Raccontavaldobbiadene

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Valdobbi adene Come eravamo… La filanda Il tram Usi e costumi… La fiera di san Gregorio Il prosecco Risoto col spumante In giro per la città… Il duomo La piazza Il campanile San Gregorio Lavoro di ricerca multidisciplinare prodotto dalla classe 2ª B dell’Istituto Tecnico Turistico “Verdi” nell’a.s. 2008/09

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Presentazione del lavoro compiuto dalla 2B ITT a.s. 2008-2009 ISISS Verdi Valdobbiadene TV

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Valdobbiadene

Come eravamo…

La filanda

Il tram

Usi e costumi…

La fiera di san Gregorio

Il prosecco

Risoto col spumante In giro per la città…

Il duomo

La piazza

Il campanile

San Gregorio

Lavoro di ricerca multidisciplinare prodotto dalla classe 2ª B dell’Istituto Tecnico Turistico “Verdi” nell’a.s. 2008/09

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Il duomo

L’interno

L’esterno

La storia

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La chiesa subì alcuni restauri radicali fra il XV ed il XVIII sec. L’architettura attuale è in stile neoclassico e risale all’ultimo decennio del 1700.

In essa si possono ammirare preziose opere d’arte, tra queste, la pala della Vergine, la pala dell’Assunta di Beccaruzzi, una pala con S. Antonio Abate e S. Giovanni Battista, il ciborio dell’Altare della Madonna, i Santi Sebastiano e Rocco di Paris Bordon e altre.

Non è una chiesa molto grande, ma è un luogo di ritrovo per gli abitanti del paese. Sono molti i giovani che la frequentano per cantare, suonare e partecipare ad eventi.

L’interno del duomo di S. Maria Assunta

HomeMappa dei dipinti

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Cliccare sul singolo dipinto per le relative informazioni Ciborio e altare

maggiore

L’interno del duomo

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L’altare, che si trova nell’abside, presenta una forma rettangolare, cruciforme, sottolineata da quattro grandi colonne corinzie, le quali conferiscono allo spazio una solenne monumentalità.

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Opere d’Arte

Altare Maggiore

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Opere d’Arte

I bronzetti dell’altare

Al centro dell’altare è situato un ciborio dalla scrittura architettonica, che ricorda il tempio greco e dal quale s’intuisce la centralità della pianta a forma di croce.La sua base, di marmo cinerino, è costituita da una serie di mini pilastri, separati, al centro, da un rettangolo, che fa da “pendant” alla sovrapposta porta del tabernacolo.Quattro formelle bronzee sono inserite ai lati della base. Attorno al ciborio sono disposte otto colonnine di marmo policromo con capitello di bronzo di stile corinzio, quattro sul lato destro e quattro sul sinistro; solo sei sono sormontate da puttini bronzei, mentre le due frontali sostengono il tratto di architrave che sorregge il timpano.

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Sui due spioventi del timpano, interrotto sull’acuto, sono adagiate due statuette muliebri che non si guardano: il loro sguardo è rivolto in direzione dell’assemblea.Alla base della cupula, all’estremità della cornice, sono collocate la Carità, figura muliebre, con in braccio un bimbo ed uno a fianco in piedi e la Fede, che tiene nelle mani una croce ed una coppa.

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I bronzetti dell’altare

Sulla cupula si innalza, in posizione centrale, la statuetta del Redentore e, più in basso, un crocifisso di fattura palesemente diversa.Negli intercolunni sono inserite in nicchie quattro statuette di bronzo raffiguranti gli evangelisti. S. Luca e S. Marco sono posti frontalmente in piedi, mentre S. Matteo e S. Giovanni, anch’essi in piedi, sono situati lateralmente rispetto alla facciata del ciborio.Tutti i bronzetti sono di scuola veneta cinquecentesca.

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L’impostazione dell’opera segue uno schema a piramide.A partire da sinistra San Girolamo inginocchiato, seminudo, con una luce che scolpisce la massa plastica della muscolatura, l’altra metà del suo corpo è coperta da un manto rosso voluminoso.Esso è di schiena e guarda Giovanni Battista.A destra, per forma e struttura, tonalità e ampiezza delle vesti, si contrappone la figura di Sant’Antonio Abate. Il busto è di tre quarti e il volto è di profilo. La mano destra si appoggia ad un alto bastone che fa sembrare tutto più stanco e pesante.Al centro appare la figura di San Giovanni Battista, in lieve torsione così da far risaltare la tensione muscolare del braccio destro denudato. La croce astile che tiene in mano ripete, come il bastone precedente, l’andamento in fuga verso l’alto.Il cromatismo dei panneggi dei due santi ai lati del Battista crea uno stacco tra il rosso e il blu: il primo in esplosione verso l’ esterno, il secondo verso l’interno.Il vero protagonista dell’opera è il colore perché plasma, attraverso fusioni, i soggetti nei rapporti di luce e ombra.La composizione si apre verso un cielo percorso da soffici nuvole, che toccano lateralmente le due pareti di roccia. Sembra proprio il cielo di una giornata tranquilla e perfetta.

Pala dei santi: Giovanni Battista, Girolamo ed Antonio Abate

Opere d’ArtePalma il Giovane (1544-1628)Olio su tela, m. 2,30 x 1,30Home

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Il ciborio, o tabernacolo, è fatto di marmo bianco con quadrature e colonne policrome e fu realizzato nell’800. Le colonne inoltre fanno da “corona” al ciborio. Esso è adornato da una struttura architettonica formata da due piedistalli ai lati e da una semicupola. Questi tre elementi sono sormontati da tre angeli, i quali ai lati sono più grandi mentre quello centrale è di dimensioni più ridotte.

Il ciborio o tabernacolo

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acquistò il vecchio opificio di Boltoia e Franzoia e dotò questo di macchinari più efficienti facendo venire da Bologna degli operai specializzati. Pietro Piva ingrandì e migliorò la vecchia costruzione. In seguito acquistò un terreno a S.Margherita dove sorse la nuova filanda che prenderà il nome di “Calzificio Piva-Sisi”.

A Valdobbiadene ciò che ha segnato in modo profondo tutta la vita del paese nel secolo passato è stata la filanda “calzificio Piva-Sisi”, famigliarmente chiamata “la Piva”, la quale fu una opportunità di lavoro per molte generazioni di donne. La filanda venne costruita nel 1818 a Valdobbiadene da Pietro Piva, un abile setaiolo, il quale insieme ai figli Sigismondo e Celestino,

Approfondimento

La La FilandaFilanda

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Uno sguardo al passato: Il lavoro nella Filanda.

Nella filanda oltre ai normali compiti di assistente ed operaio ne esistevano degli altri: scoatina, ingropina, mistra, strusina, bigatina, proinèra, lavaséda, passaséda e cernitrice. Le scoatine avevano il primo compito, cioè di scogliere il materiale che riveste il bozzolo di seta e trovarne il capofilo ed erano sempre le operaie più giovani ed ogniuna serviva 3-4 mistre. Gli scarti della scopinature, gli stròsi venivano raccolti dalle strusine, per poi esser riutilizzati in altre produzioni. Dopo esser state scoatine per un anno o due si passava ad annodatrici, da qui il termine ingropine. Esse avevano il compito di annodare i fili di seta che durante il percorsdalla bacinella alle matasse si rompevano e di badare alla grossezza del filato e se c’erano delle imprecisioni dovevano spezzarlo e togliere la parte difettosa. Dopo alcuni anni di lavoro come scoatine e come ingropine, le ragazze venivano messe sedute in bacinella a filare la seta diventando così filatrici, mistre. Il compito di passare tra le filatrici a raccogliere le crisalidi, appunto i bigàt, erano le Bigatine le quali non più di due o tre a filanda. La seta poi veniva portata in un reparto chiamato Mezzà e lì veniva controllata, pulita e confezionata dalle proinière, dalle lavasédà, e dalle passaséda.

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Madonna in trono con il bambino tra i SS.Rocco e SebastianoParis,Bordon (1500-1571)Olio su tela m. 2,25 x 1,40

Il quadro rappresenta la Madonna con in braccio Gesù bambino e con ai lati S. Sebastiano e S. Rocco.Il trono dov’è seduta la Madonna è a tre salienti ed è ornato da disegni geometrici.Lo sfondo è occupato da un grande telo verde sostenuto da due puttini; ai piedi del trono è collocato un angioletto che suona la tromba e il pavimento è disegnato a losanghe spezzate dai colori vivaci e conferisce al dipinto una certa profondità.S. Sebastiano, situato a sinistra del dipinto, è trafitto da frecce e poggia un piede sopra un frammento di colonna.S. Rocco, è a destra, le sue vesti livide sono realizzate in una gamma di colori che fa risaltare le parti scoperte: le mani e la coscia, sulla quale c’è una grande piaga che sembra voler mostrare alla Madonna. Il Santo regge un bastone al quale è appeso un cappello.La Madonna tiene in braccio il Bambino e un libro sacro; il telo verde dietro a Lei mette in risalto le sue vesti rosse.Sotto ci sono due riquadri circolari che, rappresentano Anna e Gioacchino, genitori di Maria.

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Vergine Assunta in cieloIl dipinto ha diversi livelli di profondità.

In primo piano ci sono i dodici apostoli che creano una sinestesia virtuale che anima i corpi, avvolti in sontuosi mantelli.

Il vestiario quindi asseconda il movimento dei personaggi.

In secondo piano è raffigurata l’Assunta in cielo, coronata dalla Santissima Trinità,

Una corona di putti e angeli musicanti con liuto e tromba le danza in torno.

Il colore assume significati psicologici ed espressivi, in particolare per quelli che possiedono elevata temperatura (rosso dell’amore spirituale per la sua vigorosa, e rompente lucentezza; rosso-arancio per la sua passionalità; arancione come composto di giallo e rosso che costituisce il fuoco della massima attività luminosa).

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L’autore di questo dipinto, Claudio Ridolfi, nato a Verona nel 1570 e morto a Corinaldo (in provincia di Ancona) nel 1644, fu discepolo di Paolo Caliari detto “il veronese”.

L’organizzazione pittorica del dipinto si sviluppa per piani: a sinistra, per chi guarda, è presente il profilo di un saggio intento a scandire il dibattito con il movimento del braccio verso la mediana orizzontale; a destra, invece, vi sono le figure di alcuni dottori della legge che commentano le Sacre Scritture. Infine, al centro, vi è la figura in movimento di Gesù in trono.Lo sfondo in ombra fa risaltare i profili delle figure del dipinto; le pieghe dei vestiti e i colori (rosso, verde, blu ocra gialla) creano movimento. Le tonalità dei colori e i gesti dei personaggi trasmettono a chi guarda emozione, pathos e forza espressiva.

Tratto dal vangelo di Luca

La disputa di Gesù fra i dottori del tempio

Quando Gesù ebbe dodici anni, Maria e Giuseppe, si recarono come d’usanza,

a Gerusalemme per la festa della Pasqua. Ma, trascorsi i giorni, mentre

prendevano la via del ritorno, Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i

genitori se ne accorgessero. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto

in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava.

E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le

sue risposte.

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La storia del duomo

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Il tramLa costruzione della linea tramviaria di Valdobbiadene iniziò nel 1913, e terminò nel 1921. Il suo fautore fu Pietro Bertolini. Il tram partiva dalla piazza di Valdobbiadene e passava per Bigolino, attraversava il ponte di Vidor, transitava a Crocetta del Montello, Montebelluna, Maser, fino ad Asolo.

Inizialmente veniva impiegato solo per il trasporto della posta e delle

merci, ma successivamente venne utilizzato anche per il trasporto di persone. In un primo periodo funzionava a carbone, successivamente venne installato un motore elettrico per limitare l’inquinamento atmosferico causato dal combustibile.

Il tram smise di funzionare nel 1929, a causa della crisi economica.

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Il duomo

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Tra il 1600 e 1700 era abitudine della gente, che viaggiava e si spostava in continuo, fermarsi e pregare davanti a capitelli e piccole chiesette. L’usanza diventò sempre più comune e così nel 1750 Antonio Canova, decise di progettare, al posto della piccola chiesetta, il Duomo di Santa Maria Assunta.

Fu costruito dell’architetto Bernardo Salomoni e poi è stato successivamente modificato da Giuseppe Segusini. Distrutto dai bombardamenti della Grande Guerra, il Duomo è stato ricostruito e in seguito rinforzato nelle strutture portanti. L’attuale linea architettonica in stile neoclassico risale all’ultimo decennio del 1700. In esso sono custodite preziose opere d’arte tra cui: la Disputa di Gesù fra i dottori del tempio (Claudio Ridolfi 1570-1644), la Pala dell’Assunta di Beccaruzzi,la Pala della Vergine, una Pala con S. Antonio Abate e S. Giovanni Battista, il ciborio dell’Altare della Madonna, i Santi Sebastiano e Rocco e altre.

Storia del duomo

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Il Neoclassicismo è quel periodo della storia dell'architettura che, dopo l'epoca del Barocco e del Rococò, si orientava all'età classica di Greci e Romani, riprendendone ideali ed apparato formale. Si sviluppò alla fine del XVIII secolo e fu caratterizzato da correnti diverse a seconda del periodo e delle diverse tradizioni stabilitesi in precedenza nei vari paesi.

Il Neoclassicismo fu lo stile più in voga dal secondo decennio del Settecento alla fine dell'Ottocento. L'architettura ottocentesca divenne più rigorosa, prestando una maggiore attenzione filologica all'utilizzo delle forme antiche e il linguaggio decorativo si fece più ricco ed espressivo.

Tempio romano sulla scia dei greci II sec. a.C.

Tempio greco. Armonia e perfezione. V sec. a.C.

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Il Neoclassicism

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Struttura architettonica del duomo Il Duomo di Valdobbiadene è molto simile al tempio greco: è composto da un atrio a pronao di ordine dorico, poggia su quattro scalini ed è racchiuso da quattro colonne doriche scanalate antistanti.

L’architrave, sormontata dal timpano poggia frontalmente sull’abaco dei capitelli dorici.

L’ornamento dell’atrio della chiesa è il portale d’ingresso di romana magnificenza aperto nel 1883 e seguito, tre anni dopo, dal bassorilievo sovrastante.

IndietroHomeElementi della facciata

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Legenda :1 - Acroterio

2 - Timpano o frontone

3 - Architrave

4 - Abaco

5 - Colonna

6 - Bassorilievo

7 - Portale d’ingresso

8 - Crepidoma

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Nel 1886 lo scultore, Augusto Benvenuti (1839-1899), scolpì il bassorilievo che ora si trova sopra il portone centrale.

Esso rappresenta San Venanzio che, dinanzi a S. Radegonda e alle religiose del suo monastero di S. Croce di Poitiers (Francia), inneggia alla croce mostrandone l’insigne

reliquia, appena giunta in dono dall’Imperatore d’Oriente.

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Nel 535 circa nasce a Valdobbiadene, da antica e nobile famiglia romana, Venanzio Onorio Clemenziano Fortunato.Nel 560 si trasferisce a Ravenna dove studia grammatica, retorica

e poetica. Una malattia agli occhi cambia la sua vita. Cerca rimedio ungendosi con l’olio della lampada che brucia nella cripta dedicata a San Martino, nella Basilica di Giovanni e Paolo e guarisce.

Egli attribuisce questo miracolo a San Martino di Tours: perciò decide di andare a rendergli grazie presso la sua tomba in Gallia. Un pellegrinaggio dal quale non ritornerà più.Giunto a Tours, prega sulla tomba di San Martino e poi si stabilisce a Poitiers. Dapprima diventa sacerdote e nel 595-597 viene consacrato vescovo di Poitiers.Venanzio muore il 14 dicembre, forse del 607, e presto lo si venererà come santo.

San Venanzio

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Il Prosecco

Il famoso Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene è un vino bianco conosciuto soprattutto nella versione spumante: si presenta con colori e sfumature giallo verdolino brillante, molto trasparente, buono ed effervescente, perlage fine e persistente.

Adagiata in un’ampia e verde vallata, disegnata dal susseguirsi ininterrotto e dolce delle colline ricoperte da vigneti, Valdobbiadene è delimitata ai suoi confini dallo scorrere del Piave, ed è la terra d’elezione del Prosecco. Nel suo comprensorio tutto odora e profuma di vino, nel segno di una civiltà della vite che interessa l’ambiente e la cultura di un’intera comunità.

Una terra antica, ricca di fascino, dove è possibile soggiornare in hotel come l’Hotel Diana e l’Albergo alla Torre, che si trovano in piazza a Valdobbiadene, percorrere a piedi itinerari inconsueti, passeggiare a cavallo o visitare i molti e caratteristici artigiani che ripercorrono le tradizioni e la manualità dei loro avi.

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Page 27: Raccontavaldobbiadene

Fare soffriggere una cipolla tagliata fina con il burro. Aggiungere il riso. Lasciare che prenda il gusto per qualche minuto dopo bagnarlo,con un bicchiere di spumante poi farlo evaporare e continuare a cucinarlo, aggiungendogli un po’ di brodo e di spumante, sale e pepe quello che occorre. Quando il riso è cotto, spegnere il fuoco e aggiungere della panna liquida e un bel po’ di grana.

Risoto col spumante

Far sofrider na feola taiada fina col buro. Dontarghe el riso. Asarlo che el ciape el gusto par qualche minuto, dopo bagnarlo co un goto de spumante,dopo farlo avaporar e continuar a cucinarloDontandoghe an pochet de brodo e an pochet de spumante. Sal e pever quel che ocore.Quande che el riso l’e cot stusar el fogo e meterghe pana liquida e un bel poc de grana.

Italiano

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