Riflesso Novembre-Dicembre 2012

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Sesto numero della rivista Riflesso

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EDITORIALE03 Fare impresa in Umbria05 Lettera dell’Ambasciatore d’Italia nel Principato di Monaco

06 AUGURI RIFLESSO!08 Christmas Happy List

APPUNTAMENTI10 EVENTI - L’Umbria conquista il Principato di Monaco12 Presepi in Umbria14 AGENDA - Novembre - Dicembre 201216 EVENTI RIFLESSO Eurochocolate 2012 - Festival de la Plaisance (Cannes) - Monaco Yacht Show (Montecarlo)

ECONOMIA18 GREEN ECONOMY- L’opzione delle fonti energetiche rinnovabili in

Umbria

ARCHITETTURA, ARTE E TERRITORIO20 BORGHI - Monteleone di Spoleto - New York: un viaggio in biga22 PALAZZI STORICI - Assisi, Palazzo Bernabei - Sperelli e Fiumi -

Roncalli24 CONTEMPORANEITÀ E DESIGN - Opere contemporanee in

“blocchi” fuori e dentro le mura di Foligno26 ARTE - Gerardo Dottori28 ARTE - Norberto, il pittore dei fratini

SOCIETÀ30 PERSONAGGIO - Brunello Cucinelli, il filosofo del cashmere32 PARLA L’ESPERTO - La responsabilità del Direttore 34 BRIEFING CULTURALE - Michelangelo a Spoleto e i segreti rivelati

- Il mondo del ricamo36 LONDON CALLING - Vita notturna a Londra 38 NEW YORK - Shopping con le star40 STORIE INTERNAZIONALI - Dal Canada con furore42 CONCORSO FOTOGRAFICO - Uno scatto in Umbria

TEMPO LIBERO45 BAMBINI E GIOCHI - Il Natale dei bimbi46 GIRI DEL GUSTO - Dolci di Natale48 SELEZIONE LIBRI

EDITORECT Comunicazione

DIRETTORE RESPONSABILEMario Timio

VICEDIRETTORECarlo Timio

REDAZIONEAlessio Proietti, Noemi Furiani,Giulio Siena, Alessia Mencaroni,Roberto Gagliardi La Gala,Elisabetta Bardelli, Marilena Badolato,Walter Leti, Barbara Isidori

HANNO COLABORATOFrancesca Magnani, Massimo Duranti, Elisa Giglio, Rita Valletti, Eleonora Zeroli, Maddalena Mommi,Beatrice Cuniberti, Filippo Fagioli,Alessandro Biscarini, Marco Zuccaccia,Italo Profice, Alessandra Lo Duca, Arianna Andrews

REGISTRAZIONETribunale di Perugian. 35 del 9/12/2012

IMPAGINAZIONE e STAMPATipografia MetastasioPalazzo di Assisi - Perugia

RINGRAZIAMENTIAntonio Morabito, Brunello Cucinelli,Giuseppe Lomurno, Luca Sambuco, Amilcare Pambuffetti, Anna Rita Setti, Gianluca Ricco, Andrea Petrella

[email protected]@[email protected]@riflesso.info

PUBBLICITÀ[email protected]

SITO WEBwww.riflesso.info

DISTRIBUZIONERegione Umbria e Principato di Monaco

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Ragazza Riflesso UmbriaNovembre - Dicembre 2012

sommario

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Fantasie d’arredo

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Fare impresa in UmbriaCi sono prospettive per migliorare lo stato delle imprese in Umbria? Fino a quando la nostra

Regione continuerà a tenere il primato delle imprese che falliscono? Il trend è veramente allarmante:

nell’ultimo anno l’incremento è stato del 27.9% con una salita consistente anche nei numeri: da

136 a 174. “Per una realtà come la nostra – argomenta Umbro Bernardini presidente di

Confindustria Umbria – questi numeri rappresentano un’enormità. Bisogna cambiare rotta. A

partire dalle infrastrutture occorre ricreare condizioni migliori. Quanto a collegamenti stradali e

autostradali infatti la nostra situazione è praticamente uguale a quella di trent’anni fa.” Non

solo. L’Umbria ha ancora un altro primato: l’energia elettrica che in Italia costa 2259 euro

l’anno in più rispetto alla altre nazioni europee, grava con 2654 euro sulle imprese umbre. Non

chiediamo perché l’Umbria è ferma al 1980 nel campo delle infrastrutture, né a chi addurre la

responsabilità degli elevati costi dell’energia elettrica. Né è nostro intento addentrarci sui motivi

per cui le imprese non hanno innovato o rinforzato la loro struttura patrimoniale, né tanto meno

tentare di comprendere gli istituti bancari quando chiudono la borsa a tante imprese. È intenzione

invece di immettere iniezioni di fiducia e di ottimismo nel variegato mondo dell’impresa. E ciò

essenzialmente perché ognuno di noi ha esperienza di aziende umbre che navigano bene e di altre

che hanno iniziato con il piede giusto. Sono esempi che danno coraggio e imprimono speranza

per la creazione di imprese come fattore di vitalità e testimonianza di capacità di rinnovare

la cultura locale. Sì, perché l’impresa deve essere considerata come vocazione, secondo la felice

intuizione di Michael Novak, uno dei maggiori esperti di etica d’impresa. Impresa è abitudine

al discernimento, tendenza a scoprire ciò che gli altri non vedono ancora. È anche capacità di

concretizzare le intuizioni, cioè di realizzare cose mai viste prima. È capacità di prevedere sia

i bisogni degli altri sia le combinazioni di fattori produttivi più adatte a soddisfare tali bisogni.

Una delle più felici espressioni di tale orientamento sono le cosiddette “imprese sociali” ove non

si fa impresa calcolando il diretto e immediato vantaggio personale, ma si guarda innanzitutto

al bene della collettività. Anche in Umbria sta prendendo piede questa tipologia di impresa, che

funziona meglio se veicolata dalla cultura imprenditoriale che valorizza le persone che coinvolge

e su cui può contare e che insegna a confrontarsi con la realtà del mercato abbandonando schemi

superati e pregiudizi ideologici.

di Mario Timio

EDITORIALE

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Monaco, 5 novembre 2012

Antonio Morabito

Cari lettori, con questo intervento per la Rivista RIFLESSO, concludo un anno di collaborazione con la redazione, che ha alacremente lavorato per mettere in risalto quelle bellezze del Cuore Verde d’Italia (sovente rimaste nascoste), raccontate con altissimo profilo culturale e professionalità. Devo riconoscere che i rapporti continuativi instaurati con il territorio umbro, mi hanno consentito di entrare a conoscenza con delle realtà, sia sotto un profilo artistico e architetto-nico, che allo stesso tempo imprenditoriale, di notevole bel-lezza e spessore. Anche i grandi eventi (Umbria Jazz, Eurochocolate, Festival Internazionale del Giornalismo, Festival dell’Architettura e altri ancora) che l’Umbria riesce ad organizzare, danno l’idea che la vostra Regione, malgrado sia piccola, ha grandi capacità organizzative e lungimiranza in termini imprenditoriali. Grazie a questo progetto editoriale RIFLESSO, l’Umbria è riu-scita a farsi conoscere meglio a Monaco, permettendo alle tante persone che vivono nel Principato di Monaco o che sono di pas-saggio, di entrare in contatto (sebbene visivo) con un mondo nuovo, le cui punte di eccellenza trovano sicuramente un humus importante in questo Stato. L’evento di promozione del territorio umbro, della Città di Perugia e di alcune aziende di eccellenza, realizzato a ottobre nel contesto del “Mese della Cultura e della Lingua Italiana”, grazie al prezioso sostegno di Carlo Timio, ha riscosso un im-portante successo. Il progetto “La Ceramica di Deruta per il territorio monegasco” lanciato nel corso di questa iniziativa, rappresenta un esempio tangibile di come un prodotto di alto artigianato, che presen-ta connotazioni uniche, possa essere ampiamente apprezzato, se riesce ad individuare i canali giusti. L’Azienda Sambuco di Deruta ha promosso positivamente i suoi prodotti nel mercato monegasco. L’Umbria, con il suo patrimonio artistico culturale e impren-ditoriale ha molto da raccontare nel Principato di Monaco. Auspicando un buon lavoro a tutti coloro che hanno voluto por-tare l’Umbria nel Principato, formulo i miei più sinceri auguri per un periodo natalizio ricco di serenità e gioia.

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Numero 1. Gennaio / Febbraio evento: Conferenza Internazionale sul Turismo del Vino modella: Ami (da Perugia)

Numero 2. Marzo / Aprile evento: Festival Internazionale del Giornalismo modella: Giulia (da Città di Castello)

Numero 3. Maggio / Giugno evento: Festival Internazionale dell’Architettura (Festarch) modella: Eleonora (da Terni)

La Rivista ha festeggiato il suo primo compleanno a Montecarlo!La redazione di Riflesso è lieta di augu-rare ai propri lettori e sostenitori, una felice conclusione di questo 2012. Un anno insieme ci ha permesso di scopri-re, riscoprire e diffondere le eccellenze di questo straordinario territorio umbro, sovente poco conosciuto o non sempre pubblicizzato come invece meriterebbe. Un anno chiuso con meritati successi dunque, che ha permesso, tra l’altro, a Riflesso e all’Umbria di stringere un for-te gemellaggio con il territorio monega-sco, un luogo in cui il mondo è costante-mente di passaggio, uno Stato in grado di apprezzare le nostre eccellenze sotto ogni forma: architettura e arte, prodotti di lusso e di qualità, eventi prestigiosi. Le stesse manifestazioni sono state d’ispirazione nella composizione delle copertine Riflesso 2012 che hanno avu-to come protagonisti due aspetti fonda-mentali: un grande evento rappresenta-

Numero 4. Luglio / Agosto evento: Umbria Jazzmodelle: Noemi (da Bastia Umbra), Alice (da Perugia), Lucrezia (da Città di Castello)

Numero 5. Settembre / Ottobre evento: Eurochocolate modella: Angelica (da Perugia)

Numero 6. Novembre / Dicembre evento: Natale modella: Priscilla (da Bastia Umbra)

COPERTINE RIFLESSO 2012

AUGURI RIFLESSO!tivo della Regione nel periodo di riferimento ed una bellezza femminile umbra. Nella terra na-tiva di Monica Bellucci, Laura Chiatti, Francesca Testasecca e tante altre, si è puntato quindi alla ricerca di bellezze capaci di catturare l’attenzione del lettore dando la possibilità alle stesse di farsi conoscere nel circuito di diffusione del magazine, tra l’Ita-lia e il Principato di Monaco. E proprio grazie alla serrata colla-borazione tra Riflesso e l’Amba-sciatore d’Italia nel Principato di Monaco Antonio Morabito, che ringraziamo di cuore per tutti i suoi apprezzatissimi redaziona-li, siamo riusciti a promuovere l’Umbria a Montecarlo e a festeg-giare il nostro primo compleanno in compagnia di monegaschi e cittadini italiani e stranieri resi-denti nel Principato.

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christmas

happy list

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EVENTI

L’Umbria, con a capo la Città di Perugia conquista il Principato di Monaco. E lo fa mettendo in mostra il meglio del suo artigianato: la ceramica di Deruta. In un contesto come quello monegasco, abituato a vedere le eccellenze sotto ogni profilo, l’Umbria è

riuscita a stupire tutti, mettendo pedine importanti per lo sviluppo di rapporti istituzionali, ma anche commerciali. L’evento di promozione del territorio umbro, inserito nel quadro degli “Incontri con Cit-tà e Regioni Italiane” inaugurato per il 150esimo

dell’Unità d’Italia, che si è tenuto alla fine di ottobre nello splendido scenario dell’Hotel Fairmont a Montecarlo, è stato realizzato dall’Ambasciatore d’Italia nel Principa-to di Monaco Antonio Morabito con il contributo di Carlo Timio, giornalista e consulente per gli Affari Internazionali. La visibilità per il territorio umbro è stata notevole, anche perché l’iniziativa rientrava nell’ambito del “Mese della Cultura e della Lingua Italiana”, promossa dall’Ambasciata d’Italia a Montecarlo. Città d’arte, storia, monumenti e cultura. Si tratta di Perugia

L’evento di promozione del territorio umbro, della Città di Perugia e delle sue eccellenze imprenditoriali a Montecarlo ha ottenuto un sorprendente successo grazie al sostegno

dell’Ambasciata d’Italia

L’Umbria conquistail Principato di Monaco

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dell’Azienda vitivinicola Scacciadiavoli di Montefalco, che ha dominato la scena, riuscendo a farsi apprezzare, in modo sor-prendente, in un territorio, come quello francese, che di vini sa il fatto suo. Grande successo anche per la Rivista Riflesso, già conosciuta nel territorio monegasco dove viene puntualmente distribuita ogni due mesi, che è stata ampiamente apprezzata da tutti i presenti, i quali hanno avuto modo di osservare le bellezze artistiche, architet-toniche, le eccellenze imprenditoriali e i numerosi eventi che contraddistinguono l’Umbria. Se il territorio umbro era in cerca di un posizionamento nel Principato di Monaco, sicuramente con questa iniziativa ha fatto centro.

e delle sue bellezze. La presentazione è stata fatta dell’Assessore al Turismo e Sviluppo Economico del Comune di Perugia Giuseppe Lomurno, che ha il-lustrato, con il supporto di immagini, il capoluogo umbro, dando ampio rilievo alla candidatura di Pe-rugiaAssisi Capitale Europea della Cultura del 2019, esaltandone le ricchezze artistiche, architettoniche e culturali. Molto interesse e attenzione da parte del Direttore del Dipartimento del Turismo di Monte-carlo Guillame Rose, ha suscitato la presentazione della città umbra, le cui caratteristiche si adeguano in qualche misura a quelle di un piccolo stato come il Principato. Da sottolineare inoltre che, nel quadro della presentazione della città umbra è stato lanciato un progetto inedito “La Ceramica di Deruta per il territorio monegasco” presentato dall’imprenditore Luca Sambuco, che, insieme al suo designer Daniele Buschi, ha illustrato i prodotti realizzati esclusivamente per Montecarlo (oggetti e accessori con immagini del Principato), oltre alla vasta gamma di varie manifat-ture nelle forme e decorazioni, ispirata a modelli e disegni della storia della ceramica derutese. La par-ticolarità dell’evento è stata l’interattività diretta con i partecipanti all’incontro (designer di interni, archi-tetti, specialisti del settore arredo casa, imprenditori, esperti del settore marketing, del turismo e di fiere internazionali), che hanno contribuito ad individuare le modalità di approccio del mercato monegasco e strategie di inserimento dei prodotti umbri nel Prin-cipato. Le sacche di Anna Rita Setti, per esempio, presentate a margine dell’evento, hanno riscosso un vasto successo con borse e braccialetti desiderati da tutte le partecipanti. È stato, infine, un momento di promozione dell’enogastronomia umbra, con la degustazione dell’ottimo prosecco umbro Brut Rosé

L’Umbria conquistail Principato di Monaco

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EVENTI

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Presepi in Umbriadi Elisa Giglio

Il Natale è forse la festa più bella dell’anno, non solo per i bambini, ma anche per gli adulti. La magia, la suggestione, l’incanto che avvolgono i giorni nata-lizi rendono questa ricorrenza tanto amata, quanto attesa. L’atmosfera, che si crea in questo periodo dell’anno, entra nel cuore, capace di emozionare a qualsiasi età ed in qualsiasi angolo del mondo. Ov-viamente, ogni festa religiosa è ancora più sentita nei luoghi dove è più salda la fede e radicata la tra-dizione. L’Umbria, terra mistica per eccellenza, ri-vive ogni anno il Natale presentando innumerevoli manifestazioni, avvenimenti e rievocazioni a metà

strada tra fede e folklore. Celebrazioni li-turgiche in ogni chiesa umbra, concerti di musica sacra nei luoghi di culto, alberi ad-dobbati, presepi artistici e viventi, mostre, canti, mercatini e strenne. Ogni città vie-ne vestita a festa con luminarie ed alberi di natale, i negozi allestiscono vetrine con decorazioni tipiche, i mercatini propon-gono articoli dell’artigianato caratteristi-co locale, per le vie si possono incontrare bande musicali o Babbi Natale con la slit-ta. Inoltre, radicata nel cuore dell’Umbria è la tradizione presepistica, che ogni anno propone decine di presepi artistici e viven-ti da ammirare negli ambienti più sugge-stivi della regione. Secondo la tradizione, il Presepe, come lo vediamo realizzare an-cora oggi, ha origine dal desiderio di San Francesco d’Assisi di far rivivere in uno scenario naturale la nascita di Betlemme

L’Umbria rivive ogni anno il Natale proponendo presepi

artistici e viventi negli ambienti più suggestivi della regione, in linea con la tradizione religiosa

che risale ai tempi di S. Francesco di Assisi

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con personaggi reali. Infatti, pastori, contadini, fra-ti e nobili furono coinvolti nella rievocazione, che ebbe luogo nella notte di Natale del 1223 a Greccio, nella provincia di Rieti. Così San Francesco realizzò il primo Presepe vivente del mondo. Da allora piaz-ze, vicoli, scalinate, chiese e castelli dei caratteristici borghi umbri sono la naturale scenografia dei pre-sepi artistici e viventi messi in mostra durante il pe-riodo natalizio. Da non perdere sono, per esempio, il Presepe di Corciano (Pg), allestito lungo i vicoli del paese con statue a grandezza naturale; oppure a Perugia la mostra dei presepi tradizionali all’interno

del Convento di Monteripido; o il Prese-pe Monumentale di Città della Pieve (Pg) o quello nel Pozzo della Cava di Orvie-to (Tr), edizione speciale per il Giubileo Eucaristico Straordinario, con personaggi meccanici a grandezza naturale; o ancora i presepi artistici di Assisi (Pg), oppure quello meccanizzato di Foligno (Pg). Infi-ne, molto suggestivi sono i presepi viventi di Calvi dell’Umbria (Tr), di Lugnano in Teverina (Tr), di Petrignano d’Assisi (Pg) e di Marcellano (Pg).

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Agenda Novembre - Dicembre 2012

Umbrialibri 2012Terni (Tr) 2-4 novembrePerugia (Pg)8-11 novembre www.umbrialibri.com

Stagione di Prosa e Danza (Teatro Mengoni) Magione (Pg)14 novembre 2012 - 4 aprile 2013 www.magionemusei.it

Convegno“Laudate et Benedicete”Assisi (Pg) 15-18 novembre www.corosanfrancescoassisi.org

Immaginario Festival Perugia (Pg) 21-25 novembre www.immaginario.tv

Mostra Mercato del Tartufo Bianco e Prodotti Tipici Valtopina (Pg)17-18 e 24-25 novembre www.comune.valtopina.pg.it

Bab Nour Festival Festival di danza orientale in UmbriaPerugia (Pg)23-25 novembre www.babnourit

XVI Stagione di Musica ClassicaTerni (Tr) 3 novembre 2012 -17 marzo 2013 www.assarabafenice.it

Il Presepe nel PozzoOrvieto (Tr)23 dicembre 2012 -9 gennaio 2013www.pozzodellacava.it/presepe

Presepe Monumentale sotterraneo Città della Pieve (Pg)25 dicembre 2012 - 6 gennaio 2013www.comune.cittadellapieve.pg.it

Presepe meccanizzatoBudino fraz. Foligno (Pg)25 dicembre 2012 -6 gennaio 2013www.aformadidea.com

Segni di luceCittà della Pieve (Pg)8 dicembre 2012 -6 gennaio 2013www.comune.cittadellapieve.pg.it

Presepe viventePetrignano d’Assisi (Pg)25 dicembre 2012 -6 gennaio 2013www.presepepetrignano.it

Paese PresepeRasiglia fraz. Foligno (Pg)26 dicembre 2012 -6 gennaio 2013www.rasigliaelesuesorgenti.com

Umbria Jazz Winter 20Orvieto (Tr)28 dicembre 2012 -1 gennaio 2013www.umbriajazz.com

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Via Baldo 1, Perugia, Italywww.lesacchediannaritasetti.com [email protected]

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Eurochocolate 2012Alla 19esima edizione di Eurochocolate, la manifestazione perugina più golosa dell’anno, non poteva mancare Riflesso. Dedicata alla tradizione della cioccolatiera italiana e interna-zionale, come di consueto, all’interno della manifestazione sono stati allestiti stands gastronomici di produttori di cioccolato ed organizzati numerosi eventi, spettacoli, iniziative culturali, che hanno animato le vie e le piazze del centro storico di Pe-rugia. Quindi, grande successo per la manifestazione sia reale che virtuale con la nuova iniziativa “iChoc-Applichiamoci” e la tecnologia web 2.0.

Monaco Yacht Show (Montecarlo)Il tour di Riflesso in Costa Azzurra ha seguito da vicino anche un’altra manifestazione nell’ambito della nautica: il Monaco Yacht Show. Dal 19 al 22 settembre il patinato porto di Montecarlo ha ospitato una selezione di un centinaio tra i più eleganti yachts al mondo, al fine di mostrare ad acquirenti e curiosi gli ultimi progressi raggiunti dal settore del luxury yachting. Tra gli oltre 500 stands, non poteva mancare il cluster nautico Umbria, che, in collaborazione con il Centro Estero Umbria, ha avuto modo di far apprezzare ai circa 33.000 visitatori provenienti da tutto il mondo,

la bellezza e la qualità della tra-dizione artigiana della Regione. L’idea di creare un distretto nau-tico nasce con l’obiettivo di unire tecnologie e know how per poter-si presentare con maggiore forza sul mercato, puntando su fattori quali l’internazionalizzazione, l’innovazione e la formazione.

Festival de la Plaisance (Cannes)Dall’11 al 16 settembre il Festival de la Plaisance, inca-stonato nella splendida cornice della “croisette” di Can-nes, ha ospitato sul red carpet più di 500 imbarcazioni, a motore o a vela dai 10 fino ai 61 metri di lunghezza. Il pubblico ha avuto modo di toccare con mano le nuove creazioni della nautica tra cui la spettacolare “Diamon-ds are forever”, yacht dal nome ispirato a James Bond, che nei suoi 60,98 metri porta la firma italiana di Benetti Yachts. Il festival, giunto alla sua 35esima edizione, ha registrato la presenza di 45600 visitatori, ai quali ha riservato più di 150 novità in anteprima. Tra gli ospiti dell’evento Lech Walesa, celebre leader del sindacato Solidarnosc ed ex presidente polacco, insignito nel 1983 del Premio Nobel per la pace. La Rivista Riflesso era accreditata all’evento.

EVENTI RIFLESSOa cura di Eleonora Zeroli

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L’opzione delle Fonti energetiche rinnovabili in Umbriadi Walter Leti

La filosofia ispiratrice della green economy vede nell’uso delle fonti energetiche rinnovabili, in so-stituzione dei tradizionali combustibili fossili, la soluzione dei due principali problemi che l’uma-nità si trova oggi ad affrontare: il progressivo de-pauperamento delle risorse fossili di cui si prevede l’esaurimento nell’arco di pochi decenni e la dife-sa dell’ambiente dalle emissioni inquinanti legate all’utilizzo di petrolio, metano e carbone. La que-stione non si pone solo in termini tecnici ma riveste implicazioni di carattere etico. Come afferma Mau-ro Spagnolo, direttore del quotidiano Rinnovabili.it: “La green economy, prima di essere un movi-mento economico è un movimento di opinione. La green economy nasce per mettere insieme una serie di istanze culturali, che hanno l’unico obiettivo di perpetuare le attuali condizioni di vita anche per il futuro”. Il giro di affari riconducibile alla green economy si attesta in Umbria, secondo una recente stima, intorno ai 10 miliardi di euro. La somma è

di tutto rispetto ma ancora manca presso gran parte dell’opinione pubblica la no-zione che il nuovo approccio economico comporterà profonde modifiche nei mo-delli e stili di vita di ognuno. A che punto si trova l’Umbria nello sviluppo dell’eco-nomia verde? La classifica elaborata da “Fondazione Impresa” colloca la nostra regione, in Italia, a un modesto 13esimo posto su 20. Come in tutti i movimenti di opinione i pareri sulla green economy sono diversificati e, talvolta, radicalmente opposti. I dati disponibili sono oggetto delle interpretazioni più disparate soprat-tutto perché i fautori delle energie rinno-vabili proiettano in un futuro dall’oriz-zonte indefinito la realizzazione dei loro progetti. Le argomentazioni degli scettici si rifanno ai dati concreti oggi disponibili che non sembrano lasciare molto spazio a ipotesi giudicate poco meno che utopi-stiche. Prima di fornire i dati che fotogra-fano l’attuale situazione energetica, oc-corre premettere alcune nozioni di base. Il principio di conservazione dell’energia (primo principio della termodinamica) ci dice che l’energia non si crea né si di-strugge; si può solo trasformare. In ultima analisi, dato che l’intera l’energia di cui possiamo disporre (fossile o rinnovabile)

“La green economy nasce per mettere insieme una serie di istanze culturali, che hanno

l’unico obiettivo di perpetuare le attuali condizioni di vita anche

per il futuro”

GREEN ECONOMY

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proviene dal sole, tutti i dispositivi che possiamo progettare (collettori termici, moduli fotovoltai-ci, impianti solari termoelettrici, turbine eoliche e quant’altro) saranno sempre e solo dei “trasformatori” di energia e non certamente dei “generatori” della stessa. Altra considerazione fondamenta-le: la potenza della radiazione solare è bassa, dell’ordine di meno di 1 KW/m2 (solo a mezzogiorno e con cielo lim-pido). A questo bisogna ag-giungere le perdite dovute ai rendimenti dei dispositivi di trasformazione che compor-tano inevitabili riduzioni del-la potenza effettivamente resa disponibile, (secondo princi-pio della termodinamica). La conseguenza di quanto sopra è che per ottenere quantitati-vi significativamente rilevanti di energia rinnovabile occorre poter disporre di grandissime aree. È stato calcolato che per sostituire in gran parte l’uso dei combustibi-li fossili in Italia occorrerebbe ad esempio costruire celle fotovoltaiche su una superficie grande quanto

l’Umbria (7000 KM2) senza contare però corridoi e piazzole per la manutenzione, accumulatori e centrali per compensa-

re la discontinuità del solare. Le celle rimarrebbero natu-ralmente inattive di notte.Veniamo alle cifre: la somma di tutte le energie rica-vate annualmente in Italia da fonti rinno-vabili (soprattutto di origine idroelettrica) non raggiunge oggi il 15% del fabbiso-gno totale. La Co-munità Europea ha fissato per l’Italia la quota del 17% per il rinnovabile entro il 2020, ma anche per ottenere questo modesto risultato

occorrerà impiegare ingenti risorse e ri-convertire, oltre agli impianti produttivi, lo stile di vita dei cittadini.

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A Sud-Est della Regione Umbria, in uno degli an-goli paesaggistici più suggestivi ed incontaminati dell’Appennino Centrale, è situato Monteleone di Spoleto. Sorse nel XIII secolo sulle macerie di un castello appartenuto ad un nobile feudatario roma-no. Tale castello fu distrutto e poi successivamente

ricostruito dall’inarrestabile Spoleto che lo pose così sotto la propria giurisdizio-ne. Collocato alla confluenza di antiche ed importanti vie di comunicazione pro-venienti da Nord (Norcia), Est (la Sala-ria, Valle del Tronto), Sud (Leonessa) ed Ovest (Spoleto), posto a circa 1000 metri di altezza, con una morfologia di castello di pendio dal carattere fiero e bellicoso, veniva chiamato “Leone degli Appenni-ni”. Proprio la posizione strategica ren-deva il territorio molto conteso; i monte-leonesi saranno spesso coinvolti in aspre lotte. Monteleone di Spoleto si presenta con una struttura urbanistica articolata attorno a due nuclei distinti: il più anti-co è il castello posto in sommità, intorno al quale sono presenti i principali edifici monumentali. L’altro nucleo è il borgo, costituito dall’espansione che dal XIV sec. dette spazio ad artigiani, commer-cianti e contadini. Internamente alle tre cinte murarie che hanno protetto Monte-leone e i suoi abitanti nel corso dei secoli sono ospitate numerose opere di elevato pregio architettonico, tra cui la “Chie-sa fortezza di San Francesco”, la Torre dell’Orologio e Palazzo Bernabò, oltre

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di Alessio Proietti

BORGHI

Monteleone di Spoleto – New York: un viaggio in biga

Fotografia di repertorio di proprietà del Comune di monteleone di Spoleto

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alle porte di accesso ed i baluardi, alcuni dei quali sono stati trasformati in abitazioni. Dentro e fuori le mura risuonano con forte eco tre parole chiave, che i monteleonesi ruggiscono con vigore per dar enfasi ad antiche tradizioni ed eccezionali testimonianze: ferro, farro e carro. Ferro: lo stesso che fu utilizza-to, tra l’altro, per forgiare dei cancelli per la Basilica di San Pietro e per il Pantheon in Roma. Farro: il primo D.O.P. (di origine protetta) d’Europa. Car-

Dentro e fuori le mura risuonano con forte eco tre

parole chiave, che i monteleonesi ruggiscono con vigore per dar enfasi ad antiche tradizioni ed

eccezionali testimonianze: ferro, farro e carro

Biga etrusca di monteleone di Spoleto conservata presso “The metropolitan museum of Art” - New York

ro: noto al mondo come la Biga Etrusca di Monteleone di Spoleto. Reperto arche-ologico eccezionale datato VI sec. a. C.; rinvenuta in ottimo stato di conserva-zione nel 1902 all’interno di una tomba nei pressi di Monteleone è esposta presso “The Metropolitan Museum of Art” (Met) di New York. Perché si trova li? La risposta potrebbe assumere le vesti di un thriller investigativo. Quello che è certo è che Monteleone la rivuole ma NY non è disposta a cedere. Uno scontro tra Davide e Golia che ha avuto risonanza nei grandi giornali americani. Nel frattempo Davi-de la sua biga se l’è ricostruita. Una copia identica all’originale, realizzata da artisti artigiani del luogo. Una “copia originale” dunque! Comunque la storia non finisce qui, il Leone degli Appennini non è solito arrendersi.

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PALAZZI STORICI

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È nell’età del governo pontificio che si afferma in Assisi un’oligarchia di nobili e ricchi mercanti smaniosi di alzare palazzi gentilizi di famiglia. I due opposti schieramenti della Parte de Sopra capeggiati dai Nepis e la Parte de Sotto dai ghibellini Fiumi, rispettivamente sostenitori dei Baglioni e degli Oddi di Perugia, insanguinarono per anni la città. I Fiumi riusciranno a governare con l’appoggio dei Montefeltro seppur per un solo anno. Nel 1438 Francesco Sforza scalzerà dal dominio di Assisi Braccio Fortebraccio, ma le truppe

di Piccinino, inviate da Perugia insceneranno il più tragico dei saccheggi in città salendo al potere prima di cadere contro il Valentino Cesare Borgia nel 1503 che assoggetterà definitivamente la città al dominio pontificio. Prima di questo momento soltanto nell’età del cardinale Albornoz, XIV secolo, dopo la cattività avignonese, Assisi ebbe un

breve periodo di pace. Rassegnata ormai all’influenza papale Assisi conoscerà un fermento di edilizia privata animata dal desiderio di esibirsi con magnificenza. Le strade più importanti del tessuto urbano, come l’antica via Superba e via Ceppo della Catena, assumeranno un aspetto signorile, non più residenze di semplici artigiani. Ristrutturazioni, accorpamenti e sopraelevazioni di proprietà esistenti genereranno nuovi impianti il cui disegno delle facciate (finestre, fasce marcapiano, balconi) regolarizzeranno e renderanno leggibile l’unità immobiliare. Testimonianza di tale signorilità sono palazzo Fiumi-Roncalli, costruito sopra la porta urbica monumentale romana, unica delle antiche porte rimasta, dalla quale usciva la strada diretta a Perugia. Palazzo Bernabei già Sperelli, vescovo di Sanseverino Marche, disegnato dal Giorgetti nel 1646. Passato in seguito al principe romano Alessandro Torlonia, nel 1881 fu concesso ai padri cappuccini, divenendo, nel 1928, sede del museo francescano. Lo storico Antonio Crisofani, scrive del Giorgetti nella sua opera “Della storia d’ Assisi”: “Li servì da quel valente uomo

Assisi, Palazzo Bernabei - Sperelli e Fiumi - Roncalli

Ristrutturazioni, accorpamenti e sopraelevazioni genereranno

nuovi impianti dalla “grande ed incombente mole”

di Giulio Siena

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ch’egli era dando loro il disegno di quel palazzo che per solidità e magnificenza di mole e per ingegnosissimo compartimento di sale e camere e per la copia e distribuzione d’ogni maniera di commodità si lascia indietro gli altri tutti che sono in Assisi”. Giovanni Astengo, curatore nel 1965 del piano regolatore generale di Assisi, afferma: “questi edifici, sia quelli eccellenti che quelli mediocri, hanno un comune difetto, ed è quello della grande mole, sia in estensione che in elevazione, sempre smisurata ed incombente sulle architetture trecentesche, al punto da snaturare i rapporti degli spazi e la “scala” della città”. Pensiero condivisibile ma restano, tuttavia, esempi gentili di una città in movimento alla ricerca del bello.

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Illustrazione di Francesco Corni

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CONTEMPORANEITÀ E DESIGN

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La sfida contemporanea di Foligno. Nel panorama dei grandi nomi dell’architettura internazionale nella nostra Regione, sembra doveroso conclude-re il percorso in questa città. Le due opere ogget-to del nostro tour virtuale sono apparentemente accomunate dallo stesso linguaggio sintetico del monolite, l’una riporta la prestigiosa firma dell’ar-chistar Massimiliano Fuksas, l’altra dell’architetto Giancarlo Partenzi, ma con esiti profondamente diversi tra loro. La prima ad essere stata realizzata è la Chiesa di San Giacomo inaugurata nell’aprile del 2009. Fuksas riporta nel progetto il concetto di “scatola nella scatola, sospesa”; si tratta infatti di un monolite chiuso all’interno, apparentemen-

A Foligno, la Chiesa di S. Giacomo di Massimiliano Fuksas e il Centro Italiano

di Arte Contemporanea di Giancarlo Partenzi,

rappresentano due recenti opere che pur accomunate dallo stesso linguaggio del monolite

esprimono esiti diversi

di Alessia Mencaroni

Opere contemporanee in “blocchi” fuori e dentro le mura di Foligno

te inaccessibile. In realtà sono due pa-rallelepipedi che tendono quasi al cubo, uno esterno ed uno interno. Il primo in cemento armato a vista, il secondo in acciaio e intonaco di cemento cellulare appeso alla copertura. L’edificio si apre all’esterno con una larga e bassa feritoia ritagliata in un fronte del tutto cieco; un ingresso rialzato al quale si accede dopo aver percorso una rampa. È molto forte il concetto di visuali passanti e luce che entra ad illuminare gli elementi princi-pali della chiesa. L’esterno si contrappo-ne ad un interno più leggero, disegnato dalla luce stessa. Al corpo della chiesa si affianca un parallelepipedo allungato fi-nito con intonaco grigio e dedicato alle funzioni complementari. La sensazione trasmessa dal progetto è la propria po-tenza di oggetto architettonico, non su-bito riconoscibile per la sua funzione, ma piuttosto inaspettato ed “estraneo” a chi lo osserva da lontano. Qualche mese più tardi, nello stesso anno, nasce il CIAC, Centro Italiano Arte Contemporanea da un’idea di Alviani in collaborazione con l’architetto Zamatti e poi realizzata

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dall’architetto Partenzi. Costruito sulle rovine di un edificio che fu Centrale del latte e poi Ufficio Po-stale, il Centro vuole essere il contenitore di energie culturali e informazionali focalizzate sulla creatività Un blocco compatto di cemento rivestito in acciaio corten, senza finestre, color ruggine fuori, bianco dentro, due piani espositivi e una terrazza per quasi duemila metri quadri di spazi espositivi. Privo di

finestratura, prende luce da un lucernario centrale posto su pilastri che scandiscono la volumetria degli interni. Lo schema si caratterizza per la sua semplicità e il suo rigore. Protagonisti la luce e lo spazio, l’edificio si colloca tra l’abside medievale

della chiesa di S. Francesco e le costruzio-ni liberty di via del Campanile, determi-nando, in pieno centro storico, un impat-to armonico che unisce l’antico al nuovo con un contrasto stimolante. Due oggetti monolitici, destinati a diverse funzio-ni entrambi dal sapore contemporaneo. Eppure il linguaggio architettonico finale “parla” due diverse lingue: il primo sulla piana di Foligno risulta tutto fuorché una chiesa ed estraneo al contesto, il secondo collocato nel centro storico trasmette una certa “familiarità” e contestualizzazione.

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CIAC di Foligno

Interno chiesa progettata da Fuksas

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Gerardo Dottori, eccellenza artistica dell’Umbria modernaIn Umbria non c’è solo l’arte, pregevole, di Giotto, Perugino e Pinturicchio, ma anche quella moderna e contemporanea, come si evince dalla guida appe-na uscita Umbria Arte Contemporanea-Percorsi & luoghi (Edizioni Big Projet, Perugia), che ho curato

con A.C. Ponti, A. Baffoni, G. Brenci e F. Duranti. In questa regione ci sono diffuse testimonianze del contemporaneo con punte di assoluta eccellenza. A partire da Burri a Città di Castello, a Palazzo Col-licola di Spoleto con capolavori dell’Informale, pri-mo fra tutti Leoncillo, ai parchi di scultura di Tuoro sul Trasimeno e di Brufa. A Perugia c’è il Museo di Palazzo della Penna con le sei “Lavagne” di J. Beu-ys e il Museo Dottori. E proprio a Gerardo Dotto-ri, il futurista perugino nato nel 1884 e scomparso nel 1977 è dedicato questo profilo per “Riflesso”. La rivoluzione artistica del Futurismo di F.T. Ma-rinetti a partire dal 1909 ebbe varie stagioni e in-terpreti. Fra i suoi protagonisti, specialmente negli sviluppi dagli anni Venti, c’è il perugino Dottori, noto soprattutto per l’Aeropittura. Nel Movimento

dal 1912, dovette attendere la fine della Prima Guerra Mondiale per affermarsi a livello nazionale. Nel 1920 la prima mostra a Roma da Bragaglia e da allora fu sempre a fianco di Marinetti. Non è stato soltanto pittore, ma anche critico d’arte, poeta, scrittore. Finita la prima

di Massimo Duranti(Presidente degli Archivi Dottori)

L’Umbria è anche terra di grandi artisti del moderno e del

contemporaneo presenti in musei tradizionali e all’aperto

Sole sulle torri, 1929 ca.

ARTE

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stagione del dinamismo della macchina (anche lui dipinse cicli e motocicli dinamici), i futuristi ele-varono lo sguardo e scoprirono che dall’aeroplano si vedeva il mondo in modo diverso e fu proprio Dottori, fra i primi, a creare l’Aeropittura, definita visione dall’alto, distorta e dilatata del paesaggio, in un’ottica “trasfiguratrice e lirica, sintetica, simulta-nea e compenetrativa”, come recitava il Manifesto del 1932. Del resto, il futurista perugino aveva già sostenuto che il dinamismo non è solo della mac-china, ma anche quello insito nella natura e – ag-giungerà - quello che consente la visione dall’alto, precisando che non si trattava però del semplice dato fisico, bensì dalla condizione mentale nuova. Ecco allora i bellissimi paesaggi italiani ed umbri coi laghi e i fiumi trasparenti letti in prospettive infinite e spesso trasfiguratrici. Con l’aeropittura (ed anche con l’Arte sacra futurista) Dottori espose

in tutto il mondo in particolari nelle ras-segne internazionali come la Biennale di Venezia. Ebbe rapporti col regime come la maggior parte degli artisti dell’epoca; in realtà la politica lo interessava poco. Fu anche docente e direttore dell’Accademia di Belle Arti di Perugia dove si era for-mato. Dopo la fine della Seconda Guerra fu isolato come tutti i futuristi, accusati di collusioni. Continuò a dipingere in silenzio e creò, evolvendo l’aeropittura, il cosiddetto “Nuovo paesaggio moderno”: splendide visioni dell’ambiente in cui stempera le arditezze futuriste e si con-cede al puro lirismo. Sue opere sono in musei di tutto il mondo e il mercato dei suoi dipinti è in continua e rapida ascesa nelle case d’asta internazionali.

GLI ARCHIVI DOTTORI E IL MUSEO A LUI DEDICATO

L’ “Associazione culturale Archivi Gerar-do Dottori” è un laboratorio permanen-te di studio e divulgazione della figura e dell’opera di Gerardo Dottori e del Fu-turismo umbro. L’Associazione, nata nel 2005, ha realizzato nel 2006 il Catalogo generale ragionato dell’artista (EFFE Fa-brizio Fabbri Editore) e numerose mostre in Italia e all’estero. Tiene l’archivio, an-che cartaceo del Maestro oggetto di ricer-che da parte di studiosi e studenti. Cura per il Comune di Perugia a Palazzo della Penna il Museo Dottori con i capolavo-ri da lui donati nel 1957 e di altre enti pubblici e di privati concessi in deposito. www.gerardodottori.net [email protected]

Lago umbro, 1942 ca.

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ARTE

Luigi Proietti, in arte Norberto, nacque a Spello nel 1927. Non poteva, viste le sue propensioni successive, nascervi per caso: Spello è uno dei borghi medievali più integri e poetici dell’Umbria, un cumulo di favola e pietre. La scelta artistica di Norberto non fu comunque immediata: le difficoltà economiche della famiglia lo costrinsero a lavorare precocemente come sarto presso la bottega dello zio, seguendolo nei suoi spostamenti, tra gli anni Quaranta e Cinquanta, da Roma a Bergamo. Divenuto un abile sarto, nel 1951 aprì un suo laboratorio a Spello non sapendo che presto l’arte avrebbe occupato interamente la sua esistenza. Un giorno, servendosi dello stucco lasciato casualmente nella sua abitazione da alcuni imbianchini, preparò il fondo di una tavoletta, lo incise e lo colorò: la scoperta del proprio destino lo condusse molto presto al successo. Nel 1962 Norberto espose a Lussemburgo, nel 1965 – 66 in America, a Memphis, e fu continuamente presente al Festival dei Due Mondi di Spoleto tra il 1967 e il 1974. È in questa fase che la produzione dell’artista riesce a sovrapporsi alle tendenze dell’arte naïf, divenuta in breve tempo fenomeno di grande fortuna popolare

e commerciale. Il massimo promotore del naïf italiano, Cesare Zavattini, divenuto un convinto estimatore di Norberto, collaborò per attribuirgli l’Oscar Nazionale dell’arte “ingenua” e il Premio Suzzara nel 1971. Zavattini in

una lettera a Norberto del 1978 scrisse: «…ma lo sai che ogni volta che ho visto i tuoi quadri il mio primo desiderio è sempre stato quello di partire subito per Spello, e poi, aureolato da quella tanta aria trasparente, andare in giro come un fraticello finalmente tacendo ( e non mi capita quasi mai in città). Che cosa si può ottenere di più dalla propria pittura di una propaganda così ingenua e assoluta del luogo dove

si è nati? …» . Norberto non amava essere definito un naïf e lo testimoniano le opere che hanno preceduto e seguito quelle definibili naïf. La sua pittura ha una matrice intrecciata saldamente con la più significativa tradizione primitivistica italiana da Alberto Magri a Massimo Campigli. A testimoniarlo le sue prime

Norberto: il pittore dei fratinidi Noemi Furiani

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opere ingiustamente sottovalutate come ”Autoritratto” e “Nanda”(1959) che colpiscono per la densità e la scabrosità della materia. I quadri di Norberto sono popolati di dolci colline, dalle tinte morbide e pacate, che non possono non colpire per la loro aurea spirituale e assorta. I suoi paesaggi concentrano armoniosamente la convivenza della città e della campagna, creando un “luogo altro”, sublimato. Ma la cifra stilistica che in particolar modo ha caratterizzato

l’artista rendendolo celebre in tutto il mondo sono i “fratini”, figure piccole e attivissime che popolano i suoi quadri come formiche operose, raccontando un mondo di preghiera e lavoro:“Ora et labora” dentro un Medioevo quasi metafisico, fuori dalle leggi del tempo. Anche Norberto doveva sentirsi a suo modo un monaco impegnato a glorificare con il talento artistico e con la fatica del mestiere ciò che amava profondamente. S. Francesco d’Assisi fu il suo più alto modello morale e intellettuale: “la vita va spesa lodando la meraviglia del creato e le gioie della comunione di Dio”. Dedicò al santo la scultura raffigurante il “Pellegrino di pace” conservata davanti alla Basilica Superiore di Assisi che testimonia la creatività di Norberto anche nella tecnica scultorea. L’artista morì nel 2009 a Spello dove oggi c’è un museo a lui dedicato.

Norberto attraverso la sua arte è riuscito a cogliere

l’anima serafica dell’Umbria, divenendone un ambasciatore

nel mondo

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Brunello Cucinelli, il filosofo che coniuga l’eccellenza del Cashmere all’amore per il territorio umbro

La filosofia messa al servizio dell’imprenditoria, l’etica che pervade la visione del profitto e la sem-plicità che lo spinge ad amare le propria terra di provenienza. Questo è il cocktail di elementi che ha

reso grande un personaggio: Brunello Cucinelli. Il quale è riuscito a creare un brand di lusso assoluto, mantenendo salde le radici con il suo Borgo, Solo-meo, e con la cultura densa di spiritualità e di quei valori profondi che contraddistinguono l’Umbria.Dott. Cucinellli, secondo il filosofo Karl Popper, l’imprenditore è come lo scienziato: procede per problemi e confutazioni. Di fronte ad una scel-ta di mercato, per risolvere problemi si emetto-

no ipotesi; una volta controllate nella loro fattibilità, le migliori si accettano ed entrano nell’imprenditoria. Reputo che lei, come imprenditore, abbia se-guito proprio questo metodo. E così? “Ho sempre avuto un sogno, lavorare per un importante obiettivo. Sentivo che fare profitto da solo non bastava, ma che oc-correva ricercare un fine più alto e collet-tivo. Ho seguito l’insegnamento di mio padre che sempre da ragazzo mi ricorda-va di “essere una persona per bene” o se vogliamo dirlo alla maniera di Kant ho sempre cercato di seguire ‘il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me’. Nelle scelte aziendali ho sempre per-seguito l’obiettivo di ridare dignità mora-le ed economica all’uomo.” Fare impresa è una vocazione esigen-te e non si eccelle soltanto per essere del ramo, o per essere entrati in borsa. Il saldo finale di bilancio di una voca-zione si misura per metà in base alle gratificazioni che derivano dalla sensa-zione che il sistema di cui si fa parte sia altamente benefico per la società, eticamente sano e saturo di prospetti-ve, e per l’altra metà dal piacere perso-

a cura di Carlo Timio

PERSONAGGIO

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nale di trovare scopi e significato in ciò che si fa. Condivide questo pensiero? “Sono convinto che il fare impresa debba essere motivato da un motivo più alto, riferito all’uomo e non solo al mero profitto. Sono anche convinto che questo sia realizzabile se ci si sente “custodi” dell’impresa e non proprietari; questo perché se ci si sente custodi tutto assume un valore più profondo e assoluto, non legato a limiti di tempo e con la possibilità di fare progetti non solo a medio, ma anche a lungo termine. Se si riesce a fare questo, l’azienda può vivere in una prospettiva a cinque mesi, cinque anni, ma anche a cinque secoli, e rite-niamo che sia questa la vera vocazione che ciascuno che fa impresa dovrebbe avere.” Prima del suo recente viaggio in Cina, lei ha sot-tolineato che a volte “crescere poco” può essere più proficuo del “crescere molto”. Anche se in questo momento ciò sembra essere controcor-rente, lei ha argomentato che la crescita, non essendo un valore assoluto, ha bisogno di un aggettivo che la qualifichi. E lei ha scelto l’ag-gettivo “sana” per la sua azienda. Vuole spiegare allora il significato di “crescita sana”? “Quando parliamo di crescita sana parliamo di una crescita “garbata” fatta di numeri ma soprat-tutto di fondamenta strutturali nell’azienda che supportino i numeri. Solo così infatti potremmo reggere il confronto con il boom di crescita di Paesi emergenti e soprattutto potremmo continuare a ga-rantire prodotti di altissima qualità, altissima arti-gianalità e, speriamo, anche di altissima creatività.” Il suo amore per questa Regione lo ha spinto a promuovere il territorio umbro, accostandolo sempre alla vendita dei suoi prodotti. Da dove

deriva questa inclinazione di abbinare al capo di abbigliamento, una filosofia di vita, una spiritualità e quindi un re-cupero di quei valori benedettini che contraddistinguono l’Umbria? “Ritengo che dovremmo essere pieni di debiti di gratitudine nei confronti della nostra amata Umbria, una terra che ci ha cresciuto e continua a farci cresce-re all’interno di una cultura fortemente meditativa e spirituale. La nostra tempra e il nostro carattere coriaceo sono altresì inclini all’arte e alla creatività e questo ci distingue profondamente, rendendoci in qualche modo unici. Tutto ciò si riflette nelle nostre creazioni che soprattutto nei colori richiamano la natura della nostra terra, ma anche i dipinti sacri delle nostre chiese, dei nostri monasteri. È quello che ci sta intorno che continuamente ci deve ispirare. Il fatto stesso di vivere e lavora-re in un borgo Trecentesco rappresenta l’identità stessa della nostra azienda.” Dopo la grande affermazione dei pro-dotti di cashmere, l’amore per l’arte (ne sono diretta testimonianza il suo impegno per il restauro dell’arco Etru-sco e del Torrione di Corciano), il tea-tro e la quotazione in borsa, quali sono i progetti che ha in gestazione? “Vorremmo continuare a fare bene quel-lo che facciamo; continuare a realizzare prodotti con un alto contenuto di qua-lità, artigianalità e creatività. Vorremmo continuare a fare bene il nostro lavoro.”

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La responsabilità del Direttore di un giornale on-lineQuando attraverso la stampa vengono commessi reati come quello di diffamazione, si configurano profili di responsabilità che non riguardano solo l’autore dell’articolo, ma anche il direttore respon-sabile del giornale che l’ha pubblicato. In partico-lare, l’art. 57 del Codice penale prevede che, ferma restando la responsabilità dell’autore dell’articolo, “il direttore o il vicedirettore responsabile, il qua-le omette di esercitare sul contenuto del periodico da lui diretto il controllo necessario ad impedire che col mezzo dalla pubblicazione sia-no commessi reati, è punito, a titolo di colpa, se un reato è commesso..”. Il direttore responsabile risponde quindi di un reato autonomo ed è punito per una sua negligen-za, riconducibile all’omesso controllo. Quando si parla di pubblicazioni on line, tuttavia, la situazione è differente. Ed infatti la Cor-te di Cassazione, con la sentenza n. 35511/2010, ha chiarito che la normativa prevista per la diffa-mazione a mezzo stampa non è applicabile ai fatti commessi tramite internet, non potendosi assimila-re il giornale telematico a quello stampato. In caso contrario, mancando una espressa previsione legi-slativa in tal senso, verrebbe frustrato il principio di

tassatività delle norme penali, per il quale un fatto costituisce reato solo se la legge lo definisce espressamente come tale, e si ammetterebbe una violazione di divieto di analogia “in malam partem”, che non consente l’applicazione di una norma ad un caso simile quando ciò avvenga a sfa-vore del reo. Peraltro, sul piano pratico,

sarebbe estremamente difficile in-dividuare il profilo della col-

pa, poiché la c.d. interatti-vità, ossia la possibilità di

interferire sui testi che si leggono e si utiliz-zano, vanificherebbe o comunque aggrave-rebbe notevolmente il compito di controllo

del direttore. Allo stato, l’articolo 57 del Codice

penale non è quindi applicabi-le al direttore di un giornale on-line

ed opera soltanto per la carta stampata, nonostante le plurime proposte di legge presentate per estendere la norma anche a queste ipotesi. Dunque, quantomeno sotto questo specifico profilo, nel concet-to di stampa non è stata ancora ricom-presa l’informazione sul web.

di Elisabetta Bardelli

PARLA L’ESPERTO

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BRIEFING CULTURALE

Michelangelo a Spoleto e i segreti rivelati Esiste davvero un legame tra Michelangelo Buonarroti e Spoleto? Nel 1556,

quando l’artista era già avanzato con gli anni e le grandi sue opere, come gli affreschi della cappella Sistina, erano oramai alle spalle, lascia Roma per recarsi

a Loreto, forse per sciogliere un voto. A Spoleto viene fermato da una colica renale. Il suo amico Cardinale Farnese lo affida ad un fedele chierico, padre guardiano dell’eremo di S. Maria delle Grazie, alle pendici di Monteluco. Qui egli recupera la salute, ma soprat-tutto gode della pace e della bellezza dell’atmosfera bucolica dei boschi che circondano l’eremo. “Ad onor del vero – egli annota – non c’è nessuna pace più duratura da cercare se non tra i boschi”. Contestualmente egli scrive all’amico Giorgio Vasari: “Ho avuto a questi dì gran piacere nelle montagne di Spoleto a visitar quei romiti”. Questo piacere sembra non durare a lungo, poiché un messo del Papa Paolo IV (dal quale voleva fuggire), lo scova nell’eremo e lo riconduce a Roma. Durante il periodo di relax a Spoleto, egli svela al padre guardiano segreti che riguardano gli affreschi della Cappella Sistina e mediante i quali si danno inedite interpretazioni alle numerose figure della Volta, inaugurata da Giulio II 500 anni fa, il 31 ottobre 1512.

Il mondo del ricamo a Valtopina Non si può negare che l‘Umbria non sia pervasa dalla cultura del merletto e del ricamo, anche se i due termini non siano sinonimi. Il merletto originariamente era un discorso tra donne, dalla operaia che agiva entro le mura di casa o in angusti laboratori, alla suora che ope-rava nel silenzio del monastero, alla nobildonna che riempiva le lunghe ore di ozio nelle lussuose stanze del castello. Per la realizzazione del merletto nulla esiste se non l’ago o il fusello, la gugliata e naturalmente il disegno. Il ricamo storicamente opera dell’attività maschile ha bisogno di un fondo già esistente perché possa svilupparsi, solo successivamente è passata nelle mani della donna e poi della tecnica. Bene, Valtopina da tempo si è impadronita di questa cultura che nell’Umbria ha un volano di eccellenza ed ha realizzato anche quest’anno la XVI Mostra del Ricamo e del Tessuto, in cui si parla con grande enfasi dell’Umbria attraverso il filo e con cui si imbastisce un discorso sull’arte e sulle sue bellezze naturali. Così, vicino ai manufatti di alto artigianato, si intrecciano appuntamenti amatoriali come laboratori di filo per piccoli e grandi, dimostrazioni dal vivo e arteterapia tessile.

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Via Gramsci, 39 - Ellera di Corciano (PG) - Tel. / Fax 075 5171090 - [email protected] - www.labottegadellorafo.it

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Dal Ministry of Sound ai tradizionali pub in stile, dai lounge bar fino ai clubs sotterranei ed esclusivi. Capitale finanziaria d’Europa, Londra lo è anche

del divertimento: eventi di ogni tipo ne fanno una città che non dorme mai. Eppure il nightlife é un business in calo. Lo si percepisce dalla rapidità con cui nuove attività chiudono battente, ma lo dicono, soprattutto, i numeri. Ibisworld, analista di mercato, stima che i 60 mila pub, bar e locali notturni del Regno Unito rappresentano un busi-ness annuo da 21 miliardi di sterline, dando lavoro a 400 mila persone. Eppure gli introiti sono in calo dell’1,5% mentre le spese aumentano insieme al costo della vita, che non sembra fermarsi neppure in regime di austerity. Colpa della crisi, ma anche di una gestione non sempre all’altezza, priva di

Vita notturna a Londra: divertimento…ma non solodi Roberto Gagliardi La Gala (inviato da Londra)

business plans e ricerche di mercato, in un settore dove il rinnovamento deve es-sere continuo ed al passo con le tendenze del momento. È lecito chiedersi quindi: investire nel nightlife può ancora essere una fonte di guadagno? Ne parliamo con Jordan Rocca, un ragazzo che dieci anni fa ha lasciato la ‘sua’ Genova per fare questo business a Londra.Sei socio di Project, uno dei locali più alla moda, e di B-Soho, un cock-tail bar & pizzeria che sta riscuotendo molto successo. Come sei arrivato fin qui?“Mi sono trasferito a Londra per lavorare come broker, ma ho da subito iniziato a collaborare con alcuni locali come pro-moter, per poi aprire un ristorante. Suc-cessivamente sono diventato azionista del Maddox [noto club nel West End, ndr] per poi acquisire insieme ai miei soci prima Project e poi B-Soho”.Quanto é difficile aprire una propria attività a Londra, soprattutto un lo-

Spesso si sente parlare di investimenti mirati all’estero. Farlo in locali notturni sotto l’ombra del Big Ben può essere una buona idea?

LONDON CALLING

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Vita notturna a Londra: divertimento…ma non solo

cale notturno vista la concorrenza?“Difficilissimo, la concorrenza é spietata ed avere un team fedele di soci e collaboratori é essenziale. Quando si é business partners anche le amicizie più strette possono vacillare, ma nel nostro caso ciò non è avvenuto e questo, alla lunga, ha pagato”.Quali sono i problemi principali che si incon-trano? La burocrazia é un ostacolo?“A Londra conviene investire in locali che gia possiedono le necessarie licenze [orari di apertura, musica, vendita alcolici, etc., ndr], difficilmente si può aprire un locale notturno che non lo sia già stato in precedenza, principalmente per i problemi che si incontrano nell’avere nuovi permessi. Ma a parte ciò, resta ‘solo’ da vincere la concorren-za…”.Quanto é facile ottenere un prestito dalle banche?“Quasi impossibile, visto l’alto ris-chio imprenditoriale e i ritorni economici non garantiti. Personalmente, non mi sono mai rivolto ad una banca ma sempre affidato ad imprenditori interessati ad investire nel nightlife”.Avresti fatto la stessa cosa in Italia?“No, in Italia non viene premiata l’idea o il locale innovativo, piuttosto nel settore prevale la gelosia: se un locale va bene si fa di tutto per farlo chiudere, anche in maniera sleale. Qui c’é concorrenza ma c’é anche fair-play, esistono cerimonie di premiazi-one per i locali migliori [the BEDA awards, ndr] ed i proprietari di altri clubs ti supportano nelle serate di chiusura e si propongono come soci per rilanci-are il tuo business”.Cosa consigli a chi vorrebbe investire a Londra dall’Italia?“Di farlo appogiandosi a partner locali senza avere la presunzione di insegnare il business ad un paese che lo ha inventato. Come in tutte le cose, ci vuole umiltà e soprattutto i giusti contatti, di buone idee ne ho viste chiudere tante”.Pensi che essere italiano rappresenti in qualche modo un vantaggio o al contrario c’é diffidenza?

“No, non credo faccia differen-za, anche se a volte, di fronte ad

uno straniero, inizialmente la fiducia da parte dei creditori può essere relativa”.In quali altri settori oltre al nightlife e ristorazione

pensi ci siano margini per investire?

“Io sto investendo nella tel-efonia [Wugo, una applicazione per Iphone, ndr], ma considero sempre il ‘mattone’ la fonte di guadagno più sicura, anche considerando la facilità con cui gli immobili vengono venduti o affittati a prezzi che sembra risentano davvero poco di crisi finanziarie”.

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Shopping con le star

i blocks, gli isolati newyorkesi. Faith Con-solo è la vice presidente dell’agenzia di real-estate che tratta questi spazi: “I negozi più chic di Madison sono quelli europei, per i quali i marciapiedi più ambiti ri-mangono tra la 59ma e la 63ma. Ad esem-

pio basta citare Hermès, che si è appena spostato dalla 57ma Strada a qui, al 691”. Dello stesso pa-rere è pure Donna Redel, donna d’affari che abita da sempre nell’Upper East: “Una delle ragioni del suc-cesso di Madison? Qui le

limousine degli autisti possono fermarsi tutto il tempo che è necessario a scegliere e comprare su Fifth Avenue il regolamento stradale lo impedisce!”. Lungo la strada le signore o i distinti ricchissimi gentlemen non portano quasi mai borse, borsone, sacchetti: la preziosa mercanzia viene reca-pitata a casa, e in un secondo tempo. Ma percorriamo insieme il tratto più appetibi-le della via, soffermandoci sulle vetrine più ammalianti. Qui la merce più ambita ça va

NEW YORK

di Francesca Magnani(inviato da New York)

Lungo Madison Avenue la via più in di New York,

l’italianità che eccelle nella moda, nei gioielli,nell’enogastronomia è

fortemente rappresentata con gioia degli americani

facoltosi... e non

Ma chi poteva mai immaginare che James Madison, il quarto presidente degli USA avrebbe dato il nome alla strada più fashion del mondo? Una volta la via che faceva da arbiter elegantiarum era la Fifth Ave-nue. Il segnale che la rotta è stata invertita l’hanno dato Armani, Saint Laurent, Hermès: nel giro di pochi anni si sono trasferiti dalla Quinta Strada a Madison Avenue, che ora a tutti gli effetti è diven-tata la zona che il Financial Times ha definito “l’epicentro dell’alta moda”. Ma l’evento dell’anno, di cui da mesi si parla, è l’apertu-ra del nuovo negozio, il primo e l’unico al mondo, di Tom Ford, apertura prevista per il prossimo aprile. Solo qui si potranno comprare in esclusiva accessori e vestiti da uomo high luxury: abiti, cravatte, camicie, maglieria, pelletteria, articoli da viaggio. Soffermarsi sui numeri civici di Madison non è una questione di lana capri-na, bensì una delle maggiori occupazioni di chi si occupa di real estate. Com’è noto, a New York le ave-nues sono lunghe chilometri, e così diventa cruciale, quando si dà un indirizzo, nominare due vie, le due coordinate che fanno arrivare al punto desiderato della grande mela. Il mercato di Madison va secondo

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sans dire è quella sì europea, ma ancor più italiana. Per cominciare, il gusto italiano di Gucci (685), le scarpe maschili su misura di Berluti 971 (alla 76ma) (tra i clienti Robert De Niro, Andy Warhol, and Gerard Depardieu) . Un isolato più in alto, siamo ora alla 63ma Roberto Cavalli (711), Chanel (737), al 747 Valentino. All’821 il re del cachemere Loro Piana offre il lusso della classica sciarpa con frangia (295$), o le calde pantofole da casa (325$). A seguire le compostissime signorine di Miu Miu (831), quel-le più smaliziate di Dolce e Gabbana (825), e poi scarpe: Cesare Paciotti (all’833, per le donne vanno a ruba tutte quelle che hanno un fiocco, per gli uomini stivali alla caviglia con fibbia bene in vista), Prada (841) che continua ad essere la regina indiscussa del-lo stile. Proseguendo a nord, l’oggetto di culto è la borsa borchiata di Sonia Rykiel (849, per 2250 $). Una delle novità degli ultimi anni è anche che Ma-dison è diventata la nuova zona dei gioielli, e delle gallerie d’arte. Tradizionalmente il diamond district a Manhattan è sulla 47ma strada. Ma ora i gioielli più speciali li troviamo qui: Pomellato, Baccarat, Da-miani, Cartier, Chanel. Per L’arte: Gagosian al 980, Acquavella al 18 East 79th, e ovviamente il Whit-ney Museum of American Art, al 745 (alla 75ma). Ma c’è chi viene a Madison anche per mangiare. La scelta in questo caso è ristretta, ma la qualità rag-giunge quella delle boutiques. Tutto dipende da ciò che si desidera. Da La Goulue, al 746 si va per farsi vedere: il ristorante offre piatti e vini francesi, ma soprattutto tavolini all’aperto sull’ambitissimo tratto di marciapiede tra la 63ma e la 64ma, costo medio di un pasto, 60$. Ma se ci si trova uptown (al 1064), ugualmente rinomato c’è E.A.T., il coffeplace di Eli Zabar, dove un paninetto mozzarella e pomodoro costa 24$. Per chi ha nostalgia di pasta e piatti italia-ni l’unica soluzione è l’elegante Vico. In alternativa, uno dei più ricercati dessert della città che non dor-me mai si trova notoriamente da Via Quadronno, al 25 East 73ma, appena girato l’angolo. Del loro tiramisù,“destrutturato” (caffè, crema al mascarpone

e savoiardi serviti separatamente) ha par-lato pure il Wall Street Journal. Dulcis in fundo, al numero 1000 (76) per la gioia degli habituées, Sant Ambroeus, una vera pietra miliare della zona. Qui a giudizio di molti, si beve il migliore espresso di New York.

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STORIE INTERNAZIONALI

Testa bassa, sguardo furtivo ed imbarazzato, entrai in casa e passai a mia madre la letterina che mi mandava la maestra della scuola. “…Arianna ha mentito oggi in classe, fingendo di essere italiana, durante un’attività in favore del multi-culturalismo.” Avevo 9 anni appena e sulla cartina del mondo appesa alla grande parete della mia classe avevo attaccato una spilla con il mio nome sopra l’Italia. Avrei dovuto segnare Vancouver, Canada – come avevano già fatto altri miei compagni. La

mia città mi sembrava noiosa e troppo vicina e così cominciai a guardare al resto del mondo. La cartina mi si aprì davanti, pullulando di nomi esotici: vidi spille su Città del Messico, sopra Sarajevo, ce n’erano perfino 5 che bucavano le Filippine! Io morivo dall’invidia, anche io volevo venire da qualche posto lontano. Lontana dai noiosi mirtilli, dalle conifere ombrose e dal solito sciroppo d’acero. Allora misi il mio spillo sopra lo stivalone. L’Italia non mi era poi così sconosciuta: da lì sapevo che veniva la

di Arianna Andrews

Dal Canada con furore

befana, mio zio Joey… ed ora anch’io. Quel giorno “scontai” una punizione di qualche ora interminabile in camera mia senza televisione né fumetti. Ora sorrido con l’ironia che ci permettiamo di sentire da adulti, perché se la lezione quel giorno doveva essere una, divenne una chiarissima manifestazione dei poteri chiaroveggenti dei bambini. All’età di 17 anni, sono partita da Vancouver su un aereo diretto a Roma. Avevo accettato di lavorare due mesi d’estate come ragazza alla pari a Perugia. Ma nel vorticoso e meraviglioso mistero che è il passare del tempo, sono passati 10 anni e mi trovo ancora qui. Mi sono laureata all’università di Perugia, ho un lavoro, un nuovo passaporto, un marito, e un gatto - tutti 100% made in Italy. Ho chiaramente la cartina del Canada sulla parete in cucina, con qualche schizzo di sugo sopra città di Vancouver.

Un sogno da bambina è diventato realtà molto più solida del sogno stesso: immaginavo l’Italia, sono sbarcata a Perugia. Un amore a

prima vista della città, del lavoro, dell’uomo che ho sposato con il quale condivido da 10 anni il

fascino della città umbra.

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Dal mese di novembre 2012 prende forma RI-SCATTO, il Concorso fotografico ideato dalla Ri-vista Riflesso con l’obiettivo di mettere in mostra le abilità e la creatività di fotografi ed appassionati di fotografia.

Il Concorso è volto ad individuare e divulgare immagini inedite, rappresentative e valorizzanti il Territorio umbro.Il Concorso avrà durata annuale e si svolgerà in sei tappe tematiche durante tutto il 2013. Ogni due mesi, in corrispondenza dell’uscita della Rivista Ri-flesso, verrà reso noto il nuovo tema del Concorso.

Il primo tema è: “Le piazze umbre”.

I partecipanti dovranno inviare le foto con cui con-correre (massimo 2), rigorosamente originali ed inedite, entro le ore 23.59 del 23 dicembre 2012, effettuando la registrazione e caricando le immagi-ni seguendo le indicazioni riportate nel sito web: www.riflesso.info

Uno Scatto in Umbria per la Rivista Riflesso

Il Concorso è aperto a fotografi di qual-siasi livello, anche non residenti in Um-bria, ed è gratuito. Un’apposita giuria va-luterà le foto pervenute, selezionando le migliori e decretando lo scatto vincitore. I risultati saranno resi noti attraverso la pubblicazione sia nella Rivista Riflesso in formato cartaceo che nel sito web.Durante la procedura di registrazione e download online, saranno richiesti, oltre ai dati identificativi dell’autore, anche al-cuni dettagli tecnici (luogo, tipo di obiet-tivo, modello macchina fotografica, ecc.) relativi allo scatto effettuato.Le immagini, per esigenze editoriali, do-vranno avere uno sviluppo verticale. Non saranno prese in considerazione foto con sviluppo orizzontale.Ulteriori informazioni sono presenti nel-la sezione “Art Foto Lab” del sito web:

www.riflesso.info

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Passione, professionalità, grande creatività e origi-nalità. Sono queste le parole chiave che caratterizza-no da sempre la gioielleria “La Bottega dell’Orafo” a Ellera di Corciano (Pg). Il laboratorio creativo nasce nel 1988 da una fortunata idea dei fratel-li Andrea e Roberta Pietrella, entrambi diplomati in gemmologia. Il design inconfondibile e l’eleva-ta qualità delle proprie realizzazioni danno vita a gioielli esclusivi, eseguiti artigianalmente. Inoltre, nel negozio si trovano anche orologi delle migliori marche e argenteria di grande prestigio. Dunque, la Bottega dell’Orafo vanta una raffinata gamma di gioielleria e una produzione propria di alto design, pezzi unici fatti a mano, realizzando, così, gioielli “senza tempo”, personalizzati, linee decise, armonie di segni e di luci. Le varie collezioni di gioielli e di orologi, presenti nel negozio, assecondano tutti i gusti della clientela, da quelli più classici a quel-li più stravaganti e moderni. La professionalità e il

La Bottega dell’Orafo: una gioielleria di prestigio che realizza anche pezzi unici fatti a manopensiero rivolto costantemente all’esigen-ze e alle richieste dei propri clienti, hanno portato i fratelli Pietrella a farsi apprez-zare con esito favorevole anche a livello internazionale. Infatti, dai primi del mese di novembre fino al 10 gennaio esporran-no i propri prodotti in un negozio sulla Madison Avenue a New York. In più, la Bottega dell’Orafo partecipa con grande successo a importanti fiere, tra cui quella di Vicenza, come gioielleria appartenente al Consorzio Monilia. Per concludere, il punto vendita perugino è uno scrigno di tesori, un ambiente raffinato ed elegante, nel quale viziarsi con un piccolo gioiello da regalare o da regalarsi.

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RistoburgerRistoburger

PIZZA&STEAK

al

Aperto anche a pra� o

Aperto anche a pra� o

info 075.517.01.08c/o CENTRO GHERLINDAVia L. Nervi - Corciano (PG)

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BAMBINI E GIOCHI

Dolci esperimenti, biscottini profumati di spe-zie- cannella, garofano, vaniglia- e colorati di ros-si confettini: stelle, cuori e casette con un piccolo foro da appendere ai rami dell’albero. La gioia di fare in casa i dolcetti o una torta a forma di stel-la con ciliegine sulle punte, che però son di cera, sono rosse candeline da accendere poi tutti insieme il giorno di Natale. Aiutare la mamma a vestire a festa ogni stanza di fiocchi rossi o palle colorate e piccole candele accese e quello specchio che diventa strano, illuminato da lucine e festoni. Il calendario dell’avvento, quello con le finestrelle che si aprono e regalano cioccolatini da mangiare uno al giorno, o una nuova statuina del presepe: mettiamola vicino a quella piccola stalla con una famiglia felice e un bambino riscaldato da un bue e un asinello, basta poco per fare un Natale di serenità. Questa sera non si va a letto presto, si mangia, si canta e si ascoltano note di gioia, canzoncine festose: è la notte santa e più tardi arriverà Babbo Natale a portare i rega-li, accompagnato nel suo giro dalle magiche renne Dancer, Prancer, Dasher, Dunder, Comet, Vixen, Blitzen, Cupid, e Rudolph, dal naso rosso, a guida-re la slitta per il mondo gelato.

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Dolce è Natale, / dolce è Gesù, / dolce la neve che scende giù, / dolce la mamma ed il papà / e tutti quelli che sono qua. / Oggi è Natale, siamo tutti contenti. / Auguri e bacetti a tutti i presenti

Il Natale dei bimbidi Marilena Badolato

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Il bello e il buono delle feste... un dolce NataleSe il Natale ha un gusto, è sicuramente quello dolce. Da sempre infatti i dolci sono i protagonisti della ta-vola natalizia. Una festa di cose buone, rassicuranti, che diventano nel tempo straordinari meccanismi di evocazione e memoria. Nel gusto, a Natale, si stemperano mille sensazioni, piccole e grandi, alcune personali e molto private, altre da condividere con i nostri cari. Memorie che riaffiorano e giocano il loro ruolo nel riscaldare l’atmosfera: ci affidiamo alla tavola per ricavarne un sapore, una gioia, una felicità che sa di festa di famiglia, di casa. Odori, profumi, oggetti, parole, musica sono i protagonisti nell’attesa notturna di un evento e nell’esplosione dell’evento del giorno dopo. Ognuno ha infatti il suo menù na-talizio nel cuore. Già

dalla vi-g i l i a

in

Umbria il piatto tradizionale è dolce: sono i maccheroni con le noci, tagliatelle di acqua e farina rigorosamente senza uova, perché giorno di magro, spolverate a strati da una miscela di noci tritate, zucchero o miele, pane grattugiato, scorza di limone, cioccolato e alchermes. Il giorno di Nata-le poi la tavola si veste di dolci leccornie storiche: a Perugia saranno le Pinoccate, losanghe dolcissime di zucchero albumi e pinoli, dall’incarto a forma di caramella; gli Amaretti e le Pinolate, piccoli boc-concini di impasto di mandorle tritate e albumi, semplici o rivestiti di pinoli; spostandoci poi verso la zona del lago Tra-simeno sarà il Torciglione, un mitologico serpentello, impasto di mandorle tritate, con occhi, due ciliegie rosse, e squame, i pinoli. Proseguendo più a sud, a Foligno troviamo la Rocciata che a Spoleto diven-

terà Attorta, perché avvolta su sè stessa, attorcigliata, un antico retaggio lon-

gobardo simile allo strudel ma con due grandi varianti: l’olio umbro

nell’impasto e nel ripieno, oltre alle solite mele e frutta secca, il cioccolato, che da noi gioca

di Marilena Badolato

GIRI DEL GUSTO

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in casa. A Terni troveremo il Panpepato dove il gusto piccante del pepe nero si sposa con frutta secca, cioc-colato e vino rosso. E chi dimentica poi il torrone, mandorle miele albume zucchero, a raccontare la dolcezza del Natale: era granitico e fatto a pezzi dalla mamma con mannaia e martello in cucina, veniva

poi sistemato sul vassoio bello ricoperto da un lindo tovagliolo di lino bianco che a fine serata diventava un cencio giallastro per tutte quelle briciole che vi si incollavano sopra. “Un Natale senza doni non è un Natale” brontola Jo March nel capitolo iniziale di Piccole donne. Noi fortunati, che il Natale spesso un tempo è stato senza doni, solo un’arancia, un man-

darino, della frutta secca da appendere a qualche ramo di uno sparuto abete di Na-tale, ma mai senza sorrisi, senza abbracci, senza baci, che quelli non costavano nulla e riscaldavano il cuore.

I dolci, protagonisti del Natale per piccoli

e grandi, giocano in Umbria un ruolo rassicurante perché

legati a meccanismi di evocazione e memoria ove la felicità delle famiglia è

assicuratodalla bellezza della

donazione e dal calore del cuore

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Anna Belardinelli trasforma il racconto pittorico del Pintoricchio in racconti brevi. I personaggi marginali (un viandante, uno spet-tatore casuale, un curioso), con cui il Pintoricchio suole arricchire i suoi dipinti, prendono vita. Lo spettatore beffardo è il titolo di un racconto il cui protagonista è un leone che fissa lo spettatore con uno sguardo dissacrante, ironico. Ogni singola storia è narrata da un punto di vista soggettivo. Le storie di un angelo messaggero, un levriero col suo padrone, un penitente incappucciato, un leone do-mestico diventano così coinvolgenti, costringedoci ad ammirare le opere del pittore sotto una luce diversa, più luminosa e suggestiva. Edizioni Eranuova.

Barbara Curli, nel suo libro Donne imprenditrici nella storia dell’Umbria, ri-

costruisce storicamente l’imprenditoria delle donne nella Regione a seconda dei

settori, della dimensione e della tipologia d’impresa. Facendo ricorso a fonti di-

verse (quali archivi pubblici, di famiglie, d’impresa e delle Camere di commercio,

carte sui fallimenti del Tribunale, interviste biografiche, ecc.), il volume inquadra

l’imprenditorialità femminile dell’Umbria. Vengono approfonditi importanti temi

storiografici quali il rapporto impresa – famiglia ed il passaggio dalla proprietà del-

la terra all’imprenditorialità che hanno un ruolo fondamentale per comprendere a

fondo lo sviluppo della mentalità d’impresa italiana. L’associazionismo femminile

ed il rapporto tra cultura d’impresa tradizionale ed identità locali sono gli altri temi

trattati dall’autore e pubblicati dall’editore Franco Angeli.

Daniele Marchetti narra la storia di un giovane sacerdote, Roger Delaire, cortese ed

affabile ma dalla flebile tenuta psicologica, nel suo recente libro Il Confessore. Dopo

aver annunciato ai suoi familiari di voler entrare nel seminario per intraprendere la

carriera di sacerdote l’unità familiare comincia a sgretolarsi. Gravi sensi di colpa lo

spingono ad uccidere un numero elevato di persone così da poter regalare loro il

paradiso e la pace eterna. L’autore riesce a mantenere desta l’attenzione pur svelando

il nome del serial killer fin dalle primissime righe. Il lettore è rapito da un’attenta

analisi psicologica, riservata non solo al protagonista, ma anche ai personaggi secon-

dari. Ciò dà una visione che si amplifica nel prosieguo della lettura tracciando storie

parallele con differenti punti di vista. Edizioni Intermedia.

SELEZIONE LIBRIa cura di Italo Profice

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