Quella Memoria necessaria...Quella Memoria necessaria a sempre i liberal democratici USA si battono...

5
Piazza del Seminario,13 56028 San Miniato (Pisa) tel. e fax 0571/400434 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile: Andrea Fagioli Coordinatore diocesano: Francesco Ricciarelli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 NOTIZIARIO DELLA DIOCESI DI S. MINIATO 3 febbraio 2019 DI DON FRANCESCO RICCIARELLI el pensare comune non è così scontato associare la parola “gioia” con l’esperienza della vita consacrata. Questa spesso viene vista come una vita di rinunce e privazioni, inaccettabile per l’edonismo imperante. Eppure, la gioia è un riflesso evidente della scelta di appartenere a Dio con tutto se stessi e uno dei principali strumenti di efficacia della testimonianza cristiana. È proprio la gioia, non effimera, non superficiale, ma profonda e radicata, a far apparire la bellezza della vita cristiana. E tutte le forme di accidia e di insoddisfazione sono contrarie alla testimonianza della vita buona del Vangelo. Se è vero che la condizione di fatica e di stress che caratterizza la vita di molte persone oggi, laiche o consacrate che siano, mina quella serenità e gratuità che ci si aspetterebbe dai cristiani, e in particolare dai sacerdoti, religiosi e religiose, la gioia del credente ha delle basi che non possono essere scalfite dalle condizioni psicologiche o dagli eventi della vita. Come scriveva Romano Guardini: «Vogliamo far sì che il nostro cuore divenga lieto. Non allegro, che è qualcosa di completamente diverso. Essere allegri è un fatto esterno, rumoroso, e presto si dissolve. La gioia invece vive nell’intimo, silente, è profondamente radicata […]. Essa deve essere indipendente da ore buone o cattive, da giorni vigorosi o fiacchi. Vogliamo meditare sul come si può aprire ad essa la via. Non proviene dal denaro, da una vita comoda, o dal fatto di essere riveriti dalla gente, anche se da tutto questo può essere influenzata. La vera fonte della gioia è radicata più profondamente, cioè nel cuore stesso, nella sua più remota intimità. Ivi abita Dio e Dio stesso è la fonte della gioia» (R. Guardini, Lettere sulla formazione). La vera gioia viene da Dio, e non va considerata quindi come una realtà meramente psicologica, ma spirituale. Si tratta di un frutto dello Spirito Santo per chi ha scelto Cristo come unico orizzonte esistenziale. «Cercate anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta», è la promessa che si legge nel Vangelo (Mt 6,33). Di queste «cose date in aggiunta» farà parte anche la gioia, che sarà donata a chi cerca per prima cosa il Regno di Dio. Il tesoro nascosto nel campo, la perla preziosa, non è altro che l’unione con Gesù Cristo, che diventa il valore centrale attorno al quale tutto prende forma e orientamento. La gioia ha qui il suo punto d’origine. Questo vale per tutti i credenti. Come ricorda papa Francesco, la gioia cristiana «riempie il cuore e la vita intera di tutti coloro che si incontrano con Gesù» (Evangelii Gaudium 1). In particolare i religiosi e le religiose, come ribadiva San Giovanni Paolo II a conclusione dell’esortazione apostolica Vita consecrata, sono invitati a mostrare attraverso la gioia l’amore appassionato per Gesù Cristo. Ed è questa la testimonianza che i nostri contemporanei si aspettano. N Quella Memoria necessaria a sempre i liberal democratici USA si battono contro la pena di morte. Quegli stessi liberal democratici che hanno sancito a maggioranza, per lo stato di New York, la possibilità di abortire fino al nono mese di gravidanza. Per decenza eviterò la truce descrizione di questo «infanticidio». A me preme solo ricordare che da sempre i liberal democratici USA sono contro la pena di morte… Scriveva il filosofo Vittorio Mathieu che, con buona pace di Aristotele, «l’uomo non è un essere logico- razionale e men che meno ragionevole». Inizio a pensare che avesse ragione. Francesco Fisoni D DI FRANCESCO FISONI lena Loewenthal, intellettuale e scrittrice ebrea, ha scritto in suo libro del 2014 che la Giornata della Memoria, ricorrendo con ciclica puntualità ogni anno, rischia di trasformarsi - come tutti gli anniversari - in «una cerimonia stanca. Uno sterile rituale dove le vittime vengono esibite, per un giorno soltanto, con un intento che sembra di commiserazione, di incongruo risarcimento», nel tentativo talvolta di addolcire la coscienza civile e alleggerire il senso di colpa. Se le parole della Loewental rappresentano una preoccupante sirena d’allarme riguardo ad un nostro pericolo di assuefazione (d’altronde sempre possibile nelle vicende umane) riguardo all’immane scempio della Shoah, è pur vero che disponiamo riguardo a questa deriva di un antidoto di sicura efficacia: restituire continuamente la parola allo stupore e all’orrore della testimonianza di tutti quei giovani che ogni anno si misurano per la prima volta nella loro vita col viaggio terribile e vertiginoso ai luoghi dello sterminio nazista. Proprio a questo proposito abbiamo voluto rivolgere alcune domande ad uno di questi ragazzi: Luca Campani (nella foto), 18 anni di Santa Croce, che frequenta il quinto anno dell’Istituto Tecnico per Geometri Ferraris-Brunelleschi di Empoli. Luca è appena rientrato da un viaggio di 4 giorni in Polonia, dove ha visitato Auschwitz-Birkenau insieme ad altri 600 giovani toscani. Luca, come si è presentata l’opportunità di fare questa visita ai luoghi dello sterminio? «Il professor Andrea Bruscino, che ha aderito al pellegrinaggio organizzato dalla Regione Toscana, ci ha parlato di questa possibilità che sarebbe stata riservata soltanto a 8 studenti del nostro Istituto. Ha chiesto dunque a chi era realmente interessato di farsi avanti, motivando il desiderio a partecipare con una lettera». Cosa hai scritto in questa lettera? «Non è stato semplice buttarla giù. Ho iniziato a scrivere del mio grande desiderio di conoscere i luoghi dove l’uomo ha scritto alcune delle pagine più crudeli della sua storia. Ma già dopo le prime righe sono stato colto quasi da un senso di smarrimento e stavo per arrendermi. Allora ho provato a cambiare impostazione, confessando candidamente che per far comprendere le mie motivazioni avrei dovuto raccontare dei miei nonni, dei loro racconti nelle veglie d’estate sul passaggio della guerra dai nostri territori, della loro paura dei bombardamenti, del terrore dei tedeschi in casa, dei tanti film sulla Seconda guerra mondiale visti fin da piccolo con mio babbo, del desiderio che ho da sempre di conoscere un po’ di più e un po’ meglio quel periodo. In pratica ho scritto che avrei dovuto narrare un pezzo della mia vita più che mettere insieme degli argomenti». Che senso riveste per un ragazzo del 2019 visitare ancora i campi nazisti? «Sono convinto che visitare i campi costituisca un’esperienza d’indescrivibile crescita e maturazione, che sarebbe difficile vivere rimanendo semplicemente sui banchi di scuola. Non sei più lo stesso dopo che hai visitato quei luoghi. Una persona che ha visitato i campi nella primavera dello scorso anno mi parlava di un’espressione del popolo ebraico che mi ha molto colpito e mi diceva: "È importante per i giovani capire cosa è successo e avere ben presente a quale ’abominio della desolazione’ porta il trionfo del male e l’annientamento dell’uomo". Non conoscevo l’espressione "abomino della desolazione", che ha una forte risonanza per il popolo ebraico, venendo a definire la fine di tutto, la distruzione di quanto di più sacro esista. (Era l’espressione con la quale gli ebrei sintetizzavano la profanazione del tempio di Salomone e la distruzione di Gerusalemme. Ndr) Basterebbe solo richiamare il suono di queste tre terribili parole ("abominio della desolazione") per rimanere a riflettere a lungo sulle atrocità dei campi... Per me personalmente, questo viaggio affascinante e terribile nella nostra storia recente ha rappresentato poi anche la possibilità di saldare un debito con i miei nonni: adesso anche io ho, e avrò, qualcosa da raccontare loro su quegli anni terribili di guerra». Qualcuno ha detto che Dio non può più esistere dopo Auschwitz. Qualcun altro gli ha fatto eco dicendo che è invece proprio dopo Auschwitz che Dio deve esistere: «Lo gridano le nostre viscere, e non per un senso di umana vendetta, ma per quella Giustizia che affama evangelicamente i giusti». Hai avuto modo di interrogarti e di confrontarti con i tuoi compagni di viaggio su questo mistero di iniquità e su dove fosse Dio in quei frangenti della storia? Questa è la domanda delle domande che tutti, credenti e non credenti, si pongono al ritorno da quei luoghi. Non ho avuto modo di parlare con in miei compagni su queste spinose questioni. Personalmente sono credente. Mi è però capitato proprio durante il rientro verso casa di chiedermi se Dio sia sempre stato vicino all’uomo. Immagino che per coloro che, credenti, hanno dovuto affrontare questo inferno, Dio abbia rappresentato l’appiglio cui aggrapparsi. Credo che in quei momenti brutali di disperazione, rivolgersi a Dio con la preghiera sia stato per loro l’unica ancora di speranza e salvezza. La domanda però è troppo profonda. Io sento che Dio esiste e che se anche la realtà sembra negarlo, Lui è sempre stato e sarà sempre vicino all’uomo». Ritornando alle considerazioni iniziali della Lowental, possiamo allora ragionevolmente rimarcare che sono proprio i ragazzi come Luca che con coscienza e coraggio, ogni anno rinnovano questa fame e sete di Giustizia per noi e per il mondo intero. E Intervista a Luca, 18 anni, di ritorno da Auschwitz VITA CONSACRATA E GIOIA CRISTIANA Il CORSIVO

Transcript of Quella Memoria necessaria...Quella Memoria necessaria a sempre i liberal democratici USA si battono...

Page 1: Quella Memoria necessaria...Quella Memoria necessaria a sempre i liberal democratici USA si battono contro la pena di morte. Quegli stessi liberal democratici che hanno sancito a maggioranza,

Piazza del Seminario,1356028 San Miniato (Pisa)tel. e fax 0571/[email protected]

Notiziario locale

Direttore responsabile: Andrea Fagioli

Coordinatore diocesano: Francesco Ricciarelli

Reg. Tribunale Firenze n. 3184

del 21/12/1983

NOTIZIARIO

DELLA DIOCESI

DI S.MINIATO3 febbraio 2019

DI DON FRANCESCO RICCIARELLI

el pensare comune non è cosìscontato associare la parola “gioia”

con l’esperienza della vita consacrata.Questa spesso viene vista come una vitadi rinunce e privazioni, inaccettabile perl’edonismo imperante. Eppure, la gioia èun riflesso evidente della scelta diappartenere a Dio con tutto se stessi euno dei principali strumenti di efficaciadella testimonianza cristiana. È propriola gioia, non effimera, non superficiale,ma profonda e radicata, a far apparire labellezza della vita cristiana. E tutte leforme di accidia e di insoddisfazionesono contrarie alla testimonianza dellavita buona del Vangelo.Se è vero che la condizione di fatica e distress che caratterizza la vita di moltepersone oggi, laiche o consacrate chesiano, mina quella serenità e gratuitàche ci si aspetterebbe dai cristiani, e inparticolare dai sacerdoti, religiosi ereligiose, la gioia del credente ha dellebasi che non possono essere scalfitedalle condizioni psicologiche o daglieventi della vita. Come scriveva RomanoGuardini: «Vogliamo far sì che il nostrocuore divenga lieto. Non allegro, che èqualcosa di completamente diverso.Essere allegri è un fatto esterno,rumoroso, e presto si dissolve. La gioiainvece vive nell’intimo, silente, èprofondamente radicata […]. Essa deveessere indipendente da ore buone ocattive, da giorni vigorosi o fiacchi.Vogliamo meditare sul come si puòaprire ad essa la via. Non proviene daldenaro, da una vita comoda, o dal fattodi essere riveriti dalla gente, anche se datutto questo può essere influenzata. Lavera fonte della gioia è radicata piùprofondamente, cioè nel cuore stesso,nella sua più remota intimità. Ivi abitaDio e Dio stesso è la fonte della gioia»(R. Guardini, Lettere sulla formazione).La vera gioia viene da Dio, e non vaconsiderata quindi come una realtàmeramente psicologica, ma spirituale. Sitratta di un frutto dello Spirito Santo perchi ha scelto Cristo come unicoorizzonte esistenziale. «Cercateanzitutto il regno di Dio e la suagiustizia, e tutte queste cose vi sarannodate in aggiunta», è la promessa che silegge nel Vangelo (Mt 6,33). Di queste«cose date in aggiunta» farà parte anchela gioia, che sarà donata a chi cerca perprima cosa il Regno di Dio.Il tesoro nascosto nel campo, la perlapreziosa, non è altro che l’unione conGesù Cristo, che diventa il valorecentrale attorno al quale tutto prendeforma e orientamento. La gioia ha qui ilsuo punto d’origine. Questo vale pertutti i credenti. Come ricorda papaFrancesco, la gioia cristiana «riempie ilcuore e la vita intera di tutti coloro che siincontrano con Gesù» (EvangeliiGaudium 1).In particolare i religiosi e le religiose,come ribadiva San Giovanni Paolo II aconclusione dell’esortazione apostolica Vita consecrata, sono invitati a mostrareattraverso la gioia l’amore appassionatoper Gesù Cristo. Ed è questa latestimonianza che i nostricontemporanei si aspettano.

N

Quella Memoria necessaria

a sempre i liberal democratici USA sibattono contro la pena di morte. Quegli

stessi liberal democratici che hanno sancito amaggioranza, per lo stato di New York, lapossibilità di abortire fino al nono mese digravidanza. Per decenza eviterò la trucedescrizione di questo «infanticidio». A me premesolo ricordare che da sempre i liberal democraticiUSA sono contro la pena di morte… Scriveva ilfilosofo Vittorio Mathieu che, con buona pace diAristotele, «l’uomo non è un essere logico-razionale e men che meno ragionevole». Inizio apensare che avesse ragione.

Francesco Fisoni

D

DI FRANCESCO FISONI

lena Loewenthal,intellettuale e scrittriceebrea, ha scritto in suo librodel 2014 che la Giornata

della Memoria, ricorrendo conciclica puntualità ogni anno,rischia di trasformarsi - come tuttigli anniversari - in «una cerimoniastanca. Uno sterile rituale dove levittime vengono esibite, per ungiorno soltanto, con un intentoche sembra di commiserazione, diincongruo risarcimento», neltentativo talvolta di addolcire lacoscienza civile e alleggerire ilsenso di colpa.Se le parole della Loewentalrappresentano una preoccupantesirena d’allarme riguardo ad unnostro pericolo di assuefazione(d’altronde sempre possibile nellevicende umane) riguardoall’immane scempio della Shoah, èpur vero che disponiamo riguardoa questa deriva di un antidoto disicura efficacia: restituirecontinuamente la parola allostupore e all’orrore dellatestimonianza di tutti quei giovaniche ogni anno si misurano per laprima volta nella loro vita colviaggio terribile e vertiginoso ailuoghi dello sterminio nazista. Proprio a questo propositoabbiamo voluto rivolgere alcunedomande ad uno di questi ragazzi:Luca Campani (nella foto), 18 annidi Santa Croce, che frequenta ilquinto anno dell’Istituto Tecnicoper Geometri Ferraris-Brunelleschidi Empoli. Luca è appena rientratoda un viaggio di 4 giorni inPolonia, dove ha visitatoAuschwitz-Birkenau insieme adaltri 600 giovani toscani.Luca, come si è presentata

l’opportunità di fare questa visitaai luoghi dello sterminio? «Il professor Andrea Bruscino, cheha aderito al pellegrinaggioorganizzato dalla Regione Toscana,ci ha parlato di questa possibilitàche sarebbe stata riservata soltantoa 8 studenti del nostro Istituto. Hachiesto dunque a chi era realmenteinteressato di farsi avanti,motivando ildesiderio apartecipare con unalettera». Cosa hai scritto inquesta lettera?«Non è stato semplicebuttarla giù. Hoiniziato a scrivere delmio grande desideriodi conoscere i luoghidove l’uomo hascritto alcune dellepagine più crudeli della sua storia.Ma già dopo le prime righe sonostato colto quasi da un senso dismarrimento e stavo perarrendermi. Allora ho provato acambiare impostazione,confessando candidamente cheper far comprendere le miemotivazioni avrei dovutoraccontare dei miei nonni, dei lororacconti nelle veglie d’estate sulpassaggio della guerra dai nostriterritori, della loro paura deibombardamenti, del terrore deitedeschi in casa, dei tanti film sullaSeconda guerra mondiale visti finda piccolo con mio babbo, deldesiderio che ho da sempre diconoscere un po’ di più e un po’meglio quel periodo. In pratica hoscritto che avrei dovuto narrare unpezzo della mia vita più chemettere insieme degli argomenti».Che senso riveste per un ragazzodel 2019 visitare ancora i campi

nazisti?«Sono convinto che visitare icampi costituisca un’esperienzad’indescrivibile crescita ematurazione, che sarebbe difficilevivere rimanendo semplicementesui banchi di scuola. Non sei più lostesso dopo che hai visitato queiluoghi.Una persona che ha visitato i

campi nellaprimavera delloscorso anno miparlava diun’espressione delpopolo ebraico chemi ha molto colpito emi diceva: "Èimportante per igiovani capire cosa èsuccesso e avere benpresente a quale’abominio della

desolazione’ porta il trionfo delmale e l’annientamentodell’uomo". Non conoscevol’espressione "abomino delladesolazione", che ha una forterisonanza per il popolo ebraico,venendo a definire la fine di tutto,la distruzione di quanto di piùsacro esista. (Era l’espressione con laquale gli ebrei sintetizzavano laprofanazione del tempio di Salomonee la distruzione di Gerusalemme.Ndr)Basterebbe solo richiamare ilsuono di queste tre terribili parole("abominio della desolazione")per rimanere a riflettere a lungosulle atrocità dei campi... Per me personalmente, questoviaggio affascinante e terribilenella nostra storia recente harappresentato poi anche lapossibilità di saldare un debito coni miei nonni: adesso anche io ho, eavrò, qualcosa da raccontare loro

su quegli anni terribili di guerra».Qualcuno ha detto che Dio nonpuò più esistere dopo Auschwitz.Qualcun altro gli ha fatto ecodicendo che è invece propriodopo Auschwitz che Dio deveesistere: «Lo gridano le nostreviscere, e non per un senso diumana vendetta, ma per quellaGiustizia che affamaevangelicamente i giusti». Haiavuto modo di interrogarti e diconfrontarti con i tuoi compagnidi viaggio su questo mistero diiniquità e su dove fosse Dio inquei frangenti della storia?Questa è la domanda delledomande che tutti, credenti e noncredenti, si pongono al ritorno daquei luoghi. Non ho avuto mododi parlare con in miei compagni suqueste spinose questioni.Personalmente sono credente. Mi èperò capitato proprio durante ilrientro verso casa di chiedermi seDio sia sempre stato vicinoall’uomo. Immagino che percoloro che, credenti, hanno dovutoaffrontare questo inferno, Dioabbia rappresentato l’appiglio cuiaggrapparsi. Credo che in queimomenti brutali di disperazione,rivolgersi a Dio con la preghiera siastato per loro l’unica ancora disperanza e salvezza.La domanda però è troppoprofonda. Io sento che Dio esiste eche se anche la realtà sembranegarlo, Lui è sempre stato e saràsempre vicino all’uomo».Ritornando alle considerazioniiniziali della Lowental, possiamoallora ragionevolmente rimarcareche sono proprio i ragazzi comeLuca che con coscienza e coraggio,ogni anno rinnovano questa famee sete di Giustizia per noi e per ilmondo intero.

E

Intervista a Luca, 18 anni, di ritorno da Auschwitz

VITACONSACRATA E GIOIACRISTIANA

Il CORSIVO

Page 2: Quella Memoria necessaria...Quella Memoria necessaria a sempre i liberal democratici USA si battono contro la pena di morte. Quegli stessi liberal democratici che hanno sancito a maggioranza,

LA DOMENICATOSCANA OGGI3 febbraio 2019II

Page 3: Quella Memoria necessaria...Quella Memoria necessaria a sempre i liberal democratici USA si battono contro la pena di morte. Quegli stessi liberal democratici che hanno sancito a maggioranza,

LA DOMENICATOSCANA OGGI

3 febbraio 2019 III

omenica 3 febbraio - ore 10,30: S.Messa dai Padri Salesiani a Livorno. Ore

18,00: S. Messa a San Romano per laGiornata della Vita Consacrata econviviale multietnica.Mercoledì 6 febbraio - ore 10: Udienze.Ore 19,30: Incontro con gli operatori dellacomunicazione, a margine della recentefesta di san Francesco di Sales, patrono deigiornalisti.Giovedì 7 febbraio - ore 10: Ritiro con ilclero di Prato. Ore 19: Visita alla"Comunità Giovanile San Michele" aFirenze.Venerdì 8 febbraio - ore 10: Udienze. Ore21,15: Responsabili dei Laboratoridiocesani.Sabato 9 febbraio - ore 16: Premio Stelladell’Arte" a cura dell’Unione CattolicaArtisti Italiani di San Miniato. Ore 17,30:Inaugurazione della mostra di pitture diGiuseppe Fontanelli detto Bissietta. Ore 20:Comunità Capi Scout di Casciana Terme.Domenica 10 febbraio - ore 11: S. Messa aOrentano con il conferimento dellaCresima.

D

DI ANTONIO BARONCINI

«Sognavamonelle nottiferoci. Sognidensi e

violenti. Sognati conanima e corpo. Tornare;mangiare, raccontare».Versi memorabili diPrimo Levi nel libro «LaTregua», in cui descrivele sue esperienzedall’abbandono diAuschwitz da parte deitedeschi con l’arrivodell’Armata Rossasovietica.In questi tre verbi siracchiudono leimpressioni e leemozioni che lamanifestazione, svoltasial Museo della Memoriain San Miniato, haimpresso nei cuori dei numerosiconvenuti.La viva voce dell’ex internatomilitare italiano, il 96esimoNello Alderighi ha ricordato ledure sofferenze vissute daiprigionieri nei campi diconcentramento tedeschi,causate dal freddo, dalla fame,dal terrore, dalla destituzione,dalle malattie.Tornare nella mia famiglia,abbracciare i nostri cari,mamma e padre, riprendere lamia vita quotidiana, se pur durae faticosa, era il mio costantedesiderio.Mangiare ancora il buon pane.Non pensavo a cibi ricercati, manostrali, semplici, frutti edortaggi del mio orto. La fame è

una pena insopportabile.Raccontare a tutti le sofferenzesopportate, i maltrattamentisubiti. Non eravamo uomini,neppure animali, ma solonumeri.Questo è il sunto, diretto eriflesso, derivato dallaemozionante intervista di BeppeChelli al militare Nello,registrata nel documentariomontato da Daniele Benvenuti,dove ogni affermazione eratestimoniata da immagini trattedalla vita reale dei campi diconcentramento.La retorica nel narrare questiavvenimenti si può fare regina,toccando le cordedell’emozione e dellacommozione, soffocando la

ragione per valutarli nella loroorrenda realtà, la quale invoca laPace, la fratellanza, la civicaconvivenza.Quanto è pesante la Pace!Si può vivere nella Pace?Solo se ognuno di noi riconoscee rispetta la dignità, la libertà, ildiritto di ciascuna persona nellapienezza dei valori spirituali emateriali che ogni termineracchiude.La dominazione, frutto diegoismo, di ricerca delbenessere esclusivamentepersonale, non può portare laPace.Lo sfruttamento dell’uomosull’uomo, l’autoritarismo di ungoverno, non auspicano la Pace,ma solo la soppressione di ogni

libera volontà che pernatura ogni uomopossiede.Quelle letture dei diari dialcuni reduci dei campi diconcentramento,richiamate al Museo dellaMemoria, testimonianoche l’uomo ha bisogno diPace, vuol vivere nellaPace, vuol credere in unaforma di governo chegarantisca libertà diazione, di pensieroreligioso e politico,rispettando i cardini su cuisi regge una democrazia.Per questo fine, papaFrancesco lancia un invito,forte e responsabile, aquella schiera immensa digiovani di tutto il mondoa Panama: «Voi siete ilpresente», «Voi siete il Diodi oggi», per dire che il

passato evidenzia degli errori diun vivere non degno e per ilpresente, voi giovani siete lasperanza nel cambiamento e nelconsolidamento di un vivere incui la Pace, la vera Pace, regni suogni popolo che,nella concordia, ripugni laguerra in ogni sua forma.Giusta e significativa èl’istituzione della Giornata dellaMemoria per ogni grandeeccidio di cui l’uomo si èmacchiato, non solo comericordo, ma come sprone avolere e consolidare la Pace,fondata «nella Verità, nellaGiustizia, nella Carità,nell’Amore e nella Libertà».Giovanni XXIII, enciclica«Pacem in Terris».

Il Giorno della Memoriaal Museo in San Miniato

empre ricco il programma di eventiorganizzati dalla Pastorale giovanile

diocesana, capitanata dalla neo presidenteLinda Latella. Di seguito un assaggio deiprossimi appuntamenti.Giovedì 21 febbraio alle ore 21.15, i giovanidella nostra diocesi si ritroveranno nellaChiesa di Santa Maria della Neve aLazzeretto per il consueto appuntamentocon l’Adorazione eucaristica. Nel mese di marzo si svolgerà invece iltradizionale ritiro di Quaresima, unappuntamento che si rinnova di anno inanno e che risulta tra i più attesi e gettonatidai nostri ragazzi. Quest’anno il ritiro sarà aLa Verna, dalla sera del giorno 29 alpomeriggio del 31 marzo. Guiderannoquesta tre giorni di meditazione e preghiera,fra Francesco Brasa dell’ordine dei fratiminori insieme al nostro vescovo Andrea. Inquesta occasione i nostri giovaniripercorreranno anche le orme della lorostoria personale, sovrapponendoidealmente i loro passi a quelli del Poverellodi Assisi. Un bel momento esperienziale perandare in profondità e mettersi in gioco eanche per riconoscere e fare tesoro dei passipercorsi fino ad oggi. Per partecipare aquesto ritiro occorre iscriversi via mailall’indirizzo [email protected] posti sono limitati.Lunedì 1° aprile alle ore 16.00, incollaborazione con l’Opera Spatha CruxOnlus, si terrà una delle previste «Usciteinsieme al vescovo». La meta sarà il carceredi Volterra, dove è prevista una visita aidetenuti e un momento di condivisione e difraternizzazione con loro. È il secondoappuntamento di questo tipo, dopo quellodel marzo 2018 al carcere di Sollicciano.Anche in questo caso occorre, per ovvieragioni organizzative, prenotarsi per tempoinviando una mail all’indirizzo specificatosopra, entro il 28 febbraio.Ricordiamo infine che il 28 febbraio èanche il giorno di scadenza del concorso«Un logo per la Pastorale Giovanile», che halo scopo di selezionare il futuro emblema diquesto importante e prezioso ufficiopastorale della nostra diocesi. Gli elaboratiin tecnica libera possono essere fattipervenire via mail sempre allo stessoindirizzo [email protected]. Ilpremio in palio è un biglietto perpartecipare ad una udienza con papaFrancesco.

F.F.

S

Capanne: un libro rievocativo sulla parrocchiaDI MARIUCCIA MANCINI

orse le persone più adultericorderanno il tempo in

cui non c’era la televisione e sifacevano le veglie nelle casetra vicini. A quel tempo, inquei luoghi si pregava, siparlava, si raccontavanoaneddoti del passato. Era unostar bene assieme nellasemplicità e nell’amicizia.Ricordi e luoghi del passato siintrecciano nella memoria econ qualche nostalgia per lecose più semplici e familiariche si costruivano tra lepersone. Questo modo ditrascorrere il tempo oggi nonè più concepibile; tutto èdiventato telematico dalloscambio di opinioni suisocial, alla lettura dei libri suinternet. Possiamo dire peròche sabato 26 gennaio, nelcinema parrocchiale diCapanne, si è svolta una seratadal sapore suggestivo e si èvissuto un clima simile aquello delle veglie passate, trarievocazioni, letture, raccoltefotografiche, testimonianze elibri. L’Anno Giubilare,celebrato in occasione del60esimo della parrocchia dal2017 al 2018, ha dato modoad alcuni di pensare aqualcosa che ci avrebbepotuto aiutare a ricordare.L’occasione è stata data dallapresentazione del libro "Lafesta della Madonna del BuonViaggio e il paese diCapanne". Alla serata,organizzata con semplicità ma

curata nei minimi particolari,sono intervenuti gli autoridella mostra svoltasi nelsettembre 2017, di un albumche raccoglie tutto il materialedella mostra stessa, e il libroche ne riassume il contenutoma in forma ridotta.Animatrice della serata è stataChiara Zolfanelli. Condisinvoltura e capacità hasvolto il non facile compito diintervistare gli ospiti nonchéquello di guida per tutto losvolgimento dellascaletta della serata.Quindi si sonoalternatetestimonianze,letture e interventimentre sullo sfondoscorrevano leimmagini salientidel libro relative aquanto venivaraccontato. Le varieFeste dellaMadonna del BuonViaggio, i"mattonai" diCapanne con letestimonianzeviventi di chi alloraera piccolo e andavain terra di Piemontecon i genitori, il priore donTerreni, i vari sacerdoti natividi Capanne, i momentisalienti di vita parrocchiale,descritti nel libro, sono statimessi in rilievo nella seratacon dovizia. Nutrita lapartecipazione deiparrocchiani. Un grazie ancheal giovanissimo regista

Tommaso Pacini, il cuicontributo è statodeterminante. Così per circadue ore, tra ricordi delpassato e testimonianze ètrascorsa una serata davveropiacevole, familiare e pertaluni, anche commovente. Don Fabrizio, dopo iringraziamenti a coloro che

hanno contribuito allarealizzazione di tutto ilpercorso (Chiara Zolfanelliideatrice con MariucciaMancini della iniziativa del2017 e del libro, poiAntonietta Gronchi , PietroGronchi per la costruzione dellibro e Tommaso Pacini), haconcluso con un breveintervento evidenziandol’importanza di farecomunità, anche attraversoesperienze, come quellavissuta nella serata, cheriescono ad accomunare lepersone. A don Orsini va ilnostro sentito ringraziamentoper aver sostenuto tuttaquanta l’iniziativa dandofiducia e appoggio al progettoche stava prendendo forma. Un piccolo rinfresco e lavendita dei libri ha chiuso labella serata.

F

Agenda delVESCOVO

Pastorale giovanile:appuntamenti

Page 4: Quella Memoria necessaria...Quella Memoria necessaria a sempre i liberal democratici USA si battono contro la pena di morte. Quegli stessi liberal democratici che hanno sancito a maggioranza,

LA DOMENICATOSCANA OGGI3 febbraio 2019IV

Millenario di Torre:il Crocifisso di Aligi Sassu

Un volume sulla Grande Guerra a Pontederadove c’è molta San Miniato

PICCOLI ESPERIMENTIeguendo il suggerimento di uncelebre scrittore, qualche giorno fa

ho provato a testare lo stato dimanutenzione del rapporto con imiei figli, semplicemente chiedendoloro che lavoro facessi e quale fosse laprofessione della mamma. Se allamadre è stata affidata la curaprofessionale della sua più grandepassione, ovvero «fare i dolci», a chiscrive è stato riservato un definitivo:«non lo so, ma vai a Pistoia!». Il giocoproposto da Alessandro d’Avenia stavaproprio in questi termini: verificarecome – anche già con i più piccoli –non riusciamo, talvolta per fortuna, atrasmettere le tante, troppe,sovrastrutture che connotano questitempi iperconnessi, e che alla fine,pur conoscendo molto di personaggi,più o meno famosi, ma lontanissimida noi, non sappiamo quasi niente dichi ci sta accanto. D’altro canto ormaiè abbastanza chiaro che diamosempre meno peso ai piccoli tasselliche costituiscono i grandi puzzle dellerelazioni, anche le più intime, perchéimpegnati a trovare riscontro allenostre aspettative (da film degli anni’90). Ma i bambini, si sa, diconosempre la verità e molto spesso sannomolto più di te di quanto tu non gliabbia mai raccontato. Inoltre puoicontare su di loro per ottenere ognitanto una rasoiata spietata: in questocaso, per esempio, il fatto è che miofiglio non sa che lavoro faccio perchémolto spesso, ahimé, non lo soneppure io.

S

Adozioniscolastiche in Costa d’Avorio

ono stati completati gli invii delleletterine di auguri e

ringraziamento, pervenuteall’Associazione «Nel Sorriso diValeria» dai bambini in Costad’Avorio, a tutti i sottoscrittori delleadozioni scolastiche. Più di qualchealunno comincia a frequentare lescuole superiori, paragonabili allenostre medie, e potrà poi accedereanche a quelle più alte. Dobbiamoessere orgogliosi per questi risultatiche premiano il loro impegno, purnelle innumerevoli difficoltàambientali, e ci invogliano asostenerli ancor di più.Grazie a tutti i partecipanti allenumerose manifestazioni svoltesi nelDicembre scorso sia a San Miniatocon gli incontri conviviali conSoroptimist Valdarno Inferiore, con Round Table 73 di Pontedera e lacena sociale e solidale al Tennis Clubdi San Miniato; sia a Sonnino conl’offerta di stelle di Natale solidali, lapremiazione dei concorsi pittorici e fotograficidelle scuole, la presentazione dellibro di Gino Cesare Gasbarrone, «’nacredenza di voci lontane», con laconsegna delle borse di studio «Per realizzare un sogno» ecena finale di solidarietà.Complessivamente sono stati raccoltioltre cinquemila euro che servirannoa finanziare le nostre iniziativeprogrammate e soprattutto i dueprogetti più importanti: le 30 borsedi studio per i ragazzi delle scuolemedie superiori e universitari e ilsostegno scolastico per 150 bambini orfani o menoabbienti in Costa d’Avorio.Prossimo appuntamento ad aprileper l’Assemblea annuale, in data dadefinire. Vogliamo, inoltre, esprimeresolidarietà e vicinanza al MovimentoShalom per i rischi di azioniterroristiche jaediste che stannointeressando il Burkina Faso, dovesono presenti da oltre trent’anni connumerose iniziative umanitarie.

Lucio Tramentozzi

S

osì si è compiuto il nostrodovere». Queste sono le

parole che aprono l’ultima faticaeditoriale di Paolo Morelli, permolti anni insegnante di Storiadella chiesa nella Scuola diformazione teologica di SanMiniato, saggista e culturedell’età moderna, presentato aPontedera lo scorso sabato 12gennaio. La pubblicazione, editada Tagete, può considerarsiun’ottima sintesi delle iniziativecelebrative sulla Grande Guerraper la cornice entro il quale èpresentato il diario di un"testimone" di quei tempi,monsignor Dante Pasquinucci,preposto di Pontedera. Comespiega bene l’autore nelle pagineintroduttive «è evidente che sitratta di un punto di vistaparticolare, quello di un preteimpegnato nell’attivitàparrocchiale, ma proprio perquesto le sue annotazioni … aduna lettura più attenta ciinducono a una rivisitazione deirapporti fra Stato e Chiesanell’Italia risorgimentale e post-risorgimentale», consentendoanche di comprendere ilprocesso di riconciliazionesuccessivo al primo conflittomondiale. Nelle oltre settanta

pagine del volume, PaoloMorelli ricorda la nostra Diocesiin svariate occasioni e sempre inmaniera funzionale al discorsofornendoci al contempo alcunimotivi concreti per guardare conattenzione alla documentazioneconservata presso archivi ebiblioteche, e quindi allevicende che i diversi documentitramandano. In primo luogoMorelli ricorda l’importanza del«Bollettino Diocesano» comefonte insostituibile diinformazioni su quel periodo,

soprattutto legate ai documentiufficiali del magistero cheperiodicamente il mensilepubblicava in apertura. Si pensi,per iniziare, all’esortazione«Dum Europa» di Pio X cheinvitava vescovi e fedeli apregare per la pace nellasperanza di indurre neigovernanti pensieri nonconflittuali. L’esortazione erastata pubblicata sul Bollettinoufficiale della nostra Diocesi nel1914, e nel territorio pisano - inassenza di un notiziario simile a

Pisa - diventava l’unicostrumento di trasmissione dicerti documenti nei territoriodelle parrocchie di campagna.Ma il volume, ovviamente, nonè solo questo. È un raccontodello spaccato di vita diquegl’anni, della cornice dellastoria italiana entro la quale siinnesta la vicenda pontederese,del "flagello" del conflitto chevede i parroci delle chiese inprima linea per sanare ilmalessere morale e la tristezzadi tante famiglie private dipadri, di figli, di giovani fratelli,di vedove disperate senza piùbraccia per i lavori nei campi.Ma il volume, con la consuetaabilità narrativa del suo autore, èanche qualcosa in più: è ilracconto della Pontedera aguerra finita, dellecommemorazioni post belliche,è il racconto del caso bellicocome primo momento diriavvicinamento tra Stato eChiesa che porterà poi alla"conciliazione". Un libro distoria, più che un libro di storialocale, che potrebbe costituireun bel manualetto di studio pertanti ragazzi delle scuolesuperiori.

Alexander Di Bartolo

DI FRANCESCO CAMPIGLI

abato 2 febbraio 2019 alle ore 17,nella chiesa parrocchiale di Torre, saràpresentato il volume dedicato alMillenario della frazione, curato

dall’Associazione Ricerche storicheValdarno di Sotto. Tanti gli ospiti e i relatoriche interverranno, tra cui il Sindaco diFucecchio Alessio Spinelli, l’assessore allaCultura Daniele Cei, la ProfessoressaIsabella Gagliardi dell’Università di Firenze,oltre agli autori del libro incentratosull’archeologia e sulla storia dellacomunità di Torre. Al termine dell’incontroverranno consegnati dei riconoscimentispeciali ad alcuni torrigiani che hannovalorizzato la frazione e dei tributi allamemoria di coloro di che hanno datolustro a questo territorio nel corso deltempo. Tra questi Enzo Fabiani che nacquea Torre nel 1924. Egli è stato poeta delsecondo Novecento, giornalista percinquant’anni a Milano, critico d’arte eamico di importanti artisti quali LucioFontana e Aligi Sassu. Enzo Fabiani saràricordato, in particolare, per la sua carrieradi poeta che lo ha reso celebre in Italia, maanche per un segno prezioso, dal punto divista artistico, che egli ha lasciato nellachiesa di Torre Si tratta di un crocifissorealizzato dal pittore e scultore di famanazionale Aligi Sassu. Un’opera prodottaad Albisola in Liguria che, negli anniCinquanta e Sessanta, era il cenacolo didiversi artisti, tra cui Fontana e Sassu iquali, durante l’estate, lavoravano laterracotta. Enzo Fabiani li raggiungevaspesso ad Albisola e nell’estate del 1963commissionò ad Aligi Sassu un crocifissoper donarlo alla Chiesa di S. Gregorio allaTorre, per arricchire il presbiterio. Il fatto èemerso alcuni anni fa, mentre scrivevo illibro Al tempo del Priore Don GiuseppeMainardi. Immagini e cronache da SanGregorio alla Torre. Leggendo i documentidell’archivio parrocchiale e le cartepersonali di don Mainardi mi sonoimbattuto in una lettera scritta e firmata daEnzo Fabiani il 9 settembre 1963 eindirizzata al Priore di Torre, al quale ilpoeta era legato da un profondo rapportodi amicizia e stima reciproche. Nel testo il

giornalista spiegava le caratteristiche delcrocifisso che stava per inviare alla chiesaparrocchiale, accompagnato da unoschizzo per mostrare al parroco come edove collocarlo: nel coro, al posto dellevecchie canne d’organo. Si tratta di unascultura in terracotta che rappresenta unCristo sofferente inchiodato ad una crocein pregiato legno americano: i colori nonsono accesi e l’espressione del volto èmolto intensa e dolorosa. Nel documento(pubblicato nel libro) Enzo Fabiani parlavadi un «pittore suo amico», senza citare ilnome. Tuttavia, si comprendeva facilmenteche non si trattava di un’opera qualsiasi,per questo decisi di contattarlotelefonicamente al fine di ottenereinformazioni più dettagliate. Era l’estate del2010. In quella conversazione Enzo Fabianimi riferì che il crocifisso era stato realizzatoda Aligi Sassu. Pochi anni dopo il poeta èmorto, ma non c’è dubbio alcuno sulle suedichiarazioni anche perché - in occasionedel Millenario di Torre - ho approfondito lericerche e ho individuato diversi cataloghi

di opere di arte sacra di Aligi Sassu curati daEnzo Fabiani, tra cui uno risalente proprioal periodo in cui lo scultore ha realizzato ilcrocifisso per la chiesa di Torre. L’amicizia ela collaborazione tra Fabiani e Sassu ècontinuata anche negli anni Ottanta, comerisulta da ulteriori documenti. Inoltre, nel2017 è stato pubblicato il Catalogoragionato dell’opera sacra di Aligi Sassu,curato dal cognato e mecenate AlfredoPaglione, con saggi di Antonio Paolucci, delCardinale Gianfranco Ravasi, di BrunoForte e di altri studiosi. Quasi cinquecentoopere a soggetto religioso realizzate daSassu tra il 1927 e il 1999, con le tecnichepiù varie. Nel volume si parla anche diAlbisola, centro artistico e culturale tra i piùvivaci d’Italia negli anni Sessanta,frequentato da artisti illustri e da poeticome Quasimodo, Sereni e Fabiani.Emerge inoltre che il tema ricorrente nellaproduzione artistica sacra di Sassu eraproprio la Crocifissione, «un segno che egliriteneva capitale per la sua fede, per la suaarte e per la storia dell’umanità».

S

ILVIAGGIOdi Michael Cantarella

Page 5: Quella Memoria necessaria...Quella Memoria necessaria a sempre i liberal democratici USA si battono contro la pena di morte. Quegli stessi liberal democratici che hanno sancito a maggioranza,

LA DOMENICATOSCANA OGGI

3 febbraio 2019 V

DI ALBERTO MALVOLTI

boschi delle Cerbaie sonostati per secoli una risorsaimportante per i paesi delValdarno: legna da

costruzione e da ardere,pascoli, prodotti delsottobosco utilizzati dagliagricoltori per l’allevamentodel bestiame, funghi e erbealimentari, cacciagione sonostate altrettante riservepreziose per la vita quotidiana.Senza considerare i nuovispazi acquisiti via viaall’agricoltura con la creazionedi nuovi poderi, al punto chetra XVII e XVIII secolo i bilancidei Comunivaldarnesi eranoin attivo propriograzie ai proventidelle Cerbaie.Oggi tutto èdiverso, tantoche spesso questiboschi vengonoavvertiti come unpeso dalleamministrazionilocali e daiproprietariprivati. Su questotema abbiamoposto alcunedomande aAndreaBernardini (nellafoto), direttoredel Consorziodelle Cerbaie.Prima di tutto, chi aderisce alconsorzio e quali ne sono iprincipali scopi?Il Consorzio Forestale delleCerbaie è un’azienda privatanata, nel 2008, per iniziativadella Provincia di Pisa e dellamaggior parte dei Comunidelle colline delle Cerbaie conlo scopo di associare, oltre alleAmministrazioni Pubbliche, iproprietari di terreni boschividell’area con lo scopo divalorizzare, in terminiecologici e economici, larisorsa forestale nello specificoe il paesaggio più in generale.Ad oggi, conta l’adesione di 4Comuni (Castelfranco, SantaCroce, Fucecchio e Calcinaia) e21 soci privati di cui 16proprietari e 5 Ditte boschiveper un totale di circa 150 ettarigestiti direttamente (tramitecontratti di concessione oaffitto) e circa 400 ettari dipertinenza dei soci proprietari.La amministrazioni pubblichehanno una parte importantenel Consorzio. Ad esempio ilComune di Fucecchio,specialmente dopol’assorbimento dell’ex OperaPia Landini Marchiani, haconferito una notevoleestensione di boschi alConsorzio, quanti ettariesattamente? E gli altricomuni?Il Comune di Fucecchio, conuna concessione attivata nel2011 e aggiornata nel 2015, haconferito la gestione di 112ettari (in massima parteboschivi) al Consorzio che necura la pianificazione,l’attuazione dei tagli e lamanutenzione della retesentieristica. Gli altri Comuninon sono detentori diretti diproprietà boschive (tranneSanta Croce con il ParcoRobinson). Del Comune diCalcinaia, il Consorzio ha inmanutenzione il Bosco diMontecchio, un’area agro-

forestale di pregio di 6 ettari.Qual è oggi lo stato di salutedei boschi, dopo la strage dipini causata dal Matsucoccus?Domanda complessa per untema così articolato. Lasituazione è assai variegata conmolti soprassuoli in via dispontanea rinaturalizzazioneecologica e funzionale (ilprogressivo ritorno al boscooriginario di latifoglie) e altriin cui l’abbandono seguito aitagli fitosanitari (a seguitodella malattia del pino) hainnescato dinamicheinvolutive in cui finiscono conprevalere macchieincontrollate di arbusti enotevoli popolamenti inrinnovazione dello stesso pinomarittimo che, dopo alcunianni, tende nuovamente,tutt’oggi, ad ammalarsi. Questisoprassuoli sono anche quelliin cui più frequentemente inon casuali incendi possonoprendere piede ed espandersi.Uno degli scopi fondativi delConsorzio è lapianificazione/gestione infunzione dello sviluppo ditutele e dinamiche virtuosetese a preservare e svilupparebiodiversità, stabilità ecologicae qualità del paesaggio.Obiettivi assolutamente nonsemplici.Una risorsa importantepotrebbe venire dal legname,tuttavia i recentiprovvedimenti sembranoinvertire la tendenza avalorizzare, come in passato,la legna da arderespecialmente nelle forme dicippato o di pellet. Si parlaaddirittura di proibire odisincentivare ilriscaldamento a legna a causadelle polveri sottili prodottedalla combustione dellegname. Quale stradapercorrere, allora?Ogni percorso, vieppiùsupportato dai nuovi

contributi scientifici, vaaccolto e valutato coninteresse, seppur è vero che talistessi contributi differisconospesso fra loro nelle opinioni eche, forse, la strada da seguireè quella di un equilibrio teso aevitare gli eccessi da una partee dall’altra. Con ciò, intendoche la via del legno comeforma, più o meno integrativa,di riscaldamento, può esserestrategica se perseguita dietrouna progettazione territoriale eeconomico-organizzativacoordinata e responsabiledegli aspetti ambientali.Abbiamo parlato spesso, nelrecente passato, di una filieracorta del legno: creare caldaiea cippato nell’area delleCerbaie per scaldare scuole eanche abitazioni private. Oggitutto ciò sembra difficile darealizzare. Come vedi lasituazione?Non scoraggiante anche seassolutamente non semplice.La filiera corta del legno è unprogetto (che stiamo, conalterne fortune, portandoavanti) che porterebbe inteoria, vantaggi ambientali(per la gestione forestalesostenibile e l’improntaecologica del combustibile akm 0) e economici (perl’attivazione di filiere locali dicommercializzazione dellarisorsa e per i risparmi dellebollette). Chiaramente in areenon metanizzate in quanto,seppur teoricamente piùefficiente e conveniente ancherispetto al metano, lo è ancoradi più in zone (come la partefucecchiese delle Cerbaie) nonraggiunte dalla rete. Stiamo, inquesto senso, portando avantiun progetto, in collaborazionecon il Comune di Fucecchio el’Università di Firenze, perl’attivazione, grazie ai fondidel PSR (Piano dello SviluppoRurale), di due piccole caldaiea cippato per le scuole diPinete e Querce (oggi a gasolioe GPL) che potrebbe innescareun percorso virtuoso in gradodi ampliare le proposte diquesto tipo anche verso ilsettore privato,comprensibilmente, per moltifattori, più restio a piccoliinvestimenti del genere chevadano a cambiare abitudiniormai da lungo inveterate.In passato i boschi venivanocoltivati e ripuliti perché iprodotti delle ripulitureerano usati per parecchiscopi. Oggi i proprietariprivati incontrano non poche

difficoltà nello smaltimentodelle potature quando sitratta di eliminarne grandiquantitativi. Ma anche questeramaglie e fogliame nonpotrebbero essere utilizzatein qualche modo?Dipende anche dalle dittecoinvolte in quanto esistonoaziende boschive che, nel loroprogetto di taglio, utilizzanoanche le ramaglie a differenza,a onor del vero, della maggiorparte di esse, che, nellamigliore delle ipotesi, lerilasciano, a norma di legge, incumuli o andane di modestedimensioni, ma sempre inquantitativi spesso di difficilesmaltimento naturale in tempiragionevoli. Potrebbero essereutilizzate per andare acomporre una parte delcippato se ci fosseun’organizzazione/filierafunzionante in grado direndere non sconvenientefarlo anche per i piccoliproprietari con i loro scarti dipotature. Il problema è semprel’organizzazioneeconomicamente efficiente.Nel nostro piccolo, cerchiamodi far operare le ditte a normadi legge o, nel migliore deicasi, a scegliere che utilizzinole ramaglie per il cippato ocercare dei finanziamentipubblici regionali in grado dinon rendere sconveniente illoro smaltimento.Il Consorzio svolge ancheun’intensa attività didatticaper far conoscere i nostriboschi. In quale direzione vistate muovendo? Qualiiniziative avete inprogramma?Il Consorzio organizzapercorsi didattici con le scuoledella maggior parte deiComuni delle Cerbaie oltre aproporre programmiescursionistici (soprattutto aprimavera) che faccianoconoscere le peculiaritànaturalistiche e paesaggistiche,uniche nel loro genere, allepersone che, quasi sempre nonsono a conoscenza dellebellezze a due passi da casa.Tali iniziative spesso sonoorganizzate in collaborazionecon associazioni locali oaziende agricole che, nelcontempo, possono farconoscere prodotti ecompetenze della propriaattività.

Intervista gentilmente concessada Italia Nostra Onlus, sezioneMedio Valdarno Inferiore.

I

Il direttore del Consorzio:quale futuro per le Cerbaie?

an Miniato è sempre stata definitauna città di cultura per le numerose

scuole che qui risiedevano e di arte perle pregiatissime chiese di cui è ancoraricca e ricercata.L’insegnamento era una delleoccupazioni professionali della cittàpiù sentite e più perseguite.Un luogo di cultura, oltre a scuolepubbliche di vario ordine e grado, eracostituito dal Seminario vescovile,dove il ciclo di studi iniziava con lemedie, proseguiva con i cinque annidel liceo classico e terminava con ilcorso di quattro anni di teologia inpreparazione agli ordini sacri per ifuturi sacerdoti.Oltre a questi luoghi vi era il noviziatodei frati minori conventualifrancescani con scuole al loro interno.La città era una concentrazione distudi che arricchivano, ancheeconomicamente, non solo la cittàstessa ma anche tutto il circondario.Questa vocazione alla cultura non èandata persa e molti uomini e donne,sacerdoti e religiosi, oggi, allora allievi,cercano, con capacità letteraria, direnderla ancora viva ed efficiente nelloscrivere e pubblicare saggi,testimonianze di vita, illustrazionistoriche di eventi di cui la città ed ilsuo territorio ne sono ricchi.Michele Fiaschi, un samminiatese doc,esperto di araldica civica, peritoaraldico, svolge tuttora ricerchestoriche, realizza stemmi ed emblemiper i comuni italiani, collaborandocon istituzioni nazionali.Sabato 26 gennaio nella sala consiliaredel Comune di San Miniato, Fiaschi hapresentato il suo ultimo libro «Sic nosin sceptra reponis», (così ci restituisciagli antichi onori) in cui descrive lastoria araldica del gonfalonecomunale. Riscopre nel libro percorsistorici che non solo la città di SanMiniato ha attraversato nei secoli, madi un intero territorio, sempre conteso,tra la potenza di Pisa ghibellina e laRepubblica Fiorentina.Ne 1337 il comune di San Miniato alTedesco si dotò di statuti, in essi fudescritto anche lo stemma della città:«ovvero sia su un gonfalone, unpavese, uno scudo o una targa vengadipinto un leone bianco con unaspada in zampa con una corona intesta su un campo rosso».Michele, con attenta ricerca storica,elenca tutte le fasi di trasformazionedello stemma, dal 1337 ad oggi.Importante e storicamente eloquente èil motto che sta alla base dellostemma, raffigurante un leone susfondo rosso, «sic nos in sceptrareponis», breve locazione trattadall’Eneide (29-19 a c), riportato ededito da Giovanni Perso Migliorati,alla fine del’700, scritto «perringraziare i Granduchi di Toscana edin segno di riconoscenza del popolosamminiatese».Una definizione di cui San Miniato si èarricchito e messa ben in risalto sullostemma è il titolo di "città".Solo con decreto del Capo dello Stato icomuni si possono fregiare con taletitolo, in base al fons honorum, fontedegli onori, insigni per ricordi,monumenti storici e per l’attualeimportanza. Questi comuni, insignitidal titolo di città, possono utilizzare aldi sopra del proprio scudo una coronaturrita, formata da un cerchio d’oroaperto da otto pusterle di cui solocinque visibili.Lo stemma oggi è completo. Possiedetutte le caratteristiche di una comunitàche evoca il proprio passato per capireil presente nella prospettiva diprepararsi alle nuove sfide sociali delfuturo.«Esprime aspirazione presente arecuperare il prestigio passato.Aspirazione che oggi appareimprecisata in forza del difficilecomputo del dare e dell’avere scrittodalla storia» (don Luciano Marrucci).

Antonio Baroncini

S

Un saggio sullostemma araldicodi San Miniato