Rassegna 5 settembre

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! 1,20 – Arretrati: ! 2,00Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Domenica 5 settembre 2010 – Anno 2 – n° 235Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Romatel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

di Peter Gomezdc

Èsbagliato paragonare agli “squadr isti” i cit-tadini che hanno rumorosamente conte-stato la presenza di Renato Schifani alla fe-sta del PD. Ieri a Torino, chi ha tentato di

partecipare al dibattito pubblico tra il presiden-te del Senato e Piero Fassino, senza però poterlofare a causa del servizio d’ordine, era infatti spin-to non solo da una perfettamente legittima e de-mocratica indignazione. A convincerlo alla pro-testa c’era pure un altro desiderio. Porre delledomande e avere delle spiegazioni. Ottenere deichiarimenti sul passato della seconda carica del-lo Stato e sul tipo di attività professionale da luisvolta in favore di personaggi legati a Cosa No-stra. Nell’ultimo anno, del resto, sebbene sulconto di Schifani siano emersi interrogativi diogni tipo, nessuno in Parlamento ha detto unaparola. Il Fatto Quotidiano,assiemea pochi altri, con un duro lavorod’inchiesta ha ricostruito partedella sua carriera di avvocato ci-vilista e di affari. Ha fornito unprimo elenco dei sui assistiti, i cuinomi erano fin qui rimasti segre-ti. E ha avanzato un quesito squisitamente po-litico: per il buon nome delle istituzioni è un be-ne o un male avere alla testa di Palazzo Madamaun uomo che oggi si scopre aver fornito consu-lenze all’imprenditoria considerata mafiosa? Èovvio che gli eventuali aspetti penali della vita diSchifani siano di competenza della magistratura.In Parlamento non si può e non si deve discuteredelle dichiarazioni, ancora da verificare, dei pen-titi (Spatuzza e Campanella). Si può, e si deve,invece, discutere di fatti. In ogni democrazia chesi rispetti il primo potere di controllo su ciò cheaccade nelle istituzioni e sul loro decoro non èné dei giornali, né dei giudici, ma delle oppo-sizioni. Il Partito Democratico sul caso Schifani(e su molti altri), però non lo ha esercitato. Econtinua a non esercitarlo. Invitare alla propriafesta il presidente del Senato, senza prima aver-gli domandato di chiarire tutto, magari renden-do nota la lista completa della sua discutibileclientela e dell’attività di consulenza legale e pa-ralegale svolta per essa, vuol dire non capire ciòche chiedono gli elettori. E soprattutto vuol direvenir meno a un proprio dovere. Perché i cit-tadini leggono, s’informano sul Web, e doman-dano di essere rappresentati. Non farlo, per lademocrazia, è molto più grave di qualche fischioe urlo indirizzato, non verso un avversario po-litico, ma contro chi ostinatamente siede ai ver-tici delle istituzioni rifiutando la trasparenza.

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123456785895:5367in onda alle ore 19.00 su www.ilfattoquotidiano.it

alle 24.00 su CurrentCanale 130 di Sky

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SÌ, SI PUÒ FISCHIARES C H I FA N I

“Fuori la mafia dallo Stato”, “Mafioso”Alla festa Pd di Torino proteste contro il presidente

del Senato per i suoi trascorsi siciliani

Strano che il Pd abbia dimenticato i sanguinosi insultidiSchifanicontro Scalfaro e la Levi Montalcini ai tempi di Prodi

IL GIORNO DI FINI x A Mirabello parla il presidente della Camera

LA MANCIA DEL CAIMANO

La contestazione durante il dibattito tra Renato Schifani e Piero Fassino ieri alla festa del PD a Torino (FOTO ANSA)

Mediashoppingdi Marco Travaglio

Meno male che Silvio c’è. Mentre iretroscenisti alla vaselina arabescanosostantivi e centellinano aggettivi aproposito della “crisi di coscienza” ch e

turberebbe le notti insonni di alcuni finiani “m o d e ra t i ”irresistibilmente attratti dal richiamo della foresta diArcore, B. chiama finalmente le cose con il loro nome.E, col piglio del banditore di piazza, lancia lacampagna acquisti come parole forti e chiare: “Tutti inostri parlamentari che, avendo prima deciso di fareparte di un nuovo gruppo, dovessero, per senso diresponsabilità e per lealtà verso gli elettori che lihanno votati, decidere di restare nel gruppo Pdl, tutti,nessuno escluso, potranno contare sulla nostraamicizia, solidarietà e lealtà, anche nel momento dellaformazione delle liste elettorali”. Manca soltanto illistino prezzi per quantificare “la nostra amicizia,solidarietà e lealtà”, ma l’uomo, l’ometto, è capace ditutto: anche di estrarre una mazzetta di banconotefascettate e farla frusciare in diretta tv con la consuetaeleganza, invitando gli amici finiani a passare alla cassa.Nel 1994, quando Bossi scaricò il primo governo B.,alcuni fedelissimi dell’Umberto raccontarono che ivenditori ambulanti del Cavaliere li avevano avvicinatioffrendo 200 milioni di lire a cranio e un posto sicuronel nuovo Parlamento se avessero abbandonato ilSenatùr per seguire la scissione di Luigi Negri(segretario della Lega lombarda) e dar vita a una Legadi stretta osservanza berlusconiana, quella che B.chiamava “la vera Lega”: la sua. Molti nei mesi e neglianni successivi, mentre Bossi sbraitava contro“Berluskaz”, “Berluskaiser”, “il mafioso di Arcore”, “ilnazistoide”, “trafficante di droga” e altre carinerie,cedettero alle sirene arcoriane e scesero dal Carroccioper montare in groppa al Cavaliere: Patelli, Gnutti,Comino e tanti altri. Nel breve volgere di pochi mesi sitrasformarono in altrettanti pensionati e si pentironoamaramente di aver creduto alle promesse del GranBugiardo, essendo divenuti inaffidabili tanto per laLega quanto per Lui, che ha bisogno di servi fedeli,non di avventizi dell’ultimo giorno. Stessa sortetoccherà ai finiani che rientrassero all’ovile: incassata lamesata, sparirebbero dalle liste e dalla scena politicadans l’espace d’un matin. Ma c’è da giurare chequalcuno ci cascherà. Lui lo sa e avvia la campagnaacquisti, avendo passato la vita a comprare tutto etutti. Il suo appello all’“amicizia” ricorda la scena de“La grande guerra”, quando la voce dell’austr iacoinvita gli italiani in trincea ad arrendersi perché nonhanno nulla da temere, allora Sordi e Gassman alzanouna paletta e se la ritrovano crivellata di proiettili... Iltariffario, ovviamente, sarà proporzionato al pesopolitico dei fuorusciti in retromarcia. Pare che ilCavaliere abbia pronti tre pacchi-dono di diversedimensioni. Il più grande e appetitoso sarà riservato aiministri finiani: tre panettoni, Magnum di champagne,salama da sugo, buono-escort per tre utilizzazionimensili da spendere nel supermarket Tarantini,vacanza-premio all inclusive in una delle ville delResidente del Consiglio, un giro sullo yacht diPiersilvio, una particina a Raifiction per fidanzate alseguito, coupon per una legge ad personam daspendere alla prima necessità. Il pacco medio è per iviceministri: due panettoni, una bottiglia di moscato,zampone precotto con lenticchie, buono-escort perdue utilizzazioni l’anno, visita guidata al mausoleo diArcore con diritto di prelazione su un massimo di dueloculi, incontro tete à tete con Capezzone e/oBonaiuti, intervista gratuita a Signorini. Il paccopiccolo è per parlamentari semplici: un panettone, unbicchiere di vino sfuso della casa, confezione disofficini, cena a lume di candela con la prima esclusaal concorso “Ve l o n e ”, week-end last minute a VillaCertosa con pranzo al sacco a spese del visitatore elezioni di politica a cura di Cicchitto e Brunetta,rientro domenica sera con batteria di pentoleantiaderenti in omaggio. Affrettarsi con le chiamate,ultime disponibilità.

B. ai finiani: tornatecon me e avrete unposto sicuro. E suisuoi processiprepara altrevie di fuga pag. 5 z

Tranne Di Pietro e Grillo, tutti si affrettano a solidarizzare conlui. Napolitano: indegna gazzarra, tocca alla magistratura e alParlamento pronunciarsi. Telese e Caselli pag. 2 - 3 z

nin mancanza di meglio

Perché Tremontiha conquistatola sinistra

Feltri pag. 4z

Udi Furio Colombo

VE RSOLA SPALLATAF I NA L E

S e Maroni si fa fotografare trave-stito da mafioso, mentre è parte

di una coalizione di governo cheesibisce tra i membri fondatori ilcondannato per mafia in II gradodell’Utri, perché Frattini non do-vrebbe andare in Europa con ilcappello in mano? pag. 14 z

UIN PIAZZAMA TUTTIINSIE ME

T ra quattro settimane do-vrebbe svolgersi a Roma

una grande manifestazioneche dica “basta” a Berlusconie chieda la realizzazione dellaCostituzione. Se le divisionitra i diversi gruppi viola nonrovineranno tutto. pag. 14 z

C AT T I V E R I ELa Brambilla staorganizzandola contestazione a Fini.Ieri per poco non ha presoil pullman sbagliato.

L’APPELLO

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pagina 10 Domenica 5 settembre 2010

L’ULTIMO ISTANTEDI SAKINEH

Scene da un incubo possibilese il mondo non riuscirà a fermarli

di Hamid Ziarati *

G uarda il cucchiaio affonda-to nella ciotola con il ciboche giace sul pavimentoda ore e che lei, malgrado i

crampi della fame avuti nel po-meriggio, non riesce a toccare.Non è una sensazione nuovaquella stretta allo stomaco, l’ac -compagna ormai da anni, e non èneanche nuova quella mano chesente sfondarle il torace e strito-larle il cuore ad ogni respiro, l’hagià vissuta quella sensazione a fi-ne agosto di quest'anno quandole avevano detto di scrivere lesue ultime volontà e lei, con ma-no incerta, le aveva scaraboc-chiate su un foglio e aveva trema-to in un mare di lacrime finoall’alba mentre le sue compagnedi cella cercavano di confortarla,per scoprire poi al mattino cheera tutta una farsa, una crudelemessa in scena per demolirla de-finitivamente. Come se nonl’avessero già fatto.

ERA STATA una sadica vendet-ta per farle pagare tutto quel par-lare che c’era stato in giro per ilmondo sul suo conto, per sbricio-larle la montagna di speranza cheaveva montato e su cui s’era sedutaad attendere la fine dell’incubo. Unmodo per farle comprendere chenon c’era avvocato difensore, mo-gli di presidenti di chissà quale Pae-se, offerte d’asilo, primi ministri,parlamentari, sindaci, filosofi, in-tellettuali che tenessero di fronte alverdetto emesso da un tribunaledella Repubblica Islamica, e per-ché loro, di tutto quel resto delmondo, se ne infischiavano. Così,quella volta si erano organizzati

te ha lo stesso timbro di voce delsuo giudice e poi un dolore atro-ce le esplode sulla fronte. Vedeuna macchia rossa formarsi edespandersi rapidamente sul can-dore del sacco. Lei urla ma il suostrillo è soffocato sul nascere daun coro che invoca in arabo lagrandezza di dio e una pioggia disassi la colpiscono da ogni dire-zione. Perde i sensi e si riprendepiù volte, premiando così chiun-que la colpisca con precisionesulla nuca e il respiro tarda ad ab-bandonarla malgrado tutto. Caderiversa, in una posizione innatu-

rale, inanimata come una carcas-sa esanime e la pioggia delle pie-tre lentamente cessa. Le vienetolto il sacco. Attraverso il velo disangue che le benda gli occhi rie-sce ancora a percepire la luce delsole. Qualcuno le tocca il collo incerca del suo battito che dovreb-be essere smarrito ma così non è.Non ancora. Apre una palpebracon lo stesso sforzo che si com-pirebbe per spostare una monta-gna, lo fa in cerca dell’umana pie-tà e un mattone di cemento sod-disfa il suo ultimo desiderio.Sakineh ha 43 anni e due figli. Èstata condannata per rapportisessuali prima della morte delmarito e condannata a 10 anni dicarcere e a 99 frustate che le sonostate immediatamente inflitte. Ilsuo amante in un secondo tempoè stato condannato alla pena ca-pitale per aver ucciso suo marito,ma poi, con un colpo di mano daparte del giudice, le due condan-ne sono state invertite: Sakinehincolpata di quell’omicidio è orain attesa della condanna alla lapi-dazione mentre il suo amante ècondannato a 10 anni di carcere.Lei si è sempre dichiarata inno-cente e recentemente le tivù distato hanno trasmesso un videoin cui lei, irriconoscibile col voltocoperto, legge un foglio autoac-cusandosi. Il suo avvocato difen-sore è stato costretto ad abbon-dare il Paese per rifugiarsi in Bel-gio dopo che sua moglie e suo co-gnato erano stati arrestati senzamotivo. Negli ultimi 30 anni, dal-la fondazione della repubblicaislamica, in Iran ci sono state 150esecuzioni capitali mediante la-pidazione.

* scrittore

DAL MONDO

con largo anticipo mentendo aisuoi figli il giorno della visita cioècomunicando loro il suo rifiutod’incontrarli mentre a lei avevanodetto che non s’era presentato nes-sun visitatore e qualche sera dopole avevano annunciato che l’indo -mani l’avrebbero giustiziata.Questa volta però è diverso, il suostomaco e il suo cuore glielo con-fermano: non si tratta più di de-molire speranze riposte, a quelloci ha fatto il callo, ora tutto è tor-nato a tacere in un silenzio tom-bale ancora più agghiacciantedell’incertezza della pena e sape-re che ci sono altre 14 personenelle sue stesse condizioni e cherichiedono la stessa attenzione dicui è stata omaggiata non la con-sola affatto, ora in lei c’è solo ras-segnazione.

DEVE DISTRARSI! Se lo im-pone. Allunga la mano, prende ilcucchiaio dalla ciotola, lo puliscedel cibo con il lembo della cami-cia e ci si specchia. Non ricono-sce più quel volto. Da la colpa aquelle 99 frustate sulla schienasubite di fronte a suo figlio, a queldolore materno indescrivibileche ha subito: quella sofferenza èmigrata sulla sua pelle per far ca-polino sul suo viso e cerchiare isuoi occhi, ne è convinta. Muove

il cucchiaio e la testa cercandoqualche raggio di luce nel buiodella cella e scruta le sue soprac-ciglia, sempre curate una volta.Una volta. Le sfiora con l’indice.Dopo 5 e più anni di detenzionesi sono trasformate in due cespu-gli informi che, abbandonati al-l'incuranza e al loro destino comeè stato fatto con lei, sovrastano ilsorriso che ha sempre avuto nel-lo sguardo. Ma dove si è smarritoquel sorriso? Spalanca gli occhima ritrova solo una smorfia spen-ta. Le percosse per farle leggeread alta voce quel foglio scritto dachissà chi di fronte alle telecame-re è stata l’abluzione con l’acidoper suoi occhi sempre sorridenti.E le sue labbra? Che fine hannofatto? Le cerca disperatamentenel cucchiaio. È talmente immer-sa nei suoi pensieri che non rie-sce a udire i passi pesanti che siavvicinano alla sua cella d’isola -mento ed è solo quando sente ilrumore della serratura che realiz-za che l’alba è imminente. Le vie-ne ordinato di compiere la pre-ghiera mattutina e d’indossare ilvestito che le hanno portato in re-galo. Lei compie le varie prostra-zioni con le ginocchia incerte sereggere o meno il suo peso e il pe-so di quell'ultima preghiera inuna lingua che lei ignora, destina-

te a un dio che tarda a farsi vivoper soccorrerla.Fanno sul serio questa volta, ilsuo stomaco e il suo cuore ave-vano ragione. La piazza è gremitadi gente che vuole guadagnarsiun palmo di terreno in paradisoin pochi gesti e lei, vestita tutta dibianco come una sposa e con lemani legate, viene seppellita inuna buca fino al petto a pochi pas-si da una trincea di sassi buoni peressere impugnati e lanciati facil-mente. Tutti gli sguardi sono perlei come anni fa, gli stessi sguardiche non celavano i pensieri piùimpuri nell’incontrare il suo vol-to cerchiato come una luna pienanel chador ora fremono di ven-detta per quei rifiuti ricevuti. Leiprega dio senza emettere un suo-no e lo prega affinché non co-stringano nuovamente suo figlioad assistere alla sua punizione,l’ultima punizione finalmente.

LE INFILANO con forza unsacco bianco sulla testa malgradosi dimeni come una coda di lucer-tola appena mozzata. Le viene ri-badita la sentenza da un megafo-no e il primo allah-o akbar che sen-

La campagna a sostegno di SakinehM o h a m m a d i A s h t i an i (FOTO ANSA)

“Cade riversa,in unaposizioneinnaturale,inanimata comeuna carcassaesanime”

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LA NAZIONE Pagina 11 – Livorno Piombino. La richiesta di Roberto Rizzo dell’Italia dei Valori «Alternative a Severstal» prima che sia troppo tardi» «Al momento non esistono garanzie per il futuro» PIOMBINO LA SITUAZIONE di stallo alla Lucchini non piace all’Italia dei Valori che chiede “immediate alternative a Severstal” e l’intervento di Regione e Governo. Mentre si attende di conoscere la data dell’incontro fra Alexey Mordashov e le banche (fondamentale per il futuro dello stabilimento e del gruppo), Roberto Rizzo, responsabile dipartimento regionale lavoro welfare dell’Idv, traccia la situazione attuale, ricordando che il 30 ottobre scade la cassa integrazione per crisi internazionale, concessa dopo l’esaurimento di quella ordinaria. «A SETTEMBRE, di solito, finiscono le ferie e ricominciano le normali attività quotidiane. Alla Lucchini, invece, il lavoro è ripreso in un clima di attesa e di precarietà che riguarda tutti, i dipendenti diretti, l’indotto e tutto il territorio. Oggi non ci sono garanzie e prospettive per il futuro – incalza Rizzo - tutto è cominciato a febbraio, quando il gruppo Severstal ha comunicato la volontà di vendere e trovare nuovi acquirenti, cui è seguita l’esplosione del debito di 750 milioni di euro con le banche e il tentativo di eluderlo con la vendita ad una cifra simbolica. Ai primi di agosto, la visita a Piombino di Mordashov non ha fatto emergere novità significative che smentissero la volontà di disimpegnarsi del Gruppo, né sono state date garanzie su futuri investimenti, al contrario si è palesata la volontà di andare a investire verso lidi più convenienti». «È DEL TUTTO evidente, in questa situazione incerta, che Severstal non è più un interlocutore affidabile. In questo quadro già delicato si aggiunge il fatto che, entro settembre, devono essere risolte le questioni che riguardano il rientro dei debiti del Gruppo con le banche e il rischio di licenziamenti (vista anche la mancanza di investimenti da parte denunciata dai sindacati). Dato che il 30 ottobre scade la cassa integrazione per crisi internazionale è il momento che gli attori coinvolti a livello nazionale e regionale trovino una via d’uscita a questa situazione di stallo».

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LA NAZIONE Pagina 2 – Livorno Un anno di attività a Palazzo Granducale Ecco le presenze in Provincia Majoli e Tortolini fanalini di coda. Lami stakanovista di MICHELA BERTI LIVORNO — SILVIO LAMI, capogruppo in Provincia di Rifondazione Comunista, è il consigliere più presente a Palazzo Granducale. Con 93,5 presenza infatti batte, nel periodo che va dal terzo trimestre 2009 all’ inizio del mandato Kutufà, al secondo trimestre dle 2010, Luca Bogi, capogruppo dell’Italia dei Valori, che si ferma a 93 e Cristiano Adriani capogruppo di Sel che mette a segno 87,5 presenza. E, a 45 euro lordi a seduta Lami ha guadagnato in un anno circa 4.200 euro. Maglia nera per Giorgio Majoli consigliere ed ex vice segretario del PdL che, in un anno, si è fatto vedere appena due volte in Provincia. Ma, a fargli buona compagnia, con sole 12 presenze, una al mese, è Matteo Tortolini, segretario della federazione Pd di Piombino e da pochi mesi consigliere regionale. A seguire, con 79 presenze, la capogruppo del Pdl Costanza Vaccaro e con 72, Michele Mazzola il giovane capogruppo dei Comunisti Italiani. Poi arriva Pietro Carabellese, il capogruppo elbano della Lega che firma il registro per 61 volte. Ed ecco, il consigliere del Pd Antonio Ceccantini che porta a casa il maggior numero di presenze (55) relative al gruppo di maggioranza. A 50,5 si ferma un altro esponente del Pd Giuseppe Coluccia. A 46 si attestano Erika Gori del Pd e Marco Landi capogruppo elbano dell’Udc mentre Federico Mirabelli (Pd) arriva a 45. Si scende ancora, a 43, con Benito Gragnoli del PdL, a 42 con Fabrizio Bagnoli del Pd e a 39 con FrancRoberta Naldini e auro Antonini del PdL e per Maria teresa Sposito dell’Idv promossa poi ad assessore dopo l’uscita di Toncelli dalla giunta Kutufà per assumere il ruolo di vice sindaco del Comune. 34 presenze per Alessandro Corsinovi del Pdl e vice presidente del consiglio provinciale. Ed ecco i fanalini di coda nell’elenco di un anno di presenze: con 31,5 troviamo Elis Bufalini, il capogruppo del Partito Democratico, 29 Rossella Lupi, 28 Pini Kety, 26 Vito Bartalesi e Valerio Campioni, 25 Alessandra Del Bravo tutti del Pd. Maurizio Zingoni del PdL si ferma a 24 e a 21 Marco Gambacciani del Pd. CURIOSI I NUMERI relativi alle riunione delle commissioni consiliari. Mentre l’attivissima quarta commissione presieduta da Antonio Ceccantini ha macinato 43 sedute di cui una è andata deserta per mancanza di numero legale, le altre si attestano a poco più della metà con la sesta commissione guidata da Alessandra Del Bravo che si è riunita solo 16 volte. O la Del Bravo ha pochi argomenti da discutere (bilancio, patrimonio ecc...) o Ceccantini è il priù bravo di tutti!

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LA NAZIONE Pagina 8 – Livorno Rosignano. Il segretario Loprete: “Bisogna aumentare la differenziata” «Rifiuti zero», l’Idv in visita a Capannori ROSIGNANO — UNA DELEGAZIONE Idv con il segretario cittadino e vice segretario provinciale Patrizio Loprete e il consigliere comunale Sandra Lancioni a Capannori per incontrare Alessio Ciacci, assessore alle politiche ambientali è l’occasione per visitare l’impianto di compostaggio e confrontarsi sul percorso «Strategia rifiuti zero» ritenuta dall’Idv sola strada per evitare la moltiplicazione delle discariche che prolificherebbero se non si attuasse il ciclo virtuoso del rifiuto (riduzione, differenziazione, riutilizzo, riciclo e recupero). Loprete spiega «Dobbiamo concentrare gli sforzi sulla campagna per la riduzione dei rifiuti. Negli ultimi 15 anni la produzione in Toscana è aumentata ad un ritmo annuo di circa 100 mila tonnellate. Molti finiscono in discarica o inceneritori. Il territorio è molto distante da quei livelli di differenziazione dei rifiuti attestandoci sul 30-35%. Bisogna garantire un futuro sostenibile e programmare un aumento progressivo di raccolta differenziata perché ne arrivi in discarica una piccola parte. Il resto va a riutilizzo, riciclo e recupero con vantaggi economici e occupazionali. Crediamo che si possa pensare ad inserire nel ciclo un impianto di produzione dal materiale riciclato».

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IL TIRRENO Pagina 1 - Prato Le prime reazioni politiche Critico il Pdl, Idv favorevole PRATO. Prime immediate reazioni all’iniziativa del presidente della Provincia Lamberto Gestri. E se Riccardo Mazzoni, coordinatore pratese del Pdl scrive che «La trovata del presidente Gestri è solo inutile folklore», dalla segreteria dell’Italia dei Valori, Loredana Ferrara, fa sapere che «ogni momento è importante per mandare dei segnali di integrazione e la festa della Madonna della fiera che è la festa per eccellenza della pratesità è un bel palco per parlare di integrazione e spingere Prato ad essere una città moderna». «Nella proposta di Gestri non c’è nulla di utile per integrare gli immigrati che vivono a Prato, perché non è certo partecipando a una parata una volta all’anno che si risolvono i problemi», aggiunge Riccardo Mazzoni. «Se il Comune non fa niente per l’integrazione, ben venga il segnale voluto dalla Provincia», scrive la rappresentante dell’Idv. Il coordinatore del Pdl affonda sui cinesi affermando che fino ad oggi non hanno dato alcun segnale di volersi intergrare e solo quando lo faranno «potranno partecipare al corteggio». Su tutto un altro piano la visione della Ferrara che vede in questa iniziativa «la giusta via per creare un contatto e una conoscenza».

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LA NAZIONE Pagin 3 – Prato Lettera aperta di Gestri: «Anche i cinesi al corteggio» Il presidente della Provincia invita gli stranieri alla sfilata «AL CORTEGGIO storico devono partecipare anche i cinesi». E’ questo il messaggio contenuto nella lettera aperta che il presidente della Provincia, Lamberto Gestri, ha reso pubblica ieri mattina per cercare di arricchire di nuovi significati la festa della città. Non solo, mercoledì mattina la Provincia offrirà un apertivo, a mezzogiorno, ai rappresentanti delle comunità straniere che vivono in città: cinese, pakistana, magrebina, mulsumana, rumena e altre ancora. «I cinesi, con i rappresentanti delle altre comunità di immigrati pratesi, devono partecipare al corteggio storico che si celebra l’8 settembre — dice e scrive Gestri nella sua lettera — Dietro i nostri gonfaloni, nelle vie e nelle piazze ci sia spazio e accoglienza per tutti. Non mi interessano le folle, è importante una presenza significativa, è il gesto che conta». Il presidente della Provincia sa bene che il suo messaggio rischia di dividere, ma è convinto, come ha messo nero su bianco, che «non è più possibile, e soprattutto non è più intelligente, rinviare anche d’un solo giorno quella necessaria integrazione economica capace di mettere a lavorare a stretto contatto pratesi e cinesi». Secondo Gestri Prato è arrivata «ad un un bivio: o ci chiudiamo e condanniamo il territorio alla decadenza — scrive ancora — oppure riusciamo a far diventare la presenza degli immigrati un valore e una opportunità. Mentre l’Europa e il mondo si aprono agli investimenti cinesi sarebbe antistorico se la nostra città non riuscisse ad approfittare della presenza di una così grande comunità cinese sul suo territorio per creare un clima di collaborazione nuovo, basato ovviamente sia sul rispetto totale delle nostre leggi sul lavoro, sia sul parallelo rispetto per chi viene da lontano». In sostanza la Provincia ritiene di «dover dare indicazioni di marcia», anche perché «ci sono i segnali che una collaborazione con i cinesi, dall’università allo sviluppo, è possibile». Poi la conclusione: «La Sacra cintola arriva dall’Oriente, da Gerusalemme. E’ il prezioso dono che la straniera Maria porta in dote quando sposa il mercante pratese Michele Dagomari — conclude il presidente nel suo appello — Una storia emblematica e attualissima. Ripartiamo da qui». Non manca nemmeno un accenno alle recenti scelte del Comune sul coprifuoco a Chinatown: «Diciamo che la nostra politica completa quella dei controlli sottoscritta al tavolo per la sicurezza — chiude Gestri — Limitarsi ai controlli non basta e in questo c’è una differenza col Comune. Restano fondamentali sia la collaborazione che la consapevolezza che Prato è già una città multietnica». Leonardo Biagiotti