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Rassegna Stampa di giovedì 4 dicembre 2014 SNALS / CONFSAL Avvenire 04/12/2014 PRESIDI. SCIOPERO DAVANTI AL MINISTERO Il Giornale dell'Umbria 04/12/2014 I SINDACATI: LA REGIONE NON APPROVI IL PIANO RICCARDI Il Secolo XIX - Ed. Savona/Cairo/Val Bormi 04/12/2014 SCUOLA, PARTONO I RICORSI DEI PROF "QUOTA 96" il Centro 04/12/2014 I SINDACATI: CASERMA DI PENNE A RISCHIO LA SICILIA 04/12/2014 "RIVEDERE L'ACCORDO SULLA MULTISERVIZI" Il Giornale delle Assicurazioni 01/12/2014 ANAPA E UNAPASS FIRMANO UN CONTRATTO, SNA NE SIGLA UN ALTRO Scuola, Formazione, Università, Ricerca il Sole 24 Ore 04/12/2014 PERDITE DI ORIENTAMENTO SCOLASTICO Italia Oggi 04/12/2014 FARAONE PLAUDE ALLE OCCUPAZIONI Avvenire 04/12/2014 SCUOLA E LAVORO, PER I DISABILI ANCORA BARRIERE Avvenire 04/12/2014 SCELTA DELLE SUPERIORI QUASI LA META' SI "PENTE il Giornale di Napoli 04/12/2014 ASILI NIDO, PRONTO IL BANDO PER L'AFFIDAMENTO DEI SERVIZI: SI PARTE A GENNAIO 2015 il Manifesto 04/12/2014 DIPLOMATI INCERTI SUL FUTURO IN UNA SCUOLA DI CLASSE Corriere della Sera 04/12/2014 NUOVA LETTERA DEI RETTORI: TEMPI E MODI CERTI SUL TEST DI MEDICINA la Stampa 04/12/2014 Int. a M.Gilli: "TORINO E' GIA' IN GRADO DI ATTRARRE I TALENTI" Italia Oggi 04/12/2014 IL PASSAPAROLA E' L'ARMA VINCENTE Panorama 10/12/2014 BILANCIO DI UN GRANDE TOUR Economia, Lavoro, Previdenza il Sole 24 Ore 04/12/2014 Int. a C.Pissarides: "BENE LA RIFORMA MA I SUOI EFFETTI SOLO IN QUATTRO ANNI" il Sole 24 Ore 04/12/2014 PRIMA SEMPLIFICAZIONE SULL'ART. 18 il Sole 24 Ore 04/12/2014 TRA LUGLIO E SETTEMBRE PIU' ASSUNZIONI STABILI il Sole 24 Ore 04/12/2014 SI' AL JOBS ACT, CONTRATTO A TUTELE CRESCENTI AL VIA il Sole 24 Ore 04/12/2014 REGOLE DIVERSE PER IMPIANTI E STRUMENTI il Sole 24 Ore 04/12/2014 "ILVA, POSSIBILE INTERVENTO PUBBLICO A TEMPO" Corriere della Sera 04/12/2014 LA DEBOLEZZA DEGLI ULTIMATUM NEL PAESE INQUIETO COLPITO DALLA CRISI Corriere della Sera 04/12/2014 RIFORME E PARTITI, RENZI ALL'ATTACCO Corriere della Sera 04/12/2014 LAVORO NEGATO AI DISABILI, LO TROVA SOLO UNO SU QUATTRO

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Rassegna Stampa di giovedì 4 dicembre 2014

SNALS / CONFSAL Avvenire 04/12/2014 PRESIDI. SCIOPERO DAVANTI AL MINISTERO Il Giornale dell'Umbria 04/12/2014 I SINDACATI: LA REGIONE NON APPROVI IL PIANO RICCARDI Il Secolo XIX - Ed. Savona/Cairo/Val Bormi

04/12/2014 SCUOLA, PARTONO I RICORSI DEI PROF "QUOTA 96"

il Centro 04/12/2014 I SINDACATI: CASERMA DI PENNE A RISCHIO LA SICILIA 04/12/2014 "RIVEDERE L'ACCORDO SULLA MULTISERVIZI" Il Giornale delle Assicurazioni

01/12/2014 ANAPA E UNAPASS FIRMANO UN CONTRATTO, SNA NE SIGLA UN ALTRO

Scuola, Formazione, Università, Ricerca il Sole 24 Ore 04/12/2014 PERDITE DI ORIENTAMENTO SCOLASTICO Italia Oggi 04/12/2014 FARAONE PLAUDE ALLE OCCUPAZIONI Avvenire 04/12/2014 SCUOLA E LAVORO, PER I DISABILI ANCORA BARRIERE Avvenire 04/12/2014 SCELTA DELLE SUPERIORI QUASI LA META' SI "PENTE il Giornale di Napoli 04/12/2014 ASILI NIDO, PRONTO IL BANDO PER L'AFFIDAMENTO DEI SERVIZI: SI

PARTE A GENNAIO 2015 il Manifesto 04/12/2014 DIPLOMATI INCERTI SUL FUTURO IN UNA SCUOLA DI CLASSE Corriere della Sera 04/12/2014 NUOVA LETTERA DEI RETTORI: TEMPI E MODI CERTI SUL TEST DI

MEDICINA la Stampa 04/12/2014 Int. a M.Gilli: "TORINO E' GIA' IN GRADO DI ATTRARRE I TALENTI" Italia Oggi 04/12/2014 IL PASSAPAROLA E' L'ARMA VINCENTE Panorama 10/12/2014 BILANCIO DI UN GRANDE TOUR Economia, Lavoro, Previdenza il Sole 24 Ore 04/12/2014 Int. a C.Pissarides: "BENE LA RIFORMA MA I SUOI EFFETTI SOLO IN

QUATTRO ANNI" il Sole 24 Ore 04/12/2014 PRIMA SEMPLIFICAZIONE SULL'ART. 18 il Sole 24 Ore 04/12/2014 TRA LUGLIO E SETTEMBRE PIU' ASSUNZIONI STABILI il Sole 24 Ore 04/12/2014 SI' AL JOBS ACT, CONTRATTO A TUTELE CRESCENTI AL VIA il Sole 24 Ore

04/12/2014 REGOLE DIVERSE PER IMPIANTI E STRUMENTI

il Sole 24 Ore 04/12/2014 "ILVA, POSSIBILE INTERVENTO PUBBLICO A TEMPO" Corriere della Sera 04/12/2014 LA DEBOLEZZA DEGLI ULTIMATUM NEL PAESE INQUIETO COLPITO DALLA

CRISI Corriere della Sera 04/12/2014 RIFORME E PARTITI, RENZI ALL'ATTACCO Corriere della Sera 04/12/2014 LAVORO NEGATO AI DISABILI, LO TROVA SOLO UNO SU QUATTRO

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Corriere della Sera 04/12/2014 RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO - INTERVENTI E REPLICHE la Repubblica 04/12/2014 ADDIO ALL'ARTICOLO 18 IL JOBS ACT E' LEGGE SCONTRIPRIMA DEL

VOTO la Stampa 04/12/2014 Int. a F.Taddei: PER CHI VERRA' LICENZIATO FINO A DUE MESI DI

INDENNIZZO PER OGNI ANNO DI LAVORO la Stampa 04/12/2014 ADDIO CO.CO.CO E PIU' TUTELE AI GIOVANI la Stampa 04/12/2014 QUEI NUMERI INESATTI SULLE NUOVE ASSUNZIONI A TEMPO

INDETERMINATO Italia Oggi 04/12/2014 UN MILIONE PER UN ANNO DI LAVORO Italia Oggi 04/12/2014 IL JOBS ACT TAGLIA IL TRAGUARDO Italia Oggi 04/12/2014 ALBO ASSICURATORI CAMBIA L'ACCESSO il Messaggero 04/12/2014 LAVORO, LA RIFORMA E' LEGGE: L'ART 18 NON SI APPLICGERA' AI

NUOVI ASSUNTI il Messaggero 04/12/2014 REATI GRAVI E MAXI-INDENNIZZO, VA SCIOLTO IL NODO

LICENZIAMENTI DISCIPLINARI il Mattino 04/12/2014 IL JOBS ACT E' LEGGE, SCONTRI IN PIAZZA il Mattino 04/12/2014 ARTICOLO 18, PER CACELLARE LA NORMA OCCORRONO I DECRETI

ATTUATIVI il Mattino 04/12/2014 FIDUCIA OK, IL JOBS ACT E' LEGGE RENZI: L'ITALIA CAMBIA DAVVERO Il Secolo XIX 04/12/2014 IL JOBS ACT ORA E' LEGGE REINTEGRO SOLO PER POCHI Il Secolo XIX 04/12/2014 4 DOMANDE SUL NUOVO ARTICOLO 18 la Repubblica 04/12/2014 QUIRINALE, RENZI PREPARA IL METODO COSSIGA "LARGA INTESA SU

UN PD" la Stampa 04/12/2014 L'UE RISPONDE A PADOAN "SULLE TASSE AZIONE RAPIDA" il Messaggero 04/12/2014 IL GOVERNO APRE AGLI ENTI PRIVATI: "PATTO FISCALE SULLA

PREVIDENZA" il Giornale 04/12/2014 TASSE, IL PIANO BERLUSCONI PER LANCIARE L'ALIQUOTA UNICA

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Data 04-12-2014 Pagina 15 Foglio 1

. Sciopero davanti al Ministero MIIANO

arichi di lavoro aumentati, più responsabilità individuali e sti­pendi tagliati. I conti non torna-

no ai presidi italiani, che questa mattina manifesteranno per tre ore sotto le fine­stre del Ministero dell'Istruzione. Proda­mato da Cgil, Cisl e Uil, con f#l"i'JilSItiM mi e Anp (Associazione nazionale pre­sidi), lo sciopero è stato indetto soprat­tutto per protestare contro le ventilate, ulteriori decurtazioni salariali per i diri­genti che, si legge in un comunicato, «hanno fin qui contribuito al risana­mento economico generale per più di 200 milioni di euro». Come denunciato da tempo dalle asso­ciazioni di categoria, la riforma del di­mensionamento ha comportato la can­cellazione di migliaia di dirigenze, met-

Stipendi bloccati da cinque anni e carichi di lavoro aumentati. I conti non tornano ai dirigenti scolastici, che chiedono buste paga almeno pari a quelle dei ministeriali

tendo in capo a ciascun preside la ge­stione di una media di 7-8 sedi scolasti­che, per un migliaio di alunni, 120 inse­gnanti e una trentina di personale ausi­liario Ata. Il tutto, ricorda il presidente dell'Anp, Giorgio Rembado, per2.500 eu­ro netti al mese. «All' anno - aggiunge Rembado - un dirigente scolastico per­cepisce 55mila euro lordi, esattamente la metà dello stipendio di un dirigente mi­nisteriale parigrado. E questa inaccetta­bile sperequazione, anche a fronte delle responsabilità molto maggiori poste in capo ai presidi, dura dal 1997, anno di entrata in vigore della legge Bassanini che ha istituito la dirigenza scolastica». Con un contratto scaduto da cinque an­ni (<<Tra poche settimane entreremo nel sesto anno di blocco della contrattazio­ne», puntualizza Rembado), i presidi so­no ora di fronte all'ipotesi di una nuova

sforbiciatain busta paga, pari a circa 7mi­la euro lordi in meno rispetto a due anni fa (con un minimo di 5mila e un massi­mo di 12mila euro a seconda delle regio­ni di appartenenza). «Questo nuovo "scippo" ai danni della categoria - ricorda il presidente dell' Anp - è stato effettuato prelevando circa 60 milioni dal Fondo di anzianità, alimen­tato dai dirigenti che vanno in pensio­ne a beneficio di chi resta in servizio. Questi sono a tutti gli effetti soldi della categoria, che sono stati girati all' erario, ma nessuno sa dove siano finiti e, soprattutto, come siano stati impiegati. Certa-mente, non per aumentare gli stipendi dei 7.500 dirigenti sco-lastici italiani».

Paolo Ferrario © RIPRODUZIONE RISERVATA

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ilGIORNALE dell,UMBRIA

Polemica infinita

I sindacati: la Regione non approvi il piano Riccardi TERNI - «Il consiglio regionale non prenda in considerazione il piano di ridimensionamento pre­sentato dal Comune di Temi per consentire un percorso più ampio e completamente condiviso che porti a formulare una proposta unitaria e coerente con le esigenze globali della scuola ternana». L'appello arriva dai sindacati del­la scuola di Cgil, Cisl e ViI e dallo Snals che tornano così a bocciare il piano messo a punto dall' assesso­re, nonchè preside dell'istituto De Filisi, Carla Riccardi. Nel mirino torna la scarsa partecipazione (<<il piano non era mai stato presentato agli organi collegiali dell'istituto Brim>, dicono) e gli effetti che avrà la creazione di 2 macro istituti comprensivi che «come nel caso del Don Milani, con 15 plessi di­stribuiti nel territorio a distanze elevate tra cui Marmore, papigno, Valenza, Torre Orsina, Stroncone e Vascigliano, non garantiscono una riorganizzazione in grado di produrre economie gestionali e istituti efficienti e causano una frammentazione logistica difficile da gestire per le famiglie, il perso­nale Ata e i docenti». Per i sinda­cati poi il piano, con il trasferi­mento del plesso Alterocca «lo po­ne in una situazione di isolamento rispetto alle sedi di scuola prima­rie che dovrebbero costituire il suo bacino di utenza. Nel mirino an­che gli effetti sugli organici e i co­sti necessari per lo spostamento delle segreterie e l'adeguamento degli istituti. A promettere batta­glia in consiglio regionale è già il capogruppo di Fi, Raffaele N evi.

Data 04-12-2014 Pagina 20 Foglio 1

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Babbo Natale allunga la movida •

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Data 04-12-2014

ILSECOLOXIX SAVONA Pagina 14 Foglio 1

IN TANTI SONO ACCORSi NElLA SEDE DELLO~CONTANDO SUL PRECEDENTE DI UNA SENTENZA A SALERNO

Scuola, partono i ricorsi dei prof "quota 96" Bloccati all'ultimo momento dalla Fornero, ora cento insegnanti savonesi confidano nel giudice del lavoro

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SAVONA. La riscossa della "quota 96" parte anche da Savona. Con qualche speranza in più. Per gli oltre cento pro­fessori della provincia savonese, che dovevano andare in pensione nel 2012 con 60 anni compiuti e 36 di contributi ocon 61 anni e 35 di contributi, ''blocca­ti" dalla Riforma Fornero, si riaccende una luce in fondo al tunnel. Tanto che ieri, a decine, sono accorsi nella sede dello ~ savonese, dove ha preso il via la compilazione del ricorso al giudi­ce del Lavoro del Tribunale cittadino. Con una richiesta precisa: il diritto alla pensione. Ma c'è una novità che rende più concreta la speranza dei cento inse­gnanti e Ata del territorio savonese. Il precedente, infatti, è una sentenza del­lo scorso 3 novembre, pronunciata dal giudice del Lavoro Laudati del Tribu­nale di Salerno che, in seguito al ricorso dello~campano, ha riconosciuto il diritto a 42 docenti, rientranti nell'or­mai nota "quota 96", ad andare in pen­sione dal primo settembre 2014.

La sentenza, in pratica, riconosce quanto era stato sostenuto, sin dall'ini­zio, da tutti i lavoratori della scuola. La Riforma Fornero aveva concesso l'in­gresso in pensione ai lavoratori che raggiungevano i requisiti necessari en­tro il 31 dicembre tagliando fuori, per

Enzo Sabatini compila il ricorso di una docente

forza di cose, i dipendenti del mondo della scuola, il cui anno termina non con quello solare, ma con agosto, ossia la chiusura dell'anno scolastico. Con­clusione: l'esclusione dalla pensione di tutti i lavoratori del mondo della scuo­la.

Così anche a Savona, dove le proteste erano state forti e numerose, ma gli esi­ti negativi. Ora la nuova strada da per­correre, che apre una strada ben più concreta che la semplice speranza. «Sono tanti i docenti, i bidelli e gli am­ministrativi che oggi sono venuti a fir­mare il ricorso - dice il segretario dello rsmlmlEnzo Sabatini. - Un tema su cui i lavoratori sono rimasti parecchio scot­tati' soprattutto la scorsa estate, quan­do il Governo aveva individuato la co­pertura economica per la "quota 96", mentre il Senato ha negato tale possibi-1ità. Una contraddizione pesante che, qui a Savona, ha creato una seconda e ancor più pesante delusione per i do­centi».

Come raccontano alcuni dei firma­tari del ricorso. «Nel 2012 - racconta Domenica Mollica, insegnante di Eco­nomia Aziendale al Boselli - avevo con la mia famiglia impostato un progetto di vita del tutto nuovo con l'ingresso in pensione. Ci saremmo dovuti trasferi­re tutti a vivere in Spagna. Poila sorpre­sa: dovevo restare a scuola altri quat­tro, cinque anni. L'estate scorsa una nuova speranza che è crollata. Abbia-

mo molta fiducia in questo ricorso». Anche per Alberto Rolla, segretario

amministrativo al Comprensivo di Va­do, c'erano grandi progetti con la pen­sione. «Ab biamo acquistato una casa in Veneto con la mia compagna - dice - e, per ora, c'è andata a vivere solo lei. lo sono qui a lavorare». La storia è la stes­sa per tutti. «Dovevo andare in pensio­ne nel 2012 - dice Maria Carla Marga­roli, insegnante di Matematica alle Medie - e invece sono ancora dietro la cattedra. Una grande delusione e non poca fatica. Il precedente di Salerno riaccende le speranze: se il giudice di sud ha dato ragione ai lavoratori, è pos­sibile che anche a Savona accada la stessa cosa».

Del resto, l'interpretazione alla base della sentenza parla chiaro ricono­scendo nel mese di agosto la fine reale dell' anno per chi opera nel mondo del­la scuola. «Si tratta di un precedente importante - dice Sabatini. - Entro po­chi giorni pensiamo, con lo rsmlml di raccogliere una quarantina di adesioni per il ricorso che presenteremo entro la fine del 2014, in modo che, dal set­tembre 2015, se la risposta sarà positi­va, gli interessati potranno andare fi­nalmente in pensione». L'invito è ri­volto a tutti. «Anche coloro che, con il passare degli anni, si stanno avvicinan­do alla pensione, possono aderire al ri­corso - conclude Sabatini. - La senten­za di Salerno, infatti, manda in pensio­ne i docenti con il sistema pre-Forne­ro».

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LASICILIA Data 04-12-2014 Pagina 29 Foglio 1

I SINDACATI AUTONOMI OCCIIN PREFETTURA

«Rivedere l'accordo sulla Multiservizi» Le sigle sindacali di base ed indipendenti CIE Unicobas, Confsal e Fiadel, dopo l'incon­tro che si è tenuto presso l'Ufficio del Lavoro di Catania su richiesta di Catania Multiservi­zi per derogare al Contratto in materia di di­ritti che, ad avviso del sindacato di base Uni­cobas, sono diritti indisponibili, hanno dimo­strato perplessità sul congelamento del ver­samento, da parte datoriale, della tredicesi­ma mensilità. Per questo motivo oggi alle ore 10 la Prefettura di Catania ha convocato, su richiesta del sindacato di base, le organiz-

zazioni sindacali per procedere ad azione di monitoraggio della vertenza Catania Multi­servizi. «Per ciò che concerne l'accordo di solidarietà proposto da CGIL, ClSL, UIL e par­te datoriale - spiegano Il segretario regiona­le prof. Francesco Tomasello e l'a avv. Biagio Longhitano per l'ufficio legale, non è stato raggiunto alcun impegno negoziale, né, tan­tomeno,la parte datoriale ha comunicato al sindacato di base, alcuna decisione presa in maniera unilaterale; l'Unicobas, quindi, se­condo la normativa vigente in materia, chie-

de che il direttore dell'Ufficio Provinciale del lavoro e della massima occupazione di Cata­nia convochi le parti al fine di un ulteriore esame della questione, anche formulando proposte per la realizzazione di un accordo. L'Unicobas, ritiene, altresì, che una eventua­le decisione datoriale di riduzione dello sti­pendio e delle prerogative professionali non possa estendersi ai lavoratori che non accet­tano la decisione, in quanto non vincolati da una consultazione che non si può estendere erga omnes a tutti».

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Assicurazioni Data 12-2014 Pagina 69 Foglio 1

Cirasola e Congiu hanno rinnovato il Ccnl con Cgil, Cisl e Uil, mentre Demozzi ha raggiunto un accordo con -11'1' Fesica, Fisals e Cpmi.

A napa e Unapass hanno siglato il

nuovo contratto per i di­pendenti delle agenzie di assicurazione con le or­ganizzazioni sindacali dei lavoratori (Fiba Cisl, Fi­sac Cgil, Fna e UiIca). Il CenI, scaduto il31 dicem- Vincenzo Cirasola Claudio Demozzi bre 2011, resterà in vigo­re fino al 2015. «11 negoziato», reci­ta una nota congiunta delle parti, ha permesso «di trovare le giuste soluzioni normative ed economi­che, per rafforzare il settore e le agenzie di assicurazione, riaffer­mando il valore della contrattazio­ne collettiva nazionale». Stop agli

automatismi e adeguamento tabel­lare al tasso d'inflazione reale le due novità principali. L'accordo segue di pochi giorni il rinnovo del contratto Sna del 2005 (scaduto nel 2010) , che il principale sindacato agenziale ha però firmato con alcune sigle minori t_l1"

Fesica e Fisals e a Cpmi Italia). Il contratto Sna cambia, tra le altre cose, la gestione degli orari, introducendo il sabato lavorativo, cancella le promozioni automati­che legate al titolo di studio e introduce nuo-vi ruoli, tra cui l'addetto

commerciale dipendente agenzia­le. L'esclusione della Triplice, awe­nuta dopo che la lunga contrattazio­ne con Cgil, Cisl e lJù si era arenata, ha però scatenato l'ira delle princi­pali sigle sindacali. Sintomatica la reazione di Agostino Megale, se­gretario generale della Fisac Cgil,

che ha definito tIIIIl! Fesica e Fi­sals e Cpmi Italia «sindacati minori­tari e di comodo», sostenendo che il contratto «opera un vero e pro­prio dumping sociale» e chiedendo anche un intervento al ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Secondo Claudio Demozzi, presidente di Sna, le sigle firmatarie hanno inve­ce «dimostrato di conoscere pro­fondamente la realtà delle nostre agenzie e hanno proposto una for­mula normativa che permette agli agenti di contare su questa nuovafi­gura, mantenendo invariato illivel­lo di tutela e i diritti acquisiti dei di­pendenti, offrendo tra l'altro nuovi sbocchi occupazionali».

Buone Feste!

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Scuola: testate nazionali

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Data 04-12-2014 n Sole9]{l mmrn Pagina 30

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Perdite di orientamento scolastico di Claudio Tucci

M'aria Chiara Carrozza aveva capito il problema richiamando l'impor­

, , tanza dell' orientamento, a partire dalla terza media. Ma un po' le resistenze e le difficoltà urganizzative nelle scuole, e le poche risorse investite (1,6 milioni per il z0l3e5perilzo14 -pariacircalOo euroaisti­tuto) stanno frenando ilcambiodipasso,in­vece sempre più urgente enecessario,nelle attività "a supporto" delle scelte deiragazzi all'uscita dal primo ciclo di istruzione.

I numeri continuano a parlare chiaro: il 46% deidiplomatiè"pentito" dell'indirizzo di scuola superiore frequentato.Addirittu­ra ilZ7% (ben un alunno su quattro) ha di­chiarato praticamente diaversbagliato tut­to (sia istituto, sia indirizzo di studio).

Certo, il salto daunascuolamediaaindi­rizzo unico a scuole superiori con più per­corsi «non aiuta a verificare gli interessi e le attitudini dei giovani», ha ricordato Giorgio Allulli, esperto di sistemi formati-

vi. Per questo negli istituti si deve fare di più. In Francia, per esempio, la scuola me­dia ha un primo biennio comune e un se­condo biennio con delle differenziazioni. Ma c'è anche un problema di scelte «com­piutetroppo precocemente», quando cioè i condizionamenti fanilliari e della rete di amicizie sono ancora rilevanti.

E così l'annuale indagine sul Profilo dei diplomati2014,effettuatasuuncampionedi circa40mila ragazzi usciti dalla scorsa ma­turità, presentato ieri da AlmaDiploma, al ministerodell'Istruzione,ètornataamette­re in evidenza luci e ombre del nostro siste­ma scolastico. UndicidiplomatisUlooripe­terebbero indirizzo di studio e scuola; 7 su 100 sceglierebbero invece un diverso corso dell'istituto fequentato. li 41% cambiereb­be principalmente per studiare materie di­verse; ilzz% per compiere studi che prepa­rino meglio al mondo del lavoro. Su que­st'ultimo aspetto si evidenzia un marcato cambio di passo: poco più di un diplomato su due (5Z%) ha svolto esperienze di alter­nanza scuola-lavoro, dandone un giudizio

piùchepositivo(nel91%deicasD.li3Z%de­gliintervistatihacompiuto periodo distudi all'estero; ed è sempre più apprezzato lo studio delle lingue e dell'informatica.

L'orientamento resta un nodo cruciale anche per l'università «visto oggi solo il 30% deiIgenniaccede agli studi universita­ri»,hasottolineato il direttore di AlmaLau­rea, Andrea Cammelli.

È chiaro che «serve un cambio di passo­ha risposto il sottosegretario Gabriele Toccafondi -.L'orientamentovafatto e be­ne sia verso gli atenei sia verso il lavoro. E' necessario un percorso integrato anche con gli enti locali, e alle superiori bisogna partire già al quarto anno». Nelle scuole medie invece «è importante lavorare mol­to con i docenti e le famiglie per illustrare in modo esauriente i percorsi delle supe­riori e soprattutto il valore formativo di tutti i corsi -ha detto il dg per gli Ordina­menti scolastici e la valutazione del Miur, Carmela Palumbo -. Un orientamento fat­to come si deve saràunelemento di qualità nell' autovalutazione degliistituti. E quindi è opportuno valorizzare questa attività sempre più strategica».

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Scuola: testate nazionali

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Data 04-12-2014 Pagina 12 Foglio 1

Il nuovo sottosegretario bersaniano all'Istruzione dice subito una pesante sciocchezza

Faraone plaude alle occupazioni E Rossi si felicita con chi non manda a scuola i figli

DI DOMENICO CACOPARDO

Di questi tempi essere scemi non è condizio­ne indispensabile per fare politica, ma aiuta

molto. Così è stato raccontato, soprattutto negli Stati Uniti, i l privilegio del mediocre, di colui che, non avendo idee né spiccata personalità, alla fine risulta il preferito da un elet­torato che non cerca un gover­nante ma un suo simile. Da noi, è evidente, in questo sen­so, la testimonianza del Movi­mento 5 Stelle che ha portato in Parlamento gente che del­la mediocrità è l'espressione più autentica. Ma non sono da meno gli altri partiti, a comin­ciare dal Pd.

Non parliamo del nostro presidente del consiglio, an­che se comincia a mostrare la corda dei suoi limiti, interni e internazionali. La chiama­ta di Andrea Guerra è un fatto positivo. Ma solo gli ap­puntamenti delle prossime settimane ci diranno quale sia la vera caratura di Renzi e, soprattutto, se sia capace di arrestare la marcia di av­vi~inam.en~o all' A;gentina, d~

Davide Faraone

CUI ogm gIorno SI scorgono l

preoccupanti sintomi. Certo, la colpa non è di Renzi, visto il contributo determinante di gente come Berlusconi e Prodi e ora Camusso e Lan­dini. Ma che essere, politica­mente, scemi vada di moda lo dimostrano gli episodi di queste ultime ore.

Il presidente della Re­gione Toscana Rossi (uno di quelli che non si era accor­to di nulla quando Mussari imperava nella sua Toscana) si è fatto fotogr:afare con una famiglia rom. E poi risultato che la stessa vivrebbe in un appartamento fornitole e pa­gatole da una Onlus, con soldi ricevuti dalla regione medesi­ma di Rossi (quindi dai contri­buenti italiani) e che i piccoli di famiglia sarebbero stati ripetutamente colti nell'eser­cizio dell'accattonaggio. Sono portato a credere che queste notizie siano vere, conoscendo molti casi simili.

In una Nazione regolata dalla legge (anche in Italia) i genitori di tale progenie sarebbero privati (dal giu­dice) della patria potestà e processati per sfruttamento di minori. In un Paese mite come l'Italia, il maresciallo

comandante della stazione dei Carabinieri di Campo de' Fiori, a Roma, vede continua­mente ricomparire e tornare a delinquere i piccoli rom fer­mati per l'assalto di squadra agli anziani che fanno la spe­sa nel mercato e riportati nei campi dove vivono i genitori. Prima di celebrare questa mitezza sarebbe il caso di ascoltare cos'hanno da dire in proposito i derubati e gli assaltati.

Non c'è nessuna inten­zione razzista in queste con­statazioni: la realtà va vista per quello che è, non con gli occhi molto interessati dei co­siddetti operatori (più o meno umanitari). Rossi, presiden­te della Toscana, si bea in questo genere di compagnia foraggiata per lo più da gen­te che non è suo elettore. E mostra un razzismo subli­minale, comportandosi come gli esploratori ottocenteschi Livingstone e Stanley che, a loro volta, si beavano di mostrarsi in compagnia dei «selvaggi» dell' Mrica nera.

Quanto a sciocchezza, non è da meno il sottose­gretario Davide Faraone che, dopo una breve eclissi per

qualche notizia paragiudizia­ria proveniente da Palermo, è stato catapultato al ministero della pubblica istruzione: qui ha trovato modo di celebrare l'elogio dell'occupazione delle scuole medie superiori e degli studenti che le occupano.

Ignora, proprio questo Fa­raone, che in tutto il mondo l'insegnamento si sta facendo più duro e più serio e che una delle componenti del nostro disastro è l'insufficienza del sistema scolastico (fatto più per gli insegnanti che per gli scolari) a confronto con la concorrenza europea ed ex­traeuropea. Si faccia redigere (senza spendere i soldi di un viaggio e utilizzando quelli, troppi, che vengono erogati al nostro personale all'estero) un rapporto sulla pubblica istru­zione dal nostro ambasciatore in Polonia, per esempio.

Apprenderà, se ne sarà ca­pace, come funziona un siste­ma scolastico dei nostri giorni votato a rendere i giovani di quel Paese capaci di compe­tere con tedeschi, indiani, ci­nesi, russi e americani. E si renderà conto che è meglio tacere e passare per insensi­bili che parlare e passare per cretini.

www.cacopardo.il

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Scuola e lavoro, per i disabili ancora barriere In Italia sono più di quattro milioni Una Giornata di sensibilizzazione

ALESSIA GUERRIERI ROMA

ersone, non pesi. Diritti, non concessioni. Opportunità e strumenti d'inclusione socia-

le, non buone pratiche messe in campo a macchia di leopardo. Non è semplicemente la richiesta di ve­dere rispettati i diritti quella che ar­riva dalle associazioni dei disabili, ma la necessità di un nuovo ap­proccio. Sulla disabilità e sulla rifor­ma del Terzo settore «ci giochiamo una parte di facciID>. Matteo Renzi, intervenendo a Palazzo Chigi alle ce­lebrazioni per la giornata interna­zionale sulle disabilità, parla infatti di «battaglia culturale» per rendere reale il cambio di rotta e di «sfida di credibilità» che passa anche attra­verso la rifonna di un settore che non è il terzo, ma il primo. «La legge de­lega sarà in aula tra febbraio e mar­zo - annuncia perciò - dopo le rifor­me elettorali e costituzionali». La sta­bilizzazione del5 per mille, che «de­ve andare a chi ha dawero bisogno non ai furbi», l'aumento delle risor­se per il sociale e i nuovi fondi per il servizio civile sono le carte con cui si comincia a cambiare verso. Anche perché, dice il presidente del Con­siglio, «un Paese è competitivo se

ha nel suo cina il farsi carico degli al­tri» visto che dove c'è «solo indivi­dualismo ed egoismo non c'è spazio per il futuro». La prima svolta per la disabilità si gioca quindi sull'inclusione scolastica e lavorativa. E il con­fronto tra associazioni, sindaca-ti e politica - ricevuti ieri anche dal presidente della Repubblica al Quirinale - per la prima volta insieme dopo quindici anni, è un buon inizio. Ma non basta. Ap­pena uno su quattro dei quasi quat­tro milioni di persone con difficoltà motorie o intellettive difatti lavora; la scuola - pur con una normativa all'avanguardia e con buoni pro­getti legati alla creatività dei singo­li istituti - ha ancora qualche bar­riera (non solo architettonica) da abbattere. Ai bisogni speciali degli alunni, si risponde comunque con la formazione prima di tutto dei do­centi - ricorda il ministro dell'Istru­zione' Stefania Giannini - e con un insegnante di sostegno che «non sia delegato all'esclusione», perché questo è «un modo antiquato d'af­frontare il tema». Oggi, invece, l'in­novazione in classe corre in aiuto con strumenti tecnologici che con-

sentono di creare programmi indi­vidualizzati per gli alunni con disa­bilità, circa223mila, senza però cam-

biare gli obiettivi. Altro terreno da sminare è l'assi­stenza socio-sanitaria su cui, per il ministro della Salute, Beatrice Lo­renzin, «c'è un'eccessiva frammen­tazione di metodologiID> e occorre ri­dare omogeneità. raggiornamento dei Lea e del nomenclatore tariffario sono alcune delle novità arrivate con il Patto sulla salute, ma bisognerà farsi anche carico - continua il re­sponsabile del dicastero - «del dopo di noi con una proposta di legge» che racchiuda i testi presentati. A vivere comunque sulla propria pel­le ogni giorno le difficoltà dei disa­bili sono le famiglie e le associazio­ni. Il riconoscimento del «valore po­litico, culturale e sociale» del volon­tariato così come i passi avanti non possono far dormire sonni tranquil­li. Serve al contrario far in modo -per il portavoce del Forum Terzo set­tore' Pietro Barbieri - che «un certo circuito si chiuda per garantire ai di­sabili opportunità nuove». Certezza di bisogni e «migliore qualità della vita di queste persone», perciò, re­stano i due nodi cruciali da affron­tare pure per il presidente della Fi­sh, Vincenzo Falabella, e della Fand, Franco Bettoni, per cui i fondi stan­ziati nella legge di stabilità «restano insufficienti, ma sono un buon pun­to di partenza».

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Scelta delle superiori quasi la metà si "pente" Se potesse, il 46% cambierebbe scuola

PAOLO FERRARIO MILANO

ono generalmente soddisfat­ti dell' esperienza scolastica, anche se quasi la metà, se po-

tesse tornare indietro, cambiereb­be indirizzo di studio. Riserva mol­to spunti di riflessione, il Rapporto sui diplomati italiani diffuso ieri da Almadiploma, che ha coinvolto cir­ca 40mila studenti di oltre 300 isti­tuti scolastici, aderenti al consorzio. Al centro dell'indagine c'è il fattore "orientamento", decisivo per una soddisfacente ed efficace scelta del percorso di formazione, anche in vi­sta dell'inserimento nel mondo del lavoro. Una scelta che, però, a 14 an­ni non è sempre azzeccata. Lo di­mostra il 46% dei ragazzi intervista­ti dai ricercatori di Almadiploma, che hanno dichiarato che, se ne a­vessero la possibilità, cambiereb­bero l'indirizzo di studio e, molti, anche la stessa scuola. Secondo gli autori dell'indagine, questo "riget­t~" potreb~e es~ere evitato, orga­nIzzando glI ordmamenti scolastici con un biennio delle superiori u­guale per tutti gli indirizzi, postici­pando così la scelta vera e propria intorno ai 16 anni. Per Andrea Cammelli, fondatore e direttore del Consorzio interuni­versitarioAlmaLaurea, di cui Alma-

L'orientamento (e la valutazione) sono al centro

del Rapporto 2014 di Almadiploma. La proposta di posticipare la scelta a 16 anni, con un primo biennio

uguale per tutti

diploma è emanazione, sono due i <modi cruciali» da affrontare: «La ne­cessità, da un lato, di una diffusa e condivisa cultura della valutazione interna alla scuola e, dall'altro, l'op­portunità di offrire agli studenti un orientamento più mirato alle pro­prie esigenze individuali». Circa le ragioni di chi, potendo, cambierebbe scuola, il 41 % lo fa­rebbe principalmente per studiare materie diverse, il 22% per compie­re studi che preparino meglio al mondo del lavoro, il 15% per com­piere studi più adatti in vista dei suc­cessivi impegni universitari. Qua­lunque sia la motivazione per cui cambierebbero, quasi il 70% di essi si dichiara comunque soddisfatto del corso di studi appena concluso. In generale, 1'82% dei diplomati in­tervistati, ha dichiarato la propria soddisfazione circa la scuola fre­quentata. Ad essere promossi sono soprattutto i professori (il 78% dei diplomati è soddisfatto della loro competenza, il 72% della chiarezza espositiva e della disponibilità al dialogo e il 63% è soddisfatto della loro capacità di valutazione), men­tre decisamente bocciate sono le in­frastrutture e i diversi aspetti del­l'organizzazione scolastica. L'ade­guatezza dei laboratori, delle aule e degli impianti e attrezzature sporti­ve è ritenuta infatti soddisfacente

rispettivamente dal 53%, dal 51 % e dal 49% degli studenti. ~irca le prospettive post-diploma, Il 54% degli intervistati intende i­scriversi all'università, il21 % pensa di cercare un lavoro, il 7% ritiene di riuscire a conciliare entrambe le at­tività. Il 15% dei diplomati è invece ancora incerto sul proprio futuro e una quota particolarmente elevata (23%) di indecisi, si trova tra i di­plomati tecnici, seguiti dai profes­sionali (19%). Chi, invece, sceglie di proseguire gli studi all'università (per il 65% si tratta di liceali), è spinto so­prattutto da tre motivazioni: poter svolgere - grazie alla laurea -l'at­tività professionale di proprio in­teresse, approfondire i propri in­teressi culturali e avere in futuro un lavoro ben retribuito. La stra­grande maggioranza (il 90%) dei diplomati intenzionati ad iscri­versi all'università, infatti, ritiene decisamente importante almeno una di queste tre ragioni. La stabilità del posto di lavoro, è in­fine una condizione desiderata dai giovani diplomati. Gli intervistati da Almadiploma attribuiscono parti­colare importanza (alta percentua­le di "decisamente rilevante") a quattro aspetti: la stabilità! sicurez­za del posto di lavoro, l'acquisizio­ne di professionalità, la possibilità di guadagno e la carriera.

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PUBBLICATO DALL'AMMINISTRAZIONE

Asili nido, pronto il bando per l'affidamento dei servizi: si parte a gennaio 2015 MARANO. Via al nuovo bando per l'affidamento dei servizi degli asili nido presenti sul territorio comunale. L'appalto da 190mila euro, iva inclusa, è destinato a tutte quelle cooperative sociali, singole o costituitesi in consorzio che presenteranno regolare domanda a cavallo tra la fine dell'anno in corso e l'inizio del nuovo. Di fatti, i soggetti interessati, potranno inoltrare le proprie domande in un arco di tempo che si conclude in 25 giorni a partire dalla data di pubblicazione dell'avviso sulla Gazzetta Ufficiale. Espletatala gara, l'affidamento partirà il prossimo 7 gennaio 2015 ed avrà una durata di lO mesi, più un undicesimo con una proroga che scatterà in automatico alla fine del periodo. Sarà il dottor De Biase, responsabile dell'area amministrativa del Comune di Marano, a vagliare le domande pervenute al Municipio di corso Umberto 16. N el bando di gara, fra le altre cose, è specificato come le cooperative sociali debbano aver maturato, nei 5 anni precedenti alla pubblicazione dell'avviso pubblico, almeno un anno di esperienza nella gestione nella scuola dell'infanzia. In più, devono essere regolarmente iscritte al registro delle imprese della competente Camera di Commercio, Artigianato e Agricoltura. Attualmente sono cinque gli asili nido dislocati sul territorio comunale e per i quali partirà la nuova gestione dei plessi a partire dall'anno nuovo. I fondi necessari per l'appalto appena pubblicato sono attinti dalle risorse previste del II Piano Sociale Regionale, nella prima annualità dell'anno 2013, relative al Piano Sociale di Zona dell' Ambito N15 formato dai Comuni di Quarto e Marano di cui quest'ultimo rappresenta l'Ente capofila.

ANTOSA

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il manifesto

ALMADIPLOMA

Diplomati incerti sul futuro in una scuola'di classe

Mario Pierro

L 'origine sociale condiziona la scelta della. scuola secondaria superiore. E questa l'immagi­

ne della scuola italiana che emerge dal XII rapporto Almadiploma rea­lizzato nel luglio scorso con il coin­volgimento di 40 mila diplomati in più di 300 istituti nel Lazio, Puglia, Lombardia, Emilia Romagna, Ligu­ria. li 6.5% dei diplomati che prose­guono gli studi all'università vengo­no dal liceo classico o scientifico. I loro genitori sono in maggioranza diplomati. Queste scuole si caratte­rizzano «per una forte presenza di studenti di estrazione borghese e una sotto-rappresentazione dei fi­gli della classe operaiw> sostiene An­drea Cammelli, presidente di Alma­laurea-almadiplomà. Scenario di­verso tra chi ha frequentato i tecni­ci o i professionali. La percentuale

. dei genitori con titoli di studio ele­vati si riduce al minimo. In com­penso, precisa Cainrnelli, 82 imma­tricolati su 100 provengono da fa­miglie i cui genitori non hanno esperienze di studi all'università, mentre 1.5 su 100 abbandonano do­po il primo anno di corsi. La mag­giore propensione a proseguire gli studi è delle ragazze e, in generale, «di chi proviene da contesti familia­ri più favoriti e ottiene votazioni mediamente più elevate». Per estendere tale propensione, e cam­biare la struttura di classe che carat­terizza la scuola italiana, per Alma­Diploma servirebbe una vera politi­ca del diritto allo studio e soprattut­to interventi seri sull'orientamento agli studi. In questa chiave potreb­be essere utile «creare un biennio comune a tutti gli indirizzi scolasti­ci e posticipare la scelta a 16 anni». Ciò permetterebbe anche di evita­re i casi di «pentimento». Dalla rile­vazione risulta infatti -che il 46% de­gli studenti cambierebbe indirizzo di studio o scuola. li 41 % lo farebbe principalmente per studiare mate­rie diverse, il 22% per compiere stu­di che preparino meglio al mondo

del lavoro, il 1.5% per compiere stu­di più adatti in vista dei successivi studi universitari. Un TU.olo impor­tante lo svolge l'«autovalutazione» delle 'scuole, Diversamente dal mo­dello dominante adottato, quello della competizione tra gli istituti mediante assegnazio'ne di punteg­gi in graduatoria, bisognerebbe «creare un percorso condiviso, at­tento al contesto socio-culturale, tra le scuole - ha detto Mauro Bor­sarini, dirigente scolastico del Righi di Bologna durante la presentazio­ne del rapporto - La verifica dovreb­be awenire in forma pubblica e tra­sparente». L'indagine ha registrato inoltre che il .52% dei diplomati ha svolto uno stage previsto dai pro­grammi scolastici (negli indirizzi professionali tali attività formative sono praticamente obbligatorie) e il 32% dei diplomati ha compiuto esperienze di studio all'estero, me­tà dei quali partecipando a pro­grammi organizzati dal proprio Isti­tuto, La lingua inglese è la più diffu­sa: .52 diplomati su 100 dichiarano di avere una conoscenza «almeno buona» dell'inglese scritto. L'anali­si denuncia l'emorragia nella popo­lazione dei 1genni. Negli ultimi 30 anni, l'Italia ha registrano un decre­mento demografico del 40% in que­sta fascia d'età (-389 mila ragazze e ragazzi). Per Cammelli «quella che si chiamava la piramide per età og­gi è diventata un asso di picche con forti restrizione alla base». Per que­sti giovani il paese non prepara un futuro favoloso. A luglio i diplomati nei tecnici (23 %) e nei professionali (19%) erano incerti sul loro futuro precario.

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COBBIEBE DELLA SEBA

Università

Nuova lettera dei rettori: tempi e modi certi sul test di Medicina ROMA Chiedono «tempi e modi certi» perché <<Don possiamo lasciare nel limbo migliaia di studenti e le loro famiglie». Perché il test di ammissione a Medicina va fatto anche quest'anno, e, spiega il rettore di Tor Vergata Giuseppe Novelli, «siamo a dicembre: la bozza di riforma del sistema che la ministra Stefania Giannini ci aveva promesso non si è vista e noi siamo ancora in attesa». Perciò i rettori della Conferenza delle università italiane (Cmi) tornano a scrivere alla ministra: oggi le daranno una nuova lettera per ribadire «la necessità per la realizzazione di test che rispettino criteri di qualità e meritocraziID>. (C. Vol.)

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Data 04-12-2014 Pagina 31 Foglio 1

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"Thrino è già in grado di attrarre i talenti"

il dibattito sulla cttà universitaria. Interviene il rettore del Poli

I nte r.i sta

LETIZIA TOHTELLO

~~ur~~;::; tIvo, se e in grado

di attrarre studenti di talento. Torino lo fa. Sono ottimista sulle potenzialità, il percorso è stato avviato. Concordo con il collega Ajani: i fondamentali li abbiamo». Marco Gilli, ret­tore del Politecnico, intervie­ne nel dibattito su Torino cit­tà-universitaria.

In che direzione deve lavora­re Torino, per riconvertire la sua economia attorno al te­ma della formazione?

«Dobbiamo prestare grandis­sima attenzione al supporto allo studio. Quest'anno, la Re­gione ha ripristinato borse per gli studenti, è una buona notizia. Le migliori università del mondo, sostengono molto i

!ullauStampa» Il

.. Il nostro serVIZIO di mrtedì scorso sull'inaugu­rzione del nuovo Anno Ac­cdemico.

lOIi'Ìscritti. Al Politecnico, ab­bimo inserito un percorso spe­cire per i ragazzi di talento: il 5'M:legli studenti ha l'esenzione tOlle dalle tasse e ha corsi ag­gintivi dedicati».

Una misura necessaria pernon farli fuggire all'estero?

«Il competitività fra universi­tàè costante e l'impegno per amentare la reputazione degli atnei è sempre più grande. Oc­cere garantire una qualità mi­gbre e non lasciare scappare i

ragazzi, soprattutto i più meri­tevoli, sennò si vanifica lo sfor­zo formativo. Affinché i più bra­vi non fuggano all'Imperial Col­lege o a Oxford. Torino ha fatto passi avanti: accoglie 100 mila studenti, tra Università (con 70 mila) e Politecnico (30 mila). Parlando del Poli, siamo una grande scuola, non una scuolet­ta a numero chiuso, con qual­che migliaio di ragazzi. Siamo

formare persone preparate su quel che sarà in futuro. Ma pos­siamo allenare studenti al pro­blem solving, al lavoro in team, proponendo tirocini in azienda. Questa, credo, è la strategia che ci ha premiato. Avere stretti rapporti con l'industria e pro­gettare il corso di studi in fun­zione di questi rapporti«.

Strutture per la didattica. Tori­no è competitiva?

«Siamo attrattivi aperti sostan­zialmente a tut­ti, poi siamo molto selettivi».

Anche voi, pe­rò, avete il nu­mero chiuso.

GLI INGEGNERI

«A lU1 anno dalla fine il 90010 ha

trovato lavoro»

per la qualità del­la vita e per quel­la della ricerca. Concordo con Ajani che c'è un problema di ina­

«E' vero, ma la STRUTTURE deguatezza di al­soglia dei 5000 immatricolati è più che altro un limite di sosteni­bilità delle strut­

«I campus servono per ottenere

massima qualità»

cuni spazi. I cam­pus sono fonda­mentali per la vi­ta universitaria. Noi abbiamo il

ture. Metà di quelli che si iscri­vono riescono a prendere la lau­rea. Invece, c'è un dato che amo ricordare: a Ingegneria, a un anno dalla fine, il 90% dei laure­ati ha trovato lavoro».

Come si ottiene questo risulta­to?

«Il segreto di una buona univer­sità è avere una formazione so­lida di base, trasversale e inter­disciplinare. Le tecnologie cambiano alla velocità della lu­ce, è chiaro che non possiamo

18% di studenti stranieri, che passano più tempo al campus, che nelle rispettive case o stan­ze. Torino ha scelto il modello che progetta le università den­tro la città. Ingegneria è a po­sto, Architettura no. C'è l'im­pegno del Comune ad aprire il nuovo polo di Torino Esposi­zioni. Se riusciremo a farlo e integreremo architettura e de­sign, laboratori, docenti, stu­denti e aziende, allora saremo davvero competitivi».

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llmondo dellavoro èlontano Licia Mattioli, presidente dell'Unione Industriale:«Le aziende stanno guardando a Torino come a un bacino interessante su cui investire, perché trovano laureati di qualità. Non ultima la Petro­nas, multinazionale petrol­chimica male se, che ha raddoppia­totra San­tena e Villa­stellone il centro ricerche, in quanto qui incontra giovani ingegneri capaci nel suo settore. Ciò che serve? Una più forte alternanza tra formazione universitaria e tirocinio, e non mi riferisco solo alle facoltà politecniche. Spesso, il mondo del lavoro è per i ragazzi una rivelazione, un universo che credevano molto diverso durante gli anni di studio». [L.T.[

Uofferta culturale èbuona Martino Gozzi, direttore organizzativo Scuola Hol­den:«Quando la Holden ha pensato di ingrandirsi, ha valutato diverse ipotesi per aprire una nuova sede, tra cui Roma. Poi, è rimasta a Torino. Perché questa città offre molto, sul tema della produziorie culturale. Bisogna credere negli stu­denti e investire su di loro. Ci sono tanti

soggetti formativi di prima eccellenza: penso ai due atenei, all'Accademia Alber­tina, a lad e led, a noi. Il monito per tutti è di non irrigidirsi e di non chiudersi. Di cercare il più possibile collaborazioni e contatti con il mercato del lavoro, che sono fondamentali». [L.T.]

lil.aenli - -----

E' solo uno slogan vuoto Ilaria Manti, presidente del Consiglio degli Studenti dell'Università:«Città univer­sitaria lo siamo molto più a parole, che nei fatti. Questo è diventato uno slogan diffuso, noi che frequentiamo i corsi tutti i giorni restiamo un po' perplessi. Pensiamo al costo molto eleva­toperaf­frontare il percorso della laurea. Per fortuna, ora, la Re­gione ha annunciato che investirà 7 milioni per il diritto allo studio. C'è un problema urgente di aule. Siamo ancora costretti a fare lezione seduti per terra. Utilizziamo la nuova aula ma­gna per la didattica, non solo per le cerimonie. Mancano le residenze e sono insufficienti i luoghi di aggregazione».

Lavorare sulle residenze

[L. T.]

Riccardo D'Elicio, presiden­te Cus Torino: «Nel 2007, quando parlavamo di Torino come di un campus a cielo aperto, la gente non ci crede­va. Non voglio sindacare sulla qualità della formazio-

ne. Noi, come Cus, stiamo ingrandendo l'offerta sporti­va per gli studenti. Sul discorso delle resi­denze biso­gnaancora fare molto: ci sono 20 mila case sfitte, molte famiglie hanno un componente solo, che potrebbe prendere in casa uno studente universitario. Occorre pensare a politiche di accoglienza migliori e diversificate. Sarebbe anche utile incentivare i locali a creare proposte a forte voca­zione universitaria». [L.T.]

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Marco GilU non ha dubbi:

«La soglia delle 5000

matricole è più che altro

un limite di sostenibilità

delle strutture.

Metà di quelli che si

iscrivono riescono

a prendere la laurea»

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Data 04-12-2014 Pagina 34 Foglio 1 /2

È quanto emerge da una ricerca di Teamsystem coordinata dal Politecnico di Milano

Il passaparola è l'arma vincente Clienti e imprese si fidano più del consiglio di un amico

Il miglior biglietto da vi­sita del professionista è il passa parola sulla sua competenza. Il cliente

alla ricerca di competenze specifiche, infatti, si fida più volentieri del consiglio di chi ha avuto già relazioni di l,avoro con il professionista. E questa una prima indi­cazione messa a fuoco dal gruppo Teamsystem con la ricerca "Professionisti e bu­siness: quale futuro?}} Giun­ta alla sua ottava edizione, l'iniziativa <<Vision profes­sionisti}} organizzata con la partecipazione del Politec­nico di Milano e il patrocinio dell'Unione nazionale giova­ni commercialisti ed esperti

contabili quest'anno presenta i risultati della ricerca com­missionata alla School of ma­nagement del Politecnico di Milano sull'evoluzione della figura del professionista e come essa viene percepita dai loro clienti.

Dunque, nonostante la facilità di ricerca sui cana­li digitali, il passaparola, tra consiglio di una perso­na amica o una relazione di lavoro, rimane con il 48% il canale preponderante con cui le aziende scelgono i pro­fessionisti a cui affidarsi. Il 34% del campione, invece, si affida a un professionista rispetto a un altro dopo una ricerca per conoscenze speci-

I Clienti come scelgono i loro Professionisti?

Consiglio di una pe~na con cui ho una relazione di lavo l' ••••••••

Ricerca di un Professionista con 'onoscenze speCif!Ch ••••••

Consillio di un arm~tll ••

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Autocandidatura del Prolessiolnistllil

Ricerche su

fiche. Gli altri risultati della ricerca mettono in evidenza come la relazione tra azien­de e professionisti è ancora prevalentemente cartacea; il 48% dei professionisti porta sempre con sé i documenti da consultare, mentre solo il 17% utilizza invece un pcJta­blet per collegarsi al proprio studio con l.email che rappre­senta lo strumento principale di relazione: ne fa uso 1'82%, soprattutto cedolini paga e fatture attive o passive, con i professionisti abitualmente utilizzati. A distanza seguono contratti, libri contabili e do­cumenti relativi alla gestione dei crediti della clientela. La ricerca evidenzia anche una

maggiore soddisfazione verso i consulenti del lavoro (89%) se paragonati ai commercia­listi (82%). Un po' più della metà delle Pmi del campione, infine, dichiara di utilizzare la Pec per scambiare docu­menti e informazioni con i professionisti. Quasi il 40%, però, dichiara di averla ma di non farne uso. Il 30% del­le aziende intervistate riten­gono che la presenza di un portale sarebbe utile per lo scambio di documenti e rela­zioni in modo elettronico; il 33% lo utilizzerebbe per l'in­serimento di dati utili per il professionista, mentre il 36% per l'inserimento di dati pro­venienti dai propri applicati­vi aziendali.

Come interagiscono Clienti e Professionisti?

Email

Visite periodiche del Professionista in azienda

Appuntamento presso lo Studio

Istant messagi~ (es.Skype)

Altro 1%

0% 50% 100%

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Christopher Pissarides

«Bene la riforma ma i suoi effetti solo in quattro anni»

di Alessandro Merli

IJobsActdelGovernoRenzi va bene, le riforme del mer­cato del lavoro in Europa so-

no indispensabili e vanno fatte subito, ma non è da quelle che ci si può aspettare la ripresa, per­ché gli effetti più sostanziosi sul­l'occupazione vedranno solo fra qualche anno. Per far ripartire l'eurozona bisogna invertire la politica monetaria e quellafisca­le sbagliate degli ultimi anni.

Sir Christopher Pissarides, economista anglo-cipriota della London School of Economics, premio Nobel nel 2010, esperto di problemi dellavoro, ha le idee molto chiare sulle politiche di cui hanno bisogno l'Italia e l'Eu­ropa per uscire dalla crisi.

«Prima si fanno le riforme del mercato del lavoro e meglio è -dice Pissarides in un'intervista telefonica, alla vigilia della setti­malezione Ibm in studi dellavo­ro, che terrà domani all'Univer­sità Statale di Milano (www.eps.unimi.it). nell'ambi­to del corso magistrale in inglese dieconomiaescienzepolitiche­LaSpagnahainiziatoneI2011,ma poi la messa in atto è stata lenta. Ora si cominciano a vedere i ri­sultati. La Grecia le ha annuncia­te, ma poi non le ha realizzate. L'Italia parte adesso. La propo­sta del Governo Renzi su questo è un ottimo inizio, ma ricordia­moci che, sulla base dell'espe­rienza di altri Paesi, gli effetti più significativi sull'occupazione arrivano dopo circa 4 anni».

Il parere del premio N obel sul Jobs Act è positivo. «Sono d'ac­cordo con l'idea - afferma - di rendere più flessibili assunzioni e licenziamenti. E anche conl'in­troduzione di un contratto di la­voro unificato a garanzie cre­scenti e con la proposta di sot­trarre ai giudici la decisione sul reintegro. Si va verso la direzio­ne della flexicurity, adottata al­trove, ed è la direzione giusta. Un altro elemento importante sono gli incentivi all'apprendi­stato. E non credo che con la ri­forma si eliminino le protezioni dei lavoratori: solo che queste devono toccare allo Stato».

Nel confronto europeo con gli altri Paesi maggiormente in­vestiti dalla crisi, l'Italia spicca perché è quello in cui c'è stato il minor aggiustamento del costo del lavoro. «Questo dipende -sostiene Pissarides (la cui lettu­ra sarà poi oggetto di un dibatti­to in Statale che coinvolgerà tra l'altro i consiglieri di Renzi su questi temi, Tommaso Nannici­ni e Filippo Taddei - dalle resi­stenze e dal potere dei sindacati. E certamente anche il sistemafi­scale, che penalizza il lavoro, non ha aiutato».

L'economista è convinto però che le riforme del lavoro, per quanto importanti e urgenti, non possano risolvere tutti i proble­mi dell' euro zona. «La crisi nei Paesi del sud - dice - non è stata una crisi creata dal mercato del lavoro, ma dalle politiche sba­gliate della Banca centrale euro­pea e dalle scelte di austerità fi­scale imposte dalla troika, nei

Paesi sottoposti a programmi, o dall'Eurogruppo, dominato dal­Ia Germania. Non dobbiamo quindi aspettarci che la ripresa siaportatadalleriformedelmer­cato del lavoro, ma dall'inversio­ne di queste politiche sbagliate, sul piano monetario e fiscale».

Il suo messaggio per il consi­glio della Bce, che si riunisce og­gi a Francoforte e con ogni pro­babilità non annuncerà alcuna nuova misura, è molto netto. «La Bce deve fare quello di cui il suo presidente Mario Draghi sta parlando da mesi. Prenda misu­renonconvenzionali,acquistiti­toli di Stato. Due mesi fa, ha an­nunciato delle misure che non stanno certamente avendo l'ef­fetto di riportare l'inflazione verso l'obiettivo del 2% o di espandere il bilancio della Bce. Quando sento dire che l'inflazio­ne siavvieràsul percorso verso il 2%, dico che tre anni di inflazio­ne così bassa, come prevede la stessa Bce, sono troppo lunghi».

Sulla politica di bilancio, è la Germania che dovrebbe fare di più, secondo Pissarides. «Berli­no - sostiene - può permettersi di fare investimenti aggiuntivi pari all'1 per cento del prodotto interno lordo senza violare le regole di bilancio europee, non lo 0,1 per cento che ha annuncia­to. L'idea di voler raggiungere a tutti i costi il pareggio di bilan­cio è una sciocchezza, soprat­tutto dato che i Paesi dell'Euro­pa meridionale non hanno mar­gini per stimoli fiscali a causa dell'alto debito: se sì vuoi stare

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in un'unione monetaria si deve lavorare insieme, altrimenti non è una vera partnership, se ognuno viene lasciato a doversi salvare da solo. Anche i Paesi del Sud, però (e qui includo an­che la Francia, anche se Franço­is Hollande è un leader molto debole), dovrebbero avere un approccio diverso, coordinarsi fra diloro e fare delle buone pro­poste. Proporre un cambio di passo. In parte Renzi lo sta di­cendo, ma poi con gli altri devo­no muoversi insieme».

rt R:PRODUlIONc RISERVATA

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Christopher A. Pissarides l!l Nato nel1948 a Cipro, economista britannico (London School of Economics) è stato insignito del Nobel per l'Economia nel 2010. La sua opera più famosa risaleal1994 "jobcreation and job destruction in the theory of unemployment" pubblicata insieme con il collega Dale Mortensen. Il premiQ Nobello ha condiviso con lo stesso Mortensen econ PeterDiamond (Mit) peri lavoro comuni nel campo della "search theory". L'idea principale èchei lavoratori e le imprese sono in qualche modo eterogenei tra loro per cui passano del tempo a cercarsi l'uno con l'altro in attesa

, di trova re il "pa rtner" che veramente stanno cercando. Questa ricerca dà luogo al fenomeno della disoccupazione

. frizionale.

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La delega sul lavoro (;Ii ammortizzatori

Verso l'unificazione tra Aspi e mini-Aspi tempi più lunghi per la nuova Cig

Il nuovo codice

Interventi previsti su controlli, mansioni e gli adempimenti sui contratti I~TTUA.TIIJI

Prima semplificazione sull'art 18 Il decreto è atteso alle Camere a metà dicembre subito dopo lo sciopero della Cgil

Davide Colombo Claudio Tucci

Il primo decreto attuativo del J obs act, convertito defini­tivamente ieri in legge, sarà quello con la normativa sul contratto a tempo indetermi­nato a tutele crescenti per i nuovi assunti, che avrà impat­to diretto sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. I tecnici di palazzo Chigi e ministero del Lavoro ci stanno lavoran­do da settimane, e nei prossi­mi giorni si stringeranno i tempi visto l'obiettivo del Go­verno di aver pronte le nuove norme già a gennaio.

I nodi principali di questo Dlgs, che dovrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei ministri a metà dicembre, so­no l'entità degli indennizzi nei

casi di licenziamento econo­mico illegittimo (qui scompa­rirà per sempre la tutela rea­le),che,dopoleultimelimatu­re, non dovrebbero superare i tetti oggi previsti dalla legge Fornero (24 mensilità). Per non gravare eccessivamente sulle aziende. In caso di conci­liazione si potrebbe scendere a 18 mesi (rispetto alle prime ipotesi di 24mensilità). C'e poi da chiarire quali sono le "spe­cifiche fattispecie" dilicenzia­mento disciplinare per le qua­li resterà in piedi il reintegro, con l'ipotesi, emersa con sem­pre più insistenza nel corso delle ultime riunioni dei tecni­ci, di introdurre la clausola di "opting out", cioè di consenti­re al datore di lavoro di poter scegliere di versare un maxi­indennizzo al lavoratore al

posto del reintegro disposto dal giudice. La clausola del­l'opzione oggi è prevista per il solo lavoratore; ma l'estensio­ne anche all'azienda non sa­rebbe una novità assoluta, vi­sto che è normalmente legge in altri paesi Ue,come Spagna e Germania. Per le piccole im­prese (quelle sotto il tetto dei 15 dipendenti) non dovrebbe­ro esserci penalizzazioni (ri­spetto alla situazione attuale) conI' entrata in vigore del nuo­vo contratto a tutele crescenti.

Contemporaneamente, o nelle settimane immediata­mente successive, dovrebbe essere varato anche il decre­H)-delegato con la nuova Aspi, rafforzata nella durata (non si sa se anche nell'importo), ed estesa a una prima platea di circa 350mila collaboratori

(oggi in caso di perdita del la­voro non hanno tutele). La nuova Aspi, quasi sicuramen­te, vedràlafusionetrale attua­li Aspi e mini-Aspi. Il riordino degli ammortizzatori sociali (cassa integrazione) arriverà, probabilmente, in unmomen­to successivo, visto che si trat­ta di una riforma "non a costo zero" e dovrà essere concor­data conia RaS>1 oneria genera­le dello Stato.

Molto atteso è anche il Dlgs che dovràriscriverelo Statuto dei lavoratori per arrivare a un codice semplificato del lavo­ro; e quello che ridisegnerà le politiche attive, storicamente l'anello debole del nostro mercato del lavoro (qui si do­vrà sperimentare il contratto di ricollocazione).

:r:RlPRr.D!:lIW,fR;~ERVATA

Reintegro o indennizzo, ipotesi «opzione» a sanzione della reintegrazione sarà esclusa per

tutti i licenziamenti non sorretti da contestazione disciplinare: e quindi per i licenziamenti per motivo economico-organizzativo o per scarso rendimento oggettivo e per la generalità dei licenzianlenti disciplinari. La regola, qui, sarà l'indennizzo proporzionale all'anzianità di servizio del lavoratore.

Nel decreto-delegato che dovrà dettagliare la normativa sul contratto a tcmpo indeterminato per ineo-assunti si sta discutendo, ancora, dcll' entità dei ristori

economici. Si ipotizza una mensilità e mezza ogni anno di servizio fmo a un tetto di 24 mensilità (si scende quindi rispetto alle originarie 36 mcnsilità). Ci sarebbe la possibilità per il datore di versare spontaneamente un importo pari a unamensilità per anno di lavoro fmo aunrnassimo di 18 (anche qui si ridurrebbe il primo tetto di 24 mensilità). Sul fronte dei licenziamenti disciplinari la tutela reale rimarrà ma solo per fattispecie lin1itate assimilabili ai licenziamenti discriminatori. Qui la discussione è piuttosto aperta: si

ragiona su una defrnizione molto stretta dei casi; o qualora ciò non sia possibile di individuare una nozione un po' più ampia, prevedendo però per il datore di lavoro di poter sempre trasformare l'eventuale condanna al reintegro in un risarcimento monetario (in base a una clausola di "opting out", in vigore già in altri paesi europei, come Spagna e Germania). I nodi da sciogliere riguardano anche il possibile aggravio costi per le piccole aziende: attualmente alle inlprese sotto Ìl5 dipendenti non è applicato l'articolo 18 e

l'indennizzo, in caso di licenziamento economico illegittimo, oscilla tra le 2,5 e le 6 mensilitàmassime. Qui l'orientamento del Governo è quello di non peggiorare la situazione oggi in vigore. C'è poi da risolvere il nodo dei licenziamenti collettivi (che sono per defrnizione "economici"). Il passaggio dalla tutela reale all'indennizzo dovrebbe esserci. Però il dettaglio arriverà in un secondo momento, con il varo del decreto attuativo sul codice semplificato.

t RIPRODULIONE RISERVATA

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Sanzioni per chi rifiuta un'occupazione Assicurazione sociale per l'impiego (Aspi)­

l'ammortizzatore introdotto dalla legge Fornero in sostituzione dell' assegno di disoccupazione­verràrimodulata uniformando la disciplina ordinaria con quella dei trattamenti brevi. Insostanzanon ci sarà più la differenza tra Aspi e l'attuale miniAspi destinata ai precari, poiché la durata dei trattamenti sarà rapportata ai contributi versati, con un incremento della durata massima per i lavoratori che hanno carriere contributive più lunghe. Un'altra novità contenuta nella legge

delega è rappresentata dall' estensione dell'applicazione dell'Aspi ai lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa «fmo al suo superamento». Che, come ha spiegato ilrelatore, Pietro Ichino (Sc), vamteso come un richiamo al riordino e alla semplificazione della disciplina dei contratti di lavoro che porterà (con un altro decreto delegato) al superamento di una particolare fattispecie della collaborazione coordinata e continuativa, il contatto a progetto. Sono esclusi dall'Aspi amministratori e sindaci. Per il

soggetto che beneficia dell'Aspi saranno attivati meccanismi che incentivino la ricerca di una nuova occupazione, coni! coinvolgimento anche in attività a beneficio delle comunità locali, con modalità che non creino aspettative di un accesso agevolato alla pubblica amministrazione. Nel decreto legislativo verranno adeguate le sanzioni e le modalità di applicazione -per aumentare l'effettività, secondo criteri «oggettivi euniforrni» -nei confronti dellavoratore beneficiario del sostegno al

reddito che rifiuta una nuova occupazione, o programmi di formazione o che non intenda svolgere attività a beneficio delle comunità locali. È prevista l'introduzione di massimali in relazione alla contribuzione figurativa, inoltre, al termine dell'Aspi potrebbe scattare una prestazione, «eventualmente priva di copertura figurativa», limitata ai lavoratori in disoccupazione involontaria che presentino valori ridotti dell'Isee, sempre a condizione che partecipino ad iniziative di attivazione che vengano proposte.

Stop alla Cig se la chiusura è definitiva a cassa integrazione cambierà, e non sarà più

concessa per le aziende decotte. Il decreto attuativo che dovrà ridisegnare il perimetro degli strumenti di tutela «in costanza di rapporto di lavoro» non è ancora pronto; arriverà più tardi, essendo una riforma non a costo zero e si dovranno fare bene i conti con la Ragioneria generale dello Stato. Il J obs act fissa i criteri generali del Dlgs: si chiarisce la limitazione dell'intervento della Cig ai soli· casi di cessazione temporanea,

ovvero di sospensione dell'attività aziendale con ragionevole prospettiva di ripresa dell'attività stessa, quindi del lavoro dei dipendenti, entro il termine di durata dell'intervento, come ha chiarito martedì in Aula al Senato, il relatore Pietro Ichino (Sc). Verranno quindi escluse forme di integrazione salariale in caso di cessazione definitiva dell'attività aziendale o di un ramo di impresa. L'accesso alla Cig, poi, sarà subordinato all'esaurimento delle possibilità contrattuali di

riduzione dell'orario di lavoro, eventualmente destinando una parte delle risorse attribuite alla Cig a favore dei contratti di solidarietà. Ci sarà sicuramente anche una rivisitazione dei limiti di durata del sussidio da rapportare al massimo di ore ordinarie lavorabili nel periodo di intervento della Cig ordinaria e straordinaria e dovranno essere individuati dei meccanismi di incentivazione alla rotazione. Saranno poi rimodulate le aliquote contributive ordinarie sulla base dell'effettivo ricorso

allo strumento (già oggi l'industria paga più di tutti e, con questa novità, c'è quindi un rischio di aumento dei costi, che il Governo è opportuno che scongiuri).

Il riordino della Cig vedrà anche una riduzione degli oneri contributivi ordinari e una rimodulazione degli stessi tra i settori in funzione dell'utilizzo effettivo. Si conferma infine l'avvio dei fondi di solidarietà introdotti dalla legge Fornero (ma che hanno poco appeal tra le aziende).

It RIPRODUZJONE RISERVATA

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Arriva il restyling per lo statuto dei lavoratori a disciplina dello Statuto dei lavoratori del 1970 verrà

aggiornata in un Testo unico semplificato. Quello che viene comunemente definito Codice semplifIcato conterrà le norme legislative di fonte nazionale relative alle diverse tipologie contrattuali e ai relativi rapporti di lavoro. VerramlO individuate tutte le forme contrattuali esistenti per valutarne la coerenza con il contesto produttivo, e decidere se modifIcarle o superarle. È prevista la revisione della disciplina delle mansioni (articolo 13 delo Statuto dei lavoratori) in caso di processi

di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale individuati in base a parametri ogettivi, contemperando gli interessi dell'impresa all'impiego del personale con quelli del lavoratore alla tutela del posto di lavoro. Nella legge è fissato un paletto che il Governo dovrà rispettare nell' esercizio della delega: viene posto come linllte la modifIca dell'inquadramento. La contrattazione collettiva, anche aziendale, ovvero di secondo livello, stipulata con i sindacati comparativamente più

rappresentativi sul piano nazionale (a livello interconfederale o di categoria), J?otrà individuare ulteriori ipotesi. E prevista anche la revisione della disciplina dei controlli a distanza sugli impianti e sugli strUlllenti di . lavoro (articolo 4 dello Statuto) tenendo conto dell' evoluzione tecnologica e contempetrando le esigenze produttive dell'impresa con la tutela della privacy del lavoratore. Si potrà sperimentare l'introduzione del compenso orario minimo, applicabile però ai soli rapporti che hamlo per oggetto una prestazione di lavoro

subordinato, alle collaborazioni coordinate e continuative, in settori non regolati dai contratti colettivi sottoscritti dai sindacati e dalle organizzazioni datoriali più rapprersentative. È necessaria però la consultazione preventiva delle parti sociali comparativamente più rappresentative sul piano nazinale. Si prevede il ricorso ai voucherperprestazioni di lavoro accessorio per attività discontinue e occasionali, in diversi settori produttivi, confermando l'attuale tetto di5Jnila euro l'amlo.

li:; RIPROOU71ONE RISERVATA

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Crescono i contratti a tempo indeterminato (+7,1%) ma le cessazioni superano gli avviamenti

Tra luglio e settembre più assunzioni stabili Nel suo altalenare ancora mol­

to doloroso iI mercato del lavoro del terzo trimestre 2014 manda qualche timido segnale di fiducia. I dati sulle assunzioni e le cessazioni diffusiieli dal ministero del Lavoro con il sistema delle comunicazioni obbligatorie ci dicono infatti che tra luglio e settembre il saldo è stato positivo (2474.1Ì2 avviamenti di nuovi rapporti di lavoro, +204%, contro2.415·928cessazioni,+0,9%)·

I nuovi impieghi per lavoro di­pendente o parasubordinato sono cresciuti di 60mila unità in 90 gior­ni e - come anticipato dallo stesso ministero venerdì passato in con­comitanza con i dati Istat (ottobre tasso di disoccupazione al 13,2%; +003% mese su mese e +1% anno su anno)-sonocresciutipiùdeglialtri i contratti a tempo indeterminato ( +7,1%,paria26·504unitàinpiù),se-

guiti dagli apprendistati (+3,8% pa­ria2.l84attivazioni)icontrattiater­mine ( +1,8%; 30.721 unità) e le colla­borazioni (+1%; 1.540 unità). Ma il bilancio traattivazionie cessazioni dei contratti a tempo indetermina­to resta a favore di queste ulti­me: 483.027 i cessati contro i 40i.647 attivati, mentre lo stessO saldo resta positivo (146mila unità circa) per i contratti a termine. Q!lando si leggono questi dati am­ministrativi bisogna sempre ricor­dare che irapportidilavoro attivati (o cessati) non corrispondono mai conilnumerodilavoratoricoinvol­ti, visto che in molti casi la stessa persona ha un rinnovo del contrat­to a termine scaduto (il 70% dei flussi in entrata e uscita è determi­nato dai contratti a termine). Così dietro i 204 milioni di attivazioni ci son01.917·932Iavoratoriincarneed ossa, in gran parte tra i 25 e i44 anni

di età. Qualcosa di particolare è acca­

duto, nel periodo, nella scuola, ca­ratterizzataperil75%daattivazioni a tempo determinato. In questo comparto prima dell'inizio del nuovo anno scolastico sono calati i tempi determinati (-il,2% attiva­zioni rispetto al terzo trimestre 2013) e si è verificato un forte au­mento del tempo indeterminato ( +17.l76attivazioni).Nelcontempo tra le cessazioni in questo settore emergono oltre il.OOO pensiona­menti, con un aumento tendenzia­le di oltre il 36 per cento. Guardan­do ai flussi delle uscite i 204 milioni di rapporti cessati hanno riguarda­to 1.910.394 lavoratori, con un valo­re medio di cessazioni per addetto paria1,26,datocheconfermailforte peso dei contratti a termine. In par­ticolare743.679 contratti terminati

quest' estate hanno avuto una dura­ta inferiore al mese (il30,8% del to­tale) e 389.769 oltre l'anno (16,1%). Tra i rapporti di lavoro cessati di brevissima durata si evidenziano poco meno di 370mila rapporti di lavoro con durata compresa tra uno e tre giorni (di cui 276-375 rap­porti di lavoro di un giorno, pari al­l'ilA%" del volume complessiva­mente registrato). Rispetto al­l'estatedel20l3lacontrazionemag­gioreèstatasuicontratticondurata oltre un anno (-2,2%) mentre sono aumentati i contratti cessati di bre­vissimadurata(4-30giorni;+84%)· Sulle cause delle cessazioni i dati di trend fotografano un calo delle di­missioni da parte dei lavoratori (-403%, per un totale di 345.698 uni­tà) edeilicenziamenti decisi dai da­tori (217.725 unità, in diminuzione deI303%)·

D.Col. ftRIPROOlJZlONERISERVATA

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La delega sul lavoro , Ora i decreti '"'','"',,,,,,,, I Riscritto l'art. 18: reintegra per licenziamenti

economici esclusa, limitata per i disciplinari «Per un giudizio definitivo attendiamo il testo finale e i regolamenti attuativi» L'APPROVAZIONE IN PARLAMENTO

Sì al Jobs act, contratto a tutele crescenti al via Renzi: l'Italia cambia davvero - Nel pd solo Mineo vota contro, fiducia al Senato con 166 sÌ e 112 no

Giorgio Pogliotti ROMA

Com66 voti a favore, 112 no ed 1

astenuto il Senato ha votato la fI­ducia al governo approvando defI­nitivamente la legge delega, me­glio nota come Jobs Act, ieri in ter­za lettura. Le minoranze del Pd, nonostante lacontrarietàallafIdu­cia, hanno votato «sÌ» per «senso di responsabilità» e tra le ma dei Dem il dissenso è arrivato solo dai civatiani (Casson e Ricchiuti non hanno partecipato al voto, Mineo si è espresso per il no).

«L'Italia cambia davvero. Que­sta è #lavoltabuona. E noi andia­mo avanti», ha commentato in se­rata il premier Matteo Renzi che prima del voto, intervenendo ad un question time alla Camera, aveva espresso solidarietà ad An­tonio Boccuzzi (Pd) -l'ex operaio Thyssen superstite del rogo nel quale morirono sette suoi colle­ghi, minacciato su internet per aver annunciato ilsuo voto a favo­re del J obs Act - tra gli applausi di tutti i deputati del Pd. «Non co­piamo le leggi da Confmdustria -ha risposto Renzi a una domanda del giornalista Travaglio su La7-io non sono andato all'assemblea di ConfIndustria, che ha gli stessi limiti di autoreferenzialità dei sindacati e di altre associazioni».

La legge contiene le deleghe al governo ad emanare entro sei me-

PREMIER Replica a una domanda di Travaglio in tv: «Non copiamo le leggi da Confindustria» Nella delega mansioni più flessibili e Aspi estesa

siidecretisulnuovocontrattoatu­tele crescenti, il riordino dell'assi­curazione sociale per l'impiego (Aspi),inuovianunortizzatoriso­ciali, i servizi per illavoro e le poli­tiche attive, il codice semplillcato delle discipline e delle tipologie contrattuali, la razionalizzazione delle procedure e degli adempi­menti, l'aggiornamento delle mi­sure di tutela dellamaternità.Ilmi­nistro del Lavoro, Giuliano Polet­ti, ha sottolineato che «non sono le regole a produrre posti di lavoro, ma siamo convinti che un buon contesto aumenti le opportunità»:

Il primo decreto delegato è atteso dal Consiglio dei mini­stri che si riunirà a metà dicem­bre - riguarderà il contratto a tutele crescenti - ragion per cui il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, prima di espri­mereun giudizio sul J obs Act ha detto: «Siamo in attesa di vede­re i testi definitivi e i regola­menti attuativi».

Per i neoassunti con contratto a tutele crescenti cambierà la di­sciplina sulla tutela reale in caso di licenziamento illegittimo (ar­ticolo 18 dello Statuto dei lavora­tori);L inoltre sarà riscritta la di­sciplina suimansionamenti (arti­colo 13 dello Statuto) e sui con­trolli a distanza (articolo 4 dello Statuto). Il nuovo ammortizzato­re sociale Aspi verrà esteso ai la­voratori con contratto di collabo-

razione coordinata e continuati­va, mentre si prevede il graduale superamento dei contratti a pro­getto, per la fruizione dei servizi per il lavoro nascerà l'Agenzia nazionale per l'occupazione. Chi beneficia del nuovo trattamento di disoccupazione (Aspi) dovrà attivarsi per trovare una nuova occupazione, partecipando a corsi di formazione o di riqualifI­cazione professionale. La cassa integrazione non verrà più con­cessa per cessazione definitiva d'attività aziendale (o di un ramo di essa), i cassintegrati potranno essere utilizzati per attività utili per le comunità locali.

«Non c'è legge, contratto col­lettivo, giudice, ispettore, avvoca­to o sindacalista che possa assicu­rare dignità e libertà a chi lavora meglio della possibilità effettiva di cambiare azienda», ha com­mentato il relatore Pietro Ichino (Sc), riferendosi al decollo del contratto di ricollocazione desti­nato a chi perde il lavoro (con due anni di anzianità di servizio). «Partecipo con il cuore ad un voto di fiducia che conclude l'iter di un disegno di legge delega potenzial­mente utile a completare l'impo­stazione diMarco Biaginella com­binazione di flessibilità e sicurez­za», è il giudizio del capogruppo Ncd, Maurizio Sacconi, assente per motivi di salute: «Ora il gover­no è nudonellasuaresponsabilità,

la usi bene». Dal Pd, il capogruppo nella commissione Lavoro del Se­nato, Annamaria Parente, sottoli­nea che «è una riforma del lavoro che tocca nel profondo la vita un Paese», ed aggiunge: «~a parola passa al governo, il Parlamento vi­gilerà sui decreti per la pieria at­tuazione della delega».

A differenza della Camera - do­ve 30 deputati della minoranza Pd non avevano partecipato al voto­al Senato 27 senatori appartenenti alle varie aree della minoranza hanno firmato un documento cri­tico, motivando il «sì» alla fiducia conIa «convinzione profonda che il Paese non può permettersi una crisi al buio in questa difficile con­giuntura economica e sociale». La partita si sposta sulla scrittura dei decreti delegati, conle minoranze Pd che potrebbero far sentire la propria voce rallentando l'iter dei Dlgs nelle commissioni parla­mentari, che hanno fmo ad un me­se di tempo per esprimere il parere non vincolante per il governo. «il tempo stringe e il governo farebbe bene ad accelerare la defmizione del merito del confronto con il Parlamento -afferma il presidente della commissione lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd) -. Siamo contrari a schemi che peg­giorino contemporaneamynte le tutele e l'indennizzo in caso di li­cenziamento».

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I contenuti della legge delega

Indennizzo per gli economid (on il nuovo contratto a tutele crescenti sUPerato il reintegro nel caso di lkelJliamel\to' economico illegittimo,peril quale scatta un indennizzo che aumenta con l'anzianità di servizio. Il reintegro resta invece peri licenziamenti nulli e discriminatori. Mentre per quelli disciplinari la sanzione del rei ntegro sa rà li mitata a «specifiche fattispecie»

Tempi certi per l'avvio Previsto un intervento sui Fondi di solidarietà bilaterali attivi nei settori non coperti da queste forme di tutela in costanza di rapporto di lavoro e che, in questi anni di crisi, ' hanno beneficiato del sistema delle deroghe. La delega parla di ((fissazìone di un termine certo» per il loro awio anche attraverso l'introduzione di meccanismi standardizzati di concessione

Rimodulatelealiquoteordinarie Esduseforme di integrazione salariale in caso di cessazione definitiva dell'attività aziendale o di un ramodiimpresa. Mentre restera n no, sep pu r ii mitate, per le chiusure temporanee. L'accesso alla Cigsaràsubordinato aU'esaurimentodi utilizzo dei contratti di solidarietà everranno rivisti i li miti attuali di durata della cassa. Rimodulazione per le aliquotecontributiveordinarie

ConilriordinoaddioaiCocopro Previsto il riordi no delle forme

i!' €ontrattuali esistenti attraverso un'analisi che valuti (d'effettiva coerenza con il tessuto ccupazionaleeconilcontesto prod uttivo». Il n uòvo co ntratto a tempo indeterminatoa tutele crescenti, con apprendistato e contratti atermine, diventerà la nuova forma prevalente. Progressivo supera mento delle collaborazioni a progetto

Verifica a distanza50losu impianti Aseguitodell'evoluzione tecnologica, è prevista la revisione della disciplina dei controlli il distanza sugli impianti e sugli strumenti di lavoro. Le nuove misure riguarderanno solo i controlli degli impianti e non dei singoli lavoratori everranno adottate «contemperando le esigenze produttive ed organizzative dell'impresa con la tutela della dignità e della riservatezza del lavoratore»

Taglio agli adempimenti Razionalizzazione e semplificazione (anche mediante l'abrogazione di norme)delle procedure e degli adempimenti legati alla costituzione alla gestione dei rapporti di lavoro. Obiettivo è «ridurre drasticamente» il numero di atti amministrativi necessari per ogni lavoratore. Prevista l'unificazione delle comunicazioni della Pa alle imprese

ModificheaUoStatuto Rivista la disciplina delle mansioni fissata dall'articolo 13 dello Statuto dei lavoratori in caso di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale con l'interesse del lavoratore a Ila tutela del posto di lavoro, prevedendo limiti alla modifica dell'inquadramento. Il passaggio da una mansione all'altra diventa più semplice, anche con la possibilità di demansionamento

Coordinamento unico Viene prevista un'Agenzia nazionale per l'occupazione partecipata da Stato, Regioni e Provi nce autonome e vigilata dal ministero del Lavoro. L'Agenzia, la cui costituzione non dovrà comportare nuovi oneri, coordinerà l'attivit~ dei centri per l'impiego e avrà competenza gestionale per l'erogazione dell'Aspi. È previsto anche un meccanismo di coordinamento con l'Inps

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Durata in base ai contributi Per l'Aspi si prevede un'omogeneizzazione della disciplina su trattamenti ordinari e trattamenti brevi, rapportando la durata delle tutele alla storia contributiva del lavoratore. Incremento della durata massima peri lavoratori con carriere contributive più rilevanti ed estensione ai, (ocopro fino al loro esaurimento

Integrazione Lavoro-Inps-Inai! Verranno razionalizzate le attività ispettive presso le imprese o con un maggiore coordinamento o con l'istituzione di un' Agenzia unica per le ispezioni dellavoro, tramite l'integrazione dei servizi ispettivi del ministero del Lavoro, dell'Inps e dell'Inail, prevedendo anche forme di coordinamento con i servizi ispettivi delle Aziende sanitarie locali e delle Agenzie regionali per la protezione a m bi enta le

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Nei decreti delegati probabile differenziazione delle due situazioni

Regole diverse per impianti e strumenti Simonetta Candela

IlJobsActprevedecheidecre­ti legislativi delegati dovranno operare una «revisione della di­sciplina deicontrollia distanza su­gli impianti e sugli strumenti di la­voro, tenendo conto dell'evolu­zione tecnologica e contempe­rando le esigenze produttive ed organizzative dell'impresa con la tutela della dignità e della riserva­tezza del lavoratore».

Il distinguo tra «impianti» e «strumenti di lavoro» induce a ri­tenere che i decreti che daranno at­tuazione alla legge delega vadano nella direzione di diversificare la disciplina applicabile alle due fatti­specie. Gosa auspicabile, datò che latematicarelativaall'obsolescen­.za.dell'articolo 4. dello Statuto dei lavoratori riguarda proprio l'evo­luzione tecnologica degli stru­menti di lavoro: è evidente, infatti, che computer, smartphone, posta elettronica sono tutti strumenti in grado di determinare, per le loro

stesse caratteristiche, forme di controllo indiretto dell'attività la­vorativa (ovvero proprio quel tipo di controllo "preterintenzionale" che l'articolo 4 dello Statuto regola e disciplina con il previo accordo sindacale o l'autorizzazione del­l'Ispettorato del Lavoro).

Non dovrebbe essere necessario il via libera del sindacato e dell'Ispettorato per l'utilizzo di normali apparecchiature

Gisi chiede allora se sianecessa­rioperundatoredilavoro,primadi dotare i dipendenti di strumenti tecnologici, concludere accordi con le rappresentanze sindacali aziendali o richiedere l'autorizza­zione dell'ispettorato.

La risposta non è banale, dato

che la normativa in questione non ha subito modifiche dalla sua ema­nazione. Peraltro, negli anni '70 neppure esisteva una compiuta di­sciplina della privacy -introdotta con la legge 675/96 ed oggi rac­chiusa nel Testo Unico delzo03 -, né un'Autorità Garante in grado di assicurare la tutela dei diritti e del­le libertà fondamentali e il rispetto della dignità nel trattamento dei dati personali.

Ovvi.e ragioni di buon senso portano ad escludere interpreta­zioni restrittive: l'uso dei normali strumenti informatici (email, ser­ver aziendale, etc.) non necessita di accordo con le Rsa o autorizza­zione dell'Ispettorato. L'evoluzio­ne tecnologica, però, pone conti­nuiinterrogativi. Èilcaso,ad esem­pio, del dispositivo di "geolocaliz­zazione" dei dipendenti tramite app installato su smartphone: le due aziende interessate, oltre a da­re stretta applicazione ai criteri po­stidalGarantePrivacy-chehapre-

scritto l'adozione di specifiche mi­sure a tutela della riservatezza e di­gnità dei lavoratori (quali la consapevolezza, da parte del di­pendente, dell'attivazione del sof­tware, la raccolta di dati non in tempo reale, etc.) - hanno anche espletato la procedura prevista dall'articolo 4 dello Statuto, sotto­scrivendo il relativo accordo.

Non a caso, a differenza di altri istituti dello Statuto dei lavoratori che hanno trovato nel tempo un'interpretazione stabile ed uni­forme, l'articolo 4 continua a rap­presentare una fonte inesauribile di contenzioso e di interpretazioni giurisprudenziali. È, dunque, au­spicabile un intervento legislativo in grado di dare una defInitiva e moderna disciplina ai controlli a distanza, con un testo normativo volto a fornire risposte concrete ed univoche alle molte incertezze sia dei datori di lavoro che degli stessi lavoratori.

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La debolezza degli ultimatum nel Paese inquieto colpito dalla crisi

di Corrado 5tajano

C DmincianD a saltar fuDri i pentiti di Renzi e del renzismD che nDn vDte­rebbero più per lui e per

il Pd. Nel cambiar giudizio., di­venuto. negativo. in gradaziDni differenti, i delusi hanno. se­guito. prDpriD il criterio. della velDcità propagandato. dal pre­mier: nDn SDnD passati infatti neppure dieci mesi, dal 22 feb­braio. di quest'anno. quando., dÙPD contDrte grandi manDvre, Renzi si è installato. a Palazzo. Chigi. NDn sDID i pentiti, anche i sDndaggi calanti DffuscanD il suo. Drizzonte.

Un sDciDIDgD nDtD CDme TIVD Diamanti è cDnvintD che la ca­tastrDfica sfiducia espressa alle ultime regiDnali, dDve SDnD an­dati a vDtare sDID un terzo. degli elettDri, è IDcale, nDn naziDnale e nDn sfiDra per nulla il gDver­no.. Renzi è sempre sugli altari, intDccatD dal rifiuto. della CD­munità, quindi. E le eleziDni eurDpee? Qllelle invece, pare di capire, anche se Diamanti nDn lo. dice, devDnD essere cDnside­rate naziDnali. Altrimenti salta il castello.. del famDSD 40. per cento.. Nel 1976, per paura dei cosacchi di Berlinguer, MDnta­nelli invitò a vDtare Dc <<turan­dDSi il naSD». OccDrre sempre il nemico., qui da nDi. Alle eleziD­ni eurDpee il nemico. era Grillo.: quanti allDra hanno. vDtatD per Renzi rifiutando. i SUDi schia-

Il rischio L'antipolitica nasce anche dall'incapacità di studiare, di mediare e di rispettare i diritti

mazzi! Ora i seguaci del comi­co, i SUb-pDlitici dei mDvimenti che naSCDnD e mUDiDnD in fret -ta - SDnD loro. gli astenuti, CDn i disubbidienti del Pd - si stanno. disfacendo., tra una espulsiDne e una fuga. TI nemi­co. è diventato. Salvini pDpulista d'DccasiDne tra Marine Le Pen e Putin. E Renzi, in previsiDne di quelle future eleziDni anticipa­te sempre sullo. sfDndD, ammD­nisce: «Ci penserà due vDlte il pDpDID della sinistra a vDtare per la sinistra radicale ri­schiando. di cDnsegnare il Pae­se a MatteD Salvini». TI pDpDID della sinistra, si pDtrebbe Dbiettare, cercherà la sinistra, nDn la destra.

È un gran pasticcio. la pDliti­ca in Italia. Sembra che i giDva­ni pDlitici di gDvernD, spesso. inesperti, «creatDri» del partito. della naziDne, dimentichino. che SDnD lo. Stato. e la CDStitu­ziDne le nDstre fDndamenta, nDn CDnDscanD la sDcietà italia! na di Dggi, le sue angDsce, i SUDi dDIDri, le sue paure e nDn vDglianD avere neppure il SD­spetto. che la nDstra è una crisi mai vista. DevDnD prDbabil­mente credere che il IDro Dtti­mismD di maniera, il loro. SID­gan, «cambiare l'Italia» CDme un prDdDttD di cDnsumD, crei­no. serenità. NDn pDsseggDnD il dDnD del dubbio., nDn gli viene in mente che, sDprattuttD nei

mDmenti gravi, dire la verità è l'unica medicina capace di dar fiducia e coraggio. a chi ha per­so. la speranza.

TI Paese è inquieto., basta an­dare a vedere e a sentire. TI cli­ma di CDnflittD nDn serve a te­nere unita una cDmunità in cri­si. TI dialDgD è essenziale, CDme si può romperlD CDn i sindacati che rappresentano. miliDni di persDne? CDme si può governa­re CDn gli ultimatum? L'autDri­tarismD nDn è un segno. di for­za, ma di debDlezza nella sDcie­tà dei mille campanili.

L'antipDlitica nasce anche dall'incapacità di affrDntare i prDblemi alla radice, di studia­re, di mediare, di rispettare i diritti, di nutrire la sDlidarietà, nDn di cancellarla, di aver CD­scienza che è la cultura il fDnte battesimale di tutto..

TI presidente NapDlitanD sta per lasciare il Quirinale, ama­reggiato., prDbabilmente delu­so. dai fallimenti. Quello. che sperava nDn si è avverato., la legge elettDrale è in alto. mare, le larghe intese tra diversi pDS­SDnD funziDnare nei mDmenti di emergenza se i principi della demDcrazia liberale SDnD CD­muni. Ma CDme pDssDnD esser­lo. dDpD il ventenniD berluscD­nianD in cui la CDstituziDne è stata nemica, tra leggi ad .per­SDnam e CDnflittD di interessi?

Le eleziDni presidenziali

blDccherannD tutto. nDnDstante l'appello. del Quirinale a segui­tare nell'Dpera delle rifDrme. E i problemi della crisi eCDnDmi­co-fll;lanziaria rimarranno. irri­SDlti' D si aggraverapnD anCDra di più. NDn è f<icile far capire le ragiDni della pDlitica del pDssi­bile, perseguìta al pDStD della pDlitica del necessario., ai mi­natori del Sulcis, ai lavDratDri della Meridiana e dell'Uva di Taranto., ai giDvani disDccupati, agli Dperai delle migliaia di pic­cDle e medie aziende che aspettano. CDn ansia di sapere quale sarà il IDro destino.. TI to­tDnDmine per il Quirinale è grDttescD. Persino. Berlusconi, fDrse dalla Sacra Famiglia di Cesano. BDscone dDve SCDnta la cDndanna ai servizi sDciali, ha fatto. sapere di esser CDnvintD che uno. CDme lui «sarebbe il migliDr presidente della Re­pubblica pDssibile». E l'altro. giDrnD, Renzi si è espresso. cDsì sul calendario. della pDlitica: «BerluscDni è una persDna che sta al tavDID, ma nDn dà più le carte». L'ex· Cavaliere, dunque, tiene anCDra il banco.. È questo. il segreto. patto. del NazarenD?

Pessimismo. eccessivD? No., amaro. e deluso. realismo.. Esiste infatti un'infinità di energie pDsitive, espressiDne di un'Ita­lia minuta e capace che nDn si sente rappresentata dai gDver­nanti.

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Riforme e partiti, Renzi all' attacco Il premier: nel Nazareno non c'è il Qpirinale. Esu questo discuto anche con i 5 Stelle «Dalla Lega terrorismo mediatico». Ma Salvini: per il Colle sì a un suo candidato non di parte

ROMA «Questa è la grande legi­slatura delle riforme», spiega nel primo pomeriggio al que­stion time della Camera. E in serata, dopo aver annunciato il commissariamento del partito romano a seguito delle inchie­ste, rivendica il successo del Jobs act, con l'abolizione del­l'articolo 18. Matteo Renzi da Enrico Mentana a Bersaglio Mobile punta tutto sulle rifor­me e sull'ottimismo: «Ce la possiamo fare, ho girato l1talia come un ossesso e continuerò a farlo. Mi sento più il sindaco d'Italia che il presidente del Consiglio». Passo dopo passo, lentamente, ma si procede: «Eppur si muove», dice, citan­do Galileo. Ma continua anche l'offensiva contro i sindacati: «Dovrebbero darmi una tesse­ra ad honorem, li ho rivitaliz­zati: Camusso e Landini sono sempre in ÌV». Insieme ai sin­dacati, arriva però una bac­chettata alla Confindustria: «Ha gli stessi limiti di autore­ferenzialità dei sindacati».

Telefonata Conosco Artinidai tempi della scuola

Un bando Userò l'Economist per i vertici dei musei

In Aula Il premier Matteo Renzi, ieri nei banchi del governo nell'aula di Montecitorio per rispondere al suo primo Question time alla Camera. Accanto a lui il ministro alle Riforme Maria Elena Boschi (lmagoeconomica)

Mentana chiede se era dav­vero necessario abolire l'artico­lo 18: «Ho sempre detto che l'articolo 18 non era decisivo­ribatte Renzi - ma è un segna­le che il mondo sta .cambian­do. Oggi con il Jobs act c'è stato il superamento dei cO.co.pro. e abbiamo tolto gli alibi agli im­prenditori». In trasmissione c'è anche Marco Travaglio, che contesta il Jobs act. « Si è scelto di fare dell'articolo 18 una ban­dierina ideologica», dice Ren­zi. «Hai scelto tu di farlo», ri­batte il giornalista. Che incal­za: <<Avete copiato la delega dal documento sul lavoro di Con­findustria». No, risponde Ren­zi: «Non copiamo leggi dagli imprenditori, io non sono ne­anche andato all'assemblea di Confindustria». il premier tor­na a parlare dei sindacati: «La legge di Stabilità non la tratto con loro, rivendico il diritto della politica di fare le leggi».

Poi parla dell'Europa: «O cambia o va in difficoltà. ~an­do andiamo lì, ci guardano con

il ditino alzato, cosa che mi fa salire il sangue alla testa. Vo­glio che l'Italia sia ascoltata. Con il piano Juncker abbiamo cominciato: un inizio timido, non sufficiente, perché siamo in stagnazione». A Marco Da­milano che chiede che cosa abbia fatto durante il semestre europeo, Renzi risponde cosÌ: «Si può fare meglio ma qual­cosa si è fatto. E il 18-19 dicem­bre andrò al Consiglio euro­peo a dire: sblocchiamo dal patto un po' di investimenID>. il premier fa anche un mini bi­lancio di questi nove mesi in Italia e conclude: «Abbiamo anche preso più del 40 per cento alle elezioni, segno che gli italiani ci hanno ascoltato». ~anto alla volontà dellea­

der di FI Silvio Berlusconi di anticipare le scelte sulla suc­cessione al ~nale alle rifor­me, Renzi chiarisce: «Può dire quello che crede, ma non ha l'agibilità politica e nel patto del Nazareno non c'è il Quiri-

naIe». Sul Colle si registra un'apertura della Lega. Matteo Salvini si dice disponibile ad «appoggiare un candidato proposto da Renzi se positivo e non di parte». E Renzi si rivol­ge ai 5 Stelle: «il direttorioven­ga a discutere: il successore di Napolitano, uno straordinario presidente, si sceglie tutti in­sieme». E spiega «mai detto no a nomi bocciati in passato, l'importante è che ci sia massi­ma convergenza». ~anto alla telefonata con Massimo Artini: «Abbiamo fatto le medie in­sieme, la dimensione umana viene prima». C'è il tempo per un'anticipazione: «Metterò sull'Economist un annuncio per chiamare i migliori diretto­ri dei nostri musei».

Qualche ora prima, alla Ca­mera, aveva attaccato il Carroc­cio: «C'è una parte che alimen­ta la rabbia dei cittadini facen­do terrorismo mediatico e de­magogia pura».

Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Lavoro negato ai disabili, lo trova solo uno su quattro I dati del ministero del Welfare per il 2013. il governo destina altri 50 milioni al fondo

La 23a Giornata internazio­nale delle persone con disabili­tà, che cade ogni anno il 3 di­cembre, è stata l'occasione per fare un bilancio del rapporto tra società, istituzioni e i 4 mi­lioni di italiani con disabilità. Una valutazione fatta di spen­ding review, scuole poco ac­cessibili e lavoro che non c'è. Secondo i dati diffusi dal mini­stero del Lavoro, 1'84% dei disa­bili in età lavorativa non ha un impiego e i disoccupati con di­sabilità iscritti alle liste di col­locamento obbligatorio sono 750 mila. Nel 2013 hanno trova-

La data

• La Giornata internazionale delle persone con disabilità è nata nel 1981

• Cade ogni anno il 3 dicembre

1 Mila I disabili che nel 2013 anno trovato lavoro: 1 su 4

to lavoro in 18 mila, uno su 4. La legge 68/99, che prevede quote di assunzioni di disabili, è tra le più disattese. «Le norme - ri­corda Michela Brambilla, pre­sidente della commissione parlamentare per !'infanzia e l'adolescenza - ci sono. Si tratta di farle rispettare. I diritti si devono riconoscere nei fatti, non solo sulla carta».

Un bilancio che parla anche della consapevolezza che l'in­clusione porta benefici per tut­ti. «Si sta passando dal diritto all'assistenza al riconoscimen­to del potenziale delle persone

con disabilità», sottolinea Car­lo Franceschetti, coordinatore del Comitato tecnico scientifi­co dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità. «Parliamo di persone che, se messe nelle condizioni, possono produrre ed essere parte integrante della nostra società», ha chiosato la presidente della Camera, Laura Boldrini. La nascita di una cul­tura dell'inclusione: un tema su cui torna anche il premier Matteo Renzi, che ha anche an­nunciato l'aumento di 50 mi­lioni del fondo per le non auto-

sufficienze: «Dobbiamo dire ai nostri ragazzi che questo Paese è meraviglioso anche nell'in­clusione, nel farsi carico degli altri: un paese è bello quando ha questo nel Dna». E mentre il papa in mattinata ha abbrac­ciato i disabili e le loro famiglie in Vaticano, il presidente Gior­gio Napolitano, accompagnato dai ministri dell'Istruzione Giannini e della Salute Loren­zin, ha aperto il Quirinale a una rappresentanza delle principali associazioni del settore.

Simone Fanti @RIPRODUZIONERISERVATA

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INTERVENTI E REPLICHE Riforma del mercato del lavoro

Condivido quanto ha scritto Francesco Giavazzi, sul Corriere del 30 novembre (<<Quella trappola nascosta nel Jobs act»), a proposito del più grave limite della legge delega purtroppo sottovalutato: la scelta di applicare il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti soltanto ai nuovi assunti. Ciò determinerà non solo un nuovo dualismo nel mercato del lavoro, ma ne metterà a rischio la stessa mobilità sempre molto dinamica nonostante la crisi. Non risponde al vero, invece, che «nel testo originale proposto dal governo le nuove regole si aoolicavano a tutti». In auel testo, alla lett. b) dell'art.4 si parlava dell'«introduzione, eventualmente in via sperimentale, di ulteriori

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tipologie contrattuali espressamente volte a favorire l'inserimento nel mondo del lavoro, con tutele crescenti per i lavoratori coinvolti». In sostanza, veniva prefigurata una eventuale tipologia in più (non a tempo necessariamente indeterminato) con finalità di inserimento. Il concetto di «contratto di lavoro a tempo indeterminato a protezione crescente» compare per la prima volta, al Senato, nell'emendamento delle c.d. forze centriste della maggioranza, a prima firma Ichino; in verità senza !'indicazione dei «nuovi assunti». Si parla per la prima volta di «nuove assunzioni», nell'emendamento 4.1000 presentato dal governo al Senato. Poi nel maxiemendamento votato con la fiducia dall'Assemblea e trasmesso alla Camera.

ono Giuliano Cazzola, docente Uniecampus

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I Addio all'articolo 18 ilJobsactèlegge scontri prima del voto Il governo ha incassato la fiducia al Senato Il premier: l'Italia cambia., Poletti: testo migliore ROMA. Il Jobs act è legge. Il Senato ieri sera ha votato la fiducia, posta dal governo -la numero 32, un record in soli nove mesi -con 166 sì, 112 no e un astenuto (maggioranza a 140), Il testo quindi passa in terza lettura senza modifiche rispetto alla versione della Camera, grazie anche al voto favorevole della minoranza dem, 27 senatori del Pd allineati per «senso di responsabilità». «L'Italia cambia davvero», esulta il premier

Renzi su twitter. Testo «significativamente cambiato e migliorato», dichiara il ministro del Lavoro Poletti, in un giorno ad altissima tensione. A pochi metri da Palazzo Madama, mentre i senatori votano, studenti, precari, disoccupati, movimenti sfilano nelle vie di Roma al grido "Circondiamo il Senato· e "Chi

ha scritto il Jobs act andava a cena conIa cricca di Carminati e Alemanno. Vergognatevi!" (il riferimento è ad una foto del 2010 dove compare anche Poletti, all' epoca presidente della Legacoop ). Quando il corteo prova a sfondare !'ingente blocco degli agenti di polizia e così portare la protesta davanti al Senato, partono le cariche. Vola di tutto: uova, petardi, fumogeni. Alla fine decine di contusi, tra manifestanti e forze dell' ordine. La protesta contro ilJobs act non è solo romana. A Torino gli studenti occupano la sede del Pd. A Firenze, lancio di arance, fumogeni e petardi èontro la sede regionale del partito guidato

dal premier Renzi, nella sua città. A Genova un gruppo di ragazzi dell'Unione degli studenti inscenano un blitz pacifico davanti alla prefettura, depositando all'ingresso i pacchi dono della legge: precarietà, tirocini a vita e lavoro gratuito. «Sono questi i regali che ilJ obs act sta preparando alle nuove generazioni», dicono i ragazzi. E sullo striscione si legge: «Ci vogliono precari, saremo inflessibili». Il pallino della riforma ora passa nelle mani del governo, pronto a sfornare i decreti delegati, il primo entro Natale sul contratto a tutele crescenti. Il Jobs act è una legge delega, un contenitore che va riempito di contenuti: articolo 18 ( di fatto cancellato per le nuove assunzioni, ma dovranno essere tipizzati i casi di reintegra per i licenziamenti disciplinari), abolizione dei contratti precari, ammortizzatori per tutti coloro che perdono illavoro, stesse tutele alle mamme, incluse le precarie. Il ministero del Lavoro ieri ha diffuso i dati sull' occupazione, come risultano dal sistema delle comunicazioni obbligatorie. Ebbene i rapporti attivati nel terzo trimestre spno aumentati di 60 mila unità (+2,4%), rispetto all'anno prima. Le assunzioni a tempo indeterminato, 401.647, risultano però inferiori alle cessazioni di contratto sempre a tempo indeterminato del periodo, 483 mila. Qualche giorno fa, lo stesso ministero parlava di un +7% di contratti stabili.

(v. co.)

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I1indennizzo: fino a due mensilità per ogni anno lavorato

Alessandro Barbera APAGINA2

NUOVE TUTELE

Sussidi per 300 mila disoccupati che ora

non lo ricevono Filippo Taddei

Data 04-12-2014 Pagina 2 Foglio 1

Per chi verrà licenziato fmo a due mesi di indennizzo per ogni anno di lavoro

Taddei: "A gennaio il primo decreto, per giugno riforma completata"

Ora viene il difficile: ap­provata la legge dele­ga, il governo deve in­

trodurre le norme di attua­zione. Per completare la ri­forma del mercato del lavoro Renzi ha a disposizione sei mesi. Il primo passo sarà, en­tro gennaio, il contratto a tu­tele crescenti. Seguiranno l'allargamento del sussidio di disoccupazione, la semplifi­cazione delle forme contrat­tuali, la riforma della cassa integrazione e delle cosid­dette politiche attive, ovvero gli strumenti per riqualifica­re chi perde il lavoro. Cinque pacchetti di decreti «per ri­formare compiutamente una materia complessa e stratifi­cata», spiega Filippo Taddei che ha· seguito passo passo la trattativa in Parlamento.

Il primo decreto è anche il

più controverso, poiché è quello che seppellirà una vol­ta per tutte il vecchio articolo 18. A guardar bene, la lunga trattativa con la minoranza nel passaggio alla Camera ha permesso al governo di fare un passo avanti: la delega ora esclude esplicitamente la pos­sibilità di reintegro per i licen­ziamenti economici (quelli ad esempio causati da un calo produttivo) e prevede in cam­bio «un indennizzo economico certo e crescente con l'anziani­tà di servizio». Il giudice potrà reintegrare il lavoratore solo nel caso di «licenziamenti nulli e discriminatori» (ad esempio quelli per pregiudizi razziali) e a specifiche fattispecie di li­cenziamento disciplinare». Ecco il primo punto delicatissi­mo: quali saranno queste fatti­specie? Taddei nega che ci sia pronto un testo ma fa capire che non manca molto: «Voglia­mo che i casi nei quali il giudice può reintegrare siano limitati alle accuse più odiose, quelle che ledono la dignità dellavo­ratore o perché false. Queste ipotesi non sono molte». Altro

I prossimi sei mesi in quattro passi

~ TUTELE "-7 CRESCENTI

Entro gennaio introduzione del nuovo contratto

~ AMMORTIZZATORI "-7 SOCIALI

2 Allargamento del sussidio di disoccupazione

punto delicatis­simo: potrà l'im­prenditore sce-gliere comunque di non reinte­grare il lavoratore e pagare un indennizzo più alto? Su questo Taddei non si esprime, ma se­condo le indiscrezioni che fil­trano nei palazzi la soluzione dell' «opting out» al momento è molto controversa e nel gover­no non riscuote molto consen­so. E in ogni caso, a quanto am­monteranno gli indennizzi per i licenziamenti? Questo è l'aspet-to più importan-te per le impre-se. Qui le ipotesi sono due. Taddei le riassume cosÌ: «È ragionevole pensare che l'indennizzo si attesti fra una e due mensilità l'anno per ogni anno di lavoro».

Circoscritte le tutele il go­verno avrà superato l'ostaco­lo politicamente più sensibile. Eppure Taddei è convinto che il difficile arriverà allora: «I due nodi sono la semplifica­zione delle forme contrattuali e la riforma della cassa inte­grazione. Del resto, è come se

~ REGOLE "-7 PiÙ SEMPLICI

3 Semplificazione dellefonne contrattuali

parlassimo di matrimonio e discutessimo solo di divor­zio». Il Jobs Act allargherà il sussidio di disoccupazione a circa trecento mila persone che oggi non lo ricevono: si tratta dei collaboratori conti­nuativi, a progetto e a tutti coloro che non riescono ad avere periodi di lavoro stabi­le, che per una ragione all'al­tra passano da un contratto all'altro. Per ora non ci sono invece i fondi per allargare il sussidio alle false partite Iva. Nel governo sono convinti che il resto lo faranno gli sgravi fiscali, ovvero che la de contribuzione e lo sconto Irap per chi assume stabil­mente elimineranno progres­sivamente le storture del vec­chio sistema. Oggi, dice la Cgil, ci sarebbero circa qua­ranta tipi di contratti di lavo­ro. Altri sostengono che non sono più di nove. Taddei la mette cosÌ: «Quel che conta è ricondurre il mercato del la­voro in tre grandi categorie: a tempo indeterminato, deter­minato, e autonomo in senso stretto. Se poi saranno tre o nove poco cambia».

Twitter @alexbarbera

~ GLI STRUMENTI "-7 PER RIQUALlFICARE

4 Rifonna ~ella cas.sa Integrazione

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LA STAMPA

Dossn~R

Ecco le novità per le imprese e i lavoratori

Roberto Giovannini A PAGINA3

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Addio Co.co.co e più tutele ai giovani Il prowedimento prevede il superamento dei contratti atipici, modifiche alla Cig e al trattamento di disoccupal";ione Ma restano ancora nodi da sciogliere: le regole varranno anche per gli statali? Quanti precari verranno eliminati1

ROBERTO GIO\'A\\T\I ROMA

collaborazioni coordinate e continuative. Do­vrebbe nascere un testo organico di discipli­na delle varie tipologie contrattuali.

I n realtà quello appena approvato in via Il demansionamento definitiva d~ Senato è soltanto l'«o~sa- Oggi vietato dalla legge, domani tura» della nforma d~llavo~o ~r?SSIma un'azienda potrà cambiare al ribasso le ventura. Come sappIamo, Ien e stato mansioni di un dipendente. Da definire le dato ilvia libera del Parlamento a una procedure per l'operazione, anche se pare

legge delega, di cui il testo licenziato indica che la retribuzione dovrà rimanere comun­solo i principi fondamentali cui il governo do- que inalterata. Viene rivista anche la disci­vrà ispirarsi al momenti di stendere i decreti plina dei controlli a distanza con la possibili­delegati che dovranno definire in concreto le tà di controllare indirettamente i lavoratori nuove regole. L'Esecutivo - che ha scommes- monitorando impianti e strumenti di lavoro: so moltissimo sulla riforma - assicura che i l . t . testi dei decreti sono già pronti, o in via di a cassa In egrazlone definizione; e il premier Matteo Renzi ha Sarà impossibile autorizzare la cassa in­promesso che tutto quanto sarà pronto in tegrazione in caso di cessazione «definiti­tempo per il prossimo primo gennaio. In ogni va» di attività aziendale. In generale, si caso molte questioni, e di grande rilievo - re- punta ad assicurare un sistema di garanzia stano per ora aperte: le nuove regole varran- universale per tutti i lavoratori con tutele no anche per il pubblico impiego? quanti e uniformi anche se legate alla storia contri­quali contratti precari verranno eliminati? A butiva del dipendente. Saranno rivisti i li­quanto ammonterà l'indennità economica miti di durata del sussidio (adesso il tetto è prevista per in caso di licenzilllnento? Si po- di due anni per la cassa ordinaria e di quat­trà assumere 1m dipendente con il vecchio tro per la straordinaria) e sarà prevista una contratto, senza «tutele crescenti» e con maggiore partecipazione da parte delle l'art.18? Come funzioneranno l'indennità di aziende che la utilizzano. Si Eunta alla ridu­disoccupazione e i nuovi ammortizzatori so- zione delle aliquote di contrIbuzione ordi­ciali? E la lista dei punti interrogativi non fi- narie (ora all'1,9% della retribuzione) con la nisce certo qui. Vediamo per ora in sintesi co- rimodulazione delle stesse tra i settori in me potrebbe cambiare il mondo del lavoro. funzione dell'effettivo impiego.

li di disoccupazione Tutele crescenti Arriva la «Nuova assicurazione sociale È la novità più esplosiva. Il nuovo contrat- per l'impi~go», un ~ussidio di disoccupazio­

to è «a tempo indeterminato», ma non avrà ne per ChI perde ,Il lavoro. La durata del più nelle aziende con più di 15 dipendenti la trattamento do~a ess~re ~apportata alla tutela prevista dall'art.18. Non è chiaro anco- «pregress~ storIa contrIbutIva» dellavor~­ra quali saranno le altre «tutele crescenti in tore con l Incremento ~ella d?rata maSSI­relazione all'anzianità di servizio»; l'unica ma (ora fissata a 18 meSI a regIme nel 2016)

nota è che il reintegro nel posto ci sarà solo per quelli con le carriere contributive più per i licenziamenti illegittimi perché nulli o rilevanti. Si vuole estendere l'Aspi ai colla­discriminatori, e per alcuni di quelli discipli- borato l'i, finché i Co.co.co esisteranno. Per nari. Si potrà essere licenziati liberamente le persone in situazione di disagio economi­per esigenze aziendali, ricevendo solo un in- co potrebbe essere introdotta dopo la frui­dennizzo, che potrebbe essere defiscalizzato. zione dell'Aspi un'altra prestazione, even-Il riordino dei contratti tualmente priva di con:~ibuti ~gurativi.

Sulla carta, il contratto a tutele crescenti AgenZia per I Bmpiego deve diventare la modalità normale di assun­zione. Sempre sulla carta, dovranno essere sfoltite le molte forme contrattuali precarie e atipiche, a cominciare dalle (ormai desuete)

Nasce un'Agenzia nazionale per l'im­piego, che dovrà coordinare una rete di servizi in grado di assicurare formazione e nuove occasioni di lavoro a chi è disoc-

cupato e a chi ha perso il posto. L'obietti­vo è svolgere tutti gli adempimenti per via telematica.

Maternità e ferie La delega prevede l'introduzione uni­

versale dell'indennità di maternità e il di­ritto per le lavoratrici madri parasubordi­nate all'assistenza anche in caso di man­cato versamento dei contributi da parte del datore di lavoro. Previste misure per evitare la pratica delle cosiddette «dimis­sioni in bianco». Si potranno cedere parte delle ferie annuali retribuite a colleghi con fiIFIi minori malati I!ravi.

le novità/1

Regole più semplici

L:obiettivo al quale si vuole

arrivare con il contratto

a tutele crescenti è sfoltire le decine di forme

contrattuali attualmente

in vigore ele norme

esistenti

Controlli e mansioni

Passare da una

mansione all'altra

diventa più semplice

Viene rivista la disciplina dei controlli

a distanza conia

possibilità di controllare

impianti e strumenti

di lavoro

le novità/2

I sostegni Sarà impossibile autorizzare la cig in caso di cessazione «definitiva» di attività aziendale L:obiettivo è assicurare un sistema di garanzia universale per tutti i lavoratori con tutele uniformi e legate alla storia contributiva del dipendente

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LA STAMPA

Detrazioni La delega si dovrà inoltre occupare di armonizzare il regime delle detrazioni perii coniuge a carico, promuovere il telelavoro, incentivare gli accordi collettivi volti a facilitare la flessibilità dell'orario di lavoro e l'impiego di premi di produttività

Data 04-12-2014 Pagina 3 Foglio 2/2

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LA STAMPA Pagina 3 Foglio 1

ANALISI

Calano i posti stabili, salgono i contratti a tempo

Servizio A PAGINA 3

Polemica sulle statistiche

Quei numeri inesatti sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato I posti stabili in meno sono oltre 370 mila

ROMA

Si capisce che sia un mestie­re molto difficile fare il mini­stro del Lavoro, in un mo­mento in cui vengono battuti tutti i record storici della di­soccupazione. E in cui la re­cessione (che infuria sfidan­do le dichiarazioni ottimisti­che) brucia posti di lavoro co­me zolfanelli. Le esigenze di propaganda si capiscono; ma sarebbe bene non confonde­re le idee ai cittadini giocan­do con i numeri.

È esattamente quel che sta facendo il ministero di Giulia­no Poletti: convincere gli ita­liani che negli ultimi mesi sti­ano aumentando le assunzio­ni stabili. Cosa che purtroppo non è vera.n 28 novembre, il giorno del catastrofico dato Istat sui senza lavoro, Poletti ha

anticipato i dati delle cosiddet­te «comunicazioni obbligato­rie» sulle assunzioni e le cessa­zioni dei rapporti di lavoro. Ev­viva: c'è «un andamento positi­vo dei rapporti di lavoro a tem­po indeterminato, pari ad oltre 400mila nuovi contratti, con un aumento tendenziale del 7,1% rispetto ad un anno prima». È di ieri la pubblicazione dei dati definitivi delle «comunicazio­ni». Ancora una volta, si spiega che nel confronto tra il terzo trimestre 2014 e lo stesso peri­odo del 2013 sono aumentati di circa 60mila unità i contratti di lavoro dipendente e parasubor­dinato. Un aumento «trainato» dai contratti a tempo indeter­minato, che salgono del 7,1% (26.504 unità in più). Il guaio è che si tratta di una vera e pro­pria invenzione statistica. Co­me si vede nel primo grafico qui

sopra elaborato dalla Fondazio­ne Hume, contando tutte le nuove assunzioni e tutte le ces­sazioni dei rapporti di lavoro, negli ultimi dodici mesi si è ve­rificato un vero e proprio crollo dei contratti a tempo indeter­minato. Considerando, ripetia­mo, le nuove assunzioni e le uscite, i posti di lavoro stabili sono diminuiti di ben 378.189 unità. Sostanzialmente stabili i contratti di collaborazione, di­screto è il dato che riguarda i contratti di apprendistato (+76.398 unità). ottimo è inve­ce il risultato che riguarda i contratti a tempo determinato, che segnano un saldo positivo di 367.290 unità.

Questa è la verità nuda e cruda: in dodici mesi, sono stati persi quasi 380mila posti di la­voro stabili, mentre è aumenta­to di 370mila unità il numero

SALDO ASSUNZIONI E CESSAZIONI NELL'ULTIMO ANNO (al III trimestre 2014)

PERCENTUALE DI OCCUPATI DIPENDENTI A TEMPO INDETERMINATO SUL TOTALE DIPENDENTI

Tempo 367.290 Centimetri Determinato :!e 88% o LA STAMPA .0:1" ...:

Apprendistato co

TOTALE 58.184 87%

Contratti di 1.11.534 Fonte: elaborazione

collaborazione '''''''''''''''llWiOHUME 86% LA STAMPA su dati

Altro (a) 1-27.400 Comunicazioni Obbligatorie e Istat

Tempo -371:t189 85% Indeterminato

o 200.000 400.000 600.000

dei posti di lavoro precari, a termine. Come si vede chiara­mente nel secondo grafico, nel primo trimestre 2014 i dipen­denti stabili erano 1'87,4% del totale; nel trimestre luglio-set­tembre sono scesi all'85,8%.

Perché ciò è avvenuto? Per due ragioni semplicissime. Pri­mo, perché la crisi distrugge i posti di lavoro sicuri, a tempo indeterminato. Normale. Se­condo, perché con il decreto Poletti del marzo scorso è stato deliberatamente reso più facile, sicuro e conveniente assumere a tempo determinato. I risultati di questa riforma sono dinanzi a tutti. In ogni caso, dal prossi­mo gennaio tra un contratto a tempo determinato e un nuovo contratto a tempo indetermi­nato (<<a tutele crescenti») la differenza sarà minima: i primi avranno una scadenza definita, gli altri potranno essere termi­nati a piacere. [R. GI.]

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Manifestazioni contro Iren L'a.d. se ne va con l mln

Nicola de Sanctis

L'amministratore delegato di Iren, multiutility controllata dai Comuni di Torino, Parma, Piacen­za, Genova e Reggio Emilia, che si occupa di gas, acqua, rifiuti ed elettricità, è stato solamente per un anno al vertice della società. Se ne va con una liquidazione di 1 milione di euro. E per la prima volta è partita la rivolta contro le multiutility. A guidare la rivolta è Reggio Emilia, ma manifesta­zioni analoghe sono annunciate in altre città. In 200 si sono ritro­vati sotto il Comune, coi cartelli «E io pago». Sulla scia della pro­testa è nata anche una pagina Facebook. Il presidente del consi­glio comunale ha messo ai voti due documenti contro gli stipendi d'oro ai manager pubblici.

POTlzi(lf/O (l p(l~. lO

Data 04-12-2014 Pagina 10 Foglio 1 /2

È quanto è riuscito portare a casa l'ad di Iren, la multiutility di molti Comuni del Nord

Un milione per un anno di lavoro I cittadini, stanchi di bollette salate, protestano a RE

DI GIORGIO PONZIANO

8trerà nel Guinness dei

primati l'amministra­. tore delegato di Iren,

ultiutility controllata dai Comuni di Torino, Parma, Piacenza, Genova e Reggio Emilia, che si occupa di gas, acqua, rifiuti ed elettricità. E stato solamente per un anno al vertice della società e adesso se ne va con una liquidazione da 1 miliçne di euro più altri be­nefit. E la goccia che ha fatto traboccare il vaso dei compensi d'oro di queste aziende control­late dai Comuni e che operano in condizioni di quasi monopo­lio. Per la prima volta è partita una sorta di rivolta dei forconi contro le multiutility, al centro di un meccanismo perverso. I sindaci nominano il consiglio d'amministrazione (spesso gli amici degli amici), il quale a sua volta nomina presidente e ad, col relativo compenso e non si guarda a spese poiché più è altO l'emolumento del vertice più si può alzare il gettone di presenza degli amministratori.

n compito che questi si­gnori hanno è fare più utili possibili, impresa meritoria ma anche facilitata dal fatto che ognuno di noi ha bisogno di luce, di energia, di acqua, di gettare via i rifiuti. Il monopolio offre il servizio e riscuote le bollette. Alla fine, tutti contenti, trapne gli utenti che pagano cifre esor­bitanti, più alte di quelle degli altri Paesi europei. Sono felici gli amministratori che guada­gnano a man bassa, i sindaci che rimpinguano gli asfittici bilanci comunali e quindi briri­dano insieme ai vertici da loro nominati, incuranti se i cittadini pagano, con le bollette, 1 milione di sola liquidazione all'ad di una multiutility.

A guidare la rivolta è Reg­gio EmiJ.i.a; ma manifestazioni analoghe sono annunciate in altre città. In 200 col passapa­rola si sono ritrovati sotto le fi­nestre del Comune, coi cartelli «E io pago». Sulla scia della protesta è nata anche una pa­gina Facebook. Tra le grida dei manifestanti il presidente del consiglio comunale ha messo ai voti due documenti contro

gli stipendi d'oro ai manager pubblici. Uno è stato approva­to all'unanimità, ma viene da chiedersi: i Comuni controlla­no la maggioranza delle azioni Iren, com'è possibile che votino un documento di censura ver­so gli amministratori che loro hanno nominato? Tra l'altro è una storia che si ripete.

Di tanto in tanto c'è chi pone la questione. I Comu­ni fingono di scandalizzarsi e protestano, gli amministrato­ri se ne infischiano, i Comuni dimenticano e tutto continua come prima, con l'ad di Iren che guadagna quattro volte più del presidente della Repubbli­ca. Il bello è che egli s'è preso la liquidazione perché lascia la carica di ad, ma continua a lavorare all'interno di Iren e quindi a percepire un regola­re e cospicuo stipendio. Povero Carlo Cottarelli: si comprende perché il commissario alla spen­ding review se ne sia andatò di corsa, impossibile disboscare questa giungla di spesa pub­blica e tagliare il cordone delle partecipate, che hanno l'appeal della quotazione in borsa ma il

controllo è saldamente in mano comunale, cioè pubblica, e a pa­gare inefficienze e buste paga faraoniche (spesso a ex politici) sono gli utenti.

Alla protesta di Reggio Emilia hanno partecipato s~­dacalisti, qualche politico (come la nipote di Romano Prodi, Silvia, neo-consigliere regionale di area civatiana), piccoli azio­nisti della multiutility, esodati Iren, cioè coloro a cui hanno staccato il gas. È stato dato vita a un comitato per continuare le iniziative di protesta. «La buo­nuscita è solo il più eclatante degli aspetti che denunciamo sulla gestione di Iren - spiega FrancesCo Fantuzzi, del Ta­volo no multiutility.- Quello su cui bisogna interrogarsi è perché l'azienda abbia permesso una cosa del genere, e soprattutto, perché nessuno dei soci si sia opposto alla decisione».

Nel mirino i sindaci, tut­ti pidiessini, di Torino (Pie­ro Fassino), Genova (Marco Doria), Reggio Emilia (Luca Vecchi, succeduto a Graziano Delrio), Piacenza (Paolo Dosi) e un 5stelle, Federico Pizza-

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rotti, primo cittadino di Parma, rei di acquiescenza verso questo andazzo. Anche Pizzarotti, come gli altri, ha messo un suo uomo al vertice di Iren ma non sembra con molto costrutto.

La Cisl ha inviato ai tre sin­daci una lettera: «se ci sono soldi vadano nelle strutture dei servi­zi, che richiedono una quantità di manutenzione ordinaria e straordinaria non sempre ot­temperata al meglio». Aggiun­ge la Cgil, sempre in una nota ufficiale: «quello che è successo offende il senso comune soprat­tutto nel mezzo della crisi che colpisce il tenore di vita di tan­te persone, mentre in azienda continua la riduzione di risorse umane e materiali necessarie per garantire la qualità dei servizi erogati ai cittadini». E Federconsumatori chiosa: «è uno schiaffo a chi non riesce a

S;'hp"~l mirino. i siniitrei P:iero F(1,$st .. no (t{)~,)fltrco nq,w (Ge),L,UèaV~c1R(Re), PaèJ~P9siJPc)it ,,(ti. delicl!Pizzarotti'~Pr) ,

pagare la bolletta». L'ad dello «scandalo», Ni·

cola de Sanctis, venne nomi­nato nel giugno 2013. In segui­to a dissapori col presidente è addivenuto a una risoluzione consensuale e c'è da credere che il consenso sia convinto: buonuscita di 900 mila euro, bonus maturato di 50 mila euro, contratto di advisoring (cioè ri­marrà in azienda) fino al 31 di­cembre 2015 per altri 400 mila euro. L'unico sindaco che finora si è mosso, ma conta poco per­ché non di un grosso Comune, è quello di Scandiano, Alessio Manut)ì: «La cifra prevista per la maxi liquidazione è da consi­derarsi fuori misura in senso as­soluto, e lo è ancora di più visto il particolare momento storico di crisi economica. Inoltre è assai discutibile poiché l'interruzione del rapporto di lavoro avviene

prima della scadenza del con­tratto sulla base di un accordo tra le parti».

L'ultima relazione di Iren sui compensi si riferisce al 2013: la remunerazione del consiglio d'amministrazione raggiunge 1,5 milioni, più 293 mila per il collegio sindacale e 670 mila per i dirigenti con responsabili­tà strategiche. TI presidente ha percepito 172 mila euro, il suo vice 356 mila, l'ad 490 mila. I consiglieri si sono attribuiti da 21 mila a 82 mila euro, con ar­rotondamenti che fanno mette­re in tasca fino ad altri 80 mila euro poiché quasi tutti fanno parte ~che delle sub holding dell'azienda. In totale, in un anno, il bilancio è stato salassa­to dì 3 milioni. Le multiutility fanno parte del campione esa­minato da Mediobanca che ha concluso una ricerca affermando

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che i top manager delle società quotate arrivano a prendere 84 volte lo stipendio di un loro di­pendente.

Se a Reggio Emilia è in· cominciata la rivolta anti­multiutility, anche a Bologna si stanno mobilitando contro Hera, il cui presidente, 1bmaso 1bmmaso di VIgnano, si ritrova 457 mila euro l'anno. A chi gli ha fatto notare che il presiden­te del consiglio sta tentando di mettere un tetto agli stipendi di molte categorie, ha risposto: «Non sento proprio il bisogno di ridurre il mio compenso». E il sindaco di Bologna, il pidiessi­no VIrginio Merola, renziano, gli ha dato ragione: «Si può fare demagogia su tutto, ma franca­mente credo che rispetto anche ai risultati che si sono ottenu­ti, il management aziendale di Hera sia assai sobrio».

Twitter: @gponziano

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Il via libera è arrivato ieri con voto di fiduçia. Uesecutivo avrà sei mesi per i decreti attuativi

Il Jobs act taglia il traguardo Al governo la delega per riformare il mercato del lavoro

DI DANIELE CIRIOLI

Il Jobs act è legge. Al gover­no la delega per riformare il mercato del lavoro, inter­venendo su ammortizza-

tori sociali, servizi d'impiego, adempimenti amministrativi, contratti di lavoro e maternità. Con 166 sì, 112 no e un astenu­to, l'Aula del Senato ha votato la fiducia al governo, approvan­do definitivamente in terza let­tura la delega per la riforma del mercato del lavoro nella stessa versione licenziata dalla Came­ra. Dalla pubblicazione della

legge in G U (entrerà in vigore il giorno successivo), l'esecutivo avrà sei mesi di tempo per scri­v~re i decreti attuativi.

Non solo art. 18. La modi­fica all'art. 18 dello Statuto dei lavoratori ha in questi mesi ca­talizzato tutta l'attenzione sul provvedimento; ma in realtà il progetto di riforma è più ampio, spaziando su cinque deleghe come illustrato in tabella. La delega sugli ammortizzatori, per esempio, mira ad assicura­re tutele uniformi e legate alla storia contributiva dei lavora­tori, nonché arazionalizzare la normativa in materia di inte-

grazione salariale. Tra l'altro, prevede la revisione dei criteri di concessione e utilizzo della cassa integrazione, escludendo le ipotesi di cessazione azien­dale; la semplificazione delle procedure con l'introduzione cli meccanismi automatici di con­cessione; la previsione di una maggiore compartecipazione ai costi da parte delle imprese utilizzatrici. La delega per la semplificazione di procedure e adempimenti, allo stesso modo, prevede la loro razionalizza­zione in caso di costituzione e gestione del rapporto di lavoro, con l'obiettivo di dimezzare il

numero di atti carattere buro­cratico e amministrativo. A tal fine ci sarà l'unificazione delle comunicazioni alle p.a. per gli stessi eventi (ad esempio in caso d'infortunio sul lavoro), ponen­do a carico delle amministrazio­ni l'obbligo di trasmetterle agli altri uffici competenti.

Addio co. co. co. Infine, la delèga in materia di semplifi­cazione delle forme contrattuali prevede la redazione di un testo unico contenente le discipline dei contratti di lavoro e una loro semplificazione, tra cui il «su­'peramento» delle collaborazioni (si veda anche ltaliaOggi Sette in edicola questa settimana).

I principi per 'a rifarma Bel me ••• a ••• I.l;a •• - - - - - - ~ -- --, , ~- =~ -,' - Ci

Delega in materia di ammortizzatori sociali '. Fonte: art. 1, commi 1 e 2 della legge delega Jobs Act

• Termine: entro 6 mesi dall'entrata in vigore della legge delega Jobs Act

La del~a:"fir'l~.tizza~à razìonaHztare le forme di tutela. eSiSter)tt'Che vanno sotto il nome di ammortizzatori sociali CÒI1 d!rferM~~jq ... ~,Q'imPiegoitegHstrumenti d'imerveJ:ltoin(J~tanza di rapporto di làvoro {Cassa Intégratione} da quemprevi~tHl'lç~$o didì$Q<:èupazione involontaria {A'spi),!t,t . . . .... .. ... ' . . . . ' Lo scopo è assicurare un sistema di garanzia universale per tutti i lavoratori, cOn tutele uniformi e legate alla storia contributiva dei lavoratori, nonché di razionalizzare la normativa in materia d'integraziclne salariale

. . . . Delega in materia di servizi per il lavoro e di pOlitiche attive " ·~p~te:art,1/eommY3è 4 d~lIalegge delega JobS Act

• Termìne:entro;:f)fi')esi dal1'entrata in vigòre delta legge. delega Jobs Acì _ Lo scopo è riordinare la normativa in materia di servizi per il lavoro, al fine di garantire la fruizione dei servizi essenziali in materia di politiche attive del lavoro su tutto il territorio nazionale, razionalizzando gli incentivi rivolti all'assunzione e all'autoimpiego e istituendo una cornice giuridica nazionale che faccia da riferimento anche per le normative regionali e provinciali. Con l'obiettivo. di unificare la ,gestione delle pOlitiche attive e passive, la delega prevede in particolàre d'istitUIre l'Agenzia'~aziçnale per l'occupazione (con competenze gestìonatiin materia di servizi per l'impiego;politiche attive e Aspi, COOil contestualENiordino degli enti operanti nel sE?ttore) e il rafforzamento dei servizi per l'impiego, valorizzando le sinergie tra servizi pubblici e privati. Prevede, inoltre, di valorizzare le funzioni di monitoraggio e di valutazione delle .politlChe attive per il lavoro e interventi di semplificazione amministrativa in materia.di lavoro epoliticheattive

Delega in materia di semplificazione delle procedure e degli adempimenti Fonte: art. 1, commi 5 e 6 della legge delega Jobs Act

• Termine: entro 6 mesi dall'entrata in vigore della legge delega Jobs Act ,II fine è il conseguimento di obiettivi di semplificazione e di razionalizzazione delle procedure di costituzione e gestione dei raìll~orti di lavoro, al fine di ridurre gli adempimenti a carico di cittadini e imprese. In particolare, mira a dimInuire li numero di atti amministrativi inerenti il rapporto di lavoro, attraverso specifiche modalità (ad esempio l'unfficazione delle comunicazioni alle Pubbliche amministrazioni con rifeirmento agli stessi eventi, l'obbligo di trasmissione di dati tra le diverse amministrazioni, l'abolizione della tenuta di atti e documenti cartacei e la rèvisioneclef!liadempimenti in materia di .libretto formativo del cittadino) Delega pér riordino della disciplina dei rapporti di lavoro e delle tipologie dei relativi contratti nonché per la

razionalizzazione e semplificazione dell'attività ispettiva • Fonte: art. 1, comma 7 della legge delega Jobs Act • Termine: entro 6 mesi dall'entrata in vigore della legge delega Jobs Act _.

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tlM.tit~ijta a rafforzare le opportunità d'ingresso nel mondo del lavoro e a rrordinare j contratti di lavoro vigenti per rénderli maggiormente coerenti con le attuali esIgenze del contesto occupazionale e produttivo, nonché a rendere più efficjè~te l'attMtàispettiva.'ln particolare, prevede: . a)laredazfone dì un testo organico di disciplina delle varie tipologie cohtrattuali (con possibilità disuperamento' di alcUne ,di esse}; b) ~rìnir<!dUzìonè;P~r le nuove assunzioni, del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione alt'aÌ1zianit~. 4i servlzio; , . c} l'intr'oduzion~.anchein via sperimentale, del èomj:)ensoorario minimo; d) r'idefinizlonedisciplina in materia di mansioni (con possibilità di «demansionamenti») e controllo a distanza dei IaVoratoti. . .

Delega per revisione e aggiornamento delle misure intese a sostenere le cure parentali ed a tutelare la maternità e le forme di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro

• Fonte: art. 1, commi 8 e 9 della legge delega Jobs Act • Termine: entro 6 mesi dall'entrata in vigore della legge delega Jobs Act

Lo scopo è garàntire,aaeguato sostegno alla genitQrialità e favorire le opportunità di conciliazione dei tempi di vita e di Javoroper la generaìità dei lavoratori. A tal fine prevede, in particolare; . . . a) l'esiensionèdel dirittoaUà prestazione di maternità alle lavoratrici madri C.d. "parasubordinate"; b) l'introduìione di un credito d'imposta a favore delle donne lavoratrici, anche in attività autonome, che abbiano figli minor:iùppure disabili 'non autosufficienti (al di sotto di una detèrminata soglia di reddito individuale complessivo) e l'armohizzazione del regime delle detrazioni (dall'imposta sui redditi) per il coniuge a carico; c) la promozione del telelavoro; d) l'incentivazione di accordi collettivi volti a facilitare la flessibilità de1l'orario.di lavoro e l'impiego di premi di produttività; la pos~jbilità di cessione dei giorni di férie tra lavoratori per attività di cura dei figli minori; e) la promozione ,dell'integrazione dell'offerta di servizi per le cure parentali forniti dalle aziende e dagli enti bilaterali nel sistema pubblico-privato. dei servizi alla persona.

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Per i periti 50 € di contributo al 20/12

Albo assicuratori Cambia l'accesso

D al 2 dicembre sono entrati in vigore i nuovi requ~siti.d~ ac­cesso per l'iscnzlOne

all'albo dell'attività assicura­tiva e riassicurativa. Nel caso si tratti di persone giuridiche, i requisiti di onorabilità devo­no essere posseduti dagli am­ministratori, dai sindaci e dai direttori generali delle stesse. Lo prevede il provvedimento Ivass del 18 novembre (pub­blicato nella Gazzetta Uffi­ciale n. 279 dello dicembre 2014) che ha modificato il re­golamento del 2 gennaio 2008 n. lO concernente la procedu­ra di accesso all'attività assi­curativa e l'albo delle imprese di assicurazione di cui al tito­lo II del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209 - codi­ce delle assicurazioni private e modifiche e integrazioni al regolamento n. 33 dellO mar­zo 2010 concernente l'accesso e l'esercizio dell'attività di ri­assicurazione di cui ai titoli V, VI, XIV, XVI del medesimo decreto. La documentazio­ne da presentare da parte delle società per l'iscrizione all'albo delle assicurazioni per la verifica dei requisiti di onorabilità è l'elenco degli ammiListratori, dei sindaci e dei di:ettori generali della società che detengono il con-

trollo o la partecipazione, la dichiarazione sostitutiva di certificazione attestante la pendenza di procedimenti in corso. Se la persona giuridi­ca è una banca autorizzata ai sensi dell'art. 14 del Tub, può essere inviata copia dei ver­bali delle adunanze dell'or­gano amministrativo della banca, nel corso delle quali è stata accertata la sussistenza dei requisiti di onorabilità dei membri del consiglio di am­ministrazione e del collegio sindacale. I soggetti che ope­rano esclusivamente all'inter­no dei locali in cui l'agente o il broker svolgono la loro attivi­tà non devono essere iscritti in alcuna delle sezioni del registro degli intermediari. Intanto va ricordato che en­tro il 20 dicembre, gli iscritti nel ruolo dei periti assicura­tivi sono tenuti al pagamento di un contributo annuale di vigilanza. Per il 2014, Con dm 24 ottobre 2014, il contributo è stato determinato in euro 50,00. Sono tenuti al paga­mento i soggetti che risultano iscritti nel ruolo alla data del 30 maggio 2014. Il pagamento dovrà avvenire con versamen­to a mezzo bonifico bancario sul conto corrente intestato a Consap spa - ruolo periti as­sicurativi, presso Bnl.

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La riforma del lavoro è legge nuovi contratti senza art. 18 .. L'ok definitivo dal Senato. Scontri vicino Palazzo Madama

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ROMA Via libera al Jobs act, la legge delega sul lavoro. Il voto definitivo del Senato è stato velocizzato con la fiducia, ap­provata con 166 sì, 112 no e un astenuto. L'articolo 18 non si

applicherà ai nuovi assunti. Ora, sottolinea il ministro Po­letti, il governo punta ad ap­provare già entro fine anno i primi decreti delegati. «Il Jo bs Act diventa legge. L'Italia cambia dawero», afferma il

presidente del Consiglio, Mat­teo Renzi. Tensione e scontri nel corteo di ieri a Roma con­tro il Jobs act, mentre si discu­teva la fiducia sul prowedi­mento.

Lavoro, la riforma è legge: l'art. 18 non si applicherà ai nuovi assunti ~Renzi: l'Italia cambia davvero, avanti con le riforme e in primavera tagli alle partecipate. Corteo con tafferugli e tre feriti vicino al Senato

Franzese e Piro ne a pag.lO

POlml: IL TESTO E STATO MIGLIORATO VENDOLA:AABOLITA LA CIVILI" DEL LAVORO INSULTATO BOCCUZZl PER AVER VOTATO "SI"

LA VOTAZIONE '-' tratto per i futuri nel? assunti (a c.ontr~tti a~ienda1i ri~petto a ':luel-_____ tempo indeterminato ma con la h ~azlO!1~h, pr?babIlmente Il s~-

. possibilità del licenziamento con lano mmlmo fIssato per legge m ROMA Il. g~ver?:o ~~n.Zl n~l tardo indennizzo crescente a seconda via sperimentale e il Codice sem­pomengg~o dllen e nU~Clto a tra- degli anni di lavoro e quindi sen- plificato del lavoro. sformare l~ legge la pnma, vera, za art.l8), il premier Matteo Ren- Oltre al durissimo giudizio del profonda, nforma strutturale fra zi ha incassato la vittoria con il leader di SeI, Nichi Vendola: le molte prome~s~:. quella del la- più classico dei tweet cui ci ha Smantellano la civiltà dellavoro e voro. Il voto d~fmlt1vo del S.enato abituato: «L'Italia cambia dawe- lo chiamano Jobs Act» vanno se­sul Jobs Act e stat~ veloc~zza~o ro. E noi andiamo avanti». In mat- gnalati i pesanti insulti rivolti su con la trentadueslma fIduCIa tinata il premier aveva annuncia- Facebook .ad Antonio Boccuzzi, (non usata all~ Camera) portata a to a margine di un convegno che l'operaio UiI che scamp? al r?go casa con 166 SI: 112. no, un astenu- in primavera _ dopo la legge elet- del 2008 alla Thyssen dI Tonno, to. U? p~s~agglO dlSCUS~O (perve- torale e il nuovo passaggio parla- che in quanto deputato Pd,ha vo­nerdl12 ~ m~etto ~no sClOpero ge- mentare sulla riforma del Senato tato a favore del Jobs Act. nerale dI ~gll e Ull),passato tutto _ il governo presenterà il prowe- I lavori parlamentari si sono s,ommato m t~,no mlI~o~e fra le so,: dimento per la riduzione delle so- svolti men~re, fl!Ofi da palaz~o ht~ scene ~a . OpposlZlone d~ra cietà partecipate da Comuni e Re- Madama, sfilava Il cO,rteo or~amz­del senaton d~ S~l che han':10 mal: gioni per nuove liberalizzazioni. zato dal, Laborato~lO naz~on~le bera~oc~rtelh d~ protesta, l mal,dl Poco prima del tweet del presi- pe~ lo s~lOpero ~oClal~. ObIettIVO p~nCla dI alcum (me n? delle ~lt~ dente del Consiglio era stato il mi- del mamfestantl: raggmngere Pa­dI una mano) senaton della sml- nistto del Lavoro Giuliano Polet- lazzo Madama. Alle 14.30 un stra Pd e alcune manifestazioni ti a sottolineare' che iI testo era gruppo di manifestanti ha lancia­tenute non 10':1tan~ ~a Palaz~~ stato significativamente cambia- to uova e ~a te!1~ato, di f~rzare il ~adama co~ dlsordml e ~re fentl to alla Camera (un omaggio alla c?rdone dI pOhzlOttl ~chlerato ~ mdette .dag~l ~pp~~tenentl ~ q~,el- sinistra Pd che ha tenuto in piedi dIfesa d~l S~~ato, Nel ta~ferugh la che SI defmlsce area sOCiale. l'articolo 18, e quindi la reintegrq, sono statI fenti tre ~tudentl. .

LE NOVITÀ In attesa dei decreti attuativi del Jobs Act, i primi dei quali dovreb­bero arrivare prima di gennaio con l'introduzione del nuovo con-

in alcuni casi di licenziamento di Dlodato Plrone chi già lavora) ma che i primi de- ©RIPRODUZIONERISERVATA

creti sarebbero stati emanati a tambur battente. Nel corso del 2015 dovrebbero arrivare molte novità come il maggior spazio ai

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Reintegro addio regola generale sarà l'indennizzo

Per tutti i nuovi assunti cadei! totem simbolo dello Statuto dei lavoratori: sarà possibile licenziare un dipendente anche senza giusta causa o giustificato motivo.

Le tutele dell·art.l8 non varranno più per i licenziamenti economici: i! lavoratore non potrà più ricorrere al giudice per chiedere il reintegro nel posto di lavoro, gli spetterà invece «un indennizzo economico certo e crescente con l'anzianità di servizio».

Fortemente limitata la possibilità di reintegro anche nel caso di licenziamento disciplinare ingiustificato: sarà limitata solo «a specifiche fattispecie» (da definire dettagliatamente con i decreti attuativi) e saranno anche previsti «termini certi per \'impugnazione».

Non cam bia nulla (e quindi resta il reintegro) per i licenziamenti nulli e discriminatori.

Collaborazione C) tra centri privati e pubblici La delega prevede un profondo cambiamento delle politiche attive. Per un miglior coordinamento su tutto il territorio nasce l'Agenzia nazionale per l'occupazione, partecipata da Stato, Regioni e Province autonome, vigilata dal ministero del Lavoro. Avrà competenze in materia di servizi per l'impiego, politiche attive-e AspLll beneficiario di un ammortizzatore sociale (cig o sussidio di disoccupazione) dovrà dare la disponibilità a seguire corsi di qualificazione ed eventualmente anche «allo svolgimento di attività a beneficio delle comunità locali», senza però che questo alimenti aspettative di assunzione nel pubblico. Chi si rifiuta rischia di perdere il sussidio. Nella ricerca di un nuovo lavoro il disoccupato potrà scegliere di affidarsi a un'agenzia per l'impiego privata che per il servizio riceverà un incentivo regionale, ma solo a risultato ottenuto, e comunque «proporzionato alla difficoltà di collocamento» del soggetto.

Contratti

Con le tutele crescenti arriva lo sfoltimento

Arriva il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all'anzianità di servizio. L'obiettivo del governo è che questo tipo di assunzione diventi quella più utilizzata nei nuovi contratti. A questo scopo la delega prevede l'introduzione di «un testo organico semplificato» e il riordino delle tipologie contrattuali, che attualmente sono più di 40.ln particolare andranno «ad esaurimento» le collaborazioni coordinate e continuative. Saranno i decreti attuativi a entrare nel dettaglio. L'orientamento condiviso è quello di arrivare a non più 4-5 contratti. Dovrebbero rimanere: contratto a tempo indeterminato che per i nuovi assunti sarà nella forma delle tutele crescenti; contratto a termine; apprendistato, part-time. Viene esteso ad altri settori produttivi il voucher per i lavori stagionali: confermato il tetto dei cinquemila euro annui per lavoratore.

Bonus di 80 mila euro per chi lascia l'azienda

Si era partiti con la richiesta, da parte dell'azienda, di 570 licenziamenti, poi sceso a 290. L'accordo

non prevede licenziamenti: più di 290 persone hanno accettato il bonus di 80mila euro lordi per i Iicenzialllenti incentivati.

All'impiantistica destinati 100 milioni

L'azienda si impegna a investire in quattro anni -questa è la durata temporale del piano -140 milioni. Di

questi 100 saranno destinati all'impiantistica, 30 al trasferimento della linea di Torino, lO a ricerca e ambiente.

Resta il mix produttivo a caldo e a freddo

L'accordo prevede che resti il mix di produzioni, caldo e freddo. La produzione minima è indicata in

un milione di tonnellate di fuso. Restano accesi entrambi i forni anche se il secondo sarà con ritmi più ridotti.

Passo indietro nella carriera ma stessa paga

Non solo il18, cambia anche un altro articolo dello Statuto dei lavoratori, il13 che impone all'azienda di adibire il lavoratore «alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle corrispondenti alla categoria superiore che abbia successivamente acquisito». La delega invece consente «l'utile impiego del personale» in caso di «processi di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale individuati sulla base di parametri oggettivi». In pratica è il via libera al demansionamento (considerato di fatto come il male minore rispetto a un licenziamento) ma a una condizione: siano tutelate condizioni di vita ed economiche. Il che dovrebbe significare (ma lo si vedrà meglio con i decreti attuativi) che la marcia indietro nella carriera sarà a parità di stipendio. Viene rivista anche la disciplina dei controlli a distanza con la possibilità di controllare impianti e strumenti di lavoro.

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Disoccupazione sussidio esteso agli atipici Cambia il sistema degli ammortizzatori sociali. La cassa integrazione non potrà più essere autorizzata in caso di cessazione «definitiva» di attività aziendale o di un ramo di essa. La delega prevede anche una differente partecipazione contributiva da parte delle aziende, a seconda dell'effettivo utilizzo (in pratica chi non ne fa uso pagherà di meno). Scompare la cig in deroga. Il sussidio di disoccupazione Aspi sarà esteso ai lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa «fino al superamento di questa forma contrattuale». L'obiettivo del governo è di ampliare la platea di 300-400mila lavoratori attualmente senza tutele. Per averne diritto - ma saranno i decreti attuativi a specificarlo meglio - basterà aver lavorato 3-4 mesi negli ultimi due anni. Per quanto riguarda la durata dell'erogazione del sussidio sarà commisurata «alla pregressa storia contributiva del lavoratore».

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Reati gravi e maxi-indennizzo, va sciolto il nodo dei licenziamenti disciplinari lE NORME ROMA E ora subito al lavoro sui de­creti attuativi. Il primo è già in cot­tura: quello sul contratto a tutele crescenti e quindi sulle modifiche all'articolo 18 dello Statuto dei la­voratori. L'obiettivo del governo -ribadito ieri dal ministro del Wel­fare Giuliano Paletti - è di «proce­dere speditamente» di modo che già da gennaio le imprese possano assumere con il contratto a tutele crescenti, beneficiando della de­contribuzione per i primi tre anni di assunzione (con il limite di 8.060 euro l'anno) prevista dalla legge di Stabilità. In ogni caso leg­ge e decreti delegati entreranno in vigore il giorno dopo la pubblica­zione in Gazzetta Ufficiale.

I lavori fervono. In queste ulti­me settimane, e anche nene ulti­me ore, si sono susseguite varie riunioni. Il vero regista dell' opera­zione è il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei. È lui che sta tirando le fila all'interno della maggioranza che appoggia il go­verno, cercando di mediare tra i freni della minoranza Pd e le corse in avanti dei centristi, a partire da Ncd e Scelta civica. Il decreto do­vrebbe essere poi varato dal Consi­glio dei ministri nella settimana

prima di Natale, ma comunque do­po il 12 dicembre, giorno dello sciopero generale di Cgil e DiI.

Il NODO DEI DISCIPLINARI La delega modifica radicalmente le regole sui licenziamenti indivi­duali per i nuovi assunti. La tutela reale (reintegro) prevista dall' arti­colo 18 resta per i licenziamenti nulli e discriminatori, mentre vie­ne cancellata per i licenziamenti per motivi economici e per la gran parte dei disciplinari. In questi ca­si - se il licenziamento è ingiustifi­cato - al lavoratore spetterà un in­dennizzo. Il decreto dovrà definire le «specifiche fattispecie» dei disci­plinari per le quali sarà ancora possibile ricorrere al giudice chie­dendo il reintegro. Sul tavolo in questo momento ci sono due op­zioni: prevedere la possibilità di reintegro solo per i reati persegui­bili d'ufficio (quelli molto gravi);

IL DECRETO ATTUATIVO SULLE TUTELE CRESCENTI E LA NUOVA OISCIp,lINA SUL RECESSO SARA VARATO LA SETTIMANA PRIMA DJ NATALE

ampliare la casistica sul solco del­la recente sentenza della Corte di Cassazione (<<insussistenza fatto materiale»). In questo caso al dato­re di lavoro sarebbe concessa la possibilità di non reintegrare il di­pendente che ha avuto sentenza in tal senso, dietro erogazione di un super-indennizzo (opting aut). En­trambe le opzioni sono mal viste dalla minoranza demo «Con l'op­ting aut nei fatti non ci sarebbe più reintegro. Sono totalmente contrario» sibila Cesare Damiano, presidente della commissione La­voro di Montecitorio.

Si lavora anche sull'entità del­!'indennizzo. Sul tavolo c'è !'ipote­si di l mensilità e mezza per ogni anno di lavoro, fino a un massimo di 24 mensilità. Ma anche in que­sto caso la minoranza dem spinge per una base di partenza più so­stanziosa (attualmente nelle aziende con più di 15 dipendenti l'indennizzo è compreso tra 12 e 24 mensilità). Non dovrebbero es­sere alzati gli attuali tetti (massi­mo 6 mensilità) per le aziende sot­to la soglia dei 15 dipendenti. Per incentivare il ricorso alla concilia­zione, infine, è allo studio la possi­bilità di defiscalizzare i risarci­menti economici.

Giusy Franzese © RIPRODUZIONE RISERVATA

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IL ,,"~MATTINO

Via libera del Senato, abolito l'art. 18 per i neoassunti

Il Jobs act è legge, scontri in piazza Giuseppe Berta

Data 04-12-2014 Pagina 1 Foglio 1

L 'approvazione del J obs Act de­ve coincidere con un cambio

di passo. Poiché, dopo mesi di tra­vaglio, di contestazione e dilacera­zioni, è cambiata la disciplina del mercato del lavoro, c'è da sperare che da oggi incominci un cammi­no positivo di sperimentazione. È tempo di passare a una verifica concreta del nuovo ordinamento del lavoro e questo dowebbe sug­gerire di mettere da parte le pole­miche, spesso esasperate, che han­no accompagnato il cammino del Jobs Act per sottoporlo a una pro­va di merito.Cominciamo col dire che con le nuove regole anche l'Ita­lia si colloca in lilla diversa prospet­tiva per quanto riguarda le tutele dellavoro. > Segue a pago 59

Il Jobs act è legge, scontri in piazza

Chello e Franzese a pago 8

Giuseppe Berta

Non più la difesa dei posti di lavoro cosÌ co­me sono (non di rado persino quando non esistono più le imprese che hanno dato loro origine), ma invece la tutela della posizione di mercato dei lavoratori, per fare in modo che si crei una mobilità in grado di sostituire l'occupazione che si perde con una nuova.

È vero, come hanno sovente ripetuto i de­trattori del Jobs Act, che le risorse a disposi­zione per inaugurare un' effettiva stagione di flexsecurity sono poche,troppo poche, ma a questo punto, se si è convinti che la strada sia quella giusta, non si può più rin­viare il momento di intraprenderla. Altri­menti il cambiamento non comincerà mai e il destino dei lavoratori continuerà a esse­re inscindibilmente ancorato a quello delle loro imprese, nel bene, ma oggi soprattutto nel male.

Il governo deve sapere che il voto di ieri è un momento di partenza, non uno di arrivo. Infatti, si tratta ora di scrivere i decreti attua­tivi' quelli che devono trasformare il nome di una legge in una serie di procedure coe­renti. Da questo punto di vista, quindi, le difficoltà sono tutt'altro che finite, perché non mancheranno le resistenze di quanti ri­fuggono per principio dall'adozione di un nuovo sistema di regole. L'esecutivo gioca su questo versante la propria credibilità pro­prio su un terreno in cui ha investito gran parte della sua credibilità riformatrice. Per­ciò è essenziale che dimostri rapida capaci­tà di attuazione, in quanto il Jobs Act verrà giudicato sulla base della sua efficacia. Ilmo­vimento sindacale ha reagito al mutamento delle regole sul mercato del lavoro in manie­ra tutt'altro che univoca. Se la Cgil ha dato

vita a un' opposizione intransigente, la Cisl l'uscita dalla recessione. di Anna Maria Furlan è stata ben attenta a distinguersi e a non radicalizzare la prote-sta. Ha criticato la posizione di Matteo Ren-zi e del governo, che talvolta sono sembrati addossare colpe eccessive al sindacato nel suo complesso, ma badando a non avallare la scelta dello sciopero generale. Quest'ulti-mo rischia sempre più di essere una fiam-mata che si consuma su di sé. Certo, per un giorno si guadagna i titoli di testa dei mass media, ma il giorno dopo rischia di lasciare soltanto un senso di frustrazione. Un senti-mento che sembra voler cavalcare l'opposi-zione di sinistra - emblematiche le parole di aspra critica pronunciate ieri da Vendola -, ma che nell'Italia d'oggi possono finire con l'alimentare il consenso e la mobilitazione che è abile a suscitare Matteo Salvini.

È evidente che il sindacato attuale ha per­so la spinta unitaria. E forse non è nemme­no un male che si presenti al mondo del la­voro con due proposte alternative. Da unla­to, ora c'è lo spazio per un sindacato che sceglie di muoversi più all'interno degli am­bienti di lavoro, parlando in primo luogo ai propri iscritti, per valorizzare le loro compe­tenze, anche nello spazio aziendale. Dall' al­tro, c'è il sindacato-movimento (imperso­nato dalla Fiom di Maurizio Landini) che vuole essere portavoce del disagio sociale e della protesta collettiva di tutti i soggetti che stanno pagando un prezzo elevato alla crisi. Il fatto che si possa scegliere fra queste due opzioni fa comprendere che il futuro del sin­dacato potrebbe essere meno scontato o univoco di quanto oggi si tende a pensare.

Ma, naturalmente, la vera sfida del Jobs Act è legata alla trasformazione dell' econo­mia e dell' occupazione del nostro Paese. La sua efficacia dipende dalla capacità di ac­compagnare i cambiamenti che stanno in­tervenendo nel nostro tessuto economico e produttivo. Di per sé, nemmeno la migliore legge sul mercato del lavoro assicura più po­sti se non c'è crescita economica. Adesso il governo si sta accingendo a scelte importan­ti che riguardano il sistema delle imprese: una per tutte, il futuro dell'Ilva. Bene, c'è da sperare che sia il prodromo di una politica dello sviluppo che fin qui è stata la vera as­sente in questa crisi interminabile. La scom­messa è che il J o bs Act entri in relazione con la politica industriale e la consolidi, perché oggi occorre agire contemporaneamente sui due pedali, quello del lavoro e quello del rilancio della produzione e della produttivi­tà. Se questa duplice azione funzionerà, allo­ra sÌ awemo davvero mosso un nasso verso

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IL ,,"~MATTINO Data 04-12-2014 Pagina 8 Foglio 1

Articolo 18, per cancellare la norma occorrono i decreti attuativi

Parte la corsa per dare alle aziende la possibilità di assumere con tutele crescenti già da gennaio

Giusy Franzese

ROMA E ora subito al lavoro sui de­creti attuativi. Il primo è già in cottu­ra: quello sul contratto a tutele cre­scenti e quindi sulle modifiche all' articolo 18 dello Statuto dei lavo­ratori. L'obiettivo del governo - riba­dito ieri dal ministro del Welfare Giuliano Poletti - è di «procedere speditamente» di modo che già da gennaio le imprese possano assu­mere con il contratto a tutele cre­scenti, beneficiando delladecontri­buzioneperi primi tre annidiassun­zione (con il limite di8.060 euro l'an­no) prevista dalla legge di Stabilità. In ogni caso legge e decreti delegati entreranno in vigore il giorno dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficia­le.

Il avo ri fervono. In queste ultime settimane, e anche nelle ultime ore, si sono susseguite varie riunio­ni. Il vero regista dell'operazione è

il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei. È lui che sta tirando le fila all'interno della maggioranza che appoggia il governo, cercando di mediare tra i freni della minoran­za Pd e le corse in avanti dei centri­sti, a partire da Ncd e Scelta civica. Il decreto dovrebbe essere poi vara­to dal Consiglio dei ministri nella settimana prima di Natale, ma co­munque dopo il 12 dicembre, gior­no dello sciopero generale di Cgil e UiI.

La delega modifica radicalmen­te le regole sui licenziamenti indivi­duali per i nuovi assunti. La tutela reale (reintegro) prevista dall'arti­colo 18 resta per ilicenziamenti nul­li e discriminatori, mentre viene cancellata per i licenziamenti per motivi economici e per la gran par­te dei disciplinari. In questi casi - se il licenziamento è ingiustificato - al lavoratore spetterà un indennizzo.

Il decreto dovrà definire le «spe­cifiche fattispecie» dei disciplinari per le quali sarà ancora possibile ri­correre al giudice chiedendo il rein­tegro. Sul tavolo in questo momen­to ci sono due opzioni: prevedere la possibilità di reintegro solo perirea­ti perseguibili d'ufficio (quelli mol­to gravi); ampliare la casistica sul solco della recente sentenza della

n Resta

In piazza Una delle ultime proteste contro l'abolizione dell'articolo 18

da sciogliere il nodo indennizzo: una mensilità e mezza per ogni anno

Corte di Cassazione (<<insussisten­za fatto materiale»). In questo caso al datore di lavoro sarebbe conces­sala possibilità di non reintegrare il dipendente che ha avuto sentenza in tal senso, dietro erogazione di un super -indennizzo ( opting out). En­trambe le opzioni sono mal viste dalla minoranza demo «Con l'op­ting out nei fatti non ci sarebbe più reintegro. Sono totalmente contra­rio» sibila Cesare Damiano, presi­dente della commissione Lavoro di Montecitorio.

Silavora anche sull' entità dell'in­dennizzo. Sul tavolo c'è l'ipotesi di l mensilità e mezza per ogni anno di lavoro, fino a un massimo di 24 mensilità. Ma anche in questo caso la minoranza dem spinge per una base di partenza più sostanziosa (at­tualmente nelle aziende con più di 15 dipendenti l'indennizzo è com­preso tra 12 e 24 mensilità). Non do­vrebbero essere alzati gli attuali tet­ti (massimo 6 mensilità) per le aziende sotto la soglia dei 15 dipen­denti. Per incentivare il ricorso alla conciliazione, infine, è allo studio la possibilità di defiscalizzare irisar­cimenti economici.

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Fiducia ok, il Jobs Act è legge Renzi: l'Italia cambia dawero Senato, via libera anche dalla sinistra Pd. Scontri a Roma

Alessandra Chello

Va come un treno. A bordo di un te­sto blindato dalla fiducia numero trentadue. n J obs Act dribbla ostaco­li, snobba la guerriglia fuori dal Palaz­zo, schiva documenti-trappola, car­telli listati a lutto e centra il bersaglio con 166 sÌ, 112 no, l astenuto. Ora è legge. Con i dissidenti dem che van­no subito all'incasso. E rinfacciano: abbiamo votato per puro senso dire­sponsabilità. Non ci piacciono i salti nel buio.

Sarà. Ma quel che è certo è che Renzi è al settimo cielo. Porta a casa il primo pezzetto del puzzle delle ri­forme. E si affretta a cinguettare sulla rete un profetico: «Adesso l'Italia cambia davvero, questa è la volta buona. Noi andiamo avanti». E già pensa di usare la vittoria nuova di zecca come leva per schiodare dalle secche gli altri due capitoli caldi in discussione al Parlamento: la nuova legge elettorale e il Senato delle auto­nomie. Quanto agli effetti, non reste­rà altro da fare che aspettare di vede­re se davvero questo famigerato do­cumento anti-disoccupazione fun­zionerà davvero. Oppure no.

n Parlamento «ci consegna un te­sto significativamente cambiato e migliorato», sottolinea il ministro Po­letti scrollandosi di dosso le polemi-

«Ora l'Italia cambia dawero» Il ministro: «II testo è stato migliorato»

che dei giorni scorsi sullo scarso pe­so delle Camere. E ribadendo che in pole position fra i decreti ci dovreb­bero essere le nor-me attuative del contratto a tutele crescenti (e le mo-difiche dell'artico-lo 18) in modo da utilizzare gli sgra-vi contributivi pre-visti dal disegno di legge di stabili-tà per le assunzio-ni fatte nel 2015 e la reVISIOne dell'Aspi con l'estensione del sussidio per chi per­de il lavoro anche ai collaboratori (fi­gura per la quale si prevede il «supe­ramento» con l'arrivo del contratto a tutele crescenti). Tempi più lunghi dovrebbero esserci invece per il varo della riforma del resto degli ammor­tizzatori sociali (cassa integrazione, la mobilità dovrebbe andare a esau­rirsi a fine 2016) diluendo l' operazio­ne ( costosa) su più anni. «Questa è la grande legislatura delle riforme - ave­va detto poco prima del voto Renzi, esprimento solidarietà al deputato Antonio Boccuzzi oggetto di insulti per aver detto sÌ alJobsAct. Soddisfa­zione per il testo è stata espressa dal presidente della Commissione lavo­ro del Senato (Ncd), Maurizio Sacco-

ni che ha chiesto al governo di scrive­re nei decreti delegati «norme sem­plici e applicabili, a partire da quell'articolo 18 che dobbiamo la­sciare alle nostre spalle con tutto il suo bagaglio di ostilità all'impresa e di accanimento ideologico».

Invece, meno soddisfatto della mediazione è apparso il presidente della Commissione lavoro della Ca­mera, Cesare Damiano che al prov­vedimento ha dato un «sei meno me­no», voto inferiore anche a quello dell'ex ministro, Elsa Fornero (6-). Verdetto assolutamente negativo da parte dei senatori di SeI che dopo aver annunciato il no alla fiducia hanno esposto dai banchi alcuni car­telli contro il JobsAct«<JobsAct: ritor­no all' 800»; «Art. l: l'Italia è una Re­pubblica affondata sul lavoro»). Du­ro anche Nichi Vendola: «Smantella­no civiltà dei diritti del lavoro e lo chiamano JobsAct».

Titoli di coda, dunque, sul pac­chetto più contestato del momento. Tra lanci di uova, universitari, preca­ri, e sindacati di base in corteo fuori dal Senato. Con il Parlamento che consegna la delega sul lavoro al go­verno che avrà tempo fino a giugno per tradurre il suo contenuto in 5 de­creti: ammortizzatori sociali; servizi per il lavoro; semplificazione delle procedure e degli adempimenti; rior­dino delle forme contrattuali; tutela e conciliazione delle esigenze di cu­ra, di vita e di lavoro.

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Jobs Act: misure principali legge delega e decreti delegati saranno in vigore subito dopo la pubblicazione in G.U. La protesta

Sei innalza manifesti listati a lutto

D1Illmì!'gì CONTRATTI STABILI Promozione del contratto a tempo

indeterminato, rendendolo più conveniente rispetto ad altri tipi di contratto in termini di oneri diretti e indiretti

MENO TIPOLOGIE Drastico riordino dei tipi di contratto,

con l'abolizione delle forme più permeabili agli abusi e più precarizzanti, come i contratti di collaborazione a progetto (Co.Co.Pro.)

DEMANSIONAMENTO Possibile in caso di riorganizzazione

aziendale, ma con limiti alla modifica dell'inquadramento

NO REINTEGRO Per i nuovi assunti a tempo indeterminato

la possibilità di reintegro in caso di licenziamento disciplinare è sostituita dal solo indennizzo, crescente con l'anzianità

sì REINTEGRO Per i neoassunti torna la possibilità di

reintegro per i licenziamenti disciplinari "ingiustificati", le cui fattispecie saranno specificate in un futuro decreto delegato

ALTRI LICENZIAMENTI Per tutti resta il SDlo indennizzo per quelli a

motivo economico e Obbligo di reintegro per i discriminatori

RIFORMACIG Sarà impossibile autorizzare la cig in caso

di "cessazione definitiva" di attività aziendale. Da rivedere limiti di durata, partecipazione aziende e aliquote ordinarie

RIFORMA ASPI La durata del trattamento

di disoccupazione sarà rapportata alla "pregressa sto ria contributiva", L'Aspi va estesa ai collaboratori e prolungata in casi di disagio economico

ADEMPIMENTI ONLlNE Si punta a semplificare tutti gli adempimenti a

carico di cittadini e imprese e a svolgerli per via telematica

FERIE SOLIDALI Confermata la possibilità per il lavoratore

che ha un plus di ferie di cederle a colleghi che ne abbiano bisogno per assistere figli minori che necessitano di cure

CONTRATTI SOLlOARIETÀ Semplificazione del campo di applicazione,

potenziandone l'utilizzo in chiave "espansiva", per aumentare cioè l'organico, riducendo l'orario di lavoro e la retribuzione del personale

ANSA ..c.e.ntime.tri

Gli incidenti Un momento dei tafferugli tra manifestanti e polizia durante la manifestazione a Roma contro il Jobs Act approvato ieri dal Senato

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Nell'aula di Palazzo Madama durante la votazione sul JobsActva in scena la protesta dai banchi del Sei. I senatori mostrano una sfilza di manifesti listati a lutto dedicati allo Statuto dei lavoratori, una sorta di requiem per normative che da ieri non esistono più.

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LE NUOVE REGOLE SUL LAVORO PASSA LA SARANNO I DECRETI A DEFINIRE NEL DETTAGLIO FUTURE

Il Jobs act ora è legge reintegro solo per pochi Renzi: «Nel Patto del Nazareno non c'è il successore di Napolitano»

MICHELE LOMBARDI

ROMA. Verranno ridotti al minimo i casi in cui il lavoratore licenziato potrà essere reintegrato dal giudice. E, per raggiungere questo obiettivo, sarà data la possibilità al datore di lavoro di "alzare la posta" pagando un indennizzo più robusto allavora­tore licenziato per motivi discipli­nari al quale il giudice ha dato ragio­ne.

Blindato con la fiducia, il J obs act ha ottenuto ieri sera anche il via li­bera del Senato Ci sÌ sono stati 166, i no 112, l astenuto) ed è diventato legge ma il governo ha già messo in cantiere il primo decreto delegato, che riguarderà i licenziamenti. «L'Italia cambia dawero», ha com­mentato Matteo Renzi. Nonostante i dubbi e le contestazioni, i 27 sena­tori della minoranza del Pd hanno votato la fiducia per «senso di re­sponsabilità»: «Un comportamento diverso avrebbe determinato una crisi di governo», hanno scritto i dis­sidenti dem in un documento ap­provato prima dello show down in aula.

«Oggi è un giorno storico per il pa­ese, l'approvazione del jobs act se­gnerà la storia dei prossimi anni» ha detto il premier che ora guarda già al futuro e avvisa Berlusconi: «Nelpat­to del Nazareno - dichiara in serata­non c'è l'agibilità politica dell'ex Ca­valiere e nemmeno il Colle». La scel­ta del nuovo presidente della Re­pubblica sarà fatta cercando una larga maggioranza.

In realtà, tornando aljobs act, tut­to dipenderà dai decreti delegati perché finora siamo solo alle indica­zioni generali. «Il testo è stato cam­biato e migliorato. Nei decreti dele­gati, il governo terrà conto del lavo­ro fatto dal Parlamento e le conside-

razioni espresse», ha detto in Senato il ministro del Lavoro, Giu­liano Poletti.

Intanto, su un altro fronte, quello della legge di stabilità, si concretiz­zano i tagli alla Sanità: «Come Re­gioni abbiamo accettato un taglio da

1,5 miliardi sul fondo per la salute ma come contropartita abbiamo chiesto che qualche centinaio di mi­lioni vada al trasporto pubblico lo­cale»: ha detto ieri il presidente della conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, al termine dell'in­contro con il governo. Mailconfron­to proseguirà nei prossimi giorni.

TUTELE CRESCENTI Arriva per i neoassun ti il contratto a tempo indeterminato con tutele a tutele crescenti in relazione all'an-

zianitàdiservizio. Con il nuovo con­tratto cambia anche l'articolo 18: a differenza della riforma Fornero, la reintegra sarà esclusa per tutti i li­cenziamenti economici: l'impresa sarà tenuta a pagare un indennizzo economico stabilito per legge e cre­scente con l'anzianità di servizio. In pratica, il diritto alla reintegra sarà confermato solo per i licenziamenti nulli e discriminatori, eperalcunili­mitati casi di licenziamenti discipli­nari ingiustificati, che saranno indi­cati dal decreto per limitare al mini­mo la discrezionalità del giudice. I termini per impugnare il licenzia­mento disciplinare saranno comun­que molto stretti.

ADDIO REINTEGRO Nell'ottica di limitare al massimo

il ritorno al lavoro dei licenziati per motivi disciplinari, i tecnici diPolet­ti stanno studiando un meccanismo che consenta all'imprenditore di ri­sarcire il lavoratore con una somma

più sostanziosa rispetto all'inden­nizzo previsto per evitare il suo ri­torno in azienda se il giudice gli ha dato ragione. Un'opzione che po­trebbe essere esercitata versando la somma maggiorata al lavoratore che, in caso di rifiuto, dovrà resti­tuirla entro un limite di tempo mol­to ristretta, altrimenti l'opzione si considera andata a buon fine.

ASPI PER I CO.CO.CO. L'Aspi O'Assicurazione per l'im­

piego), cioè la nuova indennità di di­soccupazione introdotta dalla rifor-

ma Fornero, sarà estesa circa 300 mila collaboratori che oggi non han­no ammortizzatori sociali. L'asse­gno, più robusto per chi ha una car­rieracontributiva più lunga, sarà co­munquegarantitoancheachilavora perpochimesil'anno. C'è l'ipotesi di introdurre un assegno ulteriore per le persone in situazione di disagio economico, che hanno fruito del­l'Aspi.

MANSIONI FLESSIBILI Nei casi di riorganizzazione

aziendale, al lavoratore potrà essere attribuita una mansione diversa C anche più bassa, fatta salva la mede­sima retribuzione e nel rispetto del­la sua professionalità) per evitare il suo licenziamento. In pratica, sarà reso più flessibile il passaggio da una mansione all'altra. consentiti anche i controlli a distanza su impianti e strumenti di lavoro.

RIFORMA DELLA CIG Niente più Cignei casi di cessazio­

ne «definitiva» di attività aziendale,

cioè se l'azienda chiude i battenti. L'obiettivo è assicurare a tutti i lavo­ratori licenziati un sussidio univer­sale in linea con la storia contributi-

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va del dipendente. Il nuovo assegno di disoccupazione avrà una durata molto inferiore rispetto agli attuali 2 anni di Cig ordinaria e ai 4 anni di Cig straordinaria.

Nonostante la crisi continui a mordere, l'idea è di mandare in pen­sione la Cig in deroga. [email protected]

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LA VOCE DEL. GOVERNO

Renzi: «Giorno storico per il Paese»

Poletti: «Il testo è stato cambiato

e migliorato»

Data 04-12-2014 Pagina 4/5 Foglio

CRISI AZIENDALI DURE

Niente più cassa integrazione in caso

di cessazione definitiva attività

aziendale

JOBS ACl: MISURE PRINCIPALI I Legge delega e decreti delegati saranno in vigore subito dopo la pubblicazione in G.U.

NO REINTEGRO RIFORMACIG FERIE SOLIDALI Promozione del Per i nuovi assunti Sarà impossibile Confermata la possibilità contratto a tempo a tempo indeterminato autorizzare la cig in caso per il lavoratore

indeterminato, rendendolo la possibilità di reintegro in caso di di "cessazione definitiva" di che ha un plus di ferie di cederle a più conveniente rispetto ad licenziamento disciplinare è attività aziendale. Da rivedere colleghi che ne abbiano bisogno altri tipi di contratto in termini sostituita dal solo indennizzo, limiti di durata, partecipazione per assistere figli minori che di oneri diretti e indiretti crescente con l'anzianità aziende e aliquote ordinarie necessitano di cure

MENO TlPOLOGIE SI REINTEGRO RIFORMA ASPI CONTRATTI SOLIDARIETÀ Drastico riordino Per i neoassunti torna La durata Semplificazione del campo dei tipi di contratto, la possibilità di reintegro del trattamento di applicazione,

con l'abolizione delle forme per i licenziamenti disciplinari di disoccupazione sarà potenziandone l'utilizzo più permea bili agli abusi "ingiustificati" , rapportata alla "pregressa storia in chiave "espansiva", e più precarizzanti, come le cui fattispecie saranno contributiva". L'Aspi va estesa per aumentare cioè l'organico, i contratti di collaborazione specificate in un futuro decreto ai collaboratori e prolungata riducendo l'orario di lavoro a progetto (Co.Co.Pro.) delegato in casi di disagio economico e la retribuzione del personale

DEMANSIONAMENTO ALTRI LICENZIAMENTI ADEMPIMENTI ONLlNE Possibile in caso Per tutti resta il solo Si punta a semplificare di riorganizzazione indennizzo per quelli a tutti gli adempimenti a

aziendale, ma con limiti motivo economico e obbligo di carico di cittadini e imprese e a alla modifica dell'inquadramento reintegro per i discriminatori svolgerli per via telematica

ANSA +.:.e.ntime.tri

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LE DOMANDE

SERVIZIO» 5

Con il contratto a tutele crescenti

cosa succede se mi licenziano

per motivi disciplinari?

Sono stato assunto nel 2011,

cosa accadrà dopo la riforma

al mio contratto?

Se dovessero assumermi nel

2015, come posso difendermi

dai licenziamenti economici?

Cosa significa che l'indennizzo

che riceverò dopo un licenziamento

sarà legato all'anzianità?

Data 04-12-2014 Pagina 5 Foglio 1

DOMANDE SUL NUOVO

ARTICOLO 18 LA REGOLA generale introdotta dal J obs act, prevede che di norma i la­voratori licenziati per motivi disciplinari avranno diritto all'indennizzo economico. La possibilità di riavere il posto di lavoro, la cosiddetta rein­tegra, sarà prevista solo in alcune fattispecie di licenziamento «discipli­nare ingiustificato». Per conoscere i singoli casi in cui scatterà la reinte­gra, bisogna attendere i decreti attuativi della delega che il governo ha intenzione di pubblicare entro la fine dell'anno.

Al momento, però, l'esecutivo è intenzionato a prevedere questa pos­sibilità solo nei casi in cui sarà dimostrata l'insussitenza del fatto adde­bitato al lavoratore

È BENE precisare che le regole contenute nel J obs act, e quindi le tutele previste dal nuovo articolo 18, saranno valide solo per i neoassunti con il contratto a tutele crescenti. Per tutti coloro che sono stati assunti pre­cedentemente, quindi, continuerà a essere in vigore l'attuale formula dell'articolo 18. Quella, per intenderci, introdotta dall'allora ministro del Lavoro Elsa Fornero.

Le tutele previste dal nuovo articolo 18, presumibilmente entreranno in vigore dal 2015 ma solo per i neossunti. Rientra in questa categoria, anche chi è stato licenziato in precedenza ma instaura un nuovo rappor­to di lavoro con un'altra società

RISPETTO al passato, il nuovo articolo 18 prevede novità sostanziali. Per i licenziamenti economici, infatti, scompare definitivamente la possibilità di riottenere il posto di lavoro. La reintegra, infatti, scom­pare e al suo posto sarà previsto solo un indennizzo economico che la delega definisce «certo e crescente».

Se un giudice dovesse ritenere ingiustificato un licenziamento eco­nomico, quindi, per il lavoratore ci sarà solo la possibilità di ricevere un indennizzo collegato alla sua anzianità lavorativa. Per i lavoratori assunti prima del 2015, restano invariate le attuali tutele che prevedo­no anche la possibilità della reintegra

L'INDENNIZZO per i licenziamenti di tipo economico rappresenta una delle novità più importanti rispetto alfattuale articolo 18 modificato dalla riforma Fornero. Dal 2015, inoltre, findennizzo sarà «crescente» e colle­gato «alfanzianitàlavorativa» del dipendente. Chi, ad esempio, saràlicen­ziato dopo 7 anni di contratto, avrà un indennizzo più alto rispetto a chi è stato licenziato solo dopo due anni. Anche in questo caso, per conoscere f entità dei "rimborsi", bisognerà attendere i decreti attuativi. Al momen­to,sonodueleipotesiincampo.Prima:indennizzofinoaunmassimodil,5 mensilità per ogni anno di impiego fino a un massimo di 36 mesi. Seconda: da una a 24 mensilità (conciliazione)

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