Renzi, il Rumor dei nostri giorni Inchiesta sulle Ong: la ... · maggior fiato per urlare la sua...

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Direttore ARTURO DIACONALE Mercoledì 3 Maggio 2017 Fondato nel 1847 - Anno XXII N. 83 - Euro 0,50 DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 DCB - Roma / Tariffa ROC Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE pER LE gARANzIE, LE RIFORME ED I DIRITTI UMANI delle Libertà MILLIÈRE A PAGINA 5 Geert Wilders e il suicidio dell’Europa ESTERI SANTORI A PAGINA 3 Una riforma fiscale per un ceto medio che non vuole essere più preso in giro PRIMO PIANO PRIMO PIANO A PAGINA 3 “L’Opinione - Idee e Azioni”, oggi la presentazione della nuova rivista SCHIAVONE A PAGINA 3 Il Tribunale delle Libertà di Marco Pannella nel giorno del suo compleanno PRIMO PIANO Pd: dubbi e incertezze sui dati delle Primarie Orlando contesta il 70 per cento di voti attribuito a Renzi ma la sua protesta appare marginale di fronte al sospetto, alimentato da un’assenza totale di controlli oggettivi, che il reale numero dei partecipanti sia stato notevolmente inferiore a quello ufficiale I n apparenza Matteo Renzi sembra il Giancarlo Pajetta del 1947 dopo l’occupazione della Prefettura di Mi- lano con la “Volante Rossa”. “Compagno Togliatti – telefonò tutto contento il giovane dirigente del Pci al segretario – abbiamo occu- pato la Prefettura!”. “Bravo – gli ri- spose sardonico Togliatti – e adesso che ci fate?”. Già, adesso che Renzi ha ricon- quistato la segreteria del Partito De- mocratico dopo la batosta nel refe- rendum del 4 dicembre, cosa ci può fare? Sul piano delle relazioni esterne il nuovo segretario avrà grandi diffi- coltà nel realizzare alleanze. Sia con la sinistra per un nuovo Ulivo a tra- zione renziana, sia con il centrode- stra per una riedizione del Patto del Nazareno sempre segnato da un pre- dominio del risorto segretario del Pd. Nei rapporti con il resto della sini- stra dovrebbe rimangiarsi la pregiudiziale contraria espressa più volte nei con- fronti degli scissionisti bol- lati come “traditori” e potrebbe al massimo ten- tare di aggregare attorno a sé il movimento ancora in embrione di Giuliano Pisa- pia e qualche frangia del vecchio Sel. Ma con quale prospettiva oltre quella di non oltrepassare... di ARTURO DIACONALE C’ è qualcosa di esplosivo che bolle nel calderone della poli- tica italiana che non è il ritorno in scena di Matteo Renzi da vincitore (scontato) delle primarie del Partito Democratico. Si tratta dell’inchiesta sul ruolo delle Organizzazioni non Governative (Ong) nella ge- stione dei flussi degli immigrati dal sud del Mediterraneo. Non è questione di ordinaria mala- organizzazione, c’è molto di più in ballo: siamo a un tornante della storia di questo Paese. A se- conda di come evolverà l’indagine conoscitiva avviata dalla Procura di Catania si capirà quale futuro at- tende la politica dell’accoglienza... di CRISTOFARO SOLA Continua a pagina 2 Continua a pagina 2 Renzi, il Rumor dei nostri giorni Basta con la politica dei miracoli M atteo Renzi, rieletto come pre- visto alla carica di segretario del Partito Democratico, non perde occasione per affratellarsi politica- mente con Emmanuel Macron, pro- babile futuro presidente francese. Ma a giudicare dalle ultime uscite pubbliche dei due personaggi, sem- bra esserci tra i due una differenza nell’approccio politico non di poco conto. Mentre il nostro ex Presidente del Consiglio, nonostante una serie di batoste subite e di errori commessi... di CLAUDIO ROMITI Continua a pagina 2 Inchiesta sulle Ong: la bomba pronta a esplodere

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Direttore ARTURO DIACONALE Mercoledì 3 Maggio 2017Fondato nel 1847 - Anno XXII N. 83 - Euro 0,50

DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1

DCB - Roma / Tariffa ROC Poste Italiane Spa Spedizione in Abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE pER LE gARANzIE, LE RIFORME ED I DIRITTI UMANI

delle Libertà

MILLIÈRE A PAGINA 5

Geert Wilders e il suicidio dell’Europa

ESTERI

SANTORI A PAGINA 3

Una riforma fiscale per un ceto medio

che non vuole essere più preso in giro

PRIMO PIANOPRIMO PIANO

A PAGINA 3

“L’Opinione - Idee e Azioni”,oggi la presentazione della nuova rivista

SCHIAVONE A PAGINA 3

Il Tribunale delle Libertà di Marco Pannella

nel giorno del suo compleanno

PRIMO PIANO

Pd: dubbi e incertezze sui dati delle Primarie Orlando contesta il 70 per cento di voti attribuito a Renzi ma la sua protesta apparemarginale di fronte al sospetto, alimentato da un’assenza totale di controlli oggettivi,che il reale numero dei partecipanti sia stato notevolmente inferiore a quello ufficiale

In apparenza Matteo Renzi sembrail Giancarlo Pajetta del 1947 dopo

l’occupazione della Prefettura di Mi-lano con la “Volante Rossa”.

“Compagno Togliatti – telefonòtutto contento il giovane dirigentedel Pci al segretario – abbiamo occu-pato la Prefettura!”. “Bravo – gli ri-spose sardonico Togliatti – e adessoche ci fate?”.

Già, adesso che Renzi ha ricon-

quistato la segreteria del Partito De-mocratico dopo la batosta nel refe-rendum del 4 dicembre, cosa ci puòfare?

Sul piano delle relazioni esterne ilnuovo segretario avrà grandi diffi-coltà nel realizzare alleanze. Sia conla sinistra per un nuovo Ulivo a tra-zione renziana, sia con il centrode-stra per una riedizione del Patto delNazareno sempre segnato da un pre-dominio del risorto segretario del Pd.Nei rapporti con il resto della sini-

stra dovrebbe rimangiarsila pregiudiziale contrariaespressa più volte nei con-fronti degli scissionisti bol-lati come “traditori” epotrebbe al massimo ten-tare di aggregare attorno asé il movimento ancora inembrione di Giuliano Pisa-pia e qualche frangia delvecchio Sel. Ma con qualeprospettiva oltre quella dinon oltrepassare...

di ARTURO DIACONALE

C’è qualcosa di esplosivo chebolle nel calderone della poli-

tica italiana che non è il ritorno inscena di Matteo Renzi da vincitore(scontato) delle primarie del PartitoDemocratico. Si tratta dell’inchiestasul ruolo delle Organizzazioni non

Governative (Ong) nella ge-stione dei flussi degli immigratidal sud del Mediterraneo. Nonè questione di ordinaria mala-organizzazione, c’è molto dipiù in ballo: siamo a un tornantedella storia di questo Paese. A se-conda di come evolverà l’indagineconoscitiva avviata dalla Procura di

Catania si capirà quale futuro at-tende la politica dell’accoglienza...

di CRISTOFARO SOLA

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Renzi, il Rumor dei nostri giorni

Basta con la politica dei miracoli

Matteo Renzi, rieletto come pre-visto alla carica di segretario

del Partito Democratico, non perdeoccasione per affratellarsi politica-mente con Emmanuel Macron, pro-babile futuro presidente francese.Ma a giudicare dalle ultime uscite

pubbliche dei due personaggi, sem-bra esserci tra i due una differenzanell’approccio politico non di pococonto.

Mentre il nostro ex Presidente delConsiglio, nonostante una serie dibatoste subite e di errori commessi...

di CLAUDIO ROMITI

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Inchiesta sulle Ong: la bomba pronta a esplodere

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Tutto avrei pensato tranne cheessere costretto a scrivere delle

Primarie del Partito Democratico:lo ammetto, ne avrei fatto volentieria meno. Poi però arriva il santonedi “Grillology” e spiega agli adeptie non che “la democrazia è que-stione di consentire a tutti i citta-dini di informarsi, di esprimere lapropria opinione e di rendere effet-tiva la decisione collettiva”. E haragione. Soprattutto quando scrivesul suo blog d’affari che “c’è unasuperiorità nell’atto di chi è co-stretto a uscire di casa, recarsi a unseggio, mettersi in coda, chiudersiin una cabina elettorale, fare unacroce con una matita e infilare unascheda in una scatola rispetto a chilo fa da un cellulare in qualsiasiposto si trovi? L’atto democraticonon è quello finale del voto, ma ilprocesso informativo che porta aessere consapevoli del voto cheviene dato. Clic o scheda è una que-stione di progresso tecnologico e di

offrire un servizio migliore ai citta-dini. Il Movimento 5 Stelle, tramiteil sistema Rousseau, offre ai suoiiscritti il servizio del voto on-lineperché è più comodo e costa meno:è più efficiente”.

Come al solito, quando si parladel M5S, ci sono però i fatti che cer-tificano le balle sparate, tramitel’organo ufficiale (che non si sa dichi è), dal comico genovese e nonsolo. Per esempio, nel 2015 le “de-mocratiche” consultazioni per ilcandidato a sindaco pentastellatodel Comune di Milano individuò inPatrizia Bedori la persona giustaper correre alla carica di primo cit-tadino. La Bedori poi si arrese (permotivi vari ed eventuali) e fu desi-gnato Gianluca Corrado: per lui, su876 “iscritti certificati” votarono in634 (72 per cento). Ci si permettein questa sede di ricordare che Mi-

lano ha circa un milione e quattro-centomila abitanti e che quei 634personaggi rappresentano un po’meno di niente.

Ancora. A Genova il “serviziomigliore ai cittadini” decise che do-vesse essere Marika Cassimatis acorrere per la setta verso la caricadi sindaco. La povera candidatanon era comunque gradita al san-tone e come è finita (a proposito di“rendere effettiva la decisione col-lettiva”) è noto a tutti. Per la cro-naca la Cassimatis riuscì ad avere ilconsenso di 362 persone, mentre aGenova vivono circa 600mila per-sone.

E mica finisce qui. A Doride Fal-duto sono stati sufficienti 20 clicper essere candidata a sindaco del

M5S di Monza: il comune brian-zolo ha più di 120mila abitanti.Chiudiamo con gli ultimi due casiche, a giudizio di chi scrive, met-tono in discussione la presunta de-mocrazia rappresentata dal sistema“diretto” di Grillology. Era il 23febbraio del 2016 quando il blog-impresa informava che gli iscritticertificati per nominare il futurocandidato alla carica di sindacodella Capitale erano stati 3862 eche Virginia Raggi aveva ottenuto il45,5 per cento pari a 1764 voti. Inumeri (della democrazia non gril-lina) dicono che gli aventi diritto alvoto a Roma erano 2.363.776.

Beppe Grillo e la sua setta rag-giunse però il suo apice con la con-sultazione (naturalmente sempre

on-line) per la designazione del can-didato 5 Stelle per la presidenzadella Repubblica. Il 24 aprile del2013 si viene a sapere che su 48292aventi diritto avevano votato in28518 e la Milena Gabanelli, la piùvotata, aveva ottenuto 5796 prefe-renze. Ecco, siamo alla sostanza: èpiù democratica una consultazionedove 1.850mila persone scelgono ilsegretario del proprio partito, opoco meno di 30mila che (tramiteclic) hanno la presunzione di indi-care il capo dello Stato? Come hatwittato l’altro giorno il direttorede “Il Foglio”, Claudio Cerasa, “leprimarie ai gazebo sono il simbolodella democrazia in diretta. Le pri-marie sulla Rete sono il simbolo diuna democrazia diretta da”.

cia di Calenda il quale, dopo aver escluso qual-siasi tipo di intervento pubblico a lunga sca-denza, ha dichiarato che “il fallimento diAlitalia sarebbe uno shock per il Paese”.

Una stupefacente presa di posizione giuntaproprio all’indomani della schiacciante vitto-ria di Renzi alle primarie del Pd. Ora, quali chesiano le vere intenzioni di Renzi a riguardo del-l’ex compagnia aerea di bandiera, la sua ambi-gua posizione lo mantiene su quel pericolosocrinale politico in cui si ricerca il classico sal-vataggio di capra e cavoli con i quattrini delcontribuente. Quattrini che nel pozzo senzafondo di Alitalia ne sono stati gettati fin troppi.E se Renzi ritiene di impostare una sua rinno-vata linea europea di deficit-spending su l’asseRoma-Parigi, a mio avviso sbaglia di grosso.

Da quel che si sta manifestando nell’atteg-giamento di fondo di Macron, quest’ultimonon sembra molto propenso a seguire il nostrofenomeno di Rignano sull’Arno sulla strada deimiracoli finanziati a debito.

clauDio roMiTi

2 l’oPinione delle libertà mercoledì 3 maggio 2017Politica

bande criminali di scafisti che gestiscono lerotte verso le coste italiane dei migranti, il Go-verno dovrà, suo malgrado, interrompere ognicollaborazione con le Ong. Chiudere con lorosignificherà sbarrare la strada agli sbarchi in-controllati e, visto che non è ipotizzabile la-sciare che i disperati muoiano in mezzo almare, la soluzione dovrà essere riportata nelsuo alveo naturale che è la Libia. Se non li siraccoglie più dalle acque del Mediterraneo gliimmigrati dovranno essere fermati alla par-tenza, cioè sulle coste del Paese africano, salvopoi risalire alla fonte del problema, nei Paesid’origine, per evitare che da lì fuggano. Se in-vece l’inchiesta dovesse rivelarsi una bolla disapone, la grancassa multiculturalista trarràmaggior fiato per urlare la sua ricetta indige-sta: “avanti! c’è posto”, frontiere spianate,identità cancellate, tutti una sola famiglia.

Certo, Alitalia e Jobs Act sono cose impor-tanti, ma i fenomeni migratori attengono aigrandi mutamenti delle civiltà. Le culture nonsono come i diamanti della pubblicità: nonsono per sempre. Esse nascono, vivono e muo-iono. Ciò che oggi è in gioco è la madre di tuttele scelte: l’identità di una comunità che ha unastoria e un destino deve vivere o si ferma qui?Di là dai buoni propositi di tutte le animebelle che affollano i salotti televisivi e le reda-zioni dei giornali, la risposta nella sua disar-mante crudezza è semplice: si sta da una parteo dall’altra. Essere o non essere di una civiltà:questo è il problema! Ora, sappiamo perfetta-mente da che parte sta la sinistra, in tutte le suedeclinazioni. Occhio! Renzi, Bersani, D’Alema,Vendola, Emiliano e...Vincenzo De Luca (sì, c’èanche De Luca) fingono di litigare ma quandosi arriva al dunque sulle questioni che contanostanno sempre e comunque dalla stessa parte.

Il Movimento Cinque Stelle lo conosciamo:è idroponico, affonda le sue radici nell’acqua equesto gli consente di stare ovunque purché siaa favore di vento. E il centrodestra? Al mo-mento tutti i partiti della costituenda coali-zione si sono espressi sull’argomento in modocondiviso. È un bene! Speriamo però che taleresti la posizione e che non prevalga la tenta-zione per il fascino discreto dei distinguo. Mat-teo Salvini, la scorsa domenica, a “In ½ ora” diLucia Annunziata, ha sganciato una bomba

segue dalla prima

...la quota del trenta per cento che è simile aquella del Movimento Cinque Stelle e pare ad-dirittura inferiore alla cifra potenziale del cen-trodestra unito?

Quanto all’ipotesi del rinnovato Patto delNazareno di cui tanto parlano quanti nonsanno neppure fare di conto, questa alleanza èesclusa dalla matematica. Pd e Forza Italia nonpotrebbero mai andare alle elezioni con unaqualche intesa preventiva perché correrebberoil rischio di vedere dimezzati i rispettivi eletto-rati. Al tempo stesso, se pensassero di realiz-zare insieme una maggioranza di governodopo il voto sarebbero dei semplici illusi vistoche insieme non riuscirebbero mai ad arrivareal cinquanta per cento indispensabile per potergovernare.

Insomma, Renzi con la segreteria non ci puòfare alleanze in grado di riportarlo a PalazzoChigi. Per cui è costretto a operare solo all’in-terno del proprio partito e, con il carattere e lacultura politica che si ritrova, può solo proce-dere a una renzizzazione del Pd nella convin-zione che attraverso un partito personalepiazzato al centro del panorama politico na-zionale può avere la possibilità di interloquirecon chiunque per il governo del Paese.

Stare al centro, sostenevano i vecchio doro-tei della Democrazia Cristiana, garantisce co-munque di stare al governo. Renzi hariscoperto quella logica mettendoci sopra lapersonalizzazione del proprio partito. Ma serveal Paese un Mariano Rumor dei nostri giorni?

arTuro Diaconale

...no-limits inaugurata dal Governo Monti, su-bìta passivamente dall’Esecutivo presieduto daEnrico Letta, messa a sistema dal duo Renzi-Alfano e proseguita senza ripensamenti dal-l’attuale Premier Paolo Gentiloni. Se verràdimostrata l’esistenza di patti d’affari tra i pri-vati, professionisti del soccorso in mare, e le

micidiale. Il leader leghista, insieme alle molteinvettive contro l’attuale governo, ha denun-ciato l’attività di alcune Ong che sulle loronavi, durante le operazioni di soccorso in mare,trasporterebbero anche armi e droga. Se fossevero sarebbe gravissimo. Tutto si può dire diSalvini, tranne che sia pazzo. Se lancia un’ac-cusa circostanziata significa che è a conoscenzadi prove al momento tenute coperte dai verticigovernativi. La Lega, con il suo deputato Gia-como Stucchi, ha la presidenza del Copasir, ilComitato Parlamentare per la sicurezza dellaRepubblica. Si tratta della Commissione che vi-gila sul lavoro dei nostri “007”. È dunqueStucchi l’uccellino che ha spifferato all’orec-chio del capo leghista l’atroce verità? Sonoqueste le evidenze investigative non utilizzabiliai fini processuali di cui ha parlato il Procura-tore di Catania, Carmelo Zuccaro? Se è così ilgoverno non può cavarsela con una scrollatadi spalle. Allora sia tutto il centrodestra conuna sola voce a pretendere la verità.

criSToFaro Sola

...appare intenzionato a rilanciare la linea diuna politica miracolistica, ad esempio promet-tendo a breve di elaborare una ideona per sal-vare Alitalia, l’avversario di Marine Le Pen, inpiena campagna elettorale, si è preso i fischidegli operai della Whirlpool di Amiens, in agi-tazione contro una prevista delocalizzazione inPolonia dell’azienda. “Non vi prometto coseimpossibili, mi sono impegnato ad applicareduramente la legge. Non prendo l’impegno dinazionalizzare l’azienda, di salvarla coi soldipubblici”. Così si è espresso Macron, evitandodi raccontare favole e, di conseguenza, susci-tando l’ovvia riprovazione degli stessi operai.

Un atteggiamento da statista responsabileche, in merito alla nostra decotta Alitalia, nonci risulta stia caratterizzando l’atteggiamentodi Renzi. Quest’ultimo sembra che sullo spi-noso argomento sia entrato in rotta di colli-sione con il ministro dello Sviluppo CarloCalenda reo, insieme al Tesoro, di non averpredisposto un’alternativa elettoralmente spen-dibile al fallimento. Da qui la strana retromar-

Renzi, il Rumor dei nostri giorni

Basta con la politica dei miracoli

Inchiesta sulle Ong: la bomba pronta a esplodere

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Un clic e la “democrazia” pentastellatadi Gianluca Perricone

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3L’oPinione delle LibertàPrimo Pianomercoledì 3 maggio 2017

“L’Opinione - Idee e Azioni”,la nuova iniziativa edito-

riale dello storico quotidiano libe-rale diretto da Arturo Diaconale,verrà presentata nel corso di unaconferenza stampa che si svolgeràoggi (ore 13) nella “Sala dei Presi-denti” di Palazzo Giustiniani aRoma, in via della Dogana Vecchia29.

All’incontro parteciperanno Ar-turo Diaconale (direttore deL'Opinione), Paolo Romani (presi-dente del Gruppo Forza Italia alSenato), Maurizio Gasparri (vice-presidente del Senato), GiovanniMauro (segretario alla presidenzadel Senato) e Davide Giacalone(giornalista e scrittore). Presenteanche Massimo Mallegni, sindacodi Pietrasanta, che annuncerà la“Festa de L'Opinione”, in pro-

gramma dall’8 al 10 settembre inVersilia.

La parte monografica del primonumero della rivista, disponibile inedicola e in libreria, è dedicata allaprospettiva di un’area liberalenella coalizione di centrodestra eospita anche un intervento del pre-sidente Silvio Berlusconi. Durantela conferenza verrà presentato inanteprima anche il restyling delsito internet de “L’Opinione”.

di redazione

“L’Opinione - Idee e Azioni”, oggi la presentazione

della nuova iniziativa editoriale per un’area liberale del centrodestra

Quante volte avrete sentito parlare,a proposito di un centrodestra in

crisi, di “recuperare lo spirito del1994”. A quell’epoca ero appena di-ventato maggiorenne ma ciò che ri-cordo meglio era lo spirito di novità,ma anche di proposta e di coraggio,che il centrodestra seppe rappresen-tare. Eravamo ancora Alleanza nazio-nale, un partito variegato che sapevaparlare a disoccupati, operai, e ancheal cosiddetto popolo delle partite Iva.

Mi è difficile però, nel tempo, pen-sare a un centrodestra vincente senzala proposta di una credibile riforma fi-scale. A distanza di anni, infatti, met-tici Maastricht, la sinistra al governo,qualche occasione persa anche da noi,il problema italiano resta sempre lostesso: l’eccessiva pressione fiscale. Ese ne è accorta anche la sinistra, vistele ultime roboanti parole del ministrodell’Economia, Pier Carlo Padoan.

E questa eccessiva pressione fiscale,soprattutto se raffrontata al contestointernazionale, è in primis rappresen-tata dal cuneo fiscale, e cioè il livellodei contributi e di tasse che l’impren-ditore deve pagare per ogni dipen-dente in forza, la differenza dunquetra salario lordo e quello netto (cioèquello intascato realmente dal lavora-tore).

È un eccesso di pressione odioso,

perché colpisce come al solito le im-prese, ma anche i lavoratori, i quali inbuona parte dei casi non sono messiin regola proprio a causa di costi ec-cessivi da sopportare per le nostre at-tività. A poco serve lo slogan renzianoche parla di Jobs Act, men che meno leurla veterocomuniste dell’imprendi-tore che deve assottigliare il proprioprofitto per regolarizzare i lavoratori.La crisi morde da tempo, le impresesono in difficoltà, tante hanno giàchiuso i battenti e fioccano i disoccu-pati.

E allora se qualche giorno fa par-lavamo di come il centrodestra debbaandare a recuperare i propri voti nelbacino di chi, per protesta, aveva vo-tato Beppe Grillo e oggi si sente de-luso, forse poco preciso ero stato nelnon specificare che: il centrodestradeve andare a riprendersi il popolodelle partite Iva, lo deve fare con unaproposta fiscale forte e credibile, par-lando anche ai cuori di imprenditori eprofessionisti.

Questi sono tristemente diminuiti acausa della crisi, ma sono comunque

tanti. Fanno parte di un ceto medioimpoverito e, soprattutto, non sonoaffatto più moderati, di cultura poli-tica non sono di sinistra e tradizional-mente sono sensibili alle nostre azioni.Sono, inoltre, molto severi ed esigenti,non si turano il naso quindi, e se delusinon hanno nessun problema a restar-sene a casa il giorno del voto. Non vo-gliono essere presi in giro e non sifanno prendere in giro, per questoquando hanno visto nei mesi scorsi lesolite facce del centrodestra suglischermi non solo hanno cambiato ca-nale, ma hanno cambiato anche par-tito da votare.

Bisogna quindi fare attenzione achi fa queste proposte, alla credibilitàdelle stesse e ai tempi in cui sono for-mulate. Non possiamo parlarnetroppo in prossimità del voto dunque.Non possiamo farle fare a chi ne hafatte già tante. Non possiamo, infine,perdere credibilità nel proporre assur-dità, obiettivi irraggiungibili e stupi-daggini varie.

Matteo Salvini propone la flat tax?Benissimo, cerchiamo di analizzarla

con numeri e studi alla mano, met-tendo tutti in grado di poter spiegarecosa proponiamo e cosa accadrà.Dobbiamo ridurre le tasse? Certa-mente, ma parliamo di vincoli di bi-lancio e di dove andare a prendere lerisorse per la relativa copertura. In talsenso, sarà utile riprendere le propo-ste di Fratelli d’Italia sulla revisionedelle pensioni d’oro e sull’abbatti-mento delle spese per migranti, sul-l’abolizione di enti inutili e taxexpenditures (ovvero agevolazioni edesenzioni fiscali) inefficaci, sull’elimi-nazione di privilegi medioevali ancora

presenti nel sistema Paese, compresequelle di cui godono buona parte degliintermediari finanziari. In questa dire-zione Giorgia Meloni è stata più voltachiara e determinata: sarà necessariauna riforma vera della Costituzionecon l’inserimento di un tetto alle tasse,occorre capire fino a quanto si puòchiedere alle famiglie, fin dove è soste-nibile la pressione fiscale e mettere que-sto nella carta del Popolo. È necessariodistinguere tra chi ha evaso perché di-sonesto e chi non ce la fa oggettiva-mente a pagare le tasse e finisce, spesso,in braccio all’ usura. Serve uno Statogiusto e coraggioso che non metta lemani nelle tasche dei soliti noti.

Ma, soprattutto, se l’obiettivo èsposarci con una ripresa economicache tarda ad arrivare, di certo non po-tremo farlo con i fichi secchi, e saràdunque indispensabile rinegoziare iparametri depressivi imposti da Bru-xelles.

(*) Consigliere regionale del Lazio e membro dell’Assemblea nazionale

di Fratelli d’Italia

Una riforma fiscale per un ceto medio che non vuole essere più preso in giro

Un anno senza Marco Pannella.Ieri avrebbe compiuto 87 anni. E

il 19 maggio si commemorerà unanno dalla sua scomparsa. Nel frat-tempo l’Italia, e il partito ancoraprima, hanno potuto constatare cosasignifichi la sua mancanza. Hai vogliaa parlare di “compresenza”, a rive-dersi i manifesti del giorno della suamorte con la foto sua che diceva “asubito”. Di fatto il Paese da tempo vaalla deriva dal punto di vista giusti-zialista e anche quest’ottima inizia-tiva del Tribunale della Libertàintestato proprio a Marco Pannella,presentato proprio ieri a via di TorreArgentina, non cancella il fatto che sifa fatica a raggiungere la quota diiscritti annuali, 3mila, senza i qualitutto l’ambaradan sembra destinatoa sciogliersi. E non perché lo hannodeciso Maurizio Turco e tutti quelliche sono i reggenti del Prnt, ma per-ché senza i soldi la politica non si puòfare. E tanto meno oggi, nell’Italiadella disonestà intellettuale, ai mas-simi livelli dopo l’entrata dei vari po-pulismi nella scena. Da Beppe Grilloin giù. Si è visto cosa significhi que-sta mancanza di buona fede propriola scorsa settimana con la polemica

sulle ong e i migranti: un pm cheparla per allusioni, chissà per qualimotivi, che dice di non poter dimo-strare quel che dice, e che però lancia

accuse. E siccome le accuse colpi-scono e le ong care alla sinistra, la de-stra che fa? Si aggrega a Grillodimenticandosi il garantismo e tante

belle parole sul rapporto tra i magi-strati e il resto del mondo. Garantistisì, ma solo quando conviene alla pro-pria parte. O partito.

Peraltro pure ieri, durante la pre-sentazione di questo ideale tribunaledelle libertà e dei diritti dell’uomo in-titolato a Marco Pannella, nel solitogioco degli equivoci dell’eterogenesidei fini, il Prnt ha dato al parola nellapropria sede a questa ex senatricegrillina. Che ha cominciato a blate-rare di “corruzione” e di “whistlerblowing”, infilando le proprie tesiforcaiole in un evento in cui lei c’en-trava come i cavoli a merenda. Vallopoi a sapere perché te la mettono lìcome relatrice di un organismo chesi suppone garantista una di quelleche adesso tifa e propugna il seque-stro preventivo dei beni dei corrottiequiparato a quello dei mafiosi, cosìcome previsto dalla legge la Torre.Un’enormità giuridica che produrràtanti di quei danni che un garantista

neppure osa pensarci. E però perchéla ex grillina stava a via di Torre Ar-gentina?

Stava lì e basta. Ecco, quindi, che,dopo un anno solo passato dalla suamorte, già si capisce che una figuracome Pannella è insostituibile. E ap-pare sempre più velleitario tentare disupplire illudendosi di trovareascolto magari continuando la sualotta e alimentando le sue battaglie.Con gli stessi metodi. O quasi.

Purtroppo, come nel calcio, i mo-duli degli allenatori vengono poi ap-plicati da certi giocatori. E ogginessun partito ha un top player comePannella. E per di più i Radicali, di-visi in due da tempo, non sembranoin grado economicamente di fare unacampagna acquisti decente e neanchedi riempire lo stadio con nuovi ab-bonamenti. L’unica speranza è quelladi sbagliarsi. Ma stavolta il pessimi-smo della ragione rischia di sovra-stare l’ottimismo della volontà.

Il Tribunale delle Libertà di Pannella nel giorno del suo compleanno

di rocco Schiavone

di Fabrizio Santori (*)

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“La funzione pubblica della digi-talizzazione: scenari e pro-

spettive” è il tema del convegno chesi terrà oggi pomeriggio (ore 17)presso la Biblioteca della Camera deideputati (Palazzo San Macuto, Saladel Refettorio) in via del Seminario,76.

L’incontro, organizzato dall’Asso-ciazione Italian Digital Revolution(Aidr) con la partnership di “Echo-press”, “Service-Tech”, “Sielte”,“Venice.com” e il patrocinio del-l’Agenzia per l’Italia digitale, dell’as-sessorato alla Roma semplice e dellaFondazione “I Sud del mondo”, sipropone di analizzare i mutamenti

che stanno rivoluzionando i rapportifra cittadini e Pubblica amministra-zione, il nuovo quadro normativo, ilCodice dell’amministrazione digitale,i progetti contenuti nell’Agenda digi-tale italiana, l’avvento della bandalarga, l’anagrafe unica e la demate-rializzazione.

Negli ultimi anni si è infatti assi-stito a un processo di definizione del-l’assetto della PA digitale anche se,secondo gli ultimi dati elaborati dalDesi (il Digital economy and societyindex, l’indice elaborato dalla Com-missione europea per valutare il li-vello di avanzamento degli Statimembri dell’Ue verso un’economia euna società digitali), l’Italia in questoambito è ancora in ritardo rispetto

alla media dell’Unione, in-sieme a Polonia, Croazia,Grecia, Bulgaria e Roma-nia. Così, se da un lato siregistrano “buoni risultatiper quanto riguarda l’ero-gazione on-line dei servizipubblici e gli open data”,da un altro il nostro Paese“presenta uno dei livellipiù bassi di utilizzo deiservizi di e-government”.Difatti solo il 16 percento degli utenti entra incontatto con la Pubblicaamministrazione tramitepiattaforme digitali. Unapercentuale dimezzata ri-spetto alla media conti-nentale e addirittura incalo rispetto al 2015(quando era al 18 percento).

Al dibattito, moderato da CarloMochi Sismondi, presidente diForum PA, interverranno FedericaChiavaroli, sottosegretario alla Giu-stizia; Gianpiero D’Alia, presidentedella Commissione parlamentare perle Questioni regionali; Stefano Gra-ziano, consigliere regionale dellaCampania; Flavia Mar-zano, assessore alla Romasemplice; Francesco Ver-baro, presidente di Forma-temp (il Fondo per laformazione dei lavoratoritemporanei); Carlo Flam-ment, Ceo Lattanzio IctLab (società del gruppoLattanzio per i servizi diconsulenza nel settore in-formatico); AlessandroBacci, direttore Affari isti-tuzionali, Personale e si-stemi informatici della

Regione Lazio; Gianluca MariaEsposito, professore ordinario di Di-ritto amministrativo dell’universitàdi Salerno; Davide D’Amico, diri-gente del ministero dell’Istruzione,dell’Università e della Ricerca e Ar-turo Siniscalchi, dirigente area pro-duzione di Formez PA.

4 l’oPiNioNE delle libertà Economia - Web Mercoledì 3 Maggio 2017

Digitale e funzione pubblica, il convegno dell’Aidr di MassiMo ascolto

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5l’OPiNiONe delle libertàmercoledì 3 maggio 2017 Esteri

Anche se il politico olandese GeertWilders avesse vinto e se il Par-

tito della Libertà (Pvv) da lui fondatoundici anni fa fosse diventato ilprimo partito nel Paese, Wilders nonsarebbe stato in grado di diventare ilcapo del governo. I leader di tutti glialtri partiti politici hanno detto cheavrebbero rifiutato qualsiasi alleanzacon lui e fino a oggi mantengonoquesta posizione. Per anni, i mediamainstream olandesi hanno diffusoodio e calunnie contro Wilders peraver cercato di mettere in guardia ilpopolo olandese – e l’Europa – su ciòche il loro futuro sarà se non por-ranno fine alle loro attuali politichein materia di immigrazione. In cam-bio, lo scorso dicembre, una corte ditre giudici lo ha dichiarato colpevoledi “incitamento alla discrimina-zione”. I quotidiani e i politici ditutta Europa lo descrivono conti-nuamente come un uomo pericolosoe un sobillatore di destra. A volte lochiamano “fascista”.

Ma cosa ha mai fatto Geert Wil-ders per meritarsi questo? Nessunodei suoi commenti ha mai incrimi-nato una persona o un gruppo acausa della sua razza o etnia. Peraccusarlo, il sistema giudiziarioolandese ha dovuto interpretareabusivamente e in maniera esageratale parole da lui usate durante un co-mizio in cui egli ha chiesto agli olan-desi se volessero “un minor numeromarocchini”. Nessuno dei discorsi diWilders incita alla violenza controchiunque: la violenza che lo circondaè diretta soltanto contro di lui. Eglidifende i diritti umani e i principi de-mocratici ed è un risoluto nemico diogni forma di antisemitismo.

Il suo unico “crimine” è quello didenunciare il pericolo rappresentatodall’islamizzazione dei Paesi Bassi edel resto d’Europa e di affermare chel’Islam rappresenta una letale minac-cia alla libertà. Purtroppo, Wildersha buone ragioni empiriche per dirlo.Inoltre, ahimè, l’Olanda è un Paesedove criticare l’Islam è particolar-mente pericoloso: nel 2004, Theovan Gogh ha fatto un film “islamica-mente scorretto” ed è stato brutal-mente assassinato da un islamistache ha dichiarato che lo avrebbe uc-ciso di nuovo se avesse potuto. Dueanni prima, Pim Fortuyn, che spe-rava di candidarsi alle elezioni, avevadefinito l’Islam “una religioneostile”: fu ucciso da un attivista peri diritti degli animali, un islamofilo disinistra. Geert Wilders è vivo soloperché è sotto scorta della poliziaventiquattr’ore al giorno, benevol-mente fornita dal governo olandese.

Più in generale, l’Olanda è unPaese in cui la comunità musulmanamostra pochi segni di integrazione.Oggi, nei Paesi Bassi ci sono unaquarantina di no-go zones; i disor-dini scoppiano con facilità, come èaccaduto negli ultimi tempi a Rot-terdam, Amsterdam e Nijmegen. Direcente, persone provenienti da altriPaesi hanno ripetutamente aggreditoi cittadini olandesi. Alcuni sono tal-mente sicuri di rimanere impunitiche pubblicano online i video deiloro crimini. In tutto il paese, nelleperiferie è in corso una pulizia etnicache gli europei sono troppo spaven-tati per chiamarla per nome e spessoi residenti non musulmani dicono disentirsi infastiditi.

Le donne non musulmane sonoincoraggiate dalle autorità locali avestire “con modestia”. Visto chenell’Islam i cani sono haram (im-puri), i proprietari dei cani sono in-vitati a tenere i loro animalidomestici in casa. Nel 2014, 2015 e2016, gli islamisti hanno organizzatomanifestazioni di protesta e gridatoslogan di sostegno a Hamas e alloStato islamico. La vita quotidiana èdiventata particolarmente difficileper i 40mila ebrei che ancora vivononel Paese: i distretti da tempo abitatidai membri della comunità ebraica

sono diventati quasi interamentemusulmani. Le autorità raccoman-dano agli ebrei di evitare di mostrarequalsiasi “segno visibile” di apparte-nenza alla religione ebraica per noncreare “tensioni”. Il tasso di delin-quenza tra i musulmani è elevato: lapercentuale di musulmani finiti inprigione è notevolmente superiorealla percentuale di musulmani nellapopolazione. Il 6 per cento della po-polazione del Paese è musulmano;circa il 20 per cento di tutti i detenutiè musulmano. Niente di tutto questoè un segreto.

L’unica persona a parlare di questiproblemi è Geert Wilders. I leaderpolitici olandesi e la maggior partedei giornalisti a quanto pare preferi-scono dire che Geert Wilders è il pro-blema; che se lui non ci fosse, questiproblemi non esisterebbero. Nellamigliore delle ipotesi, pronuncianoparole confuse volte a mostrareforza; nel peggiore dei casi, voltanole spalle. Un’elevata percentualedella popolazione olandese è an-siosa: la costante demonizzazione diGeert Wilders cerca di indottrinare lagente ad accontentarsi di meno. Unanno fa, il sindaco musulmano diLondra Sadiq Khan affermava che“gli attacchi terroristici fanno partedel vivere in una grande città”. Nonè così. Il sindaco musulmano di Rot-terdam, Ahmed Abutaleb, ha usatoparole più dure dicendo che i mi-granti devono “rispettare la legge otornarsene a casa”.

Alla fine di gennaio, il primo mi-nistro in carica, Mark Rutte, ha pub-blicato un annuncio a piena paginasu diversi quotidiani avvertendo gliimmigrati di “comportarsi in modonormale o andarsene”, senza usare laparola “Islam”. L’11 marzo 2017,quattro giorni prima delle elezioni

olandesi, Rutte ha deciso di inviareun “messaggio forte” vietando ai mi-nistri turchi di parlare a Rotterdam.Gli elettori che avevano pensato divotare per Geert Wilders hanno in-vece espresso il loro consenso per ilPartito popolare per la libertà e lademocrazia (Vvd) di Rutte, che cosìsi è assicurato una vittoria in extre-mis. Il partito di Wilders è arrivatosecondo. Il Partito della Libertà (Pvv)ha ottenuto cinque seggi in più ri-spetto alle elezioni precedenti, ma neavrà solo 20 su 150. Il Vvd di Rutteavrà 33 seggi. Il Partito laburista, ilprincipale alleato di Rutte fino al 15marzo, è crollato e ha subito unasconfitta storica con solo 9 seggi. Lasinistra, però, non è in ritirata, Gro-enLinks, un partito in gran partecomposto da ex comunisti e ambien-talisti radicali ha guadagnato 14seggi, dieci in più rispetto a prima. IlPartito socialista ha ottenuto 14seggi, i Democratici 66, un partito“social-liberale”, “progressista” emulticulturale ha conquistato 19seggi, quasi quanto il Partito della li-bertà. Un partito musulmano, Denk(che in olandese vuol dire “Pensiero”e in turco “Uguaglianza”), ha otte-nuto 3 seggi. Il Vnl, un partito con-servatore fondato da due ex membridel Partito della libertà, ha subitouna clamorosa sconfitta e non haguadagnato alcun seggio.

Il prossimo governo olandese saràuna coalizione di quattro partiti,forse cinque, e probabilmente ten-derà più a sinistra rispetto ai prece-denti governi. Certamente nefaranno parte i Democratici 66 eforse anche Groenlinks. Negli anni avenire, la situazione nel Paese si de-teriorerà. Il tasso di fertilità del-l’Olanda (1,68 figli per donna) nonè catastrofico come in Germania, Ita-

lia o Spagna, ma è di gran lunga al disotto del tasso di sostituzione. Iltasso di natalità dei musulmani pre-senti nel Paese è più alto di quello deinon musulmani. Decine di chiesechiudono ogni anno a causa della ra-pida diminuzione del numero di cri-stiani praticanti e le chiese sonosostituite da moschee. I predicatoriradicali continuano ad arrivare eproselitizzare; le organizzazioni isla-miste continuano a reclutare. In unreport sull’islamizzazione dei PaesiBassi pubblicato dieci anni fa, Man-fred Gerstenfeld scriveva che “la re-sistenza alle forze radicali in senoalla comunità musulmana olandese èdebole”. Nulla è cambiato da allora.

Quello che sta accedendo inOlanda è simile a ciò che accadenella maggior parte dei Paesi euro-pei. Nel Regno Unito, in Belgio,Francia, Germania e Svezia, il nu-mero delle no-go zones è in rapidacrescita. I disordini scatenati dagliislamici si ripetono con sempremaggiore frequenza. Le bande etni-che sono sempre più violente. Lapulizia etnica sta trasformando iquartieri. Gli ebrei si trasferisconoin Israele o nel Nord America. Lapopolazione musulmana sta cre-scendo drasticamente. Le moscheeradicali proliferano. Le organizza-zioni islamiche sono ovunque. I po-litici che osano parlare come GeertWilders vengono trattati come que-st’ultimo: disprezzati, emarginati emessi sotto processo. La visione delmondo nell’Europa occidentale èora “egemonica”. Essa si fonda sul-l’idea che il mondo occidentale ècolpevole, che tutte le culture sonouguali e che la cultura islamica è“più uguale” della cultura occiden-tale perché l’Islam è stato presumi-bilmente oppresso per così tanto

tempo dall’Occidente.Ma quello che i fautoridi questa visione delmondo che colpevolizzal’Occidente “dimenti-cano” è che l’Islam haoppresso a lungo l’Occi-dente: gli eserciti musul-mani conquistarono laPersia, l’Impero bizan-tino cristiano, il NordAfrica e il MedioOriente, la Spagna, laGrecia, l’Ungheria, laSerbia e i Balcani, e difatto tutta l’Europaorientale. Gli eserciti mu-sulmani furono una mi-naccia costante fino aquando le truppe preda-trici ottomane non ven-nero definitivamenteallontanate alle porte diVienna nel 1683.

La visione europeacomprende anche l’ideache tutti i conflitti pos-sono essere risolti in ma-niera pacifica, chel’appeasement è quasisempre una soluzione eche l’Europa non ha ne-mici. Questa visione sifonda inoltre sull’ideache una élite illuminatadeve avere il potere, per-ché se Adolf Hitler ar-rivò al potere con mezzidemocratici ottant’annifa, lasciare che il popolodecida liberamente ilproprio destino po-trebbe portare al disa-stro. Il sogno sembraessere quello di un fu-turo utopico in cui la po-vertà sarà debellata daisistemi di welfare e laviolenza sarà sconfittadall’apertura mentale edall’amore. È questa vi-sione del mondo che può

aver indotto la cancelliera tedescaAngela Merkel ad aprire le porte apiù di un milione di migranti mu-sulmani, senza alcun criterio, no-nostante un’ondata di criminicommessi dai migranti e un cre-scente numero di stupri e aggres-sioni sessuali. L’unico candidatoche potrebbe essere in grado di bat-tere Angela Merkel alle elezioni po-litiche tedesche che si terrannoquest’anno è il socialista MartinSchulz, ex presidente del Parla-mento europeo.

In Francia, Marine Le Pen,l’unica candidata che parla di Islame immigrazione, sarà quasi certa-mente sconfitta da Emmanuel Ma-cron, un ex ministro del governo diFrançois Hollande – un uomo chenon vede il male da nessuna parte.È questa visione del mondo chesembra aver portato la premier bri-tannica Theresa May a dire chel’attacco islamico del 22 marzo aWestminster “non è stato un atto diterrorismo islamico”.

Questa visione del mondo ideali-stica e utopica spiega anche perchéin Europa persone come Geert Wil-ders sono viste come l’incarnazionedel male, ma l’Islam radicale è con-siderato un fastidio marginale chenon ha alcuna attinenza con la “re-ligione di pace”. Intanto, Wilders ècondannato a vivere protetto comese fosse in carcere, mentre quelli chevogliono ucciderlo – e che minac-ciano milioni di persone in Europa –se ne vanno in giro liberamente.Questa visione adolescenziale è cosìradicata nelle menti di milioni di eu-ropei che per sradicarla sarà neces-saria una rapida crescita.

(*) Gatestone InstituteTraduzione a cura di Angelita La Spada

Geert Wilders e il suicidio dell’Europadi Guy Millière (*)

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Cos’è che conta nella vita? Isogni, soprattutto i sogni.

Quegli oggetti mentali, cioè, chedanno anima all’impossibile,come essere dei pesci che sannovolare. Per l’editore “Chiarelet-tere”, due amici di sempre, MauroCorona e Luigi Maieron, nellibro-intervista “Quasi niente”,s’interrogano e rievocano a vi-cenda episodi effettivamente vis-suti o tramandati a voce, chelasciano un solco profondo di sof-ferenza inquieta e insanabile incisosulle orme malate e gelatinose diquesto nostro urbanesimo terrifi-cante. Nel loro racconto, come in un

corpo arterioso fatto di sangue evino (in dosi impari, a favore delsecondo), affiora e tracima, inon-dando di saggezza questo nostroterreno arido di aspettative e dicreatività, la vena aperta di gran-dissima umanità e drammaticitàche contraddistingue le opere, lerelazioni e le azioni di quella lorogente dura di montagna, capacedi imprese straordinarie ma si-lenti, e dotata di una resistenzastraordinaria alle avversità dellanatura. Piccole donne e uominicapaci di navigare controcorrentesfidando le tradizioni e la con-danna del conformismo insolente.Anche perché, chi in montagnanon rispetta le regole rischia dinon tornare più a casa. Le parole sono sempre musi-

cali, capaci di illustrare i gironidanteschi del vissuto quotidianocon i colori e i tratti di lucida fol-lia di Van Gogh. Lui valligiano,loro che marciano molto più su,dove ogni passo si muove lungouna sottile lamina di erba, ventoe roccia in compagnia di una soli-tudine e di un silenzio più caridelle pietre preziose o di un’ab-bondanza lontana e irraggiungi-bile. Perché da certe parti si è

poveri davvero. E si cono-scono solo padri-padroni,grandi bevitori e picchia-tori severi di figli e mogli.Un destino che non ti ab-bandona e non ti lasciamai. Che ti porti dietrocome la gerla del pane pertutta la tua vita. Verso lafine della quale apprendiche essere grandi vuol direavere la capacità di scom-parire, di abbandonare laprima fila, perché tutti ibeni materiali, i colori delpavone nel fare la ruota enell’esibirsi sono, in realtà,“Quasi niente”. Un libroche riesce ad incontrarel’Altro da Sé come forsenessuna altra opera almondo, insegnandoci che ildesiderio più grande è pro-prio non avere desideri!Sono gli incontri che tra-

sformano e plasmano gli in-dividui. Soprattutto quellicon figure femminili, forti eincrollabili come la monta-gna stessa. Perché, in fondo,accade solo ciò che può ac-cadere. Come la storia an-tica di Anna, moglie di unlavoratore stagionale che lalasciava sola per lunghimesi ad allevare figli emandare avanti la casa conquel pochissimo che riu-sciva a mandare: “Un paneamaro, duro da masticare”.Ma la lontananza crea infe-deltà: così, Nel, il marito,viveva con un’altra donnaoltre frontiera. Anna loscopre e attraversa la mon-tagna e i boschi a piedi, nelgelo e nella neve cammi-nando per molte ore. Per

poi vederli assieme, bussare allaloro porta e sentirsi brutalmentericacciata indietro, perché la vo-lontà del padre-padrone non si di-scute mai, nemmeno a quellecondizioni. “Prima di ripartire,Anna si prese solo il tempo di sfi-larsi la fede. La fece cadere soprail letto e se ne andò”. E l’atto dieroismo di Anna sta in quel suosemplice gesto di obbedienza, chele costerà la vita al ritorno. Per-ché ai maschi, soprattutto, vienenegata la capacità di mediare, didare un senso alla sconfitta, chediviene sempre intollerabile, in-sopportabile anziché uno stimoloalla rinascita e alla riconquistadel terreno perduto. Diversa-mente dalla donna, che invece saaccoglierla perché vive di amoree nell’amore. I santi non debbonostare in cielo, essere irraggiungi-bili, ci dice Corona. Bisogna ri-portarli “sulla terra, tra noi, farein modo che siano persone a por-tata di mano perché così pos-siamo imitarle”. Il libro è soprattutto un albero

della vita che ha le sue radicinelle parole, che sono la vera ric-chezza compiuta di tutta l’uma-nità. Perché “La vita è il romanzodi ognuno di noi, che si muovetra i due estremi della nascita edella morte”. Nel fluire delle esi-stenze non esistono fallimenti,ma solo “accadimenti esisten-ziali”. Una lettura meravigliosadi pace e di temperanza, per-meata di ragionamenti e di filo-sofia dell’immanente, dove ilTutto coincide con il bisogno im-materiale della pienezza spiri-tuale e della pace con se stessi,perché il resto, il risultato ultimodella vita materiale, è “Quasiniente”.

7l’oPinione delle libertà

di Maurizio Bonanni

mercoledì 3 maggio 2017 Cultura

La felicità non costa “Quasi niente”

Elon Musk non parla mai asproposito e a confermarlo è

la sua ennesima sfida. Dal suotweet del 17 dicembre scorso, incui si lamentava del folle trafficodi Los Angeles ed esternava almondo dei social network la suaintenzione di costruire una fresameccanica in grado di scavaretunnel sotterranei, non sono pas-sati nemmeno cinque mesi. Ep-pure l’imprenditore sudafricanoha già presentato la sua ultimacreatura: “The Boring Com-pany”.Non una succursale delle già

note Tesla Motors, SpaceX o Hy-perloop, ma una compagnianuova, il cui nome prende spuntoproprio dal nome inglese dellefrese meccaniche, “boring machi-nes” e ai cui vertici è stato messoSteve Davis, già ingegnere seniordi SpaceX. L’intenzione di Musk,che secondo “Forbes” ricopri-rebbe il ventunesimo posto nellalista delle persone più potenti delmondo, sarebbe quella di co-struire una fitta rete di tunnelsotterranei in cui poter far viag-giare le macchine a circa 200 chi-lometri orari. Inoltre, per essereuna rivoluzione degna dell’im-prenditore, la neonata aziendapunterebbe a scavare a una velo-cità circa 5/10 volte maggiore ri-spetto a quella attuale, per giuntaa costi ridotti.A questo proposito, l’altro

giorno, nei parcheggi di SpaceXa Hawthorne in California, è ar-rivata una gigantesca fresa mec-canica dal diametro di circa 8

metri e, pensate, 1200 tonnellate,chiamata Tbm (Tunnel BoringMachine). La grande talpa verràinserita in un buco di 15 metri di

profondità così da evitare di in-correre in ostacoli quali tuba-zioni o impianti vari e procederàorizzontalmente allo scavo del

primo tunnel, installando delleplacche di cemento armato manmano che avanzerà, così da sigil-lare e mettere in sicurezza gli

scavi appena fatti.“Non c’è un vero li-

mite a quanti livelli ditunnel si possano avere- ha dichiarato Musk -Le miniere più pro-fonde scendono infattimolto più in profonditàdi quanto il più alto deipalazzi non si erga incielo”.Le macchine del fu-

turo, presumibilmentedriverless, entrerannonella rete sotterraneatramite dei grandiascensori verticali, di-sposti lungo le stradedella città e viagge-ranno, una volta indi-cata la destinazionetramite app, in unasorta di binario ad altavelocità, trasportate dadelle speciali piatta-forme mobili. Una voltaraggiunta la meta, conlo stesso metodo usatoper scendere sottoterra, le macchine ver-ranno riportate in su-perficie. E mentre ilmondo guarda a ElonMusk come un visiona-rio, lui rassicura tutti:

“Voglio essere chiaro, non voglioessere il salvatore di nessuno. Stosoltanto provando a pensare alfuturo e a non essere triste”.

di Maria Giulia Messina

L’ultima trovata di Musk: scavare tunnel per evitare il traffico delle metropoli

TECNOLOGIA

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