Rassegna Stampa di sab. 30 e dom. 31 agosto e 1° settembre 2014 SNALS / CONFSAL Il Centro - Ed....

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Rassegna Stampa di sab. 30 e dom. 31 agosto e 1° settembre 2014 SNALS / CONFSAL Il Centro - Ed. Teramo 01/09/2014 SCUOLA, LA CARICA DEI 160 NUOVI INSEGNANTI Il Messaggero - Abruzzo 01/09/2014 SCUOLE, E' IN SICUREZZA SOLO POCO PIU' DELLA META' Corriere delle Alpi 31/08/2014 SCUOLA, I RUOLI NELLE LOCALITA' PIU' LONTANE Il Cittadino (Lodi) 30/08/2014 A DECINE ALL'ITIS PER UN POSTO DA PRECARIO il Gazzettino 30/08/2014 ORGANICI SOTTOSTIMATI POSTI IN RUOLO A RISCHIO Il Mattino - Ed. Caserta 30/08/2014 "VILLAGGIO", FIRME CONTRO I LEGIONARI Il Messaggero - Abruzzo 30/08/2014 GRAVE CARENZA DI PERSONALE L'ANNO SCOLASTICO A RISCHIO La Stampa - Ed. Savona 30/08/2014 DIRIGENTI SCOLASTICI IN PENSIONE NOMINATI I REGGENTI DI SETTE ISTITUTI Liberta' 30/08/2014 SINDACATI: "BASTA SPOT E FALSE PROMESSE, ABBIAMO BISOGNO DI BRAVI INSEGNANTI" Messaggero Veneto 30/08/2014 LO SNALS CON RENZI: BASTA PROFESSORI PRECARI Testate on line 30/08/2014 ARTICOLI PRESI DAL WEB La Sicilia - Ed. CL/Gela 31/08/2014 "PROGETTO PER SALVARE LA CORTE D'APPELLO" Il Piccolo 30/08/2014 "NON STRUMENTALIZZARE I CONTRATTISTI IN ATTESA" Il Piccolo 30/08/2014 SCUOLE, PIU' POSTI "IN PALIO" CHE PRECARI IDONEI A COPRIRLI La Gazzetta del Mezzogiorno 30/08/2014 DON UVA, LA FIALS CHIEDE IL RISPETTO DEGLI ACCORDI Scuola, Formazione, Università, Ricerca il Sole 24 Ore 01/09/2014 ARRIVA SCUOLA 24: UNA FINESTRA SEMPRE APERTA SULL'ISTRUZIONE il Sole 24 Ore 01/09/2014 SCUOLA-LAVORO, PIANO IN 10 MOSSE il Sole 24 Ore 30/08/2014 PIU' GIORNI IN TRIBUNALE E PIU' ORE A SCUOLA? Corriere della Sera 01/09/2014 GIANNINI, PROFILO BASSO DOPO IL RINVIO: "MERITIAMO FIDUCIA" Corriere della Sera 31/08/2014 LO STRANO CASO DEL MINISTRO GIANNINI Corriere della Sera 31/08/2014 MEDICI E MAESTRI ALLEATI NELLA CURA la Repubblica 01/09/2014 RENZI ORA STUDIA IL RIMPASTO PER LA SFIDA DEI "1000 GIORNI" DELRIO IN POLE PER IL VIMINALE la Repubblica 30/08/2014 SCUOLA, LA DELUSIONE DI STUDENTI E SINDACATI la Stampa 31/08/2014 SCUOLA E PENSIONI ELSA FORNERO: CERTI DISASTRI NON SONO I MIEI la Stampa 30/08/2014 NON BASTA UN MILIARDO PER STABILIZZARE I PRECARI il Messaggero 01/09/2014 SCUOLA, GIANNINI ASSICURA: MERCOLEDI' DAREMO L'OK AL TESTO, MERITIAMO FIDUCIA il Messaggero 01/09/2014 COSI' IL CALIFFATO ISLAMIZZA LE SCUOLE il Messaggero 31/08/2014 L'ALLERTA IN ITALIA: CONTROLLI RADDOPPIATI "A RISCHIO ANCHE LE SCUOLE STRANIERE" Avvenire 30/08/2014 ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO AL VIA CON 150 APPRENDISTI Avvenire 30/08/2014 Int. a G.Toccafondi: "E UN PRIMO COLPO DI PICCONE AL MASSICCIO MURO IDEOLOGICO CHE ANCORA DIVIDE BANCHI E AZIENDE" Gente 09/09/2014 CHE NOVITA' TORNA LA GEOGRAFIA il Foglio 01/09/2014 L'IPOCRISIA DEL FILM NECESSARIO Il Giornale d'Italia 31/08/2014 SUONA LA CAMPANELLA, SI TORNA SUI BANCHI La Lettura CorSera 31/08/2014 L'AMORE INFELICE DEGLI INSEGNATI ITALIANI Europa 30/08/2014 UN PAESE FERMO. RENZI REAGISCE CON LE RIFORME

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Rassegna Stampa di sab. 30 e dom. 31 agosto e 1° settembre 2014

SNALS / CONFSAL

Il Centro - Ed. Teramo 01/09/2014 SCUOLA, LA CARICA DEI 160 NUOVI INSEGNANTI Il Messaggero - Abruzzo 01/09/2014 SCUOLE, E' IN SICUREZZA SOLO POCO PIU' DELLA META' Corriere delle Alpi 31/08/2014 SCUOLA, I RUOLI NELLE LOCALITA' PIU' LONTANE Il Cittadino (Lodi) 30/08/2014 A DECINE ALL'ITIS PER UN POSTO DA PRECARIO il Gazzettino 30/08/2014 ORGANICI SOTTOSTIMATI POSTI IN RUOLO A RISCHIO Il Mattino - Ed. Caserta 30/08/2014 "VILLAGGIO", FIRME CONTRO I LEGIONARI Il Messaggero - Abruzzo 30/08/2014 GRAVE CARENZA DI PERSONALE L'ANNO SCOLASTICO A RISCHIO La Stampa - Ed. Savona 30/08/2014 DIRIGENTI SCOLASTICI IN PENSIONE NOMINATI I REGGENTI DI SETTE

ISTITUTI Liberta' 30/08/2014 SINDACATI: "BASTA SPOT E FALSE PROMESSE, ABBIAMO BISOGNO DI

BRAVI INSEGNANTI" Messaggero Veneto 30/08/2014 LO SNALS CON RENZI: BASTA PROFESSORI PRECARI Testate on line 30/08/2014 ARTICOLI PRESI DAL WEB La Sicilia - Ed. CL/Gela 31/08/2014 "PROGETTO PER SALVARE LA CORTE D'APPELLO" Il Piccolo 30/08/2014 "NON STRUMENTALIZZARE I CONTRATTISTI IN ATTESA" Il Piccolo 30/08/2014 SCUOLE, PIU' POSTI "IN PALIO" CHE PRECARI IDONEI A COPRIRLI La Gazzetta del Mezzogiorno

30/08/2014 DON UVA, LA FIALS CHIEDE IL RISPETTO DEGLI ACCORDI

Scuola, Formazione, Università, Ricerca

il Sole 24 Ore 01/09/2014 ARRIVA SCUOLA 24: UNA FINESTRA SEMPRE APERTA SULL'ISTRUZIONE

il Sole 24 Ore 01/09/2014 SCUOLA-LAVORO, PIANO IN 10 MOSSE il Sole 24 Ore 30/08/2014 PIU' GIORNI IN TRIBUNALE E PIU' ORE A SCUOLA? Corriere della Sera 01/09/2014 GIANNINI, PROFILO BASSO DOPO IL RINVIO: "MERITIAMO FIDUCIA" Corriere della Sera 31/08/2014 LO STRANO CASO DEL MINISTRO GIANNINI Corriere della Sera 31/08/2014 MEDICI E MAESTRI ALLEATI NELLA CURA la Repubblica 01/09/2014 RENZI ORA STUDIA IL RIMPASTO PER LA SFIDA DEI "1000 GIORNI"

DELRIO IN POLE PER IL VIMINALE la Repubblica 30/08/2014 SCUOLA, LA DELUSIONE DI STUDENTI E SINDACATI la Stampa 31/08/2014 SCUOLA E PENSIONI ELSA FORNERO: CERTI DISASTRI NON SONO I

MIEI la Stampa 30/08/2014 NON BASTA UN MILIARDO PER STABILIZZARE I PRECARI il Messaggero 01/09/2014 SCUOLA, GIANNINI ASSICURA: MERCOLEDI' DAREMO L'OK AL TESTO,

MERITIAMO FIDUCIA il Messaggero 01/09/2014 COSI' IL CALIFFATO ISLAMIZZA LE SCUOLE il Messaggero 31/08/2014 L'ALLERTA IN ITALIA: CONTROLLI RADDOPPIATI "A RISCHIO ANCHE LE

SCUOLE STRANIERE" Avvenire 30/08/2014 ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO AL VIA CON 150 APPRENDISTI Avvenire 30/08/2014 Int. a G.Toccafondi: "E UN PRIMO COLPO DI PICCONE AL MASSICCIO

MURO IDEOLOGICO CHE ANCORA DIVIDE BANCHI E AZIENDE" Gente 09/09/2014 CHE NOVITA' TORNA LA GEOGRAFIA il Foglio 01/09/2014 L'IPOCRISIA DEL FILM NECESSARIO Il Giornale d'Italia 31/08/2014 SUONA LA CAMPANELLA, SI TORNA SUI BANCHI La Lettura CorSera 31/08/2014 L'AMORE INFELICE DEGLI INSEGNATI ITALIANI Europa 30/08/2014 UN PAESE FERMO. RENZI REAGISCE CON LE RIFORME

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continua Scuola, Formazione, Università, Ricerca il Manifesto 30/08/2014 QUOTA 96 E PRECARI: PENSIONE NEGATA, ASSUNTI A 60 ANNI O

SENZA LAVORO A 30 il Mattino 30/08/2014 Int. a G.Delrio: "IL MEZZOGIORNO NON PERDERA' UN EURO VOGLIAMO

SOLTANTO ACCELERARE LA SPESA" la Gazzetta del Mezzogiorno

30/08/2014 PRECARI IN PIAZZA: BASTA ANNUNCI

Roma 30/08/2014 PIU' DI 600 EURO PER IL KIT SCUOLA Secolo d'Italia 30/08/2014 ECCO GLI ESAMI DI RIPARAZIONE: MA LE STATISTICHE SONO

INCORAGGIANTI il Sole 24 Ore 01/09/2014 DIDATTICA E STAGE, IL MIX CHE AIUTA LA CARRIERA IN AZIENDA il Sole 24 Ore 01/09/2014 OLTRE LA LAUREA I "JOLLY" PER IL LAVORO il Sole 24 Ore 01/09/2014 ALLO SPORTELLO PRESTITI SU MISURA il Sole 24 Ore 01/09/2014 FONDAZIONI IN CAMPO PER SOSTENERE LE SPECIALIZZAZIONI il Sole 24 Ore 01/09/2014 UN VENTAGLIO DI SPONSOR E BONUS il Sole 24 Ore 01/09/2014 ESPERTI IN CONTROLLO DEI RISCHI il Sole 24 Ore 01/09/2014 LARGO AI TECNICI ECO-SOSTENIBILI il Sole 24 Ore 01/09/2014 MEDICI A SCUOLA DI GESTIONE il Sole 24 Ore 01/09/2014 FARMACI AL CENTRO DELLA RICERCA Giorno/Resto/Nazione 01/09/2014 POCHE BORSE DI STUDIO E TASSE STELLARI COSI' IL NUMERO DI

LAUREATI CROLLA Libero Quotidiano 31/08/2014 I MINISTRI AL RIENTRO DALLE VACANZE il Giorno 01/09/2014 GIANNINI STRONCA I QUIZ A MEDICINA "PRINCIPIO GIUSTO, METODO

SBAGLIATO" Il Fatto Quotidiano 30/08/2014 STEFANIA FA OMBRA A MATTEO: DIETRO LA LAVAGNA il Foglio 30/08/2014 RENZI, L'ECONOMIA E LA STORIA DELLA COSTRUZIONE DEI

VOLENTEROSI

Economia, Lavoro, Previdenza

il Sole 24 Ore 01/09/2014 COSI' IL MANAGEMENT INCONTRA MODA E DESIGN il Sole 24 Ore 01/09/2014 IL LABIRINTO DEI BONUS PER FAVORIRE L'OCCUPAZIONE il Sole 24 Ore 01/09/2014 WELFARE, DA PRIMATO L'ESEMPIO DI GUINNESS il Sole 24 Ore 01/09/2014 TURNI FESTIVI CON BONUS LIMITATI il Sole 24 Ore 31/08/2014 LAVORO E DELEGA PA, LE CAMERE RIPARTONO CON DUE PRIORITA' il Sole 24 Ore 30/08/2014 SQUINZI: SITUAZIONE DRAMMATICA SERVE UN PROGETTO PER IL

PAESE Corriere della Sera 01/09/2014 ABROGAZIONE O TUTELA CRESCENTE RIPARTE IL CANTIERE

SULL'ARTICOLO 18 Corriere della Sera 31/08/2014 PER FAR RIPARTIRE I LAVORO 700 MILIONI IN DUE ANNI TAGLIATI I

FONDI AI COMUNI la Repubblica 01/09/2014 E IL SINDACO SCRIVE A DIO "LIBERAMI DALL'ASSENTEISMO DEI

DIPENDENTI COMUNALI" Italia Oggi 30/08/2014 INAIL, CERTIFICATI RINNOVATI il Messaggero 31/08/2014 LAVORO, FISCO E BUROCRAZIA LE PRIORITA' DEI MILLE GIORNI il Giornale 31/08/2014 ADESSO LA "CULTURA" E' PIU' AUTONOMA MA CORPORAZIONI E

SINDACATI RESTANO FORTI il Tempo 30/08/2014 DOPO 55 ANNI SIAMO DI NUOVO IN DEFLAZIONE il Mattino 01/09/2014 PALAZZO CHIGI, ECCO IL CODICE ETICO PER I DIPENDENTI il Mattino 31/08/2014 PERCHE' PIU' STATO E PIU' TASSE FANNO PIU' ILLEGALITA' il Mattino 31/08/2014 Int. a C.Sangalli: SANGALLI: BASTA PRUDENZA, PER SALVARSI

SERVONO TAGLI ALLA SPESA E MENO TASSE Corriere della Sera 31/08/2014 E' ITALIANO IL NUOVO VOLTO DELL'EUROPA "CON ME ARRIVA

UN'ALTRA GENERAZIONE" Corriere della Sera 31/08/2014 NON SI PAGANO PIU' ONERI PER DIVIDERE L'APPARTAMENTO Corriere della Sera 31/08/2014 Int. a G.Recchi: "TELECOM-MEDIASET? ADESSO SE NE PUO' PARLARE" Corriere della Sera 30/08/2014 SI' A GIUSTIZIA E GRANDI OPERE RENZI: ORA PASSO DOPO PASSO il Messaggero 31/08/2014 PRIVATIZZAZIONI, NON RIPETERE GLI ERRORI DEGLI ANNI NOVANTA

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Sindacati: «Basta spot e false promesse, abbiamo bisogno di bravi insegnanti» Tutte le sigle sono d'accordo: troppe riforme e cambiamenti

• «Basta spot e false promes­se. La scuola ha bisogno solo di insegnanti bravi». E un diktat chiaro quello che le forze sin­dacali piacentine lanciano a gran voce: all'unisono, a margi­ne delle immissioni in ruolo dei docenti delle scuole medie e superiori, ma soprattutto a po­che ore dall'annuncio dello slit­tamento della riforma della scuola alla prossima settimana.

«Ne abbiamo abbastanza» hanno dichiarato a gran voce Lucia Galeazzi e Fulvio Vassallo, segretari rispettivamente della Cisl Scuola e di Gilda, «la scuo­la ha solo bisogno dell'insegna -mento e di insegnanti bravi che sappiano svolgere il loro lavo­ro. Basta con gli spot e le false

Da sinistra in alto, Alessia Testa, Anna Grieco, Nadia Gaffuri;a fianco, Concetta Signorile, Massimo Umili, Eliana De Giorgio (foto Lunini)

promesse: le riforme le lascino stare perché la scuola non ne ha bisogno. Da trent'anni cer­cano di riformarla, ma funzio­nerebbe bene così senza questi continui cambiamenti».

Particolarmente agguerrita anche Manuela Calza, segreta­ria della Cgil Scuola: «Sarebbe ora che il governo informasse i cittadini sullo spazio e sull'im­pegno che intende garantire al­la scuola - ha dichiarato-, non possiamo stare in una bolla di sapone: la scuola deve essere in cima all'agenda politica del go­verno. Sinceramente siamo stufi di questi continui e ridico­li balletti che nulla portano: oc­corre discutere di un piano scuola definito, stabile, concre-

to». Dello stesso avviso anche Giovanna De Fusco, referente per Piacenza del comparto sco­lastico della Uil: «Sullo slitta­mento della riforma della scuo­la alla prossima settimana non si può essere altro che dubbio­si - ha dichiarato-, io vorrei es­sere fiduciosa sul fatto che qualcosa cambi, ma alla fine i dubbi vengono: gli annunci sulle riforme ci sono e alla fine non c'è nulla di concreto». «Sia­mo arrabbiati - ha tuonato Da­niela Fuochi in rappresentanza dello~-, in ambito scola­stico viviamo in una situazione di assoluta precarietà: la stabi­lità sarebbe una necessità fon­damentale per tutti e invece non possiamo mai contarci.

Siamo sempre costretti a rallen­tare i lavori».

Anche sulle immissioni in ruolo comunque non manca qualche mal di pancia. C'è chi, come la Fuochi appunto, si a­spettava qualche pensiona­mento in più che avrebbe dun­que liberato un numero più ampio di posti e chi invece, co­me Stefano Vantadori e Galeaz­zi della Cisl, fanno notare «i problemi causati dalle modifi­che alle graduatorie imposte dai trasferimenti rispetto al triennio precedente, anche se alla fine Piacenza è stata tocca -ta solo marginalmente e per le immissioni se ne contano mol­te sulla classe di concorso di lettere».

Parab.

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RIFORMA DELLA SCUOLA

Lo~ I Ri t! con Renzi: basta professori precari

Una foto d'archivio dei supplenti

«Serve un nuovo modello per giungere a un reclutamento de­gli insegnanti che garantisca la continuità didattica». A chie­derlo è il segretario regionale dello Snals-Confsal, Giovanni Zanuttini che punta aperta­mente all'organico funzionale, in continuità con la formula an­nunciata dal governo Renzi.

«Negli ultimi anni il sistema della mobilità e dell'accesso al­la docenza hanno subito conti­nui cambiamenti con inevitabi­le disorientamento degli inte­ressati spiega Zanuttini -. Tut­tavia, fermo restando che

l'obiettivo è dare regole stabili, devono anche essere valide. Se è facile concordare su principi generali come la libertà di cir­colazione sul territorio dei lavo­ratori o la continuità didattica, lo è meno quando si tratta di tradurre i principi in regole». La mancata continuità didattica è la diretta conseguenza del pre­cariato. E «determina "costi" di­dattici e amministrativi impor­tanti - rimarca Zanuttini -, ol­tre a contrastare con il fatto che la scuola, intesa come istituzio­ne, richiede una "squadra stabi­le" capace di produrre un'offer-

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ta formativa programmata su scala pluriennale. Se quindi si vuole perseguire la continuità didattica, vanno riconsiderate le regole sulla permanenza nel­la sede ottenuta dal docente con la domanda di mobilità, ponendo regole che inducano chi intende trasferirsi, a essere disponibile a prestare nella nuova sede un servizio effetti­vo per un certo numero di anni, dimostrando così una convinta disponibilità a permanere nel territ=rescelto».

Lo rilancia infatti il te-ma degli albi regionali. «È uno strumento - insiste Zanuttini -per mettere in sintonia i mecca­nismi di reclutamento con le re­ali esigenze del territorio per trovare soluzioni alternative al­la "chiamata diretta" che, di fronte alle inadeguatezze dell'attuale sistema, molti so­stengono come unico rime­dio». (m.z.)

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Corriere Del Veneto > Cronaca >In Veneto Assunti 2.500 Professori Ma Una Cattedra Su Tre Resta Vacante SCUOLA

In Veneto assunti 2.500 professori Ma una cattedra su tre resta vacante

Matematica e italiano, la carica dei supplenti per coprire i buchi. Mercoledì partono le immissioni in ruolo. I sindacati: «Tanti precari e molte classi che cambieranno insegnante»

VENEZIA - I primi ad essere assunti saranno gli insegnanti di matematica e fisica. Con la convocazione alle 9

nell’ufficio provinciale di Verona, mercoledì inizia la maratona delle assunzioni degli insegnanti per il prossimo

anno scolastico. E già si sa che una cattedra su tre resterà scoperta. Anche quest’anno sono aumentati gli studenti,

circa tremila in più rispetto al 2013 (129.298 solo gli iscritti alle prime classi di materne, elementari, medie e

superiori) e quindi servono almeno 2.071 docenti in più. Ma il ministero dell’Istruzione ha autorizzato

l’assunzione in ruolo, vale a dire in pianta stabile, solo per 1.227. Quindi restano vacanti 884 posti. Troppi, quasi

uno su tre. Le scuole rischiavano di dover formare classi da 40 alunni per mancanza di professori e così dopo

Ferragosto il dicastero ha leggermente corretto il tiro autorizzando altri 170 contratti: 38 a Treviso e Vicenza, 35 a

Verona, 22 a Padova, 20 a Venezia, 10 a Rovigo e 7 a Belluno.

Ma saranno contratti precari, però, che si aggiungeranno a quelli che, a partire dal 1° settembre, gli uffici

provinciali dovranno stipulare per coprire le altre 884 cattedre vacanti con supplenze annuali, più un altro 20% di

posti che salta sempre fuori con l’organico di fatto (cioè il numero di personale che serve davvero per far

funzionare le scuole e che è diverso da quello stabilito dal ministero). «Anche quest’anno, molti gli studenti

avranno come insegnante un precario, un supplente che molto probabilmente non rivedranno più a settembre

2015», osserva il segretario della Flc Cgil regionale Salvatore Mazza. Giusto per fare qualche esempio, la

segretaria regionale dello Snals Elisabetta Capotosto scorre i numeri: in provincia di Padova nelle scuole medie

servirebbero 45 professori di italiano e ne saranno assunti solo 25; a Treviso mancano 46 docenti di matematica e

ne arriveranno 26, a Vicenza ce ne vorrebbero 63 e saranno 36. Poi c’è il capitolo sostegno: stavolta il ministero è

stato molto generoso e permetterà l’assunzione di 1.268 insegnanti di supporto per gli alunni disabili.

«Il problema è che in Veneto non abbiamo un sufficiente numero di docenti in possesso dei titoli di

specializzazione», sospira dalla Direzione scolastica regionale Rita Marcomin, responsabile dell’ufficio personale.

In più, a Venezia c’è stato un pasticcio informatico che ha spostato la stragrande maggioranza delle assegnazioni

(154 su 188) alle superiori. Si è rimediato, con qualche malumore in graduatoria di chi, al 150° posto, si vedeva

già assunto. Altre complicazioni sono annunciate per le cattedre d’inglese. «La graduatoria non è stata pubblicata

in tempo utile lo scorso anno e così si va a pescare da quelle vecchie del 1990 o del 1999», scuote la testa

Capotosto. «Con quasi 2.500 assunzioni tra cattedre e sostegno, il bicchiere è mezzo pieno - osserva Mazza - Ma

se guardiamo al numero dei supplenti è mezzo vuoto. Il problema si risolve coprendo tutti i posti disponibili, non

alcuni che decide il ministero, e chiudendo una volta per tutte le graduatorie ad esaurimento».

25 agosto 2014

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Monica Zicchiero

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. Ago$to,dovèsi'discu' \llla:.sezion<>· statale;• .«clajidoseguif<>all~&€c,iSi0iìJas- ne».• ' · . teràUnakQzloiiepre- .· .. c_on1:~0 qel;n"Ìiovo ~.:· __ :,:_1<<Ìirif·;,~~;,;~fi.i. i:s)?:{~:.s.:-_;_:.: __ ' __ ,: ·- - ORl~ROOUZIONERISERVATA sentatadaicidiee~diÌi · ann.C)s.còlast!coaGu2- M . ' ue, ~ ~<Hascuoiadi . consig:li~ricjellà.Lèga . '':"11/"'\?is~~bjòWla i vai"?~nodiventa?g•stionepi;e-Norà Fabio Facchi- sez10_11e ' C:ònìuriale: . . · ... n emel).te statale - prose-net\i•e qiaudià 1'èrzi I;1ari'.lll~·iÌ'i~~\'é,avrà. :e"b.';f' tral'altr<J,ampiriSpar,

ip_ roprio_~_ q. ue.stote- ··.· .. ·. . . . .an~'l!i'qµà1:\j'.ò~eziohi : p al C~mlUJ.~.· .. II.personale · · • '' -. · · · · '. ·" ·ma; aFsuò'mtif" · · comun e.diMananosaràutiiiz- · Ina<<EWiaconqmsta ... ···:' . .• ·•·Y .• •:·· rno, Cl zatoinparf .. G ·- c9~'éP,ra:_ì9<I;:i!e'-~~~tt-~-$.~;,d~ :-~~iltio~SeZ:iOnè_ ·art· : ep~r. -.qzzailiCàeJn mò_!i#si)lliajull,tjSu,It:itodhlla' sfat."'.•· ·,(ottèhuta a l> e ~completamentodelnu-

.. .,"_"tt' .. _"'ll. ·.·.· ' .... _._ ... _, · ... · .. · maamo·' c,_,,.s·o"'stìtui mero oreno_ncope_ rte. dalperc vgrq~ ,Pne" 3:S.çq~p~y;e_~-·. 00" '/ ui""',,~ - al - .. · ·. · -". dall'. · . ' · ·· . ·o eooihiili~e ;: sce la distac<fata della son .. •~:W~diMarfaiio;Lede-i~~if P:r<l/ì.\in!_-;c •• . ''· ._·. : "Piazzcili" (chè~~bbe . ~omm"!'!01)r:dellè• dµe scuole · 1 ; ~i:·•:~fili''"•· '·" • ~aj)ft;!!'ff" ·;: statasoppi-èssaperi\iaI(~di:· · C 'M~·Per(;u?zanicae "Gio-

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L'eco DI BERGAMO 5ABAT023AGOST020)4 ·

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L’ECO DI BERGAMO

Città 21GIOVEDÌ 21 AGOSTO 2014

Hanno agito nella notte tra

martedì e ieri e, armati di motosega,

hanno tagliato una cinquantina di

piante nell’area del cantiere del nuo-

vo parcheggio dell’aeroporto.

La denuncia arriva diretta-mente dalla Sacbo, la società digestione dello scalo di Orio alSerio. «Nella notte tra il 19 e il20 agosto ignoti si sono intro-dotti e hanno tagliato le pianteposte lungo i canali di irrigazio-ne, che avrebbero dovuto costi-tuire parte dell’arredo arboreoa lavori ultimati» scrive Sacboin un comunicato.

Presumibilmente i vandali,o il vandalo, hanno agito con ilfavore della notte, quando inaeroporto non c’è il solito viavai di passeggeri e automobili.Tra mezzanotte e le 5 del matti-no sono riusciti a tagliare cin-quanta alberi, per la maggiorparte platani, che erano statimantenuti dal Comune lungoi canali proprio per protegger-ne e rafforzarne le sponde.

Il cantiere è vastissimo e nonci sono telecamere: pertantonon sarà facile riuscire a risali-re agli autori dell’atto vandali-co. Perchè di questo si tratta,visto che gli ignoti armati dimotosega non hanno rubato lepiante, ma le hanno tagliate eabbandonate sul posto.

A lanciare l’allarme sono sta-ti, ieri mattina, gli operai delladitta che si sta occupando deilavori per il nuovo parcheggiodell’aeroporto.

«Il progetto depositato alComune di Bergamo ha previ-sto il mantenimento dei filari

di specie arboree preesistentilungo i canali, costituite per lamaggior parte da platani – scri-ve ancora Sacbo –. Si tratta,perciò, di un danno rilevante alpatrimonio verde che si è inte-so preservare e valorizzare».

Il danno economico non èancora stato quantificato.Sacbo ha provveduto ieri mat-tina a presentare denuncia inquestura e al più presto, dopoaver sentito anche il Comunee gli altri enti interessati, «di-sporrà il ripristino delle coltrialberate provvedendo allamessa a dimora di nuove pian-te».

Nessuno sembra aver vistonulla né sentito i rumori dellamotosega in azione: ci sarannovolute circa tre ore per tagliaretutte le piante. � K. Man.

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Vandali in aeroportoTagliate 50 piantecon la motosega

Le piante tagliate a Orio

Il fenomeno dei test del-la patente di guida affrontati conun «suggeritore» esterno negli ultimi tempi ha subìto un drasti-co ridimensionamento, grazie aicontrolli dei commissari della Motorizzazione civile. Però, qualcuno che ancora ci prova c’èsempre.

È il caso di due indiani sma-scherati lunedì mattina, dopo che s’erano presentati all’esamecome nemmeno due spie venutedal freddo. Erano dotati di auri-colare, microcamera e telefoni-no, tecnologia proibita al test perla patente e per questo ben mi-metizzata. I due - T. S., 29 anni diCredaro, e B. S., 23, di Grumellodel Monte, entrambi regolari - sono stati denunciati dagli agentidella Volante per tentata truffae per aver violato la legge 475 del1925 (quella relativa anche al di-vieto di plagio delle tesi di lau-rea).

Per superare l’esame cercava-no di ricorrere a quello che nei

Microcameranascostaper passare testdella patenteDue indiani denunciati per truffaCon auricolari e telefoniniricevevano risposte dall’esterno

quizzoni televisivi è definito «l’aiutino da casa». E per poterloricevere s’erano muniti di indebi-ta apparecchiatura: auricolare posizionato nel cavo delle orec-chie, microcamera nascosta in unciondolo portato al collo e cellu-lare con sistema di trasmissionebluetooth fissato a una caviglia con del nastro adesivo.

Ma i commissari, che ormaihanno l’occhio allenato, si sonoinsospettiti e hanno chiamato ipoliziotti della Volante. «Sono stato io ad avvertirli - racconta Carmine Duraccio, responsabiledell’ufficio patenti - dopo che cisiamo accorti che avevano degliauricolari. Sono dispositivi gran-di come un fagiolo. Uno dei duel’aveva talmente incastrato all’in-terno dell’orecchio che gli agentiper recuperarlo volevano portarel’indiano al pronto soccorso».

Il metodo è sempre lo stesso.La videocamera inquadra i quesi-ti che compaiono sullo schermodel computer fornito dalla Moto-

rizzazione all’esaminando. In questo modo, attraverso blueto-oth, le immagini vengono spediteal «suggeritore». Per sicurezza c’èanche il canale audio. Gli stranie-ri, a richiesta, durante il test ven-gono dotati di cuffie che traduco-no le domande nelle rispettive lingue. In questo caso il quesitoviene captato dall’auricolareabusivo e rimbalzato, sempretramite il telefonino nascosto sulla caviglia, a chi dall’esterno dovrà fornire la risposta giusta.

«Non è detto che il compliceall’esterno debba per forza co-municare a voce - spiega Durac-cio -. Il nostro sospetto è che, essendo il quiz una scelta tra veroo falso, la risposta possa giungereattraverso le vibrazioni del tele-fonino. Ad esempio, invio due sms, che corrispondono a due vibrazioni quando il cellulare èmuto, se il candidato deve ri-spondere vero; ne invio uno solose la risposta giusta è falso».

Il suggeritore, secondo il fun-

zionario della Motorizzazione, potrebbe essere anche a chilo-metri di distanza. «Nel piazzaledel nostro edificio quella mattinac’erano due tipi sospetti (control-lati dalla polizia e risultati estra-nei alla vicenda, ndr) - ricostrui-sce Duraccio -. Noi non escludia-mo che si utilizzino dei complicipiazzati all’esterno della nostrastruttura, i quali, usando a loro volta dei telefonini, facciano da“ponte-radio” con chi deve forni-re le risposte».

I due indiani hanno racconta-to di aver pagato 500 euro a testaa uno straniero (ma non loro con-nazionale, hanno specificato).«Noi sappiamo che di solito chivuole imbrogliare al test si pre-senta come privatista - rivela il responsabile dell’ufficio patenti-. I due denunciati lunedì, invecearrivavano tramite un’autoscuo-la, risultata ignara, forse per nondestare sospetti». � S. S.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Nomine docenti di ruoloEcco le classi di concorso

Tempo di nomine per i do-

centi di ogni ordine e grado, tempo di

contratti a tempo indeterminato.

Come fanno sapere dalla Segre-teria provinciale dello Snals(Sindacato nazionale autonomolavoratori scuola), l’Ufficio sco-lastico regionale della Lombar-dia ha reso noto le date delleconvocazioni per le nomine deidocenti della scuola primaria e

della scuola dell’infanzia, oltreche i numeri definitivi dei con-tingenti che verranno nominati.Per quanto riguarda la scuoladell’infanzia, la sede della con-vocazione è Varese, il 23 agosto,a partire dalle nove. Mentre laconvocazione della scuola pri-maria, per la quale si assegnanosia i posti comuni che quelli re-lativi al sostegno, è stata fatta a

riguardano il sostegno: 122 sa-ranno i docenti assunti a tempoindeterminato per il sostegnonella scuola secondaria di primogrado e 6 nelle scuole dell’infan-zia, tutti «pescati» dalle gradua-torie ad esaurimento.

Per quanto riguarda le altreclassi di concorso invece, le as-sunzioni verranno fatte al 50%tra i vincitori di concorso ordi-nario e le Graduatorie ad esauri-mento (GaE). Per il sostegnonella scuola primaria i posti sa-ranno 81, 41 da concorso e 40dalla GaE; per il posto normaledella scuola primaria 34 inse-gnanti saranno assunti dalle li-ste del concorso e 33 dalle Gae;per la classe A043, italiano, sto-

ria e geografia nella secondariadi primo grado, 20 saranno idocenti assunti tramite concor-so e 19 quelli tramite GaE; nellaA059, scienze matematiche,chimiche e fisiche nella secon-daria di primo grado saranno 14sia nelle graduatorie del concor-so che nelle GaE che passerannodi ruolo. E così via, per tutte lealtre classi di concorso.

Un caso del tutto particolareè rappresentato, per esempio,dalle classi di concorso che ri-guardano l’insegnamento dellalingua e civiltà spagnola: qui legraduatorie del concorso sonoesaurite e nessun candidato del-le GaE è nominabile. � Alice Bassanesi

Como Lazzago, presso l’Itis«Magistri Cumancini» nellegiornate di venerdì e sabato.

Contemporaneamente ilprovveditorato di Bergamo hareso noto il dato preciso del con-tingente che passerà di ruolo aBergamo per l’anno 2014/2015,suddiviso per classi di concorso.Scorrendo i dati si nota imme-diatamente che i numeri più alti Insegnanti in attesa delle nomine

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31 agosto 2014

Scuola, i ruoli nelle località più lontane Quest’anno i docenti a tempo indeterminato sono finiti tra Auronzo, Cortina e Forno di Zoldo; e qualcuno ha rinunciato scuola immissioni in ruolo supplenze

di Paola Dall’Anese BELLUNO. Docenti in ruolo “castigati” in sedi molto lontane. Tanto che qualcuno ha preferito rinunciare. Sorpresa per moltissimi insegnanti a cui in questi giorni sono state assegnate le cattedre a tempo indeterminato. Anche ieri mattina, all’ufficio scolastico territoriale, alcune decine di aspiranti docenti si sono presentati per firmare il loro primo ruolo. Una sensazione bellissima, «un sogno che si avvera, per cui ho tanto lavorato e per cui ho sudato», commenta raggiante Lara Piai di Sacile che ha ottenuto un posto all’infanzia a Forno di Zoldo. Certo la distanza è notevole, ma Piai non si spaventa e annuncia: «Ho due bambini piccoli, sono precaria da 16 anni, e avendo vinto il concorso mi sono ritrovata con questa sede. Ma per i primi anni chiederò il part time anche perché voglio studiare per insegnare nelle scuole di grado superiore». Contenta anche Stefania Pasqualetto, di Conegliano. E di essere contenta ha tutti i motivi visto che da precaria ha lavorato soltanto tre anni. «Appena mi sono laureata nel 2011 ho trovato dopo un mese un posto in una scuola paritaria fino ad oggi che ho firmato il mio contratto a tempo indeterminato», commenta e aggiunge: «A dire la verità mi avevano detto che sarei stata chiamata domani, e invece questa mattina (ieri per chi legge, ndr) mi hanno telefonato dall’ufficio scolastico provinciale dicendomi di arrivare perché c’era il posto per me. E così mi sono precipitata immediatamente e ora mi hanno assegnato la cattedra a Longarone. Va bene, anche perché il prossimo anno, quando mi sarà data la sede definitiva, potrò chiedere il trasferimento. Comunque ora opto per il part time». «Le sedi assegnate ai ruoli quest’anno sono tutte distanti», commenta Milena Zucco della Gilda degli insegnanti, «Sono rimasti disponibili Cencenighe o Auronzo, Cortina o Santo Stefano. Molti docenti che si sono iscritti quest’anno a Belluno sono rimasti delusi quando hanno saputo che erano finiti in questi paesi perché non avevano idea di come fosse articolata la provincia bellunese. Inoltre, lo stesso Ministero ha imposto che i posti in ruolo fossero assegnati tra quelli di diritto e con scadenza al 31 agosto. Il problema maggiore riguarda le cattedre per l’infanzia anche se nemmeno quelle per la primaria sono messe meglio». Zucco fa presente che per questo motivo «molti di coloro che hanno passato il concorso hanno rinunciato al posto fisso venendo così depennati dalla graduatoria concorsuale e finendo solo in quella ad esaurimento». «La nota ministeriale e quella dell’Ufficio regionale hanno imposto che si distribuissero ai posti fissi solo le cattedre al 31 agosto, lasciando le sedi più vicine ai supplenti, agevolandoli», commenta anche Milena De Carlo segretaria dello Snals che poi aggiunge: «Malgrado non ci sia il direttore regionale il nostro Ust ha portato a termine in modo corretto e preciso tutte le operazioni che si stanno svolgendo senza particolari problemi». A parte queste difficoltà, le operazioni di assegnazione dei ruoli si è svolta ad oggi «nella massima serenità», commenta anche Walter Guastella della Flc Cgil. «La graduatoria ad esaurimento si sta svuotando e anche quella del concorso soprattutto in alcune materie, tanto che non è più sufficiente per colmare i posti vacanti per cui, per non “buttare” queste cattedre le recuperiamo in altre materie, tanto comunque il prossimo anno ci saranno altre immissioni in ruolo. Dobbiamo cioè rispettare il contingente dei posti fissi che ci è stato assegnato per quest’anno pari a 116 docenti». Ma Guastella evidenzia che in questo modo «posti per le supplenze diminuiranno sensibilmente. Quest’anno le cattedre in palio per i precari saranno davvero molto poche, qualche decina soltanto». Intanto, domani ci saranno le ultime chiamate per l’assegnazione dei ruoli. Tra questi ci sarà anche Lucia De Crescentis, quarta in graduatoria ad esaurimento nella scuola primaria e insegnante precaria dal 1999. «Dovrei riuscire a passare di ruolo quest’anno e spero mi arrivi una scuola abbastanza vicina visto che abito a Sedico, altrimenti comunque ci si organizzerà in

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qualche modo. Una soluzione si trova, l’importante è avere il posto, finalmente», commenta De Crescentis. Giovedì e venerdì, invece, toccherà ai precari, a cui saranno assegnate le supplenze.

31 agosto 2014

Precari della scuola. La presidente Marini convoca incontro con sindacati e parlamentari umbri La presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, ha convocato per lunedì 1 settembre a Palazzo Donini una riunione con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali regionali della scuola e del Coordinamento dei precari storici di Perugia per un confronto sulle problematiche derivanti dall’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento provinciali dei docenti. All’incontro sono stati invitati a partecipare i parlamentari eletti in Umbria. La presidente Marini ha così accolto la richiesta avanzata oggi alla Regione, con una lettera all’assessore regionale all’Istruzione Carla Casciari, da Flc Scuola, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals, Gilda Unams che, rilevando la complessa situazione venutasi a creare per i docenti precari storici umbri “scivolati” in graduatoria a causa dell’ingresso di numerosi docenti da altre province, hanno chiesto di avviare un confronto sia sulle tematiche di immediata rilevanza sia su eventuali iniziative di carattere legislativo da attivare in sede istituzionale.

sabato 30 agosto 2014, 10:15

Insegnanti, le nuove nomine a tempo indeterminato in Provincia di Savona. Critiche alla riforma della scuola di Renzi: “Creerà nuovo precariato”

Debora Geido Il conferimento degli incarichi per le nomine di ruolo nella graduatoria per l’anno scolastico 2014-2015 è avvenuto ieri presso il Provveditorato degli Studi di Savona nell’ufficio territoriale in Corso Italia Sono stati nominati 7 nuovi insegnanti a tempo indeterminato per la scuola secondaria di I grado e II grado: il conferimento degli incarichi è avvenuto ieri presso il Provveditorato degli Studi di Savona. Tra gli insegnanti convocati ieri pomeriggio presso l’ufficio territoriale in Corso Italia per le nomine di ruolo nella graduatoria per l’anno scolastico 2014-2015, cinque hanno assunto incarichi all’interno delle scuole secondarie di I grado mentre due in istituti di II grado. “Ieri, nella seconda convocazione delle nomine dei ruoli in graduatoria sono stati scelti cinque insegnanti per istituti delle scuole medie nella Provincia – afferma Enzo Sabatini, segretario provinciale SNALS Scuola – di cui un docente di tecnica indirizzato a Pietra Ligure, uno di inglese ad Albenga e tre rimanenti di matematica. Altri due insegnanti sono stati nominati uno al Liceo Calasanzio di Carcare, l’altro all’istituto Giancardi di Alassio”. Nominati anche 24 docenti di sostegno, dodici nelle scuole medie e altrettanti nelle superiori nelle diverse aree (umanistica, scientifica, tecnica e psicomotoria). Nella prima settimana di settembre sarà invece la volta della nomina dei supplenti. Tra le polemiche, durante l’attesa per le nomine, le disposizioni relative alla Riforma Scolastica del Governo Renzi. Proprio ieri il dossier sulla scuola sarebbe dovuto passare all’ordine del giorno del

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Consiglio dei Ministri, ma è stato rimandato per dar precedenza al decreto Sblocca Italia e alla riforma della Giustizia. Nella riforma della scuola si parla di un piano per stabilizzare i precari, allargare l’organico per assumere i supplenti stabili e cambiare il sistema degli stipendi dei professori. Ma soprattutto è prevista l’eliminazione delle supplenze, che è l’aspetto che fa più discutere. Non solo cambierà il metodo di reclutamento degli insegnanti, ma sarà data più autonomia ai presidi e alle scuole, sia per l’offerta formativa che per la gestione dei fondi. Queste le linee guida che dovevano essere presentate al Consiglio dei Ministri. Sulla riforma scolastica di Renzi, non ci vedono chiaro gli insegnanti: “La vedo proprio male, la riforma al posto di diminuire, creerà nuovo precariato - ha affermato Eleonora Pezzica, insegnante di sostegno finalese, in coda ieri alle nomine – Troppi concorsi, troppe graduatorie, è un supplizio e una tortura ogni anno! Ci mancava solo il nuovo concorsone per il 2015”. “Tra innumerevoli concorsi e graduatorie ad esaurimento è sempre più difficile accedere alla professione – ha affermato Carmen Palmeri, insegnante di sostegno proveniente dalla Puglia – creano più confusione e la riforma Renzi temo non risolverà i problemi del precariato. Assurda inoltre l’eliminazione dei supplenti”.

GENOVA 29 agosto 2014

Scuola, i prof alla lotteria delle cattedre Elisabetta Pagani - Video di Beatrice D’Oria

Genova - Per un giorno sono loro ad aspettare ansiosi ed emozionati la lettura dell’appello. Dall’atrio affollato dell’Ufficio scolastico di via Assarotti, in questo giovedì bollente passano centinaia di insegnanti di ogni grado. Per quasi 400 è il grande giorno dell’assegnazione della cattedra di ruolo, quella attesa per anni e conquistata risalendo graduatorie o superando concorsi. L’assunzione ha la forma di un foglio bianco compilato a mano con nome, cognome e scuola di destinazione, e il sorriso quasi incredulo di chi lo impugna. Con qualche eccezione. «Perché c’è anche chi rifiuta - spiegano i sindacati - ma così si viene depennati dalla graduatoria. Una vera follia!». Fra le novità positive del 2014 c’è che il ministero, con gli insegnanti di sostegno, è stato “di manica larga”. Se infatti le cattedre scoperte - cioè senza insegnante di ruolo - per il sostegno a Genova sono 265, le immissioni in ruolo previste 216, circa l’80%. E il paradosso è che molte rimarranno libere per mancanza di candidati: «I posti disponibili per la primaria erano 93 - calcola Maria Luisa Frontera, segretario dello Snals - i candidati 52». «Sicuramente è più facile essere stabilizzati - confermano Daniela Cohen e Daniela Castellano, 36 anni, amiche e colleghe - ma la nostra scelta non si è basata su questo, amiamo il nostro lavoro». Diversa la situazione per gli altri insegnanti: «Qui la domanda c’è eccome - spiega Paolo Quattrida, Cgil - ma le cattedre disponibili coprono solo poco più del 50%». Il che significa che non è automatico “vincere” la scuola preferita. «Sono così felice. Sono quindicesima in graduatoria - racconta Roberta Testi, 46 anni, di Chiavari - e spero di andare a Lavagna». Mentre attende di essere chiamata, sonda la “concorrenza”: «Ho parlato con le colleghe e la maggioranza vuole il ponente. Ho buone chance». Le assegnazioni avvengono per gruppi. Prima la scuola d’infanzia, poi la primaria. Al piano superiore le secondarie di primo e secondo grado. I professori entrano in gruppo nella sala, poi a turno vengono chiamati a scegliere. E chi attende depenna le cattedre “andate”, sperando di non dover eliminare anche la “propria”. La maggioranza, però, sembra soddisfatta. «Siamo riuscite ad ottenere il posto che volevamo» sorridono emozionate Giovanna Sansalone e Alessandra Piccardo. Situazione più complicata per i prof delle medie e delle superiori. «Oggi ci hanno fatto solo scegliere la provincia - sorride Simona Viscuso sorvegliando la vivacissima figlia - io ho scelto Genova, qui vive mio marito. Per anni ho insegnato a Bergamo e ci vedevamo nel weekend...». «Nelle secondarie a creare il caos è stato il ministero - accusa lo Snals - a causa di una serie di ritardi con la pubblicazione dei trasferimenti non sono state pubblicate con le necessarie 24 ore di

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anticipo le sedi disponibili per le assunzioni. Così cosa succede? Che chi si presenta per l’immissione in ruolo non sa nemmeno quali sono le scuole in cui può andare, né dove si trovano. Questa è mancanza di trasparenza. E crea enormi problemi a chi viene da fuori città, costretto a chiamare su due piedi la famiglia e decidere». E non è l’unica incognita. Se infatti le scuole iniziano il 15 settembre, in realtà aprono il primo. Eppure, sottolinea Frontera, «gli istituti ancora non hanno pubblicato le graduatorie delle supplenze, con il rischio che il 15 non si sia pronti. Anni fa il ministero si ritrovò ad autorizzare le graduatorie precedenti, con il risultato che, quando furono aggiornate ad anno iniziato, cambiarono gli insegnanti. Ci auguriamo non risucceda». Incertezza anche per i presidi. A Genova proprio ieri sono stati nominati 4 dirigenti, «ma le sedi vacanti sono 10 - spiega - e il rischio per le altre 6 è che debbano accontentarsi di una reggenza. Per la scuola non è un bene». Scuola che per oggi attendeva le novità della riforma che il ministro Renzi avrebbe dovuto illustrare in Consiglio dei ministri (ma all’ultimo la presentazione delle linee guida è slittata). «Siamo scettici - commenta Corrado Artale della Uil - il superamento del precariato e gli incarichi pluriennali non possono che trovarci d’accordo. Ma non è il solito proclama? E poi c’è il nodo supplenze. Quelle brevi dovrebbero essere cancellate. E cosa diciamo a chi da anni è in questo percorso? Grazie e arrivederci, non servite più?».

di Padova 28 agosto 2014

Scuola, cattedre a 183 insegnanti Sono state assegnate ieri ad altrettanti docenti diventati di ruolo: 50 i padovani con posto fisso

Felice Paduano Sono 170 i precari immessi in ruolo nella scuola primaria; 35 i supplenti che non si sono presentati, ai quali, per il momento è stato assegnato il posto d’ufficio. Altri 13 docenti hanno optato per il sostegno. Moltissimi i posti per il sostegno agli alunni disabili rimasti vuoti perché gli aspiranti non ne avevano titolo: saranno a disposizione dei precari inseriti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento. Questo il bilancio registrato, ieri mattina, dalle 9 alle 15, all’auditorium dell’istituto Pietro Scalcerle, in via Cave, dove i funzionari dell’Istituto Scolastico Regionale, in collaborazione con i colleghi dell’Istituto Provinciale, guidato da Paolo Jacolino, hanno assegnato, su base regionale, le prime 183 cattedre in ruolo, attinte dalla graduatoria del concorso per la primaria, svoltosi nel 2012. I supplenti padovani che hanno ottenuto il tanto agognato posto fisso sono 50. Gli altri lo hanno chiesto ed ottenuto nelle altre sei province della regione. «Finalmente ho raggiunto un traguardo importante nella mia vita», sottolinea Silvia Biasiolo di Albignasego, «Prima di ottenere la nomina ho dovuto fare una valanga di supplenze anche nelle materne parrocchiali». Giorgia Ruzzante è superfelice: «Dopo cinque anni di precariato nella scuola dell’infanzia, ho raggiunto la nomina in ruolo nell’elementare. Ho 29 anni e, quindi, mi posso ritenere soddisfatta visto che tanti supplenti raggiungono il posto fisso anche dopo i 40 anni di età». Anna Marcon, residente a Castelfranco, che, naturalmente, ha scelto un posto in provincia di Treviso, si è dovuta presentare allo Scalcerle con la figlia Eleonora, di appena due mesi, in braccio e l’ha anche allattata nel corridoio dell’istituto: «Prima di essere immessa in ruolo ho fatto supplenze per undici anni in tante scuole», osserva la docente-mamma, «Ma oggi sono contentissima perché avere, finalmente, la sicurezza del posto fisso non è di poco conto». Accanto ai docenti, quasi tutte donne, c’erano anche numerosi sindacalisti del settore, tra i quali Ernesto De Sieno e Lucia Michieletto, dello Snals, Manolo Baio, della Cgil, Renata Mosca, della Gilda e Manuela Mazzuccato e Tiziano Sandonà, della Cisl: «I precari che oggi hanno ottenuto il ruolo, sono tutti ben preparate ed hanno le carte in regola per andare a formare le generazioni del futuro», sottolinea la sindacalista Michieletto, «La maggioranza, nel punteggio complessivo accumulato, non solo hanno in tasca la laurea, ma, spesso, anche un master ed un diploma di specializzazione nei settori specifici che l’insegnamento nella scuola primaria richiede».

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Il Spazio anche a formazione, università e ricerca

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Arriva Scuola 24: una finestra sempre aperta sull'istruzion~

La campanella sta per suo­nare. Dalla prossima settimana 7,8 milioni di studenti torneran­no in classe. I primi saranno gli alunni della provincia di Bolza­no che, 1'8 settembre, riprende­ranno il loro posto tra i banchi, poi via via tutti gli altri. Fino al­la Puglia e alla Sicilia dove le le­zioni riprenderanno il 17 set­tembre. Alla ripresa troveran­no ad accoglierli Scuola24: il nuovo quotidiano digitale del Gruppo 24 Ore, che, da martedì 9 settembre, sarà online all'in­dirizzo www.scuola24.ilso­le24ore.com.

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In qucst' ottica, oltre a racco­gliere tutti gli articoli che il quo­tidiano e le riviste del gruppo già oggi dedicano all'istruzio­ne e al lavoro, Scuola24 ospite­rà una serie di contributi origi­nali, articolati in news, intervi­ste, inchieste, approfondimen­ti tecnici, interventi degli esper­ti. Le notizie di più largo consu­mo saranno free e visibili a tut-

ti. In modo che gli studenti, le famiglie e i ricercatori possano compiere, nella maniera più in­formata e responsabile possibi­le le scelte cruciali per il loro fu­turo. Quelle più specifiche e set­toriali saranno invece fruibili in modalità pay. Grazie alla semplice sottoscrizione di un abbonamento a Scuola 24 i do­centi e i dirigenti scolastici, le università e gli enti di ricerca, le istituzioni e le imprese po­tranno consultarli rapidamen­te e accedere alla banca dati con i documenti (normativi e no) più aggiornati.

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Online da martedì 9 settembre

Scuola 24. Dal 9 settembre online il nuovo quotidiano digitale del Sole240re: sarà disponibile su pc, tablete smartphone

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La strada troppo lunga dalla scuola all'aziendél · Passano gli anni, ma la sepa­

razione tra scuola e lavoro resta. In Italia studia e fa pratica in azienda meno del 4°10 degli un­der 29. Contro il 12,9% della me­dia Ue e il 22,1% della Germania. Come se non bastasse, in un Pae­se come il nostro con il 42,9°10 di

disoccupazione giovanile, le im­prese fanno fatica a trovare i pro­fili che cercano. Ma il governo Renzi vuole correre ai ripari e nelle linee guida sulla scuola che dovrebbero arrivare dopodoma­ni sul tavolo del Consiglio dei mi­nistri sono previste dieci misure

per ridurre la distanza tra istru­zione e lavoro. A cominciare dal potenziamento dei laboratori e dal raddoppio delle ore di alter­nanza in azienda fino ad arrivare al lancio di «school bonus» e di «school guarantee».

Bruno e lucci • pagimi 7

Scuola-lavoro, piano in 10 mosse Nelle linee guida del Governo raddoppio delle ore in azienda e laboratori rafforzati

PAGINA A CURA DI Eugenio Bruno Claudio lucci

Passano gli anni, ma la sepa­razione tra scuola e lavoro resta. In Italia studia e fa pratica in azienda meno del 4°10 degli un­der 29. In Germania si sale al 22,1%, e la media europea è del u,9 per cento. Dopo gli ennesi­mi richiami di Bruxelles e la doc­cia fredda dell'Istat che ha certifi­cato a luglio un tasso di disoccu­pazione giovanile record al 42,9%, il governo ha deciso di ac­celerare e nelle linee guida sulla scuola - che erano attese nel Consiglio dei ministri di venerdì scorso e che dovrebbero arriva­re dopodomani - è prevista una decina di misure per ridurre la distanza tra istruzione e mondo delle imprese. Una necessità di­mostrata anche dagli ultimi dati di Unioncamere: le aziende fati­cano a trovare ben 61mila profi­li, specialmente tecnici). Per quale motivo? Perché le compe­tenze possedute non sono in li­nea con ciò che serve ai datori di lavoro.

Il modello di riferimento è il sistema duale tedesco di alter­nanza. Già Elsa Fornero aveva firmato i primi accordi con la Germania, mentre Maria Chiara

Carrozza aveva lanciato lo scor­so anno un programma speri­mentale di apprendistato per studenti di quarta e quinta supe­riore (la cui completa attuazio­ne è stata curata dal sottosegreta­rio Gabriele Toccafondi). L'at­tuale esecutivo partirà da qui, rafforzando questa sperimenta­zione con protocolli ad hoc per coinvolgere le imprese. Anche quelle piccole e medie.

Si punta a rendere obbligato­ria l'alternanza scuola-lavoro (oggi è realizzata da circa 228mi­la studenti, meno del 9°10 del tota­le dei ragazzi delle superiori). L'esperienza in azienda dovrà es­sere fatta senza più scorciatoie negli ultimi tre anni dei tecnici, prevedendo un monte ore dei percorsi di almeno 200 ore l'an­no (raddoppiando così le 100 at­tuali). Nel piano del Miur c'è an­che il potenziamento dei labora­tori di tutte le scuole superiori, coinvolgendo i privati. Si apre, poi, a uno "school bonus", agevo­lazione fiscale per incoraggiare gli investimenti nella scuola, e a una serie di incentivi aggiuntivi per chi crea occupazione giova­nile. Al Sud si cercherà di disse­minare esperienze di scuola-bot­tega (per rilanciare artigianato e mestieri d'arte) e ci sarà un raf-

In arrivo «school bonus» e «school guarantee» per attraiTe gli investimenti dei privati

forzamento sui territori dei poli tecnico-professionali e degli lts (le super-scuole di tecnologia post diploma di durata bienna­le). Si punterà anche sull'esten­sione dell'impresa didattica, aprendo alla possibilità, che og­gi vale solo per gli istituti agrari, di poter commercializzare i pro­dotti della didattica.

Il piano disegnato dai vertici del Miur e da Matteo Renzi è piuttosto ambizioso. Ma anche oneroso. Il raddoppio delle ore di alternanza ha un costo stima­to di circa 70 milioni; e anche gli incentivi fiscali agli investimen­ti privati hanno un fabbisogno di almeno 200 milioni. La strada, però, sembra quella giusta.

Intanto anche le aziende si stanno muovendo. La prima grande impresa a sperimentare l'apprendistato a scuola sarà Enel. Si partirà a giorni in alcuni istituti tecnici vicini alle aziende (Torino "Avogadro", Mestre "Pacinotti'', Piacenza "Marco­ni'', Firenze "Meucci", Civitavec­chia "Marconi", Napoli "Gadda­Fermi", Brindisi "Giorgi"). I ra­gazzi «verranno da subito assun­ti in azienda con un contratto di apprendistato di alta formazio­ne che viene attivato in concomi­tanza con l'inizio del quarto an-

no dell'istituto tecnico industria­le - spiega Francesca di Carlo, re­sponsabile risorse umane e orga­nizzazione di Enel -. Al termine del quinto anno, con la conclu­sione del percorso scolastico e il conseguimento del diploma tec­nico e tenuto conto della valuta­zione di merito del percorso ef­fettuato in azienda, è prevista unasecondafase di apprendista­to professionalizzante della du­rata di un anno». L'impegno la­vorativo durante l'anno scolasti­co sarà concentrato in un giorno alla settimana, e sarà invece a tempo pieno durante le vacanze estive. Verranno svolte in azien­da 800 ore per ciascun anno.

L'idea di un potenziamento dell'alternanza scuola-lavoro nei tecnici piace a Federmecca·· nica: «È la strada giusta - affer­ma il vicepresidente, Federico Visentin -, visto che oggi più che mai le nostre imprese per uscire dalla crisi hanno bisogno di pun­tare su innovazione e produzio­ni complesse e quindi hanno bi­sogf!_o di elevata professionali­tà». Enecessario intervenire sul­la preparazione degli studenti: «Per questo - conclude Visentin - un numero di ore congruo da utilizzare per apprendere in fab­brica è fondamentale».

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Anche le imprese cominciano a muoversi: la prima grande società ad attuarlo sarà Enel

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I giovani che studiano e lavorano

lii Neet Solo occupato In istruzione/formazione e occupato

Il Il Italia Fracla

I , Le mosse del governo

Potenziamento dei laboratori: interessate tutte le scuole seconda rie

Alternanza obbligatoria: nel triennio degli istituti tecnici raddoppio ore da 100 a 200

Impresa didattica: ' commercializzazione

• -Germania Regno Unito

di beni e servizi prodotti · Bottega scuola: inserimento di studenti nelle imprese

Apprendistato sperimentale: diffusione negli ultimi due anni delle superiori , Rete scuola-lavoro: rafforzare i poli tecnico-professionali ' Mappatura delle competenze:

Solo in istruzione/formazione

Spagna

monitorare la domanda di «skìlls» sul mercato

• Ue

«School bonus»: agevolazione fiscale a chi investe nelle scuole

«School guarantee»: incentivi a chi investe su laboratori o alternanza scuola-lavoro

Crowdfu nding: sostegno al microfinanziamento diffuso

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Più giorni in tribunale e più ore a scuola?

AGU

uante volte abbiamo sentito dire e magari abbiamo detto che «c'è un problema di produttività»? Ecco, il

_ discorso in Italia è spesso affrontato per il settore privato, ma vale, e vale sempre di più, anche per il pubblico. L'efficienza dei servizi che lo Stato fornisce ai cittadini è un elemento ormai fondamentale per la crescita economica di un paese sviluppato come il nostro ed è inoltre un efficace incentivo, un persuasore per nulla occulto, ad accogliere di miglior grado anche il rapporto a volte complicato con il nostro fisco: pago più volentieri le tasse se i servizi che lo Stato mi fornisce sono efficienti e rapidi.

Prendiamo la giustizia, tema molto caldo in queste ore. E' cosa buona e giusta dimezzare il tempo di vacatio estiva dei tribunali, sia in termini di produttività del lavoro dei magi­strati e del personale dei tribunali sia in vista dell'auspicata riduzione dei tempi dei procedimenti, e sappiamo quanto i tempi imprevedibilmente lunghi della giustizia italiana sia­no anche un freno all'arrivo degli investimenti e degli inve­stitori stranieri. Ma possiamo prendere anche la scuola, te­ma rinviato a un prossimo consiglio dei ministri. Anche nel­la scuola, soprattutto per un esecutivo che dice di voler abo­lire le supplenze, si potrebbe pensare a orari differenti. Se n'era parlato ai tempi del governo Monti: perché non au­mentare le ore di cattedra degli insegnanti? Una delle linee guida preannunciate dal ministro Giannini prevede peral­tro l'intenzione di premiare merito e produttività dei docen­ti, ecco, magari questo potrebbe essere uno dei fattori di cre­scita anche professionale da incentivare (e remunerare).

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A Bologna Il ministro dell'Istruzione: «Mercolecf1 il via libera alla riforma». Squinzi deluso dallo sblocca Italia: «Non è sufficiente a far ripartire il Paese»

Giannini, profilo basso dopo il rinvio: <<Meritiamo fiducia>> Pochi applausi alla Festa dell'Unità a sei giorni dalla standing ovation

incassata al meeting di Cl a Rimini

DAL NOSTRO INVIATO

BOLOGNA - Sono passati solo 6 giorni, ma è tutto diver­so. A Rimini, al Meeting di Co­munione e liberazione, una standing ovation, o quasi, ac­colse le anticipazioni del pac­chetto scuola (stabilizzazione dei precari, via i supplenti, me­ntocrazia, più autonomia), an­nunciate dal titolare dell1stru -zione, Stefania Giannini, in quell'occasione più che mai battagliera e prodiga di analisi. Ieri invece a Bologna, sotto il tendone centrale della Festa na­zionale dell'Unità, gli applausi si sono contati sulle dita di una mano, qualcuno tra il pubblico ha rinfacciato al ministro di non aver trattato a sufficienza il tema della stabilizzazione dei precari, mentre altri hanno sol­levato lo scabroso capitolo dei «quota 96» (gli esodati della scuola). Alla fine la stessa Gian­nini si è trovata costretta ad in­vitare tutti «alla pazienza>>, «ad avere fiducia nel governo Ren­zi», confidando nel Consiglio dei ministri di mercoledì nel

La selezione «I test d'ingresso vanno superati, non sono lo strumento più idoneo per Medicina»

Gli impegni Stabilizzazione dei precari, via i supplenti, meritocrazia, più spazio all'autonomia scolastica

quale, dopo il rinvio della scor­sa settimana che ha in parte ge­lato le aspettative, sarà esami­nata la complessa riforma.

Nessun dietrofront, l'im­pressione però è che la lunga marcia verso quella «buona scuola>> che Renzi e il suo go­verno hanno messo al centro della loro azione sia, non solo molto lunga, ma anche piutto­sto accidentata. Nel giorno in cui il presidente di Confindu­stria, Giorgio Squinzi, ha smor­zato gli entusiasmi dell' esecuti­vo sull'efficacia del decreto sblocca Italia (<<Non è sufficien­te a far ripartire il Paese» ha af­fermato in un dibattito con il sottosegretario Graziano Delrio), la Giannini ha negato con forza che la decisione di escludere il tema scuola dal Cdm della settimana scorsa sia dovuta a divergenze con il pre­mier: «Non è stato un rinvio, semplicemente una scelta, cre­do saggia, di non mettere trop­pa carne al fuoco». E ha aggiunc to: «Si è trattato di un lavoro comune di mesi, serio e rigoro­so». Chiara l'intenzione di mantenere un profilo basso. Anche dal palco, poco dopo, la

Giannini ha evitato qualsiasi accelerazione (ha sempre par­lato di «visione e di linee gui­da>>, mai di riforma), rispon­dendo poi indirettamente a chi l'ha accusata in questi giorni di aver corso troppo: «Da parte mia e del governo non c'è stata alcuna pomposità, piuttosto ho visto commenti ex ante anzi­ché, come avrebbe dovuto es­sere, ex post». E intanto, a detta del Codacons, stangata in arri­vo per le famiglie in vista della riapertura delle scuole: «Tra li­bri, zaini e quaderni, la spesa media si aggirerà sugli 840 eu­ro».

Sui contenuti, intervistata da Maria Latella, il ministro Gian­nini ha confermato la linea del­la meritocrazia per gli inse­gnanti (<<Premi, ma anche pe­nalizzazioni») senza chiarire a chi spetterebbe il compito della valutazione. Quindi un cenno all'intenzione di «aumentare il numero delle maestre» alla luce di «Un organico sottodimen -sionato». E l'annuncio che dei 7 miliardi destinati alle universi­tà, 1 miliardo e 300 milioni an­drà agli atenei con i migliori ri­sultati nel campo della didatti-

ca, della ricerca e dell'interna­zionalizzazione. Nessuna esitazione sui test d'ingresso: «Vanno superati, non sono lo strumento più idoneo per me­dicina>> ha affermato, sottopo­nendo poi la platea ad un im­provvisato sondaggio: <<Alzi la mano chi di voi conosce Noam Chomsky (filosofo e anarchico statunitense, ndr): è una delle domande del test>>. Dal pubbli­co (formato in gran parte di do­centi) si sono levate molte braccia. E la Giannini, un po' sorpresa: «D'accordo, ma dite­mi voi quanto sia utile saperlo per entrare a medicina ... ». In suo soccorso è intervenuto Da­vide Faraone, responsabile scuola pd, anche lui sul palco: <<Al di là dei test, il problema è la selezione della classe diri­gente e il corporativismo di troppi Ordini». Chiusura sul­l'ipotesi di un rimpasto di go­verno dopo la nomina europea della Mogherini. Giannini geli­da: «Nell'agenda di governo non c'è alcuna volontà di occu -parei di poltrone e nomi>>.

Francesco Alberti ©RIPRODUZIONE RISERVATA

L'arrivo Il ministro Stefania Giannini con il rettore dell'Università di Bologna Ivano Dionigi (Ansa)

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LO STRANO

CASO DEL ML~ISTRO GIANNINI

di GIOVANNI BELARDELLI

D i fronte al non esaltante spettacolo

di una ambiziosa riforma della scuola enfaticamente annunciata e poi rinviata, molti si saranno chiesti cosa pensi al riguardo il ministro Stefania Giannini. Ciò che tutti hanno potuto vedere, infatti, è che la titolare di viale Trastevere - dopo avere annunciato anche lei misure rivoluzionarie al Meeting di Rimini -al momento sembra uscita di scena.

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La riforma sospesa della scuola e lo strano caso del ministro Giannini di GIOVANNI BELARDELLI

SEGUE DALLA PRIMA

Una uscita di scena forse indotta dall'intenzione dello stesso presidente del Consiglio Renzi di occuparsi più o meno direttamente della materia. Fatto sta che il ministro Giannini è intervenuta pubblicamente per confermare l'abolizione del test di Medicina, una misura molto popolare tra studenti e famiglie anche se rischia di gettare nel caos le università per le ragioni di sovraffollamento fatte presenti da tutti i rettori; ma sulle misure per la scuola che dovevano essere discusse nel Consiglio dei ministri di venerdì non si sono registrate negli ultimi giorni dichiarazioni sue che potessero far capire cosa pensa al riguardo. · Sul metodo utilizzato dal premier Renzi

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avrebbe forse potuto far presente anche lei quel che ormai tutti - dai commentatori ai comuni cittadini - pensano: e cioè che annunciare grandi rivolgimenti, suscitando troppe aspettative, rischia di alimentare due cose che nel Paese circolano già fin troppo: disillusione e sfiducia. Come sanno bene, credo, i 100 mila precari di cui è stata annunciata (e ora rimandata) l'assunzione: una misura che ha molte ragioni sociali, pér le aspettative create nel tempo in tanti aspiranti docenti di ruolo; ma in cui è difficile vedere qualcosa di rivoluzionario, assomigliando essa troppo a certe infornate di assunzioni da Prima Repubblica. O forse non è del tutto così: ma il ministro che ha la responsabilità del nostro sistema scolastico avrebbe avuto il compito, ci permettiamo di osservare, di

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spiegare meglio una misura del genere e in che senso l'assunzione in massa di precari (a scapito, evidentemen~e, di altri, più giovani, aspiranti insegnanti)

corrisponderebbe a quel principio del merito che si vorrebbe fosse un caposaldo della grande riforma. Anche riguardo a questo, cioè all'introduzione di carriere e retribuzioni degli insegnanti legate a una valutazione del merito, si tratta di cosa non nuovissima, visto che vi si cimentò già, senza successo, nel 2000, il ministro Luigi Berlinguer. Una cosa, per giunta, di non facile attuazione anche al di là delle consuete resistenze sindacali: una volta che in una scuola vi siano insegnanti con qualifiche di merito diverse, non si cap~sc.e chi accetterà mai di avere gli insegnanti d1 qualifica inferiore. Benché dal punto di

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vista mediatico faccia assai meno colpo (e infatti nessuno ne parla), sarebbe già un ottimo risultato se si potessero allontanare dall'insegnamento i non molti forse (ma neppure pochissimi) docenti che - per la demotivazione legata ad anni di faticoso insegnamento precario oppure per la insufficiente preparazione - lavorano con scarso merito. Questo o altro avrebbe forse potuto osservare e chiarire il ministro Giannini, anche correndo eventualmente il rischio di qualche frizione con il pres~d~nte del Consiglio. Quando da un rmrustro dipendono un milione di lavoratori della scuola (tra docenti e non), quando a quel ministro guardano milioni di studenti e di genitori italiani, il silenzio non è un'opzione possibile.

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MEDICI E MAESTRI ALLEKrI l\1EUA CuRA di MOMCILO JANKOVIC*

a festa di fine anno scolastico è stata bellissima! Sono stata promossa, la mia malattia non c'è più. Sono felice! Grazie. Le maestre sono state stupende compagne di viaggio» dice Beatrice, 8 anni, affetta da

leucemia e in cura presso il Centro di Ematologia pediatrica dell'Azienda ospedaliera San Gerardo di Monza, Fondazione MBBM, diretto dal professor Andrea Biondi. Le sue insegnanti della scuola in ospedale, fiore ali' occhiello dei Centri dell' AIEOP (Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica) sono «stupende compagne di viaggio». Il viaggio è il tunnel imposto dalle cure per la leucemia, e le maestre con la loro competenza, discrezione, professionalità e dedizione hanno saputo mantenere la scuola e l'insegnamento come la seconda casa dei bambini. E se parliamo di qualità di vita di un bambino durante le cure non possiamo non contemplare la scuola Scuola in ospedale come scuola di «passaggio» per ritornare e rientrare a pieno titolo nella scuola di origine.

Le lezioni anche in ospedale aiutano a tornare prima possibile alla normalità

Questo, grazie all'abilità degli insegnanti, è l'obiettivo da perseguire e da tenere presente. Ovviamente in questo c'è tutta la capacità organizzativa della scuola stessa: contatto costante con i docenti della scuola di origine, videoconferenze con la classe d'appartenenza, preparazione di insegnanti e alunni al rientro in classe del bambino malato, lezioni individuali e di gruppo,

scuola a domicilio. Comunque, la scuola «sotto casa>>, spesso poco desiderata da chi sta bene, è amata da chi non sta bene. Alessandro, 10 anni, affetto da leucemia in fase di progressione di malattia, nonostante chemioterapia e trapianto di midollo osseo scrive ai suoi compagni di classe: « ... qui in ospedale ... ho una camera tutta per me, con il televisore, la Wii, il computer, il ping pong, il canestro di basket e tante persone che mi vengono a trovare: Francesca, l'animatrice, la maestra Angela, i clown-dottori, le infermiere, zii, nonni, parenti, amici ... però io VORREI TANTO STARE A SCUOLA CON VOI ! Vi saluto tutti e anche i maestri e le maestre». Chi meglio di Alessandro può testimoniarci dell'importanza della scuola per un bambino? E cosa meglio della scuola in ospedale può compensare sul piano culturale e umano questo desiderio? Riflettiamoci bene e con sempre maggiore convinzione. * responsabile U.O.S Day Hospital Ematologia Pediatrica

Fondazione MBBM - Ospedale San Gerardo Monza

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Renzi ora studia il rimpasto per la sfida dei "I 000 giorni" Delrio in pole perii Viminale ~fan~ l~er~b~e l'Interno ~rgli F.stèri liberati da Mogherini G1ann1n1 nsch1a Il posto. Oggi la nuova agenda di governo

dellaMogherini. Maquestotem- «La scuola deve diventare un te-GOFFREDO DE MARCHIS ·- po serve anche ad aprire un ta- ma costitutivo del Pd». Secondo

volo con gli altri partiti della lui Largo del Nazareno dovreb-ROMA. «Vorrei rimescolare il maggioranza per cercare di far be concentrare tutti i suoi sforzi puzzle».MatteoRenzinonusale girare la ruota anche in altri di- sull'istruzione, farne il suo ele-parole della vecchia politica, ma casteri. mento identitaria. lasostanzanoncambia.APalaz- Si parte dalla Farnesina e si Agli Esteri il favorito rimane zo Chigi, dopo il successo della partedaAngelinoAlfano.Ilpre- Lapo Pistelli. Ma se Alfano fa nomina di Federica Mogherini mier vuole convincerlo a lascia- un'apertura, quel posto è suo. Il in Europa, si pensa un rimpasto re la poltrona del Viminale. Ave- titolare del Viminale oggi po­e non a una semplice sostituzio- va già provato a farlo al momen- trebbe aver cambiatojdea. Do­nedelministro degli Esteri. Cioè todellaformazionedell'esecuti- po aver portato a casa l'opera­a un movimento di pedine più vo, a febbraio. Non riuscì nel- zione Frontex Plus per la que­corposoin previsionedi unman- l'impresa evitando sola la con- stione degli sbarchi, aver coin­dato lungo "mille giorni", il pro- ferma della carica di vicepre- volto maggiormente l'Europa gramma che proprio oggi il pre- mier. Adesso tornerà alla carica dopomilleappellieallarmi,ilmi­mier presenterà alla stampa. Si garantendoalleaderdiNcdilmi- nistro dell'Interno potrebbe es­capiràdalì che Renzi ha cambia- nistero degli Esteri, cioè un po- sere tentato di lasciare una pol­to la velocità di marcia della sua sto di pari peso. «Proveremo afa- trona che scotta e che sarà chia­azione di governo. Non più re breccia», ha detto Renzi ai mata ad affrontare ancora l'e­SpeedyGonzalesconilrischiodi suc;>icollaboratori. mergenza immigrazione. In al­qualche pericoloso scivolone, Eundossier,quellodelrimpa- ternativa ci sono altre donne. ma un ritmo più lento, che dia sto, non ancora sul tavolo. Alfa- PerRobertaPinottisarebbesolo anche agli interlocutori europei no per esempio non ha ancorari- un cambio dentro lastessasqua­il respiro di un cammino davve- cevuto nessun segnale diretto dra e per la Difesa si fa ancora il ro realizzabile, di un'agenda da Renzi. Ma a Palazzo Chigi nome di Alfano. Diverso il di­concreta di riforme. qualcuno~ già iniziato delle ri- scorso per Marina Sereni, vice-

Nell'illustrazione infatti si flessioni. E vero che il Quirinale presidente della Camera, e per partirà dalle cose già fatte. Per preferireI?beunasemplicesosti- Elisabetta Belloni, oggi diretto­spiegare come saranno davvero tuzione. E la strada maestra, redelpersonaledellaFarnesina. attuate la riforma del lavoro (la non si aprirebbe nemmeno la di- È solo un'illusione invece il coin­prirna parte presentata da Po- scussione sull'eventuale nuovo volgimento di Andrea Guerra. letti), le leggi sulla giustizia, il voto di fiducia a un governo rim- L'ex ad di Luxottica era stato provvedimento sulla pubblica pastato.LospostamentodiAlfa- chiamato a febbraio e disse no amministrazione. A questo, si no ~a FarJ?-esina e_ la sua sosti- per rimanere in azienda. Oggi è aggiungerannoiprogettidelfu- tuzmne agli Interra con Grazia- libero,manonsçirànelgoverno. turo. E un nuovo sito, da affian- no ~elrio sarebbe. un normale Al di là delle formule politi­care a quello ufficiale del gover- avvicendamento mterno alla che, e Renzi preferisce sicura­no, consentiràunapartecipazio- stessa squadra di governo. Più mente l'inglese "reshuffle" nedeicittadinieunaverificadel- delicata l'ipotesi di toccare altre sarà un vero e proprio rimpast~ le promesse mantenute o non caselle. Come l'Istruzione, dove sesiaprirannocaselleslegateal­mantenute. In questo program- Stefania Giannini appare in bili- l'inevitabile sostituzione di Mo­ma non c'è il rimpasto, natural- co. Dove Renzi vorrebbe mette- gherini. Come quella dell'Istru­mente. Renziripete a tutti i suoi re una donna del Partito demo- zione. L'idea di un cambio della interlocutqri che c'è tempo per crat~co perché ai suoi colleghi di Giannini è apparsa evidente­decidere chi prenderà il posto partito ha detto chiaramente: mente a tutti i partecipanti. a

una recente riunione con Renzi

incentrata sulla scuola. C'erano i vertici del Partito democratico, i capigruppo e i parlamentari esperti. Il premier ha detto a tut­ti che per il Pd la battaglia della formazione era fondamentale, che doveva diventare una ban-

All'Istruzione il premier vorrebbe una donna delPd. "Lascuolaèun nostro tema costitutivo" ----·----------

diera del partito. Chi è uscito da lì ha pensato: «Perché sia davve­ro una bandiera ci vuole un mi­nistro del Pd». Naturalmente, la Giannini sconta anche il fatto di appartenere a un partito prati­camente scomparso alle elezio­ni, Scelta civica, e che in alcune sue componenti appare ormai una corrente del Nazareno. È un discorso che vale per le percen­tuali ridotte del Nuovo centro­destra. Ma su questo Alfano pensa di avere le spalle coperte. Per ridUITe la delegazione del­l'Ncd ( 3 ministri) sarebbe inevi­tabile un passaggio parlamen­tare. Con tutti i rischi delcaso perRenzi.

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Scuola, la delusione di studenti e sindacati ROMA. Dai sindacati, un coro di proteste per il rinvio del capitolo scuola al consiglio dei ministri di mercoledì prossimo. «È sconcertante-affermaDomenico Pantaleo, Cgil-questo rinvio dopo gli annunci ad effetto dei giorni scorsi». «Se vogliamo una scuola di qualità-incalza per l'Ugl-Scuola Giuseppe Mascolo­dobbiamo cercare di attuare soluzioni reali e definitive». Delusi anche gli studenti. «Ci chiediamo se la scuola sia una priorità del governo o solo iin richiamo giornalistico», commenta Alberto Irone, portavoce bRete studenti medi". E aggiunge: «Che figuraccia: rinviare di nuovo le linee guida sulla scuola a poco più di due settimane dall'iniziodelle lezioni è chiaramente smentire quello che è stato detto da mesi a questa parte». Sulla stessa linea Danilo Lampis, coordinatore Unione degli Studenti: «Non aspetteremo nuovi annunci, presenteremo le vere priorità del Paese in materia di istruzione nelle piazze a partire dal 1 O ottobre: istruzione gratuita, welfare, cittadinanza e stop alla precarietà».

(a. cus.)

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LA STAMPA

SCUOLA E PENSIONI ELSA FORNERO: CERTI DISASTRI

NON SONO I MIEI ELSA FORNERO*

aro Direttore, La Stampa di ve­

nerdì ha pubblicato la lettera di un pro­fessore che lamenta­

va (giustamente, dal suo punto di vista) l'impossibilità di acce­dere al pensionamento a causa della riforma del 2011, che avrebbe «dimenticato» che l'an­no scolastico non coincide con l'anno solare.

Ho già sostenuto in altre occa­sioni che più che di errore tecni­co si è trattato di un'interpreta­zione restrittiva della Ragione­ria Generale dello Stato, la quale ha incluso nei risparmi di bilan­cio anche il posticipo del pensio­namento per quegli insegnanti che avrebbero maturato la «quo­ta 96» entro l'anno scolastico, anche se dopo il 31 dicembre 2011, lasciando poi al ministro del Lavoro l'onere di trovare la copertura per un'eventuale cor­rezione, in senso meno restritti­vo, della norma. Nelle difficili condizioni di allora la copertura semplicemente non c'era.

Il vero problema però non è questo (al quale il governo at-

tuale potrà porre rimedio, vista la condizione un po' meno tesa del bilancio dello Stato), bensì la titolazione, profondamente ingiusta, della lettera («Scuola, i disastri della riforma Forne­ro») sintomatica, ma anche ali­mentatrice, di un diffuso stato d'animo acrimonioso, purtrop­po molto diffuso.

Il «disastro» non è infatti nel­la riforma, che pure ha indub­biamente avuto conseguenze negative per molte persone, ma in politiche decennali che han­no condotto all'insostenibilità del sistema. Il disastro è quello di un sistema politico che per decenni ha usato le pensioni per ottenere consenso elettorale, incoraggiando pensionamenti a età troppo giovani, alle quali una parte soltanto delle pensio­ni corrisposte era effettivamen­te coperta dai contributi versa­ti. Il resto è stato posto a carico delle generazioni giovani, che ne stanno sopportando il peso, e di quelle future, alle quali ri­schiamo di lasciare soltanto de­bito. E' per questi giovani che la riforma è stata fatta e per loro non è certo un disastro.

*Docente universitario ed ex ministro del Lavoro

Data 31-08-2014 Pagina 23 Foglio 1

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Non basta un miliardo per stabilizzare i precari

Palazzo Chigi dovrebbe trovarne tre. Per 27mila insegnanti adesso lo Stato risparmia ogni anno due mensilità e per altri 42mila non paga l'anzianità

LORENW VENDEMIALE ROMA

I 1 rinvio della riforma ha ge­nerato nel mondo della scuo­la delusione. E diffidenza Il

timore è che dietro lo slittamen­to si nascondano difficoltà eco­nomiche. A riguardo Matteo Renzi è stato categorico : «Nes­sun problema di coperture», ha smentito ieri in conferenza stampa. Non è un mistero, però, che il nodo principale sia quello del costo del «pacchetto», in particolare del piano assunzioru da lOOmila posti. Sul tema non c'è ancora stato un confronto col Ministero dell'Economia. Il premier si è impegnato per un miliardo di euro, secondo i sin­dacati ce ne vogliono molti di più. Ma quanto costerebbe sta­bilizzare un precario, anzi lOOmila precari? Alla fine la do­manda che attanaglia il governo è soprattutto questa.

Trovare una risposta pre­cisa è molto difficile. Un do­cente di ruolo di scuola secon­daria superiore, al primo con­tratto a cattedra piena, gua­dagna circa 1.300 euro netti al mese (che diventano 1.900

1 lordi, tra lrpef e ritenute pen­sionistiche). Un supplente di

I pari grado anche: sul piano

1

salariale non ci sono differen-

ASSUNZIONI Il piano, se portato

a termine, riguarderà quasi lOOmila docenti

ze (né possono esserci, come stabilisce la normativa euro­pea). Eppure la stabilizzazio­ne avrebbe un costo, anche abbastanza alto. Innanzitutto perché tutti i precari che ven­gono chiamati in servizio per completare l'organico di fatto (senza fare parte di quello di diritto) firmano un contratto fino al 30 giugno, e non al 31 agosto. Nel 2014/2015 saranno circa 27mila in tutta Italia, e su di loro lo Stato risparmia già due mensilità.

Poi c'è il problema della ri­costruzione di carriera. Pas-

sato il primo anno di «prova», un insegnante matura un'an­zianità che diventa fondamen­tale ai fini retributivi: la «sca­la» prevede sei «gradoni» in totale, con una differenza an­che di 12mila euro l'anno fra il primo e l'ultimo. Nelle pieghe di questo sistema risiede la ve; ra discriminazione fra docenti di ruolo e precari: il supplente

viene retribuito sempre col minimo contrattuale. La situa­zione però cambia nel momen­to in cui viene stabilizzato: a quel punto ha diritto alla rico­struzione della carriera pre­gressa, e quindi ad essere as­sunto non all'interno del pri­mo scalino, ma nel secondo, o magari addirittura nel terzo.

Lo stesso docente che prima

prestava servizio per 20mila euro l'annò, dunque, da assun­to potrebbe gravare sulle cas­se pubbliche per 24mila o 26mila euro. E in questa casi­stica .. rientrerebbero in tanti, considerato l'alto numero di precari «storici» che da anni attendono un posto fisso in graduatoria, lavorando intan­to da supplenti. Da tali variabi-

li, moltiplicate per migliaia e migliaia di situazioni, nasce il costo della stabilizzazione.

Questo per quanto riguarda gli annuali, circa 42mila. Poi si entra nella salva delle supplen­ze brevi, che il Ministero vor­rebbe coprire con gli organici funzionali. E qui il discorso si complica ulteriormente: per­ché si deve ragionare su spezzo-

ni di cattedre e periodi fram­mentati. Lo Stato ci spende già 600 milioni l'anno. Altra cosa sarebbe assumere un docente di ruolo (che va pagato tutti i mesi, ferie, festività e scatti compresi). Né sarebbe possibi­le reinvestire su questi contin­genti tutte le risorse delle sup­plenze brevi, perché - come sot­tolineano gli stessi dirigenti del Ministero - queste non potran­no scomparire completamente.

C'è anche un precedente che svela le difficoltà dell'ope-

l.A.CISl

«Serve maggiore chiarezza Se non si fa tutto subito

la riforma perderà valore»

razione. Un paio d'anni fa l'ex: ministro Carrozza aveva pro­vato a stabilizzare i 14mila po­sti vacanti (quelli accumulatisi per mancato turnover). Il Te­soro aveva dato l'ok, a patto che le assunzioni avvenissero a costo zero. E come soluzione si era pensato ad una modifica del contratto, innalzando il primo scatto a 11 anni di anzia­nità, proprio per farvi rientra-

re la maggior parte degli inte­ressati dal provvedimento. Ma l'ipotesi sarebbe stata irricevi­bile per i docenti (i cui stipendi sono già bloccati dal 2009), e non se ne fece nulla.

Adesso il governo ci riprova, ed è pronto a mettere risorse importanti sul tavolo. Quante di preciso lo si capirà nei prossimi mesi. Ci sono tante variabili di cui tenere conto: al Ministero nelle ultime settimane hanno lavorato soprattutto su questo. Ma il quadro resta complesso, come testimonia anche il rinvio deciso all'ultimo momento. «Aspettavamo dei numeri per ieri, aspetteremo ancora», commenta Rita Frigerio, della Cisl Scuola. «Su una questione di tale importanza ci vuole chia­rezza. Di certo un miliardo non basta. Almeno se si vuole fare tutto subito. Se invece l'inten­zione è di spezzettare il piano il discorso cambia. Ma cambia anche il valore della riforma».

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Scuola, Giannini assicura: mercoledì daremo l'ok al testo, meritiamo fiducia La riforma rinviata? «No, abbiamo fatto una scelta saggia di non accumulare un tema importante con altri temi importanti». Problemi con il premier? «Con Renzi c'è stato un lavoro comune di mesi». E no, i test di ingresso non sono «il miglior strumento possibile per scegliere i migliori studenti per la facoltà di medicina». Senza mai scoprire troppo le carte su una riforma di cui si saprà tutto solo dopodomani, il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, dalla Festa nazionale dell'Unità ha ricapitolato quelli che sono i temi sul tavolo del governo dove per ora, ha chiarito, non c'è alcuna ipotesi di rimpasto. Intanto nelle scuole, per il

ministro, gli insegnanti non sono abbastanza. «L'organico è sottodimensionato», ha spiegato dal palco, perchè «se c'è una cosa veramente dannosa, è quando a inizio anno non sai se la classe di tuo figlio avrà un'insegnante o se a metà anno l'insegnante cambia perché non rientra nell'organico di diritto». E, su questo, sugli insegnanti non ancora stabilizzati, ha chiesto di avere fiducia: «Aspettiamo di arrivare a mercoledì: credo che la fiducia nel governo Renzi sia meritata anche su questo punto». Sui test di medicina il ministro ha invece espresso le sue idee chiare: «Ritengo che non siano il miglior strumento possibile».

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1 Il decreto "Sblocca Italia"

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Così il Califfato islamizza le sellale l.A DENUNCIA Che i militanti dell'Isis siano dei brutali tagliagole è un fatto, ma che in queste settimane siano cir­colate notizie e interviste non ve­rificate sullo Stato Islamico di Iraq e del Levante riguardanti i più svariati argomenti come ven­dita di donne, infibulazione, stu­pri, uso di droghe è un altro dato di fatto. Ultima, ieri, la fotografia di una gabbia su un carro, piena di donne completamente velate, spacciata per una deportazione di "schiave" a Mosul; scatto che invece era stato realizzato ad Alessandria d'Egitto nel 2013 du­rante un corteo dì solidarietà per alcune studentesse universitarie condannate per aver manifestato contro il golpe militare. Su una cosa però gli uomini del neo-co­stituito Califfato non scherzano: la moralità e l'istruzione. Da Raq­qa, la capitale dello Stato Islami­co, arriverebbe infatti la notizia di una "rivoluzione" dei program­mi didattici nelle scuole: niente più filosofia, chimica, musica, ar­te, educazione civica, sociologia,

PROIBITE CHIMICA MUSICA ED ARTE A RAQQA, IN SIRIA, tNSEGNANTI OBBLIGATI A SEMINARI DI "RIEDUCAZIONE"

storia, psicologia. La denuncia arriva dall'Osser­

vatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), secondo il quale diversi insegnanti sareb­bero stati obbligati a partecipare a seminari di una settimana orga­nizzati da Daesh per rimodulare i piani di studi degli studenti in senso islamièo. La mancata parte­cipazione prevederebbe l'esclu­sione da tutte le scuole della città siriana. L'Isis avrebbe quindi pro­messo anche salari adeguati agli insegnanti che da mesi, causa la guerra, non percepiscono uno sti­pendio. Gli "esperti islamici" pro­venienti dalle file dell'organizza­zione fondamentalista avrebbero deciso di togliere chimica e filoso­fia perché «non in linea con le leg­gi di Dio».

PAROLE BANDITE Non è la prima volta che viene toccato il sistema scolastico nelle aree sotto il controllo del califfo Abu Bakr al Baghdadi. In prece­denza infatti era stata imposta l'obbligo per tutte le studentesse delle elementari di indossare l'hijab, oltre a una rigida divisio-

ne tra i sessi. Il risultato è stato anche la chiusura di numerose scuole nella provincia di Raqqa, non considerate allineate con il nuovo pensiero dominante. In un documento, postato su internet, del direttorato dei· programmi ri­guardanti le istituzioni scolasti­che, (del quale però non siamo in grado di verificarne l'autenticità), si legge in una serie di punti che sarebbero state abolite anche educazione fisiça, religione e tut­te le scienze che sono in qualche modo connesse alla teoria di Darwin, alla selezione naturale e che non attribuiscono tutto il cre­ato a Dio o che non lo esaltano.

Sarebbe stata prevista, inoltre, la rimozione dagli istituti di tutte quelle immagini contrarie alla Sharia (legge islamica) assieme all'abolizione dei termini "patria" o "Siria" sostituiti, invece, da "Sta­to Islamico", "terra dei musulma­ni'', "provincia di ash-Sham". Scontato il fatto che la denomina­zione "Repubblica Araba Siria­na" è stata ufficialmente bandita da tutte le scuole del Califfato.

Cristiano Tinazzi ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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L'all~rta.in Italia: controlli raddoppiati «A nschio anche le scuole straniere»

L'ALLARME ROMA Circolari di allertamento e direttive, cinque negli ultimi die­ci giorni, partite dal Viminale e inviate a prefetti, questori e alle forze di polizia di tutt'Italia. La prima è stata mandata dopo la diffusione del video in cui James Foley veniva decapitato. Il 20 agosto. Nel documento si fa rife­rimento alle immagini e poi si ri­chiede «con effetto immediato» il rafforzamento dei dispositivi di vigilanza. Ma a seguire, di do­cumenti, dal ministero dell'Inter­no, ne sono partiti altri, legati al­la decisione del governo italiano di i~viare armi ai peshmerga curdi e alle indicaziòni degli 007 sul crescente antisemitismo, le­gato all'evoluzione del conflitto israelo palestinese. Il livello di al­lerta non è altissimo ma il Vimi­nale chiede anche l'intensifica­zione dell'attività infoinvestigati­va. I possibili obiettivi non solo le sedi istituzionali italiane, le am­basciate e i consolati. Anche i centri di cultura e le scuole stra­niere sono a rischio, come gli uf­fici turistici.

E a dimostrare che l'attenzio­ne è alta sono anche controlli ne­gli aeroporti, raddoppiati nelle ultime settimane. La minaccia jihadista potrebbe arrivare con un passaporto inglese o, addirit-

FIUMICINO Negli aeroporti sono raddoppiati i controlli

tura, dall'area Schengen.

I DOCUMENTI Nella prima direttiva partita dal Viminale si fa esplicito riferi­mento alla decapitazione di Fo­ley- Poi si chiede «Con effetto im­mediato si dovrà dare massimo impulso, ognuno per le rispetti­ve c~mpetenze, ai servizi di pre­venzione a carattere generale che rafforzino maggiormente di­spositivi di vigilanza e controllo del territorio, attuando un'ulte­riore sensibilizzazione delle mi­sure di vigilanza e sicurezza a tu­tela degli obiettivi ritenuti sensi­bili». E i luoghi a rischio «sono quelli che per le circostanze» possono essere oggetto di atten­tati: «Sedi diplomatiche e conso­lari e di interesse socioculturale, ~c?no!11ico e ~eligioso, compresi 1st1tuti scolastici e turistici». Il Vi­minale raccomanda anche una maggiore attenzione alle perso­nalità legate a Usa, Israele, Gran Bretagna, Iran e Iraq e alle loro residenze, «al fine di prevenire eventuali azioni delittuose». In un'altra circolare di allertamen­to si precisa: «Si vorrà altresì ave­re cura di mantenere al livello di piena efficienza l'attività infoin­vestigativa, al fine di cogliere no­tizie e segnali sulla possibile at­tuazione anche di imprecisate azioni delittuose».

VIGILANZA RAFFORZATA DOPO LA DECISIONE DI ARMARE I PESHMERGA SI f A PIU ATTENZIONE Al PASSAPORTI DELL'AREA SCHENGEN

I RETURNISTI In Italia l'attenzione è concentra­ta. sui cosiddetti returnisti: jihadi­st1 che, nei campi di addestra­~ento in Medio Oriente, hanno imparato a combattere e, in Iraq o in Afghanistan, hanno dawero preso parte alla grande battaglia dell'Islam. Vivono tra Brescia, Torino, Padova, Bologna, Raven­na e in Veneto e in questi centri esercitano la propria attività di propaganda. Portano, oltre insie­me alla gloria, il Know how e la capacità attrattiva. Conoscono l'uso delle armi e dell'esplosivo. Ma attualmente non risultano organizzati in cellule. Il quadro è invariato rispetto alla relazione consegnata lo scorso mmarzo al­le camere dai nostri servizi di si­curezza. Gli 007 ricordavano la morte in Siria, il 12 giugno 2013, del genovese Giuliano Delnevo «unitosi nel dicembre 2012 all'in­sorgenza islamista anti-Assad al termine di un percorso di radica­lizzazione culminato nella dispo­nibilità al sacrificio personale». E aggiungevano: «La presenza di potenziali mujahidin pronti a fornire il proprio contributo alla causa si evidenzia soprattutto tra le fila degli "islamonauti" che si indottrinano sul web e anima­no gruppi di discussione e social forum».

Valentina Errante

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Data 30-08-2014 Pagina 20 Foglio 1

Alternanza scuola-lavoro al via con 150 apprendisti Intesa fra Miur ed Enel. Coinvolti 7 istituti

PAOLO f ERRARIO MILANO

11 ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, l'ha definita la «via italiana al sistema duale te­desco», quella combinazione di teoria e prati­

ca, di studio a scuola e formazione in azienda, che da trent'anni rappresenta il percorso principale se­guito dai giovani per entrare nel mercato del lavo­ro. Da noi, invece, l'ha ricordato lo stesso ministro lunedì intervenendo al Meeting di Rimini, l'alter­nanza scuola-lavoro riguarda, al momento, appe­na il 9% degli studenti e l'l % delle aziende, men­tre siamo tristemente ai vertici delle classifiche del­la disoccupazione giovanile, con il 42,9% di senza lavoro nella fascia d'età tra i 15 e i 24 anni, certifi­cato giusto ieri dall'Istat. Un primo tentativo, dunque, di scalfire questi nu­meri e incamminarsi lungo la strada che porta ver -so il Nord Europa, partiràl'8 settembre con l'avvio del programma sperimentale di apprendistato di alta formazione e ricerca, che coinvolgerà 150 stu­denti del quarto e quinto anno di sette istituti tec­nici superiori: It "Fermi Gadda" di Napoli, Is "Gu­glielmo Marconi" di Piacenza, It "Guglielmo Mar­coni" di Civitavecchia, Iis ''Avogadro" di Torino, Iti "Giorgi" di Brindisi, It ''Antonio Meucci" di Firen-

L'avvio è previsto 1'8 settembre. Per un giorno la settimana e durante

le vacanze estive, gli studenti lavoreranno in azienda seguiti da

tutor. In tutto, 800 ore all'anno

ze e Is ''Antonio Pacinotti" di Venezia. A seguito di un protocollo d'intesa, di durata bien­nale, firmato dal Miur e dal Ministero del Lavoro con il Gruppo Enel, questi ra -gazzi saranno assunti da aziende del colosso dell'elettricità con contratto di apprendistato di alta formazione. Per un giorno alla settimana e per tutto il periodo delle vacanze estive, lavore-ranno come apprendisti, seguiti da tu-tor aziendali. Complessivamente, le o-re di formazione in azienda saranno 800 per ciascun anno e saranno considera-te ore "di scuola" a tutti gli effetti. Obiettivi principali del programma, oltre al con­seguimento del diploma di istruzione tecnica con la contestuale esperienza di apprendistato da par­te degli studenti, sono, si legge nel Protocollo d'in­tesa sottoscritto a luglio, «lo sviluppo in azienda di contenuti peculiari dell'indirizzo di studio relativi alle specificità del contesto operativo, con meto­dologie didattiche attive» e «la possibilità di defi­nire, negli Istituti tecnici coinvolti, un modello di placement rivolto a tutti di studenti, anche attra­verso la collaborazione con altre iniziative a sup­porto dell' occupabilità dei giovani». Perché, alla fine, il successo o meno di questo e­sperimento, si misurerà anche dal numero di ra­gazzi che avranno trovato lavoro.

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i i ' «E un primo colpo di piccone

al massiccio muro ideologico che ancora divide banchi e aziende»

MIIANO

e abbiamo il 43% di disoccupazione giovanile, significa anche che la scuo­la non ha saputo preparare i ragazzi

al lavoro. Se in certi territori abbiamo il 30% di abbandoni scolastici, vuol dire che gli studenti si aspettavano qualcosa e hanno trovato altro e, molto probabilmente, non era interessante».

Gabriele Toccafondi Parte dai numeri, il sottosegretario all'Istruzione, Gabriele Toccafondi, per spiegare «l'importanza

e la portata innovativa» del programma avviato con Enel. Qual è il portato culturale del progetto? È un primo colpo di piccone al muro ideologico che, per troppo tempo, ha se­parato scuola e lavoro. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La presenza di Enel significa che è alla portata soltanto delle grandi ùnprese? Partiamo con Enel perché è stata l'unica a farsi trovare pronta. Il vero banco di prova di questo esperimento sarà, però, l'anno prossimo: quante altre aziende aderiranno? Quali caratteristiche dovranno avere? La partecipazione è aperta non soltanto alle grandi aziende, ma anche alle as­sociazioni di categoria e alle piccole e medie imprese riunite nei distretti indu­striali. Quali sono stati i criteri di selezione degli studenti? La scelta dei candidati è stata fatta durante il terzo anno di scuola superiore, su base volontaria e non considerando i voti ma le motivazioni dei ragazzi. La for -mazione è un tema che riguarda tutti e non soltanto chi ha 8 in pagella. E noi vogliamo dare a tutti un'opportunità in più. (P. Fer.)

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RIVOLUZllONIE I BANCHI: RIENTRO PER LO STUDIO DEll MO INFOR ELEMEN'T:AR,ll IE ALLA MATUR UNA MATERIA :1·N1 IN1 G<lJ!IC!("'!E' Al . L: .. ·., ..... ·· .. · .. :. ... J;;;;,~ ... :.

E LO SlHOP1P11HG:: LIBRI E ZA~INEnl SENZA SYlENAIRSI

di Camilla Tagliabue

((

ra dieci anni l'Italia sarà come !a fanno oggi gli insegnanti»: con questo tweet il premier Matteo Renzi ha annunciato la riforma della scuola. cui sta la­

vorando dì concerto con il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini. Intan­to, sono già stati presi importanti prov­vedimenti che entrano in vigore in que­sto anno scolastico 2014/2015: le novi­tà interessano diversi ambiti, dai piani di studio ai concorsi per docenti, dalla maturità agli insegnanti di sostegno e al tempo pieno. Tra tradizione e innovazio­ne, le linee guida del Miur, il ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca, si ispirano ai principi cli «autonomia, equi-

tà e merito,,. Ma che cosa cambia in pra­tica per i milioni di studenti che tra qualche giorno torneranno sui banchi? Vediamo le novità importanti.

Clllrta Da quest'anno an-che le scuole dovranno sottoporsi al fa­migerato test Invalsi, autovalutandosi insieme con le famiglie. Ogni istituto dovrà compilare un'apposita scheda di valutazione, dichiarando i propri punti forti, le proprie debolezze e lacune e gli obiettivi su cui intende migliorarsi in fu­turo, ad esempio. dicono dal Miur, «in­crementando la preparazione deì do­centi o ricalibrando l'offerta formativa,,, li documento sarà una specie di "carta d'identità" di ciascuna scuola, «un patto con le famiglie vero e proprio,,, all'inse­gna della trasparenza e della collabora-

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zione tra docenti, studenti e genitori. Nelle scuole primarie

parte il "coding", un progetto che intro­duce l'insegnamento dei rudimenti di programmazione informatica già alle elementari. Stop, invece, all'acquisto di tablet e lavagne multimediali interattive (Lim), strumenti che diventano obsoleti in pochi anni. Gli investimenti tecnolo­gici riguarderanno la formazione dei docenti e il potenziamento della con­nessione Internet. Altra novità sono gli incentivi alle scuole per produrre in proprio i libri dì testo, soprattutto in for­mato digitale e su supporti multimedia­li. In particolare, l'adozione dei manuali diventa facoltativa: i docentì potranno fornire autonomamente materiali di stu­dio, seguendo le indicazioni del Miur.

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Scuola-lavorn, Al via la sperimen­tazione dell'apprendistato per gli stu­denti del quarto e quinto anno delle scuole superiori: un periodo di forma­zione in azienda che varrà anche come credito per la Maturità e che dovrebbe dì fatto avviare i giovani al mondo del lavoro prima ancora di aver concluso gli studi. «1.;alternanza tra scuola e la­voro», fanno sapere dal Miur, «è un'in­novazione assoluta, e offre una risposta concreta aì dati allarmanti diffusi dall'l­stat sulla disoccupazione giovanile».

J..:Italìa è il primo Paese eu­ropeo a introdurre il Clil, ovvero l'inse­gnamento di una materia in una lingua straniera, in modo sistematico e conti­nuativo. Da quest'anno, nelle quinte superiori di tutti i licei e istituti tecnici,

almeno una materia non linguistica (ad esempio, Scienze o Geografia) verrà in­segnata in inglese: così, alla Maturità, parte della prova sarà sostenuta in lin­gua inglese.

Nuove materie, Torna l'insegna­mento della Geografia, purtroppo con­siderata la Cenerentola delle materie. li ministero, poi, sta lavorando per rein­trodurre e potenziare la Storia dell'Arte e la Musica, «perché un Paese come il no­stro, con la sua cultura millenaria, non può permettersi ragazzi che ignorano queste discipline fondamentali».

A ottobre, il Miur or­ganizza un forum per discutere e valuta­re le esperienze virtuose delle scuole a tempo pieno in Italia, come l'istituto "Di Donato" di Roma, che resta aperto dalle

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7 alle 22 anche sabato e domenica. Si valuta di potenziare poi l'insegnamento di sostegno, ma resta ancora da capire con quali fondi finanziare i due progetti.

Precari, Dopo il concorso voluto dall'ex ministro Francesco Profumo, la Giannini intende emanare un nuovo bando nel 2015 per svecchiare il corpo docenti. Intanto, a settembre entrano in ruolo 28.781 insegnanti (di cui 13 mila di sostegno) e 4.599 collaboratori tecni­co-amministrativi. );obiettivo resta, dunque, la creazione di un unico orga­nico funzionale, ovvero un corpo di in­segnanti (tutti con contratto a tempo indeterminato) a disposizione di una re­te dì più scuole. Si eviterebbe così il ri­corso massiccio ai supplenti, pescati tra i 150 mila precari. 8

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Se per aver i soldi dallo Stato bisogna parlare di scuola, eutanasia, Leopardi o Boccaccio

l1ipocrisia del film necessario Fenomenologia dell'opera Mibac «d'interesse culturale». Bella o brutta, purché incassi poco

Il, settembre rianna è una scrit­trice che vive in un esilio volonta­rio a Santa Mari­nella, sul litorale laziale, dopo che il marito, uomo politico più im­

portante di lei, l'ha lasciata. Ma un giornalista bussa alla sua porta, .. ». Due dita di plot di Nessuno mi pettina bene come il vento e siamo già lì, sprofondati nell'universo del Film Mi­bac. Lo chiameremo così.

Il Film Mibac è il film «d'interesse culturale» prodotto, sostenuto, finan­ziato e detassato dallo Stato (Ministero dei Beni Culturali, Direzione Genera­le per il Cinema), in accordo con RaiCi­nema e varie Film Commission regio­nali a seguire, a seconda dei casi. Che vuol dire quasi tutto il cinema italiano, tolto Checco Zalone e poco altro. Sul destino dei film di Zalone decide il pubblico. Ma Nessuno mi pettina bene come il vento è un'«opera riconosciuta di interesse culturale», liberata dalla schiavitù del mercato e dai gusti orren­di del botteghino. Letteratura, abban­dono, esilio, politica, giornalismo, lito­rale laziale. C'è tutto quello che serve per fare un Film Mibac. Così sentenzia una commissione statale che gli asse­gna in automatico un finanziamento. Scarso, secondo il regista del film Pe­ter Del Monte: «I miei soggetti nascono molto cupi. Posso pensare di trovare un finanziamento solo dallo Stato, ma questa volta mi hanno dato solo due­centomila euro». Perché a volte lo Sta­to è insensibile alla cupezza di Santa Marinella. Perché non è mica facile ca­pire quando un film è un'opera «d'interesse culturale». Provateci voi.

Di sicuro, non è che coi soldi pubbli­ci possiamo produrre Uuomo ragno, The Wolf of WaU Street, manco a parlar­ne. E se Ermanno Olmi vuole fare un film con gli zombie, la commissione de­ve rintracciare nel progetto almeno una metafora trasparente della cassa integrazione, oppure non se ne fa nul­la. Come capita in ogni ecosistema, al­la fine si trova un equilibrio. C'è «inte­resse culturale» se c'è disinteresse po­polare. Perché il Film Mibac è una vi­sione del mondo. Ha il suo catalogo di temi, figure, motivi. Più elastico di un universo veltronico, è chiamato a tene­re assieme i pezzi dell'immaginario di un ceto medio di sinistra che delega al­lo Stato la definizione della cultura

nella sua accezione più distintiva, ri­cattatoria, sofferente. Che preferibil­mente va nei cinema del centro, ama l'etnico, diffida dei multiplex, non mangia i popcorn e al tempo libero chiede contenuti, spessore, qualità, im­pegno.

Il Film Mibac abbraccia la grande stagione del cinema d'autore e l'impulso pedagogico della Rai, l'anticapitalismò e il product place­ment del «decreto Urbani», la Puglia di Vendola, la Roma di Sorrentino, il Pigneto di Pasolini, il maestro Manzi, Fellini, gli immigrati, la commedia al­l'italiana, lo smaltimento dei rifiuti, il neorealismo contro tutte le mafie che uccidono solo d'estate in un piano-se­quenza della Rohrwacher. E alla fine vengono fuori i temi della maturità.

L'estetica del Film Mibac persegue la «formazione di un identità cultura­le nazionale attraverso l'industria del­l'audiovisivo». Quest'anno escono i te­mi su Leopardi (Mario Martone, un mi­lione e duecentocinquantamila euro) e Boccaccio (F.lli Taviani, novecentomila euro), che se la vedranno con Lu cunto dei li cunti di Giambattista Basile nel­la versione di Matteo Garrone (un mi­lione di euro); «la più artistica tra le raccolte di fiabe della nostra tradizio­ne», come diceva Benedetto Croce, presagendo la richiesta di finanzia­mento pubblico. È la via italiana al blockbuster, con le grandi opere peda­gogiche che arrivano puntuali come un'enciclopedia a rate.

Il film di Martone si intitola Il giova­ne favoloso. Meraviglioso Boccaccio gli fa eco quello dei Taviani. Leopardi e Boc­caccio sono i supereroi Mibac. Non sal­vano la terra, non sconfiggono il Male, però ci riportano tra i banchi di scuola. Come i tanti Film Mibac sulla scuola, na:r;rati spesso, e non a caso, dal punto di vista di profess.ori e professoresse a forma di Silvio Orlando in maniche corte e Margherita Buy col golfino. In alternativa, c'è la lezione di educazio­ne civica. Eutanasia e laicità con Bel­locchio e Bella addormentata. Eutana­sia e materialismo storico con Miele di Valeria Golino. Il testamento biologico è già epica Mibac. Checco Zalone l'ha capito prima di tutti e in Sole a catinel­le ha messo un regista italiano col tur­bante in testa che sta girando Eutana­sia Man Amour ma interrompe le ripre­se perché «Sente puzza di borghesia». Film italiani tratti da dibattiti italiani che creano dibattiti italiani. Belloc­chio spiegò che Bella addormentata non

era un film sul caso Englaro, né sull'eu­tanasia, ma «Una metafora sull'Italia di oggi». A Venezia non vinse e ci restò un po' male: «Un membro della giuria ha detto che il cinema italiano sarebbe troppo provinciale, autoreferenziale, non si occuperebbe di temi universali. Di queste imbeci.llità ne ho piene le scatole. L'eutanasia, il dramma del fine vita sono forse un tema provinciale?». Se me lo racconti con le immagini di repertorio del Tgl un po' sì. Se fai Mil­lion Dollar Baby, no.

Spesso il Film Mibac è «memore del­la lezione del neorealismo», e allora racconta l'è mutazioni del paesaggio, le specificità del territorio. In aperta campagna, senza plot, puro cinema e apicoltura nel casale delle sorelle Rohrwacher. E siccome poi dicono che siamo provinciali, allora portiamo Ja­smine Trinca in Amazzonia. Decrescita felice, sviluppo sostenibile, ricerca spi­rituale: «Ora voglio essere terra, devo dimenticarmi di Dio», dice in Un gior­no devi andare mentre fugge verso la fa­vela di palafitte di Manaus, lungo il Rio Negro. Lì dove fuggiranno anche gli az­zurri di Prandelli. Lì dove Concita De Gregorio da Repubblica scriverà «Hiandra, Adriel, i bambini di Manuas e Balotelli». Nel film di Giorgio Diritti c'erano tutti i nostri Mondiali. come in una visione sciamanica. Manèava solo il morso di Suarez.

Il Film Mibac ripudia il profitto. D'altronde, nessuno glielo chiede. Il codice a barre incombe minaccioso sulle teste dei personaggi del Capitale umano di Virzì. Ma al profitto si oppo­ne l'arte. E quando Valeria Bruni Te­deschi ripudia la finanza coniugale, riemerge dal passato una perduta vo­cazione teatrale. Si abbandona alle lu­singhe intellettuali di Lo Cascio men­tre cala, sulla proverbiale scopata d'interesse culturale, la benedicente ombra di Carmelo Bene proiettato al­le pareti. L'unico capitale «Umano» possibile è quello ministeriale. Sette­centocinquantamila euro, sei David di Donatello, sei Nastri D'Argento.

Perché il Film Mibac si fa coi soldi pubblici ma è trasparente. Prima c'era il finanziamento a pioggia. Oggi c'è il reference system. Punteggio automatico as$egnato in base a vari parametri «Og­gettivi», ovvero David di Donatello e Nastri D'Argento nel curriculum. Più premi, più soldi. L'ecosistema premia, approva e produce in un'instancabile catena di incentivi. Meryl Streep non raggiungerebbe i David e i Nastri di

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Margherita Buy neanche con le nomi­nation ai prossimi dieci premi Oscar. Rispetto al fondo perduto di qualche anno fa però va molto meglio. Ora fac­ciamo le curve d'incidenza. È il sociali­smo scientifico applicato alle «terrazze romane».

Il Film Mibac sente la nostalgia del passato. «Se la sceneggiatura è brutta, ambientato negli anni Settanta», dice un antico proverbio ministeriale. Ha cominciato Fazio con i Cugini di cam­pagna, poi a ruota il cinema e la fiction e pare non smettano più. Gli anni Set­tanta presentano indubbi vantaggi per un Film Mibac. La politica seria, la piazza piena, un noi collettivo, la moto senza casc;o. Il cinema non ancora vam­pirizzato dalla tv. Un'«Italia vera», in canottiera con L'Unità sotto il braccio. Erano Anni felici, come li chiama Da­niele Luchetti nel suo film. Avendoli vissuti da bambino chiede un contribu­to di novecentomila euro per raccon­tarci la storia della sua famiglia metà artistica, metà popolare. Ci regala al­meno una scena memorabile. Kim Ros­si Stewart, nudo, in trance dentro un happening alla Triennale di Milano che prende a pennellate le modelle, lo sguardo performativo perso tra pubi ri­colmi di pelo, mentre irrompe nell'o­pera sua moglie, Micaela Ramazzati mamma di Luchetti, che non capisce ma si adegua. Cose che se il Film Mi­bac non lo ambienti nei favolosi anni Settanta non te le puoi permettere. Lo spiegano b~ne anche alla recente mo­stra dell'Istituto Luce nel complesso del Vittoriano a Roma. Quando il visi-

tatore sta per lasciare la stanza che racconta l'Italia degli anni Settanta, un cartello lo avverte: «Presto anche le fiammate giovanili si esauriranno e la neotelevisione imporrà i suoi linguag­gi totalitari:».

Il Film Mibac si fa coi soldi della te­levisione di Stato per combattere un'e­stenuante guerra di trincea contro la tv totalitaria. Una guerra iniziata nel lon­tano 1985, anno primo dell'era del FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo). Ce lo spiega Valerio Jalongo, regista Mibac del documentario-inchiesta sul cinema italiano, Di me cosa ne sai? All'arrivo delle tv di Berlusconi, il Grande Cine­ma ha reagito con la creazione del FUS. Però non è bastato. Il documenta­rio poi non trova il tempo di dire che dal 1996 ail 2004, durante la gestione veltroniana del FUS, abbiamo speso quasi otto<;ento milioni di euro, cioè esaurito le casse, e portato nelle sale dei capolavori memorabili che ora non ricordo.

Il Film Mibac fa le denunce. Sabina Guzzanti chiede il finanziamento stata­le per un film sulla «trattativa» Stato­Mafia e ci :regala, oltre che una limpi­da apologia del conflitto di interessi, un formidabile esempio dell'uso ricat­tatorio del «Contenuto». Perché am­mettiamo anche che non sia un bel film. Resta il fatto che è un film «neces­sario». E su «necessario» crollano tutti. Se lo Stato non mi dà i soldi ha paura della «verità». Vi monto una campagna sul Fatto, faccio firmare gli appelli, chiamo Rodotà. La logica del "contro­il-sisterha" in Italia è un business e un

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ricatto psicologico di dimensioni rile­vanti.

Poi c'è la donna Mibac. La donna Mi­bac è sempre in crisi. Se scrive, ha smesso di scrivere. Se non scrive, por­ta i figli a scuola. Se non ha figli, non riesce a rimanete incinta. Piange. Ra­ramente lavora, ma se lavora è stron­za, magra e nervosa, e allora chiamia­mo Isabella Ferrari. Come nel Vendito­re di medici.ne, dove recita anche Mar­co Travaglio, e lei è più spettrale di Matthew McConaughey in Dallas Buyers Club, ma invece di cercare le medicine cerca medici da corrompere. È un Film Mibac di nicchia. Mi porta­no a vederlo in un'arena all'aperto del Pigneto dove fanno il dibattito col mi­crofono e le sedie di plastica. Siccome è del genere «film italiani che poteva­no essere puntate di Report», girano i nomi di Elio Petri, Francesco Rosi, la grande stagione del cinema politico, l'inchiesta. «Deve essere stato difficile fare un film del genere nell'Italia di og­gi ... », domandano al regista. Il regista fa la faccia di uno che vorrebbe dire « ... ma guarda, veràmente l'Italia di og­gi mi ha dato comunque centocinquan­tamila euro perfarlo», però giustamen­te sta al gioco. Dice che una clinica non ha rilasciato il permesso per le ripre­se. Ci autorizza tutti a pensare al com­plotto delle case farmaceutiche, al de­grado morale della sanità, al traffico d'organi. Siamo indignati ma non ab­biamo paura. Perché il Film Mibac è l'arma più forte. E torniamo tutti a ca­sa tranquilli.

Andrea Minuz

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SI È MESSO IN MOTO li<'ASSETTO SCOEASTIQO IN {f!lmtrA mu11

e torna sui banc L 'awio delle lezioni regione per regione: i primi a rientrare saranno gli alunni di Bolzano

e vacanze sono ufficialmente il ministro Giannini ha bocciato finite. Un nuovo anno scola­stico è ormai alle porte e lu­

nedì prossimo tutti i docenti italiani saranno chiamati a partecipare alla prima riunione 2014/2015, dove verranno programmate per grandi linee le attività da svolgere nei mesi a venire. Poi, inizieranno gli esami di ripara­zione che si concluderanno entro l'inizio delle lezioni, fissato dalle sin­gole Regioni nei mesi scorsi. I primi a rimettere piede a scuola, l' 8 set­tembre, saranno gli alunni della pro­vincia autonoma di Bolzano. Merco­ledì 1 O settembre, toccherà agli alun­ni della provincia autonoma trentina e di quelli molisani. L' 11 settembre sarà la volta degli alunni di Abruzzo e Val d'Aosta. Mentre in 14 regioni - Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Roma­gna, Friuli Venezia-Giulia, Lazio, Li­guria, Lombardia, Marche, Piemon­te, Sardegna, Toscana, Umbria, Ve­neto - le lezioni riprenderanno lu­nedì 15 settembre. Gli ultimi ad entrare in classe saranno gli alunni siciliani e pugliesi, il 17 settembre. Niente da fare per la proposta avan­zata da alcuni assessori al Turismo delle regioni settentrionali che ave­vano ipotizzato uno spostamento dell'inizio delle lezioni ad inizio ot­tobre per favorire il recupero di qualche giorno in spiaggia dopo una stagione balneare disastrosa:

l'idea. Per quanto riguarda gli esami di maturità, nel 2015, la prima prova scritta degli esami di stato sarà mercoledì 17 giugno e le commis­sioni si riuniranno due giorni prima. Entro quella data tutti gli scrutini devono essere stati fatti. I primi a concludere le lezioni nel 2015 sa­ranno, il 6 giugno, gli alunni di Emilia Romagna e Molise, seguiti a due giorni di distanza dai compagni di Lombardia e Lazio. Il 9 giugno termineranno le lezioni in Puglia e nella provincia autonoma di Trento. E il giorno dopo, mercoledì 10 giu­gno, sarà la volta di scolari e studenti di Campania, Liguria, Marche, Sar­degna, Toscana, Umbria e Veneto. L' 11 giugno le altre sei regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia-Giulia, Piemonte e Valle d'Aosta. Ultima lezione sabato 13 giugno in Sicilia e martedì 16 in provincia di Bolzano. Le vacanze di Natale più lunghe - dal 22 dicembre al 6 gennaio - saranno in Calabria, Campania, Sicilia e Lombardia. Un giorno in meno di vacanze - dal 23 dicembre al 6 gennaio - per gli alunni di Abruzzo, Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna e Umbria. Pausa natalizia di 14 giorni, in tutte le altre regioni e province: Basilicata, Emilia Romagna, Friuli Venezia-Giu­lia, Marche, Molise, Piemonte, To-

scana, Veneto e nelle due province autonome di Trento e Bolzano. Per quasi tutti gli otto milioni di alunni delle statali e paritarie ita­liane le vacanze di Pasqua inizie­ranno il 2 e si concluderanno il 7 aprile 2015. Solo in Liguria termi­neranno un giorno prima: il 6 aprile. Mentre in Abruzzo si concluderanno un giorno dopo: 1'8 aprile. Le scuole dell'infanzia viaggiano con termini di apertura e chiusura diversificati: in genere si chiude a fine giugno, mentre in provincia di Trento si inizia il primo settembre e 1'8 set­tembre in Lombardia. Poi, ci sono i ponti ufficializzati dalle stesse re­gioni, come quello del 2 maggio (in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria, Veneto e in Provincia di Trento), a cavallo tra la Festa dei lavoratori e la domenica successiva. E (nelle stesse regioni, tranne che in Veneto) quello del primo giugno, tra la domenica precedente e il 2 giugno. In alcune regioni- Campania, Friuli, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Si­cilia, Veneto, Trento e Bolzano -quest'anno ci saranno anche le "va­canze di Carnevale ", da uno a quattro giorni. Per il resto il calendario non cambia: si resterà a casa il primo novembre, 1'8 dicembre, 25 aprile, primo mag­gio e due giugno. Oltre alla festa del santo patrono per quei Comuni in cui ricade durante le lezioni. lii

Economia criminale: um. giro d'affim da 170 m.ilianti. In cinque anniaumentatvde/212% il valoreanfHIOdi tmnsBZioni illecite

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Scuola L'indagine Talis-Ocse fotografa il grado di soddisfazione docenti in Paesi. In due su i professori

cambierebbero lavoro se tornassero indietro. non in Italia

'mnore infelice de ( li insegnanti italiani di GIANNA FREGONARA

e ome si riconosce un inse­gnante italiano d~ un suo collega europeo? E l'unico che usa ancora le interroga­zioni (lo fanno 8 su 10) come

metodo principale per controllare la preparazione dei suoi studenti. Negli altri Paesi (non solo europei in verità, succede anche negli Usa e in Brasile) meno della metà dei prof si affida alle temutissime domande one-to-one ai propri allievi per dare i voti: si fanne_> test, prove di gruppo, valutazioni. E

uno dei dettagli segnalati dall'indagi­ne Talis-Ocse 2013, pubblicata nei me­si scorsi: è stato chiesto agli insegnanti di raccontarsi, se amano il proprio la­voro, se si sentono apprezzati, che cosa pensano dei loro studenti, che cosa vorrebbero di più per migliorare la scuola, insomma una mega consulta­zione mondiale sul mondo dell'istru-

z10ne. Ne è uscita una foto molto variegata

della professione nei diversi Paesi che hanno partecipato all'indagine. I prof italiani non si sentono apprezzati (lo sanno g su 10 che il loro prestigio so-

ciale è in ribasso), vorrebbero più ri­scontri del proprio lavoro, e anche maggiore formazione, e credono di fa­re un gran lavoro con gli studenti non solo nelle loro discipline, ma anche nel capirli e aiutarli a diventare «buoni cittadini» (lo mostra la «stella» qui so­pra). Ma nonostante stipendi poco ap­petibili, difficoltà varie nella vita scola­stica di ogni giorno, il precariato lun­go, la mancanza cronica di risorse, gli insegnanti italiani dichiarano una grandissima motivazione, quasi una vocazione: soltanto uno su dieci, se tornasse indietro, cambierebbe strada.

Nel resto dei Paesi dell'indagine Ta­lis, almeno due su dieci considerano di aver sbagliato carriera e tornerebbe­ro volentieri sui propri passi per intra-

prendere un'altra professione. Eppure

Gli autori La visualizzazione di questa settimana è a cura di The Visual Agency, agenzia di information design diretta da Paolo Guadagni. È firmata da Francesco Roveta e Benedetta Signaroldi. La raccolta dati è a cura di FormicaBlu S.r.l. e firmata Marco Boscolo

sia nella ricerca Talis che nelle rileva­zioni internazionali degli ultimi anni, gli insegnanti italiani dichiarano spes­so di sentirsi «isolati»: hanno pochis­sime occasioni di lavorare in gruppo, vorrebbero un riscontro della propria professionalità.

E non dispongono di nuove tecnolo­gie: soltanto uno su tre le usa regolar­mente nel proprio lavoro. Con i libri ce la caviamo poco meglio: solo un inse­gnante su due dichiara di avere a di­sposizione una biblioteca della scuola da usare con i propri alunni.

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Unpaesefenno.Renzi reagisce con le rifonne L'Istat fotografa un'Italia in deflazione, con la disoccupazione in aumento. Lunedì l'agenda dei "mille giorni", mercoledì la scuola

Ili li! FRANCESCO l'l•LOSARDO

)consumi hanno un segno

(( più, minimo, ma più. Il pun­to drammatico sono gli investi -menti, in particolare nel settore dell'edilizia ... », dice Matteo Ren­zi mentre illustra le misure appe­na decise dal consiglio dei mini -stri. Già, perché nel giorno della riunione del governo che ha vara­to i provvedimenti per il rilancio e la crescita dello Sblocca-Italia e la riforma della giustizia, i dati dell'Istat fanno rabbrividire.

L'Italia torna a conoscere la deflazione per la prima volta dal 1959 con l'indice di media dei prezzi al consumo in discesa, tra­scinati dalla flessione dei beni energetici, il Pil si contrae dello 0,2 per cento rispetto al trimestre precedente confermando la con­dizione di recessione, la disoccu -pazione a luglio sale al 12,6 per cento, in rialzo di 0,3 punti su giugno. Questo è diventata l'Ita­lia. Perciò, spiega Renzi, dopo anni di rinvii e di immobilismo non basta, «non serve una legge per cambiare, ma servono perso­ne e lavoro sistematico da fare passo dopo passo. Di qui lo slo­gan del programma dei «mille giorni», "passodopopasso", che il premier illustrerà lunedì a pa-

lazzo Chigi. Ieri, intanto, sono partiti due vagoni importantissi -mi delle riforme del governo Ren -zi: quello della giustizia e quello della "liberazione" dei cantieri e delle opere imprigionate dalla burocrazia per 3,8 miliardi can­tierabili da subito, 4,6 per inve­stimenti aeroportuali e sblocco di lavori per il valore di 10 miliar­di, commissari straordinari per la Palermo- Messina-Catania e l'alta velocità Napoli- Bari, fi­nanziamenti mirati per infra­strutture come il terzo valico Milano-Genova. Semplificazioni a costo zero per l'edilizia, ma an­che ecobonus, un codice degli appalti in stile europeo, nuovo ruolo della Cassa depositi e pre­stiti. «Tanta roba .. », ha elencato Renzi prima di sintetizzare i ca­pitoli della «rivoluzione della giustizia» e di cedere la parola ai ministri Lupi, Guidi e Padoan per i dettagli.

«L'Italia dimezzerà i tempi del civile e dell'arretrato entro i mille giorni», ha detto il premier confermando interventi sull'au -toriciclaggio, il falso in bilancio, la prescrizione, la responsabilità civile dei magistrati e una delega sulle intercettazioni. Le linee guida sulla scuola sono rinviate a mercoledì prossimo.

Renzi ieri è tornato a difen -dere la sua scelta degli 80 euro: «Parte del mondo economico

dice che dovremmo ridurre il sa­lario ai lavoratori ed editorialisti raccontano che se l'Italia lo fa­cesse sarebbe più competitiva. Ma non è riducendo il salario del lavoratore che l'Italia uscirà dal­la crisi», ha detto il premier. Po­co prima della conferenza stam -pa, replicando ironicamente alla copertina dell' Economist, Renzi si era fatto immortalare con un cono in mano di fronte ad un car­retto dei gelati improvvisato nel cortile di Palazzo Chigi.

Scherzi a parte, alla vigilia del vertice di Bruxelles sulle nomine - tra cui quella di Federica Mo­gherini ad Alto commissario -Renzi ieri ha annunciato la con -vocazione di una riunione straor­dinaria sulla crescita per il 6 ot­tobre: «L'Italia ha le sue cose da fare e le sta facendo. Noi rispet­teremo il patto: ma il patto si chiama "di stabilità e crescita" e molti l'hanno dimenticato». Pri­ma del consiglio, Napolitano ave­va ricevuto il ministro Padoan per parlare del rilancio della cre­scita in vista delle prossime sca­denze europee, in particolare il vertice Ecofin del 13 settembre. Uno «scambio di vedute» anche sulle «importanti indicazioni» di Mario Draghi a Jackson Hole, dove il governatore della Bee ave­va sottolineato il ruolo della po­litica di bilancio per promuovere la crescita. @francelosardo

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! Roma/ IN PIAZZA DUE GENERAZIONI SOLIDALI DI INSEGNANTI

Quota 96 e precari: pensione negata, assunti a 60 anni o senza lavoro a 30

U ltrasessantenni che chiedono inutilmente di andare in pensione e trentenni che non riesco­no a trovare un posto da insegnanti a scuola. Il

paradosso è andato in scena ieri a Roma: il personale scolastico «Quota 96» protestava in piazza SS. Aposto­li, mentre alcune maestre in età vicina alla pensione fir­mavano al provveditorato agli studi di via Pianciani un contratto di lavoro a tempo indeterminato dopo una vita di precariato. C'era Angelina da Caserta che di an­ni ne ha 61. Poi la romana Attilia che tra tre giorni ne compirà 62 .. E poi la signora Maria Rosa. A 65 anni en­trerà in ruolo e subito dopo andrà in pensione. Storie al limite in un paese allucinato che rivelano tuttavia re­sistenza e dedizione, mentre cresce una grande rabbia precaria Quella di chi ha vinto un con­corso, oppure è stato ritenuto idoneo, ma oggi non trova spazio nemmeno nelle graduatorie. Sono gli apolidi co­me Marica, 32 anni, romana che sotto un sole impietoso alza ripetutamente il cartello simbolico di una generazio­ne studiosa: «Non sono una Black Bloc, sono solo una precaria plurilaure­ata incazzata». Il suo problema è lo stesso di Paola, 38 anni di Acquaviva delle Fonti o della coetanea Lisa di Ba­ri: hanno vinto il «concorsone» del 2012 nella scuola dell'infanzia, ma restano invisibili. Paola ha tre figlie, Llsa uno, ma non possono lavorare nella scuola, pur avendo tutti i diritti del mondo. Paola lavora come precaria nella formazione. «lo resto a braccia conserte. Devo crescere mio figlio» dice Llsa dopo una vita a insegnare inglese nelle private.

«Le graduatorie di merito sono piene di vincitori sen­za cattedra e di idonei- denuncia Angelo Palumbo, an­che lui idoneo - il ministero non deve bandire un nuo­vo concorso. Prima deve assumere noi e· tutti gli altri precari,,. La protesta auto-organizzata, a cui hanno aderito i sindacati Flc-Cgil, Cobas e Gilda, ha dimostra­to che tra giovani e anziani non c'è rivalità. generazio-

nale, né competizione. C'è un mutuo riconoscimento, lopposto della riforma «meritocratica» ritirata dal Cdm di ieri che il governo intende, ripresentare merco­ledì come annunciato ieri da Renzi nella conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri. ·

Più volte da SSApostoli i docenti «Quota 96», vitti­me di un «bug» della riforma Fornero delle pensioni voluta da Pd e Pdl, hanno chiesto ad un fischiatissimo Matteo Renzi di essere «rottamati» in favore di 4 mila precari che non riescono ad essere assunti. Precari e «Quota 96» sono vittime della stagione dei tagli della scuola (8,4 miliardi e 150 :mila posti in meno) e vivono in una scuola impoverita e vittima di un caos normati­vo che la fa assomigliare all'ingorgo a doppia croce un-

cinata di Fantozzi. L'impegno politico dei comitati «Quota 96» è esemplare. Da soli, senza i sindacati, hanno impo­sto il loro problema ali' attenzione del­l'opinione pubblica Non cedono al­i' ambiguità del Pd che prima ha spo-

. sato la loro causa con un emenda­. mento alla riforma della P A per poi vederlo stralciare dal ministro della funzione pubblica Marianna Madia. Il destino di «Quota 96» si è nuova­mente perso nel caos del governo, ma i docenti non si rassegnano. «Chiedia-

mo la pensione almeno per dicembre - afferma Chiara Farigu a nome dei 4 mila «Quota 96» (ma forse sono an­che 9 mila) - Il governo deve darsi obiettivi inferiori a quelli che annuncia, così forse riesce a raggiungerli. Ci mandi in pensione e assuma i primi 4 mila precari». Da SS apostoli ieri è partito un appello per una manife­stazione «entro settembre». Nel frattempo Rènzi, irrita­to dal generale scetticismo che lo circonda, assicura che «le coperture della riforma ci sono» e che «le pro­poste sulla scuola saranno discusse dalle famiglie, stu­denti e insegnanti per molti mesi». In attesa di un fina­le incerto, la Flc-Cgil attiverà mobilitazioni sin dal pri­mo giorno di scuola in tutto il paese. ro. cl.

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«Il Mezzogiorno non perderà un euro vogliamo soltanto accelerare la spesa» Delrio sul taglio dei cofinanziamenti: non lo f ace i amo per risparmiare Marco Esposito

Meno cofinanziamenti nazionali le­gati ai Fondi europei ma più piani re­gionali con fondi nazionali, senza va -riare l'impatto di risorse dovute sul Mezzogiorno. Il piano annunciato da Graziano Delrio è questo, ma pro­voca allarme al Sud per il rischio che, spostando le risorse da un capitolo di spesa vincolato ai Fondi Ue verso uno tutto nazionale, si finisca col per­dere somme per strada come già ac­caduto per i Fondi Fas. L'importo in gioco è considerevole: 12 miliardi di euro per il 2014-2020 tra fondi diretta -mente regionali e quota dei program­mi nazionali destinati al Sud. Prova a ~ciogliere i dubbi l'autore del piano, 11 sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio. Sottosegretario, partiamo dal primo punto: perché ridurre il cofinanziamento nel Mezzogiorno? «Ho letto sui giornali e in rete cose inesatte. Non è vero che il governo toglierebbe soldi al Sud riducendo il cofinanziamento sui progetti ~uropei». E vero o no che si riduce il cofinanziamento? «SÌ è vero. Ma non le risorse. Le risorse di cui si parla restano tutte nelle disponibilità degli stessi soggetti, temi e territori. Il nostro obiettivo è esclusivamente velocizzare la spesa, non solo per il Sud ma anche per molti progetti nazionali. Cambia solo lo strumento per spenderle». Non è un'azione, come dire, eccessivamente prematura? Come si può velocizzare la spesa del 2014-2020 se, ovviamente, non c'è ancora nessun progetto avviato 1 «Tre regioni, Campania, Calabria e Sicilia, sono così indietro nella spesa

e hanno talmente tante risorse da spendere entro il 2015 che si poteva creare un ingorgo e rendere ancora più difficile la spesa. Per la passata programmazione 2007-2013 ci sono ancora 26 miliardi solo in Campania, Sicilia e

Calabria rimasti da spendere e rendicontare in quest'ultimo anno! E se non ci si riesce sono soldi persi e basta. Grazie alla nostra scelta, la parte di risorse risparmiate per il cofinanziamento andrà nel Piano di azione e coesione che avrà più tempo per il rendiconto». Un piano però, cito parole che lei ha usato, con --«obiettivi strategici e di più lungo periodo». Nel lungo periodo saremo tutti morti, diceva Keynes. Nonsistasolorinviandogli impegni finanziari a dopo il 2020, magari per far quadrare i conti?

«Se si hanno progetti e capacità di spesa, i soldi saranno disponibili subito. Non c'è un rinvio a data da destinarsi né, ripeto, meno risorse per le Regioni del Sud. Eviteremo solo che l'Europa si riprenda il suo

finanziamento». Si teme che le risorse per i programmi paralleli facciano la fine di quelli dei vecchi fondi Fas, saccheggiati per qualsiasi emergenza. Che garanzie può dare in merito? «Si governa il presente, non il futuro. Si blinderanno i fondi con una legge». Ma lesperienza del passato pesa.

'.'.Senta, questa misura non è nuova. E stata concepita dal ministro Fabrizio Barca nel 2011 in accordo con la Commissione europea e con le Regioni. Proprio per evitare di perdere i fondi europei, che hanno tempistiche strette e se non si spende in tempo, si perde tutto. Se non ci fosse stata la riduzione del cofinanziamento (scelta fatta anche in Belgio, Spagna e Francia) l'Italia oggi non rischierebbe di perdere "solo" 5-7 miliardi ma 10-12! E gli impegni presi con le Regioni sono stati tutti rispettati». Ora però siamo nel pieno di una

crisi finanziaria e ci sono conteggi in base ai quali, con la riduzione del cofinanziamento e il rinvio degli impegni di spesa nel Mezzogiorno, i conti pubblici hannounbeneficiodil,5-2 miliardi di euro annui. Sia schietto, quanto pesa tale valutazione sulle vostre scelte? «Da zero a dieci: zero. Noi vogliamo accelerare investimenti e spesa come dimostra la gran parte di

opere al Sud incluse nello sblocca Italia appena approvato». Cosa risponde al capogruppo Bilancio del Pd Francesco Boccia che laccusa di fare solo demagogia sul Sud? «Sono senza parole. Eppure Boccia è esperto di tali temi. È noto come l'Italianon riesca a spendere tutti i fondi europei, buona parte dei quali sono per il Sud. Con il Piano azione e coesione spenderemo sia i vecchi sia i nuovi fondi del 2014-2020». Non era più semplice partire regolarmente nel 2014 e far scattare l'intervento sostitutivo dell'Agenzia per la Coesione in caso di inadempienze? «Abbiamo dato vita all'Agenzia per la Coesione per aiutare sia le Regioni che i ministeri, e il governo eserciterà poteri ispettivi e di monitoraggio. Tre task force sono attive in Campania, Calabria e Sicilia. Se una regione dimostrerà di saper spendere, avrà comunque subito le risorse a disposizione nei vari fondi: europei e nazionali. A mio parere dovremmo discutere forse più che dell'ammontare delle risorse (sono tantissime e tutte disponibili sia per le Regioni che per i ministeri) della qualità della spesa e della capacità amministrativa. Della capacità di pianificare in maniera strategica industria, logistica, ricerca, fiscalità. Questo governo ha fatto del Sud la sua scommessa». Non tutti gli atti dimostrano attenzione verso il Sud. Per esempio sui fabbisogni standard per istruzione e asili nido avete

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approvato tabelle che offendono il buonsenso, assegnando ai Comuni del Sud un fabbisogno pari alla spesa storica, che nel Mezzogiorno era pochissima. «Quello è stato un errore tecnico grave, come ho già detto, un errore che correggeremo. La spesa storica non può essere un parametro corretto per misurare i fabbisogni. Nel Consiglio dei ministri si era data un'altra interpretazione: che i fabbisogni servissero a dare

«Abbiamo commesso un grave errore tecnico che sarà corretto»

più risorse a chi aveva meno servizi indipendentemente dalla spesa storica. E così sarà». Con la spending review di Carlo Cottarelli si rischia un taglio al Sud. «Correggeremo in tempo i fabbisogni standard per asili nido e istruzione». Torniamo ai fondi europei e alla programmazione parallela. Cosa sarà finanziato con i nuovi Piani di azione e coesione? «I fondi europei del 2014-2020 hanno a mio avviso un limite: consentono pochi interventi in infrastrutture. Il Mezzogiorno ha invece ancora bisogno di linee ferroviarie, arterie stradali e di grandi progetti come per Bagnoli, Città della Scienza, Gioia Tauro. Sfide da far tremare i polsi. L'elasticità dei Piani di azione e coesione ci consente proprio di realizzare tali opere. Discutiamo di queste cose. Discutiamo di cose vere».

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Francesco Boccia Sono senza parole quando mi accusa di fare demagogia Eppure lui conosce la materia di cui si parla

Stefano Caldoro Se una Regione dimostrerà di saper spendere avrà subito le risorse a disponibili nei vari fondi previsti

Carlo Cottarelli La spending review terrà conto dei nuovi fabbisogni standard ma noi cambieremo le tabelle sull'istruzione

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«Una legge garantirà l'arrivo delle risorse ai territori meridionali»

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IA GAZZETIA DELMEZZOGIORNO Data 30-08-2014 Pagina 4 Foglio 1

LA MANIFESTAZIONE HANNO ADERITO ANCHE SIGLE SINDACALI, COME COBAS, FLC CGIL E GILDA. IN ARRIVO NUOVE INIZIATIVE E MOBILITAZIONI

Precari in piazza: basta annunci La protesta per le vie di Roma. Ci sono anche gli insegnanti di «Quota 96»

e ROMA. Slitta il provvedimento sulla scuola del Governo Renzi e slittano anche le speranze di quegli insegnanti che si at­tendevano decisioni su assunzioni e pen­sioni. Un malcontento crescente, sfociato ieri in una manifestazione a Roma. In pri­ma fila i «quota 96», che «rivendicano il loro diritto di andare in pensione». Al loro fian­co l'esercito di prof che chiede stabilità: precari storici, vinci tori senza cattedra e idonei dell'ultimo concorso per docenti.

Si è trattato di una protesta «autorga­nizzata» dai comitati dei docenti, a cui han­no aderito anche sigle sindacali, come Co­bas, Flc Cgil e Gilda. Le 100 mila assunzioni promesse dal Governo, ha detto la coor­dinatrice del gruppo di precari «Ora Ba­sta!», Rosaria Miranda, «al momento ri­mangono solo un annuncio. Fermeremo la protesta solo quando ci daranno qualcosa

di concreto. Se si vuole svecchiare la scuo­la, non servono altri concorsi, basta as­sumere i precari. Le graduatorie di merito sono ancora piene di vincitori senza cat­tedra e di idonei - ha osservato Angelo Palumbo, rappresentante degli idonei del concorsone del 2012- il Ministero non ban­disca nuovi concorsi. Siamo stati invisibili fino a maggio, non vogliamo rimetterci di nuovo la maschera».

Delusione anche per i «quota 96», pro­motori dell'iniziativa di piazza. «La nostra istanza è stata nuovamente rimandata», ha detto Chiara Farigu in rappresentanza dei circa 4.000 mila docenti penalizzati dalla riforma Fornero. «Dopo aver stralciato l'e­mendamento che ci assicurava la pensione dal decreto sulla Pubblica amministrazio­ne - ha aggiunto Farigu - ci hanno pro­messo o un decreto ad hoc o un intervento nell'ambito del piano scuola. Ma finora

non abbiamo visto nulla e oggi il piano scuola non verrà presentato in Consiglio dei ministri. Chiediamo la pensione alme­no per dicembre. Il governo deve darsi obiettivi inferiori a quelli che annuncia, così forse riesce a raggiungerli. Mandi in pensione intanto questi 4 mila insegnanti e assuma i primi 4 mila precari». A sostegno dei «quota 96» anche il magistrato Fer­dinando Imposimato e Vittorio Lodalo D'Oria, esperto in malattie professionali degli insegnanti: «Eliminare le supplenze non ha senso - ha detto Lodalo, commen­tando le indiscrezioni sul provvedimento -significa eliminare le malattie, quando nell'80% sono patologie connesse alla pro­fessione».

Ma ora i delusi non rimarranno con le mani in mano. Dal palco di piazza Santi Apostoli hanno promesso nuove iniziative e mobilitazioni e hanno lanciato «un ap­pello per una manifestazione nazionale da organizzare entro settembre».

DAVANTI Al GOVERNO Un momento del flash mob dei precari della scuola che si è tenuto ieri mattina a Roma all'esterno di Palauo Chigi mentre si svolgeva il preconsiglio dei ministri

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I DATI Federconsumatori avverte: aumento del 1,4% per diari, portapenne, quaderni e zaini. L'1,6% su libri e vocabolari

Più di 600 euro per il kit scuola DI DARIO DE MARTINO è la distribuzione per ogni clas- Direction". Elementi che fanno

se. Se per le elementari il costo lievitare e non poco il costo del­NAPOLI. Una spesa di più di dei libri è più contenuto, per le lo zaino. Stesso discorso vale per seicento euro. Tanto costerà al- prime medie e le prime superio- astucci e diari. Dai 15 ai 40 eu­le famiglie il rientro a scuola dei ri la doccia sarà ancor più gela- ro il costo del primo, mentre si propri figli. Una vera doccia ta. Tanti libri nuovi da compra- aggira tra i 1 O e 20 euro la spe­fredda dopo le vacanze, almeno re, e per chi comincia un per- sa per le agende. Elementi indi­per chi se le è potute permette- corso liceale i costosissimi vo- spensabili per un corredo che si re. La cifra blu viene fuori met- cabolari. Per i redditi più bassi rispetti. Fondamentali per la di­tendo insieme i costi di tutti gli si potrà attendere il buono libri, <lattica ma anche per le dediche accessori necessari tra i banchi a cui si può accedere a seconda tra compagni di banco. Si arriva di scuola. La somma di diari, zai- del reddito Isee. Rispetto ai rea- così ai seicento euro e più da cui ni, astucci, quaderni e soprattut- li costi della scuola, però, il con- siamo partiti. Ma per alcuni i co­to libri e dizionari. Conti che le tributo non basta e spesso arriva sti non finiscono qui. Innanzi­famiglie fanno ogni anno. Sul con notevoli ritardi. Ma non so- tutto c'è il trasporto. Fortunate nuovo inizio, poi, incideranno lo libri e vocabolari. Anche il re- le famiglie che hanno le scuole anche altri aumenti. Lo segnala- sto del corredo scolastico costa vicino casa, ma sono in tanti, no preoccupati le associazioni a non poco alle tasche delle fami- specialmente quando i ragazzi difesa dei consumatori. Feder- glie. Zaini o cartelle, astucci, dia- superano le scuole medie, a do­cosumatori annuncia un più ri e quaderni costeranno una ci- versi spostare lontano. E così co-1,4% sul costo del corredo sco- fra che si aggira intorno ai 120 sti della benzina, se c'è chi può lastico, e più 1,6% su libri evo- euro. È lo zaino l'elemento più accompagnarli, o altrimenti pul­cabolari. Saranno questi ultimi, costoso. Si va da un minimo di lman, tram, metro e scuolabus, in particolare, a pesare sul bi- 30 euro per arrivare anche a che incidono non poco sui con­lancio delle famiglie, oltre che 90/100 euro. A fare la differenza, ti delle famiglie. Conti che fan­sulla schiena dei ragazzi. Circa ovviamente, le marche e le fan- no paura a tutte le famiglie, ma cinquecento euro di spesa. Tan- tasie delle cartelle. Al primo a qualcuna più di altre. Tanti i to costano in media tutti i libri di giorno di scuola nessun bambi- genitori che a scuola devono ac­testo e due dizionari, quanti di no vuole sfigurare. Deve mo- compagnare più di un figlio. solito sono richiesti nelle scuole. strare a tutti gli amici il nuovo Raddoppiare o triplicare queste In questo calcolo medio, diversa zaino di "Higuain" o dei "One cifre di questi tempi diventa im-

possibile per molti.

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Ecco gli esami di riparazione: ma le statistiche sono incoraggianti Redazione Tanti ragazzi sono alle prese in que­sti giorni con gli esami di ripara­zione: vacanze rovinate e ripetizioni senza sosta per superarli. Ma alla fine tutti promossi, o quasi. Se­condo un calcolo di Skuola.net sui dati ministeriali 2013, circa uno stu­dente delle Superiori su 4 viene ri­mandato a settembre, ma di questi solo uno su 17 viene bocciato. Se­condo i dati pubblicati dal Miur, gli ammessi alla classe successiva, escluso l'anno dell'esame di matu­rità, sono circa il 63,8% del totale. Viene bocciato uno su dieci, e un buon 26% circa, un alunno su quat­tro, passa l'estate a studiare per re­cuperare il debito assegnato, con esame di riparazione a settembre. Un incubo che colpisce non pochi studenti, ma sono davvero pochi coloro che non riescono a passare

l'esame: il 6% circa. Tuttavia ci sono alcuni anni di scuola particolar­mente ostici per gli studenti, dove ci vuole più impegno per passare gli esami di riparazione. Il passaggio dal primo al secondo anno e dal terzo al quarto anno, infatti, regi­strano un aumento dei bocciati a settembre: il 6,6% contro circa il 5% degli altri anni. A bocciare di più sono gli istituti professionali: circa uno studente su 6 non viene am­messo, e agli esami di riparazione non passano la prova il 7,7% degli studenti rimandati, contro il 6% dei tecnici e il 5,6% degli istituti artistici. Al liceo pochissimi i non ammessi, solo circa uno studente su 20. E dei rimandati a settembre, cioè circa il 21,8% degli studenti (media bassa rispetto agli altri istituti, che si asse­stano su una media del 25%), an­cora solo 1 su 20 viene bocciato. La

peggiore combinazione, a guardare le statistiche, è primo anno del ciclo nel professionale: i bocciati sono il 26,5% del totale, ovvero più di uno studente su 4. Il primo anno degli istituti professionali è quello in cui la percentuale dei bocciati è più alta, ma anche gli studenti degli anni successivi rischiano la bocciatura più degli altri. La percentuale di boc­ciature cala vertiginosamente per i licei, dove l'anno in cui si boccia di più è ancora il primo, ma solo uno studente su dieci ripete l'anno. Me­diamente, più si va avanti più si ri­schia meno. Nei licei, al quarto anno sono stati bocciati nel 2013 solo il 3,5% degli alunni. Skuola.net sottolinea, infine, che la dispersione scolastica è aumentata: si è passati dall'1,6% all'1,8% nel 2013. Per i ra­gazzi, il primo anno di superiori si conferma come il più difficile.

" All'università con il batticuore: a settembre iniziano i test d'ingresso

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L'ANAL 51

Didattica e stage, il mix che aiuta la carriera in azienda

di Andrea Cammelli

a formazione continua è un valore aggiunto per

Paese. Soprattutto quando arriva al livello post-universitario. E non solo per i giovani, ma più in generale anche per gli adulti, in un Paese caratterizzato da una bassa soglia educazionale e da ridotti investimenti in formazione da parte delle imprese.

I master rappresentano uno strumento utile sia per trovare lavoro sia per la propria crescita professionale.

A dirlo sono i numeri: l'indagine diAlmaLaurea realizzata nel 2013 su 3mìla diplomati 2010/11 a un anno dal titolo evidenzia che sono occupati 85 diplomati su cento, senza particolari differenze tra percorsi di primo e di secondo livello.

Pur con tutte le cautele del caso, per apprezzare al meglio i risultati

Secondo AlmaLaurea, l'alta formazione migliora mansioni, «skills» professionali e trattamento economico

dell'indagine, è stato fatto un confronto con i dati relativi ai laureati magistrali del 2011 intervistati a un anno dal titolo. Il vantaggio risulta a favore dei diplomati di master. Considerando infatti solo quanti non lavoravano al momento del conseguimento del titolo si osserva che i laureati quinquennali occupati sono il47% contro il 67% di chi ha frequentato i corsi di master.

I fattori positivi a carico dei masterizzati sono quindi molteplici: a cominciare dalla stabilità lavorativa elevata, 72%, e dal grado complessivo di soddisfazione, 65 per cento.

Ma il master è stato utile alla fin fine per trovare lavoro? Per 31 diplomati su cento è stato determinante.

In questo contesto risulta fondamentale lo svolgimento dello stage, valutato importante per l'inserimento professionale per 30 diplomati occupati su cento: lavorano infatti per lo stesso ente o azienda nel quale lo

hanno svolto. Oltre all'ottimo tasso di

occupazione, all'elevata stabilità lavorativa e ai guadagni più elevati per i diplomati di master, l'indagine ha inoltre permesso di individuare le motivazioni che sono alla base della scelta di frequentare questo tipo di formazione post laurea: ovvero, qualificazione e promozione professionale oppure arricchimento culturale.

Il 62% dei diplomati occupati prosegue l'attività cominciata prima dell'iscrizione al master: una quota consistente, a conferma che la scelta di questo tipo di formazione post laurea viene effettuata spesso per motivi di qualificazione e promozione professionale oppure di arricchimento culturale.

Tra quanti proseguono l'attività lavorativa iniziata prima del master, il 55% ritiene infatti che il corso abbia effettivamente

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comportato un miglioramento sul lavoro svolto; ciò avviene in particolare per i diplomati di secondo livello (65%, contro 51 % dei colleghi di primo livello). Tra gli aspetti del lavoro che hanno registrato un miglioramento, troviamo prima di tutto le competenze professionali (94%), a seguire un miglioramento in termini di mansioni svolte (38%), posizione lavorativa (25,5%) e trattamento economico (16%).

Certo, i numeri non dicono tutto e si tratta di un'indagine sperimentale che acquisterebbe ancora più forza se estesa a tutte le università italiane. Tuttavia, rappresenta un punto di partenza importante per orientare i laureati nella scelta del loro percorso, e per restituire agli atenei uno strumento di valutazione affidabile e tempestivo anche nel campo della formazione post-laurea.

Direttore di AlmoLaurea

©RIPRDDUZJONF RJSERVATA

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Universita'

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IL GIORNO iilèso.i.,1 QJiriilllO LA NAZIONE

COSTA TROPPO?

l'università è troppo cara. la prima rata

l'immatricolazione armo richiede

di 568 euro

tasse non sono alte, e ci $ono vari modi

ottenere agevolazioni alcune facoltà costano

troppo rispetto all'offerta

'' Le tasse

an1d1,ran10 pagate rata, mentre ora è

P4:H~lfl>Ue dilazionarle: Le tarrutime sono agevolate

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Stefania Giannini

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Data 01-09-2014 Pagina 6 Foglio 1

H •. MmNGS'TRO MERCOLEDÌ LA RIFORMA DELLA SCUOLA

1 a Medicina giusto, sbagliato>>

BOLOGNA lA RIFORMA rinviata? «È stata una scelta saggia quella di non ac­cumulare troppi temi importan­ti». Problemi con il premier? «Con Renzi c'è stato un lavoro co­mune di mesi». Senza mai scopri­re troppo le carte su una riforma. di cui sì saprà tutto solo mercole­dì, il ministro dell'Istruzione, Ste­fania Giannini, dalla Festa nazio­nale dell'Unità ieri pomeriggio ha ricapitolato quelli che sono i te­mi sul tavolo dcl governo. «L'organico degli insegnanti è sot ... todimcnsionato», ha ammesso dal palco, perché «se c'è una cosa veramente dannosa, è quando a · izio anno non sai se la classe di

llNISEm~U\J"'Hi «l'organico sottodimensionato crea solo danni»

tuo figlio avrà un insegnante o se a metà anno cambierà». E su que­sto punto, agli insegnanti non an­cora stabilizzati, ha chiesto di ave­re fiducia: «Aspettiamo di arriva­re a mercoledì. Credo che la fidu­cia nel governo sia meritata anche su que.sto punto». Tra due giorni, dopo lo slittamento dall'uftimo Consiglio dei ministri, si avranno notizie cene di una riforma frutto di un lavoro «serio e rigoroso» e

che ha lo scopo di «dare alla scuo­la quella dignità che si è un po' ap­pannata».

SCHIVATI i remi generali, sui test d'ingresso alla facoltà di medici­na il ministro ha invece affermato di non ritenerli «il miglior stru­mento possibile». E ha parlato del­la necessità di cambiare il metodo di selezione, senza però mettere in discussione «il principio sacro­santo di programmare il numero dei medici». Prima di scendere dal palco, una battuta sul futuro assetto del governo dopo la nomi­na europea di Federica Mogheri­ni: «Nell'agenda politica del go­verno in questo momento non c'è volontà di occuparci di poltrone».

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Stefania Giannini

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DIETRO lA LAVAGNA

Promesse e invidie, la Giannini diventò ministro "patogeno"

Roselli li pag. 4

Data 30-08-2014 Pagina 4 Foglio 1 / 2

Stefania fa ombra a Matteo: dietro la lavagna di Gianluca Roselli direttore Luigi Amicone, il premier sulla scuola si

lasciava andare così: "Stiamo lavorando con il

Tempi difficili per Stefania Giannini. Di cui, in questo lungo mese di agosto, alla fine si ri­

corderà solo il topless sulle spiagge della V ersilia (foto pubblicate da Chi). Forse si era montata la re. testa.Forse pensava di avere con Matteo Renzi un rapporto privilegiato. Niente di tutto ciò. Il mi­nistro dell'Istruzione è stata bacchettata come tutti quelli che hanno osato fare ombra al Re Sole Matteo. E come Icaro, che voleva volare troppo vicino al sole, si è bruciata le ali. Il protagonista vuole essere lui. Renzi. E non sopporta che qual­cuno si intesti alcunché. Tanto meno una delle poche riforme che il governo sta portando a casa

ministro Giannini... Sarà una grande riforma ... Ma non mi taccia dire di più ... ". Infatti c'è poco da di-

POI Cl SONO STATE le uscite del ministro ed è iniziato il corto circuito. "La riforma non si articola nella stabiliz-zazione dei precari, è l'as­sunzione di un patto con le famiglie, con gli insegnanti. Poi non sempre condivido quello che dice la Giannini, ma questo è un fatto diigiene

in questi mesi. Quella della scuola. L'improvvida ministra ha avuto la malaugurata idea di elargire qualche anticipazione prima al meeting di Cl a Rimini. E poi di far avere una bozza in anteprima alla Repubblica. "I supplenti sono agenti patogeni. Non fanno bene alla scuola. Ma non saranno eli­minati fisicamente. Ci sarà una totale riorganiz­zazione degli organici", ha detto dal palco del Meeting, offendendo tutti i supplenti d'Italia. "Nel cdm del 29 agosto si procederà all'assun­zione di 100 mila docenti tra precari e vincitori dei concorsi", l'indiscrezione pubblicata sul quo­tidiano di Ezio Mauro. Apriti cielo! Da quel momento da Palazzo Chigi su di lei è calato il gelo. Renzi non l'ha più cercata e non l'ha convocata nemmeno a un vertice dove si parlava, per l'appunto, di scuola. "Con il mi­nistro è tutto a posto", ha detto ieri il premier durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi. "Non ha partecipato all'incontro perché si teneva al Nazareno e, a quanto ne so, la Giannini non ha ancora preso la tessera del Pd". V abbè. Il problema è tutto di comunicazione. Voleva es­sere lui ha illustrare i particolari della riforma. E invece la Giannini l'ha bruciato. Così il premier ha iniziato a fare le pulci al decreto. Sulle coper­ture. Che prima c'erano e poi sono scomparse. E così, senza saldi a posto, è stato Giorgio Napo­litano a consigliare il rinvio. "Troppa carne al fuoco. Una cosa alla volta. Tutto deve essere a prova di bomba", il ragguaglio del Colle. Riforma rimandata. Per questo l'uscita ieri del numero del settima­nale Tempi con l'integrale dell'intervista al pre­sidente del consiglio anticipata nei giorni scorsi fa sorridere. Di fronte alle prolisse domande del

mentale", ha sottolineato ieri il premier. Ora però, come per miracolo, le coperture (al­meno un miliardo e mezzo) sono tornate. "Tutto è pronto, i soldi ci sono.Non abbiamo messo oggi (ieri, ndr) la riforma per evitare un ec­cesso di troppa carne al fuoco. La presenteremo mercoledì", ha annunciato l'ex rottamatore. In­somma, continui stop and go. E dire che la Gian­nini finora aveva bruciato le tappe. Scoperta da Silvio Berlusconi a una cena a casa di Luisa Todini, l'ex Cavaliere le propose la candidatura a gover­natrice dell'Umbria alle Regionali del 2010. Poi non se ne fece nulla. Ma da lì il seme della politica ha iniziato a germogliare nella testa di questa pro­fessoressa di glottologia, che prima si è avvicinata a Luca di Montezemolo e poi a Mario Monti. E quando il Pro-fessore decise di lasciare il ti-mane di Scelta Civica, ecco comparire lei, prendere la scena e diven -tare addirittu-ra ministro. Da ragazzina, a Lucca, servi­va gelati nel negozio di fa-miglia. Meno male che Renzi non ha chiamato lei ieri pome­riggio a preparagli il cono di crema e limone.

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Stefania Giannini

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IL FOGLIO Data 30-08-2014 Pagina 3 Foglio 1

Renzi, l'economia e la storia della costruzione dei volenterosi

@,, s~~fif'i~~~~r~rr~~aa~~~~~~ alle dieci in punto l'Istat apre la

, diga per far defluire gli ultimi

: WIE ES GESCHEHEN !SI' - DI MARIO SECHI

dati sull'economia italiana. E' il gong che segnala l'apertura dell'Armageddon conta­bil~. Mezz'ora dopo il botto del cannone del Gianicolo (alle 12 in punto, sparo a salve dell'obice progettato nel 1914 dalla Skoda per l'Imperial Regio Esercito Austro-Un­gafico) dal Palazzo del Quirinale decolla un comunicato: "Il Presidente della Re­pubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto questa mattina al Quirinale il ministro del­l'Economia e delle Finanze, Pier Carlo Pa­doan", Routine? Sì e no. Sì perché è immi­nente il Consiglio dei ministri; no perché pdchi minuti dopo (ore 12 e 55) compare un altro dispaccio che fa lampeggiare le spie del sub-sonar: "Il Presidente N apolitano hà avuto con il Ministro dell'Economia uno scambio di vedute sulle prossime occasio­ni' di chiarimento e di intesa a livello eu­r<)peo (ad esempio in occasione della pros­sima seduta d~) per il rilancio del­la crescita dovunque in Europa. Nella ri­cognizione si sono considerate attenta­mente le importanti indicazioni contenute nel discorso pronunciato dal Presidente della Bee, Mario Draghi, a Jackson Hole". Letto bene? Ecofin. Crescita. Draghi. Poli­tica. Problema. Soluzione_ E' il segno che la

situazione italiana si sta deteriorando? Si, ma il nocciolo della faccenda è l'ormai re­ligiosa fiducia riposta in Draghi, quello che nella copertina ice-cream dell'Economist tira via l'acqua a secchiate dalla barca eu­ropea. Basterà? Vedremo. Sul taccuino re­stano gli scampoli di un pazzo agosto, con tratti d'imprudenza psichedelica. Renzi mercoledì 27 agosto ci casca con il tweet del mattino, ore 6 e 20: "Non male questo fi­ne settimana: gi"Qstizia, sblocca Italia, no­mine europee, poi scuola e #millegiorni #italiariparte #ciaovacanze''. Acme antici­patorio deluso quando la scuola sparisce da Twitter il venerdì alle ore 6 e 52: "Oggi giustizia e sblocca Italia. Domani vertice europeo. Lunedì la presentazione ufficiale #millegiorni con obiettivi e sito #italiari­parte". Missing in action, come il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini.

Sembra tutto più semplice sabato 23 ago­sto quando Renzi sventaglia al settimana­le Tempi una raffica di ultimatum: "E' l'I­talia che aiuta l'Europa, non l'Europa che aiuta noi. Togliamo il Paese ai soliti che vanno nei salotti buoni. All'Italia serve lo spirito del maratoneta". Gajardo. E poi? La settimana è andata avanti con altro passo e spasso. Lunedì (25 agosto) Renzi inaugufa l'hashtag #ciaovacanze con tanto di foto di Palazzo Chigi all'alba: "Buon lavoro a chi torna oggi in ufficio #ciaovacanze" e il mi­nistro dell'Economia Padoan si presenta alle 17 per conferire con il premier. Alle 18 e 26 esce da Piazza Colonna e si capisce che

non c'è un euro da spendere o quasi. E poi· ci sono le crisi internazionali e Renzi al­l'ora dei tg parla con il segretario genera­le dell'Onu Ban Ki-moon, chiacchierata di modesta entità che spazia "dall'Africa al Medio Oriente", così informano i bollettini d'agenzia ai quali ormai manca solo un tqc­co poetico, un sobrio "Dall'Alpi alie Pirac midi/dal Manzanarre al Reno". Martedì 26 agosto alle 10 in punto il cambio della bi­cicletta governativa s'inceppa nella lingua di Francesco Paolo Sisto, deputato di For­za Italià che dà una martellata sulla pre­scrizione: "Il processo deve avere una du­rata ragionevole. Una paralisi della pre­scrizione al primo grado comporterebbe in Italia un processo di secondo grado e di Cassazione infinito". Non ha tutti i torti, chi tocca i fili della giustizia resta fulminato. In fase post-prandiale sul Moleskine resta im­presso lo scatto d'orgoglio del militante. Festa dell'Unità, lettera del segretario Renzi: "Le priorità sono chiare. Non accet­tiamo lezioni". Sempre tosto. Ma alle 17 e 26. una velina di Palazzo Chigi fa suonare i sistemi d'allarme: "Le bozze dello Sblocca­Italia che stanno circolando sono scadute". Ultima pagina del taccuino, nota a margi­ne: "Yogurt legislativo". Sto per chiudere il pezzo, è venerdì pomeriggio, il Consiglio dei ministri è riunito, sul telefonino lam­peggia un tweet che mi ha inviato il ban­chiere d'affari Guido Roberto Vitale: ''lirge sostenere Renzi nella sua lotta per le rifor .. me". Siamo alla coalizione dei volenterosi.

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L Li L

Così il management incontra moda e design

Moda e design: due ambiti in cui la specializzazione accademica è fondamentale. I master migliori offrono sia l'occasione di indirizzare il proprio percorso verso un sentiero professionale specifico, sia l'opportunità di svolgere stage presso aziende del settore.

Attivo sul campo è l'Istituto europeo di design (Ied), presente in Italia in sei diverse sedi. I corsi sono numerosi e ve ne sono sia in italiano sia in inglese. Quattro i macro-ambiti disciplinari: moda, design, visual communication e management e comunicazione. Tra i master specifici, in partenza tra novembre 2014 e marzo del 2015, vi sono ad esempio quelli in fashion design, marketing, communication e styling; quelli in design management, interior design e product design; e quelli ancora legati al cinema, alla fotografia e alla gestione e comunicazione di eventi e brand.

Tra gli istituti specializzati vi è anche il Poli.design, consorzio del Politecnico di Milano. Tra le varie offerte c'è il master in interi or retail design and management, organizzato a partire da novembre in collaborazione con Innova.com, la rete formativa promossa da Federmobili. L'obiettivo è formare professionisti in grado di gestire lo spazio e il processo di di11tribuzione di prodotti di design e di qualità, governando i

molteplici aspetti legati alla vendita. Il master di primo livello in socia! network influence design, invece, applica le competenze e la teoria del design alle community web e alla gestione della reputazione online. L'avvio delle lezioni è a febbraio del 2015.

CONTAm UTILI

Istituto Marangoni • www.istitutomarangoni. com/it/corsi-di-moda/po­stgraduate Politecnico di Torino • [email protected] • https://didattica.po/ito. it/master/ Poli.design Sede: Milano • [email protected] • www.polidesign.net Istituto europeo di design Sedi: Milano, Roma, Torino, Venezia, Firenze e Cagliari • www.ied.it Istituto superiore di design Sede: Napoli • [email protected] • www.isdnapoli.it Università La Sapienza Roma • [email protected] • www.uniromal.it Bologna business school • www.almaweb.unibo.it/in­ternationalmba • internationalmba@al­maweb.unibo.it

Sempre a Milano, la Scuola politecnica di design organizza master in industriai design, transportation-car design, interior, mid-interior, web e visual design. E l'Istituto Marangoni ha inaugurato a inizio 2014 la nuova Design school nel quadrilatero della moda, con l'obiettivo di sviluppare la creatività dei candidati partendo dal concetto del Made in Italy e dall'eredità dell'artigianato italiano, permeato di riferimenti estetici forti sia nei confronti della storia dell'arte che della moda e del design italiani.

A Torino, il Politecnico organizza il master di I livello in interior, exhibit e retail design; la scadenza per iscriversi è il 17 settembre e le lezioni andranno da ottobre a luglio.

Anche l'università di Bologna offre un Mba in design, fashion and luxury goods, ma chi non si è già iscritto dovrà attendere un anno per poter presentare I' application. La Sapienza di Roma organizza il master in fashion studios, che si propone di formare figure nel campo della moda, attraverso un percorso di studi storico, artistico, sociologico e semiologico. Scendendo nel Mezzogiorno, l'Istituto superiore di design di Napoli organizza cinque master in partenza a novembre 2014:

fashion design e styling, interior design, graphic e media design.

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Il Sole?]{! mmrn cessario attendere le istruzio­ni dell'istituto.

Sempre legato alla catego-

Il labmn• • tO ria dei "giovani", c'è l'incen­tivo del Dl 76/2013, riservato

del. bonus a soggetti "svantaggiati" e correlato ad assunzioni a

• tempo indeterminato o alla

per favonre stabili~zazione di lavoratori ' assunti con contratto a ter-

l'OCCUpazl•One mine: la misura corr~spon~e a un terzo dello stipendio mensile lordo imponibile ai fini previdenziali, con un tet-

Alessandro Rota Porta to di 650 euro al mese, per 18

I . d" d" . . mesi al massimo (che scen-n peno i i cns1 eco no- d . d" r . ll 1 b ono a 12 m caso i tras1or-m1ca come que o attua e a - . d 1 b tt ·1 t d 11 d" maz10ne e rapporto a tem-a ere 1 cos o e avoro 1- . d t . t ) , . . . po m e ermma o . v_ent~ un esige~za J?nmar_ia; Esaminando le altre agevo-nusc1re a cogliere mcent1v1 . .

11 . . , , laz10m, ve ne sono alcune su e as~unzw~ e pero una che puntano a favorire la ri­strada impervia. Non solo ll · d' 1 t · . . co ocaz1one 1 avora on non esiste un contemtore d" t. d lt . . . over 50 1soccupa 1 a o re normativo orgamco a cm far · · d d" al · · .f . ( ., 1 1 d 1 12 mesi e onne 1 qu s1as1 n enmento pmvo te e e e- t' · d. · · t · h · d" 1 . e a, pnve 1un1mp1ego re n-

g e a nor mare a matena, b . d 1 · ( d d d d 11 . 1 t al mto aa meno24mes1 o a

eman ate a egis a ore 6 mesi con riferimento alle governosonocadutenelvuo- d · t t" · tt · . . . . onne nen ran 1 m se on o to),magl!stess1meccamsm1 "d t. · fi h . . . . resi en 1 m aree geogra 1c e operatJVl SI presentano pmt- d l t t d" d"

1 .·.. a e eva o asso 1 isoccupa-tosto comp essi. mtanto, per- . ) t d h , · · · b , zio ne : ques e preve ono

e e quasi mai 1 onus - cosi 1, bb t . t d 1 d . . " 1. , · . 1. a a t1men o e 50% e1 come vengono icenz1ah a 1- t .b t. 1 1

.1 8 vello legislativo- sono imme- con .r~ u 1 nps_ e nai 'J?er .1

d. t f ·b·i· . mesi m caso d1 assunz1om a 1a amente ru1 1 1, necess1- . . t d d. d" . . . tt t" tempo mdetermmato e fino a an o 1 1spos1z1om a ua 1- . t tt" t .

d. . 12 peri con ra 1 a ermme. ve emanate a istanza; pm, C · d · 1 t · perchéoccorrefarriferimen- . ,onngu~r. 0 a~ ~vora_on t li d" . . al' d" d1soccupatlo1scntt1alleliste

fo ~.e con izion

111gener. 1 1 dimobilitàsisegnalanoaltre­

rmz1one e a que e specifica- , r . f · d · f d li tamente richieste dai singoli si g 11~icen iv~ en".an 1 .a a · t. · loro nassunz10ne, nspett1va-mcen 1v1. · · d 11 I ·

S d il d 1 mente ai sensi e e egg1 corren o panorama e - I I . . al .

I . d' ·b·l· . d . 407 9oe223 9i.m cune1po-e misure ispom 1 1, 1 aton . . , · l' bb · d" 1 h l" tesi SI puo ottenere a attI-

l avo~o e e vogt ianota~bca- mento totale della contribu­parrars1 uno scon o con n u- .

1 6 ·

tivo o fiscale, in fase di inqua- zwDne _nps,dper 3altme,s11.

d d" ancor are resi osgra-ramento .1 nuovo persona- vio riservato ai titolari di

le, devono ncercare lavorato- A . h t · d t 1 · h · d spi, e e por ano m o e a ne e possano portare m o- d h 1. . ll .1 . b 1. d .1 1 atore e e r neo oca 1 50% te 1 onus, vag 1an o 1 oro d 11,. d . , h bb 1 . e m enmtac esare e o-status occupaz10nale al mo- . . .

t d Il, . rospettata,perilres1duopen-men o e assunzione. d d" Gli strumenti più recenti 0 0 1 trattamento: .

sono stati licenziati con il DI Infine, so~o stati sbloc~ah 91/2014(decreto competitivi- dal pn~vved1mento attuat1".o tà) e riguardano le aziende del Mise (decret? 2~ luglio

· 1 h" · · 2014) le agevolaz1om legate agr1co e: e 1 assume giovam , . d" 1 a tempo indeterminato (o a ali a~~unz1one 1. persona e termine con durata almeno qualificato nella ncerca. triennale e occupazione 111ini- · w1·1w:i,,1Fm1 ""rnvrn

ma garantita) può godere di un incentivo sulla contribu-

DOVE CRESCERÀ L'OCCUPAZIONE Assunzioni non stagionali previste dalle imprese

- --- -· --· - -- -, I) Trend 2014/13. In%

1

i ml Assunzioni non stagionali previste nel 20141 1

~cìdenza assunz~o_ni fino a 29 ~~~ __J

LOMBARDIA ~-- --

PIEMONTE-V. D'AOSTA >·

29.770 34%

LIGURIA >-1 -11-300

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TOSCANA >-lillillil24.260

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UMBRIA ,,' In 4.480

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LAZIO • -

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lill!IB.SIO 25'!(,

CAMPANIA • -

lillillilll26.570 28'}o

SICILIA

1111111119.840 28%

I Fonte:elaborazionede\So!e240resudatiE:1:celsior-Unioncamere

Data 01-09-2014 Pagina 19 Foglio 1

,- - -< TRENTINO A. A.

lilllIO.UO 26°n

- < VENETO

-38.720 32'\,

< FRIULI-V.G.

.9.450 29'}o

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12.800 2;io,,

< CALABRIA

!1116.780 .~3'!(,

zione pari a 1/3 della retribu­zione lorda imponibile ai fini previdenziali. Le domande vanno presentate all'Inps e il bonus è riconosciuto in base all'ordine cronologico delle domande: sul punto è però ne-

Se un imprenditore vuole dare nuove opportunità di lavoro non sempre può contare su bonus immediatamente fruibili

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I/INVESTITORE SAGGIO

di Marco Liera

WELFARE, DA PRIMATO L'ESEMPIO DIGUINNESS

N ei giorni scorsi ho nell'ince~tezza. Mala realtà è visitato l'antico che le aziende sono sempre birrificio meno in condizioni di offrire Guinness a questa stabilità.Non mi pare

Dublino, nel quale fra esistano facili soluzioni a tecniche di fern1entazione questo gap di aspettative. dell'orzo e piante di luppolo D'altra parte, credo che in uno ho appreso della scenano come quello attuale straordinaria tradizione di sistemi di welfare aziendale welfare aziendale che fin dal troppo paternalistici possano i9esimo secolo ha creare una illusoria contraddistinto l'azienda percezione di sicurezza. A irlandese (che ora fa parte m7no che nel welfare della multinazionale Diageo ). aziendale non sia inclusa In un Paese dal quale anche una formazione al centinaia di migliaia di cambiamento e al disoccupati emigravano in miglioramento personale, Nordamerica per cercare purtroppo assenti dal nostro miglior fortuna, i capi della sistema scolastico. Guinness si preoccupavano .. R:r·« ''" 'z""'' '""rn"'"A

di dare ai dipendenti abitazioni in locazione a @LieraMarco

canone contenuto, mutui casa a tassi agevolati, assistenza sanitaria, piani pensionistici, bonus per i funerali, aiuti economici per i figli sotto i 14 anni, mensa per colazione-pranzo-cena, e ovviamente, due pinte di birra al giorno (solo per gli uomini sopra i 21 anni), che per i non interessati potevano essere sostituite da un buono acquisto nella cooperativa interna. Non stupisce che le dimissioni fossero molto rare, anche perché i salari erano superiori del 10-20%

alla media di Dublino. Mi chiedo se sistemi di welfare aziendale così generosi come quello della Guinness possano avere senso nelle corporation moderne, dove le parole d'ordine sono flessibilità, disponibilità al cambiamento, variabilità del salario. Un numero imprecisato di lavoratori desidera stabilità nel rapporto con il proprio datore, perché ha poca attitudine a vivere

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La Cassazione consente un solo «extra» per l'attività domenicale

Turni festivi con bonus limitati L'attività lavorativa prestata

di domenica in regime di turna­zione non darebbe diritto alla maggiorazione ex articolo 24 del Ccnl 14 settembre 2000 del com­parto Enti locali, ma solo a quella dell'articolo 22, che compensa il disagio derivante dalla diversa ar­ticolazione dell'orario di lavoro

i diurno, notturno o festivo. Con due sentenze riguardanti i Comu­ni di Teramo e Chieti (numeri 7790/2014 e 13558/2014), la VI se­zione della Corte di cassazione

: fissa il punto sulla questione del­, la remunerazione del festivo in­

frasettimanale del personale in turno della Polizia municipale.

Il distinguo Secondo i giudici della Suprema corte, la maggiorazione ex artico­lo 24, primo comma, rivendicata nei ricorsi presupporrebbe l'esi­stenza di particolari esigenze del

servizio, ossia esigenze straordi­narie che esulano dalla ordinaria articolazione del lavoro e per le quali viene richiesta la prestazio­ne lavorativa nel giorno destina­to al riposo settimanale. L'ipotesi del cumulo non sarebbe sosteni­bile neanche richiamandosi al quarto comma dello stesso artico­lo 24 iri quanto, anche in questo caso, il lavoratore dovrebbe lavo­rare in ungiorno destinato aripo­so settimanale.

D'altro canto, sempre secon­do i magistrati, il tenore testuale dell'articolo 22, comma 5, rende palese la volontà delle parti col­lettive di attribuirè al dipenden­te, che presti attività in giorno fe­stivo ricadente nel turno, una in­dennità con funzione interamen­te compensativa del disagio deri­vante dalla particolare articola­zione del lavoro. Al personale in turno nella giornata festiva infra-

settimanale spetterebbe dun­que il solo compenso previsto dall'articolo 22 del contratto, che stabilisce la misura delle in­dennità per il disagio derivante dalla diversa articolazione dell'orario di lavoro diurno, not­turno o festivo. Le fattispecie previste dai primi tre commi dell'articolo 24 riguarderebbero invece prestazioni di attività la­vorative in giorni non lavorativi, ossia eccedenti rispetto al nor­male orario di lavoro.

Le sentenze in questione si pongono in contrapposizione ri­spetto all'orientamento espresso dalla Corte di appello di Milano con la sentenza 1102/2013, deposi­tata il i8 gennaio 2014, nella quale, ribaltando le valutazioni espres­se in primo grado, i magistrati ac­coglievano le tesi della Polizia municipale e delle organizzazio­ni sindacali, che rivendicavano la

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cumulabilità dei compensi indi­cati negli articoli 22 e 24.

Questione chiusa La legge di stabilità 2014, sulla scia della copiosa giurispruden­za derivante dalle sentenze dei giudici del lavoro e della Corte di cassazione, aveva disciplinato la materia per le sole forze di poli­zia e forze armate, disponendo l'applicabilità dell'indennità di turno e non il compenso per lavo­ro straordinario maggiorato. Le conclusioni cui giunge la Cassa­zione sembrerebbero dunque chiudere definitivamente la que­stione sul cumulo delle indennità per i lavoratori turnisti che effet­tuino attività l11vorativa in giorno festivo infrasettimanale o dome­nicale (se il riposo è previsto in un'altra giornata settimanale), con espressa dichiarazione di ri­getto del ricorso perché manife­stamente infondato e condanna alle spese di giudizio e accessorie dilegge.

A.Gu.

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Al Senato via il 3 settembre

Lavoro e delega Pa, Le Camere ripartono con due priorità Marco Rogari ROMA

Non solo il decreto Sblocca­Italia e quello per riformare la giustizia civile varati dall'ultimo Consiglio dei ministri, insieme a un pacchetto aggiuntivo di Ddl sul "penale". I riflettori di Came­ra e Senato, con le due Assemble che torneranno a riunirsi il 3 set­tembre a Palazzo Madama e il4 a Montecitorio, si riaccenderan­no la prossima settimana, dopo la pausa estiva, anche su alcuni provvedimenti considerati cru­ciali nella strategia di Palazzo Chigi per cercare di uscire dalla crisi come le due deleghe sul la­voro e sulla Pa.

Provvedimenti sui quali il ri­schio" alta tensione" è molto ele­vato. A cominciare dalla delega sullavoro, perno del Jobs act tar­gato Renzi all'esame della com­missione Lavoro del Senato. Il ddl, che contiene anche il riordi­no degli ammortizzatori e agisce sul modello contrattuale con il nodo articolo i8 tutto da scioglie­re, nella prima parte dell'estate è finito di fatto in naftalina a causa del prolungarsi dei lavori dell'Aula del Senato sul Ddl Bo­schi sulle riforme costituzionali. Ora si riparte con la prima sedu­ta fissata in commissione Lavo­ro il 4 settembre. Il ministro Po­letti ieri ha ricordato che per il completamento dell'iter di que­sto provvedimento «i tempi che ci siamo prefissi sono entro la chiusura della presidenza italia­na in Europa, questo vuol dire en­tro la fine dell' ann0>>.

Un altro testo considerato "sensibile" è la delega Madia. La delega è ad ampio raggio e toc­cando gli snodi vitali del pubbli­co impiego (dalla dirigenza ai tempi di lavoro e ai controlli) e un suo eventuale insabbiamen­to equivarrebbe a un fallimento di tutta la riforma. Il provvedi­mentoè all'esame della commis­sione Affari costituzionali del Se­nato e per conoscere la sua tabel-

.................. '::I ...............

la di marcia occorrerà attendere la conferenza dei capigruppo del 9 settembre.

La partita parlamentare sian­nuncia tutt'altro che scontata an­che sul convoglio delle riforme istituzionali, trainato dalla loco­motiva della riforma del Senato che deve ora affrontare la secon­da parte del suo lungo viaggio al­la Camera. L'avvio dei lavori do­vrebbe essere ufficializzato mar­tedì 9 settembre quando si riuni­rà la Conferenza dei capigruppo della Camera. Ma il cammino più arduo è quello che potrebbe incontrare la riforma della legge elettorale, al momento ferma in

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I temi caldi sono la legge elettorale a Palazzo Madama e il nuovo Senato alla Camera, dove si riparte da missioni di pace e F35

commissione Affari costituzio­nali al Senato.

La prossima settimana, dun­que, la macchina parlamentare si rimetterà in moto. Anche se non è mancato qualche segnale di attività già in agosto con la convocazione dopo ferragosto delle commissioni Esteri e Dife­sa per il punto sulla situazione in Iraq e, soprattutto, con l'avvio dell'iter alla Camera del decreto legge Alfano contro la violenza negli stadi, che prevede anche il ricorso al Daspo (divieto di ac­cesso alle manifestazioni sporti­ve) di gruppo. Da un altro Dl, quello sul rifmanziamento delle missioni internazionali di pace, e dalla mozione sugliF35 riparti­rà il 4 settembre l'Aula della Ca­mera mentre il 3 settembre l' As­semblea del Senato riaccenderà i motori dalle ratifiche di accor­di internazionali definite dalla commissione Esteri.

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Il presidente Confindustria: scelte dolorose che portino alla crescita

Squinzi: situazione drammatica serve un progetto per il Paese Pronti a fare sacrifici, ma devono avere una prospettiva Nicoletta Picchio RIMINI. Dal nostro inviato

È l'ultima domanda dell'in­tervistatore: da cosa può torna~ re la fiducia? Giorgio Squinzi lo sintetizza in poche parole: «Dal percepire che la politica abbia una visione di futuro e sappia dirci l'Italia dove va e dove vuo­le andare. Serve un progetto per il Paese». È una necessità impellente per il presidente di Confindustria: «L'Italia vive una situazione economica drammatica, negli ultimi anni il

za, ha bisogno di una scossa. Sal­vo qualche miracolo, che mi au­guro, anche quest'anno chiude­remo con un Pil negativo a -0,2 o -0,3%». La ricetta è una sola: «Il governo deve prendere deci­sioni anche dolorose, che ci por­tino verso la crescita e il lavoro, senza il quale non rivedremo il progresso sociale ed economi­co». E non dobbiamo illuderci. di una crescita rapida, dal mo­mento che l'Italia arranca da vent'anni.

Co11thma • pagina 2 Paese sta distruggendo ricchez- Confindustria. Giorgio Squinzi rnn Marco Fortis

presidente di Confindustria ~Siamo tutti pronti a fare sacrifici, ma dol;>biamo avere una prospettiva E dalle imprese che può tornare lo sviluppo, occorre creare un clima positivo»

«Crisi drammatica, serve un progetto» Squinzi: il governo prenda decisioni anche dolorose, che ci portino verso crescita e lavoro Nicoletta Picchio RIMINI. Dal nostro inviato

~ Co11ti1ma da pagina 1

«Servono sacrifici, dovre­mo farli per anni. Non aspettia­moci miracoli. Gli italiani credo siano pronti a farli, sono un po­polo paziente, hanno subìto un carico fiscale forte che non è servito a molto. Io sono pron­to, sono nato in questo Paese, lavoro in questo Paese e ci cre­do. Ma i nostri sacrifici devo-no avere una prospettiva, una visione di medio-lungo termi­ne». Serve «una politica che ci governi» ha incalzato Squinzi.

Il dato sulla disoccupazione di ieri è un'ulteriore conferma della situazione italiana: «Sia­mo tornati al punto peggiore, al 12,7, con il 43% di quella gio­vanile. È un dato drammatico, su cui riflettere». L'evoluzio­ne del Pi1 in negativo della Ger-. '

marna non puo essere una s~u~ te: «Non arriveranno critiche ha generato oltre 6mila doman­sa: «L?ro veng~no da 15 anm d1 corporative a qualsiasi misura de e oltre 1 miliardo di investi­cresc1ta magg~ore della_ no- il governo vorrà prendere». menti. «Bisogna avere una vi-stra, da 0,7 all 1 %,_ dobbiamo Qµale ruolo per i sindacati e sione non punitiva verso le im-gu~rdare al nostro mterno». le associazioni? «Confindu- prese. C'è in Italia una cultura

E dalle im~rese c~e può to:,- stria è il nocciolo produttivo anti-impresa che si è cristalliz­nare la ?re~clt_a, hanpetuto pm del paese, isomila aziende as- zata negli ultimi decenni», ha volt~ Squ.mz1, nell m~ervista sociate, circa 6 milioni di lavo- detto Squinzi tra gli applausi. co~ 11 presidente della Compa- ratori. Abbiamo già presenta- Ed ha citato le parole del capo gma d~ll~ Opere'. Be~n~ar? to il nostro progetto per l'Italia del governo francese Manuel S~hol~,1enalMeetmgd1R1~1- che può e deve crescere nel Vallsagliimprenditori:«Undi­m. «Bisogn~ creare ~~r le im- gennaio 2013, un contributo scorso di apertura totale, da prese _un cl~ma positivo,. che forte lo possiamo dare, dipen- noi non lo percepisco ancora». non s1 facciano scoraggiare. de se il governo lo terrà in con- C'è un «bisogno gigantesco Avere. un paese _no~male», ha siderazione, noi lo auspichia- diriforme,nonsièfattoniente sottohneat~ Squ~nzi, c?n~ap~- mo». Bisogna fare interventi negli ultimi 20 anni, dobbiamo vole ~he la s1t1;1a~1one «e d1ffic1- per ritrovare la crescita. recuperare questo grande ri­le, g~1annu~c1 ~1 scontran~ con «Bankitalia dice che le impre- tardo». E quindi intervenire le d1fficolta d1 trovare nsor- se non investono abbastanza. sul fisco: «Il carico fiscale è tra se». Ma alternative non ci so- Dobbiamo riprendere ad inve- i più eievati dei Paesi Ocse, sco­no e alla don;i~nda sull~ richie- stirc di più, ma dobbiamo ave- raggia gli investimenti, anche ste alla politica ha .r~sp?sto: re un contorno che ci spinga a delle multinazionali, bisogna «Serveprenderedeos10m,an- farlo». Bastano anche «cose fare una riflessione, non dico che ?olorose: U? paese co? ol- semplici», ha detto Squinzi, ci- arrivare al flat rate del 190;<, co­t~e il 4:0% di disoccupazione tando la nuova Sabatini, che me la Polonia, che com1,mque g10vamle non ha futuro». Con- con 80-90 milioni di dotazione ha portato ad un aumento del findustria farà la propria par-

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Il Sole?]{! mmrn 50% del Pil». Squinzi si è soffer­mato sull'Irap in particolare, «tassa iniqua, unica al mondo. Nella mia azienda ho 490 ricer­catori, in Italia paghiamo l'Irap, all'estero per chi fa ricer­ca ci sono sgravi e incentivi». Per questo non eravamo tanto d'accordo, ha esplicitato Squinzi, sul bonus di So euro, «pensavamo che un interven­to sul costo del lavoro sarebbe stato meglio». Poi occorre una riforma del mercato del lavo­ro, e dice bene il ministro del Lavoro, Giuliano Po letti, quan­do parla dell'alternanza scuo­la-lavoro: «Lo sosterremo». Inoltre occorre una riforma della giustizia penale e civile, per avere «certezza dell'appli­cazione del diritto». E la sem­plificazione burocratica. A questo proposito il presidente di Confindustria ha racconta­to la propria esperienza: sette anni per ampliare lo stabili­mento di Latina.

Per crescere bisogna rimet­tere al centro l'impresa: «Sia­mo un Paese manifatturiero, dobbiamo rendere le imprese competitive». Squinzi si è sof­fermato sui commenti di que­sti giorni sul capitalismo italia­no dei salotti buoni: «Non ho mai frequentato i salotti buoni della finanza, ma gli uffici del­la mia azienda. Anche la mia Confindustria, la squadra che ho, non ha frequentato i salotti buoni». E ancora: «Non ho mai creduto nell'ingegneria finan­ziaria, se non c'è una visione chiara, una capacità di produr­re in modo competitivo non c'è stratagemma finanziario che possa dare risultati».

Squinzi, raccontando la pro­pria storia imprenditoriale, ha sottolineato anche i valori del capitalismo familiare: «Dietro i casi di successo di quello che viene definito quarto capitali­smo e' è la famiglia». Tra gli in­segnamenti di suo padre, c'è quello che: «Non ci sono scor­ciatoie». Non ha scorciatoie nemmeno l'Italia: «Dobbiamo fare anni di austerità vera, ta­gliando la spesa pubblica per investire in infrastrutture eri­cerca. Il Paese sta vivendo al di sopra delle proprie possibilità da 20 anni>>.

Rilanciare le infrastrutture darebbe una spinta all'edilizia: «Rappresenta il 12% del Pil, ha perso il 60% della produzione, va incentivata».

E non deve illudere il miglio­ramento dello spread: «Il meri­to non è nostro, ma è grazie al­la liquidità dei mercati». Inve­stire in innovazione, puntare alla crescita è un impegno an­che per l'Europa, che sta arran­cando: «Sono un europeista to­tale, penso agli Stati Uniti d'Eu­ropa, occorre maggiore inte­grazione. Penso ad una Bee con compiti da vera banca cen­trale, anche se Mario Draghi sta già facendo azioni in que­sta direzione, e a una politica europea su welfare, infrastrut­ture, fisco, energia». le f{Jf1RUDU7'.0Nt RISFRVATA

E «Un Paese con il 43% di disoccupazione giovanile non ha futuro. E chiuderemo quest'anno con un Pil negativo a -0,2-0,3%»

1ru,.ci.;;J1w«v E «Non ho mai frequentato i salotti buoni della finanza, ma gli uffici della mia azienda. Dietro i successi del quarto capitalismo c'è la famiglia»

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I provvedimenti àttesi dalle imprese

Cuneo fiscale In cima ai pensieri delle imprese c'è sempre il taglio dell'Irap. In occasione del varo del decreto sul bonus Irpef-che ha iniziato a ridurre l'lrap-, il Governo si è impegnato a proseguire su quella strada. L'occasione potrebbe essere la prossima legge di stabilità

Tempo indeterminato Per le imprese è fondamentale semplificare e rendere meno oneroso il contratto a tempo indeterminato. La tutela reale prevista dall'articolo 18 dovrebbe applicarsi peri licenziamenti nulli o discriminatori e non applicarsi ai licenziamenti collettivi

Ricerca e innovazione Non sono ancora operative due misure attese fin dal decreto Destinazione Italia del dicembre 2013: il credito d'imposta per gli investimenti incrementali in ricerca e sviluppo e i voucher per la digitalizzazione delle piccole e medie imprese

DebitiPa Il pagamento resta prioritario. È stata completata la piattaforma attuativa per la cessione dei crediti alle banche con possibile intervento di ultima istanza della Cdp. Va accelerato l'iterdelle risposte della Pa alle richieste di certificazione dei crediti

Made in Italy Le misure studiate dal Mise nell'ambito dello "Sblocca Italia" puntano a incrementare il budget perla promozione del madein Italy. L'obiettivo è favorire la nascita di 22mila nuovi esportatori in due anni e incrementare l'export di 50 miliardi di euro

Delega fiscale Il decreto attuativo sulle semplificazioni è già in Parlamento ma il grosso delle norme attuative della delega fiscale deve ancora arrivare: dalla codificazione dell' «abuso del diritto» alla nuova disciplina degli interpelli, alla revisione delle sanzioni amministrativ.e e penali

Statuto dèi lavoratori È necessario poi adegua re il diritto del lavoro alle nuove realtà produttive nella logica del modello europeo della flexicurity. Per questo va aggiornato il profilo del mutamento delle mansioni e va modificata, pure, la norma sui controlli dei lavoratori

Legge "Sabatini bis" Concede finanziamenti agevolati per l'acquisto o il leasing di beni strumentali. Le richieste di finanziamenti ammontano per ora al,9 miliardi. Da verificare sul campo la più recente norma sul credito d'imposta per investimenti incrementali in macchinari

presentate dalle imprese Liquidità Le misure predisposte per il lancio d!!i mini-bond fin dal governo Monti iniziano a dare i primi frutti. Nei prossimi mesi si potrà valutare l'incidenza del fitto capitolo per lo sviluppo del credito non bancario inserito nel.decreto competitività

Investimenti esteri Si punta ad accelerare l'attrazione di investimenti esteri, dopo l'attuazione incompleta del piano Destinazione Italia. Sarà accorpato il personale che oggi si occupa dell'argomento in due strutture diverse, owero l'Agenzia Ice e Invitalia

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le riforme Giovedì in commissione al Senato l'esame della legge delega

Abrogazione o tutela crescente Riparte il cantiere sull'articolo 18 La maggioranza (e i democratici) si presentano divisi

ROMA- Jobs act. Si ricomincia. Ri­parte giovedì in commissione Lavoro al Senato l'esame della legge delega, inter­rottosi per la pausa estiva, ma anche per l'emergere di divergenze in seno alla maggioranza sull'articolo 4, il riordino delle forme contrattuali che ha ricadute sull'articolo 18. Il ministro del Lavoro, Giuliano Po letti, ha ribadito che l' appro­vazione della delega avverrà entro la fine dell'anno, in modo che i decreti discen­denti dalla delega possano essere varati nella prima parte del 2015.

L'invito di Draghi Ma intanto intorno al tema delle rifor­

me si va accendendo il dibattito interno all'Unione Europea, soprattutto dopo le parole del presidente della Bee, Mario Draghi, che nel discorso a Jackson Hole le ha invocate, collegando in qualche modo a queste la possibilità di derogare al rigore per il tempo necessario a imple­mentarle. Nel frattempo il premier Mat­teo Renzi ha già annunciato un consiglio straordinario a ottobre sulla crescita e oggi illustrerà il programma dei mille giorni che ha proprio come obiettivo lo scambio tra riforme strutturali e flessibi­lità. La madre di tutte le riforme resta quella del lavoro, come ha fatto notare lo stesso Draghi quando ha sottolineato che le riforme strutturali sul lavoro <<non sono più rinviabili>>.

<<La prima scadenza - ha detto ieri il viceministro dell'Economia, Enrico Mo­rando - è la riforma del lavoro che si trova già nella commissione del Senato, poi dovrebbe arrivare la giustizia per la quale sono stati approntati i decreti e i disegni di legge relativi, quindi contia­mo di concludere l'iter della delega fisca­le».

Le priorità &co dunque il programma, che parte

dal lavoro. Qui però Renzi dovrà final­mente svelare la propria posizione sul tema dirimente dell'articolo 18. Finora il premier si è limitato a dire che non si parlerà «solo» di articolo 18 ma di una revisione dello Statuto dei lavoratori, con ciò non svelando da quale parte stia.

La proposta Alfano Le posizioni in campo sono sostan­

zialmente due. La proposta di Ncd, An­gelino Alfano in testa, Se, PI e Svp, conte­nuta in un emendamento presentato a luglio in commissione, prevede una de­lega al governo a presentare entro sei mesi un decreto con un testo unico sem -plificato sui rapporti di lavoro. Ferme re­stando le attuali forme contrattuali a ter­mine, si interverrebbe sul contratto a tempo indeterminato prevedendo per i nuovi rapporti di lavoro l'assunzione in prova per massimo tre anni senza le tu­tele dell'articolo 18. Quindi, dopo i tre anni, chi venisse licenziato avrebbe di­ritto solo a un indennizzo economico, in base all'anzianità di servizio.

La posizione del Pd Dall'altra parte c'è la posizione del Pd,

secondo cui nella delega non è prevista la modifica del contratto a tempo inde­terminato. Si propone invece di intro­durre un nuovo contratto d'inserimento a tutela crescente, che prevede al termine dei tre anni una decisione sull'assumere o meno il lavoratore. Nel caso lo si assu -ma, il contratto diventa a tempo indeter­minato, dunque conserva la tutela del­l'articolo 18, così come lo ha riformato la legge Fornero. «Si-dovrà trattare di un contratto meno costoso degli altri», chiarisce Cesare Damiano. Si pensa a un credito d'imposta o a un taglio dell'Irap per incentivarlo.

Sul punto il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, renziano, ha ri­chiamato due modelli di riferimento

possibili: la proposta Damiano-Madia o quella Boeri-Garibaldi. Entrambi co­munque prevedono che «oltre i tre anni, il lavoratore accede all'articolo 18».

Come si vede, le posizioni sono di­stanti. Lo sono ancor di più se si pensa che per Ncd si dovrebbe andare oltre l'articolo 18 e abrogare anche le mansio­ni <<ln modo da consentire una reale fles­sibilità del lavoro», comé spiega il presi­dente della commissione del Senato, Maurizio Sacconi. Anche su questo pun -to Damiano si pone in netto contrasto: «Non ci siamo. Possiamo riformare lo Statuto dei lavoratori nella parte in cui sono vietati i controlli a distanza perché ormai la tecnologia li rende anacronisti­ci, ma non il capitolo delle mansioni>>.

Confindustria e sindacati La discussione è accesa E che il tema

sia caldo lo testimonia anche il pressing esterno: ieri il presidente di Confindu -stria, Giorgio Squinzi, ha auspicato che si proceda nella direzione «del contratto unico, che sia conveniente per le imprese e i lavoratori», con questo volendosi spendere a favore della revisione del contratto a tempo indeterminato.

E i sindacati? <<Non capisco perché bi­sogna togliere l'articolo 18 - ha detto il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni

-. Solo perché non riguarda tutti i lavo­ratori? Casomai bisogna estenderlo a chi non lo ha. Peraltro l'articolo 18 è stato già riformato e bene. Perché non si ana -lizzano gli esiti dalla riforma di due, tre anni fa?». Un lavoro che in realtà il gover­no si è impegnato a fare. Intanto Poletti rivendica come effetto del decreto entra­to in vigore a maggio i dati del secondo trimestre dell'anno che registrano un aumento del 16,1 % dei contratti di ap­prendistato e l'incremento dell'l,4% dei contratti a tempo indeterminato, la pri­ma variazione positiva dopo due anni.

Antonella Saccaro •DRIPRODU710NE RISrRVATA

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I due fronti Nella maggioranza Ncd, Scelta civica, Popolari e Svp sono schierati per l'abrogazione Dall'altra parte il Pd, contrario

I dati Paletti rivendica l'aumento dei contratti di apprendistato (16%) e a tempo indeterminato (1.4%): effetto del decreto di maggio

I Jobsad

''

È il provvedimento su! lavoro del premier

Matteo Renzi. Il nome, titolo in inglese del piano per il lavoro, deriva da una proposta di legge di Barack Obama: nel 2011 il presidente americano l'aveva presentata in un discorso trasmesso in tv a reti unificate. Il piano Usa, che prevedeva una riduzione della tassazione sul lavoro, non è mai diventato legge. Il governo italiano ha presentato una legge delega che conta di far diventare operativa nei primi mesi del 2015. Attualmente il Jobs act, nella parte già definita, si trova allo studio della commissione Lavoro del Senato che si riunirà a settembre con l'esame dell'articolo 4 sul riordino delle forme contrattuali (oltre ai contratti a tempo indeterminato e a tutela crescente, restano il tempo determinato, l'apprendistato e quello di somministrazione). Altro tema cardine per la commissione, la discussione sul!' articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, la cui sospensione per i primi 3 anni di contratto per chi assume a tempo indeterminato trova forti resistenze nello stesso Pd.

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I conti Saranno dirottate le risorse per le opere ritenute non strategiche

Per far ripartire i lavori 700 milioni in due anni Tagliati i fon di ai Comuni Lupi: «Almeno 100 mila nuovi posti di lavoro»

ROMA - Subito 200 milioni e poi mezzo miliardo nel 2015. Seguire il flusso dei soldi suggerisce cosa po­trebbe ottenere il governo con il de­creto sblocca Italia. Secondo il mini­stro delle Infrastrutture, Maurizio Lu­pi, «lOO mila posti di lavoro». In con­creto il provvedimento metterà a disposizione 3,89 miliardi, ma le ri­sorse spendibili nell'immediato sono di meno e contano soprattutto su 840 milioni di euro del Fondo revoche. Vuol dire che i soldi destinati a opere valutate non più strategiche verranno dirottati sui cantieri inseriti nell' elen -co dello sblocca Italia. I restanti 3 mi­liardi arriveranno dal Fondo di coesio­ne europèo, relativo al programma pluriennale 2014-2020.

Ai cantieri bloccati per assenza di risorse, insomma, andranno subito 200 milioni, a cui vanno aggiunti i 500 milioni dell'anno prossimo. Ecco per­ché Paolo Buzzetti, presidente del­l'Ance (Associazione costruttori edili), ha gioco facile nel dire che, a dispetto di una buona impostazione del decre­to, «Se non ci mettiamo i soldi e non facciamo ripartire le cose perché l'Eu­ropa ci blocca, i problemi restano tutti lì». I 3,8 miliardi, in sostanza, «Sono pochi» e non rappresentano «Uno choc per l'economia». Le aspettative sullo sblocca Italia, del resto, erano elevate. Il premier, Matteo Renzi, ave­va indicato che il pacchetto di misure su infrastrutture e grandi opere avrebbe mobilitato 43 miliardi di eu­ro. Nei fatti il decreto somiglia più a un congegno di innesco per cantieri impantanati, tanto è vero che prevede

poteri sostitutivi del governo in caso di inerzia delle amministraiioni e del­le conferenze di servizio, che a un <<Piano Marshall» per il sistema Paese.

A confermarlo è il viceministro del­le Infrastrutture, Riccardo Nencini, specificando che, seppure ridimen­sionato rispetto all'idea originale, il provvedimento «andrà letto in siner­gia con la legge di Stabilità, che con­terrà anche il Piano città, il progetto "Seimila campanili" e alcune grandi opere, come l'autostrada Livorno-Ci­vitavecchia>>. Resta che, in assenza di coperture, il governo ha giocato la car­ta delle semplificazioni e di piccole iniezioni di capitale nel tessuto dei la­vori pubblici fermi al palo. Vale ricor­dare che si tratta di lavori in parte già finanziati e, quindi, anche modesti in­terventi possono giocare da innesco.

Facendo così entrare in circolazione quella decina di miliardi di euro indi­cati da Renzi, durante la conferenza stampa sul decreto.

Sbrigarsi è l'imperativo. Tanto da stabilire che le opere saranno finan­ziate solo se «cantierabili» entro date precise. Altrimenti non arriveranno neanche i pochi soldi a disposizione. I suddetti 200 milioni di euro serviran­no a finanziare il passante ferroviario di Torino (25 milioni), la terza corsia Trieste-Venezia, la linea C della metro a Roma e parte del sistema idrico Ba­sento-Bradano in Basilicata, a patto che gli operai possano entrare nei cantieri entro il prossimo 31 dicem­bre. Il mezzo miliardo a disposizione per il 2015 sarà, invece, distribuito su un paio di dozzine di interventi pur-

ché i cantieri siano aperti entro il 31 agosto 2015. Nell'elenco ci sono, per esempio, un lotto dell'Alta velocità Verona-Padova, il terzo Valico dei Gio­vi in Liguria, il quadrilatero autostra­dale Umbria-Marche, il completa­mento della Linea 1 metro a Napoli, la ferrovia Lucca-Pistoia, la tramvia a Fi­renze, la metro a Torino e il completa­mento della Salerno-Reggio Calabria.

Non basta. Sempre attingendo ai 500 milioni di euro il decreto stabili­sce di finanziare le opere segnalate dai sindaci alla Presidenza del Consiglio. Ancora resta da decidere quanti soldi andranno ai Comuni che li hanno ri­chiesti per completare le opere in can­tiere. Nell'ultima versione, su precisa indicazione del ministero dell'Econo­mia, a presidio dei saldi, i fondi da de­stinare ai Comuni sono passati da 36o a 250 milioni di euro. Un'indicazione che rende la misura di un provvedi­mento sprovvisto delle risorse neces­sarie. Più agevole, perciò, confidare nelle semplificazioni e nei salti di pas­saggi burocratici per fare partire in anticipo (nel 2015 anziché nel 2018) due maxi opere come I' Alta velocità ferroviaria Napoli-Bari, tra l'altro già finanziata per 4,4 miliardi di euro, e il collegamento ferroviario Messina-Ca­tania-Palermo (valore 5,2 miliardi con 900 milioni già pronti). Più facile, ma pure passibile di uno stop in sede eu -ropea, auspicare e incentivare circà 10 miliardi di investimenti privati in in­frastrutture autostradali, concedendo in cambio un allungamento dei perio­di di concessioni sulle reti.

Andrea Ducci O RIPRODUZIONE RISERVATA

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E il sindaco scrive a Dio I "Liberami dall' a&5enteismo dei dipendenti comunali" 61USEPPE BALDESSARRO

LOCRI. Non sapendo più a che santi votarsi contro l' assentei­smo dei dipendenti comunali ha preso carta e penna e ha scritto a Gesù. Lasingolareprovocazione è del sindaco di Locri, Giovanni Calabrese. Dopo denunce a ca­rabinieri, finanza, Procura e un numero impressionante di prov­vedimenti disciplinari senza esi­to, si è rivolto "all'Altissimo" per chiedergli di porre fine alle «con­tinue e ripetute condotte dei di­pendenti comunali che immobi­lizzano l'apparato burocratico e si comportano in maniera poco correttasulpostodellavoro, tra­lasciando il senso del dovere».

Scrive: «Mi rivolgo a te non sa­pendo a chi altro rivolgermi». Aggiungendo: «Sono costretto ad affermare che solo una mini­ma parte dei dipendenti comu­nali lavora in modo serio e one-

sto, mentre tanti altri stanno a guardare in attesa che arrivi il non sudato stipendio». Su 125 dipendenti comunali quelli real­mente disponibili e impegnati «non sono mai più di 2().25». Gli altri? Esibiscono certificati me­diciaraffica.Noncisonovigiliur­bani, nessuno che cambi le lam­padine dell'illuminazione pub­blica, e anche le buche delle stra­de restano in attesa di qualcuno di «buona volontà».

Ognivoltacheilsindacoalzail telefono per chiedere a un di­pendente di darsi da fare arriva puntale la "malattia". Racconta il primo cittadino: «Da mesi se­gnalo la rottura di un semaforo in pieno centro, ma nessuno in­terviene». I controlli sull'abusi-

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vismo edilizio? Non esistono. E cdl personale addetto alla raccol­ta dei rifiuti continua a essere colpitodaimprovvisemalattie». Così Calabrese nei mesi scorsi si è messo alla guida del pulmino che accompagna i ragazzini di­versamente abili, ha comprato 30 sacchetti di bitume a freddo e, con il vice-sindaco e un unico volenteroso operaio si è messo a tapparelebuchenell'asfalto.Ca­pitolo a parte quello dei vigili ur­bani. Sono sette, ma due non possono stare in piedi più di 3 ore, unopuòlavoraresolodase­duto e gli altri non sono efficien­ti. Insomma, non c'è medicina che tenga, per Calabrese serve solo un miracolo.

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Data 30-08-2014 Pagina 33 Foglio 1

Sul sito dell'Istituto disponibile il modello da utilizzare dal 1° settembre

Inail, certificati rinnovati Cambia il modulo per malattie professionali

DI DANIELE CIRIOLI

~via la nuova certifica­ione medica Inail per e malattie professio­ali. Da lunedì pros­

·simo, 1 ° settembre, cambia il modulo 5-88-bis che serve al lavoratore per denunciare a· Inail e datore di lavoro la sus­sistenza di una malattia di tipo professionale, cioè di sospetta origine lavorativa. Lo comuni­ca l'istituto con una nota sul sito internet dove è anche di­sponibile il nuovo modello.

Quando serve. Il modello va utilizzato per comunicare la sussistenza di una malattia di sospetta origine professiona­le. In particolare, va adoperato sia come primo certificato, sia come certificato di continuazio­ne oppure come certificazione definitiva o di riammissione in temporanea. Il modulo è

un mix di dichiarazioni e at­testazioni da parte del medico e dello stesso lavoratore infor­tunato e va presentato all1nail e al datore di lavoro, qualora un medico rilevi una malattia, associata o ineno a uno stato

d'inabilità temporanea al la­voro (sul modulo, infatti, va precisato se il lavoratore è o meno ancora al lavoro), per la quale sospetti un'origine pro­fessionale. La compilazione di questo certificato medico non esime il medico dall'obbligo di inviarela denuncia e di segna­lare la malattia professionale alle direzioni territoriali del lavoro e alle aziende sanitarie locali (ai sensi dell'art. 139 del T.u. Inail approvato dal dpr n. 112411965).

Il modulo. Il nuovo modello di certificato è predisposto in tre copie: la copia A per l'lnail, la copia B per il lavoratore as"

sicurato all'Inail e la copia e per il datore di lavoro.

La copia A e quella B sono identiche e composte da tre pagine contenenti:

•la pagina 1: dati anagrafi­ci dell'assicurato e del medico certificatore; diagnosi e infor­mazioni sull'attività lavorati­va e sull'agente/esposizione/ rischio che presumibilmente hanno causato la malattia certificata;

• la pagina 2: dati sensibili riferiti allo stato di salute del soggetto per i quali si applica­no le disposizioni legislative in tema di «privacy»;

• la pagina 3: dati identi­ficàtivi del datore di lavoro, anamnesi lavorativa e richie­sta di accesso alle prestazioni connesse al riconoscimento della malattia professionale. La compilazione della pagina 3 è a cura dell'assicurato e deve essere resa al medico ai

i Cambia il «modulo _5-SS-bis» che i serve a comunicare la sussistenza ! di una malattia di tipo professionale, I cioè di sosnetta origine lavorativa. , :11n~uovom~cieìlo-enira in sllo<:laf, : 1 o settembre 2014 .

fini della compilazione delle pagine 1e2.

La copia C per il datore di la­voro è composta da due pagine contenenti:

• la pagina 1: dati anagra­fici dell'assicurato, dati ana­grafici del medico certifica­tore; diagnosi e informazioni sull'agente/esposizione che presumibilmente hanno cau­sato la malattia certificata dal medico;

• la pagina 2: dati identi­ficativi del datore di lavoro, anamnesi lavorativa e richie­sta di accesso alle prestazioni connesse al riconoscimento della malattia professionale, forniti dall'assicurato.

Registro nazionale. L'lnail precisa, infine, che le informa­zioni contenute nella prima pagina alimentano il registro nazionale delle malattie cau­sate dal lavoro ovvero a esso correlate (registro istituito ex art. 10 del dlgs n. 38/2000).

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Lavoro, fisco e burocrazia le priorità dei mille giorni ..,.Governo pronto ad accelerare sulle riforme ... subito il Jobs act con il contratto a tutele strutturali chieste da Draghi a Jackson Hole crescenti. Nuovi interventi su tasse ed evasione

Il PIANO ROMA Non più sprinter. Ma nem­meno maratoneta. Il mezzofondo, forse, potrebbe essere la discipli­na giusta. Non correre a perdifiato per cento metri, ma nemmeno ar­.i:ancare per 42 chilometri. Giusta distanza e passo adeguato. Matteo Renzi è pronto a rivedere il suo crono programma, spostando l'orizzonte delle riforme ai prossi­mi mille giorni. Il velo sui nuovi impegni sarà alzato domani. A Pa­lazzo Chigi i più stretti collabora­tori di Renzi da settimane lavora­no al piano, soprattutto quello eco­nomico, che dovrà convincere molti osservatori djvenuti nel frat­tempo scettici sulla reale capacità del governo di riuscire a riformare l'economia slegandola dai lacci e lacciuoli che la frenano. Insom­ma, in grado di dare quella «scos­sa» che solo due giorni fa il presi­dente degli industriali Giorgio Squinzi ha chiesto al premier do­po gli ennesimi disastrosi dati su occupazione e deflazione.

LE PRIORITÀ L'elenco delle priorità del nuovo «cronoprogramma», Renzi lo ha già elencato: lavoro, fisco, welfare, a:;;ricoltura, pa. La sburocratizza­zione e il riavvio delle opere pub­bliche del decreto «sblocca-Italia» approvato venerdì dal governo so­no considerate il «calcio di inizio» dei mille giorni. Dovrebbero servi­re a riattivare gli investimenti, il vero buco nero che sta risucchian­do il Pii. Accanto allo «sblocca Ita­lia», nell'immediato verranno mandate avanti altre tre riforme «strutturali» ritenute ormai indif­feribili: lavoro, fisco e pubblica amministrazione. Non solo per­ché Renzi le ha annunciate come già fatte a più riprese mentre in re-

altà sono ancora tutte nelle sabbie mobili di Parlamento e ministeri. Ma soprattutto perché sono quelle evocate nel discorso di Jackson Hole da Mario Draghi. Discorso nel quale il governatore della Bee ha lasciato intendere di essere pronto ad un Quantitative easing, un'immissione di liquidità nel mercato attraverso l'acquisto di ti­toli di Stato. Una misura in grado di risollevare l'Europa, ma soprat­tutto l'Italia, dalla deflazione e dal­la disoccupazione.

GLI IMPEGNI Il governo Renzi, insomma, deve fare la sua parte perché Draghi possa tenere fede a questa promes­sa altrimenti, come ha paventato la banca elvetica Credit Suisse in un su report, i mercati potrebbero reagire negativamente con un «sell off», una vendita massiccia, dei titoli dei paesi periferici. Sce­nario da incubo per il governo. Il jobs act, con l'introduzione del contratto di inserimento a tutele crescenti che elimina l'articolo 18 nei primi anni di lavoro, andrà dunque portato a casa nel più bre­ve tempo possibile. La scadenza di fine anno, indicata da Renzi, è troppo lontana. Probabile che si cerchi di accelerare per licenziare il testo entro il mese di ottobre per poi emanare subito i decreti attua­tivi. Il jobs act non serve solo a da­re una sponda a Draghi. Per Renzi si tratta di uno strumento necessa­rio a riportare il tasso di disoccu­pazione di nuovo sotto la soglia del 10%, dopo l'ultimo balzo che lo ha portato fino al 12,6%. La secon­da riforma «strutturale» sulla qua­le Renzi si prepara a dare un se­gnale forte è quella del Fisco. Sia sul fronte delle tasse che dei rap­porti di cittadini e imprese con l'Agenzia delle Entrate. Sul fronte

delle tasse il bonus di 80 euro sarà confermato e reso strutturale. Nel medio periodo le risorse dovran­no arrivare non solo dai tagli di spesa, ma sempre più dalla lotta all'evasione. L'idea sarebbe di uti­lizzare ogni anno tutte le somme recuperate dagli evasor'i per finan­ziare il «fondo taglia tasse» creato proprio dal decreto Irpef, magari inserendo nelle buste paga una vo­ce ad hoc «introiti da lotta all'eva­sione». Insomma, una sorta di di­stribuzione annuale di un dividen­do dalla caccia agli evasori che ser­virebbe anche a convincere i citta­dini che si tratta di un obiettivo co­mune. Ma ciò che dovrà c'ambiare sarà anche il rapporto tta Ftsco ei cittadini. I primi due lia:S$el'li sDno già stati messi, la nomina di Ros­sella Orlandi all'Agenzia delle en­trate e il 730 precompilato per di­pendenti e pensionati. I prossimi passi «dell'umanizzazione» del Fi­sco ci saranno con la delega fisca­le, altro provvedimento che da tempo giace nei cassetti del mini­stero dell'Economia. Le sanzioni saranno riviste, punizioni esem­plari per chi froda il Fisco, ma ma­no leggera per chi fa errori formali e magari è stato sempre un contri­buente fedele. Sempre sul fronte delle tasse qualche ulteriore buo­na notizia potrebbe arrivare an­che per le imprese. Dopo i 2,3 mi­liardi per la riduzione dell'Irap, potrebbero arrivare altri interven­ti sul cuneo fiscale, magari attra­verso una fiscalizzazione dei con­tributi all'Inps. Nei mille giorni sa­ranno messe in cantiereanclle al­tre riforme, dal welfare all'agricol­tura. Ma i mercati, per ora, sono concentrati su scadenze più brevi. Perché, come diceva il grande eco­nomista John Maynard Keynes, è inutile guardare troppo lontano, perché tanto nel lungo periodo sa­remo tutti morti.

Andrea Bassi

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La sburocratizzazione il calcio d'avvio del piano

Il primo tassello del cronoprogramma dei mille giorni che partirà ufficialmente domani, è il decreto

«Sblocca Italia» con le norme sulla sburocratizzazione. Nei futuri provvedimenti sulla Pa verranno inseriti altre semplificazioni.

Contratto a tutele crescenti contro la disoccupazione

Iljobs act con il contratto a tutele crescenti è considerato la vera priorità del governo. Il

provvedimento è fermo in Senato bloccato proprio sulla discussione delle garanzie. Il governo punta ad accelerare la sua approvazione.

Bonus di 80 euro e nuovi sgravi per le imprese

Il bonus da 80 euro sarà confermato e reso strutturale con la legge di Stabilità. Così come gli sgravi Irap

per le imprese. Per queste ultime potrebbero arrivare nuove misure di riduzione del cuneo fiscale.

Lotta serrata all'evasione ma il Fisco sarà più amico

Il recupero dell'evasione e il rapporto tra Fisco e contribuenti sarà uno dei capitoli cruciali.

L'ipotesi è di restituire il gettito della lotta ali' evasione nelle buste paga dei lavoratori che già hanno ottenuto il bonus di 80euro.

Palazzo Chigi

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LA RIFORMA DI FRANCESCHINI

Adesso la «Cultura» ' . ' e p1u autonoma Ma corporazioni e sindacati restano forti

Luca Nannipieri

ulladiepocalepurtroppo. Lari­forma del ministero dei Beni culturali e del turismo, appro­

vata dal Governo e ripresentata ieri dal ministro Dario Franceschini va nella direzione opportuna di aggredire l' ele­fantiaco apparato che gestisce la cultu­ra, ma non ha il coraggio di affondare i denti nella carne. Alcuni cauti passi in avanti sono stati fatti, ma la rivoluzione è lontana. Il testo finale è sostanzial­mente lo stesso di quello ufficializzato ?a.Franceschini due mesi fa, segno che il tira e molla tra Renzi e il ministro non ha sortito l'effetto di stravolgerelarifor­ma per renderla più bellicosa nei con­fronti delle corporazioni e dei sindacati cheincaglianoilsettore.Difatto,lanuo­variorganizzazione del Ministero snel­lisce la sua amministrazione con unta­glio di37 figure dirigenziali, unariduzio­ne delle soprintendenze per accorpa­mento (si do".febbero così sopprimere, s~~ondolepnmeanalisi,38ufficiperife­ncmel settore beni storico-artistici e ar-

chitettonici}; le direzioni regionali ven­go~o trasformate in segretariati regio­nali con funzioni puramentecoordina­tricie amministrative; 20importantire­altàmuseali avranno autonomia tecni­ca e contabile; vengono istituiti 17 poli museali regionali e una nuova Direzio­ne generale dei Musei.

Pur nella buona fede della riforma le perplessitàsonotante.Anzitutto,nel~e­sto c'è scritto che «sono individuati i rr:usei e i ~uoghi della cultura la cui ge­sti~nepuo essere affidata a soggetti pri­v~ti», ma non si elencano quali, e va da secheuncontoèlasciareaiprivatiilmu­seo di Canicattì, un conto è il Colosseo.

Poi viene conferita a 18 noti musei (Uffizi, GalleriaBorghese, etc ... ) e a2 so­printendenze speciali (Pompei, Ro­ma) la possibilità che i direttori siano scelti «tramite selezione pubblica an­chetrainterni o esterni all'amministra­zio:ie», ma non si capisce con quali cri­ten e chi li sceglie. Se il direttore deve avere, per curriculum, pena l' esclusio­ne, unalaureainStoriadell' arte, dimen­tichiamoci che i manager si mettano a

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dirigere gli Uffizi o Pompei, perché ver­rebbero di fatto esclusi.

Inoltre rimaneil Codice dei Beni cul­turali: il ministro Franceschinidice che adesso i privati possono investire nella cultura. Ma quali privati, quali aziende, qu~li?anche, potranno mai trovare ap­petibile, per profitto, un patrimonio ar­tisticoseilCodicedeiBeniculturalicon­tinuaad assegnare poteri esclusivi e ar­bitrari al soprintendente, il cui giudizio sulla tutela è insindacabile, se non av­viando una cavillosa procedura di una «commissione regionale di riesame»? Se due musei si vogliono prestare un quadro, anche di seconda mano il so­printendente finora decide se sì

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o no con quali tempi e in quali modi. Vi im~ maginate possibili investitori e ban­chieri, abituati alla snellezza della con­trattazione privata e del mercato, inte­ragire con queste capziose procedure? Scapperebbero quasi tutti, come fanno oggi. .Finc~éil Codicerimaneintatto, il pa­

tnmomoculturalerestasostanzialmen­te in mano a corporazioni, veti sindaca­li e apparati.

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Dopo 55 anni siamo di nuovo in deflazione I dati Istat: prezzi giù dello 0,1%. Si aggrava la crisi occupazionale Persi in media mille posti di lavoro al giorno. In tutto 3,2 milioni di disoccupati

•Venerdìneroperl'economiaita­liana. I dati I sta t diffusi ieri su disoc­cupazione, inflazione e crescita consegnano un quadro poco rassi­curante da cui emerge che l'Italia è in recessione e, per la prima volta dal 1959, anche in deflazione. Men­tre continuano a calare i posti di la­voro.

Secondo i dati dell'Istat la disoc­cupazione è tornata a salire a luglio con un balzo al 12,6%, 0,3%in più di giugno e 0,5% in più rispetto a lu­glio dell'anno scorso. I disoccupati italiani sono 3 milioni e 220mila, in aumento di 69mila unità da giugno a luglio e l 43mila in più rispetto al­lo stesso mese dell'anno scorso. Gli occupati calano al ritmo di oltre mil­le al giorno: in totale, informa l'Istat, gliitaliani che hanno un lavo­ro sono 22 milioni 360mila, 35mila in meno rispetto a giugno. In lieve calo invece la disoccupazione gio­vanile: i disoccupati tra i 15 e i 24

Giorgio Squinzi

anni, informa l'Istat, sono 705mila a luglio.

Il dato sull'occupazione non è il solo ad essere negativo: a luglio fre­na ulteriormente l'andamento dei prezzi e si conferma il Pil negativo nel secondo trimestre. Sul fronte crescita, così come previsto ai pri­mi di agosto, l'Istat conferma infat­ti che l'Italia è in recessione: dopo il -0,l %segnatoneitragennaioemar­zo infatti, il Pil del secondo trime­stre è negativo dello 0,2%.

Che l'economia sia ferma emer­ge da tutti gli indicatori: nel secon­do trimestre infatti, i consumi finali hanno registrato una variazione nulla, sintesi di una crescita dello O, 1 % della spesa delle famiglie e di un calo dello O, 1 % della spesa della Pubblica Amministrazione e delle Istituzioni Sociali Private, mentre gli investimenti fissi lordi sono di­minuiti dello 0,9%. Le importazioni sono aumentate dell' 1 %, le esporta-

Il presidente di Confindustria chiede al governo di dare una scossa e di fare sacrifici per riportare il Pii a crescere

Giuliano Poletti Per il ministro del Lavoro il dato sulla deflazione è colpa degli effetti negativi della coda della crisi internazionale

zioni dello O, 1 %. L'Italia entra infine in deflazio­

ne. Ad agosto, secondo le stime pre­liminari comunicate dall'Istat, l'in­dice nazionale dei prezzi al consu­mo per l'intera collettività, al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,2% ri­spetto al mese precedente e diminu­isce dello O, 1 % su base annua (era +0,1 % a luglio). Si trattadella prima volta dal settembre del 1959, quan­do però la crescita del Pil del perio­do del boom economico era decisa­mente più alta di quella attuale e avanzava a un ritmo medio del 5% annuo e proprio 55 anni fa arrivò al 7%. «La situazione è drammatica, serve una scossa - dice il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi -Anche quest'anno il dato del Pil sa -rànegativo. Il governo deve prende­re misure, anche dolorose, ma che ci riportino alla crescita. Tutti dob­biamo avere la contezza che si vive al di sopra delle nostre possibilità e perciò dobbiamo fare sacrifici». R.E.

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Data 01-09-2014 Pagina 7 Foglio 1

Palazzo Chigi, ecco il il codice etico per i dipendenti

Vietati i regali ad eccezione di quelli di modico valore Cautela per i social network

LucaCifoni

ROMA. Niente regali, o quasi. Vinco­li rigidi per gli incarichi esterni pur se gratuiti. Ma anche molta atten­zione nell'uso dei social network e obbligo di comunicare la propria adesione ad associazioni, compre­se quelle riservate. Quello che un dipendente della presidenza del Consiglio dei ministri può o non può fare è scritto in un codice di comportamento di una decina di pagine, che ovviamente non sosti­tuiscono leggi e contratti in vigore ma danno indicazioni più dettaglia­te. In alcuni casi, molto dettagliate: vengono regolamentate ad esem­pio anche le modalità di permanen -za nei corridoi.

Per le violazioni più gravi è previ­sta la sanzione del licenziamento. Il testo è appena arrivato sul sito di Palazzo Chigi, ma formalmente non è ancora in vigore perché non c'è il previsto via libera del comita­to unico di garanzia: i sindacati del-

prescrizioni Finito il tempo dell'immancabile «lei non sa chi sono io» Limiti anche sulla permanenza nei corridoi

la presidenza hanno abbandonato la riunione che trattava il tema, mettendo in discussione la terzietà di questo organismo.

Molte delle norme sono finaliz­zate, sulla carta, a prevenire i casi di corruzione. Sono previste una se­rie di azioni di monitoraggio, con il coinvolgimento dei dirigenti, ed al dipendente che denunci un illecito è garantito il diritto all'anonimato. Ma ci sono poi prescrizioni specifi­che relativamente ai regali. Il dipen -dente non potrà in nessun modo chiederne (anche se di modico va­lore) e non potrà accettarli né da soggetti coinvolti nelle attività dell'amministrazione né dai subor­dinati, con l'eccezione di quelli «d'uso di modico valore», nell' am­bito «delle normali relazioni di cor­tesia e delle consuetudini interna­zionale». La soglia del modico valo­re non è specificata in questa sede, mentre è esclusa esplicitamente la possibilità di accettare qualsiasi im­porto in denaro. I doni che non rientrano in queste regole devono essere messi a disposizione per es­sere restituiti o devoluti in benefi­cenza.

Ampio il capitolo sui possibili conflitti di interesse: c'è l'obbligo di informare i superiori su tutti i rap-

Online Sul sito della Presidenza del Consiglio il nuovo codice etico

porti di collaborazione con sogget­ti privati intrattenuti negli ultimi tre anni, ma anche quello di dichia -rare «la propria adesione o apparte­nenza ad associazioni o organizza -zioni, a prescindere dalloro caratte­re riservato o meno, i cui ambiti di interesse possano interferire con lo svolgimento dell'attività dell'uffi­cio». Insomma, chi fosse iscritto al­la massoneria dovrà farlo sapere; l'obbligo invece non vale per l'ade­sione a partiti e sindacati.

È vietato lasciare la sede in cui si presta servizio, salvo «motivate esi­genze e casi regolarmente autoriz­zati». In ufficio però non si potrà «sostare negli spazi comuni in as­senza di motivi di ordine lavorativo e usare un tono di voce o un lin­guaggio impropri». Ed è interdetta la diffusione, anche su social network, di informazioni di cui si è a conoscenza per ragioni d'uffi­cio».

Fuori dall'ufficio, il dipendente non potrà «sfruttare né menziona­re la posizione che ricopre nell' am­ministrazione per ottenere vantag­gi o utilità». Sono incluse specifica­mente le «relazioni extralavorative con pubblici ufficiale nell'esercizio delle loro funzioni»: si vieta insom­ma di fare ricorso al classico «lei non sa chi sono io». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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L'editoriale

PERCHÉ PIÙ STATO E PIÙ TASSE FANNO PIÙ ILLEGALITÀ Alessandro Barbano

U n distributore all'ingrosso di pro­dotti alimentari per conto di una

multinazionale fattura ai commercianti romani poco più della metà della merce consegnata. La restante parte viene ce­duta e pagata in nero e rivenduta poi al dettaglio ai consumatori senza scontri­no, garantendo ai negozianti introiti no tax. Con le somme non dichiarate, a sua volta il distributore accantona fondi fuo­ri bilancio, che utilizza per corrisponde­re, ancora in nero, una parte del salario ai suoi dipendenti, i quali per il fisco perce-

piscono uno stipendio netto di milledue­cento euro al mese, in realtà ne mettono in tasca milleottocento. Se non accettas­si questa prassi illegale, si giustifica il di­stributore, perderei almeno la metà dei miei clienti commercianti.

Sempre a Roma, dove il mercato della piccola impresa edile è in buona parte in mano agli stranieri, un carpentiere rome­no, messosi in proprio, ha trasferito a Bu­carest la sua ditta di servizi per l'Europa, e pur vivendo da anni in Italia e godendo della sanità e della scuola italiane per sé e per la sua famiglia, dichiara i redditi in Romania, dove a suo dire sono tassati al 3 per cento fino a 100 mila euro. Di più, utilizza muratori romeni, che vivono an­ch'essi da anni nell'hinterland di Roma, ma figurano come trasfertisti e costano al loro datore35 euro al giorno, molto me­no della metà di un dipendente italiano.

In un paese vicino a Napoli un'impiega­ta presso un'agenzia di assicurazioni ri­ceve ogni mese uno stipendio di milledu­ecento euro con regolare busta paga. Poi ne preleva con il bancomat seicento, cioè la metà, e li restituisce al suo datore

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di lavoro. Quando il governo ha integra­to il suo salario con il bonus di 80 euro, ha dovuto litigare con il «padrone», il quale pretendeva di tenerli per sé, portando a 680 euro la quota di restituzione occulta. La ragazza non ha mai pensato di denun­ciare l'estorsione subita: sa che perde­rebbe il lavoro e soprattutto perderebbe la possibilità di essere assunta altrove, poiché non poche sono le sue conoscen­ti a cui tocca la stessa sorte.

I tre casi qui raccontati, verificati per­sonalmente da chi scrive, dicono meglio di qualunque report dell'Agenzia delle Entrate quanto l'evasione sia capillare e trasversale a ceti e contesti i più diversi. Tanto da far apparire un'ipotesi verosi­mile l'iperbole per cui in Italia froda il fi­sco chiunque può.

La prima conseguenza di ciò è il dila­tarsi di un sistema degli scambi in cui la moneta circola fuori dal sistema del cre­dito. Ciò significa che c'è sempre più gen­te che non porta i soldi in banca, o ne por­ta solo una parte. Poi, magari va a Parigi o a Londra e fa shopping in contanti.

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Perché più Stato e più tasse fanno più illegalità Alessandro Barbano

E qui il «nero» rivela una delle sue fun­zioni classiche: occultare la ricchezza in un momento in cui la macchina dei controlli fiscali si è fatta più occhiuta, almeno a parole, graziealle banche che tracciano la liquidità dei clienti oltre certe cifre.

Mac'èancheunsecondoeffetto,me­no visibile eppure più rilevante. Nello spalmarsi tra tutti i livelli della filiera produttiva e commerciale, cioè dal con­sumatore al dipendente, fino all'impre­sa, l'evasione svelalasuafunzione sur­rettizia di ammortizzatore sociale. Di fronte alla contrazione del lavoro e dei salari ufficiali, che attanaglia la famiglia italiana ormai da anni, che cosa acca­drebbe se venisse meno questa riserva occulta di reddito? Il dipendente del di­stributore romano, che dichiara mille­duecento euro guadagnandone mille­ottocento, mentre sua moglie non lavo­ra più, non potrebbe permettersi di pa­gare la palestra del figlio o il cinema e la pizza nel week end. Il suo datore di lavo­ro dovrebbe rinunciare al motoscafo e alla settimana bianca. E i commercian­ti della filiera, stritolati dai crescenti tri­buti locali, senza esborsi ed incassi in nero forse dovrebbero chiudere bat­tenti. Lo stesso può dirsi per il padron­cino romeno, che rinuncerebbe alla

sua partita Iva per slittare nel vecchio ruolo di dipendente, e per i suoi operai, che forse tornerebbero in patria o sa­rebbero indotti all'illegalità per soprav­vivere.

Che vuol dire tutto ciò? Che I' evasio­ne dissimulata di massa è l'altra faccia di una «declino agrodolce», un welfare oscuro e ambiguo che redistribuisce il pranzo dei poveri. Il primo passo per

combatterla è comprendere a pieno la sua supplenza finanziaria, cioè la sua risposta a una domanda di evasione che giunge dal basso della scala sociale e che alimenta il sistema. Redditi bassi e servizi pubblici scadenti sono amici dell'illegalità.

Il secondo passo attiene ai rimedi per così dire repressivi: i blitz di Corti­na e una stupida caccia ai ricchi demo­nizzano il lusso e deprimono il made in Italy, ma non portano nelle casse dello Stato altro che faldoni di contenziosi. Allo stesso modo c'è da chiedersi se regga al rapporto costi-benefici il con­trollo pervasivo e capillare su aziende e lavoratori, che fa giungere da qual­che anno migliaiadi accertamenti nelle case degli italiani, anche degli unici di­pendenti ad alto reddito che denuncia­no l'interoammontare dei propri introi­ti. Così l'impegno della macchina stata­le si traduce in un gigantesco sforzo bu­rocratico, con dispiegamento di uomi­ni e tecnologie, senza che la quota del

recupero fiscale superi mai la soglia de­gli 11-12 miliardi di euro all'anno. Bri­ciole se confrontate con la stima dell'evasione in Italia, che ammonta a 180miliardisecondol'Ocse.Nell'azien­da del distributore romano, citato all'inizio dell'articolo, i finanzieri han­no trascorso quattro settimane, spul­ciando tra fatture e libri di impresa, sen­za rilevare alcunché. Perché, se l'intera catena commerciale collude nell' occul­tare il reddito, questo scorre sotto trac­cia come un fiume carsico, di cui si sen­te al più il rimbombo ma non si indivi­dua l'alveo.

È l'ora di risalire alla sorgente. Cioè comprendere che ad alimentare il nero ruscello è anzitutto la tassazione usura­ria che lo Stato impone ai cittadini. E che rappresenta un incentivo ad affron­tare il rischio dell'evasione, garanten­do cioè che il suo «premio» risulti alto. Tagliare la pressione fiscale vuol dire ridurrei! vantaggio dell'illegalità rispet­to al rischio costante di essere scoper­ti. Ma la sfida non si vincerà mai se non si spezza la complicità occulta e condi­visa di una larga parte del corpo socia­le. Cioè se non si impone un contrasto di interessi tra chi cede e chi compra, trasformando il diritto-dovere a preten­dere scontrini e fatture in un vantaggio per il singolo. Se ne parla da anni, guar­dando alle esperienze di altri Paesi do­ve il contrasto d'interesse e una bassa pressione fiscale sono le coordinate di

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unsistemadilegalitàincuil'evasioneè trollisiinaspriscono,convincendoicit- ti le ragioni del contratto sociale, che l'eccezione e non la regola. Ma poi si fa tadini a proteggersi in trincea contro lo l'Italiahafinito per esprimere in una for­i! contrario: la fiscalità cresce e i con- Stato. Con l'effetto di sovvertire nei fat- mula tutta sua: più Stato, più illegalità.

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Sangalli: basta prudenza, per salvarsi seivono tagli alla spesa e meno tasse Il presidente di Confcommercio: le imprese sono senza credito e al Sud stmmo affogando

Alessandra Chello

Basta con la prudenza e con i toni soft. Questo è il momento delle scelte co­raggiose: o il governo taglia la spesa improduttiva o coleremo a picco. Que­sto è l'ultimatum di Carlo Sangalli, pre­sidente di Confcommercio.

Si aspettava che l'Italia finisse ne I guado della deflazione? «Il quadro generale della nostra economia sta peggiorando e questa non è certamente una sorpresa perché da tempo tutti gli indicatori lasciavano facilmente immaginare che avremmo avuto un 2014 senza ripresa perché purtroppo i fondamentali della nostra economia continuano ad essere strutturalmente deboli. Se continua così, si compromette anche quel po' di crescita prevista per il prossimo anno e si mette a rischio la coesione sociale. Come si fa a non capire che famiglie e imprese sono stremate da una crisi senza precedenti?». Chi pagherà lo scotto maggiore di questa debacle? «La crisi ha colpito duro tutti i settori produttivi e i territori, ma è innegabile che il prezzo che il Mezzogiorno sta pagando è il più alto. La forbice in questi anni tra Nord e Sud si è ulteriormente allargata in termini di Pii pro capite, di consumi e le prospettive purtroppo non migliorano. Le banche in questa situazione non aiutano le imprese a

superare la crisi e non sostengono gli investimenti. Basti pensare che solo due aziende del terziario su cento a Sud negli ultimi tre mesi hanno ottenuto credito dalla hanch C». Secondo lei, dove ha sbagliato il governo? «È ancora in tempo per recuperare una situazione drammatica e per rispondere alla emergenze economiche e sociali dcl Paese. Ma deve fare presto e bene. Deve abbandonare la prudenza, avere il coraggio anche di scelte impopolari ma deve mettere il Paese sui binari della crescita. Se non cresciamo i problemi non solo non si risolvono ma si acuiscono. E come stiamo vedendo in queste ultimi giorni la spirale depressiva della nostra economia e già partita. La deflazione era nel!' aria da tempo così come il calo di fiducia delle famiglie. Insomma, non ci possiamo più accontentare di avere un Pii tra meno e più zero virgola. Anche perché solo

Il governo Può ancora recuperare ma deve fare presto lo sblocco dei cantieri solo un primo segnale

' Il fisco Non è possibile pagare tributi tre volte, il record della pressione va perduto altrimenti non c'è speranza

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con la crescita potremmo scongiurare le ipotesi di una manovra correttive». Quali misure dovrebbe adottare? «La via è obbligata: il taglio della spesa pubblica improduttiva per liberare le risorse indispensabili necessarie ad abbassare le tasse su imprese e famiglie. L'Italia deve perdere al più presto il record di pressione fiscale al mondo: le tasse si pagano tre volte, come imposta come burocrazia e come incertezza. I provvedimenti varati dal cdm venerdì, soprattutto lo sblocco delle opere canticrabili per 10 mld e innegabile che vanno nella giusta direzione, ma con una incognita, quella di verificare i reali effetti della misura, che comunque riteniamo vada accompagnata con altri provvedimenti». Gli imprenditori del commercio sono quelli maggiormente colpiti dalla recessione ... «Infatti. O si ricostituisce il reddito delle famiglia fermo agli anni novanta, oppure questo Paese è destinato a rimanere fermo. Se non si fa respirare la domanda interna che per consumi e investimenti vale 80% dcl Pii non c'è speranza di tomere a crescere. Perché deve essere chiaro a tutti che il manifatturiero da solo non basta.Abbiamo bisogno di una crescita robusta di tutti i territori. Gli imprenditori soprattutto quelli del commercio, dcl turismo, dci trasporti la loro parte la fanno da tempo tirando la cinghia e sperando di superare la crisi che continua a picchiare duro e per non chiudere chiedono di rateizzare le imposte pur di tenere in piedi l'attività. Che altro dovrebbero fare? Il bonus degli 80 euro poteva fare da stimolo ai consumi, ma purtroppo perii momento non ha raggiunto lobiettivo. Come confermato dall'Istat per le vendite di giugno e landamento dei saldi diffuso da Federmoda Italia, la nostra federazione di settore».

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