Rassegna stampa di Oblique, settembre 2011

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    Quel che temo di pi la filosofia per cui tutto ci che nuovoha il diritto di sopraffare ci che vecchio | Alberto Asor Rosa

    Mario Baudino, Morto chi legge La Stampa, primo settembre 2011 3 Maurizio Bono, Eco: cos ho corretto Il nome della rosa

    la Repubblica, 5 settembre 2011 5 Antonio Prudenzano, Chiarelettere: La collana Istant Book aprir alla narrativa Affari italiani, 6 settembre 2011 8 Raffaella De Santis, Il limite agli sconti uccide le biblioteche la Repubblica, 7 settembre 2011 10 Paolo Di Stefano, Asor Rosa stronca i giovani titani Corriere della Sera, 8 settembre 2011 11 Maurizio Bono, Il nuovo corso Mondadori: Cambio nella politica editoriale la Repubblica, 8 settembre 2011 13 Maurizio Bono, Via leditor, Bondi consulente. Ecco le risposte di Mondadori

    la Repubblica, 9 settembre 2011 15 Daniele Giglioli, la lingua che non ha pi fascino Il Sole 24 Ore, 11 settembre 2011 17 Sergio Luzzato e Gabriele Pedull, Asor Rosa, quanti errori nelle tue accuse Corriere della Sera, 12 settembre 2011 21 Romano Montroni, Di libri e di librai la Repubblica, 13 settembre 2011 23 Simonetta Fiori, Separati in casa editrice la Repubblica, 15 settembre 2011 24 Ernesto Franco, Duello allEinaudi

    la Repubblica, 16 settembre 2011 27 Antonella Fiori, Viaggio nellindustria della lettura lEspresso, 19 settembre 2011 29 Anna Bandettini, Quando leditore punta sul teatro la Repubblica, 19 settembre 2011 31 Alessandro Zaltron, La passione del libro in fabbrica Il Sole 24 Ore, 21 settembre 2011 32

    La rassegnastampa di

    settembre 2011

    Oblique

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    Raccolta di articoli pubblicati da quotidiani e periodici nazionali tra il primo e il 30 settembre 2011.Impaginazione a cura di Oblique Studio.

    Vittorio Bo, I libri cambiano Prima comunicazione, 24 settembre 2011 34 Giuseppe Lisbona, Sorrisi, applausi e digrignar di denti Prima comunicazione, 24 settembre 2011 36 Domenico Scarpa, Le favole politiche di Sciascia Il Sole 24 Ore, 25 settembre 2011 40

    Antonio Carioti, Eluthera, il gusto di esagerare del pensiero libertario Corriere della Sera, 25 settembre 2011 43 Luigi Mascheroni Ecco il Gadda ducesco che non avete mai letto il Giornale, 26 settembre 2011 44 Mario Baudino, Il bestseller venuto dal passaparola La Stampa, 28 settembre 2011 46 Maria Laura Rodot, Lansia da tablet. Da un titolo allaltro senza finire i libri Corriere della Sera, 28 settembre 2011 48 Luca Serianni, Litaliano? in salute, grazie Avvenire, 29 settembre 2011 50

    Matteo Persivale, 1Q84. Svelato il romanzo di MurakamiCorriere della Sera, 30 settembre 2011 52

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    Morto chi legge

    Nelle Mille e una notte come in Dumas e Lovecraft, nel Nome della rosacome in Martin Amis, il fascino irresistibile e la fortunata carriera letteraria diuna particolare arma letale: il libro che uccide

    NelleMille e una nottec una storia che Sharazadedice provenire dallantica Persia, e racconta di un sa-piente che aveva letto libri greci, persiani, turchi, ara -bi, bizantini, quelli siriaci e quelli ebraici, e da tali libri

    aveva appreso la scienza. il saggio Duban, che rie-sce a guarire il re Yunan da una lebbra in apparenzaincurabile, conquistando cos un posto di grande au-torevolezza a corte. Col tempo per, come accadenelle favole e anche nella realt Duban cade in di-sgrazia, al punto che viene condannato a morte dal-lingrato sovrano. Come Socrate accetta la sua sorte.Ma, a differenza di Socrate, si vendica. questo il momento in cui entra in scena, in un pe-riodo storico piuttosto incerto, date la difficolt di

    datare leMille e una notte, un libro terribile, che gidal titolo annuncia la sua unicit: Il segreto dei segreti.Ed noto che arrivare al cuore dei segreti molto pe-ricoloso. Quando mi avrai tagliato la testa, spiegail sapiente al sovrano, se aprirai la sesta pagina dellibro, leggerai la terza riga a sinistra e mi rivolgerai laparola, la mia testa ti parler e risponder a quelloche chiedi.Lofferta bizzarra. Siamo di fronte a un enigma, cheil potente non coglie n tanto meno comprende. Or-

    dina senza indugio lesecuzione, dopodich esegue leistruzioni del defunto. Il capo reciso di Duban, comeprevisto, comincia a parlare: apri il libro, gli dice. Luici prova, ma non ci riesce, perch le pagine sono ap-piccicate luna allaltra. Cos si porta il dito alla bocca,lo inumidisce con la saliva, e comincia a sfogliare. Latesta parlante gli ingiunge ogni volta di continuare,

    ma non ce ne sarebbe nemmeno bisogno perch il re prigioniero del gioco.Non arriver vivo alla fine. La carta intrisa di veleno,e il sovrano, continuando a inumidirsi il dito, ne

    assorbe abbastanza per morire. Mentre si agita e sicontorce nellagonia, la testa mozza canta: A lungonellarbitrio essi han governato / ma il loro potere nonverr ricordato. questo il vero segreto dei segreti,cos evidente che nessuno, se non nei momenti cru-ciali della vita e della morte, riesce a vedere. E il primolibro che uccide si staglia nella letteratura come un so-lenne e misterioso simbolo di giustizia. Da alloranon facile dire quante volte si sia manifestato nellaletteratura di tutto il mondo.

    Come ha scoperto Umberto Eco, ma solo dopo averescritto Il nome della rosa, ha per esempio un ruolomolto importante, anzi cruciale, in un romanzo di

    Alexandre Dumas, La regina Margot, che fa parte delciclo dedicato al Cinquecento francese.Narra degli intrighi che portarono alla strage degliUgonotti, la notte di San Bartolomeo, tra il 23 e il 24agosto 1572, e di come Enrico di Navarra, capo delpartito protestante e futuro re di Francia, si salv gra-zie a una serie di circostanze fortunose, a imprevedibili

    alleati e a una beffa della sorte che tenne lontano dalui proprio il libro destinato a ucciderlo. Al centro delmagnifico feuilleton si stagliano le figure della perfidaCaterina de Medici, indomabile avvelenatrice, e deisuoi non raccomandabili figli, in primo luogo il so-vrano Carlo IX, malaticcio, ambiguamente feroce, ap-passionato della caccia col falcone.

    Mario Baudino, La Stampa, primo settembre 2011

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    Caterina ha letto nel futuro, compiendo oscuri sacri-fici di polli e consultandone il fegato, che le sue crea-ture non conserveranno il trono, e sa che il pericolo rappresentato proprio da Enrico di Navarra. Cos,visto che la notte di San Bartolomeo stato rispar-miato da spade e archibugi, si d da fare per eliminarlo

    con i mezzi a lei pi familiari. Dopo un primo tenta-tivo fallito si rivolge allora a un libro preziosissimoche trova per caso da un profumiere di fiducia, cultoredi pratiche magiche e fornitore di pozioni letali. untrattato di caccia, Del modo di allevare e di nutrire iterzuoli, i falconi e i girifalchi perch siano coraggiosi,validi e sempre pronti al volo, scritto da un espertolucchese per il famoso Castruccio Castracani, sen-zaltro molto raro. Ne esistono soltanto tre esemplarial mondo, dice il profumiere alla regina.

    Il titolo innocente, ma le pagine, debitamente avve-lenate, lo saranno molto meno. E il risultato sar unabeffa atroce. La perfida Caterina invia infatti il libro aEnrico di Navarra prima di una caccia, ma il re lo notamentre il rivale assente, se ne impossessa e cominciaa sfogliarlo febbrilmente, inumidendosi il dito perchle pagine si sono attaccate luna allaltra. , la sua,una inconsapevole bulimia di morte: Ne ho gi lettecinquanta pagine, cio le divoro, dice di l a poco alfratello, mentre si rimpinza di veleno. Le esigenze nar-

    rative di Dumas sono molto diverse da quelle delleMille e una notte, ma la morale sempre quella.Il libro che uccide continua la sua strada nella lette-ratura scegliendo percorsi del tutto autonomi,indifferente ai personaggi che incontra di volta involta. Si trova a proprio agio nellimmensa bibliotecadel Nome della rosa, e anzi labbazia inventata da Um-berto Eco gli d modo di scatenarsi. Le sue paginetossiche provocano una strage, ma questa volta loscopo quello di custodire il segreto, non di rivelarlo.

    Nessuno deve leggere, e non ci riuscir nemmenoGuglielmo da Baskerville, che pure sembra aver lettotutti i libri. Il veleno stato infiltrato nel volume ari-stotelico della Poetica dedicato al riso, un libro per-duto, che non giunto fino a noi. Il suo ultimo ba-gliore nel rogo che avvolge biblioteca e abbazia, allafine del romanzo.

    Il libro che uccide una meravigliosa arma letale. Alsuo fascino non si resiste. E ha tanti volti: per esem-pio quello del Necronomicon inventato da Lovecraft,oppure quello del romanzo dal beffardo e autodistrut-tivo titolo Senza titolo, emblema di tutte le avanguar-die e di tutti i testi troppo cerebrali, che nessuno riesce

    a leggere senza provare malori dogni genere dopo leprime pagine. Compare nellInformazionedi Martin

    Amis, e ha una sua grandezza irresistibile e beffarda,come tema portante nella vicenda dei due scrittori di-visi dal successo noncurante delluno, e dal fallimentoinvidioso dellaltro.Lidea sembra proprio rimandare, non senza intentiparodistici, alla leggenda tutta letteraria creata alla finedegli anni Venti del secolo scorso dallo scrittore ame-ricano padre del gotico fantastico, e col tempo di-

    ventato oggetto di culto fra gli amanti del genere.Molti si sono convinti che il Necronomicon (ovvero illibro dei nomi dei morti) esista davvero, e qualcunoha ovviamente provato a scriverlo e pubblicarlo. Se-condo Lovecraft lautore sarebbe per un certo Abdul

    Alhazred, poeta folle di Sanaa, capitale dello Yemen,vissuto nellVIII secolo. Lovecraft prese spunto daunopera di Robert William Chambers, scrittore ne-

    wyorkese morto nel 1933, che si intitolava Il re ingiallo. unantologia di racconti brevi che gravitano

    intorno a un libro terribile, in grado di condurre allapazzia chi lo legge.Messa in questi termini la faccenda sembra davvero spa-ventosa: ma se ci allontaniamo un poco dalle fiammeinfernali o dallodore di arsenico, dobbiamo ammettereche sono innumerevoli i libri in grado di portare i let-tori, se non alla pazzia e alla morte, a un notevole gradodi esasperazione. Come sa bene Martin Amis.

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    Eco: cos ho corretto Il nome della rosa

    Lautore racconta come sar la nuova edizione del suo bestseller smentendo levoci su una versione facilitata. Ho corretto solo alcune inesattezze e ripeti-zioni per far piacere a me, cosa di poche righe. Rimane come prima

    Maurizio Bono, la Repubblica, 5 settembre 2011

    Ma allora, Umberto Eco, vero quanto si dice, cheha riscritto Il nome della rosa per adattarlo a un nuovopubblico? Macch: Boatos estivi risponde lo scrit-tore. Ma le pare che uno che ha scritto un libro che

    ha avuto e continua ad avere una notevole fortunavada a riscriverlo?. Da qualche settimana ne stannoparlando non solo vari giornali italiani ma anchequelli stranieri.Su Le MondePierre Assouline ha scritto Eco rin-vente son Nom de la rosepour les nuls, vale a dire chelo riscrive per i minus habens, per i poveretti. Teleramaha scritto che tutto nato da una discussione conleditore americano che aveva chiesto a Eco di adattareil suo stile ai giovani lettori. El Paisdice che ha ri-

    scritto per la generazione di internet. Qui lautoresgombra il campo dagli equivoci.

    Per essere una bufala, professore, quella della riscrittura circolata parecchioE che cosa le debbo dire, siamo in estate, i giornalidevono pur scrivere qualcosa, anche per non fare sem-pre pensare i lettori alla crisi economica Ai giovanilettori il libro deve piacere cos comera e come resta,altrimenti si grattano: come diceva Croce, il primo

    dovere dei giovani di diventare vecchi.

    Parafrasando Guglielmo da Baskerville, si apprende co-munque anche dagli errori e dalle falsit: questo spaventoper un possibile adattamento ai tempi delNome dellarosa sembra esprimere le preoccupazioni di chi si sente os-sessionato dallo stile Facebook e dalla civilt degli sms

    Credo che siano quelli che poi scrivono articolesseperdire che i giovani non leggono pi il che falso.Non leggono pi quelli, adulti compresi, che non leg-gevano neppure prima.

    Vengono in mente i suoi medievali che piangevano sullasventura di un mondo che incanutisce in cui la gio-vent non vuole apprendere pi nulla. Per anche ilcomunicato stampa della casa editrice diceva che leiaveva sentito il bisogno di rivedere il testo per renderloaccessibile a nuovi lettori. unespressione curiosa che forse voleva suggerire ailibrai che una nuova edizione avrebbe attirato latten-zione di nuovi lettori (criterio commerciale che per

    vale per qualsiasi libro), ma certamente (almeno perquelli che credono che Omo lavi davvero pi bianco)ha stimolato linterpretazione che io abbia fatto unaedizione a uso del Delfino. No, sempre a uso dellebalene. Anche perch, se ben ricordo, il comunicatocorrettamente diceva non lo ha riscritto, come hannofatto altri autori, e mi pare dicesse anche che il librocontava 550 pagine. Bastava fare come ha fatto Gra-mellini sulla Stampa, andare a controllare che la pre-cedente edizione ne contava diciotto di meno, per

    avanzare il sospetto che non si trattasse affatto di unaedizione abbreviata per deficienti. Volendo sofisticaresi dovrebbe concludere che allungata (ma penso chela differenza sia dovuta a margini un poco pi ampi,e ne sentivo il bisogno). Per la faccenda penosa, al-meno in termini di etica giornalistica, che sulla basedi una mezza frase del comunicato stampa sono stati

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    E si deciso a questa pulizia solo trentanni dopo?Cosa vuole, in questi trentanni ho scritto altri cin-que romanzi e intanto Il nome della rosa filava traristampe e traduzioni quasi per conto suo e non riu-scivo a tenergli dietro. E poi c una faccenda. I mieiromanzi successivi riportano correzioni a ogni ri-

    stampa. perch iniziavano le traduzioni appena illibro era uscito in italiano. Ora non c lettore pisevero e pignolo di un traduttore, che deve soppe-sare parola per parola. E i vari traduttori si accor-gono che l c una contraddizione, che qui haiscritto nord invece di sud, che una frase si presta auna duplice interpretazione perch magari mancauna virgola, e cos via. Quando questi rilievi ti arri-vano quasi tutti insieme, alla prima o seconda ri-stampa italiana fai le dovute correzioni. Col Nome

    della rosa invece le traduzioni sono arrivate lenta-mente, a distanza di anni luna dallaltra, mentre leristampe italiane si succedevano a gran velocit.Inoltre c il problema delle ripetizioni, che dannosempre noia allautore quando si rilegge; oggi bastaschiacciare un tasto sul computer e si sa quante volteuno stesso aggettivo stato ripetuto in un testo dicinquecento e pi pagine, mentre ai tempi del Nomedella rosa si batteva ancora a macchina, e quindi solomolto tardi ho avuto a disposizione un testo digita-

    lizzato sul quale fare controlli del genere.

    Quindi se sfoglieranno questa edizione i vecchi lettori delNome della rosapotrebbero addirittura non accorgersidelle differenze?

    A meno che non siano seguaci di Contini e della cri-tica degli scartafacci. Chi volesse fare una tesi di lau-rea confrontando le due edizioni parola per parola,scoprirebbe che i casi pi rilevanti riguardano alcunecitazioni latine. Il latino era e rimane fondamentale

    per conferire alla vicenda il suo sapore conventuale etestificare come attendibili e autentici certi rimandia idee dellepoca e daltra parte volevo e voglio an-cora sottoporre il mio lettore a una qualche disciplinapenitenziale. Ma mi aveva disturbato che certi lettorimi avessero detto che per certe citazioni si sentivanoobbligati a consultare un dizionario di latino. A me

    scritti articoli eccitati o sdegnati, senza avere tra lemani questa nuova edizione che, ancora mentrestiamo parlando, non esiste. Ogni articolo nasceva daun articolo precedente e tutti hanno commesso la leg-gerezza di parlare di un libro che non avevano n letton avuto tra le mani. Come diceva quel tale, peggio

    che un crimine, un errore. Lunico che, a inferire dalsuo articolo, deve aver fatto una telefonata in casa edi-trice o essersi fatto mostrare le bozze, in modo da ca-pire che non si trattava di riscrittura ma di normalecorrezione di errori e imprecisioni lessicali, statoPaolo Di Stefano sul Corriere. Al giorno doggi ungiornalista che risale alle fonti da Pulitzer.

    Ma come sar presentata questa nuova edizione?Ci sar scritto nel colophon (quella pagina in caratteri

    piccoli dove c il copyright) edizione riveduta e cor-retta, come accade per molti libri quando dopo tantianni si fa una seconda edizione. Sono intervenuto an-zitutto su alcune inesattezze, a eliminare ripetizioni diuno stesso termine a poche pagine di distanza, spessomi sono preoccupato del ritmo, perch basta rimuovereun aggettivo o togliere un inciso per rendere pi aereoun intero periodo. Ho fatto come un dentista quando,una volta messa una protesi, il paziente sente in boccacome un masso, e lui con un lievissimo passaggio di

    trapano fa s che i denti sincastrino alla perfezione.Forse lunica variazione di sostanza nella descrizionedella faccia del bibliotecario, perch volevo togliere unfastidioso riferimento neogotico. Cosa di poche righe.

    Cerano errori da correggere?Pochi, ma cerano. Da trentanni continuavo a vergo-gnarmi del fatto che avevo trovato menzionata su unerbario dellepoca la cicerbita (che una specie di ci-coria) e lavevo intesa come cucurbita, facendola di-

    ventare una zucca mentre la zucca ci pervenutadalle Americhe. E cos dicasi con una menzione deipeperoni. Poi parlavo di un violino mentre allepocaera una viella, e cio una specie di viola. In un altropunto Adso dice che ha fatto qualcosa in pochi se-condi mentre nel Medioevo la misura temporale delsecondo non esisteva.

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    Sono per lo pi correzioni fatte per far piacere a me,per farmi sentire stilisticamente pi a mio agio in certi punti,

    per sentire il discorso scorrere meglio, per perfezionareun certo ritmo, non per facilitare la lettura ai lettori depressi.Il libro rimane come prima, pronto a deprimere i futuri lettori

    una scienza cristiana dovr reimpossessarsi, e ri-prenderla ai pagani e agli infedeli tamquam ab iniustispossessoribus, come se non essi ma solo noi avessimodiritto a questi tesori di verit.

    Nessuna riscrittura stile sms per facilitare la lettura dellibro a lettori depressi, dunque.Non dica cos che mi fa male quando rido. Sono perlo pi correzioni fatte per far piacere a me, per farmisentire stilisticamente pi a mio agio in certi punti,per sentire il discorso scorrere meglio, per perfezio-nare un certo ritmo, non per facilitare la lettura ai let-tori depressi. Il libro rimane come prima, pronto a de-primere i futuri lettori. Piuttosto, lesperienza (di

    rileggermi a distanza di tempo e dare delle spuntatinequa e l, come un barbiere dopo che ti ha gi messolo specchio dietro la nuca) mi piaciuta. Ora, a futuramemoria, nel tempo libero far edizioni rivedute ecorrette anche degli altri miei romanzi.

    Si letto da qualche parte che gli editori stranieri do-vrebbero ritradurre il libroCi mancherebbe altro. Intanto in certe traduzionimet degli inconvenienti che ho eliminato nel testo

    italiano potrebbero gi essere scomparsi. Per il restoinvier ai vecchi traduttori la nuova versione in cuisono evidenziate in rosso le parole o le righe modifi-cate. In vista della prossima ristampa, in mezza gior-nata di lavoro potranno rimettere a posto il testo, na-turalmente quando lo ritengano rilevante per la loroversione.

    non importava e non importa che le citazioni latinesiano comprese, specie quando sono semplici titolidi libri, servono a dare limpressione di lontananzastorica. Ma mi ero accorto che in qualche caso se non

    si capiva la citazione non si comprendeva bene checosa raccontavo. Leditore tedesco (e dire che i lettoritedeschi sono colti) si era sentito in dovere di metterein appendice un dizionarietto con la traduzione dellefrasi latine, ci che mi aveva dato molta noia. La miaeditrice americana Helen Wolff mi aveva fatto notareche un lettore europeo, anche se non aveva studiatolatino a scuola, aveva in testa tante iscrizioni lettesulle facciate di palazzi o di chiese, e aveva udito tanteespressioni vuoi filosofiche, vuoi giuridiche, vuoi re-

    ligiose, per cui non rimaneva terrorizzato da parole(che so) come dominuso legitur. Un lettore ameri-cano, invece, avrebbe avuto difficolt molto pi serie come se da noi apparisse un romanzo con copiosecitazioni in ungherese. Allora (e sto parlando ditrentanni fa) col mio traduttore Bill Weaver ci si eramessi ad alleggerire alcuni brani latini, inserendo ta-lora una parafrasi della parte pi rilevante e cos fa-cendo avevo in mente gli usi delle mie parti, l dove,mentre si parla dialetto, si sottolineano le afferma-

    zioni importanti ripetendole in italiano. Ho adottatolo stesso criterio per questa edizione italiana. Faccioun esempio, a un certo punto Guglielmo cita Baconee dice: E di tutte queste conoscenze una scienza cri-stiana dovr reimpossessarsi, e riprenderla ai paganie agli infedeli tamquam ab iniustis possessoribus. Lanuova edizione dice: E di tutte queste conoscenze

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    ferenti di Gramsci da ventiduesettimane in classica. E le venditedegli altri titoli della collana comeprocedono?Per quanto riguarda Gramscisiamo arrivati ormai alle cinquan-tamila copie mentre gli altri titoli don Milani, A che serve avere lemani pulite se si tengono in tasca e

    De La Botie, Discorso sulla servit volontaria con-tinuano a essere nei primi trenta libri di saggisticapi venduti, siamo intorno alle ventimila copie.Tutti e tre saranno commentati e letti da Don Gallodomani pomeriggio al Festival della Letteratura diMantova. Don Gallo ha voluto intitolare lincontroResponsabili di tutto. Ritrovare la via dellimpe-gno e si soffermer sul concetto di disobbedienzacivile. Il titolo dellincontro cita una frase di don Mi-lani quando diceva io insegno come un cittadino

    reagisce allingiustizia. Come ha libert di parola estampa. Come il cristiano reagisce perfino al vescovoche erra. Come ognuno deve sentirsi responsabile ditutto. Insieme a Michela Murgia presenteremo gliInstant Book anche a Cuneo in occasione di Scrit-torincitt (il 17 novembre, ndr) davanti a un pub-blico di giovanissimi.

    Lorenzo Fazio, fondatore di Chia-relettere, con affaritaliani.it parladel successo della nuova collana In-stant Book (protagonista anche alFestivaletteratuta di Mantova):Gramsci da ventidue settimanein classifica, siamo a cinquantamilacopie. Anche don Milani e De LaBotie sono in classifica, e in arrivo

    c un inedito di George Bernard Shaw. Poi annun-cia: Nel 2012 amplieremo gli Instant e ospiteremoanche libri di narrativa (nella forma del raccontobreve) sempre con forte riferimento allattualit.E sullatteso (e misterioso) libro della discusso coppiaGrillo-Casaleggio rivela: Uscir entro ottobre e avrcome titolo Siamo in guerra. Sar un libro politicovisto che Grillo e Casaleggio hanno visto in anticipoil disastro in cui siamo immersi. Un libro di lotta e dianalisi insieme. Ma Fazio parla anche delle prossime

    uscite Chiarelettere (tra cui il libro sconvolgente diBarbacetto e Milosa, Le mani sulla citt, sullinvasionedella ndrangheta a Milano e in Lombardia e linqui-namento della politica).

    Lorenzo Fazio (fondatore chi Chiarelettere), la nuovacollana Instant Book partita bene: Odio gli indif-

    Antonio Prudenzano, Affari italiani, 6 settembre 2011

    Chiarelettere: La collana Istant Book aprir alla narrativa

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    visto in anticipo il disastro in cui siamo immersi. Unlibro di lotta e di analisi insieme. Ma ci sar anche unnuovo libro di Don Gallo, un saggio importante sullamassoneria e gi a settembre novit importanti: Fasa-nella e Cereghino, Il golpe inglese. Da Matteotti a Moro,le prove segrete della guerra segreta avviata dalla Gran

    Bretagna contro il nostro paese; il libro sconvolgentedi Barbacetto e Milosa, Le mani sulla citt, gi annun-ciato a luglio, sullinvasione della ndrangheta a Milanoe in Lombardia e linquinamento della politica. E lin-chiestaMani bucatedi Cobianchi sul fiume di denaroche ricevono le industrie private. Uno scandalo. Infinelultimo del mese Senza pensioni, tutto quello che dovetesapere sul vostro futuro e nessuno osa raccontarvi di Igna-zio Marino e Walter Passerini.

    E per il ritorno in libreria del trio Travaglio-Gomez-Lillo quando si dovr attendere ancora?

    Aspettiamo e vedremo. Spero presto, per ora nonposso dire di pi.

    Quali saranno le prossime uscite della collana InstantBook?Entro settembre uscir una novit assoluta per il mer-cato italiano, George Bernard Shaw, Sia fatta la suavolont, con la prefazione di Luigi Zoja. Un originaledel premio Nobel irlandese che mette al centro della

    politica la vita e il messaggio rivoluzionario di Ges.Spiazzante per gli stessi cristiani. E poi Luigi Einaudi,La tassa patrimoniale, con una premessa di FrancescoGiavazzi. Saggio pi che mai attuale scritto nel 1946,mai pi proposto, che va in libreria anche in occasionedel cinquantesimo anniversario della morte di Einaudi.

    Mentre negli Usa, a quanto pare, il successo degli ebookha danneggiato il mercato dei tascabili, in Italia (doveper ora il boom dei libri digitali si fa attendere) i ta-

    scabili soprattutto in questi tempi di crisi economicagenerale sono molto apprezzati dai lettori (e gli editorisi muovono di conseguenza). anche questo uno dei mo-tivi del successo della nuova collana Chiarelettere?I tascabili sono sempre stati un punto di riferimentoper i lettori forti, soprattutto quando ci sono congiun-ture economiche difficili. Ma chiaro che siamo allavigilia di forti cambiamenti nel mercato del libro e ingenerale della comunicazione. In questo momento ilibri piccoli a prezzo basso vanno bene anche perch

    il tempo per leggere sembra ridursi sempre pi.

    State pensando a nuove collane da proporre in futuro,magari di narrativa?Il prossimo anno amplieremo gli Instant e ospiteremoanche libri di narrativa (nella forma del raccontobreve) sempre con forte riferimento allattualit. Gliautori non mancano. cos gratificante recuperaretesti dimenticati e farli rivivere, dandogli nuova vitae nuovi lettori.

    In questo 2011 a Chiarelettere manca ancora il bestsel-ler: puntate molto sullatteso libro della discussa accop- piata Grillo-Casaleggio? Di cosa parler e quandouscir?Entro ottobre e avr come titolo Siamo in guerra. Sarun libro politico visto che Grillo e Casaleggio hanno

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    Il limite agli sconti uccide le biblioteche

    Raffaella De Santis, la Repubblica, 7 settembre 2011

    Fatta la legge trovato linganno. La legge Levi, che fissaal 15 per cento il tetto massimo degli sconti che i ven-ditori possono applicare sul prezzo di copertina, en-trata in vigore, ma non a tutti piace. Protestano i con-sumatori sui blog, Amazon sinventa modi perarginarla mettendo in vendita libri usati al 50 per centodi sconto e le biblioteche si lamentano. In Italia ci sonocirca seimila biblioteche pubbliche e sono a corto difondi. Per Stefano Parise, presidente dellAssociazioneitaliana biblioteche, gli sconti fissati per le biblioteche

    alla soglia leggermente pi larga del 20 per cento nonaiutano. Se prima infatti riuscivano ad acquistare aprezzi ben pi vantaggiosi, ora si vedranno costrette aridurre gli acquisti di libri. Per questo lAib ha anchescritto una lettera al presidente della Repubblica e almomento sta aspettando risposta. Ma intanto denun-cia pubblicamente i problemi che crea: La legge stata fatta per proteggere le librerie indipendenti dallaconcorrenza delle grandi catene e di Amazon. Ma lebiblioteche che centrano? Noi non siamo concorrenti

    delle librerie indipendenti. Siamo anche noi mediatoridella conoscenza. Per questo penso che dovremmo es-sere esentati dalle nuove normative. La legge infattiadesso prevede per le biblioteche un tetto di sconto al20 per cento. Prima invece era diverso: Le bibliotechein genere acquistavano libri con sconti che andavanodal 25 fino a soglie del 35 per cento. Di fatto le nuoveregole ci penalizzano molto, facendoci pagare per i no-stri acquisti dal 5 al 15 per cento in pi. Eppurespesso si fa lesempio della Francia, che ha una legge

    simile. Perch non provare anche in Italia? Si ometteper di far notare che in Francia, dove trentanni fa stata promulgata la prima legge di questo tipo, anzicon tetti di sconto molto pi rigidi al 5 per cento, ilsistema delle biblioteche stato poi rifinanziato dalloStato. Ed proprio qui il problema, perch nel casoitaliano invece mancano politiche analoghe di sostegno

    pubblico: Appunto. Le nostre biblioteche subisconochiaramente gli effetti delle manovre del governo. Itagli ci hanno fortemente penalizzato. E a questa si-tuazione gi pesante si aggiunge una legge che di fattoha l effetto di un altra manovra finanziaria. E chediminuisce un potere di acquisto, spiega il presidentedellAib, gi fortemente ridotto. Negli ultimi anni si registrato un calo del 40 per cento negli acquisti, seprima le biblioteche rappresentavano il 5 per cento delfatturato adesso siamo scesi al 3 per cento. Le faccio

    lesempio della Fondazione per Leggere, la rete di bi-blioteche comunali del sud ovest di Milano che io di-rigo. Le nostre cinquantotto biblioteche nel 2010hanno speso 477 mila euro allanno (quasi un euro perabitante) e acquistato circa 42 mila volumi, con unosconto medio del 30 per cento, ma abbiamo stimatoche lanno prossimo avremo una riduzione del poteredacquisto di 45 mila euro, il che vuol dire 3.500 vo-lumi in meno. Analogamente, le biblioteche padovaneassociate dovranno rinunciare a 3.450 libri e i nostri

    cugini del nord ovest Milano a 3000. A rimetterci se-condo molte previsioni saranno proprio le bibliotechepi importanti per il territorio. Quelle comunali. Eccoperch: Perch acquistano soprattutto libri di lettura.Le biblioteche statali invece hanno molte pubblica-zioni scientifiche e accademiche, le quali non hannomai goduto di grossi sconti, dunque il passaggio sarmeno doloroso. Ora si cercano strategie per il futuro.Stiamo lavorando a una proposta di legge di iniziativapopolare sulla promozione della lettura. Le librerie in-

    dipendenti non sono schiacciate solo dagli sconti. Ilproblema vero che gli italiani non leggono. Dovreb-bero esserci biblioteche di base distribuite in modoomogeneo in tutta lItalia. Di queste cose discuteremoa Matera il 21 ottobre, in occasione del Forum delLibro e della Lettura. Saper leggere significa essere cit-tadini del mondo.

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    Asor Rosa stronca i giovani titani

    LAtlante letterario di Luzzatto e Pedull caotico e pretenzioso.Un conflitto interno allEinaudi

    Dopo tanti consensi, anche molto autorevoli, il primovolume dellAtlante della letteratura italiana (Einaudi),a cura di Sergio Luzzatto e Gabriele Pedull, riceve unastroncatura sonora. E non firmata da un critico qua-

    lunque, ma da Alberto Asor Rosa, il quale consegna ilsuo articolo (che per lunghezza e argomentazioni do-vrebbe meglio definirsi un saggio) a un semestrale ac-cademico di cui direttore, il Bollettino di italianistica(pubblicato in coedizione da Carocci e dalla Sapienzadi Roma). Firma autorevole in sede autorevole, proprionellimminenza delluscita del secondo volume (previ-sta per met mese), che tratter il periodo dalla Con-troriforma al Romanticismo, mentre il terzo ci porterdal Risorgimento ai nostri giorni.

    Salutato come una novit nel panorama degli studistorico-critici, lAtlanteaffronta la letteratura italianasecondo una prospettiva finora pochissimo praticata:focalizzandone cio gli aspetti spazio-temporali, riva-lutandone le coordinate geografiche, incrociando glieventi (anche minimi, compresi quelli aneddotici)della storia letteraria con i luoghi e mettendo incampo una gran mole di saggi accompagnata da unenorme materiale grafico: mappe, diagrammi, cartine,tabelle che visualizzano temi, generi, scuole, categorie,

    movimenti e fenomeni nella loro distribuzione sul ter-ritorio. I precursori di questo approccio sono noti. Dauna parte il grande Carlo Dionisotti, che volle supe-rare la lettura unitaria di De Santis, valorizzando ilpolicentrismo italiano, la frammentazione regionalelinguistica e culturale dellItalia pre-risorgimentale,particolarmente in un celebre saggio (edito nel 51)

    che gi nel titolo anteponeva il termine geogafia aquello di storia. Dallaltra parte, ci sono gli studipi recenti di Franco Moretti sulle mappe letterarieinterne ai testi: studi critici messi a frutto per esempio

    in un volume dal titolo gi in s significativo,Atlantedel romanzo europeo 1880-1900 (anche questo Ei-naudi), che si concentrava sui luoghi frequentati daiprotagonisti di Balzac, Zola, DickensMa lAtlantedi Luzzatto e Pedull si spinge oltre, poi-ch non si limita a singoli accertamenti su autori, sugruppi di opere o su brevi segmenti temporali, maambisce a rileggere in questa ottica, e con ampie car-tografie, una intera storia letteraria gi ampiamentecodificata. Tutto ci stato riconosciuto in recensioni

    lusinghiere, come quelle di Giulio Ferroni, SalvatoreSettis, Andrea Cortellessa, Stefano Bartezzaghi, Wal-ter Meliga, anche quando, qua e l, venivano opposteobiezioni su punti specifici (non tutti, per esempio,concordano sulla centralit di Padova come prima ca-pitale della nostra letteratura). Lo stesso Franco Mo-retti da Stanford, dove insegna, non nasconde il suoapprezzamento per il coraggio dellimpresa: A melAtlantepiace. In genere non sono daccordo al centoper cento neanche con me stesso, figuriamoci con Pe-

    dull e Luzzatto. Ma non vedo lora di parlarne inpubblico, in Italia, a opera finita, perch in una disci-plina ormai moribonda come la storia letteraria, cor-rere dei rischi battendo strade nuove lunica cosa chesi possa fare.La stroncatura di Asor Rosa non ammette neanche ibuoni propositi dellimpresa. Anzi ritiene del tutto

    Paolo Di Stefano, Corriere della Sera, 8 settembre 2011

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    altre lacune ed errori di prospettiva nella definizionedegli hubs(termine mutuato dallinformatica) e ciodelle citt-fulcro nelle diverse epoche (tra cui manche-rebbe, per esempio, Ferrara).Non finita. Dalla disamina di Asor Rosa non si salvanemmeno il gigantesco materiale cartografico, che

    qua e l fa (addirittura!) ridere, al punto da risultaresuperfluo. Dal caos originario si salvano invece, perfortuna, alcuni saggi. A un certo punto, parlando delcontributo cruciale di Dionisotti, Asor Rosa accennaancora allEinaudi, gi citata ampiamente come la casaeditrice rivoluzionaria della Storia dItalia. Che sitratti di un affare di famiglia?, si chiede. A propositodella famiglia einaudiana, non viene ricordata senon marginalmente in nota (per pudore o per con-flitto di interessi?), lultima grande opera prodotta

    dallo Struzzo in ambito letterario: si tratta della mo-numentale e benemerita Letteratura italiana in 17 vo-lumi (compresi indici e dizionari), avviata nel 1982 econclusa nel 2000 sotto la direzione dello stesso AsorRosa. Ma qui, in conclusione, non si pu non citarequesto macroscopico precedente. Luzzatto e Pedullsono oggi giovani consulenti di via Biancamano, comeun tempo lo fu Asor Rosa: non escluso che il pas-saggio generazionale, in Casa Einaudi, abbia pro-dotto, come in tutte le buone famiglie, oltre che un

    cambio di prospettive mal sopportato dai padri e dainonni, anche qualche risentimento per limprudenzasfrontata e lingratitudine dei figli.

    inadeguate le intenzioni innovative rispetto ai risul-tati: Che senso pu avere uninnovazione icono-clastica che non ne abbia alcuno?. E usa volentieri lafigura retorica dellironia: Non semplice per gentesemplice intervenire sui massimi sistemi che ven-gono chiamati in causa dai curatori; ne facile per

    uno studioso vecchio stampo come me, addentrarsinellanalisi e nella valutazione di tale novissima posi-zione. Quale posizione? Lesigenza conclamata disuperare, allalba del Duemila, la dialettica hege-liana e crocio-desanctis-gramsciana. Una questioneche Asor Rosa ritiene invece, al netto dellironia, am-piamente datata dopo aver visto passare sotto i pontidella critica la diffusione delle scienze sociali, le nuovestoriografie di stampo francese, lo strutturalismo, lalinguistica, gli approcci psicoanalitici eccetera. Per una

    evidente svista, viene attribuita poi a Luzzatto e Pe-dull una matrice benjaminiana, quando invece icuratori citano in chiave polemica il feticismo delframmento di Benjamin che contraddistingue tantaparte della cultura di oggi.

    Asor Rosa non usa mezzi termini nellattribuire a unraptus di titanismo intellettuale certi toni della se-zione introduttiva, concludendo che il nuovo metodoconsiste nel non averne alcuno, il non averne alcunoviene proclamato con grandi clamori e scoppi di mor-

    taretti come il nuovo metodo. Anche il riferimento aDionisotti non convince lautore di Scrittori e popolo:lidea sacrosanta del policentrismo italiano verrebbesemplificata e la letteratura finirebbe per diventare,nellAtlante, una sorta di protesi innestata a forza inuno schema precostituito di storia e geografia.Mentre si approfondiscono temi di contesto, il si-stema letterario, la testualit, gli argomenti stilistici, latradizione resterebbero in secondo piano rispetto a tesiaprioristiche prive di un criterio ordinatore. La de-

    bolezza della visione dinsieme produrrebbe, secondoAsor Rosa, parecchie bizzarrie, tra cui il gi citato pri-mato originario di Padova su Palermo, la messa inombra della letteratura dellItalia mediana (tra cui SanFrancesco e Jacopone), la sottovalutazione (prodi-giosa) dei fenomeni letterari a sud di Napoli, la super-ficialit sulle grandi opere della tradizione e numerose

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    Maurizio Bono, la Repubblica, 8 settembre 2011

    concluso la scorsa primavera con la pubblicazione perFeltrinelli dei monologhi di Vieni via con mee alle ma-nifestazioni di solidariet verso Saviano di molti scrit-tori del gruppo, Einaudi compresa. Cos lultima pun-

    tata di oggi sembra ripartire proprio da l: dopo luscitadi Saviano molti autori avevano identificato negli edi-tor della Mondadori una ragione per resistere, ora lestromissione di un nome di riferimento, nellambitodi un riassetto gestionale, a preoccuparli. Ed ci chetrasforma un episodio interno alle dinamiche aziendalidi Segrate in un motivo di allarme. Andrea Cane, an-glista di formazione e rappresentante colto del me-stiere, stato editor alla Mondadori dal 1984 al 1994,tra 1998 e il 2000 alla Rizzoli, poi di nuovo a Segrate

    responsabile della saggistica dal 2002. Qualche mesefa, dopo luscita da Segrate del numero uno della divi-sione libri Gian Arturo Ferrari, larrivo alla direzionegenerale di Ricky Cavallero e il trasloco alla Rizzoli diMassimo Turchetta, la responsabilit della saggisticaera passata a Fancesco Anzelmo (editor tra gli altri dellibri di Mario Calabresi, Concita De Gregorio eFederico Rampini). Ma i rapporti di Cane conlazienda, raccontano in diversi, si erano andatideteriorando, fino allallontanamento, venerd scorso.

    Contribuendo ai dubbi per un mutamento di indirizzoche una battuta sarcastica (di corridoio) riassume conda Saviano a Alfano. A margine, tra le mutazioni incorso va registrata anche la recente offerta da parte diMondadori di 350 milioni allAmministrazione auto-noma dei monopoli di Stato per la licenza di eserciziodei giochi d azzardo sulle piattaforme di libri online.

    Nuovo strappo a Segrate tra autori importanti e dire-zione della Mondadori. Stavolta per lallontanamentodi Andrea Cane, uno degli editor di pi lunga carriera,per anni responsabile del settore della saggistica, dove

    finora lamplissimo e autorevole catalogo riuscito afar convivere studi di valore internazionale e bestsel-ler, ma soprattutto nomi politicamente e cultural-mente variegati. Cos, mentre tra i saggi in corso dipubblicazione nei prossimi mesi la casa editrice guidatada Marina Berlusconi annuncia titoli come La mafiauccide destatedi Angelino Alfano (a novembre) e Checi faccio quidel vicepresidente della Camera pdl Mau-rizio Lupi (ottobre) a fianco a quelli di Jeremy Rifkine Pietro Ichino, lallontanamento di Andrea Cane, ma-

    turato nel corso di una ristrutturazione degli organiciin atto da mesi, provoca la protesta di quattordici au-tori, con la lettera pubblicata in questa pagina. Alcunituttora capisaldi della saggistica di Segrate, da CarloFruttero a Pietro Citati, altri gi decisi a cambiare edi-tore come Augias (a gennaio il suo nuovo libro uscirda Rizzoli), lo stesso Mancuso e Zucconi, che paven-tano lofferta di una consulenza proprio per il settoredella saggistica allautore di casa ed ex ministro deiBeni culturali Sandro Bondi. Cos vanno dritti al

    punto: Non vorremmo leggere nella combinazione diquesti eventi i sintomi di una deriva che non sarebbeallaltezza delle tradizioni (e della storia) di Monda-dori. Questo episodio si aggiunge allabbandono dellacasa editrice nellagosto 2010 da parte di Vito Man-cuso dopo la legge ad azienda, al successivo scontrotra il presidente Marina Berlusconi e Roberto Saviano

    La scelta di allontanare Andrea Cane, da anni editor della saggistica, mobilitascrittori e studiosi. Per le firme del gruppo guidato da Marina Belrusconiil rischio quello di perdere lidentit

    Il nuovo corso Mondadori: Cambio nella politica editoriale.La lettera di denuncia degli autori

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    Non vorremmo leggere nella combinazione di questi eventii sintomi di una deriva che non sarebbe allaltezza delletradizioni (e della storia) di Mondadori

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    pubblicato i pi importanti divulgatori storici (AntonioSpinosa, Arrigo Petacco, Giordano Bruno Guerri,Mimmo Franzinelli, Gianni Oliva) e autori (citiamoancora alla rinfusa) come: Piergiorgio Odifreddi, Mas-simo Franco, Aldo Cazzullo, Umberto Veronesi, FlavioCaroli, Mario Giordano, Cinzia Tani, Marcello Vene-

    ziani, Luca Ricolfi. Con una breve e fortunata incursionenella narrativa, qualche anno fa Cane ha portato inMondadori lancora sconosciuto Niccol Ammaniti, il giaffermato Andrea Camilleri, e lesordiente AlessandroBarbero, vincitore del premio Strega 1996. per noi mo-tivo di grande stupore che la Mondadori abbia pensatodi fare a meno della sua collaborazione. Stupore che sitinge di profonda inquietudine, alla notizia che la casaeditrice avrebbe di recente arruolato come consulente perla saggistica lex ministro Sandro Bondi. Senza dare va-

    lutazioni sulla persona, non vorremmo leggere nella com-binazione di questi eventi i sintomi di una deriva chenon sarebbe certo allaltezza delle tradizioni di una casaeditrice della rilevanza (e della storia) di Mondadori.

    Corrado Augias, Stefano Bartezzaghi, PasqualeChessa, Pietro Citati, Roberto Cotroneo, Lorenza Fo-schini, Carlo Fruttero, Vito Mancuso, Michela Mar-zano, Mario Pirani, Giovanni Sartori, Tiziano Sclavi,Marco Vigevani, Vittorio Zucconi.

    Caro Direttore, apprendiamo con molto dispiacere esconcerto della brusca estromissione di Andrea Canedalla casa editrice Mondadori. Tutti noi conosciamoCane da anni e ne apprezziamo le qualit professionali,intellettuali e umane. In un venticinquennio di lavorointelligente e appassionato, egli ha dato un contributo

    essenziale alla formazione del pi vasto e ricco catalogoeditoriale italiano curando i singoli volumi in unoscambio fruttuoso con gli autori come solo cultura, espe-rienza e gusto consentono. Il suo nome legato soprat-tutto al settore della saggistica. Dalla fine degli anni Ot-tanta, Cane ha acquisito e pubblicato con successo moltitra i pi grandi autori internazionali. Storici come (ci-tiamo tra i tanti) Simon Schama, Francois Furet, Ri-chard Davis Hanson, Elaine Pagels, Hugh Thomas,Niall Ferguson, Walter Isaacson (esperto di Einstein, di

    cui uscir in novembre la biografia autorizzata di SteveJobs). Giornalisti e commentatori come Thomas Fried-man. Scienziati come Stephen Hawking, Richard Daw-kins, Steven Pinker, V.S. Ramachandran. Grazie allasua lunga esperienza allestero (ha insegnato per cinqueanni alluniversit di Cambridge), Cane si guada-gnato lamicizia personale di molti suoi autori come ilsociologo Jeremy Rifkin, il matematico John Barrow e ilpremio Nobel per leconomia Amartya Sen. Tra gli ita-liani, oltre a noi che firmiamo questa lettera, Cane ha

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    Ma il nostro gruppo non cambier linea

    Riccardo Cavallero, direttore generale Libri Trade

    Gruppo Mondadori

    Caro Direttore, poich una mia decisione alloriginedi quello che stato definito un allarmante nuovocorso di Mondadori, sento lobbligo di dire con chia-rezza come stanno davvero le cose. Lo faccio con gran-dissimo rispetto e comprensione per la sensibilit di al-cuni autori, ma anche, lo confesso, con il disagio cheda sempre provo verso strumentalismi, dietrologie cap-ziose e politicismi che forzano e deformano la realt.E il primo dato di realt che nulla, proprio nulla,

    assolutamente nulla cambiato e cambier nelle scelteeditoriali di Mondadori, nella collaborazione intensa,attiva e rispettosa con gli autori, nel dar voce a ognitalento e a ogni intelligenza. Con il pluralismo polifo-nico di sempre, con il culto e la cultura della libertdi pensiero che da pi di cento anni esiste nella nostracasa editrice. E anche con lo stile di sempre.La risorsa principale di un editore sono gli autori e gli uomini che con loro e per loro lavorano, ma leaziende editoriali hanno una loro storia, una loro

    identit che va oltre i singoli, manager editoriali in-clusi. Ed ecco il secondo dato di realt: in Mondadoric forte consapevolezza che il mestiere delleditore stacambiando, che vanno affrontate sfide nuove e impo-nenti, perch si modificano i bisogni dei lettori, i lin-guaggi, la stessa forma-libro che siamo sempre statiabituati a concepire.

    Il giorno dopo la lettera di quattordici autori, firmatatra gli altri da Augias, Citati, Fruttero, Marzano, di-spiaciuti e sconcertati della brusca estromissione dallaMondadori delleditor della saggistica Andrea Cane

    e dalla consulenza che ha con la casa editrice lex mi-nistro pdl Sandro Bondi, arriva la risposta che il di-rettore generale Libri Trade Riccardo Cavalleromanda a Repubblica. Su Bondi, comunque, se Caval-lero spiega che mai nellazienda figure con ruoloesplicitamente e attivamente politico e militanteavranno responsabilit editoriali e manageriali, daSegrate arriva la conferma che la consulenza allex mi-nistro del governo Berlusconi c. E Bondi spiega:Una mia eventuale collaborazione con Mondadori

    non avrebbe comunque alcuna relazione con la vi-cenda del dottor Cane di cui non so nulla. Intantola discussione si allarga. Inge Feltrinelli: A contaresono comunque i libri che escono, pi delle persone.Ma dispiace che persone creative lascino una casa edi-trice. E Antonio Pennacchi, premio Strega lo scorsoanno per Mondadori e ora in libreria per Dalai conla riedizione di Palude: Se avessero cacciato dallaMondadori Antonio Franchini, che ha seguito i mieilibri, me ne sarei andato anchio. Certo, su Bondi mi

    viene un po da ridere mi ci vedo proprio a discu-tere di un libro con lui. Ma stessi in Rizzoli mi da-rebbe molto fastidio che la mia casa editrice faccia isoldi coi libri della Fallaci.

    *

    Maurizio Bono, la Repubblica, 9 settembre 2011

    Via leditor, Bondi consulente.Ecco le risposte di Mondadori

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    Andrea Cane

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    trice francamente sorprendente. Rispetto con convin-zione i dubbi di alcuni tra le centinaia di autori diMondadori: lattenzione che pongono alla tutela delpluralismo di un grande editore va apprezzata e soste-nuta. Ma non quando non ha fondamento alcuno,come in questo caso.

    Ed ecco il terzo dato di realt: mai e poi mai successoe succeder in Mondadori che figure con ruolo esplici-tamente e attivamente politico e militante possano as-sumere responsabilit editoriali e manageriali. E cinon perch non consideriamo rispettabile e nobile lim-pegno politico, al contrario, ma semplicemente perchsi tratta di mestieri con missioni completamente di-verse. Chi portatore di pensiero e convinzioni politi-che, chi ricerca, pensa e scrive in modo intenso e origi-nale a partire dalla militanza in un partito per un

    editore un interlocutore cui prestare attenzione al paridi altri.Nulla di pi. Dubbi, illazioni, supposizioni di ogni na-tura non hanno dunque fondamento alcuno. Il nostrocatalogo intero e i nostri piani editoriali futuri sono l adimostrarlo.

    Dunque necessario cambiare. Come peraltro accadenormalmente e senza polemiche in qualunque casa edi-trice in altri paesi.Lindustria del libro e della produzione culturale certonon assimilabile in toto a quella che produce beni di con-sumo ma, come tutte le realt industriali, deve adeguarsi

    al nuovo, deve modificare le sue strutture organizzative,i suoi processi decisionali, le aree di responsabilit. ciche Mondadori sta facendo in questi mesi con vasti cam-biamenti, molti nuovi inserimenti, numerosi adegua-menti nelle responsabilit.Le decisioni che hanno riguardato Andrea Cane, le cuicompetenze e la cui storia sono fuori discussione, sonounicamente collegate a questo intenso processo in corsodi attuazione. Daltra parte accade da sempre nel ma-nagement editoriale di valore quel che succede in ogni

    impresa di rilevanti dimensioni: ci sono passaggi, ancheripetuti, da azienda ad azienda, ci sono cambiamenti diruolo e funzione, ci sono accelerazioni di carriera e pe-riodi pi stabili.Tutto qui. Pensare che un cambiamento organizzativometta in discussione la natura stessa di una casa edi-

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    Daniele Giglioli, Il Sole 24 Ore, 11 settembre 2011

    impoverito, ovvero non pi ritenuto un luogo incui avvengono esperienze significative sotto il profilosia della conoscenza che dellemozione. La lingua haperso carisma, non pi oggetto di amore, non pi

    palestra di lavoro n di gioco, non veicola pi nsacro n eros. Passioni, interessi e pensieri, indivi-duali e collettivi, vengono simbolizzati altrove: nellavasta galassia del visivo (cinema prima, poi televi-sione e nuovi media, videogame compresi); e pi an-cora in quella capillare estetizzazione dellesperienzaquotidiana che tipica di una societ dominata dalmarketing.Certo non un fenomeno recente. La storia letterariadel Novecento sta tutta sotto la sua costellazione; e

    gi Gautier, Baudelaire e Mallarm sapevano quantola vera Medusa che pietrificava la loro scrittura fosseci che chiamavano La Moda. Non si spiega al-trimenti lermetismo della letteratura modernista, ilsabotaggio della comunicazione praticato dalle avan-guardie, la scelta operata da molti, per competere conla concorrenza spietata di questo diverso e ostile uni-verso simbolico, di incrementare lo spessore dei pro-pri procedimenti, di esasperarne gli effetti, di estrarrela quintessenza del proprio medium, da Proust (i cui

    personaggi erano consumatori compulsivi), a Joyce(il cui Leopold Bloom era un pubblicitario), fino alborborigmo dei personaggi di Beckett o allisteria in-teriettiva dellultimo Cline. Solo che, come dire,non ha funzionato. La battaglia stata persa, e biso-gna dirselo: il grande stile modernista rimasto unfenomeno di lite, o di studio accademico, cos come

    Sul Domenicaledel 28 agosto Gabriele Pedull ha la-mentato la caduta verticale dellinteresse per lo stileda parte dei critici e degli scrittori italiani: se non tutti,almeno la maggioranza. Larticolo pieno di osserva-

    zioni acute, tra tutte la possibilit dellavvento, anchein campo letterario, di un fenomeno che ha investitoormai da molto tempo (diciamo da Marcel Duchamp,e poi dalla pop art, dal concettuale, da Fluxus) learti visive: non pi opere ma concetti o performanceche si esauriscono in s stesse e nella reazione che su-scitano senza passare per la mediazione del lavoro sultesto.Ma manca, a mio avviso, la radice del problema, delquale non a caso non addita in alcun luogo le cause,

    se non, parrebbe, lignavia degli scrittori, il cinismodel mercato e la malafede dei critici che non fanno illoro dovere.Ma il primo dovere dei critici davanti a una trasfor-mazione radicale (appunto) quello di capire, e conci delimitare il perimetro in cui potranno poi misu-rarsi le opere e i giudizi. Diciamo allora che ci tro-viamo di fronte a un fenomeno di proporzioni benpi vaste, di cui gli scrittori sono una componenteimportante ma non unica n maggioritaria. Quello

    che accade non solo e non tanto che gli scrittoriscrivono male (molti s; ma stato cos in tutte leepoche; solo i puristi ottocenteschi credevano che nelbenedetto Trecento tutti scrivessero bene, compresigli autori di partite doppie o di lettere commerciali; piuttosto il fatto che la lingua comune, il linguaggioverbale, lidioma nazionale, si drammaticamente

    Gabriele Pedull ha lanciato una provocazione acuta:qui sono in gioco il destino e il ruolo stesso della letteratura

    la lingua che non ha pi fascino

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    quelli che si proclamano rivoluzionari si incontranoormai solo nelle universit. Il postmoderno solo unnome, uno tra i tanti, della sconfitta subita.Riconoscere questo stato di cose non significa appro-varlo. Che la letteratura (e la societ) risultante siapeggiore di quella del passato non pu e non deve es-

    sere taciuto. Ma per reagire si deve disporre di unamappa accurata. Piuttosto che accusare gli scrittori discrivere male, si deve capire il perch della loro subal-ternit (e con essa, di tutte le subalternit): il fatto peresempio, paradossale se ci si pensa, che per molti ildoversi esprimere attraverso il linguaggio verbale sem-bra pi una condanna che unopportunit. Potessero,si ha limpressione ne farebbero a meno, comu-nicando direttamente con le immagini, un po comegli adolescenti che postano brani e sequenze su You-

    Tube o su Facebook. Non competono pi, si sotto-mettono. E non a un diverso linguaggio, ma a chi at-traverso di questo detiene il potere.Purtroppo, o meglio per fortuna, non si pu. La let-teratura si fa con le parole. E tante altre cose si con-tinuano e si continueranno a fare con esse: la poli-tica, lamore, praticamente tutto ci che ci rendeesseri umani. Un popolo senza lingua un popolosenzapolis, e dovrebbero riflettere gli atenei che oggierogano corsi direttamente in inglese, retrocedendo

    cos litaliano a un dialetto, una lingua domesticaincapace di parlare di cose serie come la scienza eleconomia. Una letteratura che si limiti a rispec-chiare questa situazione non pu che avere un va-lore sintomatico. Ma non bisogna sottovalutare ilvalore del sintomo: in forma straniata e dolorosa (ofalsamente euforica, che ne il rovescio speculare)esso sempre lespressione di una verit nascosta,occultata, cancellata. E la verit da portare in luce proprio quella condizione di subalternit in cui si

    dibattono non solo gli scrittori ma tutti. Per uscirnenon serve a nulla ammantarsi delle glorie del pas-sato. Riconoscersi subalterni il primo passo pernon esserlo pi.

    *

    Attenzione, scriviamo sul Titanic

    Andrea Molesini

    Quando frugo fra gli scaffali di una libreria per acqui-stare un romanzo, leggo tre paragrafi scelti a caso, di-stanti fra loro. Ci deve essere qualcosa, in quelle tre

    frasi compiute ma non contigue, che mi dice, e conforza, che appartengono allo stesso libro. Quel qual-cosa lo stile, ci che unifica. Lo stile la ricerca del-luno attraverso il molteplice.

    James Joyce aveva labitudine di appoggiare lorecchioal pavimento per ascoltare le voci dei contadini cheabitavano al piano di sotto: conversano diceva inun idioma cos inconsapevolmente ricco di storia e difascino da costringermi allascolto. Ma allora si andavaa sentire lAmleto,oggi lo si va a vedere. Tutto spet-

    tacoli, tv, cinema sembra congiurare contro lorec-chio, che vive nel rumore, frastornato dalla mancan-za di silenzio e dunque di musica e poesia.Nellra del rumore e dellimmagine in movimentospetterebbe agli scrittori organizzare una Resistenzaper opporsi alla sordit. E invece no: la letteraturadelloggi, con poche, magnifiche eccezioni, si accon-tenta di sembrare tradotta. Non solo quella italiana,ma la nostra pi di altre.Questa catastrofe culturale ha origini diverse: una di

    queste il disprezzo che la scuola, fin dalle elementari,coltiva verso limparare a memoria. La parola unsuono che simboleggia ci che nomina. Senza questisuoni potenti che ridefiniscono il mondo, ben pococi distinguerebbe dal gatto a cui manca solo la pa-rola. Ma un sistema di suoni simbolici, per essere de-cifrato, ha bisogno della vigilanza della memoria. Unastoria ha un senso se viene ricordata dallinizio allafine, cio nella sua unit. E noi siamo quel che ricor-diamo, come individui, popolo, civilt. Non c iato

    fra essere e ricordare.Un popolo senza memoria un popolo senza lettera-tura, o con una letteratura posticcia, quindi senza fie-rezza, con un senso di s labile e pavido. E quando ipredoni verranno perch sono sempre venuti, perchhanno sempre fiutato la debolezza delle culture deca-denti quel popolo sar colonizzato, e la sua lingua,

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    Oblique Studio | Rassegna stampa settembre 2011

    cio la sede di ogni libert individuale e collettiva, sarridotta al ruolo di dialetto. La tradizione letteraria non solo una fonte a cui abbeverarsi, la nostra vita,siamo noi la tradizione, ma bisogna dirlo ai ragazzi cheogni nostro pensiero prende corpo al cospetto di chi venuto prima di noi, cos come il nostro pensare do-

    vrebbe rivivere nellagire della posterit.Quando il Titanic affond, Conrad scrisse che biso-gnava aspettarselo da una nave con pi camerieri chemarinai. Se il nostro Occidente, e lItalia che amo,oggi assomigliano tanto a quella nave maledetta, an -che per una questione di mancanza di stile, perch lostile soprattutto voglia di verit: Benedette siano leleggi metriche dice Auden che vietano le risposteimmediate/ Costringono al ripensamento, liberanodalle vaghezze dellIo.

    *

    Un sintomo dello stato dellopera

    Gilda Policastro

    Gabriele Pedull ha lanciato da queste pagine il temadella latitanza dello stile dalla narrativa italiana con-temporanea, provando a localizzarne lorigine o lef-

    fetto in un doppio deficit di consapevolezza esteticada parte tanto degli scrittori (o scriventi, per recupe-rare una efficace distinzione di Luigi Malerba) quantodei critici, nella loro quasi totalit maggiormente pro-pensi a considerazioni di volta in volta sociologiche,storiche, ideologiche, politiche eccetera (Daniele Gi-glioli parla di sintomi, nel suo recente Senza trauma,contrapponendoli, via iek, ai feticci, ovverosiaalla persistenza e valutazione delle opere in un sensomonumentale).

    Lo stile, a dirla con luso tradizionale della categoria, una misura di coerenza propria o rispetto al genereprescelto (comico, tragico, elegiaco, nella classica se-parazione) ma se si vuole provare ad aggiornarla, talecategoria, si dovr ripartire da quegli autori del No-vecento (non solo italiano) che dellassenza di stile(ma gi, teste Auerbach, della mescidanza) hanno

    fatto, significativamente, programma di poetica, daBeckett a Sanguineti: questultimo chiudeva una poe-sia di Postkarten col dichiarato impulso a violare con-tinuamente una propria ineludibile maniera e, in-sieme, quella sorta di luogo comune mondano che lo scrivere o il comportarsi bene: Oggi il mio stile

    non avere stile. Viceversa i romanzi contemporanei,cos poco debitori alle avanguardie e in generale a unuso spregiudicato e sabotatore della lingua, unostile, effettivamente, ce lhanno, sia pur piatto e mo-nocorde: nella gran parte dei casi lo stile precottodella fiction o dellautofiction, del romanzo apocalit-tico o post-apocalittico, del noir, del poliziesco. Unodei casi letterari della passata stagione, Elisabeth, diPaolo Sortino, ha uno stile da thriller e dunque hauno stile, e ne ha un altro, quello dellentertainment

    delle serie televisive, il recente e non riuscitissimo Li-bert del pure altrove (ne Le correzioni, ad esempio)magistrale Franzen.Ci che manca ai romanzi nostrani , allora, pi pro-priamente la lingua, che dallo stile differente, purese a esso inevitabilmente connessa: non si ripeterannonozioni abituali per teorici della letteratura, linguistie post-strutturalisti, andando a distinguere codiceconvenzionale di espressione dalle sue varianti diafa-siche o dal suo inveramento individuale. La differenza

    tra la lingua che si parla al bar e quella che parla la let-teratura , per dirla in modo semplice, una differenzadi natura prevalentemente funzionale: la lingua nonserve, avrebbe detto Lacan, solo a trasferire informa-zioni, ma a godere delle cose, o a soffrirne, a illumi-narle, o velarle, smontarle, interrogarle, corromperle,infettarle. La lingua allora il vero sintomo del-lopera, nella misura in cui essa palpabile: come ilmedico tocca il polso del paziente e diagnostica ilmale, se non la cura, apriamo un libro e ne sentiamo

    la lingua, prima di apprezzarne la tenuta narrativa ola costruzione dei personaggi e della trama. La materiaprima, e insieme laura mai perduta, della vera operadarte, a dispetto e contro ogni serialit e riproduci-bilit dominante.

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    La lingua non serve, avrebbe detto Lacan, solo a trasferire in-formazioni, ma a godere delle cose, o a soffrirne, a illuminarle,o velarle, smontarle, interrogarle, corromperle, infettarle

    Non pu esistere uno scrittore vero che non abbia uno stile,perch lo stile in primo luogo una posizione etica nei

    confronti dellopera che si scrive, la consapevolezza chescrivendo unopera ci si inoltra in un mondo di forme, e chenon ci pu essere unopera senza una responsabilit formale

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    Se invece ci che conta solo la trama, larguzia del-lintreccio, il glamour luccicante o sporco dei perso-naggi, perfino il famigerato messaggio (a me arrivanoin continuazione storie con personaggi femminili cheaffrontano traversie di tutti tipi ma alla fine, grazieallo stereotipo edificante del coraggio delle donne, su-

    perano tutto e riacquistano fiducia nella vita) nonsiamo davanti a un libro ma alla rilegatura di un cer-to numero di pagine stampate.In questo senso ha ragione Gabriele Pedull. Barthesin un seminario che tenne alla fine della sua vita, dopotanti strutturalismi, disse che amare la letteratura si-gnifica credere che i personaggi del libro che stai leg-gendo sono vivi e parlanti vicino a te, col loro mondoe i loro problemi. A me certe volte sembra invece chei personaggi di certi libri che mi capita di leggere,

    spesso i pi da noi acclamati, stiano invece come certemaschere delle fiction televisive di serie B, a recitarele loro battute come se pensassero ad altro, al pros-simo ingaggio o alla prossima raccomandazione. Equesto un problema di mancanza di stile, allo stessomodo in cui lo si dice per una persona maleducata.

    Personaggi come maschere

    Elisabetta Rasy

    Nella letteratura italiana circola unidea accademicadi stile: quando si parla di stile si pensa soprattutto aGadda o Landolfi o oggi a Arbasino, e non per esem-

    pio a quello di due maestri assoluti di stile comeSoldati e Bassani. Lo stile cio viene confuso con unapoetica, una maniera, o, peggio, dalla neoavanguardia,con una ideologia della lingua dolorosamente autore-ferenziale. Non pu esistere uno scrittore vero chenon abbia uno stile, perch lo stile in primo luogouna posizione etica nei confronti dellopera che siscrive, la consapevolezza che scrivendo unopera ci siinoltra in un mondo di forme, e che non ci pu essereunopera senza una responsabilit formale.

    Inoltre: lo stile il modo in cui uno scrittore abita lospazio letterario, la sua prossemica nel testo, la posi-zione che prende verso il lettore. Il che non ha nullaa che vedere col letterariese, procedimento moltodiffuso per nobilitare una storia, che una specie diarredamento posticcio di una stanza vuota.

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    Sergio Luzzato e Gabriele Pedull, Corriere della Sera, 12 settembre 2011

    lettuali-funzionari orfani del Pci come lui il rapportofra letteratura e storia si sempre posto nei termini diun rispecchiamento immediato fra struttura econo-mica e sovrastruttura intellettuale. Compito dello sto-

    rico era individuare la direzione di marcia; una voltastabilito da quale parte stava il progresso e da quale lareazione, si procedeva con le promozioni e le boccia-ture. In tal modo la politica finiva per avere inevita-bilmente la meglio sulla letteratura: a volte nella formadegradata della propaganda politica, come quando negli anni Settanta Asor Rosa avanz una fantasiosarilettura del Barocco italiano fondata su una rivaluta-zione dei gesuiti (la Chiesa buona) quali antenati deidemocristiani che appoggiavano il compromesso sto-

    rico con i comunisti! Anche quando come tanti Asor Rosa stato folgorato sulla via di Damasco dallacoppia storia & geografia promossa da Carlo Dio-nisotti, il suo atteggiamento non cambiato granch.I quattro tomi di impostazione geografica della Lette-ratura italiana Einaudidiretta da Asor Rosa (a pi ri-prese vivacemente criticati dallo stesso Dionisotti) ri-mangono prigionieri dellantico vizio che fa dellaletteratura unancella del potere. Pure qui sono infattile formazioni politiche degli antichi Stati italiani a de-

    terminare la scansione dei capitoli, come se la produ-zione letteraria non potesse che riprodurre automati-camente i confini territoriali. Con il risultato che lageografia compare, di fatto, soltanto nel titolo. Ri-spetto a questo riduzionismo, lAtlantepropone duevie duscita per rilanciare il dialogo tra storici, letteratie geografi dopo il grande gelo della stagione dello

    Dispiace, ma non sorprende, lanatema che AlbertoAsor Rosa ha scagliato dal suo Bollettino di italianisticacontro il primo volume del nostroAtlante della lette-ratura italiana , e di cui Paolo Di Stefano ha riferito

    in anteprima sul Corriere di gioved scorso. unastroncatura impregnata del livore che Asor Rosa abi-tualmente riserva a quanti sembrano non riconoscerela sua auctoritas, e minata dalla fretta di una letturavisibilmente approssimativa, irosa, caricaturale, del-lopera cui stiamo lavorando da anni con il contributodi quasi duecento specialisti italiani e stranieri. Ognisingola pagina della recensione trasuda pi che loscrupolo di unanalisi accurata, o la volont di aprirsia un confronto culturale la rabbia impotente del-

    lanimale ferito. Dimmi come stronchi e ti dir chisei. Sostiene Asor Rosa che lAtlante nato da un rap-tus di titanismo intellettuale, e che i due curatori pretendendo di innovare rispetto alla vecchia triadeCroce-De Sanctis-Gramsci non si sono neppure ac-corti di quanta acqua sia passata nel frattempo sotto iponti della critica letteraria. In realt, ce ne siamo ac-corti eccome: non fossaltro, leggendo le opere scritteo dirette da Asor Rosa. Il quale, nellultimo mezzo se-colo, le tendenze (o le mode) della critica letteraria le

    ha cavalcate proprio tutte, dal marxismo degli anniSessanta alla neo-canonistica degli anni Novanta pas-sando attraverso le scienze umane spruzzate di strut-turalismo e semiotica degli anni Settanta e Ottanta,o quantaltro. Allingrosso, un metodo per decen-nio. Come stupirsi che a Asor Rosa lAtlantenon piac-cia? La lingua batte dove il dente duole. Per gli intel-

    I due autori dellAtlante letterario replicano al critico:Una lettura approssimativa, una stroncatura livorosa

    Asor Rosa, quanti errori nelle tue accuse

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    una stroncatura impregnata del livore che Asor Rosaabitualmente riserva a quanti sembrano non riconoscere

    la sua auctoritas, e minata dalla fretta di una lettura visibil-mente approssimativa, irosa, caricaturale, dellopera cuistiamo lavorando da anni con il contributo di quasi duecentospecialisti italiani e stranieri

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    censimento sui poemi in ottava rima tra Quattro eSettecento, unanalisi quantitativa del difficile decollodella forma-romanzo, una ricognizione sul diffondersidelledificio teatrale moderno a partire dallOlimpicodi Vicenza, unaltra sulla penetrazione delle logge mas-soniche tra illuminismo ed et napoleonica Centi-

    naia e centinaia di carte originali per ogni volume,dove a venir meno proprio lidea che la geografiadelle istituzioni culturali o della circolazione dei librisia vincolata ai confini politici. Ma Asor Rosa ha pen-sato bene di recensire cos: C una evidente spro-porzione: dei ben centoundici saggi presentati sol-tanto pochi necessariamente sono traducibili, e difatto tradotti, in carte o cartine. Peccato che le bugieabbiano le gambe corte: i saggi grafici del primo vo-lume sono quarantatr. Il che (per noi amanti del-

    lesattezza) fa il 39 per cento. Resta da sottolineare uncarattere dellAtlanteche difficilmente avrebbe potutoincontrare le grazie del professor Asor Rosa: il fatto dimuovere da una precisa scommessa generazionale.Ecco una Grande Opera Einaudi curata da un quasicinquantenne e da un quasi quarantenne (due gio-vani soltanto secondo gli standard della gerontocraziaitaliana), ma scritta oltrech da alcuni venerati mae-stri da una vera e propria leva di studiosi di et com-presa fra i venticinque e i trentacinque anni. questa

    la generazione pi produttiva e pi vitale della criticastorico-letteraria in Italia. Ed quella stessa genera-zione che le nostre Universit, dominate per decennida baroni alla Asor Rosa, stanno condannando al-lemigrazione forzata, o a una bella carriera nei callcenter.

    strutturalismo e della semiotica. Innanzitutto sostitui-sce la tradizionale scansione per autori, opere, movi-menti, secoli o generi letterari, con una serie di saggi-evento centrati attorno ad alcune date-chiave dellaletteratura italiana: piccoli o grandi avvenimenti, main grado comunque di sollevare questioni decisive.

    Allinizio troviamo sempre un fatto storicamente con-creto e geograficamente collocato poniamo: lauto-denuncia di Torquato Tasso al tribunale dellInquisi-zione, o laffiliazione di Giambattista Marino aunaccademia napoletana ma poco a poco dal det-taglio biografico o situazionale il lettore viene portatoa confrontarsi con problemi fondamentali, come ildominio delle coscienze durante la Controriforma ole forme della socialit di Antico Regime. Soprattutto,abbiamo provato a realizzare un vecchio sogno di Dio-

    nisotti mettendo in piedi un vero e proprio atlantedella letteratura, con centinaia di mappe, diagrammi,istogrammi, grafici e schemi grazie ai quali far emer-gere laltra temporalit della storia: dopo lo scatto bru-ciante dellevento decisivo, la maratona della lunga edella lunghissima durata. A opera finita, nei tre vo-lumi Einaudi se ne conteranno quasi duemila. Nulladi simile stato mai tentato per nessuna altra civiltletteraria, ed anche per questo che lopera ha riscossoda subito ampi consensi a livello internazionale. Un

    lavoro estremamente impegnativo, perch tali mappe costruite nella stragrande maggioranza dei casi sudati di prima mano hanno richiesto apposite ricer-che specialistiche nei pi diversi archivi italiani. Peresempio, i lettori del secondo volume dellAtlante(chesar in libreria la settimana prossima) troveranno un

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    Romano Montroni, la Repubblica, 13 settembre 2011

    nelle vendite: non basta abbassare i prezzi per aumen-tare numero dei lettori e consumo di libri. LItalia da anni al terzultimo posto in Europa come indice dilettura: dunque ragionevole pensare che il problemanon sia il prezzo.

    Girando per lEuropa ho incontrato quasi sempre li-brai eccellenti. proprio questo, credo, il punto. Per-ch i librai (quelli bravi) contribuiscono attivamentea suscitare interesse intorno ai libri: curando lassor-timento, manipolando lo scaffale, prestando atten-zione ai particolari, offrendo un servizio di qualit.Non credo sia un caso se la lamentela che sento pispesso che negli ultimi tempi la qualit del personale scaduta: chi cerca un libro o domanda informazioniriceve risposte insoddisfacenti e vaghe. A volte, per-

    sino sgarbate. inammissibile. Chiedete a un lettoredi dirvi quali requisiti dovrebbe possedere la libreriaideale e nove volte su dieci vi risponder per primacosa: un libraio competente.Ecco perch chi ama i libri dovrebbe lamentarsi, in-vece che della regolamentazione degli sconti, delloscarso investimento sulla formazione dei librai. Bastivedere cosa successo in Inghilterra, dove abolire ilprezzo di copertina liberalizzando quello di venditaha provocato la chiusura di moltissime librerie piccole

    e medie che non potevano offrire gli stessi prezzistracciati delle grandi. Il mio auspicio dunque cheil margine adesso sia usato per formare i librai, peresempio attraverso la Scuola per Librai Umberto e Eli-sabetta Mauri (per chi gi del mestiere) o la Scuolaper Librai di Orvieto (per i debuttanti).Per conquistare nuovi lettori le librerie non devonoessere per dirla con Marc Aug non luoghi (ano-nimi, di passaggio, frequentati da persone che non en-trano mai o quasi mai in relazione le une con le altre),

    bens centri di circolazione e scambio di idee, am-bienti in cui intrattenersi e soddisfare le proprie cu-riosit ricevendo al contempo nuovi stimoli. Questogenere di librerie richiede veri librai. Invito dunquechi ama i libri a considerare la nuova legge sullosconto non una penalizzazione ma unopportunit peril mercato italiano.

    Caro Direttore, mi inserisco nel dibattito sulla leggeche limita al 15 per cento lo sconto sui libri per direche a mio avviso il prezzo non uno dei fattori chedeterminano lo scarso interesse degli italiani per la let-tura. Il libro ancora, senza dubbio, lo svago pi eco-nomico. Detto questo, se confrontiamo il provvedi-mento entrato in vigore in Italia con quelli che datempo regolamentano la vendita dei libri in altri stati

    europei, il nostro risulta di gran lunga il pi mor-bido: nei paesi economicamente forti e dove si leggemolto, da anni la legge ben pi rigorosa. In Franciae Spagna lo sconto massimo consentito il 5 percento. In Germania lo sconto non soltanto non pre-visto, vietato. la dimostrazione che non da quiche passano il rinnovamento e lo sviluppo del mercatodel libro. Dar valore al mestiere del libraio invece amio parere la strada da percorrere, ed ecco perch gliimprenditori (grandi, medi e piccoli) dovrebbero in-

    vestire sulle risorse umane e sulla loro formazione.In Italia, finora si andati nella direzione opposta.Nelle nostre librerie, soprattutto di catena, si registrauna standardizzazione preoccupante. Il mestiere di li-braio non tenuto in considerazione: i giovani nonricevono una formazione adeguata e la professionalit,quando c, mortificata. Il personale in tutti i sensiinsufficiente, e pertanto incapace di relazionarsi conil cliente. Una delle ragioni, se non la principale, cheil margine commerciale che le librerie ottengono dagli

    editori lindicatore primario per lequilibrio econo-mico e finanziario dellazienda era in gran parteusato, anzich per la formazione, per concederesconti. Di recente ho sentito il manager di una catenavantarsi di aver dimezzato i librai in una prestigiosalibreria proprio a questo scopo; inutile dire che, allaluce dei consuntivi, non si registrato alcuno sviluppo

    Di libri e di librai

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    Separati in casa editrice

    Asor Rosa: lAtlante letterario stato uno shock.Intollerabile convivere in Einaudi con quegli autori

    Clangore di sciabole nella quiete un po noiosa deldibattito culturale. Oggetto della polemica, lAtlantedella letteratura italiana curato per Einaudi da Ser-gio Luzzatto e Gabriele Pedull (tra pochi giorni

    esce il secondo di tre volumi). La stroncatura arrivada un maestro degli studi letterari, Alberto AsorRosa, artefice di importanti opere proprio per lacasa editrice che ora pubblica lAtlante. I rilievi delprofessore, ospitati nella rivista Bollettino di italia-nistica (Carocci), non mancano di durezza, talvoltavenata di sarcasmo. Impudenza. Superficialit.Disinvoltura citazionistica. Titanismo intellet-tuale. Novismo inconcludente. Violenta la rea-zione dei due curatori, che sul Corriere della Sera ri-

    nunciano a discutere le idee per attaccare personal-mente lo studioso, accusato di livore, risenti-mento, rabbia impotente dellanimale ferito. Inmezzo, per ora silente, la casa editrice di via Bian-camano, bersaglio non secondario delle botte cri-tiche di Asor.

    Professore, che succede?Se vuole, cominciamo dal principio. Qualche tempofa ho preso in mano lAtlante, naturalmente gi stam-

    pato. Forse era giusto che cos fosse.

    Ma non rimasto male perch in casa editrice nessunogliene aveva accennato?No. Mi sono sprofondato nella lettura dellintrodu-zione con enorme curiosit. Quello di un Atlante let-terario era un progetto che avevo annunciato

    trentanni fa alluscita del primo volume della Lette-ratura italiana. Poi non se n fatto niente. Simma-gini la mia sorpresa di fronte al nuovo lavoro.

    Dunque lei sprofonda nella lettura dellAtlante e, unavolta emerso, erige una lapide tombale: non c la lette-ratura, non c uninterpretazione solida, soltanto ungrande caos.Lo shock stato provocato dalle prime righe dellin-troduzione, l dove si afferma che lAtlantesarebbeniente meno che lo strumento per superare in Italiala dimensione ideologica hegeliana della filosofia dellastoria alla quale sarebbero ispirate tutte le storie lette-rarie. Una balla. Una panzana sul piano scientifico.

    In termini volgari, una bufala.

    Vi si legge che per un secolo e mezzo lo storicismo de-sanctisiano, crociano, gramsciano ha orientato gli studiletterari in Italia.S, ridicolo. Stavamo nel pantano e non ce nera-vamo accorti. Meno male che sono arrivati loro asvegliarci.

    Lei ironizza perch quasi mezzo secolo fa ha pubblicato

    Scrittori e popolo, un libro programmaticamente anti-storicista.Ma se ne parla da cinquantanni! da allora che co-mincia la rottura di quella egemonia. Penso alle scuoledi critica e storiografia letteraria che in questi annihanno proceduto fuori dagli schemi del desanctis-gramscianesimo. Corti e Segre. Umberto Eco. De

    Simonetta Fiori, la Repubblica, 15 settembre 2011

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    Oblique Studio | Rassegna stampa settembre 2011

    Mauro con la sua storia linguistica dellItalia unita.La scuola bolognese di Ezio Raimondi. Studiosi digrande originalit come Lavagetto e Orlando. Maanche la recente storia letteraria di Marco Santagata.Come si fa a iscrivere tutto questo nel vecchio sche-ma hegeliano?

    Lei nel saggio polemico omette di parlare della Lettera-tura italiana, da lei curata proprio per Einaudi.Certo, ho rinunciato a tirare in ballo quella mia im-presa, il cui primo volume si dichiarava ispirato al su-peramento del diagramma De Santis. E ho rinun-ciato a ricordare che nella Letteratura italiana ci sonoquattro volumi che si definiscono di Storia e geogra-fia della letteratura italiana proprio perch recepisco-no il nuovo rapporto tra spazio e tempo innescato da

    Carlo Dionisotti. La pietra angolare scelta dai curatoridellAtlantemi sembrata una turlupinatura bella ebuona.

    Per non rinuncia a prendere a schiaffi lEinaudi. Inpi di un passaggio della stroncatura, rimprovera allacasa editrice di ignorare la sua storia. Un addebito nonda poco. evidente che esiste questo problema. La responsa-bilit di una grande impresa cumulativamente degli

    autori e delleditore.

    Mettiamola cos: non lhanno avvertita di questanuova opera e per giunta hanno ignorato il suo lavoroprecedente.Guardi, ho un rapporto profondissimo verso quellache considero la mia casa editrice, ma non sono lEi-naudi. Tendo a essere molto discreto. Non mi sonomai sognato di chiedere che diavolo state facendo?.Ma la discrezione non confondibile con la sospen-

    sione del giudizio. Anche gli strumenti proposti dal-lAtlanteper dare una sistemazione alla materia lette-raria mi paiono campati per aria. Lidea che laletteratura nasca tra Padova e Bressanone e non traPalermo e Firenze e Assisi non sta n in cielo n interra. Avrei potuto far finta di niente. Ho preferitodir la mia.

    Come hanno reagito in via Biancamano?Ho ricevuto solo telefonate di apprezzamento per ilmio intervento critico e di solidariet per lattacco ri-cevuto. Una reazione unanime.

    Con chi ha parlato?

    Ho usato laggettivo unanime. Pu bastare?

    I due curatori lhanno accusata di nutrire della lettera-tura una visione ancillare rispetto alla politica.Una risposta sul Corrierelha gi data Pierluigi Batti-sta, che conosce bene la storia culturale. La mia rea-zione stata quella che quandero bambino miamadre mi rimproverava. Non sapevo se ridere o pian-gere. Mi viene da ridere quando vengo collocato nellacasta degli intellettuali funzionari orfani del Pci. Se

    qualcosa mi ha contraddistinto, non esserlo stato. Ildato fondamentale che alle obiezioni del mio saggionon c una sola risposta. Una rinuncia totale a entra-re nel merito.

    Colpisce in Luzzatto e Pedull linsistenza sul dato ge-nerazionale. Lei li avrebbe stroncati perch loro sonogiovani (in accezione molto larga). A dire il vero lasua vita da stroncatore cominciata quando aveva pocopi di trentanni. Una questione di carattere pi che di

    anagrafe.S, un po cos. La combinazione fortuita delle storievuole che sempre da Einaudi stia per uscire un miolibro che raccoglie i saggi scritti proprio in queglianni, prima e dopo Scrittori e Popolo. Si intitola Learmi della critica, e meno botte da orbi sia a destra chea sinistra.

    I bersagli erano mostri sacri come Pasolini, Vittorini,Pratolini.

    Ma lintelligenza progressista di allora reagiva inmodo molto diverso.

    Pasolini disse: Asor, luomo che pi mi ha fatto malenella mia vita.Con Pasolini il rapporto non fu facile, ma general-mente lo scambio polemico non incideva nei rapporti

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    Guardi, se dallenorme sfasciume che deriva dal crollodelle vecchie culture io dovessi augurarmi che sopravvivaqualcosa, questo qualcosa la filologia: la scienza dellac-certamento della fondatezza dei dati. Mi appare sempre pitravolta dalla ricerca di scoperte sensazionali

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    sopravviva qualcosa, questo qualcosa la filologia:la scienza dellaccertamento della fondatezza dei dati.Mi appare sempre pi travolta dalla ricerca di sco-perte sensazionali.

    Questa vicenda ha inciso nei suoi rapporti con lEinaudi?

    Credo di essere tra gli autori che ci lavora da pitempo. Ho sempre pensato che fosse non solo belloma anche utile e necessario restare dentro la casa edi-trice. E recentemente, insieme a personalit carisma-tiche come Eugenio Scalfari, ho sostenuto che fossenecessario restare indipendentemente dalle vicendeproprietarie, finch non ne fossimo cacciati. Questoper non significa accettare tutte le condizioni.

    Cosa vuol dire?

    Si potrebbe esserne cacciati in vari modi, anche su-bendo una convivenza intollerabile. E la convivenzacon forme di ricerca e di polemica culturale di cui icuratori dellAtlantesono una testimonianza per meintollerabile.

    personali. Certo non ce le mandavamo a dire. Sali-nari scrisse un articolo motto duro sullUnit. Macera rispetto. Nessuno avrebbe detto che pubblicavoScrittori e popolo perch avevo la rabbia impotentedi chi voleva salire a tutti i costi. Cos non ho maipensato che i miei interlocutori critici fossero mossi

    da risentimento perch minacciati nei loro posti dicomando. E poi nessuno di noi era affetto da novi-smo giovanilista.

    Cosa intende?Quel che temo di pi la filosofia per cui tutto ciche nuovo ha il diritto di sopraffare ci che vec-chio. E questo indipendentemente dalla qualit intel-lettuale. Una sorta di rottamazione della cultura a cuinon mi sembrano estranei i due curatori dellAtlante.

    Eppure Luzzatto e Pedull sono tra gli studiosi italianipi brillanti.Guardi, se dallenorme sfasciume che deriva dalcrollo delle vecchie culture io dovessi augurarmi che

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    Duello allEinaudiFranco: imprescindibili le critiche di Asor Rosa.Adesso basta con insulti e botte

    Ernesto Franco, la Repubblica, 16 settembre 2011

    solo per i duellanti. Ne va della (qualit della) vita.Tanto che, proprio loro che potrebbero fare gli arbitri o itestimoni, decidono di mettersi in gioco in prima per-sona. Rinunciano ai passivi privilegi dello spettatore e si

    assumono lonere di diventare attori, di scegliere unaparte, accettando quindi una porzione del torto e il li-mite di un punto di vista.Chi segue il duello pu parteggiare per luno o per laltrocontendente, ma prima ancora viene colpito dallimpor-tanza di ci che in ballo e che altrimenti avrebbe potutosfuggirgli. Chi segue il duello allarga, attraverso i duel-lanti, la propria esperienza del mondo ed in qualchemodo loro grato per il dispendio di generosit umana eintellettuale.

    Se si pensa a qualche famoso duello della nostra storiaculturale si vedr che le cose stanno cos. Attraverso lastroncatura che Delio Cantimori, consulente del-lEinaudi, fece del libro EinaudiCivilt e imperi delMediterraneo nellet di Filippo II di Fernand Braudel(non fu leggera: lo defin fra laltro come una specie diVia col vento della storiografia) si capisce meglio levo-luzione del dibattito storiografico italiano. Attraverso lepolemiche conservatrici di Pasolini su questioni comeaborto o movimenti giovanili, si capisce meglio la storia

    del cammino della nazione verso il suo travagliato tipodi modernit. Attraverso lirrisione di Edoardo Sangui-neti nei confronti di ogni tipo di lirismo narrativo, si ca-pisce meglio levoluzione del romanzo italiano novecen-tesco.La storia dellEinaudi, poi, quella di una fucina discontri. Ci si scontr, allinterno e allesterno, su Adorno

    La discussione comincia da una stroncatura che Al-berto Asor Rosa scrive sul Bollettino di italianistica aproposito dellAtlante della letteratura italiana curatoper Einaudi da Sergio Luzzatto e Gabriele Pedull. Lo

    studioso autore storico della casa editrice torinese demolisce la premessa da cui partono i curatori e i cri-teri ordinatori dellopera. Il giudizio duro: non cla letteratura, non c uninterpretazione solida, sol-tanto caos. I rilievi si estendono alla Einaudi, accusatadi dimenticare la sua storia. Sul Corriere della Sera del12 settembre la replica di Luzzatto e Pedull, che at-taccano pesantemente la persona di Asor Rosa rinun-ciando a discuterne i rilievi critici. Lo fa notare ilgiorno dopo sullo stesso giornale Pierluigi Battista

    (stroncate lo stroncatore e non il merito della stron-catura). Ieri su queste pagine Asor Rosa confessa ilproprio disagio a convivere dentro la Einaudi conforme di ricerca e di polemica culturale di cui i cura-tori dellAtlantesono una testimonianza. Oggi lin-tervento di Ernesto Franco, direttore generale edito-riale della Einaudi.

    Caro Direttore, i duelli piacciono molto. E magari provo

    a dire perch. Non perch si goda delle ferite delluno odellaltro duellante, ma perch intelligente la schermain s. Il duello sottolinea in maniera drammatica innan-zitutto limportanza delle cose per cui ci si batte. Nel tea-tro del duello, i contendenti dicono sempre cose opposte,ma su una concordano: ci per cui si combatte vale lapena, non superfluo, prescindibile, ornamentale. E non

    Il direttore editoriale dello Struzzo replica allo studioso che aveva dichiarato lasua incompatibilit con gli autori dellAtlante

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