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1 Ragionamenti Il puzzle del senso della vita: Versione 30 luglio 2011 In 128 slide + 11 (di presentazione, indice e battutina finale) Franco Bontadini

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RagionamentiIl puzzle del sensodella vita:

Versione 30 luglio 2011

In 128 slide + 11 (di presentazione, indice e battutina finale)

Franco Bontadini

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Ragionamenti Definizioni, appunti, ragionamenti ... Pezzi di un grande puzzle (lontano

dallʼessere completo, ma che)

Tracciano una mappa (in cui mi riconosco esulla cui base quotidianamente mi confronto) per la pratica dellʼagire e sentire la teoria del pensare e ragionare.

Vedremo assieme che (e perché) il “sapere” in senso astratto non miinteressa, ciò che conta è il sapere che mi fornisce indicazioni per lapratica (l’agire) e, quindi la morale (come comportarsi bene / male).Il sapere deve essere utile, “funzionare”, altrimenti non è sapere, poi,come vedremo, questo non esaurisce la discussione, al saperechiederò anche altro.

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Ragionamenti È un sunto, dettagliare tutto è (sarebbe

bello, ma) impossibile: Per aprire una discussione (un confronto)

bastano, anzi sono più adatti, pochi concettisemplici

• Se non ci si capisce su questi, ancor meno ci sipotrà intendere su analisi complesse edettagliate

• La complessità nasce dal confronto, non puòprecederlo.

Complesso, ossia tessuto insieme, Edgar Morin

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Ragionamenti Temi «pesanti», certo, ma sono quelli

che contano: Possiamo parlare dʼaltro Ma non ha senso lasciare che ciò che conta

(a cominciare dalla felicità della vita nostra e deinostri cari) sia lasciato ai soli silenzidellʼintuizione, del non detto o, peggio,dellʼineffabile.

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Il Pensiero Assoluto e Perfetto

Per secoli i filosofi hanno inseguito laVerità assoluta, perfetta.

Progressi se ne sono fatti, ma diassoluto e perfetto non si è vistanemmeno lʼombra.

Possiamo (dobbiamo, vogliamo) uscire daquesta situazione?

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Comincio da tre

La prima parte di questi ragionamenti (ipezzi 1 e 2) rappresenta lo scenario in cuisviluppo il ragionamento

Che, a mio modo di vedere, inizia dalpezzo numero 3 (slide 23, chi si annoia con ledefinizioni, ma è curioso di vedere dove vado a parare,salti le slide da 10 a 22 comprese, che inquadrano, inmodo peraltro sommario, i termini che uso nellosviluppo successivo dei miei “ragionamenti”).

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Sommario dei “pezzi” 1° (slide 10): io 2° (slide 11): essere 3° (slide 23): limitato - un dato di fatto che molti rifiutano, il

fulcro di questi ragionamenti è nelle slide 25 e 26. Dalsuperamento di questo rifiuto nascono molte opportunità: il digitale,i valori, lʼetica, lʼimportanza delle emozioni, …

4° (slide 37): relazione - la vita è relazione con altri esserilimitati, lʼinfinito è incapace di relazioni, il finito vive di relazioni

5° (slide 72): cooperazione - strumento per spostare ilconfine posto dai limiti e rendere la vita degna di essere vissuta,richiede che le relazioni siano sviluppate su base di pari dignità,regole condivise e trasparenza, basi del mercato e dellademocrazia

Il puzzle è composto da 5 pezzi (facili?)

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Pensieri

I contributi che ho raccolto negli annisono molteplici, mi scuso con tutti, masarebbe troppo lungo citarli e troppodifficile selezionare le citazioni

Di mio cʼè la ri-lettura, scelta e raccoltasistematica dei pezzi che mi sono parsiutili alla composizione del mio puzzle.

L’affascinante Pascal non c’entra, piuttosto il «teocono».Onore a Silvio Ceccato (e ad Antonio Galli, che me lo fece conoscerequando ero molto giovane, prima del ‘68).

Però: il significato del termine “valore” è per me assai diverso da quelloassegnatogli nella teoria del teoconoRisente molto della lezione di Martha Nussbaum.

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Citazioni Aggiungo che non sono per niente sicuro di

aver recepito i pezzi che ho scelto nello stessospirito con cui sono stati inizialmente pensati: Anzi, sento che molti non si riconoscerebbero nelle

mie attribuzioni di paternità Spesso ho reinterpretato i concetti in un contesto

logico (con paradigmi) mutato rispetto allʼoriginale Così (per evitare di uscire dal tema che propongo) ho

pensato di omettere le citazioni Ho lasciato solo qualche nota, promemoria o

esemplificativa.

Paradigma, termine derivante dal greco paradeigma chesignifica “modello” (o “progetto”) ed “esempio”, e in Platone sitrova usato in entrambe le accezioni. Le idee sono infattimodelli o termini di paragone assoluti, conoscendo i quali èpossibile decidere se qualcosa sia o non sia conforme ad essi:per esempio conoscendo che cosa è la santità, si può giudicaredi un'azione se sia o non sia santa (Eutifrone 6e); le cosesensibili sono copie dei modelli intelligibili e il cosmo generatoè prodotto dal demiurgo divino a imitazione di un paradigmaeterno, il vivente in sè (Timeo 28a al.). Col significato invece di“esempio” o “caso esemplare”, Socrate si considera,nell'Apologia (23b), un paradigma di cui il dio si è servito perillustrare la condizione umana riguardo al sapere, che èappunto di non-sapere. Sempre in Platone, nel Politico,compare però un'accezione del termine diversa sia da quella dimodello sia da quella di esempio, e prossima invece a quella di“analogia” (277d-278c). Aristotele, per il quale l'uso platonicodel termine con il significato di “modello intelligibile” è unapura metafora poetica (Metafisica I 9, 991a 20-22), assumeparadigma come termine tecnico della logica e della retorica colsignificato di «argomento fondato su un esempio» o«induzione retorica», dal particolare al particolare (Analiticiprimi II 24; Retorica II 20); è l'argomento che si trae da uncaso noto per illustrare, grazie alla pregnanza dell'esempio chesi è scelto, un caso meno noto o affatto ignoto.

Secondo Thomas Kuhn, le rivoluzioni scientifiche che segnano idiversi momenti della storia della scienza, non vannoconsiderate come confutazioni di singole ipotesi, fino a quelmomento accettate, ma come mutamenti complessivi degliorientamenti teorici, delle assunzioni metafisiche e delleprocedure sperimentali che caratterizzano una data comunitàscientifica. L'insieme di tali orientamenti è chiamatoparadigma: le rivoluzioni scientifiche sono il passaggio da unparadigma all'altro. La prevalenza di un dato paradigma segnauna fase di scienza normale, in cui gli scienziati sonoimpegnati alla soluzione dei problemi che possono essereformulati e risolti con i concetti e gli strumenti propri delparadigma. Il paradigma dominante non viene mai messo indiscussione e costituisce la base essenziale per giungere a unaspiegazione adeguata di un qualsiasi fenomeno.Max Planck: “Una nuova verità scientifica suol farsi strada non in quanto isuoi avversari vengono persuasi e si dichiarano convinti, ma piuttosto perchégli avversari muoiono a poco a poco e la nuova generazione fin da principiocresce convinta della verità” “Scientific Autobiography and Other Papers”,trad. di F. Gayor, New York, 1949, pagg. 33-34; trad. italiana: Autobiografiascientifica e ultimi saggi, Torino, 1956

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«Io» e Essere: Soggetto e Oggetto

Il primo pezzo del puzzle: «Io» sono “aperto”, posso sentire me

stesso e lʼaltro da me stesso• Persone e oggetti esterni: la mamma, il

tavolo, la luna, …• Me stesso, i miei pensieri, il mio stato:

felice, affamato, infreddolito, …• La relazione con lʼesterno: caldo, ruvido,

fastidio, desiderio, …

Qui i riferimento sono troppi per farne un elenco. I punti base sono:-L’imprescindibilità del sentire, il fondamento sull’esperienza, fuoridall’esperienza tutto è possibile, solo al suo interno conosco la realtàed i suoi vincoli-La capacità di cambiare, grazie all’apertura verso l’altro da me stesso

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«Io» e Essere: Soggetto e Oggetto

Il secondo pezzo del puzzle: Essere è ciò che sento:

• Sia esterno allʼio• persone, animali, lʼaria, le montagne, il sole,

… Oggetti (che esistono anche in mia assenza)• Sia me stesso

• mi sento come entità esistente, Soggetto(presente a me stesso, sento di pensare, salvoquando perdo coscienza: dormo, coma, morte, …)

Idem

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«Io» e Essere: fonte del pensiero

Quando penso, sono, sento (entro incontatto, in relazione con) lʼessere

Il pensiero nasce dallʼesperienza (dallapercezione) dellʼesistente nelle due grandiclassi: «Io» = soggetto

• ciò che esiste con me, in me

«Noi» = oggetto• ossia: “Nio”, anzi «Noi»: ciò che esiste anche in mia assenza

Cartesio, già! Ma, attenzione lo sviluppo è totalmente cambiato, ancheperché, per fortuna, la Santa Inquisizione non opera più in modo tantoefficace quanto ai suoi tempi. Ho tolto il dualismo anima e corpo, Io eNoi sono parti di una sola realtà, l’Essere.Anche qui i riferimenti possibili sono tropo numerosi e vari per essereesplicitati (non ne vedo l’utilità, ho citato Cartesio perché è troppo ovvioe, soprattutto, per evitare l’equivoco di un’assimilazione pari pari).

Giuliana Bruno: Atlante delle Emozioni. Aptico = “capace di entrare incontatto con”. La percezione è sensazione aptica, ossia mette incontatto con me stesso e con l’altro da me.

Io esisto anche in mia assenza (quando dormo), per questo “noi” e nonsolo “non-io”.

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IO e NOI Una distinzione che ognuno impara,

non senza fatica, nella prima infanzia Ciò che esiste indipendentemente da

me (ad es.: un albero), esisteindipendentemente anche dagli altriesseri pensanti

Da qui la base per la condivisione diconcetti nati dallʼesperienza di tali enti:sapere comune e scientifico.

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IO e NOI

«Noi»: ciò che esiste anche in mia assenza,è una definizione convenzionale: Storicamente fonte di tanti vantaggi da

farne, per alcuni un dogma Se potesse aprire delle prospettive

nuove, ipotesi, al momento, per quanto ame noto, senza riscontri, si potrebberoconsiderare anche ipotesi diverse(ancorché sempre convenzionali).

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IO, NOI ed IONOI, lʼEssere

Essere è tutto ciò che sento, ancheme stesso

«Io» è un sottoinsieme dellʼEssere:ciò che esiste solo finché esisto

«Noi» è il sottoinsieme complemen-tare di «Io» : ciò che esiste anche inmia assenza

io + noi = ionoi = Essere percepibile

ionoi un palindromo affascinante!

Per favore non facciamo gli spiritosi con la storia che non si può direcosa esiste quando non ci sono io, quando non lo sento.E’ una storia che non mette neanche conto di approfondire, comunque,ripeto, è una convenzione, che si è rivelata assai utile,Al contrario delle possibili altre convenzioni.

Non credo che il risultato (funzione, serve, …) sia l’essenza dellaricerca, penso che ne sia un elemento necessario, anche se nonsufficiente.In altre parole è indispensabile che la filosofia fornisca dei risultati, manon mi basta, voglio andare oltre il risultato.“Oltre il risultato” non può però significare “al posto del risultato”.

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IO, NOI

La separazione fra «Io» e «Noi»appare ai più naturale e intuitiva

Ma, ripeto, ha un carattere didefinizione convenzionale

Tornerò ancora sulla scelta diusare il termine «Noi» (piuttosto di altriche, ad es. pongono lʼaccento principale sul non-io osu termini “neutri”, come natura, realtà e simili).

«Noi» comprende anche una parte di me, quella parte che resta anchequando non ci sono (sia che dorma, sia che sia morto): il mio corpo, lamemoria altrui di quanto ho fatto, i miei scritti, le mie cose, …Per questo dico «Noi» e non, chessò: Voi, Loro, Non-Io, ecc.

Vedi, ad es. slide 50

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IO, NOI

Non è insolito incontrare chi abbiatracciato un confine diverso

La frontiera ha (come la maggior partedelle frontiere convenzionali) contornisfumati.

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Essere percepito e realtà

Lʼessere (ancorché limitatamente)percepito è parte della realtà

La realtà mai percepita èsconosciuta A volte la si può intuire, Ma lʼintuizione non è conoscenza

(vedi slide successive, in particolare la 28).

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Pensiero e Memoria

Ho coscienza, ossia sonoconsapevole, di sentire lʼEssere:

Penso: ho coscienza Pensieri: la mia coscienza

dellʼEssere Memoria: posso archiviare i

pensieri e richiamarli alla mente.

Anche la contemplazione è pensiero

Vedi oltre: Ricordi

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Pensiero e Fantasia

Il Pensiero nasce dallʼesperienza,ma non si esaurisce in essa:

Sa rendersi indipendente (astratto)dallʼesperienza

Penso: ho coscienza o immagino

Anticipando il terzo pezzo del puzzle (fra tre slide), posso notare chedisponendo di unʼesperienza limitata, sono costretto ad immaginare ciòche non conosco. Se non fossi limitato non avrei bisogno della fantasia.

Pensiero, percezione, coscienza; le affascinanti funzioni della menteumana meritano più spazio, dettaglio, profondità, ma non è di questoche voglio trattare qui, mi servono solo alcuni paletti per spiegare lebasi del “ragionamento”.

Pensiero = strumentoStrumento = doppio tagliogli strumenti sono soggetti ad un cattivo uso, questo non significa chenon dobbiamo usarli,Ma introduce prepotentemente l’esigenza di decidere quali sono usibuoni e quali no,la morale, la pratica.

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Pensiero e Fantasia

Pensieri astratti: immaginano,stimolano, ispirano

Pensieri astratti: sublimano, illudono,ingannano

Uno strumento a doppio taglio

Pensiero, percezione, coscienza; le affascinanti funzioni della menteumana meritano più spazio, dettaglio, profondità, ma non è di questoche voglio trattare qui, mi servono solo alcuni paletti per spiegare lebasi del “ragionamento”.

Pensiero = strumentoStrumento = doppio tagliogli strumenti sono soggetti ad un cattivo uso, questo non significa chenon dobbiamo usarli,Ma introduce prepotentemente l’esigenza di decidere quali sono usibuoni e quali no,la morale, la pratica.

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Esperienza e Azione

Esperienza: interazione fra Essere e Io fissata in pensieri memorizzati

Azione: interazione fra «Io» e Essere generata (almeno in parte) dai pensieri

Quando agisco sento lʼAzione in modoriflessivo (penso la mia Azione).

Il pensiero fantastico non è esperienzaPosso avere esperienza del mio pensare fantasticoMa la cosa finisce lìLa fantasia mi fornisce intuizioni, ispirazioni, ma non esperienza.

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Esperienza del limite Il terzo pezzo del puzzle:

Mi sento (parzialmente) e ciò chepercepisco è limitato (finito, discreto): Dipendo da oggetti «Noi» (persone e

ambiente, clima, cose, piante, animali, il mio corpo, lemie capacità, …)

Sono in grado di controllarli solo inmodo (assai) parziale: sono limitato

«Io» e «Noi» sono separati, riesco apensarli omogenei solo in modi e casiparticolari e parziali.

Martha Nussbaum, però, anche in questo caso, lo sviluppo è assaidifferenziato dal suo, in particolare per il «rimedio» adottato.Da un certo punto di vista, questo è il primo pezzo del puzzle, nel sensodi più importante, in quanto (a dispetto del fatto di essere addirittura“socratico”) diverso rispetto a quanto solitamente ragionato.

Da qui in poi abbiamo due fasi:1 Ripensare tutto in funzione della coscienza del limite2 Dare una soluzione ed un senso diverso alla vita,

Ripensare all’esperienza, alla ragione, alla comunicazione, ecc. nonsull’ipotesi che l’uomo sia o possa essere “infinito”, ma sulla coscienzadella sua intrinseca e totale limitatezza.

Dare un senso diverso alla vita, diverso da quello cui si mira partendodall’ipotesi che l’infinito esista e che l’uomo, pensandolo, non può nonfarne parte.

IO è ciò su cui ho un controllo assai ampio, in taluni casi ancheassoluto,NOI è ciò su cui ho un controllo limitato, in molti casi anche nullo

Nasco con un pianto e imparo presto

Quanto io sono limitato: fame,

dolore, malattie, odio e morte.

Limiti a me insopportabili

Immagino il mondo senza limiti:

Il Paradiso,

Senza fame,

Senza malattie,

Senza odio,

Senza morte.

Dio causa e

Giustificazione del Paradiso,

Meta per la vita umana

Li penso e gi� sto meglio.

Ma il rimedio � peggio del male:

L’uomo � limitato

Tutta la realt� percepita � limitata,

Discreta e discontinua

La realt� � pensabile,

Se � percepibile,

La realt� non percepibile

Esiste, ma non � pensabile

Tutto il percepito � relativo

Al percipiente, al pensante.

Il peccato originale dell’uomo:

Pensare l’infinito e

L’assoluto come esistente

in spregio della

Impossibilit� di percepirlo.

L’infinito, l’Assoluto non pu�Coesistere al finito e al relativo,

L’uomo l’ha sempre saputo,

dai tempi di Parmenide,

Probabilmente anche prima

Dovendo scegliere

L’uomo ha scelto l’Infinito

Rifiutando l’insopportabile

Propria condizione di

Essere limitato,

Finito e mortale.

….

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Esperienza LʼEsperienza genera la Conoscenza La prima conoscenza è la conoscenza

del Limite Non è certo una novità (lʼunica cosa che

certamente conosco è la mia ignoranza, paredicesse Socrate) eppure tocca ripeterlo!

La Natura (lʼEssere) è discreta e finita, ilcontinuo e lʼinfinito non fanno partedella realtà che percepisco (sento).

Esperienza: pensiero basato sulla percezione (sentire aptico, capace dientrare in contatto con) dell’essere (IONOI)

Il pensiero astratto (svincolato dall’esperienza) non genera conoscenza,al massimo fornisce ipotesi, apre punti di vista, forma concetti eparadigmi, ecc. tutte cose importanti, ma diverse dalla conoscenza.

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Intolleranza del Limite«Io» non tollero il Limite

fame, malattie, morte lavoro, sofferenza, odio

Anelo al paradiso, ma sperimentolʼinferno in terra: “vita = valle di lacrime”:

Appena nato piango Per mesi il principale modo per interagire

con la realtà a me esterna (Noi) è il pianto.

Siddartha e Nussbaum. La base per capire il senso della vita.

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Intolleranza del LimitePorterò con me per tutta la vita

La prima esperienza di limitatezza Tutte le successive la rinforzeranno

Fino a che non avrò trovato una“soluzione”

Questa è unʼanalisi del (mio) percorsoverso la soluzione e dei suoi possibilisbocchi.

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Esperienza e Conoscenza

LʼEsperienza, sia pur limitatamente,genera pensieri di Conoscenza:

Credenze (proposizioni che possono risultarevero o false), tra queste considero inparticolare: Ricordi e spiegazioni Previsioni Valori

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Conoscenza

La conoscenza è capacità previsionale Posso supporre che dietro le apparenze

vi sia una realtà impercettibile (prima,ultima, essenza, …)

Ma non posso conoscerla in modo“oggettivo” (ossia condivisibile con gli altri, vedislide 50, tornerò più volte da punti di vista diversi suquesto mito umano).

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Conoscenza

La conoscenza, anche quando ècapacità di ri-conoscere (ossiaclassificare ciò che percepisco assieme aqualcosa di precedentemente percepito),implica la previsione di poterattribuire al riconosciuto le qualitàad esso associate.

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Ricordi e Spiegazioni

Ricordi: pensieri riguardanti lesensazioni sperimentate

E la loro organizzazione (Spiegazione): Storia Nessi causali Regole …

Utilizzando la Ragione (Da cui questi ragionamenti)

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Ragione

Il modo in cui la mia mente analizza leesperienze ed organizza i pensieri che nescaturiscono

La definizione è certo vaga La Ragione non è “Dea”, anchʼessa è

limitata

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La Ragione non è “Dea” Si batte fra lʼautoreferenzialità e la

contraddizione (secoli di sofismi lʼhanno ampiamentedimostrato)

La riflessività (la ragione si applica allʼ«Io» che ha esperienzadellʼ«Io» e/o al «Noi» che ha esperienza del «Noi») ponegrandi problemi

Il principio di non contraddizione resta il migliorpunto di partenza per ragionare sulla ragione …a patto che, come per ogni altro aspetto dellarealtà, se ne accettino i limiti.

Soroscfr slide seguente, tornerò ancora su questo

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La Ragione è dellʼuomo La Ragione è un attributo dellʼIo La Ragione è lo strumento che utilizzo per

organizzare lʼEsperienza dellʼEssere La Ragione non è un attributo del «Noi»:

Ragiono con i concetti di continuità e di infinito, masento il «Noi» discreto e finito

Il continuo e lʼinfinito, applicati allʼEssere, sonoorigine di contraddizioni irrisolvibili

Penso ai numeri e sviluppo logica, geometria ematematica, ma sono costretto a considerare numeriirrazionali ed immaginari. …

Ancora, persino qui, la mia limitatezza!

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Previsioni

Dai Ricordi organizzati (miei o altrui, dirò poicome) in Credenze, traggo ipotesi suquanto potrò sperimentare in futuro

Le Previsioni sono qualificate dallaprobabilità che si dimostrino azzeccate,si spazia:

dalle certezze alle sensazioni ed abitudini fino a timori e speranze.

La fame di previsioni per l’uomo è essenziale, su questo bisogno sonostati costruiti templi (ripensiamo agli oracoli greci ed agli sciamani diogni parte del mondo) e organizzazioni solidissime (a cominciare dallachiesa cattolica).Il business delle assicurazioni si fonda sul terrore dell’uomo per la suaincapacità di prevedere.Ma l’esistenza del bisogno non postula la possibilità di soddisfarlo …Anche se molti hanno mostrato che l’uomo capace di prevedere non èpiù uomo(perde un attributo essenziale per la qualifica di essere umano),vi sono altri che hanno stabilito che l’uomo deve poter prevedere,almeno l’essenziale, (la vita eterna).Penso che la prima sia corretta, la seconda sia, e cercherò di spiegarecome e perché,È un errore dettato da superbia e ingiustificato senso di onnipotenza.

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Previsioni

Le previsioni nascono dalla memoria,ossia dal passato

Posso ricordare e/o conoscere il passato,non il futuro

Il futuro è il superamento del passato Il futuro non è la marcia verso una meta,

ma lo sviluppo della vita nel suo continuotentativo di “migliorarsi” (superare i propri limiti).

Richard Rorty

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Valori

Dalla percezione del Limite nasconoi Valori:

Oggetti esterni (materiali, immateriali, virtuali,… parti del “NOI”),

Che non dipendono totalmente da me, Cui attribuisco (Credenza) importanza

per il mio benessere-felicità.

Aristotele? --> NussbaumMa anche Il Teocono (Silvio Ceccato) per un’impostazione diversa di“pezzi” e “valori”

Nota: Sono stato indeciso se considerarequesto punto un “pezzo” a sé stante delpuzzle, alla fine ho preferito considerarlouna deduzione dai pezzi precedenti, manon ne sono certo al 100%

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LʼEsperienza della Relazione

Il quarto pezzo del puzzle: la Relazione è il collante di tutta

lʼEsperienza ed ha due ambiti:1. Lʼidentità prodotta dellʼincontro con il Noi2. La credenza che le diverse esperienze

siano in qualche modo (ancorchélimitatamente come tutto) fra loro connesse

Identità --> slide 83

Qui abbiamo lo snodo:la Relazione consente, attraverso la scoperta dell’identità, deimessaggi, del linguaggio, ecc. di superare il limite

Anche Sandel (Sen ed i comunitaristi), che però ho conosciuto dopoaver steso questa nota (a conferma che il pensiero è spesso pensierosociale, sintonizzato dalla società in cui vivo).

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LʼEsperienza della Relazione1. Lʼincontro con Noi:

Ogni parte del «Noi», che percepisco simile a me, con cui hoqualcosa in comune, diventa elemento della mia identità:

Cosa sono io? «Io» sono le mie relazioni con il Noi, diverso osimile a me, ossia: da solo, io non sono, in pratica non esisto.

2. La Credenza che le esperienze siano fra loro inqualche modo connesse

Lʼinterazione fra lʼ«Io» ed il «Noi» genera Relazioni Cognitive(conoscenza utile a prevedere):

una mia Azione genera una reazione del «Noi» (o viceversa e,per estensione, fra due enti del “Noi”) parzialmente prevedibile: siè instaurata una Relazione Cognitiva.

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Rel-azione e Messaggi

Messaggio: lʼAzione finalizzata ad unaRelazione

Nelle Relazioni «Io-Noi», lo scambio diMessaggi (Comunicazione) generaesperienza, da cui sviluppo nuovipensieri e nuove credenze.

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Informazione

Informazione: Messaggi e Relazione, Messaggi che condividono (mettono in comune,

comunicano) lʼEsperienza e le Regole che neabbiamo derivato (Regole “scientifiche” per il Noie Regole “etiche”, per lʼIo)

Lʼinformazione genera credenza (certamenteparziale e limitata, può risultare “vera”, “falsa”, “distorta”,…).

L’informazione è-vera, se dall’esperienza posso ottenere riscontri coerenti,-falsa, se l’esperienza fornisce evidenze opposte-distorta, se l’esperienza fornisce riscontri solo parziali-Ipotetica, se non è possibile ottenere riscontri dall’esperienza

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Linguaggio I Messaggi sono basati su (mediati da) un

Linguaggio, ossia Segni cui è attribuito unSignificato (dallʼemittente, dal ricevente o da entrambi)

I Segni sono esperienze condivise, iSignificati (convenzioni realizzate assieme, comuni)sono indotti dallʼesperienza (si imparano):

quando ottengo una risposta imprevista,suppongo che non ci siamo capiti:• i Segni non sono stati condivisi / percepiti oppure• i Significati scambiati non sono quelli attesi (indotti

dallʼEsperienza).

Umberto Eco

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Linguaggio e Comunicazione

La Comunicazione è mediata dalsensibile (il linguaggio deve essere percepibile):

Non è necessariamente verbale, i Segnipossono essere qualsiasi azione per lʼaltropercepibile: gesti, odori, carezze, musica,immagini, …

Il significato è ampio: concettuale/razionale,narrativo, emotivo, retorico, …

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Linguaggio e Comunicazione

La Comunicazione non è certa deveessere cercata e verificata

Per questo, in genere, è assai ridondante(repetita iuvant)

Se il significato è inatteso, fatte leopportune verifiche, cerco di capire cosasignifichi per me, in relazione al significato(intenzionale o meno) per chi me lo hainviato.

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Linguaggio e Comunicazione La Comunicazione non è deducibile da

«Io» e «Noi»: è indotta dallʼEsperienzadella Relazione

Per mezzo dellʼEsperienza edellʼAzione impariamo la Relazione ela comunicazione

LʼEsperienza conferma qualecomunicazione è possibile.

La natura induttiva del significato. Potrebbe essere classificato come unpezzo del puzzle a sé stante? Forse sì, per ora no!

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Linguaggio

Il Linguaggio è lo strumento perComunicare

Si può (ma non “si deve”) usare per sentire,pensare, ricordare (la memoria è anche, anzi,soprattutto, immagini nello spazio e nel tempo)

Emozioni (slide 61 e segg.) e Valori sonoindipendenti dal Linguaggio (esistonoanche in sua assenza).

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Scienza:

Organizzazione razionaledellʼesperienza passata,

finalizzata alla previsione dellʼesperienzafutura (e, perciò, “falsificabile”),

descritta con un Linguaggio che la rendecomunicabile (inter-soggettiva): patrimoniodellʼumanità (spesso qualcuno cerca di“privatizzare” un linguaggio, inevitabilmente ècondannato allʼincomunicabilità).

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Scienza e Probabilità

Come ogni altra Esperienza, la scienza èlimitata

La scienza “esatta” è unʼastrazione, unafantasia, unʼillusione pragmatica

La probabilità (è una componente ineludibile)rappresenta la qualità (distorsione dellarappresentazione) delle ipotesi di spiegazionedella realtà, che ho deciso di adottare.

Feyeraben

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Scienza e Comunicazione

Per condividere lʼorganizzazionedellʼesperienza che ho deciso di adottaredevo essere in grado di comunicarla

La falsificazione può riguardare sialʼesperienza prevista, sia il modo didescriverla (per comunicarla)

Non vedo come si possa scindere (se nonin modo grossolano e impreciso) la scienza dallinguaggio che usa.

Come non c’è scienza senza ragione,non c’è scienza senza previsione (esperienza),non c’è scienza senza linguaggio,non c’è scienza senza probabilità,non c’è scienza senza volontà (decisione).

Ragione, previsione, linguaggio, probabilità e volontà sono,nella scienza, una “pentità” (come la trinità, ma con cinque dimensioni)indissolubile.

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Da Soggettivo ad Oggettivo La Comunicazione mi fornisce

Esperienza della possibilità dicondividere con altri:

non solo fisicità (parole e racconti, amore/odio,competizione per le risorse, cooperazione nelraggiungere traguardi, …),

ma anche concetti (logici, matematici, estetici,sentimentali, emotivi, …) e previsioni

purché resi comunicabili attraverso illinguaggio.

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Da Soggettivo ad Oggettivo

Non tutto è condivisibile, solo quando riesco a sperimentare (con

opportuni tentativi di falsificazione, che tutti possonoverificare), ho la condivisione, ossia labase della

conoscenza “oggettiva”, che, a suavolta, costituisce il presupposto per laComunicazione

Questo ha a che fare con il chiamare “Noi”lʼaltro da me (slide 13-17).

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Da Soggettivo ad Oggettivo Posso avere percezioni che non riesco a

condividere: Essere che solo io percepisco e non so

riprodurre sperimentalmente, Fantasie prodotte dallʼIo, … altro agli altri sconosciuto;

In tal caso non ho una base diconoscenza “oggettiva” per lacomunicazione (né, quindi, per la scienza).

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Valori

Tornando alle Credenze generatedallʼEsperienza (slide 27-36), anche i Valorisono particolari Credenze: assegno valore

ad oggetti esterni (materiali, immateriali, virtuali,…),

che non dipendono totalmente da me cui attribuisco importanza (Valore) per il

mio Benessere.

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Valori

Si riferiscono al «Noi», ma sonocredenze, pensieri, parte dellʼIo, nondel «Noi»

Possono essere positivi (Valori, ad es.: lafamiglia, la pace, lʼigiene, lʼamicizia, i soldi, …) onegativi (Disvalori, ad es.: il degrado ambientale,la discriminazione, lʼeccesso, la mafia, …).

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Valori

I valori sono strumenti del miobenessere, in quanto strumenti il lorosegno (positivo o negativo) dipende dalmodo di usarli,

questo è evidente per il denaro, ma loè anche per la famiglia, lʼigiene, ecc.

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Valori

I Valori sono asserzioni (Credenze)probabilistiche, che si credono risultareprevalentemente vere La famiglia è un valore, anche se a volte vi

si annidano vipere Lʼeccesso è un disvalore, anche se a volte

porta a superare limiti che altrimenti nonavremmo mai affrontato.

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Valori Etica (Bene e Male)

Ciò che rafforza i valori positivi (contrastaquelli negativi) è Bene, ciò che opera insenso opposto è Male

I Valori (come tutte le credenze) possonoessere condivisi con altri

LʼEtica è la scienza dei Valori condivisidalle persone.

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Scienza ed Etica

Si dice che la Scienza (e lʼeconomia, gli affari)non è etica, ossia

Non è pertinente il mio Benessere, nonutilizza i Valori

Corretto, se e quando lo scienziatospecula (pensa, ragiona) per puro amoredella conoscenza

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Scienza ed Etica Già al momento di sperimentare (elemento di

cui la Scienza non può privarsi), nascono peròalcuni dubbi, forse non tutto si puòsperimentare (ad esempio dei veleni)

Ma, spesso, molti (ed io con loro) sviluppanola Scienza (non solo lʼeconomia e gli affari) inquanto strumento per il proprio Benessere

Molti dibattiti in corso tentano di stabilirequali Valori la Scienza debba rispettare.

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Benessere e felicitàUna definizione fra le più difficili, con moltepossibili sfumature e accentuazioni: Pace Serenità Vita Libertà dal bisogno, dal dolore Libertà (capacità) di pensiero e di azione … eudaimonia (Aristotele) …

Benessere non è lʼinfinito o lʼeternità(libertà dalla morte e dai limiti).

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Benessere (segue)

La definizione che propongo dipendemolto dai ragionamenti che seguono: Benessere: la capacità di

superare i limiti del passato,• miei e• dei miei valori: le persone amate, tutti coloro

che considero parte del mio mondo, eventual-mente, per estensione progressiva, se riesco asuperare la vergogna, la paura, la gelosia e larabbia per lʼaltro: lʼumanità, la vita, lʼuniverso.

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Esperienza ed EmozioniLa mia vitale dipendenza da entità esternefuori dal mio controllo (limitatezza) genera: Rabbia verso me stesso (non tollero i miei limiti) e

verso altri (attentano ai Valori, quindi al mio bene) Vergogna (per la mia dipendenza e limitatezza) Paura (chi provvede ai miei bisogni è fuori dal mio controllo,

potrei perderlo, altri potrebbero togliermi le risorse persoddisfare i miei bisogni, altri ancora potrebbero considerareun valore la mia sofferenza e, al limite, la mia morte)

Gelosia/invidia (verso chi mi contende ciò di cui hobisogno)

Ancora Nussbaum

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Esperienza ed EmozioniLa mia vitale dipendenza da entitàesterne fuori dal mio controllo (limitatezza)genera, però anche: Amore (verso chi provvede ai miei bisogni) Responsabilità (verso chi dipende da noi) Compassione (verso chi soffre per causa

altrui) …

Ancora Nussbaum

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Emozioni = Pensieri Le Emozioni sono Pensieri che nascono

dalla percezione che io dipendo daoggetti esterni che non sono in grado dicontrollare totalmente;

comprendono asserzioni (Credenze) relative ai Valori (ciò che io credo contribuisca al

mio Benessere); generano Azioni intenzionali (volte al mio

Benessere).

Scusate se insisto tanto su questa parte, ma la sento come la partemeno abituale del ragionamento che tento di esporre, per questoritengo utile insistervi ripetutamente.

La poca coscienza del limite, il suo rifiuto istintivo, portano a emozioniillimimitate, infinite, assolute, questo è il principale motivo per cui lostrumento emotivo è spesso rozzo e inaffidabile.Detto questo, va riconosciuto (dall’esperienza) che l’emozione è lamolla principale dell’agire umano, ben oltre la razionalità e l’utilità delrisultato (dell’esperienza).

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Emozioni a volte producono risultati negativi

(addirittura disastrosi) per il benessere,ma, attenzione, esse non sono irrazionali, né razionali

non prevedono le conseguenzedellʼazione

non sono finalizzate ad un risultato futuro sono una categoria a sé stante.

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Emozioni < > Istinti Non sono istinti o appetiti in quanto

questi ultimi sono privi di credenza e valore spesso mancanti del riferimento esterno

(lʼoggetto che non controllo) Anche se, come istinti ed appetiti, sono

un modo rapido per affrontare la vita, perfronteggiare lʼemergenza (il non previsto)

Lo strumento, spesso fondamentale perla sopravvivenza, per agire subito

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Emozioni < > IstintiContrariamente ad istinti ed appetiti Le Emozioni, così come i Valori che le

generano, sono comunicabili e condivisibili Valori ed emozioni (ma non gli istinti) sono

parte dellʼidentità cosciente dellʼindividuoe, se e quando condivisi, del gruppo

In particolare, se un Valore è condiviso, losaranno anche le Emozioni che nescaturiscono.

Tutti capiscono subito che l’emozione, quando diventa infinita eassoluta è perniciosa, ma molti faticano a rendersi conto che questovale anche per i Valori. Siamo intimamente abituati, cresciuti, con ilparadigma del “valore assoluto”, un valore relativo, ci pare sminuito,povero, inutile. Non di meno le emozioni derivano dai valori e da valoriassoluti non possono che generarsi emozioni assolute.Un nodo dei più duri, un rospo duro da digerire, un senso di pericolo esmarrimento ci assale se consideriamo i valori alla stregua di ogni altraesperienza umana: limitati e relativi.L’intolleranza del limite ha qui il suo bastione più forte ed alto, qui èforse il cambio di paradigma più pesante e difficile da digerire, maineludibile:quando i valori sono assoluti la libertà è uccisa, il talebano el’integralista la fanno da padrona.(cfr. ad es. la slide 85 e, soprattutto, 103-105)

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Emozioni Sono la mia reazione a tutto ciò che

concerne i miei Valori In questo sono oggetto di studio per lʼEtica

Utilizzo le Emozioni come strumentodecisionale, fondato su basiprobabilistiche, per affrontare decisioniche necessitano di immediatezza o che,per quanto ci ragioni sopra non riesco arazionalizzare in modo soddisfacente.

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EmozioniCon le Emozioni si odia uccide giustifica ogni nefandezza perde il lume della ragione agisce precipitosamente …

Meglio non averci a che fare!

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EmozioniCon le Emozioni si ragiona con il cuore butta il cuore oltre lʼostacolo riesce ad essere ottimisti (contro il

pessimismo della ragione) ama agisce tempestivamente …

Non posso proprio farne a meno!

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Intolleranza per i LimitiRiprendiamo il tema del modo di affrontare lʼintolleranza

dei limiti (slide 25-26) Non sopporto che il mio Benessere

dipenda da oggetti esterni che non sonoin grado di controllare

LʼIntolleranza per i propri Limiti è unacaratteristica profondamente umana

(non risulta presente fra gli animali !?!) Il “peccato originale” umano !?! (lʼho detta

grossa!)

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Rimedio alla mia Limitatezza LʼIntolleranza per i Limiti ammette (almeno)

quattro categorie di “Rimedi Razionali”:1. Rifiuto del Limite (ad esempio: stoici, romantici, …)

2. Rassegnazione al Limite (ad esempio: nichilisti,cinici, relativisti assoluti, …)

3. Superamento metafisico del Limite,attraverso enti al di fuori dellʼEsperienza(religioni, idealismi, …)

4. Accettazione della limitatezza della realtà elotta comune per spostare i Limiti (cooperazione).

Siamo al dunque, la prima fase (ripensare tutto il funzione dellacoscienza del limite) è terminata.

Non approfondirò i primi tre rimedi (ormai super proposti in tutte lesalse), mi dedico al nuovo:Invece di partire dalla mia sete di infinito, parto dalla mia coscienza deilimiti della realtà in cui vivo e di cui sono parte, rifiuto l’intolleranza deilimiti e trovo una nuova chiave di lettura dei valori positivi della miaesperienza (democrazia, mercato, cooperazione, …, libertà,eguaglianza e fratellanza).

Da qui in poi il puzzle si compone e, piano piano, mostra il senso dellavita.

Un senso diverso della vita, diverso da quello cui si mira partendodall’ipotesi che l’infinito esista e che l’uomo, pensandolo, non può nonfarne parte, ossia liberandomi dal peccato originale.

IO, Noi,Percezione, Pensiero, Esperienza,Ragione, Conoscenza, Scienza,Valori, EmozioniRelazione, Linguaggio, Comunicazione,…

Tutti questi termini hanno senso partendo dalla coscienza del limite, insua assenza essi perdono di significato etico, pratico, applicativo,servono solo per giochi di fantasia in un mondo in cui tutto è permesso(a cominciare dalla violenza e dalla guerra) e nessuno ci capisce nulla,ma tanto non conta, nulla conta di fronte all’infinito, di fronte al peccatooriginale dell’uomo:porsi come Dio a cominciare dall’ipotizzarnel’impossibile esistenza.

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Cooperazione

Il quinto pezzo del puzzle: La Cooperazione è la relazione fra

pari nellʼambito dellʼEssere: Tutti abbiamo dei limiti, come ogni oggetto

percepito (Essere)

Condividiamo lo stato di esseri limitati esiamo concordi nel

Creare Benessere (Valore) spostando i Limitiattraverso lʼazione cooperativa.

Un lungo percorso, iniziato ad Atene, proseguito in India (Ashoka,decreto di Erragudi), in Inghilterra (Magna Charta) e negli USA(Costituzione).Nel dopo guerra (‘68) diventa globale, ma il potere costituito sul vecchioparadigma dell’uomo-dio continua a resistere, si batte in ogni modo econ ogni mezzo per sopravvivere … fino a quando non è dato disapere, ma l’era dell’uomo (a misura d’uomo) procede nel suo sviluppo.Possiamo ottenere soddisfazione, benessere e felicità, al posto dellelacrime e sangue cui siamo stati educati in vista dell’improbabileparadiso.

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CooperazionePer questo (vedi slide precedente) occorre:

“Pari dignità”, ossia assenza di una gerarchiaprecostituita, con due corollari:

• “Pluralismo”: non cʼè un solo modo “giusto” di fare lecose

• “Probabilità”, quindi “rischio” e necessità di operare“scelte” alla ricerca rischio minore (della maggiorprobabilità di successo)

“Regole”, ossia convenzioni condivise dilinguaggio e di comportamento, per prima la

“Informazione e Trasparenza”, disponibilità acondividere lealmente le proprie conoscenze.

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Cooperazione e DignitàLa Cooperazione accetta, senza

rassegnazione, la limitatezza umana ed èconsapevole che (1a parte):

1. Lʼ«Io» è parte dellʼEssere2. La capacità di comunicare consente di

stabilire delle Credenze (capacità di previsione),Valori e Scienze comuni

3. La storia dellʼumanità (degna di essereraccontata) è la storia della lotta per stabiliremete comuni e raggiungerle

4. Questo dà valore alla vita: la rende degna diessere vissuta.

Quasi tutti i concetti, le parole, nati nel tempo, ma rivissuti nelparadigma dell’accettazione de limite assumono valore e significatodiversi, ad esempio, quanto diversa è l’umiltà di chi rifiuta l’intolleranzadel limite ed accetta di essere pari agli altri, dall’umiltà di chi sirassegna al mistero divino e ne accetta i voleri.

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Cooperazione e CompetizioneLa Cooperazione accetta, senza

rassegnazione, la limitatezza umana ed èconsapevole che (2a parte):

1. Ogni credenza è perfettibile (relativa, non assoluta)2. Se abbiamo credenze diverse, esse devono

poter liberamente competere3. Quella che conquista il consenso della

maggioranza è, probabilmente, la più adatta agenerare cooperazione

4. Lʼimposizione di una credenza senza ilconsenso non ne decreta la verità, rende solopiù lunga e travagliata la vita di tutti.

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Mercato

Nel Mercato uomini (ed organizzazioni umane)competono con Pari Dignità, Regole Informazioni (trasparenza)

per conquistare il consenso di coloro cuioffrono le proprie idee, servizi e prodotti.

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Mercati non competitivi Nella misura in cui il consenso è ottenuto

senza parità di Dignità (ad es. con abuso di posizione dominante), Regole (o operando senza rispettarle) Informazioni (ad es. con lʼinganno, la non trasparenza,

lʼinsider trading, …) e Il mercato diviene distorto e non

competitivo

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Mercati non competitivi (segue)

La sua capacità di ottenere i risultati chemi aspetto (spostamento dei limiti del miobenessere) è compromessa.

Il mercato competitivo è un Valore daproteggere e garantire

La distorsione del mercato è (come tutti glialtri limiti) un limite da spostare

attraverso la cooperazione basata sullacondivisione del Valore (Etica).

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Consenso (nei mercati competitivi)

La conquista del consenso deve essere: Razionale: non contraddittoria Utile: finalizzata ad un bene futuro (un

risultato)

Ed, allo stesso tempo, Emotiva: protezione degli oggetti di

valore -/- distruzione degli oggetti didisvalore.

Attenzione, la parte più importante, ai fini della conquista del consenso,non è la razionalità, né l’utilità, ma l’emozione!Così Berlusconi ha vinto le elezioni del 2001 e perso di pochissimoquelle del 2006, non certo per razionalità ed utilità del suo programma!

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Cooperazione e Mercato Cooperazione e Mercato implicano,

oltre al pluralismo, il rifiutodellʼIntolleranza (dei limiti propri o altrui):

LʼEssere è discreto e limitato, LʼIntolleranza è umana, ma è priva di

riscontri nellʼEsperienza, quindi È ingiustificata (è il peccato originale).

Da Locke a Nietzsche!

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Democrazia Lʼesperienza (la storia) ci mostra che

lʼuomo è libero (può scegliere)

Le decisioni comportano lʼassunzione dirischio

Le decisioni assunte a maggioranza: Massimizzano la libertà Minimizzano il rischio (persino nella massima

espressione dellʼimperialismo e dellʼassolutismo odierno,ossia le multinazionali, le decisioni sono, preferibilmente,assunte nei cda a maggioranza fra membri di pari dignità).

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Le stesse fondamenta! Cooperazione, Mercato, Democrazia e

ricerca scientifica hanno le stessefondamenta: Pari dignità (ogni testa un voto)

• Pluralismo (non esiste una verità, ma delle ipotesi, validese condivise da tutti, o, almeno, dalla maggioranza)

• Probabilità (non abbiamo certezze assolute) Regole condivise

• Trasparenza (le scelte sono modificate dalla conoscenzadel “Noi”; quanto più vengono assunte in condizioni diinformazione asimmetrica, quanto meno sono comparabili:si “sommano” scelte qualitativamente diverse).

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Identità

LʼIdentità di ciascun individuo e dellecomunità da essi formate è: Relazione con i simili in quanto

diversi da me (slide 37) Esperienza, che genera Memoria,

che genera Valori, che generanoRegole.

Tornerò a ragionare su tutto questo, in particolare considerando lo Stato

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Identità comune

LʼIdentità delle comunità umane ècondivisione di: Memoria (esperienze comuni) Valori (oggetti importanti per il nostro

benessere)

Regole (convenzioni stabilite democraticamenteo, comunque, consensualmente, per definire ilconfine fra la libertà di ciascun individuo e quelladegli altri).

Nota: Sono stato indeciso se considerarequesto punto un “pezzo” a sé stante delpuzzle, alla fine ho preferito considerarlouna deduzione dai pezzi precedenti, manon ne sono certo al 100%

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Regole e Libertà Il punto in cui la Libertà dellʼindividuo viene

limitata è variabile e legato ai Valori dellacomunità, al proprio concetto di “benecomune” Se i Valori sono affermati senza la coscienza

dei limiti da cui nascono, essi chiudono,uccidono la Libertà dellʼuomo e portanoallʼincapacità di innovare, di rinnovarsi diadattamento: alla sterilità della comunità cheli adotta.

La libertà è un valore, così come il diritto alla vita, la famiglia, il rispettodegli altri, ecc.Molti valori confliggono (basti pensare alla libertà dell’individuo el’esigenza della legge) se uno diventa assoluto, gli altri soccombono, ilrisultato è, inevitabilmente, tragico.

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Multi e Mono

Il primo corollario del puzzle:Mi sono convinto che, nella nostra storia,uno spazio importante è il cambio diparadigma da “Mono” a “Multi” Dalla notte dei tempi nella cultura umana i

paradigmi di unità si sono scontrati con quelli dellamolteplicità

La declinazione di questo cambiamento diparadigma porta considerazioni perfino sorprendenti

Ne presento alcune:

Nota: Questo punto non è un “pezzo” a séstante del puzzle, ma una deduzione daipezzi precedenti. L’ho così chiamato“corollario”

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Se “Multi” sostituisce “Mono” La struttura prevalente non è più la

piramide, ma il cerchio, la matrice, la rete Si governa più con il consenso che con la

forza La qualità dell'invenzione non è frutto

della genialità individuale, ma del lavorodi gruppo di comunità di persone cheriescono ad interagire in modocollaborativo (cooperativo).

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Multi e Mono Nel mondo di ieri (“Monocratico”) c'era spazio

per pochi protagonisti e molte comparse, Nel mondo di domani (Democratico o

“Multicratico”), al contrario, ci sono, cidebbono essere, c'è bisogno, di personecon pari dignità (né protagonisti, né comparse).

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Multi e Mono, la diversità

Nel mondo “Monocratico” la diversitàè un disvalore (una minaccia per ilbenessere) da combattere

Nel mondo “Multicratico” la diversitàè un valore da proteggere

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Multi e Mono, la diversità Nel mondo “Monocratico” la diversità è un

disvalore (una minaccia per il benessere) dacombattere: Fonte di omogeneizzazione, che minaccia

lʼidentità di ciascuno Ove possibile va combattuta con la

separazione Altrimenti genera conflitto e guerra: uno solo

vincerà le diversità non possono coesistere Non possono esistere due “Onnipotenti”.

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Multi e Mono, la diversità Nel mondo “Multicratico”, la diversità è un

valore da proteggere: Lʼorigine dellʼinnovazione, il seme del

progresso, la fonte della vita e della capacitàdi sopravvivere (adattamento).

Dal contatto fra diversità non si perdeidentità, né si genera omologazione, anzi:nascono nuove diversità (esempio: gli USA)

LʼIdentità è memoria, conoscenza, contatto,confronto, esperienza della diversità.

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Multi e Mono La mia realizzazione non è più nel potere

che riesco ad esercitare sugli altri, manelle relazioni (affettive, intellettuali, produttive, …)paritarie, cooperative, che riesco adattivare con gli altri.

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Multi (versus Mono) molti (un) universi, molti (un) mondi possibili, … multi etnica (una vera cultura), multi (una) lingua, multi (mono) mediale, … molti competitori (monopolio), molti mercati (unico) …

organizzazione multi(mono) dimensionale,

rete (molti) o piramide(uni)

impero (mono) odemocrazia (multi)

interdipendenza(indipendenza)

probabilità (certezza) relativo (assoluto) …

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Multi versus MonoLa globalizzazione è l'impossibilità di tenere divise e

separate le molteplici e contrastantidiversità presenti nel globo,

non è la sua unificazione in un solomercato,

la conseguenza non è semplificazione edomologazione, ma, al contrario,complessità, interdipendenza dinamica ecircolare di tutto da tutti.

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Multi versus Mono Chi legge il mercato globalizzato con il

paradigma “Mono” vede (magari con paura)unità, semplicità, omologazione,..

«Io» leggo con il paradigma “Multi” e vedocomplessità, interdipendenza, diversità,pluralismo, …

Senza dubbio le due visuali portano arisultati assai diversi:

Quali sono più proficui per rendere la vitadegna di essere vissuta?

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Multi versus Mono La mia scelta è fatta sulla base della qualità

predittiva che percepisco Non sono (non mi sento) certamente solo, ma

non posso ancora riscontrare condivisionedella maggioranza

Perciò propongo a tutti questa ipotesi: Transitiamo dallʼera del “Mono” a quella del

“Multi” Il cambiamento ci offre possibilità fino a ieri

inimmaginabili di spostare i nostri limiti.

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Multi versus Mono (in informatica)

Mono Leggo la realtà con il paradigma mono

e mi propongo la normalizzazione, laconsistenza, la sterilizzazionedellʼinformazione …

La ripetizione di un dato è un rischiopotenziale, meno spesso lʼaccetto emeglio sto!

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Multi versus Mono (in informatica)

Multi (1) Leggo la realtà con il paradigma multi e

capisco che i dati sono in naturaimprecisi, interdipendenti, imprevedibi-li, instabili (i loro significati evolvono)

La ridondanza non è un difetto daeliminare, anzi, è il nostro modonaturale di parlare, guardare, ascoltare,raccontare … lavorare

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Multi versus Mono (in informatica)

Multi (2) La ridondanza ci offre controllo e

consente il governo del cambiamento,è un valore cui non possiamorinunciare!

Occorre imparare ad usarlavalorizzandola, combatterla è unacastrazione.

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Cooperazione e Mercato

Torniamo un passo indietro: Cooperazione e Mercato sono spesso

attuati senza rinunciare allʼIntolleranza(del proprio essere limitato)

Il peccato originale rode la coscienzadellʼuomo che coopera in modopragmatico, in vista del solo risultato

È così che …

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I 4 diversi tipi di “soluzione” possonocoesistere nelle Credenze dellʼIo:

«Io» posso essere, contemporaneamente: Religioso (credo in Dio o in un Ideale metafisico) Stoico (credo nella mia autosufficienza) Nichilista (mi considero realista) Cooperativo (credo nella società di uguali, come

modo per progredire, spostare i Limiti)

Rimedio alla mia limitatezza

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Le prime tre soluzioni possono portarenellʼIo sensazioni di pace e serenità

Ma solo la Cooperazione (Mercato e Democrazia)

sposta i limiti (meno fame, vita più lunga, …) E rende la vita degna di essere vissuta Coesiste con gli altri rimedi, così non è

però in grado di generare pace e serenità,bensì travaglio e battaglia.

Rimedio alla mia limitatezza

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I disastri dellʼIntolleranza Quando lʼuomo è insofferente dei propri limiti,

desidera, anzi pretende lʼassoluto e lʼinfinito,Dio (il “peccato originale”); sono state poste lepremesse per molti disastri:

Vergogna (per la propria limitatezza),lʼautodistruzione, il suicidio

Rabbia (verso chi potrebbe minacciare il miobenessere), lʼarroganza di decidere della vita edella morte, la pena capitale, le guerre

Disgusto (per il diverso e lo sconosciuto): i gulag, ilrazzismo, lo schiavismo, le lotte fra civiltà, …sono basate sul e generano il disgusto.

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Intolleranza Intolleranza = anelito ad essere senza limiti Di fronte allʼinfinito (senza limiti) nulla ha

valore Dallʼintolleranza nasce lʼideologia (rappresen-

tazione distorta dellʼEssere limitato al servizio di unʼideaassoluta / senza limiti): creo una realtà soggettiva che ammette

lʼassenza di limiti la pongo in modo dogmatico, non è una

Credenza (soggetta a falsificazione), è la veritàapriori.

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Intolleranza e Fondamentalismo Quando esiste lʼassoluto (lʼinfinito), il relativo

(il limitato, ossia ciò che percepiscono i sensi) valezero (la scommessa di Pascal),

Perdo ogni possibilità di porre in relazione,di trovare un equilibrio …

Allora, veramente, tutto è possibile e tutto èpermesso: Proprio il contrario di quanto affermato da

Dostoeskij ! Millenni di storia sono lì a testimoniarlo,

basta guardare.

Alludo alla famosa affermazione di Dostoeskij: “Se Dio non c’è, alloratutto è permesso”.Un terribile abbaglio! (una vera cazzata!)

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Rifiutare lʼIntolleranzaCon lʼIntolleranza si vanifica (prima parte)

La possibilità di convivenza pacifica: isenza-limiti non possono coesistere

Il progresso: per chi vuole lʼinfinito un passoavanti è nulla: chi si contenta gode … così e così

Il valore della vita: son contento di morire perandare in paradiso o, quanto meno, per por terminea questa vita di sofferenza.

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Rifiutare lʼIntolleranzaCon lʼIntolleranza si vanifica (seconda parte)

La democrazia: è una limitazione, la difesa deideboli contro i forti, delle pecore contro i lupi, deinormali contro il superuomo, …

Il mercato competitivo: chi non accetta limitidistrugge ogni possibilità di mercato competitivo

…Lʼintolleranza dei limiti (propri e altrui) è ilmaggior disvalore umano.

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Rifiutare lʼIntolleranza

Con lʼaccettazione dellʼEssere limitato si accettano

il pluralismo, la parità di dignità, la democrazia ed il mercato competitivo

che rendono possibili la pace il progresso una vita degna di essere vissuta.

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Relativismo Aneliamo ad una società aperta: ogni

verità è perfettibile Il relativismo è implicito al rifiuto

dellʼIntolleranza, allʼaccettazione dellalimitatezza

Accettare che altri abbiano credenzediverse dalle nostre non significaaccettare che le impongano alla mia vita,siano esse relative o assolute!

I Valori sono oggetti esterni, percepibili, anche astrattamente (comel’amicizia, la democrazia, il mercato).Spesso l’intolleranza per i (propri) limiti si insinua proponendo valori“Assoluti”, ossia estranei (antitetici) alla percezione ed all’esperienza(Dio, Libertà, Amore, Duce, …), dall’accettazione di tali valori Assolutisgorgano le emozioni e l’azione di molti uomini, travolti dalla propriaintolleranza verso i limiti, usando la ragione applicata a fantasiemegalomani, che porta alla violenza, alla guerra, alla vita indegna diessere vissuta, alla disperazione o alla rassegnazione, da cui seguel’incapacità di battersi per migliorare lo stato di cose, per spostare i limitiche ci affliggono.

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Relativismo Aneliamo ad una società aperta: ogni

verità è perfettibile, questo non significache ognuno può fare qualunqueaffermazione:

Chi propone Fatti, Valori o Regole deveessere in grado di convincere altri adacquisirle, a modificare la propria visionedella realtà

Se non ne è capace ha diritto solo allapropria opinione.

Un’affermazione (un valore, una previsione) che non può essereverificata (o falsificata), che non ammette limiti ed eccezioni, è darifiutare in quanto illusoria, ingannevole, frutto del peccato originale efeconda solo di sofferenze e dolori.

La tesi che: “se i valori sono relativi, allora ognuno può fare quel chevuole”, figlia della già criticata affermazione di Dostoeskij (slide 105) èuna terribile spina nel cuore di molti uomini, che su questo presuppostoideologico chiudono gli occhi e non vedono l’esperienza ormaivastissima nella nostra storia: i valori assoluti uccidono lalibertà e, in loro nome, si può compiere ogni nefandezza.

Dire che i valori osno relativi significa che non posso imporli ad altri,l’unica pretesa lecita è che gli altri non impongano a me i propri valori.

Ad esempio i cattolici possono credere negli angeli, nell’immacolataconcezione ecc. ma non possono imporre a tutti il matrimonio, ilcrocefisso, l’etica della castità e del sesso finalizzato alla riproduzione.Liberi di seguire queste regole, ma non di renderle leggi dello statoobbligatorie per tutti!

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Competizione La competizione nel mercato è una forma

di Cooperazione Avviene per i beni così come per le idee e

le credenze cosʼè la democrazia se non il mercato

competitivo delle idee e delle credenze sucosa sia meglio fare?

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Competizione Chi non vuole operare nel mercato

competitivo si isola da solo, non è necessaria una guerra preventiva, come è più volte successo (non solo, ma

soprattutto nel XX secolo): sarà spazzato dalla forza dei risultati o imploderà su sé stesso, se dichiarerà guerra sarà sconfitto.

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Competizione Lʼimpredicibilità impone la competizione:

Nellʼambito delle Regole sociali/economiche,ognuno può decidere cosa ritiene meglio

La decisione non è volontà, né preveggenza,ma scelta probabilistica (siamo tutti giocatoridʼazzardo)

Il valore generato dalle scelte economichederiva dallʼassunzione di rischio legata aprevisioni incerte che si avverano (che valore ha“decidere” che 2+2=4 o che la notte è buia?).

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Resistenza Se la Cooperazione non è possibile (sono

ammesse solo relazioni gerarchiche) Se la Competizione fra diverse credenze

non è possibile (la società è chiusa, cʼè una solaverità fondamentale)

Quando ci vogliono imporre realtà, valorio regole senza convincerci

È necessario resistere, non accettareuna vita che non è degna di esserevissuta.

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Resistenza

Ma per mantenere una vita degna,occorre resistere nel rispetto dellapropria identità valori e convinzioni

Altrimenti lʼumanità arretra, ripiega sulivelli precedenti, i limiti aumentano(invece di essere superati)

Cedendo allʼIntolleranza dei nostri limiti,ossia alla Rabbia ed allʼOdio, rendiamola vita indegna di essere vissuta.

Bello il motto attribuito a Gandhi “occhio per occhio e il mondo diventacieco”.

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Storia La ricchezza, la scienza, la durata della

vita si sono sviluppati in proporzione allalibertà, alla cooperazione, alla presenzadi mercati competitivi (concorrenziali)

Assolutismi, menzogne, censura,imposizioni violente hanno portatosofferenza e miseria

Nulla mi autorizza a supporre che nonsarà così anche in futuro.

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Cooperazione e Mercato Non significano assenza di regole e

legge della giungla Alla loro base stanno le tre parità (dignità,

regole e informazione) Lʼintolleranza per i limiti induce gli

uomini e le loro organizzazioni aduccidere la cooperazione ed il mercato

Senza regole la cooperazione ed ilmercato sono a rischio grave

E con essi la dignità della vita umana.

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Regole Le Regole sono convenzioni relative ai

comportamenti, stabilite per garantire laqualità della cooperazione e del mercato

Le regole non sono né la Verità, né laGiustizia (intesi come concetti assoluti, sono fruttodellʼintolleranza dei limiti dellʼEssere)

Le regole devono essere costruitedemocraticamente e fatte rispettare (chinon le rispetta e con ciò si avvantaggia sugli altri deveperdere tale vantaggio).

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Rispettare le regole La forte presenza di uomini che rifiutano il

proprio essere limitati e cercano un rimedionellʼoppressione e dominio del prossimo,impone alla società democratica di reprimere icomportamenti manifestamente intolleranti: Dei valori relativi condivisi dalla società (a cominciare

dallʼaltrui libertà e dallʼuso della violenza illegale) Delle regole di comportamento adottate (da quelle della

strada a quelle societarie) Dei fatti percepiti e percepibili (proclamare vero ciò che

non è possibile verificare empiricamente o, peggio, ciò che laverifica empirica manifestamente falsifica).

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Rispettare le regole La repressione non può trascendere i valori, le

regole ed i fatti che si intendono difendere Non è possibile:

Proclamare il falso Umiliare o uccidere altre persone …

È lecito, sulla base dei valori relativi (non assoluti)condivisi della comunità, reprimere con la forza(con la privazione dei mezzi economici illecitamenteconquistati, con più limitazione della libertà personale),soprattutto gli intolleranti dei propri limiti, speciese partono da posizioni di vantaggio sociale.

Locke

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Rispettare le regole La repressione è una sofferenza sociale, un

limite che dobbiamo accettare per nonsoccombere sotto i colpi dei prepotenti edassolutisti di ogni risma

I valori, i prìncipi ed i princìpî assoluti possonocostituire opinione delle persone, ma non regoledi vita, tanto meno leggi dello Stato

Ogni tentativo in tal senso deve trovare la piùferma resistenza, con la stessa forza con cui miopporrei ad ogni invasore e ad ogni prepotente.

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Stato Lo Stato è lʼorganizzazione che gestisce le

Regole Lo Stato è soggetto al conflitto di interessi,

per questo non deve operare nel Mercato Ma deve gestire le attività che non possono

essere affidate al mercato (le reti, lasicurezza, …)

Il pluralismo implica la possibilità di diversiinsiemi di regole (diversi Stati)

La convivenza è possibile solo leggendolʼEssere con il paradigma “Multi”

Sul paradigma “multi” vedi le slide da 86 a 99

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Stato La globalizzazione impone lʼadozione di

un codice globale: regole per poterci confrontare, scambiare merci e servizi convivere pacificamente …

Da qui lʼesigenza (ormai una necessità) di daremaggior potere ad organismi sovrastatali(lʼONU non lo è, potrebbe diventarlo?) che dettinole regole globali.

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Nazione La Nazione è una comunità culturale

(identità costruita su valori, concetti, memoria, lingua, …) Le Nazioni possono cooperare in un

mercato globale (liberandosi dellʼIntolleranza per iLimiti) o confliggere per prevalere lʼunasullʼaltra (alla ricerca del potere assoluto…)

La cooperazione richiede parità di: Dignità,Regole e Informazione

Non può essere costruita sul paradigma(“Mono”) dellʼimpero.

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Libertà Uguaglianza FraternitàLʼaccettazione dei limiti, il rifiuto dellʼinfinitovengono da lontano, dal Rinascimento allaRivoluzione Francese:

Libertà --> Informazione (non delirio di potereassoluto, né anarchia)

• chi non ha informazione non può scegliere

Uguaglianza --> Regole (non stratagemma deideboli per inibire il superuomo)

• Siamo fra noi diversi, uguali sono le regole Fraternità --> Dignità (non compassione per gli

inferiori e/o “sfortunati”)• Diversi ma con pari dignità.

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Libertà (approfondimento)

Informazione (non delirio di potere assoluto, né anarchia) chi non ha informazione non può scegliere

Rischio (probabilistico: siamo tutti giocatori) scelgo fra opzioni di cui non posso predire

lʼesito se non in modo incerto Limite (scelgo nellʼambito dellʼessere limitato)

la realtà ci propone un insieme limitato diopzioni, ognuno sceglie nellʼambito delpossibile

Cambiamento-evoluzione (se svolto sempre dallastessa parte, finisco per trovarmi al punto di partenza).

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Evoluzione umana Lʼevoluzione naturale appare come

lotta per la sopravvivenza in unambiente in continuo cambiamento

Lʼuomo aggiunge alla sopravvivenzadella specie altri valori (ad esempio, libertà,uguaglianza, solidarietà, …)

(segue)

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Evoluzione umana Quando i valori sono vissuti come

assoluti, si perde il contatto con larealtà (come successe spesso, compresonella Rivoluzione Francese)

I valori assoluti sono alla base delfondamentalismo, minano lapossibilità di convivenza pacifica

Lʼassoluto mette in pericolo lasopravvivenza della specie (pretendendoche la realtà si adatti allʼidea assoluta)

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Dignità umana La dignità dellʼuomo è funzione dei

suoi valori (riconosciuti tali)

I valori implicano bene e male, dirittie doveri

Ogni costituzione inizia conlʼenunciazione dei valori riconosciutidai suoi fondatori

(segue)

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Dignità umana I Valori umani, come le leggi

scientifiche, sono perfettibili Come nella scienza, ciò non significa

che ognuno possa pretendere ilriconoscimento dei propri Valori,quali essi siano

Occorre che la maggioranza degliuomini sia disposta a considerarli tali

(segue)

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Dignità umana La dichiarazione dei diritti dellʼuomo

e ancor più quella dei diritti delfanciullo sono esempi di Valoririconosciuti dalla grandemaggioranza degli uomini (conimportanti eccezioni).

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Dignità umana I Valori sono oggetti, su cui non

abbiamo il pieno controllo, giudicatiimportanti per il nostro benessere, lanostra felicità (cfr. slide 52 e successive)

In questo, come le leggi dellascienza, sono falsificabili, ridefinibili,perfettibili, finiti e mutanti (evolutivi)

E così è la dignità umana

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Concludendo, perché esisto?La domanda esistenziale è ambigua: Perché potrebbe alludere alle cause,

solitamente, in questo caso, ci siriferisce però ai fini

Per avere senso comune (oggettivo,condivisibile) deve riferirsi allʼessere (alpercepito), ma molti cercano una rispostaassoluta e trascendente (il percepito).

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Perché esisto?La domanda esistenziale posta in modo assoluto (viziata dal peccato originale

dellʼintolleranza del limite) ha solo risposte ideali(ideologiche), non verificabili, salvo lʼultima: gli uomini, in quanto limitati, sono esseri

inferiori: abbiano fede e più non domandino la risposta è rivelata (verità oggetto di fede) e

assoluta, gli altri sono nellʼerrore: io sono laverità e la vita (e combatto per affermarla)

Vista così lʼApocalisse, lʼestinzione umana ècerta e vicina.

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Perché esisto?La domanda esistenziale posta nellʼambito dellʼessere (limitato) ha una

risposta chiara: «Per superare i limiti umani» (dalla conoscenza alle

malattie, dal dolore, al lavoro alienato, ecc.) In armonia con lʼevoluzione della vita

nellʼuniverso (contro lʼentropia, che, come la morte, annullail divenire)

Il futuro è il superamento del passato (slide 33) Solo la cooperazione ci salverà

dallʼestinzione.

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La tecnologia digitalePer concludere unʼosservazione (esperienza)che mi colpito fortemente: Le tecnologie digitali sono basate

sullʼaccettazione del limite:• tra 0 e 1 non ci sono valori intermedi,• ogni dato digitale ha un massimo invalicabile

Le tecnologie analogiche (preesistenti) eranopotenzialmente continue (il digitale è discreto) einfinite (il digitale è finito)

Le tecnologie digitali rinunciano al ccontinuoed allʼinfinito a favore del discreto e finito.

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La tecnologia digitale Lʼaccettazione del limite (discreto e finito contro

continuo e infinito) ha portato unʼesplosione dipotenzialità impensabile nellʼambito deiparadigmi precedenti.

Lo stesso vale per il mercato e lademocrazia, se solo avremo il coraggio diprovarci

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41 concetti (in ordine alfabetico)

Azione Bene Comunicazione Cooperazione Credenza Dignità Emozione Esperienza Essere Etica Identità Informazione Intolleranza «Io»

Libertà Limite Linguaggio Male Memoria Mercato Messaggio Mono/Multi «Noi» Oggettivo Oggetto Pensiero Previsione

Probabilità Ragione Regole Relazione Rimedio Ricordo Scienza Segno Significato Soggettivo Soggetto Valore Valori

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Accelerare!Verosimilmente (miliardo più, miliardo meno): la vita esiste da sei miliardi di anni (cʼè

voluto tanto dai primi virus e batteri allʼuomo di oggi),

Più o meno fra sei miliardi di anni il soleesploderà (inghiottendo la terra).

È chiaro che dobbiamo darci una mossa: di questo passo i nostri discendenti non

hanno futuro!

Battuta finale