RELAZIONE PAESAGGISTICA AI SENSI DEL D.P.C.M....

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S.S. N. 18 “TIRRENA INFERIORE” COSTRUZIONE DI TRATTI IN VARIANTE IN GALLERIA PER L’ELIMINAZIONE DEL PERICOLO DI CADUA MASSI IN LOCALITÀ ACQUAFREDDA E CERSUTA (MARATEA) 1 RELAZIONE PAESAGGISTICA D.P.C.M. 12.12.2005 Dott. Arch. Annamaria PASQUALUCCI S.S. N. 18 “TIRRENA INFERIORE” COSTRUZIONE DI TRATTI IN VARIANTE IN GALLERIA PER L’ELIMINAZIONE DEL PERICOLO DI CADUA MASSI IN LOCALITÀ ACQUAFREDDA E CERSUTA (MARATEA) RELAZIONE PAESAGGISTICA AI SENSI DEL D.P.C.M. 12/12/2005

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S.S. N. 18 “TIRRENA INFERIORE” COSTRUZIONE DI TRATTI IN VARIANTE IN GALLERIA PER L’ELIMINAZIONE DEL PERICOLO DI CADUA MASSI IN LOCALITÀ ACQUAFREDDA E CERSUTA (MARATEA)

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RELAZIONE PAESAGGISTICA D.P.C.M. 12.12.2005

Dott. Arch. Annamaria PASQUALUCCI

S.S. N. 18 “TIRRENA INFERIORE”

COSTRUZIONE DI TRATTI IN VARIANTE IN GALLERIA PER L’ELIMINAZIONE DEL PERICOLO DI CADUA MASSI IN LOCALITÀ ACQUAFREDDA E CERSUTA (MARATEA)

RELAZIONE PAESAGGISTICA AI SENSI DEL D.P.C.M.

12/12/2005

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1. CARATTERISTICHE DELL’AREA DI INTERVENTO Gli interventi previsti riguardano la messa in sicurezza dei tratti a rischio elevato di caduta massi,

presenti nel tronco lucano della S.S. n. 18 “Tirrena Inferiore” che si estende dal km 220+610

(confine con la Campania) al km 243+670 (confine con la Calabria), interamente in agro di

Maratea (PZ).

In particolare, gli interventi sono concentrati su due tratti dal km 220+900 al km 223+000, in

località Acquafredda, e dal km 229+400 al km 230+000, in località Cersuta, lungo i quali si

realizzano, nell’ambito delle pertinenze stradali, una serie di interventi finalizzati alla protezione

della sede stradale dalla caduta massi.

Inquadramento geografico

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CONTESTUALIZZAZIONE GEOGRAFICA E AMBIENTALE L’area di intervento è ubicata interamente nel distretto amministrativo di Maratea in Provincia di

Potenza, in un settore che si affaccia direttamente sulla costa del Mar Tirreno.

Più in dettaglio la zona d’intervento ricade nel Foglio I.G.M. in scala 1:100.000 N° 210 “LAURIA”,

ed in particolare nella porzione più meridionale della tavoletta I.G.M. III S.E. “Sapri”.

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Entrambe le aree d’intervento sono caratterizzate da contesti orografici in cui si osserva un

marcato contrasto morfologico tra le aree d’affioramento delle formazioni litoidi, dove si

evidenziano maggiori pendenze, e le zone degli estesi corpi detritici basali originatisi in contesti

climatici differenti dall’attuale per il disfacimento delle scarpate sub-verticali che orlano il settore,

dove si rilevano pendenze mediamente più basse.

INQUADRAMENTO SISMICO Il Comune di Maratea è stato classificato in zona sismica di seconda categoria. Nella redazione dei

calcoli preliminari delle strutture e nella successiva fase di Progettazione esecutiva si terranno in

conto le prescrizioni e le indicazioni delle NTC 2008 Norme tecniche per le costruzioni - D.M. 14

Gennaio 2008.

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INQUADRAMENTO GEOLOGICO La costa di Maratea è limitata ad Est dai rilievi del Monte Coccovello fino al Monte Maiorino, a

Nord dai rilievi del Monte Spina e del Monte Palladino (confine con la Campania), ad Ovest dal Mar

Tirreno e a Sud dalla porzione terminale della valle del Fiume Noce, che segna il confine con la

Calabria. Si estende per circa 30 Km e interessa un territorio di oltre 6700 ettari, caratterizzato da

un tratto di Appennino lucano, parallelo alla linea di costa, con oscillazioni altimetriche notevoli

(M.te Coccovello, 1505 m) ed una morfologia particolarmente accentuata.

Le formazioni geologiche presenti nell'area sono riferibili essenzialmente ad unità stratigrafico-

strutturali derivanti dalla Piattaforma Campano-Lucana e dall'Unità Liguride (flysch liguride), al di

sopra delle quali sono presenti potenti coperture detritiche di origine recente, oltre a depositi

alluvionali che assumono notevoli spessori in corrispondenza delle aree golenali del Fiume Noce

(Cotecchia et al., 1990).

L'area, quindi, risulta caratterizzata prevalentemente da terreni mesozoici e terziari carbonatici,

ben rappresentati nelle strutture dei rilievi di Monte Coccovello e dalla serie dei Monti di

Trecchina, tra i quali si impostano anche successioni di carattere flyscioide.

Le rocce calcaree affioranti, anche se riferibili al dominio appenninico di piattaforma carbonatica,

se ne differenziano per i caratteri deposizionali e per l'evoluzione tettonica e sedimentaria. Le

strutture sedimentarie che condizionano gran parte della morfostruttura dei monti di Maratea,

appartengono alla successione carbonatica Bulgheria-Verbicaro, unità costituita da dolomie

nerastre, massive o stratificate, del Lias inferiore - Trias medio, e alla successione Alburno-Cervati,

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rappresentata per larghi settori da calcari grigi e nerastri con intercalazioni dolomitiche del

Cretaceo superiore - Lias, entrambe derivanti dalla deformazione della Piattaforma Campano-

Lucana. L'Unità Alburno-Cervati è ampiamente diffusa in Italia meridionale, affiora nei monti di

Lauria, nell'area dei Monti Alburni e dei Monti Picentini, nonché nell'area del Monte Pollino,

mentre, nel territorio in esame emerge diffusamente in corrispondenza di Monte La Serra, del

Monte Coccovello, e presso Castrocucco (Cotecchia et al., 1990). Il complesso assetto strutturale

presente a Maratea è frutto delle diverse fasi tettoniche che hanno coinvolto le unità presenti.

Nella sua costituzione un ruolo fondamentale sembra averlo avuto la lineazione tettonica

chiamata Linea del Pollino, corrispondente ad una zona di taglio profonda, continua dalle aree

tirreniche a quelle ioniche; l'attività di tale zona di taglio sarebbe perdurata almeno a partire da

Miocene inferiore fino al Pleistocene medio-superiore (Cotecchia et al., 1990). L'intera dorsale

carbonatica risulta fortemente tettonizzata da una serie di faglie con direzione SO-NE e da un

sovrascorrimento che mette in contatto le due unità. Nell'area di Maratea l'accavallamento delle

diverse unità è presente a Nord della congiungente Maratea-Brefaro-Piano dei Peri, ed interessa

quindi l'area corrispondente alla Valle di Maratea, al M.Crivo e a tutto il territorio ad Est di esso. A

Sud della suddetta congiungente prevale, invece, il contatto diretto tra l'Unità Bulgheria-Verbicaro

e la sottostante Unità Alburno-Cervati (D'Ecclesiis et al., 1993). Da tutto ciò emerge come gran

parte del territorio mostri evidenti segni di una complessa evoluzione geomorfologica che seppur

innescata in tempi remoti, non sembra essersi ancora del tutto esaurita.

I fenomeni ancora in atto risultano sostanzialmente diversi fra loro, manifestandosi sottoforma di

rotture e deformazioni gravitative di versante, oltre a movimenti franosi propriamente detti

(Cotecchia et al., 1990). Un ruolo significativo è dato dal sistema di faglie presenti in tutto il

comune di Maratea, ed in particolare la faglia diretta, a direzione N-S immergente verso ovest con

una inclinazione di 70°, che borda il versante occidentale del M. Crivo delimitando il fianco destro

della Valle di Maratea.

Questa mostra una chiara prosecuzione a mare ed una intensa attività ancora in atto, cui si associa

un significativo canyon sottomarino, chiamato dai pescatori locali "Fossate", il quale attraverso un

attivo sistema di canali che vanno dalla linea di costa verso il mare aperto, raccoglie e convoglia

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verso il largo buona parte dell'attuale carico sedimentario (Colantoni et al., 1997) . Lungo la costa,

generalmente alta e frastagliata, il substrato mesozoico e la copertura clastica presentano

terrazzamenti di origine marina e/o testimonianze di linee di riva distribuiti a diverse quote e

correlabili con le più recenti oscillazioni glacio-eustatiche pleistocenico-oloceniche del livello

marino, tracce ben osservabili in tutta la zona (Carobene e Dai Pra, 1991). Ne sono un esempio il

terrazzo marino, in parte ricoperto da brecce di pendio, presente nella porzione meridionale

dell'area portuale di Maratea, o quello posto a NW della spiaggia di Fiumicello (Ogliastro-Cersuta)

che presenta peculiari depositi calcarenitici. Dal punto di vista strettamente morfologico, le

pendenze maggiormente ricorrenti risultano quelle relative alle classi mediane, comprese in un

intervallo che va da 20° a 40°. Le pendenze sono distribuite in corrispondenza ai pendii più

significativi presenti ai lati delle valli e lungo la costa, a formare delle falesie che si ritrovano a

Nord e a Sud di Maratea, lungo il litorale. I valori più alti relativamente alle energie di rilievo, sono

distribuiti sia lungo le coste, in corrispondenza delle alte pendenze, sia in corrispondenza dei

rilievi carbonatici.

C'è da segnalare l'area del versante orientale della valle di Maratea, che presenta alti valori di

energia del rilievo, da considerare relativi all'azione delle deformazioni gravitative profonde di

versante.

Analizzando, infine, la distribuzione delle classi di esposizione, le più ricorrenti risultano quelle

verso Ovest e Sud-Ovest, seguite da quelle relative a Sud e Sud-Est (Cecili et al. in Caneva & Cutini,

2009).

CARATTERI CLIMATICI I caratteri climatici del tratto costiero tirrenico della Basilicata risultano fortemente influenzati

dalle caratteristiche geomorfologiche del territorio, legate essenzialmente ad un'accentuata

morfologia del rilievo ed alle quote elevate che si raggiungono a pochissima distanza dalla linea di

riva.

Analogamente ad altri territori costieri, nonostante le poche stazioni termopluviometriche

disponibili (Maratea e Trecchina, mentre per Acquafredda sono disponibili unicamente i dati

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pluviometrici), è possibile evidenziare un carattere climatico tipicamente mediterraneo, con

periodo di aridità estiva esteso da metà Giugno a metà Agosto.

L'andamento delle precipitazioni (dal mare all'entroterra) mostra una certa articolazione in

quanto in posizione arretrata rispetto alla linea di costa si evidenzia una piovosità decisamente

maggiore per gran parte dell'anno. L'entità delle precipitazioni medie annue è risultata di 1250

mm per la stazione di Maratea, di 1214.4 mm per Acquafredda, mentre raggiungono i 1830 mm a

Trecchina, che costituisce un valore decisamente elevato se confrontato con analoghi siti costieri

dell'Italia meridionale.

Relativamente ai valori termici nella stazione di Maratea si registrano temperature medie del

mese più freddo (gennaio) intorno a 8.00 °C e massime nel mese più caldo (agosto) di 22.50 °C,

con una media annuale di 14.77 °C. La stazione di Trecchina posta a quote più elevate mostra

valori termici minori con temperatura media del mese più freddo (gennaio) intorno a 5.40 °C e

massime nel mese più caldo (Luglio) di 22.20 °C, con una media annuale di 12.98 °C (Caneva et al.,

1997; Caneva & Cancellieri in Caneva & Cutini, 2009).

Utilizzando una delle classificazioni bioclimatiche correntemente in uso in ambito ecologico e

fitosociologico (classificazioni sensu Rivas-Martinez), che utilizza appositi indici in grado di

"misurare" l'appartenenza delle stazioni esaminate all'interno di categorie prefissate, si nota come

l'area in esame presenti un bioclima di tipo mediterraneo pluviostagionale oceanico, con

termotipo mesomediterraneo e ombrotipo umido, che, in senso generale, corrisponde ad un

andamento climatico tipicamente mediterraneo (con aridità estiva) ma con una quantità medio-

elevata di precipitazioni autunnali ed invernali.

CARATTERI STORICI Il comune di Maratea è di probabile origine greca - nell'VIII sec. a.C. un gruppo di coloni greci si

sarebbe attestato sul monte S. Biagio - pare derivi dalla scomparsa della città romana di “Blanda

Julia”, che per un'ipotesi oggi molto accreditata sembra sia localizzabile nella zona della foce del

fiume Noce alle falde del monte di Castrocucco. La certezza, comunque, della frequentazione di

questi luoghi viene dall'isolotto di Santo lanni, che, a pochi metri dalla costa, è stato utilizzato in

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epoca romana per la produzione e la commercializzazione del prezioso “Garum”, salsa di pesce

tanto cara ai Romani. La tenacia e la passione degli archeologi che operano nella zona hanno

portato alla luce una serie di vasche in cocciopesto, adatte alla macerazione del pesce utilizzato

nella preparazione del “Garum”, e una serie di vasche d'allevamento nella zona sud dell'isolotto. Il

ritrovamento è stato suggerito da un vero e proprio giacimento di ancore, per lo più risalenti al

300 a.C., nel tratto di mare intorno a Santo lanni dalla costa è il luogo ideale per osservazioni

subacquee. Nel tratto di mare antistante Castrocucco è stata proposta l'istituzione di un parco

marino a tutela dell'equilibrio ecologico e dei ritrovamenti archeologici, una villa romana dotata

di vasche come per Santo lanni, in località Capo la Secca.

Il territorio è caratterizzato dalla presenza di Architetture militari quali Mura, torri e porte del

Castello, sono presenti sei torri costiere anti-corsare, risalenti alla fine del XVI secolo.

L'antico nucleo urbano del Comune di Maratea, situato sulla cima del monte San Biagio è chiamato

Castello perché era un tempo fortificato con mura, bastioni e torri. Questi elementi non sono più

ben distinguibili nell'ammasso di rovine che costituisce il sito, ma sono ancora presenti resti di

alcune di queste strutture, di cui fu ordinata la distruzione dopo l'assedio napoleonico del 1806.

Nulla rimane delle due porte d'accesso alla cittadina, mentre i tratti delle antiche mura sono

ancora esistenti.

Sono inoltre presenti due torri diroccate, originariamente poste a guardia di una delle due porte.

Un'altra struttura simile si può scorgere nella parte alta dell'antico centro urbano, mentre nei

pressi dell'attuale asse viario si vede chiaramente il rudere di una torre quadrangolare con una

grande feritoia sul lato esterno.

Sito nei pressi della frazione di Castrocucco, si trova su un grande costone di roccia sospeso sopra

la SS 18. Nel 2005 è stato sottoposto a tutela dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e

proclamato monumento nazionale. Tutta l'area circostante è stata anche individuata quale Sito di

Interesse Comunitario dall'Unione europea. Il castello fu abbandonato nel XVII secolo, e pertanto

presenta un pessimo stato di conservazione. Sono comunque ancora distinguibili alcuni elementi,

come la porta, i bastioni e alcuni tratti delle mura.

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In località Acquafredda è situata Villa Nitti, una struttura di grande valore storico, in quanto casa

del presidente Francesco Saverio Nitti, e architettonico, in quanto rivisitazione neogotica-decò di

una tipica casa rurale, ad opera di Vincenzo Rinaldo, architetto veneziano. È situata in posizione

panoramica, presso il litorale della frazione Acquafredda.

PREESISTENZE ARCHEOLOGICHE Maratea ospita numerosi siti di interesse archeologico. Il promontorio detto Capo la Timpa è stato

a lungo oggetto di ricerche archeologiche, che hanno riportato alla luce un insediamento indigeno

in capanne che visse, a più riprese, dal XV secolo a.C. fino al III secolo a.C.. I rinvenimenti del

periodo romano si concentrano principalmente intorno all'isola di Santo Janni, dove è stato

scoperto il più grande giacimento del Mediterraneo di ancore e anfore di questo periodo.

Altro sito dello stesso periodo storico è quello presso la Secca di Castrocucco, dove è stata

rinvenuta una villa marittima romana. Per la storia medioevale i protagonisti sono il sito del

Castello e il Castello di Castrocucco, entrambi siti non ancora oggetto di ricerche sistematiche.

Degne di attenzione sono anche le sei torri costiere presenti sul territorio, di cui tre restaurate. la

realizzazione dell’opera oggetto del nostro intervento non interferisce con tale patrimonio

archeologico e il sito interessato dai lavori NON presenta segni significativi o indizi tali da far

presumere la presenza di emergenze archeologiche.

In mancanza tuttavia di uno studio archeologico approfondito occorre prestare la massima

attenzione durante le operazioni di scavo, e, in ogni caso, sarà dato congruo preavviso alla

Autorità preposte in merito al fine di richiedere una assistenza specifica da parte di personale

qualificato, ove necessario. In particolare si prevede di eseguire alcuni sondaggi geo-archeologici

nel corso dell’indagine geognostica di supporto alla progettazione.

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Inserimento tracciato in variante su foto aerea

2. ASSETTO DEL PAESAGGIO ATTUALE Il territorio Comunale di Maratea è caratterizzato da elementi naturalistici con cospicue

peculiarità di bellezza naturale o di singolarità geologica, essi compongono un caratteristico

aspetto avente valore estetico e tradizionale, le bellezze panoramiche sono considerate come

quadri naturali e così pure quei punti di vista o di belvedere, accessibili al pubblico, dai quali se ne

gode lo spettacolo. Per tutto quanto appena descritto tale ambito territoriale è stato dichiarato di

notevole interesse pubblico ai sensi della Legge n. 1497 del 29 giugno 1939 (ABROGRATA dal

DLgs490/1999) Protezione delle bellezze naturali.

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Unico comune della provincia ad affacciarsi sul mare, si estende per circa 32 km sul Mar Tirreno.

La sua costa, incastonata in una singolare posizione geografica ed ambientale, è variegata di

insenature e grotte, scogli e secche.

Numerose e caratteristiche le spiagge costiere, di fronte ad una delle quali emerge l'isola di Santo

Janni e le montagne dell'entroterra, arrivando con i loro costoni direttamente sul mare, creano un

forte contrasto visivo di mare e monti, che dà vita a pittoreschi panorami e scorci visivi.

La costa tirrenica lucana è compresa in un tratto tra Punta dei Crivi, poco più a nord di

Acquafredda, e la Spiaggia “d'a Gnola”, a sud della Secca di Castrocucco. Giungendo dalla Valle del

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Noce, attraverso Trecchina, il paesaggio si caratterizza di verdi boschi con rocce prospicienti il

mare ed è costituito da piccole insenature, promontori, isolotti nel Mar Tirreno.

Maratea comprende diversi nuclei abitati, parte di questi sono ubicati lungo la costa altri sparsi

sulle montagne circostanti, ammantate di boschi, e dagli anni '60 è divenuta meta di un turismo

alla ricerca di luoghi di rara bellezza naturale, che grazie alla conformazione geologica del

territorio hanno conservato intatto il loro fascino.

Nei Rilievi Tirrenici il paesaggio vegetale è caratterizzato da boschi mesofili, mesotermofili e di

sclerofille. Le leccete caratterizzano i tratti maggiormente esposti della costa e le stazioni rupestri

dove nelle aree più assolate ed esposte lasciano il passo alla macchia mediterranea e alle garighe.

Le praterie erbose secche lasciano il passo a tratti sub steppici di graminacee e piante annue.

La tematica del paesaggio e del patrimonio storico-culturale e le questioni ad essa connesse sono

estremamente articolate e complesse in quanto riconducibili ad approcci interpretativi molto

differenziati.

In questo paragrafo si intende come paesaggio una parte omogenea di territorio, così come viene

percepita dall’uomo, i cui caratteri derivano dalla natura e dalla storia umana o dalle reciproche

interrelazioni.

LA COMPONENTE PAESAGGIO

Il paesaggio ha acquisito negli ultimi anni una rilevante visibilità come campo d’azione

interdisciplinare con notevoli riscontri sia nel dibattito scientifico che nell’emanazione di

strumenti mirati alla sua gestione e valorizzazione. Questo impulso nasce dalla consapevolezza, da

parte delle comunità e dei vari operatori di settore, circa il contributo dato dal paesaggio nel

creare le condizioni di benessere e di soddisfazione degli individui che vivono in un dato

territorio, in quanto in esso si identificano anche quando questo si presenta in forma degradata. Si

inizia quindi a ragionare sulle dinamiche e sulle implicazioni paesaggistiche dei fattori di

trasformazione degli assetti territoriali per capire quanto ci si discosta dagli obiettivi di qualità

ambientale da perseguire.

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I paesaggi sono la testimonianza dei percorsi storico culturali delle comunità nonché il risultato

tangibile dell’attenzione prestata alle componenti ambientali che concorrono a determinarne la

fisionomia, il pregio, la vulnerabilità ed il contenuto ecologico.

Ad un atteggiamento teso a tutelare l’immodificabilità di settori di territorio appartenenti al

sistema delle emergenze, si contrappone una nuova spinta rivolta a far interagire

consapevolmente la progettazione con la componente paesistica, con l’obiettivo di proporre nuovi

modelli di inserimento quando la perturbazione nel paesaggio fosse ancora interiorizzabile.

Nell’esperienza della pianificazione territoriale paesistica, maturata dalla L. 431/85, l’intento di

coniugare obiettivi di tutela e valorizzazione del paesaggio con gli indirizzi di sviluppo socio

economico è stato conseguito solo in parte. Infatti si ritiene che la pianificazione territoriale

paesistica debba ancora riflettere sul modo di porsi nei confronti della trasformazione del

paesaggio prodotte dalla progettazione di grandi opere pubbliche, specialmente delle

infrastrutture lineari che hanno una forte capacità di destrutturazione del paesaggio o di

creazione di nuove opportunità da interpretare e ricondurre nella loro portata a nuovi obiettivi di

qualità paesaggistica.

Nella Convenzione Europea del Paesaggio (redatta a Firenze il 20 ottobre 2000 dal Consiglio

d’Europa) il paesaggio è definito come “una determinata parte di territorio, così come è percepita

dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro

interazioni”. I due caratteri fondamentali, natura e uomo, vengono considerati nella loro

interazione, trasformazione, dipendenza. La Convenzione afferma che il paesaggio ha un ruolo di

interesse pubblico dal punto di vista culturale, ecologico, ambientale e sociale. È una componente

fondamentale del patrimonio naturale e culturale dell’Europa. Possiede un valore economico ed è

visto come una risorsa, fonte di benessere e profitto che va gestito secondo i principi dello

sviluppo sostenibile.

La Convenzione sottolinea l’importanza della partecipazione pubblica nel processo decisionale

sulla protezione del paesaggio, specialmente al livello locale, ed ha come obiettivo l’integrazione

della componente “paesaggio” nelle politiche giuridiche, economiche, sociali e pianificatorie degli

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enti locali. Le misure specifiche di attuazione di questo obiettivo, previste all’art. 6, passano

attraverso attività di sensibilizzazione, di formazione ed educazione, di individuazione e

valutazione dei paesaggi presenti e applicazione delle politiche di salvaguardia, di gestione e di

pianificazione dei paesaggi stessi.

Nell’accezione sancita dalla Convenzione, il paesaggio agisce come risorsa favorevole all’attività

economica e ad esso vengono attribuite funzioni di interesse generale, sul piano culturale,

ecologico, ambientale e sociale. La Convenzione pone l’accento su un risvolto innovativo del

concetto di qualità paesaggistica da cui far discendere tutte le misure e gli strumenti tesi al suo

perseguimento. Se gli obiettivi di qualità paesistica derivano dalle formulazioni da parte delle

autorità pubbliche competenti ma anche dalle aspirazioni delle popolazioni relativamente alle

caratteristiche del loro contesto di vita, allora alla sua gestione deve essere chiamata ad

esprimersi anche quella popolazione che in esso si identifica.

Riguardo al progetto in esame la componente paesaggio è una stratificazione di fenomeni legati a

più indicatori ambientali: le configurazioni fisico – naturalistico – vegetazionali, le configurazioni

insediative e il patrimonio storico archeologico, i caratteri della visualità.

La qualità di un territorio è dovuta, infatti, fondamentalmente, alle relazioni che si instaurano, tra

gli elementi naturali (morfologia, geologia, idrologia, vegetazione, fauna) ed antropici

(insediamenti, trama agricola, visibilità preesistenze storiche archeologiche) che lo compongono.

Tale qualità assume un valore paesaggistico tanto maggiore quanto più ampia è la possibilità di

essere fruito visivamente.

E’ possibile così individuare come elemento fondamentale per la definizione della sensibilità di un

paesaggio, intesa quindi come l’inverso della sua capacità di integrare gli elementi e le modalità

delle trasformazioni, proprio la variazione delle relazioni tra la componente paesaggio, il suo

grado di intervisibilità e la tipologia intrinseca dell’intervento.

Le caratteristiche formali e tipologiche degli interventi di trasformazione sono quindi le variabili

principali su cui poter operare, in fase di progettazione, al fine di un corretto inserimento delle

opere d’arte nel paesaggio.

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L’obiettivo conoscitivo generale della tematica consisterà principalmente nel valutare

l’adeguatezza dei sistemi gestionali e delle politiche di conservazione per la tutela dei paesaggi di

maggiore interesse.

In generale le infrastrutture sono parte integrante del paesaggio e vanno quindi osservate da un

duplice punto di vista: in quanto opere di trasformazione del territorio che spesso si configurano

come una pesante alterazione dell’assetto paesistico; ma anche come assi e direttrici privilegiati di

fruizione del paesaggio di particolare ampiezza in relazione al carattere dinamico che assume il

“punto di vista” dell’osservatore.

Questo duplice rapporto con il paesaggio (di perturbazione e di fruizione) dà luogo a due diverse

attenzioni: protezione del territorio dalla trasformazioni indotte dalle infrastrutture e protezione

delle visuali di fruizione del paesaggio possibili dagli assi infrastrutturali.

Questi due aspetti del problema visivo sono spesso contrapposti come del resto contrapposizioni

possono riscontrarsi con la trattazione di altri effetti sull’ambiente, quali l’inquinamento acustico

(le barriere fono-assorbenti sono spesso di grave impatto estetico ed impediscono di fruire del

paesaggio) e l’effetto-barriera (i viadotti hanno un limitato effetto-barriera ma una forte

intrusione visiva, le gallerie artificiali eliminano l’effetto-barriera e l’intrusione visiva dell’opera

ma impediscono di percepire i panorami del territorio attraversato).

Una corretta soluzione infrastrutturale potrà derivare solo da una progettazione ambientale

integrata, che tenga conto dei diversi aspetti e dei diversi impatti tenendo comunque conto che

una infrastruttura di trasporto è comunque un segno sul territorio indispensabile.

Tutto ciò premesso va sottolineato il fatto che l’intervento oggetto dello Studio si configura

prevalentemente come una proposta progettuale di costruzione di tratti in galleria per la messa

in sicurezza dal pericolo di caduta massi e che, pertanto, la scelta di realizzare tre gallerie, di cui

due naturali e una artificiale intermedia, ricade nella problematica di individuare una tipologia di

opere di mitigazione dell’elevato rischio di caduta massi più idonea a ridurlo ad un livello

accettabile.

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Tale infrastruttura possiede, dunque, una duplice valenza quella meramente tecnico- funzionale

legata alla natura trasportistica del collegamento di un territorio e quella di natura endogena di

rappresentare una Strada di interesse paesaggistico per il proprio carattere di “porta di accesso”,

tanto da assurgere a percorso percettivo per l’utente e talvolta finanche a set cinematografico per

il proprio carattere di percorso emozionale.

La sua percorrenza costituisce il momento privilegiato di fruizione del paesaggio circostante di

elevata valenza naturale e ambientale e dal quale un elevato numero di persone percepisce

l’immagine che il paesaggio offre di sè.

Tale strada è frequentata normalmente per motivi diversi dalla fruizione paesaggistica ma dalla

quale, per le ragioni sopra dette, la possibilità di osservazione dell'intorno è ugualmente della

massima importanza.

Infine occorre sottolineare che la valenza strategica di quest’opera sta nella opportunità di

approcciare alle problematiche progettuali della messa in sicurezza dell’infrastruttura finalmente

in maniera organica, dopo anni di interventi puntuali e frammentari di difesa della strada

mediante l’installazione di reti paramassi e rafforzamenti corticali, che, rivestendo le pareti

rocciose con reti metallichea varie maglie e di diverso tipo con ancoraggi in funi e fili d’acciaio,

risultano eccessivamente invasivi anche se necessari, si programmano operazioni di intervento

secondo una logica pianificatoria sistematica e in piena armonia col paesaggio.

3. VINCOLI

AREE NATURA 2000 Come misure di protezione ambientale delle fitocenosi e dei preziosi endemismi sono state

istituite nel territorio comunale di Maratea ben quattro aree SIC (Sito di importanza comunitaria),

facenti parte della rete europea Natura 2000:

• Acquafredda di Maratea (codice IT9210015)

• Isola di Santo Janni e costa prospiciente (codice IT9210160)

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• Marina di Castrocucco (codice IT9210155)

• Monte Coccovello e Monte Crivo (codice IT9210150)

Nella costa tirrenica tali siti ricadono per una superficie di 1035 .

Riguardo ai siti Natura 2000 la Regione Basilicata ha emanato vari provvedimenti: con

Deliberazione di Giunta Regionale n. 1925 del 28.12.2007, in attuazione del Decreto Ministero

dell’Ambiente e della Tutela del Territorio 03.09.2002 “Linee guida per la gestione dei siti Natura

2000”(G.U. n. 224 del 24.09.2002), ha approvato una proposta di programma concernente

l’applicazione del suddetto decreto ministeriale; con D.P.G.R. n. 65 del 13.03.2008 ha dato

attuazione al Decreto Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del

17.10.2007 “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone

speciali di Conservazione(ZSC) e a Zone di Protezione Speciale.

Gli habitat di pregio, di interesse comunitario, sono i seguenti:

• Praterie di Posidonia (Posidonion oceanicae), habitat prioritario (codice Natura 20001120)

rappresentato sui fondali compresi nelle aree SIC

• Grotte marine sommerse o semisommerse (codice Natura 2000 8330)

• Scogliere con vegetazione delle coste mediterranee, con Limonium ssp. (codice Natura 2000

1240)

• Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica (codice Natura 2000 8210)

• Matorral arborescenti di Juniperus ssp. (codice Natura 2000 5210).

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Mappa dei vincoli

RETE NATURA 2000

Habitat

Aree SIC

Aree ZPS

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ECOSISTEMI NATURALI E BIODIVERSITÀ

L’analisi di questa tematica ambientale si sviluppa attraverso gli aspetti correlati a biodiversità e

zone protette (Aree protette, SIC e ZPS) della costa lucana tirrenica.

La biodiversità o diversità biologica può essere definita come la risultante della variabilità di tutte

le specie viventi comprese in un ecosistema ed anche come variabilità degli ecosistemi presenti in

un'area, sia quelli terrestri che quelli acquatici; l’obiettivo conoscitivo generale della tematica è

quello di valutare lo stato e le tendenze evolutive della biodiversità sul territorio attraverso

l’analisi degli habitat e delle specie.

A livello di habitat la costa tirrenica presenta i più alti tassi di diversificazione in relazione al

livello di antropizzazione del territorio.

Per quanto riguarda le zone protette La Legge 6 dicembre 1991, n. 394 “Legge quadro sulle aree

protette” definisce la classificazione delle aree naturali protette e istituisce l'elenco ufficiale delle

aree protette; la Regione Basilicata la Regione Basilicata ha recepito la suddetta legge con la Legge

Regionale n. 28 del 28.06.1994.

Il SIC IT9210015 “Acquafredda di Maratea” costituisce un territorio costiero di straordinario

interesse naturalistico e paesaggistico, in quanto notevolmente diversificato da un punto di vista

ambientale, e caratterizzato da rupi costiere, garighe, frammenti forestali (leccete a dominanza di

sclerofille e querceti misti a sclerofille-caducifoglie), oltre che da alcuni habitat marini

caratteristici fra i quali si segnala un'estesa prateria di Posidonia oceanica. Presenta una

variazione altimetrica notevole (quota massima M.te Spina, 705 m slm) e ospita 12 habitat (di cui

3 prioritari), su una superficie del SIC pari a 552 ha. Sono stati individuati 8 nuovi habitat,

elemento reso possibile dalle aumentate conoscenze floristiche e vegetazionali di questo tratto

costiero negli ultimi anni.

Di particolare interesse le stazioni rupicole dell'endemica Primula palinuri e quelle di Dianthus

rupicola (entrambi indicate nell'Allegato II della Direttiva), presenti in ambito regionale

unicamente nel tratto costiero tirrenico della Basilicata.

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Si segnala il notevole interesse conservazionistico di queste due entità, menzionate tra le specie

dell'Allegato I della Convenzione di Berna, e tra le specie a rischio d'estinzione della flora

vascolare italiana (Scoppola et al., 2005; Fascetti & Navazio, 2007).

Tra le specie floristiche di notevole interesse conservazionistico si segnalano Juniperus phoenicea

ssp. turbinata, considerata rara e vulnerabile in Basilicata, e Atamantha ramosissima da

considerarsi vulnerabile a scala regionale (Fascetti & Navazio, 2007).

Per quanto riguarda le diverse altre entità floristiche segnalate (Lavatera maritima, Lavatera

arborea, Vitex agnus-castus, Campanula fragilis, Juniperus phoenicea ssp. turbinata, Teucrium

fruticans, Euphorbia dendroides, Quercus virgiliana, Thymelea tartonraira, Asphodeline liburnica,

Cardamine montelucci, Edraianthus graminifolius, Lomelosia crenata), trattasi di specie

interessanti in quanto uniche stazioni regionali e/o taxa di interesse per l'Italia meridionale.

La presenza di habitat naturali e la loro sostanziale inaccessibilità (si pensi in particolare a quelli

rupicoli), conferiscono al sito grande importanza per la fauna.

Altro elemento fondamentale è la presenza, esternamente al perimetro del SIC ed in continuità

territoriale con esso, di tipologie ambientali di rilevante interesse per la fauna.

Sono soprattutto gli ambienti rupicoli ad essere i più significativi a fini faunistici, anche se vanno

annoverati quelli boschivi, arbustivi e prativi a costituire i siti riproduttivi di specie di rilevante

importanza conservazionistica.

Gli stessi siti assumono grande importanza per alcune specie in periodo migratorio, per il transito

e la sosta dell'avifauna. Si segnalano, quali specie nidificanti, il rondone pallido (Apus pallidus), il

passero solitario (Monticola solitarius), il rampichino (Certhia brachydactyla), il corvo imperiale

(Corvus corax) e il gufo comune (Asio otus). Tra le specie migratrici si segnalano il falco

pecchiaiolo (Pernis apivorus), tra le svernanti, la poiana (Buteo buteo).

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Legenda:

Boschi di pini mediterranei

Boschi di leccio

Formazione igrofile

Piante oro – mediterranee

Boschi di castagno

Querceti mesofili e meso-termofili

Altri boschi di latifoglie mesofili e meso-termofili

Carta forestale

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il Piano Territoriale Paesistico di Area Vasta “Maratea – Trecchina – Rivello”- Valutazione

di coerenza

La Basilicata, insieme al Molise ed alla Sardegna, dispone di Piani paesistici applicati solamente a

specifiche aree del territorio regionale, tutte le altre Regioni sono dotate di Piani paesistici che

coprono l’intero territorio regionale:

• Piano paesistico di Maratea – Trecchina – Rivello,

• Piano paesistico del Metapontino.

Il Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n. 42, così come modificato ed integrato dal Decreto

Legislativo 24 marzo 2006 n. 157, oltre a prevedere che lo Stato e le Regioni assicurino la tutela e

la valorizzazione del paesaggio approvando piani paesaggistici, ovvero piani urbanistico-

territoriali con specifica considerazione dei valori paesaggistici, concernenti l'intero territorio,

stabilisce che le Regioni verifichino la conformità tra le disposizioni dei suddetti Piani paesistici e

le nuove disposizioni e provvedano agli eventuali adeguamenti.

Tutta la costa di Maratea (e buona parte dell’intero territorio comunale) è soggetta a vincolo

paesaggistico ed è disciplinata dal Piano Territoriale Paesistico di area vasta “Maratea – Trecchina

– Rivello” (PTPAV).

Ogni progetto che interessi tali aree e che comporti modifiche dei luoghi è, quindi, soggetto a Nulla

Osta paesaggistico da richiedersi predisponendo la Relazione Paesaggistica (DPCM 12/12/2005),

unitamente al progetto. Tale studio (composto da Relazione ed elaborati grafici nel rispetto delle

linee guida fornite dal MIBAC) è altra cosa dalla procedura di VIA (e, quindi, dallo Studio d’Impatto

Ambientale, pure richiesto. Il SIA dovrà, invece, comprendere la “Verifica di Incidenza Ambientale

– VINCA, richiesta per l’interessamento delle aree SIC/ZPS che ricadono sulla costa di Maratea).

L’area costiera di Maratea è classificata, dal PTPAV, di “eccezionale o elevato interesse percettivo,

elevato o medio interesse biologico, eccezionale o elevato interesse geologico” ed è

prevalentemente contrassegnato con la sigla “V1.3”.

In quest’area non sono consentiti nuovi usi infrastrutturali, fra cui anche quelli carrabili.

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Il caso in questione non riguarda nuovi usi insediativi e, quindi, realizzazione di nuove strade, ma

adeguamenti e varianti della esistente SS 18.

“La compatibilità di alcuni interventi in zone V1 è introdotta all’interno delle modalità di

conservazione, miglioramento e ripristino delle caratteristiche costitutive dell’elemento” secondo

il principio della “conservazione attiva” che, se determinata su larga scala deve, comunque,

consentire la presenza dell’uomo, con una serie di opere, che d’altro canto, garantiscano il rispetto

totale dei tematismi che conferiscono alle zone interessate da valori eccezionali ed elevati.

Nella logica del PTPAV tutte le trasformazioni e gli interventi sono subordinati solo al rispetto

delle qualità del territorio e alla salvaguardia del contesto biologico costituito dalla macchia

mediterranea costiera e delle zone boscate a valle della S.S. 18 evitando il rischio di

depauperamento delle caratteristiche naturali e paesaggistiche dei siti.

La filosofia della strumentazione paesistica è la salvaguardia attiva del patrimonio ambientale, per

cui l’obiettivo dei piani è il raggiungimento dell’equilibrio fra azioni antropiche e tutela attraverso

la conoscenza del territorio.

E’ evidente che gli interventi di sistemazione citati assumono significato esemplificativo e non

esaustivo poiché risulta chiara la volontà del pianificatore e dell’Amministrazione, che ha

approvato il Piano di rendere comunque possibili interventi di adeguamento della SS 18 che non

ne comportassero la completa trasformazione (cioè, soltanto, parziali). Non è ammissibile, quindi,

ad esempio, un intervento di completo raddoppio delle carreggiate della SS 18.

La tutela della pubblica incolumità, non considerata significativa all’epoca della redazione ed

approvazione del Piano, acquista un peso se non prevalente, certamente pari ai citati adeguamenti

funzionali, e, quindi, rientra a buon diritto fra gli interventi ammessi dal Piano Paesistico.

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4. IL PROGETTO Il presente Progetto affronta la messa in sicurezza dei tratti a rischio elevato di caduta massi,

presenti nel tronco lucano della S.S. n. 18 “Tirrena Inferiore” che si estende dal km 220+610

(confine con la Campania) al km 243+670 (confine con la Calabria), interamente in agro di

Maratea (PZ).

In particolare, gli interventi sono concentrati su due tratti dal km 220+900 al km 223+000, in

località Acquafredda, e dal km 229+400 al km 230+000, in località Cersuta, lungo i quali si

realizzano, nell’ambito delle pertinenze stradali di competenza Compartimentale, una serie di

interventi finalizzati alla protezione della sede stradale dalla caduta massi.

Le soluzioni adottate risultano sia di tipo attivo, in quanto impediscono il distacco dei massi dalla

parete rocciosa, che di tipo passivo, atte ad impedire ai massi movimentatisi per fenomeni

gravitativi di raggiungere il piano viabile. Tra le opere passive, che rappresentano la quasi totalità

degli interventi di progetto, particolare rilevanza rivestono le gallerie “Acquafredda” e “dei Crivi”,

le due gallerie paramassi aperte da realizzare sul tratto stradale dal km 220+900 al km 223+000 e

le opere di protezione dalla caduta massi previste a Cersuta.

La progettazione dell’intero tratto stradale è stata condotta conformemente al D.M. 05/11/2001

“Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade”.

DESCRIZIONE DEGLI INTERVENTI Il Progetto prevede complessivamente l’esecuzione dei seguenti interventi:

- dal km 220+960 al km 221+060, rettifica planoaltimetrica con allargamento della sede

stradale ed opere di protezione attiva e passiva dalla caduta massi;

- dal km 221+060 al km 221+530, realizzazione di una variante in galleria naturale;

- dal km 221+530 al km 222+130, realizzazione di una galleria artificiale paramassi aperta;

- dal km 222+130 al km 222+690, realizzazione di una variante in galleria naturale;

- dal km 222+690 al km 222+880, realizzazione di una galleria artificiale paramassi aperta;

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- dal km 222+880 al km 223+000, rettifica planoaltimetrica con allargamento della sede

stradale ed opere di protezione attiva e passiva dalla caduta massi;

- dal km 229+400 al km 230+000, realizzazione di n.2 opere di intercettazione massi.

Di seguito si riportano alcune indicazioni di dettaglio riguardanti le tipologie di opere d’arte e gli

interventi previsti in Progetto.

GALLERIE L’elevata acclività ed estensione della parete rocciosa presente dal km 221+050 al km 221+550 e

dal km 222+210 al km 222+720, ha imposto di realizzare due tratti in galleria che allontanino il

tracciato stradale dalle pareti maggiormente esposte a fenomeni di distacco di massi.

Entrambe le gallerie sono progettate in conformità alla Circolare ANAS n. 179456 del 09/12/2009

“Caratteristiche geometriche e funzionali”, relativamente alle strade di categoria C2.

Per quanto attiene agli impianti, sono state prese a riferimento le norme di sicurezza dettate dalle

“Linee Guida ANAS”, emanate con la Circolare ANAS n. 179431 del 09/12/2009.

GALLERIE PARAMASSI Per le gallerie paramassi aperte, la tipologia adottata fa riferimento ad una struttura modulare

prefabbricata in c.a. con sezione ad L, poggiata su fondazione continua e sovrastata da soletta di

collegamento, entrambe gettate in opera, solidarizzata per mezzo di tiranti in acciaio alla parete

rocciosa retrostante. Ciò al fine di ridurre al massimo il tempo di esecuzione dei lavori ed il

conseguente disagio per l’utenza dovuto alla chiusura al transito della strada.

Al di sopra del manufatto si realizzerà una superficie di smorzamento, mediante la sistemazione

del materiale proveniente dalla regolarizzazione della parete rocciosa ed il ricoprimento con uno

strato di terreno vegetale per favorirne, al contempo, l’inerbimento. Detta soluzione consente di

mantenere la fruizione della vista panoramica del litorale da parte dell’utenza stradale e di ridurre

contestualmente la percezione del manufatto da parte dell’utenza marina.

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RAFFORZAMENTO CORTICALE In corrispondenza di limitate superfici del versante montuoso prospiciente la Strada Statale, a

causa della cospicua fatturazione della superficie rocciosa, è necessario realizzare rafforzamenti

corticali per mezzo di pannelli di rete, funi di contenimento ed ancoraggi in roccia, quale

protezione attiva contro il distacco di massi, in analogia a quanto eseguito lungo il resto

dell’arteria.

BARRIERE PARAMASSI Laddove esiste la possibilità di distacco di materiale di medie dimensioni da superfici rocciose

poste oltre il limite di competenza ANAS, si prevede l’installazione di barriere paramassi

deformabili ad alto assorbimento di energia, del tipo di quelle già presenti sul resto dell’arteria.

5. EFFETTI CONSEGUENTI ALLA REALIZZAZIONE

DELL’OPERA

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Circa la compatibilità dell’intervento nei riguardi dei livelli di tutela operanti nel contesto

paesaggistico dell’area di intervento, rilevabili dagli strumenti di pianificazione paesaggistica,

urbanistica e territoriale, è da rilevare quanto segue.

Per la verifica della potenziale incidenza dell’intervento sullo stato del contesto paesaggistico

vengono indicati i potenziali effetti (impatti) che potrebbero incidere con maggiore rilevanza sulle

varie componenti del paesaggio locale.

Viene altresì espressa una valutazione sulla significatività degli impatti sulle componenti

paesaggistiche, prendendo in considerazione quattro livelli di giudizio: non significativo; poco

significativo; significativo, molto significativo.

Non sono previsti numerosi tagli o abbattimenti di alberi e di essenze arbustive presenti nei

contermini delle aree di intervento progettuali. L’impatto è pertanto poco significativo.

Le modifiche dell’assetto geomorfologico conseguenti alla costruzione delle diverse tipologie di

opere descritte avverranno nel rispetto delle caratteristiche geofisiche dei siti di ubicazione.

L’impatto è pertanto poco significativo.

Non vi sarà disturbo per la fauna per l’ aumento del livello di rumore nelle aree durante la fase di

costruzione in quanto saranno adottate le opportune misure per l’ abbattimento del rumore e

delle vibrazioni, dovute alle operazioni di scavo, di carico/scarico dei materiali, ecc., come

l’eventuale installazione di schermature/coperture antirumore (fisse o mobili) nelle aree più

critiche e nelle aree di lavorazione più rumorose. L’impatto è comunque poco significativo.

Gli effetti sulla componente “visuale” del paesaggio sono quasi nulli, in considerazione della

tipologia degli interventi e della ubicazione delle gallerie naturali mentre i volumi delle strutture

delle gallerie artificiali saranno di limitata estensione ed in ogni caso trattati con soluzioni atte a

mitigarne gli impatti. L’impatto è pertanto poco significativo.

Nel caso in esame, considerando gli aspetti quali-quantitativi dell’intervento è possibile affermare

che le trasformazioni sulla componente paesaggistica siano complessivamente “poco

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significative”: L’entità degli interventi realizzati non altera particolarmente la componente

percettiva complessiva e visuale dei luoghi.

Tale valutazione si ricava dal confronto fra le caratteristiche dello stato attuale e futuro del

paesaggio, dagli obiettivi di tutela, dagli elementi di progetto e dagli effetti sul paesaggio.

Al fine di ridurre l’impatto dell’opera, in particolare, si prevede il parziale reimpiego del materiale

proveniente dallo smarino delle gallerie nell’ambito del cantiere stesso, in modo da conferire a

discarica la minor quantità possibile di materiale. Si possono prevedere le seguenti produzioni di

materiale roccioso:

• smarino gallerie 71.000 mc

• valli di intercettazione 245.000 mc

Totale materiale roccioso prodotto 316.000 mc

Trattandosi di inerte di ottima qualità, sarà possibile, previa vagliatura ed eventuale lavorazione,

reimpiegarlo nell’ambito del cantiere per la realizzazione dei rilevati paramassi, per circa 111.000

mc, per i rilevati stradali e per la produzione sia del cls che del conglomerato bituminoso. Infine, si

valuterà con gli Enti preposti, la possibilità di reimpiego del restante materiale in esubero, che può

stimarsi pari a circa 190.000 mc, per eventuali interventi di ripascimento delle spiagge di Maratea.

Dal punto di vista ambientale, particolare cura richiede lo studio degli imbocchi delle gallerie

naturali, del rivestimento delle gallerie artificiali paramassi aperte e della configurazione

geometrica dei rilevati paramassi, al fine di ottenere la riqualificazione delle pareti rocciose

preesistenti.

6. MITIGAZIONE DELL’IMPATTO DELL’INTERVENTO L’Opera di Mitigazione del rischio caduta massi prescelta riguarda la galleria artificiale paramassi

a sbalzo, senza pilastrata sul lato a valle, tale soluzione si mostra particolarmente adatta ad essere

inserita in siti di grande rilievo paesaggistico o turistico.

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Si ottiene un eccellente risultato estetico grazie alla minimizzazione dell’impatto del costruito

sull’ambiente e panoramico per chi percorre la strada che può godere della vista panoramica

senza interruzioni, inoltre chi guarda l’opera dal versante marino anzicchè vedere la parete

esterna della galleria o la parete finestrata vede solo una fascia di cemento di modesto spessore

che sarà inoltre rinverdita con essenze pensili tipiche della macchia mediterranea, impiantate

sulla porzione di terreno vegetale che si disporrà a monte del solaio, mentre la parete interna

posta in ombra e comunque poco visibile verrà trattata con tinteggiature pigmentate con effetti

cromatici naturali. Inoltre, la percezione visiva della galleria dal versante marino consentirà di

vedere una fascia di cemento realizzata con particolari tecniche costruttive atte a favorire una

migliore adattabilità ed armonizzazione dell’opera al profilo del pendio. Difatti la soletta sarà

coronata da un cordolo frontale in calcestruzzo ad andamento variabile e curvilineo.

Il manufatto permette di ottenere un’ottima affidabilità e robustezza strutturale ed è progettata

per reggere sia il sovraccarico di grandi accumuli in seguito a franamenti, sia l’urto di massi

precipitati dall’alto, anche di grandi dimensioni, inoltre l’utilizzo dei prefabbricati articolati

permette di ridurre al minimo le opere da realizzare in cantiere e di ottenere pertanto

un’eccezionale rapidità di esecuzione a vantaggio dell’esercizio dell’infrastruttura.

Per la sua deformabilità la struttura offre una sicurezza molto maggiore delle gallerie artificiali

usuali riguardo agli urti dei massi che cadono dall’alto, migliora la sicurezza del traffico perchè si

sopprimono le alternanze di luci ed ombre, proprie della pilastrata, che rendono poco visibili gli

eventuali ostacoli o gli altri veicoli, pericolose per la circolazione.

In relazione a quanto precedentemente descritto, l’opera di mitigazione visiva e ambientale è

rappresentata dall’inerbimento dei manufatti in cemento delle gallerie artificiali con l’utilizzo di

specie vegetali potenzialmente già presenti nel contesto paesaggistico.

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Fotoinserimento galleria artificiale

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Sezione tipo galleria artificiale

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Sezione tipo galleria artificiale dopo intervento di rinverdimento e rivestimento

7. L’ “ITER” PER LA VALUTAZIONE DELLE INTERAZIONI “OPERA-AMBIENTE”

La strada in progetto si sviluppa per circa 4.000 km attraversando una zona omogenea dal punto

di vista microclimatico, paesaggistico ed antropologico. Il tracciato risulta all’interno del SIC

IT9210015 “Acquafredda di Maratea”. L’intervento sarà assoggettato a Valutazione di Impatto

Ambientale, Valutazione di Incidenza ed Autorizzazione Paesaggistica nell’ambito delle quali sarà

prodotta la documentazione prevista dalla normativa nazionale e regionale per la valutazione

delle relazioni tra l’opera e l’ambiente.

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Nello Studio di Impatto Ambientale, in particolare, saranno analizzati gli impatti in fase di

costruzione e individuate le relative mitigazioni, atteso che detti impatti, seppure per una durata

limitata al periodo di costruzione, non debbano essere trascurati.

L’analisi e valutazione degli impatti in configurazione finale, consentirà di individuare gli

interventi di mitigazione atti a produrre impatti residui nulli e/o trascurabili, per perseguire la

piena compatibilità tra l’opera e l’ambiente.

Il “dossier per la valutazione di incidenza” sarà redatto in conformità a quanto specificatamente

richiesto dal DPR 357/97 e DPR n° 120 del 12/03/2003 ed in base a quanto indicato nella guida

metodologica della Commissione Europea - DG Ambiente (2001). Si dovranno produrre gli

elaborati atti a fornire una descrizione quali-quantitativa dei siti ZPS e SIC coinvolti sotto il profilo

ecologico, vegetazionale, floristico e faunistico, analisi e valutazione degli impatti diretti e

indiretti che il progetto produce sugli habitat e sulle specie faunistiche e floristiche, in relazione

alla fase di costruzione e di esercizio, descrizione delle azioni operate sul progetto per predire i

disturbi nonché delle azioni mitigative e compensative e stima della loro efficacia funzionale degli

interventi previsti rispetto alla situazione ante-operam ed ante mitigazione.

8. CONCLUSIONI Sulla scorta delle considerazioni su esposte si è del parere che il progetto di adeguamento della SS

18 in oggetto possa rientrare nelle situazioni già considerate ammissibili dal PTPAV previa,

naturalmente, la predisposizione dei prescritti studi di natura ambientale e paesaggistica.

Alla luce di quanto esposto l’intervento, per legge, sarà assoggettato alle procedure per la verifica

della compatibilità dell’opera con ‘ambiente, nel rispetto delle caratteristiche ambientali “ante-

operam”, dei vincoli e della pianificazione territoriale vigente.

L’intervento approvato a seguito di dette procedure non avrà impatti significativi sull’ambiente

e/o sul patrimonio culturale.

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9. DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA

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FOTO N°1

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FOTO N°2

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FOTO N°3

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FOTO N°4

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Foto n° 5

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FOTO N°5

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FOTO N°6 Apprezzami l’Asino

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