Red Arrow

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Red Arrow - ispirato a un episodio di cronaca tuttora insoluto - racconto breve di C. H. Loveroofs "Penso che la cosa più misericordiosa al mondo sia l'incapacità della mente umana di mettere in relazione i suoi molti contenuti. Viviamo su una placida isola d'ignoranza in mezzo a neri mari d'infinito e non era pre- visto che ce ne spingessimo troppo lontano. Le scienze, che finora hanno proseguito ognuna per la sua strada, non ci hanno arre- cato troppo danno: ma la ricomposizione del quadro d'insieme ci aprirà, un giorno, vi- sioni così terrificanti della realtà e del posto che noi occupiamo in essa, che o im- pazziremo per la rivelazione o fuggiremo dalla luce mortale nella pace e nella sicu- rezza di una nuova età oscura.” H. P. Lovecraft

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Racconto breve ispirato a un episodio di cronaca tuttora insoluto.

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Red Arrow- ispirato a un episodio di cronaca tuttora insoluto -

racconto breve diC. H. Loveroofs

"Penso che la cosa più misericordiosa al

mondo sia l'incapacità della mente umana di

mettere in relazione i suoi molti contenuti.

Viviamo su una placida isola d'ignoranza in

mezzo a neri mari d'infinito e non era pre-

visto che ce ne spingessimo troppo lontano.

Le scienze, che finora hanno proseguito

ognuna per la sua strada, non ci hanno arre-

cato troppo danno: ma la ricomposizione del

quadro d'insieme ci aprirà, un giorno, vi-

sioni così terrificanti della realtà e del

posto che noi occupiamo in essa, che o im-

pazziremo per la rivelazione o fuggiremo

dalla luce mortale nella pace e nella sicu-

rezza di una nuova età oscura.”

H. P. Lovecraft

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21 dicembre 1978, ore 19.4648.000 piedi sullo stretto di Bass, sud di Melbourne, Australia

" Hobart, qui Red Arrow. Decollo effettuato. Cielo limpido. Stiamo salendo. "L'F-4 del tenente Frank Valentich viaggiava alla ve-locità di mach 1.2 in direzione dell'areoporto mili-tare di Hobart, Tasmania. L'ufficiale Valentich, as-sieme al suo giovane Secondo, il sottotenente Wil-liam Debree, aveva partecipato ad alcune esercita-zioni per mettere alla prova alcune nuove apparec-chiature che i tecnici dell'aviazione australiana di stanza al suo squadrone volevano mettere in dotazio-ne a tutti i Phantom. Il Phantom F-4 era un vecchio modello, ma la cui affidabilità si era dimostrata tale da giustificare il protrarsi di un suo utilizzo previo un aggiornamento della sua strumentazione e dotazioni. Le esercitazioni erano andate più che be-ne e ora i due ufficiali dirigevano di nuovo verso casa in volo solitario. " Qui Hobart. Bene Red Arrow, vi aspettiamo. Hey Frank, fa con comodo: la piccola Lucy te la teniamo in caldo noi nel frattempo."" Grazie per la premura, Pete. Debree, arma i missi-li. "Un clic e una vibrazione e negli auricolari di Va-lentich risuonò la voce stridula di William." Non si preoccupi Capo, tanto ormai Lucy se la sono fatta tutti. Prendiamocela con comodo. "" Stai sviluppando un pericoloso senso dell'umori-smo, Willie. "Attraverso la lucida calotta, sopra di essi, il cie-lo si infiammava degli ultimi bagliori del giorno, imporporando le poche, sottili nubi in vista. Una piccola virata, ancora qualche minuto, e sarebbe stata di nuovo casa.

Il freddo era quasi insopportabile. Nel piccolo an-tro naturale in cui aveva trovato rifugio, ostruen-dolo con delle pietre e delle lamiere, giungevano

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spifferi gelidi contro i quali ben poco potevano i suoi vestiti laceri. Del resto anche gli altri si trovavano nelle medesime condizioni. Due erano nella caverna a fianco, leggermente più ampia. Grossman, invece, non aveva voluto allontanarsi dal suo punto d'arrivo. L'incontro era per il mattino successivo.Si scostò leggermente dalla parete e diede un'oc-chiata fuori attraverso le generose falle di quella barricata tirata su alla meno peggio. Nevicava anco-ra e anche con più intensità, se possibile. Sarebbe stato un viaggio difficile. Del resto era inevitabi-le. Dov'erano? Come erano arrivati lì? Erano tutte domande in attesa di una risposta. E la risposta do-vevano andare a cercarsela.

" Capo, stiamo sorvolando l'isola King. Lo sa, io sono nato lì. A Grassy, sulla costa orientale. Un bel posto. C'è mai stato, signore ?"" No, Willie. Ma possiamo rimediare."Valentich fece abbassare improvvisamente il muso del suo F-4 e si gettò in picchiata verso le coste sot-tostanti." No, Capo, no, la prego! Ce la porto io! In treno! Sì, sì, prendiamo il treno e poi la nave a Devon-port! La prego, signoree!"" Tranquillo, Debree. E' tutto sotto controllo. Su, che ti faccio divertire. E poi rivedrai mamma e pa-pà! "" No, la prego! Mio padre è morto e mia madre non la sopporto. Torniamo su. Ho le budella in golaa! ...siamo ai 23.000, 22.000, 21. 20.000 piedi. Tenen-tee! "Valentich riportò il velivolo orizzontale al terre-no, mantenendolo a bassa quota. Le case, i campi, le strade, la spiaggia del paese natale di Debree sfrecciavano in miniatura sotto di loro. Proseguì a bassissima quota, virando verso l'entroterra e al-lontanandosi dalle luci del centro abitato: sotto di loro il bestiame, in procinto di appisolarsi, si sparpagliava terrorizzato dal rombo del caccia. " Heii, quella è casa mia! E' casa miaa! Non ci pos-so credere. Tenente, a ore cinque! Sono le vacche di mia madre! Dio, sarà furiosa... Siii!! "

Si svegliò di soprassalto. Si era appisolato per qualche minuto. O forse di più. Qualche ora, forse. Il suo orologio si era rotto all'arrivo, né - sfor-tunata coincidenza - quelli dei suoi compagni di sventura avevano subito miglior sorte: salvo quello

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di Pierce, che si era inspiegabilmente fermato, an-che gli orologi di Kollnar e Grossman si erano fra-cassati giungendo lì. Né, a quanto pare, i loro, forse poco allenati, orologi biologici riuscivano a supplire a tale eccezionale morìa di quadranti e lancette: lo scorrere del tempo in quel posto sem-brava, infatti, qualcosa di sfuggente, relativo. Forse era colpa di quel tempaccio. Quel cielo plum-beo, coperto notte e giorno, giorno e notte. Qualunque ora fosse, comunque, il sole non era anco-ra spuntato. Da quando era piombato in quel posto dimenticato da Dio, non era mai riuscito a dormire se non solo per - a parer suo - brevi tratti. Del resto, ritrovarsi chissà dove, tra quelle lande ghiacciate, sarebbe stato già atterrente abbastanza, per non dover af-frontare anche nei sogni realtà tutt'altro che ras-sicuranti, come gli stava sistematicamente accadendo da quando era lì. Non aveva nessunissima dannata idea di cosa sognasse, ma da come si risvegliava era sicuro che fosse soprattutto quella la fonte della sua insonnia. Ma la vera fonte di questa sua sicurezza era il fatto, inquietante, che anche gli altri tre, una volta arrivati lì, non erano più riu-sciti a dormire per lo stesso motivo. Certo, lo shock. Per alcuni, le ferite. Per altri, come per lui, la perdita del compagno o, come per Grossman, di persone care. Ma su tutto, la sgradevole sensa-zione, una volta svegli, di essersi appena imbattuti in un qualcosa, in qualcuno...Evidentemente non aveva smesso di nevicare neanche per un istante. La neve aveva quasi completamente ostruito l'apertura della sua caverna. Si tirò su, avvicinandosi all'uscita. Certo, ora faceva un pò meno freddo, ma di questo passo, nel giro di qualche ora, gli sarebbe toccato scavare per qualche decina di centimetri in una lastra di ghiaccio, e con un fianco mal in arnese come il suo non era il caso di aspettare. Cominciò a riaprirsi un varco nella neve.

" Red Arrow, Red Arrow, qui Hobart. Vi abbiamo per-so. Non vi vediamo sullo schermo. Cosa sta succeden-do? Rispondi, Red Arrow. "Valentich interruppe il contatto radio." O.k., Secondo, risaliamo. " Volando a bassa quota il tracciato del terreno stava oscurando il radar della base. Valentich virò a dritta e poi tirò tutta a sé la cloche. Il jet si impennò in un'improvvisa cabrata. Nell'auricolare poteva udire, disturbati, i

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miagolii di Debree in pressione, come lui, del re-sto, per la violenza della manovra.Con ancora la schiena poggiata nella spinta della cabrata, riattivò il contatto radio." Base di Hobart, qui Red Arrow. "" Red Arrow, che diavolo sta succedendo? Vi avevamo perso. Ora vi abbiamo di nuovo sotto controllo. "" Abbiamo avuto solo un piccolo problema, ma adesso è tutto o.k."" Certo, Frank, tutti noi conosciamo i tuoi proble-mi. Ora limitati a riportare il tuo culo alla base. Stiamo ricevendo quel che tu sai dalla centrale del-la Guardia Costiera di Grassy, che ti sei appena la-sciata alle spalle. "" Roger, Hobart. Non so di cosa stai parlando, ma Roger. "

Sole! Era giorno e del sole filtrava all'interno della caverna! Non riusciva a crederci. Da quando era in quel posto la coltre di nubi non aveva la-sciato mai passare alcunché. Facendo leva con en-trambe le gambe abbatté la barriera che aveva rico-struito qualche ora prima e mise la testa fuori. Un sole appena appena tiepido faceva capolino da dietro nubi grigie, ancora cariche di neve. Meglio di nien-te, pensò tra sé e sé. Pierce e Kollnar, evidentemente usciti dal loro per-tugio già da un pò, stavano sistemando per il viag-gio le tre sacche, che in qualche modo erano riusci-ti a costruirsi con il poco che avevano trovato di utilizzabile alla bisogna. Lo salutarono entrambi con un cenno del capo.Si avviò verso di loro.Ira Kollnar e Alan Pierce erano giunti lì quasi con-temporaneamente a lui, appena una decina di minuti dopo. Dopo un paio di giorni di incontrollato terro-re e di disorientamento, i tre avevano ricominciato a riprendere il controllo dei nervi. Avevano deciso di cercare in ogni modo una spiegazione, nonostante tutto sembrasse largamente inspiegabile. Che altro fare, del resto ?" Pronti ? " domandò." Tutto a posto. " rispose Kollnar, cercando di non far trasparire il proprio disagio." Passiamo a prendere Grossman. " disse perentorio Pierce, il più anziano dopo Grossman e di fatto eletto leader del gruppo. I tre raccolsero ciascuno uno zaino, se lo caricaro-no sulle spalle e andarono a raggiungere il loro quarto compagno.

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Il Phantom si riportò sui 70.000 piedi. In lontanan-za erano in vista le luci delle coste della Tasmania e in basso, alla loro sinistra, quelle delle isole Hunter, Hummock e Robbins. Il tutto in un mare nero che qua e là ospitava piccole luccicanze, pescatori tiratardi o turisti che si godevano la bella stella-ta sul mare. " Capo, guardi a ore quattro. C'è qualcosa, un, non capisco..." - gracchiò Debree in auricolare. Valentich gettò uno sguardo sul punto di mare indi-cato da Debree. Effettivamente a ore quattro stava succedendo qualcosa. Numerose luci, evidentemente corrispondenti a una grossa imbarcazione o a più im-barcazioni, facevano da corona a uno strano bagliore rossastro." Hobart, qui Red Arrow. Stiamo avvistando strani bagliori sul mare, a nord-ovest di Hunter Island. Scendiamo a dare un'occhiata."" Negativo Red Arrow. Qui abbiamo da qualche secondo un contatto radar poco distante da voi. Possibile invasione del nostro spazio aereo. Quanta autonomia avete? "La voce di Debree si sovrappose in cuffia: " 800 mi-glia, signore."" Positivo, Hobart. Dacci le coordinate. "" Destinazione a 38°. Qualunque cosa sia... il segna-le non è chiaro. Comunque si avvicina al nostro con-fine a 85.000 piedi e dovrebbe diventare ostile tra circa quattro minuti. "Valentich diede il segnale di ricevuto e cominciò la manovra di intercettazione.

Grossman era accucciato sulla sommità della collina su cui erano state seppellite la moglie e la figlio-letta. La prima era morta sul colpo, la seconda dopo qualche ora di penosa agonia. Jack Grossman era un ricco uomo d'affari di Melbour-ne. Alto, corpulento, in un'altra vita - espressione quantomai calzante in quelle circostanze - doveva essere stato il classico grassone esuberante e ricco di vitalità. Era arrivato un giorno dopo gli altri tre e si era ritrovato con i cadaveri dei suoi fami-liari e lontano anni luce dai suoi salotti e dalla sua cyclette. Ora era un uomo distrutto, svuotato di ogni volontà. E, anche se non era bello a dirsi, era l'anello debole della catena. Avrebbero dovuto te-nerlo d'occhio. Considerando la sua condizione fisi-ca e psicologica, li avrebbe sicuramente rallentati,

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ma non potevano certo andarsene lasciandolo lì. Lo chiamarono. Grossman si voltò verso di loro. Poi tornò a guardare le due croci che aveva di fronte. Kollnar distolse lo sguardo da quella scena. Dopo qualche lungo e penoso istante Grossman infine si alzò e si diresse verso di loro.

" Red Arrow, l'oggetto non identificato è nel vostro settore. Mettetevi in contatto radar diretto. "" Ricevuto, Hobart. Debree, che mi dici? "" Contatto stabilito. Distanza dieci e quattro mi-glia nautiche. Direzione e traccia... non capisco. Ho un segnale confuso.Comunque a quota 82.000...No, adesso a quota 75.000 piedi. Ma non si è spostato! Si è, si è... è come se si fosse dilatato! "Valentich fece scorrere lo sguardo sul proprio se-gnale radar, manovrando gli strumenti di rilevazio-ne. Finalmente ai margini estremi dello schermo com-parve il contatto segnalato. Una vaga luminosità... Debree aveva ragione: il segnale era piuttosto stra-no. Sembrava indicare un oggetto, un qualcosa di molto più grosso di un... Passò a mach 2 e sollevò lo sguardo avanti a sè. Tolse il radar dalla funzio-ne di ricerca, bloccandolo sull'obiettivo." Secondo, togliere la sicura alle armi."" Sissignore. " Con lo sguardo diviso tra radar e cielo stellato, Debree azionò l'interruttore princi-pale sulla consolle dell'armamento. " Missili aria-aria attivati."Dopo i missili, azionò il pulsante dei cannoncini, facendo scattare dal corrispondente alloggio il grilletto all'estremità della cloche di Valentich, che lo circondò con un dito, per ogni evenienza. " Secondo, comincio l'avvistamento." Debree si concentrò sullo schermo e fornì i dati di-rezionali: " Obiettivo in alto a ore undici, distan-za uno a tre miglia nautiche".Valentich scrutò il cielo in quella direzione e in-fine lo vide." Hobart, qui Red Arrow. Obiettivo avvistato. Si sta avvicinando da ovest."" Amico o nemico, Red Arrow? "" Che Dio mi fulmini se lo so... mi sembra che ci stia volando sopra adesso a una velocità che non posso identificare. E', è... ci torna sopra! Ha una sagoma allungata. Ora sembra che torni indietro!" Dopo alcuni lunghi momenti di silenzio, il tenente Peter Cummings, alla base di Hobart, sentì di nuovo la voce di Valentich: " Non è un velivolo. Ripeto: non è un velivolo."

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" Signore, cos'è signore? " - chiese Debree allarma-to. In cuffia il segnale incominciava ad essere un pò disturbato." La cosa sta girando proprio sopra di noi! Sembra una ferita... una specie di gigantesco spacco nel cielo! "" Red Arrow, togliti subito di lì! "" Roger." Valentich eseguì una stretta virata a dritta, met-tendo a tutta potenza. Ma l'F-4 non ne assecondò del tutto l'intento." Base, stiamo subendo un calo di potenza. " La strumentazione di bordo stava luccicando come un al-bero di natale. " Dannazione, gli strumenti sono im-pazziti! " Debree gli comunicò che il motore stava decisamente perdendo colpi.Valentich iniziò istantaneamente una ripida manovra discensionale a sinistra. A metà virata, fece una rotazione per poi invertirla. L'aereo sussultò lie-vemente e poi perse ulteriormente velocità. Poi co-minciò a salire. " Ma che diav..." Spinse allora tutta la cloche in avanti. Senza risultato.Debree cominciò a urlare, terrorizzato: " Ci tira su! Ci tira su!" Era tutto inutile. Non c'era verso di opporsi alla forza che li stava... inghiottendo. Valentich decise allora di assecondarla. Messo il motore al massimo, scagliò l'aereo dritto verso la forza che li stava attirando a sè. Tutto d'un tratto tornò la potenza ai motori." Debree, pronto coi missili. "" Tenente, cosa faa! Allontaniamoci ! Via, via! "" Pronto coi missili! "L'aereo di Valentich e Debree passò in men che non si dica da mach 2 a mach 3.5, ben oltre le normali potenzialità del velivolo." Red Arrow, cosa succede? Rispondi, Red Arrow! " - gracchiò lontanissima la base di Hobart.L'obiettivo era già da qualche istante nell'area del mirino. Si stavano avvicinando in maniera incredi-bilmente veloce, ma ancora qualche istante e avrebbe potuto centrare dritto il punto più oscuro di quella voragine spalancata. Era una sorta di sfregio allun-gato. Sì, anche se stentava a crederci, aveva di fronte a sé un vero e proprio spacco nel cielo. Enorme, in continua evoluzione, con una sorta di te-nue fosforescenza bluastra sui bordi sfrangiati e, all'interno, un nero più nero di qualunque notte. Valentich fece fuoco. Seguì ipnotizzato la traietto-ria dei due missili aria-aria. Finchè non scomparve-

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ro. Immediatamente Valentich sentì le grida di ter-rore di Debree e le deflagrazioni impazzite del can-noncino di prua che, istintivamente, stava scarican-do addosso a quel nero vortice . " Red Arrow! Red Arrow! Cosa succede? "" ... "" Red Arrow! Rispondi, Red Arrow! Red Arrow! "

Erano in marcia da qualche ora. Stavano percorrendo un sentiero fangoso e accidentato ai margini di un fitto bosco innevato. Pierce era in testa al gruppo. Grossman, già ansimante, chiudeva il gruppo. Gli al-tri due camminavano affiancati qualche metro dietro il primo.Improvvisamente la terra tremò. Prontamente si get-tarono tutti e tre per terra. Grossman, più indie-tro, fu invece letteralmente sollevato da terra dal-la forza d'urto sprigionatasi non distante da lui. In lontananza, provenienti dal settore del bosco al-la destra di Grossman, si udirono gli echi di esplo-sioni. Poi un'altra deflagrazione scosse l'aria. Una tempesta di foglie e neve si riversò su di loro. Passato qualche istante, lentamente, si rialzarono in piedi. Corsero verso Jack, che era riverso ai bordi del sentiero. Nonostante la botta ricevuta e qualche ammacco quà e là, era ancora integro. " Ma che diavolo sta succedendo ?" chiese con un filo di voce, rialzandosi. Si guardarono l'un l'altro. Non c'era chi non avesse paura, chi non presagisse qualcosa. Qualcosa di brutto. " Andiamo a vedere " - disse infine Pierce, rompendo gli indugi. Si diressero verso la zona del bosco illuminata, sempre più tenuamente, dalle fiamme. Pierce e Koll-nar anticiparono gli altri due nel giungere sul po-sto. Il bosco era stato sventrato. Alberi abbattuti o piegati su se stessi per almeno quattro o cinque-cento metri quadrati. Qualunque cosa fosse caduta, l'impatto doveva essere stato talmente forte che ora solo qualche arbusto qua e là bruciava debolmente.Il sottotenente Kollnar intravide sulla sua destra, ai margini di quello spiazzo desolato, un ulteriore, stretto varco tra gli alberi. Lo indicò a Pierce. Si diressero verso quella direzione. Man mano che si avvicinavano riuscivano a spingere lo sguardo sempre più in profondità in quel tunnel fumante. Pungente la sensazione di deja-vù.All'altezza di ciò che appariva il fondo di quella caverna dalle pareti di conifere, qualcosa ancora

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alimentava delle fiamme. Un profondo e largo solco arava il terreno fino a quel punto.

" Willie, Willie! " - urlò Valentich, cercando di togliersi l'imbragatura. Quando infine vi riuscì, si voltò, cercando di ignorare il fortissimo dolore che gli artigliava il fianco. Non c'era nessuno. Il se-dile di Debree era inzuppato di sangue. Non riusciva a capacitarsi. Levò lo sguardo. La calotta era inte-gra salvo proprio la parte a protezione del sedile del suo navigatore. Evidentemente Debree era stato sbalzato fuori dall'abitacolo durante il disperato atterraggio di fortuna miracolosamente riuscito. Poi avvertì il fortissimo odore di cherosene. Doveva uscire subito di lì. Con la mano destra afferrò la leva per lo sgancio del tettuccio che, dopo qualche resistenza, saltò via. Con difficoltà si alzò in piedi sul sedile, strappandosi il sottogola e get-tando il casco sul fondo dell'abitacolo. Superato, strisciando, lo scivoloso metallo del tagliente bor-do anteriore dell'ala, si gettò a terra, cadendo a faccia in giù, ansimante di paura e fatica. Si levò e si allontanò, barcollando, dall'aereo a pezzi. Un lungo e stretto pezzo di metallo gli fuoriusciva dal fianco dolorante, ma fortunatamente ancora intorpi-dito. Aveva la vista annebbiata e aveva l'impressio-ne che gli alberi di quel bosco si muovessero. Fin-chè non vi sbattè contro e sentì delle voci. La vi-sta gli si snebbiò. Degli uomini lo stavano sorreg-gendo, parlandogli, concitati e spaventati. Lo chia-mavano per nome, chiedendogli cosa gli fosse succes-so. Tutto si muoveva al rallentatore per lui, era tutto ovattato, come in sogno. Poi intravvide in quei due - erano due militari - un certa perplessi-tà. Li vide scambiarsi un'occhiata, balbettare, far-fugliare cose per lui senza senso e poi fuggire da lui letteralmente terrorizzati. Li vide correre via, incespicando ogni tre passi. Poi si fermarono. Di fronte avevano altri due uomini che si dirigevano verso di loro. Vide che quelli che lo avevano sor-retto stavano parlando, o meglio, dal momento che a quella distanza riusciva a percepire dei suoni, sta-vano urlando in direzione di uno dei nuovi venuti, quello più grosso, che a un certo punto si allontanò dalla persona che aveva al fianco. Quest'ultima sem-brava interdetta. Rimase ferma mentre gli altri tre fuggivano via da lui.

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Valentich non sapeva che pensare. Non capiva cosa stesse accadendo. Continuò ad allontanarsi dall'ae-reo, che poteva esplodere da un momento all'altro, e decise di dirigersi verso quella sagoma solitaria. Meglio di niente, dal momento che ormai non vedeva più nessun altro, ed era in procinto di svenire. I sintomi c'erano tutti: aveva un freddo insopportabi-le e vivide allucinazioni... neve! Quanto alla fer-raglia che aveva in corpo, non era il caso di levar-sela se voleva conservare quel poco sangue che non gli era ancora sgorgato dalla ferita. Oltretutto c'era da ritrovare Debree, cosa che non sarebbe ri-uscito a fare da solo in quelle condizioni. Debree poteva essere ferito, e anche gravemente.Vide che anche l'altro si dirigeva verso di lui. Sembrava una versione onirica di "Mezzogiorno di fuoco" . Sentiva le forze venirgli meno e con ramma-rico vide che tutto d'un tratto neanche la sua pos-sibile fonte di soccorso sembrava in grandi condi-zioni. Lo vedeva barcollare verso di lui, mentre lui faceva lo stesso nella sua direzione. Davvero uno spettacolo interessante per un osservatore esterno, pensò tra sé e sé, mentre allucinazioni sempre più curiose gli si accavallavano sulla retina: più si avvicinava a distanza di duello a quell'uomo e più sentiva la vita sgusciargli via, più gli sembrava di rivedere nel suo dirimpettaio le fattezze del fra-tello, Josh. Erano anni, ormai, che non lo vedeva. Ormai distavano pochi metri l'uno dall'altro. Vide che, come i due di prima, anche quest'ultimo vestiva una tuta militare. Dell'aviazione, come la sua. Si fermò. L'altro fece lo stesso. Josh, il suo gemello? I sogni!" J...Josh ? " chiesero simultaneamente.Il fragore causato dall'esplosione dell'aereo non permise di udire le urla di terrore e angoscia di due uomini, con un solo passato e nessun futuro, di-spersi in un mondo non loro né, forse, di alcuno.

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EPILOGO:

Illustre Governatore Generale John KeriPalazzo del Governatore CanberraStato Federale di Canberra

Signor Governatore, Le comunico che per ragioni di si-curezza nazionale ho dato l'ordine di interdire lo spazio aereo e marittimo del settore sei dello stretto di Bass. La fregata Adelaide è già sul posto. Le co-munico altresì che ho dato l'ordine di sequestrare le imbarcazioni della spedizione scientifica americana del dottor Sperlintz, l'autorizzazione della cui at-tività, come ben ricorderà, avevo a suo tempo sugge-rito di non concedere. Aggiungo la mia ferma volontà di interdire il ritorno in patria del dottor Sperlintz e dei suoi collaboratori finchè non verremo informati sull'esatta natura degli esperimenti da loro condotti a nord-ovest di Hunter Island, che io reputo alla base degli strani incidenti che stanno occorrendo in zona e che finora mi sono costati due velivoli e quattro dei miei migliori ufficiali. Si registra anche la spari-zione di un aereo civile, un piccolo Cessna con tre persone a bordo: un intero nucleo famigliare letteral-mente sparito nel nulla. Auspico converrà che in que-sti frangenti operare ancora coi paraocchi sarebbe del tutto improducente.Spero che tutto ciò non incida negativamente sulle sue partite a golf col presidente Carter.

William ReidCapo di Stato Maggiore

Base di Port Philip, Melbourne