Rocco Antonio Pisani - Autobiografia

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1 AUTOBIOGRAFIA Baldassarre Peruzzi: Apollo e le Muse. Palazzo Pitti, Galleria Palatina, Firenze. Ho scelto questo quadro di Apollo che danza con le Muse come logo della mia autobiografia. Il quadro rappresenta il desiderio universale di conoscenza. Le muse sono nell’ordine, da sin a des: Calliope “dalla bella voce”, presiede alla poesia epica ed all’eloquenza; Clio “colei che celebra”, presiede alla storiografia ed alla rievocazione del passato; Erato “l’amabile”, che ispira la poesia amorosa; Melpomene “colei che canta”, presiede alla poesia tragica; Tersicore “lieta della danza”, presiede al canto corale e alla danza; Apollo ; Polimnia “dai molti inni”, ispira la poesia religiosa e il canto rituale; Euterpe “colei che allieta”, presiede al canto lirico; Talia “la fiorente”, ispira la poesia bucolica e la commedia; Urania “la celeste”, sovrintende alla conoscenza degli astri. ( Nardini B.,1982, Primo Incontro con la Mitologia Greca e Romana. Firenze, Giunti-Marzocco Ed.; Kerényi K.,1989, Gli Dei e gli Eroi della Grecia. Milano, Arnoldo Mondatori Ed.).

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Questo volume è l'autobiografia del Prof. Rocco Antonio Pisani, neuropsichiatra ed esperto di gruppoanalisi. Il libro tratta della sua vita, della sua carriera ed del suo contributo nel mondo scientifico. Per maggiori informazioni http://www.roccoantoniopisani.it

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AUTOBIOGRAFIA

Baldassarre Peruzzi: Apollo e le Muse. Palazzo Pitti, Galleria Palatina, Firenze.

Ho scelto questo quadro di Apollo che danza con le Muse come logo della mia autobiografia. Il quadro rappresenta il desiderio universale di conoscenza. Le muse sono nell’ordine, da sin a des: Calliope “dalla bella voce”, presiede alla poesia epica ed all’eloquenza; Clio “colei che celebra”, presiede alla storiografia ed alla rievocazione del passato; Erato “l’amabile”, che ispira la poesia amorosa; Melpomene “colei che canta”, presiede alla poesia tragica; Tersicore “lieta della danza”, presiede al canto corale e alla danza; Apollo ; Polimnia “dai molti inni”, ispira la poesia religiosa e il canto rituale; Euterpe “colei che allieta”, presiede al canto lirico; Talia “la fiorente”, ispira la poesia bucolica e la commedia; Urania “la celeste”, sovrintende alla conoscenza degli astri. ( Nardini B.,1982, Primo Incontro con la Mitologia Greca e Romana. Firenze, Giunti-Marzocco Ed.; Kerényi K.,1989, Gli Dei e gli Eroi della Grecia. Milano, Arnoldo Mondatori Ed.).

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Le Muse sono ispiratrici dell’arte. Allietano con il loro canto. Sono depositarie della memoria (in quanto figlie di Mnemosine) e del sapere (in quanto figlie di Zeus). Sono preposte all’arte in ogni campo del sapere: letteratura, poesia, musica, danza, filosofia, astronomia, medicina, scienze ed in genere tutte le occupazioni intellettuali. Sono il simbolo dell’armonia nella natura. Apollo è il maestro delle Muse. Dio della luce, è, da questo punto di vista, anche il simbolo della conoscenza e della sapienza. E’ il depositario della luce interiore. Sull’architrave del portale del tempio dedicato ad Apollo Delfico, a Delfi, era scolpito il motto: “Conosci te stesso”, fatto proprio successivamente da Socrate. 1937-1946 Sono nato il 28 settembre 1937 a Potenza in Lucania da Francesco Pisani e Angela Miraglia, ambedue di Trivigno, provincia di Potenza. Mio nonno paterno si chiamava Rocco e mio nonno materno Antonio. Cosi, secondo tradizione familiare, io sono il continuatore dei miei due nonni. Ho una sorella Carmela che è più grande di me di dieci anni.

Carmela e Rocco

(La foto di Carmela e Rocco insieme è opera del cugino Pietro Pisani, figlio dello zio Nicola).

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Mio padre era legato alla tradizione per cui, dopo dieci anni di…inutili tentativi, sono nato io, il figlio maschio tanto atteso! Lascio immaginare la gioia di mio padre e la disperazione di mia sorella che, dopo anni di regno incontrastato, si vedeva spodestata dalle grazie ed attenzioni,specie di mio padre. Purtroppo ho perduto mio padre quando io avevo otto anni e mezzo e lui poco più di 49. Mio padre era molto legato alla famiglia con un forte senso di responsabilità paterna. Era ferroviere ed abitavamo in un appartamento delle Ferrovie dello Stato alla Stazione Inferiore di Potenza, che distava circa tre km dal centro della città, situato in collina. Durante la guerra e subito dopo circolavano pochi mezzi pubblici. La maniera più semplice per raggiungere il centro era andare a piedi, cercando di consumare le scarpe il meno possibile… Talora ci si affidava a mezzi di fortuna come ad es. autocarri che trasportavano merci. Io sedevo in cabina vicino all’autista e mio padre viaggiava fuori in piedi sul predellino della porta di guida. In una occasione, avevo circa quattro anni, cadendo mentre giocavo, mi tagliai un orecchio. Mio padre mi prese per mano e a piedi raggiungemmo il chirurgo, che lavorava al centro della città, per ricucire l’orecchio. Di quell’episodio ricordo ancora vivamente il calore della grossa mano di mio padre ed i confetti che mi comprò per aver affrontato l’intervento chirurgico, sia pure piangendo disperatamente. A questo periodo risalgono dei ricordi molto belli. Avevo 3-4 anni, mi compravano il “Corriere dei Piccoli”. Al piano di sotto al nostro abitava un capostazione, il signor Giuseppe Satriano. Spesso dormiva di giorno perché aveva lavorato o doveva lavorare di notte. Incurante della sua stanchezza doveva leggermi comunque il Corriere dei Piccoli! Aveva una figlia, Nuccia Satriano. Era fidanzata con mio cugino Rocco, che avrebbe successivamente sposato, figlio dello zio Pietro Pisani, fratello maggiore di mio padre. Nuccia era diventata la mia insegnante. Alle sue lettere al fidanzato aggiungeva scritti di mio pugno in cui chiedevo… cannoni, vagoni di trenini, capostazione ecc. Ne conservo una copia. Ero un bel bambino e naturalmente al matrimonio di Nuccia e Rocco io fui scelto come paggetto!

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Mio padre aveva un collega di lavoro , Matteo, che faceva anche il barbiere. Veniva a casa periodicamente. Mio padre si sedeva su una sedia e Matteo procedeva alla rasatura della barba ed al taglio dei capelli. Vedevo allora mio padre come una persona imponente ed importante.

Matteo, Francesco e altri due colleghi di lavoro.

Francesco è il primo in alto a destra. Facevamo anche dei viaggi. Per me il viaggio in treno era un avvenimento straordinario. Non vedevo l’ora di salire su un vagone con i sedili di legno della III classe, oppure vellutati della II o I Classe, che mi sembravano di una straordinaria eleganza, e partire. In genere si trattava di viaggi da Potenza a Trivigno. Duravano non più di mezz’ora con mia grande delusione. Alla stazione di Trivigno trovavamo un asinello o un mulo, a cavallo dei quali salivamo al paese che si trovava in alto. Qualche volta si trattava di viaggi più lunghi: a Roma ad es., dove lavorava ed abitava mio cugino Michele Pisani, oggetto di grande ammirazione da parte mia. Conservo una foto sulla cupola di S. Pietro con mio padre, mia madre e Michele.

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Angela, Rocco, Francesco, Michele

Siamo andati anche alle terme di Salsomaggiore, di cui non ricordo nulla , ma ho una fotografia seduto accanto a mia madre.

Rocco e Angela a Salsomaggiore

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Un’altra mia grande passione era la bicicletta. Mio padre mi comprò una bicicletta piccola e mi insegnò a pedalare. Della sua cura e manutenzione se ne occupavano ragazzi più grandi che abitavano nel palazzo. Il programma era che me ne avrebbe comprata una sempre più grande man mano che crescevo. Purtroppo la sua morte precoce ha impedito la realizzazione di questo programma. Ma l’ho portato a termine da solo. Tuttora amo andare in bicicletta. Ne posseggo due sportive. Durante la guerra mio padre ha avuto l’incarico di gestire uno spaccio alimentare delle Ferrovie dello Stato chiamato “La Provvida”. Ogni tanto mi recavo alla Provvida nella speranza di commuovere mio padre ed avere qualche cioccolata esposta sul bancone. Macché! Mio padre aveva un atteggiamento severo ed irremovibile. Non si lasciava commuovere! Per fortuna lavorava con lui lo zio Rocco Potenza, che, formalmente di nascosto da mio padre, provvedeva a rifornirmi di cioccolata, zucchero e tutto ciò che potesse essere oggetto di desiderio da parte di un bambino. Questo zio Rocco Potenza, marito della zia Maria Michela Pisani, sorella maggiore di mio padre, è stato un uomo molto saggio, dotato di buon senso e di una filosofia spicciola che ridimensionava tutte le piccole beghe e contrarietà della vita. Continuo ancora adesso ad ispirarmi a lui di tanto in tanto. Mio padre era molto serio e molto stimato. Spesso veniva chiamato a risolvere o a dare consigli su controversie all’interno di altre famiglie e sul posto di lavoro. Si incontrava spesso con altri adulti che discutevano di politica e amministrazione. Ascoltava con apprensione le notizie che venivano dal fronte da una radio Marelli che mi sembrava monumentale ed io spesso lo disturbavo cercando di giocare con le manopole. Anni fa ne ho trovata una simile che ho acquistato e sistemata nel mio studio e che custodisco con grande cura. Mio padre ha iniziato la carriera di ferroviere partendo dai livelli più bassi. Si iscrisse alla scuole serali e consegui il diploma di sesta elementare, che a quell’epoca era quasi un diploma di scuole superiori. Con quel diploma fece una bella carriera: prima come Assistente di stazione poi come Capo Stazione. Aveva un berretto rosso che era oggetto di ammirazione e desiderio da parte mia. Lo

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avrei voluto in eredità. Ma non l’ho più trovato. Pare che mia madre lo abbia messo nella sua bara. Purtroppo non ha potuto esercitare a lungo la funzione di Capo Stazione perché dopo pochi mesi si è ammalato ed è morto. Pensando al mio futuro aveva come modello quello del medico di condotta del suo paese. La sua aspirazione più grande era che diventassi medico e facessi una carriera analoga. Naturalmente ho esaudito il suo desiderio e sono andato anche oltre! La sua scomparsa lasciò in me un grande vuoto. Ho sempre lavorato alla sua ricostruzione interna. Ci sono riuscito molto bene anche tramite i miei maestri di gruppoanalisi, alla cui scuola mi sono formato. Mio padre tuttora mi accompagna, come… “angelo custode”. Questa estate del 2012 ho trascorso le mie vacanze a Collalbo in provincia di Bolzano nel mese di agosto. Ci vado spesso perché il posto è molto bello. C’è un albergo, l’Hotel Post, dove Freud, cento anni fa, amava trascorrere le vacanze e scrivere i suoi lavori, tra cui “Totem e Tabù”. E’ proprietaria la famiglia Senn, che lo gestisce conservando un bello stile tradizionale austriaco, con l’aggiunta di una atmosfera accogliente, calda e familiare. Questa estate ho incontrato, nell’Hotel Post, il dott. Antonio Martino, originario di Tricarico in provincia di Matera. Lucano DOC come me. Mi è stato presentato da Dusco Jankovich, un amico comune, cosmopolita e poliglotta, che all’età di 91 anni conserva ancora una notevole lucidità mentale ed uno spirito di autonomia e indipendenza. Antonio ricorda che nell’estate del 1943, quando aveva 13 anni, ha trascorso le vacanze estive con suo padre, Luigi, alla stazione ferroviaria di Trivigno. Nella stazione prestavano servizio mio padre e suo padre. Mio padre era il vice capostazione e suo padre il brigadiere dei carabinieri, comandante del distaccamento che aveva il compito di perlustrare e sorvegliare un tratto della linea ferroviaria. Lavoravano e passavano il tempo libero insieme. Si creò una bella amicizia. Antonio ricorda tanti particolari di mio padre, come la pesca nel fiume Basento, vicino alla stazione. Ricorda anche che ogni tanto mio padre si faceva accompagnare da mia sorella, una “bella signorina”, con la quale talora saliva in paese. Luigi Martino si recò a far visita a mio padre alla sua morte, addolorato per la scomparsa del caro amico. Questo incontro mi ha

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molto commosso. E’ stato come rivedere mio padre attraverso Antonio! Sono infinitamente grato ad Antonio per questi cari ricordi. Mia madre era una persona molto umile, aveva fatto solo la seconda elementare e sapeva appena leggere e scrivere. Ma le sue sorelle emigrate negli Stati Uniti di America, la zia Anna e la zia Carmela Miraglia, erano molto legate alla loro famiglia di origine e ci tenevano molto a comunicare, sia pure solo per lettera. Invogliarono mia madre ad andare a scuola ed imparare a scrivere. Cosa che puntualmente fece. Per incoraggiarla le spedivano dei dollari per pagarsi le spese. La corrispondenza con loro è continuata fino alla loro morte e anche dopo con i figli Pietro, Tony, Michele, Isabella e Teresa, figli della zia Anna, e Antonietta e Melina, figlie della zia Carmela. Ero la “luce dei suoi occhi”, il suo bambino “bello” ed ammirato. Mi ha dato, con l’aiuto di mia sorella, una infanzia serena e di questo le sono molto grato. Ha segnato il mio futuro, tutto sommato fortunato, per l’energia vitale che mi ha trasmesso. Mi ha dotato anche, assieme a mio padre, di generosità e senso di gratitudine. Ma era anche molto severa, rigida, ostinata per non dire testarda, e, nei limiti della sua istruzione, mi ha educato all’ordine e alla disciplina. Spesso mi castigava quando non rispettavo certe regole. Non potevo ad es. consumare le scarpe giocando con scatole di metallo… non potevo frequentare altri ragazzi definiti “delinquenti” ecc. Negli ultimi tempi, quando la prendevo in giro per le sue lacune di istruzione commentava: “ beato te! se non ti avessi mandato a scuola..!”. La scomparsa di mio padre è stata per lei una perdita e un dolore enorme. E’ morta a Roma nel novembre del 1981 all’età di 86 anni. 1946-1955 La morte di mio padre segnò un periodo molto oscuro nella vita di famiglia. Era il 1946, immediato dopoguerra. Alle difficoltà e stenti della guerra si aggiunsero difficoltà economiche relative alla vedovanza di mia madre. Mia sorella era studentessa del secondo

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liceo. Negli anni successivi si iscrisse alla facoltà di Lettere a Bari, ove si laureò. Io ero un bambino, alunno delle elementari. Ero bravo. La maestra era la signorina Vecchioni. La più brava della classe si chiamava Cecilia. Naturalmente mi innamorai di lei! Il peggio venne quando dovemmo abbandonare l’alloggio delle Ferrovie dello Stato. Alloggio destinato a personale in servizio. Fummo sistemati in una aula delle scuole elementari della Stazione. Tanto freddo d’inverno senza riscaldamento, cibo scarso e misurato. Pasta fatta in casa. Facile da comprendere il grosso disagio di mia madre, con una figlia signorina ed un bambino piccolo. A quel punto entrò in azione una figura paterna sostitutiva molto importante, lo zio Nicola Pisani, fratello minore di mio padre. Si fece carico della nostra guida in sostituzione di mio padre. I suoi figli sono stati quasi nostri fratelli. Figure ausiliarie o fratelli maggiori sono stati anche i miei cugini sia da parte di padre che di madre. Il cugino Nicola Pisani, figlio di Pietro Pisani cugino di mio padre, è stato nostro ospite per tutti gli studi di ginnasio-liceo. È vissuto con noi come un fratello, condividendo tutti i nostri disagi. Nelle scuole medie inferiori, non sono stato molto brillante negli studi. Eccellevo soprattutto nelle materie letterarie. In seconda media fui rimandato ad ottobre in matematica. I numeri sono stati sempre la mia bestia nera. Per fortuna avevo mia cugina Camilla, figlia dello zio Nicola, professoressa di matematica molto brava, che mi dava delle lezioni e con un linguaggio molto semplice e chiaro riusciva a farmi capire quello che gli insegnanti ufficiali mi rendevano difficile ed incomprensibile. Mi iscrissi al Liceo Ginnasio Quinto Orazio Flacco di Potenza. Tuttora sono molto orgoglioso di avere studiato in questo Liceo, con ottimi professori, specie di Italiano, Latino e Greco, Storia e Filosofia, Storia dell’Arte. In quinto ginnasio ebbi la mia prima ispirazione verso la psicologia. Il Prof. Onorati, professore di italiano, era una mente illuminata. Studiavamo “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni. Il nostro compito non era quello di fare i comuni riassunti, come si usava, ma per ogni capitolo dovevamo studiare personaggi e situazioni e scrivere dieci osservazioni sulla psicologia dei personaggi inquadrati nella loro epoca storica e nei luoghi in cui si svolgevano

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le vicende. Io ero molto bravo in questo e ho scoperto cosi la mia vocazione verso la psicologia. A quell’epoca avevo già deciso che, iscrivendomi alla facoltà di Medicina, mi sarei specializzato in Psichiatria. Studiavo con interesse anche il Francese, insegnato dal prof. Infantino, che aveva anche lui la dote di appassionare gli studenti. Avevo anche, a sostegno del mio interesse per le lingue straniere, un altro insegnante di Francese che era un mio cugino acquisito, il prof. Italo Cantore, marito di Rosa Potenza, figlia dello zio Rocco. Mi ero cosi appassionato che in quinto ginnasio vinsi, ex equo con un altro studente, un premio della Alliance Francaise. Al liceo ebbi fior di professori per serietà e rigore professionale. Oltre alla preparazione avevano anche la passione, l’entusiasmo per l’insegnamento e il piacere della trasmissione del sapere. Ricordo in particolare il prof. Tomasillo, di Latino e Greco. Era un grosso cultore della materia che riusciva magistralmente a trasmettere l’amore della materia umanistica a noi studenti. L’interesse per le Scienze Umanistiche è stata la base fondamentale per i miei studi di medicina, psichiatria e gruppoanalisi. Il Prof Lichinghi, di Latino e Greco, non è stato mio professore, ma nel Liceo era una istituzione. Era famoso perché, alla luce dei suoi studi, era un cultore dell’etimologia greca e latina delle parole delle lingue moderne. Era anche un appassionato studioso di Quinto Orazio Flacco, che, confidenzialmente e familiarmente, chiamava il “compare” Orazio, di cui ammirava il piacere di vivere e la filosofia epicurea. Il Prof. Mancino è stato mio professore di Storia dell’Arte durante i tre anni di Liceo. A lui debbo la passione, che ho sempre coltivato per le arti: pittura, scultura ed architettura. Nei primi anni di università ho visitato “incantato” città come Roma, Firenze, Venezia ove potevo finalmente vedere ed ammirare “dal vivo” opere che il Prof. Mancino ci aveva fatto vivere nell’immaginazione e nella fantasia come il massimo della creatività umana. Insuperabili, quasi divine: arte greca, romana, rinascimentale, barocca, moderna. Il Prof. Riani, di Storia e Filosofia, mi ha trasmesso l’amore per i filosofi, specie i grandi greci: Socrate, Platone, Aristotile ecc.

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Il liceo mi ha offerto un’altra grande occasione, quella di iniziare e praticare l’attività sportiva con regolarità. Tuttora la pratica sportiva ha un ruolo fondamentale nella mia vita. Il Prof De Sopo, di Educazione Fisica, mi selezionò per praticare il lancio del disco. Mi stimolò e mi convinse a praticare allenamenti continui. Mi allenavo allo stadio Viviani di Potenza anche d’estate. In terza liceo partecipai come discobolo del Liceo Classico e vinsi una medaglia d’oro e una d’argento ai campionati studenteschi. Avevo 18 anni e lascio immaginare quanto orgoglio e compiacimento c’era nel salire sul podio e ricevere le medaglie. Nelle tribune, piene di studenti, c’erano anche le ragazze da cui desideravamo essere ammirati e per le quali anche gareggiavamo…Poi il discobolo rientrava perfettamente nell’immaginario dell’arte classica!

Alla fine dei miei studi universitari ho ripreso a praticare vari sport: tennis, ciclismo, sci. Tuttora pratico, sia pure in maniera molto ridotta, alcune di queste attività, specie la ginnastica iniziata a praticare con il Prof. De Sopo. Alla maturità non fui molto brillante. Fui rimandato in due materie alla sessione autunnale in cui me la cavai definitivamente. Sia al liceo che all’università non sono stato proprio eccezionale. Me la sono sempre cavata in maniera da superare prove ed esami. Solo in alcune materie sono stato più brillante: Italiano,Latino e Greco, Storia e Filosofia e Storia dell’Arte. Avevo un buon rendimento ma non sono stato mai il primo della classe. Invece dopo la laurea in Medicina e la specializzazione in Neurologia e Psichiatria è cominciata la mia ascesa che ha avuto il suo culmine nell’affermazione nella Gruppoanalisi, specialmente in ambito internazionale. Affermazione e riconoscimenti tuttora in crescita. 1956-1962

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Dopo la maturità classica, avendo deciso di laurearmi in Medicina con l’obbiettivo di specializzarmi in Psichiatria, dovevo scegliere la sede universitaria. Le sedi più vicine a Potenza erano Napoli e Bari ove gli studenti della Lucania si recavano per tradizione. La scelta definitiva di iscrivermi all’Università di Roma avvenne per seguire il mio compagno di scuola Imperio Napolitano, che si era iscritto a Roma alla facoltà di Giurisprudenza. Penso tuttora che non potevo fare una scelta più felice. Ancora una volta fu determinante l’incoraggiamento ed il sostegno morale ed economico da parte di mia sorella Carmela. Mia sorella ha finanziato tutto il mio corso di laurea e parte di quello di specializzazione; é stata per me un riferimento costante di sicurezza ed affidamento indiscusso nei momenti di maggiore difficoltà. Dopo l’iscrizione, partimmo insieme alla volta di Roma. Trovammo una pensione in via Napoleone III ed a novembre iniziai il corso universitario di Medicina. Avevo 18 anni, avevo lasciato la piccola città di provincia e mi trovavo all’improvviso nella città “tentacolare”. Il clima della pensione era tuttaltro che familiare, era impersonale e freddo e non vedevo l’ora che arrivassero le vacanze di Natale per tornare a casa. Ma nello stesso tempo la piccola città di provincia mi “stava stretta”. Avevo un grande desiderio di allargare gli orizzonti e di coltivare una specie di missione, iniziata da mio padre e da lui moralmente affidatami, quella del riscatto e dell’ascesa familiare e personale nella scala e nel rango sociale. Dovevo diventare medico, come il medico di condotta di Trivigno, che era l’aspirazione di mio padre e, possibilmente, professore universitario come mia ambizione personale. Meta, quest’ultima, che mi sembrava irraggiungibile. A quell’epoca nella facoltà di Medicina insegnavano fior di maestri di fama nazionale ed internazionale. Una specie di divinità irraggiungibili! Al ritorno dalle vacanze di Natale trovai ospitalità presso una famiglia, la famiglia di Vittorio Beggiato e sua moglie Maria, ai quali sono rimasto molto affezionato e grato. Mi avevano aiutato a trovare questa sistemazione un collega di corso, Giovanni Izzi e suo cugino Virgilio Ricci. Il clima era molto familiare e compensava molto la lontananza dalla mia famiglia. In quegli anni è iniziata anche una profonda amicizia che dura tuttora con Vittorio Stinchelli e sua moglie Iole. Con Vittorio ho condiviso l’affitto di una camera

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per circa due anni. Sono rimasto nella famiglia Beggiato per tutto il corso universitario e la scuola di specializzazione A partire dal primo anno di corso mi sono innamorato di Roma e già nel mese di febbraio decisi che non sarei più tornato a Potenza. La facoltà di Medicina mi si presentò tuttaltro che facile. Mi ero però appassionato allo studio dell’Anatomia insegnata dal Prof.Vincenzo Virno che era il professore che per tradizione accoglieva le matricole del primo anno. Familiarmente lo chiamavamo “padre Virno”. Con lui fui brillante e all’esame meritai il 30. Frequentavamo il laboratorio di osteoartromiologia, che era un po’ l’ambiente di iniziazione. Il tecnico Sardelletti era una specie di “divinità suprema”. Tutti ad ascoltarlo come se fosse un profeta che ci iniziava ad arti segrete e magiche..! Purtoppo i dolori sono cominciati con l’esame di fisica. Il titolare era il Prof. Ageno grande esperto della materia, scienziato di chiara fama, di assoluta serietà e rigore. Era il terrore di noi studenti. Se non eravamo preparati eravamo bocciati inesorabilmente. Qualcuno ha ripetuto l’esame anche diverse volte. Io che venivo da studi classici avevo enorme difficoltà ad apprendere una materia strettamente scientifica. Ritardai di un anno l’esame. Lo superai, con un misero 22, al… primo tentativo! Per me fu una gioia immensa come se avessi preso la lode. In quel periodo feci amicizia con altri studenti. Ero particolarmente legato ad Almerico Solitro, mio grande amico, perduto purtroppo per un incidente stradale molti anni fa. Conservo una profonda amicizia con Piergiulio Milza, un altro compagno di scuola, con il quale tuttora gioco, quando possibile, al tennis. Al quarto anno mi sono imbattuto in un altro terribile scoglio: l’esame di patologia medica. Il titolare era il prof. Cataldo Cassano, il quale, circondato da “terribili” aiuti, era un altro terrore degli studenti. Studiavamo ma spesso all’esame le domande vertevano sul contenuto di lavori di cui si era parlato durante le lezioni. Ho rinviato a lungo l’esame. Il giorno in cui mi sono deciso, mentre mi recavo al Policlinico le campane della chiesa suonavano a morto...! Era una specie di giorno del giudizio ed il mio stato d’animo era quello di un condannato a morte. Incredibile a dirsi fui uno dei pochi a superare la prova preliminare, circondato da un numero notevole

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di colleghi eliminati. Superai l’esame finale con un voto basso, ma ancora una volta era come se mi avessero dato la lode. Al quarto anno di corso iniziai a frequentare come studente interno la divisione di Medicina dell’Ospedale S. Giovanni in Roma, diretta dal prof. Raffaello Liberti. Vi rimasi per tre anni fino al conseguimento della laurea. Il relatore fu proprio il prof. Liberti con il quale discussi la tesi: “La dimetilbiguanide nel trattamento del diabete mellito”. L’esperienza nella divisione di Medicina di questo ospedale è stata determinante. Sotto la guida del Prof Liberti e dei suoi aiuti ed assistenti ho appreso le basi fondamentali della medicina: l’anamnesi , la semeiotica, l’esame obbiettivo, la diagnosi, la diagnosi differenziale e la prognosi. In più, e ancora più determinante, la mentalità clinica che tuttora mi illumina perfino nei trattamenti più squisitamente psicoterapici ed analitici. Al quinto e sesto anno della facoltà ho incontrato un’altra figura carismatica, il Prof. Luigi Condorelli. Era una “Divinità”. La lezione talora cominciava con una specie di “vestizione”. Un bidello gli toglieva la giacca e lo aiutava ad indossare il camice in maniera solenne… La lezione si trasformava in una specie di cerimonia religiosa…ed era di un livello molto alto. Veniva presentato il caso clinico e discusso nella diagnostica differenziale, con una assoluta semplicità e chiarezza esplicativa. Oltre che un grande medico il Prof. Condorelli era anche un grande professore. Lo ricordo con nostalgia. Aveva una grande cultura ed era un appassionato della medicina ed in particolare della cardiologia. Non amava molto gli strumenti tecnici moderni e o li considerava utili solo dopo avere approfondito una visione d’insieme del malato nei suoi aspetti fisici e psicologici. Partiva dal presupposto, che condivido assolutamente, che un’anamnesi accurata ed un esame obbiettivo molto attento ed approfondito portano già di per sé alla diagnosi o molto vicino ad essa. Era un fermo sostenitore del rapporto medico paziente e dell’importanza della vicinanza umana all’uomo che soffre. L’esame con lui era una vicenda tragicomica. Esigeva una assoluta preparazione ed un ragionamento clinico essenziale. Era inesorabile e l’esame si traduceva in una specie di eliminazione davanti ad un …”plotone d’esecuzione”!

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In genere cominciava con estrema calma, poi, man mano che gli studenti non corrispondevano alle sue aspettative, montava la sua collera . Talora la collera si traduceva in congestione del viso e lancio di tremende invettive tipo: “tu non sei un medico, sei un pericolo pubblico!”… La tragedia si leggeva sul volto degli studenti! Io me la cavai con un 28/30, ma l’esame lo sostenni con uno dei suoi aiuti… Un’altra figura importante è stato il Prof. Pietro Valdoni, grande chirurgo, anche lui figura carismatica. Ricordo le splendide riunioni in cui venivano presentati i casi clinici, con un’ampia discussione cui partecipavano radiologi, anestesisti, internisti, colleghi che venivano anche dall’esterno e noi studenti. Eravamo affascinati da tanta Sapienza e demoralizzati al pensiero che noi non avremmo mai raggiunto tali mete! Al terzo anno della facoltà di medicina, il 19 marzo 1958, si è verificato l’avvenimento fondamentale della mia vita. Ho conosciuto Antonina Calvisi, che preferisce farsi chiamare Nina, divenuta successivamente mia moglie.

Nina

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Era il giorno di S. Giuseppe. Con un mio cugino Rocco Dell’Orco, una mia lontana parente, Rori Blescia e una sua amica, appunto Nina Calvisi, uscimmo a passeggio per Roma. Doveva essere un semplice incontro, tutt’al più un flirt. Invece cominciammo a frequentarci e gradualmente il legame è divenuto sempre più stretto e profondo. Nina era una bella ragazza, molto intelligente, ma soprattutto dotata di un calore umano ed una affettività straordinaria. Aveva gli occhi azzurri molto belli ed un sorriso dolcissimo che mi incantava. Fin dall’inizio mi ha amato “alla follia”, cosa che non ha smesso di fare per tutto il resto della vita. Gradualmente ho riflettuto che era una grande occasione, forse l’unica, di incontrare una donna di sentimenti cosi belli e dolcissimi, occasione da non perdere assolutamente. Nel tempo Nina si è dimostrata non solo molto intelligente, ma anche dotata di una grande modestia. Si è sempre mantenuta in secondo piano ed ha sempre assecondato le mie iniziative, anche non condivise. Molto spesso è stata la mia “musa” ispiratrice. Insomma l’amore sbocciò. Passammo delle splendide giornate in giro per Roma ed al mare. Ma il ricordo più bello è quello delle gite a Tivoli a Villa d’Este in un’atmosfera di sogno. E, una sera d’estate, alle Terme di Caracalla dove si rappresentava l’Aida.

Rocco e Nina nei giardini di Villa d’Este aTivoli

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Nina viveva con lo zio prete, don Carmine Calvisi fratello del padre, ed una zia, sorella della madre, zia Binetta, dall’età di 5 anni. Vivevano a Castelnuovo S. Pio delle Camere, un paesino in Abruzzo in provincia dell’Aquila. Portava con sé la nostalgia della madre e nello stesso tempo la semplicità, gli affetti e la cultura con cui era stata educata nella canonica dello zio. Quando tornava dal paese aveva un bel colore rosso sulle guance, le “scocche” come io le chiamavo, un colorito naturale affascinante impossibile da imitare artificialmente. Quando eravamo lontani mi scriveva delle lettere bellissime, che tuttora conservo. Quella che all’inizio doveva essere un semplice flirt si trasformò cosi gradualmente in un amore che è durato tutta la vita. 1963-1974 Nel 1963, dopo la laurea conseguita con un voto non troppo brillante nel 1962, mi sono iscritto alla Scuola di Specializzazione in Neurologia e Psichiatria dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Il direttore della scuola era il Prof. Mario Gozzano, persona severa e rigorosa. Lo chiamavano il “sergente piemontese”. Si diceva che fosse essenzialmente un neurologo, ed, in effetti, era un neurologo clinico. Gran parte delle lezioni le faceva lui di persona con la presentazione e la discussione di casi clinici in aula. Aveva una buona preparazione anche in psichiatria ed il pregio di una notevole chiarezza espositiva. Ha scritto un “ Compendio di Psichiatria” semplice e chiaro, sottovalutato ma più volte ristampato, sul quale molte generazioni di psichiatri si sono formate. Il primo anno di specializzazione l’ho trascorso nel reparto di neurologia diretto dal Prof. Aldo Laterza, che ricordo con simpatia. I miei interessi sono sempre stati per la Psichiatria, ma la formazione neurologica con Aldo Laterza e Mario Gozzano è stata per me fondamentale. Oggi si parla tanto di Neuroscienze e si ignora che la nostra formazione psichiatrica è stata improntata alle Neuroscienze. Personalmente ritengo un errore la successiva separazione tra la Neurologia e la Psichiatria.

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Al secondo anno di specializzazione, nel 1964, sono stato assegnato al reparto di Accettazione Psichiatrica Uomini, diretto dal Prof. Guido Argenta. In questo reparto sono rimasto, dopo la specializzazione, fino al 1974. Il reparto era l’antesignano degli attuali Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura. Era collegato con il reparto di psichiatria di breve e media degenza, diretto dal Prof. Sebastiano Fiume, per il settore maschile. In questo reparto prestava servizio, o frequentava, la “crema“della Scuola Romana di Psichiatria rappresentata dagli allievi dei Professori Ugo Cerletti e Lucio Bini. Ne facevano parte, oltre al Prof. Fiume, I Professori Bruno Callieri, Gianfranco Tedeschi, Luigi Frighi, Isidoro Tolentino, Ignazio Majore ed altri. A volte erano presenti anche i Professori Lucio Bini, Tullio Bazzi e Ferdinando Accornero. La visita cominciava al mattino e spesso finiva oltre le dodici. Ogni paziente rappresentava uno spunto di discussione dai vari punti di vista: biologico,socio-culturale, fenomenologico, filosofico, psicoanalitico freudiano e junghiano ecc. Quasi mai si trovava un accordo e la discussione finiva spesso con grosse litigate..! Ma il clima era quello di simposi scientifici quotidiani di alto livello. Noi allievi specializzandi pendevamo dalle labbra di questi maestri ed il nostro stato d’animo era che non avremmo mai raggiunto simili “altezze”! Ovviamente c’era tanta idealizzazione, ma le basi formative che ci hanno trasmesso sono state certamente di alto livello. Durante il primo anno di specializzazione cominciai a lavorare prima come sostituto e poi come assistente nella Casa di Cura “Castello della Quiete” di cui era Direttore il Prof Ferdinando Accornero, che era stato uno degli aiuti del Prof. Ugo Cerletti e testimone oculare del primo trattamento con Elettroshock. Ho fatto appena in tempo a conoscere il Prof. Cerletti, prima della sua morte, mentre lavoravo al Castello della Quiete. Il Prof Accornero era un gran signore, ci offriva la possibilità di guadagnare qualcosa per sbarcare il lunario, ci insegnava e ci trattava con molto rispetto ed amicizia. Ricordo con nostalgia e affetto il Castello della Quiete in cui ho conosciuto molte persone: con Anna Ortu, Mario Pintucci , Rino Torrenti e Carlo Schanzer sono rimasto a lungo molto legato. Con il collega Marcello Muscarà

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e sua moglie Lida Berardi, recentemente scomparsa, si è instaurato un rapporto di profonda amicizia tuttora in atto. Dal Prof. Accornero, dal Prof. Argenta e dal Prof. Fiume ho appreso il metodo di indagine clinica in psichiatria . Erano i tempi di una psichiatria essenzialmente organicistica. La terapia di elezione era l’Elettroshock e cominciavano a comparire i primi psicofarmaci. L’Elettroshock è stato a lungo il trattamento sintomatico più efficace delle Depressioni Endogene e delle fasi acute della Schizofrenia. Nel 1963-64 al Castello della Quiete veniva spesso il Prof. Lucio Bini. Oltre che essere uno scienziato, il Prof Bini era un maestro ed aveva una enorme cultura in tutti i campi della psichiatria. Ogni paziente, di cui preparavo l’anamnesi, era oggetto di una lezione “privata”. Spesso si divertiva a stupirmi con citazioni bibliografiche di cui mi riferiva la fonte, la pagina e qualche volta anche le… note. Nella Clinica delle Malattie Nervose e Mentali preparavo talora per lui i casi clinici da portare a lezione. Purtroppo nell’estate del 1964 il Prof. Vittorio Challiol, aiuto anche lui del Prof. Cerletti, una mattina venne al Castello della Quiete e ci comunicò che il Prof. Lucio Bini, colpito da infarto del miocardio, era venuto a mancare. In novembre del 1965 ho conseguito la specializzazione in Neurologia e Psichiatria, questa volta a pieni voti, discutendo la tesi: “ Contributo alla conoscenza della fisiopatologia del Delirium Tremens”. Relatore il Prof Guido Argenta. Nel 1966 frequentava la nostra Clinica, ove si era anche specializzato, il prof. Jaime Ondarza Linares, di origine boliviana. Era stato a Londra ove aveva fatto una formazione in Gruppoanalisi alla Scuola di S. H. Foulkes. Il Prof. Gozzano gli dette l’incarico di organizzare e praticare la psicoterapia gruppoanalitica nell’ambulatorio della Clinica. Ovviamente nessuno di noi aveva idea di cosa succedesse nella stanza di terapia. Si creavano le fantasie più disparate, a colorito suggestivo, sull’onda della moda delle psicoterapie di gruppo diffuse in America. La formazione di tutti noi era essenzialmente organicistica. Tutte le teorie di indirizzo psicologico erano oggetto di svalutazione, se non di scherno, ovviamente difensivo. Quando non si riusciva in nessun modo a “cavare un ragno dal buco”, o nel caso di pazienti difficili ,

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l’indicazione “elettiva” era quella di affidare il caso ad Ondarza. Il quale era molto paziente ed aveva la passione della Gruppoanalisi per cui accoglieva un po’ tutti, salvo poi a selezionare i pazienti più adatti. Ondarza ha avuto il grande merito di avere introdotto la Gruppoanalisi nella Clinica delle Malattie Nervose e Mentali dell’Università di Roma nel 1966. A quell’epoca avevo acquisito già una grossa esperienza in psichiatria clinica, sia all’Università che al Castello della Quiete. Io ed altri colleghi cominciavamo però ad essere insoddisfatti dell’approccio esclusivamente organicistico. Era poca cosa, molto relativo e riduttivo. Anche alla luce degli scambi di idee con psicoanalisti freudiani, tra cui Isidoro Tolentino, Roberto Tagliacozzo, Ignazio Majore, e junghiani, primo di tutti Gianfranco Tedeschi, cominciavamo a capire che la Psichiatria é un campo molto vasto che va al di là di puri fattori biologici: genetici, esogeni tossici, chimici, endocrini ecc.( che pure hanno la loro grande importanza in una visione integrata ). I disturbi psichici hanno una etiologia multifattoriale. Trascurare gli aspetti psicologici individuali, familiari e sociali, la cultura del gruppo di appartenenza, significa ignorare che la psichiatria è una branca della medicina che allarga le sue conoscenze verso la psicologia, la psicoanalisi, l’antropologia, le altre scienze, la filosofia, le arti ecc. Cominciavo a prendere in considerazione l’idea di sottopormi ad una formazione psicoanalitica. Il problema era che questa formazione, con l’alta frequenza delle sedute settimanali, costituiva una spesa notevole che non ero in grado di affrontare. A me ed altri colleghi venne in mente di chiedere a J. Ondarza di fare con lui la formazione in Gruppoanalisi. Mai occasione, o “destino”, fu più propizia! Avevo intrapreso “a lume di naso” la strada che mi era più congeniale, che è stata artefice della mia maturazione personale, professionale e dei miei più grossi successi scientifici, specie in campo internazionale. Ondarza accettò. Con serietà, rigore e passione creò nel 1973 un gruppo analitico didattico di cui facevamo parte io, altri colleghi psichiatri , alcuni psicologi, un sacerdote messicano ed un seminarista spagnolo. Naturalmente nessuno di noi aveva voglia di esporsi. Tutti aspiravamo a carpire i segreti di Ondarza ed a scimmiottare la sua

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conduzione. Le sedute spesso si traducevano in lunghi silenzi, che talora duravano per l’intera seduta. Quasi sempre ci si incontrava alla Birreria Viennese per la cena post seduta. Il gruppo all’improvviso si animava, ritrovava la parola, con scherzi, barzellette, storie amene, pettegolezzi ecc… Cercavamo in tutte le maniere di coinvolgere Ondarza in questi incontri difensivi. Ma Ondarza, con splendido distacco, non si lasciava blandire dai nostri tentativi. Ha sempre mantenuto un rigoroso atteggiamento analitico e condotto l’analisi con grande competenza e serietà. Spesso accadevano episodi cosiddetti di “confine”. Una delle partecipanti aveva un fidanzato geloso, il quale fantasticava che all’interno della stanza delle sedute avvenissero festini e giochi sessuali di gruppo ecc. Nel corso di una seduta ci fu una scossa di terremoto. Caddero dei quadri dalle pareti facendo un gran fracasso. Nessuno pensò al terremoto, ma tutti, con gran paura, immaginammo che fosse entrato il fidanzato della collega per fare “giustizia sommaria”! L’analisi durò molti anni, seguita da due anni di osservazione di un gruppo, con sedute settimanali di supervisione gruppoanalitica, e da due anni di coconduzione con supervisione mensile. Divenni cosi un Gruppoanalista della Scuola di S.H. Foulkes. Il 23 settembre del 1967 io e Nina ci siamo sposati. Io guadagnavo poco, Nina aveva una supplenza nelle scuole. Non volevo rinunciare alla carriera universitaria ed il guadagno quasi sicuro di Nina era una specie di garanzia di sopravvivenza. Nina era disposta a qualsiasi sacrificio pur di assecondarmi nel raggiungimento delle mie mete. Vivevamo con il suo stipendio, con quello che guadagnavo io al Castello della Quiete ed un po’ di libera professione che riuscivo a fare. In aggiunta mia sorella Carmela ancora una volta era venuta in aiuto ospitandoci nella sua casa di Roma. Nel 1970 abbiamo comprato con pochi risparmi ed un prestito dei cugini Luigi e Michele Miraglia la casa ove abitiamo tuttora. Luigi e Michele ci rassicurarono tantissimo con il loro prestito. Luigi lavorava in Venezuela, ove era emigrato. Sua moglie Maria, fece da tramite e si adoperò moltissimo in quella occasione. Conserviamo nei loro confronti una notevole gratitudine.

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Nel 1971 L’assessore alla Sanità della provincia di Latina Osvaldo Occhi mi chiamò a prestare servizio presso il Centro di Igiene Mentale della Provincia, con un contratto ambulatoriale a tempo determinato. Gli sono molto grato perché la mia scelta è avvenuta solo in base alla esperienza ed ai titoli da me acquisiti. Dirigeva il Centro il dott. Giovanni Inzerilli, con il quale ho lavorato in perfetto accordo e collaborazione fino al 1979, occupandomi dei pazienti adulti che venivano man mano dimessi dagli Ospedali Psichiatrici. Ho vinto anche un concorso per un posto di psichiatria per adulti nella provincia di Latina. Ma nel 1977 sono risultato vincitore del concorso per un posto di Assistente Ordinario nella Clinica Neurologica dell’Università di Roma ed ho rinunciato al posto di Latina. Nel 1968 è nata Angela, nel 1969 è nata Francesca e nel 1974 è nata Annalisa. Sono belle, intelligenti. Hanno un po’ il carattere del padre, ma rassomigliano per gli affetti sopratutto alla madre. Sono state tutte e tre molto brave a scuola.

Francesca, Angela, Annalisa

Angela si è laureata in Medicina e si è specializzata in Neurologia ed in Psicologia Clinica. Ha fatto anche una formazione in analisi individuale e di gruppo. Francesca si è laureata in Architettura. Ha preferito andare a lavorare all’estero. Vive e lavora da architetto a Parigi.

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Annalisa si è laureata in Ingegneria. Si è sposata nel 2008 con Duccio Righetti. Vive e lavora da ingegnere a Roma. Nel 1968 il Prof. Gozzano andò in pensione. Dopo un interregno di circa un anno, nel 1970 è stato chiamato a ricoprire la cattedra di Clinica delle Malattie Nervose e Mentali il Prof. Cornelio Fazio, proveniente dalla direzione della Clinica di Genova. Come tutti i precari di quell’epoca ( eravamo Assistenti Volontari) avevamo il grosso timore che con la venuta del nuovo Direttore, per noi non ci sarebbe stata alcuna possibilità di continuare la carriera universitaria. Il Prof. Fazio aveva però il grandissimo pregio di selezionare allievi e collaboratori in base ai meriti ed alle capacità personali, a prescindere dagli indirizzi e scuole di provenienza. 1974-1980 Nell’autunno del 1974 il Prof. Fazio mi nominò Responsabile dell’Ambulatorio Neuropsichiatrico della Clinica. L’Ambulatorio era affollato da tanti pazienti, neurologici e psichiatrici. Regnava una confusione ed un caos sovrani, una completa disorganizzazione. Tutte le mattine un numero notevole di pazienti si accalcava davanti alla porta del Prof. Fazio, urlando e protestando per il disservizio. Ero un relativamente giovane Assistente Volontario. La nomina mi stupì, pensai che fosse una presa in giro e che il Prof. Fazio volesse liberarsi di me in questa maniera. Avrei dovuto dirigere un Servizio che assisteva un numero notevole di pazienti e dare disposizioni ad Aiuti ed Assistenti, alcuni dei quali in procinto di diventare Professori Ordinari! Protestai energicamente con il Prof. Fazio, invitandolo, qualora avesse voluto liberarsi di me, a farlo apertamente. Si trattava, al contrario, di una manifestazione di grande stima, come mi fu calorosamente ribadito e come ho potuto constatare in seguito. Era una scelta di persona qualificata, giovane e desiderosa di affermarsi, come il Prof. Fazio era solito fare già quando dirigeva la Clinica di Genova. Non avevo scelta, dovevo lasciare il reparto di Accettazione Psichiatrica, dove avevo lavorato per 10 anni, contenendo tutto il dispiacere che questa separazione comportava.

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Furono mesi terribili quelli iniziali. Tutti ritenevano che io fossi un “uomo di paglia”, destinato a fare da capro espiatorio di tutte le gravi lacune che il servizio allora presentava: messo li a ricoprire una funzione di apparenza e senza alcun potere. C’erano colleghi che dichiaravano di avere un compito più importante da svolgere: andare al CNR, fare esperimenti, fare lezione ecc. Qualcuno voleva solo visite neurologiche, qualche altro solo visite psichiatriche. Morale della favola mi ritrovavo tutte le mattine con tanti pazienti che solo io dovevo visitare! La caposala era la più inferocita. In presenza mia e dei pazienti urlava: “Voglio un Caporeparto!”…L’unico collega che mi aiutò sostanzialmente in quella situazione fu il Prof. Filippo De Romanis, al quale sono rimasto sempre grato. Nel 1974-75 le visite ambulatoriali venivano effettuate nei locali della vecchia Accettazione Psichiatrica Uomini, successivamente entrati a far parte della Neurochirurgia. Erano locali di fortuna in cui i più “titolati” sceglievano le stanze migliori. A me toccò “naturalmente”…l’antibagno, che in passato serviva come spogliatoio del personale ausiliario! Studiai la situazione ed i…miei uomini; dopo di che presi le mie misure. Decisi di fare, con il sostegno del Prof. Fazio, il “Capo” e di dare disposizioni e linee guida indiscutibili (pena l’esonero dall’attività ambulatoriale): prenotazioni obbligatorie, assegnazione delle visite ai vari medici in base alla competenza specifica, creazione di ambulatori specifici per le varie patologie (Disturbi Vascolari, Parkinson e Disturbi Extrapiramidali, Epilessia, Cefalee, Disturbi Psichiatrici e Psicosomatici, Psicoterapia Gruppoanalitica ecc), ristrutturazione dei locali e delle suppellettili a disposizione ecc. Gli ambulatori specifici sono tuttora in funzione nel Dipartimento, almeno per quanto riguarda le branche strettamente neurologiche. Mi resi subito conto che il Prof. Fazio faceva sul serio: c’era bisogno di una persona esperta che si impegnasse seriamente nel far funzionare il Servizio, all’epoca svalutato rispetto ai reparti di degenza. Il Prof. Fazio aveva avuto l’intuizione dell’enorme importanza che nel futuro avrebbero avuto i trattamenti ambulatoriali ed i Day Hospitals a scapito dei reparti di degenza.

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Erano in costruzione i padiglioni prefabbricati nel cortile della Clinica destinati agli ambulatori.Ogni titolare di cattedra aveva la pretesa di occuparne una parte. In realtà i locali erano destinati alla cattedra del Prof. Fazio che lasciava i vecchi locali dell’Accettazione Psichiatrica alla Neurochirurgia. C’erano grosse difficoltà burocratiche, per superare le quali c’è voluto molto impegno anche da parte mia. Alla fine il nuovo Ambulatorio ci fu assegnato. Nel 1976, il Prof. Fazio, io ed il Signor Michele Venditti, ausiliario e portiere della Clinica delle Malattie Nervose e Mentali, andammo a prendere possesso dei locali che ci erano stati assegnati. Successivamente, incontrando il Prof. Fazio, il Signor Michele Venditti si rivolse confidenzialmente a lui e gli chiese: “Prof. Fazio quand’è che si prende un pò più cura anche del ‘Prof.’ Pisani?” Il Prof Fazio rispose: “presto! presto!” Sono infinitamente grato al Prof. Fazio che mi ha scelto a ricoprire un ruolo molto importante e difficile ed ha valorizzato la mia opera scientifica, didattica ed assistenziale. Mi ha sempre protetto e sostenuto. In una occasione gli espressi il dubbio che, svolgendo io un’attività prevalentemente psichiatrica, non fossi la persona più adatta a dirigere un ambulatorio del Dipartimento di Scienze Neurologiche. La risposta secca fu: “continui a fare quello che Lei sa fare!”. In breve le prestazioni ambulatoriali sono migliorate fino a raggiungere un alto livello quantitativo e qualitativo nel giro di pochi anni. Sono particolarmente grato ai miei collaboratori, che mi hanno aiutato materialmente e sostenuto moralmente: Impero Caterini, infermiere caposala, Angela Talamonti, infermiera caposala, Filippo Frioni e Giancarlo Costa, personale ausiliario. Nel 1977, risultato vincitore del relativo concorso, sono diventato Assistente Ordinario e Docente nel Dipartimento di Scienze Neurologiche dell’Università “La Sapienza” di Roma. Nel 1980 è venuta la nomina di Aiuto e la conferma ufficiale di Responsabile dell’Ambulatorio Neuropsichiatrico del Dipartimento. Nel settembre del 1979, anche per festeggiare il titolo universitario conseguito, partimmo in vacanza per Bolzano e le Dolomiti io, Nina, Angela e Francesca. Annalisa aveva 5 anni e decidemmo di

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lasciarla a Roma con Antonietta, la “tata” delle figlie. Ci rimase male e per consolarla le dicemmo che da grande la avremmo portata a Vienna! Nel 1980 Il Prof. Fazio andò in pensione. Andai a salutarlo con mia moglie. Mi strinse calorosamente la mano e mi disse: “ Pisani mi dispiace di averLa conosciuta tardi perché Lei meritava di diventare professore ordinario!” Gli risposi che aveva fatto già tanto per me valorizzandomi in base ai miei meriti ed alle mie capacità e che gli sarei rimasto sempre grato. Nel corso degli anni successivi ho mantenuto un buon rapporto di amicizia con lui e con sua moglie Lore. La Signora Lore Fazio era una Gran Signora. Era una persona dotata di grande intelligenza, saggezza e modestia. In occasione dei suoi 90 anni scrisse una lettera “magistrale” sulla gratitudine. Ne riporto un brano: “La gratitudine è un sentimento che fa riflettere, che esprime ottimismo e stima delle cose positive del vissuto, che impedisce di dimenticare, che stabilisce legami, che esalta sacrifici, affetti, insegnamenti, che dimensiona orgoglio, presunzione e indifferenza, che aiuta a capire e tollerare, che è contrario al cinismo e all’arroganza: è un atto d’amore” ( Lore Fazio 8 giugno 2004). 1980-1985 Alla fine degli anni ’70, come è noto, la Psichiatria fu separata dalla Neurologia. A mio avviso questa separazione è stata un fatto negativo. In questi ultimi tempi non si fa altro che parlare di “Neuroscienze” correlate alla Psichiatria, alla Psicoanalisi ed alla Gruppoanalisi. E’ una specie di riscoperta “ dell’uovo di Colombo”! Io, in ogni caso, ho continuato a dirigere l’Ambulatorio tradizionale di Neurologia e Psichiatria. La scissione comportò la fine del Servizio di Psicoterapia della vecchia Clinica delle Malattie Nervose e Mentali. Mi sento in dovere di ricordare che il Servizio di Psicoterapia fu creato negli anni ’60 dal Prof. Gianfranco Tedeschi, ben noto analista junghiano, in tempi estremamente difficili per la psicoterapia. Erano gli anni di uno stretto organicismo imperante

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negli ambienti accademici. Gianfranco Tedeschi ebbe il coraggio di organizzare questo servizio, di aprirlo anche a psicoterapeuti di altri indirizzi, riuscendo cosi a fornire, negli anni ’60-‘70, assistenza ad un numero elevato di pazienti. Al momento della scissione Tedeschi lasciò la Clinica. Decisi allora di portare nell’Ambulatorio Neuropsichiatrico ciò che del Servizio di Psicoterapia rimaneva: la Psicoterapia Gruppoanalitica. La Gruppoanalisi, era stata introdotta, come già detto, in Clinica da J. Ondarza Linares nel 1966. Nel 1981 Ondarza si ritirò e mi lasciò la conduzione del gruppo storico da lui iniziato e di cui sono stato coterapeuta prima del suo ritiro. A partire da quel momento ho continuato a condurre da solo il Gruppo Analitico Piccolo (Small Group di S.H. Foulkes) fino al 1991, quando ho deciso di iniziare l’esperienza con il Gruppo Analitico Intermedio (Median Group di P. de Maré). Ho condotto il Gruppo intermedio, con sedute settimanali, dal 1991 fino al 2004 quando sono andato in pensione dall’Università. Le sedute del Gruppo Intermedio sono state, registrate e trascritte dai miei allievi e raccolte in 19 volumi. Ho portato cosi con me nell’Ambulatorio le due anime: quella biologica e quella psicoterapeutica. Con il crescere del livello assistenziale ho sentito forte il bisogno di dare un’impronta ancora più scientifica e didattica all’attività, favorita dalla presenza di psicologi frequentatori alla ricerca di una formazione clinica. Verso la fine degli anni ’80 è sorta cosi l’idea di organizzare Seminari, a frequenza settimanale, sulla falsariga di quelli che Gianfranco Tedeschi organizzava in Clinica il mercoledì. A questi seminari ho dato l’impronta di integrazione bio-psico-sociale in base ai concetti gruppoanalitici di S.H. Foulkes: la vita psichica ed i relativi disturbi sono l’espressione di una unitarietà che può essere scissa solo ricorrendo all’astrazione. Ciò che è psichico o sociale è allo stesso tempo profondamente biologico e viceversa. Seguendo il principio che la vita mentale è un tutto che non può essere scisso, se non per approfondire un particolare settore rispetto agli altri, si sono alternati vari seminari. Di volta in volta hanno dato il loro contributo biologi, antropologi, psichiatri, psicoanalisti di vari indirizzi, gruppoanalisti ecc in uno spirito di integrazione e didattica interdisciplinare.

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Ho avuto il piacere di avere come ospiti anche antropologi culturali e letterati. Il loro contributo è stato particolarmente significativo, tenuto conto dell’importanza che l’approccio psicoanalitico ha sempre dato a riti, usi, costumi, folklore, letteratura ecc. Il successo dei seminari è dovuto alla collaborazione attiva di molti colleghi ed ai validi interventi di gran parte dei relatori ai quali debbo stima e riconoscenza. Una citazione particolare è dovuta alla Dott.ssa Helen Schur che con il suo seminario ci ha onorato di una testimonianza unica relativa alla vita di Freud ed alle relazioni tra Freud e Max Schur, suo marito e medico di Freud. Citazione particolare è dovuta al Prof J. Shaked di Vienna e alla Dott.ssa Partenope Bion, figlia di W. Bion, invitata dal dott. Mario Giampà. Partenope ha tenuto due splendidi seminari. Ai Prof. Eduard Klain e Niko Zurak, dell’Università di Zagabria, dobbiamo un seminario molto importante sulla teoria della pulsione di morte di Freud ed il concetto di morte programmata (apoptosi). Un ricordo particolare va alla Signora Anna Maria Vivona Domino, professoressa di Lettere, oggi scomparsa. Ha affrontato il tema della comunicazione attraverso il linguaggio dal punto di vista letterario. Nel suo primo seminario ha illustrato come la confusione e la pluralità delle lingue (Torre di Babele) attinga di fatto ad un atto di superbia, quello del gigante Nembrot, personaggio biblico: il narcisismo è alla base della mancata comunicazione relazionale e, viceversa, la mancanza di relazione e comunicazione spinge all’isolamento narcisistico. Il secondo seminario è stato tutto centrato sul dialogo, lo strumento per eccellenza di superamento delle barriere narcisistiche: “Dal civile confronto delle idee scaturirà il vero” (A.M. Vivona). Concetti chiave in Gruppoanalisi ed in particolare nel Gruppo Intermedio di P. de Maré. La Dott.ssa Maria Antonia Ferrante, la Dott.ssa Anna Maria Meoni, il Dott. Domenico Surianello e la Dott.ssa Marirosa Franco mi hanno aiutato nella organizzazione e nella conduzione dei seminari. La Signora Pina Meoni è stata una partecipante molto attiva e assidua. Ha contribuito con la sua presenza ed il sostegno morale e materiale al loro successo.

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Al Prof. Luciano Palagi, clinico medico e cardiologo di chiara fama, debbo il motto che tuttora contraddistingue i miei seminari: ”Vengo ai Seminari per il piacere di pensare”. Nel mese di ottobre del 2004, per raggiunti limiti di età, sono stato collocato a riposo dall’attività universitaria. Avrei voluto continuare i seminari sotto forma di Insegnamento Libero nel Dipartimento, ma mi fu obbiettato che non era più possibile. Alcuni di questi seminari sono stati pubblicati nel sito: www.psychomedia.it/neuro-amp A partire da quel momento i seminari si tengono tuttora annualmente nella sede delle Edizioni Universitarie Romane, che pubblica i miei libri. Sono molto grato al Prof. Gianvittorio Pallai e a sua moglie Dott.ssa Fernanda Conti Pallai che con molta gentilezza e generosità ha accettato di ospitarci. www.psychomedia.it/neuro-snp è il sito in cui sono pubblicati attualmente i seminari. Il seminario da me tenuto il 6 giugno 2012 alle Edizioni Universitarie Romane su: “L’arte della conduzione in Gruppoanalisi” sarà allegato nel sito. L’anno 1984 segna una svolta molto importante nella mia vita e nella mia carriera scientifica. Un po’ come era successo quando decisi di partire da Potenza, sentivo un gran bisogno di allargare i miei orizzonti e di prendere contatto con gli ambienti internazionali, anche su suggerimento del Prof. Fazio. Nell’agosto del 1984 si tenne a Zagabria il Simposio Europeo di Gruppoanalisi, organizzato dal Prof. Eduard Klain , Neuropsichiatra Psicoanalista e Gruppoanalista. Ero molto emozionato all’idea di andare all’estero ed incontrare tante persone importanti della Società Internazionale di Gruppoanalisi. Alla fine con mia moglie e le mie figlie decidemmo di partire, un po’ per vacanza ed un po’ per studio. A quell’epoca conoscevo solo alcune parole di inglese per cui la partecipazione alle conferenze in plenaria, quella alle sedute dei piccoli gruppi e del gruppo grande fu per me un vero e proprio supplizio. Mi furono di molto aiuto Romano Fiumara e Joannis Tsegos. Romano si adoperò moltissimo nel tradurre qualcosa per me e mi presentò ad alcuni dei più importanti esponenti della

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Società, tra cui Malcolm Pines. Joannis mi accolse nel suo gruppo greco e non mi fece sentire isolato. Dennis Brown fece una bellissima conferenza su “ Dialogue for change”. Rimasi molto colpito dalla chiarezza della conferenza di Eduard Klain. Commentai tra me: “Come parla chiaro questo collega…inglese!”. Naturalmente non sapevo ancora che era croato e che l’inglese parlato dai non inglesi è molto più semplice. Klain è diventato successivamente uno dei miei migliori colleghi ed amici. Alloggiavamo in un bell’ albergo di Zagabria, l’Esplanade, dove si svolgeva anche il Simposio. Feci la conoscenza di Elizabeth Foulkes, vedova di S.H. Foulkes, Dennis Brown, Malcolm Pines, Terry Lear, Adele Mittwoch, Lise Rafaelsen, Peter Lewis, Werner Knauss, Joran Ahlin ed altri provenienti dall’Europa e dal resto del mondo. L’Esplanade era un bell’albergo, all’interno del quale suonavano musica mitteleuropea. Mia moglie e le mie figlie si divertirono molto. Romano Fiumara si prodigò molto ed offri a mia figlia Annalisa i cevap-ci-ci, un tipo di carne che si prepara da quelle parti. Feci amicizia con Peter Lewis, che mostrò molta simpatia e comprensione per le mie difficoltà linguistiche. L’atmosfera scientifica del Simposio mi entusiasmò molto:conferenze in plenaria poche e tutte di alto livello. Il Simposio si svolgeva essenzialmente attraverso l’elaborazione, prevalentemente emotiva, del tema in sedute di gruppi piccoli e nel gruppo grande. Libera facoltà di espressione, partecipazione autentica e multipla alla discussione. Organizzazione e stile gruppoanalitici, creati da S.H. Foulkes e dai suoi allievi. Decisi di prendere definitivamente contatto con La Group Analytic Society di Londra. L’occasione propizia era il Winter Workshop della Group Analytic Society a Londra, fine dicembre 1984 e primi di gennaio 1985. Non conoscevo affatto le modalità organizzative e di iscrizione. Decisi comunque di partecipare. Era la prima volta che prendevo un aereo. Mi accompagnarono mia moglie, le mie figlie e due cugine. Mi presentai il primo giorno nella sede della Group Analytic Society. Seguendo le comuni modalità congressuali pensavo che bastasse

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presentarsi , pagare l’iscrizione e partecipare. Per giunta non parlavo affatto l’ inglese! Arrivato in sede mi guardarono tutti come un “extraterrestre”. I posti erano solo 70 ed erano stati ampiamente prenotati fin dal mese di novembre, mese di scadenza delle prenotazioni. Non riuscivo a farmi capire ed ero in grave imbarazzo. La segretaria Brenda Ling chiamò Elizabeth Foulkes per decidere il da farsi. Anche Elizabeth non riusci a farsi capire. Chiamò Sabina Strich, collega che parlava un po’ di italiano, che mi spiegò le modalità di partecipazione. Credo che l’espressione del mio viso fosse talmente patetica che Elizabeth, mossa a compassione, mi concesse di partecipare solo alla conferenza inaugurale. Entrai in sala e mi trovai in presenza di partecipanti che venivano da tutte le parti del mondo. Tutti parlavano inglese ed io mi sentivo l’unico… idiota piovuto chissà da dove. La conferenza la tenne il Dott. David Clark. David era stato allievo di Foulkes ed uno dei principali artefici delle Comunità Terapeutiche in Gran Bretagna. Era un autentico gentleman inglese, purtroppo recentemente scomparso. Non capii nulla del suo discorso, ma fui molto impressionato e affascinato dal suo stile, tipicamente British, e dall’eleganza del suo eloquio. Uscii dalla conferenza completamente frustrato. Decisi che mai più mi sarei prestato a fare simili figuracce ed appena tornato a Roma mi iscrissi allo Shenker Institute, ove nel giro di pochi anni sono riuscito ad imparare quel tanto di inglese sufficiente per dialogare a livello internazionale. “Non tutti i mali vengono per nuocere!”. Non potendo partecipare al Workshop approfittai della circostanza per godermi la vacanza con i miei. Il nostro albergo era il Mount Royal, in Oxford Street, vicino Marble Arch. Al mattino arrivavano i camerieri orientali annunciando il breakfast, pronunciato”brefest”, rimasto talmente impresso nella nostra mente al punto che spesso confidenzialmente annunciamo la prima colazione cosi. La main Hall era piena di gente proveniente da tutte le parti del mondo, una specie di Torre di Babele! Girammo Londra in lungo ed in largo. Le mie figlie si divertirono un mondo a salire su una metropolitana e scendere da un’altra. Visitammo strade e luoghi principali, musei, parlamento, palazzo reale, Trafalgar Square, Torre con il tesoro ecc. Le strade ed i negozi erano addobbati per le vacanze di Natale e Capodanno. Una autentica novità e delizia per i nostri occhi.

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La Foulkes Lecture, nel maggio 1985, fu tenuta da Pat de Maré. C’erano più di 300 persone, disposte in più circoli. Pat si presentò con un pacco di copie della sua conferenza che depositò in un luogo visibile a tutti. Si collocò in uno dei circoli più esterni, parlò per circa 10 minuti poi, con sorpresa di molti, comunicò che iniziava il Large Group. Chi voleva conoscere il contenuto della sua Lecture poteva ritirare una copia e leggerne il contenuto a fine seduta. Conoscevo ancora poco l’inglese ed avevo ancora una volta una espressione sul viso da “idiota del villaggio”. Ad un certo punto si avvicina un signore e mi fa: “Sei italiano, è vero? Non capisci niente, è vero?” Risposi ovviamente si. Era Aldo Lombardo, medico, di formazione psicoanalitica e gruppoanalitica, che viveva e lavorava a Londra da qualche anno. Affettuoso e generoso si sedette al mio fianco e mi tradusse praticamente tutto quello che si stava dicendo. Da allora tra me e Aldo si è creata una grande amicizia, tuttora in atto. Aldo poi, tornato in Italia, ha creato , a mio avviso, una delle migliori Comunità Terapeutiche, sullo stile di quelle britanniche. Il contenuto di questo Large Group fu la violenza ed in particolare la violenza sulle donne. Ricordo che furono particolarmente attivi Daniel Sladek e Josephine Lomax Simpson, che divennero successivamente miei amici, oggi purtroppo scomparsi. Ci furono molte manifestazioni emotive specie di rabbia e di ansia. Alcuni dichiararono esplicitamente che erano in preda all’ansia ed allo spavento in un gruppo cosi grande. Pensai che io non sarei mai stato capace di spiccicare una parola in un gruppo del genere, anche se avessi saputo parlare inglese perfettamente. La qual cosa non si è successivamente avverata, perché la formazione gruppoanalitica gradualmente mi ha messo in condizione di parlare anche di fronte a grandi uditori. Pat verso la metà della seduta fece un breve commento relativo alla aggressività ed all’odio. Poi si chiuse di nuovo in silenzio fino alla fine, quando dichiarò che la seduta era terminata. Io lo tenni d’occhio attentamente e riuscii a capire la modalità e lo stile di conduzione gruppoanalico. Mi parve quasi di vedere in lui anche Foulkes in azione.

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Nell’agosto del 1985, su sollecitazione di Tony figlio della zia Anna di Chicago, decidemmo di fare il primo viaggio importante, quello per gli Stati Uniti d’America. Dovevamo fare la traversata dell’Atlantico per la prima volta in aereo e naturalmente la paura di…”osare tanto” ci attanagliava. Ad ogni modo la decisione era presa. Tutti di famiglia,con mia sorella Carmela e Maria, moglie del cugino Luigi Miraglia, partimmo. Il viaggio fu molto bello. Ricordo il magnifico panorama dei ghiacci della Groenlandia dai finestrini dell’aereo. All’aeroporto di Chicago trovammo ad aspettarci Tony ed un suo amico. Salimmo su una limousine lunghissima, targata Galgano, pieni di stupore ed ammirazione. Galgano era il cognome di Tony. Avevamo finalmente visto l’America! La sera ci fu una magnifica cena a casa della cugina Isabella, sorella di Tony, e dei suoi figli Bob e Ron Brown. Mi esibii in un discorso inglese improvvisato, suscitando l’ilarità ma anche l’ammirazione dei presenti. Io e Nina fummo ospitati a casa di Pietro Galgano, cugino anche lui figlio della zia Anna, e di sua moglie Bessie. Angela e Francesca furono ospitate a casa di Tony ed Ursula sua moglie. Annalisa a casa di Isabella. Girammo per le strade di Chicago con suonatori che suonavano musiche americane, come quelle che avevamo sentito nei film. Fummo ospiti dei nostri cugini: Antonietta. figlia della zia Carmela, John, figlio di Tony, e sua moglie. Incontrammo anche i cugini Mike e Teresa Galgano, fratelli di Tony. Angela un pomeriggio, in bicicletta, si perse nei viali con grande spavento nostro. La ritrovammo nella casa di una signora di origine italiana che ci aveva avvisato per telefono. Angela, Francesca ed Annalisa passarono con Anna, figlia di Tony, una magnifica giornata in un grande Luna Park: il Great America. Da Chicago ci spostammo alle Cascate del Niagara, con Tony. Il viaggio in aereo fu molto tormentato. Ci trovammo in piena tempesta con terribili vuoti d’aria e grande spavento. A Niagara trovammo ad attenderci Ioletta, una amica di infanzia di Nina e suo marito Michele, detto Mike all’americana. L’esperienza delle cascate fu bellissima. Potemmo vedere dal vivo una bellezza della natura, che avevamo visto solo nel cinema o fantasticato. L’accoglienza da parte di Ioletta , di suo fratello Selvino e della loro mamma Eleonora fu molto calda ed affettuosa. Con Nina ebbero l’opportunità di ricordare i tempi antichi in cui a Castelnuovo

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frequentavano la parrocchia di Don Carmine e Nina suonava l’armonium. 1986-1992 Nel 1986 partecipai al Winter Workshop della Group Analytic Society in Londra. Conoscevo un pò meglio l’inglese. Negli anni precedenti avevo letteralmente divorato i libri di S.H. Foulkes, il quale per molti versi si prestava ad essere per me un modello ideale. Era un Medico come me, si era formato in Neurologia in Germania con K. Goldstein, e in Psichiatria a Vienna nella Clinica Psichiatrica dell’epoca diretta da psichiatri famosi: von Wagner-Jauregg, Otto Potzl, non era soddisfatto della sola formazione biologica ed aveva deciso di completarla con una formazione Psicoanalitica a Vienna. In più aveva coltivato interessi affini ai miei: letteratura, musica ecc. Pirandello, ad es., con i ”Sei personaggi in cerca di autore” era stato uno dei suoi ispiratori nell’ideare il passaggio dalla psicoanalisi alla gruppoanalisi. Cosi come i grandi conduttori di orchestra gli avevano suggerito il concetto che è meglio usare, in gruppoanalisi, il termine di conduttore, anziché quello di leader che si presta a connotazioni di tipo autoritario. Aveva praticato gli stessi sport che ho praticato io: il calcio ed il tennis, in cui era stato un vero campione in Germania. Insomma trovavo in lui tante cose affini alle mie. Purtroppo Foulkes morì nel 1976 e, con mio grande rammarico, non feci in tempo a conoscerlo di persona. Curando negli anni successivi la traduzione in italiano del primo libro di Foulkes: “Introduzione alla Psicoterapia Gruppoanalitica”,avevo trovato continuamente citato Patrick De Maré. Durante il Workshop del 1986, una mattina stavo comunicando alla segretaria Brenda Ling il mio rammarico per non aver conosciuto Foulkes di persona ed il desiderio di conoscere almeno de Maré. In quel momento la porta si apri ed entrò de Maré in persona . Brenda afferrò l’occasione e mi presentò a lui. Da quel momento iniziò una ricca e continua comunicazione sulla gruppoanalisi basata su incontri, partecipazione ai gruppi che conduceva in varie parti del mondo, lettere, telefonate ecc. Spesso ho manifestato il mio punto di vista, talora diverso dal suo. Lui approvava la mia diversità di

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pensiero e valorizzava la mia libertà di espressione. Quando ad es. negli anni successivi decisi di dare al Gruppo Intermedio, da lui creato, un’impronta analitica, diversa dal dialogo basato solo su comunicazioni sul piano conscio, approvò in pieno che un tale gruppo potesse lavorare nell’esplorazione ed elaborazione di contenuti inconsci. In seguito si è instaurata tra noi una profonda amicizia . L’anno successivo in occasione della Foulkes Lecture incontrai di nuovo Pat. Pat invitò me ed altri colleghi a cena in un ristorante indiano. Chiamò lo chef e si fece portare un lungo coltello indiano da cucina. In una atmosfera carica di umorismo mi poggiò il coltellaccio sulla spalla e mi nominò “Knight of the Round Table (Cavaliere della Tavola Rotonda)”…! (Nel 2006, con cerimonia analoga in casa sua, nominò Nina, mia moglie, prima Dama della Tavola Rotonda). Nell’agosto del 1986 si tenne a Zagabria il Congresso della Società Internazionale di Psicoterapia di Gruppo (IAGP). Questa volta partimmo in comitiva io con la mia famiglia, Jaime Ondarza con la sua e Marinetta ed Italo Di Monte con la loro. Fu una magnifica gita in un’atmosfera festosa di tutti i ragazzi che viaggiavano con noi. Il Congresso terminò con un magnifico concerto nella Lisinski Hall, tenuto dall’orchestra di Mosca composta da oltre cento professori. Marinetta Ferrante, suo marito Italo Di Monte ed i loro figli sono stati per noi dei compagni di viaggio e di vita. Con loro abbiamo coltivato una calda amicizia. Purtroppo nel 2007 Italo ci ha lasciati. Alla fine del Congresso di Zagabria io ed Ondarza decidemmo di completare il viaggio a Vienna. Fu una visita stupenda. Vienna ci incantò e facemmo una bella gita al Grinsing, il bosco viennese, ove suonavano musiche viennesi. Dal 1 al 6 settembre del 1987 si tenne in Oxford il Simposio Europeo di Gruppoanalisi organizzato da Peter Lewis nel Somerville College. Preparai un lavoro sui “Processi transpersonali ed il Sé” e con mia grande sorpresa Peter mi invitò a presentarlo nella sessione plenaria del mattino. Ero terrorizzato all’idea di dover parlare di fronte ad un pubblico di oltre trecento persone provenienti da tutte le parti del mondo e per giunta in inglese. La mia relazione fu tradotta da uno dei miei insegnanti di inglese dell’epoca Robert

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Mac Fail. Robert preparò la traduzione ed una registrazione della lettura e dell’esatta pronuncia. Per tutto il mese di agosto mi esercitai nella lettura. La relazione plenaria si svolse all’interno dello Sheldonian Theatre.

Sheldonian Theatre

I miei colleghi erano tutti preoccupati conoscendo le mie lacune nella lingua inglese. Della sessione di quel giorno facevano parte anche Malcolm Pines e Raul Usandivaras, due “mostri sacri” della Gruppoanalisi. Il ché aumentava il mio terrore. Fu un trionfo! Feci una splendida relazione, non solo per il contenuto assolutamente originale sull’ipocondria collegata alla matrice culturale e sul Sé ipocondriaco, ma anche per la perfetta pronuncia. Alla fine del mio intervento ci fu una grande ovazione. Erano tutti in piedi ad applaudirmi con Eduard Klain in prima fila che urlava “Italiani, Italiani!”, con un senso di compiacimento e compartecipazione. Debbo aggiungere che all’epoca esisteva nell’ambito della Società Gruppoanalitica una rivalità-competizione tra inglesi ed “overseas members”, come i non inglesi venivano chiamati. Naturalmente i più infervorati nell’applaudirmi erano gli overseas..! Malcolm Pines durante il Large Group si congratulò con me presentandomi come modello sia per la relazione che per l’impegno che stavo mettendo nell’imparare l’inglese.

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Il Simposio terminò con una cena e una festa da ballo. Raul Usandivaras si esibi ballando il tango con Marinetta Ferrante, al suono di musica di due ragazzi siciliani. Marisa Dillon Weston espresse il suo orgoglio di essere italiana per la bella figura che avevo fatto. Con Raul Usandivaras ho coltivato una calda amicizia fino alla sua morte nel 1994. Mi ha spedito con dedica alcuni dei suoi articoli e libri più importanti come: “Grupo, Pensamiento y Mito” e “Lider, Detective y Chaman”. Raul è stato uno dei più grandi gruppoanalisti. Ha approfondito in particolare il livello primordiale di comunicazione in Gruppoanalisi, quello dell’Inconscio Collettivo e degli Archetipi di Jung. Il Winter Workshop di Londra del gennaio 1988 fu davvero speciale. Partecipai ad un piccolo gruppo di soli maschi, magistralmente condotto da Dennis Brown. In questo gruppo c’era anche Hans Falck, sacerdote psicologo-psicoterapeuta svedese, divenuto successivamente mio grande amico. Il gruppo elaborò in maniera approfondita il tema dell’identità maschile. Ci furono belle fantasie, tra cui quella di capi riuniti in una tenda di pellerossa a discutere problemi inerenti la tribù. Il workshop terminò con una cena ed un ballo. Pat de Maré suonò la fisarmonica. Ballai con Gunilla, una bella ragazza svedese. Le chiesi il suo indirizzo (address) e lei capi che io volessi il suo vestito (dress)…Mi rispose stupita: “proprio qui! (Just here!)”… Nel settembre del 1990 si tenne ad Oxford un altro Simposio Europeo in Gruppoanalisi, organizzato da Peter Lewis. Questa volta il Simposio si tenne al Keble College e le riunioni plenarie in una grossa tenda. Peter mi invitò di nuovo a presentare una relazione in plenaria. Fu una gioia anche perché mi sentivo molto più padrone della lingua inglese. Feci ancora una bella figura parlando della correlazione tra le Nevrosi e la Cultura di gruppo in Italia Meridionale. Anche Marinetta Ferrante presentò una sua relazione che ebbe un notevole successo. Nel corso della cena di gala un collega italiano fece un brindisi in mio onore: ” Brindisi a Rocco Pisani che partito dalla Basilicata a Oxford è arrivato!” Dal 1 al 4 novembre del 1990 Siv Andersson e Peter Ydén organizzarono in Goteborg (Svezia) un Workshop : ”On thinking

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processes and communication in large groups”, condotto da Pat de Maré. Occasione propizia per partecipare ai gruppi di Pat, ma anche per visitare la prima volta la Svezia ed incontrare i nostri meravigliosi amici: Siv, Peter, Hans, sua moglie Kristina e Gunilla. Il workshop fu molto interessante e, ancora una volta, ebbi l’opportunità di rivedere Pat in azione. Ma anche il soggiorno fu molto piacevole. Io e Nina fummo ospitati a casa di Peter che ci riservò una calda ospitalità. Il paesaggio di Goteborg, già innevato, era incantevole. Peter commentò che a lui, invece, sarebbe piaciuto stare al caldo sole di Roma! Partecipammo anche alla messa celebrata da Hans, sacerdote protestante, molto ieratico nella sua funzione. Purtroppo dopo alcuni anni sia Peter che Siv sono scomparsi. Nell’agosto del 1989 in Amsterdam, nel corso del Congresso della International Association of Group Psychotherapy feci amicizia con Ian Martin e George Christie , psichiatri ed analisti australiani. Ian era il chairman della sessione in cui io presentai il mio lavoro sui Meccanismi di difesa in Gruppoanalisi. Alla fine della sessione Ian mi invitò a partecipare al Rim Regional Congress of International Association of Group Psychotherapy che si sarebbe tenuto in Melbourne nei primi di gennaio 1991. Accettai ben volentieri. Era quella una magnifica occasione per fare un cosi lungo viaggio e visitare l’Australia. Nell’Anno Accademico 1990-91 sono stato nominato Professore Incaricato di Clinica Psichiatrica presso la Scuola di Specializzazione in Neurologia del Dipartimento di Scienze Neurologiche dell’Università “La Sapienza”. Incarico che ho mantenuto fino all’Anno Accademico 2003-2004. Il 31 dicembre 1990 io, Nina, Angela, Francesca ed Annalisa prendemmo l’aereo prima per Londra e poi per Melbourne. La notte di Capodanno 1991 la passammo su un aereo della Quantas. Fu una ben strana esperienza brindare all’anno nuovo su un aereo. Il mattino successivo arrivammo a Melbourne. Era ad attenderci Gorge Christie che ci accompagnò in uno splendido albergo, il Regent. George da allora in poi, fino alla sua scomparsa pochi anni fa, si è dimostrato un amico eccezionale, uno dei migliori che ho avuto. L’hotel era un grattacielo di stile europeo. All’interno però si

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respirava una atmosfera orientale. In camera trovammo un cesto di frutta orientale, con grande gioia di tutti noi. Durante il giorno siamo andati in giro per Melbourne con una temperatura di 42° (avevamo lasciato l’Europa in pieno inverno!). Andammo a visitare il famoso stadio del tennis ove negli anni ’50 si esibivano i famosi tennisti australiani. Mi erano rimaste nella memoria le radiocronache delle partite in cui giocavano, a quei tempi, Nicola Pietrangeli e gli altri tennisti italiani. La sera del nostro arrivo Ian Martin e sua moglie Pam ci invitarono ad una sontuosa cena in casa loro. Accettammo molto volentieri, trascurando che eravamo reduci da un lungo viaggio e sotto l’effetto del jet lag. Nel corso della cena Angela, Francesca ed Annalisa si addormentarono e crollarono letteralmente sulla tavola imbandita. George dovette accompagnarle in albergo a dormire! Ma anche io e Nina facemmo una grande fatica a mantenere gli occhi aperti. Il Congresso ebbe un notevole successo. Parteciparono prevalerntemente colleghi orientali: cinesi e giapponesi, oltre che australiani. Io feci la mia relazione sull’Identità Sessuale e l’integrazione psicobiologica, molto apprezzata e partecipai ad un Median Group condotto da Pat de Maré. Ci fu un magnifico gala dinner nel corso di una crociera sul Yarra River. Alla fine del Congresso partecipammo anche ad Farewell Party, con cena e ballo. Molte cameriere erano italiane ed orgogliose che ci fossi anche io, italiano, tra i relatori in un contesto scientifico internazionale, e che tutta la famiglia partecipasse alla festa. Nina aveva parenti in Melbourne, Augusto e Liliana Calvisi, Franco e Livia Pagano. Ci fecero una gran festa e si prodigarono in tutte le maniere per farci sentire a casa. Liliana riusci anche a farmi mettere in contatto con rappresentanti della comunità lucana in Australia. Ian Martin volle presentarmi ai suoi colleghi ed amici nel Melbourne Club, esclusivo di tipico stile inglese. Alla fine del congresso abbiamo fatto un tour nell’Australia meridionale. Il tour fu organizzato da un’agenzia con due Jeep guidate da due autisti. Al nostro gruppo familiare si aggregò una psicologa svedese, Marianne Victorin. La considerammo una figlia…svedese adottata. Girammo in lungo ed in largo. Fummo affascinati dalla foresta con i canguri ed i koala, la splendida costa meridionale con gli scogli detti i “dodici apostoli”, la costa

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“Sorrento”, la Pinguin Beach. Il tour terminò con una visita a Sidney ove abbiamo ammirato la Opera House. Al porto, dove ci eravamo recati per una crociera nella baia, trovammo dei suonatori ambulanti cinesi che suonavano… “Reginella campagnola”. Nel frattempo era scoppiata la guerra del golfo. Eravamo terrorizzati all’idea che potessero esserci degli attentati. Ci recammo all’aeroporto con l’espressione di chi era condannato alla fine. Augusto, Liliana, Franco e Livia ci accompagnarono per sostenerci moralmente. Sull’aereo c’erano anche Pat e Turid de Marè, la cui presenza ci rassicurò. A Londra prendemmo l’aereo per tornare a Roma. Subito dopo il decollo entrammo in un tremendo vuoto d’aria e l’aereo letteralmente… “precipitò”. Eravamo convinti che si trattasse di un attentato! Nel 1991 la traduzione del libro di Foulkes: “Introduzione alla Psicoterapia Gruppoanalitica” fu terminata da Aldo Lombardo. Il libro, curato da me, fu pubblicato dalle Edizioni Universitarie Romane. La presentazione ufficiale avvenne il 23 novembre 1991 in Roma nella sala della Basilica di Santa Cecilia, nel corso di una Tavola Rotonda, da me moderata. Alla Tavola Rotonda parteciparono: Elizabeth Foulkes, Pat de Maré, Leonardo Ancona e Jaime Ondarza Linares. In quei giorni Elizabeth e Pat parteciparono, come ospiti, ad una seduta del Gruppo Intermedio che io conducevo all’Università nel Dipartimento di Scienze Neurologiche. Non capirono ovviamente nulla della comunicazione in italiano, ma ambedue furono molto coinvolti dall’atmosfera emotiva creata dal gruppo e dalla comunicazione non verbale. Pat alla fine commentò: “Rocco io vorrei essere curato in questo gruppo!” Era certamente una maniera di congratularsi con me, ma nello stesso tempo era molto sincero. L’evento terminò con una bella festa prima in casa di Marinetta Ferrante poi in casa di Jaime Ondarza. Pat suonò la sua fisarmonica con grande diletto di tutti. Le serate sono state riprese da Marinetta Ferrante e registrate in un DVD, una copia della quale è stata consegnata anche alla Group Analytic Society (London). Ad agosto 1992 partimmo per il Canada, sempre con Nina, le tre figlie e Ettore, fidanzato di Angela, divenuto successivamente suo marito. Partecipai al congresso della IAGP, tenuto a Montreal, con

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una relazione: “ Hate and Koinonia in the Median Group”. Fu una magnifica occasione per visitare in lungo ed in largo il Quebec. Il viaggio terminò con una nuova visita a Chicago, ancora ospiti dei cugini Galgano. Nell’Anno Accademico 1992-93 sono stato nominato Professore Incaricato di Tecniche di Intervento Psicologico sui Gruppi presso la Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica dell’Università “La Sapienza” di Roma. Incarico che ho mantenuto fino all’Anno Accademico 2002-2003. Dal 28 al 31 dicembre 1992 si tenne a Londra il Winter Workshpo della Group Analytic Society. Tom Hamrogue era il Convenor assieme a Nancy MacKenzie. Tom era rimasto particolarmente impressionato dalla mia presentazione in occasione del Simposio Europeo in Gruppoanalisi, Oxford 1987. MI chiese anche una copia del mio lavoro e coltivò nei miei confronti una profonda stima. In occasione del Winter Workshop mi invitò a far parte dello staff, a presentare una relazione e condurre un gruppo piccolo internazionale in lingua inglese. Negli anni successivi mi ospitò nella sua casa, ove trovai una calda accoglienza anche da parte di sua moglie Jenny e del loro bambino Jack. Rimasi particolarmente lusingato. Ero il primo italiano al quale si offriva la conduzione di un gruppo in un contesto internazionale. Nello stesso tempo ero spaventato all’idea di condurre un gruppo in lingua inglese. Mi accompagnò a Londra la Dott.ssa Anna Maria Meoni, primario psichiatra di Aprilia e molto interessata alla gruppoanalisi. Anna Maria parlava molto bene l’inglese e da questo punto di vista mi rassicurava molto. La mia relazione fu: “Loss and Change in the Median Group”. Fu un successo sia per la relazione che per la conduzione del gruppo. I colleghi, specie di lingua inglese, si congratularono con me. La relazione fu pubblicata successivamente in Group Analysis nel 1995 con il titolo: “Narcissistic isolation and change in the Median Group”. Sulla base del successo di quest’anno nel Winter Workshop del dicembre 1993, fui ancora invitato da Angela Molnos, convenor, a far parte dello staff ed a condurre un gruppo piccolo. Del mio gruppo faceva parte anche David Clark, uno dei principali esponenti delle

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Comunità Terapeutiche in Gran Bretagna, che avevo particolarmente ammirato in occasione della mia prima apparizione nella Group Analytic Society. David mi confermò una cosa fondamentale: l’umiltà è una caratteristica dei grandi uomini! Partecipò come un comune membro alla discussione analitica del gruppo, senza far pesare in alcun modo la sua presenza. Fui molto orgoglioso ed onorato della sua partecipazione. A partire da quel momento sono stato chiamato a condurre Gruppi Piccoli ed Intermedi (Small and Median Groups) in quasi tutti i Congressi, Simposi e Convegni in diverse parti del mondo: Heidelberg 1993, Zagreb 1996, Copenhagen 1996, London 1998, Budapest 1999, Athens 2000, Dubrovnik 2000, Jerusalem 2000, Athens 2001, Zadar 2001, Bologna 2002, Molde 2005, London 2005, Sao Paulo 2006, Dublin 2008, Roma 2009, Bolzano 2010, Melbourne 2012, Zagreb 2012. 1993 – 1999 Agosto 1993 Simposio Europeo Gruppoanalisi in Heidelberg. Alla fine del Simposio, io e Nina, George e Margaret Christie, Piloo e Sabar Rustomjiee partimmo per un viaggio in Italia. Fu un viaggio molto bello. Visitammo nell’ordine: Milano, Venezia, Firenze e Roma. In ogni città George aveva manifestazioni di stupore e ammirazione. Ogni volta io commentavo: “George you have not seen anything yet!” (George non hai visto ancora nulla !). E George rispondeva stupito: “really!” (davvero!). In Firenze Piloo trovò un ristorante ( Il Bronzino) dove avemmo una ottima cena. Tuttora quando andiamo a Firenze andiamo a pranzo in quel ristorante per conservare il bel ricordo. A Roma Piloo e Sabar ci lasciarono per tornare in Australia. Noi e i Christie completammo il viaggio con una visita a Pompei, con altre manifestazioni di stupore da parte di George, che non aveva mai visto una città romana ben conservata. Nell’estate del 1994 tornammo a Goteborg in vacanza. Con me e Nina venne anche Annalisa. Fummo ospiti prima di Hans e sua moglie Kristina. Poi facemmo un tour per la Svezia. Fummo ospiti di Siv e dei suoi familiari in campagna. Annalisa fece un bagno in un lago di acqua molto fredda, con le nipoti di Siv. Il loro cane correva per la campagna rincorrendo una palla, con mio grande stupore.

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Nel villaggio ove era nata Ingrid Bergmann ci fermammo a cena in un ristorante. Hans guidava e si rifiutò fermamente di bere un po’ di vino, in osservanza delle rigide regole svedesi in proposito. Comprai una bottiglia e, alla fine, tornati nell’Ostello, potemmo festeggiare. Il tono dell’umore salì e cominciammo a ridere all’idea di bussare alla porta di ospiti svedesi alle tre di notte per chiedere delle noccioline…! Agosto 1995 Congresso della International Association of Group Psychotherapy (IAGP) a Buenos Aires. Partimmo io, Nina, Anna Maria Meoni e Marirosa Franco. Il viaggio era programmato per Rio de Janeiro, Buenos Aires e Cascate di Iguazù, ma ci fermammo anche a Montevideo. Arrivati a Rio fummo colpiti dalla bellezza del luogo. Con nostra grande sorpresa al momento del breakfast del primo giorno Nina si sentì chiamare per nome. Erano Piloo e Sabar Rustomjie dell’Australia che erano diretti anch’essi al Congresso in Argentina. Erano molto meglio organizzati e ci unimmo a loro. Visitammo il Corcovado, la spiaggia, il monte Urca e Pan di Zucchero. Andammo in crociera all’isola do Bernardo, ove mangiammo… spaghetti. Il ristorante era gestito da un italiano. Anna Maria non si lasciò scappare l’occasione di fare un bagno in mare. La visita a Montevideo non ci dispiacque. Visitammo la città, molto moderna, e la casa di Garibaldi. L’episodio più divertente avvenne all’aeroporto per andare a Buenos Aires. La nostra prenotazione era per il volo con la compagnia Iberia. All’aeroporto trovammo la sorpresa: questo volo era stato soppresso e ci fu comunicato che solo con la compagnia Pluna, sconosciuta, potevamo partire. Prendere o lasciare! Nonostante la paura decidemmo di partire. La prima a salire sull’aereo fu Anna Maria che si affacciò alla porta di imbarco urlando: “ci sono solo posti in piedi!” La verità era che i posti non erano prenotati per numero di sedia. Il volo fu comunque tranquillo, con un pilota che fece un ottimo decollo ed atterraggio. Al Congresso di Buenos Aires ebbi un buon successo. Presentai una relazione sull’Evoluzione della Gruppoanalisi rappresentata dal Median Group. Visitammo la città: Casa Rosada, Teatro Colon, la Regoleta, il quartiere Palermo ecc. Vincenzo, un cugino di

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Marirosa, ci invitò in un ristorante tipico ove mangiammo il Baby Beef, una montagna di carne che non riuscimmo a finire… Le cascate di Iguazù sono un vero e proprio incanto della natura. Ci recammo anche alle Missioni dei Gesuiti del XVII secolo all’interno della foresta amazzonica: un vero e proprio esempio di comunità di indigeni ed europei, andata purtroppo distrutta dagli interessi dei trafficanti di schiavi. L’episodio più preoccupante si verificò nel viaggio di ritorno. E’ noto ai miei ed ai miei amici che quando debbo partire mi reco con molto anticipo all’aeroporto. Naturalmente tutti, a cominciare da mia moglie, mi prendono in giro. Anche a Buenos Aires arrivammo con tre ore di anticipo. Purtroppo l’anticipo non fu sufficiente! Tutti i posti per non fumatori erano già stati occupati da un gruppo di studenti cileni e rispettivi accompagnatori per cui, per tornare in Italia, siamo stati costretti a prendere posto nella zona dei fumatori. Fu una notte da incubo. Fummo “soffocati” dal fumo, compreso quello dei cileni che venivano nella nostra zona per fumare. Fumavano perfino nelle toilettes, ove era proibito. L’incapacità dell’equipaggio a far rispettare le regole e mantenere l’ordine fu completa. L’arrivo a Roma fu una liberazione vera e propria. Nell’ottobre del1995 il collega Franc Peternel mi invitò a Ljubljana, Slovenia, a tenere una conferenza sul Median Group nell’ambito dell’E.G.A.T.I.N. Study days. In quella occasione conobbi il Dott. Joseph Shaked, famoso psicoanalista e gruppoanalista di Vienna. Nel corso del Simposio Europeo di Gruppoanalisi in Heidelberg, 1993, aveva condotto un Large Group di oltre 300 persone. Apprezzò molto la mia relazione e alla fine venne da me e si presentò cosi: “Piacere di conoscerla Maestro Toscanini, io sono il Maestro Furtwangler…!”. Negli anni successivi venne, su mio invito, all’Università di Roma “La Sapienza” a tenere un seminario sulla visita di Freud a Roma. Con me, a Ljubljana, c’erano Nina e mia figlia Francesca. Alla fine, in treno, ci trasferimmo a Vienna per completare il viaggio e rivivere l’atmosfera magica della città e del Grinsing che avevamo vissuto la prima volta. Nel maggio del 1996 I prof. Eduard Klain e Niko Zurac mi invitarono all’Università di Zagreb a tenere un seminario

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rispettivamente sul Median Group e sugli aspetti psicosomatici delle Cefalee. Ad agosto dello stesso anno, nel corso del Simposio Europeo di Gruppoanalisi in Copenhagen ho condotto un gruppo piccolo ed ho avuto il grande onore di essere il Chairman di una sessione plenaria in lingua inglese. Malcolm Pines, Estela Welldon e Colin James tennero le relazioni con successiva discussione. Il 6 ottobre 1997 il Prof. Fabio Mura, cattedra di Igiene Mentale dell’Università di Sassari, organizzò un seminario su: ”Median Group. Teoria e prassi”. Invitò Pat de Maré e me a tenere una relazione e condurre un gruppo intermedio esperenziale. Nell’Aula Magna della Facoltà di Lettere e Filosofia erano presenti le maggiori autorità dell’Università di Sassari. Le Autorità Accademiche erano sedute su una cattedra che sovrastava dall’alto i banchi degli studenti. Pat de Maré ed io fummo invitati a prendere posto su questa cattedra. Pat si rifiutò e preferi prendere posto in un banco assieme agli studenti. La spiegazione data fu molto chiara. Con le autorità in cattedra da un lato e gli studenti nei banchi dall’altro significa mantenere una struttura verticistica in cui il gruppo proietta sui capi un ideale narcisistico grandioso che annulla le individualità e le massifica. Scopo della gruppoanalisi ed in particolare del Median Group è quello di costruire un contesto di dialogo libero orizzontale, guidato dal conduttore, che mira alla demassificazione ed alla emergenza ed affermazione delle singole individualità, in rapporto paritetico ed armonico le une con le altre (Koinonia, che significa comunanza, compartecipazione condivisione). Il seminario e le sedute esperenziali ebbero un buon successo. L’evento terminò con una ottima cena in un ristorante di Sassari. Nel corso della cena Pat chiamò il proprietario del ristorante, e gli chiese di portargli un coltellaccio sardo. Il proprietario lo guardò con gran sospetto. La sua preoccupazione aumentò notevolmente quando Pat fece inginocchiare Fabio Mura e, posandogli il coltellaccio sulla spalla, lo nominò…”Knight of the Round Table” (Cavaliere della Tavola Rotonda). Il proprietario nel frattempo si era avvicinato notevolmente, rosso in viso, pronto ad intervenire

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energicamente nel caso in cui la cosa avesse preso una brutta piega..! Successivamente ci spostammo a Brindisi, ove il prof Marcello Viola, Direttore del Centro di Salute Mentale, aveva organizzato un evento analogo. Erano con noi Turid, moglie di Pat, e Nina. Marcello ci invitò, il giorno del nostro arrivo, ad una magnifica cena organizzata da sua moglie nella loro casa. Pat era stanco, ma, nonostante la stanchezza, volle condurre le sedute del Large Group, di circa 60 partecipanti. Con mia grande ammirazione, dopo l’intervallo del pranzo ed un brevissimo riposo successivo su una poltrona, ricominciò a condurre le sedute del pomeriggio. Alla fine lasciò a me il compito di …nominare Marcello Cavaliere della Tavola Rotonda. Cosa che successivamente è avvenuta in un…ristorante di Otranto. Nell’agosto del 1998 si tenne a Londra il Congresso Internazionale della International Association of Group Psychotherapy (IAGP). Presentai la relazione: “The Great Mother and the Great Father archetype in the Median Group”. Ebbi un notevole successo di pubblico e di apprezzamento internazionale. Ma l’avvenimento principale fu la conduzione di un Gruppo Intermedio . Accadde questo: Pat de Maré era stato invitato a condurre un Median Group. La sua fama era cosi notevole che oltre cento persone si presentarono per partecipare a questo gruppo. Pat fu disorientato. Convocò gli aspiranti e disse che un gruppo intermedio non può contenere più di trenta persone. A quel punto divise il gruppo grande in tre gruppi intermedi, chiamò me e Siv Anderson e ci affidò lo conduzione di un gruppo. Tanto per me che per Siv era la prima volta che conducevamo un median group a livello internazionale. All’inizio i partecipanti del mio gruppo espressero la loro delusione di non essere stati inclusi nel gruppo di Pat. Poi gradualmente il livello di gradimento crebbe fino al punto che, alla fine, si congratularono con me. L’eco del successo si diffuse tra gli altri partecipanti del congresso. Roberto Schoellberger, psicologo e gruppoanalista di Bolzano, volle conoscermi e nel corso della conversazione mi chiese se insieme a Pat de Maré ero disposto a tenere un convegno - workshop a Bolzano. Cosa che si attuò nella primavera del 2000.

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Roberto divise i partecipanti in due gruppi intermedi. Uno lo affidò a Pat ed uno a me. Il workshop ebbe un notevole successo. Molti partecipanti chiesero a Roberto di creare un gruppo di formazione nel gruppo intermedio in Bolzano. Io accettai di creare e condurre un gruppo gruppoanalitico, con particolare riguardo al gruppo intermedio. L’esperienza iniziò nel gennaio del 2002 con dodici partecipanti tra psichiatri, psicologi, psicoterapeuti, operatori sociali e pazienti in senso stretto. Precisai che l’obbiettivo sarebbe stato una analisi terapeutica gruppoanalitica della durata di almeno tre anni allo scopo di formare gruppoanalisti, oppure fornire una esperienza ad operatori sociali ed in ogni caso, per tutti, fare una psicoterapia. Alcuni partecipanti hanno continuato l’analisi in maniera sempre più approfondita. Altri hanno interrotto precocemente la terapia, oppure hanno deciso di smettere nel momento in cui hanno raggiunto un sufficiente insight e cambiamento maturativi. In ogni caso, nel corso degli anni il gruppo è stato continuamente rinnovato. Il numero dei partecipanti ha oscillato dai 10-12 fino a circa 20 membri, passando da una esperienza di gruppo intermedio ad una di gruppo piccolo o viceversa. L’esperienza si è conclusa definitivamente nel novembre 2012. Da circa tre anni ho creato a Bolzano, insieme a Roberto Schoellberger, un gruppo di supervisione e di formazione teorica per quelli che hanno terminato il trattamento analitico ed hanno cominciato a condurre gruppi di psicoterapia. 2000 - 2005 Nell’agosto del 2000, completamente ignari dello stato di tensione bellica tra israeliani e palestinesi, io e Nina, Anna Maria Meoni e Marirosa Franco partimmo per Gerusalemme per partecipare al Congresso della Associazione Internazionale di Psicoterapia di Gruppo. Presentai un lavoro sulla Torre di Babele e sul gigante Nembrot come espressione metaforica del narcisismo e sul dialogo nel gruppo intermedio come strumento maturativo essenziale per entrare nel mondo delle relazioni sociali. In quella occasione ho condotto anche un gruppo intermedio internazionale di circa 25 partecipanti in lingua inglese.

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Non mi pentirò mai di quella visita a Gerusalemme. Anna Maria, con l’aiuto di una guida locale, visitò i principali siti storici con particolare riguardo ai mosaici, di cui è appassionata anche in virtù del lavoro di gruppoanalisi applicata con i suoi pazienti psicotici. Con questi ha creato un gruppo di artisti del mosaico, con figurazioni di profondo significato archetipico. Girammo Gerusalemme in lungo ed in largo, assolutamente tranquilli, anche se nella nostra guida percepivamo un radicato timore di poter essere oggetto di attentati. Visitammo il Santo Sepolcro, il Golgota, la Chiesa della Natività in Betlemme, il Muro del Pianto, la spianata delle Moschee ecc. Gerusalemme è una città incantevole, piena di fascino storico, artistico e religioso. Andammo anche sul Mar Morto e salimmo sulla collina di Massada, ove i rifugiati furono massacrati dai legionari romani. La gita fu molto bella, con una temperatura che si aggirava attorno ai 40°. La guida ci raccomandò di bere qualunque cosa ( “anche alcool”..!) per non rimanere disidratati. Alla fine di maggio del 2002 l’Associazione Europea di Training in Gruppoanalisi (E.G.A.T.I.N.) mi invitò a tenere una relazione sul ruolo del conduttore in Gruppoanalisi ad Arhus (Danimarca) nel corso delle giornate di studio. Con me vennero Nina, Anna Maria Meoni e Marirosa Franco. All’aeroporto di Copenhagen ci sentimmo al sicuro da ogni pericolo! In attesa del treno che ci avrebbe portato ad Arhus conversavo con Anna Maria e Marirosa. Avevo lasciato la borsa incustodita su un carrello, sicuro che nessuno la avrebbe rubata. Stavo per cercare in questa borsa una guida e con mio grande stupore constatai che la borsa era sparita..! Non c’erano documenti né denaro all’interno ma il testo della mia relazione, il necessaire da viaggio e due bottiglie di vino che portavo a Kristian Valbak, organizzatore dell’evento. Ero disperato soprattutto per il testo della mia relazione. Il giorno successivo si verificò un avvenimento straordinario. Qualcuno telefonò a Kristian per dirgli che in un supermercato era stata trovata la mia borsa e una collega si premurò di riportarmela nella sede del convegno. C’era tutto tranne le due bottiglie di vino..! La mia relazione fu molto apprezzata e ricevetti molte congratulazioni.

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Nel mese di agosto di questo stesso anno si è tenuto a Bologna il Simposio Europeo di Gruppoanalisi organizzato dalla Prof.ssa Luisa Brunori, Per la prima volta in un Simposio Europeo fu organizzato un Median Group secondo i concetti di Patrick de Maré. Ho avuto l’onore di condurre questo gruppo di venti partecipanti. Tra gli altri c’erano il dott. Mayer, nipote di S.H. Foulkes, Dennis Brown ed Eduard Klain. Il 27 maggio del 2004 il Ministro per I Beni e le Attività culturali mi ha nominato Accademico della Accademia Lancisiana in Roma. Nel settembre 2004 Vassilis Menoutis e Rita Kritikou organizzarono in Atene il Congresso della Mediterranean Regional Conference della International Association of Group Psychotherapy. Fui invitato da Vassilis e Rita a tenere una relazione in plenaria sulla matrice dei gruppi grandi e trattato con grande onore. Mi fu consegnata anche una targa premio, commemorativa dell’avvenimento. Nina era ricoverata in ospedale e non potette seguirmi. Con me c’erano Marirosa Franco, Gloria Ballarini, Brigitte March e Ingo Stermann. Questi ultimi tre sono stati miei allievi in Bolzano. Si erano da poco tenute le olimpiadi in Atene ed un italiano, Stefano Baldini, aveva vinto la Maratona in Maratona per la prima volta nella storia. Ero molto orgoglioso di questa vittoria italiana e feci del tutto per essere anche io all’altezza della situazione. Nell’agosto del 2005 si è tenuto a Molde in Norvegia il Simposio Europeo di Gruppoanalisi. Vennero con me Nina e Marirosa Franco. Prima del Congresso decidemmo di partecipare ad una crociera lungo i fiordi della Norvegia. Fu molto bella, la nave postale si fermava in tutti i porti, visitammo tanti paesini lungo la costa e raggiungemmo capo nord, ove il sole non tramonta mai. Anche a Molde ho condotto un median group internazionale e la mia conduzione è stata molto apprezzata. Il 22 dicembre del 2005 nell’Aula Magna dell’Università “La Sapienza” di Roma ho ricevuto dal Rettore Prof. Renato Guarini il Diploma di Professore Benemerito.

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Il Professor Renato Guarini, Rettore dell’Università di Roma “La Sapienza”

consegna a Rocco A. Pisani il Diploma di Benemerenza.

2006 - 2012 Nel luglio del 2006 si è tenuto a S.Paulo in Brasile il congresso della International Association of Group Psichotherapy (IAGP). Ho partecipato con una relazione sui gruppi grandi. Ho condotto un Median Group internazionale con membri provenienti dall’Europa e dalle Americhe. La mia conduzione è stata ancora molto apprezzata, anche da parte di autorevoli partecipanti provenienti dagli U.S.A. In questa occasione ho avuto modo di incontrare di nuovo il Dott. Paulo Sandler di S. Paulo. Mi era stato presentato in precedenza dal dott. Mario Giampà. Con lui e Mario abbiamo preso parte ad una importante Tavola Rotonda sui Disturbi Psicosomatici all’Accademia Lancisiana in Roma. Paulo tenne anche un seminario all’Università e partecipò come ospite ad un mio gruppo intermedio nel Dipartimento. Rimase molto impressionato e decise di tradurre in portoghese il mio libro: “Elementi di Gruppoanalisi: il gruppo piccolo ed intermedio” (Elementos de Anàlise de Grupo. Sociedade Brasileira de Psicanàlise de Sao Paulo ). Il libro è tuttora in diffusione in Brasile. Paulo mi ha sempre manifestato una profonda e calda amicizia.

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L’ ultimo incontro con Pat de Maré risale al 7 Dicembre 2006. Andammo a visitarlo, io, mia moglie Nina, Inger Larsson, Tove Mathlesen , Bernard Saint e Ingo Stermann. In una atmosfera carica di umorismo Nina fu nominata Prima Dama della Tavola Rotonda, seguita da Inger e Tove. Bernard e Ingo furono nominati nuovi Cavalieri…! Dorothy Brown si unì successivamente a noi per la cena. Nella cucina della loro casa Pat e Turid ci offrirono una cena indiana. Pat era stanco ma perfettamente lucido di mente. Ci regalò con dedica una copia di “ The history of large group phenomena in relation to group analytic psychotherapy”, che inizia con la sintesi della storia dei Cavalieri della Tavola Rotonda di Marcel Mauss. Il 28 settembre del 2007 ho compiuto 70 anni. Nina, Anna Maria e Pina Meoni, Antonella Giordani e suo marito Carlo Primavera, Giuseppina Colangeli e suo marito Massimo Filié, Leandra Taborra, Marinetta Ferrante, Francesco Rossomando,Ernesta e Fernanda Cerignoli, con i rispettivi mariti, Laura, figlia di Ernesta, ed un gruppo di amici hanno festeggiato il mio settantesimo compleanno nell’isola d’Elba. Anna Maria e Pina Meoni hanno organizzato, per l’occasione,uno splendido soggiorno, una magnifica cena ed una visita al museo locale. Sono molto grato a Anna Maria, Pina e a tutto il gruppo per la festa e l’onore che mi hanno riservato. Antonella Giordani ha redatto il diario dell’evento. Agosto 2008 Simposio Europeo in Gruppoanalisi in Dublin (Irlanda). Ho partecipato con una relazione sull’Inconscio Sociale ed una sul trattamento dei Disturbi Affettivi in gruppoanalisi. Ho condotto ancora un Median Group internazionale. Febbraio 2012 la Dott.ssa Sabar Rustomjie (Australia), Presidente dello IOGAP (International Organization in Group Analytic Psychotherapy) mi ha invitato a tenere a Melbourne un Congresso di 2 giorni (18 e 19 Febbraio) dedicato esclusivamente al mio lavoro e alla mia ricerca in Gruppoanalisi. Per me è stato un grande onore. Ho parlato del “Large,Small and Median Group in Groupanalysis” e

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della “Cultural Matrix in Southern Italy” con gran successo. Ho condotto anche alcune sedute di median group e di supervisione con gli allievi della scuola. Questa volta mi ha accompagnato mia figlia Francesca.

Rocco e Sabar con alcuni partecipanti al Block Training Congress in Groupanalysis , IOGAP, Melbourne, Australia18-19 February 2012

l 23 e 24 marzo 2012, invitato dal Prof. Eduard Klain , ho tenuto una conferenza all’Istituto di Group Analysis di Zagreb. Il tema è assolutamente originale: “Esperienza personale con un Median Group di ex pazienti” ed ha suscitato molto interesse da parte dei colleghi croati in training gruppo analitico. Il testo è allegato nel sito e sarà pubblicato in lingua inglese nel numero di dicembre 2012 di Group Analytic Contexts della Group Analytic Society International. Malcolm Pines ha commentato la mia conferenza di Zagreb con il seguente messaggio : Giovedì 6 settembre 2012 Dear Rocco, I return your beautiful paper with a few trivial spelling issues. It is clear and presents Pat ‘s views so well. He would be so pleased! I've copied it to James.The example is excellent and the

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argument for the continuing median group is so well made that ask myself why i did not follow your example! We must encourage this. With love Malcolm. ( Caro Rocco, ti rimando il tuo bell’articolo con alcune semplici considerazioni. E’ chiaro e presenta le vedute di Pat molto bene. A lui avrebbe fatto molto piacere! Ho mandato una copia a James (Anthony). L’esempio è eccellente e le argomentazioni per continuare con il median group sono fatte cosi bene che mi sono chiesto perché mai non ho seguito il tuo esempio! Dobbiamo incoraggiare questa strada . Con affetto Malcolm ) James Anthony mi ha scritto in proposito: venerdì 7 settembre 2012 Dear Rocco, I have just completely digested your excellent paper. As I knew Pat, he would have been delighted with your argument for the continuation of the median group, and I am sure that it will be incorporated into the educational forum of the group analytic society in London. Malcolm will certainly arrange for this to take place. I myself see you as a superb teacher in the group analytic world. With warmest wishes, E. James Anthony, MD ( Caro Rocco, ho appena finito di leggere ed assimilare il tuo eccellente articolo. Conoscendo Pat, egli sarebbe stato felice circa l’uso che tu fai del median group come continuazione della terapia. Sono sicuro che sarà incluso nel corso di formazione della Società Gruppoanalitica di Londra. Malcolm (Pines) certamente farà in modo che questo si verifichi. Io personalmente ti riconosco come un superbo didatta nel mondo gruppo analitico. Con i più affettuosi auguri

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E. James Anthony, MD ) Recentemente ho ricevuto una bella lettera da parte di un mio ex paziente: “Ti sono profondamente riconoscente per il Tuo lavoro che mi ha dato molta identità. Sto raccogliendo i frutti di questi anni, che ritengo assolutamente fondamentali per la mia stabilità ed il mio equilibrio…Ho imparato tantissimo da te e da tutti coloro che hanno condiviso con me il percorso (gruppoanalitico) intrapreso sotto la Tua saggia e, permettimi il plauso, straordinaria guida…” Alla fine di questa mia autobiografia debbo dedicare una nota speciale al mio maestro ed amico Patrick de Maré. Pat de Maré é stato per me oltre che maestro in gruppoanalisi anche maestro di vita. Ci siamo incontrati ed abbiamo lavorato insieme tante volte. In Italia abbiamo organizzato incontri e workshop a Roma, Aprilia, Sassari, Brindisi,Torino e Bolzano. Nel 1996 abbiamo lanciato l’edizione italiana di “Koinonia”. Nel 2000 è stato pubblicato il mio libro “Elementi di Gruppoanalisi. Il gruppo piccolo e intermedio”. Pat ha scritto nella prefazione: “Mi sento onorato della richiesta da parte del mio amico e collega Prof. Rocco Pisani di scrivere una prefazione al suo importante libro ‘Elementi di Gruppoanalisi’. Questo è il primo serio tentativo di includere il Gruppo Intermedio come parte significativa nella Gruppoanalisi e di presentare l’enorme importanza del ruolo giocato dalla cultura e dal contesto nell’influenzare il risultato di fallimenti o di successi in psicoterapia”. Dal 1991 al 2003, come ho già detto, ho condotto il gruppo intermedio, con sedute settimanali, nell’Ambulatorio del Dipartimento di Scienze Neurologiche dell’Università di Roma. Le sedute sono state registrate e trascritte dai miei collaboratori e sono state raccolte in 19 volumi, attualmente custoditi nel mio studio. Pat ha visto questo grosso lavoro e ne è stato enormemente felice.

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A lui debbo l’incoraggiamento a coltivare sempre di più l’amore per la musica, non solo ascoltando ma anche imparando a suonare uno strumento. Mi ha anche ricondotto alla religione. Nel corso delle nostre conversazioni ribadiva l’importanza della matrice cosmica positiva in contrapposizione alla matrice umana. La scienza può solo scoprire le leggi dell’esistenza e quelle che regolano l’universo e la vita, ma non può spiegarci l’origine, il significato, il mistero e la profonda armonia del cosmo. Io personalmente gli ho espresso il parere che la spiritualità ed il rapporto con Dio comincia dopo essersi liberati o avere analizzato e preso sufficiente conoscenza delle nostre nevrosi individuali e collettive. Lui si mostrava d’accordo. Pat è scomparso all’età di 92 anni nel febbraio del 2008. Nel mese di novembre dello stesso anno l’Istituto di Gruppoanalisi di Londra e la Group analytic Society hanno organizzato un incontro in Sua memoria, dal titolo: “The Median Group: Celebration of the life and the work of Pat de Maré” Sono stato invitato ed ho partecipato al panel con una relazione sui concetti fondamentali innovatori del gruppo intermedio in gruppoanalisi. Intervento pubblicato successivamente in Group Analysis. Alla fine del Memorial Turid de Maré invitò nella sua casa me, Anna Maria Meoni, Marirosa Franco, Giuseppina Colangeli e suo marito Massimo Filié, che avevano partecipato alla cerimonia. Per l’occasione mi consegnò la chitarra di Pat in eredità. Sto cercando di impegnarmi al massimo per imparare a suonarla e ci sono riuscito abbastanza. Insieme alla ricerca della conoscenza, la musica è diventata la mia grande passione. Il mio collega medico e gruppoanalista Salvatore Franco, recentemente scomparso, conosciuto a Padova nel gruppo AION di Sandro Rodighiero, mi ha inviato copia di suoi lavori. Mi piace citare alcuni brani di questi lavori: “ Elogio dell’incompetenza: …non ci perderemo d’animo perché proveremo e riproveremo ad imparare, ad imparare ancora, ed

Pat de Maré

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ancora continueremo ad imparare, esercitandoci ancora proprio come il musicista…” “ L’individuo è composto di parti che cercano l’armonia e la concordia tra di essi, tra di loro…” “Il Sé dell’individuo è costituto da parti, molteplici ed eterogenee parti… parti diverse che persuonano…che stanno come suonatori disparati all’interno di una sala dei concerti della nostra mente, dove il nostro Sé, anzi il nostro Me, prova a leggere, interpretare e dirigere questa eterogenea orchestra, cercando di farla concordare con tutti gli altri strumenti umani che persuonano con lui, proprio come persone nella grande sala dell’orchestra del mondo…”. Caro Salvatore ti sono grato di queste splendidi immagini! Quando le ho lette ho commentato: che bello! E’ il conduttore che dirige questa splendida orchestra! Che meraviglia e commozione! La musica è il dialogo a più voci. Pensa che musica in un gruppo intermedio di 15-20 persone! Il Big Bang e le Galassie rappresentano l’origine delle parti dalla Madre Primordiale. Parti che si relazionano tra di loro in una splendida armonia. Chi è il conduttore di questa meravigliosa orchestra? La storia continua… Rocco Antonio Pisani Roma Dicembre 2012