Rocco 1 26
-
Upload
globallivigno -
Category
Documents
-
view
231 -
download
0
description
Transcript of Rocco 1 26
ROCCO SILVESTRI Una storia
di Livigno
Questo libro è dedicato a tutti coloro che hanno creduto in Rocco, che lo hanno sostenuto e aiutato nelle sue iniziative.
Sofia, Imelde, Franco, Maria, Adelina, Milena, Quirino.
A cura di Gianni Perotti e Luca Rendina
ROCCO SILVESTRI Una storia
di Livigno
ROCCO SILVESTRI
5
Rocco Silvestri grazie, Rocco pag. 7
Rocco Silvestri una vita da raccontare pag. 11
Anna Cusini la seconda anima di Rocco pag. 15
Albergo Spöl una grande idea di ospitalità pag. 19
Rocco Silvestri i nostri ricordi pag. 23
SS 301, la strada di Rocco la terza anima di Rocco pag. 53
Rocco la storia continua pag. 95
Ricordi di un figlio di Quirino Silvestri pag. 109
ROCCO SILVESTRI Una storia
di Livigno
7
Rocco Silvestri Una storia di Livigno
QQuest’anno sul “Piccolo Tibet” non è certo mancata la neve. A metà
maggio gli sciatori continuavano a scendere zigzagando dal Caro-
sello e dal Mottolino.
Pare che nevicherà presto anche quest’autunno, giusto per non
smentire la vocazione sportiva e turistica di questa enclave geo-
grafica posta al centro d’Europa. La strada è aperta. Sul Passo del
Foscagno a 2.291 metri, dalla piccola garitta posta in mezzo alla
strada, i doganieri sorvegliano discretamente il traffico delle auto.
Livigno è zona extra doganale, una condizione di sopravvivenza
più che un privilegio, una curiosità amministrativa che si aggiunge
a ben altre curiosità. Per esempio la neve che si scioglie e l’acqua
dei temporali estivi, non scende verso la pianura padana, ma andrà
invece a ingrossare la portata del Danubio, passerà da Praga, da
Budapest, da Belgrado e si mescolerà a quella del Don e del Volga,
nel Mar Nero.
L’energia elettrica prodotta dal torrente Spöl che alimenta il Lago
di Livigno creato dalla Diga del Gallo, illumina la Svizzera, alla radio
si ascoltano le stazioni di Ungheria, Polonia, Germania, Francia, dei
Balcani e della Grecia.
Il “Piccolo Tibet” è una terrazza sull’Europa, oggi ancora di più con
l’ingresso nella Comunità Europea di altri 9 paesi, basti vedere le
targhe delle auto che popolano i posteggi di Livigno. La strada che
porta a Bormio e nella Valtellina si chiama SS 301, ma il suo vero
nome è un altro. È la strada di Rocco Silvestri. Una strada immagi-
nata, voluta, mantenuta e tenuta aperta in ogni stagione dell’anno
dalla volontà di Rocco e ora dai figli e dalla famiglia. La strada è
aperta dal 26 novembre 1952, da quando Rocco con pochi mezzi,
qualche aiutante e molta volontà arrivò tra l’incredulità generale da
Bormio a Livigno aprendosi un varco nella coltre di neve alta fino a
9 metri, accolto dallo stormire delle campane a festa delle chiese
di tutta la Valle. L’isolamento invernale era finito, il medioevo era
stato lasciato alle spalle, una nuova vita stava per nascere in questo
villaggio da leggenda. Per Rocco la strada era come un’arteria del
suo fisico, per Livigno era la fine di un assedio storico. Di questa
impresa ne ha parlato la stampa nazionale, si sono scritti libri, si
sono fatte mostre e celebrazioni.
Di Rocco Silvestri si è messa in luce la sua figura di riferimento per
l’intera vallata, si conosce il suo profilo storico, il ruolo ufficiale,
l’aspetto illuminista ed “eroico” della sua vita.
A oltre 50 anni dall’apertura della strada e altrettanti da quella del-
l’Albergo Spöl, la sua dimora, la sua casa, il suo ufficio, il suo mondo,
nasce l’esigenza di un approccio più intimo e affettivo, la necessità
di ascoltare gli aspetti più segreti della vita di Rocco.
Ci ha pensato la famiglia, la grande, allargata famiglia Silvestri a
raccogliere le piccole storie, le memorie collettive e personali, tutto
quel bagaglio di consuetudini, atteggiamenti, leggende e verità che
fanno di una singola storia umana, una storia di tutti, un patrimonio
collettivo, una ricchezza per la cultura del territorio.
Rocco Silvestri grazie, Rocco
Rocco con la sua famiglia: la moglie Anna e i figli Adelina, Maria, Imelde, Franco e Sofia. Livigno 1951.
Nella foto grande Rocco a Pantelleria nel 1983.
Livigno, settembre 2004
“Rocco, una figura di riferimento per l’intera vallata”
5
1 2 3
4 6 74
Rocco Silvestri Una storia di Livigno
Quindi non una biografia oggettiva e lontana, ma un racconto sog-
gettivo fatto di tanti piccoli episodi, di ricordi e aneddoti, un raccon-
to di racconti, pieno di umanità e di sentimento.
Questo lavoro sulla memoria che i sette figli di Rocco e di Anna
hanno sentito il bisogno di fare come un regalo a Rocco e a se
stessi, è in verità un regalo a tutti quelli che amano Livigno e a tutti
quelli che desiderano conoscere un ambiente in profondità, senza
limitarsi alle fotografie e ai panorami.
Se Rocco ha aperto una strada per Livigno, questa piccola pubbli-
cazione tenta di aprire l’anima di Rocco al mondo.
1. Rocco con zio Bepin e un amico a Trepalle.
2. Lezione di sci a Livigno.
3. Rocco Silvestri durante una gara a carnevale.
4. Livigno 1968, Rocco e Anna festeggiano il 25° anniversario di matrimonio insieme ai figli.
5. Livigno 1969, Rocco durante la gara delle contrade con i cugini Epi e Patrizio.
6. Rocco con la principessa Orsini.
7. Rocco con Jolanda Martelli alla festa di San Rocco, 1966.
A destra Rocco con la sua cavalla Motaciò.
9
1919 Il 28 novembre nasce a Livigno Rocco Silvestri, figlio di Fran-
cesco e Sofia Pedrana e nipote di Filippo Silvestri.
1921 Il 27 gennaio muore di parto la mamma Sofia. Rocco ha solo
14 mesi e tre sorelle: Costanza di quattro anni, Angelica di tre e
Sofia di poche ore.
1921-1928 Francesco, padre di Rocco lavora come bracciante in
Engadina e Rocco è allevato da una zia di nome Domenica.
Frequenta le elementari fino all’ultima classe (la 4ª).
1931-1940 Rocco d’estate lavora alla fienagione e finita la stagio-
ne fa in successione il boscaiolo, l’aiuto fabbro e il meccanico.
1936 Incomincia a trasportare, con un carretto tirato da una mula,
derrate alimentari e tessuti da Bormio, da Zernez, da Tirano.
1940 Il 15 marzo Rocco riceve “la cartolina” e parte militare come
artigliere di montagna nel 1° Reggimento di Vigevano.
Dopo pochi giorni di addestramento e il Giuramento viene inviato
sul fronte Occidentale (Moncenisio).
1940 In ottobre Rocco è inviato sul confine slavo.
1941 A gennaio Rocco è in Albania.
Il 28 marzo viene ferito a Pogradec. Trasportato da un ospedale
all’altro arriva a Bari via nave e successivamente viene trasportato
in treno all’ospedale militare di Celle Ligure.
Dopo una lunga degenza il 30 dicembre Rocco viene mandato in
congedo assoluto. Torna a Livigno.
1943 Il 14 ottobre si sposa con Anna Cusini.
1944 A maggio, mentre viaggia in corriera da Tirano a Bormio, è
prelevato da una pattuglia tedesca e incarcerato a San Donnino,
a Como. L’accusa è di diserzione e contrabbando.
Il 19 luglio, appena prima di essere caricato come deportato su un
treno diretto in Germania, riesce a evadere, risale il lago di Como
e il greto dell’Adda fino a Bormio poi, spostandosi sempre di notte,
si nasconde a Livigno.
1945 Il 15 gennaio nasce la prima figlia, Sofia che prende il nome
della nonna paterna.
Finita la guerra effettua trasporti con cavallo da Bormio a Livigno
e verso la Svizzera. Effettua come molti valligiani il piccolo con-
trabbando (sigarette, vino, liquori, cioccolato, farina e saccarina).
Per tre anni, da ottobre a maggio, attraversa il passo del Foscagno,
chiuso per neve sulle slitte.
1946 Il 25 luglio nasce Imelde.
1948 Rocco acquista una jeep e un camion Dodge dai campi
ARAR (residuati bellici), li risistema e durante l’estate sostituisce
per i trasporti il cavallo con questi mezzi.
1948 Il 14 febbraio nasce Franco, il primo maschio.
1949 Il 10 dicembre nasce Maria.
Rocco si accorda con altri tre livignaschi per recarsi a Merano ad
acquistare dalla famiglia Galli, una famiglia d’origine livignasca, al-
cuni terreni a Nord del paese di Livigno. Rocco sceglie quelli ap-
parentemente meno interessanti, privi di pascolo o di bosco. È su
Rocco Silvestri una vita da raccontare
Rocco artigliere di montagna nel 1° Reggimento di Vigevano.
Nella pagina accanto Rocco e Anna al loro matrimonio il 14 ottobre 1943.
Rocco Silvestri Una storia di Livigno
11
1
2
“Ci si adeguava alla sua figura severa, alla sua integrità morale”
3 4
13
Rocco Silvestri Una storia di Livigno
questi terreni, accanto alla Chiesa, che la casa esistente diventerà
l’Albergo Spöl.
1950 Fa domanda al Genio Civile di Sondrio per farsi affidare la
manutenzione della strada da Bormio a Livigno con proposta di
tenere aperto il passo tutto l’anno. La proposta è respinta in quanto
ritenuto impossibile tenere aperto il Passo del Foscagno durante
l’inverno.
1951 Il 24 gennaio nasce Adelina.
1952 Nonostante il parere contrario degli anziani del paese che
consideravano l’impresa troppo rischiosa, con l’aiuto dell’Ing. Vitta-
dini, ripropone la domanda di manutenzione sia estiva sia invernale
e questa volta viene accettata ma con una clausola di sfida: “a suo
rischio e pericolo”.
1952 A novembre la strada di Bormio e il Passo del Foscagno sono
liberati dalla neve e il valico rimane aperto tutto l’inverno.
1954 Il 7 gennaio nasce Milena.
1955 La responsabilità della strada passa dal Genio Civile al Con-
sorzio dei Comuni interessati. Rocco riceve dal Comune di Livigno
una nuova turbina. La viabilità viene molto migliorata.
1956 Arriva a Livigno un certo Giacomo come bracciante e aiuto
stalla. Rimarrà 24 anni presso la famiglia Silvestri considerato come
un parente prossimo.
1957 Il 24 settembre nasce Quirino.
1961 La strada passa all’ANAS come Strada Statale e Rocco conti-
nua a garantirne la transitabilità durante tutto l’anno.
1964 Il 26 luglio va a fuoco il tetto dello Spöl e parte della costru-
zione viene seriamente danneggiata.
1974 Muore l’adorata moglie Anna lasciando Rocco con sette figli
e sette nipotini.
1975 In aprile, durante lo svolgimento delle Universiadi Mondiali,
Rocco assume la responsabilità della viabilità in tutte le valli che
salgono da Bormio.
1975 Tra il ‘75 e il ‘76 Rocco a seguito della cognata, Madre Gena-
rale dell’Ordine delle Suore Poverelle, si reca nel villaggio di Adiaké
nel Sud della Costa d’Avorio e collabora alla costruzione di case e
dell’ospedale della Missione.
1981 Rocco si reca per la prima volta, a seguito del marito della
figlia Maria, nell’isola di Pantelleria. Il marito di Maria vi si reca per
lavoro, ma Rocco si innamora dell’isola che vede arretrata come
Livigno nel dopoguerra. Vi ritornerà varie volte, acquistando dam-
musi e progettandone la ristrutturazione a fini turistici.
1983 Organizza un viaggio a Pantelleria per portarvi tutte le sue
figlie.
1987 Il 16 novembre muore a Milano Don Lorenzo Pegorari, parro-
co di Livigno dal 1952, di cui Rocco era molto amico.
1992 Il 16 agosto a 72 anni Rocco si spegne nell’ospedale di Ti-
rano.
1. Vigevano 1941, Rocco all’ospedale militare con alcuni compagni.
2. Livigno 1938/39, Bait da li Ostaria da Francesc da Filip. Rocco con le sue sorelle Costanza, Angelica, Sofia, il papà e la zia Suor Domenica.
3. Francesco Silvestri e Sofia Pedrana, genitori di Rocco.
4. Livigno 1960, la famiglia Silvestri al completo.
1
2 3
“Anna con la sua ancestrale prudenza e saggezza, fu una compagna perfetta, ispirava un senso di sicurezza e determinazione”
15
Rocco Silvestri Una storia di Livigno
EEra poco più di una ragazzina quando conobbe Rocco. Non è stato
un matrimonio combinato, come a volte succedeva in valle. Fu un
matrimonio d’amore, ma aspettarono a sposarsi quando le vicen-
de della guerra si stavano concludendo. I figli e tutti quelli che la
conobbero dicono di lei “una donna di una volta”, con un tocco di
palese nostalgia. Semplice, innamorata, operosa e modesta. La vita
con Rocco ha sempre superato le sue aspirazioni, forse avrebbe
preferito una vita più nascosta, più riservata e lo diceva. Tuttavia
non si tirò mai indietro rispetto a responsabilità, progetti e obiettivi
che in cuor suo la spaventavano. Anzi, con la sua ancestrale pru-
denza e saggezza, fu una compagna perfetta per Rocco, ispirava
un senso di sicurezza e determinazione in grado di ridimensionare
la fantasia imprenditoriale di Rocco. Imelde la ricorda così: “La figu-
ra della mamma è sempre stata un poco nascosta, ma le scelte e le
decisioni il pà le discuteva con lei e spesso frenava lo spirito troppo
brioso di Rocco che a volte portava tutti noi a crearci impegni oltre
le nostre reali capacità. Grazie a lei ogni tanto ci arrivavano anche
gli elogi che lui direttamente era restio a riconoscerci”. Franco ri-
corda: “Il papà era un vulcano di iniziative, sempre alla ricerca della
novità, instancabile, ma con molto buon senso. Non avrebbe po-
tuto realizzare tanto se non avesse avuto al suo fianco una donna
come la mamma che con tanta umiltà, laboriosità e in silenzio lo ha
assecondato in tutte le sue iniziative”.
“Era - dice Sofia - la depositaria di molti segreti di famiglia nel senso
che pur sapendo tutto dei figli e di suo marito, distribuiva molto
discretamente e solo per evidente necessità, le sue conoscenze;
era un’artista del nascondimento; sapeva e taceva, ma sapendo era
un’ottima consigliera, soprattutto per Rocco”.
Giovanissima espatriò nella vicina Svizzera per lavorare e aiutare la
sua famiglia d’origine. In tutta la sua esistenza non fece che lavora-
re, anche se la vita in Albergo non le piaceva proprio.
Adelina: “Con lei ho sempre avuto un rapporto splendido, fatto di
confidenze e di grande affetto. Ricordo, in particolare, le lunghe
telefonate che ogni giorno ci facevamo quando, appena sposata
abitavo all’Aprica. La lontananza a me pesava molto, ma con le
sue parole, la mamma riusciva sempre a tranquillizzarmi. Quando
finalmente sono tornata ad abitare a Livigno, nel luglio del ‘74 lei
era già molto ammalata. Mi abbracciò e mi disse - adesso muoio
contenta perché anche tu sei di nuovo a casa - . Purtroppo, pochi
giorni dopo, ci lasciò”.
Franco si commuove al ricordo della mamma: “Era la decima di 14
tra fratelli e sorelle, è cresciuta con un grande senso dell’econo-
mia che è aumentata in Svizzera a Zernez dove, da giovanissima,
era andata a servizio. Questa esperienza la segnò soprattutto con
il personale dell’Albergo. Autisti, muratori, cameriere: cercava di
mettere tutti a loro agio perché aveva provato a vivere sotto padro-
ne e conosceva la soggezione, perciò non faceva mancare nulla a
nessuno. Durante la costruzione dell’Albergo, faceva da mangiare
Anna Cusini la seconda anima di Rocco
1. Anna, Rocco e il nipote Nando Confortola durante un viaggio a Milano.
2. Livigno 1943, Anna insieme al fratello Luigi, la sorella Maria, la sorella Imelde e la nipote Lena.
3. Zernez, Svizzera 1941, Anna con Giuseppina Cantoni (a sinistra) e una collega.
17
Rocco Silvestri Una storia di Livigno
17
per tutti, muratori compresi, curava il bestiame, i figli e la casa.
Aperto l’Albergo si trovò a lavorare di più, curava la lavanderia dove
si doveva lavare, stendere, rammendare, stirare, tutto a mano. In
cucina aveva sempre una montagna di patate da pelare, verdure da
pulire. Un’estate Rocco inaugurò un allevamento di polli e non era
certo lui a curarlo. Aveva sempre una goccia di sudore al naso.
Il pà non sarebbe arrivato dove è arrivato senza una donna come
la mamma sempre al suo fianco”. Continua Franco: “l’incendio del-
l’Albergo nel luglio ‘64 fu per tutti molto traumatico, per lei fu un
vero strazio: mentre io la tiravo via attraverso i prati lei piangeva e
gemeva - come faremo, come faremo, con tutti i nostri sacrifici! Si
guardava indietro e ripeteva in continuazione: - le mie dure fatiche
- e - come faremo ora? - . Ma tutti insieme ci rimboccammo le ma-
niche e in una settimana riaprimmo l’Albergo.
La mamma era molto religiosa, umile e riservata, e quando doveva
salutare i clienti si sentiva sempre un po’ a disagio. Era piena di
energia e di salute, ma a poco più di cinquant’anni ebbe i primi
sintomi della malattia che affrontò sempre con grande dignità e,
per quanto possibile, non faceva trapelare i suoi dolori. Quando
morì, il 3 luglio del ‘74 lasciò un gran vuoto. Ci ha lasciato un grande
ricordo e un grande esempio di vita che penso ognuno di noi abbia
saputo cogliere nei suoi aspetti più intimi e profondi”.
Nella pagina a lato Anna, da sinistra seconda in alto, con amiche e colleghe.
A destra Anna a Zernez nel 1942.
19
Rocco Silvestri Una storia di Livigno
NNel 1949 Rocco e Anna decidono di acquistare la vecchia casa
rurale denominata “Botarel”. Furono anni di sacrifici ma nel ‘54 l’Al-
bergo Spöl viene inaugurato. “Gli inizi non sono facili - ricordano i
figli - spesso alla sera papà ci faceva stare sul davanzale della fine-
stra a controllare se dal Passo d’Eira spuntavano i fari di qualche
auto, nella speranza che fosse qualche turista in arrivo e che questi
non si fermasse all’Alpina, ma che venisse ad alloggiare da noi”.
A Livigno le comodità sono una cosa ancora da inventare, d’altra
parte chi arrivava fin qui in villeggiatura già da allora era abituato a
ben altro. Anche i generi alimentari, a parte il latte e il formaggio,
non erano così facilmente reperibili. Nei primi anni Anna lava le len-
zuola nelle tinozze di legno! L’acqua calda, un lusso che nemmeno
d’inverno i livignaschi conoscevano, era ormai necessaria anche in
piena estate. C’era una vecchia caldaia a legna ma era di difficile
gestione perché o l’acqua era troppo fredda o la caldaia andava in
ebollizione. Natale e Pasqua erano i periodi più affollati. Rocco e
famiglia andavano a messa alle 5 del mattino e poi lavoravano fino
alle 10 di sera. D’inverno invece c’era un solo cliente, il dott. Ric-
cardi, medico del paese. “Al ritorno dalla scuola - ricorda Sofia - do-
vevo andare al forno a ritirare 4 panini freschi per il dottore. Noi in
famiglia mangiavamo le ciambelle secche. Con l’Albergo scoprim-
mo l’esistenza della frutta: d’estate io e le mie sorelle riuscivamo a
rubare in cantina qualche albicocca e qualche pesca. Per noi era la
prima volta e ne eravamo ghiotte!”
I primi clienti erano milanesi e genovesi e anche qualcuno della
bassa Valtellina, in genere professionisti, medici, insegnanti che ri-
manevano due, tre settimane. Fuori stagione l’Albergo era frequen-
tato anche da geologi e ingegneri di Milano per una ricerca sulle
acque sulfuree e ferruginose (la Cassa del Ferro).
“Nel ‘55 io avevo 10 anni - continua Sofia- ma il pà mi aveva già
messo al lavoro e mi occupavo delle registrazioni. La camera con
la pensione completa, se ricordo bene, costava 150 lire. In camera
c’era un lavandino mentre il bagno era sul corridoio. Papà non ave-
va certo studiato in un Istituto Alberghiero ma con il suo modo di
fare e la sua intelligenza riusciva a stabilire ottimi rapporti con tutti,
anche con il personale. Alla mamma non piaceva questo lavoro, ma
si adattò per necessità e per amore di suo marito. A volte si improv-
visava anche ottima cuoca. A turno papà ci mandò a scuola all’este-
ro per imparare le lingue che per noi era soprattutto il tedesco. Nel
1964 a causa di un corto circuito al motore dell’aspirazione del
fieno (allora l’Albergo non occupava tutto l’edificio) si sviluppò un
incendio che danneggiò notevolmente la stalla e il vicino albergo.
Fu un grande dolore per tutti, ma ci riprendemmo e fu una gara a
chi si dava più da fare. In capo a poco più di una settimana l’Albergo
funzionava in pieno. L’assicurazione pagò una miseria, come spes-
so accade, inoltre avevamo una polizza bassa. Ebbe la peggio un
nostro collaboratore, Dino Cantoni, che morì d’infarto dopo essersi
prodigato nello spegnere l’incendio. Questa fu la ferita più grave
L’Albergo Spöl ristrutturato da Rocco nel 1954.
Nella pagina a lato l’Albergo Spöl durante l’incendio del 1964.
Albergo Spöl una grande idea di ospitalità
21
Rocco Silvestri Una storia di Livigno
che rimase per sempre nel cuore nostro e di papà. Dopo questo episodio
Rocco, come era sua natura, pensò di raddoppiare l’Albergo. A poco a
poco le camere vennero ampliate e dotate di servizi, gli esterni rinnovati e
gli arredamenti fatti tutti ex novo. La clientela non mancava e ancora una
volta Rocco Silvestri aveva visto giusto e lontano: il turismo, non l’agricol-
tura o la legna o l’emigrazione erano nel destino di Livigno.
“Era bello - continua Sofia - lavorare tra noi sorelle, fratelli, genitori e inser-
vienti: eravamo tutti una grande famiglia. Con le mie sorelle e con le ca-
meriere ci raccontavamo tutto, spesso ci divertivamo, nonostante il lavoro
e, soprattutto, avevamo imparato ad accontentarci di poco”.
Nel 1970 si ammala Anna. Rocco non sente ragioni e la porta ovunque ci
fosse una speranza di guarigione. La sua morte nel ‘74 lasciò Rocco in uno
stato di profonda costernazione da cui riemerse solo dopo anni e dopo
essersi impegnato in altre avventure come Pantelleria e l’Africa.
Ma l’Albergo rimase sempre la sua casa, il suo centro di gravità. Vi portava
gli amici che venivano sempre più spesso a trovarlo e naturalmente la va-
sta parentela che Rocco voleva sempre lì, attorno a lui, nei giorni deputati:
Natale, Pasqua, i compleanni.
Intanto l’Albergo continuava a migliorare nella sua funzionalità e nell’este-
tica. Tutti gli anni, finita la stagione turistica, l’Albergo si trasformava in
cantiere e ogni anno c’era una cosa nuova, l’ultima fu l’inaugurazione di
un Centro Benessere particolarmente curato. Rocco aveva visto lontano:
quella vecchia traballante costruzione, nella sua mente era già il bellissi-
mo Albergo di oggi.
Nella pagina a lato l’Albergo Spöl nel 1955, durante il 50° Sacerdozio di Padre Gianbattista Pedrana, zio missionario di Rocco.
A destra, unico caso di aereo a terra a Livigno, accanto all’Albergo Spöl nel 1956.
23
Rocco Silvestri Una storia di Livigno
DPRIMA DEI CELLULARI
Doveva nascere Franco. Il 14 febbraio del 1948, il pà doveva fare
una gara di fondo perché partecipava molto a tutte le manifesta-
zioni tradizionali, sia di chiesa che di sport. La mamma già aveva
le doglie ma il papà non voleva rinunciare alla gara, così, siccome
il percorso passava proprio sotto casa, si misero d’accordo che se
stava per nascere avrebbe messo fuori dalla finestra uno straccio
rosso.
Rocco ha fatto tutti i suoi giri e ha vinto la gara. Nessuno aveva
messo lo straccio e quando tornò a casa gli dissero che era nato
un maschio. Il primo maschio dopo due femmine.
Così partì con gli amici a festeggiare, felice per il maschio e per
la vittoria. Ma si prese una bella ciucca e non tornò che il mattino
dopo. Allora, per la prima volta il nonno (il suo babbo) lo sgridò
moltissimo. Era molto arrabbiato perché nostra nonna, sua moglie,
morì di parto dando alla luce una sorella del papà, Sofia, dalla quale
io ho preso il nome.
Sofia
CAVALLI E DESTINO
Nostro padre prima di aprire la strada durante la guerra lavorava
con i cavalli nel senso che faceva trasporti col carro d’estate e con
la slitta d’inverno, sia per il Foscagno sia per la Svizzera.
Come tutti faceva anche un po’ di contrabbando. Per confondere le
guardie montava i ferri del cavallo all’incontrario in modo che non si
capisse da che parte stesse andando. A volte faceva anche uscire
i cavalli a marcia indietro dalla stalla in modo che si vedesse che i
cavalli erano tutti dentro.
Era affezionato a Motaciò, una bella cavalla, infaticabile, la sua pre-
ferita. Questa cavalla gli salvò la vita. Il pà si era addormentato sulla
slitta lungo la Via da la Val. La cavalla a un certo punto si mise a
correre all’impazzata e subito dopo dove erano passati si schiantò
una valanga enorme. Nelle vicinanze c’erano due uomini di Livigno
che corsero in paese a dire che era successa una disgrazia ma
nostro padre era già tornato a casa.
Quirino e Sofia
LE MUCCHE E LA CULTURA
Nostro padre teneva moltissimo alla nostra educazione. E per edu-
cazione e istruzione a quel tempo si intendeva il collegio, ma non
un collegio qualsiasi, ci voleva un collegio di suore e in più, all’este-
ro, per via delle lingue da imparare per la gestione dell’Albergo.
Un settembre partimmo in macchina io e Sofia per il Collegio di
Menzingen vicino a Zug. Ma proprio quando stavamo per salire
in macchina il papà venne chiamato per una faccenda urgente ri-
guardante la strada. Allora ci accompagnò di corsa solo fino alla
stazione di Hospiz Bernina, scaricandoci lì con due valige a testa
e un cartone pieno di cibarie. Il problema era che io e Sofia non
avevamo mai visto un treno in vita nostra e non sapevamo come
comportarci.
Rocco Silvestri i nostri ricordi
Nella foto Rocco con la sua amata cavalla Motaciò davanti alla casa paterna, il bait anni ‘30.
25
Rocco Silvestri Una storia di Livigno
Facemmo un viaggio da incubo, in preda al panico e a ogni tipo di
paura e arrivammo stravolte al collegio dove speravamo di trovare
un po’ di conforto. Ci accolse una suora grande come un armadio
e la prima e sola cosa che ci chiese in tedesco, quasi urlando, fu: -
Dove sono i soldi della retta? - Eravamo così spaventate e depresse
che tirammo fuori tutti i soldi, anche quelli che dovevamo tenere
per noi, e forse quelli che ci servivano per scappare! La prima sera
a tavola ci diedero un piatto di minestra bollente. Io ne presi un
po’ con il cucchiaio e feci per soffiarci sopra. Le suore e le altre ra-
gazzine si immobilizzarono tutte di fronte a tanta ignoranza, finché
capimmo che era una cosa sconveniente soffiare sulla minestra.
Il collegio era così severo che c’era l’obbligo di parlare in tedesco
dopo soli 15 giorni di lezione; o ci si esprimeva coi pochi vocaboli
studiati oppure silenzio assoluto, in caso contrario si pagava una
multa per ogni parola detta in italiano. I soldi in nostro possesso
erano così pochi che ci si guardava bene dal pagare la multa e
perciò... studiare e solo studiare!
Imelde
PANTELLERIA: COME UNA LIVIGNO
IN MEZZO AL MARE
A mio marito nell’81 capitò di fare un viaggio a Pantelleria e rimase
affascinato dal mare. Vide anche che c’erano in vendita delle case.
Per Rocco era un periodo difficile perché era morta la mamma.
Così cercò di coinvolgerlo e di trascinarlo là. Rocco una volta ar-
rivato sul posto si rese conto che quelle condizioni di vita, senza
energia elettrica, senza collegamenti sicuri, con la gente che viveva
una realtà contadina, erano le condizioni di Livigno di trent’anni
prima. E se ne innamorò. Era l’habitat ideale di un pioniere come
il papà. Comprò 11 dammusi. Voleva costruire un ascensore per
scendere in spiaggia e portarci i clienti di un futuro albergo che già
lui immaginava. Ma era troppo in anticipo sui tempi. Ci si rese conto
che le cose lì non sarebbero decollate, ci voleva un aeroporto, la
luce ecc. E poi l’economia del tempo: la stagione turistica era una e
noi non potevamo essere in due posti diversi contemporaneamen-
te. Così vendemmo tutto tranne una casa a picco sul mare che è
ancora la nostra casa di vacanza. Ancora una volta aveva ragione
lui, ma noi non abbiamo avuto la pazienza di aspettare.
Maria
COME SI NASCEVA
Sono sempre stata un po’ ribelle, sia in casa che fuori. Ma forse
tutto si spiega con il modo nel quale sono venuta al mondo.
Era il dicembre del ‘49, qualche giorno prima di Natale. La mam-
ma aveva lavato i pavimenti per tutto il giorno, stando in ginocchio.
I pavimenti di legno grezzo sono duri da tirar puliti.
Verso sera la mamma incominciò ad avere mal di schiena e disse al
papà, senza fargli troppa urgenza, di andare a chiamare l’ostetrica.
Il babbo uscì, andò prima in Comune e poi a sbrigare qualche altro
affare e infine ad avvisare l’ostetrica. Quando arrivarono a casa io
Pantelleria 1981, Ezio Tenci, Tino Lucini, Rocco, Mando, Luciano, Alberto, Dionigi, Quirino.