Rocco 1 26

26
ROCCO SILVESTRI Una storia di Livigno

description

 

Transcript of Rocco 1 26

Page 1: Rocco 1 26

ROCCO SILVESTRI Una storia

di Livigno

Page 2: Rocco 1 26
Page 3: Rocco 1 26

Questo libro è dedicato a tutti coloro che hanno creduto in Rocco, che lo hanno sostenuto e aiutato nelle sue iniziative.

Sofia, Imelde, Franco, Maria, Adelina, Milena, Quirino.

A cura di Gianni Perotti e Luca Rendina

ROCCO SILVESTRI Una storia

di Livigno

Page 4: Rocco 1 26

ROCCO SILVESTRI

Page 5: Rocco 1 26

5

Rocco Silvestri grazie, Rocco pag. 7

Rocco Silvestri una vita da raccontare pag. 11

Anna Cusini la seconda anima di Rocco pag. 15

Albergo Spöl una grande idea di ospitalità pag. 19

Rocco Silvestri i nostri ricordi pag. 23

SS 301, la strada di Rocco la terza anima di Rocco pag. 53

Rocco la storia continua pag. 95

Ricordi di un figlio di Quirino Silvestri pag. 109

ROCCO SILVESTRI Una storia

di Livigno

Page 6: Rocco 1 26
Page 7: Rocco 1 26

7

Rocco Silvestri Una storia di Livigno

QQuest’anno sul “Piccolo Tibet” non è certo mancata la neve. A metà

maggio gli sciatori continuavano a scendere zigzagando dal Caro-

sello e dal Mottolino.

Pare che nevicherà presto anche quest’autunno, giusto per non

smentire la vocazione sportiva e turistica di questa enclave geo-

grafica posta al centro d’Europa. La strada è aperta. Sul Passo del

Foscagno a 2.291 metri, dalla piccola garitta posta in mezzo alla

strada, i doganieri sorvegliano discretamente il traffico delle auto.

Livigno è zona extra doganale, una condizione di sopravvivenza

più che un privilegio, una curiosità amministrativa che si aggiunge

a ben altre curiosità. Per esempio la neve che si scioglie e l’acqua

dei temporali estivi, non scende verso la pianura padana, ma andrà

invece a ingrossare la portata del Danubio, passerà da Praga, da

Budapest, da Belgrado e si mescolerà a quella del Don e del Volga,

nel Mar Nero.

L’energia elettrica prodotta dal torrente Spöl che alimenta il Lago

di Livigno creato dalla Diga del Gallo, illumina la Svizzera, alla radio

si ascoltano le stazioni di Ungheria, Polonia, Germania, Francia, dei

Balcani e della Grecia.

Il “Piccolo Tibet” è una terrazza sull’Europa, oggi ancora di più con

l’ingresso nella Comunità Europea di altri 9 paesi, basti vedere le

targhe delle auto che popolano i posteggi di Livigno. La strada che

porta a Bormio e nella Valtellina si chiama SS 301, ma il suo vero

nome è un altro. È la strada di Rocco Silvestri. Una strada immagi-

nata, voluta, mantenuta e tenuta aperta in ogni stagione dell’anno

dalla volontà di Rocco e ora dai figli e dalla famiglia. La strada è

aperta dal 26 novembre 1952, da quando Rocco con pochi mezzi,

qualche aiutante e molta volontà arrivò tra l’incredulità generale da

Bormio a Livigno aprendosi un varco nella coltre di neve alta fino a

9 metri, accolto dallo stormire delle campane a festa delle chiese

di tutta la Valle. L’isolamento invernale era finito, il medioevo era

stato lasciato alle spalle, una nuova vita stava per nascere in questo

villaggio da leggenda. Per Rocco la strada era come un’arteria del

suo fisico, per Livigno era la fine di un assedio storico. Di questa

impresa ne ha parlato la stampa nazionale, si sono scritti libri, si

sono fatte mostre e celebrazioni.

Di Rocco Silvestri si è messa in luce la sua figura di riferimento per

l’intera vallata, si conosce il suo profilo storico, il ruolo ufficiale,

l’aspetto illuminista ed “eroico” della sua vita.

A oltre 50 anni dall’apertura della strada e altrettanti da quella del-

l’Albergo Spöl, la sua dimora, la sua casa, il suo ufficio, il suo mondo,

nasce l’esigenza di un approccio più intimo e affettivo, la necessità

di ascoltare gli aspetti più segreti della vita di Rocco.

Ci ha pensato la famiglia, la grande, allargata famiglia Silvestri a

raccogliere le piccole storie, le memorie collettive e personali, tutto

quel bagaglio di consuetudini, atteggiamenti, leggende e verità che

fanno di una singola storia umana, una storia di tutti, un patrimonio

collettivo, una ricchezza per la cultura del territorio.

Rocco Silvestri grazie, Rocco

Rocco con la sua famiglia: la moglie Anna e i figli Adelina, Maria, Imelde, Franco e Sofia. Livigno 1951.

Nella foto grande Rocco a Pantelleria nel 1983.

Livigno, settembre 2004

Page 8: Rocco 1 26

“Rocco, una figura di riferimento per l’intera vallata”

5

1 2 3

4 6 74

Page 9: Rocco 1 26

Rocco Silvestri Una storia di Livigno

Quindi non una biografia oggettiva e lontana, ma un racconto sog-

gettivo fatto di tanti piccoli episodi, di ricordi e aneddoti, un raccon-

to di racconti, pieno di umanità e di sentimento.

Questo lavoro sulla memoria che i sette figli di Rocco e di Anna

hanno sentito il bisogno di fare come un regalo a Rocco e a se

stessi, è in verità un regalo a tutti quelli che amano Livigno e a tutti

quelli che desiderano conoscere un ambiente in profondità, senza

limitarsi alle fotografie e ai panorami.

Se Rocco ha aperto una strada per Livigno, questa piccola pubbli-

cazione tenta di aprire l’anima di Rocco al mondo.

1. Rocco con zio Bepin e un amico a Trepalle.

2. Lezione di sci a Livigno.

3. Rocco Silvestri durante una gara a carnevale.

4. Livigno 1968, Rocco e Anna festeggiano il 25° anniversario di matrimonio insieme ai figli.

5. Livigno 1969, Rocco durante la gara delle contrade con i cugini Epi e Patrizio.

6. Rocco con la principessa Orsini.

7. Rocco con Jolanda Martelli alla festa di San Rocco, 1966.

A destra Rocco con la sua cavalla Motaciò.

9

Page 10: Rocco 1 26
Page 11: Rocco 1 26

1919 Il 28 novembre nasce a Livigno Rocco Silvestri, figlio di Fran-

cesco e Sofia Pedrana e nipote di Filippo Silvestri.

1921 Il 27 gennaio muore di parto la mamma Sofia. Rocco ha solo

14 mesi e tre sorelle: Costanza di quattro anni, Angelica di tre e

Sofia di poche ore.

1921-1928 Francesco, padre di Rocco lavora come bracciante in

Engadina e Rocco è allevato da una zia di nome Domenica.

Frequenta le elementari fino all’ultima classe (la 4ª).

1931-1940 Rocco d’estate lavora alla fienagione e finita la stagio-

ne fa in successione il boscaiolo, l’aiuto fabbro e il meccanico.

1936 Incomincia a trasportare, con un carretto tirato da una mula,

derrate alimentari e tessuti da Bormio, da Zernez, da Tirano.

1940 Il 15 marzo Rocco riceve “la cartolina” e parte militare come

artigliere di montagna nel 1° Reggimento di Vigevano.

Dopo pochi giorni di addestramento e il Giuramento viene inviato

sul fronte Occidentale (Moncenisio).

1940 In ottobre Rocco è inviato sul confine slavo.

1941 A gennaio Rocco è in Albania.

Il 28 marzo viene ferito a Pogradec. Trasportato da un ospedale

all’altro arriva a Bari via nave e successivamente viene trasportato

in treno all’ospedale militare di Celle Ligure.

Dopo una lunga degenza il 30 dicembre Rocco viene mandato in

congedo assoluto. Torna a Livigno.

1943 Il 14 ottobre si sposa con Anna Cusini.

1944 A maggio, mentre viaggia in corriera da Tirano a Bormio, è

prelevato da una pattuglia tedesca e incarcerato a San Donnino,

a Como. L’accusa è di diserzione e contrabbando.

Il 19 luglio, appena prima di essere caricato come deportato su un

treno diretto in Germania, riesce a evadere, risale il lago di Como

e il greto dell’Adda fino a Bormio poi, spostandosi sempre di notte,

si nasconde a Livigno.

1945 Il 15 gennaio nasce la prima figlia, Sofia che prende il nome

della nonna paterna.

Finita la guerra effettua trasporti con cavallo da Bormio a Livigno

e verso la Svizzera. Effettua come molti valligiani il piccolo con-

trabbando (sigarette, vino, liquori, cioccolato, farina e saccarina).

Per tre anni, da ottobre a maggio, attraversa il passo del Foscagno,

chiuso per neve sulle slitte.

1946 Il 25 luglio nasce Imelde.

1948 Rocco acquista una jeep e un camion Dodge dai campi

ARAR (residuati bellici), li risistema e durante l’estate sostituisce

per i trasporti il cavallo con questi mezzi.

1948 Il 14 febbraio nasce Franco, il primo maschio.

1949 Il 10 dicembre nasce Maria.

Rocco si accorda con altri tre livignaschi per recarsi a Merano ad

acquistare dalla famiglia Galli, una famiglia d’origine livignasca, al-

cuni terreni a Nord del paese di Livigno. Rocco sceglie quelli ap-

parentemente meno interessanti, privi di pascolo o di bosco. È su

Rocco Silvestri una vita da raccontare

Rocco artigliere di montagna nel 1° Reggimento di Vigevano.

Nella pagina accanto Rocco e Anna al loro matrimonio il 14 ottobre 1943.

Rocco Silvestri Una storia di Livigno

11

Page 12: Rocco 1 26

1

2

“Ci si adeguava alla sua figura severa, alla sua integrità morale”

3 4

Page 13: Rocco 1 26

13

Rocco Silvestri Una storia di Livigno

questi terreni, accanto alla Chiesa, che la casa esistente diventerà

l’Albergo Spöl.

1950 Fa domanda al Genio Civile di Sondrio per farsi affidare la

manutenzione della strada da Bormio a Livigno con proposta di

tenere aperto il passo tutto l’anno. La proposta è respinta in quanto

ritenuto impossibile tenere aperto il Passo del Foscagno durante

l’inverno.

1951 Il 24 gennaio nasce Adelina.

1952 Nonostante il parere contrario degli anziani del paese che

consideravano l’impresa troppo rischiosa, con l’aiuto dell’Ing. Vitta-

dini, ripropone la domanda di manutenzione sia estiva sia invernale

e questa volta viene accettata ma con una clausola di sfida: “a suo

rischio e pericolo”.

1952 A novembre la strada di Bormio e il Passo del Foscagno sono

liberati dalla neve e il valico rimane aperto tutto l’inverno.

1954 Il 7 gennaio nasce Milena.

1955 La responsabilità della strada passa dal Genio Civile al Con-

sorzio dei Comuni interessati. Rocco riceve dal Comune di Livigno

una nuova turbina. La viabilità viene molto migliorata.

1956 Arriva a Livigno un certo Giacomo come bracciante e aiuto

stalla. Rimarrà 24 anni presso la famiglia Silvestri considerato come

un parente prossimo.

1957 Il 24 settembre nasce Quirino.

1961 La strada passa all’ANAS come Strada Statale e Rocco conti-

nua a garantirne la transitabilità durante tutto l’anno.

1964 Il 26 luglio va a fuoco il tetto dello Spöl e parte della costru-

zione viene seriamente danneggiata.

1974 Muore l’adorata moglie Anna lasciando Rocco con sette figli

e sette nipotini.

1975 In aprile, durante lo svolgimento delle Universiadi Mondiali,

Rocco assume la responsabilità della viabilità in tutte le valli che

salgono da Bormio.

1975 Tra il ‘75 e il ‘76 Rocco a seguito della cognata, Madre Gena-

rale dell’Ordine delle Suore Poverelle, si reca nel villaggio di Adiaké

nel Sud della Costa d’Avorio e collabora alla costruzione di case e

dell’ospedale della Missione.

1981 Rocco si reca per la prima volta, a seguito del marito della

figlia Maria, nell’isola di Pantelleria. Il marito di Maria vi si reca per

lavoro, ma Rocco si innamora dell’isola che vede arretrata come

Livigno nel dopoguerra. Vi ritornerà varie volte, acquistando dam-

musi e progettandone la ristrutturazione a fini turistici.

1983 Organizza un viaggio a Pantelleria per portarvi tutte le sue

figlie.

1987 Il 16 novembre muore a Milano Don Lorenzo Pegorari, parro-

co di Livigno dal 1952, di cui Rocco era molto amico.

1992 Il 16 agosto a 72 anni Rocco si spegne nell’ospedale di Ti-

rano.

1. Vigevano 1941, Rocco all’ospedale militare con alcuni compagni.

2. Livigno 1938/39, Bait da li Ostaria da Francesc da Filip. Rocco con le sue sorelle Costanza, Angelica, Sofia, il papà e la zia Suor Domenica.

3. Francesco Silvestri e Sofia Pedrana, genitori di Rocco.

4. Livigno 1960, la famiglia Silvestri al completo.

Page 14: Rocco 1 26

1

2 3

“Anna con la sua ancestrale prudenza e saggezza, fu una compagna perfetta, ispirava un senso di sicurezza e determinazione”

Page 15: Rocco 1 26

15

Rocco Silvestri Una storia di Livigno

EEra poco più di una ragazzina quando conobbe Rocco. Non è stato

un matrimonio combinato, come a volte succedeva in valle. Fu un

matrimonio d’amore, ma aspettarono a sposarsi quando le vicen-

de della guerra si stavano concludendo. I figli e tutti quelli che la

conobbero dicono di lei “una donna di una volta”, con un tocco di

palese nostalgia. Semplice, innamorata, operosa e modesta. La vita

con Rocco ha sempre superato le sue aspirazioni, forse avrebbe

preferito una vita più nascosta, più riservata e lo diceva. Tuttavia

non si tirò mai indietro rispetto a responsabilità, progetti e obiettivi

che in cuor suo la spaventavano. Anzi, con la sua ancestrale pru-

denza e saggezza, fu una compagna perfetta per Rocco, ispirava

un senso di sicurezza e determinazione in grado di ridimensionare

la fantasia imprenditoriale di Rocco. Imelde la ricorda così: “La figu-

ra della mamma è sempre stata un poco nascosta, ma le scelte e le

decisioni il pà le discuteva con lei e spesso frenava lo spirito troppo

brioso di Rocco che a volte portava tutti noi a crearci impegni oltre

le nostre reali capacità. Grazie a lei ogni tanto ci arrivavano anche

gli elogi che lui direttamente era restio a riconoscerci”. Franco ri-

corda: “Il papà era un vulcano di iniziative, sempre alla ricerca della

novità, instancabile, ma con molto buon senso. Non avrebbe po-

tuto realizzare tanto se non avesse avuto al suo fianco una donna

come la mamma che con tanta umiltà, laboriosità e in silenzio lo ha

assecondato in tutte le sue iniziative”.

“Era - dice Sofia - la depositaria di molti segreti di famiglia nel senso

che pur sapendo tutto dei figli e di suo marito, distribuiva molto

discretamente e solo per evidente necessità, le sue conoscenze;

era un’artista del nascondimento; sapeva e taceva, ma sapendo era

un’ottima consigliera, soprattutto per Rocco”.

Giovanissima espatriò nella vicina Svizzera per lavorare e aiutare la

sua famiglia d’origine. In tutta la sua esistenza non fece che lavora-

re, anche se la vita in Albergo non le piaceva proprio.

Adelina: “Con lei ho sempre avuto un rapporto splendido, fatto di

confidenze e di grande affetto. Ricordo, in particolare, le lunghe

telefonate che ogni giorno ci facevamo quando, appena sposata

abitavo all’Aprica. La lontananza a me pesava molto, ma con le

sue parole, la mamma riusciva sempre a tranquillizzarmi. Quando

finalmente sono tornata ad abitare a Livigno, nel luglio del ‘74 lei

era già molto ammalata. Mi abbracciò e mi disse - adesso muoio

contenta perché anche tu sei di nuovo a casa - . Purtroppo, pochi

giorni dopo, ci lasciò”.

Franco si commuove al ricordo della mamma: “Era la decima di 14

tra fratelli e sorelle, è cresciuta con un grande senso dell’econo-

mia che è aumentata in Svizzera a Zernez dove, da giovanissima,

era andata a servizio. Questa esperienza la segnò soprattutto con

il personale dell’Albergo. Autisti, muratori, cameriere: cercava di

mettere tutti a loro agio perché aveva provato a vivere sotto padro-

ne e conosceva la soggezione, perciò non faceva mancare nulla a

nessuno. Durante la costruzione dell’Albergo, faceva da mangiare

Anna Cusini la seconda anima di Rocco

1. Anna, Rocco e il nipote Nando Confortola durante un viaggio a Milano.

2. Livigno 1943, Anna insieme al fratello Luigi, la sorella Maria, la sorella Imelde e la nipote Lena.

3. Zernez, Svizzera 1941, Anna con Giuseppina Cantoni (a sinistra) e una collega.

Page 16: Rocco 1 26
Page 17: Rocco 1 26

17

Rocco Silvestri Una storia di Livigno

17

per tutti, muratori compresi, curava il bestiame, i figli e la casa.

Aperto l’Albergo si trovò a lavorare di più, curava la lavanderia dove

si doveva lavare, stendere, rammendare, stirare, tutto a mano. In

cucina aveva sempre una montagna di patate da pelare, verdure da

pulire. Un’estate Rocco inaugurò un allevamento di polli e non era

certo lui a curarlo. Aveva sempre una goccia di sudore al naso.

Il pà non sarebbe arrivato dove è arrivato senza una donna come

la mamma sempre al suo fianco”. Continua Franco: “l’incendio del-

l’Albergo nel luglio ‘64 fu per tutti molto traumatico, per lei fu un

vero strazio: mentre io la tiravo via attraverso i prati lei piangeva e

gemeva - come faremo, come faremo, con tutti i nostri sacrifici! Si

guardava indietro e ripeteva in continuazione: - le mie dure fatiche

- e - come faremo ora? - . Ma tutti insieme ci rimboccammo le ma-

niche e in una settimana riaprimmo l’Albergo.

La mamma era molto religiosa, umile e riservata, e quando doveva

salutare i clienti si sentiva sempre un po’ a disagio. Era piena di

energia e di salute, ma a poco più di cinquant’anni ebbe i primi

sintomi della malattia che affrontò sempre con grande dignità e,

per quanto possibile, non faceva trapelare i suoi dolori. Quando

morì, il 3 luglio del ‘74 lasciò un gran vuoto. Ci ha lasciato un grande

ricordo e un grande esempio di vita che penso ognuno di noi abbia

saputo cogliere nei suoi aspetti più intimi e profondi”.

Nella pagina a lato Anna, da sinistra seconda in alto, con amiche e colleghe.

A destra Anna a Zernez nel 1942.

Page 18: Rocco 1 26
Page 19: Rocco 1 26

19

Rocco Silvestri Una storia di Livigno

NNel 1949 Rocco e Anna decidono di acquistare la vecchia casa

rurale denominata “Botarel”. Furono anni di sacrifici ma nel ‘54 l’Al-

bergo Spöl viene inaugurato. “Gli inizi non sono facili - ricordano i

figli - spesso alla sera papà ci faceva stare sul davanzale della fine-

stra a controllare se dal Passo d’Eira spuntavano i fari di qualche

auto, nella speranza che fosse qualche turista in arrivo e che questi

non si fermasse all’Alpina, ma che venisse ad alloggiare da noi”.

A Livigno le comodità sono una cosa ancora da inventare, d’altra

parte chi arrivava fin qui in villeggiatura già da allora era abituato a

ben altro. Anche i generi alimentari, a parte il latte e il formaggio,

non erano così facilmente reperibili. Nei primi anni Anna lava le len-

zuola nelle tinozze di legno! L’acqua calda, un lusso che nemmeno

d’inverno i livignaschi conoscevano, era ormai necessaria anche in

piena estate. C’era una vecchia caldaia a legna ma era di difficile

gestione perché o l’acqua era troppo fredda o la caldaia andava in

ebollizione. Natale e Pasqua erano i periodi più affollati. Rocco e

famiglia andavano a messa alle 5 del mattino e poi lavoravano fino

alle 10 di sera. D’inverno invece c’era un solo cliente, il dott. Ric-

cardi, medico del paese. “Al ritorno dalla scuola - ricorda Sofia - do-

vevo andare al forno a ritirare 4 panini freschi per il dottore. Noi in

famiglia mangiavamo le ciambelle secche. Con l’Albergo scoprim-

mo l’esistenza della frutta: d’estate io e le mie sorelle riuscivamo a

rubare in cantina qualche albicocca e qualche pesca. Per noi era la

prima volta e ne eravamo ghiotte!”

I primi clienti erano milanesi e genovesi e anche qualcuno della

bassa Valtellina, in genere professionisti, medici, insegnanti che ri-

manevano due, tre settimane. Fuori stagione l’Albergo era frequen-

tato anche da geologi e ingegneri di Milano per una ricerca sulle

acque sulfuree e ferruginose (la Cassa del Ferro).

“Nel ‘55 io avevo 10 anni - continua Sofia- ma il pà mi aveva già

messo al lavoro e mi occupavo delle registrazioni. La camera con

la pensione completa, se ricordo bene, costava 150 lire. In camera

c’era un lavandino mentre il bagno era sul corridoio. Papà non ave-

va certo studiato in un Istituto Alberghiero ma con il suo modo di

fare e la sua intelligenza riusciva a stabilire ottimi rapporti con tutti,

anche con il personale. Alla mamma non piaceva questo lavoro, ma

si adattò per necessità e per amore di suo marito. A volte si improv-

visava anche ottima cuoca. A turno papà ci mandò a scuola all’este-

ro per imparare le lingue che per noi era soprattutto il tedesco. Nel

1964 a causa di un corto circuito al motore dell’aspirazione del

fieno (allora l’Albergo non occupava tutto l’edificio) si sviluppò un

incendio che danneggiò notevolmente la stalla e il vicino albergo.

Fu un grande dolore per tutti, ma ci riprendemmo e fu una gara a

chi si dava più da fare. In capo a poco più di una settimana l’Albergo

funzionava in pieno. L’assicurazione pagò una miseria, come spes-

so accade, inoltre avevamo una polizza bassa. Ebbe la peggio un

nostro collaboratore, Dino Cantoni, che morì d’infarto dopo essersi

prodigato nello spegnere l’incendio. Questa fu la ferita più grave

L’Albergo Spöl ristrutturato da Rocco nel 1954.

Nella pagina a lato l’Albergo Spöl durante l’incendio del 1964.

Albergo Spöl una grande idea di ospitalità

Page 20: Rocco 1 26
Page 21: Rocco 1 26

21

Rocco Silvestri Una storia di Livigno

che rimase per sempre nel cuore nostro e di papà. Dopo questo episodio

Rocco, come era sua natura, pensò di raddoppiare l’Albergo. A poco a

poco le camere vennero ampliate e dotate di servizi, gli esterni rinnovati e

gli arredamenti fatti tutti ex novo. La clientela non mancava e ancora una

volta Rocco Silvestri aveva visto giusto e lontano: il turismo, non l’agricol-

tura o la legna o l’emigrazione erano nel destino di Livigno.

“Era bello - continua Sofia - lavorare tra noi sorelle, fratelli, genitori e inser-

vienti: eravamo tutti una grande famiglia. Con le mie sorelle e con le ca-

meriere ci raccontavamo tutto, spesso ci divertivamo, nonostante il lavoro

e, soprattutto, avevamo imparato ad accontentarci di poco”.

Nel 1970 si ammala Anna. Rocco non sente ragioni e la porta ovunque ci

fosse una speranza di guarigione. La sua morte nel ‘74 lasciò Rocco in uno

stato di profonda costernazione da cui riemerse solo dopo anni e dopo

essersi impegnato in altre avventure come Pantelleria e l’Africa.

Ma l’Albergo rimase sempre la sua casa, il suo centro di gravità. Vi portava

gli amici che venivano sempre più spesso a trovarlo e naturalmente la va-

sta parentela che Rocco voleva sempre lì, attorno a lui, nei giorni deputati:

Natale, Pasqua, i compleanni.

Intanto l’Albergo continuava a migliorare nella sua funzionalità e nell’este-

tica. Tutti gli anni, finita la stagione turistica, l’Albergo si trasformava in

cantiere e ogni anno c’era una cosa nuova, l’ultima fu l’inaugurazione di

un Centro Benessere particolarmente curato. Rocco aveva visto lontano:

quella vecchia traballante costruzione, nella sua mente era già il bellissi-

mo Albergo di oggi.

Nella pagina a lato l’Albergo Spöl nel 1955, durante il 50° Sacerdozio di Padre Gianbattista Pedrana, zio missionario di Rocco.

A destra, unico caso di aereo a terra a Livigno, accanto all’Albergo Spöl nel 1956.

Page 22: Rocco 1 26
Page 23: Rocco 1 26

23

Rocco Silvestri Una storia di Livigno

DPRIMA DEI CELLULARI

Doveva nascere Franco. Il 14 febbraio del 1948, il pà doveva fare

una gara di fondo perché partecipava molto a tutte le manifesta-

zioni tradizionali, sia di chiesa che di sport. La mamma già aveva

le doglie ma il papà non voleva rinunciare alla gara, così, siccome

il percorso passava proprio sotto casa, si misero d’accordo che se

stava per nascere avrebbe messo fuori dalla finestra uno straccio

rosso.

Rocco ha fatto tutti i suoi giri e ha vinto la gara. Nessuno aveva

messo lo straccio e quando tornò a casa gli dissero che era nato

un maschio. Il primo maschio dopo due femmine.

Così partì con gli amici a festeggiare, felice per il maschio e per

la vittoria. Ma si prese una bella ciucca e non tornò che il mattino

dopo. Allora, per la prima volta il nonno (il suo babbo) lo sgridò

moltissimo. Era molto arrabbiato perché nostra nonna, sua moglie,

morì di parto dando alla luce una sorella del papà, Sofia, dalla quale

io ho preso il nome.

Sofia

CAVALLI E DESTINO

Nostro padre prima di aprire la strada durante la guerra lavorava

con i cavalli nel senso che faceva trasporti col carro d’estate e con

la slitta d’inverno, sia per il Foscagno sia per la Svizzera.

Come tutti faceva anche un po’ di contrabbando. Per confondere le

guardie montava i ferri del cavallo all’incontrario in modo che non si

capisse da che parte stesse andando. A volte faceva anche uscire

i cavalli a marcia indietro dalla stalla in modo che si vedesse che i

cavalli erano tutti dentro.

Era affezionato a Motaciò, una bella cavalla, infaticabile, la sua pre-

ferita. Questa cavalla gli salvò la vita. Il pà si era addormentato sulla

slitta lungo la Via da la Val. La cavalla a un certo punto si mise a

correre all’impazzata e subito dopo dove erano passati si schiantò

una valanga enorme. Nelle vicinanze c’erano due uomini di Livigno

che corsero in paese a dire che era successa una disgrazia ma

nostro padre era già tornato a casa.

Quirino e Sofia

LE MUCCHE E LA CULTURA

Nostro padre teneva moltissimo alla nostra educazione. E per edu-

cazione e istruzione a quel tempo si intendeva il collegio, ma non

un collegio qualsiasi, ci voleva un collegio di suore e in più, all’este-

ro, per via delle lingue da imparare per la gestione dell’Albergo.

Un settembre partimmo in macchina io e Sofia per il Collegio di

Menzingen vicino a Zug. Ma proprio quando stavamo per salire

in macchina il papà venne chiamato per una faccenda urgente ri-

guardante la strada. Allora ci accompagnò di corsa solo fino alla

stazione di Hospiz Bernina, scaricandoci lì con due valige a testa

e un cartone pieno di cibarie. Il problema era che io e Sofia non

avevamo mai visto un treno in vita nostra e non sapevamo come

comportarci.

Rocco Silvestri i nostri ricordi

Nella foto Rocco con la sua amata cavalla Motaciò davanti alla casa paterna, il bait anni ‘30.

Page 24: Rocco 1 26
Page 25: Rocco 1 26

25

Rocco Silvestri Una storia di Livigno

Facemmo un viaggio da incubo, in preda al panico e a ogni tipo di

paura e arrivammo stravolte al collegio dove speravamo di trovare

un po’ di conforto. Ci accolse una suora grande come un armadio

e la prima e sola cosa che ci chiese in tedesco, quasi urlando, fu: -

Dove sono i soldi della retta? - Eravamo così spaventate e depresse

che tirammo fuori tutti i soldi, anche quelli che dovevamo tenere

per noi, e forse quelli che ci servivano per scappare! La prima sera

a tavola ci diedero un piatto di minestra bollente. Io ne presi un

po’ con il cucchiaio e feci per soffiarci sopra. Le suore e le altre ra-

gazzine si immobilizzarono tutte di fronte a tanta ignoranza, finché

capimmo che era una cosa sconveniente soffiare sulla minestra.

Il collegio era così severo che c’era l’obbligo di parlare in tedesco

dopo soli 15 giorni di lezione; o ci si esprimeva coi pochi vocaboli

studiati oppure silenzio assoluto, in caso contrario si pagava una

multa per ogni parola detta in italiano. I soldi in nostro possesso

erano così pochi che ci si guardava bene dal pagare la multa e

perciò... studiare e solo studiare!

Imelde

PANTELLERIA: COME UNA LIVIGNO

IN MEZZO AL MARE

A mio marito nell’81 capitò di fare un viaggio a Pantelleria e rimase

affascinato dal mare. Vide anche che c’erano in vendita delle case.

Per Rocco era un periodo difficile perché era morta la mamma.

Così cercò di coinvolgerlo e di trascinarlo là. Rocco una volta ar-

rivato sul posto si rese conto che quelle condizioni di vita, senza

energia elettrica, senza collegamenti sicuri, con la gente che viveva

una realtà contadina, erano le condizioni di Livigno di trent’anni

prima. E se ne innamorò. Era l’habitat ideale di un pioniere come

il papà. Comprò 11 dammusi. Voleva costruire un ascensore per

scendere in spiaggia e portarci i clienti di un futuro albergo che già

lui immaginava. Ma era troppo in anticipo sui tempi. Ci si rese conto

che le cose lì non sarebbero decollate, ci voleva un aeroporto, la

luce ecc. E poi l’economia del tempo: la stagione turistica era una e

noi non potevamo essere in due posti diversi contemporaneamen-

te. Così vendemmo tutto tranne una casa a picco sul mare che è

ancora la nostra casa di vacanza. Ancora una volta aveva ragione

lui, ma noi non abbiamo avuto la pazienza di aspettare.

Maria

COME SI NASCEVA

Sono sempre stata un po’ ribelle, sia in casa che fuori. Ma forse

tutto si spiega con il modo nel quale sono venuta al mondo.

Era il dicembre del ‘49, qualche giorno prima di Natale. La mam-

ma aveva lavato i pavimenti per tutto il giorno, stando in ginocchio.

I pavimenti di legno grezzo sono duri da tirar puliti.

Verso sera la mamma incominciò ad avere mal di schiena e disse al

papà, senza fargli troppa urgenza, di andare a chiamare l’ostetrica.

Il babbo uscì, andò prima in Comune e poi a sbrigare qualche altro

affare e infine ad avvisare l’ostetrica. Quando arrivarono a casa io

Pantelleria 1981, Ezio Tenci, Tino Lucini, Rocco, Mando, Luciano, Alberto, Dionigi, Quirino.

Page 26: Rocco 1 26