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136 tedesca, e da garantire la stessa puntabilità istintiva, non fu per niente casuale e si trat- tò invece di un’altra nota caratteristica che ha sempre distinto buona parte della pro- duzione Ruger, ovvero “riprendere” stilemi e caratteristiche che sono cari al pubblico e che sono stati portati agli onori della ribalta da modelli “tradizionali” di successo. Ruger produce pistole semiautomatiche a chiusura stabile fin dal 1985. Si tratta di semiautomatiche a singola e doppia azione, abbastanza tradizionali come configura- zione complessiva, ma modernissime e ben poco usuali quanto a metodiche di fabbricazione; questa famiglia di semiauto- matiche (P Series) è oggi rappresentata da due modelli base: P345 in 9 Luger (9x21 in Italia) e P95 in 45 ACP. Ancora una volta si tratta di armi solide e affidabili, che hanno nel prezzo una delle loro carte vincenti. Col fusto in polimero e la catena di scatto a semi-doppia azione, la Glock ha indiscutibilmente rivoluzionato il modo d’intendere la pistola semiautomatica. E se il fusto in polimero è ormai quasi uno standard per le semiautomatiche di più recente concezione, anche la catena di scatto “non convenzionale” ha ricevuto e riceve un forte apprezzamento del pub- blico. Molti produttori hanno realizzato nuovi modelli che per un verso o per l’altro si propongono come “anti-Glock” e se c’è chi è rimasto fedele a catene di scatto a singola e doppia azione più o meno tradizionali, c’è stato anche chi ha voluto proporre nuove catene di scatto, come pure chi ha scelto di adeguarsi al “concetto” Glock, che ormai si può defi- nire come “tradizionale”. R uger è nel business delle pistole semiautomatiche fin dal lontano 1949, anno nel quale un’inser- zione sull’American Rifleman dette il via alla promozione della pistola 22LR che successivamente sarebbe stata conosciuta come “Ruger Standard Model”. Quell’arma era un vero concentrato d’innovazione e dette inizio a una famiglia di semiauto- matiche, ancora oggi un best seller, carat- terizzata esteticamente da una scatola di culatta tubolare contenente l’otturatore e dall’impugnatura molto inclinata che ri- chiamava quella della Pistole Parabellum o, per usare un termine corrente anche se non corretto, della Luger. Del tutto inusuale concettualmente, la “Standard Model” era rivoluzionaria anche come metodiche di fabbricazione, avendo impugnatura e scatola di culatta in un solo pezzo realizzato saldando due gusci stam- pati di lamiera. La congegnazione e la tecni- ca di fabbricazione erano state pensate per garantire robustezza ed affidabilità abbat- tendo il costo del prodotto finito, un modo di concepire l’oggetto arma che Ruger ha sempre seguito e che gli ha consentito di divenire uno dei più importanti produttori di armi al mondo. Il fatto che quella prima 22LR avesse un’im- pugnatura “tipo Luger”, tanto da richiamare istintivamente alla mente la famosa pistola RUGER SR9 CAL. 9X21 IMI Il successo delle pistole “made in Deutsche Wagram” ha spinto altri produttori a realizzare armi assimilabili alle semiautomatiche austriache. Lo hanno fatto anche a Prescott, seguendo però quella filosofia concettuale che ha caratterizzato tutti i prodotti Ruger. Il risultato si chiama SR9 ed abbina in modo encomiabile caratteristiche, prestazioni e costo di Vittorio Balzi L’anti Glock secondo Ruger Uno dei grossi pregi della SR9 è quello di adattarsi bene a mani di differente costituzione; an- che chi ha mani medio-piccole e con dita piuttosto corte si tro- va subito a suo agio, con i co- mandi facilmente raggiungibili 136 136-143 ruger SR9 8.indd 136 02/04/12 17:49

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tedesca, e da garantire la stessa puntabilità istintiva, non fu per niente casuale e si trat-tò invece di un’altra nota caratteristica che ha sempre distinto buona parte della pro-duzione Ruger, ovvero “riprendere” stilemi e caratteristiche che sono cari al pubblico e che sono stati portati agli onori della ribalta da modelli “tradizionali” di successo. Ruger produce pistole semiautomatiche a chiusura stabile fin dal 1985. Si tratta di semiautomatiche a singola e doppia azione, abbastanza tradizionali come configura-zione complessiva, ma modernissime e ben poco usuali quanto a metodiche di fabbricazione; questa famiglia di semiauto-matiche (P Series) è oggi rappresentata da due modelli base: P345 in 9 Luger (9x21 in Italia) e P95 in 45 ACP. Ancora una volta si tratta di armi solide e affidabili, che hanno nel prezzo una delle loro carte vincenti.Col fusto in polimero e la catena di scatto a semi-doppia azione, la Glock ha indiscutibilmente rivoluzionato il modo d’intendere la pistola semiautomatica. E se il fusto in polimero è ormai quasi uno standard per le semiautomatiche di più recente concezione, anche la catena di scatto “non convenzionale” ha ricevuto e riceve un forte apprezzamento del pub-blico. Molti produttori hanno realizzato nuovi modelli che per un verso o per l’altro si propongono come “anti-Glock” e se c’è chi è rimasto fedele a catene di scatto a singola e doppia azione più o meno tradizionali, c’è stato anche chi ha voluto proporre nuove catene di scatto, come pure chi ha scelto di adeguarsi al “concetto” Glock, che ormai si può defi-nire come “tradizionale”.

R uger è nel business delle pistole semiautomatiche fin dal lontano 1949, anno nel quale un’inser-

zione sull’American Rifleman dette il via alla promozione della pistola 22LR che successivamente sarebbe stata conosciuta come “Ruger Standard Model”. Quell’arma era un vero concentrato d’innovazione e dette inizio a una famiglia di semiauto-matiche, ancora oggi un best seller, carat-terizzata esteticamente da una scatola di culatta tubolare contenente l’otturatore e dall’impugnatura molto inclinata che ri-chiamava quella della Pistole Parabellum o, per usare un termine corrente anche se non corretto, della Luger.

Del tutto inusuale concettualmente, la “Standard Model” era rivoluzionaria anche come metodiche di fabbricazione, avendo impugnatura e scatola di culatta in un solo pezzo realizzato saldando due gusci stam-pati di lamiera. La congegnazione e la tecni-ca di fabbricazione erano state pensate per garantire robustezza ed affidabilità abbat-tendo il costo del prodotto finito, un modo di concepire l’oggetto arma che Ruger ha sempre seguito e che gli ha consentito di divenire uno dei più importanti produttori di armi al mondo.Il fatto che quella prima 22LR avesse un’im-pugnatura “tipo Luger”, tanto da richiamare istintivamente alla mente la famosa pistola

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Il successo delle pistole “made in Deutsche Wagram” ha spinto altri produttori a realizzare armi assimilabili alle semiautomatiche austriache. Lo hanno fatto anche a Prescott, seguendo però quella filosofia concettuale che ha caratterizzato tutti i prodotti Ruger. Il risultato si chiama SR9 ed abbina in modo encomiabile caratteristiche, prestazioni e costo

di Vittorio Balzi

L’anti Glock secondo Ruger

uno dei grossi pregi della SR9 è quello di adattarsi bene a mani di differente costituzione; an-che chi ha mani medio-piccole e con dita piuttosto corte si tro-va subito a suo agio, con i co-mandi facilmente raggiungibili

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la SR9 (in basso) può essere considerata come una reinterpretazione del “concetto glock” (in alto), fatta alla luce della filosofia produttiva e della tecnologia Ruger, che nel-la foto è rappresentata dalla Ruger 345 cal. 9x21 (al centro), arma con catena di scatto a singola e doppia azione che nel catalogo è affiancata, ma non sostituita, dalla SR9

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La famiglia SR9Ruger è un gigante che vende pistole e

carabine in quantitativi industriali e deve questo successo anche alla capacità di pro-porre con continuità nuovi modelli “mira-ti” per soddisfare le richieste del mercato. E anche se le sue bifilari “tradizionali” 9 e 45 si vendono bene non poteva che arric-chire la sua linea di prodotto con una sua

è stata, infatti, influenzata da un fenomeno tutto americano, la cosiddetta “shall carry provision”, che è iniziato agli albori degli anni 2000 e che ha portato a una più larga diffusione delle licenze di porto d’armi per

“anti-Glock”, cosa che è stata realizzata con le SR9, presentate al pubblico statunitense nell’ottobre 2007 e capostipiti di una fa-miglia che si è progressivamente arricchita con versioni compatte e modelli in 40 S&W. Questa famiglia è oggi costituita da quattro modelli base: SR9, SR9c, SR40, SR40c, tutti caratterizzati da ingombri contenuti e pen-sati privilegiando il porto dissimulato sotto agli abiti. La scelta di realizzare queste armi

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Rosata di 5 colpi tirati in appoggio sulla distanza dei 20 metri con cartucce Fiocchi JTc da 123 grani. la massima distanza tra i centri è qualche cosa meno di 5 cm. la SR9 non è una pistola da tiro, ma un’arma con-cepita per funzionare sempre anche nelle condizioni meno favorevoli. la precisione è più che adeguata per una semiautomatica di difesa e divertimento

Dopo aver estratto il perno di blocco, per smontare il carrel-lo dal fusto si deve preventivamente abbassare l’espulsore

Smontaggio da campo e rimontaggio sono agevoli e rapidi; costituiscono un’ulteriore riprova di quanto le pistole Ruger siano con-cepite per essere user friendly

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difesa personale (concealed carry permit) sottraendole almeno in parte alla “valuta-zione” da parte delle autorità di polizia e sottoponendo il rilascio all’esistenza di una serie di criteri oggettivi. I fautori e i contrari alle licenze di porto d’armi non s’infiam-mino e non facciano riferimenti alla realtà italiana perché non si tratta di una gene-ralizzata liberalizzazione e perché la realtà statunitense in materia di armi è estrema-mente variegata, non solo da stato a stato, ma anche da contea a contea o da città a città. In questa sede è impossibile affrontare il discorso sulla shall carry provision, che viene citata solo perché ha fatto lievitare l’interesse verso armi da portare sotto agli abiti di tutti i giorni, di fatto incrementando un mercato che era già ricco.Si fa presto a dire armi finalizzate al porto sotto agli abiti, ma nella realtà dei fatti questa tipologia ha tante sfaccettature e prevede modelli tra di loro anche molto diversi come configurazione comples-siva. Il segmento di mercato più ricco è comunque quello delle semiautomatiche di dimensioni medie o medio-piccole, che pos-sono essere utilizzate con pro-fitto pure per uso di polizia (sia concealed sia con porto open al cinturone), per difesa abitativa e, last but not least, anche per spa-racchiare molto a scopo ludico e/o di allenamento.

Una lacuna nel catalogoRuger non realizza le sue armi a caso, ma lo fa dopo uno studio delle esigenze del mercato e tenendo presenti quei fattori che sono stati prima ricordati e che sono alla base del successo di un’azienda che si colloca nell’empireo dei giganti del setto-re. Analizzando i “bisogni” dei potenziali utenti e con un occhio sia al proprio listino sia a quelli della concorrenza Ruger, giunse alla conclusione che una reinterpretazione del concetto Glock poteva essere partico-larmente promettente quanto a risultati di vendita e avrebbe colmato una lacuna nel catalogo. Ovviamente doveva trattarsi di una reinterpretazione stile Ruger, cosa che tra l’altro, significava anche la scelta di metodiche produttive tali da contenere

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I bossoli vengono espulsi con decisione, ma non con violenza; non portano tracce impresse in negativo dalla camera di cartuccia (curata e ben realizzata), presentano deformazioni anelasti-che inferiori alla media (rientrano in camera) e sono una gioia per chi ricarica. Mancano, infatti, segni derivanti da urti contro parti della pistola: ciò si deve anche al robusto smusso sulla parte di carrello dove troviamo la faccia dell’unghia estrattrice

Ben concepiti e ben realiz-zati i caricatori sono in lamie-ra e portano i classici forellini per contare i colpi contenuti. l’arma viene consegnata con un caricatore di riserva e con un carichino in la-miera stampata per agevolare il riempimento degli astucci

la SR9 funziona impeccabilmente con qualsiasi cartuccia 9x21 commer-ciale o ricarica equivalente. Quello che sembra essere un coperchietto di lamiera (sotto alla scritta SR9) è la faccia del chiavistello di smontaggio, il cui perno si estrae, da destra verso sinistra, dopo aver arretrato il carrello fino a farlo impegnare dallo slide-stop. Il pulsante di comando di quest’ul-timo si trova più a valle del coperchietto del chiavistello di smontaggio

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i costi. Stampaggi e microfusione erano quindi di rigore, e qui vale la pena di aggiungere che Ruger è un vero gigante per quello che riguarda le microfusioni, settore nel quale opera dal 1963 col brand “Pine Tree Castings” che realizza microfusioni di alta qualità e con basse tolleranze sia per uso da parte della Ruger sia per molte altre industrie mondiali operanti nei settori più svariati: materiali per l’architettura, articoli sportivi, particolari per uso in ambiente marino, armi da fuoco, macchine di preci-sione, utensileria pneumatica o manuale, valvole, elementi di fissaggio, motori e molto altro. Le microfusioni della Pine Tree Castings spaziano da un peso minimo di 9 grammi fino ad

un massimo di 4.500 grammi, utilizzando normalmente 25 leghe diverse e con la capacità di “lavorare” al bisogno oltre 60 leghe diverse.

Simile ma non troppoLa “reinterpretazione” Ruger non è soltanto relativa alle tecnologie produt-tive, ma nel realizzare la SR 9 si è voluto sviluppare un’arma che pur se concet-tualmente assimilabile a un prodotto di grande successo (Glock) se ne distaccasse esteticamente e nella sostanza includendo anche caratteristiche nuove o comunque non presenti sui prodotti della concorren-za. A eccezione dell’ADP, conosciuta in Italia come Tanfoglio P25, tutte le armi di successo a percussore lanciato con fusto

in polimero sono prive di sicure manuali e solo la Springfield XD completa il set delle sicure automatiche con una sicura dorsale a depressione; l’altra eccezione è costituita proprio dalla Ruger SR 9. Questa pistola è dotata di sicura manuale che, quando inserita, blocca il carrello e la catena di scatto ed è attivata o disattivata da due levette (una per parte) collocate all’incirca nella stessa posizione che la sicura ma-nuale ha sulle 1911. Queste levette sono ben raggiungibili, facili da azionare con-fortevolmente, non impicciose e non sog-gette a disimpegno accidentale, per giunta hanno il grosso pregio di essere collocate nella “posizione giusta” e questo è vero sia in assoluto che per quanto riguarda la mentalità degli appassionati americani.

Per loro, infatti, solo le sicure manuali “tipo 1911” (non quelle abbatticane) sono ottimali come collocazione… e non si può dire che abbiano torto.

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la pistola è dotata di un dorsalino in materiale morbido che quando estra-iamo l’arma dalla scatola presenta una superficie curva. Tolta la spina di blocco (sul fondo dell’impugnatura) il dorsalino può essere estratto dal calcio e reinserito dopo averlo rovesciato. una volta rovesciato il dorsali-no è piatto e diminuisce la profondità della parte basse dell’impugnatura

In questo dettaglio della volata con carrello arretrato è possibile notare la corona circo-lare nella parte distale della canna destinata ad accoppiarsi di precisione con il canale di passaggio nel carrello. Il “resto” della canna ha diametro inferiore per facilitare il corret-to funzionamentocome portabilità la SR9 è favorevolmente

comparabile con una pistola tipo com-mander con canna da 4” e fusto in lega. Quest’ultima è però una monofilare, men-tre la Ruger è una bifilare dall’impugnatura veramente molto asciutta

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impugnatura riuscitaQuando la SR9 è stata presentata negli Usa, alcuni commentatori hanno “visto” nell’im-pugnatura e nel bilanciamento della pistola una qualche parentela con la 1911. Forse un ruolo in questa “idea” lo hanno giocato anche le leve della sicura, ma è più probabile che a far ipotizzare una qualche similitudine con l’impugnatura 1911 (da molti giustamen-te definita come “la stretta di mano di un vecchio amico”) sia stato lo spessore ridotto del calcio della SR9. In effetti, impugnando questa Ruger è difficile pensare che abbiamo preso in mano una bifilare con un caricatore da 17 colpi (ridotto a 15 per l’Italia) e sembra proprio d’impugnare una monofilare anche piuttosto asciutta. L’impugnatura è ottima e viene completata da un dorsalino in ma-teriale morbido curvo da una parte e diritto dall’altra. Il dorsalino è inserito dentro guide e bloccato da una spina passante, togliendo la spina lo si può estrarre per poi inserirlo “rovesciato”. Di serie il dorsalino presenta la parte curva e rovesciandolo si ha una minore profondità della parte basse dell’impugna-tura, cosa che dovrebbe facilitare gli utenti con mani piccole. Chi scrive ha mani medio-piccole e preferisce il dorsalino “curvo”, col quale l’arma ha una puntabilità istintiva più che buona, la presa è confortevole e i coman-di sono tutti a portata di dito.Che la SR9 sia assimilabile alla Government quanto a impugnatura è tutto da dimo-strare, certo però è che l’impugnatura SR9 risulta confortevole e adeguatamente grip-pante, e se esiste una qualche similitudine con armi tipo 1911, essa deve essere ricerca-ta con quelle d’impostazione Commander con fusto in lega. Anche così le similitudini sono soggette a discussione, ma questo nulla toglie all’eccellenza della SR9 quanto a impugnatura, bilanciamento e puntabilità istintiva. Tra i comandi ben raggiungibili figura anche il pulsante di sgancio caricato-re, che sulla SR9 risulta duplicato anche sul fianco sinistro invece che invertibile come sulla gran parte delle concorrenti. Da nota-re che i pulsanti di sgancio non sembrano soggetti ad attivazioni accidentali e nello stesso tempo, pur non protrudendo dal fusto in modo troppo marcato, sono como-damente azionabili e provocano sempre il completo sgancio del caricatore.

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141In questa foto l’espulsore è stato abbassato per lo smontaggio del carrello. l’appendice superiore della leva di trasmissione provoca l’attivazione della sicura automatica al percussore quando il carrello di dispone in chiusura; la sicura al percussore è, infatti, spinta da una sua molla antagonista che, se la sicura non è premuta da sotto, la spinge verso il basso impedendole di contrastare il percussore. Nella foto si può notare anche come il fusto in polimero sia privo di gabbia metallica interna e lo scorrimento del carrello avvenga sui due elementi metallici (microfusi) che si vedono alle estremità del tratto di fusto ripreso nella foto

In questa foto della faccia otturatrice si può osservare la fi-nitura di parti molto importanti per assi-curare l’affidabilità dell’arma; possia-mo, inoltre, vedere la massiccia unghia estrattrice e il becco dell’avviso di colpo in canna

Il grilletto della SR9 “spinge” il dito a prendere la posizione più corretta per diminuire il peso di scatto; la leva di sicura non disturba assolutamente e per essere compressa richiede tra 500 e 600 grammi di carico

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La meccanicaLa SR9 ha una chiusura stabile a

corto rinculo con canna a due gradi di libertà che come configurazione richiama quella delle altre semiauto locked breech Ruger e che è quindi assimilabile a tante altre chiusure, non ultima quella della Glock. La catena di scatto è concettual-mente assimilabile a quella Glock, dalla quale si differenzia per dettagli della congegnazione e per la presenza di

una sicura aggiuntiva al percussore che impedisce lo sparo a caricatore estratto. Si tratta in sostanza di un pistone che intercetta il percussore e che è spinto verso il basso da una molla antagonista. Quando è abbassato, il pistone intercetta il percussore, ma inserendo il caricatore lo stesso spinge verso l’alto la sicura che non può intercettare il percussore. Que-

sto è comunque corredato di una sua “vera” sicura automatica che lo intercetta a meno che non sia sollevata, cosa che accade solo quando il grilletto viene pre-muto. Essendo un sistema tipo Glock, lo scatto Ruger prevede che il percussore sia prearmato dal carrello e che l’armamento sia completato da un’asta collegata al gril-letto. Quando il grilletto è a fondo corsa,

il percussore sfugge alla monta e, spin-to dalla sua molla cinetica, colpisce

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In questa foto, oltre al dorso dell’indicatore di colpo in canna (su cui è scritto loaded when up) vediamo la parte superiore della tacca di mira col grano filettato di fissaggio (allentandolo possiamo muovere la tacca lateralmente) e la vite di regolazione dell’alzo

Nella foto della parte interna del carrello è evidente come lo stesso sia realizzato per microfusione con riprese all’utensile dove necessario. Il pulsante anteriore (vicino all’unghia estrattrice) è quello della sicura automatica al percussore; procedendo verso la testata posteriore tro-viamo la sicura al caricatore e la monta del percussore

Velocità ed energie rilevate a 3 metri dalla volata, media su 5 colpi

Fiocchi Blak mamba 100 Jtc Colpo più lento 1236 Colpo più veloce 1274 Velocità Media 1260Tra colpo più lento e colpo più veloce 38Deviazione standard 14 Ec calcolata sulla velocità media Kgm 48,5 (475 J)

mAGtecH JRN 124 GRANiColpo più lento 1061 Colpo più veloce 1095 Velocità Media 1085Tra colpo più lento e colpo più veloce 34 Deviazione standard 15 Ec calcolata sulla velocità media Kgm 44,6 (437 J)

Fiocchi 123 JFtc Colpo più lento 1083 Colpo più veloce 1111 Velocità Media 1095Tra colpo più lento e colpo più veloce 28 Deviazione standard 12 Ec calcolata sulla velocità media Kgm 45 (441 J)

Il mirino e la tacca della SR9 sono innestati a coda di rondine e dotati di riferimenti circolari bianchi per il tiro con luce ridotta o su fondo scuro. Il rapporto prospettico è indovinato, le mire sono nitide e i “pallini” bianchi non disturbano; si tratta di mire “aperte” come si conviene per un’arma da difesa, ma possono comunque garantire un buon sfruttamento della precisione dell’arma

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l’innesco. Il grilletto è dotato della ormai classica levetta di blocco che serve per precludere spari accidentali qualora in seguito a caduta il grilletto si muovesse per inerzia e questa levetta sulla Ruger è assolutamente non fastidiosa tanto da meritarsi, almeno per chi scrive, la qualifica di migliore sicura al grilletto fra tutte quelle esistenti. La morfologia del grilletto è tale da costringere il dito ad esercitare pressione in modo corretto e nello stesso tempo la catena di scatto risulta più pulita e prevedibile di quelle della concorrenza. La misurazione del pe-so di scatto è risultata piuttosto difficol-

tosa con lo strumento a disposizione, ma alla fine è stato possibile determinare che il peso complessivo di scatto, ripartito su una corsa compresa tra 7,5 e 8 millimetri, si colloca, sull’esemplare in prova, in un intorno dei 2.800 grammi, 500-600 dei quali a carico della levetta di sicura.Gli statunitensi hanno sempre amato molto l’acciaio inossidabile, in particolare sulle ar-mi corte, e Ruger ha molte pistole e revolver stainless nella sua linea di prodotto. Anche la SR9 non poteva sfuggire alla regola e questa semiautomatica è stata fin dall’inizio proposta in allestimento “inossidabile” al quale ha fatto seguito la variante brunita

e successivamente anche un allestimento inossidabile ma con finitura nera, non im-portato in Italia. Canna e carrello non sono le uniche parti “importanti” realizzate in metallo. Su queste semiautomatiche i cari-catori non sono in polimero ma in lamiera stampata. Bene concepiti e ben finiti, i ca-ricatori hanno quale unico piccolo difetto una certa durezza di riempimento iniziale; in breve si “ammorbidiscono”, ma comun-que Ruger mette nella confezione, oltre al caricatore di riserva, anche un carichino di ausilio per il riempimento.

in conclusioneRealizzata con metodiche che consentono l’abbattimento dei costi, la SR9 è piuttosto curata esternamente e in tutti i punti dove serve, per il resto il livello di finitura può essere considerato quanto meno adeguato. Si tratta comunque di una pistola affidabile, robusta e duratura e che ha il non trascu-rabile pregio di un costo non elevato in assoluto e veramente contenuto se rappor-tato alle caratteristiche dell’arma. Queste semiautomatica non è nata come arma da tiro bensì come strumento da difesa per-sonale (e da divertimento) riproducibile in grande serie a costo contenuto e utilizzabile con profitto anche da parte di utenti non particolarmente smaliziati. Ben controllabi-le, piuttosto istintiva nel puntamento e con uno scatto tra i migliori della categoria è anche di uso facile e godibile, cosa che è un vantaggio come arma da difesa e garantisce un godibile uso ludico-sportivo.

Si ringrazia per la collaborazione l’armeria BM di Viareggio (www.bmarmi.it)

A R m i c o R t e

SO

Produttore: Sturm, Ruger & Co., Newport, Usa, www.ruger.comimportatore: Bignami Spa,tel. 0471 803.000, www.bignami.ittipo: pistola semiautomatica con chiusura stabile a corto rinculo, canna oscillantecatena di scatto: semi-doppia azione, percussore parzialmente prearmato dal carrellocalibro: 9x21 IMImateriali: acciaio inossidabile, impugnatura e fusto in nylon caricato con fibra di vetro caricatore: bifilare da 15 colpi canna: 105 mm; rigatura destrorsa a 6 principi passo 10”mire: mirino e tacca innestati a coda di rondine e dotati di riferimenti bianchi;

tacca di mira registrabile in altezzaSicure: automatica al percussore, manuale a bloccare la catena di scatto (comandi duplicati con leva su ciascun fianco), sicura al caricatoreScatti: 2,8-2,9 kg, 0,5-0,6 dei quali sono a carico della levetta di sicura che blocca il grillettoDimensioni: lunghezza fuori tutto 192 mm, altezza 140 mm (dalla sommità della tacca di mira alla suola del fondello caricatore), larghezza 32 mm alle sicure, larghezza carrello 25,5 mm, larghezza max impugnatura 30,5 mm, larghezza minima impugnatura 25 mm; corsa grilletto 7,5-8 mmPeso: 760 g (con caricatore vuoto)

Ruger SR9 cal. 9x21 imi

¤ PReZZo 589 euro

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la sicura manuale ha comandi duplicati (uno per lato), è ben raggiungibile, comodamente azionabile e non tende a disim-pegnarsi per sfregamento sugli abiti o altre casue assimilabili. con l’arma pronta al fuoco la levetta è in basso e si vede un riferimento di colore rosso; a sicura inserita la levetta è in alto e il riferimento visibile è di colore bianco

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