro Cuore che appare a SantaMaria Alacoque.

Cappella Torelli della Guastalla

le grandi volte a vela

fundraising a cura di Flavia e Marco

L’impegno di Ams Onlus a difesa del di-ritto alla cura di ciascun paziente hafatto ancora una volta la differenza.Nel periodo dell’anno tradizionalmen-te più sfavorevole per la raccolta fon-

di, la straordinaria mobilitazione dei nostri soste-nitori e di molti nuovi amici ci ha permesso que-st’anno di andare addirittura oltre i nostri obietti-vi. Le risorse ricevute tra luglio e agosto hannogarantito la copertura dei contratti con i medicispecialisti ematologi presenti in corsia grazie adAms Onlus; inoltre hanno permesso l’inserimen-to di figure infermieristiche che hanno evitato lachiusura dei posti letto, prevista per motivi orga-nizzativi dall’Ospedale.L’estate rappresenta un momento critico perqualsiasi struttura ospedaliera. La turnazione del-le ferie estive previste per il personale sanitariocomporta ogni anno una ridotta disponibilità delpersonale in corsia e, di conseguenza, la chiusura di di-versi posti letto. I fondi raccolti hanno garantito la conti-nuità assistenziale ematologica, permettendo al Repartodi Alta Intensità di Cura dell’Ematologia di Niguarda di la-vorare a pieno regime anche nei mesi estivi. L’appello “SOS Estate” è nato per mantenere alta l’atten-zione dei confronti dei nostri pazienti e dei loro bisogni

Progetti Ams / Programma SOS Estate

Barbara Forno, Rosa Greco, Enrica Morra, Lorena Marchese, Elisabetta Bucca

più urgenti, ricordando che purtroppo le malattie del sangue non vannomai in vacanza. La sonora risposta a favore di questi pazienti rappresentaper la nostra equipe medico-infermieristica uno straordinario riconosci-mento, che ci incoraggia ad andare avanti con rinnovato coraggio ed en-tusiasmo.

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ULTIMI EVENTI

Domenica 7 settembre 2014 ha pre-so il via la prima edizione della “Fe-sta della solidarietà e dello sport”,in ricordo di livio giordani. la ma-

nifestazione – partecipatissima – è stataun'occasione per informare sulla salute e laprevenzione, sensibilizzare ma soprattuttoraccogliere fondi per la ricerca e la cura dellemalattie ematologiche, interamente devolutiad ams onlus. la giornata si è aperta con unaciclo-passeggiata per adulti e bambini che hapercorso le ex gallerie ferroviarie da levantoa Bonassola ed è proseguita con gli stand ga-

Prima Festa della Solidarietàe dello Sport a Levantodi Flavia Mammoliti

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Da 10 anni Ams Onlus promuove unservizio di psicologia specifico per ipazienti con diagnosi ematoncolo-giche con lunga degenza, coordi-nato della psicoterapeuta Beatrice

Colombo. Questo ha favorito un approcciointegrato nell’ottica ormai sedimentata delcentered patient, ove il paziente e i suoi biso-gni sono al centro dell’attenzione nell’otticadi offrire non solo la “cura” ma “il prendersicura”. L’altra faccia della medaglia dei per-corsi di cura “del corpo” consiste infatti nelconsiderare la persona nella sua globalità,con il suo vissuto emotivo e le reazioni psico-logiche. Medici e infermieri cercano di con-templare e integrare questi aspetti ma spes-so non possono farsene carico a causa di li-mitazioni di vario tipo (tempo a disposizione,ruolo e distacco da mantenere, competenzenon acquisite…). La psicoterapeuta accom-pagna i pazienti in tutto il percorso di ricove-ro, affiancandoli nel confronto con la dia-gnosi, nella comprensione ed elaborazione

dell’impatto della lungo-degen-za e dello stravolgimento delproprio quotidiano, nell’elabora-zione dei vissuti in caso di ipotesidi trapianto e nello stesso per-corso del trapianto. Di fonda-mentale importanza è il suo lavo-ro di coordinamento dell’equipemedico-infermieristica per facili-tare la comunicazione, rafforzareil sostegno, l’empatia e fiducianel rapporto tra il paziente e tut-te le figure che se ne prendonocura. L’impegno e la continuità nel so-stegno psico-emotivo dei pa-zienti ematoncologici, ci ha permesso di faremolto, tuttavia l’esperienza, e i pazienti stes-si, ci chiedevano di fare ancora di più.L'estensione del servizio, possibile grazie aisostenitori di Ams Onlus, favorirà la tempe-stività e l'efficienza della risposta, inoltre per-metterà di dare sostegno a pazienti con dia-

gnosi che in passato non potevano usufruir-ne. I pazienti potranno essere seguiti anchein fase di post-ricovero, nel lavoro di adatta-mento che non si conclude con la degenzama si protrae soprattutto nei primi mesi do-po il termine dei trattamenti o dopo la dimis-sione dal trapianto.

Malato o Persona?

Beatrice Colombo

Grazie ad una recente raccolta fondi promossa online da Ams Onlus il servizio di psicologiarivolto ai pazienti del reparto di Alta Intensità Ematologica è stato potenziato con un incre-mento delle presenze della psicoterapeuta in corsia e, a brevissimo, consentirà l'introduzione di

una tirocinante.

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stronomici con “asado” allestiti presso il Cir-colo anspi di san gottardo. nel pomeriggiosi è svolto un torneo quadrangolare di cal-cio per bambini, seguito da diverse esibi-zioni sportive tra cui ballo e ginnastica rit-mica. la manifestazione è stata organizzatadalla storica società ciclistica levanto e dalcircolo anspi del borgo. anima della gior-nata è stata ilaria giordani, che insieme allasorella silvia e alla mamma rosanna, è statal'ideatrice dell'iniziativa. “l'obiettivo è quel-lo di raccogliere fondi da devolvere per laricerca sulle malattie del sangue” - ha spie-gato ilaria - “danno gioia l'affetto e l'aiutodi tanti amici nel ricordare nostro padre,ma quello che l'evento deve mettere in pri-mo piano sono proprio la solidarietà e il so-stegno alla ricerca medica, per migliorare lecondizioni delle molte persone che soffro-no di malattie ancora sconosciute”. oltre al-la soddisfazione per la partecipazione delpubblico (circa 80 i partecipanti alla ciclo-passeggiata e circa 200 le persone che han-

no pranzato presso gli stand), l'evento haportato una straordinaria mobilitazione divolontari, che con il loro calore e il loro sen-so di solidarietà ci hanno profondamentecolpito. Desideriamo esprimere i nostri rin-

graziamenti alla famiglia giordani, alle as-sociazioni e ai meravigliosi amici di levan-to, che con il loro grande cuore sono riuscitia dare alla ricerca un aiuto molto concreto.Ci vediamo alla prossima edizione!

I volontari della festa della solidarietà e dello sport

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Da settembre 2005 sono in cura presso l'Ematolo-gia di Niguarda per un Linfoma Non Hodgkin indolen-te. Se sono ancora qui a raccontare, per me, è qualcosadi miracoloso, opera della ricerca clinica seria e del per-

sonale medico e infermieristico che conferisce qualità ed eccellenza alservizio, praticando i migliori protocolli scientifici di cura.L'incontro con la Dr Morra e la sua equipe è avvenuto poco dopo la dia-gnosi, prima di iniziare qualsiasi terapia volevo il parere di un luminaredi questa patologia. La malattia era curabile e, a Niguarda, era a dispo-sizione un protocollo di cura che prometteva buoni risultati. Di lì a pocoavrei dovuto accettare di rimandare l'inizio della terapia. Avrei dovutoinfatti affrontare prima l'Epatite C, che doveva essere curata prima dellinfoma. Sono stati due anni durissimi in cui era di conforto la fiduciache mi infondeva una donna, un primario, che per telefono, per e-mail econ visite periodiche mi sosteneva nel percorrere un tunnel che sembra-va senza fine. Nel luglio 2007, finalmente, rimessomi dall’epatite, ho po-tuto iniziare la terapia del linfoma presso l’Ospedale Niguarda. Ho finitoil ciclo previsto con remissione totale. Dopo un anno, al controllo perio-dico, sono emersi nuovamente i linfonodi, sono seguite le analisi clini-che – prelievo linfonodo e Tac – e ha avuto inizio il secondo ciclo di che-mioterapia. Ad oggi sono trascorsi due anni dalla fine del secondo cicloe sto bene. Sono consapevole che la malattia si potrà ripresentare, masono tranquillo, sicuro che i miei angeli custodi, medici e infermieri, fa-ranno il possibile per aiutarmi, praticando le migliori cure. In questo lungo percorso di rapporti con il reparto ho appreso dell’esi-stenza di Ams Onlus e vi ho aderito per due ragioni: la fiducia nelle per-

sone che la gestiscono e il pensiero che il servizio di eccellenza che ho ri-cevuto è stato possibile anche grazie alle risorse messe in campo daun'associazione sostenuta da altri pazienti. Così ho aderito al versa-mento di un contributo annuale continuativo, per consentire alla dire-zione di Ams Onlus una migliore programmazione dei servizi e di svi-luppo della stessa. Spesso le malattie ematologiche richiedono assistenza e cure che ac-compagnano il paziente per tutta la vita; il reparto diventa la sua se-conda casa, i medici, gli infermieri e gli altri pazienti i suoi veri amici.L’esistenza di un’associazione di pazienti, consente di coprire queglispazi di assistenza e di ricerca che danno maggiore qualità al serviziomedico e infermieristico. L’adesione dei pazienti all’associazione, a mioavviso, si fonda sulla fiducia nella corretta gestione, difficile da ottene-re, anche per la più seria istituzione, in un paese in cui si sente, così spes-so, parlare di corruzione. Ritengo fondamentale che la direzione Amsdia spazio alla massima trasparenza dei bilanci, giustifichi l’utilizzo deifondi e illustri ai pazienti il valore aggiunto nei servizi che il S.S.N. noncopre. Concludo con un messaggio di speranza e di fiducia verso i miei amicipazienti. La ricerca ha fatto molti passi avanti nella cura delle malattiedegenerative. Un poco di ottimismo e un cambio di stile di vita, alimen-tazione equilibrata, attività fisica e benessere mentale sono comple-menti fondamentali all’efficacia della cura. Altrettanto importante la fi-ducia nei medici e infermieri che ci stanno vicini in questo percorso im-pegnativo che dobbiamo accettare e vivere serenamente. Un abbraccio affettuoso a voi tutti!

fundraising

ULTIMI EVENTI

di Marco Brusati - Domenica 14 settembre oltre 200 partecipanti hannocamminato lungo i due percorsi, 5 e 10 chilometri, tracciati dagli organiz-zatori.la scelta di spostare l'appuntamento a settembre, considerando l'aspettometeorologico dei mesi precedenti, è stata premiata da un bel sole che haregalato una piacevole giornata a tutti.al termine della camminata si è pranzato alla sagra albesina, organizzatadalla pro loco, gustando piatti tipici come ravioli di patate, trippa, brasatocon polenta, stracotto d’asino, cosciotto di cinghiale e le immancabili sala-melle e patatine: la dieta dei campioni!ringraziamo i partecipanti, gli organizzatori, i volontari ed i comuni di chehanno permesso lo svolgimento della manifestazione a favore di ams on-lus.

Cara Ams ti scrivo lettera di un paziente

Quinta Camminata del Sorriso adAlbese con Cassano

di Giuseppe Rigano

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Sagra Albesina

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cena di Raccolta Fondi del 9 maggio 2014

MeMBri Del cOnsiGliO DirettivO Di aMs OnlUsenrica Morra, presidente - Direttore del Dipartimento di Ematologia

e Oncologia dell’Ospedale Niguarda Ca’ GrandaPaola D’amico, vicepresidente - giornalistalaura cozzi vitaloni, consulente e sostenitricevincenzo Draisci, medicovalentina Mancini, medico specialista ematologo della S. C. di

Ematologia dell’Ospedale Niguarda Ca’ Grandaangiola tavecchio Ballabio, docentePaolina testa, avvocato

cOlleGiO Dei Garantifranca Buraschi, avvocatoalessandro Maderna, avvocato

L’Associazione Malattie del Sangue Onlus dal

1998 migliora le possibilità di guarigione e la

qualità di vita dei pazienti ematologici.

Antonella Ferrigno, Claudio Maria Ortolani, Elide Pastorello, Claudio Rossetti

Anna Maria Nosari

Wilma De Angelis accompagnata da Claudio Franceschini Paola D'Amico con Laura Asnaghi ed Enrica Morra

I biglietti della tradizionale riffa

la sala

Asta di beneficenza con Piera Lanzo e gli Accordini Il momento dei dolci

Marco Granelli con Enrica Morra

si canta

Stefania Brusorio con Alessandra Trojani e Angelo Laurino

ciao,

Suor Gospar

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aziende amiche

Sin da subito l'impegno è mirato alla realizzazione diprodotti di qualità, scelta dei materiali ed innovazio-ne della tecnica di realizzazione; il risultato un pro-dotto raffinato e di buon gusto particolarmente cu-rato nell'insieme e nelle proporzioni. Il divano come

punto focale dell'ambiente ed intorno poltrone, sedie ed ac-cessori che creano un mood unico e riconoscibile.Avvalendosi dei più affermati designer italiani, uno su tuttiAntonio Citterio che da quarant' anni coordina l' intera colle-zione, Flexform rappresenta l'eccellenza italiana per l'arreda-mento d'alta gamma.Nella sede di Meda, prendono vita divani, poltrone, letti edaccessori dal progetto al prodotto finito, senza intermediarie delocalizzazione all'estero; orgogliosi di essere Made in Ita-ly.Grazie ad una rete di distribuzione capillare è possibile tro-vare il marchio in tutto il mondo dal FarEst al Far West, isole comprese!Flexform è tra i primi Major Donors diAMS, la famiglia Galimberti ci sostienesin dagli albori della nosta associazione,un'affezione ed un'attenzione continuanell'aderire alle iniziative proposte, fi-nanziando borse di studio e risponden-do alle nostre esigenze a tutto tondo. Molte sono le attività ed i progetti cheAMS ha potuto portare avanti ed ultima-re grazie al sostegno di Flexform e dellafamiglia Galimberti: dagli aiuti economi-ci per finanziare la ricerca ed i giovani,agli arredi per il reparto passando per ilfurgone per la raccolta dei tappi.Non ultime le iniziative di fundraising daloro intraprese, è di esempio il Torneo diBurraco e l'attività promozionale a soste-gno delle nostre iniziative, oltre il tempoa noi dedicato e la loro partecipazione ai nostri eventi.E' certo che nel dna della Flexform è identificabile il genedella solidarietà.

Nel 1959, dall'idea dei fratelli Galimberti, nasce la Flexform di Galimberti un laboratorioartigianale di tappezzeria; producono divani e poltrone destinati ad abbellire i salotti delleville del Lago di Como e dei palazzi di Milano. A metà degli anni '60 i figli trasformano quel

laboratorio in un'industria, la società diventa Flexform S.p.aun marchio conosciuto ed ap-prezzato in tutto il mondo.

SITO WEB: www.flexform.it

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fumetti

Elena Zini