Quasi per caso una donna: Elisabetta di Dario...

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Quasi per caso una donna: Elisabetta di Dario Fo

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Quasi per caso una donna: Elisabetta

di

Dario Fo

2 QUASI PER CASO UNA DONNA: ELISABETTA 2

Copione di scena a cura di Franca Rame

Prima rappresentazione: Riccione, 7 dicembre 1984.

PERSONAGGI:

ELISABETTA I D'INGHILTERRA

MARTA (NOBILDONNA-GOVERNANTE)

EGERTON (GUARDASIGILLI)

DONNAZZA (MAMMONA)

THOMAS (GIOVANE)

SICARIO

CAPO DELLE GUARDIE

GUARDIE

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PRIMO ATTO

Londra. La camera da letto di Elisabetta I. Interno di

una grande stanza in stile rinascimentale. Tutt'intorno,

appoggiato alle pareti corre un loggiato su due piani.

Sulle pareti del ballatoio in corrispondenza di ogni arco

si aprono finestre in numero di otto. Sul pianerottolo del

ballatoio si apre una porta che comunica con l'esterno e

scende una scala che costeggia la parete di destra; a

piano terra, una porta sulla parete laterale di sinistra,

un'altra in quella di destra.

Nel centro, un letto faximile del famoso «Talamo di

Federico da Montefeltro». Lo spazio di sinistra è

nascosto da una doppia cortina, formata da due arazzi

paralleli, uno dietro l'altro, scorrevoli, diposti di fronte

al pubblico. Dietro al secondo arazzo è nascosto un

cavallo in legno montato su ruote, a grandezza naturale;

s'intravede un camino con uno specchio sovrastante, ed

un candelabro vicino al camino, un leggìo con

calamaio, penna, manoscritti e un pugnale.

In centro palcoscenico, in proscenio, ben visibile un

manichino-porta abiti, sul quale è posto un abito

femminile da cerimonia, nero, con gorgiera bianca.

Lo spettacolo inizia con la canzone «Candia», la luce è

tenue, quasi buio. Gli arazzi sono distesi, così da

impedire la vista del cavallo al pubblico. Sul finire della

canzone entra Elisabetta con dei fogli in mano. A causa

dell'oscurità va letteralmente a sbattere contro il

manichino.

L'azione si svolge a Londra nei primi anni del

diciasettesimo secolo.

Canzone: «Candia»

«Da po' che ti no' me vol bèn, a Candia mi anderò.

e sû la vela granda (de randa) pinterò i to' ôgi.

E quando sarem per mare e le onde sbateràn sû la

plancia,

farà grand sprusi che andrà a bagnar la randa.

Desenderà gote 'me lacrime, e i to' ôgi plangeran,

ti, che no' ti g'ha mai plangiû per mi.

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E sû la prora meterò 'na polena de raìs, fada 'me ti, con

zinne toe,

e facia e ventre derentro le onde andrà, ambrasàda dal

mare ti sarà,

ti, che in braso a mi no' ti g'ha vorsuo mai stare.

E quando che sarem ne la lûss granda de Candia e in sûl

molo la zente

se dimanderà perché 'sto marinar se mena i ôgi de la sua

dona sû la vela,

mi ghe responderò: «Perché 'sta mia dona d'amor,

tegnendola d'apreso,

forse me ghe reûssirà de poterla scordar.»1

1 Traduzione della canzone «Candia» Dal momento che tu non mi vuoi più bene, a Candia me ne andrò. e sulla vela grande (di randa) dipingerò i tuoi occhi. E quando saremo per mare e le onde sbatteranno sulla plancia, faranno grandi spruzzi che andranno a bagnare la randa. Discenderanno gocce come lacrime e i tuoi occhi finalmente piangeranno, tu che non hai mai pianto per me. E sulla prua metterò una polena di rovere, fatta come te, con zinne tue, e faccia e ventre dentro le onde andranno, abbracciata dal mare tu sarai, tu che nelle mie braccia non hai voluto stare mai. E quando saremo nella luce grande di Candia, e sul molo la gente si domanderà perché questo marinaio si porta gli occhi della sua donna sulla vela, io risponderò: «Perché questa mia donna d'amore, tenendomela appresso, forse mi riuscirà di poterla scordare.»

ELISABETTA Ma dove vi siete cacciati tutti quanti...?

Marta! Non si doveva cominciare... (si trova

abbracciata al manichino) e che è questo?... Marta,

perché tenete tutto chiuso? (Fa scorrere il prima arazzo

che sta in proscenio: un taglio di luce illumina il

manichino: Elisabetta manda un urlo) AHAA! Stuarda

maledetta! (Afferra dal leggio un pugnale) Vattene! Non

mi fai paura... (L'arazzo di destra si scuote, gli si lancia

contro impugnando il pugnale) E neanche tu! Ti ho

visto... bastardo! Ti infilzo! (Sferra fendenti col pugnale

contro l'arazzo).

MARTA (da dietro l'arazzo, spaventata) Aiuto! Ferma!

Elisabetta!

ELISABETTA Chi sei? Vieni fuori o t'ammazzo!

Entra in scena Marta.

MARTA Sono io, Marta... ma che ti prende?

ELISABETTA Marta? E che ci facevi lì dietro? Mi spiavi?

MARTA Ma che dici? T'ho sentita gridare... Che c'è?

(Servendosi di una pertica fa scorrere le tende appese

alle finestre: il taglio di luce che attraversa la stanza

coglie in pieno il manichino; Elisabetta manda un altro

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grido e gli scaglia i fogli contro).

ELISABETTA Lì, lì... È Maria! La Stuarda!

MARTA Ma no cara, è solo il suo vestito... calmati.

ELISABETTA (molto agressiva) Chi l'ha portato qui e l'ha

piazzato sul manichino senza testa?

MARTA Tu, hai ordinato che lo tirassero fuori dai suoi

armadi... Volevi farne un regalo... non so a chi. (Toglie

l'abito dal manichino e lo porta fuori scena).

ELISABETTA Non è vero. Prima di tutto io avevo chiesto

che lo tirassero fuori per fargli prendere aria e basta...

MARTA Si tratta solo d'un equivoco evidentemente...

ELISABETTA Evidentemente un corno! L'hanno fatto

apposta di piazzarmelo lì, sul manichino senza testa

perché mi prendesse un coccolone! Chi ci ha avuto 'sta

bella idea? Lo voglio qui. Subito!

MARTA D'accordo... mi darò subito da fare... Raduno

tutta la servitù... una bella inchiesta. Così ognuno saprà

che la regina è ancora ossessionata dal fantasma di

Maria la scozzese.

ELISABETTA Io non sono affatto ossessionata... me ne

sbatto, io, di quella puttana.

MARTA Ecco, e allora dimostralo. Mettiti tranquilla e

torna a letto. (Si accinge a spalancare le ante del letto).

ELISABETTA Ferma! Non aprire le ante del mio letto!

MARTA (sottovoce) Perché? Hai qualche ospite?

Ammazzalo, con tutta la caciara che hai fatto non s'è

svegliato?!

ELISABETTA Non s'è svegliato solo perché non c'è... non

ci ho portato nessuno a letto 'stanotte.

MARTA Allora apro?

ELISABETTA No, ho detto! Non ci ho portato nessuna 'sta

notte... ma potrebbe esserci rimasto quello che ci ho

portato tre notti fa...

MARTA Per carità! Va bene... sei intrattabile 'stamattina.

Che ti prende? Guarda, nello sventolare che hai fatto hai

seminato un sacco di fogli... (li raccatta).

ELISABETTA Ah, sì. Dài qua.

MARTA Che roba è?

ELISABETTA Sei tu che me lo devi spiegare che roba è.

Chi è 'sto bastardo? Le scrive lui da solo 'ste infamità o

è solo una testa di legno? Da chi prende le

informazioni? È tutta la notte che non chiudo occhio

cercando di capire.

MARTA Elisabetta, ti vuoi calmare? Sono io che non ci

capisco niente... di chi stai parlando?

ELISABETTA Shakespeare. Ma chi è 'sto Shakespeare?

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MARTA Shakespeare? Un'altra volta? Che t'ha fatto

ancora?

ELISABETTA T'avevo detto d'informarti, almeno un mese

fa. Voglio leggere ogni foglio di quello che ha scritto...

quante di 'ste puttanate è riuscito a mettere in scena...

chi gli stampa i lavori...

MARTA (indicando i fogli che ha appena raccolto) E tu,

con tutte le cose davvero tragiche che ti trovi fra capo e

collo, stai a sfrugugliarti l'anima con 'sti melodrammi

del cavolo? Scusa, ma è una ossessione ormai.

ELISABETTA Certo. Elisabetta è tocca. È una fissata!

Siediti qua e guarda (le mostra i fogli). Dimmi tu se in

questo Enrico IV, e anche in 'sto Riccardo III, non si fa

il verso a me... alla mia vita, al mio modo di governare...

MARTA Ma questo mica se l'è inventato: è storia!

ELISABETTA Certo, non posso prendermela con la storia

che ha copiato dalla mia vita, ma me la posso prendere

con questo bastardo infame che ha deciso di metterla in

scena con evidenti allegorie!

MARTA Ma tu sei anche la regina delle fantasie.

ELISABETTA Ah sì, fantasie? Allora guarda questo

Amleto (le mostra altri fogli) dimmi tu se non è forse il

mio ritratto sputato!? Dì di no!

MARTA Amleto il tuo ritratto?!

ELISABETTA Sì, è inutile che tu mi guardi con quell'aria a

sfottere. L'hai letto?

MARTA No... conosco appena la trama.

ELISABETTA E allora leggitelo con molta attenzione. Ci

troverai frasi mie... mie disperazioni... bestemmie mie...

urlate qui, in questa stanza. Come le ha sapute questo

Shakespeare? Chi è la spia qui dentro Marta?

MARTA Senti, se guardi me, dillo: io faccio fagotto

anche subito.

ELISABETTA Ma piantala! Non hai abbastanza fantasia

per fare la ruffiana. Piantala!

MARTA Grazie. Ad ogni modo, se tu ti abituassi ad

urlare un po' più a bassa voce, così da non farti sentire

perfino dalle guardie nel corridoio, dai segretari di

transito, dai ruffiani di passaggio e da qualche

ragazzotto che casualmente si ritrova accucciato nel tuo

letto... (indica le ante chiuse del baldacchino).

ELISABETTA Ti ci metti anche tu con le malelingue

adesso?

MARTA Che malelingue? Dimentichi che sono io a rifarti

il letto ogni mattino?

ELISABETTA Ah già, è vero.

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MARTA Ad ogni modo, se proprio ci tieni a scoprire che

c'è sotto a 'sti spettacoli, perché non lo chiedi al capo

della tua polizia?

ELISABETTA Chi? Egerton? Dov'è?

MARTA È qui nel corridoio che aspetta da stamattina

all'alba. Se permetti, lo faccio entrare.

ELISABETTA Entrare? Perché scopra il mostro che sono

appena sveglia? Se quel maledetto spione mi dà una sola

occhiata, domani tutta Londra avrà il ritratto sputato di

come sono orrenda al naturale.

MARTA Va bene, come vuoi. Aspetterà fino a che tu non

ti sarai restaurata. (Ironica) Gli dico di tornare fra

quattro ore, nel pomeriggio.

ELISABETTA (seccata) Ah, ah... spiritosa! Fallo passare,

ma portami in avanti qualcosa da far barriera... anzi, vai,

ci penso io... basta far scorrere il mio cavallo (solleva il

lembo dell'arazzo, appare il cavallo, Elisabetta lo

sospinge in mezzo alla scena, in proscenio a mò di

paravento).

MARTA (si dirige alla porta di sinistra, in cima alle scale)

Prego Egerton, accomodatevi... Sua Maestà v'aspetta.

Entra Egerton con una cartella damascata sottobraccio.

EGERTON Grazie. Buongiorno Altezza. (Si guarda

intorno).

ELISABETTA Buongiorno Egerton.

EGERTON (a Marta) Dov'è?

ELISABETTA Sono qui dietro... dietro il cavallo.

V'avverto, Egerton, se appena sorpassate il pettorale

della bestia qui, nel tentativo di darmi un'occhiata

(estrae una pistola corta dal corpetto) vi sparo una palla

in quell'occhio da spione che tenete. (Punta la pistola al

di là del collo del cavallo contro Egerton) Che notizie

mi portate?

EGERTON Maestà, sono mortificato, so che vi trovate in

collera con me.

ELISABETTA È poco, in collera, Egerton. Sono fuori

dalla grazia di dio! Primo, perché non mi avete fatto

sapere ancora niente di quell'animale che m'ha sparato

dalla riva, mentre ero in barca. Non so se era un

irlandese, un puritano, un papista, o un cacciatore che

m'ha scambiata per un gallo cedrone... (Marta esce di

scena, poi rientra portando una grande bacinella e

degli asciugamani, e lava i piedi ad Elisabetta).

Secondo, perché ancora mi domando con che razza di

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criterio leggete i testi che vi sottopongono per il

benestare alle rappresentazioni. E voi sareste il capo

dell'Intelligence Service? Dell'Imbecill service... siete il

capo!

EGERTON Signora, sono disposto a sopportare ogni

ingiuria, permettetemi però di assicurarvi che il sicario

in questione è stato preso ed ha parlato.

ELISABETTA Parlato?... Liberamente?

EGERTON Sì, con una torcia accesa sotto i piedi...

ELISABETTA Per l'amor di Dio, Egerton, ancora con

questi metodi criminali... disumani!

EGERTON Ma Signora, da che mondo è mondo, la

polizia, se vuole ottenere delle confessioni è costretta...

ELISABETTA (interrompendola) Costretta un corno! Ma

come ve lo devo dire. Non siamo più ai tempi di mio

padre Enrico VIII, che addirittura presenziava agli

interrogatori con sevizie, come ad uno spettacolo di

grande spasso! No, oggi noi viviamo in uno Stato libero

ed umano, dove io, ho il dovere d'indignarmi,

d'insultarvi... di trascinarvi davanti ad un tribunale se vi

scopro sul fatto! Vostro dovere è quello di continuare

imperterriti a torturare, ma senza venirmelo a

raccontare, per Dio... mi rovinate la giornata, Egerton!

EGERTON Avete ragione, scusatemi. La cosa certa è che

non risulta esserci alcun legame con il Conte di Essex.

ELISABETTA (con emozione tra se) Eh Roberto, Roberto.

(Ad Egerton) Lo dite così, per compiacermi... Sapete che

sono pazza di lui!

EGERTON No, Signora. È la verità. Si tratta di un

fanatico, un isolato pazzo.

ELISABETTA Come, un isolato... se erano in due?

EGERTON Sì... due isolati pazzi.

ELISABETTA Bene... tra poco si scoprirà che erano in

tre... quattro: l'associazione nazionale degli isolati pazzi!

Quanto siete pietosi e monotoni. Ogni qualvolta temete

che si scoprano i mandanti di qualsivoglia schifezza,

poiché son nomi che scottano, tirate fuori 'sto ritornello

imbecille degli isolati pazzi!

EGERTON Forse avete ragione, Signora... siamo

monotoni... ma vi assicuro che, in questo caso, il Conte

di Essex non c'entra.

ELISABETTA In questo. Ma in qualche altro caso c'entra?

E allora parlate.

EGERTON Temo che si stia cacciando in un'operazione

veramente folle.

ELISABETTA Ah sì? E voi Egerton, insieme ai miei

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consiglieri, gongolate come pazzi.

EGERTON Signora, vi prego... noi... Il fatto è che il Conte

si lascia strumentalizzare da una massa di sconsiderati.

Stanno convincendolo ad organizzare una vera e propria

sommossa popolare con tanto d'invasione d'appoggio.

ELISABETTA Invasione d'appoggio da parte di chi? Da

dove?

EGERTON Cercano di coinvolgere vostro cugino, il re di

Scozia.

ELISABETTA Giacomo?!

EGERTON Sì, perché intervenga con le sue truppe e li

appoggi nel momento in cui scoppierà la rivolta.

ELISABETTA Non possono essere così coglioni... teste di

...

MARTA Elisabetta andiamo, sei sempre una Signora,

oltre che regina.

ELISABETTA E sono anche il papa della mia religione! E

se non stai zitta, ti scomunico! Fuori, fuori... (Marta

esce portandosi via bacinella e asciugamani) È falso,

Egerton. Menzogne! Le prove, voglio le prove!

Rientra Marta.

EGERTON Eccole, Signora. (Estrae dei fogli dalla

cartella e li porge alla regina senza guardarla restando

sempre coperto dal cavallo) È una lettera scritta di suo

pugno dal Conte di Essex. (Accenna a sporgersi verso di

lei).

ELISABETTA (bloccandolo con la pistola) Fermo o sparo!

(Legge attentamente la lettera) «Intervenite ora! Subito!

Difficilmente si presenterà situazione più propizia. Tutto

il paese, esasperato, è convinto che ormai la regina si

trovi completamente plagiata dai suoi consiglieri, che,

con la loro infame politica stanno portando l'Inghilterra

alla rovina.» (Ride) Marta, vieni qua e guarda! (Mostra

la lettera a Marta) È falsa. È un'imitazione grossolana

della calligrafia di Roberto d'Essex. (Ad Egerton) È

falsa, Intelligence Service!

EGERTON Possibile? Eppure il corriere, che è un nostro

uomo, ci ha assicurato...

ELISABETTA Silenzio! È falso, ho detto! O forse,

Egerton, mettete in dubbio la mia parola, di fronte a

quella di un infiltrato qualsiasi, che magari sta facendo il

gioco di Giacomo appunto?

EGERTON Per carità! Di certo, come dire... beh, si può

sempre controllare.

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ELISABETTA Ecco, bravo! Controllatelo, interrogatelo, e

arrestatelo. Sì, arrestatelo, questo vostro fidato

collaboratore, ed applicate la legge sui contriti.

EGERTON La legge sui contriti?

ELISABETTA Ma sì, quella ideata da mio fratello

Edoardo. Prima si spaventa ben bene il prigioniero col

fargli vedere la forca da vicino... poi di colpo gli si

promettono libertà e quattrini, se parla... All'istante,

vedrete, comincerà a denunciare tanta di quella gente

che dovrete dirgli “basta”, altrimenti ci riempie le

galere!

EGERTON Senz'altro Maestà... vi saprò dire al più presto.

ELISABETTA Fatemi sapere Egerton.

EGERTON Immediatamente. (Si congeda). Maestà...

dovetissimo. (Si inchina a salutare Marta. Esce

dimenticando la sua cartella su di una sedia).

ELISABETTA (sfottente) Anch'io sono tutta una

devozione! (Ripone la pistola nel corpetta e sospinge il

cavallo nella posizione iniziale).

MARTA Scusami Elisabetta, io le ho sbirciate appena

quelle lettere... ma mi ha stupito la tua drasticità. Non

hai dubbi?

ELISABETTA No, nessun dubbio! Sono assolutamente

sicura: quella lettera l'ha scritta Roberto d'Essex in

persona.

MARTA (sbalordita) Ah! Ma allora?

ELISABETTA Taci! Lo condanno a morte io? Gli devo far

tagliare la testa? Poi cosa me ne faccio di un uomo senza

testa. Io lo amo quel disgraziato. E l'hai detto anche tu,

forse è proprio colpa mia se Roberto è andato via di

testa in questa maniera.

MARTA D'accordo, proteggilo, salvalo, questo tuo fante

di cuori... ma attenta che non gli capitino in mano troppe

briscole... o addirittura la Matta... perché allora voglio

ridere! (Esce e rientra subito reggendo un vassoio con

tazze e teiera, quindi s'accinge a servire la regina).

ELISABETTA La Matta? Non hai capito niente! Ce l'aveva

già in mano Roberto d'Essex la Matta … ero io, la

Matta! Ma il cretino non ha saputo giocarmi... mi ha

scartata come un due di picche! Per di più adesso mi

organizza contro colpi di Stato, contornandosi di una

banda di imbecilli … tutti più imbecilli di lui, che

Egerton, Cecil e Bacone gli hanno rimpinzato di

infiltrati, spie, provocatori! E 'sto povero mio

coglioncione manco se ne accorge! Ma cosa crede di

combinare? Mammalucco stramontato! Se penso che

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stanotte ha messo in piedi un colpo...

MARTA Chi, Essex coi suoi?

ELISABETTA Sì, in una cinquantina hanno attaccato

l'armeria dei Vecchi Consoli e hanno fottuto un sacco di

armi! Egerton evidentemente ne era al corrente. Ma

zitto, lui! Non ne ha fatto parola. Per fortuna che io ho

una mia seconda polizia segreta che mi informa di

tutto... e gli ho riempito la sua di infiltrati della mia:

(ironica) “i corpi separati dello Stato”.

Mi hanno assaltato l'armeria, mi hanno fregato un sacco

di armi... perfino due spingarde! Che io ci vado matta

per le spingarde! Mi hanno assaltato l'armeria con uno

strategemma devo dire, piuttosto ingegnoso.

MARTA Formidabile!

ELISABETTA Gongoli? Eccola lì... fai tanto la dura e poi

tieni anche tu per il fante di cuori, eh.

MARTA No, un momento... io applaudivo solo al

coraggio e all'intelligenza...

ELISABETTA Intelligenza di chi? Di Roberto d'Essex?

Quello ha una testa così vuota che se gli spunta dentro

un'idea … gli muore di solitudine. (Porge a Marta una

tazza) Beviti il tuo tè. Tu ti stai dimenticando degli

infiltrati di Egerton. Quelli, sono intelligenti. Questo

colpo dell'armeria l'hanno organizzato qui a Palazzo... a

tavolino, i miei, per fottere definitivamente Roberto.

MARTA Giusto, di sicuro Egerton sapeva dell'intenzione

di Essex di far fuori le armi al Master Palace.

ELISABETTA Sì, ma li ha lasciati fare con comodo. Ai

polli da spennare si fan sempre vincere le prime tre

mani, per poi mazzolarli meglio. Cecil, il mio amato

consigliere... Bacone... Leslyl, e via via quasi tutti i Lord

della Corona, vogliono castigare anche me. Non mi

perdoneranno mai di averlo colmato di benemerenze e

appalti e cariche, il ragazzo... Io lo amo e regalo, regalo.

Se penso all'insolenza che m'ha gridato quel nano: «Un

giorno o l'altro vi mette la sella in groppa quel vostro

Roberto d'Essex, come a una giovenca!» M'ha dato della

giovenca, capisci!

MARTA Chi s'è permesso? Di che nano stai parlando?

ELISABETTA Cecil... il mio adorato consigliere. Io non ho

raccolto. Come non avesse parlato... proprio indifferente

sono stata. Gli ho soltanto sputato in un occhio. Ho fatto

un centro, Marta, da applauso! PUM! Nulla di casuale,

sono tre mesi che mi alleno a spegnere le candele a tre

metri di distanza. Poi li ho cacciati via tutti a calci in

culo, bestemmiando come una turca.

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MARTA Per forza adesso te la vogliono far pagare!

(Prende il vassoio in mano e si accinge ad uscire di

scena).

ELISABETTA Sul piatto, come quella di San Giovanni, mi

porteranno la testa del mio Roberto. Potessi almeno

parlargli a 'sto disgraziato!

MARTA (imbarazzata) Gli ho parlato io.

ELISABETTA Tu?! Quando?

MARTA Tre giorni fa. Sono andata a cercarlo. Ma, sia

chiaro, l'ho fatto solo per te. Ti avevo sentita piangere

tutta la notte... lo chiamavi...

ELISABETTA Come ti ha accolta? Coraggio.

MARTA (sempre più imbarazzata e preoccupata) Gli ho

raccontato una frottola.

ELISABETTA Che frottola?

MARTA Sì, ma non t'arrabbiare eh... prometti.

ELISABETTA Prometto. Parola di regina!

MARTA Gli ho detto che mi mandavi tu.

ELISABETTA (dà un gran calcio al vassoio tenuto da

Marta: le tazze rovinano a terra) Puttana, bastarda

figlia di...

MARTA Ehi, hai promesso! Parola di regina!

ELISABETTA Chi se ne frega... Io ti spacco... ti ammazzo!

(Afferra la caraffa di rame e si accinge a colpirla).

MARTA (urla cercando di bloccarla) Calma Elisabetta...

tanto Roberto D'Essex non mi ha creduta!

ELISABETTA (cambia completamente tono come se nulla

fosse successo) Ma Marta, perché gridi cara... Dì: «Non

mi ha creduta» e finisce li. A momenti mi fai rompere il

mio vaso di rame sulla tua testa! (Riprende il discorso)

Non ti ha creduta? (Distrattamente solleva la cartella

dimenticato da Egerton).

MARTA No! È ancora ingrugnito per l'altra volta... dice

che l'hai umiliato davanti a tutti. Ma si può sapere che

gli hai detto di così offensivo?

ELISABETTA Mantenuto e marchettaro! (Apre la cartella

e sbircia il contenuto continuando a parlare con Marta).

MARTA Marchettaro? Ma sei pazza? (Raccoglie le tazze

che erano cadute a terra).

ELISABETTA Sì, ma lui mi aveva offesa! Con un sorriso

cafone stronzo mi ha detto: “Vecchia carcassa, sbilenca

e spampanata.” Dimmi tu!

MARTA Non è carino...

ELISABETTA Non è carino, no. Ma io l'ho castigato. Mi

sono ripresa l'orecchino che gli avevo regalato...

MARTA Hai fatto bene!

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ELISABETTA Con un morso gli ho staccato netto il lobo

dell'orecchio.

MARTA Mi sembra un pò eccessivo...

ELISABETTA Sì, ma poi gliel'ho restituito... il lobo. (Si

immerge nella lettura del contenuto della cartella di

Egerton).

MARTA Beh, fatto sta che quando ho tentato di avvertirlo

come già sapevo, degli infiltrati e dei provocatori... ma

tu non mi stai ad ascoltare...

ELISABETTA Sì, sì... ti ascolto, vai avanti...

MARTA Che stai leggendo?

ELISABETTA È la cartella di Egerton... l'ha dimenticata...

o forse l'ha lasciata qui apposta... sono le lettere dei vari

ambasciatori ai loro rispettivi padroni.

MARTA Accidenti! E quello spione di Egerton gli ha

scollato le buste?

ELISABETTA Certo, è l'Intelligence Service! Ha la saliva

solvente! Una leccata... scolla, copia e rispedisce. Oh, tu

guarda, ma queste parlano tutte di me. Senti, senti come

mi gratifica l'ambasciatore di Venezia: (legge) «La

regina d'Inghilterra esibisce continue citazioni in greco e

latino, ma ama soprattutto ridere in modo grosso e

grasso; racconta barzellette tanto scurrili da far arrossire

una tenutaria di bordello... Bestemmia... Ha imparato da

un clown intaliano ad eseguire pernacchie strazianti

delle quali gratifica i Lord caduti in sua disgrazia... l'ho

vista sputare perfino addosso a qualcuno di loro...»

(Ride divertita) C'era anche lui!

MARTA Ti sei fatta una fama internazionale ormai...

ELISABETTA (sempre leggendo) «Balla come una pazza,

facendo zompi incredibili e suda tanto che, nelle

giravolte, spruzza sguazzando come un cane fradicio

fuori dall'acqua.»

MARTA Beh, che quando ti scalmani spruzzi e annaffi è

vero.

ELISABETTA All'ambasciatore del Portogallo sono

veramente simpatica... senti come mi presenta: «Una

bambola di legno, un manichino senza sangue... con

mille fronzoli e ornamenti... un paludamento

immerlettato dal quale spunta una testa di vetro.» (Senza

cambiare tono) Farabutto schifoso, papista di merda!

Questo non è scritto, l'ho detto io. E senti ancora:

«Elisabetta è capace di ispirare terrore anche quando

ride.» Va bene, la prossima volta che lo incontro gli

faccio una risata di tre quarti d'ora... Secco, lo voglio ve-

dere... morto! (Passa la cartella a Marta) Vai avanti

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tu...

MARTA (legge) «Di lei si dice: troppo femminile per

essere un uomo...

ELISABETTA Prego?

MARTA Troppo poco femmina per essere donna.»

ELISABETTA Sono un ibrido! Elisabetto il reginotto!

MARTA «Ama i funerali come ogni regnante che si

rispetti.»

ELISABETTA Certo, ogni regnante ama i funerali, e

allora?

MARTA «Durante la funzione supera con i suoi

singhiozzi gli acuti del coro.»

ELISABETTA È la sofferenza.

MARTA «La sera stessa interviene ad una festa tutta

abbarbicata al suo Essex, sculettando come una...

birrocha encalorada»!?

ELISABETTA Cosa vuol dire? (Strappa di mano a Marta

le lettere) Birrocha encalorada? Per me è un insulto.

(Guardando attentamente il foglio) Oh, guarda qua un

asterisco... c'è la traduzione di Egerton... che gentile!,

«sculettando come una mula in calore.» (Prosegue la

lettura) «Poi annuncia di aver insignito il suo amante del

titolo di ammiraglio per atti valorosi sul campo di

battaglia… del suo letto.» (Calmissima) Non mi tocca

neppure... è un'ironia che manco mi sfiora... Mula in

calore! (Lancia un urlo terrificante, sbatte a terra sedie,

sgabelli, leggìo; sferra un calcio al cavallo che avanza

verso la platea. Elisabetta estrae velocemente la pistola

e gli spara contro. Il cavallo retrocede, tornando al suo

posto) Fermo! Se non lo fermo con lo sparo, mi va in

giro per la casa! (Al cavallo) Stà al tuo posto! (Ripone la

pistola in seno).

MARTA Ma esagerata! E tutto perché 'sto Foexen s'è

permesso di scrivere le stesse cose che tu vai ripetendo,

con linguaggio certo più greve.

ELISABETTA Ma io lo amo e me lo posso permettere! (Si

accorge solo ora dei mobili rovesciati a terra) Ma chi ha

combinato 'sto bordello? Metti ordine Marta. (Cambia

tono, quasi piangendo) Ci sto crepando io per 'sto

tanghero dolcissimo che manco mi scucie più una

parola... una lettera... E ci ho sempre dentro nel cranio la

sua voce... e negli occhi i suoi occhi... Sto morendo

d'amore. Lo amo…

MARTA Su, su... Elisabetta... forza... vedrai che passerà...

ELISABETTA Come te lo devo dire, Marta, io non voglio

che mi passi! Sto bene così! E lei (imita il tono di voce

29

di Marta) vedrai che passerà! Mi piace, morire di

passione! (Si porta una mano al seno) Oddio...

MARTA Che c'è cara? Ti senti male...? Il cuore?!

Siediti...

ELISABETTA No, è la pistola... l'avevo infilata qui... nel

corpetto... m'è scivolata... mi scatta il cane...

MARTA Ma è scarica... hai sparato poco fa...

ELISABETTA No, è a due canne... c'è un altro colpo... con

il cane sollevato... Mi scatta il cane... Mamma... mi

sparo addosso da sola!

MARTA Calma... calma... adesso ti slaccio il corpetto.

Alzati piano, bisogna che lo faccia dalla vita. (Prende

uno sgabello) Monta su 'sto sgabello... dove te la senti?

ELISABETTA (si alza lentamente e sale sullo sgabello

muovendosi con molta circospezione) Dio... mi fai

salire così in alto per morire? Son già sul monumento!

MARTA (armeggia con l'abito della regina) Ecco, adesso

è slacciato... bisogna farla scivolare sotto l'ascella in

modo che arrivi sulla schiena... un momento che chiamo

qualcuno che mi aiuti... (Corre verso la porta) Guardia!

ELISABETTA Sei pazza?! Conciata come sono far entrare

un intruso...

MARTA Cara, scegli: o una palla nel ventre o uno

sguardo indiscreto. (Esce).

ELISABETTA Un'indovina m'aveva predetto che avrei

avuto dei guai con un cane, ma non immaginavo certo

che sarebbe stato quello della mia pistola!

Marta rientra in scena con due guardie.

MARTA Attenti! Può partire il colpo... dobbiamo farla

passare sulla schiena...

ELISABETTA Attenti?! Due?! perché non chiami tutta la

guarnione? Disgraziata! (I tre si prodigano nel tentativo

di sfilare la pistola dal corpetto di Elisabetta).

MARTA Coraggio... allungate 'ste mani... qui... sentite la

pistola?

ELISABETTA (guarda con interesse entrambe le giovani

guardie ) Buongiorno! Ma certo... su, palpate...

palpate... spalpignate ragazzi. (Cambia tono minacciosa)

Se mi fate partire un colpo... e sopravvivo vi ammazzo!

MARTA Buona Elisabetta... Accidenti...

ELISABETTA Ecco, lo sapevo... è scivolata in giù... è qui

sul ventre...

MARTA Tutto a posto, anzi, è meglio... Su, facciamola

girare... (I due soldati ora sono alle spalle della regina e

continuano nel “palpeggio”).

31

ELISABETTA Ehi, dico... andiamoci piano... casualmente

quelli sono i miei glutei! (Languida) Ditemi almeno

qualche parola affettuosa ogni tanto! Cafoni!

MARTA Ancora... forza, che scorre... ci siamo...

Parte un colpo.

ELISABETTA Oddio! Marta! Mi sono fatta un

autoattentato! (Terrorizzata) Il sangue... sento il sangue

che mi cola lungo le gambe... Oddio... muoio... Il mio

Essex... lo voglio qui... subito... Roberto! Lo voglio

vedere per l'ultima volta.

MARTA (alle guardie) Via... andatevene... uscite.

Le guardie escono di scena.

ELISABETTA Sparata nel sedere... Che fine poco gloriosa

per una regina!... Ti scongiuro, Marta, dì che sei stata tu.

Prenditi la colpa. (Reazione di Marta) Lo so che ti

taglieranno la testa, ma i cattolici ti faranno santa! Santa

Marta sparachiappe!

MARTA Fa' vedere... (Alle spalle di Elisabetta le alza la

gonna) Aiutami... su, solleva la gonna... Non vedo

sangue...

ELISABETTA Sei sicura?

MARTA No... c'è un buco, ma è nel vestito.

ELISABETTA (melodrammatica) Allora... se il colpo è

andato a vuoto… mi sono fatta la pipì addosso!

(Disperata e avvilita) L'ho fatta Marta... l'ho fatta!

(Scende dallo sgabello, guarda a terra) Quanta!! Oh,

che umiliazione! Le guardie che mi palpano fuori

orario... la pistola che spara da sola... tutta la pipì ad-

dosso... (Marta esce e rientra subito con una bacinella

ed un'asciugamano)... e Roberto che non mi ama più...

Io lo voglio vedere... Marta... (piagnucolosa) và,

portamelo quì... digli di smetterla di farmi i colpi di

Stato contro... Se torna, digli che gli ridò l'appalto dei

vini dolci...

MARTA Sì... sì... cara... te lo trovo... te lo porto quì...

intanto vieni che ti lavo...

ELISABETTA (toglie il catino a Marta) Lascia, che mi

sbrigo da me... tu vai... cercalo... ma non dirgli che sono

io che ti mando.

MARTA E come faccio allora?

ELISABETTA Digli che io sto male... che sto per morire...

Ecco, sì... che mi sono sparata un colpo di pistola... ma

33

non raccontargli della pipì per carità...! (Si ritira dietro

la tenda e grida) Ferma Marta! (Rientra in scena senza

catino) Non posso pensare che Roberto mi veda così...

mi sono vista di sfuggita nello specchio grande!... Che

shock ho avuto! Dov'è il mio specchio piccolo... che

voglio vedere se miglioro... (Marta glielo porge, si

specchia) Non miglioro! Oh, come non miglioro! Marta,

perché sono così invecchiata negli ultimi trentacinque

anni?... (Estrae dalla tasca della vestaglia, piccole

foglie, che si mette a masticare nervosamente) Non

posso permettere che mi veda così... tutta spampanata

come mi trovo... che se lui mi dice ancora una volta

'vecchia carcassa'... No, non posso... sono brutta,

orrenda... vecchia... (Marta va fuori scena a prendere

una bacinella) io mi ammazzo... Oh, che vita!

MARTA Tanto per cominciare... sputa quella schifezza di

foglie...

ELISABETTA No, mi tiene su... mi dà tono...

MARTA Sì, ti allocchisce pure... e ti concia i denti che

sembrano marci... Avanti, sputa! (Le offre il catino).

ELISABETTA No, non sputo.

MARTA Oltretutto ti viene un fiato che pari un drago in

cattività! Sputa!

ELISABETTA (sputa nel catino) Mi manca soltanto il fiato

del drago in cattività... già ho la pelle, del drago... che se

mi incontra San Giorgio, mi fa fuori. (Marta porta il

catino fuori scena e rientra subito).

MARTA Certo, se ti decidessi a farti tirare un po'...

qualche bell'impacco astringente... una strigliatina

tonificante...

ELISABETTA Ancora con quella megera... come si

chiama...

MARTA La Donnazza... sì, lei... è l'unica che ti possa

salvare.

ELISABETTA Sì, salvare nello sterco... che è con quello,

che 'sta megera fa i suoi impacchi miracolosi. Schifosa!

MARTA Non dire sciocchezze... Macché sterco, è fango

fracico, materiale organico e scorie in decomposizione.

ELISABETTA Ecco, brava, l'hai detto! La definizione

scientifica della merda! Sì, me l'hanno raccontato: viene

qui, ti fa questi impacchi di sterco organico - come lo

chiami tu - che ti ringiovaniscono di... venti minuti, non

di più... in compenso non puoi più uscire di casa che

emani dei fetori mortali... La gente: «Ah, com'è

giovane!» e TACH!, svenuta. Per l'amor di Dio. Poi mi

han detto che per tirarti su la pelle della faccia, ti tirai i

35

capelli in una maniera che ti diventa la faccia come un

teschio. Un teschio giovane, ma un teschio! E poi i

massaggi, con quelle manacce ti intorcina tutto il

grasso... ti dà un sacco di sberle...

MARTA Ho capito, non te la senti... e hai ragione... una

tortura del genere per chi? Non se ne fa niente.

ELISABETTA (decisa) Sì, non se ne fa niente. (Con lo

stesso tono) Vai subito a chiamare la Donnazza.

MARTA Sì, ma un momento...

ELISABETTA Ubbidisci!

MARTA Non è che poi ci ripensi e me la fai mandar via

come hai fatto già la settimana scorsa? (Esce e rientra

subito portando uno spazzolone ed uno strofinaccio e si

accinge ad asciugare il pavimento).

ELISABETTA Ubbidisci, ho detto! Chiaccherona

pettegola! Ma con chi mi tocca vivere... Cosa fai

adesso?

MARTA Aspetta un attimo che devo asciugare...

ELISABETTA Ma sei pazza? È pipì santa... l'ho fatta io!

Sono il papa! Via!

MARTA Va bene, allora la faccio passare. (Si avvia alla

porta).

ELISABETTA Passare chi?

MARTA La Donnazza... è qui fuori.

ELISABETTA Di già? E come mai?

MARTA È una mia iniziativa. L'ho chiamata io.

ELISABETTA Ferma! Un momento... aspetta... non sono

pronta, ho paura...

MARTA Pensa quanto tocca soffrire, a una gallina, per

spingersi fuori un semplice uovo... tu devi tirarti fuori

addirittura una nuova regina! (Va alla porta e grida)

Forza... fate passare la Donnazza!

Entra un donnone gigantesco con una maschera bianca in

viso simile ad una bautta veneziana: la Donnazza. Porta

un cesto al braccio ed altri oggetti. Nella versione italiana

il personaggio veniva interpretato da Dario Fo.

DONNAZZA Maxima domina te exelle nobis...

ELISABETTA Ferma lì! (A Marta) Cos'è 'sta maschera che

tiene addosso?

DONNAZZA Sojamènte me sièrve per covertàrme el malo

sempiante che tengo de nasconduo soto la maschera,

Segnòra.2

ELISABETTA Toglila immediatamente! Voglio vedere

37

tutti in faccia, io!

MARTA Ma che t'importa? Lo fa anche per non

procurarti fastidi. La Donnazza, non gode di buona

reputazione, lo sai. Se si viene a sapere in giro che tu ti

servi di lei per il restauro... di una mezza strega...

ELISABETTA Via la maschera, ho detto!

DONNAZZA Espèro che non ve fate spavento Segnòra. (Si

cava la maschera) Ecome al natüràl.3

ELISABETTA Dieu, sauve moi! Qu'elle est orrible!

MARTA Je t'avais prevenue.

DONNAZZA Es enûtil che vos fet descúrs en franzés... das

po' che lo compriénde ben, Segnòra magnifica... io me

ressémbro a un omo orcàgno, ben el sabio... e nemànco

tant grazioso. Ma no' me mortifié en plûs mea dolza

rejna... e non farte trembòr che jio so' bona creatura e a

so' qui por offerìrte gran vantàx. (Va alla porta e torna

spingendo in scena strane macchine in legno, tra cui un

grande girello).4

ELISABETTA Spero bene, cara Donnazza. (A Marta) Ma

come parla questa matta?

2 Mi serve solamente per coprire «il malo sembiante» che tengo nascosto sotto la maschera, Signora. 3 Spero che non vi spaventiate, Signora. Eccomi al naturale. 4 É inutile che parliate in francese, dal momento che lo capisco bene, magnifica Signora... io assomiglio ad un orco, lo

so bene, e nemmeno tanto grazioso. Ma non mortificatemi maggiormente, mia dolce regina, e non temete perché io sono una buona creatura e sono qui per offrirti un grande aiuto.

MARTA E che ne so? Fa un papocchio di gerghi e

dialetti.

ELISABETTA Cos'è quell'aggeggio rotondo?

DONNAZZA Quest se ciàma trabatèl, o girèll... por

imparàrse a camenàre sûi zòcori de puta... sanza

straborlàrse par tera.5

ELISABETTA Zòcori de puta?

MARTA Sono questi, vedi. (Le mostra due zoccoli in

sughero e pelle con una suola di 30 cm.) Zoccoli con

la suola di tre piedi.

ELISABETTA Chiamali pure trampoli.

DONNAZZA Le càlzen ai pie le cortezàne de Venezia per

paresse più slonghe.6

ELISABETTA Hai capito, Marta? Ho fatto carriera: da

regina a puttana!

DONNAZZA Segnòra, ma 'ste pute guadagneno molto!7

ELISABETTA Ma io non ho affatto bisogno di sembare più

alta. Vado benissimo così.

DONNAZZA Si te prefèrse, rejna, che le veste te sbàsino

tûta che ti par squaràda anco de culo...8

5 Questo si chiama trabattello, o girello, e serve per imparare a camminare sugli zoccoli da cortigiana senza cadere per

terra. 6 Li calzano ai piedi le cortigiane di Venezia per sembrare più alte. 7 Signora, ma queste cortigiane guadagnano molto! 8 Se tu preferisci, regina, che i vestiti ti abbassino tutta da sembrare franata di culo...

39

ELISABETTA Ehi, ma che linguaggio! Io ti caccio a

pedate, sai.

DONNAZZA Càlmese, splendore. (Scivola) Ohi! Su cossa

son scarlegàda? Cos'è 'sto bagnàdo?... Me sconfonderò,

ma me par...9

ELISABETTA È stato... il mio cavallo...

DONNAZZA Lû? Un caval de lègn che pisa?! Porta

bon!10

ELISABETTA Cosa vuoi saperne tu... È un cavallo regale!

Marta e la Donnazza calzano gli zoccoli ad Elisabetta.

DONNAZZA Ah beh.11

MARTA Coraggio Elisabetta, alzati...

DONNAZZA Avante, monta magnifica... (Elisabetta si

muove impacciata sui trampoli) Slónzate derénto al

trabatèl. (Aiuta la regina ad entrare nel girello) Bona,

accossì, che aóra tel strengio a serarte. Ajdème pur vui

segnora Marta.12

MARTA Volentieri.

9 Calmati, splendore. Ohi! Su cosa sono scivolata?... Cos'è 'sto bagnato?... Mi sbaglierò, ma mi pare... 10 Lui? Un cavallo di legno che piscia? Porta buono! 11 Ah, beh! 12 Avanti, levati magnifica... Infilati dentro al trabattello. Buona, così, che ora te lo chiudo. Aiutatemi anche voi, signora

Marta.

DONNAZZA Olà! Vardàte... che rejna dòmina! Oh, el

meracolo de l'altûra!13

MARTA Certo che slanciata è un'altra cosa.

ELISABETTA (sghignazza divertita) Alla mia età nel

girello!

DONNAZZA Siora, te vorét el ciucio da mèter in boca?14

ELISABETTA (non raccoglie) Non farò un po' ridere così

stangona? Sono più alta del mio cavallo...

DONNAZZA Sì, ma te voi mèter con quél pison de legn.15

MARTA Cammina, allenati...

ELISABETTA Puoi contarci, imparerò a camminare su 'sti

zoccoli da puttana e alla prima occasione, quando

incontro l'ambasciatore del Portogallo, quello della

«birrocha encalorada», gli precipito sopra... lo faccio

diventare uno zerbino!

Mentre Elisabetta si allena a camminare nel girello, la

Donnazza porta in scena una predella, sulla quale pone

una poltrona.

DONNAZZA Camìna, camìna, mea dolza sperlònga.16

13 Guardate che regina maestosa! Oh, il miracolo dell'altezza! 14 Signora, vuoi il ciuccio (biberon) da mettere in bocca?

41

ELISABETTA Certo che quando sarò nelle braccia del mio

Essex, appena avrà finito di farmi 'sti colpi di Stato

contro, rimarrà allocchito nel vedermi così cresciuta...

gli chiederò un bacio (ridendo) e lui mi bacerà

l'ombelico. (Cambia tono) Fatemi uscire da 'sto coso...

DONNAZZA Vegne, vegne cara... (la fa sedere sulla

poltrona) pògiate le ciape qui sûl segiòn, che intanto mi

te preparo el fondòn da spantegarte.17

MARTA Adesso ti distrai un po' con il liuto. Vado a

prenderlo.

ELISABETTA No, passami quei fogli che stanno sul

leggìo.

MARTA Le lettere degli ambasciatori?

ELISABETTA No, il manoscritto dell'Amleto.

MARTA Ancora questa roba? (Consegna il manoscritto

ad Elisabetta).

DONNAZZA Ah, l'Amleto... ol cognòsso anca mi... l'ho

vedûo al Globe ziogàr 'sto actor che vegnìva fôra

tremendo: (fà la parodia dell'attore) «Vagì in convento

Ofelia... che si te marie, ol to' sponso ol serà sì beco da

non dire! Vagì in convento...» (Ride sgangheratamente;

15 Sì, ma vuoi paragonarti con quel piscione di legno! 16 Cammina, cammina, mia dolce spilungona. 17 Vieni, vieni, cara... appoggia le chiappe qui sul seggiolone, che intanto io ti preparo l'unguento da spalmarti.

le due signore si spaventano) Ah, ah, ah, ah! (Estrae dal

suo cesto un vasetto e mima di stendere una crema sul

viso della regina).18

ELISABETTA Ehi, ridi sempre così?

DONNAZZA No, adeso sono un po' giù de vose.19

ELISABETTA Cosa mi hai messo in faccia? Mi tira tutta la

pelle.

DONNAZZA Allume de rocca.20

MARTA (indicando i fogli che Elisabetta sta leggendo)

Ma cosa vai cercando in quel testo?

La Donnazza fa piccole trecce con i capelli della regina

che va poi a riunire sulla nuca, tirandole.

ELISABETTA La prova che questo scuotiscene non scrive

tanto per farmi il verso. Qui, c'è il cervello della

congiura di Roberto d'Essex.

MARTA Ma va? E così l'Amleto sarebbe un libello di

propaganda?

ELISABETTA Fai attenzione a non sfottermi, Marta. (Alla

18 Ah, l'Amleto... lo conosco anch'io... l'ho visto al «Globe» recitare da questo attore che veniva fuori tremendo: «Vai in

convento, Ofelia... che se ti sposi, tuo marito sarà tanto becco, da non poterne parlare! Vai in convento...» 19 No, adesso sono un po' giù di voce. 20 Allume di rocca.

43

Donnazza) E tu vacci piano a tirarmi come un coniglio

scuoiato...

Marta sfila gli zoccoli ad Elisabetta.

ELISABETTA In quanto a te, mettiti in testa... che io non

parlo a vanvera! In tutto 'sto lavoro c'è un attacco

assatanato contro la mia persona e tutta la mia politica.

Questo teatrante da strapazzo, mi sputtana tutte le sere al

Globe.

MARTA Senti Elisabetta, casualmente io ho assistito alla

rappresentazione dell'Amleto qualche giorno fa al

Globe, e ti assicuro che non ci ho visto assolutamente

alcun attacco.

ELISABETTA L'hai visto e non ti è venuto neanche il

dubbio. È proprio vero: «La rana in fondo al pozzo

credeva che il secchio appeso lassù nel cerchio ritagliato

nella luce fosse il sole!»

MARTA Ma che dici?

ELISABETTA È una frase di Shakespeare.

DONNAZZA Bella! Como ell'è? «La ranna en fund al puzz

se creéa che ol culo del sidèllo e foesse el sol...»

Magnifigo!21

MARTA Zitta! L'unica cosa che ho capito è che mi si dà

della rana, ma il resto?

ELISABETTA Ma è proprio Amleto che parla così...

DONNAZZA Me al l'avea capìt sùbeto. Al sarìa compagn

de un rebaltòn derénto al specc!22

MARTA Zitta!

ELISABETTA No, no, ha detto giusto. È proprio un

ribaltone dentro lo specchio. Perfetto!

DONNAZZA Hait vist? Crapòna!23

MARTA (risentita) Ma tu come ti permetti?

DONNAZZA Zitta! Va a mèter a posto i zòcori. (Ad

Elisabetta) Ma che raza de servitû te se' catàda, Siôra!24

ELISABETTA In poche parole, 'sto furbastro del William

Shakespeare per mascherare...

DONNAZZA Sbàsate la camisa, desbiòtate.25

ELISABETTA Ma neanche per sogno!

DONNAZZA De che te se svergogna? Semo tüte fèmine...

De mastcio no' gh'è che el cavalo de legn che pisa.26

21 Bella! Com'è? «La rana in fondo al pozzo credeva che il culo del secchio fosse il sole...» Magnifico! 22 Io l'avevo capito subito. Sarebbe come un ribaltamento dentro lo specchio. 23 Hai visto? Testona! 24 Zitta! Vai a mettere a posto gli zoccoli. Ma che razza di servitù ti sei presa, Signora. 25 Abbassati la camicia, spogliati. 26 Di che cosa ti vergogni? Siamo tutte femmine... Di maschio non c'è che il cavallo di legno che piscia.

45

ELISABETTA Tutte femmine? (Guarda con intenzione la

Donnazza) Non ne sono sicura... Su una di noi tre, cara

Donnazza, ho qualche dubbio.

DONNAZZA Te se' catìva, varda! Ma parchè ti te fa

sempre de l'autolesionismo? Te set ancora 'na bela

dona.27

ELISABETTA (non raccoglie) Insomma, non mi va.

MARTA Ci penso io.

Marta esce di scena e rientra subito, portando una specie di

paravento che sistema davanti ad Elisabetta a coprirla,

lasciandole fuori solo la testa. Elisabetta si toglie vestaglia

e camicia, aiutata da Marta e dalla Donnazza. Marta porta

gli indumenti della regina fuori dalla scena. Rientra subito

con un gran lenzuolo nel quale avvolge Elisabetta.

ELISABETTA Dicevo che Shakespeare per mascherare

l'evidenza delle allusioni politiche... non ha fatto altro

che capovolgere il sesso dei personaggi.

MARTA In che senso?

ELISABETTA Nel senso che ha cambiato in maschili i

personaggi femminili e viceversa.

DONNAZZA L'ha fàit el giògo dei travestìt a ribaltòn

derentro al spècio.28

ELISABETTA Sì.

MARTA Fammi un esempio.

ELISABETTA È presto detto: io sono femmina... Amleto è

maschio.

MARTA Eh già, perché Amleto è la tua parodia...

dimenticavo.

DONNAZZA Sent, te devi piantarla ti de farle el verso e de

ciapàrla un po' tropo par le ciàpe.29

ELISABETTA (alla Donnazza) Lasciala perdere... (A

Marta) Dunque, mi ascolti? Io sono Amleto, la dolce

Ofelia è femmina... e il mio adorato Roberto è maschio.

Il padre d'Amleto è stato assassinato... mia madre è stata

assassinata. Lo spettro del padre di Amleto lo perseguita

giorno e notte... mia madre egualmente grida vendetta

nei miei sogni da sempre.

DONNAZZA Varda ti, come resulta tuto a paro! Uno de

qua e uno de là!30

ELISABETTA La madre d'Amleto si risposa con il

27 Sei cattiva, guarda! Ma perché fai sempre dell'autolesionismo? Sei ancora una bella donna. 28 Ha fatto il gioco dei travestimenti nel ribaltamento dentro lo specchio (significa: in una trasposizione paradossale). 29 Senti, devi piantarla tu di farle il verso e di prenderla un po' troppo per le chiappe. 30 Ma guarda, come risulta tutto pari pari! Uno di qua e uno di là!

47

cognato... ma anche mio padre Enrico VIII ha sposato la

moglie vedova di suo fratello, cioè sua cognata.

DONNAZZA Che amügiàda de famiglia!31

ELISABETTA È esattamente la mia storia, cara.

MARTA Calma, non barare. Tuo padre ha giustiziato

personalmente Anna Bolena, ma la madre di Amleto è

innocente.

ELISABETTA Chi te l'ha detto? Leggiti bene il testo... La

regina recita innocenza, ma Amleto la condanna...

Anche mio padre Enrico, fingeva di essere in disaccordo

coi Lord che hanno condannato a morte Anna Bolena.

Tu l'avessi visto come si disperava!… versava lacrime

di sangue, davanti al cadavere senza testa di mia

madre... proprio come la madre di Amleto!

DONNAZZA Ol rebaltòn preciso en dello specio!

Preciso!32

MARTA Elisabetta, scusa, ma mi sembri uno di quegli

imbonitori che vendono resine buone per incollare ogni

coccio. Ridomando scusa... rispondimi: quale elemento

serio, concreto, hai per asserire che nel dramma tu

saresti Amleto?

31 Che ammucchiata di famiglia! 32 Il ribaltamento preciso dentro lo specchio! Preciso!

DONNAZZA Ghe respòndi mi? Per l'ûltima volta, sia

ciàro.33

ELISABETTA Provaci, sentiamo.

DONNAZZA Alora, la rejna, la 'Sabetta qui d'Anglotèra -

lo san tûti - g'ha un vìsio malarbèto: quando vede un

tendòn, un arazo che se move, lée a g'ha un curtèl

sempre pronto... «Un fantasmo!» a cria, «TACH!» e chi

gh'è de drio, gh'è de drio... non importa! (Mima di

infilzare qualcuno).34

MARTA Eh sì, per poco non faceva fuori anche me'

stamattina.

DONNAZZA Ah sì, boja, e non t'ha catàda? Rejna, te

doveria alenàrte un po' de pû', una cume quèla no' se pol

mancarla. Ad ogne modo, anco l'Amleto ol g'ha 'sto

visio... A gh'è una scena con un tendòn che se move, de

drio ol gh'è el Polonio...35

ELISABETTA Polonio, che sta a figurare il mio primo

ministro Cecil.

DONNAZZA Oh, l'alegorìa! T'è capì?! Donca, a gh'è

questo Polonio, che l'è l'alegorìa del Cecil, che ol sta

33 Le rispondo io? Per l'ultima volta, sia chiaro. 34 Allora, la regina, Elisabetta qui d'Inghilterra - lo sanno tutti - ha un vizio tremendo: quando vede una tenda o un

arazzo che si muove, ha un pugnale sempre pronto... «Un fantasma!» grida, «TACH!» e chi c'è dietro, c'è dietro... non importa.

49

drio a un tendòn, e l'Amleto l'è lì che ol parla con la sua

madre, che ghe dis de le robe cative... ghe dise: «Ma

come t'è potùo mariàrte con quell'omo tremendo...

pûtàna!» Ghe dise così. A un certo momento se move il

tendòn... «AHUI! Un ratòn!» TACH! Che lì in Dane-

marca i ratòn son alti vûn e tranta, vûn e quaranta come

minimo... TACH! La cortelàda! PLUFF! Polonio,

alegorìa, partèra. (A Marta) E la prosima alegorìa te sèt

ti!36

MARTA (ad Elisabetta) Oh, capirai che bell'argomento!

Inoppugnabile!

DONNAZZA No' sit d'acòrdi? Bon. Ve ne digo un

secondo. Nel finàl de l'Amleto, chi arìva a mèterghe

òrden in tanto bordèll?37

MARTA Fortebraccio.

DONNAZZA El Fortebrazz de Norvegia. Bon, e in 'sto

bordèll d'Angletèra, secònd i pûritan, chi a l'è el

Fortebrazz che dovarìa 'gnir zo dal Nord a mèterghe

35 Ah, sì, boia, e non ti ha infilzata? Regina, dovresti allenarti un po' di più, una come quella non la si può mancare. Ad

ogni modo, anche Amleto ha questo vizio... C'è una scena con una tenda che si muove, dietro c'è Polonio... 36 Oh, l'allegoria! Hai capito?! Dunque, c'è questo Polonio, che è l'allegoria di Cecil, che sta dietro ad una tenda, e

Amleto è lì che parla con sua madre. Le dice delle cose cattive... le dice: «Ma come hai potuto sposarti con quell'uomo tremendo... puttana!» Le dice così. Ad un certo momento si muove il tendone... AHUI! Un topo! «TACH!» Che lì in Danimarca i topi sono alti un metro e trenta, un metro e quaranta come minimo... TACH! La coltellata! PLUFF! Polonio, allegoria, per terra. (A Marta) E la prossima allegoria sarai tu.

37 Non sei d'accordo? Bene. Vi dò un secondo esempio. Nel finale dell'Amleto, chi arriva a mettere ordine in tanto bordello?

l'òrden?38

MARTA Giacomo.

DONNAZZA Giacomo de Scozia, che sta lì sempre

apolaiàt sûl confìn pronto a piombàrte sû la crapa rejna.

(Scuote violentemente la testa della regina).39

ELISABETTA Ehi, Donnazza, guarda che sei tu che stai

piombando sulla mia testa.

DONNAZZA Perdòname... L'è stato l'entusiasmo!40

ELISABETTA A parte che mi stai tirando su le orecchie e

gli occhi che sembrerò una mongola!

DONNAZZA Ma che mongola?! Sèite splendida! Nol gh'é

pû' manco el dopio mento!41

ELISABETTA Non ti permettere, non l'ho mai avuto io il

doppio mento.

DONNAZZA Te g'ha resùn, te gh'avèt el dopio copìn!42

MARTA Ah, scusala... si confondeva con Amleto, è lui

che ha il doppio mento... e anche un po' di pancetta... e i

piedi piatti.

ELISABETTA Non capisco la sottile ironia.

38 Fortebraccio di Norvegia. Bene, e in questo bordello d'Inghilterra, secondo i puritani, chi è il Fortebraccio che

dovrebbe venire giù dal Nord a mettere ordine? 39 Giacomo di Scozia, che sta lì sempre appollaiato sul confine, pronto a piombarti sulla testa, regina. 40 Perdonami, è stato l'entusiasmo. 41 Ma che mongola?! Sei splendida! Non c'è più neanche il doppio mento. 42 Hai ragione, avevi il doppio capocollo.

51

DONNAZZA Mi ghe l'ho capìda... Ghe la digo?43

MARTA No, zitta!

DONNAZZA Sì, invece ghe la digo: el fato a l'è che l'atòr

che ziòga la parte de l'Amleto, che se ciama Richard

Barbage, el cognòsso bèn. A l'è vûn che g'ha 42 agni,

ma quando che l'è in bona ziornàda ne dimostra

massima 62... 64... un po' de panzèta che straborda... e

ol g'ha un fiadòn che non t'el pare... tûte le volte che

ziòga un po' ghe vegne l'asma... E dûrante el duello,

quando l'è col Laerte... ol Laerte che l'è zioven, che 'l

zompa, che 'l fa i salti... guarda come 'l fa lû, el Richard

Barbage, el duello... (mima di lavorare a maglia) el

lavora a maglia. Tanto che a un certo momento, con tûto

che non se move, ol fa: AHAHAHA. E la regina ghe fa:

«Oh, Amleto, non sei più un ragazzo... te sorte el fiàt dèl

cûl!» Scespir, eh! Poi l'han censûrat, ma l'è quèlo... Bon,

'sto Barbage a l'è tûto tempestàt...44

MARTA (interrompendola) Tempestato di lentiggini... ed

esibisce non uno, ma due doppi menti... e cammina a

43 Io l'ho capito... la dico? 44 Sì, invece, la dico: il fatto è che l'attore che interpreta la parte di Amleto, che si chiama Richard Barbage, io lo

conosco bene. É uno che ha 42 anni, ma quando è in buona giornata ne dimostra al massimo 62... 64... un po' di pancetta che straborda... ha un fiatone da non dire... tutte le volte che recita un po' gli viene l'asma... E durante il duello, quando è con Laerte... Laerte è giovane, salta, fa i balzi... guarda come fa lui, Richard Barbage, il duello... lavora a maglia, tanto che ad un certo momento, nonostante non si muova, fa: AHAHAHA. E la regina gli dice: «Oh, Amleto, non sei più un ragazzo... ti esce il fiato dal culo!» Shakespeare, eh! Poi l'hanno censurato, ma è così... Bene, questo Barbage è tutto tempestato (cosparso)...

metà fra la gallina e la papera reale.

DONNAZZA Sì, l'è vera. G'ha questa caminàda un po'

svirgola, col pìe che scàrliga de fôra. (Esegue) Ma

quando ol zioga, g'ha una forza che te inciuchìsce tûti

gli spetatori... (Esegue in grammelot il monologo

«essere o non essere», con tutte le intonazioni della

recitazione drammatica) E se capisse tûto di quel che

dise. L'è una forza de la natûra... anco se l'è un poco de

oregia.45

ELISABETTA Ah, pure checca!?

MARTA Questo particolare non si nota.

DONNAZZA Se nota, se nota... ghe manca ancora che ghe

sòrten i piûmi dal cûl. A ogni bon cunt parché g'han fato

ziogàr la parte a 'sto baldracòn? Ghe ne sont almanco

sinque altri actòr de la compagnia che a poderìan farghe

mejòr fegûra, più zoveni, bravosi, svelti... parché a 'sto

smandrapà?46

ELISABETTA Ma apposta l'hanno scelto un po' attempato,

irrancidito, goffo e fané 'sto attore, proprio perché

apparisse senza dubbio il mio perfetto doppione. «regina

45 Sì, è vero. Ha questa camminata un po' a sghimbescio, con il piede che scivola in fuori. Ma quando recita, ha una

forza che ubriaca tutti gli spettatori... (Grammelot) E si capisce tutto quello che dice. É una forza della natura, anche se è un po' d'orecchia (omosessuale).

46 Si nota, si nota... manca solo che gli escano le piume dal culo. Ad ogni modo, perché hanno fatto recitare la parte a 'sto baldraccone? Ci sono almeno altri cinque attori della compagnia che potrebbero fare miglior figura, più giovani, bravi, svelti... perché 'sto smandrappato.

53

di bellezza fulgente» mi slenguano a Corte, e mi si disfa

la faccia... «Dea di giovanil frechezza!» e sto cadendo a

pezzi.

DONNAZZA Eh, no, adès no' te pol pû' dir cossì: almànco

la facia, sente come l'è stagna! (La Donnazza fa alzare

Elisabetta e toglie la poltrona dalla predella).47

ELISABETTA Cosa mi combinate adesso?

DONNAZZA Besogna che te smagro a le tripe...48

ELISABETTA Alle trippe? Con che schifezza 'stavolta?

DONNAZZA Sbìsighe. (Le mostra un barattolo che ha

preso dal cesto).49

ELISABETTA (inorridita) Sanguisughe?!

DONNAZZA No, quèle e suga sangue... 'ste sbìsighe sûga

sojamente la grassa. AOOUH! La ciuccia in una

manèra... va che bei… co' i ugit blue... freschi...50

ELISABETTA Ma che schifo! No, no, per carità!, quei

vermi immondi sulla mia pancia!

Marta costringe Elisabetta a stendersi sulla predella,

mentre la Donnazza le applica sulle varie parti del corpo

47 Eh, no, adesso non puoi più dire così: almeno il viso, senti come è sodo! 48 Bisogna che ti smagrisca la pancia… 49 Sbìseghe (da qui in avanti chiamate anche «sbìsoi»; sorta inventata di lombrichi, vermi). 50 No, quelle succhiano sangue... queste sbìseghe succhiano soltanto il grasso. Aoouh! Succhiano in una maniera...

Guarda che belli, con gli occhietti blu... freschi...

le «sbisighe».

DONNAZZA Sì, e anco sui fiancòn e le cosse.51

ELISABETTA Per carità!

DONNAZZA Sû le spale, le brazza e el colo de drio.52

ELISABETTA Oddio, vomito!

DONNAZZA Sûi reni e i ciapòtti... I smagra de morir. Va'

che bestia! Va' che golosìa che ol g'ha questo! Attila!

Caligola!53

ELISABETTA Va bene, sbrigati, basta che non me li fai

vedere. Dove eravamo rimasti?

MARTA All'Amleto con la pancetta e un po' fané.

ELISABETTA Giusto, e anche impotente forse. Si fa

passare per uno eternamente in fregola, ma non scopa

mai.

DONNAZZA Oh, ma come parla grasso 'ste rejne! Davanti

ai sbisoi po', così timidi che son! Varda questo come l'è

sbianchìdo! Ciûcia, caro, ciûcia.54

ELISABETTA Ma quello che mi fa mangiare il fegato è,

che 'sto bastardo mi viene a sputtanare che io sarei la

51 Sì, e anche sui fianconi e le cosce. 52 Sulle spalle, le braccia e dietro il collo. 53 Sui reni e sui glutei, smagriscono da morire (tantissimo). Guarda che bestia! Guarda che ingordigia ha questo! Attila!

Caligola!

55

rovina del Paese! Il suo: «marcio in Danimarca...» è la

mia fogna in Inghilterra, capisci? Danimarca! Cosa

crede, che ci caschi?

DONNAZZA Ah, bon! Ho capìt adeso el maciavèl del

rebatòn chel fa... Così, quando ol dise, per esempio: «La

Danemarca l'è tûta 'na presòn...» no' 'l vol dir

Danemarca, ol vol dir l'Italia l'è tûta 'na presòn... ehm...

l'Anglotèra l'è tûta 'na presòn...55

MARTA (ad Elisabetta) Ma tu hai le fisime doppie!

ELISABETTA A sì? Allora sentiamo: com'è il finale di

Amleto?

MARTA Una carneficina.

DONNAZZA Eh sì... a la fin, gh'è morti dapartuto. Laerte

sbûsà de qua, la regina che la ràntula invenenìda de là,

ol re ch'el trasû de chi, Amleto che tira j ûltimi de lò.56

ELISABETTA E di chi è la colpa?

DONNAZZA De l'Amleto, se sa... l'è proprio sua la colpa

perché ol tergivèrsa, ol tira a campare. El pudéva

resòlver tüto dal principio: darghe una cortelada sûbito

al re, al so' zio tradidòr, che l'era lì che 'l pregava.

54 Oh, ma come parlano scurrile queste regine! Davanti agli sbìsoi, poi, che sono così timidi! Guarda questo com'è

impallidito! Succhia, caro, succhia. 55 Ah, bene! Adesso ho capito la chiave del ribaltamento che fa... così, quando dice, per esempio: «La Danimarca è tutta

una prigione...» non vuol dire Danimarca, vuol dire l'Italia è tutta una prigione... ehm... l'Inghilterra è tutta una prigione...

«Adess ghe dò una cortelada... Fermo! - ol se dise - ghe

fo' un piasèr, che adess lû 'l môr mondato dei soi pecati,

ol va in cielo. Invece 'l mè pare l'è morto scragugnò,

pien de pecati, e PLUFF!, l'è andà a l'inferno. Adeso mi

aspeti che 'l mè zio el vaga in te la camera de la mia

madre e i fan dei pûtanàdi sporcelénti. El vegn fôra:

cultelòda! No, adeso no... doman... vedremo...

posdoman... non so... forse la setimana che vegn...» Oh,

boja, pudèva risolver tûto con la prima scena, quando

gh'è vegnû ol fantasmo del padre d'Amleto, ch'ol

vegniva avanti e ghe diseva: «Amletooo - che el padre

fantasmo gh'aveva el rebatòn de l'eco, come tûti i

fantasmi che se respecta - Amletoooo, l'è el ziooo, l'è lû

l'asasìnsìnsìn, daghe una culteladadada, còpalo lì lì lì -

po-po-po!»57

ELISABETTA Ma se avesse ammazzato lo zio alla prima

scena, non avrebbe scritto una tragedia in cinque atti.

DONNAZZA Ma cosa me ne frega a mi de cinque atti...

con l'Ofelia che la crepa, quel'alter ch'el diventa mato,

56 Eh sì... alla fine ci sono morti dappertutto. Laerte trafitto di qua, la regina che rantola avvelenata di là, il re che

vomita di qui, Amleto che tira gli ultimi (respiri) di là. 57 Di Amleto, si sa... è proprio sua la colpa, perché tergiversa, tira a campare. Poteva risolvere tutto fin dal principio:

dare una coltellata subito al re, a suo zio traditore, che era lì che pregava. «Adesso gli dò una coltellata... Fermo! - dice fra sé - gli faccio un piacere perché adesso lui muore mondato dei suoi peccati e va in cielo. Invece mio padre è morto immondo pieno di peccati, e PLUFF!, è andato all'inferno. Adesso io aspetto che mio zio vada nella camera di mia madre e insieme facciano sconcezze grasse. Viene fuori: coltellata! No, adesso no… domani… vedremo… dopodomani… non so… forse la settimana ventura…» Boia, poteva risolvere tutto con la prima scena, quando è

57

va in Anglotèra, torna indrìo, e il duèlo... OEHU! Mi me

piàsen le robe ciàre, ün atto solo, ma ciàro. El patre

fantasmo che dise: «Amleto, l'è lû l'asasìn!» «Ah sì?»

Cultelada. Sipario. Invece: «Adeso ghe penso, adeso

vedo, tergiverso, rimando...»58

ELISABETTA E non è quello di cui incolpano anche me?

(Sta per mettersi a sedere ma viene bloccata da un urlo

della donnazza).

DONNAZZA Nooo!

ELISABETTA Che succede?

DONNAZZA No, boja, i sbìsoi schiscia di... Oh! Varda che

macèl... propri cume el final de l'Amlèt! Te g'ha schiscià

anca la regina...59

ELISABETTA E non è forse quello di cui incolpano anche

me?

DONNAZZA De schisciàr ji sbìsoi? I g'ha rasòn!60

ELISABETTA No, di non eliminare i miei nemici... di non

intervenire... Le conosci le accuse dei puritani: gli

spagnoli strozzano i fiamminghi lì, sul nostro uscio di

venuto il fantasma del padre di Amleto che veniva avanti e gli diceva: «Amletooo – che il padre fantasma aveva l’eco, come tutti i fantasmi che si rispettino – Amletoooo, e lo ziooo, e lui l’assassino, dagli una coltellata, accoppalo!»

58 Ma cosa importa a me di cinque atti... con Ofelia che muore, quell'altro che diventa matto, va in Inghilterra, torna indietro, e il duello... OEHU! A me piacciono le cose chiare, un atto solo, ma chiaro. Il padre fantasma che dice: «Amleto, è lui l'assassino!» - «Ah sì?» Coltellata. Sipario. Invece: «Adesso ci penso, adesso vedo, tergiverso, rimando...».

59 No, boia, gli sbìsoi schiacciati... Oh, guarda che macello... proprio come nel finale dell'Amleto! Hai schiacciato anche la regina...

casa... e io, la regina pusillanime, lascio fare. Gli

irlandesi si ribellano... e io invece di organizzare una

bella repressione a terra bruciata, tiro a campare, tratto,

tergiverso, rimando. Dialogo col papa che m'ha

scomunicata e non comunico coi protestanti che mi

hanno eletta loro papa.

La Donnazza sta armeggiando intorno all'orecchio di

Elisabetta.

DONNAZZA Parché ti te se' tropo bona, e ti i lase cianciàr.

Che se fossi mi: ZACH! (Fa il gesto di mozzare la

testa).61

ELISABETTA (alla Donnazza) Cosa mi combini con 'sto

dito nell'orecchio?

DONNAZZA No, non l'è miga ûn meo dido... l'è ûn

sbìsego che s'è infilàt nel bûso...62

ELISABETTA Aiuto, Marta!

MARTA (alla Donnazza) Oh santo cielo, toglilo!

DONNAZZA Ma che colpa ghe n'ho mi se ai sbìsoi ghe

60 Di schiacciare gli sbìsoi? Hanno ragione. 61 Perché tu sei troppo buona, e li lasci parlare. Che se fossi io: ZACH! 62 No, non è un mio dito... è uno sbìsego che si è infilato nel buco...

59

piàsen i bûsi grasi?63

ELISABETTA Dio, sto male!

DONNAZZA El me scarlìga. (Mima di cavare lo «sbisolo»

dall'orecchio) Ecculo! Opp-là... l'hai catàt! Vàrdalo com

l'è grass! Che bèi ugìti vìsculi!64

ELISABETTA Maledetta... Via, via. (Se ne va seguita da

Marta scomparendo dietro l'arazzo in fondo, per

indossare un'abito).

DONNAZZA Va', tüti par tera 'sti sbìsoi novi… Va' che

magnàda che l'ha fàit questo! Grasso! OEHU, che

ingrasàda che g'han fàit 'sti vermi... Va', pieni de grasa

che fan schìfio... Adess vado sûbito a casa dal meo

marìdo che l'è ûn pescadòr. E come ghe dò questi vermi

ingrasàdi, ol diventa mato... ol va sûbito a pescare...

infilsa 'sti sbìsoi sû i ami, 'l bûta dentro, in fondo al

fiume. E come i vede 'sti vermi, i ariva i pesci: (mima

l'arrivo di pesci famelici) «I sbìsoi!» UARGH! E

'stanote se magnèmo ûn pesce tanto. (Ride) AH! AH!

AH! (Pausa) No, a pensarghe bèn, non è che

magneremo ûn pesce, parché se 'sti sbìsoi han magnà la

regina, ol pesce magna i sbìsoi... noialtri, a la fin,

63 Ma che colpa ne ho io se agli sbìsoi piacciono i buchi grassi? 64 Mi scivola... eccolo! Opp-là... l'ho preso! Guardalo com'è grasso! Che begli occhi vispi!

magnerèm la regina! (Compiaciuta) Va' che l'è fina, eh!

Va' che l'è ûna alegorìa... (Pausa) Devo dirve la verità,

no' l'ho inventada mi 'sta trovada, no' son stàita mi a

inventarla... l'è il Scèspir, l'è propi lû che g'ha avû 'sta

idea chi. Quando ghe fa dir a l'Amleto: «Ghe sarà ûn re

che andrà a banchetto non per magnàre ma per eser

magnàdo... che morto l'è, e i vermi lo magneràn in te la

carcàsa, paserà ûn pescadòr... cata ûna man de vermini

dal re... e ol va a pescare. Cata ûn pesce grande! E ûn

poverazzo, l'ûltimo de la tera, trova 'sto pesce e se la

magna. A la fine, ol poverazzo se magna el suo re!» Fa

vegnìr i sgrìsoi! El Scèspir che testa ch'ol g'ha! No' te

ghe po' averghe ün'idea che lû te l'ha già copiàda

prima!65

ELISABETTA (dietro l'arazzo) Donnazza, sarà la

suggestione, ma sai che ho proprio la sensazione di

sentirmi come più asciutta.

DONNAZZA Oh rejna, no' a l'è empressiòn, de segûro sèt

65 Guarda, tutti per terra 'sti sbìsoi nuovi... Guarda che mangiata si è fatto questo, grasso! OEHU, come sono ingrassati

questi vermi... Guarda, pieni di grasso che fanno schifo... adesso vado subito a casa da mio marito che è un pescatore. E come gli dò questi vermi ingrassati, diventa matto... va subito a pescare... infilza 'sti sbìsoi sugli ami, li butta dentro, in fondo al fiume. E appena vedono questi vermi, i pesci arrivano: «Gli sbìsoi!» UARGH! E stanotte ci mangeremo un gran pesce. Ah, ah, ah! No, a pensarci bene, noi non mangeremo un pesce, perché se questi sbìsoi hanno mangiato la regina, il pesce mangia gli sbìsoi... noi, alla fine, mangeremo la regina! Guarda che è sottile, eh! Guarda che è un'allegoria... (Pause) Devo dirvi la verità, non l'ho inventata io questa trovata, non sono stata io a inventarla... è stato Shakespeare, è stato proprio lui che ha avuto quest'idea. Quando fa dire ad Amleto: «Ci sarà un re che andrà a banchetto non per mangiare ma per essere mangiato... che morto è, e i vermi lo mangeranno nella carcassa. Passerà un pescatore... raccoglierà una manciata di vermi dal re... e va a pescare. Prende un pesce grande! E un poveraccio, l'ultimo della terra, trova questo pesce e se lo mangia. Alla fine, il poveraccio si mangia il suo re!» Fa venire i brividi! Che cervello ha Shakespeare! Non puoi avere un'idea che lui te l'ha già copiata prima!

61

smagrà. Basta vèd come se son sgionfiàt 'ste bestie en

del süsciarte, el par incinte. (Mostra, passando con una

mano a lato della tenda, uno «sbisigo» a Elisabetta).66

ELISABETTA (sempre da dietro l'arazzo) Non farmele

vedere, t'ho detto! Schifosa! (Cambia tono) Senti,

potresti fare un altro piccolo miracolo, per i miei seni...

sono come due mozzarelle secche.

DONNAZZA Ciàmalo piccolo miracolo! Se te me dèt

tempo, mi te fago la resûresiòn anca par le zinne... Te

fago vegnìr dò poppe tante, che quando po' ti incrosi le

bràscia sovra le zinne, te par d'esser a ûn balcòn... te ghe

meti i vasèti de fiori che te va a inafiare tûte le matine.

(Elisabetta rientra indossando un vestito e una parrucca

da cerimonia con relativa corona in testa. Marta la

segue) Ohi, che bèla! Che vestìt!67

ELISABETTA (minimizzando) Oh, mi sono messa un abito

«così», per stare in casa. Come sto? Piacerò a Roberto?

MARTA Resterà allocchito.

DONNAZZA Sì, sì, el resterà inciuchìt. Quasi come sont

mi adès par 'sto rebalton che te m'hai combinàt con 'sta

66 Oh regina, non è un'impressione, di sicuro sei dimagrita. Basta vedere come si sono gonfiate queste bestie

succhiandoti, sembrano incinte. 67 Chiamalo piccolo miracolo! Se mi dài tempo, io ti faccio la resurrezione anche dei seni... ti faccio venire due tette

così grandi che quando poi ci incroci sopra le braccia, ti sembrerà di essere al balcone... ci metterai i vasetti di fiori che poi andrai ad innaffiare tutte le mattine. Ohi, che bella! Che vestito!

storia che ti te saresi el dopiòn de l'Amleto.68

Marta e Donnazza calzano gli zoccoli a Elisabetta.

MARTA Hai ubriacato anche me!

ELISABETTA Ah, ti ci ho messo il dubbio, finalmente!

MARTA Più che altro sono perplessa... capisci che se è

come tu sospetti, vuol dire che qui c'è sotto tutta una

manovra organizzata in grande stile.

ELISABETTA Certo che c'è.

DONNAZZA Scùseme, rejna, ma no' son d'acòrdo.

Andémo. Una revolta aorganizàda da gènt de teatro... Te

i vedi teatranti con spadi de legn e i canon carigà de

talco e de cipria? «Pronti per la revolta! Carighè i

canon! Fuoco! PUAH!» (Mima l'esplosione di un

cannone caricato a talco, tossisce soffocata) Fine de la

revolta. (Si spazzola col dorso della mano il vestito come

fosse ricoperto di polvere).69

ELISABETTA Macché, quelli, i teatranti, fanno il coro, ma

dietro c'è chi spara, e sul serio! E ve lo dimostro. Dammi

il manoscritto dell'Amleto, vi leggerò questo monologo

68 Sì, sì, resterà sbalordito. Quasi come sono io adesso per questo ribaltone che mi hai combinato con questa storia che

tu saresti il doppione di Amleto. 69 Scusami, regina, ma non sono d'accordo. Andiamo! Una rivolta organizzata da gente di teatro? Te li vedi i teatranti

con le spade di legno e i cannoni caricati con talco e cipria? «Pronti per la rivolta! Caricate i cannoni! Fuoco!» PUAH! PUAH! Fine della rivolta.

63

sostituendo il maschile con il femminile. Al posto di

«principe» metterò «regina». (Legge) «Ma io... io stessa

mi ribellerei se mi vedessi su un trono a rabberciare una

politica così baldracca!»

Entra Egerton con un'altra cartella in mano.

EGERTON Si può? Disturbo...?

ELISABETTA (la Donnazza va verso Egerton e gli fa dei

cenni per zittirlo, Elisabetta si alza e cammina sugli

zoccoli) Zitti lì in loggione. (Riprende la lettura)

«Cristo, bisogna pure che io abbia fegato di colomba,

altrimenti avrei ingrassato tutti gli avvoltoi dell'aria con

i resti di questa mia carogna di falsa regina!»

EGERTON (alla Donnazza) Ma con chi ce l'ha?

DONNAZZA (sotto voce in crescendo) A l'è drio a ziogàr

la parte de l'Amleto che ol sarìa un travestìt un po' de

oregia, coi piûmi in tel cûl, che ol fa el verso a la

rejna...70

ELISABETTA (tentando di interrompere la Donnazza)

«Oscena monaca ruffiana...»

70 Sta recitando la parte di Amleto che sarebbe un travestito un po' checca, con le piume nel culo, che fa il verso alla

regina...

DONNAZZA (mima a Egerton, in «grammelot»,la trama

dell'Amleto) Fine del primo atto! (A Elisabetta) Siòra,

devo spiegarghe quaicoss che no 'l sa niente de

l'Amleto... dev'esser vûn de la polizia. (Continua a

spiegare ad Egerton in «grammelot» la trama

dell'Amleto)... Fine del quarto atto!71

ELISABETTA Zitta, Donnazza. «Oscena monaca

ruffiana...» (la Donnazza, di nascosto dalla regina,

mima con le mani la trama del quinto atto. Tenta di

bloccarla.) Donnazzza dammi la mano!

DONNAZZA Quasi fine del quinto!

ELISABETTA (alla Donnazza) Se parli ancora, chiamo le

guardie e ti faccio cacciare! (Riprende la lettura)

«Oscena monaca ruffiana... invece di buttarmi contro

chi ha combinato 'sta truffa, chi trama inganni e

massacri ecco che scivolo e riesco a scaricarmi d'ogni

impegno, come una vera baldracca!» Perché mi

guardate così Egerton? Mi trovate cresciuta? (Allude ai

trampoli) Non lo sapevate che si cresce fino a

settant'anni! (Seria) Ditemi un po', se qualcuno avesse

l'ardire di fare il verso alla vostra regina,

71 Fine del prima atto! Signora, devo spiegargli qualcosa perché non sa niente dell'Amleto... dev'essere uno della

polizia. Fine del quarto atto!

65

scimmiottandola con insulti del genere, voi cosa

fareste?

EGERTON Signora, chi s'è permesso di mancarvi di

rispetto a 'sto modo?

ELISABETTA (passa il manoscritto ad Egerton) Ecco qui:

nome e cognome e le tirate infami, parola per parola. Se

voi, caro Egerton, andaste un po' più spesso a teatro... al

Globe... per esempio, questa sera stessa, le sentireste

ripetere.

DONNAZZA Ve n'ancurgerìt che l'Amlet l'è un travestìt

che el fa ol verso a la rejna... in fondo a un pozz,

travestìd de rana, guarda el cûl del sidèllo e dise: «Oh,

che bel sol!»72

EGERTON È impossibile!

MARTA È vero, questi teatranti da strapazzo la

insultano... e la gente applaude!

ELISABETTA E voi vi interessate solo a fabbricar trappole

per farci cascar dentro Essex con la sua banda di

sconsiderati.

EGERTON Davvero al Globe dicono infamità del genere?

Lo sceriffo Golber sta là ogni sera e non se ne è accorto,

72 Vi accorgerete che Amleto è un travestito che fa il verso alla regina... in fondo ad un pozzo, travestito da rana, guarda

il culo del secchio e dice: «Oh, che bel sole!»

non m'ha detto che s'alludesse a voi.

ELISABETTA Il mio cavallo di legno ha più cervello e più

fantasia di voi.

DONNAZZA E el pisa anca pûsé!73

ELISABETTA Datemi il manoscritto. Ascoltatemi Egerton,

e cercate di capire il vero significato di quello che vi

leggerò.

DONNAZZA No, Siòra, n'ol capìsse... (Allude all'aria

attonita di Egerton).74

ELISABETTA Zitta, Donnazza!

DONNAZZA Ma vardì l'espressiòn che ol g'ha, no'l po'

capire. No'l g'ha lûce in ti ögi...75

ELISABETTA Basta. È Amleto che parla. (Legge) «Il

vantaggio dei potenti sta nel dubbio dei loro sudditi».

(La Donnazza fa il verso all'espressione da gufo

perplesso di Egerton) Oh, Donnazza, sto leggendo

Shakespeare e non ti permetto di disturbare!

DONNAZZA Mi no' disturbo, ma lû no' capisse!76

ELISABETTA (riprende la lettura) «Nell'ignoranza di ciò

che si ritrova nell'aldilà. L'angoscia che ci prende

73 E piscia anche di più! 74 No, Signora, non capisce... 75 Ma guardate l'espressione che ha, non può capire. Non ha luce negli occhi... 76 Io non disturbo, ma lui non capisce.

67

dinanzi al baratro, nel buio che ci aspetta cessata la vita.

Sarà sonno il morire? Sarà come dormire? Forse

sognare. E nel sonno della morte, grida e incubi atroci ci

perseguiteranno afferrandoci alla gola? Se la gente

potesse scoprire cosa davvero le spetta alla fine del gran

viaggio dal quale nessuno ha mai fatto ritorno... potesse

qualcuno tornare invece a raccontare... ogni re, ogni

regnante rischierebbe di ritrovarsi senza sudditi.»

EGERTON Non capiso...

Espressione soddisfatta della Donnazza.

ELISABETTA Ecco bravo, questa deve essere la vostra

battuta fissa. Ripetetela ogni tanto, mi aiuta. Avanti,

ditela.

EGERTON Non capisco.

ELISABETTA (sempre leggendo) «Non capite? Se non ci

fosse il terrore per l'aldilà ognuno si scannerebbe! A

mille e mille si finirebbero... chi buttandosi a capofitto

da una rupe... chi nel mare, chi nel fuoco...» Ancora la

vostra battuta fissa, prego Egerton.

EGERTON Non capisco.

DONNAZZA Come l'è natûrale! (Si avvicina ad Elisabetta

e sbircia il manoscritto).77

ELISABETTA Bravo! (Riprende a leggere) «Non capite?

Ma è così chiaro, ditemi voi. Chi sopporterebbe le

bastonate e gli infami sfottò di questo mondo, le

ingiustizie, l'oppressione, l'insulto del superbo... un

amore disprezzato... una legge che t'ammazza con i

rimandi...» Attenti che non invento niente, vero

Egerton? «... chi sopporterebbe l'eterna spocchia del

potere e le sue trappole?»

EGERTON Eh sì, ce l'ha proprio con noi.

DONNAZZA A l'è devenü un fûlmine!78

ELISABETTA «E il giusto che, paziente, s'illude ancora

che si arriverà a dargli ragione al fine del suo ossequio,

insultato, deriso. Chi vorrebbe sopportare la vergogna e

la fatica di trascinarsi una vita insulsa come un sacco di

strame secco, se con un sol gesto potrebbe stroncarla,

farla finita?»

DONNAZZA Tremendo! T'è capì el maciavèllo? Questo

Scèspir ol dise a la zente: «Ma cosa fàit? No' ve movét?

Accetèt de ves cume stciàvi, ingrugnàt 'me bestie,

soltànt parchè gh'avìt pagûra che morendo finì a

77 Com'è naturale! 78 É diventato un fulmine!

69

l'inferno inciodàt, che ve brûsen?... Cojòn! L'è qui, sû

'sta tera, l'inferno! No' sota! Bûtate, slànzate sensa

pagûra! Fa saltàr per aria 'sto Governo de merda!»

(Accenna una canzone di protesta).79

EGERTON (urlando, sconvolto) Ha ragione, ha

perfettamente ragione! Qui si incita la gente alla

ribellione, alla rivolta!

DONNAZZA Calma! Te stciòpa 'l cervell. Tûto d'ün colpo

così! Per gradi bisogna andare.80

MARTA Un momento. Adesso mi pare stiate

esagerando... Io non ci vedo alcun incitamento alla

rivolta vera e propria. Casomai c'è la tendenza ad

insinuare un certo malumore... diciamo un mal-

contento...

DONNAZZA (sfotte il minimizzare di Marta mimando una

gallina che sta facendo l'uovo) TACH! L'uovo de la

concordia! Con dentro un gesuita, piccolo! (Mima con la

mano un uomo piccolo che fugge).81

EGERTON Ad ogni modo, Signora, io lo arresto e gli

chiudo immediatamente il teatro!

79 Tremendo! Hai capito il machiavello? Questo Shakespeare dice alla gente: «Ma cosa fate, non vi muovete? Accettate

di essere come schiavi, sottomessi come bestie, soltanto perché avete paura che morendo finireste all'inferno inchiodati che vi bruciano?... Coglioni! É qui, su questa terra l’inferno! Non sotto! Buttatevi, lanciatevi senza paura! Fate saltare per aria questo governo di merda!»

80 Calma! Ti scoppia il cervello. Tutto d'un colpo così! Per gradi bisogna andare.

DONNAZZA E po' te ghe lo brûsi... causa, il vento e le

scintille peregrine...82

ELISABETTA Non farete niente del genere, caro Egerton.

Indagate piuttosto, e scoprite se questo Shakespeare fa

parte della congiura di Roberto d'Essex... poi si vedrà.

EGERTON Organizzerò senz'altro un'inchiesta.

ELISABETTA A proposito di inchieste, avete verificato

l'autenticità di quella lettera per Giacomo di Scozia,

quella che secondo voi sarebbe di Roberto d'Essex?

EGERTON Signora, sono mortificato, ma devo dirvi che

avevate ragione: le lettere sono risultate false... e anche i

sigilli, contraffatti.

ELISABETTA In così poco tempo, voi avete condotto una

inchiesta così approfondita?

EGERTON No, è bastato appendere per i piedi ai ganci, il

corriere che ce l'ha procurate. Dopo un po' ha ritrattato

ogni cosa. Ha ammesso che si trattava di calunnie

fabbricate ad hoc.

ELISABETTA Perfetto! Vedi, Marta… nel nostro paese la

bilancia della giustizia è appesa ad un gancio da

macellaio.

81 TACH! L'uovo della concordia! Con dentro un gesuita, piccolo! 82 E poi glielo bruci. Causa, il vento e le scintille pellegrine...

71

DONNAZZA Bèla! Che bèla frase! Che alegorìa!... (A

Egerton) Scèspir? (Alla regina) Scèspir, Scèspir...83

ELISABETTA No, Donnazza, è mia.

DONNAZZA Lo stile l'era de Scèspir!84

ELISABETTA Fra qualche giorno questa frase la

ritroverete in qualche testo del nostro William... Mi ruba

tutto quello! Che c'è ancora Egerton? Che ci nascondete

in quella cartella? Cattive notizie, immagino.

EGERTON Sono delle prove, Signora.

ELISABETTA Prove di che?

EGERTON Che gruppi di puritani si stanno muovendo per

dare manforte ai congiurati.

ELISABETTA (ride divertita) Ah, ah... la trappola vi si sta

rivoltando contro, Egerton! Avevate preparato l'esca

dell'armeria perché i congiurati si potessero ben armare,

e Roberto d'Essex si decidesse a sparare... Avreste così

potuto fotterlo definitivamente. Ed ora, gruppi di

puritani stanno ingrossando le fila di Roberto... È

stupendo vedere l'artificiere che prepara le polveri, poi

per errore ci si siede sopra e... PAF!, salta per aria!

DONNAZZA Ah, ah! Bèla! Scèspir!

83 Bella! Che bella frase, che allegoria!... Shakespeare? Shakespeare, Shakespeare... 84 Lo stile era di Shakespeare!

ELISABETTA È mia, Donnazza!

DONNAZZA Ma alora, lû, del suo, 'sto Scèspir cosa scrive,

cosa? (Pausa) Ladròn!85

EGERTON Non capisco questa vostra straordinaria

soddisfazione, Signora; sembra che godiate all'idea di

una nostra eventuale sconfitta.

MARTA Ha ragione, sei proprio pazza. Dimentichi che

sarebbe anche la tua.

ELISABETTA Certo, certo... ho esagerato. Bene, allora che

aspettate ad intervenire?

EGERTON Signora, in questo momento sono dispersi in

piccoli gruppi... aspettiamo che si riuniscano. Li

attaccheremo prima che riescano ad arrivare al

Parlamento ed al Palazzo.

ELISABETTA Quale Palazzo?

EGERTON Qui, il vostro.

DONNAZZA Te g'ha capìo, cara rejna... 'sti malnati a

g'hanno la golosìa de vegnìre a copàrte!86

MARTA Proprio così!

EGERTON Quindi Signora, anche su sollecitazione di Sir

Cecil, credo sareste più al sicuro in altro luogo che non

85 Ma allora, di suo, questo Shakespeare che cosa scrive, cosa? Ladrone! 86 Hai capito, cara regina... questi malnati hanno la bramosia di venire ad ammazzarti.

73

questo.

ELISABETTA Dovrei far fagotto insomma.

DONNAZZA Dopo che t'ho fait el balcon coi vasèti soravìa

de nafiàre.87

ELISABETTA Zitta!

EGERTON Sì, Signora, anche i Lord e il Parlamento, e

soprattutto Bacone, insistono perché prendiate alloggio

nella fortezza di Kinilworth... sotto scorta armata,

naturalmente.

ELISABETTA Sotto scorta? Ma perché proprio io? Che

c'entro io? Personalmente ho letto decine di scritte

apparse sui muri di Londra in questi giorni, ed in

nessuna si incitava ad insorgere contro la regina, a farle

la pelle. Al contrario, ho ritrovato insulti e minacce di

morte soprattutto contro di voi, Egerton... contro

Cecil..., i Lord... per non parlare di Bacone. Siete voi

che, secondo il popolo, mi consigliate una cattiva

politica... Per loro io sono sempre la loro buona regina.

Vi dò un consiglio: andateci voialtri, tutti in gruppo,

sotto scorta armata, nella fortezza di Kinilworth che è

più sicuro.

DONNAZZA Ah, tremenda rejna!

MARTA Elisabetta, sei davvero spietata! Ma dì un po',

quando avresti letto quelle scritte sui muri? Che io

sappia sono settimane che non esci.

EGERTON Appunto. A meno che, Signora, non ve ne

siate andata da sola, di notte per le strade.

ELISABETTA Donnazza, passami quel tubo... (Indica un

cannocchiale che si trova appoggiato alla parete del

letto) Ci sono andata con questo.

EGERTON Che cos'è?

ELISABETTA (porge il cannocchiale ad Egerton) È un

regalo dell'ambasciatore veneziano. Si chiama

telescopio o cannocchiale. Appoggiateci l'occio. È un

aggeggio portentoso!

EGERTON (punta il cannocchiale verso il fondo della

platea) È fantastico... Incredibile come tutto ci viene

vicino. Stupendo! La gente laggiù ti pare di poterla

toccare con le mani.

MARTA Vi dispiace passarmelo un attimo?

EGERTON Prego, accomodatevi. Certo sarebbe magnifico

averne qualcuno anche noi della polizia, di questi

aggeggi.

MARTA Strabiliante!

87 Dopo che ti ho fatto il balcone con i vasetti sopra da innaffiare.

75

ELISABETTA Certo, ne ho già ordinata una cassa anche

per voi. Così potrete controllare tutti i cittadini in ogni

momento: cosa fanno, con chi stanno... anche dietro le

finestre, dentro la propria casa. Li potrete osservare a

letto, quando fanno l'amore e anche quando fanno i loro

bisogni... Tutto sotto controllo! Uno stato davvero

moderno: lo stato guardone!

DONNAZZA (strappa di mano a Marta il cannocchiale e ci

guarda dentro) Dio Signùr! Me sta catàndo un futùn, o

l'è vèra quèl che vedi?88

ELISABETTA Che c'è?

DONNAZZA Lagiù, in fund a quèla strada, me pare propri

el vostro inamoràdo Milord d'Essex... Oh, ma che bel

omo! L'è cun i so'. Oh, che bèl omo!... I vegne avanti in

processiòn! Ömeni e done ghe fan aplausi.89

MARTA (alla Donnazza) Dài qua... (Guarda a sua volta

nel cannocchiale) E sì... sono armati, si sbracciano...

stanno invitando la gente ad unirsi a loro.

EGERTON Accidenti... non li aspettavamo così in fretta!

(Prende il cannocchiale a Marta) Scusate... fate vedere.

ELISABETTA (si riprende di prepotenza il cannocchiale)

88 Dio, Signore! Ho le traveggole oppure è vero quello che vedo? 89 Laggiù, in fondo a quella strada, mi pare proprio il vostro innamorato, Milord di Essex... Oh, ma che bell'uomo! É

con i suoi. Oh, che bell'uomo... Vengono avanti in fila! Uomini e donne li applaudono.

L'aggegio è mio, ho la precedenza!

DONNAZZA (prende dalla cesta un piccolo cannocchiale e

lo punta verso la platea) Vardìt, vardìt, rejna... g'ho

propri pagûra che 'sta volta a ghe sèm.90

ELISABETTA Donnazza, ma dove hai preso quel

telescopio?

DONNAZZA L'è mè! L'ho portà da Venesia. I vènden in

piàsa sûi bancarèl; ogne diése gondolète de lègn che te

compri, te ne dan vûno per regalo. Segreto miliare!91

ELISABETTA (guardando nel telescopio) Ecco, là c'è un

altro gruppo che attraversa il ponte di San Bartolomeo...

e un altro avanza da Trygham.

EGERTON Scusate ma bisogna che io me ne vada

immediatamente. Devo raggiungere Hellington per

organizzare il contrattacco.

DONNAZZA (ad Egerton) El compàgni a la porta...92

ELISABETTA Fermo! Voi non organizzate un bel niente!

L'ordine è: nessuno si muova! Lasciate pure che si

sfoghino a godersi gli applausi dei bottegai e dei

ragazzotti del mercato.

90 Guardate, guardate, regina... ho proprio paura che 'sta volta ci siamo. 91 É mio, l'ho portato da Venezia. Li vendono in piazza, sulle bancarelle; ogni dieci gondolette di legno che compri, te

ne danno uno in regalo. Segreto militare! 92 L'accompagno alla porta...

77

DONNAZZA Brava rejna! Che tant quèi, a la prima

sparagnàda de canòn, i se la fa' adòss pejòr del so'

cavàlo!93

ELISABETTA Fate una cosa, Egerton, andate da sir Cecil e

ordinategli di inviare da Essex il Presidente del

Parlamento e il Capo della Giustizia con questa

missiva... prendete appunti...

DONNAZZA (dal leggìo ha preso un foglio e una penna)

Son pronta mi per ciapàr nota. Scrivi mi, Siòra.94

ELISABETTA (fa un cenno di consenso) Veniamo da

parte...

DONNAZZA Aspèta un àtimo che ghe meto l'indirìso. «Per

el Sior Conte d'Essex... Palàso...»95

ELISABETTA Se mando due Lord a portare il messaggio,

l'indirizzo non serve.

DONNAZZA Siòra, ma se se pèrden i Lord... se pèrde anca

il messaggio... Cosa ghe costa a mèter l'indirìso?96

ELISABETTA Beh, sbrigati.

DONNAZZA «Al Conte d'Essex, ne le sue proprie mani de

lû.»97

93 Brava regina! Che tanto quelli, al primo colpo di cannone, se la fanno addosso peggio del vostro cavallo! 94 Sono pronta io a prendere nota. Scrivo io, Signora. 95 Aspetta un attimo che ci metto l'indirizzo. «Per il signor Conte d'Essex... Palazzo...» 96 Signora, ma se si perdono i Lord... si perde anche il messaggio... Cosa vi costa mettere l'indirizzo? 97 «Al conte di Essex, nelle sue proprie mani di lui.»

ELISABETTA «Veniamo...»

DONNAZZA (ripete meccanicamente) «Veniamo...»

ELISABETTA «... da parte della regina...»

DONNAZZA «... della rejna...»

ELISABETTA «... e vogliamo conoscere...»

DONNAZZA (ripete meccanicamente) «... e vogliamo

conoscere... l'altra parte!»

ELISABETTA Non dire sciocchezze! vogliamo conoscere

la ragione...»

DONNAZZA «... e vogliamo conoscere la ragione» Punto!

Oh là, ciarò!

ELISABETTA Perché punto? Non te l'ho dettato.

DONNAZZA È finita la frase.

ELISABETTA Nossignore, prosegue.

DONNAZZA Virgola, allora!

ELISABETTA No virgola!

DONNAZZA Punto e virgola!

ELISABETTA No, punto e virgola!

DONNAZZA Punto esclamativo!

ELISABETTA No, ho detto! Non c'è punteggiatura!

DONNAZZA Ma dovrò trûcà 'sto punto che m'è scapà!

Ghe mèto un fiore? Un dragòn? San Giorgio a

79

cavàlo?98

ELISABETTA Va beh, virgola... «Veniamo da parte della

regina e vogliamo conoscere la ragione...»

DONNAZZA Virgola.

ELISABETTA «... la ragione di questi assembramenti...»

DONNAZZA «... di questi sembraménti...»99

ELISABETTA Assembramenti!

DONNAZZA (testarda) Sembraménti!100

ELISABETTA Assembramenti!

DONNAZZA (con l'aria di chi ha capito tutto) «Ah,

sembra menti!» Con l'ironia: (riprende a scrivere) ah!

ah!, sembra menti! Ah! Ah!101

ELISABETTA (continuando con sopportazione) «La

regina...»

DONNAZZA Un'altra?

ELISABETTA No!

DONNAZZA Sempre quèla de prima. (Scrive) «La regina,

sempre quèla de prima...»102

ELISABETTA No, è sottinteso!

DONNAZZA Devono indovinare?

98 Ma dovrò truccare 'sto punto che mi è sfuggito! Ci metto un fiore? Un dragone? San Giorgio a cavallo? 99 «... di questi sembramenti...» 100 Sembramenti! 101 «Ah, sembra menti!» Con l'ironia: ah! ah! sembra menti! ah! ah! 102 Sempre quella di prima! «La regina, sempre quella di prima...»

ELISABETTA Silenzio! «La regina vi assicura...»

DONNAZZA «La regina ve segûra...»103

ELISABETTA (la corregge ribadendo la parola

sottolineando con la voce la lettera A) Assicura.

DONNAZZA (con l'aria di dire: ma è lo stesso, no?)

Segûra.104

ELISABETTA Assicura!

DONNAZZA Anche questa? «Ah!, segûra.» Ah! Segûra.

ELISABETTA «... che sarete...»

DONNAZZA «... che ah!, sarete...»

ELISABETTA No! Non ci va la «ah»! «... che sarete...»

DONNAZZA Eccezione, allora!

ELISABETTA Macché eccezione. Basta!

DONNAZZA «... che sarete...»

ELISABETTA «... ascoltato...»

DONNAZZA «...scoltato...»

ELISABETTA Ascoltato.

DONNAZZA «Ah!, scoltato!»

ELISABETTA «... e...»

DONNAZZA «... a...»

ELISABETTA No «a», «e»! «... e sarà fatta...»

103 «La regina vi assicura...» 104 Sicura.

81

DONNAZZA «Ah!, sarà!» Un'altra eccezione? Due

eccezioni? (Elisabetta la guarda minacciosa - riprende a

scrivere) «... sarà...!»

ELISABETTA «... sarà fatta giustizia!»

DONNAZZA Oh! «... che sarete ah!, scoltato e sarà

facta...» (È arrivata all'angolo in basso del foglio e non

riesce a farci stare tutta la frase).105

ELISABETTA «... giustizia!»

DONNAZZA «...justi... justi...» (gira il foglio).106

ELISABETTA Donnazza, cosa fai?

DONNAZZA No' gh'è restà spàsio per la giûstisia! (Si

avvicina a Egerton e in grammelot facendo sintesi rilegge

tutta la lettera).107

ELISABETTA (elenca più volte d'interromperla e alla fine

grida:) Donnazza! Porca puttana! La firma!

DONNAZZA Ghe l'ho metûda mi! Porca pûtana!

(Consegna la lettera a Egerton).108

EGERTON Con permesso, Signora. A più tardi. (Da una

occhiata alla lettera e rivolgendosi alla Donnazza dice)

Ma in che linga è scritta?

105 Oh! «... che sarete ah!, scoltato e sarà fatta...» 106 «... giusti... giusti...» 107 Non è rimasto spazio per la giustizia! (.....) 108 Ce l'ho messa io! Porca puttana!

DONNAZZA Angloveneto! Capisse dapartût.109

ELISABETTA Egerton, sia dichiarata la tregua per

ventiquattro ore; non appena i Lord avranno parlato con

Roberto d'Essex, me lo portino qua. Grazie!

EGERTON Senz'altro, Maestà. Riferirò al più presto.

(Esce di scena).

DONNAZZA Ah, rejna... avìt vist che fàcia sbianchìda gh'è

vegnì al sor Egerton quando gh'avìt dit dei scriti contro

de loro che gh'è sûi mûri? A scomèti che al sir Cecil e al

Bacòn gh'è 'gnit la scagaròla!110

MARTA Per favore, Donnazza... parla meno triviale!

DONNAZZA L'è a frequentar rejne che m'è vegnì 'sta

parlada schìfia. Porca puttana!111

ELISABETTA (cambio tono: preoccupata) Donnazza, hai

sentito... tra poco Roberto sarà qui... m'avevi promesso

chissà quale miracolo per i miei seni.

DONNAZZA T'el fagarò, ma t'avèrto che ol ghe sarà un

poco de sbrusòr.112

ELISABETTA Bruciore?

DONNAZZA Sì, per via di queste. (Prende del suo cesto

109 Angloveneto. Lo capiscono ovunque. 110 Ah, regina... avete visto che faccia pallida è venuta al signor Egerton quando gli avete detto delle scritte contro di

loro che ci sono sui muri? Scommetto che a sir Cecil e a Bacone è venuta la cagarella! 111 É a frequentare regine che mi è venuta 'sta parlata triviale. Porca puttana! 112 Te lo farò, ma ti avverto che ci sarà un poco di bruciore.

83

un barattolo che mostra ad Elisabetta).113

ELISABETTA Cosa sono?

DONNAZZA Avìs.114

ELISABETTA Avìs? Come dire api? Che intenzioni hai?

DONNAZZA Per prima, ti Marta cata 'sto toco de legno de

sandalo per far fumo. (Ad Elisabetta) Mi ghe te meto el

vasèt avèrto, con deréntro l'avìs, improprio sû la zinna...

Po' ghe svrésigo entòrno un zinìn de fumo... l'avìs che

gh'è derénto la se enrabìse e TOCH!, a te beca. De lì un

poco te vedarà gionfiàrte 'sta zinna che l'è un belé!

Durra, stagna... slùstrega!115

ELISABETTA Ma tu sei pazza! Farmi gonfiare il seno da

una ape?! Col dolore bestia che fa!

MARTA Certo che è una trovata stupenda... non ci avevo

mai pensato.

ELISABETTA E perché allora non te la fai beccare a te la

zinna, se è tanto stupenda?

DONNAZZA (alludendo alle poppe striminzite di Marta)

Sì,ma per lée ghe vurrìa un vespòn...116

MARTA Ma io non ho nessun Roberto da coccolare sul

113 Sì, per via di queste. 114 Api. 115 Prima di tutto tu, Marta, prendi questo pezzo di legno di sandalo per fare fumo. Io ti metto il vasetto aperto, con

dentro l'ape, proprio sulla zinna... poi cospargo intorno un po' di fumo... l'ape che è dentro si arrabbia e TOCH!, ti punge. Di lì a poco vedrai gonfiare 'sta zinna che è una bellezza! Dura, soda, turgida.

mio turgido seno, mia cara. Ad ogni modo, puoi sempre

dire di no. Ci metteremo del cotone sotto il corpetto...

DONNAZZA Bon, se pol far anca col codòn, con tüto che

nol sarà el mismo efècto... el codòn. Gh'è anca un

proverbio popolare che dise: «Il cotòn a l'è il cotòn. No'

dà satisfasiòn!» Pûta caso che al Roberto ghe vegn vöja

de farte 'na cara... E po', no' l'è che te fagarà gran male 'sta

becàda de l'avìs... perché mi sû la zinna da cagnàr ghe

stendo un poco de mièl con la mirra che desmèsa el

dolòr.117

ELISABETTA Sei sicura che mi verranno sode e gonfie

tanto?

DONNAZZA Beh, non proprio come di balòn... ma bèle,

t'el segùro.118

ELISABETTA D'accordo, via allora! Facciamoci anche

'st'altra pazzia.

La Donnazza dal suo cesto prenderà via via i barattoli, i

vasetti che le servono...

116 Sì, ma per lei ci vorrebbe un vespone... 117 Bene, si può fare anche con il cotone, ma isa chiaro che non farà lo stesso effetto, il cotone. C'è anche un proverbio

popolare che dice: «Il cotone è il cotone. Non dà soddisfazione!» Metti caso che a Roberto venga voglia di farti una carezza... E poi, non è che ti farà questo gran male la beccata dell'ape... perché io sulla zinna da pungere ti spalmo un poco di miele con la mirra che dimezza il dolore.

118 Beh, non proprio come dei palloni, ma belle, te l'assicuro.

85

MARTA (alla regina) Brava! Forza Donnazza!

DONNAZZA Bon, spècia che ghe fago la stendûda de mièl

e mirra. (Indica a Marta di accendere il pezzetto di

legno di sandalo) Jùdame.119

ELISABETTA Un momento, quanto durerà 'sto gonfiore?

DONNAZZA Oh, tre ziorni... anco sinque. Depende de

quanto tempo ghe lassémo derénto el pungignón.120

ELISABETTA Ah, perché se il pungiglione lo si toglie

dopo una mezz'ora...

DONNAZZA No, mezz'ora l'è tropo! Te cresse ûna zinnà

come un'angûria! Cossì!121

ELISABETTA Ci mancherebbe anche questa!

DONNAZZA Rejna dolza, mo' cata un bèl respìr

profondo.122

ELISABETTA Roberto, amore mio, lo faccio per te!

DONNAZZA Vui Marta, andèghe intorno col fumo.

(Applica il barattolo al seno della regina).123

ELISABETTA AHIUIUIU! Mamma che dolore!...

DONNAZZA Benòn, maravègia! L'ha becàda sùbeto...

119 Bene, aspetta che spalmo il miele e la mirra. Aiutami. 120 Oh, tre giorni... anche cinque. Dipende da quanto tempo lasciamo dentro il pungiglione. 121 No, mezz'ora è troppo! Ti cresce una zinna come un'anguria! Così! 122 Regina dolce, adesso prendi un bel respiro profondo. 123 Voi Marta, andatele intorno con il fumo.

Vivva!124

MARTA Aspetta che soffio...

ELISABETTA Sto impazzendo... ohi, che bruciore!

DONNAZZA Tegne, tegne... Majestà, te meto soravìa un

poco de cànfora. (Posa in vista il barattolo appena

usato).125

ELISABETTA Basta, basta... togli il pungiglione...

DONNAZZA No, ancora un poco... spècia, dolza, resiste.

Varda, varda che se sgionfia de già.126

ELISABETTA (felice) Si gonfia, si gonfia! (cambia tono)

OHOH... ma che dolore!

MARTA Resisti ancora... pensa quanto sarai splendida

dopo. Quasi quasi me lo faccio fare anch'io. (Indica il

barattolo posto sulla predella) Dì, ma quell'ape dentro il

vasetto?

DONNAZZA Oh, oremai la g'ha perdùo el pungignòn... l'è

morta. Spècia che intanto preparo un altro vasètt con una

avìs nova...127

ELISABETTA Aspetta, fammi prendere un po' di fiato,

almeno.

124 Bene, meraviglia! L'ha punta subito... Evviva! 125 Resisti, resisti... Maestà, ti metto sopra un poco di canfora. 126 No, ancora un poco... aspetta, dolce, resisti. Guarda, guarda che si gonfia già. 127 Oh, ormai ha perso il pungiglione... è morta. Aspetta che intanto preparo un altro vasetto con un'ape nuova...

87

DONNAZZA No, i deve crésser gonfie insèma le zinne...

per podérle regolàr... No' ti vorà che una monta monta e

l'altra resta basàda a campanella.128

ELISABETTA E va bene... muoviti... (Si blocca molto

imbarazzata) Oddio!

MARTA Che ti succede?

ELISABETTA (piena di vergogna) Mi sto facendo un'altra

volta la pipì addosso...

DONNAZZA L'è normal. I cagnàt de avìs fan tûti 'sti efèti.

Fanne quanta ne voj, che tanto dopo, ghe darèm la colpa

al cavalo de legn che pissa. Alora, via con la seconda!

(Applica al seno il secondo barattolo)... Becca,

rejna?129

ELISABETTA No, non becca.

DONNAZZA (a Marta) Dai, fumo, fumo... (Si rivolge

speranzosa alla regina) Becca?130

ELISABETTA No, non becca...

DONNAZZA Oh, malnàta d'una avìs! No' la vol becàre!

Ma mi te stronco! (Agita il barattolo).131

ELISABETTA E che succede adesso? Che rimango con un

128 No, devono crescere insieme le zinne... per poterle regolare... Non vorrai che una cresca, cresca, e l'altra resti

abbassata a campanella. 129 É normale. Le morsicature d'ape fanno tutte 'sto effetto. Fanne quanta ne vuoi, che tanto dopo, daremo la colpa al

cavallo di legno che piscia. Allora, via con la seconda! Beca, regina? 130 Fai fumo, fumo... Punge?

seno rigonfio a melone e l'altro a mozzarella secca?

DONNAZZA No, no... a g'ho qui il vendicadòr! (Estrae dal

cesto un altro barattolo).132

ELISABETTA Cos'è?

DONNAZZA Un vespòn irlandese.133

ELISABETTA Un vespone irlandese?! (Si alza in piedi

spaventata) Ho capito, fai parte della congiura... mi vuoi

ammazzare a vesponate!

DONNAZZA Ma no' ti far pagûra dolzo splendòr, l'è una

spuntûra più mòrbeda de quèla de l'avìs! Su, remètete

tranquilla! (Marta senza rendersi conto ha

precedentemente posato il tizzone sulla sedia della

regina non appena s'è levata in piedi) Tegnelà, giù,

Marta...134

Marta sospinge la regina sulla poltrona: Elisabetta si alza

di scatto mandando un urlo.

MARTA Scusami tesoro... la colpa è mia che ho

appoggiato il tizzone proprio lì...

131 Oh, malnata di un'ape! Non vuol beccare! Ma io ti stronco! 132 No, no... ho qui il vendicatore! 133 Un vespone irlandese. 134 Ma non ti far prendere dalla paura dolce splendore, è una puntura più delicata di quella dell'ape! Su, rimettiti

tranquilla! Tienila giù, Marta!

89

DONNAZZA Disgrasìada... brûsarghe i ciàpi a la rejna!

(Prende un catino) Sèntate qui... derénto al cadìn che te

desfrègia co' l'aqua. (Nel porger il catino,

inavvertitamente posa il barattolo con il vespone

irlandese sulla sedie di Elisabetta).135

ELISABETTA Va via! Mi manca pure di mettere il sedere a

mollo! (Si siede. Altro urlo scattando in piedi)

Ahiahaahiah!

MARTA Che succede ancora?

ELISABETTA Un'altra volta il tizzone?

DONNAZZA No, 'stavolta s'è sentàda sûl vasèt de l'avìs!

(Prende il vasetto) 'Sta malnàta! Nol g'ha vorsùo becàrte

sû la zinna, t'ha becàt sû una ciàpa! Catolico!

Repûblican!136

ELISABETTA Oddio, che disgrazia! Adesso ci ho una

natica a melone e un seno a popone, una zinna a

mozzarella secca e l'altra natica scottata. Che regina

scombinata!... (Avvilita) E continuo a farmi la pipì

addosso!

Si abbassa la luce sulla canzone: «Elisabetta, regina

135 Disgraziata, bruciare le chiappe alla regina. Siediti qui... dentro al catino, che ti raffredda con l'acqua. 136 No, 'stavolta si è seduta sul vasetto con l'ape... 'Sta malnata! Non ha voluto pungerti sulla zinna, ti ha punta su di una

chiappa. Cattolico! Repubblicano!

pazza».

«Elisabetta, regina pazza

per farsi le poppe da ragazzina

per essere bella anche di mattina

si è fatta beccare da un vespon.

S'è fatta beccare sulle zinne

da un vespone a righe gialle

una zinna come una palla

ed una zinna come un melon.

Mamma mia, mamma mia, mamma mia che gran dolor!

Mamma mia, mamma mia, mamma mia che gran dolor!

Una zinna gonfia tre spanne

l'altra invece a campanella,

e il vespon non la vuol beccare

non vuol beccare la mozzarella,

la zinna più frolla non vuol beccar.

Mamma mia, mamma mia, mamma mia che gran dolor!

Mamma mia, mamma mia, mamma mia che gran dolor!

91

Achiappa 'sta vespa maledetta

e la regina la gran tetta,

ha la natica come un melon.

Zinna a popone, poppa a melone,

una natica piatta, l'altra a pallone,

per lo stress fa la pipì, la regina fa la pipì.

Con una zinna sì, l'altra no, 'Lisabetta fa la pipì.

La regina una gran tetta

una natica ch'è un melon.

Zinna poppone, pappamelone

natica piatta e l'altra a pallone,

per lo stress fa la pipì,

fa la pipì, fa la pipì.... Ià!»

FINE PRIMO ATTO

93

SECONDO ATTO

Il sipario ancora calato parte la canzone: «Isabella la

rossa».

«Il prigioniero della torre è disceso or or,

oh Dio, il mio cuor.

E la testa è spiccata,

la mia vita è finita,

finito è il mio amor.

Isabella la rossa aveva tre giovani,

il primo la notte stava sull'uscio,

il terzo la sera veniva a cantare

e l'altro nel letto nascosto faceva l'amore,

nel letto con lei faceva all'amore.

Isabella non farlo, è un terribile error,

tu sei tutta un rossor,

far l'amor di nascosto,

questo giovane è morto,

94

è una tomba al tuo amor.

Vai via che è l'alba, ti posson scoprire,

ti faranno morire, morire impiccato.

Il primo la notte restava sull'uscio,

il terzo la sera veniva a cantare

e l'altro nel letto nascosto faceva l'amore,

nel letto con lei faceva all'amore.

Sul finire della canzone «Isabella la rossa» sale

lentamente, fino ad arrivare in totale, la luce. In centro

scena, la regina in groppa al cavallo di legno guarda

(fondo platea) nel cannocchiale.

Indossa la vestaglia del primo atto, è senza parrucca.

Di lato, ben in vista, sul porta-abiti che già conosciamo,

un sontuoso vestito bianco da cerimonia.

Su una sedia una sottogonna con cerchio, una cuffia, un

abito.

Sul letto armadio, ben visibile una parrucca identica a

quella che indossa Elisabetta, solitamente.

ELISABETTA Sei ancora sveglio? Sì, sì, quelle accese

sono le luci delle tue finestre. (Verso la quinta, urlando)

95

Marta! (Torna a parlare tra se) Per l'amor di Dio,

Roberto, basta! (Sempre più irosa) Martaaa!

Entra Marta correndo e si dirige verso il letto di

Elisabetta.

MARTA Eccomi cara, cosa c'è?

ELISABETTA Ma dove vai? Non senti che non sono a

letto?

MARTA (meravigliata) Ma cosa fai lassù?

ELISABETTA Sono salita quassù, perché questo è l'unico

modo per riuscire a vedere le finestre delle stanze di

Roberto.

MARTA Ma non sei nemmeno andata a letto?

ELISABETTA No! Non riesco a chiudere occhio. Sono

tesa... come un tamburo!

MARTA Su, rilassati cara. Vuoi una tisana?

ELISABETTA Macché tisana! Non capisci niente! Non

riesco a chiudere occhio, sono tesa come un tamburo per

via che m'avete tirato troppo la pelle sulla fronte. Sono

qui come un vecchio gufo spaventato! Fai venire la

Donnazza.

MARTA Sì, subito.

96

ELISABETTA Dille che mi porti qualcosa anche per

raffreddarmi i seni che mi stan bollendo. Potrei stirarci

una camicia!

MARTA (verso la quinta) Donnazza, muoviti.

Entra la Donnazza, ha con se un'altro cesto.

DONNAZZA Ècchime cara... che splendòr... sûl so' cavàl

de legn che pissa a la matìna prèst!137

ELISABETTA Cos'hai in quel canestrello?

DONNAZZA Vespòn novi, cara.138

ELISABETTA (spaventata) Ancora?! Va' via per l'amor di

Dio. A parte che quest'ultima puntura del vespone è

stata come una coltellata... M'è venuto perfino un

bernoccolo sul seno sinistro.

DONNAZZA Bon, se ciama bernocolo de Venere, cara.

Tàchete al cavàl ch'andèm indrìo. (Sospinge il cavallo

verso sinistra).139

ELISABETTA A parte che mi hai fatto dei seni rotondi sì,

ma strani. Non stan fermi: van su e giù, van su e giù...

fluttuano!

137 Eccomi cara... che splendore... sul suo cavallo di legno che piscia alla mattina presto! 138 Vesponi nuovi, cara.

97

DONNAZZA Bon cara, l'è un ziogo erotico che i òmeni

ghe van mati... Adèso te tiro via tûte le forcine. (La

Donnazza e Marta, montando su sgabelli, tolgono le

forcine dalla testa di Elisabetta e le disfano le

trecce).140

ELISABETTA Grazie! Fammi chiudere gli occhi una volta,

prima di morire. Dio, che notte ho passato! Ah! Che

meraviglia il crollo! Come sto bene! (Cambia tono)

Donnazza, come sto male! Ho passato una notte

tremenda! Questa notte ho sentito delle urla che

arrivavano dal Palazzo di Roberto d'Essex... come di uno

scontro armato...

MARTA Scontro armato?

DONNAZZA No, Sciura, no' gh'è stait nisciûn scontro. Mi

sont andà d'intorno; g'ho traversàt tûta Londra a trûvà i

vespòn, ma no' g'hai sentìt manco el boiàr d'un can. A

gh'era un silénsio che se podéva sentìr volar le mosche...

Le mosche che volavan ieri sera a Londra!141

ELISABETTA Eppure ho sentito anche degli spari. Dei

colpi di spingarda.

139 Bene, si chiama bernoccolo di Venere, cara. Attaccati al cavallo che andiamo indietro. 140 Bene cara, è un gioco erotico per cui gli uomini vanno pazzi... Adesso ti tiro via tutte le forcine. 141 No, Signora, non c'è stato alcuno scontro. Io sono andata anche in giro; ho attraversato tutta Londra per trovare i vesponi, ma non

ho sentito neanche l'abbaiare di un cane. C'era un silenzio che si potevano sentir volare le mosche... Le mosche che volavano ieri sera a Londra!

98

MARTA Sarà stato un incubo.

ELISABETTA Un incubo, oh sì!, l'ho avuto: un incubo

tremendo! Ho sognato la Maria Stuarda.

DONNAZZA No?!

ELISABETTA Qua, nella mia stanza, che girava da

padrona... senza testa.

DONNAZZA No?!

ELISABETTA E la testa ce l'aveva in mano.

DONNAZZA Viva? La testa viva? Oeh! Come S. Giovanni

decollato! Bé, l'è comodo, parché ti, sensa voltàr la testa,

ti vardi... (mima d'aver la testa in mano e la gira di qua

e di là) varda de chi... varda de là...142

ELISABETTA Era spaventosa. Gli occhi si muovevano, la

bocca parlava. Sghignazzando, mi diceva: «Brutta

stronza, brutta stronza».

DONNAZZA Ma no!

ELISABETTA «T'è andata male, non è la mia testa che salta,

ma quella di Roberto! Ah, ah!» e PRACH!, mi ha fatto un

pernacchio.

DONNAZZA Un pernàtc co' la testa monca?143

MARTA Oh che impressione!

142 Viva, la testa viva. Oeh! Come S. Giovanni decollato. Beh, è comodo, perché tu... senza voltare la testa, guardi... guarda di qui...

guarda di là... 143 Una pernacchia con la testa mozza.

99

ELISABETTA Poi si è messa all'improvviso a giocare con

la sua testa come fosse una palla... la buttava per aria...

la riprendeva. E poi: tan, tan, tan, palleggiava.

DONNAZZA Palleggiava?

ELISABETTA La testa!

DONNAZZA E pôe?144

ELISABETTA Poi la testa le è sfuggita di mano e ha

gridato: «Cristo... me la rompi, non è una palla!»

DONNAZZA Ma boja! Gh'avea rasòn! Ma 'n dove g'ha la

testa 'sta dona?! Ah! Ghe l'avea in man. Regolare. Boja,

g'ho capìdo tûto el ziogo ...adeso l'ho capìdo. Vol dir,

'sto insognamento, che el Conte d'Essex l'è sensa la

testa.145

ELISABETTA (spaventata) Che dici?!

DONNAZZA L'ha perdû la testa per amor de ti.146

ELISABETTA Ah, fosse vero.

MARTA Ma sì, andrà tutto bene, vedrai.

DONNAZZA (a Marta) A proposito de bone novèle, dighe

del prosimo arìvo, no!147

MARTA Ah sì, me ne stavo dimenticando... Entro oggi

144 E poi? 145 Ma boia! Aveva ragione! Ma dove ha la testa questa donna?! Ah! Ce l'aveva in mano. Regolare. Boia, ho capito tutta l'allegoria,

adesso l'ho capita. Vuol dire, 'sto sogno, che il conte di Essex è senza testa. 146 Ha perso la testa per amore di te. 147 A proposito di buone notizie, dille del prossimo arrivo, no!

100

quasi sicuramente il capo dei congiurati sarà qui.

ELISABETTA Roberto?

DONNAZZA Roberto D'Essex ol s'è metûo de testa bona e

ol vegne a riverìrte. Cunténta?148

ELISABETTA (aggressiva a Marta) Una notizia così

importante perché me la tieni nascosta!

MARTA Ero andata via di testa... con 'sto fatto degli

incubi.

DONNAZZA (a Marta) Sta atènta ti a non andarghe via de

testa, ma davèro, che questa (indicando Elisabetta) a l'è

gente che... (mima di tagliare teste e di giocare a farle

rimbalzare come fossero palle) ...palleggia!149

ELISABETTA Avanti, Donnazza, fammi scendere.

DONNAZZA Sì Siora.150

Le due donne aiutano la regina a scendere da cavallo.

ELISABETTA Tirami su i capelli... fra poco Roberto arriva,

voglio la pelle tirata. E tu, Marta, mettiti di guardia col

cannocchiale.

148 Roberto d'Essex si è messo di buzzo buono e viene a riverirti. Contenta? 149 Stai attenta a non andare via di testa, ma davvero, perché questa è gente che... palleggia!

101

Bussano alla porta.

ELISABETTA Stanno bussando... non far entrare nessuno

che sono in disordine!

DONNAZZA (andando alla porta) L'è inûtil che piché, tant

la rejna no' la pol vedèr nesuno, che l'è tûta spampanènta

che la fa schìfio! (Sbircia alla porta in cima alla scala)

Siora, a l'è el capo de la polisia: ol spiòn.151

ELISABETTA Egerton? Fallo passare, forse porta notizie di

Roberto.

DONNAZZA Siora, 'gnir derèntro a vardarve tûta

spampagnàta che sit?152

ELISABETTA Bendalo.

DONNAZZA Bendàr ol cap de i spiòn? Ghe vegn un

culp!153

ELISABETTA Calagli il cappello giù fino agli occhi.

DONNAZZA Questa l'è un'idea! (Verso l'esterno) 'Gnit

derèntro, sior Egerton. (Entra Egerton, ha con se una

cartella damascata) L'òrden de la rejna l'è de calcàrve

ben ol capèl sû i ögi parché... (Tenta di calargli il

150 Sì, Signora. 151 É inutile che bussiate, tanto la regina non può vedere nessuno perché è tutta spampanata che fa schifo! Signora, è il capo della

polizia: lo spione. 152 Signora, venire dentro a guardarvi tutta spampanata come siete? 153 Bendare il capo degli spioni? Gli viene un colpo!

102

cappello sugli occhi) Boja, oh, ma che testa! Siora a g'ha

'na testa tanto che ghe no' va derentro el capèlo... 'na

testa cussì grosa che se ghe capita in man a un boia, al

boia 'ghe veng lo svenimento da la goduria... Eco qua...

l'è andà. Vai caro. (Sospinge Egerton verso la

regina).154

ELISABETTA Aiutalo a scendere. Non farlo cadere, che

non vorrei mi si rompesse.

DONNAZZA Ma tant ghe ne avèmo altri de resèrva.155

ELISABETTA Che notizie mi portate, Egerton?

EGERTON Maestà... spero abbiate trascorso una...

(inciampa) buona notte...

ELISABETTA Ho trascorso una pessima notte! Vorrei

sapere per quale ragione non ho ancora visto il drappello

dei Lord andare da Roberto d'Essex. Come mai?

DONNAZZA Ghe rispùnda, milord. (Sospinge il cavallo sul

fondo, nella posizione iniziale).

EGERTON Sir Keeper Leslyl era irrintracciabile, Maestà,

e, nell'impossibilità di sostituirlo, abbiamo pensato bene

di rimandare ad oggi.

DONNAZZA Ohi che lappa svelta!156

154 Questa è un'idea! Venite dentro, signor Egerton. L'ordine della regina è di calcarvi bene il cappello sugli occhi perché... Boia, oh,

ma che testa... Signora, ha una testa così grossa che non entra nel cappello... una testa così grande che se capita in mano a un boia, al boia gli prende uno svenimento per il godimento... Ecco qua... è andato. Vai caro.

103

ELISABETTA Ah sì? Fate, disfate, e a me non si dice

niente?... Cosa nascondete in quella cartella?

EGERTON Sono mortificato Maestà, ma devo ammettere

un'altra volta che i vostri dubbi erano fondati. (Apre la

cartella).

ELISABETTA Che dubbi?

EGERTON Questo teatrante. (cerca di leggere sbirciando

da sotto il cappello) come si chiama...

ELISABETTA Shakespeare?

EGERTON Sì, ecco lui, è della banda.

ELISABETTA Quale banda?

EGERTON Dei congiurati.

DONNAZZA Congiurati? Ol Scèspir un rebàldo? Che

notìsia!157

ELISABETTA Ne siete sicuro?

EGERTON Più che certo, Signora. Questo Shakespeare è

in un certo qual modo alle dipendenze del Conte di

Southampton... che oltretutto è anche il suo impresario

teatrale, essendo comproprietario del Globe.

ELISABETTA E allora?

EGERTON Ma Signora, Southampton è uno dei capi della

155 Ma tanto ne abbiamo altri di riserva. 156 Ohi, che agile parlantina! 157 Congiurati? Shakespeare un ribelle? Che notizia!

104

congiura.

DONNAZZA (sbalordita) No! Siora! Teatranti che fan

politica! Mai visti! Che mondo!158

ELISABETTA (via via, sempre più sconvolta)

Southampton, il mio unico parente vivente. Gli ho

sempre dimostrato affetto... simpatia, e ora si scopre che

si è messo con questi maiali che mi vogliono fottere... di

certo c'è di mezzo anche lui con la storia delle lettere a

Giacomo di Scozia.

MARTA No Elisabetta, calmati...

ELISABETTA Zitta! Ma io li faccio fuori... li vado a

cercare casa per casa... io! Impiccati li voglio! Squartati!

Evirati! (Non si controlla più) Li lascio penzolare finché

non si disfano! Voglio veder arrivare tutti gli uccelli

d'Inghilterra a strappargli le budella! (Cambia tono) Mi

sento male... Marta, mi vien da vomitare.

MARTA Ecco, lo sapevo... vieni, vieni di là... (Escono).

DONNAZZA L'è sortìda. (Alza il cappello ad Egerton)

Gh'el valzi sû. Ciapé un po' de fià.159

EGERTON Mi spiace d'averle procurato questa crisi...

DONNAZZA Bon par vui che non avèt vist che öci gh'è

158 No! Signora! Teatranti che fanno politica! Mai visti! Che mondo! 159 É uscita. Vi sollevo il cappello. Prendete un po' di fiato.

105

vegnût... cativi de far pagûra, come quèi de la soa sorèla,

la Maria Tudor, la sanguenaria, quand g'ha metûo in piè i

tribûnai de l'inquisisión. L'è inûtil, l'è 'na rossa de cavèi

anca lèe come el so' pàder, l'Enrico il rosso... tremendo!

Tûta 'na famija de ross. Cativi.160

EGERTON Ma che stai a cianciare?

DONNAZZA Gh'è un proverbio al mio paès ch'el dise: «El

pì bon dei ross, el pì zentìle, l'ha bûtà el so' pàder zò dal

campanìle!»161

EGERTON Mi spiace per Southampton, ha i giorni contati

poveraccio, e anche quel Shakespeare...

DONNAZZA ZACH! Anca la testa del poeta derèntro al

canestrèl! Vui savèt, Milord, parchè la misûra dei cass

de mort in Angletèra a l'è pì cûrta de la norma?162

EGERTON No, perché?

DONNAZZA Parché quasi tûcc i végnen soterràt cun la

testa in man.163

EGERTON Molto spiritosa...

Elisabetta e Marta rientrano.

160 Buon per voi che non avete visto gli occhi che le sono venuti... cattivi da fare paura, come quelli di sua sorella, Maria Tudor, la

sanguinaria, quando ha messo in piedi i tribunali dell'inquisizione. É inutile, è una rossa di capelli anche lei... come suo padre, Enrico il rosso, tremendo! Tutta una famiglia di rossi. Cattivi.

161 C'è un proverbio al mio paese che dice: «Il più buono dei rossi, il più gentile, ha buttato suo padre giù dal campanile...» 162 ZACH! Anche la testa del poeta dentro al cesto! Voi sapete, Milord, perché la misura delle casse da morto in Inghilterra è più corta

della norma?

106

DONNAZZA No' ridet forte, (riabbassa velocemente il

cappello di Egerton) gh'è la rejna. Cume stet rejna?

Mejor?164

ELISABETTA Molto meglio, grazie. Egerton, basta, io non

ne posso più! Ne ho piene le scatole di questi colpi

organizzati, gonfiati... Ci capiamo, vero Egerton! È

possibile che ogni volta che un gruppo di potere cerca di

far fuori l'altro, immancabilmente tirate di mezzo anche

me? Che c'entro io? Basta! Sono sicura che se tutti

quanti vi mettete di buzzo buono, in un giorno o due, di

questa storia intorcinata, non si sentirà più parlare! E,

come si dice in teatro alla fine delle commedie: tutto è

bene quel che finisce fra le lenzuola d'un bel letto pulito

a due piazze. (Ride divertita).

All'istante si sentono grida concitate, calpestio di gente

che corre.

VOCE ESTERNA Allarme, allarme! È là... da quella parte!

163 Perché quasi tutti vengono sotterrati con la testa in mano. 164 Non ridete forte, c'è la regina. Come stai regina? Meglio?

107

Bussano alla porta.

ELISABETTA (a Marta) Che c'è ancora? Vai a vedere.

Ribussano violentemente.

MARTA Che vi prende? Arrivo! (Apre appena la porta)

Un momento.

DONNAZZA È la vose del vostro capo de le guardie.165

MARTA (a Elisabetta) Sì, lui. Dice che hanno visto un

uomo arrampicarsi... lo faccio passare?

ELISABETTA Passare chi? L'uomo che si arrampica, o il

capo delle guardie? Siamo impazziti? Entrare nella mia

camera la mattina presto. Ci penserà il capo della

polizia... (Ad Egerton) Egerton perlustrate pure, ma fuori

dalla mia stanza, presto!

EGERTON (senza sollevarsi il cappello parte deciso verso

la platea) Con permesso... vado subito.

DONNAZZA (bloccandolo) Fermo! Gh'è un baratro lì! Non

è ancora tempo per voi per le casse corte. (Accompagna

Egerton alla porta) Segnòra, l'è propri vèra quel che dise

el proverbio: «Dove la giustizia l'è cieca, la polizia come

108

minimo l'è sguèrcia e orba!» (Preoccupata) Fèit entràr le

guardie Siora, che l'è gran periculo.166

MARTA Ha ragione. D'accordo che la pelle è tua... ma se

davvero c'è un sicario intorno...

ELISABETTA Non c'è nessun sicario... è una montatura per

mettere il Palazzo in stato d'allarme e impedire a

Roberto di arrivare da me, ma io non ci casco. (Si

avvicina al letto).

MARTA O piuttosto, non è che sei tu a volerli bloccare,

prima che mettano il naso fra le tue lenzuola? Dì la

verità, hai qualcuno nel letto?

ELISABETTA Sta' zitta, strega! (Apre le ante del letto)

Svegliati Thomas... presto, svegliati.

Appare un ragazzo seminudo.

MARTA Oh, la sorpresa di Pasqua!

DONNAZZA Non te permèto de far alûsiòn, eh! Petégola!

Che ti no' sai cosa l'è sûcedû. Un meràcolo tremendo!

'Stamatina presto, quasi note, ansi l'era note, prima del

matino, l'Elisabeta l'ha sentìt piàgner un cardelìn, PLIN

165 É la voce del vostro capo delle guardie. 166 Fermo! C'è un baratro lì. Non è ancora ora, per voi, per le casse corte. Signora, è proprio vero quello che dice il proverbio: «Dove la

giustizia è cieca, la polizia come minimo è strabica e orba!» Fai entrare le guardie, Signora, che c'è gran pericolo.

109

PLIN, in t'el giardìn. L'è desendûa. Ol gh'era davèra un

uselìn PLIN PLIN, tûto infredolìt. Ol l'ha ciapàt su,

pover cardelìn infreciuchìt, PLIN PLIN, ol l'ha metûo in

tra le zinne. E poe lé, la bona samaritana, l'è vegnûda qui

in t'el leto, ol l'ha metûo sota i lenzòi, g'ha bûfà un

pochetìn de fiato caldo... PLUFF! PLIN PLIN PLUFF!,

l'è saltàt fôra 'sto giovinòt. Sûbeto la rejna s'è metûa in

ginócc: «Santa Rosalia, la santa pì bèla che ghe sia, cosa

devo fare con 'sto giovinòt?» E la santa g'ha respondûo:

«PLIN PLIN, tégnete el giovinòt col so uselìn!» Cusì, l'è

andàda!167

ELISABETTA (al ragazzo) Thomas, avvolgiti in questo

copriletto. (A Marta) Dove lo nascondo?

MARTA Fallo scendere dalla finestra.

DONNAZZA Brava, cossì ol ciàpen per un sicario... PLIN

PLIN!, ritorna un uselìn!168

ELISABETTA (al ragazzo che si sta rivestendo) Non stare

a riverstirti, Thomas, non c'è tempo.

RAGAZZO Signora, non posso uscirmene così... col

167 Non ti permetto di fare allusioni, eh! Pettegola! Che tu non sai che cosa è successo. Un miracolo tremendo! 'Stamattina presto,

quasi notte, anzi era notte, prima del mattino, Elisabetta ha sentito piangere un cardellino, PLIN, PLIN, nel giardino. É scesa. C'era davvero un uccellino, PLIN, PLIN, tutto infreddolito. L'ha preso su, povero cardellino infreddolito. L'ha raccolto, povero cardellino PLIN, PLIN, l'ha messo tra le zinne. E poi lei, la buona samaritana, è venuta qui nel letto, l'ha messo sotto le lenzuola, gli ha soffiato un poco di fiato caldo... PLUFF! PLIN PLIN PLUFF!, è saltato fuori 'sto giovanotto. Subito la regina si è messa in ginocchio: «Santa Rosalia, la santa più bella che ci sia, che cosa devo fare con 'sto giovanotto?» E la santa le ha risposto: «PLIN PLIN, tieniti il giovanotto col suo uccellino!» Così è andata!

168 Brava, così lo prendono per un sicario... PLIN PLIN!, ritorna un uccellino!

110

copriletto...

ELISABETTA Uscire? Per far scoprire alle guardie che

stavi con me?

MARTA Perché non lo travesti.

ELISABETTA Stai zitta.

DONNAZZA Sì, brava, da dona, l'è un'idea.169

ELISABETTA Da donna?

DONNAZZA Sì.

ELISABETTA (a Marta indicando gli indumenti femminili

che stanno su una sedia) Dammi quegli abiti. (A

Thomas) Ti farò passare per una delle mie cameriere.

(Gli dà una pacca sul sedere) Il culetto pimpante ce

l'hai.

RAGAZZO Non è da voi, Signora, sfottermi a 'sto modo...

vestirmi con abiti da donna...

ELISABETTA Non far storie, Thomas!

RAGAZZO Non insistete, vi prego! Preferisco buttarmi

giù dalla finestra piuttosto, così come sono!

ELISABETTA Bravo, così intorno si racconterà che la

regina usa giovanotti, li spreme e poi li butta giù dalla

finestra, nudi! Vestiti! Vai di là, fila! Te lo ordino!

111

Il ragazzo controvoglia esce di scena.

MARTA (alludendo al ragazzo) Brava, dormire

abbracciata a giovinetti, come dice Epicuro, fa molto

bene alla pelle!

DONNAZZA Te sèt tremenda. Atenta ti, a la to' testa.

(Mima palleggio) Palleggio!170

ELISABETTA Sei una iena! Ho voluto semplicemente fare

un esperimento. Roberto d'Essex sarà qui fra qualche ora,

e ho voluto verificare se sono in grado di sopportare le

effusioni di un maschio.

DONNAZZA El fiol del collaudo... el tasta zinne! (Mentre

Elisabetta parla la Donnazza sale su di una scala e

guarda dalla finestra).171

ELISABETTA Una notte disastrosa! Un fallimento totale!

Non sopportavo accarezzamenti da nessuna parte. Mi fa

male dappertutto. Mi hai rovinata Donnazza. Avrei

urlato: «No! Fermo! Oh, che male!» Ma non potevo e

allora facevo: «Oh, nooo... caro... nooo...» Il cretinone,

convinto che fosse per la gran passione, ci dava dentro,

ci dava dentro! L'avrei ammazzato!

169 Sì, brava, da donna, è un'idea. 170 Sei tremenda. Attenta tu, alla tua testa. Palleggio! 171 Il ragazzo del collaudo... il tasta zinne!

112

DONNAZZA (allarmata) Gh'è un omo... chilò in d'el

giardìn... in d'ul laberént... i guardie ghe van drio coi

cani.172

MARTA Chi c'è nel labirinto?

DONNAZZA De segûro quèl bastàrd che ol zercàva de

montàr in 'sta stanza per copàr la rejna! Adès l'è andàt de

là de bando.173

ELISABETTA (a Marta) Vai giù, corri... ordina che me lo

portino qui subito, vivo... (Marta esce di corsa dalla

porta principale) Lo voglio interrogare io stessa.

DONNAZZA Vivo! Che dopo lo travestìmo anca lû de

dona. Ah, ah!174

ELISABETTA Seguimi, Donnazza: andiamo a vedere dal

terrazzo. (Esce dalla porta di destra).

DONNAZZA Andùma... Dio che bèl! Che festa

maravigliosa qui a la Corte... ogni mumènt un colpo de

scena. De là, de la fenestra se vede quel là che scapa coi

can de drio... derentro a un leto gh'è un giovinòt sbiotà...

Pare de eser a teatro! (Esce seguendo la regina).175

172 C'è un uomo... laggiù nel giardino... nel labirinto... le guardie lo inseguono con i cani. 173 Di sicuro quel bastardo che cercava di salire in questa stanza per ammazzare la regina. Adesso è andato da quella parte. 174 Vivo! Che dopo travestiamo anche lui da donna. Ah, ah! 175 Andiamo... Dio che bello! Che festa meravigliosa qui a corte... ogni momento un colpo di scena. Di là, dalla finestra si vede quello

che scappa inseguito dai cani... dentro al letto c'è un giovanotto nudo... Sembra di essere a teatro!

113

Contemporaneamente all'uscita della Donnazza entra in

scena il ragazzo proveniente da dietro il letto; è vestito da

donna solo a metà, ha la sottogonna ma è a torso nudo.

RAGAZZO Signora, mi perdoni... non me la sento

proprio...

Il ragazzo si guarda intorno in cerca della regina, da dietro

una tenda appare un uomo: è il sicario.

SICARIO Imbecille, figlio di puttana, che stai

combinando?

RAGAZZO (spaventato) Chi è? Ah, siete voi, padre...

Attento, la regina non dev'essere lontana... e ci sono in

giro un sacco di guardie.

SICARIO Appunto, e in un momento come questo tu vai a

fare tante storie per una veste da camera e una cuffia da

donna?

RAGAZZO Ma è una cosa umiliante!

SICARIO Imbecille! Qual'è il tuo compito: salvare la tua

dignità o il successo della nostra causa?

RAGAZZO Sì,ma quando ti si impone di perdere la

faccia... sputtanandoti al livello di un travestito qualsiasi.

114

SICARIO Bravo, perché stravaccarti nel letto di una

bastarda assassina a farti sbaciucchiare sbavando come

un bagascio...

RAGAZZO Ma non siete voi che mi avete ordinato di

lasciarmi portare in quel letto?

SICARIO Sì, ma senza esagerare nel provarci gusto... Non

devi mai dimenticare, Thomas, che è lei, l'assassina di

Maria!

Dall'esterno giungono di nuovo urla e qualche sparo.

RAGAZZO (indicando la finestra) Chi è quel disgraziato

che stanno rincorrendo?

SICARIO Disgraziato, dici? Avessi tu tanto coraggio!

Quello ha fatto da volpe per creare un diversivo e

permettere a me di farcela a salire fin quassù

indistrubato. Dài, muoviti, fa' a tua volta la tua parte.

Devi restare in questa stanza il più possibile per corpirmi

alle spalle. Appena sistemata la regina, darai l'allarme

facendo attenzione di spedire le guardie per il solaio... io

scenderò per di sotto.

RAGAZZO E se non ce la facciamo? Credo che fra poco

questa stanza si riempirà di gente... ho sentito che Essex

115

sarà qui.

SICARIO No, Essex non viene... attacca, se mai.

RAGAZZO Attacca? Ma se è andato a prenderlo il

Presidente delle Camere in persona.

SICARIO Stammi a sentire, Thomas: se Essex arriverà qui,

ci verrà solo armato e con tutta la sua banda... e dietro a

lui si solleverà tutta la città... faranno fuori Cecil,

Bacone e metà dei Lord... ma la regina la salveranno... e

noi questo non possiamo permetterglielo... Avanti,

muoviti. Farai tutto quello che lei ti ordina senza far

storie, capito? Anche se fosse di camminare a testa in

giù, con una candela accesa infilata nel sedere.

RAGAZZO Oh, no, accesa no!

SICARIO Basta! Io mi infilo qua dentro il cavallo. (Si

avvicina al ventre dell'animale).

RAGAZZO Ma come fate ad entrarci?

SICARIO Qui c'è uno sportello; dài dammi una mano.

(Solleva la gualdrappa sotto la sella, apre la parte

posteriore della statua come se fosse uno sportello).

RAGAZZO Oh, tu guarda, la culatta che si apre!

SICARIO Questo cavallo era di Enrico, il padre di

Elisabetta... qui ci nascondeva le sue amanti, perfino mia

madre. Non lo conosce nessuno questo nascondiglio,

116

nemmeno Elisabetta. Dài, sollevami... No, fermo. Non

me la sento di entrare dentro il cavallo. Mettilo a posto,

preferisco il camino. Quando sarà il momento, per darmi

il segnale di via libera, suona qualche nota dentro 'sto

flauto... mi raccomando! (Gli porge un flauto corto).

RAGAZZO Sbrigatevi!

SICARIO Ehi, bada che nessuno accenda il fuoco. (Si

infila nel camino e si arrampica per la cappa;

dall'esterno giungono altri spari).

RAGAZZO Chi volete che lo accenda, siamo in primavera!

Andate!

Entrano la regina e la Donnazza. Elisabetta indossa un

abito da cerimonia, parrucca, corona, gioielli, ecc...

DONNAZZA Mi vorìa savér cume l'ha fait a copàrse 'sto

omo.176

Entra Marta, dall'ingresso sul ballatoio.

ELISABETTA Marta, chi ha sparato?

MARTA Lui da solo... s'è tirato un colpo.

ELISABETTA Il colpo che era destinato a me, così, non

117

sapremo mai chi me l'ha mandato. (Si accorge del

ragazzo impacciato) Che fai tu ancora in queste

condizioni? Fra poco dovrò far entrare le guardie... di

sicuro quell'infame aveva un complice... Mi vuoi

compromettere?

RAGAZZO Va bene, Signora... indosserò la veste per

intero.

ELISABETTA No, anzi, aspetta, indossa questo vestito.

(Indica l'abito sul manichino).

RAGAZZO Ma è un vostro abito, Signora.

ELISABETTA Marta, aiutalo, voglio vedere come sta. Non

l'ho mai indossato.

RAGAZZO Ma non sarebbe meglio farlo indossare alla

vostra governante?

Marta e la Donnazza abbigliano il ragazzo di tutto punto:

abito, zoccoloni, parrucca e corona. Nell'agitarsi, la

Donnazza, fa cadere nel camino un candelabro.

ELISABETTA No, non è della sua taglia. E poi voglio che

tu ti renda conto dal vivo cosa vuol dire vestire il ruolo

della regina. Fate tanto gli smargiassi voi giovanotti con

176 Io vorrei sapere come ha fatto quest'uomo ad ammazzarsi.

118

i vostri abitini da farfalloni leggiadri.

ELISABETTA È qui che ti voglio. Come ti senti?

RAGAZZO Strizzato, ingabbiato... un inferno. Soprattutto

per la vergogna. Vi prego, non raccontatelo mai a

nessuno.

Dal camino esce del fumo.

DONNAZZA Monta sû 'sti tràmponi zocoròn!177

ELISABETTA Ma che succede là. Cosè quel fumo dal

camino?

DONNAZZA Oh, boja! L'è el candelabro che l'è bûrlàt nel

camìn! (Si precipita a sollevare il candelabro).178

ELISABETTA (prende una brocca piena d'acqua che getta

nel camino) Fammi spegnere 'sto fuoco!...

DONNAZZA Oh, ma che fumo! (Si odono dei lamenti

soffocati che escono dal camino) Rejna, se sente criàr da

deréntro el camìn. Sente cume crìa! AHAHA!179

ELISABETTA Ma chi sta gridando?

DONNAZZA (imita i lamenti) AHAHAHA! El camino...

vien fôra la vose dal camìno!180

177 Monta su questi trampoli zoccoloni! 178 Oh boia! É il candelabro che è caduto nel camino! 179 Oh, ma che fumo! Regina, si sente gridare da dentro il camino. Senti come grida! AHAHA! 180 AHAHAHA! Il camino... viene fuori la voce dal camino!

119

ELISABETTA Ma non dire sciocchezze! Nessuno grida.

DONNAZZA Serà el vento!181

RAGAZZO Sì, sì, è il vento.

DONNAZZA In Anglotèra tortûran anca 'l vento?182

ELISABETTA Zitti! (Rivolgendosi al ragazzo) Adorabile!

Non hai mai recitato parti da fanciulla?

RAGAZZO No, mai.

ELISABETTA Tu sai che io finanzio una compagnia di

ragazzi?

RAGAZZO Sì, signora, i «Queen's boys», li conosco.

ELISABETTA Ma nessuno di quelli è credibile come

ragazza, quanto tu.

RAGAZZO Vi prendete ancora gioco di me.

ELISABETTA No, anzi, allestirò l'Amleto qui a Corte... per

capire meglio quello che ci sta sotto... e a te farò fare

Ofelia... e alla Donnazza farò fare la regina!

DONNAZZA Quel pûtanòn! Eh no, cara!183

Il sicario scende dal camino trattenendo la tosse a

malapena e si nasconde dietro il letto di Elisabetta; si

sentono altri spari in lontananza.

181 Sarà il vento! 182 In Inghilterra torturano anche il vento?

120

MARTA Che succede ancora?

ELISABETTA (guardando verso il fondo della platea) Son

colpi di colubrina... o spingarda... Dio mio, vengono dal

Palazzo di Essex... hanno rotto la tregua... Dammi il

cannocchiale, presto... No, anzi, voglio parlare con

Egerton... (A Marta) Vieni, andiamo a conferire con lui.

(Escono).

Il ragazzo raccoglie il cannocchiale e guarda verso il

fondo platea.

RAGAZZO Oh, che cosa incredibile! Tutto grande!

La Donnazza scorge il flauto lasciato dal sicario.

DONNAZZA Oh, varda ti! Un piffer! (Ci soffia dentro

cercando di emettere qualche suono).184

RAGAZZO Che fai, Cristo! No! È il segnale! Dammelo!

(Tenta di strapparglielo di mano. A questo punto si finge

un incidente tecnico: si sente una musichetta suonata da

183 Quel puttanone! Eh no, cara! 184 Oh, guarda tu... un piffero...

121

un piffero; la Donnazza, che non sta più soffiando nello

strumento, fa cenni al tecnico del suono di interrompere,

ma la musica non si ferma).

DONNAZZA Piffero magico! El pol sonàre senza bofàrghe

dentro... basta far andare i didi.185

La musica s'interrompe.

RAGAZZO Dammi il piffero!

DONNAZZA Dame un basin par el piffero!186

RAGAZZO No!

DONNAZZA Un basin!187

RAGAZZO No, vattene via, megera!

DONNAZZA Megera a mi? Ti m'ha dit megera? T'ariverà

un fulmin che te scurta... TACH!, corto così (mima

l'arrivo di un fulmine) con i sòcori e tûto. Un nano

basso! (Esce girando dietro al letto).188

RAGAZZO (avvicinandosi al camino) Padre?... Non c'è...

speriamo non sia asfissiato... (Torna in ribalta e guarda

nel cannocchiale verso la platea) Ma tu guarda che

185 Piffero magico! Può suonare senza soffiarci dentro... basta muovere le dita. 186 Dammi un bacino per il piffero. 187 Un bacino! 188 Megera a me? Mi hai dato della megera? Ti arriverà un fulmine che ti accorcia: TACH!, corto così, con gli zoccoli e tutto. Un nano

basso!

122

stregoneria! È fantastico!

Il sicario esce dal nascondiglio e si avvicina al ragazzo

travestito che gli volge le spalle; gli sferra un gran colpo

di pugnale.

SICARIO 'Stavolta ci sei, bastarda! Crepa e vai all'inferno!

(Il ragazzo si accascia quasi senza un lamento; il sicario

si guarda intorno) Thomas, dove sei? Dove si sarà

cacciato 'st'imbecille... Thomas!

RAGAZZO (con un filo di voce) Sono qui.

SICARIO Tu?! Cristo! Ma che facevi nell'abito della

regina?

RAGAZZO Come? Siete voi... che... me l'avete ordinato...

vestiti da donna...

SICARIO Che guaio!

RAGAZZO E poi mi scanni! Chi è il più coglione?

DONNAZZA (entra) Ho sentìt criàr, son segûra. (Vede il

ragazzo a terra e il sicario) Chi sèt vui... Aìda! Un

òmen! Un prèt asasìno!189

Il sicario avanza verso la Donnazza.

123

ELISABETTA (dall'esterno) Che c'è Donnazza... perché

gridi?

DONNAZZA (corre verso la porta da dove è uscita

Elisabetta e la chiude a chiave) Rejna, non ve muvìt!

Sarè la porta che gh'è un asasìn che zèrca de vui!190

SICARIO Maledetta! Zitta o ti ammazzo! (Minaccia la

Donnazza con la pistola. La suddetta scappa, gira dietro

al letto e subito rientra in scena, si avvicina alla sua

cesta, ne estrae due barattoli, li stappa puntandoli come

se fossero due pistole, contro il sicario; durante questi

movimenti grida:)

DONNAZZA I vespòn! Aiuto! I vespòn!191

Il sicario spara contro la Donnazza, che scansandosi, agita

i barattoli, incitando le vespe ad attaccare. Il prete si agita,

come aggredito da uno sciame di vespe. Lascia cadere la

pistola e se ne scappa dietro al letto saltando e

sbracciandosi come impazzito.

DONNAZZA Te l'hai vorsûdo, canàja! Duello fra vespòn e

189 Ho sentito gridare, sono sicura. Chi siete voi... Aiuto! Un uomo! Un prete assassino! 190 Regina, non vi muovete! Chiudete la porta, c'è un assassino che cerca di voi! 191 I vesponi. Aiuto! I vesponi!

124

pistola!192

ELISABETTA (dall'esterno) Apri, Donnazza, te lo ordino!

DONNAZZA No' vegnìt derèntro rejna, che gh'è tûti i

vespòn in libertà che i beca!193

Intanto vediamo il sicario seminascosto dall'arazzo che ha

spalancato la culatta del cavallo e mima di andarci dentro

preoccupato di non essere visto dalle due donne che

stanno sopraggiungendo, tira, aprendolo, l'arazzo fino a

farlo scorrere completamente. S'intuisce che si sta

nascondendo nel ventre del cavallo.

DONNAZZA (apre la porta) Fèite atensión... covrìteve la

facia con un fasolèt...194

Entra Elisabetta seguita da Marta, tengono in capo un

velo a coprirsi il viso.

DONNAZZA Guardie! (Grida verso l'esterno).

Entrano due guardie che mimano di difendersi dalle vespe

192 L'hai voluto, canaglia! Duello fra vesponi e pistola! 193 Non venite dentro regina, che ci sono tutti i vesponi che beccano!

125

dandosi grandi pacche su tutto il corpo. Su indicazioni

della Donnazza, corrono alla ricerca del sicario, dietro al

letto della regina.

ELISABETTA Dove s'è cacciato?

DONNAZZA L'era chi adès... créo che ol s'è infilàt sû per

la capa del camìn!195

ELISABETTA Hai detto che era un prete travestito?

DONNAZZA No, de segûro l'è un prèt vero, quèl, de quèi

spiritàt che intànt che te dan la crose de basàr, con l'altra

man tìran la corda par impicàrte, con l'altra man brûsan

le fascìne de sota i pìe, con l'altra man dan la

benedisiòn... Quante man che g'han 'sti préveti!196

ELISABETTA Fai qualche cosa per 'ste bestiacce!

Spalancate le finestre!

DONNAZZA No, aspecìt, g'ho chi el vespòn rejna, basta

che la sènten, e i vegne tûti derèntro a 'sto cestèl... Ehi,

vespón, chi gh'è la vostra rejna che ve ciama! Varda

cume i 'riva. Adunata! Boja! La rejna a l'è volada fôra!

In dò la va? Oh, ti varda... la s'è infilòda derèntro el bûso

194 Fate attenzione... copritevi il viso con un fazzoletto. 195 Era qui adesso... credo che si sia infilato su per la cappa del camino. 196 No, sicuramente è un prete vero, quello di quelli spiritati che mentre ti danno la croce da baciare, con l'altra mano tirano la corda

per impiccarti, con l'altra mano bruciano le fascine sotto i piedi, con l'altra mano danno la benedizione... Quante mani hanno questi preti!

126

de la narìz del cavàlo e tûti i vespón ghe van a preso.

(Alla regina) Alimorta. Passato pericolo.197

Le due donne si tolgono il fazzoletto che avevano sul

viso. Solo ora Elisabetta scorge il ragazzo ferito, steso al

suolo.

ELISABETTA Thomas! Oh mio Dio... ti hanno pugnalato

al posto mio! (S'inginocchia e sorregge il ragazzo).

RAGAZZO (parla con grande fatica) Mi ha scambiato...

ELISABETTA Sì, sì... l'ho capito... caro, mi hai salvato la

vita.

RAGAZZO Non... l'ho fatto... apposta... Mi spiace!

ELISABETTA Cosa ti spiace?

RAGAZZO 'Sta col... tellata... era per... voi.

ELISABETTA Oh, mio Dio! Presto, Marta, un medico...

Quanto sangue!

RAGAZZO Non è... stato manco a guardarmi... in faccia,

'sto prete stronzo... una coltellata... e via! «Fai la

donna... mi fa... con la candela nel culo!»

DONNAZZA Oh!

197 No, aspettate, ho qui la vespa regina, basta che la sentano e vengono tutti dentro a questo cestello... Ehi, vesponi, c'è la vostra regina che vi chiama!

Guarda come arrivano. Adunata! Boia! La regina è volata fuori... Dove va? Oh, tu guarda... si è infilata dentro al buco della narice del cavallo e tutti i vesponi le vanno appresso. Ferma il gioco. Cessato pericolo.

127

MARTA Straparla, poverino... sta per andarsene ormai.

DONNAZZA El va in vaca. Senti che discorsi che ol fa.198

RAGAZZO «Spalanca la chiappa... del cavallo... mi ci

ficco» fa... poi dice: «No, nel camino», mi fa: «Suona il

piffero!» ma io mica l'ho suonato... però lui ZACH!, lo

stesso!

DONNAZZA Tûto ün discorso col dopio senso

schifoso.199

RAGAZZO E poi va dentro... nella pancia del cavallo,

come fosse quello di Troia... e adesso i vesponi se lo

mangiano vivo. (Ride) Ah! Ah!

ELISABETTA Non ridere, Thomas. Hai un pugnale nel

ventre... ti fa male... Vedrai che ce la farai. (Thomas si

abbandona senza vita fra le braccia di Elisabetta).

DONNAZZA No' ghe l'ha facta! L'è morto. Contento

però... rideva!200

ELISABETTA Oddio, Dio! Sono stata io! È colpa mia!

(Lascia a terra Thomas e si alza) La mia vita è piena di

cadaveri. Sono un'assassina. (Esce sul fondo).

MARTA Ma non è vero. (Segue Elisabetta) È stata un

caso! Un incidente.

198 Va in vacca. Senti che discorsi fa. 199 Tutto un discorso con il doppio senso schifoso.

128

DONNAZZA Sì, un incidente del caso! Ma ti varda che

fortûna a stracacû che g'han 'ste rejne. Se tegne i fiolòt a

farse scaldàr in t'el lèt e po', 'sti tarlòch, ghe fan anco el

servìsio de catàrse le cortelàde come bona man! Poi i

sbrassa, i palpa, i lecca, i sbasòta. Roba che se mi

domando a un fiulèt: «Dame un basìn», me responde:

«Tasi, pûtana!»201

Entra Egerton seguito dalle guardie.

EGERTON Permesso... cos'è successo?...

DONNAZZA A l'è stato un prèvete asasìn che g'ha dà 'na

cortelòda e l'ha masà.202

Elisabetta e Marta rientrano in scena.

EGERTON Era una delle vostre cameriere?

ELISABETTA Certa, una cameriera maschio... l'ho

travestito per giocarci un po'.

MARTA (sottovoce) Non dire sciocchezze. (A Egerton)

Cercate di capire: è lo shock. (A Elisabetta, sottovoce)

Per favore, ci sono anche le guardie.

200 Non ce l'ha fatta! É morto. Contento però... rideva! 201 Sì, un incidente del caso! Ma guarda che fortuna sfacciata hanno queste regine. Si tengono i ragazzotti a farsi scaldare

nel letto e poi, questi coglioncioni, le fanno anche il servizio di prendersi le coltellate come mancia! Poi le abbracciano, le palpano, le leccano, le sbaciucchiano. Roba che se io chiedo ad un ragazzo: «Dammi un basino», mi risponde: «Taci, puttana!»

202 É stato un prete assassino che gli ha dato una coltellata e l'ha ammazzato.

129

ELISABETTA Portatelo via... non serve più.

Le guardie trasportano fuori scena Thomas, Egerton li

segue.

DONNAZZA Vardì el caval (indica il cavallo che sussulta

ed è preso da tremori) g'ha i tremori!203

I lamenti del prete che si agita nel ventre del cavallo,

aggredito dalle vespe, assomiglia ad un nitrito.

DONNAZZA Varda el par propri spiritàt. De segûro l'è par

via de tûti i vespon che in andàt derétro e che i fan

barûffa.204

ELISABETTA Basta, mi fa impazzire! Ho di nuovo gli

incubi! (Indica il cavallo) Chi ha combinato 'sta

stregoneria? (Minaciosa) Sei tu Donnazza... è un

incantesimo! Sei stata tu! Di certo, fai parte della

congiura... ti hanno mandata qui loro... (Verso l'esterno

a gran voce) Egerton! Guardie! (Alla Donnazza) Chi t'ha

mandata? Parla. (La Donnazza è paralizzata dal terrore)

203 Guardate il cavallo sta tremando. 204 Guarda, sembra proprio spiritato. Di sicuro è per via di tutti i vesponi che gli sono andati dentro e che fanno baruffa.

130

Ti faccio appendere per i piedi ad un gancio da

macellaio finché non confessi.

DONNAZZA No, la tortura no!

ELISABETTA Guardie! Egerton! Prendetela!

Entra Egerton seguito dalle guardie che afferrrano la

Donnazza.

DONNAZZA No, Segnora, perdoneme!205

MARTA Elisabetta, basta! Questa donna t'ha salvato la

vita poco fa, e guarda come la tratti!

ELISABETTA Lasciatela... scusami Donnazza...

perdonami... mi sono lasciata prendere dal terrore.

DONNAZZA No, Siora, no' laséve tor dal sciacró. No' a l'è

colpa vostra. Se pol bèn capire, l'è normàl: quand una

rejna la se cata uno spavento, par scarigàrse un po', cosa

la fa? Basta che la taca sû una serva pe'l rampin e tûto

pasa. L'è natûrale! (Cambia tono) M'è ciapà 'na

scàrega... natûrale. (Sollevandosi la gonna, per correre

meglio esce di corsa).206

ELISABETTA (ha ripreso il controllo di se) Egerton,

205 Guardate il cavallo sta tremando.

131

qualche ora fa vi ho posto una domanda: per quale

ragione non si è ancora visto il drappello dei Lord

andare verso il Palazzo di Essex?

EGERTON È un guaio, Signora...

ELISABETTA Che guaio?

EGERTON Essex e i suoi non hanno rispettato gli

impegni. Hanno aggredito i Lord appena entrati nel

Palazzo e li hanno sequestrati.

ELISABETTA Ma dico, Essex è proprio impazzito... gli

mando i Lord perché arrivino ad un accordo, e lui me li

sequestra?

EGERTON Purtroppo è andata così.

ELISABETTA Ma quando è successo?

EGERTON Ieri sera sul tardi.

ELISABETTA Ieri sera? Un momento... qualche ora fa mi

avete detto che l'incontro era stato rinviato.

EGERTON Certo Signora, per non mettervi in angoscia.

Speravo di riuscire ad accomodare ogni cosa oggi stesso.

ELISABETTA (ironica) Vi preoccupate per me, Egerton. È

commovente! (Seria) Piuttosto, ci sono stati dei morti al

momento dell'aggressione?

206 No, Signora, non lasciatevi prendere dalla disperazione. Non è colpa vostra. Si può ben capire, è normale: quando una regina si

prende uno spavento, per scaricarsi un po', cosa fa? Basta che appenda una serva al gancio e tutto passa. É naturale. Mi è presa una scarica... naturale.

132

EGERTON Sì, la scorta al completo... tutti trucidati.

ELISABETTA Tutti quanti?... E i Lord?

EGERTON Salvi.

ELISABETTA Sicuro?

EGERTON Dal momento che le lettere sono state firmate

da tutti e quattro...

ELISABETTA (lo interrompe, meravigliata) Che lettere?

La Donnazza ritorna in scena.

EGERTON Quelle scritte di loro pugno... dai Lord, nelle

quali chiedono che vengano liberati i ventiquattro

prigionieri come scambio, per essere rimessi a loro volta

in libertà.

ELISABETTA Ventiquattro prigionieri? Non ne sapevo

niente!

EGERTON Signora, sono quelli che abbiamo preso ieri

pomeriggio in seguito allo scontro.

ELISABETTA Che scontro?! Calma, fatemi ricapitolare.

Dunque, io vi ordino di mandare i Lord da Roberto

d'Essex. Poi, qualche ora più tardi, c'è uno scontro nel

quale catturate ventiquattro congiurati. Poi i Lord vanno

da Essex che, giustamente infuriato perché non avete

133

rispettato la tregua, accoppa la scorta e sequestra i Lord.

È così?

EGERTON Sì, è così.

ELISABETTA E perché quattro? Avevo ordinato che se ne

inviassero due.

EGERTON Sir Cecil ha pensato bene, per dare maggior

prestigio alla delegazione, di aggiungerci il Presidente

della Camera Alta e il Guardasigilli.

DONNAZZA Noi femo le robe in grande!207

ELISABETTA Ah, bene! Fate, disfate, senza consultarmi,

mi fate passare per una scema con le allucinazioni...

Erano miei incubi, stanotte, le urla, gli spari. Tutti

d'accordo, a cominciare dalla mia governante. E anche

tu Donnazza.

La Donnazza, che stava per ecclissarsi, si blocca

imbarazzata.

DONNAZZA Sì, l'è vèra, mi li g'ho sentìt i spari, ma po'

(indica Egerton) lû el m'ha dito... Sor Egerton, adès me

tirèt fôra vui de 'sta tràpula.208

EGERTON Sì Signora, sono stato io ad ordinare di tacere

207 Noi facciamo le cose in grande! 208 Sì, è vero, io li ho sentiti gli spari, ma lui ma ha detto... Signor Egerton, adesso mi tirate fuori voi da questa trappola.

134

per non mettervi in agitazione. Certo, non ci si

immaginava una ritorsione del genere...

DONNAZZA Siora, ciàmo le guardie, che prepara el

rampìn per tacarlo un po' per i pie. (Ride.).209

ELISABETTA Voi non immaginavate? Chi volete sfottere?

Voi, Bacone e Sir Cecil non aspettavate altro! È chiaro!

L'avete organizzata voi la trappola, per fottere Roberto

d'Essex.

La Donnazza ha estratto dal suo cesto un'asta di legno ed

un metro di stoffa. Dà inizio a misurare l'altezza e la

larghezza di Egerton immaginando di sistemarlo dentro

una bara della sua giusta misura.

DONNAZZA Oh, che bèl fûrbaciòn!210

EGERTON (aggressivo, alla Donnazza) Ma di che

t'impicci? Vuoi startene zitta?

ELISABETTA No, lei parla! Fate tanta demagogia voi, col

dire che ascoltate sempre la voce del popolo... e una

volta che il popolo dice la sua: «Zitta!» Eh, no, lei parla!

DONNAZZA Mi parlo, misûro e sotèro!211

209 Signora, chiamo le guardie che preparino il gancio per appenderlo per i piedi. 210 Oh, che bel furbacchione!

135

ELISABETTA Certo, vorreste poter fare e disfare

indisturbati. Ma perché non vi mettete in testa anche la

mia corona... e a me non mi appioppate un bel calcio nel

culo?

MARTA Elisabetta, scusa, ma...

ELISABETTA Zitta tu, ruffiana, maneggiona come loro...

vai via!

MARTA Eh, no... tu non ti permetti di trattarmi a 'sta

maniera... io non sono né un tuo ministro, né una tua

serva... capito? Perché ti ricordo soltanto, se te lo sei

scordato, che, quando la tua sorellastra ti ha sbattuta alla

torre, mentre le tue damine e i tuoi leccapiedi di Palazzo

t'hanno mollata peggio che tu avessi la rogna, io sono

stata l'unica... la stronza, ad accompagnarti lassù a

spassarsela coi topi di passaggio e i pipistrelli fissi di

casa.

La Donnazza si porta alle spalle di Marta.

ELISABETTA Sì, scusa...

MARTA No, niente scusa! Mettile in quel posto le tue

scuse!

211 Io parlo, misuro e sotterro!

136

DONNAZZA La va giò pesante la tosa...212

MARTA Adesso mi stai ad ascoltare... e siccome ti devo

dire qualcosa a bruttomuso, prega il capo della tua

polizia di uscirsene per un attimo.

ELISABETTA Scusatemi Egerton... vi richiamerò più tardi.

DONNAZZA Sì, ve riciamerèmo pi' tardi e po' ve

misûrerémo de pulìto, che adeso avemo fato una roba,

così...213

EGERTON Senz'altro Signora... con permesso. (Esce).

MARTA Dunque, primo... Tu, nella condizione in cui ti

ritrovi... l'innamoramento, la fregola della bellezza, lo

sbatti-sbatti per l'incontro... sei fuori di testa, svirgola al

completo, da chiudere in un pollaio.

DONNAZZA Marta, mi digo che ti va meno a rìsticio se ti

va a strapàrghe i peli dai cojòni de un leon!214

MARTA E piantala anche tu. Vattene!

ELISABETTA No, la Donnazza resta. Va bene, va bene,

sono svirgola al completo. Mi sono ridotta come una

gallina. Ma anche tu, Marta, hai le tue responsabilità.

Chi mi ha spinta a mettermi nelle mani della Donnazza,

a farmi tirare la faccia... le vespe sulle zinne, i vermi

212 Va giù pesante la ragazza. 213 Sì, vi richiameremo più tardi e poi vi misureremo per bene, che adesso abbiamo fatto una cosa così...

137

zozzi fin dentro l'orecchio?

MARTA Sì, perché mi avevi fatto pietà... eri lì tutta

piagnucolosa, ridotta a uno straccio. Mi sono messa al

tuo posto... e mi sono detta: lo farei anch'io. Ma ecco lì

la coglionata. Io mico sono la regina!

ELISABETTA Certo, tanto mica sono un essere umano, io!

Non mi posso permettere sentimenti, passioni... niente!

MARTA Senti, non mi commuovi. Ma chi te lo fa fare...

Vuoi fare la vita da donna normale? E sbatti tutto

all'aria: abdica! Io so che soltanto l'anno scorso, se ti

fossi vista, ridotta come sei...

ELISABETTA Mi sarei sputata addosso, dillo...

DONNAZZA Oh, de segûro 'sto vostro amor caro, al

milord, el va tranquilo d'avérve embesuìda… l'ha catàt

una tal sicumèra che l'è segûro de podèrse ciapàr el

sfìsio de sentàrse sû la tua crapa, rejna, fasèndo bona

atensión de pogiàrghe avante un cûsìn par non spunzàrse

le ciàpe coi spunti de la tûa corona. (A Marta)

Giusto?215

MARTA Sì.

DONNAZZA Preciso?

214 Marta, io dico che tu rischi di meno se vai a strappare i peli dai testicoli di un leone!

138

MARTA Esatto!

DONNAZZA Venduto!

ELISABETTA Ma io lo stronco, come e quando voglio, se

esagera.

MARTA (alla Donnazza) Hai sentito? Se esagera!?

DONNAZZA Oh l'amor che fa inciuchìr anco Dio, tanto de

farghe pirlà el triangolo in sû la crapa! Ah, parchè,

secund vui, no' l'ha ancamò esageràt? L'ha tirà in pié una

rivolta, fa mostra de venìre a riverìrve, fa presonèr i

vostri ministri, copa la scorta...216

MARTA E, per finire, ti chiama pure «vecchia sbilenca»!

DONNAZZA Vècia sbilenca?! No' se pol perdonar. Un

omo te pol dire: scembia, oca mè 'na gaìna, te pol dir

pûtana. «Pûtana? Te perdono, anzi me fa piasér.» Ma se

te dise vègia... scûrtalo! Zum, zum, zum... alto così.

Andèmo caro.217

ELISABETTA Certo, non doveva proprio dirmelo... è stato

cattivo...

MARTA Elisabetta, piantala, è ora che ti cavi di dosso

tutto 'sto andazzo di moìne, vezzi, frizzi e svenevolezze!

215 Oh, sicuramente questo vostro amore caro, il Milord, è certo di avervi rincretinita, ha acquisito una tale tracotanza che è sicuro di

potersi prendere lo sfizio di sedersi sulla tua testa, regina, facendo bene attenzione di appoggiarci prima un cuscino per non spungicarsi le chiappe con gli spuntoni della tua corona. Giusto?

216 Oh l'amore che fa ubriacare anche Dio, tanto da fargli girare il triangolo sulla testa! Ah, perché, secondo voi, non ha ancora esagerato? Ha messo in piedi una rivolta, fa finta di venirvi a riverire, fa prigionieri i vostri ministri, ammazza la scorta...

139

ELISABETTA E perché? Non ho diritto anch'io di essere

ogni tanto un po' sciocca, stordita... illanguidita, con le

piume sul sedere, le pene d'amore... come tutte le donne

di 'sto mondo? Perché, no!

MARTA No, tu no! Ti ripeto, tu sei una regina! Anzi,

come ti sfottevi da sola poco fa, sei un reginotto.

ELISABETTA (un attimo di silenzio, cambia completamente

tono) D'accordo... grazie della strigliata. Coraggio. Fai

entrare Egerton. (Marta esegue) Hai visto, Donnazza, è

finita la ricreazione. Guarda tu che vita: fino a qualche

ora fa ero felice, stavo preparandomi ad un incontro

d'amore... (si commuove) aspettavo che arrivasse il mio

Roberto. E invece no, mi sono preparata per un processo

con condanna a morte obbligatoria!

DONNAZZA (piangendo) L'è par quèl che mi no' ho mai

acetàt de far la rejna! Mai!218

Entra Egerton.

ELISABETTA Egerton, vi prego di scusare la scenata a dir

poco pietosa, alla quale vi ho costretto ad assistere un

217 Vecchia sbilenca?! Non si può perdonare. Un uomo ti può dire: scema, oca come una gallina, ti può dire puttana. «Puttana? Ti

perdono, anzi mi fa piacere!» Ma se ti dice vecchia... accorcialo! Zum, zum, zum... alto così. Andiamo caro... 218 É per quello che io non ho mai accettato di fare la regina! Mai!

140

attimo fa.

EGERTON Ma che dite Signora...

ELISABETTA Lasciatemi continuare. Non succederà più.

Prima di tutto porterete i miei complimenti a Cecil e a

Robert Bacone... Bravi! Ottima pensata questa di

mandare i quattro Lord a farsi incastrare... Ottima

soprattutto la provocazione di catturare ventiquattro

congiurati, così da costringere Essex e i suoi ad una

ritorsione. Proprio una bella pensata! Avrei voluto averla

io. Bravi!

EGERTON Grazie Maestà! Riferirò. Di certo, avranno

gran piacere.

ELISABETTA Avete detto che il Conte Roberto d'Essex ha

invitato i quattro ministri a scrivere delle lettere?

EGERTON Sì Signora, ne ho qui delle copie... 'sti

maledetti sono riusciti a farle leggere in una decina di

chiese stamattina, durante il sermone... perfino nella

cattedrale di San Giacomo. Se volete darci un'occiata...

(le offre le lettere).

ELISABETTA No, no... immagino già cosa possono aver

scritto. I Lord si diranno indignati per la trappola... si

dichiareranno vittime a loro volta di una congiura.

EGERTON Esatto. (La Donnazza si avvicina ad Egerton e

141

legge in silenzio le lettere).

ELISABETTA E poi essi stessi propongono lo scambio con

i congiurati in mano nostra... e avvertono che, essendo

essi servitori fedeli dello Stato, lo Stato ha il dovere di

salvarli.

EGERTON Ma è stupendo! Si direbbe che le abbiate

dettate voi.

ELISABETTA Poi aggiungono: «Bisogna ammettere che,

nella nostra politica, si è commesso qualche errore... e

che, se i congiurati si sono buttati alla rivolta, è anche

perché vi sono stati spinti dai torti subìti!»

EGERTON Sì, sì, è così... Perfetto!

DONNAZZA Paro paro!219

ELISABETTA Che altro hanno scritto?

EGERTON Tutti e quattro avvertono che se noi

decidessimo per un loro eventuale sacrificio... (legge)

«ciò si rivelerebbe una dimostrazione di debolezza e non

di forza da parte del Governo e dello Stato.»

DONNAZZA Ah, l'ho già sentìda mi questa. No' me

ricordo pì' 'ndove, ma l'ho già sentìda.220

EGERTON (sempre leggendo) «E che la loro morte

219 Tale e quale. 220 Ah, l'ho già sentita io questa. Non mi ricordo più dove, ma l'ho già sentita.

142

ricadrebbe sulle spalle della regina e dell'Inghilterra

intera.»

DONNAZZA Con qualche variasiòn...221

EGERTON E chiudono minacciando: «La nostra morte

sarà l'inizio della disfatta della vostra politica e della

vostra credibilità.»

DONNAZZA Tûto copià!222

ELISABETTA Che arroganza!

MARTA Devi far subito qualcosa, Elisabetta...

ELISABETTA Avete detto che 'sti bastardi hanno fatto

copie di queste lettere e le hanno diffuse nella città?

EGERTON Sì, c'è qualcuno, già individuato del resto, che

è riuscito perfino a tirarle a stampa... e così le vendono

in giro come fossero fogliacci di canzoni.

ELISABETTA Ottimo senso della propaganda!

EGERTON Ho già dato l'ordine di arrestarli, di chiudere le

stamperie e di bloccare ogni vendita.

ELISABETTA Errore! Così non fate altro che accrescere la

curiosità e i fogliacci andranno a ruba.

EGERTON Già, non ci avevo pensato... Va beh, darò

subito il contrordine.

221 Con qualche variazione... 222 Tutto copiato.

143

ELISABETTA Organizzate sermoni in tutta la città,

stampate fogliacci a vostra volta e diffondeteli.

EGERTON Sarà fatto. (Fa per andarsene).

ELISABETTA Un momento... Cosa ci scriverete sopra? Fate

bene attenzione... dovrete riferirlo a Bacone. Prima

regola, in guerra quanto in pace, se ti sequestrano uno dei

tuoi uomini e ti chiedono il riscatto, prima regola, dicevo,

è quella di far scendere di prezzo la merce nelle mani del

nemico. Deprezzare, quindi, deprezzare!

DONNAZZA Dio, la testa che la g'ha! La pare un omo!223

EGERTON Questo sarà difficile per il Capo della Giustizia

e il Capo del Parlamento... sono molto stimati dalla

gente...

ELISABETTA Diremo che sono statisti insigni ma che,

poveracci, adesso non sono più attendibili... Forse li

hanno torturati, o addirittura drogati... Non connettono

più... sono perduti... forse impazziti.

DONNAZZA Anca questa l'ho già sentìda, ma no' me

recordo 'ndove.224

MARTA Elisabetta, brava! Sei proprio tornata in te!

EGERTON Il guaio è che 'sti bastardi non ci concedono

223 Dio, che cervello ha! Sembra un uomo! 224 Anche questa l'ho già sentita, ma non mi ricordo dove.

144

molto tempo. Vogliono la risposta entro 'stasera. Al

tramonto cominceranno a buttarli giù uno per uno dalla

torre.

DONNAZZA No, dalla torre! UOHOUOO! (Mima un

uomo che cade dall'alto in un gran volo. Quindi allude

ad uno schianto tremendo) Gniack! (Mima che il

precipitato si sia accorciato) Casse sempre pì corte!225

ELISABETTA Non c'è tempo da perdere allora. Radunate

immediatamente le due Camere, verrò io stessa. Se

occorre, parlerò anche in Cattedrale. Ho già in mente

che discorso fare, come impostarlo. Mi dirò sconvolta...

è logico... disperata... abbasserò la voce... farò un elogio

commosso dei quattro ministri... e poi scatto: «Ma non

possiamo cedere! Questo è il momento della fermezza!

Non possiamo scendere a compromessi con dei crimi-

nali!»

DONNAZZA Ghe piànze el core, ghe se stràsia l'anima, ma

ghe toca propri sacrificarli 'sti nostri fradèli cari! Un

basìn a la vedova e un basìn ai orfani, e una pesciàda al

can! AHIUAHIUAH! (Mima bacetti e pedata finale con

il cane che guaisce e fugge).226

225 No, dalla torre! UOOUOO! Casse sempre più corte! 226 Ci piange il cuore, ci si strazia l'anima, ma ci tocca proprio sacrificarli questi nostri fratelli cari! Un bacino alla vedova e un bacetto

agli orfani, e una pedata al cane! AHIUAHIUAH!

145

ELISABETTA Lo Stato non può cedere!

EGERTON Quindi non gli lasciamo scampo?

ELISABETTA No!

EGERTON È come dire a quei farabutti: «Accoppateveli

pure... che, anzi, a noi ci fate un favore...»

ELISABETTA Certo, al punto in cui stanno le cose... con

quello che hanno scritto, diffuso... Con gli occhi inondati

di lacrime... ma...

DONNAZZA I funerali saranno di Stato!

ELISABETTA Mandatemi a prendere non appena saranno

convocate le Camere. Addio Egerton.

EGERTON Certo, mi sbrigo... a presto Signora. (Esce).

MARTA Brava!

DONNAZZA Brava, brava!

ELISABETTA (disperata ma contenuta) Lasciatemi, sto

morendo. Con questi altri quattro cadaveri sulla schiena,

Essex è davvero spacciato... già morto, e io sto morendo

con lui.

MARTA No, forse è ancora in tempo a salvarsi.

ELISABETTA No, Marta, non si salverà. Dammi qualcosa

di forte da bere.

MARTA No, l'alcool ti fa male.

ELISABETTA Dammi le mie foglie.

146

MARTA No, cara, ti danno le allucinazioni, lo sai.

ELISABETTA Siamo alla strage dell'ultimo atto, proprio

come nell'Amleto.

DONNAZZA Ah, ghe sèm cun 'sta fissa de l'Amleto.227

ELISABETTA Sto male. Robert, non uscire dal tuo

Palazzo... ti porteranno alla torre... ed io ci dovrò versare

la ceralacca, sulla tua condanna a morte. Oh, Robert...

Robert... (Sempre più agitata) Sono una pazza, sono

isterica. Non riesco a controllarmi. Aiutatemi. Mi sto

gonfiando. Mi sta prendendo una crisi come quella di tre

anni fa.

DONNAZZA Metémoghe i pìe dentro 'sto baslòt cont

l'acqua buiénta.228

ELISABETTA Mi sto gonfiando.

DONNAZZA (a Marta) Sû, deslàsaghe de drio.229

ELISABETTA Mi scoppiano i piedi... Presto, toglimi le

scarpe... e le calze.

DONNAZZA Le scarpe, via le scarpe.

ELISABETTA Le gambe, guarda, mi si gonfiano. Anche le

mani mi si stanno gonfiando. Toglietemi gli anelli.

227 Ah, ci risiamo con questa fissazione dell'Amleto. 228 Mettiamole i piedi dentro questa bacinella con l'acqua bollente.

147

Da questo momento gli interventi della Donnazza

dovranno essere molto misurati per non distrubare il

monologo drammatico di Elisabetta. La luce si abbassa

lentamente: solo Elisabetta sarà seguita nei suoi

movimento da un riflettore.

DONNAZZA L'acqua...

ELISABETTA Dio, maledetti anelli, mi stanno strozzando

le dita. Se li guardi bene, 'sti anelli sono tombe. Sotto

ogni anello c'è seppellito un mio parente... o un mio

amante... (indica gli anelli) qui c'è mia madre... qui c'è

Leicester... e adesso tocca a quest'ultimo. (Parla a

Maria come se fosse realmente presente) Maria

Stuarda, questo è il tuo anello... vieni pure avanti,

Maria... gioca fin che vuoi con la tua testa, non mi fai

più paura...

Maria, ti ho odiata come nessuno al mondo! C'è voluto

tutto il mio stomaco per tenerti diciotto anni nelle mie

mani... viva... prima di decidermi a farti schiattare. Nella

torre, te ne stavi sempre con gli occhi puntati verso il

mare. Aspettavi le navi spagnole.

Sono stata perfida! Sei venuta a chiedere protezione... e

229 Su, slacciale dietro.

148

io t'ho imprigionata... Hai implorato per diciotto anni

che ti venissi a trovare, e io per diciotto anni ti ho

risposto no... sempre no. Perché? Perché... (Cambia

tono: urla spaventata) Aiuto, pietà!... Bendatemi le

ferite. Chi mi trascina per i capelli?

MARTA Calmati, cara... svegliati.

DONNAZZA Sveglia!

ELISABETTA (come se si risvegliasse) Sono sveglia... solo

che sto per morire. Stavo solo sognando? Tenetemi gli

occhi spalancati con le dita. Non fatemi più dormire.

Bastarda coscienza che mi stai con la bocca al collo per

azzannarmi. Via... va' via... Ma di che ho paura? Di me

stessa? Qui non c'è nessun'altra che me. Elisabetta ama

Elisabetta. (Urlando) C'è qui un'assassina? No! Sì, io,

per l'appunto. Fuggiamo allora! Come? Da chi? Da me

stessa? Sì, certo, non c'è da fidarsi. Sono capace di

vendicarmi. Scagliarmi addosso a me medesima!

Scannarmi! Noo! Per tutto il bene che ho saputo darmi,

passando implacabile su tutto e su tutti come un aratro...

Elisabetta ama Elisabetta. Elisabetta ama Elisabetta.

MARTA Adesso basta, Elisabetta... Calmati!

Si odono spari in lontananza, la Donnazza guarda verso

149

fondo sala, con il cannocchiale.

DONNAZZA Guarda che i spara. Roberto d'Essex l'han fàit

presonér!230

ELISABETTA (spaventata) L'Armada. Gli spagnoli stanno

arrivando. Maria, impazzisci di gioia! Quante navi! Non

si riesce manco a contarle. Vele! Vele! Cento, duecento

navi! Fiancate altissime. Quaranta cannoni ciascuna!

(Lentamente Marta e la Donnazza retrocedono fino ad

uscire di scena) E io, cos'ho da mandargli contro? Pirati!

Navi basse di fiancata, metà cannoni, metà uomini.

(Cambia tono) Come gongoli, Maria... quasi ti metti a

ballare!

E se ti facessi ammazzare adesso... subito? Eh, Maria?

Che ne dici? Non ridi più? (Altro tono) Gli spagnoli

scendono! I miei se la battono... mi lasciano sola! È la

fine. È la fine. No, eccoli là, i miei pirati intelligenti! Si

sono tenuti al largo per non farsi imbottigliare nei porti.

Bravi, bravi! Sale il vento... montano i fiocchi...

partono all'attacco. (Urla) No, fermi, tornate indietro!

(Cambia tono, perentoria) Devo parlare agli uomini...

sì, a tutti. Non dite stronzate... nessun discorso eroico.

150

È un rischio farli scendere a terra? Ma è maggior

rischio se li lascio andare all'attacco senza avergli

prima parlato. Fateli rientrare... Sì, anche di notte.

Accendete più torce che potete... voglio che mi vediate

bene in faccia! Sotto! Fatevi sotto! Sollevate le torce...

anch'io voglio vedervi bene in faccia. No, quello che vi

sto tenendo non è il discorso ufficiale... quello che

leggeranno ai Comuni è scritto qui... ai Lord non neces-

sita di far sapere quello che adesso vi dirò. Eccomi. Sì,

sono io, Elisabetta la vergine. E voi la mia armata di

filibustieri, avanzi di galera, bastardi! Ma non temete,

siete in buona compagnia. Mio padre per primo mi ha

chiamata bastarda. «Un'armata di corsari tagliaborse» vi

sputano addosso da tutta l'Europa. E io che vi ho

allestito le navi, che ho sempre fatto a metà della

refurtiva con voi... che sono io? Sì, certo, vi ho anche

sfruttati e buttati a mare, come ogni capo filibustiere

che si rispetti, ma anche a voi sta di diritto,

ammollarmi, se perderò.

Io non griderò: «Tradimento!» Non piangerò, non

implorerò pietà... ma fin d'ora vi starò dietro il culo con

le torce accese. Guai a chi scantona e ci ripensa! Gli

230 Guarda che sparano. Hanno fatto prigioniero Roberto d'Essex!

151

sparerò nella testa e urlerò le parole più sconce, che

neanche da vostra madre avete mai ascoltate. Non

pretendo siate eroici... che vi battiate a «o la va o la

spacca». No! E poi, chi è un eroe? È un criminale che si

ritrova dalla parte giusta, all'ora giusta, e al servizio di

un potere vincente. Quindi: siate infami, siate sleali,

scaltri, truffatori... Importante è vincere!

(Cambia tono) Hai ascoltato, Maria? Sei schifata? Ti

tolgo subito il disgusto... sono una carogna... non ti

regalo nemmeno la disperazione di assistere allo

scempio che farò della tua flotta.

Preparati. Ho deciso... firmo la condanna. (Cambia tono:

spaventata) Roberto, che ci fai su quel palco, vattene

via. Forse riuscirò a salvarti. Va via... aspettami... verrò

a parlarti.

(Gelida e terribile) Tocca a te Maria. Ti ho fatto

allestire uno spettacolo grandioso come si conviene ad

una regina: spettatori di riguardo... tutti in abito da

cerimonia, onorificenze, scarpe di seta, coccarde. Recita

bene, Maria. Indossa l'abito che vuoi... Sì, il nero ti

dona. No, spiacente, io non verrò. Io non devo saperne

niente. Devono prendermi di sorpresa. Carpire la mia

buona fede. Oh, mi spiace che non potrai assistere alla

152

disperazione che saprò tirare fuori dalla pancia appena

verrò a sapere che la tua testa: ZAC! Piangerò lacrime

di sangue... mi sbatterò per terra... «Sì, io ho firmato la

sentenza... ma mancava il sigillo! Avevo ancora il

diritto ad un ripensamento!» Mi strapperò i capelli!

(Simula un pianto disperato) «Maledetti, assassini! La

mia sorellina... sangue del mio sangue! Io l'amavo!

(Cambia tono: Imperiosa, terribile) Chi è il responsa-

bile? Spencer, il guardasigilli? In galera! Cecil... il

consigliere? Anche lui... non voglio scuse!»

(Distaccata) La gente non crede alla giustizia di un

tribunale dove la vittima è una donna e il suo giudice

un'altra donna. (Sottofondo parte il «Dies irae»)

(Fredda, implacabile) È ora, Maria. Sali, coraggio.

Senti come cantano? Che pensiero delicato ho avuto...

t'ho prestato il coro dei miei chierici.

Quanto sei bella Maria! Alta, regale!

Ferma con le mani! Ci pensa il boia a toglierti la

gorgera e il corsale. Inginocchiati e fatti annodare i

capelli dietro la nuca. Quanti capelli! Tutti tuoi? Io

purtroppo ne perdo moltissimi... E ora... la testa... sì,

sul ceppo! Addio. (Cambia tono: spaventata) No... che

è stato? Perché c'è Roberto lì? (Imperiosa) Ci

153

dev'essere ancora il processo e la vedremo!

Decideremo!... (Perde baldanza) C'è già stato?... E

l'hanno condannato a morte? Lui solo? Dieci? Anche

Southampton? E Shakespeare? (Ultimo tentativo di farsi

ubbidire) Ma io non ho ancora messo il sigillo.

Portatelo via! Sono la regina, ve lo ordino! (È

sconvolta, trattiene a stento le lacrime) Perdonami

Maria se t'ho lasciata per tanto tempo in quella

posizione così scomoda, ma ho addosso un tale dolore

che, credimi, in 'sto momento vorrei essere al tuo

posto... ed è per poco che non ci sia arrivata… ma,

come dice la gente: «La pantera e la tigre si sono

baciate; chi delle due aveva la bocca più piccola è

rimasta senza testa.» (Ha ripreso il controllo di se, ora

è di nuovo la regina) Guardali lì, gli invitati.

Vigliacchi, maiali! Non hanno il coraggio di guardare.

Chiudono gli occhi! Girano la testa! Guardate! Ve lo

ordino!

La scure è per aria. Sibila! Che botta!

Non s'è staccata la testa! Imbecille, incapace! Boia da

strapazzo! Riprovaci! (Urla) Ancora!

Oh, finalmente! Ed ora che aspetti? Afferra la testa

mozza per i capelli, levala alta e grida: «Dio salvi la

154

regina!» (Al coro, come se fosse presente: perentoria) E

voi cantate più forte! (Un attimo di paura. Retrocede di

qualche passo e quasi senza voce, dice:) È una

trappola!... Quella non è la testa di Maria... è la mia di

testa... è la mia testa... e la mia testa...

Canto: «Dies irae»

«Ille te, Dominus meus,

qui fecit terram et aquam.

Laudate Deum.

A peccato mortis servat,

insuescit confiteor.

Vincere Dies irae.»

Sul canto del «Dies irae», la luce va morendo e cala il

sipario.

FINE

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Tutti i diritti riservati

155

Milano novembre 1992