A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

112

description

A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Transcript of A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Page 1: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica
Page 2: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 2

Relazione Paesaggistica del Progetto

UTILIZZAZIONE DI FONTE ENERGETICA RINNOVABILE

IMPIANTO IDROELETTRICO del MALLERO

PICCOLA DERIVAZIONE

ai sensi del Piano Paesaggistico Regionale (DGR 8.11.2002 n. VII/11045 e smi)

RICHIEDENTE Mallero Energia S.r.l. PROGETTISTI Studio di Ingegneria Salvetti-

Graneroli

Sondrio, agosto 2013

Marzia Fioroni Dott.ssa in Sc. Ambientali

Page 3: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 3

INDICE 3

PREMESSA 4

INTRODUZIONE 5

INQUADRAMENTO TERRITORIALE 6

FINALITÀ e DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO 9

CANTIERISTICA E MODALITÀ DI RIPRISTINO 35

PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E VINCOLI 45

ANALISI PAESAGGISTICA 71

ANALISI DI IMPATTO PAESISTICO DELL’INTERVENTO 92

GRADO DI INCIDENZA PAESISTICA DEL PROGETTO 104

DETERMINAZIONE DELL’IMPATTO PAESISTICO 108

CONCLUSIONI E MIGLIORAMENTO AMBIENTALE 109

BIBLIOGRAFIA 112

Fig. 1(copertina) – Il torrente Mallero in periodo invernale nel tratto della proposta derivazione (Val Rosera)

Page 4: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 4

PREMESSA

Il presente Studio di Impatto Paesistico è redatto in riferimento al progetto denominato “Utilizzazione

di fonte energetica rinnovabile - Impianto idroelettrico del Mallero - Piccola derivazione” elaborato

nell’agosto 2013 dallo Studio di Ingegneria Salvetti-Graneroli di Sondrio. Si tratta in particolare della

variante progettuale relativa alla costruzione di un impianto idroelettrico (piccola derivazione) sul

torrente Mallero, sull’asta fluviale compresa fra la località San Giuseppe a quota 1.350 m circa e la

Loc. Castellaccio a 1.030 m circa, in comune di Chiesa in Valmalenco (Sondrio).

Le motivazioni che hanno portato alla revisione del progetto originale possono riassumersi nei

seguenti punti:

1) garantire maggiore sicurezza per il personale impiegato, utilizzando T.B.M. per l’esecuzione della

galleria;

2) incrementare la sicurezza idraulica dell’impianto, prevedendo l’eliminazione della vasca di carico

intermedia, troppo distante dall’alveo. La nuova soluzione prevede inoltre la derivazione in condotta

forzata direttamente dalla vasca di carico, con l’eliminazione del canale di adduzione a pelo libero

suscettibile di potenziale perdite ed infiltrazioni;

3) ridurre gli impatti paesaggistici dell’opera, grazie all’eliminazione della strada di accesso alla vasca

di carico/imbocco galleria, con semplificazione della connessa cantieristica. L’imbocco andrà del resto

ad insistere in una zona già rimaneggiata che, ad opere concluse, verrà completamente risistemata;

4) ridurre gli impatti cantieristici e paesaggistici relativi all’opera di presa derivanti dall’eliminazione

della strada d’accesso e dell’area di cantiere situata in sponda destra idraulica.

Il progetto in variante include inoltre le opere riguardanti la realizzazione della strada di accesso alla

centrale il cui tracciato è stato scelto in accordo con la Nuova Serpentino S.p.a. e con il Comune di

Chiesa in Valmalenco. Il progetto finale non si discosta di molto da quello indicato nel P.G.T.

comunale.

Per quanto riguarda i volumi di scavo, i quantitativi sono raffrontabili a quelli della soluzione già

approvata, tranne quelli relativi alla nuova strada di accesso all’edificio centrale. Lo smaltimento del

volume in eccesso verrà attuato con le modalità previste ed approvate precedentemente.

Page 5: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 5

INTRODUZIONE

L’esame paesistico, già indicato nel Piano Paesistico del 2001 della Regione Lombardia ed in vigore dal

3 novembre 2003, è previsto ai sensi dell’art.35 delle N.T.A. del Piano Paesaggistico Regionale (incluso

nel nuovo Piano Territoriale Regionale). Tale analisi deve essere applicata a tutti i progetti che

incidono sull’aspetto esteriore di luoghi ed edifici, attraverso la verifica dell’impatto sul contesto in

cui si inseriscono. Lo scopo dell'esame è dunque quello di individuare il grado di impatto paesistico

del progetto, il cui valore è dato dal prodotto aritmetico dei punteggi attribuiti ai giudizi complessivi

relativi alla classe di sensibilità del sito ed al grado di incidenza dell'opera prevista.

La trattazione di seguito esposta rimanda allo schema proposto dalla Regione Lombardia

(“Linee guida per l’esame paesistico dei progetti”, previste dall’art. 30 delle N.T.A. del P.T.P.R del 2001

ed approvate con D.G.R. 8 novembre 2002 – n. 7/11045, ulteriormente richiamate all’art. 35 delle

N.T.A. del nuovo Piano Paesistico), in cui la definizione del grado di impatto è guidata attraverso la

compilazione di apposite tabelle:

• Tabella 1: Modi e chiavi di lettura per la valutazione della sensibilità paesistica del sito d’intervento,

articolata in due sotto-tabelle (Tabella 1A di riferimento per la valutazione sintetica e Tabella 1B di

sostegno per le classi di sensibilità da individuare);

• Tabella 2: Criteri e parametri per determinare il grado di incidenza del progetto, ulteriormente

articolata in due sotto-tabelle (Tabella 2A di riferimento per la valutazione sintetica e Tabella 2B di

sostegno per le classi di incidenza da individuare);

• Tabella 3: Determinazione dell’impatto paesistico complessivo del progetto, in cui si ottiene il grado

di impatto e le relative soglie.

Page 6: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 6

INQUADRAMENTO TERRITORIALE

La Valmalenco si colloca nel settore retico delle Alpi, ricadendo dal punto di vista amministrativo

entro l’area della provincia di Sondrio; essa si apre all’altezza del capoluogo (Sondrio) con una soglia

sospesa sulla valle dell’Adda, estendendosi in direzione Nord nella sua parte centrale, per allargarsi

nella porzione terminale anche in senso E-O. Di conseguenza, la Valle appare stretta alle quote

minori, ma ampia e ramificata verso la sua sezione terminale.

La Valmalenco è interessata da tre gruppi montuosi: il Disgrazia a Ovest, lo Scalino ad Est e il

Gruppo del Bernina, che ne definisce la testata, al centro. Si tratta di una regione piuttosto

glacializzata, nella quale i cambiamenti climatici in atto stanno determinando forti cambiamenti e la

riduzione dei ghiacciai presenti, fra i quali si segnalano per imponenza i due Scerscen, i due Fellaria e

quelli del Disgrazia. La Valle è bagnata dal torrente Mallero, che nasce dal gruppo del Disgrazia e si

unisce all’Adda presso Sondrio, dopo 29 Km di corso. Fra i suoi immissari, il Lanterna (13 km) ha

origine dal gruppo del Bernina, mentre l’Antognasco, di pari lunghezza, da quello dello Scalino.

Essa confina a Nord con la Svizzera (Canton Grigioni), a Ovest con Svizzera e Valmasino e ad Est con

Svizzera e Val Fontana. L’unico passo relativamente agevole che la mette in comunicazione con la

Confederazione Elvetica è quello del Muretto, un tempo importante valico per le comunicazioni fra

Engadina e Valtellina, oggi di solo interesse escursionistico.

Chiesa in Valmalenco è il capoluogo della vallata; il comune si estende per 11.496 ettari fra gli

800 e i 3.613 m di quota (Monte Disgrazia), dei quali circa il 60% sono posti al di sopra dei 2.000 m,

dando forti connotati alpini a tutta l'area. In connessione alla morfologia, la maggior densità di

popolazione si registra alle quote inferiori del territorio: l'abitato di Chiesa in Valmalenco, articolato

nelle frazioni Sasso, Montini, Somprato, Faldrini, Costi, Curlo, Pedrotti e Vassalini oggi aggregati

oramai in un unicum urbano, sorge su di un terrazzo morenico a circa 1.000 m di altitudine, che

complessivamente consta di 2.755 abitanti (fonte: Censimento 2001). Sul territorio comunale sono

distribuiti, alle quote superiori, numerosi alpeggi, tra i quali Chiareggio, San Giuseppe, Palù, sempre

meno produttivi in termini agro-pastorali e sempre più utilizzati a fine turistico, sia invernale che

estivo.

I successivi estratti cartografici individuano il posizionamento degli interventi su Carta Tecnica

Regionale a scala 1:10.000 della Regione Lombardia (tavoletta C2d4 e C2d5).

Page 7: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 7

Fig. 2- Localizzazione delle principali opere di progetto su ortofoto.

Fig. 3 (pagina seguente) - Localizzazione dell’impianto su C.T.R. 1:10.000 (tav. C2d4 e C2d5), con relativa

legenda.

Page 8: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 8

Page 9: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 9

FINALITÀ E DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO

La committenza intende realizzare un impianto per la produzione di energia idroelettrica sul torrente

Mallero, tramite captazione delle acque ad una quota di circa 1.354 m in località San Giuseppe, la

restituzione a quota 1.024 m in località Castellaccio (Chiesa in Valmalenco).

La derivazione è costituita da una traversa in alveo posta immediatamente a monte della briglia

esistente (loc. San Giuseppe all’altezza della Chiesa); dalla presa, in destra idraulica, si diparte il

manufatto adibito a vasca di carico e decantazione e successivamente la condotta forzata, posata in

galleria sino verso la loc. Primolo. L’imbocco di valle della galleria è situato a quota 1.281,00 m circa,

appena al di sotto del sentiero comunale che dalla loc. Primolo raggiunge la loc. San Giuseppe. Da qui,

e secondo la linea di massima pendenza, la tubazione raggiunge la loc. Castellaccio, ove è prevista la

realizzazione dell’edificio adibito a centrale.

Dall’edificio di produzione si stacca la linea elettrica di consegna della corrente alla rete nazionale. Il

collegamento con l’elettrodotto in MT avviene immediatamente a monte della centrale stessa, in

prossimità dell’imbocco della strada di accesso, dove verrà realizzata una cabina per il sezionamento

della linea. Con l’immissione di questo surplus energetico si rende necessario il potenziamento di

parte della linea stessa, in particolare del tratto tra la cabina Enel posta in località Vassalini (in zona

piscina), e la cabina in località Curlo. Il tutto è meglio rappresentato e descritto nelle tavole

progettuali

Le coordinate Gauss-Boaga delle principali opere in progetto sono le seguenti:

- opera di presa: X:1.464.222 Y:5.127.360,

- imbocco galleria di valle: X:1.564.923 Y:5.125.420,

- centrale di produzione: X:1.565.650 Y:5.125.300,

- punto di rilascio: X:1.565.485 Y:5.125.331.

A seguito sono analizzate nel dettaglio le singole opere che compongono l’impianto.

1) OPERA DI PRESA

L’opera di presa non subirà grosse modifiche rispetto al progetto originariamente approvato: i

principali cambiamenti riguardano la sezione trasversale della traversa, anche alla luce della diversa

quota del fondo alveo. Inoltre, sono previste modifiche nella parte interrata dell’opera, dettate

principalmente dalla necessità di gestire i volumi derivati e da quella di smontare la testa rotante

della TBM.

Page 10: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 10

La nuova opera di presa si sviluppa analogamente in destra orografica e sarà costituita in successione

da:

- traversa in alveo con coronamento a quota 1354,30 m;

- scala di rimonta per pesci in sinistra idraulica;

- canale sghiaiatore esterno in destra di larghezza pari a 3,5 m;

- bocca di presa laterale dotata internamente di griglia e sgrigliatore;

- vasca sghiaiatrice;

- vasca dissabbiatrice affiancata da sfioratore di emergenza;

- vasca di carico, anch’essa dotata di sfioratore di emergenza;

- canale di gronda e galleria di scarico;

- cunicolo di accesso all’opera di presa.

La traversa sarà ubicata a monte della briglia esistente, ad una distanza di circa 43 m, ed è del tipo a

soglia fissa tracimabile con ciglio posto a quota 1.354,30 m, altezza pari a circa 5,30 m rispetto al

fondo dell’alveo e sviluppo trasversale di circa 29,30 m. La quota del ciglio risulta invariata rispetto

alla precedente proposta e coincide con quella stabilita dal Disciplinare di Concessione.

La struttura della soglia è in calcestruzzo armato; il paramento di valle, con pendenza h/b = 0,7, è

realizzato con muratura in massi intasati con calcestruzzo. È prevista la realizzazione di una

controbriglia a circa 4,70 m dal paramento di valle. Per consentire un sghiaiamento adeguato il

progetto prevede l’abbassamento della briglia esistente di 2 m, dagli attuali 1.351,886 m a 1.349,886

m Tale abbassamento consentirà una miglior deflusso delle portate a valle della traversa, le quali

verrebbero invece disturbate dalla presenza dello sbarramento.

Il rilascio del DMV verrà sempre garantito dalla realizzazione della scala di rimonta dei pesci con

relativa paratoia a ventola di regolazione.

La scala, realizzata in sinistra orografica del torrente Mallero, manterrà le stesse caratteristiche di

quella approvata in sede di rilascio della A.U., ad esclusione del canale di captazione in alveo e della

paratoia di regolazione che verranno sostituiti da una paratoia a ventola posta all’imbocco della scala

di rimonta. La paratoia, con l’ausilio di un misuratore di livello, regolerà automaticamente il suo

angolo di apertura al fine di mantenere il battente prefissato per il rilascio del DMV.

La scala di risalita è del tipo “pool-and-weir fish ladder”, a bacini successivi, ed è costituita da 10

vasche ricavate mediante setti in C.A., ciascuno avente dimensioni nette pari a 1,70 m (B) x 2,95 m (L),

per una pendenza complessiva di circa il 15,2 %.

Il deflusso fra una vasca e la successiva avviene sia tramite stramazzo dotato di gaveta laterale

Page 11: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 11

rettangolare di sezione 0,45 m di larghezza per 0,2 m di altezza, sia attraverso un orifizio posto sul

fondo, di sezione quadrata 0,3 x 0,3 m. Il dislivello fra una soglia e la successiva è pari a 0,5 m.

Fig. 4- Estratto planimetria di progetto Opera di presa (da elaborati progettuali)

Page 12: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 12

La scala è dimensionata per consentire il passaggio di una portata di 0,363 m3/s, pari al valore del

Deflusso Minimo Vitale rilasciato dalla paratoia a ventola in corrispondenza dell’imbocco della scala.

Con questa soluzione l’altezza da superare viene suddivisa in una serie di piccoli salti che alimentano

altrettanti bacini tra loro comunicanti per mezzo di stramazzi e bocche a battente: tali aperture,

attraverso le quali fluisce l’acqua, ne regolano il livello in ciascuno dei bacini. L’acqua può pertanto

scorrere in superficie. Il ruolo dei bacini e quello di dissipare, in modo conveniente, l’energia associata

al flusso d’acqua che transita sulla scala, oltre a fornire utili zone di riposo necessarie alla fauna ittica.

Tale struttura permette di svolgere la duplice funzione sia di rilascio della portata di DMV sia di risalita

dell’ittiofauna.

Fig. 5 - Sezione della scala di risalita per ittiofauna (da elaborati progettuali)

Il nuovo canale sghiaiatore è posto a ridosso della griglia di presa laterale e presenta una larghezza

superiore, pari a 3,50 m; esso è chiuso all’estremo di valle da una paratoia a settore che permetterà di

smaltire il materiale solido trasportato dalla corrente e accumulato a monte della traversa tramite

l’apertura periodica. Tale aumento di sezione, anche alla luce dell’esperienza maturata nella gestione

di impianti simili, garantirà un adeguato sghiaiamento durante i periodi di piena senza ricorrere

all’ausilio di mezzi d’opera. La paratoia a settore ha anche l’importante compito di diminuire la

portata convogliata verso l’opera di presa nel corso degli eventi di piena più intensi.

La derivazione della portata da convogliare all’interno dell’impianto idroelettrico avviene sempre

tramite una bocca di presa, dotata di griglie di captazione poste in destra idraulica a monte della

soglia dello sbarramento, di dimensioni pari a 4,25 x 3,20 m. Sulla bocca di presa è prevista

l’installazione di barre verticali in acciaio di sezione rettangolare, con larghezza pari a 6 cm, spessore

di 3 cm e luce netta fra le barre di 50 cm, per evitare che il materiale più grossolano possa colpire o

danneggiare le due griglie e i relativi sgrigliatori posti subito a tergo della bocca di presa.

Page 13: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 13

La nuova griglia, dotata di sgrigliatore automatico, ha lo scopo di impedire l’ingresso nella presa di

corpi grossolani, traspostati dalla corrente del torrente che pregiudicherebbero il corretto e sicuro

funzionamento delle paratoie derivatrici.

Fig. 6- Sezione longitudinale della bocca di presa (da elaborati progettuali)

Il sistema di pulizia risulta necessario a causa dell'elevato trasporto solido di fogliame, materiale

minuto ed arbusti o rifiuti di media pezzatura da parte del torrente, che potrebbero causare

indesiderati periodi di fermo impianto e perdite di carico non trascurabili.

La griglia è costituita da barre in acciaio zincato a caldo o acciaio inossidabile, inclinate rispetto alla

verticale di 25° in modo da facilitare le operazioni di sgrigliatura. La luce netta fra le barre risulta pari

a 3 cm. Le singole barre hanno sezione rettangolare, con larghezza pari a 6 cm e spessore di 2 cm. La

griglia sarà poi dotata di opportune barre trasversali di rinforzo e di un telaio esterno rigido per

conferire maggiore stabilità alla struttura.

Lo sgrigliatore sarà automatico del tipo rotante, adatto alle dimensioni ed alle caratteristiche della

griglia, sulla quale è operante.

L'azionamento della macchina è di tipo elettromeccanico mediante gruppo motoriduttore e relativi

alberi di trazione e tensione. Le ruote di comando, montate sull'albero di trazione, e quelle di rinvio

sommerse, sono realizzate in acciaio speciale opportunamente trattato. I pettini rotanti sono montati

sulle catene laterali di trascinamento del tipo a rulli realizzate in acciaio zincato o inossidabile, adatte

per servizio continuo in condizioni gravose. Il gruppo di pulizia dei pettini è costituito da dispositivo

espulsore basculante e relativo raschiatore. Le catene laterali di trascinamento scorrono in sede

propria su elemento di guida sagomato in materiale antifrizione. La semplicità costruttiva della

macchina, unitamente al dimensionamento e alla qualità dei materiali impiegati, garantisce una

notevole affidabilità.

La macchina è composta dalle seguenti parti principali:

- intelaiatura in profilati di acciaio imbullonati alla griglia;

Page 14: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 14

- albero di comando in tre elementi tubolari flangiati;

- supporti dell'albero di comando completi di cuscinetti di rotolamento a sfere oscillanti, in

camera di grasso. Il tutto montato su piastra scorrevole con tenditore per la registrazione delle

catene;

- ruote dentate di trascinamento in acciaio speciale, opportunamente trattato inchiavettate

all'albero di comando;

- ruote di rinvio sommerse in acciaio speciale opportunamente trattato montate su bronzine

autolubrificate;

- semiassi in acciaio inox montati su supporti imbullonati al telaio della macchina;

- catene di trascinamento in acciaio zincato opportunamente trattato, tipologia a rulli adatte

per servizio continuativo in condizioni particolarmente gravose.

Le catene di trascinamento degli elementi raschianti scorrono in sede propria in un elemento di guida

sagomato.

Tali guide sono realizzate in materiale fuso antifrizione opportunamente profilato e sono fissate

mediante viti in acciaio inossidabile nelle sedi di alloggiamento.

- elementi raschianti in profilato di acciaio con riporto nella parte strisciante sulla griglia di

profilato piatto in materiale plastico speciale registrabile ed intercambiabile.

- bulloneria in acciaio inox AISI 304.

- motoriduttore elettrico adeguatamente dimensionato per il comando della macchina,

completo di cofanatura di protezione.

- quadro elettrico di comando con tipologia PLC, in cassa stagna IP55, per installazione a

parete.

I dati caratteristici risultano:

- larghezza griglia: 4.700 mm;

- altezza di scarico (rispetto alla soletta) 1.850 mm;

- sviluppo macchina ca. 6.650 mm;

- motoriduttore 3 KW 220/380 V - 50 Hz.

Il materiale estratto attraverso lo sgrigliatore verrà scaricato su un nastro trasportatore che

provvederà a convogliarlo verso i cassonetti posizionati sulla soletta di copertura del canale

derivatore, in prossimità del locale pompe e quadri delle paratoie derivatrici

All’imbocco del canale di derivazione verranno installate 2 paratoie piane a strisciamento poste in

serie, ciascuna di dimensioni 400 x 215 cm, denominate PA105 e PA106. Tali organi consentiranno di

Page 15: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 15

escludere la derivazione dell’impianto in condizioni di piena straordinaria o in situazioni di

manutenzioni programmate.

La portata derivata verrà convogliata all’interno della vasca sghiaiatrice per il trattenimento del

materiale solido più grossolano non intercettato dalla griglia di presa. Tale opera è stata rivista al fine

di consentire la gestione della portata derivata e la regolazione del livello idrico di gestione

dell’impianto. Essa presenta una larghezza di 4,00 ml, una pendenza longitudinale del 3% e una

lunghezza di circa 42 ml, misurati dalla paratoia derivatrice (PA106) sino alla soglia di intercettazione

del materiale trasportato dalla corrente.

L’opera permette l’espulsione, tramite l’apertura della paratoia di scarico di fondo P104 (dim. 1,00 x

1,00 m), del materiale depositato al suo interno. Tale paratoia è posizionata sulla parete di sinistra e

comunica con il canale di gronda.

L’altezza media del battente d’acqua all’interno della vasca sghiaiatrice è di circa 2,10 m, per

un’altezza minima di 1,50 ml e un’altezza massima di 2,70 ml.

Alla quota di regolazione, pari a 1.354 m il volume di acqua nella vasca sghiaiatrice è di circa 360 m3

La vasca dissabbiatrice, posta in serie alla vasca sghiaiatrice, presenta anch’essa una larghezza

costante di 4 ml; la pendenza longitudinale è pari al 2,5% e la lunghezza complessiva è pari 25 ml. Lo

scopo del manufatto è quello di far depositare il materiale più fine trasportato dalla corrente ed

espellerlo, tramite l’apertura della paratoia di scarico di fondo P103 (dim. 1,00 x 1,00 m),

nell’adiacente canale di gronda.

In parete sinistra della vasca saranno ricavate delle soglie sfioranti laterali poste alla quota 1.354,10

m, di lunghezza totale di 10,00 ml; esse permetteranno lo smaltimento delle portate transitanti

nell’impianto eccedenti il valore massimo consentito.

Le acque sfiorate vengono convogliate prima all’interno del sottostante canale di gronda parallelo al

manufatto dissabbiatore e successivamente scaricate all’interno del torrente Mallero attraverso una

galleria di scarico. Alla quota di regolazione, il volume di acqua contenuto nella vasca dissabbiatrice è

pari a circa 300 m3.

La vasca di carico, di sezione rettangolare con larghezza pari a 4 ml, è caratterizzata da una pendenza

di fondo del primo tratto pari al 14% e una pendenza dello 0% in corrispondenza della paratoia di

scarico di fondo e della paratoia testa condotta.

Il manufatto presenta un opportuno ribassamento del fondo fino alla quota di 1.349,10 m, al fine di

garantire il necessario battente idrico sull’imbocco della condotta forzata. Nella vasca è prevista la

posa di una paratoia P102 (dim. 1,00 x 1,00 m) per lo scarico di fondo e di una paratoia testa condotta

P101 (dim. 1,40 x 1,40 m) per il sezionamento della tubazione. Altra paratoia presente nella vasca di

Page 16: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 16

carico è quella di sezionamento della condotta forzata avente dimensioni pari 1,40 m x 1,40 m.

Quest’ultima, del tipo a sganciamento automatico, avrà anche funzione di sicurezza: qualora i

misuratori di portata installati a monte ed a valle della condotta rilevassero valori differenti di portata

o una sovravelocità della stessa, la paratoia di sezionamento condotta si chiuderebbe

immediatamente interrompendo il flusso nella tubazione.

Anche la vasca di carico avrà soglie sfioranti laterali poste a quota 1.354,10 m e lunghezza totale pari

a 8,50 m, che permette lo smaltimento delle portate transitanti nell’impianto eccedenti quella

massima di concessione. Le acque sfiorate sono convogliate prima all’interno del canale di gronda

parallelo alla vasca di carico e successivamente all’interno del torrente Mallero attraverso la galleria

di scarico. Il volume complessivo della vasca di carico è pari a circa 262 m3. Nella parte superiore delle

tre vasche è inoltre prevista una passerella pedonale di larghezza pari a 1,60 m, protetta con

parapetti metallici in acciaio zincato a caldo, e accessibile dalla galleria di servizio tramite una porta a

tenuta stagna, a sua volta raggiungibile attraverso una scala in carpenteria metallica. Tale passaggio

permetterà di ispezionare in sicurezza idraulica l’opera di presa durante il regolare esercizio

dell’impianto o in caso di interventi di manutenzione sugli organismi delle paratoie.

La soglia di sfioro realizzata nella vasca dissabbiatrice e di carico è costituita da una parete in c.a. di

spessore pari a 50 cm, opportunamente sagomata per facilitare lo scarico delle acque verso il canale

di gronda. Il canale a sezione pseudo rettangolare di larghezza utile pari a circa 2,25 m e pendenza del

fondo variabile tra il 2,5% del primo tratto e il 14% del secondo tratto, convoglierà le acque sfioranti o

di scarico verso il cunicolo di scarico sul torrente Mallero. Il cunicolo, di lunghezza pari a 40 ml, avrà

una pendenza del 8,2% e sezione a calotta circolare avente base di 3,8 m e altezza di 3,8 m.

In corrispondenza dello scarico delle acque nel torrente Mallero è prevista la realizzazione di idonee

protezioni spondali mediante scogliera in massi ciclopici.

A impianto fermo e completamente vuoto sarà possibile accedere al fondo del canale di gronda e

della galleria di scarico per le operazioni d’ispezione e/o manutenzione con idonei mezzi d’opera

attraverso la completa apertura della Paratoia P108 (Dim. 2,00 x 2,50 m). Una rampa con pendenza

pari al 16% consentirà di raggiungere con mezzi d’opera la zona posta sopra le paratoie derivatrici per

eventuali manutenzioni al locale pompe e quadri delle paratoie, o smaltimento del materiale

proveniente dallo sgrigliatore. All’interno di questa zona, in sicurezza da un punto di vista idraulico,

verranno posizionate le centraline oleodinamiche necessarie alla movimentazione delle paratoie.

L’area d’intervento dell’opera di presa è accessibile mediante una pista arginale carrabile esistente,

posta in sinistra idraulica del torrente Mallero, che parte dalla loc. Val Rosera. Per garantire

l’esecuzione delle opere in assoluta sicurezza idraulica si prevede di realizzare una galleria di accesso

Page 17: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 17

all’interno del versante roccioso posto in destra idraulica. L’attraversamento del torrente Mallero,

per raggiungere tale cunicolo avverrà tramite un nuovo ponte in ferro e cls posto 75 m a valle

dell’esistente briglia e realizzato in sicurezza idraulica nei confronti delle piene del torrente. La quota

dell’estradosso dell’impalcato è 1.345,90 m, mentre la luce libera risulta essere pari a 28,00 m.

Nella figura seguente è rappresentata la sezione trasversale del ponte.

Fig. 7- Sezione

trasversa del

ponte di nuova

costruzione (da

elaborati

progettuali)

I collegamenti longitudinali dell’impalcato sono realizzati mediante profilati tipo HEB 1000 in acciaio S

355 (Fe510); per ricoprire la distanza esistenze fra le spalle in calcestruzzo armato tali travi vengono

unite tramite opportuna bullonatura; in particolare per ogni singolo collegamento si utilizzeranno tre

travi HEB 1000, una centrale di 12 metri e le altre laterali di 8,80 m, per un totale di 4 collegamenti

longitudinali. I collegamenti trasversali sono invece realizzati mediante profilati HEA 300. L’impalcato

in acciaio è dotato di opportuni controventi sia orizzontali che verticali dal diametro di 20 mm. La

soletta di copertura prevede la posa di una lastra predalles di 5 cm sopra la quale viene realizzata una

soletta piena con spessore di 25 cm.

Il ponte è dotato di opportune barriere stradali H28P-02 tipo Margaritelli, all’esterno delle quali

verranno posizionati dei listoni in legno per un miglior inserimento ambientale dell’opera. La

larghezza della struttura risulta essere pari a 4 m.

La galleria, di lunghezza complessiva di circa 50,00 ml, larghezza utile di 6,00 m e pendenza

longitudinale del 4,8 %, consentirà di raggiungere il camerone di imbocco alle gallerie di servizio della

condotta forzata e dell’opera di presa. La sua funzione di, oltre a dare accesso per manutenzioni e

Page 18: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 18

ispezioni, è quella di consentire l’ingresso alle opere in piena sicurezza durante l’esecuzione dei lavori.

Infatti è prevista la realizzazione dell’intera opera di presa a partire da valle. L’innesto sul torrente

costituente la bocca di presa verrà realizzato come ultima opera, al fine di consentire alle maestranze

di lavorare all’interno della galleria in assoluta sicurezza.

Altro fattore importante che ha determinato le dimensioni del cunicolo di accesso è la necessità di

smontare e allontanare la testa fresante della TBM a galleria terminata.

In fase costruttiva le pareti saranno opportunamente stabilizzate con rivestimento provvisorio (spritz

– beton rete elettrosaldata ed eventuali centinature metalliche) e successivamente completate con

rivestimento definitivo in c.a..

Nella parte iniziale in detrito è prevista la realizzazione di infilaggi in micropali fino al raggiungimento

dell’ammasso roccioso. Per quanto riguarda questi ultimi si precisa che la scelta di modificare

leggermente la posizione planimetrica e soprattutto la quota dell’impalcato del ponte è stata dettata

da esigenze sopraggiunte a seguito di verifiche idrauliche, richieste anche in sede istruttoria.

Nella zona ove sorgerà l’opera di presa sono previsti interventi di sistemazione arginale, in modo da

garantire la completa sicurezza idraulica dell’area; in particolare in sinistra idraulica, in

corrispondenza della traversa di presa, è prevista la costruzione di un nuovo muro arginale in massi

ciclopici del tutto simile a quello esistente.

Fig. 8 - Imbocco della galleria di servizio e del ponte sul Mallero (da elaborati progettuali)

Una nuova scogliera d’argine verrà realizzata nel tratto d’alveo compreso fra la controbriglia

esistente a valle della traversa di presa e il ponte sul torrente di nuova realizzazione per il

raggiungimento della galleria di accesso all’opera di presa; le scogliere previste anche sul lato destro

consentiranno di mettere in sicurezza le nuove spalle del ponte. Alla fine dei lavori si provvederà alla

risistemazione e rettifica della pista arginale e verranno eseguiti anche interventi di ripristino dei

luoghi limitati alle sole aree di cantiere. Saranno praticamente assenti opere di mitigazione in quanto

la quasi totalità dell’opera di presa si svilupperà in “caverna”.

Page 19: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 19

Fig. 9 - Foto inserimenti dell’opera di presa (da elaborati progettuali)

Page 20: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 20

2) GALLERIA

L’opera più importante dell’impianto e quella che presenta la maggiori difficoltà esecutive è

sicuramente la galleria nella quale verrà alloggiata la condotta forzata. Essa avrà una lunghezza

complessiva di circa 2.130 m, ed un dislivello di 70 m. L’esecuzione è prevista partendo da valle con

l’ausilio della fresa, brevemente chiamata anche TBM (Tunnel Boring Machine). Il nuovo punto

d’imbocco è situato a circa 1.281,00 m, in prossimità dell’area di bonifica esistente, che ha una

morfologia tale da consentire, con poche lavorazioni, l’approntamento della fresa.

Dall’imbocco di valle, la galleria si sviluppa lungo un tratto con curvatura molto ampia, avente raggio

pari a 1,5 km. Tale valore risulta essere compatibile con i raggi minimi necessari alla TBM per

funzionare in modo corretto e ottimale. La lunghezza di questa porzione è di circa 1.493,00 m. La

restante parte di 637,00 m presenta andamento rettilineo fino al raggiungimento dell’opera di presa.

Da quest’ultima si provvederà alla rimozione della testa fresante della TBM, che potrà essere

riportata all’imbocco della galleria facendole percorrere in senso inverso tutto lo scavo effettuato in

precedenza. I dati caratteristici della nuova galleria realizzata con TBM sono i seguenti:

1. Quota imbocco = 1.281 m;

2. Lunghezza totale = c.a. 2.130,00 m;

3. Diametro della sezione di scavo = 3,90 m;

4. Area di scavo della sezione = 11.94 m2;

5. Dislivello = c.a. 70 m;

6. Pendenza =3,19 %.

Il materiale derivante dallo scavo della galleria verrà utilizzato per ricolmare alcune camere di

coltivazione della miniera in esercizio di Brusada-Ponticelli ubicata in comune di Lanzada, di proprietà

di uno dei soci del concessionario.

All’imbocco di valle delle galleria è prevista la realizzazione di un portale di ingresso per l’accesso.

Sulla base delle informazioni geologiche a disposizione, la galleria interseca materiale roccioso:

- dalla sezione 132 alla 110 vi è presenza di serpentiniti antigoritiche;

- dalla sezione 110 alla 44 si registra la presenza di gabbri.

A seconda delle caratteristiche geologiche presenti si sono ipotizzate tre diverse sezioni tipo di scavo.

In roccia compatta, che dovrebbe essere per circa 80/90% del tratto, non sono previsti rivestimenti di

alcun tipo, in quanto le caratteristiche geomeccaniche sono tali da non richiedere nessun tipo di

rinforzo della sezione.

Page 21: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 21

Fig. 10- Sezione dell’imbocco di valle della galleria (da elaborati progettuali)

In presenza di situazioni locali di roccia degradata sono ipotizzabili due tipi di interventi, a seconda del

livello di degrado:

- su roccia mediamente degradata è prevista la posa di pannello tipo liner-plate, ed il completamento

con spritz beton rinforzato con maglia elettrosaldata per uno spessore totale del rivestimento pari a

13-15 cm;

- su roccia degradata sarà realizzata la centinatura mediante profilati IPE 100, posa di rete

elettrosaldata e spritz beton per uno spessore totale del rivestimento pari a 17-20 cm.

L’utilizzo della TMB per lo scavo presenta indubbi vantaggi, fra i quali:

1. minore inquinamento acustico dovuto allo scavo senza impiego di esplosivi;

2. lo scavo con fresa offre maggiori garanzie di stabilità del versante, anche in riferimento alla

presenza del cosiddetto “Sasso del cane”;

3. minore rischio di inquinamento ambientale;

4. riduzione dei tempi di costruzione grazie alla elevata velocità di scavo e formazione del

rivestimento garantita dal sistema TBM, che permette di eliminare i lunghi tempi morti legati allo

scavo tradizionale (i continui cambi di fase lavorativa per poter fare uscire il mezzo impegnato al

fronte e far entrare il mezzo per la fase successiva - jumbo, pala, escavatore, pompa spritz,

autobetoniera, etc.);

5. il minor disturbo nell’ammasso: la geometria della sezione di scavo più favorevole dal punto

di vista statico rispetto a quella con piedritti verticali e platea piana;

6. le lavorazioni, rispetto allo scavo in tradizionale, seppure sempre in un ambiente confinato,

sono più semplici e meno logoranti (ambiente di lavoro più confortevole);

Page 22: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 22

7. maggiore sicurezza del personale impiegato, eliminazione dei fumi dovuti alle volate e dei

fumi di scarico dei mezzi;

8. migliore ventilazione dei cantieri in sotterraneo;

9. a parità di sezione minima, l’eliminazione totale del sovrascavo che con la tecnologia TBM

riduce il quantitativo di smarino.

L’utilizzo della T.B.M. permette di meccanizzare tutte le operazioni di scavo e rivestimento. Lo

smarino viene recuperato con sistema ferroviario, in quanto la macchina è in grado di caricare un

treno contenente tutto il materiale proveniente dallo scavo di 1,20 m di galleria; anche l’eventuale

rivestimento è eseguito con sistemi industrializzati che garantiscono una buona produzione e qualità

dell’opera. Infatti tutti i materiali vengono trasportati all’interno tramite idonei treni di servizio e posti

in opera con attrezzature appositamente studiate (erettore centine, pompa cls con braccio

robotizzato, etc,).

Fig. 11- Foto inserimento dell'imbocco della galleria (da elaborati progettuali)

3) CONDOTTA FORZATA

Dalla vasca di carico ha inizio la condotta forzata DN 900 mm, che si sviluppa per una lunghezza totale

di 3.011,35 m. La quota dell’asse della condotta in corrispondenza dell’imbocco è di 1.350,75 m,

mentre quella in corrispondenza dell’arrivo in centrale è di 1.029,60 m per un dislivello geometrico di

321,15 m.

Page 23: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 23

Alla luce delle modifica progettuale che prevede la posa di un tratto di circa 2.185 ml di condotta in

sostituzione del tratto di galleria di adduzione/vasca di carico previsto nel progetto approvato, si è

deciso di adottare un DN 900 mm per la condotta forzata (in sostituzione del DN 800 mm ). Tale scelta

è dettata dal fatto che l’aumento considerevole della lunghezza della condotta forzata (880 ml

progetto approvato – 3011,35 ml progetto in variante) implica un aumento delle perdite di carico. A

tal proposito la scelta di adottare un DN 900 mm va a compensare l’aumento delle perdite di carico.

Sulla base delle caratteristiche geometriche/strutturali e soprattutto sulla modalità di posa della

stessa, la condotta può essere suddivisa in due tratti ben distinti:

- primo tratto, interamente all’interno della galleria e del camerone d’accesso in opera di

presa, di lunghezza complessiva di circa 2.185 m. La galleria ha un diametro massimo di 3,90 m (nelle

zone con roccia compatta), variabile fino a 3,56 m nelle zone con roccia degradata a causa del

maggior rivestimento interno, e una lunghezza complessiva di circa 2.130 m. Prima dell’inizio della

posa della condotta verrà realizzata la platea di base e verrà predisposta la canalina metallica che

dovrà alloggiare la fibra ottica ed il cavo di alimentazione in BT. All’interno di essa viene posata la

condotta forzata, avente diametro di 900 mm e spessore di 10 mm.

La posa della condotta è prevista su supporti in acciaio collegati a un collare di irrigidimento

composto da due piatti accoppiati dello spessore di 1 cm. Le tubazioni arriveranno in cantiere già

dotate di tale sistema di appoggio oltre che ricoperte internamente ed esternamente di pitture

epossidiche. Avranno una lunghezza complessiva di 10 m e la testa del tubo verrà lavorata

adeguatamente per consentirne una saldatura testa a testa a completa penetrazione. La saldatura

verrà eseguita esternamente alla tubazione. La posa è prevista partendo dall’alto, accedendo da

valle. Il trasporto avverrà con appositi carrelli che verranno studiati per facilitare lo scarico all’interno

della galleria. Una volta posati i primi due tubi la squadra di saldatori provvederà ad eseguire una

saldatura di serraggio. Tale operazione verrà ripetuta per circa 200 volte fino al completamento della

posa. In contemporanea altre due squadre di saldatori eseguiranno l’intera saldatura della tubazione.

- secondo tratto, a valle della galleria, con la condotta quasi completamente interrata per una

lunghezza di 826,36 m. Dall’uscita della galleria fino alla sezione 20 per una lunghezza di circa 326,83

m la condotta si sviluppa lungo la linea di massima pendenza e presenta uno spessore tra i 10 e 12

mm. Il secondo tratto interrato, dalla sezione 20 fino all’arrivo in centrale per una lunghezza di circa

499,53 m, percorre un tratto fortemente antropizzato, ed è caratterizzato da pendenze molto

variabili; qui è previsto l’utilizzo di spessori variabili che vanno dal 12 mm nella parte alta, ai 14 mm in

vicinanza dell’edificio centrale. La condotta interrata interseca in due punti la pista di cantiere che

Page 24: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 24

porta all’imbocco della galleria, e in un punto la strada comunale per San Giuseppe. Lungo l’intero

sviluppo sono posizionati 9 vertici verticali e 9 orizzontali.

Fig. 12 - Modalità di posa della condotta forzata in galleria (da elaborati progettuali)

A fianco della condotta prevista la posa di un tubo in acciaio avente diametro pari a 300 mm, per il

convogliamento delle eventuali acque di infiltrazione provenienti dalla galleria. Tale tubazione parte

dall’apposito pozzetto situato in corrispondenza dell‘imbocco della galleria, posizionato alla fine del

canale in cls per lo smaltimento delle acque, e termina nel canale di scarico della centrale di

produzione.

Nei tratti su terreno naturale a bassa - media pendenza, in particolare dove la posa è effettuata su

depostiti detritici, si opera realizzando uno scavo di sbancamento con larghezza al fondo di circa 1,20

cm e profondità minima di circa 2,00 m; per tutta la lunghezza della condotta è previsto la stesura di

uno strato di posa in sabbia e ghiaietto e la realizzazione di uno strato di copertura in ghiaia, il resto

dello scavo verrà rinterrato con il materiale di risulta.

Fra la sezione 20 e 14, la condotta intercetta il substrato roccioso: qui la posa avviene su uno strato di

sabbia e ghiaietto ed è previsto il rinfranco con calcestruzzo.

Page 25: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 25

Fig. 13 - Sezione tipo posa condotta forzata in roccia (caso A) (da elaborati progettuali)

Fig. 14 - Sezione tipo posa condotta forzata in roccia (caso B) (da elaborati progettuali)

In corrispondenza della centrale, fra la sezione 10 e 6, la condotta forzata passa al di sotto della nuova

strada di accesso all’edificio di produzione. La sezione tipo prevede la posa su uno strato di sabbia e

ghiaietto e ricopertura con il materiale proveniente dagli scavi.

Grande attenzione verrà posta alle operazioni di ripristino ambientale mediante sistemazione delle

piste coinvolte dai lavori ed inerbimento delle aree boschive e prative interessate dagli scavi.

Come rilevabile dalla relazione di calcolo allegata si è prevista la realizzazione di diversi blocchi di

ancoraggio da posizionarsi nei punti di cambio di pendenza o di direzione della tubazione. A lavori e

ripristino ambientale ultimati, la condotta forzata risulterà totalmente interrata e quindi non visibile.

Page 26: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 26

All’imbocco della condotta forzata, in corrispondenza della vasca di carico, è previsto il

posizionamento della paratoia di testa condotta (P101) di dimensioni 1,40 x 1,40 m, per il

sezionamento della condotta. Quest’ultima paratoia, del tipo a sganciamento automatico, avrà anche

funzione di sicurezza, infatti, qualora i misuratori di portata installati a monte e a valle della condotta

rilevassero valori differenti di portata o una sovra velocità della stessa, la paratoia di sezionamento

condotta si chiuderebbe immediatamente interrompendo il flusso nella tubazione.

È prevista infatti l’installazione di strumenti per la misurazione delle portate di tipo digitale muniti di

sonda ad ultrasuoni. Tale sistema, interamente digitale, viene impiegato nella misura dei valori di

velocità, portata istantanea e portata integrata di fluidi nei canali e tubazioni.

Le sonde funzionano alternativamente come emettitore e come ricevitore di un impulso ad ultrasuoni

mentre l'oscillatore piezo-ceramico della sonda, eccitato da un impulso di tensione generato dal

convertitore di misura, emette un impulso ad ultrasuoni che propagandosi nel fluido viene ricevuto

dalla sonda opposta e nuovamente convertito in un segnale elettrico. Il convertitore calcola la

velocità del fluido dalla misura della differenza del tempo di transito dell'impulso che

alternativamente viene trasmesso fra le sonde in direzione favorevole o contraria alla direzione del

moto del fluido. Le coppie di trasduttori saranno montate all’interno della condotta forzata, due

coppie verranno posizionate in prossimità della vasca di carico (minimo 10 diametri dall’imbocco) e

due coppie verranno posizionate nell’apposito locale per la misura delle portate. Avendo installato i

misuratori di velocità su due sezioni distinte (monte e valle) è possibile verificare eventuali anomalie

all’interno della condotta, come rotture che causano forti variazioni di velocità; in queste situazioni il

sistema di controllo provvede alla chiusura tempestiva della paratoia di testa condotta. Nel tratto

iniziale è infine prevista l’installazione di un aeroforo al fine di scongiurare la formazione di pericolose

depressioni in condotta a seguito della chiusura della paratoia di testa condotta. Vista la notevole

lunghezza della forzata, e di conseguenza gli enormi volumi di acqua in gioco, si è optato per

l’inserimento di una ulteriore valvola di sezionamento della condotta in corrispondenza dell’imbocco

della galleria. Tale valvola avrà anch’essa funzioni di sicurezza nel caso si verificassero perdite

all’interno della condotta forzata. A fianco della condotta forzata è prevista la posa di un doppio

cavidotto all’interno dei quali vengono posizionati un cavo B.T. e una fibra ottica per la trasmissione

dei dati. Per rilevare le portate rilasciate dalla paratoia a ventola preposta al deflusso del DMV in

corrispondenza della traversa di presa è prevista l’installazione di un misuratore di livello, ad esempio

funzionante tramite un sensore di pressione o a ultrasuoni, in grado di convertire il segnale rilevato in

termini di livello idrico. Tale misura sarà poi convertita a sua volta in un valore di portata attraverso

l’impiego di una relazione funzionale detta scala di deflusso o scala delle portate.

Page 27: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 27

Anche all’interno delle vasche di carico, dissabbiatrici e sghiaiatrici verranno installati idonei

misuratori di livello al fine di consentire la regolazione dell’impianto in tempi brevi.

Altra apparecchiatura adottata è quella che riguarda il controllo del livello della ghiaia all’interno delle

vasche, che regolerà l’apertura in automatico delle paratoie di fondo delle vasche per consentirne

l’allontanamento.

4) STRADA DI ACCESSO ALLA CENTRALE DI PRODUZIONE

La centrale di produzione, come già previsto in sede di approvazione del progetto, sarà raggiungibile

grazie alla realizzazione di una nuova strada di accesso che si innesta sull’esistente strada comunale

per San Giuseppe, e giunge fino al piazzale del depuratore acque.

Lo studio del tracciato è stato condotto in accordo con la Nuova Serpentino S.p.a. e con il Comune di

Chiesa in Valmalenco. Il progetto finale non si discosta di molto da quello indicato nel P.G.T. in vigore.

La lunghezza totale della strada è di circa 496,92 m, con una pendenza massima del 14,26 % nel tratto

in prossimità della centrale, una pendenza minima del 2,79% e una pendenza media del 9,22 %. Lungo

tutto lo sviluppo sono presenti 9 curve planimetriche con raggi di curvatura sufficienti al transito di

mezzi d’opera importanti e necessari soprattutto al trasporto delle apparecchiature

elettromeccaniche (turbine/generatori e trasformatori). La larghezza della carreggiata è di 6 m e la

pavimentazione sarà realizzata con stesura di ghiaia e sabbia proveniente dalla frantumazione del

materiale di risulta degli scavi; la baulatura ha pendenza del 2/3%. Il tutto verrà completato con la

stesura finale del manto stradale composto da uno strato di tout venant di spessore 8-10 cm e

tappetino d’usura di spessore 3 cm. Lungo lo sviluppo della strada si costruiranno sia muri di

controripa a semi gravità a sostegno delle scarpate sopra strada, sia muri di sostegno a semi gravità in

massi ciclopici.

Lungo tutta la carreggiata è prevista la posa di idonee protezioni stradali e guard-rail, costituiti da una

barriera in legno e acciaio. Una canaletta alla francese, con larghezza pari a 65 cm permetterà lo

smaltimento delle acque meteoriche.

Page 28: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 28

Fig. 15 - Vista

panoramica della

centrale di

produzione e della

pista di accesso

(da elaborati

progettuali)

Fig. 16 (sotto) -

Estratto Disciplina

aree P.G.T. In

grigio la strada in

progetto

Page 29: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 29

5) CENTRALE DI PRODUZIONE

Le dimensioni e le caratteristiche dell’edificio centrale in variante sono simili a quelle dell’edificio

approvato in sede di A.U. Esso è ubicato in sponda destra del torrente Mallero, all’interno dell’area

della “Nuova Serpentino d’Italia” in località Castellaccio (comune di Chiesa in Valmalenco). L’edificio è

previsto in gran parte interrato, ricoperto a verde nella parte superiore; i diversi locali sono sfalsati

plano-altimetricamente per ottimizzare gli spazi e ridurre gli ingombri. L’estensione planimetrica

risulta essere di circa 305 m2.

Le aree più significative all’interno della centrale risultano essere:

- piano di scarico / ingresso (posto a quota 1.040 m);

- sala quadri (posta a quota 1.035,5 m);

- locale comandi (1.035,5 m)

- locale trasformatori (posto a quota 1.040,35 m );

- sala macchine (1.028 m).

L’edificio, di cui è stato particolarmente curato l’aspetto architettonico, è strutturato in 2

volumi principali così organizzati:

- sulla parte nord est, con uno sviluppo perfettamente rettangolare, verrà ricavato un

volume di altezza pari a 21,70 m, di cui 10,90 m altezza massima fuori terra, dove sarà ospitato il

gruppo elettromeccanico di produzione. Tale spazio è denominato “sala macchine”; la dimensione in

pianta è pari a circa 11,00 ml x 15,70 ml;

- in adiacenza al volume di cui sopra, ad una quota di imposta superiore, verrà

realizzato lo spazio destinato all’ingresso, alla baia di scarico, alla sala quadri ed alla zona

trasformatori con dimensioni di circa 11,00 m x 10,30 m, altezza di 13,90 m, di cui massima fuori terra

di 9,80 ml .

I materiali che caratterizzano i prospetti dell’edificio saranno il rivestimento in pietrame,

l’intonacatura con tinteggiatura RAL 1015 e alcuni elementi di copertura in rame. La struttura

portante dell’edificio sarà realizzata con muri in calcestruzzo armato con struttura orizzontale in lastre

alveolari prefabbricate del tipo RAP.

Le pareti del locale trasformatore saranno in cemento armato e comunicheranno

direttamente sull’esterno attraverso una griglia in carpenteria metallica di dimensioni 4,00 x 3,00 m.

Come rilevabile dai disegni di progetto, la sala macchine sul lato nord, est e ovest, risulterà

completamente interrata. Solamente parte della parete a sud risulterà fuori terra.

Le n. 3 vetrate della sala macchine, di dimensioni pari a 1,20 m x 3,10 m, saranno fisse, in

profilato d’alluminio con doppio vetro insonorizzato e con elementi decorativi in serpentino.

Page 30: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 30

Le porte ed il portone per l’ingresso dei mezzi alla baia di scarico (dimensioni 4,00 m x 4,00 m)

saranno rivestiti in legno. La copertura dell’edificio come tutte le opere di lattoneria saranno

realizzate in rame.

All’interno dell’edificio verrà installato un carroponte con portata pari a 20 tonnellate per

movimentare le opere elettromeccaniche presenti in centrale.

Nella sala macchine verrà installato un gruppo Pelton ad asse verticale, dimensionato per

turbinare la portata massima stabilita da disciplinare di concessione e pari a 1.300 l/s.

La scelta di installare un unico gruppo turbina e generatore, è dovuta al fatto che le portate

media e massima turbinabili risultano notevolmente inferiori alla portata media naturale del torrente

Mallero, determinando così una curva di durata delle portate derivate costante a relativamente

omogenea, anche nel periodo invernali.

Le caratteristiche principali del gruppo turbina e generatore sono le seguenti:

Portata massima turbinabile: 1.300 l/s

Potenza nominale: 3.700 kW

Salto utile netto con Q max: 312,3 m

Velocità di rotazione: 1.000/750 rpm

Fig. 17 - Foto inserimento della centrale di produzione

Page 31: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 31

6) CANALE DI RESTITUZIONE

La turbina scaricherà l’acqua in uscita dalla girante in un canale di restituzione a sezione rettangolare

in calcestruzzo armato, di larghezza 1,00 m, altezza 1,3 m, lunghezza di circa 28,4 m e pendenza

longitudinale del 4,6 %. Esso consente il convogliamento delle acque turbinate direttamente nell’alveo

del torrente Mallero in completa sicurezza idraulica, ad una quota di 1024,00 m. L’accesso al canale di

restituzione è possibile direttamente dalla sala macchine mediante la rimozioni di speciali botole

dotate di scale alla marinara per l’ingresso in sicurezza alle fosse.

Sul fondo del canale di restituzione è prevista la posa di un sistema di scambiatori che consentiranno il

raffreddamento dei generatori mediante un sistema di tubazioni in acciaio INOX. Una lamella sul

fondo permetterà di mantenere sempre immersi gli scambiatori.

Nel tratto finale dello scarico verrà realizzato un pozzetto sifone in modo da smorzare le velocità

dell’acqua in uscita, e soprattutto ridurre al minimo i rumori provenienti dall’interno della centrale

idroelettrica; inoltre, dopo il pozzetto sifone, verrà posizionata anche una griglia anti-uomo.

L’accesso al canale è consentito anche dall’esterno della centrale mediante una botola situata in

corrispondenza del pozzetto/sifone dotata di scala alla marinara per consentire in sicurezza l’accesso

delle maestranze per ispezioni periodiche programmate.

7) LINEA ELETTRICA

Il progetto per collegare la nuova centrale di produzione con la rete elettrica nazionale può essere

suddiviso in tre interventi distinti:

1) realizzazione del tratto di linea in MT che dalla centrale di produzione porta alla nuova cabina

elettrica.

2) realizzazione della nuova cabina elettrica in prossimità dell’innesto della strada di accesso

all’edificio centrale con la strada comunale Chiesa Valmalenco-Chiareggio.

3) posa della nuova linea in MT, collegata in entra–esci con la linea esistente, al di sotto della strada

comunale Chiesa Valmalenco-Chiareggio ad una distanza di circa 15 metri dalla nuova cabina.

Mentre il primo e il secondo intervento saranno a carico dell’impresa a cui verrà affidata la

realizzazione dell’impianto idroelettrico, il terzo verrà svolto direttamente da Enel Distribuzione.

CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE E DI ESERCIZIO

Tensione di esercizio: 15.000 V;

Corrente: Alternata trifase alla frequenza di 50 Hz;

Cavi: 1 cavo per media tensione, tipo ARG7H1RX in

alluminio, di sezione 185 mmq, tensione di

Page 32: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 32

isolamento 12/20 Kv

1) PRIMO INTERVENTO: il cavo per il trasposto dell’energia elettrica prodotta dalla centrale fino

alla nuova cabina elettrica, verrà posato al di sotto della strada di accesso all’edificio centrale. In

particolare, è prevista la posa di un cavidotto del diametro di 160 mm, all'interno del quale verrà

posizionato un conduttore in alluminio, conforme alle prescrizioni stabilite da Enel Distribuzione.

Successivamente alla posa del cavidotto verranno effettuati i riempimenti in misto granulare

stabilizzato, e di seguito sarà ripristinato il manto stradale. All'interno dello scavo saranno inoltre

posizionate la rete rossa plastificata e il nastro monitore per l'indicazione della presenza di cavi

elettrici interrati.

2) SECONDO INTERVENTO: verrà realizzata la cabina elettrica in corrispondenza dell’innesto della

strada di accesso all’edificio centrale con la strada comunale Chiesa Valmalenco- Chiareggio, secondo

quanto indicato nel preventivo di connessione.

Fig. 18 – Area di realizzazione delle nuova cabina di consegna.

La soluzione prevede inoltre la realizzazione di:

- allestimento di cabina di consegna entra-esci;

- giunti di inserimento in rete.

- nei tratti interrati per la posa della linea è prevista la realizzazione di un modesto cassonetto di

scavo avente sezione di circa 0,80 mq e profondità massima di 1,50 m all'interno del quale saranno

Page 33: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 33

posizionati in ordine cronologico di profondità:

- 1 – n.1 Cavidotti in PVC Ø 160 mm,

- 2 – Rete rossa plastificata,

- 3 – Nastro di segnalazione cavi elettrici.

3) TERZO INTERVENTO: consistente nella posa del cavo in MT che va dalla cabina elettrica fino alla

linea esistente sotto la strada comunale Chiesa Valmalenco-Chiareggio; verrà effettuato da Enel

Distribuzione, la cui soluzione proposta prevede la realizzazione delle seguenti opere:

- linea in cavo sotterraneo in alluminio Al 185 mm2 su strada asfaltata con riempimenti in inerte

naturale e ripristini, per una lunghezza di circa 20 m.

Il tracciato della linea elettrica e le sue caratteristiche costruttive sono indicate nella tavola G.04.

POTENZIAMENTO LINEA ELETTRICA ESISTENTE

Il progetto per il potenziamento della linea elettrica esistente prevede la realizzazione di un nuovo

tratto compreso tra le cabine esistenti n. 2058 e 20919 in comune di Chiesa in Valmalenco.

L'intervento può essere suddiviso in diversi tratti:

1) TRATTO 1: per la realizzazione di questo tratto è prevista la posa della linea elettrica lungo la

strada comunale di via Nicolò Rusca dalla cabina esistente n. 2058 sino al ponte di attraversamento

del Mallero, per una lunghezza pari a circa 306 m. In particolare, è prevista la posa di un cavidotto del

diametro di 160 mm, all'interno del quale verrà posizionato un conduttore in alluminio, conforme alle

prescrizioni stabilite da Enel Distribuzione. Successivamente alla posa del cavidotto verranno

effettuati i riempimenti in misto granulare stabilizzato e di seguito sarà ripristinato il manto stradale.

All'interno dello scavo sarà inoltre posizionato il nastro monitore per l'indicazione della presenza di

cavi elettrici interrati. La soluzione prevede inoltre un nuovo dispositivo di sezionamento nella cabina

secondaria esistente. In tale tratto è previsto inoltre il collegamento in entra-esci nella cabina

esistente “Ventina” n. 20875/160.

2) TRATTO 2: in questo tratto la linea elettrica attraversa il torrente Mallero. Per tale attraversamento

si prevede la posa di una tubazione in acciaio AISI 304 diametro esterno 139,7 mm e spessore 5 mm

all’interno del quale verrà posizionato il cavidotto. La tubazione in acciaio sarà fissata mediante

apposite staffe. La linea sarà posizionata sul paramento di monte del ponte, in quanto a valle è già

presente la rete di metanizzazione.

3) TRATTO 3: è prevista la posa della linea elettrica lungo la SP 15 dal ponte di attraversamento del

Mallero sino all’innesto della strada secondaria di accesso alla piscina comunale, per una lunghezza

pari a circa 75 m. In particolare è prevista la posa di un cavidotto del diametro di 160 mm, all'interno

del quale verrà posizionato un conduttore in alluminio, conforme alle prescrizioni stabilite da Enel

Page 34: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 34

Distribuzione. Successivamente alla posa del cavidotto verranno effettuati i riempimenti in misto

granulare stabilizzato e di seguito sarà ripristinato il manto stradale. All'interno dello scavo sarà

inoltre posizionato il nastro monitore per l'indicazione della presenza di cavi elettrici interrati.

4) TRATTO 4: è prevista la posa della linea elettrica sul terreno antistante la piscina comunale, per una

lunghezza pari a circa 88 m. In particolare è prevista la posa di un cavidotto del diametro di 160 mm,

all'interno del quale verrà posizionato un conduttore in alluminio, conforme alle prescrizioni stabilite

da Enel Distribuzione. Successivamente alla posa del cavidotto verranno effettuati i riempimenti in

misto granulare stabilizzato e di seguito sarà ripristinato il terreno vegetale. All'interno dello scavo

sarà inoltre posizionato il nastro monitore per l'indicazione della presenza di cavi elettrici interrati.

Nei tratti interrati per la posa della linea è prevista la realizzazione di un modesto cassonetto di scavo

avente sezione di circa 0,80 mq e profondità massima di 1,50 m all'interno del quale saranno

posizionati in ordine cronologico di profondità:

1 – n.1 Cavidotti in PVC Ø 160 mm

2 – Nastro di segnalazione cavi elettrici.

La linea elettrica verrà posata compatibilmente con i sottoservizi già esistenti.

Fig. 19 - Foto inserimento della cabina elettrica (da elaborati progettuali)

Si rimanda agli elaborati progettuali di riferimento per ulteriori informazioni e dettagli.

Page 35: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 35

CANTIERISTICA E MODALITÀ DI RIPRISTINO

SCAVI E DEI RIPORTI

Il presente capitolo tratta i reali volumi di scavo previsti nella realizzazione dell’intera opera ed

affronta le tematiche relative allo stoccaggio temporaneo dello smarino. Per quanto riguarda le

modalità di allontanamento e la destinazione finale del materiale, si conferma quanto previsto nel

progetto approvato. La differenza in eccesso di materiale da allontanare è quantificata in circa 13.340

m3, quasi tutti derivanti dalla realizzazione della strada di accesso alla centrale. Tali volumi non erano

stati computati nel progetto precedente.

1) OPERA DI PRESA

Per quanto riguarda la realizzazione dell’opera di presa, comprese le relative opere accessorie, è

prevista la movimentazione di circa 11.710 m3 di materiali costituiti prevalentemente da smarino.

L’escavazione in galleria verrà effettuata con tecniche tradizionali e prevede l’esecuzione degli scavi

nel seguente ordine:

- come primissima opera verrà realizzato l’attraversamento sul torrente Mallero costituito da

un ponte in acciaio e cls che consentirà di raggiungere in sicurezza la sponda destra e approntare

l’esecuzione del cunicolo d’accesso all’opera di presa. Tale cunicolo, della sezione di 20 m2 e

lunghezza di circa 56 m, consentirà di raggiungere il punto di arrivo della TBM;

- in prossimità di tale zona è prevista la realizzazione di un “camerone” adatto allo smontaggio

della testa della fresa; esso ha una sezione di 128,00 m2 e presenta una lunghezza complessiva di circa

28 m;

- da questo punto, proseguendo in direzione nord, si escaverà il condotto che consentirà di

alloggiare l’intera opera costituente le vasche di carico, dissabbiatrice e sghiaiatrice, sino a

raggiungere l’alveo del torrente Mallero. La sezione di scavo risulta essere di circa 44 m2 per una

lunghezza complessiva di circa 94 m;

- in corrispondenza della bocca di presa la sezione aumenta ad un valore di circa 78 m2, per una

lunghezza di circa 9 m. Per lo scarico delle vasche si provvederà, invece, alla realizzazione del canale di

scarico, che presenta una sezione di scavo di circa 16 m2 e una lunghezza di 40 m.

Il volume di scavo complessivo è rappresentato in tabella.

I volumi da movimentare sono stati valutati partendo dai volumi di scavo e considerando un adeguato

rigonfiamento. Il volume totale di scavo da movimentare verrà risistemato come segue:

Page 36: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 36

- sistemazioni esterne forfettarie = 1000 m3;

- rialzo della strada esistente in sinistra idraulica in corrispondenza dell’imbocco del nuovo

ponte = 360 m3;

- rocce e trovanti da utilizzare per la realizzazione dei manufatti quali muri, traversa e scogliere

= 500 m3.

OPERA DI PRESA VOLUME DI SCAVO

[m3]

VOLUME DA MOVIMENTARE

[m3]

Bocca di presa (78 m2

x 9 m) 702 807

Galleria per vasche (44 m2

x 94 m) 4.136 4.756

Camerone (128 m2

x 28 m) 3.584 4.122

Accesso mezzi in presa (20 m2

x 56 m) 1.120 1.288

Canale di scarico (16 m2

x 40 m) 640 736

TOTALE PRESA 10.182 11.710

Tabella 1- Volumi di scavo in corrispondenza dell’opera di presa

Il materiale in esubero, pari a circa 9.850 m3, verrà utilizzato, così come previsto anche dal progetto

approvato, a colmata della cava “Brusada-Ponticelli”.

2) GALLERIA

Per valutare il volume di scavo della galleria si è considerato il diametro pari a 3,90 m e un

rigonfiamento pari al 15%.

GALLERIA VOLUME DI SCAVO

[m3]

VOLUME DA MOVIMENTARE

[m3]

TOTALE GALLERIA (11,94 m

2 x 2150,00)

25.671 29.520

Tabella 2- Volumi di scavo provenienti dalla galleria

Come già evidenziato, lo scavo meccanizzato della galleria consente di eliminare totalmente il sovra

scavo e ridurre di conseguenza il quantitativo complessivo di smarino. Limitato risulta essere anche il

rigonfiamento del materiale derivante dall’utilizzo della TBM.

Il materiale proveniente dallo scavo della galleria sarà stoccato provvisoriamente in prossimità

dell’imbocco di valle della galleria stessa, come indicato nel relativo layout di cantiere. Parte del

materiale verrà frantumato ad una pezzatura sufficientemente piccola ed utilizzato come primo

riempimento della condotta forzata dalla sezione 1 alla sezione 31. La rimanente parte verrà stoccata

Page 37: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 37

come colmata della miniera “Brusada Ponticelli”. Le modalità di allontanamento rimangono quelle

previste nel progetto autorizzato.

Fig. 20- Zona di imbocco della galleria (fotoinserimento)

3) CONDOTTA FORZATA

Il volume da smaltire proveniente dallo scavo della condotta forzata è valutato considerando le

dimensioni effettive della tubazione, che nella parte interrata presenta un diametro pari a 0,9 m e

superficie di 0,64 m2.

CONDOTTA INTERRATA Lunghezza 826 m

VOLUME DI SCAVO [m

3]

VOLUME DA MOVIMENTARE

[m3]

TOTALE 530 610

Tabella 3- Volumi di scavo provenienti dall’interro della condotta forzata

In linea generale il materiale proveniente dallo scavo della condotta forzata rimane in loco, per la

sistemazione ambientale ed i riempimenti. Ipotizzando una larghezza complessiva della fascia

interessata ai lavori di circa 8 m, la sistemazione in loco del materiale prevede un innalzamento del

terreno di circa 25-30 cm.

L’eventuale materiale in eccesso e non idoneo verrà allontanato e trasportato con le modalità

previste.

4) EDIFICIO CENTRALE E STRADA DI ACCESSO ALLA CENTRALE

Per quanto concerne la realizzazione della centrale il volume di scavo è quello riportato in tabella.

Page 38: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 38

CENTRALE VOLUME DI SCAVO

[m3]

VOLUME DA MOVIMENTARE

[m3]

TOTALE 10.330 11.880

Tabella 4- Volumi provenienti dallo scavo della centrale

Esso è costituito quasi totalmente da roccia, e quindi riutilizzabile per la costruzione dei muri di

sostegno della strada di accesso, e, dove necessario, per la realizzazione delle opere in pietra

nell’ambito del progetto in studio.

È opportuno rimarcare come, in sede esecutiva, valutate le caratteristiche dell’ammasso scavato, non

sia da escludere l’utilizzo di tale materiale da parte delle numerose aziende locali operanti nel settore

estrattivo per eseguirne una lavorazione e commercializzarne il prodotto finito.

Per la sistemazioni esterne ed i rinterri è previsto l’utilizzo di circa 4.500 m3, mentre per la

realizzazione dei muri di sostegno della strada di accesso è previsto l’uso di circa 1.500 m3 di

materiale; ipotizzando inoltre che una percentuale compresa fra il 30 – 35 % del materiale scavato sia

di buona qualità (ipotesi avvalorata dalle indagini geologiche effettuate), e quindi utilizzabile per altre

opere civili tramite il prelievo da parte di terzi (circa 1.000 m3), risulta un volume in eccesso pari a

circa 4.880 m3.

I volumi in gioco per la strada di accesso sono rappresentati in tabella.

STRADA DI ACCESSO ALLA CENTRALE VOLUME DI SCAVO

[m3]

VOLUME DA MOVIMENTARE

[m3]

TOTALE 19.000 21.850

Tabella 5- Volumi di scavo per la realizzazione della pista di accesso alla centrale

I rinterri per rilevati e scogliere sono pari a circa 4.000 m3; si ottiene dunque un volume in esubero di

circa 17.850 m3.

Nella tabella seguente sono riassunti i volumi da movimentare e i volumi di rinterro, con indicate le

rimanenze da smaltire in miniera.

OPERA VOLUME DI SCAVO [m

3]

VOLUME DA MOVIMENTARE

[m3]

RINTERRI E RIUTILIZZI [m

3]

RIMANENZA [m

3]

PRESA 10.182 11.710 Sistemazioni

esterne forfettarie

1.000 9.850

Page 39: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 39

Rialzo pista in sx idraulica

360

Muri, traverse e scogliere

500

Totale 1.860

GALLERIA 25.671 29.520

29.520

CONDOTTA FORZATA INTERRATA

530* 610 Sistemazioni

in loco 610 0

EDIFICIO CENTRALE

10.330 11.880

Sistemazioni esterne e rinterri

4.500

4.880 Muri di sostegno 1.500

Altri utilizzi 1.000

Totale 7.000

STRADA DI ACCESSO ALLA CENTRALE

19.000 21.850 rinterri e scogliere 4.000 17.850

RIMAMENZA TOTALE 62.100

*Tale valore comprende il solo volume occupato dalla condotta forzata

Tabella 6 - Tabella riassuntiva dei volumi in gioco

PROGETTO IN VARIANTE PROGETTO AUTORIZZATO DIFFERENZA

OPERA DI PRESA 9.850 4.500 5.350

GALLERIA 29.520 31.500 -1.980

CONDOTTA FORZATA

INTERRATA 0 4.285 -4.285

EDIFICIO CENTRALE 4.880 8.475 -3.595

STRADA DI ACCESSO ALLA

CENTRALE 17.850

NON PREVISTA IN

PROGETTO 17.850

62.100 48.760 13.340

Tabella 7- Tabella di raffronto volumi di scavo

Come già evidenziato nelle premesse, la differenza di volume tra le due soluzioni progettuali è da

imputare alla prevista strada di accesso all’edificio centrale. Tale opera infatti non era stata inserita,

se pur necessaria, nel progetto approvato. Il volumi rimanenti verranno allontanati dall’area di

cantiere e trasportati, come ampiamente descritto, alla Miniera Ponticelli di Lanzada.

Page 40: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 40

CANTIERISTICA

L’impianto gode nel suo complesso di una ottima accessibilità, i lavori verranno organizzati in quattro

distinti cantieri principali meglio rappresentati nelle tavole progettuali B.06, B.07, B.08:

- Area di cantiere 1: opera di presa;

- Area di cantiere 2: galleria;

- Area di cantiere 3: condotta forzata;

- Area di cantiere 4: centrale di produzione e pista di accesso;

Per quanto riguarda la linea elettrica M.T., la parte in prossimità della centrale idroelettrica e quella

relativa alla costruzione della nuova cabina verranno gestite all’interno del cantiere relativo alla

centrale di produzione. Nulla è previsto in tale capitolo per quanto riguarda il cantiere relativo al

potenziamento della linea Enel esistente, gestito direttamente da Enel.

1) CANTIERE OPERA DI PRESA – Loc. San Giuseppe

Per quanto riguarda l’opera di presa, l'accesso con mezzi meccanici all'area interessata dalla

realizzazione del manufatto è garantito dall'esistente pista camionabile presente in sinistra idraulica

del torrente Mallero, utilizzata per raggiungere le zone di cava/discarica poste a quote superiori.

Il progetto prevede inoltre la costruzione di un ponte metallico posto a valle dell'esistente briglia di

collegamento tra la pista di accesso in sinistra idraulica e il fronte di lavorazione previsto in destra

idraulica. In tal modo sarà possibile garantire il transito dei mezzi meccanici al fronte di scavo per la

realizzazione della camera di smontaggio della testa della fresa e l’opera di presa (vasca di carico,

canale dissabbiatore e canale sghiaiatore), rendendo pertanto il cantiere del tutto indipendente dal

regime idraulico di deflusso delle acque del torrente Mallero e, quindi, in sicurezza idraulica.

Ad impianto ultimato ed in fase di esercizio l'accessibilità all'opera di presa per le operazioni di

ordinaria manutenzione sarà garantita attraverso lo stesso ponte.

A ridosso delle aree verranno posizionate le baracche di cantiere e le attrezzature per l’esecuzione

delle lavorazioni:

- installazione di baracche di cantiere dotate di servizi igienici e uffici;

- installazione dell’officina di cantiere;

- deposito di materiale e mezzi di cantiere;

- stoccaggio del materiale proveniente dagli scavi dell’opera di presa in attesa della definitiva

allocazione del materiale.

Page 41: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 41

2) CANTIERE GALLERIA – Loc. Primolo

Lo scavo della galleria sarà completamente meccanizzato, tramite l’ausilio di tecnologia TBM. I mezzi

meccanici utilizzati sono:

- fresa di scavo, dotata di testa rotante con alloggiati gli utensili di scavo;

- vagoni per trasporto dello smarino nell’area di cantiere di imbocco;

Lo scavo della galleria avverrà partendo da valle; una volta che la TBM avrà raggiunto l’opera di presa,

si provvederà alla rimozione della testa fresante; in questo modo la talpa potrà essere riportata

all’imbocco della galleria, facendole percorrere in senso inverso lo scavo effettuato in precedenza.

A ridosso dell’imbocco è prevista la delimitazione dell’area evidenziata in blu nella figura sottostante

nella quale verranno ricavati i necessari spazi che dovranno contenere le aree per:

- l’installazione di baracche di cantiere dotate di servizi igienici e uffici;

- l’installazione dell’officina di cantiere;

- il deposito di materiale e mezzi di cantiere;

- lo stoccaggio del materiale proveniente dagli scavi in attesa della definitiva allocazione.

Fig. 21- Vista dell’area di cantiere in corrispondenza dell’imbocco della galleria

La soluzione progettuale proposta delimita l’area di cantiere al di sotto del sentiero di collegamento

tra la loc. Primolo e la loc. San Giuseppe. Tutta l’area di cantiere si sviluppa all’interno di una zona che

già attualmente è occupata e transitata con mezzi d’opera. È prevista pertanto la delimitazione in

Page 42: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 42

corrispondenza dell’attuale imbocco della pista esistente mediante la posa di un opportuno cancello

metallico che impedirà l’accesso a qualsiasi mezzo non autorizzato

3) CANTIERE CONDOTTA FORZATA INTERRATA – Loc. Castellaccio/Primolo

Lo scavo della condotta forzata avverrà tramite l’ausilio di escavatore. In corrispondenza della strada

comunale per San Giuseppe verrà perimetrata un’area per il deposito temporaneo delle tubazioni;

nella figura seguente in rosso è indicato il tracciato seguito dalla condotta forzata.

Fig. 22 - Vista del tracciato della condotta forzata (rosso) e del deposito temporaneo (blu)

La posa della condotta è prevista dal basso verso l’alto e verrà eseguita per tratti di circa 100-150 m. Il

tratto successivo verrà cominciato non prima di aver terminato il precedente. L’area di cantiere verrà

di volta in volta delimitata, impedendone l’accesso alle persone non autorizzate.

Come evidenziato nella tavola allegata B.07 il cantiere gode di ottima accessibilità anche accedendovi

direttamente da aree non trafficate.

Page 43: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 43

4) CANTIERE CENTRALE DI PRODUZIONE E PISTA DI ACCESSO – Loc. Castellaccio

Indicativamente l’area di cantiere in corrispondenza della centrale di produzione è quella indicata

nella figura sottostante. All’interno della zona verranno allestite le baracche di cantiere e la

baracca uffici, nonché il deposito di materiali e mezzi di cantiere.

Fig. 23 - Vista dell’area di cantiere in corrispondenza della centrale di produzione e della pista di accesso.

All’interno di tale area verranno delimitati i seguenti spazi utili:

- area per l’installazione di baracche di cantiere dotate di servizi igienici e uffici;

- area per l’installazione dell’officina di cantiere;

- area per il deposito di materiale e mezzi di cantiere;

- area per lo stoccaggio del materiale proveniente dagli scavi dell’opera di presa in attesa della

definitiva allocazione del materiale;

- aree per l’installazione delle gru a torre.

Page 44: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 44

Fig. 24 - Il torrente Mallero presso la zona di presa (agosto 2013)

ORGANIZZAZIONE E TEMPISTICHE

Il completamento dell’impianto è previsto in 17 mesi; l’intera opera è suddivisa in 4 cantieri principali

e ben distinti che si riassumono come segue:

- opera di presa e opere accessorie

- centrale di produzione;

- galleria;

- condotta forzata.

Per consentire il termine entro la data prevista è necessario che i vari cantieri si sovrappongano da un

punto di vista temporale.

Una volta ottenuta l’autorizzazione unica l’organizzazione del cantiere prevede l’inizio in tempi brevi

dei lavori di realizzazione della galleria.

Di seguito viene allegato il Cronoprogramma dettagliato dei lavori che dimostra come la conclusione

di tutte le lavorazioni possa essere stabilito in 17 mesi.

Page 45: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 45

PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E VINCOLI

Piano Territoriale Regionale

Con la legge regionale 12/05 in materia di governo del territorio, il Piano Territoriale Regionale (PTR)

ha acquisito un ruolo fortemente innovativo nei confronti dell’insieme degli altri strumenti e atti di

pianificazione previsti in Lombardia. Il nuovo modello prevede che il PTR delinei la visione strategica

di sviluppo regionale e costituisca una base condivisa, su cui gli attori territoriali e gli operatori

possano strutturare le proprie azioni e idee progetto.

La Giunta Regionale ha dato avvio all’elaborazione del PTR nel 2006, approvandolo nel

gennaio 2008; il Consiglio Regionale ha adottato il Piano nel luglio 2009 e lo ha approvato in via

definitiva con deliberazione del 19 gennaio 2010, n°951 “Approvazione delle controdeduzioni alle

osservazioni al Piano Territoriale Regionale adottato con DCR n. 874 del 30 luglio 2009 – approvazione

del Piano Territoriale Regionale (articolo 21, comma 4, l.r. 11 marzo 2005 “Legge per il Governo del

Territorio”)”, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia n.6, 3° Supplemento

Straordinario del 11 febbraio 2010. Il PTR ha dunque acquistato efficacia dal 17 febbraio 2010.

In sintesi, il Piano pone attenzione a quanto segue:

Tre macro-obbiettivi:

• rafforzare la competitività dei territori della Lombardia;

• proteggere e valorizzare le risorse della Lombardia;

• riequilibrare il territorio lombardo.

Sei Sistemi Territoriali per rappresentare le potenzialità e le opportunità della Lombardia e

affrontare, con la prevenzione, le criticità:

• Sistema Metropolitano;

• Sistema della Montagna;

• Sistema Pedemontano;

• Sistema dei Laghi;

• Sistema della Pianura Irrigua;

• Sistema del Po e grandi fiumi.

Orientamenti generali per l’assetto del territorio

• Sistema rurale-paesistico-ambientale: l’attenzione agli spazi aperti e alla tutela dell’ambiente

naturale;

• i poli di sviluppo regionale, quali motori della competitività territoriale;

Page 46: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 46

• le infrastrutture prioritarie: la rete del verde, le infrastrutture per la sicurezza del territorio, le

comunicazioni e l’accessibilità, l’infrastruttura per la conoscenza del territorio;

• le zone di preservazione e salvaguardia ambientale, per fare della qualità del territorio il

modo “lombardo” di leggera la competitività;

• riassetto idrogeologico, per garantire la sicurezza dei cittadini a partire dalla prevenzione dei

rischi.

Piano Paesaggistico

L’aggiornamento del Piano Paesistico Regionale (vigente dal 2001) ha permesso di ribadire

l’importanza della valorizzazione dei paesaggi lombardi quale fattore identitario, occasione di

promozione e di crescita anche economica, attenzione alle specificità dei diversi contesti, sia nelle

azioni di tutela che rispetto alle trasformazioni in atto.

Gli aggiornamenti e le integrazioni del Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) agiscono su più

fronti e su due piani distinti:

• integrazioni e aggiornamenti del quadro di riferimento paesistico e degli indirizzi di tutela,

approvati dalla Giunta regionale, ed immediatamente efficaci;

• nuova normativa, inclusa nella sezione Piano Paesaggistico della proposta di PTR.

Le integrazioni al quadro di riferimento paesistico:

• arricchiscono il piano vigente aggiornandone i contenuti e l’elenco degli elementi

identificativi;

• introducono l’Osservatorio quale modalità di descrizione fotografica dei diversi contesti,

anche in riferimento al monitoraggio delle future trasformazioni;

• restituiscono una lettura sintetica dei principali fenomeni regionali di degrado paesaggistico.

L’integrazione degli Indirizzi di tutela introduce una specifica Parte IV di indirizzi e criteri per la

riqualificazione paesaggistica e il contenimento dei potenziali fenomeni di degrado.

L’aggiornamento normativo è invece volto a migliorare l’efficacia della pianificazione paesaggistica e

delle azioni locali rispetto a:

• salvaguardia e valorizzazione degli ambiti, elementi e sistemi di maggiore connotazione

identitaria, delle zone di preservazione ambientale (laghi, fiumi, navigli, geositi ..) e dei siti UNESCO;

• sviluppo di proposte per la valorizzazione dei percorsi e degli insediamenti di interesse

paesistico, e per la ricomposizione dei paesaggi rurali, urbani e rurali tramite le reti verdi di diverso

livello;

Page 47: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 47

• definizione di strategie di governo delle trasformazioni e inserimento paesistico degli

interventi correlate ad obiettivi di riqualificazione delle situazioni di degrado e di contenimento dei

rischi di compromissione dei paesaggi regionali.

Il Documento di Piano è l’elaborato di raccordo tra tutte le altre sezioni del PTR ed è la componente

del Piano Territoriale Regionale (PTR) che contiene gli obiettivi e le strategie, articolate per temi e

sistemi territoriali, per lo sviluppo della Lombardia.

Polarità emergenti Nella Tav. 1 l’area di interesse è ricompresa nel polo emergente Valtellina

Zone di preservazione e salvaguardia ambientale

La Tav. 2 del PTR non segnala elementi di interesse nella specifica area di intervento

Sistema della mobilità Nessun elemento è indicato nella Tav. 3 per l’area in esame.

Sistemi Territoriali Nella Tav. 4 l’area in esame è inquadrata nel Sistema Territoriale della Montagna

Tabella 8- Analisi per l’area di progetto degli elementi evidenziati nel Documento di Piano del PTR

I tre macro-obiettivi del Piano sono dettagliati in 24 obiettivi, a loro volta declinati in obiettivi

tematici ed in linee di azione. Per ciascun Sistema Territoriale vengono inoltre riconosciuti

obiettivi territoriali specifici. Relativamente al Sistema Territoriale della Montagna si

sottolinea quanto a seguito:

ST2.1 Tutelare gli aspetti naturalistici e ambientali propri dell'ambiente montano (ob. PTR 17);

ST2.2 Tutelare gli aspetti paesaggistici, culturali, architettonici ed identitari del territorio (PTR 14, 19);

ST2.3 Garantire una pianificazione territoriale attenta alla difesa del suolo, all'assetto idrogeologico e alla

gestione integrata dei rischi (ob. PTR 8);

ST2.4 Promuovere uno sviluppo rurale e produttivo rispettoso dell’ambiente (ob. PTR 11, 22);

ST2.5 Valorizzare i caratteri del territorio a fini turistici, in una prospettiva di lungo periodo, senza pregiudicarne

la qualità (ob. PTR 10);

ST2.6 Programmare gli interventi infrastrutturali e dell’offerta di trasporto pubblico con riguardo all’impatto sul

paesaggio e sull’ambiente naturale e all’eventuale effetto insediativo (ob. PTR 2, 3, 20);

ST2.7 Sostenere i comuni nell'individuazione delle diverse opportunità di finanziamento (ob. PTR 15);

ST2.8 Contenere il fenomeno dello spopolamento dei piccoli centri montani, attraverso misure volte alla

permanenza della popolazione in questi territori (ob. PTR 13, 22);

ST2.9 Promuovere modalità innovative di fornitura dei servizi per i piccoli centri (ITC, ecc.) (ob. PTR 1, 3, 5);

ST2.10 Promuovere un equilibrio nelle relazioni tra le diverse aree del Sistema Montano, che porti ad una

crescita rispettosa delle caratteristiche specifiche delle aree (ob. PTR 13).

Piano Paesistico Regionale

Ai sensi della legge 431/85 e successive modifiche, la Regione era tenuta, con riferimento ai beni ed

alle aree soggette al regime della legge 1497/39 in forza della stessa legge Galasso (normativa

Page 48: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 48

ricompresa nel D.lgs. 42/2004), a sottoporre il proprio territorio a “specifica normativa d’uso e di

valorizzazione ambientale”.

Il Piano Territoriale Paesistico Regionale della Lombardia è stato adottato nel luglio 1997 ed è

vigente dal 6 agosto 2001 (deliberazione del Consiglio Regionale n. VII/197 del 6 marzo 2001). Il PTPR

è stato aggiornato da alcune parti del PTR immediatamente vincolanti (si veda paragrafo precedente)

in seguito all’approvazione della Giunta Regionale del 16 gennaio 2008, ed in particolare ha assunto la

denominazione di “Piano Paesaggistico Regionale”.

La verifica di conformità del Piano ha portato a ritenere che il PTPR vigente corrispondesse in

sostanza ai requisiti introdotti dal “Codice dei beni culturali e del paesaggio” (D. Lgs 22 gennaio 2004,

n.42) e della l.r. 12/05, pertanto nell’aggiornamento assunto dal PTR, vengono confermate le

disposizioni generali del PTPR del 2001.

Il Piano, recependo le indicazioni della Convenzione Europea del Paesaggio, mira alla tutela ed alla

valorizzazione paesistica dell’intero territorio regionale, scegliendo di coinvolgere e responsabilizzare

tutti gli enti con competenze territoriali in termini pianificatori, programmatori e progettuali nel

perseguimento delle finalità di tutela esplicitate dall’art. 1 delle Norme del piano:

la conservazione dei caratteri che definiscono l’identità e la leggibilità dei paesaggi della

Lombardia, attraverso il controllo dei processi di trasformazione, finalizzato alla tutela delle

preesistenze e dei relativi contesti;

il miglioramento della qualità paesaggistica e architettonica degli interventi di trasformazione

del territorio;

la diffusione della consapevolezza dei valori paesistici e la loro fruizione da parte dei cittadini.

Le tre finalità individuate – conservazione, innovazione, fruizione – si collocano sullo stesso piano

e sono tra loro interconnesse. Il Piano però evidenzia come esse siano perseguibili con strumenti

diversi, muovendosi in tal senso in totale coerenza con le indicazioni della Convenzione Europea del

Paesaggio.

Il P.P.R suddivide la Lombardia in ambiti territoriali: ciascuno viene inizialmente identificato nei

suoi caratteri generali con l’eventuale specificazione di sotto ambiti di riconosciuta identità. Quindi,

all’interno di ciascun ambito sono indicati gli elementi (luoghi, famiglie di beni, beni propri ecc.) che

compongono il carattere del paesaggio locale e che danno il senso e l’identità dell’ambito stesso, la

componente percettiva, il contenuto culturale.

Page 49: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 49

Tabella 9- Finalità del PPR della Lombardia

Finalità Esempi di azioni utili

Conservazione

Conservazione delle preesistenze e dei relativi contesti (leggibilità, identità ecc.) e loro tutela nei confronti dei nuovi interventi.

Identificare le preesistenze da tutelare. Esplicitare le norme di tutela. Vigilare sull’applicazione e sull’efficacia delle norme. Segnalare le amministrazioni che si sono distinte per la qualificata tutela del Paesaggio agrario: riconoscimento economico delle pratiche paesisticamente corrette.

Innovazione

Miglioramento della qualità paesaggistica degli interventi di trasformazione del territorio (costruzione dei “nuovi paesaggi”).

Superare il modello delle “zone di espansione” periferiche per ogni comune. Polarizzare la crescita verso operazioni di riqualificazione urbana e insediamenti complessi di nuovo impianto. Curare gli accessi alle città, l’immagine lungo le grandi strade, prevedere idonei equipaggiamenti verdi. Estendere la prassi dei concorsi di architettura. Fornire indicazioni metodologiche utili a collocare con consapevolezza i progetti nel paesaggio.

Fruizione

Aumento della consapevolezza dei valori e della loro fruizione da parte dei cittadini

Conferenze, pubblicazioni, mostre, dibattiti, corsi sul paesaggio e la sua tutela. Incoraggiare la partecipazione alle scelte urbanistiche e promuovere l’individuazione condivisa dei valori paesistici locali. Potenziare e tutelare la rete dei percorsi di fruizione paesaggistica.

Il controllo paesistico disposto dalle norme del PPR opera su base spaziale diversa da quella della

1497/39, in quanto si estende all’intero territorio e non alle sole zone vincolate, essendo questo

strumento un “piano territoriale” e non un “piano paesistico”. Questa impostazione si basa sul

principio che, essendo il paesaggio un valore ubiquo, qualunque intervento di trasformazione del

territorio è, a priori, potenzialmente rilevante ai fini paesistici.

Il Piano Territoriale Paesistico regionale ha natura:

di quadro di riferimento per la costruzione del Piano del Paesaggio Lombardo;

di strumento di disciplina paesistica del territorio.

il P.P.R. come strumento di salvaguardia e disciplina è esteso all’intero territorio regionale e

opera fino a quando non siano vigenti atti a valenza paesistica di maggiore definizione.

Inquadramento dell’area di studio nel PPR

La zona di progetto si colloca nell’Ambito Geografico Valtellina entro l’unità di paesaggio “delle valli

e dei versanti”

“La parte alpina vera e propria della Lombardia è fondamentalmente imperniata sull'asse valtellinese che forma

il bacino superiore del fiume Adda. Una grande valle, uno di quei grandi solchi strutturali che, anche in un

tessuto regionale come quello lombardo, così intimamente raccordato in tutte le sue parti, si impongono come

regione o microregione a sè. Nella Valtellina confluiscono le valli trasversali di San Giacomo-Chiavenna, Masino

e Valmalenco, mentre il sistema delle „cinque valli‟ forma la testata valliva della Valtellina stessa, ambito però

storicamente legato, più che alla Lombardia, ai rapporti interalpini. Il paesaggio della naturalità trova

Page 50: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 50

nell'ambito valtellinese i suoi spazi più ampi, soprattutto alle quote sopra i 1500 metri (l'insediamento

permanente più elevato è Trepalle, nel giogo che separa il bacino dell'Adda dalla Val di Livigno, nel bacino

dell'Inn). Una serie di massicci, le cui cime si spingono fin sopra i 3000, metri formano l'area di naturalità: il

Disgrazia e il Bernina sul lato settentrionale della valle, l'Ortles-Cevedale presso la testata valliva, l'Adamello,

che però gravita anche, idrograficamente, sulla Valcamonica e le Giudicarie. Questa superba corona di

montagne le cui cime sono ancor oggi soggette alla condizione glaciale, domina il grande solco, popoloso e ricco

di elementi antropici. Anch'esso tuttavia conserva ancor vive le eredità del glacialismo pleistocenico, con la sua

forma ad U, i versanti rocciosi montonati, i “verrou” che sbarrano il fondovalle, le valli laterali sospese ecc. Ma la

morfogenesi glaciale è anche all'origine di fenomeni post-glaciali come i bei conoidi che si allineano densi di vita

e di coltivazioni allo sbocco delle valli laterali, il fondovalle alluvionale dove scorre, talvolta esondando, l'Adda, le

frane che intaccano i versanti e che mostrano, come quella recente e gigantesca di Morignone, l'ininterrotta

attività di assestamento morfogenetico a cui è soggetta la montagna valtellinese. Di eredità post-glaciale sono

gli stessi assetti vegetazionali, che comprendono fasce boschive diverse, dalle latifoglie sui bassi versanti (dove è

presente tra l'altro il castagno) alle conifere, le quali però formano una fascia piuttosto esigua, anche a causa

del clima valtellinese tendenzialmente arido, sormontate dalle praterie montane. Ma alle quote superiori i 3000

metri si entra nel dominio dell'attività glaciale, ancor oggi con ampie superfici coperte di ghiacciai e aree

associate soggette al glacialismo attivo, con morfologie moreniche „in fieri‟, circhi, conche palustri, laghetti

glaciali, fenomeni crionivali, ecc. Questa fascia superiore della montagna lombarda è, come già si è detto, il

livello della naturalità; ma ciò non significa assenza totale di elementi antropici, rappresentati da manufatti

spesso arditi, anche alle quote più elevate, con le strade (Stelvio, Gavia, Spluga, tra le più alte delle Alpi italiane),

gli sbarramenti idroelettrici, oltre che con gli impianti sciistici di Madesimo (Val di Lei), Val Malenco, Bormio,

Valfurva, Livigno, Aprica, Ponte di Legno, Stelvio, e con i rifugi alpini sotto le cime maggiori, per tacere delle

testimonianze lasciate dalla prima guerra mondiale (sull'Adamello in particolare). Il territorio vallivo vero e

proprio presenta, ai livelli antropici, un'organizzazione territoriale intimamente legata alla disposizione

longitudinale della Valtellina nel suo tratto principale. I due versanti sono infatti fortemente discriminati dalla

diversa esposizione al sole. Versante boscoso, poco popolato, quello meridionale, orobico, posto ad ombrìa;

fortemente antropizzato e coltivato quello opposto, a solatìo, dove spiccano, alti sui terrazzi montonati, le

splendide chiese e i fortilizi delle passate organizzazioni, mentre i centri abitati si raccolgono prevalentemente

sui conoidi o, in alto, sui terrazzi di versante.

Il vigneto, che ammanta i versanti più soleggiati e asciutti, è una caratteristica coltivazione nella sezione

intermedia della vallata, resa ancor oggi conveniente dalla tradizionale ed affermata commercializzazione dei

vini valtellinesi sui mercati d’oltralpe. Esso rappresenta l'elemento caratteristico, insieme con la fitta edilizia

abitativa (e oggi anche turistica), sottintesa da un'agricoltura che richiede molte cure, del paesaggio vallivo. La

viticoltura è oggi fiancheggiata dal frutteto che occupa i conoidi e il fondovalle, dove negli ultimi decenni si è

anche inserita la piccola industria, che si pone ai due lati della direttrice stradale principale. Così fin oltre il

gomito di Tirano a partire dal Pian di Spagna, il delta vallivo che dà sul Lago di Como. Più su è l'ambiente

bormiese della testata valliva, delle autonomie storiche, dei rapporti intervallivi e interalpini, riconvertito ormai

nella sudditanza monocolturale all'attività sciistica e di soggiorno montano, come appendice alpina della aree

urbanizzate della Lombardia. Anche la Valtellina, quindi, in quanto “periferia” per eccellenza del territorio

lombardo, sua parte più lontana e marginale, è oggi integrata col resto della regione. Ciò si è imposto come

fenomeno recente, legato al generale sviluppo dell'economia e ai processi di riconversione degli usi territoriali. Di

fatto la popolazione che oggi vive ancora secondo i generi di vita del passato è estremamente esigua, anche nei

cantoni vallivi più isolati e nei quali era più profondamente radicata la cultura alpina sottesa al paesaggio; il

quale non è andato del tutto cancellato nei suoi lineamenti essenziali, in quanto funzionalmente dettati dai

condizionamenti naturali, non facilmente eludibili. Anche nella fascia alpina, come in quella prealpina, vaste

aree sono oggi tutelate. Oltre a quella compresa nel Parco Nazionale dello Stelvio si ricordano il parco regionale

dell'Adamello e quello delle Orobie Valtellinesi. Essi ospitano la fauna propria della montagna alpina, tra l'altro

Page 51: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 51

comprendente mammiferi come il camoscio, rapaci come l'aquila, ecc.” In particolare, gli interventi si collocano

in Fascia Alpina, ricadendo nell’unità tipologica di paesaggio delle valli e dei versanti, i cui indirizzi di tutela

prevedono:

“in quanto soggetti all'azione antropica, i paesaggi riconducibili all'organizzazione valliva devono essere

considerati come spazi vitali, quindi necessariamente aperti alla trasformazione; ma devono anche essere

tutelati nelle loro caratteristiche fisionomie, salvaguardando sia gli equilibri ambientali sia gli scenari in cui più

originalmente si combinano elementi naturali ed elementi antropici nel segno della storia e della cultura

montanara, valligiana. La tutela va dunque in primo luogo esercitata su tutto ciò che è parte del contesto

naturale e su tutti gli elementi che concorrono alla stabilità dei versanti e all'equilibrio idrogeologico. Poi occorre

riconoscere la specificità, nelle valli longitudinali, dei versanti a umbrìa con le loro sequenze forestali che non

vanno alterate, e di quelli a solatìo con le loro organizzazioni antropiche che vanno controllate”.

Fig. 25- Estratto della Tavola A “Ambiti geografici e unità tipologiche di paesaggio”, in cui si evidenzia il

posizionamento dell'area vasta di interesse (riquadro arancione) nell'ambito valtellinese, e in particolare

nell’unità di paesaggio delle valli e dei versanti.

Nella tabella a seguito è riportata l’analisi della cartografia componente il PPR, che individua il quadro

di riferimento paesistico e degli indirizzi direttamente operanti sull'area di intervento.

Tabella 10 - Indicazione dai Repertori allegati alle Tavole (PPR, 2008) per l’area in esame

Tavola B –

Elementi

identificativi e

Luoghi dell’identità /

Paesaggi agrari tradizionali Il più prossimo è: 60 SO Maggenghi della val Malenco a

Franscia

Page 52: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 52

percorsi di

interesse

paesaggistico

Punti di osservazione del

paesaggio lombardo

/

Tavola C –

Istituzioni per la

tutela della

natura

Monumenti naturali /

Riserve naturali /

Parchi nazionali /

Parchi regionali e naturali /

Siti Natura 2000 – SIC I più prossimi sono: 136 SO: IT2040017 Disgrazia – Sissone -

138 SO: IT2040016 Monte di Scerscen - Ghiacciai di Scerscen e

del Ventina e Monte Motta - Lago Palù

Siti Natura 2000 – ZPS I più prossimi sono: 54 SO IT2040017 Disgrazia – Sissone - 55

SO IT2040016 Monte di Scerscen - Ghiacciaia di Scerscen

Tavola D –

Quadro di

riferimento

della disciplina

paesaggistica

regionale

Ambiti di elevata

naturalità

Versanti al di sopra dei 1200 m di quota

Ambito di specifico valore

storico ambientale

/

Laghi insubrici. Ambito di

salvaguardia dello

scenario lacuale

/

Geositi n. 208 SO Curlo (Chiesa Valmalenco)

Siti UNESCO /

Ambiti di criticità si

Tavola E –

Viabilità di

rilevanza

paesaggistica

Tracciati guida

paesaggistici

01 - Sentiero Italia (tratto lombardo con le due direttrici nord

e sud). È parte integrante di una connessione escursionistica

attraverso l’Italia, dalla Sardegna al Friuli Venezia Giulia. La

parte lombarda connette il tratto piemontese (da Pino

Tronzano sulla sponda del Lago Maggiore) con quello trentino

(al Passo del Tonale) e attraversa il nostro territorio da est a

ovest seguendo: nella direttrice alta, la dorsale retica e

bormina; nella direttrice bassa, la dorsale orobica. Si tratta di

sentieri già esistenti, generalmente fruibili dalla maggior parte

degli escursionisti. L’itinerario è diviso in tappe che fanno

capo a rifugi o località attrezzate. Il Sentiero Italia si

sovrappone ad altri itinerari escursionistici già elencati nel

repertorio del PTPR 1998 (ora alcuni di essi non più

considerati singolarmente) e, in particolare, ai seguenti: 3V

Via Verde Varesina (parte), Sentiero Confinale, Via dei Monti

Lariani, Sentiero delle Orobie, Alta Via della Val Malenco, Alta

Via Camuna, Alta Via della Magnifica Terra, Alta Via

dell’Adamello. Alcuni tratti sono pure ricompresi nel percorso

della Via Alpina, percorso di grande collegamento transalpino

e transnazionale.

Punto di partenza: Pino-Tronzano sulla sponda del Lago

Maggiore (stazione FS) - Punto di arrivo: Passo del Tonale

Page 53: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 53

(Ponte di Legno, BS). Lunghezza complessiva: 800 km circa.

Tipologie di fruitori: pedoni.

Tipologia del percorso: sentieri, strade campestri e forestali.

Capoluoghi di provincia interessati dal percorso: Como.

Province attraversate: Varese, Como, Bergamo, Lecco,

Sondrio, Brescia.

Tipologie di paesaggio lungo l’itinerario: paesaggio alpino

d’alta quota, paesaggio alpino di valle glaciale, paesaggio

alpino di versante, paesaggio insubrico, paesaggio dei rilievi

prealpini, paesaggio dei rilievi prealpini calcarei.

07 - Alta Via della Val Malenco

Itinerario escursionistico con alta valenza naturalistica e

culturale intorno alla Val Malenco e alla base del Bernina.

Ricompreso nel Sentiero Italia. Effettuabile in 8 tappe con

pernottamenti in rifugio. Partendo da Torre S. Maria si

toccano i rifugi Bosio Galli, Gerli Porro, Del Grande Camerini,

Longoni, Lago Palù, Carate Brianza, Marinelli Bombardieri,

Bignami e Cristina.

Punto di partenza: Torre S. Maria.

Punto di arrivo: Chiesa in Val Malenco (S. Elisabetta).

Lunghezza complessiva: 130 km

Tipologie di fruitori: pedoni.

Tipologia del percorso: sentieri, strade forestali

Province attraversate: Sondrio.

Tipologie di paesaggio lungo l’itinerario: paesaggio alpino

delle alte quote, paesaggio alpino di versante.

Internet: www.valmalenco.it

Strade panoramiche /

Infrastruttura idrografica

artificiale della pianura

/

Visuali sensibili /

Belvedere /

Page 54: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 54

Fig. 26- Estratto della Tavola B “Elementi identificativi e i percorsi di interesse paesaggistico”, in cui si

evidenzia il posizionamento dell'area vasta di interesse (riquadro viola), nonché i tracciati guida paesistici

identificati (in rosso) e i geositi (punti azzurri)

Per quanto concerne gli “Elementi identificativi e i percorsi di interesse paesaggistico” (Tav. B), nella

vasta area indagata è posto il Geosito n.208 SO Curlo (Chiesa Valmalenco), che corrisponde alla frana

del “Ruinon del Curlo”. Secondo la pubblicazione “I geositi della Provincia di Sondrio” (Regione

Lombardia), viene così chiamata “un'estesa aera di frana della Valmalenco che interessa le località di

Curada e Ponte, in comune di Lanzada, e le frazioni di Curlo e Pedrotti in comune di Chiesa”. Essa

occupa la gran parte del bacino idrografico del torrente che scende dal Monte Motta, che si sviluppa

fra 2.142 m e i 1.000 presso la confluenza del Ruinon con il Mallero. “La secolare incisione torrentizia

in atto ha messo in luce la potente sequenza di depositi fluvioglaciali e glaciali – massi, blocchi, ciottoli

inglobati in ghiaie, sabbie e talora argille – e depositi morenici – massi, blocchi e ciottoli immersi in

una matrice fine predominante- che formano il terrazzo morenico di Ponte”. Fra gli elementi

significativi e i percorsi di interesse paesaggistico si identificano il Sentiero Italia e l'Alta Via della

Valmalenco, inclusi anche come tracciati guida paesaggistici. Nelle Tavole F – G - H del Piano vengono

individuate le aree soggette a degrado paesistico e quindi a riqualificazione paesaggistica. Possono

riconoscersi nell’area in esame “Ambiti sciabili” (par. 2.6), “Cave abbandonate” (par. 4.1) e “Aree e

ambiti di degrado paesistico provocato da dissesti idrogeologici e avvenimenti calamitosi e catastrofici

– aree sottoposte a fenomeni franosi” (par. 1.2). L’ambito comunale di Chiesa in Valmalenco è

Page 55: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 55

assoggettato, al di sopra dei 1.200 m di quota, alle prescrizioni dell'Art. 17 (Tutela paesaggistica degli

ambiti di elevata naturalità), che si riporta nel box.

1. Ai fini della tutela paesaggistica si definiscono di elevata naturalità quei vasti ambiti nei quali la pressione

antropica, intesa come insediamento stabile, prelievo di risorse o semplice presenza di edificazione, è

storicamente limitata.

2. In tali ambiti la disciplina paesaggistica persegue i seguenti obiettivi generali:

a) recuperare e preservare l'alto grado di naturalità, tutelando le caratteristiche morfologiche e vegetazionali

dei luoghi;

b) recuperare e conservare il sistema dei segni delle trasformazioni storicamente operate dall'uomo;

c) favorire e comunque non impedire né ostacolare tutte le azioni che attengono alla manutenzione del

territorio, alla sicurezza e alle condizioni della vita quotidiana di coloro che vi risiedono e vi lavorano, alla

produttività delle tradizionali attività agrosilvopastorali;

d) promuovere forme di turismo sostenibile attraverso la fruizione rispettosa dell'ambiente;

e) recuperare e valorizzare quegli elementi del paesaggio o quelle zone che in seguito a trasformazione

provocate da esigenze economiche e sociali hanno subito un processo di degrado e abbandono.

3. ..(omissis)

4. In applicazione del criterio di maggiore definizione, di cui all'articolo 6, gli atti a valenza paesaggistica di

maggior dettaglio ed in particolare i P.R.G. e i P.G.T., a fronte degli studi paesaggistici compiuti, verificano e

meglio specificano la delimitazione degli ambiti di elevata naturalità e ne articolano il regime normativo,

tenendo conto delle disposizioni del presente articolo e degli obiettivi di tutela indicati al comma 2.

5. Sono escluse dalle disposizioni del presente articolo le aree ricomprese in parchi regionali dotati di P.T.C.

definitivamente approvati, o nelle riserve naturali regionali dotate di piano di gestione. Nelle aree ricomprese in

riserve naturali e parchi regionali istituiti ma non dotati di strumenti di pianificazione definitivamente approvati,

valgono le disposizioni del presente articolo limitatamente agli aspetti non specificamente disciplinati dalle

norme di salvaguardia contenute nei relativi atti istitutivi o piani adottati.

6. Negli ambiti di cui al presente articolo, gli interventi sottoelencati sono soggetti alla seguente disciplina, fatti

comunque salvi gli indirizzi e le determinazioni contenuti nel Piano del Paesaggio Lombardo nonché le procedure

di V.I.A., qualora previste dalla vigente legislazione:

a) la realizzazione di nuove grandi attrezzature relative allo sviluppo ricettivo, sportivo e turistico, è possibile solo

se prevista nel Piano Territoriale di Coordinamento provinciale; nelle more dell'entrata in vigore del P.T.C.P. sono

ammessi esclusivamente i predetti interventi che siano ricompresi in strumenti di programmazione regionale o

provinciale;

b) la realizzazione di opere relative alle attività estrattive di cava e l'apertura di nuove discariche, è possibile solo

se prevista in atti di programmazione o pianificazione territoriale di livello regionale o provinciale;

c) la realizzazione di nuove strade di comunicazione e di nuove linee per il trasporto di energia e fluidi, che non

siano meri allacciamenti di strutture esistenti, è consentita individuando le opportune forme di mitigazione,

previa verifica dell'impraticabilità di soluzioni alternative a minore impatto da argomentare con apposita

relazione in sede progettuale.

7. Negli ambiti di cui al presente articolo, non è consentita la circolazione fuori strada, a scopo diportistico, di

mezzi motorizzati; le autorità competenti possono limitare a specifiche categorie di utenti l’accesso alla viabilità

locale anche attraverso la realizzazione di specifiche barriere.

8. Non subiscono alcuna specifica limitazione per effetto del presente articolo, le seguenti attività:

a) manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia ed

eventuale ampliamento dei manufatti esistenti, nonché gli interventi ammessi nelle situazioni indicate al comma

12, purché gli interventi siano rispettosi dell'identità e della peculiarità del costruito preesistente;

b) opere di adeguamento funzionale e tecnologico di impianti e infrastrutture esistenti;

Page 56: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 56

c) utilizzazione agro-silvo-pastorale del suolo, ivi compresa la realizzazione di strutture aziendali connesse

all'attività agricola anche relative alle esigenze abitative dell'imprenditore agricolo;

d) opere relative alla bonifica montana, alla difesa idraulica, nonché tutti gli interventi di difesa della pubblica

incolumità e conseguenti a calamità naturali;

e) piccole derivazioni d'acqua, ove risulti comunque garantito il minimo deflusso vitale dei corpi idrici, da

verificarsi anche in relazione ai criteri di cui alla d.g.r. n. 2121 del 15 marzo 2006;

f) opere di difesa dall'inquinamento idrico, del suolo, atmosferico ed acustico, previo studio di corretto

inserimento paesaggistico delle stesse;

g) eventuali nuove strade, necessarie per consentire l’accesso ad attività già insediate, realizzate nel rispetto

della conformazione naturale dei luoghi e della vegetazione, con larghezza massima della carreggiata di m. 3,50

e piazzole di scambio.

9. I committenti ed i progettisti degli interventi ammessi e degli strumenti pianificatori sono tenuti al rispetto del

contesto paesaggistico ed ambientale, nonché a garantire la coerenza delle opere e delle previsioni dei piani con

i contenuti del presente articolo e con gli indirizzi del Piano Paesaggistico Regionale. A tal fine i predetti

progettisti fanno riferimento, per quanto applicabili, a:

- Indirizzi di tutela, contenuti nel presente P.P.R.;

- Criteri e procedure per l'esercizio delle funzioni amministrative in materia dei beni paesaggistici approvati con

d.g.r. n. 2121 del 15 marzo 2006 e pubblicati sul 3° supplemento straordinario del B.U.R.L. del 31 marzo 2006;

- “Linee guida per l'esame paesistico dei progetti” approvati con d.g.r. n.11045 dell'8 novembre 2002 e

pubblicati sul 2° supplemento straordinario del B.U.R.L. del 21 novembre 2002;

- Criteri per la trasformazione del bosco e per i relativi interventi compensativi approvati con d.g.r. n. 675 del 21

settembre 2005 (Pubblicata nel B.U.R.L. 4 ottobre 2005, I S.S. Al B.U.R.L. 3 ottobre 2005, n. 40.) e

successivamente modificati con d.g.r. n. 8/3002 del 27 luglio 2006 (pubblicata sul 2° Supplemento Straordinario

del B.U.R.L. del 24 agosto 2006);

- “Quaderno Opere Tipo di ingegneria Naturalistica” approvato con d.g.r. n. 48470 (pubblicata sul B.U.R.L. 9

maggio 2000, n. 19 S.S.);

- Direttiva per il reperimento di materiale vegetale vivo nelle aree demaniali da impiegare negli interventi di

ingegneria naturalistica, approvata con d.g.r. n. 2571 del 11 dicembre 2000 e pubblicata sul B.U.R.L. n. 52 del 27

dicembre 2000.

10. In fase di revisione dei propri strumenti urbanistici i comuni, qualora ravvisino la presenza negli ambiti di

elevata naturalità di campeggi o di altre attività o attrezzature, non compatibili con gli obiettivi di tutela degli

ambiti stessi, individuano aree idonee al loro trasferimento.

11. Sino a quando i comuni, il cui territorio ricade interamente o parzialmente all'interno degli ambiti di elevata

naturalità, non rivedono i propri strumenti urbanistici in conformità alla disciplina del presente piano e agli

obiettivi e alle disposizioni del presente articolo, si applicano le norme dei piani urbanistici vigenti, assumendo

quali indirizzi progettuali quelli contenuti in “I criteri e le procedure per l'esercizio delle funzioni amministrative in

materia dei beni paesaggistici“ approvati con d.g.r. n. 2121 del 15 marzo 2006, esclusivamente nelle seguenti

situazioni:

a) ambiti che alla data di entrata in vigore del presente piano risultino edificati con continuità, compresi i lotti

interclusi ed escluse le aree libere di frangia, a tal fine perimetrate dai comuni;

b) previsioni contenute in piani urbanistici attuativi già convenzionati o in programmi di intervento già

beneficiari di finanziamenti pubblici e situazioni di diritti acquisiti alla data di entrata in vigore del presente

piano; al di fuori delle situazioni di cui alle lettere a) e b) del presente comma, non possono essere realizzati

interventi urbanistici ed edilizi, fatto salvo quanto disposto al comma 8.

Page 57: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 57

Le aree di intervento sono in buona parte poste a quote superiori ai 1.200 m, risultando pertanto

assoggettate a tale vincolistica. In particolare, vi rientrano l’opera di derivazione, la galleria e la

sezione a monte della condotta forzata.

SIBA – Vincoli derivanti dal PTPR e dal D.lgs. 42/2004 (Parte II, Capo II)

La Regione Lombardia ha creato e reso disponibile sul sito www.regione.lombardia.it il Sistema

Informativo Beni Ambientali inerente i vincoli di tutela paesaggistica di cui al D.lgs. 42/2004 (Parte II,

Capo II) e gli ambiti assoggettati alla tutela prevista dagli articoli 17 e 18 delle Norme di Attuazione del

Piano Paesaggistico Regionale. Le componenti informative contenute in tale progetto consistono in

una cartografia digitale, in informazioni di tipo alfanumerico e di tipo iconico-testuale collegati ad

ogni ambito vincolato. Dall'estratto cartografico riportato a seguito si evince le aree interessate dai

lavori, ad eccezione di buona parte del tracciato della galleria e di una porzione di linea elettrica, sono

sottoposte alle tutele previste dal Decreto Legislativo n. 42 del 22/01/04 "Codice dei beni culturali e

del paesaggio, ai sensi dell'art. 10 della L. 6 luglio 2002, n. 137", e in particolare all’art. 142, comma 1,

lettera c) vengono presi in esame "Fiumi, torrenti e corsi d'acqua pubblici e relative sponde",

considerati oggetto di tutela e valorizzazione per il loro interesse paesaggistico. Nella norma vengono

in particolare protette sponde, piede degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna, ma anche il

corso d'acqua nel complesso. Le fasce laterali ai fiumi sono calcolate con riferimento alla

delimitazione effettiva del corso d'acqua, cioè a partire dal ciglio di sponda, o dal piede esterno

dell'argine, quando quest'ultimo esplichi funzione di contenimento per le acque di piena ordinaria. La

Regione Lombardia, in attuazione all'art. 1-quater della legge 431/85, ha individuato, con

deliberazione della Giunta Regionale n. 4/12.028 del 25 luglio 1986 e successive integrazioni, i corsi

d'acqua pubblici lombardi aventi rilevanza paesaggistica e conseguentemente assoggettati al sopra

citato vincolo, nonchè quei corsi d'acqua, o loro tratti, di irrilevanza paesaggistica e pertanto esclusi.

Nell’elenco, ogni corso d'acqua è identificato attraverso il nome ed un numero progressivo per

provincia, il tratto vincolato o eventualmente derubricato, e, mediante una sigla di riconoscimento, le

motivazioni del vincolo (caratteristiche ambientali) o della derubricazione. Nell’area di indagine si

evidenzia in particolare la presenza del torrente Mallero (fonte S.I.B.A. Regione Lombardia),

assoggettato con il codice 14140067 dallo sbocco a 1 km a monte della confluenza con valle Bono.

Parte dell’area di intervento è soggetta anche al vincolo dell’art. 142 lettera g) del D. lgs n. 42/2004, in

relazione alla presenza di copertura forestale. La legge 431/85 individua all'art1.let.g come aree

soggette a vincolo: "..Territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal

fuoco e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento…". La legge 8 agosto 1985 n.431 (c.d. Galasso)

Page 58: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 58

non fornisce una nozione di bosco. Pertanto, secondo autorevole giurisprudenza penale

(sentenza Pretura di Schio del 1° giugno 1989 pubblicata sulla Rivista Giuridica dell’Edilizia) la

definizione di bosco deve essere tratta dalla normativa regionale di riferimento. La Regione

Lombardia, nel titolo IV della legge regionale n. 31/2008 (Testo unico delle leggi regionali in materia

di agricoltura, foreste, pesca e sviluppo rurale), che deriva dalla l.r. 27/2004 (Tutela e valorizzazione

delle superfici, dell’ambiente, del paesaggio e dell’economia forestali) ha caratterizzato il bosco

all’art. 42, modificando di poco la definizione precedentemente in vigore (l.r. 8/1976) e, avvalendosi

della facoltà concessa dall’articolo 2, comma 6 del d.lgs. 227/2001 (Orientamento e modernizzazione

del settore forestale, a norma dell'articolo 7 della legge 5 marzo 2001, n. 57), si discosta un poco dalla

definizione di bosco data dal legislatore nazionale. In particolare, i castagneti da frutto in attualità di

coltura sono classificati bosco. Un altro aspetto importante introdotto dalla normativa regionale è che

i Piani di indirizzo Forestale (PIF) individuano e delimitano le aree definite “bosco” dalla legge. Nel

caso in esame, l’autorizzazione alla trasformazione delle superfici boscate coinvolte nell’intervento

dovrà essere rilasciata dalla Comunità Montana Valtellina di Sondrio sulla base della relazione

paesistica-forestale di progetto, nella quale vengono approfonditi gli aspetti specifici e sono indicate

le opportune misure di compensazione.

Vincolo idrogeologico

Il vincolo idrogeologico è stato istituito dal Regio Decreto n. 3267 del 1923 con l'obbiettivo di

prevenire, nell'interesse pubblico, attività e interventi che possono causare dissesti, erosioni e

squilibri idrogeologici. Le colture e l'utilizzazione dei terreni boscati, nei quali lo sviluppo dell'azione

antropica è dal vincolo consentita, sono sottoposte all'osservanza delle modalità stabilite dal

regolamento delle prescrizioni di massima e di polizia forestale vigente nella Regione Lombardia (R.R.

5/2007 e s.m.i.). Pertanto la stragrande maggioranza dei terreni boscati è vincolata sotto il profilo

idrogeologico ed è sottoposta a limitazioni d'uso, perché si riconosce ad essa una azione significativa

di prevenzione per la sicurezza pubblica contro il pericolo di esondazioni, franamenti e dissesti.

Qualsiasi tipo di intervento, compreso il cambio colturale, da realizzarsi su questi terreni è

subordinato a specifica autorizzazione rilasciata dall'autorità forestale territorialmente competente ai

sensi dell'art. 7 del R. D. n. 3267/23 e dell'art. 44 della L.R. 31/2008. Tale strumento di tutela concorre

congiuntamente al vincolo paesaggistico, di cui all'art. 146 del D. Lgs. n. 42/04, alla salvaguardia

ambientale e alla pianificazione territoriale. Anche in questo caso l’Ente territorialmente competente

per la procedura di svincolo dei terreni coinvolti è la Comunità Montana Valtellina di Sondrio.

Fig. 27 (pag. seg.) – Vincoli paesistici sussistenti nell'area vasta di interesse (fonte: SIBA Regione Lombardia).

Page 59: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 59

Page 60: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 60

Rete Ecologica Regionale (RER)

Con deliberazione n. 8/8515 del 26 novembre 2008, la Giunta ha approvato i prodotti realizzati nella

2° fase del progetto Rete Ecologica Regionale, come già previsto nelle precedenti deliberazioni

n.6447/2008 (documento di piano del PTR contenente la tavola di Rete Ecologica) e n.6415/2007

(prima parte dei Criteri per l’interconnessione della Rete con gli strumenti di programmazione degli

enti locali). Con la deliberazione n. 8/10962 del 30 dicembre 2009, la Giunta ha approvato il disegno

definitivo di Rete Ecologica Regionale, aggiungendo l’area alpina e prealpina.

La Rete Ecologica Regionale (RER), riconosciuta come infrastruttura prioritaria del Piano Territoriale

Regionale, costituisce strumento orientativo per la pianificazione regionale e locale, e si compone di

due elaborati:

i documenti “RER – Rete Ecologica Regionale” e “Rete Ecologica Regionale – Alpi e Prealpi”

che illustrano la struttura della Rete e degli elementi che la costituiscono, rimandando ai settori in

scala 1:25.000, in cui è suddiviso il territorio regionale.

il documento “Rete ecologica regionale e programmazione territoriale degli enti locali”

fornisce indispensabili indicazioni per la composizione e la concreta salvaguardia della Rete

nell’ambito dell’attività di pianificazione e programmazione.

Le reti ecologiche costituiscono uno strumento strategico per la Regione Lombardia rispetto

all’obiettivo generale di conservazione delle risorse naturali (presenti e potenziali), intese come

capitale critico, anche economicamente valutabile, da mantenere al fine di garantire una qualità

accettabile dell’ambiente e del paesaggio. In tal senso la RER interagisce in un’ottica di polivalenza

con le diverse politiche che producono trasformazioni sul territorio, fornendo anche un contributo

determinante per il raggiungimento dei seguenti obiettivi settoriali del P.T.R.:

• riqualificazione ambientale dei corsi d’acqua (vedi obiettivo TM 1.4);

• coordinamento tra politiche ambientali e di sviluppo rurale (obiettivo TM 1.11);

• sostegno a pratiche agricole a maggiore compatibilità ambientale (obiettivo TM 3.6);

• miglioramento della sostenibilità ambientale delle imprese (obiettivo TM 3.7);

• promozione dell’innovazione nel campo dell’edilizia (obiettivo TM 5.4);

• riqualificazione e recupero paesaggistico delle aree degradate o compromesse (obiettivo TM 4.6);

• in generale, raggiungimento dei molteplici obiettivi finalizzati alla riduzione dell’inquinamento

(miglioramento della qualità dell’aria, dell’acqua, riduzione dell’inquinamento acustico e luminoso),

con la finalità di salvaguardare la salute del cittadino.

Per raggiungere tali risultati, alla RER vengono riconosciuti i seguenti obiettivi generali:

Page 61: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 61

• il consolidamento ed il potenziamento di adeguati livelli di biodiversità vegetazionale e faunistica,

attraverso la tutela e la riqualificazione di biotopi di particolare interesse naturalistico;

• il riconoscimento delle aree prioritarie per la biodiversità;

• l’individuazione delle azioni prioritarie per i programmi di riequilibrio ecosistemico e di ricostruzione

naturalistica, attraverso la realizzazione di nuovi ecosistemi o di corridoi ecologici funzionali

all’efficienza della Rete, anche in risposta ad eventuali impatti e pressioni esterni;

• l’offerta di uno scenario ecosistemico di riferimento e i collegamenti funzionali per l’inclusione

dell’insieme dei SIC e delle ZPS nella Rete Natura 2000 (Direttiva Comunitaria 92/43/CE), in modo da

poterne garantire la coerenza globale;

• il mantenimento delle funzionalità naturalistiche ed ecologiche del sistema delle Aree Protette

nazionali e regionali, anche attraverso l’individuazione delle direttrici di connettività ecologica verso il

territorio esterno rispetto a queste ultime;

• la previsione di interventi di deframmentazione mediante opere di mitigazione e compensazione

per gli aspetti ecosistemici, e più in generale l’identificazione degli elementi di attenzione da

considerare nelle diverse procedure di valutazione ambientale;

• l’articolazione del complesso dei servizi ecosistemici rispetto al territorio, attraverso il

riconoscimento delle reti ecologiche di livello provinciale e locale (comunali o sovracomunali);

• la limitazione del “disordine territoriale” e il consumo di suolo contribuendo ad un’organizzazione

del territorio regionale basata su aree funzionali, di cui la rete ecologica costituisce asse portante per

quanto riguarda le funzioni di conservazione della biodiversità e di servizi ecosistemici.

Le opere in esame interessano in parte “Elementi di secondo livello della RER” (definiti come “ambiti

complementari di permeabilità ecologica in ambito planiziale in appoggio alle Aree prioritarie per la

biodiversità, forniti come orientamento per le pianificazioni di livello sub-regionale”), e in particolare

alcuni tratti della galleria, buona parte della condotta forzata, la prima parte della linea elettrica e

della strada di accesso alla centrale. L’area si pone invece all’esterno degli “Elementi di primo livello

della RER” che rappresentano il sistema portante del disegno di rete e le “aree sorgente” della RER,

normalmente, desunti dalle Reti ecologiche provinciali (nei casi in cui la loro individuazione sia

chiaramente basata su elementi di naturalità esistenti e il cui valore in termini naturalistici, ecologici e

di connettività risulti preminente anche su scala regionale), oppure dalle Aree importanti per la

biodiversità.

Il territorio analizzato si colloca in prossimità dell’Area prioritaria per la biodiversità n. 43 –

Alpi Retiche, così descritta: “Vasta area alpina localizzata interamente in provincia di Sondrio, lungo la

dorsale retica al confine con la Svizzera. L'Area Prioritaria ha come estremi la Val Codera a O e il Pizzo

Page 62: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 62

Scalino a E. Ospita una ricca avifauna legata gli ambienti tipicamente alpini; tra le specie nidificanti si

segnalano Aquila reale, Fagiano di monte, Pernice bianca, Coturnice, Civetta nana, Civetta

capogrosso, Picchio nero. Per quanto concerne l'entomofauna, l'area presenta un'elevata ricchezza di

specie con alto adattamento e particolarmente vulnerabili legate agli ambienti peri-glaciali, nivali e

sub-glaciali. I laghi presenti risultano particolarmente importanti per gli Odonati. Area di particolare

interesse anche per la lepidotterofauna, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo: le praterie

alpine e i prati stabili e pascolati presentano specie presenti in direttive di protezione. L'area rientra

tra i Parchi regionali la cui istituzione è prevista dalla L.R. 86/83, con la denominazione Parco del

Bernina, del Disgrazia, della Val Masino e della Val Codera, e comprende la più vasta Riserva Naturale

Regionale di Lombardia, quella della Val di Mello, e numerosi siti Natura 2000.”.

Fig. 28 - Localizzazione dell'area vasta di intervento (cerchiata in rosso) nel contesto della Rete Ecologica Regionale e delle aree prioritarie per la biodiversità in ambito alpino e prealpino.

Fig. 29- Localizzazione dell'area vasta di intervento (cerchiata in rosso) nel contesto della Rete Ecologica Regionale e delle aree prioritarie per la biodiversità in ambito alpino e prealpino.

Page 63: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 63

Page 64: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 64

Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP)

Il PTC della Provincia di Sondrio è stato approvato con DCP n. 4 del 25 gennaio 2010 (pubblicato sul

Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia - Serie Inserzione e Concorsi - N. 14 del 7 aprile 2010) e

risulta oggi costituito dagli elaborati riassunti nella seguente tab. 10.

A1 Relazione

B1 Norme di attuazione

Tav 1.1 Inquadramento territoriale

Tavv. 2 Uso del suolo e previsioni urbanistiche

Tavv. 3 Elementi conoscitivi dell’assetto geologico

Tavv. 4 Elementi paesistici e rete ecologica

Tav. 5.1 Unità tipologiche di paesaggio

Tavv. 6 Previsioni progettuali strategiche

Tavv. 7 Mobilità e reti tecniche

Tavv. 8 Vincoli di natura geologica e idrogeologica

Piano di Bilancio Idrico (PBI) Relazione tecnica

Tav. 1-6

VAS Rapporto Ambientale

Sintesi non tecnica

Studio di incidenza Studio di incidenza

Tav. 1-12

Dichiarazione finale di sintesi

Tabella 11- Contenuti del PTCP

Nella Relazione di Piano viene segnalato che “le direzioni di sviluppo più fondate nella storia

economica della Provincia: l’agricoltura e la trasformazione dei suoi prodotti, i servizi per il turismo e,

in genere quelli di natura terziaria, senza naturalmente dimenticare alcuni importanti settori

industriali, possono essere una combinazione solida e vincente. Per queste ragioni il piano è

totalmente orientato ad individuare tutte le strozzature da rimuovere e le ulteriori opportunità da

sfruttare per potenziare le direzioni di sviluppo già individuate, cercando di garantire una crescita

economica totalmente sinergica alla tutela, ed anzi al miglioramento della qualità ambientale.”

Fra gli Obiettivi Strategici del PTCP si ricordano i seguenti:

- valorizzazione e tutela delle peculiarità paesistico ambientali promuovendo le componenti

ambientali del territorio provinciale, attribuendo ad esse valenza di risorsa paesaggistica, storico,

culturale, nonché fattore di produzione del reddito. La molteplice valenza di tali risorse comporta un

equilibrio corretto tra la necessità di tutela e la valorizzazione dei territori, con lo scopo di tradurre le

azioni di tutela in un vantaggio economico utilizzabile sia dal turismo che dall’agricoltura. Il PTCP al

riguardo analizza e costruisce gli elementi di significativo valore ambientale e le eccellenze territoriali,

introducendo una normativa che risponda all’esigenza di tutela e valorizzazione delle peculiarità

paesistico ambientali diffuse.

Page 65: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 65

- miglioramento dell’accessibilità per quanto riguarda sia i collegamenti strategici di scenario

interessanti i sistemi interregionali e transfrontalieri che quelli riguardanti la riqualificazione degli assi

viari delle strade statali ss.36 e ss 38.

- razionalizzazione dell’uso delle acque e riqualificazione dei corpi idrici quali elementi

costitutivi del paesaggio montano e vallivo, attraverso la predisposizione di un Piano di Bacino che

analizzi le complesse relazioni di criticità del sistema idrico connesse agli usi plurimi della risorse, al

coordinamento delle pianificazioni, alle ripercussioni paesistico ambientali.

- razionalizzazione dell’uso del territorio con l’obiettivo di ridurre il consumo di suolo,

ottimizzare le scelte localizzative, sviluppare la cooperazione intercomunale;

- riqualificazione territoriale necessaria per intervenire nelle principali criticità

paesaggistiche esistenti, che hanno determinato ambiti di degrado e di compromissione paesaggistica

del territorio;

- innovazione delle reti e dell’offerta turistica attraverso lo sviluppo delle tecnologie della

comunicazione e dell’energia;

- valorizzazione e salvaguardia dell’agricoltura nel rispetto della molteplicità delle sue funzioni,

con il riconoscimento della rilevanza dell’attività agricola nel territorio provinciale anche in rapporto al

ruolo svolto nella conservazione del paesaggio.

Valorizzazione e tutela delle peculiarità paesistico ambientali

Promuovendo le componenti ambientali del territorio provinciale, attribuendo ad esse valenza di risorsa paesaggistica, storico, culturale, nonché fattore di produzione del reddito. La molteplice valenza di tali risorse comporta un equilibrio corretto tra la necessità di tutela e la valorizzazione dei territori, con lo scopo di tradurre le azioni di tutela in un vantaggio economico utilizzabile sia dal turismo che dall’agricoltura. Il PTCP al riguardo analizza e costruisce gli elementi di significativo valore ambientale e le eccellenze territoriali, introducendo una normativa che risponda all’esigenza di tutela e valorizzazione delle peculiarità paesistico ambientali diffuse.

Miglioramento dell’accessibilità

Per quanto riguarda sia i collegamenti strategici di scenario interessanti i sistemi interregionali e transfrontalieri che quelli riguardanti la riqualificazione degli assi viari delle strade statali ss.36 e ss 38.

Razionalizzazione dell’uso delle acque e riqualificazione dei corpi idrici

Quali elementi costitutivi del paesaggio montano e vallivo, attraverso la predisposizione di un Piano di Bacino che analizzi le complesse relazioni di criticità del sistema idrico connesse agli usi plurimi della risorse, al coordinamento delle pianificazioni, alle ripercussioni paesistico ambientali.

Razionalizzazione dell’uso del territorio

Con l’obiettivo di ridurre il consumo di suolo, ottimizzare le scelte localizzative, sviluppare la cooperazione intercomunale;

Riqualificazione territoriale

Necessaria per intervenire nelle principali criticità paesaggistiche esistenti, che hanno determinato ambiti di degrado e di compromissione paesaggistica del territorio

Innovazione delle reti e dell’offerta turistica

Attraverso lo sviluppo delle tecnologie della comunicazione e dell’energia.

Valorizzazione e salvaguardia dell’agricoltura

Nel rispetto della molteplicità delle sue funzioni, con il riconoscimento della rilevanza dell’attività agricola nel territorio provinciale anche in rapporto al ruolo svolto nella conservazione del paesaggio

Tab. 12 – Obiettivi specifici del PTCP

Page 66: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 66

Nel contesto del PTCP l’area oggetto di studio rientra nella Macrounità 3, denominata “paesaggio di

versante” (normato nell’art. 39 delle Nta), che include la maggior porzione territoriale della Provincia,

caratterizzata dalla presenza di elementi di valore naturalistico ed ambientali tipici del paesaggio

montano, intervallati da elementi di natura antropica che costituiscono la struttura tipica

dell’architettura del paesaggio valtellinese. Più nel dettaglio, l’area ricade (Tav. 5.1):

- prevalentemente nell'ambito dell'unità tipologica “Bosco produttivo e protettivo, alpeggi e

paesaggi pastorali”. “Si tratta di paesaggi in cui la diversità biologica e paesaggistica trova una delle

sue massime espressioni, in considerazione del ruolo che svolgono per la difesa dell’assetto

idrogeologico, la prevenzione dei processi erosivi e per la conservazione delle comunità biologiche. La

qualità paesistica si esprime anche attraverso una caratterizzazione del versante, costituita da bosco e

spazi aperti in naturale relazione tra loro, testimonianza di un processo storico di utilizzazione

agropastorale”. “Il PTCP prescrive la tutela del paesaggio di versante che presenta nelle sue

articolazioni le caratteristiche peculiari del paesaggio provinciale; la difesa generale del paesaggio di

versante consente il mantenimento dei singoli elementi e del contesto composto dal bosco,

maggenghi, alpeggi, insediamenti antropici e spazi aperti, costituenti l’insieme del paesaggio di

versante nel quale la configurazione delle valli ed i corsi d’acqua concorrono a caratterizzare

l’unitarietà del paesaggio. La rilevanza paesistica dei corpi d’acqua richiede una particolare attenzione

alla realizzazione di interventi; la tutela delle acque è obiettivo strategico essenziale del PTCP”;

- parte della condotta forzata e l’area della centrale si inseriscono nel “Paesaggio delle

criticità”: “Il paesaggio delle criticità, identificato nella macrounità del paesaggio di versante, riguarda

per lo più ambiti di cava e domini sciabili che rappresentano gli elementi di maggior compromissione

delle naturalità presenti”. “La tutela del paesaggio di versante e delle sue singole componenti si

esplica anche attraverso interventi di mitigazione e recupero delle criticità esistenti, in particolare per

gli ambiti di cava, mediante interventi di ripristino ambientale dell’attività conclusa con le modalità di

cui all’art. 33 e per gli ambiti sciabili nel rispetto delle indicazioni contenute nell’art. 66”.

- la linea elettrica interrata transita invece in prevalenza attraverso il “Paesaggio del sistema

insediativo consolidato e dei nuclei sparsi”. “Si tratta degli ambiti urbani e rurali dei comuni collocati

nel versante, comprendenti i centri storici ed i beni d’interesse storico-culturale, nonché la presenza di

architettura rurale d’interesse storico e paesistico. In questi anni il rapporto fra architettura

insediativa storica e paesaggio naturale mantiene un prevalente equilibrio, alterato solo in alcune

parti da espansioni, spesso disordinate, dei nuclei permanentemente abitati”. “Il PTCP persegue

l’obbiettivo di garantire uno sviluppo del sistema insediativo impostato sulla previsione degli effettivi

bisogni della popolazione, cercando di ridurre il consumo di suolo ed evitando espansioni che

Page 67: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 67

presentano, in quanto collocati sui versanti e sugli scorci più interessanti del paesaggio provinciale,

incidenza paesistica eccessiva. Il PTCP persegue inoltre l’obiettivo di valorizzare i centri storici e le

architetture rurali presenti nel paesaggio di versante”.

Inoltre, dall’analisi della Tavola 4.4 - Elementi paesistici e della rete ecologica si evince che

sono presenti nell’area di intervento o nelle limitrofe superfici:

- rilevanze di interesse storico – architettonico: vie storiche (tracciati principali e secondari),

centri storici e nuclei antichi;

- elementi tradizionali: terrazzamenti;

- geositi;

- vincoli: territori contermini ai fiumi, ambiti di particolare interesse ambientale;

- rilevanze estetico visuali e fruitive: sentieri di interesse provinciale.

Dall’analisi della Tav. 6.4 emerge la presenza nell’area vasta (comune di Chiesa in Valmalenco) di:

- Art. 7: Bellezze di insieme (area del Lago Palù);

- Art. 8: aree di particolare interesse naturalistico e paesistico (Digrazia-Sissone, porzione

settentrionale del territorio comunale, Alpe Lago);

- Art. 9: Zone a protezione Speciale (ZPS Disgrazia-Sissone);

- Art. 14: Viste passive (Santuario della Madonna delle Grazie di Primolo);

Tratti di strade panoramiche (strade per Primolo e Chiareggio);

- Art. 17: terrazzamenti;

- Art. 22 cascate (Lagazzuolo, Vazzeda, Fora, Secchione);

- Art. 57 Rete dei sentieri e delle piste ciclabili (Sentiero Italia, Alta Via della Valmalenco,

Sentiero Rusca);

- Art. 66 Aree sciistiche.

Piano di Governo del Territorio del Comune di Chiesa in Valmalenco

Il Comune di Chiesa in V.co sta ha adottato il Piano di Governo del Territorio con delibera del C.C. n. 6

del 12/04/2013.

Fra gli obiettivi e le azioni prioritari che il Documento di Piano si pone si individua la “Riqualificazione

paesaggistico ambientale degli ambiti di cava”, “da eseguire anche in chiave storico-identitaria: le

profonde trasformazioni avvenute negli ultimi secoli hanno costituito un paesaggio peculiare e

fortemente riconoscibile dalle popolazioni locali. Ai meri ripristini ambientali andranno associate

operazioni di valorizzazione di questa importante pagina della storia malenca”. Dall’analisi del

Documento di Piano emerge in particolare che la zona di intervento posta a minor quota, presso il

Page 68: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 68

Castellaccio, è inquadrata come area di natura produttiva, per la quale l’OS 13 indica il “Recupero

delle aree degradate relative ad attività produttive”, il “Riutilizzo spazi di cava cessati in favore di

spazi per attività culturali e sportive”, la “Riqualificazione/contestualizzazione paesaggistica dei siti

produttivi” e “Schermature verdi dei siti produttivi”. Per l’ambito prossimo alla “pineta di Primolo”

l’OS 10 - Tutela e valorizzazione degli ambiti territoriali di ril. Paesaggistica prevede il “Rafforzamento

delle polarità verdi urbane (Pinete di Primolo e Serleveggio)”; inoltre, sulla base dell’OS 13 il “Riutilizzo

spazi di cava cessati in favore di spazi per attività culturali e sportive”.

La Tav. 5.1.2.c “Carta delle sensibilità paesistiche” include:

- la zona del Castellaccio, entro cui si collocano l’edificio centrale, la relativa strada di accesso e

l’ultima parte della condotta forzata interrata in classe 3 “sensibilità media”. Nella medesima classe si

inseriscono gli interventi a carico della linea elettrica;

- il tratto più a monte della condotta forzata interrata, l’ingresso della galleria e la gran parte

dell’opera di derivazione in classe 4 “sensibilità alta”;

- il torrente Mallero e una sezione ristretta dell’opera di derivazione in classe 5 “sensibilità

molto alta”.

Fig. 30 - Estratto della tavola 5.1.2.c del PGT

di Chiesa Valmalenco, raffigurante le classi

di sensibilità paesistica nella zona di

intervento

Page 69: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 69

Nel contesto del Piano delle Regole, la “Carta della disciplina delle aree”, tavola R.02 inserisce parte

delle aree di interesse negli “Elementi e fattori di compromissione del paesaggio” cod. 3.3.13 “Aree

produttive attive e dismesse, aree di cava”. Inoltre parte dell’area del Castellaccio è normata dall’art.

4.5 “Ambiti del tessuto urbano consolidato a prevalente destinazione produttiva”, e in particolare

ricade nell’art. “4.5.2. – D2 – area industriale sottoposta a progetto urbano”, riportato a seguito.

Fig. 31 - Estratto del Piano delle Regole del PGT: art. 4.5.2 riguardante la "Nuova Serpentino d'Italia"

Fig. 32 (pag. seguente) – Stralcio Tav.4 PTCP di Sondrio per l’area in esame.

Page 70: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 70

Page 71: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 71

ANALISI PAESAGGISTICA

LETTURA PERCETTIVA DEL PAESAGGIO E CENNI NATURALISTICI

L’area vasta

Il “Sistema paesistico alpico” è di gran lunga il più rappresentato in provincia di Sondrio e si estende

dal Bormiese-Livignese fino al Canton Ticino comprendendo anche l’area di intervento; in esso

dominano suoli acidi derivanti da rocce di natura silicea.

In realtà il “paesaggio alpico” e quello “dolomitico” sono grandi sistemi paesistici, costituiti di

diversi paesaggi di minore estensione, collegati tra loro da rapporti dinamici e geomorfologici, la cui

variabilità è espressione di locali aspetti climatici, litologici, geomorfologici e biogeografici.

Nella fascia alpina, estesa tra i 2.400 e i 2.850 m circa, si estende il paesaggio delle praterie

naturali, caratterizzate dalla dominanza della carice ricurva (Carex curvula), una ciperacea

accompagnata da specie floristiche interessanti ed esteticamente appariscenti, nonostante le ridotte

dimensioni. In condizioni di maggiore innevamento (2-4 mesi l’anno liberi dal manto nevoso) si

sviluppano comunità microtermiche caratterizzate da briofite, salici nani (Salix herbacea in

particolare) e alcune altre specie di piccole dimensioni in grado di completare il ciclo vitale in breve

tempo.

Talora nella fascia alpica è possibile che si spingano enclavi di vegetazione nivale quali le

comunità discontinue delle pietraie e delle morene (Androsacetalia alpinae). Il varieto, una comunità

eliofila dominata da Festuca luedii, si sviluppa sulle pale erbose esposte a meridione, e si può

riscontrare anche nel paesaggio delle peccete; molte sono le specie particolarmente belle che si

possono osservare in queste praterie arroccate sui versanti più inclinati, tra cui orchidee, composite e

liliacee.

Il paesaggio delle peccete è caratterizzato dalla dominanza di conifere ed ericacee; sotto le

praterie primarie a carice ricurva, qualora non sia rimossa per cause naturali o per l’espansione dei

pascoli alpini attuata dall’uomo, si sviluppa una brughiera a rododendro ferrugineo (Rhododendretum

ferruginei), varie specie di mirtilli (Vaccinium myrtillus, V. gautheriodes e V. vitis-idaea) ed altre specie

acidofile, definita extrasilvatica poiché le specie arboree (larici e pini cembri) si riscontrano in modo

occasionale e sporadico. A quote altitudinali comprese tra i 2.200 e i 1.900 m il rododendreto assume

un assetto strutturale più complesso, per la presenza di uno strato arboreo dominato dal pino cembro

e/o dal larice, e una maggiore biodiversità floristica. L’abete rosso, talora associato al larice in aspetti

più eliofili, o all’abete bianco in condizioni edafiche e atmosferiche più fresche, domina invece

Page 72: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 72

l’intervallo altitudinale dai 1.900 fino ai 1.000 m circa; le associazioni individuate per la provincia di

Sondrio sono tre (Pignatti, 1998):

- Homogyno-Piceetum: pecceta subalpina, dominata dall’abete rosso e da un denso sviluppo

degli strati arbustivo e muscinale;

- Veronico urticifoliae-Piceetum: pecceta montana, con abete rosso e larice, distinguibile dalla

precedente perchè i Vaccinium sono in parte sostituiti da specie erbacee; si ha inoltre una maggiore

diffusione delle specie dei boschi mesofili di latifoglie (Fagetalia);

- Calamagrostidi-Abietetum: bosco di abete rosso con abete bianco (subordinato) delle vallate

sud-alpine con elevata piovosità (1.200-1.600 mm/anno) e ricco strato erbaceo e muscinale.

Al di sotto dei 1.500 m buona parte delle peccete è di natura antropica, derivando da impianti

a fustaia condotti per la maggior parte nel dopoguerra dei due conflitti mondiali del XX secolo, oppure

per attività selvicolturali di selezione. Il loro aspetto è molto fitto e il substrato è talmente acidificato

da impedire lo sviluppo di uno strato erbaceo, che di solito si riduce alla presenza di poche specie con

scarsa copertura.

Lungo gli impluvi, i canali di valanga o in aree umide marginali ai boschi di conifere si

sviluppano i consorzi igrofili ad ontano verde e i megaforbieti, questi ultimi molto ricchi di specie

floristicamente interessanti (Adenostylion alliariae, Alnion viridis); la dinamica di questi

aggruppamenti è spesso bloccata proprio da eventi naturali, quali la caduta di valanghe, o dalla

perenne presenza di acqua nel sottosuolo, fattori che selezionano specie resistenti allo sforzo

meccanico, con apparati vegetativi molto rigogliosi per l’abbondante disponibilità di acqua. La

continuità dei boschi di abete rosso è interrotta da praterie di natura antropica, che si possono

distinguere in base alla diversità di uso:

- i prati da fieno (Arrhenatheretalia elatioris), utilizzati prevalentemente per la

produzione di foraggio, sono periodicamente falciati durante l’estate e concimati;

- i prati pascolati, contraddistinti dalla presenza del nardo (nardeti, Nardion strictae),

specie indigesta al bestiame (se non quando le foglie sono giovani) la cui maggiore o minore

abbondanza è indicatrice di quanto il pascolo è sfruttato dal bestiame.

Una forma diffusa di conduzione antropica dei boschi è costituita dai boschi pascolo a larici,

da cui i casari ricavavano legna da ardere o da opera, caratterizzati da un sottobosco erbaceo

pascolato dal bestiame.

Nelle depressioni naturali ove si ha ristagno di acqua si selezionano comunità idro-igrofile

dominate da carici, giunchi, graminacee, accompagnate da uno sviluppo accentuato di muschi e

sfagni. Le associazioni che si sviluppano in questi ambienti torbigeni sono ascrivibili all’alleanza

Page 73: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 73

Caricetalia nigrae. In generale si tratta di ecosistemi nel complesso vulnerabili, che raramente

assumono un’espressione pienamente naturale.

Al di sotto dei 1.000 m si possono ben distinguere il paesaggio dei boschi di latifoglie, quello

delle brughiere termofile e dei vigneti, tipico del versante retico, il paesaggio delle grandi conoidi e

quello dei fondovalli. In questi paesaggi la vegetazione ha spesso distribuzione frammentata e si

presenta in aspetti alterati, difficilmente ordinabili secondo criteri ecologici, con composizioni

floristiche che ben riassumono gli avvenimenti storico-culturali. Bisogna invece ricordare la presenza

di boschi di faggio con estensione discontinua nella fascia di contatto tra la pecceta montana ed i

boschi di latifoglie ad aceri e frassini. Il faggio, spesso associato all’abete bianco e all’abete rosso, ha

una distribuzione attuale condizionata sia dai tagli indiscriminati condotti per ricavare legname da

opera, sia dalla necessità fisiologica della specie di proteggere le giovani foglioline da un eccessiva

siccità dell’aria (Kuster, 1950); il suo sviluppo ottimale richiede una temperatura media annua di 9-11

°C (Pignatti, 1998) e un’umidità relativa media dell’aria di circa il 65% nel periodo che va da febbraio a

maggio. Sul versante retico, al di sotto dei 600 m, si estendono i vigneti terrazzati, determinando un

aspetto tipico e ripetitivo che è stato recentemente definito “paesaggio dei vigneti” (Ferranti et alii,

2002). La coltivazione della vite è stata preferita alle altre forme di coltura per l’esposizione a

meridione del versante, che determina un’accentuata aridità durante l’estate e un clima addolcito

durante l’inverno. Questo tipo di paesaggio annovera, oltre al vigneto che ne costituisce l’elemento

dominante e caratteristico, pratelli aridi, consorzi xerofili rupicoli e pionieri delle pietraie e dei bordi

dei muretti a secco. Inoltre, non è infrequente il riscontro di piccoli orti con le colture più diverse

(patate, pomodori, piselli, zucchine, piante da frutto).

Le aree boscate sono relegate su suoli rocciosi molto inclinati, fattori che ne hanno

scoraggiato lo sfruttamento colturale; nel basso versante si individuano consorzi boschivi con

caratteri termofili, dominati dalla robinia e/o dal frangisassi (Celtis australis), in cui compaiono con

incidenza secondaria le specie tipiche di questo intervallo altitudinale, ossia querce (Quercus

pubescens, Q. petraea), orniello e carpino nero, la cui potenzialità darebbe origine ad associazioni

delle alleanze Orno-Ostryon e Quercion robori-petraeae.

Per quanto concerne in particolar modo la Val Malenco, essa riassume in breve spazio le

successioni vegetazionali proprie dei versanti meridionali delle Alpi Retiche, estendendosi dal piano

collinare sino a quello nivale. Alle basse quote i versanti sono dunque interessati da boschi di latifoglie

(castagneti, aceri-frassineti, formazioni igrofile a tigli, pioppi..); manca quasi completamente il faggio,

che si arresta sulle pendici del Monte Rolla. A monte del ripiano di Chiesa in Valmalenco iniziano ad

essere più diffuse le conifere, che via via si arricchiscono in percentuale sino a divenire preponderanti

Page 74: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 74

e raggiungere circa i 2000 m di quota. La conformazione valliva, caratterizzata da ampie balconate

rocciose e accumuli di frana, non permette al bosco di espandersi in modo continuo e di chiudersi in

dense Peccete. Al di sopra della cintura di vegetazione forestale si sviluppano boscaglie con Pino

mugo e larice e arbusteti a rododendro, interrotti da praterie secondarie e ontanete di ontano verde.

Le brughiere a rododendro sono arricchite sui pianori alti da vegetazione palustre di grande pregio

biologico (ad es. ad Acquanera). Nelle pietraie e sulle morene dell’orizzonte nivale vivono le specie più

rare della flora alpina, fra le quali quelle legate al particolare substrato roccioso, quello dei serpentini,

o a condizioni stazionali peculiari di quota. Nel primo caso si annovera la felce tipica del serpentino

(Aspleniun cuneifolium) e il tlaspide (Thlaspi corymbosum), per il secondo la flora tipica alto-alpina e

nivale.

Tabella 12- I paesaggi del Sistema paesistico alpico; in corsivo quelli individuati nella porzione

indagata (Valmalenco).

Altitudine (m)

Paesaggi

sopra i 2850 dei circhi glaciali e delle pietraie

2400 - 2850 delle praterie naturali

1000 - 2400 delle peccete

(300 - 1500) del pino silvestre

600 - 1000 dei boschi di latifoglie

200 - 600 delle brughiere termofile e dei vigneti

200 - (1200) delle grandi conoidi

dei fondovalle

Fig. 33- Carta dei

paesaggi della

provincia di

Sondrio (Ferranti

et al., 2002). Il

cerchio rosso

indica la

porzione della

Valmalenco

interessata dalle

opere.

Page 75: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 75

L’area di intervento

Da Chiesa in Valmalenco, dirigendosi verso San Giuseppe e Chiareggio, si superano le lisce pareti di

pietra squadrata che fiancheggiano le cave di serpentino. Il paesaggio della valle muta qui

improvvisamente e si entra nella zona del Giuèl, o delle cave: qui la vegetazione sembra sparire e il

Mallero precipita tra i massi. Superato il torrente, una serie di stretti tornanti conduce dapprima alla

località Val Rosera (1.279 m) e poi a San Giuseppe (1.433 m), frazione posta su un ampio terrazzo

morenico, lungo il quale il corso d’acqua ha scavato un profondo solco.

Case e villette utilizzate per la villeggiatura, oltre ad alcuni alberghi, costituiscono le strutture

ricettive della località, da cui si accede anche agli impianti di risalita del comprensorio di Chiesa in

Valmalenco (loc. Barchi). Nella stessa zona ha sviluppo anche una pista per lo sci di fondo che segue il

corso del Mallero, in prevalenza su strade sterrate, sino a raggiungere Chiareggio.

Le opere in progetto prevedono la captazione delle acque del Torrente in località San

Giuseppe, immediatamente a monte di un’esistente briglia, in un tratto d’alveo contraddistinto da

elevata pendenza media e presenza di tipica successione di rapide e pozze. Le acque raccolte vengono

convogliate all’interno di una galleria che attraversa il medio-basso versante posto sulla destra

idrografica; il tunnel taglierà il pendio, di per sé acclive, irregolare, accidentato e roccioso, nonché

solcato da numerose vallecole e canaloni da valanga. In alveo defluirà il Minimo Deflusso Vitale, così

come concordato in fase di concessione.

Le aree più pianeggianti sono quelle poste lungo il fondovalle ed il basso versante, ove si

delineano aspetti vegetazionali eterogenei e discontinui, rappresentati da un’alternanza spaziale di

boscaglie ed aree incolte e/o improduttive: boschi cedui di betulla e ontano bianco con locale

diffusione delle resinose nel piano dominato (larice); radure erbose ex pascolive più o meno ampie,

ricche in specie erbacee pabulari (Trifogli, Graminacee, ecc.); lastroni di roccia; conoidi sterili ed aree

di ghiaioni solo parzialmente colonizzate dal larice.

Il medio versante (fino a circa 1.700 m di quota), ad eccezione dei pianori erbosi degli antichi

maggenghi di “La Zocca” e di “Girosso inferiore”, è più acclive e rupestre, costituito in gran parte da

aree detritiche, pendii, amassi e salti rocciosi. Formazioni pioniere di larice, spesso miste a betulla,

ontano verde, pino mugo, interessano le localizzazioni meno impervie, originando un bosco

discontinuo e “primitivo”, edificato da soggetti di piccole dimensioni, scadenti per sviluppo e

portamento.

Ancora più in quota la morfologia del pendio diviene più regolare e la pendenza del versante è

meno accentuata; ancora presenti, ma in modo meno uniforme, ammassi rocciosi ed aree detritiche.

Gli aspetti vegetazionali appaiono qui maggiormente omogenei e consolidati, dotati di migliori

Page 76: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 76

caratteristiche strutturali. Diffusi sono in particolare i boschi di larice. Anche le aree dove insistono la

condotta forzata interrata, l’edificio centrale e la pista di servizio, non si discostano in modo

essenziale da quanto descritto, sebbene questa ultima sezione sia collocata in ambiti di cava,

profondamente rimaneggiati dagli interventi antropici.

Mineralogia

Chiareggio, frazione collocata a 12 chilometri da Chiesa in Valmalenco a poco più di 1.600 metri di

altitudine, si estende in una bella conca, proprio laddove l'alta Valmalenco si divide nelle valli Ventina, Sissone e

del Muretto. Il paesino si anima vivacemente nel cuore della stagione estiva, mentre nel resto dell'anno vive di

una vita appartata e sobria.

Fra i molteplici motivi di visita, primeggia quello escursionistico, ma anche quello naturalistico-

mineralogico ha un rilievo primario. Le valli che circondano la conca di Chiareggio sono una vera e propria

miniera di minerali di pregio, anche l'azione di setaccio degli appassionati ne ha, negli anni, depauperato il

patrimonio. Non è necessario, però, inoltrarsi sui sentieri di queste valli per un primo incontro con i più

importanti minerali che caratterizzano non solo questo angolo di Valmalenco, ma l'intera valle. Con una bella

iniziativa, infatti, il C.N.R. di Sondrio ha allestito un mini-museo mineralogico all'aperto, lungo un sentiero ai cui

lati sono raccolti esemplari significativi delle rocce che caratterizzano lo scenario dell'intera Valmalenco.

Basta percorrere un tratto della strada segnalata come inizio della quarta tappa dell'Alta Via della

Valmalenco (Chiareggio-Alpe Palù) e si trova ben presto, sulla destra, un'edicola dove sono illustrati i processi

orogenetici, sia in termini generali, sia per quanto riguarda la catena alpina ed infine la Valmalenco. Segue il

percorso menzionato, dove, su ogni roccia, è posta una targa che ne illustra la natura. Al termine del sentiero

due bellissimi pannelli rappresentano la fisionomia mineralogica dei due scenari che si aprono di fronte, vale a

dire la testata della Val Sissone e della Val Bona ad ovest, ed il profilo di importanti cime della Valmalenco

centro-orientale, ad est.

Fra i minerali rintracciabili si citano: Peridotite a spinello, Peridotite stratificata, Metagabbro,

Metagabbro pieghettato, Gabbro ad anfibolo, Gneiss granatifero, Ortogneiss occhiadino, Ortogneiss,

Paragneiss, Marmosilicati, Serpentinite, Oficalce, Anfibolite epidotica, Anfibolite, Serpentino classico,

Verdemare, Verde Torre S. Maria, Serpentino scisto, Dorato Valmalenco, Calcescisto, Beola argentata, Serizzo

con anfibolite, Serizzo con basici, Serizzo, Breccia intrusiva, Ghiandone, Aplite, Fels a talco e olivina, Marmo a

vene metasomatiche, Marmo a silicati.

I TORRENTI ALPINI

I greti dei torrenti, nei tratti superiori delle valli, sono fondamentalmente delle pietraie, nelle

quali la presenza di acque di ruscellamento determina il verificarsi di sommersioni temporanee,

rimaneggiamento del fondo e presenza più o meno costante di acqua. Inoltre, il materiale trasportato

dalla corrente è deposto in modo differenziato, così da creare isole di sabbie tra estensioni di

materiale grossolano.

Nei punti dove l’influenza del fattore “ruscellamento” diminuisce, ma tuttavia è ancora

consistente, si insediano comunità vegetali discontinue, caratterizzate per lo più da piante erbacee

pioniere o giovani arbusti. Questi ambiti, frequentemente rimaneggiati durante le fasi di piena

ordinaria (acque di disgelo primaverile e acquazzoni estivi), subiscono periodici ringiovanimenti, che

Page 77: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 77

impediscono alla vegetazione di evolvere verso stadi più maturi. Allontanandosi dal centro del

torrente, nell’ambito della fascia di piena straordinaria, si incontrano via via comunità vegetali

strutturalmente più complesse arbustive ed arboree a salici ed ontani.

Fig. 34 - Tracciato della pista da fondo fra San

Giuseppe e Chiareggio (tratto da

http://www.sondrioevalmalenco.it/).

Fig. 35 (a seguire) – Carta dell’uso del suolo ad orientamento vegetazionale (DUSAF 2 – ERSAF, 2009)

dell’area vasta di intervento, con relativa legenda.

1121 - tessuto residenziale discontinuo

12111 - Insediamenti industriali, artigianali, commerciali

131 – cave

1421 - Impianti sportivi

2311 - prati permanenti in assenza di specie arboree ed arbustive

2312 – prati permanenti con presenza di specie arboree ed arbustive sparse

31111 – boschi di latifoglie a densità media e alta governati a ceduo

3121 - boschi conifere a densità media e alta

3113 - formazioni ripariali

31311 – boschi misti a densità media e alta governati a ceduo

3211 - praterie naturali d’alta quota assenza di specie arboree ed arbustive

2312 – prati permanenti con presenza di specie arboree ed arbustive sparse

3221 - cespuglieti

3122 - Boschi di conifere a densità bassa

3241 - cespuglieti con presenza significativa di specie arbustive alte ed arboree

511 - alvei fluviali e corsi d’acqua artificiali

5122 - bacini idrici artificiali

Page 78: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 78

Page 79: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 79

Frequentemente, lungo i greti, si possono trovare anche specie delle pietraie e degli ambienti

nivali, la cui presenza dipende dal trasporto a valle dei loro semi, o di parti vegetative delle stesse.

La vegetazione dei greti è molto dispersa e spesso costituita da individui isolati di specie con

esigenze ecologiche molto diverse. Ciò è possibile perché, nonostante l’apparente uniformità, i greti

dei torrenti alpini presentano una gran quantità di microambienti differenti tra loro per la diversa

proporzione di ghiaie, sabbie e limi e per l’origine calcarea o cristallina del suolo iniziale, per la

posizione più o meno rilevata rispetto al livello dell’acqua, quindi soggetti a sommersioni con varia

frequenza. Da questi fattori ne dipendono altri, come la disposizione più o meno accentuata di detriti

vegetali e la capacità di ritenzione dell’acqua dopo le piene, elevata su substrati fini, bassa su quelli

ghiaiosi: un sistema complesso di combinazioni varie che nei grandi greti sono disposte a mosaico,

determinando una distribuzione delle specie apparentemente disordinata, tuttavia riconducibile a

comunità distinguibili per la dominanza di specie tolleranti dei rimaneggiamenti e della precarietà

dell’ambiente. Ciò che maggiormente caratterizza un torrente alpino e ne influenza le comunità

animali è la corrente, che modella con la sua forza erosiva, la morfologia dei corsi d’acqua. Fondali

ciottolosi, grosse buche nelle quali si tuffano piccole cascate e una forte stagionalità nelle portate,

con minimi in inverno e massime in tarda primavera in corrispondenza dello scioglimento della neve,

e intense piogge, rappresentano difficili condizioni di vita per le specie animali che colonizzano questo

ambiente. La corrente impetuosa impedisce la crescita di piante acquatiche superiori e, sui ciottoli del

fondo, solo alcune specie di maschi di alghe riescono a sopravvivere e ad ospitare numerosi

organismi. Insetti, crostacei, molluschi e planarie costituiscono la comunità degli invertebrati

bentonici, che può arrivare a contare da diverse centinaia a diverse migliaia di individui per metro

quadro e che costituisce la base della dieta per i pochi vertebrati predatori specializzati a vivere in

questi ambienti. La maggior parte di queste specie non vive nelle zone di massima corrente, ma al

riparo tra i sassi del fondo e dove le acque son più lente.

Tra i gruppi maggiormente rappresentati e meglio adattati a questi ambienti ci sono, senza

dubbio, gli insetti, le cui fasi larvali acquatiche presentano numerosi adattamenti per resistere alla

corrente. In certi giorni e a certe ore centinaia di individui sfarfallano insieme, scatenando l’istinto

predatore della trota fario: salmonide caratteristico delle acque correnti fredde (5° - 10° C) e ben

ossigenate alle quali si è adattato al punto di risalirle fino a quasi 2.000 metri per deporre le uova.

Altri pesci che frequentano il tratto superiore dei fiumi e condividono l’habitat con la trota

(scazzone, sanguinerola): uno degli abitanti più caratteristici dei torrenti alpini è senza dubbio il Merlo

acquaiolo, vero e proprio subacqueo visto che si tuffa nella corrente, immergendosi e camminano sul

Page 80: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 80

fondo ancorato ai sassi con le zampe. Frequenta torrenti alpini fino a 2.200 m, scendendo in inverno

fino alle rive dei laghi prealpini.

ELEMENTI DELLA STRUTTURA INSEDIATIVA STORICA

Nel 250 d.C. i romani entrarono in Valmalenco, intuendone l’importanza strategica e progettando la

costruzione di una strada carovaniera per raggiungere il passo del Muretto e Coira, nel cuore della

Rezia. Dal 500 d.C. al 1.000 d.C. vi svilupparono le attività estrattive di minerali e pietre ornamentali,

quali la pietra ollare e il serpentinoscisto, che getteranno le basi per la realtà culturale sociale ed

economica che caratterizza la valle anche ai giorni nostri.

Il serpentino e l’attività estrattiva.

Le serpentiniti sono rocce ultrabasiche molto povere in silice, che hanno tratto origine dalle peridotiti del

mantello litosferico metamorfosate durante l’orogenesi alpina. Sono formate da associazioni di silicati di

magnesio, come antigorite, forsterite e clorite. Le fessure delle serpentiniti sono spesso colmate da amianto in

fibre lunghe sino a 2 m (le cave di amianto più importanti sono situate nella zona di Campo Franscia). Il colore

della roccia è un verde più o meno scuro, talvolta con screziature di toni differenti, così da ricordare la pelle del

serpente. Per alterazione dei minerali di ferro contenuti si ricoprono di una patina rugginosa rosso bruna.

L’aspetto brullo e quasi riarso dei rilievi serpentinosi, oltre all’imponenza delle coltri detritiche che li cingono

deve avere ispirato le leggende di incendi e cataclismi immani. In genere compatte e massicce, possono

assumere tessitura foliata, che le rende facilmente riducibili in lastre sottili.

L’estrazione del serpentino rappresenta per la Val Malenco un’importante risorsa economica sin dal

1300, quando ebbe inizio l’utilizzo di questa pietra per la copertura dei tetti con le così dette piode. Gli statuti

malenchi ricordano un istituto chiamato “dazio piodario” sotto forma di boccali di vino, che i mercanti grigioni

erano soliti pagare ai piodè al passaggio del ponte con i carichi di lastre di pietra. Intorno alla metà dell'800, 150

erano gli artigiani occupati annualmente nella lavorazione della "pioda”. Le cave principali si trovano tra Chiesa

in Valmalenco e San Giuseppe, nella cosiddetta zona del Giüèl, sui due versanti della valle incisa dal torrente

Mallero; altre cave sono poste a nord di Torre Santa Maria, presso Campo Franscia, ad est di Lanzada, e alle

pendici del Pizzo Tremogge. Oggi le cave più antiche sono abbandonate, ma costituiscono motivo di visita, con le

vecchie baite costruite con le stesse lastre in pietra, le unità di lavorazione (cava sotterranea e piazzale di taglio).

Ma la Valmalenco ha vocazione "mineralogica" molto antica, e non solo per il serpentino: fin dal

Medioevo si conosceva la pietra ollare, adatta alla lavorazione perché particolarmente tenera, ed usata

soprattutto per fabbricare masserizie da cucina. Nel 1.700 in Valmalenco ebbe inizio anche l'attività estrattiva

per minerali quali il talco e la steatite.

Page 81: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 81

Tra il 1300 e il 1400 la Valmalenco affrontò uno dei periodi più difficili della sua storia: fu

teatro di molte catastrofi, quali alluvioni, terremoti, frane, siccità e gelo, che culminarono nel 1630

con un’ epidemia di peste, che decimò paesi e frazioni. La dominazione dei Grigioni (1512-1797),

contraddistinta da tensioni religiose, fece rivivere nuovo splendore alla via carovaniera: i traffici

commerciali per il Centro Europa attraverso il Passo del Muretto trovarono nuovo slancio, favorendo

un significativo sviluppo dell’area sotto il profilo economico e soprattutto culturale. L’opera di

colonizzazione della montagna da parte di popolazioni migranti da aree di confine contribuì

ulteriormente ad una differenziazione dei tipi edilizi con influssi esterni. Ai Grigioni seguirono i

Francesi e poi gli Austriaci, che istituirono le prime scuole pubbliche.

A partire dal 1800 la nascita dell’alpinismo diede vita allo sviluppo delle attività turistiche e

dei nuovi mestieri ad esse connesse.

Con l’inizio del Regno d’Italia, nel 1861, le ristrettezze economiche portarono ad un processo

migratorio rivolto soprattutto alle Americhe e all’Australia. Le difficoltà economiche del dopoguerra e

la vicinanza del confine svizzero fondarono i presupposti per lo sviluppo del contrabbando, creando

un vero e proprio “mestiere”.

Gli anni ’60 furono caratterizzati dalla diffusione delle discipline sportive invernali, che

portarono alla costruzione degli impianti di Caspoggio e Chiesa Valmalenco.

Chiesa, oggi capoluogo della Valmalenco, è stata storicamente tappa obbligata per il transito

verso il passo del Muretto, grazie anche alla protezione offerta dal Castello di Malenco (di cui oggi

sono visibili i resti a Caspoggio), e del “Castellaccio” di Costi Battaini (distrutto negli anni ’50 per

lasciare spazio alle cave di Serpentino).

TESTIMONIANZE DI CULTURA MATERIALE E FORMALE DEL LUOGO

Il paesaggio e le dimore rurali hanno da sempre rappresentato una continuità visiva, che solo le

trasformazioni radicali di vita e di costume degli anni ‘60 e ‘70 del Novecento hanno saputo

modificare sensibilmente. A ciascuna vallata alpina e prealpina è infatti attribuibile un accento

particolare nell’uso dei materiali e delle tipologie abitative, sempre tenendo conto della mobilità nei

diversi livelli di quota, che ha caratterizzato la vita semi-nomade degli insediamenti tradizionali dei

contadini-pastori.

Per quanto riguarda la Valtellina e, in particolare, il territorio della Comunità Montana di

Sondrio, l’utilizzo pressoché esclusivo dei materiali locali, legno e pietra, era legato sia al particolare

contesto economico-sociale, che al razionale sfruttamento delle loro caratteristiche costruttive e

strutturali. Quando entrambi gli elementi erano disponibili e tra loro compatibili venivano utilizzati

Page 82: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 82

coerentemente con le rispettive specificità: il legno nelle strutture resistenti a trazione e flessione

(solai, architravi, strutture di copertura), la pietra nelle strutture a compressione (muri, fondazioni,

piedritti). Con riferimento all’utilizzo di materiale lapideo spicca l’esempio della Valmalenco, ricca di

ardesia e di scisti, rocce idonee alla preparazioni di pietre ai fini edificatori, la quale sviluppò

notevolmente l’utilizzo del pietrame anche per le coperture a ‘piode’. L’impiego del legname fu

piuttosto raro, tanto che solamente alcune località della valle presentano edifici con struttura mista

pietra-legno. Il legno, quando veniva usato, era limitato alle strutture orizzontali, a quelle di copertura

e soprattutto alle specchiature di aerazione dei fienili.

In alcuni casi sporadici, come all’Alpe Lago, all’Alpe Pirlo e all’Alpe Prato di Mezzo (Chiesa in

Valmalenco), ci sono edifici rurali interamente costruiti con il sistema a “block-bau”, caratterizzato

dall’utilizzo dei tronchi incardinati. La tecnica, molto antica e di derivazione nordica, era diffusa in

tutta l’Europa centrale. Essa prevedeva un sistema ortogonale di travi in legno, incastrate negli angoli

attraverso la realizzazione di due incavi, uno inferiore e l’altro superiore, a circa 20/30 centimetri

dall’estremità. L’intera struttura in legno poggiava generalmente sopra un basamento costruito in

muratura di pietrame per garantire l’isolamento del legname dall’umidità del terreno, dalla pioggia e

dalla neve.

Così come per l’utilizzo dei materiali, anche per le tipologie abitative non esistevano forme

fisse e rigide: in base alle risorse disponibili, al clima ed alle attività produttive, la dimora contadina

mutava i suoi spazi. Le peculiarità abitative non erano tanto legate all’area geografica definita dalla

latitudine e dall’altitudine, quanto, piuttosto, alla modalità di gestione del territorio de terminata

dalla morfologia del terreno e dalle caratteristiche climatiche della zona. Emblematico di questo

fenomeno era lo spostamento primaverile ed estivo delle famiglie con il bestiame. Gli insediamenti

rurali, inseriti in una complessa rete di percorsi che garantivano l’utilizzazione degli alpeggi sul

versante alpino, a tutte le quote, nelle stagioni più propizie, erano inevitabilmente condizionati

dall’attività della transumanza.

Il senso di appartenenza alla comunità, intesa come solidarietà paesana e intreccio stretto di

relazioni con momenti di cooperazione nelle attività lavorative, predominante in numerose realtà

valtellinesi, è tuttora evidente in alcune contrade. La traduzione tangibile di tale complessità è

percepibile nell’intrico di collegamenti interni, percorsi che talora si sviluppavano al di sotto delle

case, passaggi ad arco, voltine e sostegni, scalette aeree, cortili intersecantisi o contigui organizzati in

una complessa rete topografica. Man mano che si risale la valle, le corti tendono a farsi più chiuse,

stringendosi e così divenendo un elemento annesso alla singola abitazione. Esempio limite di questa

corte comune è la “trüna” tipica della Valmalenco. In essa la corte diviene una galleria coperta, con

Page 83: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 83

funzione di collegamento tra gli edifici, su cui prospettano le porte delle cucine e dei focolari con un

arco di entrata e uno di uscita, come si può riscontrare nella trüna alla contrada Bricalli a Caspoggio, e

in quella nel centro di Lanzada.

Questo insediamento di tipo “compatto” è caratterizzato dalla presenza in alcuni casi di veri e

propri edifici collettivi, “plurimi” (località Costi, Chiesa Valmalenco) in cui gli spazi erano condivisi

secondo un’organizzazione familiare e sociale comunitaria

Elemento comune della casa rurale è costituito dal coesistere di ambienti in cui si svolgeva la

vita domestica, il lavoro, la vita sociale; ambienti tra loro organizzati in modo molto libero. Nella

struttura di questi organismi lo spazio “privato” è minimo. La dimora rurale è strettamente legata

all’attività produttiva: residenza e lavoro sono intesi in modo unitario.

Le relazioni e le compenetrazioni tra l’abitazione domestica ed il rustico inerente l’attività

produttiva variano a seconda delle condizioni geo-antropiche. In Valmalenco, la caratteristica

principale della dimora permanente consiste nella divisione tra abitazione (cà) e stalla-fienile (masun),

dislocate in un rustico separato. Talvolta l’insieme della dimora si tripartisce con l’aggiunta di una

piccola costruzione, il “casèl’, per la conservazione dei prodotti caseari.

Quando l’attività dell’uomo lo richiedeva, alcuni edifici erano destinati esclusivamente ad

impianti produttivi: fra gli esempi spiccano nell’area di indagine i Torni di Valbrutta a Lanzada.

A quote più elevate la dimora non era più costituita da un insediamento vero e proprio, ma da

semplici ripari, per il bestiame e per i pastori, o da piccole baite poste in prossimità degli abbeveratoi.

In Valmalenco, la dimora temporanea del maggengo tendeva ad essere piuttosto accentrata, anche se

esistono esempi di nuclei sparsi. In quest’ambito i caratteri distintivi si attenuano a favore di scelte

essenziali dettate dall’austerità dell’ambiente: dalla baita d’alpeggio e dal ricovero elementare e

smontabile del “calecc” si passa al “bàet” in legno, prefabbricato minimo ed essenziale per il riparo

notturno, utilizzato soprattutto sul versante orobico.

Page 84: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 84

Fig. 36-Localizzazione

delle baite e dei

nuclei sparsi nella

zona di intervento

(fonte: PGT)

SIGNIFICATO CULTURALE DEL TORRENTE

La presenza dei corsi d'acqua nella catena alpina è strettamente relazionata alla morfologia del

territorio e da sempre caratterizza gli aspetti della vita delle popolazioni, nel normale confrontarsi e

convivere con l’ambiente circostante. Ecco allora come nelle vallate di questa natura il fiume o il

torrente riveste un’importanza fondamentale ai fini del normale svolgimento delle attività umane.

Oltre all’utilizzo delle acque come elemento di prima necessità (fontane, lavatoi, irrigazione agricola,

abbeveratoio per il bestiame), se ne sfrutta l’alveo come fonte di approvvigionamento di materie

prime, quali il pietrame, spesso utilizzato per la costruzione delle abitazioni, dei muri, dei selciati.

L’acqua corrente allo sbocco dei torrenti ha inoltre favorito nel tempo la nascita e lo sviluppo

dei centri abitati della fascia pedemontana: anche qui ovviamente per soddisfare i bisogni primari e,

sia pure con rudimentali derivazioni e dislivelli di pochi metri, per l’installazione di ruote idrauliche

per azionare mulini, piccole officine meccaniche e falegnamerie, oltre a permettere l’irrigazione di

buona parte dei terreni. La forza delle acque è stata a lungo sfruttata per portare a valle il legname di

Page 85: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 85

esbosco. Il torrente riveste allora un grande significato culturale, è una necessaria fonte di energia,

materiale e psicologica, fino a portare la popolazione ad attribuire alla sua presenza un ruolo

fondamentale nello svolgimento naturale di qualsiasi attività o iniziativa.

Relativamente in tempi recenti sono stati realizzati, con finalità di protezione degli abitati,

interventi di regimazione dei corsi d’acqua, snaturandone in alcuni tratti anche il letto attraverso la

costruzione di alte briglie, scogliere, argini od artificializzandone il fondo; indubbia la perdita di

naturalità e la diminuzione dei valori paesaggistici ed estetici, oltre che funzionali, connessi.

Un importante aspetto relativo alla forza delle acque è la realizzazione di impianti

idroelettrici, che pesante influenza hanno avuto sulla storia e la geografia recente della Valmalenco.

L’asta idroelettrica della Valmalenco è attualmente composta da:

- due serbatoi artificiali (Alpe Gera e Campo Moro);

- tre centrali (Campo Moro, a monte, quota 2000 metri – Lanzada, quota 1000 metri - Sondrio, a valle,

quota 300 metri).

La diga di Alpe Gera, situata nel comune di Lanzada ed è stata realizzata tra il 1961 e il 1964. Ha

permesso la formazione del bacino artificiale omonimo a quota 2128 metri con un invaso massimo di 68 milioni

di metri cubi, pari alla capienza di 63.000 piscine olimpioniche. Lo sbarramento, costituito da una diga massiccia

a gravità in calcestruzzo, è lungo 530 metri e alto 174 metri, come un grattacielo di 58 piani, con un volume

totale pari a 1.700.000 metri cubi, sufficienti a contenere il Duomo di Milano. La diga è attraversata in senso

longitudinale da dieci cunicoli collegati tra loro, e al coronamento con un impianto ascensore che, percorrendo lo

sbarramento verticalmente per 140 metri, è uno tra i più alti d'Europa. Lo sbarramento di Campo Moro,

costruito tra il 1956 e il 1958, è costituito da due dighe separate da un grande sperone roccioso. La diga est, in

calcestruzzo, alta 96 metri (come un grattacielo di 32 piani) e lungo 180 metri, è più grande di quella ovest, in

pietrame, alta 35 metri (come un palazzo di 32 piani). Il bacino di Campo Moro ha una capacità massima di 11

milioni di metri cubi d’acqua, pari alla capienza di 10.200 piscine olimpioniche. Le acque raccolta nell’invaso di

Alpe Gera a quota 2125 metri giungono, con un salto medio di circa 133 metri, alla centrale di Campo Moro.

La centrale di Campo Moro è stata costruita nel 1965 interamente in una caverna artificiale collegata

all'esterno grazie a una galleria lunga 570 metri. Ha una potenza di 35.000 KW, pari a quella di 66 Ferrari di

Formula 1; produce circa 33 milioni di kwh all'anno, pari al fabbisogno medio annuo di circa 14.000 famiglie. Al

termine dell'utilizzo nell'unico gruppo di produzione di energia elettrica le acque vengono rilasciate nel serbatoio

di Campo Moro alla quota media di 1950 metri.

Il serbatoio di Campo Moro è collegato alla centrale di Lanzada grazie ad una galleria di derivazione

lunga 8 km. e due condotte forzate lunghe 1500 metri. Le acque giungono a Lanzada dopo aver effettuato un

salto di 1000 metri.

Page 86: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 86

La centrale di Lanzada, formata da tre gruppi di produzione uguali, ha una potenza totale di 210.000

KW (70.000x3), pari a quella di 390 Ferrari di Formula 1. E' entrata in funzione nel 1955 (alimentata dalle acque

dei torrenti Cormor e Scerscen raccolte nel serbatoio di Campo Moro, e da quelle dei torrenti Campagneda,

Prabello e Antognasco) e produce in media 280 milioni di kwh ogni anno, pari al fabbisogno annuo di circa

135.000 famiglie. Nel 1963 è entrata in funzione la centrale di Lanzada ausiliaria, alimentata con le acque del

torrente Mallero derivate in località Curlo. Le acque utilizzate dalla centrale di Lanzada giungono infine alla

centrale di Sondrio attraverso una galleria lunga circa 10 km. e una condotta forzata lunga 1.375 metri.

La centrale di Sondrio, formata da due gruppi di produzione uguali, ha una potenza totale di 146.800

KW (73.400x2), pari alla potenza di 275 Ferrari di Formula 1. E' entrata in servizio nel 1960 (alimentata dalle

acque restituite dalle centrale di Lanzada, e da quelle dei torrenti Lanterna e Antognasco) e produce in media

410 milioni di kwh ogni anno, pari al fabbisogno annuo di circa 197.000 famiglie.

Per quanto riguarda i cosiddetti “piccoli impianti” nel 1995 la società “Foraschetto” ha realizzato una

centralina in località Chiareggio sui torrenti Forasco e Foraschetto; nel 1997 la società “Idroelettrica dell’Adda”

ha realizzato una centralina in località Tornadri sul torrente Lanterna; nel 2001 la società “Energia e Ambiente”

ha realizzato una centralina in località Senevedo sul torrente Mallero; nel 2002 la società “Nuova Serpentino” ha

realizzato una centralina in località Basci sul torrente Giumellini, la società “Tecnowatt” ha realizzato una

centralina in località San Giuseppe sul torrente Entovasco e una centralina in località Franscia sul torrente

Scerscen. (tratto da www.malenco.it)

INDIVIDUAZIONE DEL PAESAGGIO COME META TURISTICA

Il comune di Chiesa in Valmalenco è caratterizzato dalla presenza di massicci alpini di straordinaria

bellezza e suggestione, che alle alte quote delineano scenari grandiosi e di elevato pregio, teatro di

numerosi itinerari escursionistici ed alpinistici. Coronato da versanti rocciosi o densamente boscati,

terrazzamenti e residuali praterie montane arricchite da agglomerati rurali ancora ben conservati, il

fondovalle mostra i segni di interventi antropici sostanziali, non sempre integrati con il paesaggio

montano in cui si inseriscono.

Centro economico e turistico di maggior rilevanza dell'intera vallata, Chiesa in Valmalenco ha

di fatto risentito dagli anni Settanta-Ottanta di una eccessiva espansione urbanistica, legata per lo più

alla realizzazione di seconde case per la villeggiatura. Il risultato ha in parte svilito la bella conca posta

a 1.000 m di quota in cui il paese si colloca, facendone perdere in buona parte i connotati storici e

architettonici originari, nonché i pregi paesistici. Il paese ha saputo peraltro dotarsi di infrastrutture

turistiche importanti, fra cui impianti di risalita per la pratica dello sci alpino, discrete strutture

alberghiere e un'efficiente rete commerciale.

Page 87: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 87

Fig. 37- L'area di inserimento dell’impianto (in rosso) nel contesto sciistico della Valmalenco.

Per nulla trascurato appare il settore industriale, che, oltre alla rilevante attività edilizia, vanta

diverse imprese per l'estrazione e la lavorazione del serpentino, ottima pietra da costruzione, e delle

tegole per la copertura dei tetti (piode); assai più marginale la pietra ollare, che oggi viene utilizzata

per la produzione di oggettistica ed artigianato locale. Spesso proprio le esigenze di queste attività

sono quelle maggiormente in contrasto con la vocazione turistica del territorio: le cave di rocce

serpentinose, ad esempio, sono diffuse in tutto il settore centrale della Valmalenco; in particolare, la

parte più bassa dello sperone di Primolo sopra la strada per Chiareggio (ossia parte della zona di

intervento) è intagliata a gradini e squadrata geometricamente, con ben evidente il colore verde oliva

degli interventi più recenti. La montagna, completamente spogliata dalla vegetazione, è composta

unicamente da frammenti di roccia che le ricoprono il fianco, conferendole un aspetto quanto meno

particolare.

Se oggi quanto meno le vecchie cave, utilizzate già dal 1300, sono abbandonate, è ancora

possibile visitarle, almeno in parte, unitamente alle "giuèl", ossia le unità di lavorazione composte,

oltre che dalla cava, anche dal piazzale di taglio. In alcune sezioni, del resto, vecchi ambiti estrattivi

sono stati riqualificati o riabilitati al turismo, grazie alla identificazione di itinerari ad hoc.

Page 88: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 88

Fig. 38- Turismo e industria: seconde case e ambiti estrattivi ritagliati dagli impervi versanti coesistono nell'area di Chiesa in Valmalenco.

L'ecomuseo Minerario della Bagnada nasce nel comune di Lanzada con l'idea di raccontare la storia di

un'attività che ha segnato la vita dei valligiani e connotato fortemente il territorio della Valmalenco: l'estrazione

del talco. La Miniera della Bagnada fu scoperta verso la fine degli anni ’20 dalla Società Anonima di Amianto

dell’ingegner Grazzani di Milano, che ottenne la prima concessione di ricerca mineraria nel 1936.

In realtà, già nel 1870, alcune società impegnate nell’estrazione dell’amianto intuirono le potenzialità

del talco; tuttavia le difficoltà tecniche e la scarsa richiesta sul mercato di una materia prima ancora poco

conosciuta fecero cadere l’interesse.

Lo sfruttamento intensivo del giacimento della Bagnada, scoperto appunto durante le ricerche di nuovi

filioni di amianto, si prolungò per oltre 50 anni, fino alla metà degli anni 80. L’attività di coltivazione della

Miniera era piuttosto rudimentale, basata sul lavoro manuale e priva di aiuti di tipo meccanico. Prevedeva il

trasferimento del talco attraverso teleferiche e un’organizzazione della forza lavoro in squadre di 25 minatori

che si dividevano le incombenze di ogni giorno. L’estrazione del talco rappresenta ancora oggi un aspetto

fondamentale nell’economia della Valmalenco, che con una sola miniera attiva si impone nel mercato

internazionale. Certo, l’evoluzione tecnologica ha apportato alle modalità di coltivazione profondi cambiamenti

in termini di modernità, senza cancellare la memoria storica che la Miniera della Bagnada vuole oggi

testimoniare.

Oggi è possibile visitare la miniera situata nel comune di Lanzada. Il percorso tematico si articola in tre

momenti:

- Visita della Galleria

Incontro con il talco, spostamenti nella miniera di uomini e materiali, fasi del lavoro in miniera, sistema

di coltivazione, incontro con i quarzi;

- Museo Minerario

Incontro con la storia, oggetti del lavoro in miniera e di altre attività estrattive;

- Museo Mineralogico

Page 89: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 89

Esposizione dei minerali della Valmalenco.

ORARI

Visita con guida - Prenotazione obbligatoria

Tutti i sabato e domenica

PRENOTAZIONI

Le visite si eseguono con prenotazione obbligatoria presso l’Ufficio Turistico della Valmalenco

(www.minieradellabagnada.it)

Per quanto riguarda l’escursionismo, numerosi sono i tracciati presenti in Valmalenco, che si

caratterizzano per la disponibilità di elementi di interesse complementari, fra i quali il Parco Geologico

di Chiareggio e il Sentiero Glaciologico del Ventina. Si segnalano i sentieri che formano l’Alta Via della

Valmalenco, l’area turistica del lago Palù e quella della Piana di Campagneda, ai Piedi del Pizzo

Scalino. Nell’area vasta di intervento transita il Sentiero Rusca, percorso dedicato all'arciprete di

Sondrio protagonista delle tormentate vicende religiose nella Valtellina del ‘600. L’itinerario

escursionistico, promosso dalla Comunità Montana di Sondrio, parte dal capoluogo provinciale e,

attraversando il Passo del Muretto, giunge fino al paese svizzero di Thusis, in Svizzera. Presso Chiesa

l’itinerario percorre la via Rusca fino al ponte del Curlo, dove si trova la traccia dell’antica cavallera

che saliva alla località Castellaccio (attualmente occupata dalla “Nuova Serpentino d’Italia”), in

prossimità della zona di intervento. Il percorso continua per ca. 880 metri lungo la strada veicolare

per S. Giuseppe e Chiareggio fino al bivio del Giovello, dove la cavallera attraversava il ripido versante

occupato dalle discariche delle antiche cave di piode; superata quest’area si prosegue fino a San

Giuseppe lungo una buona mulattiera. Da San Giuseppe nuovamente strada asfaltata per ca. 1.200 m,

fin dove si scende nel Sabbionaccio, ove il tracciato si sviluppa in parte lungo le piste di fondo fino a

Caròtt ed in seguito a Senevedo e Chiareggio. Il percorso si presenta come un asse pedonale

percorribile (da Maloja a Sondrio e viceversa) in due o più tappe, opportunamente segnalato con

apposita cartellonistica direzionale e turistica.

Page 90: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 90

Fig. 39 - Raffigurazione del Sentiero Rusca da Sondrio al Passo del Muretto (da www.cmsondrio.it). In giallo l’area principale di intervento (Giovello – Castellaccio –San Giuseppe).

Fig. 40 - Panorama dalla funivia "Snow eagle" per l'Alpe

Palù. In rosso è indicativamente individuata l'area di

intervento (Giuel – Castellaccio) (da

http://www.crazyboards.it).

Page 91: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 91

Fig. 41 - Estratto della carta escursionistica della CM di Sondrio per l’area vasta di intervento.

Fig. 42- Maggengo abbandonato sul versante in destra idrografica interessato dalla costruzione della galleria.

Si notino le costruzioni realizzate interamente in pietra.

Page 92: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 92

ANALISI DI IMPATTO PAESISTICO DELL’INTERVENTO

Secondo quanto previsto dall'analisi paesaggistica proposta a livello regionale, il giudizio complessivo

circa la sensibilità di un paesaggio si basa su tre differenti modi di valutazione:

• Morfologico-strutturale,

• Vedutistico,

• Simbolico.

Da tali chiavi di valutazione si determinano in forma numerica le “Classi di sensibilità”, che possono

essere "Molto bassa", "Bassa", "Media", "Alta" o "Molto alta".

Sulla base delle valutazioni effettuate in riferimento alle tre chiavi di lettura, che compongono

la Tabella 1A, ed ai tre modi di valutazione (Tabella 1B), si applicano i seguenti valori di giudizio

complessivo espressi in forma numerica:

• 1 = Sensibilità paesistica "molto bassa";

• 2 = Sensibilità paesistica "bassa";

• 3 = Sensibilità paesistica "media";

• 4 = Sensibilità paesistica "alta";

• 5 = Sensibilità paesistica "molto alta".

Caratteri del sito

L’impianto ricade in Comune di Chiesa in V.co, fra le quote 1.024 e 1.354 m circa, con sviluppo in

lungo il torrente Mallero e i limitrofi versanti. Sono previsti scavi e riporti per la realizzazione

dell’opera di presa, di una galleria nella quale sarà alloggiato un tratto di condotta forzata; al termine

del tunnel, quest’ultima verrà interrata sino al raggiungimento della centrale di produzione, prevista a

valle dell’area industriale Nuova Serpentino d’Italia. Per raggiungere tale sito sarà necessario

realizzare una pista di accesso, che si inserisce nel contesto dell’area industriale. Poco oltre sarà

costruito anche il canale di scarico delle acque captate nel torrente Mallero. Nella medesima area è

previsto il posizionamento della linea elettrica interrata e la realizzazione della cabina elettrica.

Limitatamente al potenziamento della linea elettrica sarà interessato anche l’ambito urbano di

Chiesa. I cospicui volumi di materiale inerte movimentato troveranno collocazione nella sistemazione

dei siti delle opere in progetto, mentre il materiale in esubero verrà trasportato all’interno di un’area

di cava dismessa (ex miniera Ponticelli a Lanzada).

Page 93: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 93

Il territorio delle aree di cantiere è solo in parte colonizzato da vegetazione spontanea, vista la

presenza di aree industriali e di cava, ma anche di ammassi detritici e alvei fluviali; le comunità

presenti sono in prevalenza costituite da cespuglieti e boschi pionieri che si sono sviluppati lungo i

rocciosi versanti subverticali, gli accumuli di frana o le valli incise lungo i pendii.

VALUTAZIONE MORFOLOGICO-STRUTTURALE.

Chiave di lettura sovralocale

1. Strutture morfologiche di particolare rilevanza nella configurazione di contesti paesistici (crinali,

orli di terrazzi, sponde fluviali e lacuali,….)

Lo skyline della Val Malenco abbraccia le cime più elevate delle Alpi retiche (Gruppo del Bernina e del

Disgrazia, oltre che quello dello Scalino 3.323 m) che raggiungono i 4.000 m e definiscono un contesto

tipicamente alpino. Nude pareti subverticali profilano la vallata; alle quote più basse l’attività

estrattiva condotta nel corso dei secoli ha profondamente mutato l’aspetto originario del paesaggio,

creando contesti significativamente alterati, talvolta però comunque suggestivi. Attraversa e incide la

valle il torrente Mallero, che, spumeggiante, scorre incassato alla base dei ripidi pendii.

2. Aree o elementi di rilevanza ambientale che intrattengono uno stretto rapporto relazionale

con altri elementi nella composizione di sistemi di maggiore ampiezza (componenti dell’idrografia

superficiale, corridoi verdi, aree protette, boschi, fontanili,…..)

La porzione della Valmalenco posta a maggior quota riveste un particolare valore ecologico ed

ecosistemico, confermato dalla presenza di SIC e ZPS; nella sezione valliva interessata dalle opere il

versante posto in sinistra idrografica ricade nelle Aree di primo livello della Rete Ecologica Regionale. Il

corso d’acqua, unitamente alla vegetazione che lo fiancheggia, assume normalmente particolare

rilevanza nell’ambito della continuità ecologica e dei collegamenti monte-valle. I torrenti uniscono

infatti anche in modo fisico le aree di fondovalle con le vette più alte, identificandosi come via di

transito e comunicazione fra popolazioni e individui di specie. I boschi presenti nell’area indagata

sono invece più frammentati e stentati, in buona parte di carattere pionieristico, hanno finalità

prioritariamente protettive.

3. Componenti proprie dell’organizzazione del paesaggio agrario storico (terrazzamenti,

maglie poderali segnate da alberature ed elementi irrigui, nuclei e manufatti rurali distribuiti

secondo modalità riconoscibili e riconducibili a modelli culturali che strutturano il territorio agrario)

Page 94: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 94

Diversi sono gli elementi che caratterizzano l’ambito in esame dal punto di vista paesaggistico: i

terrazzamenti ricavati storicamente sui ripidi versanti, le abitazioni rurali che sorgono nei maggenghi

in quota, talvolta abbandonati, e le case sparse, le praterie secondarie, che contribuiscono ad

arricchire la diversità ambientale e paesaggistica complessiva del territorio. Essi sono legati fra loro

dalla maglia dei percorsi di collegamento monte-valle, ossia dalle storiche mulattiere ancora oggi in

parte ben conservate.

4. Elementi fondamentali della struttura insediativa storica (percorsi, canali, manufatti e

opere d’arte, nuclei, edifici rilevanti)

I sentieri e le mulattiere ancora presenti nell'area testimoniano gli spostamenti in senso altitudinale

compiuti durante il corso dell'anno dalle popolazioni locali, che nei secoli hanno sfruttato i vari livelli

di quota per la pratica delle tradizionali attività agro-silvo-pastorali, utilizzandoli nei momenti più

favorevoli. La valle del torrente Mallero è stata anche strategica via di comunicazione fra Valtellina ed

Engadina attraverso il Passo del Muretto. Rivalutati anche in chiave escursionistica-ciclistica, questi

percorsi vengono utilizzati oggi per vivere la ruralità con spirito ben differente da quello originario,

conservando però il fascino e il valore storico-culturale primordiale.

Fig. 43- Depositi di materiale lapideo nella zona del Giuèl (Giovello)

Fra i tracciati più noti si cita

il Sentiero Rusca,

recentemente valorizzato

dalla Comunità Montana di

Sondrio, ma anche la storica

via per San Giuseppe che si

snoda in destra idrografica,

collegando Primolo e il

Giovello, o il tracciato fra le

fraz. Curlo e Albareda. Non

si possono poi non citare le

attività estrattive, che hanno

fortemente modificato i

versanti della zona, sia attraverso le attività di scavo, che per quelle di deposito dei materiali

inutilizzati, posizionati apparentemente in precari cumuli sui versanti che contribuiscono a creare un

suggestivo contesto.

Page 95: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 95

5. Testimonianze della cultura formale e materiale caratterizzanti un determinato ambito

storico-geografico (per esempio quella valle o quel tratto di valle); soluzioni stilistiche tipiche ed

originali, utilizzo di specifici materiali e tecniche costruttive (l’edilizia in pietra o in legno, i muretti a

secco,….); il trattamento degli spazi pubblici.

Sul territorio in esame, oltre ai nuclei rurali più significativi, sono presenti anche costruzioni sparse: ad

eccezione delle edificazioni più recenti, si riconosce uno stile univoco, in cui spicca l’utilizzo dei

materiali di reperimento locale (essenzialmente la pietra), ma anche di forme costruttive piuttosto

semplici e funzionali. Interessanti anche le mulattiere lastricate, i muri a secco e le cappelle votive che

completano il paesaggio di questa porzione della Valmalenco.

Chiave di lettura locale

1. Segni della morfologia del territorio (dislivello di quota, scarpata morfologica, elementi

minori dell’idrografia superficiale,…)

L’area di intervento comprende sezioni a ridosso del Mallero, che scorre con impeto torrentizio in una

valle incisa, caratterizzante la morfologia del territorio. I versanti limitrofi, e in particolare quelli che si

sviluppano in destra idrografica, sono in parte interessati da copertura forestale, disposta in modo

frammentario. Sono presenti cespuglieti e vegetazione erbacea a copertura di cenge e piccole

superficie prative, in alternanza ad ammassi detritici e speroni rocciosi. Valli strette e profonde si

susseguono segnando il versante, che appare di conseguenza particolarmente impervio ed

accidentato. Alle quote minori il progetto interviene anche lungo ambiti già profondamente alterati

dalle attività antropiche, soprattutto di carattere estrattivo, che li hanno visibilmente degradati. Il

potenziamento della linea elettrica interrata si inserisce in un ambito urbano.

2. Elementi naturalistico – ambientali significativi per quel luogo (alberature, monumenti

naturali, fontanili o zone umide che non si legano a sistemi più ampi; aree verdi che svolgono un

ruolo nodale nel sistema del verde locale,….).

La diversità ambientale della Valmalenco è data indubbiamente dal considerevole dislivello verticale

che la caratterizza, e che permette di ritrovare entro uno spazio abbastanza ristretto tutte le

successioni vegetazionali caratteristiche dei versanti alpini, in particolare quelle su substrato acidofilo.

L’alternanza fra ambienti boscati e praterie/pascoli riveste indubbio interesse ecologico alle quote

considerate, come pure le formazioni boscate, più continue sul versante posto in sinistra idrografica.

Page 96: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 96

Fig. 44- Il

Mallero a

valle del

punto di

rilascio (loc.

Castellaccio)

3. Componenti del paesaggio agrario storico (filari, elementi della rete irrigua e relativi

manufatti, percorsi poderali, nuclei e manufatti rurali,….)

L’architettura locale dei nuclei rurali si compone di diversi agglomerati e baite sparse, ove si

riconoscono le tipiche costruzioni in sasso con tetti coperti in piode, in parte però in stato evidente di

abbandono. Le recenti ristrutturazioni non hanno sempre saputo rispettare i caratteri costruttivi

originari, snaturandole con forme e materiali impropri, come pure gli edifici più recenti, realizzati

spesso senza porre particolare attenzione al contesto. Sono invece peculiari gli accumuli di materiale

lapideo nella zona del Giovello: i versanti risultano qui in buona parte ricoperti dalle discariche dei

residui di estrazione e lavorazione secolari delle cave, in cui spiccano le casupole e le tettoie dei

ricoveri costruiti per le operazioni di scalpellatura della pietra.

Anche i muretti a secco che sostengono i terrazzamenti e le mulattiere sono indubbi elementi

di interesse storico agrario che caratterizzano il paesaggio della zona e ne permettono la fruizione.

4. Elementi di interesse storico artistico (centri e nuclei storici, monumenti, chiese e cappelle,

mura storiche,…)

Oltre alla valenza storica-architettonica dei nuclei rurali montani e delle mulattiere, non si rilevano

nell’area vasta particolari elementi di spicco da questo punto di vista.

5. Elementi di relazione fondamentali a livello locale (percorsi –anche minori– che collegano edifici

storici di rilevanza pubblica, parchi urbani, elementi lineari –verdi o d’acqua- che costituiscono la

Page 97: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 97

connessione tra situazioni naturalistico-ambientali significative, “porte” del centro o nucleo urbano,

stazione ferroviaria,…..)

Il tracciato escursionistico denominato “Sentiero Rusca”, promosso dalla Comunità Montana fra

Sondrio e il Passo del Muretto, intercetta l’area interessata dalle opere sia nel posizionamento della

linea elettrica, in zona Castellaccio, che in prossimità della zona di presa (S. Giuseppe). Inoltre, verrà

interessato dal potenziamento della linea elettrica interrata un tratto della viabilità principale

(automobilistica) percorsa dal tracciato. Le interferenze sono di tipo temporaneo e teoricamente

limitate alla sola fase di cantiere.

6. Vicinanza o appartenenza ad un luogo contraddistinto da un elevato livello di coerenza sotto il

profilo linguistico, tipologico e d’immagine, situazione in genere più frequente nei piccoli nuclei,

negli insediamenti montani e rurali e nelle residenze isolate ma che potrebbe riguardare anche

piazze o altri particolari luoghi pubblici

Data la collocazione delle opere, il contesto omogeneo in cui si inseriscono è in buona parte quello di

tipo produttivo – estrattivo (“Giuél”), già caratterizzato da interventi di forte impatto paesistico. Si

segnala anche l’area prossima all’imbocco della galleria, che, pur in parte oggetto di risistemazioni

ambientali, assume attualmente valori poco naturaliformi. Per quanto attiene il corso d’acqua, si

notano allo stato di fatto diversi manufatti idraulici (briglie, arginature, strade arginali..) lungo buona

parte del tratto interessato dalla captazione, fattori che ne riducono indubbiamente la naturalità già

allo stato di fatto, ma anche i valori estetici-paesaggistici. Nonostante ciò la presenza di una strada

arginale nel tratto superiore della derivazione ne consente un comodo approccio e l’utilizzo per fini

turistico-ricreativi (pesca, attività balneare in estate presso le pozze createsi a monte di alcune delle

briglie più alte). Infine va ricordato che il deposito del materiale lapideo in eccedenza verrà in parte

effettuato nella zona della miniera Ponticelli in comune di Lanzada, interessando un contesto ben più

ampio, che comprende la viabilità verso le alte cime del gruppo dello Scalino e del Bernina.

VALUTAZIONE VEDUTISTICA

Chiave di lettura sovralocale

1. Siti collocati in porzioni morfologicamente emergenti e quindi visibili da un ampio ambito

territoriale (l’unico rilievo in un paesaggio agrario di pianura, il crinale, l’isola o il promontorio in

mezzo al lago,…)

Le opere hanno sviluppo per buona parte in interrato, fattore che di per sé ne limita l’individuazione

oltre le fasi temporanee di cantiere. Interventi che prevedono la costruzione di elementi in rilevato

Page 98: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 98

sono quelli relativi alla zona di presa, posta comunque nella valle incisa dal torrente Mallero

(sensibilità paesistica indicata come “molto elevata” dal PGT adottato). Vista la collocazione ben al di

sotto della piana di San Giuseppe e della strada per Chiareggio, la loro individuazione appare limitata

principalmente ad osservatori posti sulla strada arginale limitrofa al corso d’acqua. L’edificio centrale

e la relativa pista di accesso, nonché la cabina elettrica, sono altresì posti in parte fuori terra,

risultando potenzialmente individuabili dai versanti prospicienti (in particolare da una porzione

dell’abitato della fraz. Curlo e dal limitrofo versante), inserendosi però entro un contesto già di tipo

esplicitamente produttivo (Nuova Serpentino d’Italia) e degradato, che gli strumenti di pianificazione

locale intendono recuperare in termini paesistici.

Particolarmente evidente da plurimi punti di osservazione, poiché posto su alto versante, è l’imbocco

di valle della galleria; tale ambito è già stato oggetto di interventi di risistemazione ambientale a

seguito della dismissione di attività estrattive e, allo stato di fatto, è ancora poco integrato nel

contesto e artificializzato. In quest’area è previsto lo stoccaggio solo temporaneo dello smarino

proveniente dalla galleria.

La sottrazione di acqua dal torrente, infine, implica un cambiamento ben rilevabile a scala locale, per

lo meno nella sezione della derivazione a maggior quota, ben accessibile e avvicinabile attraverso la

viabilità minore esistente.

Il transito dei camion trasportanti lo smarino eccedente verso la miniera Bagnada-Ponticelli coinvolge,

come già detto, anche la porzione valliva nord-orientale lungo la viabilità principale. Si tratta di

un’area di interesse paesistico e fruitivo/turistico.

2. Il sito si trova in contiguità con percorsi panoramici di spiccato valore, di elevata notorietà,

di intensa fruizione, e si colloca in posizione strategica rispetto alla possibilità di piena fruizione del

panorama (rischio di occlusione)

I principali itinerari fruitivi di richiamo escursionistico e culturale della zona transitano in quota (es.

Alta Via della Valmalenco, Sentiero Italia) e non interferiscono con l’area di progetto. In tal senso sono

limitate anche le sovrapposizioni con la tratta pedonale Primolo-San Giuseppe, che nelle prime

versioni progettuali era oggetto di diretto intervento. Vengono ad ogni modo interessate alcune parti

del già citato Sentiero Rusca: la realizzazione delle opere non ne dovrebbe ostacolare la piena

fruizione, se non in relazione ad alcune fasi di cantiere (posizionamento cavidotti), né dovrebbe

penalizzare in seguito l’osservazione del circostante panorama. Sul versante sinistro idrografico ha poi

sviluppo il tracciato escursionistico Albareda-Chiesa.

Page 99: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 99

3. Appartenenza del sito ad una “veduta” significativa per integrità paesistica e/o per

notorietà (la sponda del lago, il versante della montagna, la vista verso le cime; rischio di

intrusione)

Anche in considerazione della presenza di attività estrattive in tutta la zona di intervento, non si

ritiene che le opere possano penalizzare in modo significativo le vedute attualmente consolidate.

Anche l’artificializzazione del torrente Mallero in varie sezioni derivate ne penalizza la naturalità allo

stato di fatto, sebbene il corso d’acqua conservi, soprattutto nelle fasi di disgelo e di maggiori portate,

un carattere altamente suggestivo.

Fig. 39 – Il severo versante in destra idrografica del torrente Mallero interessato dallo scavo della

galleria in progetto.

4. Percepibilità del sito da tracciati (stradali, ferroviari, di navigazione, funivie,…) ad elevata

percorrenza

La funivia Snow Eagle del comprensorio sciistico Chiesa in Valmalenco - Alpe Palù permette di

individuare la zona industriale della Nuova Serpentino d’Italia e parte dell’area del Giuèl,

comprendendo nella visione panoramica anche la zona di intervento posta alle quote inferiori. Data la

distanza, il contesto delle opere e la tipologia di costruzioni previste non si ipotizzano interferenze

negative di rilievo; le visuali di maggior pregio non dovrebbero essere infatti oggetto di

occlusione/interferenza. Appare però fondamentale effettuare i recuperi ambientali con la massima

Page 100: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 100

cura e attenzione, al fine creare un contesto quanto più possibile naturaliforme, evitando di creare

elementi di contrasto forti ed appariscenti, che dovrebbero limitarsi alle sole fasi di cantiere.

I principali siti di realizzazione delle opere si collocano del resto in parte in fregio alla viabilità locale

che dà accesso ad aree turistiche in quota (San Giuseppe, Chiareggio, Barchi..).

Chiave di lettura locale

1. Il sito interferisce con un belvedere o con uno specifico punto panoramico.

Le opere non interferiranno con i principali punti di vista e di fruizione del panorama locale, risultando

posizionate in parte in interrato e in ambiti a morfologia depressa o, ancora, in ambiti degradati o di

carattere industriale/produttivo. Considerando la funivia del comprensorio sciistico Chiesa in

Valmalenco - Alpe Palù come un punto di osservazione preferenziale del paesaggio, si sottolinea come

dalla stessa sia individuabile a distanza la zona industriale della Nuova Serpentino d’Italia/Castellaccio

e parte dell’area del Giovello, lasciando presupporre le maggiori interferenze nell’osservazione del

paesaggio per la fase di cantiere, temporanea, nella quale la compromissione dello scenario attuale

sarà più evidente; è indispensabile operare risistemazioni del versante particolarmente curate e

naturaliformi.

2. Il sito si colloca lungo un percorso locale di fruizione paesistico – ambientale (il percorso

vita nel bosco, la pista ciclabile lungo il fiume, il sentiero naturalistico,…)

Il Sentiero Rusca interseca la zona di presa in un ambito in cui il torrente ha, ad oggi, ridotta

naturalità, vista la presenza di briglie in alveo e arginature artificiali. A quote inferiori, nei pressi

dell’abitato di Chiesa, è prevista l’interferenza temporanea per l’interramento del cavidotto lungo un

tratto limitato (300 m) dell’itinerario, coincidente però con la viabilità ordinaria.

3. Il sito interferisce con le relazioni visuali storicamente consolidate e rispettate tra punti

significativi di quel territorio (il cono ottico tra santuario e piazza della chiesa, tra rocca e municipio,

tra viale alberato e villa,…)

Dal piano viario della strada per Chiareggio e dalla funivia per l'Alpe Palù alcune opere saranno

percepibili, come dalla porzione a maggior quota della frazione Curlo e dal sentiero Albareda-Chiesa,

di valenza escursionistica locale; non verrà ad ogni modo a modificarsi il quadro paesistico

complessivo, che già allo stato di fatto abbraccia aree industriali ed estrattive nel contesto analizzato.

Non si segnalano ulteriori interferenze, anche grazie alla disposizione in interrato di gran parte delle

opere. Indubbiamente le sistemazioni ambientali previste al termine dei cantieri richiederanno una

dovuta cautela, soprattutto laddove implicano lo stoccaggio, ancorché temporaneo, di materiale

Page 101: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 101

inerte e si collocano su versante (es. zona di Primolo) particolarmente visibile da molteplici punti di

vista.

4. Adiacenza a tracciati (stradali, ferroviari) ad elevata percorrenza

L'area è situata a debita distanza da tracciati ad elevata percorrenza.

VALUTAZIONE SIMBOLICA

Chiave di lettura sovralocale

1. Siti collocati in ambiti oggetto di celebrazioni letterarie (ambientazioni sedimentate nella

memoria culturale, interpretazioni poetiche di paesaggi, diari di viaggi,…) o artistiche (pittoriche,

fotografiche, cinematografiche) o storiche (luoghi di celebri battaglie…)

Il sito non rientra in questa casistica, anche se il Sentiero Rusca costituisce indubbiamente elemento

evocativo di memoria storica collettiva. L’intervento in progetto, del resto, collocandosi

prevalentemente in un contesto già caratterizzato da produzione industriale, non comporta radicali

cambiamenti della percezione dei luoghi e non modifica altresì la piena fruizione dei caratteri

simbolici riconosciuti e vissuti dalla popolazione insediata.

2. Siti collocati in ambiti di elevata notorietà e di forte richiamo turistico per le loro qualità

paesistiche (citazioni in guide turistiche)

La Valmalenco riveste complessivamente un buon interesse turistico, sia per quanto riguarda gli sport

invernali, disponendo di impianti per la pratica dello sci alpino e di quello nordico, ma anche per quelli

estivi (escursionismo, alpinismo, ciclismo…), o semplicemente per la villeggiatura e

l’osservazione/fruizione dei panorami delle alte quote. La zona di intervento si inserisce quindi in un

ambito montano di pregio, appartenendo però prevalentemente a settori ad indirizzo nettamente

industriale-produttivo. Considerata questa vocazione del contesto, ad ogni modo, sarà opportuno

pianificare le attività al fine di ridurre le interferenze soprattutto nella fasi di lavoro.

Chiave di lettura locale

1. Considerano quei luoghi che pur non essendo oggetto di (particolari) celebri citazioni

rivestono un ruolo rilevante nella definizione e nella consapevolezza dell’identità locale

L’area del Giuèl è indubbiamente rappresentativa delle attività estrattive storicamente in loco, ed è

dunque testimonianza di stili di vita di un tempo, facenti parte della tradizione malenca. Bosco e

torrente sono poi elementi fondamentali per lo sviluppo degli insediamenti umani: molteplici sono le

funzioni esercitate dalle comunità arboree, ad esempio in chiave protettiva (nella salvaguardia dei

Page 102: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 102

soprassuoli da eventuali dissesti idrogeologici, dall’erosione..), produttiva (materiale da fabbrica,

combustibili, alimenti come frutti e cacciagione, energia..), ecologica, paesaggistica, ricreativa. Il

legame è ancora oggi vivo sul territorio, sebbene la dipendenza dalle attività selvicolturali sia meno

forte che nei secoli passati. Per quanto attiene il corso d'acqua, il cui utilizzo per fini civili, produttivi

ed irrigui è fondamentale alla vita dell'uomo, assurge ad un ruolo insostituibile. In tutta la valle sono

stati sviluppati nel corso dell’ultimo secolo impianti idroelettrici anche di grandi dimensioni, mentre la

popolazione insediata ha sin da tempi antichi sfruttato la potenza delle acqua per ricavare energia e

sopperire alle necessità quotidiane. In tempi recenti si sono però sviluppati anche a livello locale

movimenti d’opinione fermamente contrari allo sfruttamento delle acque dei torrenti per finalità

produttive.

Rilevanza storico-testimoniale è anche quella dei sentieri, ancora in parte lastricati, unica via di

collegamento fra i nuclei sparsi e i maggenghi in quota sino alla realizzazione delle carrabili.

VALORI DI GIUDIZIO COMPLESSIVO

Sulla base di quanto riportato nei paragrafi precedenti, si può riassumere che secondo i modi di

valutazione:

• morfologico – strutturale: la classe di sensibilità risulta essere media; si riscontra la presenza di

strutture morfologiche e sistemi di interesse ambientale e naturalistico caratteristici del contesto

territoriale alpino, la cui sensibilità alla perturbazione è mediamente contenuta nella specifica

sezione di intervento. L’inserimento di buona parte delle opere in ambiti produttivi, o comunque

urbanizzati, garantisce infatti una minor ingerenza con le sezioni di pregio paesistico-ambientale

distribuite lungo la valle, soprattutto alle quote più elevate;

• vedutistico: la classe di sensibilità risulta essere alta: tracciati ad elevata percorrenza sono assenti

dall’area vasta considerata, sebbene la percezione di alcune parti/effetti dell’opera sia possibile lungo

sezioni della viabilità locale e itinerari di rilievo escursionistico – culturale, nonché dalla funivia per

l’Alpe Palù dalla distanza. La mancanza di punti d'accesso o di interesse in svariati ambiti di

inserimento delle opere limita la loro intercettazione da contesti limitrofi. L’entrata in funzione della

captazione determinerà condizioni di magra prevalenti lungo il corso d’acqua derivato, mutandone la

percezione da distanze ravvicinate;

• simbolico: la classe di sensibilità risulta essere media: i torrenti e i versanti limitrofi a quelli di

progetto rivestono indubbia valenza ecologica, sebbene l'utilizzo di materie prime (pietra, acqua e

legname) sia senza dubbio pratica già consolidata nella cultura locale sin dai tempi antichi. Il settore

di intervento, del resto, ha natura prevalentemente produttiva, in sintonia con le finalità di progetto.

Page 103: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 103

Ne consegue che il valore di giudizio complessivo è “Sensibilità paesistica media = 3”: il sito è

mediamente sensibile, data morfologia e conformazione dei luoghi; l'interesse naturalistico è legato

soprattutto alla connessione ecologica del corso d'acqua ed alla presenza di habitat forestali, mentre

le caratteristiche paesaggistiche peculiari della Valle si ravvisano prevalentemente negli scenari legati

alle alte quote. Buona parte delle aree di intervento, del resto, sono attualmente utilizzate per fini

produttivi, e sono teatro di attività particolarmente impattanti a livello paesaggistico e ambientale.

Page 104: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 104

GRADO DI INCIDENZA PAESISTICA DEL PROGETTO

L’analisi dell’incidenza del progetto tende ad accertare se questo possa introdurre un cambiamento

significativo dal punto di vista paesistico. Il giudizio complessivo circa la sensibilità di un paesaggio si

basa su quattro parametri di valutazione:

• Incidenza morfologica e tipologica;

• Incidenza linguistica;

• Incidenza visiva;

• Incidenza simbolica.

Da tali parametri di valutazione si determinano in forma numerica le “Classi di incidenza”

“Molto bassa”, “ Bassa”, “Media”, “Alta”, “Molto alta”.

Tenendo conto delle valutazioni effettuate in riferimento ai parametri delle Tabella 2A e

Tabella 2B, si applicano i seguenti valori di giudizio complessivo da esprimere in forma numerica:

• 1 = Incidenza paesistica “molto bassa;”

• 2 = Incidenza paesistica “bassa”;

• 3 = Incidenza paesistica “media”;

• 4 = Incidenza paesistica “alta”;

• 5 = Incidenza paesistica ”molto alta”.

INCIDENZA MORFOLOGICA E TIPOLOGICA

“I rischi di compromissione morfologica sono fortemente connessi alla perdita di riconoscibilità o alla

perdita tout court di elementi caratterizzanti i diversi sistemi territoriali. In questo senso, per esempio,

l’incidenza di movimenti terra o di interventi infrastrutturali che annullano elementi morfologici e

naturalistici o ne interrompono le relazioni può essere superiore a quella di molti interventi di nuova

edificazione”. Tali valutazioni verranno riassunte nell'ambito della Tabella 2a, al punto 1.

Alterazione dei caratteri morfologici del luogo - Adozione di tipologie costruttive non affini a quelle

presenti nell’intorno per le medesime destinazioni funzionali - Alterazione della continuità delle

relazioni tra elementi architettonici e/o tra elementi naturalistici

Il progetto pone attenzione ai caratteri morfologici del luogo, realizzando peraltro la maggior parte

delle opere in interrato e utilizzando in prevalenza aree non rilevate, per lo più inserite in contesti

produttivi/degradati esistenti. Non vengono direttamente coinvolte dai cantieri le aree considerate di

maggior pregio naturalistico della zona, fra cui quelle di primo livello della RER (in sponda sinistra del

Page 105: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 105

Mallero) o aree Natura 2000 (poste più a monte), sebbene il transito dei mezzi d’opera e il

collocamento dello smarino residuo interessi tracciati di accesso ad aree di interesse.

Anche dal punto di vista delle tipologie costruttive sono state effettuate scelte compatibili,

per quanto concerne materiali e forme delle opere, con un largo utilizzo di pietra da spacco per il

rivestimento delle parti a vista. È contenuta anche la realizzazione di piste di cantiere e di altre

strutture di supporto alla fase di costruzione. Inoltre l'opera:

• non prevede tipologie di coperture differenti da quelle usate nell’area vasta;

• non prevede introduzione di manufatti in copertura differenti da quelli diffusi in loco;

• non prevede alterazioni della continuità delle relazioni tra elementi architettonici.

INCIDENZA LINGUISTICA: STILE, MATERIALI, COLORI

Il progetto nella sua totalità cerca di accordarsi con gli elementi naturali presenti, utilizzando tipologie

costruttive e materiali, nelle parti a vista, coerenti con quelli esistenti e utilizzati in scala sovralocale.

Anche a scala locale il progetto mira ad integrarsi con le caratteristiche dell’ambiente circostante,

prevedendo l’utilizzo di materiali compatibili e affini a quelli disponibili in natura nelle zone limitrofe.

Tale valore di giudizio viene a costituire punto 2 della tabella 2a.

INCIDENZA VISIVA

La scelta di sviluppare le opere, ove possibile, in sotterraneo riduce l’incidenza visiva complessiva del

progetto al termine della fase di cantiere, che indubbiamente sarà quella di maggior impatto

paesistico e disturbo al territorio, anche in relazione al transito dei mezzi di cantiere sulle strade, in

sezioni anche di valenza paesaggistica e comunque utilizzate per fini turistici.

Pur non occludendo visuali significative, le opere fuori terra possono modificare la percezione attuale

dell’ambiente circostante alla scala locale. In tal senso:

-nell’area industriale della Nuova Serpentino d’Italia, allo stato di fatto degradata, l’inserimento

dell’edificio centrale e della strada non dovrebbe determinare un peggioramento sensibile della

situazione corrente, in quanto si ravvisa coerenza con il sito produttivo di inserimento. Le previsioni di

recupero tracciate dalla pianificazione locale indicano ad ogni modo la necessità di effettuare attente

opere di mitigazione e sistemazione a verde, al fine di contribuire concretamente a rendere l’ambito

meglio integrato e più gradevole;

- l’opera di presa e gli interventi correlati, compreso il ponte di attraversamento sul Mallero, saranno

indubbiamente percepibili dalla strada arginale limitrofa, nonché in alcuni tratti della rete

escursionistica (Sentiero Rusca, sentiero per l’Alpe Girosso..). La collocazione entro la valle incisa

Page 106: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 106

torrentizia ne limita fortemente l’individuazione dagli ambiti turistici di San Giuseppe e dalla viabilità

principale di valle;

- per quanto riguarda il materiale di risulta movimentato lungo la viabilità locale sino al sito di

stoccaggio definitivo, è opportuno pianificare i viaggi al fine di limitare le interferenze sia con la

fruizione turistica che con la popolazione insediata;

- la cabina elettrica di nuova realizzazione è posta in aderenza a più importanti ed analoghe strutture

produttive, non creando particolari mutamenti dello scenario attuale.

Ad ogni modo il progetto nel complesso:

• non prevede ingombro visivo, se non limitatamente alla scala locale, per alcune parti a vista

dell’opera di presa (ponte di attraversamento del fiume) e opere minimali;

• non prevede occultamento di visuali rilevanti;

• prevede limitata interferenza (prospetto) su spazi pubblici (area dell’edificio centrale dal Curlo e

dalla funivia, Sentiero Rusca..).

Le principali alterazioni delle possibilità di fruizione sensoriale complessiva (uditiva, olfattiva) del

contesto paesistico-ambientale sono legate alla sottrazione di acqua: la componente ambientale

maggiormente compromessa è infatti indubbiamente l’ecosistema torrentizio, che subirà una

riduzione delle portate e conseguentemente dell'alveo bagnato e della produttività, con effetti

ravvisabili anche a carico della pratica dell’attività alieutica. La naturalità del Mallero nella sezione di

indagine è comunque allo stato di fatto ridotta, data la presenza di briglie e tratti artificializzati, che

ne limitano appunto il pregio ecologico e paesistico.

Per garantire una piena compatibilità paesaggistica all’opera, tutti gli interventi di ripristino delle

superfici smosse dovranno essere effettuati con la massima attenzione, utilizzando esclusivamente

materiale (erbaceo o arboreo) autoctono, al fine di evitare inquinamento genetico e ricreare

condizioni più simili a quelle naturali. In tale contesto è analogamente importante porre particolare

attenzione al ripristino della sentieristica esistente, laddove eventualmente compromessa.

INCIDENZA SIMBOLICA

I parametri ed i criteri di incidenza simbolica valutano “il rapporto tra progetto e valori simbolici e di

immagine che la collettività locale o più ampia ha assegnato a quel luogo”.

Il progetto, inserito per buona parte in area produttiva, dovrebbe integrarsi con gli elementi antropici

e culturali presenti non stravolgendone la percezione nemmeno su scala locale, anche considerando

lo storico utilizzo delle risorse naturali del territorio (pietra, legname, acqua) da parte degli abitanti

della Valle.

Page 107: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 107

Il progetto implicherà comunque la diminuzione dell’acqua nel tratto sotteso dalla derivazione; il

rilascio del DMV prolunga sostanzialmente le condizioni attualmente riscontrabili durante le magre

correnti, seppure la modulazione proposta per i rilasci garantisce condizioni accettabili per i mesi

estivi di maggior frequentazione turistica dell’area, riducendo di conseguenza anche l’impatto

relativo.

VALORI DI GIUDIZIO COMPLESSIVO

Analizzando i punti precedenti, consegue che per il grado di incidenza:

• morfologica e tipologica: la classe di incidenza risulta media: l'intervento in progetto modificherà in

modo localizzato la morfologia attuale del sito;

• linguistica: la classe di incidenza risulta essere bassa; la coerenza del progetto rispetto ai modi

linguistici del sito in cui si inserisce appare buona;

• visiva: la classe di incidenza risulta essere media: una volta chiusi i cantieri, il progetto sarà

percepibile soprattutto da ambiti ravvicinati, in particolare per quanto attiene la zona dell’opera di

presa, l’area della centrale e la cabina elettrica, ma anche in relazione alla diminuzione di acqua nel

letto del torrente nella sezione captata;

• simbolica: la classe di incidenza risulta essere media; l'intervento compromette solo in parte la

piena fruizione dei caratteri simbolici riconosciuti attualmente e vissuti dalla popolazione, pur

interagendo con beni e luoghi fortemente connessi al territorio e alla sua storia.

Ne risulta che il valore di giudizio complessivo è Incidenza paesistica media = 3

Page 108: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 108

DETERMINAZIONE DELL’IMPATTO PAESISTICO

La tabella che segue esprime il grado di impatto paesistico complessivo dell'intervento proposto,

ottenuto come prodotto dei rispettivi punteggi attribuiti in merito alla classe di sensibilità del sito e al

grado di incidenza del progetto.

Classi di

sensibilità del

sito

Grado di incidenza del progetto

1 2 3 4 5

5 5 10 15 20 25

4 4 8 12 16 20

3 3 6 9 12 15

2 2 4 6 8 10

1 1 2 3 4 5

Tab. 13 – Sintesi dell'impatto paesaggistico calcolato (in verde i valori assunti a seguito dell'esame svolto).

Il punteggio rilevato, pari a 9, compreso nell'intervallo da 5 a 15, denota che l’impatto si trova

sopra la soglia di rilevanza ma sotto la soglia di tolleranza, che è pari a 16, per cui il progetto è

considerato ad impatto rilevante, ma tollerabile, e deve essere esaminato al fine di determinare il

“giudizio di impatto paesistico”.

Page 109: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 109

CONCLUSIONI e MIGLIORAMENTO AMBIENTALE

L'impatto paesistico dell’intervento è stato valutato come “tollerabile”. Indubbiamente l’assetto

progettuale attuale è da considerarsi di più contenuto impatto in relazione alle precedenti versioni,

che ipotizzavano, ad esempio, la realizzazione di una pista di cantiere supplementare, ma anche di un

piazzale presso l’opera di presa di notevole dimensioni.

Se alcune ripercussioni sul paesaggio sono inevitabili perché strettamente connesse al

funzionamento dell’impianto (es. riduzione dell’acqua in alveo), in altri casi, per consentire che

l’incidenza individuata resti accettabile, è indispensabile curare le fasi di costruzione e soprattutto che

seguiranno la realizzazione degli interventi. Fondamentale per un ottimale inserimento delle opere, è

innanzitutto il ripristino ambientale e la successiva risistemazione a verde delle aree di dcantiere. Un

migliore inserimento paesaggistico è atteso seguendo alcune linee generali:

- le modalità del recupero dovranno favorire di regola assetti che prevedano la ricostruzione di

manti vegetali, utilizzando per quanto possibile tecniche di ingegneria naturalistica (idrosemine,

palificate vive, viminate o biostuoie, reti zincate in abbinamento a stuoie, geogriglie), e comunque

cercando di utilizzare e accelerare i processi naturali. Ciò dovrà comprendere il riporto di terreno

vegetale e di inerti a frazioni fini;

- è opportuno orientarsi alla costruzione di forme morfologiche esistenti in natura e riconoscibili

nel territorio circostante, modellando quindi il materiale secondo linee quanto più possibile

naturaliformi ed irregolari, escludendo profili eccessivamente geometrici;

- diversificare la morfologia dei rilevati, realizzando terrazzi e scarpate con diversa pendenza in

grado di incrementare al contempo il numero di nicchie ecologiche, con positive ricadute anche in

termini di diversità paesistica.

Poiché, si ribadisce, gli interventi hanno lo scopo di ripristinare siti nei quali l’intervento antropico

ha alterato le condizioni naturali originarie dell’ecosistema, è importante che tali operazioni vengano

realizzate con le giuste modalità, altrimenti è possibile che ciò che si ritiene migliorativo si traduca, in

realtà, in un ulteriore peggioramento della situazione naturalistica. Regolamenti, in linea con le

politiche nazionali ed internazionali comunitarie, descrivono in modo corretto tali fasi e suggeriscono i

criteri da adottare per ottenere i migliori risultati:

Page 110: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 110

- uso di materiale vegetale autoctono: gli inerbimenti, effettuati utilizzando cultivar di origine

non certificata, possono dare origine ad inquinamenti floristici, come pure l'utilizzo di specie arboree

di analoga provenienza;

- innesco della dinamica naturale della vegetazione: gli interventi di recupero ambientale

devono consentire un avvio dei processi dinamici spontanei, promuovendo la messa a dimora di

specie arbustive ed arboree tipiche degli stadi iniziali della serie; in queste prime fasi si deve inoltre

fare notevole attenzione all’ingresso di specie esotiche, che andrebbero prontamente rimosse.

Inoltre si raccomanda di:

1) ripristinare al termine lavori le aree prative con la semina di sole specie autoctone di

provenienza locale, se non si rendesse possibile la conservazione delle zolle rimosse e il contestuale

riposizionamento delle medesime;

2) effettuare periodici monitoraggi per contenere l’espansione di specie esotiche nelle

compagini arbustive (Buddleja davidii), ed eventualmente provvedere con tempestive rimozioni;

3) minimizzare l’erosione della cotica vegetale e il taglio di alberi/arbusti, effettuando gli

abbattimenti secondo le corrette tecniche forestali, in modo da non danneggiare la vegetazione delle

superfici adiacenti. Le ceppaie abbattute dovranno essere rimosse e non abbandonate lungo i

versanti;

4) per quanto possibile mantenere, ove si prevede il taglio della vegetazione arborea, la

vegetazione erbacea sottostante, al fine di limitare i rischi di erosione del suolo;

5) posizionare paratie lungo tutto lo sviluppo del cantiere, di dimensioni sufficienti a

proteggere le scarpate dall'eventuale caduta di materiale, fra quali ciottoli, massi, terriccio o rifiuti,

che dovranno essere prontamente rimossi qualora dovessero accumularsi;

6) vietare il transito indiscriminato dei mezzi di cantiere sui terreni vegetali, individuando

tragitti univoci e ben distinguibili;

7) provvedere, qualora si creino zone di ruscellamento incontrollato o di ristagno delle acque,

alla realizzazione di canali di drenaggio che permettano un corretto deflusso delle acque meteoriche.

Per quanto concerne la fruizione, risulta importante operare con indirizzo conservativo il

ripristino dei tracciati escursionistici compromessi dai lavori, in particolare la tratta del Sentiero Rusca

intersecata (ancorchè lungo la viabilità principale), ma anche eventuali sentieri minori, reimpiegando i

materiali originari e rispettandone le caratteristiche costruttive. Nei punti in cui le opere incroceranno

tracciati esistenti si renderà inoltre necessario realizzare:

- eventuali scalette in pietrame per salire/scendere da muri di sostegno o controripe;

Page 111: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 111

- tratti di raccordo con i vecchi percorsi nelle eventuali nuove scarpate;

- nuova segnaletica orizzontale (segnavia a bandiera con il numero del sentiero) sui due lati

dell’interruzione (strada, pista, condotta..) e comunque ove si renda necessaria affinché si individuino

i punti di transito con semplicità;

- nuova segnaletica verticale (tabella segnavia e tabella località) ove di fatto si venga a creare

un nuovo punto di partenza del sentiero;

- la rimozione di sassi o materiali di riporto o scavo, come pure scarti o rifiuti eventualmente

franati sul sentiero;

- sistemazione della raccolta delle acque di strade o scarpate per evitare che vengano

convogliate sui sentieri.

Importante sarà anche ripristinare le murature a secco eventualmente danneggiate nella fase di

costruzione delle opere.

Infine, andranno concordati con l’Amministrazione comunale modi e tempi di lavoro, così da

creare le minime interferenze con la frequentazione turistica, con particolar riferimento al trasporto

di smarino verso la collocazione definitiva nel comune di Lanzada, ma anche per contenere i disagi

della popolazione locale e per la pratica dell’attività alieutica.

Page 112: A.05 - Relazioni Specialistiche - Relazione Paesaggistica

Relazione Paesaggistica 112

BIBLIOGRAFIA

AA.VV, 2000. Guida turistica della Provincia di Sondrio. Ed. Banca Popolare di Sondrio.

BOGLIANI et al., 2009. Aree prioritarie per la biodiversità nelle Alpi e Prealpi lombarde. FLA e Regione Lombardia

CIPRA, 1991. Convenzione per la protezione delle Alpi. pp.11.

CIPRA, 1994. Protocollo “Protezione della natura e Tutela del paesaggio”. pp. 18.

CIPRA, 1994. Protocollo “Pianificazione territoriale e Sviluppo sostenibile”. pp. 13.

CIPRA, 1996. Protocollo “Foreste montane”. pp. 12.

CIPRA, 1998. Protocollo “Difesa del suolo”. pp. 15.

CHIESA IN VALMALENCO, 2013. PGT adottato

E.R.S.A.F., 2005-2007, D.U.S.A.F. – Carta dell’uso del suolo

FORNACIARI G., 1998 - Flora spontanea protetta nella Regione Lombardia. Manuale n° 8.2 delle Guardie ecologiche. Edit. Regione Lombardia, Assessorato Ambiente ed Ecologia, Milano, 1998.

FORNI T., 1999. La dimora rurale e le sue testimonianze. Ed. Comunità Montana Valtellina di Sondrio.

GANDOLFI G. ed altri, 1991 - I pesci delle acque interne italiane – Istituto poligrafico e zecca dello stato

MUZZI E. E ROSSI G. (a cura di), 2003. Il recupero e la riqualificazione ambientale delle cave in Emilia-Romagna - Manuale teorico-pratico. Regione Emilia-Romagna. Bologna.

PIGNATTI S., 1982. Flora d’Italia. 3 vol. Ed agricole, Bologna

PIGNATTI S., 1998 – I Boschi d’Italia. UTET, Torino.

PROVINCIA DI SONDRIO, 2008. Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale

REGIONE LOMBARDIA, 2002. D.G.R. 8 novembre 2002 n. VII/11045 – Approvazione “linee guida per l’esame paesistico dei progetti” prevista dall’art. 30 delle N.T.A. del Piano Paesistico Regionale (P.T.P.R.) approvato con d.g.r. 6 marzo 2001, n. 43749 – Collegamento al P.S.R. obiettivo gestionale 10.1.3.2. (Prosecuzione del procedimento per decorrenza dei termini per l’espressione del parere da parte della competente commissione consiliare, ai sensi dell’art. 1, commi 24 e 26 della l.r. n. 3/2001.

REGIONE LOMBARDIA, 2002. I tipi forestali della Regione Lombardia– DG Agricoltura, pp. 506

REGIONE LOMBARDIA, 2004. Monumenti verdi di Lombardia– DG Qualità dell’Ambiente, pp.199.

REGIONE LOMBARDIA, CLUB ALPINO ITALIANO, INTERREG IIIA, 2006. Charta itinerum – Alpi senza frontiere

SOCIETÀ ECONOMICA VALTELLINESE – PROVINCIA DI SONDRIO, 2006. Manuale operativo per la segnaletica degli itinerari escursionistici della Provincia di Sondrio. Tipografia Bettini, Sondrio.

Siti web consultati:

www.cmsondrio.it , http://www.provincia.so.it - http://www.regione.lombardia.it - http://www.chartaitinerum.org/

www.comune.chiesainvalmalenco.so.it - http://slow-trekking.it - www.minieradellabagnada.it – www.paesidivaltellina.it – www.malenco.com , www.comune.lanzada.so.it